Week-end con un sorprendente, quasi safari Tour, alla scoperta di immagini, origini, radici, gusti, sapori, profumi, che mostrano gli antichi retaggi di alcuni sobborghi dell’hinterland agrigentino è una proposta Trascorrere una vacanza ai bordi della mitica Valle dei Templi ci porterà a scoprire un paesaggio culturale stratificatosi nel corso dei secoli. Nell’intrico delle viuzze delle antiche cittadine visiteremo musei, edifici storici, necropoli, siti archeologici. Andremo a caccia di sapori di ghiottonerie dei piatti tipici locali, canti, flora, fauna, usi e costumi paesani e tradizioni contadine. Un percorso il nostro che, mano a mano, assumerà l’aspetto caleidoscopico di memorie del passato. Dalla Valle dei Templi ci porteremo a Joppolo Giancaxio, Raffadali, Santa Elisabetta, Aragona, Sant’Angelo Muxaro, e San Biagio Platani. 1° giorno-arrivo dei partecipanti (min.8 pers.). Inizio del tour: la prima visita a Joppolo Giancaxio Joppolo Giancaxio Origini Archeologia A circa 2 Km dal centro abitato, nel punto detto "Spoto", scavando la terra si sono trovati alcuni resti di qualche vecchia abitazione mentre nella zona di "Realturco "sono stati rinvenuti dei resti che dimostrano che da quelle parti esisteva un casale chiamato Rahal-Turk. S. Calogero e il quadro S. Giuseppe e il Bambin Gesù Ai piedi dell'incantevole "Rocca del Duca", sorge il "Castello" o meglio il Palazzo ducale di Joppolo, costruito dalla famiglia colonna intorno al '700 e modificato strutturalmente intorno all' 800. La rupe calcarea è alta circa 60 metri mentre la base misura circa 300 metri in circonferenza. Detta rupe è comoda da salire; ospita i resti di una necropoli dell'età del bronzo ed è la "casa" di uccelli notturni e diurni: corvi, cornacchie, civette, colombi, gufi ecc. Il Palazzo ducale visto dalle campagne vicine La "rocca del duca" Ore 13:00 – pranzo in un tipico ristorante locale. Nel pomeriggio il Tour continua verso l’interno arrivando a Raffadali. Visita del paese Raffadali Origini Gli arabi giunsero nel territorio intorno al primo quarto del IX secolo[senza fonte]: introdussero la coltura degli agrumi, delle rosacee (pero, albicocco, pistacchio) e forse del carrubbo ed organizzarono e realizzarono la canalizzazione delle scarse riserve idriche. Il toponimo Raffadali è stato ipotizzato originario dall'arabo( لادفا لاحرRahlAfdal), che significa "villaggio eccellente"[senza fonte]. Nell'XI secolo il feudo è concesso alla famiglia Montaperto. Nel 1177 compare per la prima volta nei registri della diocesi di Agrigento una comunità denominata "Cattà" e nel Trecento il villaggio aveva una parrocchia dedicata a San Leonardo, oggi scomparsa. Compare anche la denominazione di "Raafala" nei registri delle rendite ecclesiastiche della diocesi. Siti archeologici Cozzo Busonè: tombe a forno e due tombe a camera con oggetti di pietra e di ceramica; sepolture a grotticella di epocaeneolitica antica dove furono rinvenute nel 1967 in seguito ad una campagna di scavo archeologico le due Veneri di Busonè, conservate nel Museo archeologico regionale di Agrigento. Secondo una leggenda araba la montagna si aprirebbe ogni sette anni e mezzo rivelando i tesori celati al suo interno[6][7]. Cozzo Pietrarossa: necropoli con tombe a forno risalente al 4000 a.C.[7] Colle di Palombara: grotta con frammenti ceramici della cultura di Castelluccio[7] Contrada Torrevecchia: resti di un abitato (frammenti ceramici, macine, lucerne, gioielli) identificato come la Statio pitinianadell'Itinerario Antonino a nove miglia da Agrigento[7] Grotticelle: necropoli tardo romana e bizantina (III-IV secolo) con tombe ad arcosolio e a loculo scavate nella roccia; dalla necropoli proviene il sarcofago di Raffadali[7] Monte Guastanella: necropoli e resti di un castello arabo (dove venne imprigionato il vescovo di Agrigento, Ursone), distrutto daFederico II di Svevia tra il 1221 e il 1232[7]. Tradizioni e folclore Natale: novene cantate e "pastorale" (recita teatrale con "Nardo", un pastore pasticcione). È tradizione mangiare i purciddati(strudel riempiti con fichi secchi e mandorle triturate) e il pane con i fichi. Carnevale: sfilate di carri allegorici e gruppi e in serata balli in maschera per la via Nazionale. I festeggiamenti durano per quattro serate, dal sabato al martedì grasso. Tradizionalmente vengongono preparati gli spingi (frittelle di pasta di farina e uova o in alternativa purea di patate, fritte in abbondante olio e addolciti con zucchero o miele), la pignulata (dolce di pasta di farina e uova, preparati in forma cilindrica, dello spessore di un dito, fritti in olio e mescolati con zucchero riscaldato). Pasqua: il venerdì santo si svolgono rappresentazioni teatrali sacre su un palcoscenico stabile, all’aperto. Tradizionalmente viene preparato u panareddu cu l'ovu (panierino in pasta di farina con un uovo di gallina al forno). In serata sistemazione negli alloggi “roulette albergo diffuso”, ore 20:00 - cena e pernottamento. 2° giorno ore 8:00 - Piccola colazione con ampia scelta di prodotti locali Dopo la piccola colazione proseguiremo il tour alla volta di Santa Elisabetta Santa Elisabetta Origini Santa Elisabetta si erge su una zona collinare fra i fiumi Platani e Salso, a 425 m sul livello del mare. Dista 22 km da Agrigento, copre un'area di 1.617 ettari e conta 3.227 abitanti per una densità di 200 abitanti per km². Nel paese prevale un'economia di tipo agricolo con una notevole produzione di grano, uva, mandorle, pistacchi e olive e l'allevamento bovino e ovino. Il comune prende il nome dall'omonima Santa ma secondo un'antica leggenda, una principessa araba di nome Elisabetta, convertitasi al cristianesimo, fuggì da casa per vivere in povertà tra i pastori. Dal 535 il paese è sotto la dominazione bizantina, nell'827 diviene dominio arabo sino all'XI secolo quando se ne impossessano i normanni con Re Ruggero. Dal 1305 il territorio diviene proprietà del signore Bartolomeo Montaperto ma viene trasformato in centro abitato dal 1620 per volontà del signore Nicola Montaperto. Nel XVII secolo è possedimento della famiglia Bonanno ed in seguito dei nobili Lanza. Fino al 1955 è sotto la giurisdizione del comune di Aragona. Prezioso bene archeologico è la necropoli di Keli di età tardo romano-bizantina. Il sito mostra tombe ad arcosolio adattate probabilmente dai primi cristiani su una precedente necropoli protostorica di cui sono visibili tombe “a forno”. Negli anni ottanta è stato rinvenuto il coperchio in pietra a timpano con due spioventi appartenente a un sarcofago ricavato da un unico blocco di gesso. Oggi il coperchio tombale è conservato ed esposto nella Biblioteca Comunale. Notevole importanza riveste la Fortezza araba Guastanella costruita dai bizantini, in difesa dagli attacchi saraceni, su una precedente costruzione punica. Monte Guastanella si eleva a circa 250 metri sopra le valli circostanti e a 609 metri sopra il mare. È' formato da scisto gessoso, bianco e vetroso, una roccia ruvida e dura, ma friabile e semplice da scavare. Di interesse storico – archeologico i silos con all'interno resti di vari strati d'intonaco e soffitto a volta. Sulla cima del monte Guastanella si trovano antiche grotte scavate nella parete. Presenti anche tombe “a forno” sul fianco della montagna mentre a valle sono stati ritrovati reperti bizantini, ceramiche protostoriche e protogreche. In uno scenario di rara bellezza il Monte del Comune domina incontrastato l'abitato stagliandosi in tutta la sua imponenza. È un rilievo gessoso a tre cime l'ultima delle quali fa da ingresso ad una grotta naturale. Ai piedi del monte si trova l'antica sorgente del fiume Akragas. Sulla parete nord la rupe di Keli, con l'omonima necropoli, offre uno spettacolo straordinario, testimonianza di una storia non scritta sui libri ma affidata al tempo. Interessanti da vedere sono Le Miniere di zolfo con il forno per la bruciatura e la colatura dello zolfo, memorie storiche nel cuore della terra. Da visitare è la Chiesa di Santo Stefano eretta durante la seconda metà del 700 originariamente ad un'unica navata. L'interno decorato secondo lo stile dell'epoca conservava il pulpito-confessionale con lo stemma dei Montaperto e una tomba murale. Attualmente, dopo gli interventi di restauro, conserva oggetti sacri, un pulpito in legno scolpito e alcune tele. La Chiesa di Sant'Antonio del 1860, conserva la statua dell'Addolorata di iconografia spagnola, una scultura in ebano di San Giuseppe con bambino a grandezza naturale e una raffigurazione lapidea della Madonna delle Grazie. Importanti eventi religiosi descrivono il calendario liturgico del comune. Il 26 dicembre si festeggia Santo Stefano patrono del paese. A gennaio l'Epifania pastorale di Nardu riproduce la vita dei pastori attorno al “buffone” Nardu. La rappresentazione basata su un canovaccio termina con l'annunciazione della nascita di Gesù. Il rito religioso è poi accompagnato dalla Sagra della ricotta in cui vengono gustati prodotti tipici locali a base di ricotta. Ore 13:00 – pranzo in un tipico ristorante della zona. Nel pomeriggio visita dei ruderi della fortezza araba di Guastanella. In serata sistemazione negli alloggi della zona “roulette albergo diffuso”. Ore 20:00 - Cena in un ristorante tipico a base di prodotti locali. Durante la cena spettacolo folkoristico. Pernottamento. 3° giorno ore 8:00 – piccola colazione a base di pane caldo e ricotta fresca preparata al momento in piazza San Carlo. Subito dopo proseguiremo per la visita di Aragona Aragona Origini Aragona si trova sulle pendici orientali del monte Belvedere, a 428 m s.l.m.. La sua fondazione risale al 6 gennaio 1606. Il 2 agosto del 1604, si aprì a Messina il 49° Parlamento Generale Straordinario, presieduto dall' eccellentissimo viceré spagnolo Don Lorenzo Suarez de Figueroa e Cordoba. In occasione di questo Parlamento, il giovane conte del Comiso, don Baldassare III Naselli, presentò la domanda di fondazione di un nuovo villaggio da fabbricarsi nel suo feudo di Diesi. Il 6 settembre dello stesso anno la domanda del conte Naselli finiva sul tavolo del viceré Lorenzo Suarez, il quale ordinava che si facessero accertamenti sul merito. Fu come porre la prima pietra della fondazione del nuovo villaggio, che sarà chiamato come la madre del fondatore donna Beatrice Aragona Branciforti. Così con la "licentia populandi" il 6 gennaio 1606 grazie a Baldassare III Naselli nasceva Aragona. I Naselli governarono il paese di Aragona sino al 1812 presso il Palazzo dei Principi sito in piazza Umberto I. Tradizioni e folclore A Febbraio si tiene il Carnevale Aragonese, con sfilata di carri allegorici La seconda domenica di Pasqua avviene la Sagra del Tagano. Famosa l’Estate Aragonese, con arte, musica, teatro e le suggestive "Notti Bianche" Pittoresca la tradizionale Sagra della salsiccia, tramandata di anno in anno; dal 2007 la Sagra viene svolta il secondo sabato di Settembre presso le vie del centro storico del Paese, rievocando la vecchia tradizione. La salsiccia viene arrostita dai macellai aragonesi presso dei caratteristici stand dislocati lungo le vie. Contorno alla Sagra spettacoli canori e di cabaret, la fiera del bestiame, la processione del Santo San Vincenzo Ferreri e i giochi pirotecnici che concludono l'Estate Aragonese. Da non perdere una visita alle Macalube Storia e leggenda L' Occhiu di Macalubi (appellativo locale della zona) ha da sempre esercitato un grosso fascino sulla popolazione locale e sui viaggiatori stranieri. Le più antiche descrizioni dell'area si debbono a Platone, Aristotele, Diodoro Siculo e Plinio il Vecchio. In epoca romana il fango sgorgante dal terreno veniva utilizzato per cure reumatiche e di bellezza. Nel corso dei secoli il luogo ha ispirato numerose leggende: secondo una di queste i fenomeni eruttivi dell'area sarebbero iniziati nel 1087, a seguito di una sanguinosa battaglia tra Arabi e Normanni: il liquido grigiastro sospinto dall'attività eruttiva fu così ribattezzato sangu di li Saracini (il sangue dei Saraceni).[3] Un'altra leggenda vuole che un tempo nell'area sorgesse una città, e che un giorno, a causa di un'offesa fatta alla divinità locale, la città fosse stata sprofondata nelle viscere della terra. Guy De Maupassant, giunto nel sito durante un viaggio in Sicilia nel 1885 descrisse i vulcanelli di fango come "pustole di una terribile malattia della natura". L'area della Riserva è caratterizzata da terreni prevalentemente argillosi, solcati da corsi d'acqua effimeri, alimentati da precipitazioni stagionali. L'area di maggiore interesse è la collina dei Vulcanelli, un'area brulla, di colore dal biancastro al grigio scuro, popolata da una serie di vulcanelli di fango, alti intorno al metro. Dettaglio di vulcanello di fango Ore 13:00 – pranzo in un tipico ristorante della zona. Nel pomeriggio visita alle Macalube. In serata sistemazione negli alloggi della zona “roulette albergo diffuso”. Ore 20:00 - Cena in un ristorante a base di prodotti tipici locali. Durante la cena sarà tenuto uno spettacolo dell’Opera dei Pupi Siciliani. Pernottamento. 4° giorno – ore 8:00 Piccola colazione. Subito dopo proseguimento per Sant’Angelo Muxaro Sant'Angelo Muxaro Panorama di Sant'Angelo Muxaro Origini Le origini di questo paese rimangono indefinite. Un importante villaggio di età del ferro sorse nei pressi intorno al XIII secolo a.C. da popolazioni indigene, identificate con i Sicani. Tale villaggio costituisce in archeologia un valido fossile guida cronologico per la produzione locale dalla crisi della prima società autoctona (XIII secolo a.C.) al rapporto con i primi coloni greci durante la grande stagione delle apoikiai nel corso dell'VIII-VII secolo a.C., tale da costituire per determinati autori una facies a sé stante[3]. La riserva naturale integrale Grotta di Sant'Angelo Muxaro è una area naturale protetta della Sicilia. La riserva ricade nel territorio del comune di Sant'Angelo Muxaro (provincia di Agrigento). Il paesaggio è dominato dall'affioramento di argille e gessi ed è interessato da intenso fenomeno carsico con valli cieche, pozzi carsici e doline. L'area è intensamente coltivata a cereali. Intorno alla grotta sono coltivati anche mandorli e pistacchi. La grotta è un grande antro-inghiottitoio che si apre alla base del rilievo di gessi selenitici del Messiniano (Miocene sup.) su cui si è sviluppato l'abitato di Sant'Angelo Muxaro. È meglio conosciuta localmente come Grotta (delle) Ciavule per via della cospicua colonia di taccole che ne frequentano l'antro Ore 13:00 – pranzo in un ristorante tipico della zona. Nel pomeriggio proseguimento per San Biagio Platani San Biagio Platani Gli archi di Pasqua del 2007 Origini San Biagio Platani è un paese dell'entroterra agrigentino, a 38 chilometri dal capoluogo, situato sul medio versante di una collina che culmina in contrada Garipi e degrada verso il fiume Platani. Le origini risalgono al 1635, anno in cui Giovanni Battista Gerardi ottenne la "licentia populandi". Gaetano Di Giovanni, nella sua opera Notizie storiche su Casteltermini e il suo territorio, attribuisce a Mariano Gianguercio, nel 1648, la fondazione dell'insediamento urbano, tenendo conto che nel Cedolario dei feudi della Val di Mazara, comincia proprio allora ad essere citata la "terra di San Biagio". Ma la "licentia" fa invece supporre che l'abitato abbia iniziato a svilupparsi alcuni anni prima, con poche case attorno ad una piccola chiesa. Tradizioni e folclore La manifestazione più singolare che richiama ogni anno una massiccia presenza di visitatori, è certamente quella di Pasqua. In questa occasione vengono costruiti singolari archi di canne di bambù e altre piante del genere. In questa occasione vengono venduti anche caratteristici souvenir di pane. Ore 20:00 – cena in un tipico ristorante della zona. Pernottamento negli alloggi “roulette albergo diffuso” 5° giorno – ore 8:00 piccola colazione. In mattinata visita della Valle dei Templi Ore 13:00 – pranzo in un tipico ristorante e fine del tour. Le piccole colazioni saranno ricche di prodotti locali, caldi e freddi, di fresca fattura o raccolta nelle campagne circostanti. la preparazione della ricotta fatta al momento Buffet di frutta appena raccolta e leccornie di ogni tipo I pranzi e le cene saranno anch’essi a base di prodotti tipici locali di fresca fattura: Ampia scelta di antipasti ampia scelta di primi piatti ampia scelta di secondi piatti sempre approntati al momento Ampia scelta di ghiottonerie per dessert Infine un digestivo tipico locale Rosolio il Liquore delle Dame Richiedere maggiori informazioni e preventivo a: Booking Office: Corso Umberto I° n. 88 – 92020 Santa Elisabetta AG Telefono: +39.0922479038 +39.0922479357 Fax: +39.0922470044 E-mail: [email protected] [email protected]
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