DIOCESI DI ALBA ORIENTAMENTI E CALENDARIO PASTORALE 2014-2015 Mons. Giacomo Lanzetti, Vescovo www.diocesidialba.it Una Chiesa in missione Orientamenti e calendario pastorale 2014-2015 (Crescere insieme, Chiesa e famiglia - cap. 4/4) DIOCESI DI ALBA ORIENTAMENTI E CALENDARIO PASTORALE 2014-2015 Mons. Giacomo Lanzetti, Vescovo Una Chiesa in missione Orientamenti e calendario pastorale 2014-2015 (Crescere insieme, Chiesa e famiglia - cap. 4/4) UNA CHIESA IN MISSIONE Orientamenti pastorali 2014-2015 “Fedele al modello del Maestro, è vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura” (…). “Uscire con coraggio e pazienza da se stessi e dalle comunità per andare lì dove gli uomini e le donne vivono, lavorano e soffrono e annunciare loro la misericordia del Padre che si è fatto conoscere agli uomini in Gesù di Nazaret” (Papa Francesco). INDICE 1. Nel cantiere Chiesa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 2. Il Vangelo nel chiaroscuro della contemporaneità . . 8 3. È tempo di conversione e santità . . . . . . . . . . . . . . . . 13 4. È tempo di missione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17 5. In varie direzioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22 6. Concretamente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 7. Progetti e iniziative . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33 8. Calendario pastorale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41 1. NEL CANTIERE CHIESA uesto documento di programmazione pastorale per la nostra diocesi esce in un tempo di Chiesa segnato da eventi importanti: innanzitutto il Sinodo straordinario di ottobre sulla famiglia, cui seguirà nel 2015 il Sinodo ordinario con il compito di tradurre nel concreto della pastorale quotidiana le decisioni del Sinodo straordinario; a novembre del 2015, poi, sarà celebrato a Firenze il Convegno ecclesiale della Chiesa italiana di metà decennio sul tema In Gesù il nuovo umanesimo. Il fatto, poi, che il 2015 sia stato proclamato dal Papa “Anno della vita consacrata” introduce in tutte le iniziative una dimensione vocazionale che potrà rivelarsi interessante e feconda1. In attesa di tali eventi, i documenti preparatori già sono ricchi di stimoli e proposte per il rinnovamento della nostra adesione al Vangelo e del suo servizio tra i nostri contemporanei. Per rifarmi solo alle acquisizioni maturate dieci anni fa nel Convegno di Verona, la Chiesa italiana ha più consapevolmente preso coscienza della progressiva fine del cattolicesimo tradizionale, per additare la via della testimonianza cristiana raccordata agli ambiti di vita reale delle persone2. Si tratta di un significativo cambiamento di orientamento pastorale su cui ci siamo incamminati, non Q 1 L’Anno della vita consacrata inizierà il prossimo mese di novembre e si concluderà il 21 novembre 2015, cinquantesimo anniversario della pubblicazione del documento conciliare Perfectae caritatis sulla vita consacrata; si articolerà in numerosi incontri e nella pubblicazione di una lettera circolare quadrimestrale; la prima uscirà domenica 2 febbraio in occasione della Giornata Mondiale della Vita Consacrata, e sarà dedicata al magistero di Papa Francesco sui religiosi. 2 Il documento conclusivo, Rigenerati per una speranza viva: testimoni del grande ‘sì’ di Dio all’uomo, conserva intatta tutta la sua attualità. 5 senza difficoltà, incertezze e resistenze, anche sulla scorta della linea antropologica ribadita dagli Orientamenti pastorali per il decennio, Educare alla vita buona del Vangelo, che hanno il loro fulcro nella scelta dell’educazione. Siamo in presenza di una mole di indicazioni - molto ricca ma opportunamente focalizzata attorno a temi ben enucleati che ne facilitano l’utilizzo - che la nostra Chiesa diocesana ha preso sul serio e cercato di attuare progressivamente in questi anni. Ultimamente un forte impulso è stato impresso da Papa Francesco: con un linguaggio diretto e semplice, con il realismo con cui si confronta con il complesso momento storico animato dall’ottimismo proprio di chi confida in Dio e nella sua provvidenza, non si stanca di sollecitare la Chiesa (i credenti) a uscire dai propri recinti, dalle sicurezze e chiusure di un passato ormai superato. È questa la condizione indispensabile per potersi rivolgere ai nostri contemporanei intercettando le loro domande di senso e di speranza e mostrando con credibilità la capacità del Vangelo non solo di adattarvisi, ma di proporre loro un’insperata possibilità di superamento. Sono i medesimi obiettivi cui il Papa ha dato una formulazione più ampia e organica nell’importante Esortazione apostolica Evangelii gaudium, con la quale non si è limitato a invitare tutta la Chiesa a “una nuova tappa evangelizzatrice”, ma ha delineato “vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni” (1). Pur realisticamente affermando di non ignorare che “oggi i documenti non destano lo stesso interesse che in altre epoche, e sono rapidamente dimenticati”, non ha esitato a dichiarare il valore da lui attribuito a tale testo: “Un significato programmatico e dalle conseguenze importanti” (25) per tutte le comunità3. Anche prima delle indicazioni che verranno dal Sinodo dei vescovi e dal Convegno ecclesiale, l’Evangelii gaudium si propone pertanto come sfondo ineludibile dal quale fare emergere e nel quale collocare le scelte e gli impe3 Non si è mancato di fare notare le novità dell’Evangelii gaudium già dal punto di vista della forma, a motivo dell’uso di un linguaggio diretto che ha tutta l’aria di inaugurare una stagione nuova nel genere letterario dei documenti ufficiali; ma è soprattutto il contenuto a segnalarsi per la sua forza, perché, mostrando una “straordinaria capacità di interpretare il popolo di Dio”, “apre una finestra creando una certa corrente d’aria destinata a far volare un po’ di polvere e tante carte sulla scrivania” e perciò “portare la Chiesa fuori dalle ‘sabbie immobili’ del post-concilio”: infatti vi “si respira un’aria nuova; vi si avverte 6 gni della nostra Chiesa per il 2014-15 (mi soffermerò su di essa più ampiamente al n. 4). Queste note pastorali per la nostra Chiesa diocesana si collocano dunque in un ampio cantiere che già negli anni precedenti ci aveva visti attivamente impegnati in una fitta gamma di iniziative con cui abbiamo cercato di concretizzare nella nostra situazione le indicazioni della CEI. La convinta scelta della centralità della famiglia (raccordata alla comunità parrocchiale e alle sue opzioni pastorali) è stata declinata con la promozione dell’iniziazione cristiana dei piccoli, in cui coinvolgere i genitori, da accompagnare a loro volta nella nascita di gruppi in cui maturare responsabilità educative ed ecclesiali; parallelamente si è cercato di avvicinare più convintamente le famiglie dei ragazzi del catechismo, esso pure fatto oggetto di sperimentazioni atte a imprimervi un necessario rinnovamento. Non solo ai genitori, ma a tutti gli adulti sono state rivolte proposte di maturazione nella fede, in sintonia con la ribadita scelta di ricentrare l’intera pastorale su di essi. In questo ambito la valorizzazione dei sacramenti e della liturgia, destinati a tutti, ha rinvenuto nei corsi per operatori pastorali un’ iniziativa particolarmente curata e promettente. Quest’anno non abbandoneremo i cantieri aperti, su nessuno dei quali intendiamo appendere il cartello di “fine lavori”. Il fatto che molti di essi si siano rivelati particolarmente ricchi di prospettive, ma delle quali non poche realtà della nostra Chiesa ancora non godono pienamente, ci induce a ribadire a riguardo di tutti il nostro impegno, anche in vista di una più generalizzata socializzazione dei risultati conseguiti. Questa scelta si pone quindi in una linea di totale continuità con quanto fatto in questi anni, come illustreranno le pagine seguenti, non senza prima avere dato uno sguardo complessivo al nostro tempo e alle urgenze che esso impone, cui le iniziative intraprese possono offrire utili proposte. la novità che papa Francesco ha portato nella Chiesa di oggi”; “è un documento di grande freschezza evangelica, propositivo e stimolante, dal tono positivo. É un inno alla gioia del Vangelo”. Di più: “Papa Francesco ha tracciato le linee guida. Con l’Evangelii gaudium siamo al cuore del suo pontificato (…),è un testamento. Difficilmente Francesco potrà scrivere un altro documento analogo. Scriverà e dirà certamente molto altro. Ma sarà per ribadire, approfondire, applicare. Qui c’è tutto quel che egli intende dire alla Chiesa e a questo tempo” (G. Brunelli). 7 2. IL VANGELO NEL CHIAROSCURO DELLA CONTEMPORANEITÀ La diagnosi che in anni passati parlava di crisi antropologica e del conseguente mutamento del quadro valoriale ha tutta l’aria di essere concretamente riscontrabile anche nelle nostre terre, con sintomi tangibili in giovani, adulti e famiglie, uno fra tanti l’individualismo che produce solitudine, frammentazione, perdita di riferimenti comuni, deriva... Il sociologo Alain Touraine definisce così la condizione dell’uomo contemporaneo: “Siamo tutti soli, come attori in un teatro vuoto”. Si tratta di un’immagine forte, che è non lontana dall’evocare anche la situazione religiosa attuale. A questo livello la secolarizzazione pare giunta ad esiti solidi se non definitivi, per cui assieme alla perdita di significatività dell’istituzione Chiesa si accompagna una mentalità pragmatica e tutta racchiusa nel materiale, spesso senza progettualità a lungo termine, con una forte attenzione alla realizzazione personale nel lavoro e nella posizione sociale4. Si può dire che nell’attuale contesto cul- 4 G. Zanchi in Prove tecniche di manutenzione umana. Sul futuro del cristianesimo (2012) mette a fuoco le nuove e più insidiose pretese prometeiche dell’uomo (comunicazione globale, nuove tecnologie, nuovi profitti, individualismo, tirannia del presente, vita frammentata fino alla liquidità, dominio della spettacolarizzazione, dominio della rappresentazione virtuale), diagnosticando che per la prima volta queste trasformazioni stanno avvenendo senza una partecipazione significativa della Chiesa la quale, nel bene e nel male, era stata presente nel teatro delle trasformazioni sociali del passato. Questa interpretazione si discosta da altre che vedono nell’attuale contesto la possibilità della crescita di una Chiesa nuova, quella di cui papa Francesco, con la sua grande testimonianza di essenzialità del messaggio evangelico a cui tornare, si fa interprete e guida. Senza peraltro lui stesso nascondersi che “se acconsentiamo ai dubbi e ai timori di soffocare qualsiasi audacia, può accadere che, al posto di essere creativi, semplicemente noi re- 8 turale secolarizzato e pluralista, “l’umanesimo cristiano sembra essere soltanto una variante minoritaria tra i numerosi e differenti umanesimi che preferiscono non richiamarsi ad alcuna ispirazione evangelica” (CEI, Invito al Convegno ecclesiale di Firenze). Questo è il risultato del fatto che non solo “per molti Dio è diventato il grande sconosciuto” (Benedetto XVI), ma che è stata assimilata la lezione dei “maestri del sospetto” i quali hanno visto in Dio il grande concorrente della felicità dell’uomo, autore di proibizioni inaccettabili dalle quali liberarsi – insieme con lui – per poter essere veramente uomini liberi. Il compito di dimostrare che si tratta di equivoci e inquinamenti che hanno poco da spartire con il Dio rivelato da Gesù è affidato, più che ad argomentazioni teoriche, alla testimonianza di chi sperimenta che Dio non è ostile all’uomo, non è invidioso della sua libertà e felicità, perché è egli stesso “un Dio bello, attraente, un Dio felice” (E. Ronchi), che vuole che l’uomo sia felice anche nella sua avventura terrena, oltre che nella vita dell’aldilà5 . È su un simile Dio che si può basare il “nuovo umanesimo”: “un Dio che si fa compagno dell’umano nell’amore crocifisso e che, in questa compagnia d’amore offre all’uomo piste di senso e di luce nel centro della vita umana, diventando pungolo per domande profonde, possibilità di nuove immaginazioni sulla vita, forma di coraggio per abbracciare il mistero della vita e, in ultima e inconfessata esperienza, fonte di gioia e di pienezza pur dentro i limiti dell’esistenza” (F. Cosentino). Dio “non è l’Altro estraneo e irraggiungibile, è Padre che – grazie all’inedita prossimità con l’uomo in Gesù – ci consente di riconoscerci figli e dunque fratelli” (CEI, Invito al Convegno). Con un simile Dio è possibile anche agli uomini d’oggi stiamo comodi, senza provocare alcun avanzamento e, in tal caso, non saremo partecipi di processi storici con la nostra cooperazione, ma semplicemente spettatori di una sterile stagnazione della Chiesa” (Evangelii gaudium, 129). 5 È questo un convincimento che già il Congresso di Verona ha consegnato autorevolmente all’intera Chiesa italiana: “La via della missione ecclesiale più adatta al tempo presente e più comprensibile per i nostri contemporanei prende la forma della testimonianza, personale e comunitaria: una testimonianza umile e appassionata, radicata in una spiritualità profonda e culturalmente attrezzata, specchio dell’unità inscindibile tra una fede amica dell’intelligenza e un amore che si fa servizio generoso e gratuito” (Rigenerati per una speranza viva..., cit., 11). 9 ristabilire un rapporto ricco di significato pure per un rinnovamento delle relazioni intraumane. Infatti “l’uomo proviene dall’intimo di Dio; anzi è impastato di Dio. È lui che ci permette di diventare consapevoli delle nostre migliori e più nobili possibilità, della nostra dignità, della nostra altissima vocazione. Non siamo archetipi di noi stessi, ma immagine di Dio, riflessi di una Icona che sta nell’intimo di Dio” (ib.). È così che il Vangelo mostrando una capacità di ‘umanizzare’, cioè di rendere più ‘umane’ le persone e di migliorare la qualità ‘umana’ della vita, diventa interessante. Perciò, “pur nella consapevolezza della natura plurale dell’odierna società, è quanto mai compito ineludibile per ogni comunità cristiana proporre alla libertà dell’uomo contemporaneo la persona di Gesù Cristo e l’esperienza cristiana quali fattori decisivi di un nuovo umanesimo (…), valorizzando tutti gli elementi positivi che la modernità può offrire in abbondanza” (ib.). Ciò sarà possibile solo se eviteremo “certe analisi” che “proiettano uno sguardo orientato solo al pessimismo, con cui si tende a mettere in evidenza quello che non funziona, ciò che si sta perdendo. È importante, invece, che l’opera di discernimento coniughi l’attenta, coraggiosa e seria lettura della realtà (verità) – considerata nel chiaroscuro delle sue luci e delle sue ombre (complessità) – con ‘lo sguardo in avanti’ (speranza) e con lo spirito costruttivo di chi cerca di evidenziare le risorse e le energie che la comunità cristiana può oggi mettere a disposizione del Paese (progettualità)” (ib.). È ciò a cui ci invita il Papa quando ricorda che “è questo il tempo del discernimento, che si realizza sempre alla presenza del Signore, guardando i segni, ascoltando le cose che accadono, il sentire della gente, specialmente i poveri” (Intervista a La Civiltà Cattolica). Dunque ci troviamo a vivere una situazione sociale, culturale e religiosa nuova e ancora in piena trasformazione6. Tutti noi ne siamo 6 Per citare l’esempio di un Paese dalle profonde radici cristiane per molti aspetti simile al nostro, il Belgio, in particolare a riguardo di due aspetti della pratica religiosa nella cui problematicità anch’io mi sono imbattuto continuamente nel corso della Visita pastorale, la percentuale dei partecipanti alla messa domenicale ha registrato un crollo: dal 30% del 1977 al 13% del 1996 fino al 5% del 2009; in un Paese dove comunque si qualifica cristiano il 47% degli abitanti, i matrimoni civili seguiti da quello religioso (in un regime non concordatario) erano 3 su 4 nel 10 coinvolti senza sconti, tanto che nessuno è garantito dal cedere alla paura o almeno allo scoraggiamento, dal momento che assistiamo alla progressiva scomparsa attorno a noi delle forme di vita cui eravamo abituati; da qui l’istinto, la tentazione di guardare al passato come “epoca d’oro” della cristianità, di aggrapparsi ad esso come se solo ripetendo gesti collaudati trovassimo sicurezza e giustificazione, di abbandonarci alla deriva del ripiegamento e della sfiducia. Invece “Dio va incontrato nell’oggi”, ammonisce il Papa, il quale ci mette in guardia dal rinchiuderci nella “pura conservazione”. Dio, presente nella storia, ci propone una fede che non è risposta a tutti i problemi, che “lascia spazio all’incertezza umana per dare tutte le possibilità a quello che Dio ci rivela e ci dona” (C. Dagens). Come il Papa ha affermato nell’intervista citata, “c’è la tentazione di cercare Dio nel passato o nei futuribili. Dio è certamente nel passato, perché è nelle impronte che ha lasciato. Ed è 1977 , 1 su 2 nel 1996, 1 su 4 nel 2007. Dati non molto diversi riferiti all’Italia, dove è in corso il sofferto passaggio storico e sociale da una fede di tradizione a una di appartenenza ecclesiale di scelta, si possono trovare in F. GARELLI, Religione all’italiana, Il Mulino 2011 e F.ANFOSSI – A.M.VALLI, Il Vangelo secondo gli italiani, San Paolo 2013, AA.VV., Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia, Il Mulino 2014. È sotto gli occhi di tutti che anche da noi le nostre comunità sono alle prese con tutte le sfide che la cultura post-moderna e la secolarizzazione hanno prodotto, le cui conseguenze, in estrema sintesi, possono così essere elencate: scarsa partecipazione di giovani e adulti alla catechesi, col rischio concreto di un loro generale progressivo allontanamento dalla pratica religiosa e dalla fede; ciò che del resto già coinvolge interi strati della popolazione, che hanno reciso ogni significativo legame con la comunità nella quale pure erano inseriti dai sacramenti dell’iniziazione; dello stesso segno pure la difficoltà di coinvolgere i genitori in un approfondimento della fede che vada al di là della prima comunione dei figli e si trasformi in formazione permanente, col risultato progressivamente crescente di un residuo di apparenza religiosa senza vera e vitale appartenenza. Più in generale è l’intera comunità credente che pare aver perso lo smalto della freschezza evangelica con la conseguente assimilazione dello stile di vita e dei valori del “mondo”: così diventa chiusa e muta, del tutto inadeguata ai suoi compiti di testimonianza ed evangelizzazione, di accoglienza e servizio, arroccata in un pragmatismo che impegna enormi energie, ma che rischia di rinchiuderle in una “normalità” incapace di aprire gli occhi sul significato dei grandi cambiamenti in atto, che si presentano sì come problemi e sfide, ma anche come kairòs e segni dell’appello e della presenza di Dio nei nostri contemporanei. Tutto ciò a dispetto delle tradizioni di fede in un passato anche non molto lontano in grado di alimentare intere generazioni e la cui trasmissione avveniva quasi “naturalmente”. Ora non è più così! 11 nel futuro come promessa. Ma il Dio ‘concreto’, diciamo così, è oggi. Per questo le lamentele mai ci aiutano a trovare Dio. Le lamentele di oggi su come va il mondo ‘barbaro’ finiscono a volte per far nascere dentro la Chiesa desideri di ordine inteso come pura conservazione, difesa. No: Dio va incontrato nell’oggi. Dio si manifesta in una rivelazione storica, nel tempo (…). Dio si trova nel tempo, nei processi in corso (…). Noi dobbiamo avviare processi, più che occupare spazi. Dio si manifesta nel tempo ed è presente nei processi della storia. Questo fa privilegiare le azioni che generano dinamiche nuove. E richiede pazienza, attesa”. Ma anche coraggio e fiducia, come sarà più volte ribadito, di porre mano a radicali mutamenti di mentalità, atteggiamento, azione, in coerenza con le nuove condizioni della società, della cultura, della vita di molte persone. Come è stato detto, “si tratta di uscire da una concezione di Chiesa come potenza, obbligata a dare prova di egemonia istituzionale o culturale, per entrare nella semplice dimensione evangelica e sacramentale, accettando positivamente la laicità e la dialettica democratiche, senza rinunciare all’efficacia storica del Vangelo. È l’ora della libertà cristiana, dell’itineranza, della debolezza e della povertà. Nuove condizioni per manifestare il mistero reale e stupefacente di Dio fatto uomo in Gesù Cristo” (C. Dagens). 12 3. È TEMPO DI CONVERSIONE E SANTITÀ Se è vero, come sostengono molti, che il Vaticano II non è stato solo un evento storico ma anche profetico, perché ha aiutato la Chiesa ad abbandonare lo stato di cristianità per abbracciare un processo di conversione collettiva, dobbiamo chiederci seriamente fino a che punto ciò è avvenuto nelle nostre comunità7. A partire da queste osservazioni, il teologo Theobald propone un esame di coscienza, a cui anche noi siamo chiamati, denunciando in particolare tre limiti della Chiesa: una concezione di sé ancora esclusivamente occidentale, per di più “costituita da pochi maschi dotati di marchi sacri, attorniati da molte donne indaffarate...”; che usa un linguaggio eccessivamente sacrale e il cui sguardo è quanto mai centripeto e non tiene conto che viviamo in un contesto ormai post-cristiano. Sono osservazioni critiche che il Papa non ignora, anzi che innervano la sua analisi delle sfide cui la Chiesa deve far fronte, a partire dall’osservazione secondo cui “dobbiamo riconoscere che l’appello alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie non ha ancora dato sufficienti frutti perché siano ancora più vicine alla gente, e siano ambiti di comunione viva e di parteci- 7 S. Dianich non ha remore nell’affermare che abbiamo vissuto l’epoca di una sbagliata messa a punto del dettato conciliare, caratterizzata da un approccio “introverso”, che ha condizionato negativamente molti atteggiamenti e fatti di Chiesa in questi anni. È anche per questo che M. Werlen nel provocatorio e profetico saggio Il fuoco sotto la cenere (San Paolo 2013), rifacendosi evidentemente a quanto il card. Martini dichiarava nella sua ultima intervista (“Io vedo nella Chiesa di oggi così tanta cenere sopra la brace che spesso mi assale un senso di impotenza”), ha denunciato la drammatica situazione di una Chiesa in via di estenuazione. 13 pazione, e si orientino completamente verso la missione” (Evangelii gaudium, 28). Nel pensiero del Papa, e nel progetto pastorale che propone all’intera Chiesa, conversione e missione sono operazioni inscindibilmente ed indispensabilmente connesse: ad altro non mira la conversione che a rendere la Chiesa più adeguata alla sua missione, la quale è a servizio di tutti gli uomini, specie dei più poveri. Una Chiesa che pratichi non solo la pastorale dell’accoglienza, ma anche quella dell’accompagnamento, alla luce del racconto dei discepoli di Emmaus, “una Chiesa in grado di andare al di là del semplice ascolto; una Chiesa che accompagna il cammino mettendosi in cammino con la gente; una Chiesa capace di decifrare la notte contenuta nella fuga di tanti fratelli e sorelle da Gerusalemme”. Cristiani che come discepoli di Cristo non fuggiamo i problemi del nostro tempo, non costruiamo un mondo a parte, ma diventiamo davvero “luce del mondo e sale della terra”; non separati dunque dal mondo sulla base di un giudizio totalmente negativo, di una condanna in blocco che ci autorizzi a sentirci diversi, cioè migliori; non una comunità a parte o arroccata in una cittadella fortificata, sacra e protetta perché isolata e armata. Una comunità che coltivi la consapevolezza che, alla luce del Concilio, non basta proporre semplicemente il Vangelo, ma occorre mettersi in relazione con i nostri contemporanei lasciandoci interpellare dalle questioni aperte qui e ora; che si mostri amica dell’uomo e capace di assumere posizioni profetiche e creare un tessuto comune di valori; che riconsideri i suoi atteggiamenti mentali e pratici nella direzione dell’apertura, dell’ascolto, della disponibilità, del servizio, in una parola dell’inclusione e non dell’esclusione. Una conversione in vista della missione che, per essere comunitaria, non esclude l’indispensabile dimensione personale che coinvolga un ripensamento negli stili di vita, il superamento della smania del superfluo e l’uso smodato ed egoistico del denaro e dei beni materiali: ognuno di noi è invitato a inventare e vivere nuove forme di solidarietà e testimonianza di vita veramente evangeliche. La costituzione conciliare Lumen gentium definiva così il compito del cristiano laico: “Cercare il Regno di Dio trattando le realtà temporali e ordinandole secondo Dio”: è la prassi del chicco di grano, la legge dell’incarnazione, che deriva senz’ombra di dubbio da un 14 Maestro che non temeva di scandalizzare perché era amico di pubblicani e peccatori, non si sottraeva all’incontro con i poveri e gli emarginati, non aveva paura di contaminarsi. Al contrario con questo sapeva di compiere la volontà del Padre, che è ciò a cui invita anche noi; ciò in cui consiste – per usare una parola grossa, ma con cui abbiamo imparato a familiarizzare nei mesi scorsi accogliendo la testimonianza dei “nostri” concittadini – la santità. Don Divo Barsotti, un mistico dei nostri giorni, così parlava ai laici: “L’invito alla santità non vi chiama a uscire da quella che è la vostra vita: vi chiama a trasfigurare la vostra vita, a far sì che tutto quello che vi è di umano in voi divenga con semplicità e purezza sempre più investito dalla grazia divina, divenga divino in voi, nulla più, nulla più. Ma è una cosa immensa... se voi viveste il matrimonio fino in fondo, non ci vorrebbe nulla più per essere santi”. Questo il suo augurio: “Che tutta la vostra vita divenga trasparenza alla presenza che è Cristo. L’unica, vera e permanente riforma del mondo è la santità”. È ciò che anche Papa Francesco afferma con molta efficacia: “Lasciamoci contagiare dalla santità di Dio. Ogni cristiano è chiamato alla santità, e la santità non è anzitutto fare cose straordinarie, ma nel lasciare agire Dio. È l’incontro della nostra debolezza con la forza della sua grazia, è avere fiducia nella sua azione che ci permette di vivere nella carità, di fare tutto con gioia e umiltà, per la gloria di Dio nel servizio del prossimo” (udienza generale, 2 ottobre 2013). Nei mesi scorsi abbiamo sperimentato la concretezza di una “verità” di fede, la profondità della sua capacità di incidere nelle nostre vite: la “comunione dei santi”, quelli consacrati dal crisma del riconoscimento ufficiale – e perciò affidati all’imitazione di noi, a nostra volta affidati alla loro perenne intercessione – e quelli (“schiere“ secondo l’Apocalisse) che prima di noi e con noi – e noi stessi – abbiamo riconosciuto la misericordia di Dio Padre, goduto di essa, e nel Figlio e nello Spirito sperimentiamo le “meraviglie” della salvezza e del Vangelo. Davvero la Chiesa “non è un museo archeologico, ma la fontana del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di oggi, come la diede a quelle del passato” (Y. Congar). Dunque la santità, che consiste nell’attingere e nell’abbeverarsi alla fonte “zampillante” vita nuova, è innanzitutto dono, come con precisione afferma il Concilio: “Con l’aiuto di Dio i cristiani devono mantenere e perfezionare, vivendola, la santità che hanno ri15 cevuto” (L.G., 31); un dono, quindi, che non può essere accolto passivamente, ma che mette in moto tutte le nostre energie spirituali, in un movimento vitale di mantenimento e perfezionamento. E tuttavia senza mai dimenticare né negare, come è stato scritto, che i santi sono “persone normali, persone che hanno fatto i conti con le proprie ombre, col proprio peccato, con l’incapacità di amare, con le loro dinamiche relazionali spesso complesse e con i loro limiti e pregi. Uomini e donne che hanno avuto il coraggio di lasciarsi trasformare dalla parola di Dio, rispondendo a tale trasformazione attraverso un percorso di vita e di fede che ha prodotto quei frutti definiti ‘santità’” (B. Marchica). Il Catechismo della Chiesa Cattolica precisa opportunamente le istanze, le dimensioni e la meta del dinamismo della santità: “Tutti fedeli sono chiamati alla santità cristiana. Essa è pienezza di vita cristiana e perfezione della carità; e si attua nell’unione intima con Cristo e, in lui, con la santissima Trinità. Il cammino di santificazione del cristiano, dopo essere passato attraverso la croce, avrà il suo compimento nella risurrezione finale dei giusti, nella quale Dio sarà tutto in tutte le cose” (428). 16 4. È TEMPO DI MISSIONE Siamo chiamati ad essere santi per essere in grado di testimoniare un’umanità possibile e una vita evangelica che sia bella e buona, una fede che sia centro propulsore capace di offrire unitarietà alla storia di ciascuno. Siamo inviati tra gli uomini ad annunciare con la vita che il Vangelo è la risposta più adeguata ai nostri bisogni umani più profondi, la proposta di una vita veramente piena e perciò santa. A riguardo di questo tema – nevralgico per ogni credente e per l’intera Chiesa – non si può prescindere dal gradito impegno di fare riferimento all’Esortazione apostolica Evangelii gaudium che ne tratta ampiamente, per così dire attualizzando su misura dei nostri tempi lo sguardo del Concilio sul mondo e i compiti della Chiesa in esso8. Ne è una conferma, come già osservavo, il “significato programmatico e dalle conseguenze importanti” (25) che il Papa attribuisce 8 Al riguardo mi pare interessante l’accostamento dei nostri ai tempi del concilio che il Card. Maradiaga, uno dei più stretti collaboratori del Papa, ha fatto in un’intervista: “Sono profondamente convinto che nella Chiesa siamo all’inizio di una nuova era, come cinquant’anni fa quando Giovanni XXIII ha aperto la finestra per far entrare aria nuova”. E, alla domanda se riteneva che il Papa avesse “abbastanza tempo” per portare avanti la riforma della Chiesa, ha risposto: “Credo innanzitutto che noi siamo a un punto di non ritorno”, aggiungendo: “La Chiesa non è in mano dell’uomo ma è opera di Dio. Sono sicuro che nel marzo 2013 Dio ha messo in gioco la sua mano perché secondo i criteri umani sarebbe diventato Papa un altro». Significativamente concordante anche l’opinione del Patriarca di Lisbona: “Se mi chiedessero quali sono i due momenti carismatici puri degli ultimi decenni, risponderei senza esitazione: la convocazione del concilio Vaticano II da parte di Giovanni XXIII e l’elezione di Papa Francesco, movimenti carismatici che non sono opera nostra”. 17 a questo documento. In esso egli intende “indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni” (1), affidandogli non solo “le preoccupazioni” che lo angustiano (16), ma anche il “sogno” che egli coltiva, di “una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa” (27), le strutture e la pastorale ordinaria, l’atteggiamento dei credenti nei confronti delle persone e del mondo. Si tratta di un sogno di non poco conto, addirittura capace di rivoluzionare “le consuetudini, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale”, perché “diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione” (ib.). Con ciò il Papa enuncia due linee di riflessione, una negativa di denuncia, l’altra positiva di proposta, che percorrono il documento, sia pure con dimensioni nettamente più ricche per la seconda. Il rischio di essere “cristiani che sembrano avere uno stile di quaresima senza Pasqua” (6) è strettamente legata alla ricerca di “scuse e recriminazioni” (7), fondamentalmente a difesa dell’”autoreferenzialità” (8) rinchiusa in “schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo (Gesù Cristo)” (11); in ultima analisi al servizio di “una specie di introversione ecclesiale” (27), che è il contrario della sua missione. Il rimedio che il Papa propone è quello di “tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo”: da lì possono spuntare “nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale” (ib.)9. Egli è convinto che “l’azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa” (15), per questo ripropone il convincimento dei vescovi latino-americani, dal cui ambito proviene, secondo cui “non possiamo più rimanere tranquilli, in attesa, dentro le nostre chiese”, perciò dobbiamo passare “da una pastorale di semplice conservazione a una pastorale decisamente missionaria” (ib.), optando per uno “stile evangelizzatore” da “assumere in ogni attività che si realizzi” (18). Si tratta di avviarsi, con 9 Tra parentesi faccio notare che, certo senza che il Papa lo abbia messo in conto e cercato, non possiamo sottrarci dall’impulso di applicare a lui, alle sue scelte, ai suoi gesti e alle sue parole, queste istanze che egli vive con profonda coerenza prima di proporle a noi. 18 “fervore e dinamismo” in una “nuova tappa evangelizzatrice” (17), di immettersi in un “dinamismo di ‘uscita’” che sia un “uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo” (20). Si tratta, per dirlo ancora più esplicitamente, di “abbandonare il comodo criterio pastorale del ‘si è fatto sempre così’”, per essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità (33). Dunque non occorre solo e in primo luogo porre mano a una radicale riforma della “pastorale ordinaria”, ma andare decisamente verso “le persone battezzate che però non vivono le esigenze del Battesimo” e anche “coloro che non conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre rifiutato” (14), avendo “il coraggio” di “fare il primo passo”, di “prendere l’iniziativa senza paura”, di “andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi” (24). Dunque una Chiesa che “sa coinvolgersi”, che “accompagna l’umanità in tutti i suoi processi” (ib.). Solo a queste condizioni possiamo rispondere alla “speranza” del Papa, che “tutte le comunità facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria che non può lasciare le cose come stanno”. Infatti “ora non ci serve una ‘semplice amministrazione’” (25), ma dobbiamo porci in uno “stato permanente di missione”(ib.), che pretende una “permanente riforma della Chiesa” (26). Il risultato potrà essere “una pastorale ordinaria in tutte le sue istanze più espansiva e aperta (…), in costante atteggiamento di ‘uscita’” (27). Di certo occorre che “l’impulso missionario sia sempre più intenso, generoso e fecondo”, di modo che ogni comunità entri in “un deciso processo di discernimento, purificazione e riforma” (30), per poter “individuare nuove strade” e realizzare “il sogno missionario di arrivare a tutti” (31). Occorre formarsi “un cuore missionario”, che “mai si chiude, mai si ripiega, mai opta per la rigidità autodifensiva (…), benché corra il rischio di sporcarsi con il fango della strada” (45). Dunque “una Chiesa con le porte aperte”, dove gli operatori pastorali non siano dei “controllori della grazia”, ma “facilitatori”, perché “la Chiesa non è una dogana” (47). Il Papa non ha dubbi nel ribadire il suo convincimento: “Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle 19 proprie sicurezze (…), rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti (…), nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli” (49). Per questo il Papa dice proprio a noi: “Esorto tutti ad applicare con generosità e coraggio gli orientamenti di questo documento, senza divieti né paure” (33). Il risultato da perseguire è una Chiesa veramente missionaria in tutte le sue strutture e iniziative, di più, nel suo spirito. Quasi a conclusione del documento il Papa si esprime con parole alte e persino sublimi a proposito di come intende e vive la missione e di come vorrebbe che fosse intesa e vissuta da ogni vero credente: “La missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice, o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere sé stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare” (273). Ho percorso a grandi linee quasi solo il denso primo capitolo dell’Evangelii gaudium. Senza inoltrarmi in un esame più dettagliato dei successivi, invito a leggerla con attenzione e disponibilità per coglierne tutte le applicazioni e conseguenze, anche di rilevanza sociale e politica (cfr. per esempio il capitolo 4: “Dimensione sociale dell’evangelizzazione”10). È evidente che l’impegno della nostra Chiesa per l’anno pastorale 2014-15 va proprio nella direzione indicata dal Papa: proseguendo – e ampliando e approfondendo – le iniziative avviate gli scorsi anni, vogliamo sperimentare modalità concrete con cui realizzare la “conversione pastorale e missionaria” proposta a tutta la Chiesa. Non possiamo – non dobbiamo – ignorare e lasciare cadere nel 10 Già nell’enciclica Lumen fidei il Papa scriveva: “La fede illumina il vivere sociale; essa possiede una luce creativa per ogni momento della storia, perché colloca tutti gli eventi in rapporto con l’origine e il destino di tutto nel Padre che ci ama” (55). 20 vuoto la forte azione propulsiva con cui il Papa invita la Chiesa a entrare con slancio e fiducia nelle pieghe della storia. Già in un’intervista di alcuni anni fa, indicando le sfide che attendevano la Chiesa, il Card. Bergoglio diceva: “L’opzione fondamentale è scendere per le strade e cercare la gente: questa è la nostra missione. Il rischio che corriamo oggi è quello di una Chiesa autoreferenziale che parla solo a se stessa”. Dunque “la prima e fondamentale cosa è l’uscita dal chiuso di noi stessi e delle nostre comunità, il decentramento, il superamento dell’autoreferenzialità, per camminare sulle strade del mondo e farci compagni di viaggio con chi cerca, soffre, è in qualunque modo messo ai margini”(...), guardandoci “dalla tentazione (esplicita o nascosta, ma non meno perniciosa) di impegnare le nostre forze nel costruire una comunità fortezza, recinto, ghetto, per edificare invece una comunità aperta, ospitale, conviviale, una comunità tenda, come quella di Abramo alle querce di Mamre, pronta ad accogliere gli sconosciuti visitatori” (P. Coda). Il Papa “ci ha detto chiaramente che non dobbiamo rimanere fermi e soddisfatti neppure di azioni missionarie episodiche; dobbiamo generare una trasformazione interiore delle stesse strutture ecclesiali a partire dalla missione; non possiamo aspettare che i fedeli vengano in chiesa: è la Chiesa che deve mescolarsi nei luoghi in cui la gente vive” (C. Aguiar). 21 5. IN VARIE DIREZIONI Lo stile evangelizzatore tratteggiato dal Papa apre un panorama di impegni – racchiusi nella parola d’ordine di “nuova evangelizzazione” - che già in questi anni abbiamo ampiamente esplorato, ma che non è inutile qui ripercorrere almeno per sommi capi. Innanzitutto si tratta di porre al centro l’attenzione per le persone nella loro concreta situazione di vita, fatta di rapporti, affetti, interessi, attese, difficoltà e preoccupazioni che le formano e plasmano; e dunque di educarci all’ascolto, al dialogo, alla condivisione. Nella convinzione che oggi non basta più proporre semplicemente il Vangelo: occorre misurarci con i tempi presenti, metterci in relazione con i nostri interlocutori, interpretare le questioni aperte qui e ora, leggere in profondità le domande dei nostri contemporanei, costruire ponti con tutte le dinamiche di vita, personali e sociali, annunciare il Vangelo dentro la fragilità e la debolezza di coloro che vivono le contraddizioni del mondo presente. Oggi la società è ferita e stanca e la Chiesa deve prima di tutto uscire, incontrare, abbracciare, accompagnare. Come ha detto con vigore il Papa nell’intervista alla Civiltà Cattolica, con un passaggio molto citato, ma forse non altrettanto praticato: “Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo un campo di battaglia (…). Curare le ferite, curare le ferite”11. Come hanno fatto i vescovi tedeschi che, di fronte al dilemma “im- 11 Appare evidente che l’obiettivo, anzi la più grande innovazione perseguita dal Papa, fatto di gesti e parole, ed esplicitamente enunciata nell’Evangelii gaudium, è creare nella Chiesa la coscienza missionaria, che significa non interpretare la 22 porre obblighi o curare ferite”, non hanno esitato ad abbracciare la seconda opzione. Tutto ciò “con uno sguardo rispettoso e pieno ci compassione ma che, nel medesimo tempo, sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana” (Evangelii gaudium, 169). Perciò, “senza sminuire il valore dell’ideale evangelico, bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno (…). A tutti deve giungere la consolazione e lo stimolo dell’amore salvifico di Dio, che opera misteriosamente in ogni persona, al di là dei suoi difetti e delle sue cadute” (ib., 49, 50)12. È qui evocato il grande tema dell’“uma- sua funzione a partire da una prospettiva di conservazione (ancor meno di potere o di privilegi), ma piuttosto dall’imperativo evangelico ‘andate’, e dunque di uscita, di missione, oltre che di accoglienza indiscriminata e compassionevole, bene illustrata dalla metafora appena citata. Essa ha in sé delle novità in prospettiva pastorale che è importante cogliere. Non è forse inutile sentirne ribadire alcuni caratteri essenziali: “È una Chiesa attenta ai contesti in cui vive e nei quali è chiamata a operare; è un popolo di Dio che esce dalle proprie porte, dai propri recinti, per andare dove le battaglie della vita ancora oggi lasciano molti feriti; è una comunità che discerne le ferite che le persone oggi vivono e soffrono, e si concentra in particolare sulle ferite che hanno l’urgenza di essere curate; è un luogo ospitale che declina in maniera diversificata e creativa la sua capacità terapeutica nelle varie occasioni di curare le ferite, riscaldare il cuore dei fedeli, essere vicino alle persone, farsi prossimità; è una Chiesa che pianta tende e non costruisce palazzi, per essere sempre pronta a andare dove nuove battaglie infuriano e nuovi feriti chiedono aiuto; è una comunità sanante, fedele alla missione ricevuta di guarire, e ai processi che la esprimono, ma sa anche cogliere la provvisorietà degli spazi in cui questo avviene (…). È un Cristo ‘in uscita’, ‘in movimento’ , modello di una Chiesa missionaria che esce dai recinti, che si cura e si prende cura delle persone ferite, che incontra per caso ma che anche va a cercare, che non ha paura di entrare nella notte del loro dolore, si fa compagna del loro viaggio e delle loro speranze” (L. Sandrin). 12 Già il documento conclusivo del Convegno di Verona ammoniva: “Mettere la persona al centro costituisce una chiave preziosa per rinnovare in senso missionario la pastorale e superare il rischio del ripiegamento, che può colpire le nostre comunità” (22). E ancora:“In un contesto sociale frammentato e disperso, la comunità cristiana avverte come proprio compito anche quello di contribuire a generare stili di incontro e di comunicazione. Lo fa anzitutto al proprio interno, attraverso relazioni interpersonali attente a ogni persona. Impegnata a non sacrificare la qualità del rapporto personale all’efficienza dei programmi, la comunità ecclesiale considera una testimonianza all’amore di Dio il promuovere relazioni mature, capaci di ascolto e di reciprocità” (23). Specie soprattutto perché la Chiesa è “consapevole di avere una parola di senso e di speranza per ogni persona che vive la debolezza delle diverse forme di sofferenza, della precarietà, del limite, della povertà relazionale” (12). 23 nesimo cristiano”, che sarà al centro della riflessione del Convegno di Firenze (e perciò di tutta la Chiesa). Se è vero, come notavamo, che oggi l’umanesimo cristiano è solo uno, e per di più minoritario, tra i tanti umanesimi areligiosi, la fede non cessa di abbeverarsi al convincimento magistralmente espresso dal Concilio: “Chiunque segue Cristo, uomo perfetto, diventa anche lui più uomo” (Gaudium et spes, 41). Per questo la Chiesa, “pur nella consapevolezza della natura plurale dell’odierna società”, intende proporre “alla libertà dell’uomo contemporaneo la persona di Gesù Cristo e l’esperienza cristiana quali fattori decisivi di un nuovo umanesimo” (Invito al Convegno). Questa consapevolezza “ci rende capaci di dialogare col mondo, facendoci promotori di incontro fra i popoli, le culture, le religioni. Come ha scritto papa Francesco, ‘il credente non è arrogante; al contrario, la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci possiede. Lungi dall’irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la strada del dialogo con tutti’. La verità dell’uomo in Cristo non è opprimente e nemica della libertà: al contrario, è liberante, perché è la verità dell’amore e, come tale, ‘può arrivare al cuore, al centro personale di ogni uomo’ “(Lumen fidei 34, cit. in ib.). Si tratta pertanto di non “presupporre” la fede, ma di “ridestarla” passando da un processo di iniziazione centrato sui piccoli e sui sacramenti, ad un processo centrato sugli adulti, cui destinare una “nuova attenzione” (Rigenerati per una speranza viva, 17)13, e sulla vita cristiana, puntando su itinerari catecumenali su misura per loro, specie 13 Perciò è necessario che le comunità cristiane sappiano “ accompagnare le persone, non accontentandosi di rivolgersi solo ai ragazzi e ai giovani, ma proponendosi più decisamente anche al mondo adulto, valorizzando nel dialogo la maturità, l’esperienza e la cultura di questa generazione” (ib., 15). Cfr anche, al riguardo, l’ancora attuale Nota CEI su Orientamenti per il risveglio della fede e il completamento dell’iniziazione cristiana in età adulta. Bella e pregnante la definizione di fr. Biemmi di maturità culturale della fede: “Lo stato della fede quando questa può essere vissuta dai cristiani e socialmente percepita dai non cristiani come culturalmente abitabile, vale a dire intellettualmente sensata e umanizzante, sia nei riguardi dell’individuo che della società”. 24 delle (giovani) famiglie14, a partire dalla pastorale pre e post-battesimale (quest’ultima tanto latitante quanto fondamentale), per promuovere fattivamente la nuova visione della famiglia come soggetto (e non solo oggetto) di evangelizzazione. E ciò senza rimanere prigionieri di una retorica della sua centralità educativa, peraltro sempre da ribadire, per riconoscere le concrete difficoltà che essa incontra nella piena realizzazione della sua missione educativa ed esistenziale, così pesantemente condizionate dai limiti e dalle contraddizioni della cultura contemporanea, fautrice di chiusura, mentalità individualistica, in sintesi di un’abdicazione all’educazione dalle conseguenze drammatiche. Tutti fatti che chiedono un’accoglienza generosa e impegno deciso e mirato, come tessere reti di prossimità a partire dalle famiglie e attorno le famiglie, favorire l’alleanza tra famiglie e comunità cristiana, per rendere quest’ultima un contesto accogliente, un “nido” per famiglie, genitori e figli, al fine di promuovere la “vita buona” degli adulti e lo sviluppo di bambini e giovani. Per essi, in particolare, “urge trovare una risposta corale ed effettiva alla sfida educativa posta innanzi a noi da un universo giovanile aggredito dal micidiale nichilismo e sempre più tentato di sentirsi semplice vuoto a perdere” (A. Matteo), in stridente contraddizione con “il desiderio di una vita grande” (Lumen fidei, 53) spesso inconsapevolmente coltivato. È innanzitutto per essi che il Papa dice: “L’incontro con Cristo, il lasciarsi afferrare e guidare dal suo amore allarga l’orizzonte dell’esistenza, le dona una speranza solida che non delude. La fede non è un rifugio per gente senza co- 14 “La famiglia rappresenta il luogo fondamentale e privilegiato dell’esperienza affettiva. Di conseguenza, deve essere anche il soggetto centrale della vita ecclesiale, grembo vitale di educazione alla fede e cellula fondante e ineguagliabile della vita sociale. Ciò richiede un’attenzione pastorale privilegiata per la sua formazione umana e spirituale, insieme al rispetto dei suoi tempi e delle sue esigenze. Siamo chiamati a rendere le comunità cristiane maggiormente capaci di curare le ferite dei figli più deboli, dei diversamente abili, delle famiglie disgregate e di quelle forzatamente separate a causa dell’emigrazione, prendendoci cura con tenerezza di ogni fragilità e nel contempo orientando su vie sicure i passi dell’uomo” (ib., 12). 25 raggio, ma la dilatazione della vita. Essa fa scoprire una grande chiamata, la vocazione all’amore, e assicura che quest’amore è affidabile, che vale la pena di consegnarsi ad esso, perché il suo fondamento si trova nella fedeltà di Dio, più forte di ogni nostra fragilità” (ib.). Tutto ciò senza per nulla sminuire l’importanza essenziale dell’iniziazione cristiana dei più “normali” destinatari dei percorsi attuati nelle parrocchie, i bambini e i ragazzi, ai quali intendiamo continuare a rivolgerci con sperimentazioni catechistiche già avviate, ma sempre bisognose di aggiornamento, ampliamento e approfondimento, di fronte a sfide educative mutevoli e gravi, ma soprattutto inserite in un processo di rinnovamento di tutta la pastorale. Missionarietà, inoltre, significa anche uscire dai luoghi convenzionali dell’evangelizzazione, per incontrare le persone là dove vivono e perciò ripensare – forse rifondare – la pastorale di ambiente, che superi la frammentazione di un certo modo di predicare e si rivolga alle persone, se non abitudinariamente la dove esse vivono, almeno tenendo in maggior conto la concretezza della loro situazione di vita (familiare, professionale...): le numerose categorie che costituiscono il variegato mondo degli adulti sono portatrici di esigenze diverse, spesso anche inconsapevolmente religiose, da accogliere nella loro verità ed accompagnare ad una consapevolezza più precisa e alla possibilità di apprezzarle e viverle nella comunità cristiana. Si tratta di camminare nelle strade e nelle piazze, di uscire all’aperto, di esserci, di privilegiare l’esperienza diretta, incontrare la gente dove vive, soffrire e godere insieme. Come Gesù, grande camminatore sulle strade della Palestina, che ha praticato uno stile di accoglienza verso tutti, non solo verso i credenti in lui o verso i suoi seguaci, ma verso ogni uomo sofferente, con totale gratuità nei confronti di giusti e peccatori15. 15 Al riguardo l’Invito al Convegno propone tra l’altro di delineare “la mappa dei luoghi in cui avviene l’esperienza della fede o un primo contatto con la proposta cristiana; gli aspetti positivi e negativi di ciascun ambiente; un ventaglio delle possibilità di valorizzare le sinergie, anziché la competizione, tra i diversi contesti comunicativi”. 26 Tutto ciò non è possibile se non si promuove con rinnovata convinzione la corresponsabilità anche – e soprattutto – laicale, che segni un vero superamento del clericalismo di vecchia data e ponga fine al tempo del parroco autoreferenziale16, e la comunionalità, cui è connessa la fecondità dell’evangelizzazione, intesa come camminare insieme contro la tentazione dell’adattamento al compromesso e alla rassegnazione tipici di chi si sente solo17. Nelle circostanze attuali è 16 Come notava perentoriamente il Convegno di Verona, è “essenziale ‘accelerare l’ora dei laici’, rilanciandone l’impegno ecclesiale e secolare, senza il quale il fermento del Vangelo non può giungere nei contesti della vita quotidiana, né penetrare quegli ambienti più fortemente segnati dal processo di secolarizzazione (…). Riconoscere l’originale valore della vocazione laicale significa, all’interno di prassi di corresponsabilità, rendere i laici protagonisti di un discernimento attento e coraggioso, capace di valutazioni e di iniziativa nella realtà secolare, impegno non meno rilevante di quello rivolto all’azione più strettamente pastorale. Occorre pertanto creare nelle comunità cristiane luoghi in cui i laici possano prendere la parola, comunicare le loro esperienza di vita, le loro domande, le loro scoperte, i loro pensieri sull’essere cristiani nel mondo. Solo così potremo generare una cultura diffusa, che sia attenta alle dimensioni quotidiane del vivere. Perché ciò avvenga dobbiamo operare per una complessiva crescita spirituale e intellettuale, pastorale e sociale, frutto di una nuova stagione formativa per i laici e con i laici, che porti alla maturazione di una piena coscienza ecclesiale e abiliti a un’efficace testimonianza nel mondo. Questo percorso richiede la promozione di forme di spiritualità tipiche della vita laicale, affinché l’incontro con il Vangelo generi modelli capaci di proporsi per la loro intensa bellezza”.(Rigenerati per una speranza viva, 26). 17 Anche a questo riguardo il medesimo Convegno aveva parole molto chiare, che probabilmente non è inutile riprendere in considerazione: “Negli ultimi tempi i fedeli laici sono stati protagonisti di un’intensa esperienza ecclesiale, che ha permesso alle diverse realtà aggregative — associazioni, movimenti e comunità di antica o di recente origine — di sperimentare la ricchezza di un percorso che avvicina le esperienze e le sensibilità, facendo scoprire a tutti il valore che l’essere insieme aggiunge alle proprie iniziative, condotte come espressione corale di una testimonianza cristiana che, pur nelle molteplici forme, attinge all’unico Vangelo ed è animata dalla stessa volontà di manifestarlo nel mondo. Occorre accelerare il cammino intrapreso, che porta a una fisionomia laicale non omologata né uniforme, non dispersa né contrapposta, ma animata da uno spirito di comunione che sa generare una testimonianza unitaria, benché differenziata nelle sensibilità e nelle forme. Al di fuori della comunione, infatti, non si dà autentica testimonianza cristiana” (ib., 27). 27 veramente indispensabile non disperdere le forze e intensificare la collaborazione e la collegialità fra tutti i responsabili pastorali – sacerdoti, preti, diaconi, animatori, catechisti e altri volontari. La dinamica comunitaria fa uscire dal chiuso, suscita apertura, partecipazione, condivisione di progetti comuni e genera sempre novità di vita. Infatti il Vangelo “scardina le chiusure egoistiche e pregiudiziali, la mentalità individualista, per aprire ad una visione dove l’unico criterio del pensare e dell’agire è il Vangelo vissuto insieme” (C. Mazza). Come singoli e più ancora come comunità cristiana siamo chiamati a essere testimoni concreti ed efficaci dell’amore di Dio per ogni persona, dal momento che Dio ha scelto di operare nel mondo là “dove la sua buona volontà si realizza” (J. Werdick), cioè “nell’agire di quanti s’impegnano a trasformare il mondo secondo la sua volontà” (G. Ferretti). 28 6. CONCRETAMENTE Come appare dall’enumerazione tratteggiata, il nuovo anno pastorale ci vede immersi nei medesimi impegni già dissodati negli scorsi anni. Questa scelta, da una parte, conferma la validità delle priorità emerse e delle opzioni compiute; dall’altra, mentre prendiamo atto delle positive sperimentazioni attuate da molti, verifichiamo che esse meritano di essere divulgate con maggiore convinzione e un’adesione più generalizzata. Per tentarne un’ulteriore sintesi che ne faciliti la visione complessiva e ne evidenzi la possibilità di aderirvi e l’utilità che ne conseguirebbe, è bene innanzitutto ribadire la centralità della scelta educativa enunciata in Educare alla vita buona del Vangelo: si tratta di un panorama di impegni che nessuna istituzione educativa può considerare esaurito, ma che, a mano a mano che lo si esplora, manifesta sempre più profonde urgenze. La nostra Chiesa vi ha aderito con impegno, proponendosi di sviluppare il rapporto parrocchia-famiglia in tutte le implicazioni di collaborazione e corresponsabilità che l’attuale emergenza educativa pretende. In quest’ambito la duplice scelta – dei giovani e degli adulti – da collocare al centro dell’attenzione catechistica e pastorale si è imposta quasi naturalmente, in presenza come siamo di una loro sempre maggiore estraneità nei confronti della proposta religiosa. Allo stesso modo abbiamo maturato il convincimento che solo da un’opera formativa che coinvolgesse più responsabilmente le famiglie (a partire dal battesimo dei figli fin oltre la conclusione della catechesi in vista dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, e poi dopo, ricominciando dalla preparazione al matrimonio e continuando nei gruppi di giovani sposi) poteva venire una riscoperta della capacità della fede di arricchire di un surplus di senso ogni 29 stagione e impegno della vita (specie quelli educativi e di coerenza e testimonianza). Non posso tacere che l’esperienza della visita pastorale che sto attuando mi ha consentito non solo di venire più strettamente a contatto con la gran mole di bene che ogni parrocchia promuove, ma anche con le sfide che essa deve affrontare e i segnali di criticità che manifesta. Tra gli altri, tre mi si sono presentati con una particolare forza: l’elevato numero di coppie già conviventi che si avvicinano al matrimonio religioso, la percentuale modesta dei frequentanti la messa domenicale, e, forse soprattutto, il gran numero di giovani e adulti che pur avendo compiuto tutti i passaggi di un’iniziazione cristiana “completa”, negli anni si sono allontanati dalla pratica religiosa (e dalla fede) e sembrano assai poco interessati a riaprirne il discorso, e così si emarginano progressivamente dalla comunità dei credenti, fino a trovarsi sempre più vicino alla “soglia”, per poi finire di uscirne in modo apparentemente indolore e senza rimpianti; come pure i molti che, pur chiedendo alla parrocchia qualche “servizio” religioso, praticamente non ne condividono la vita e i valori18. Si tratta di evidenze che non possono non essere lette come denuncia dei limiti di una certa catechesi, troppo staccata dalla vita, troppo autoreferenziale rispetto alle famiglie e al quotidiano, di una pastorale troppo finalizzata alla celebrazione dei sacramenti più che all’implementazione della vita di fede da sperimentare e alimentare nella comunità e da vivere nel mondo. Con la duplice 18 A questi vanno aggiunti numerosi altri fatti, di cui si ha precisa consapevolezza e che vanno nella stessa direzione: la difficoltà di impiantare una generalizzata pastorale post-battesimale, la scarsa presenza alla messa domenicale dei bambini e dei ragazzi del catechismo, la superficiale rispondenza di molti genitori ad un coinvolgimento profondo nel percorso catechistico dei figli (tutti fattori che, contro ogni volontà e nonostante la gran mole di impegno profuso, finiscono per snaturare l’iniziazione cristiana riducendola a poco più che esteriore tappa di crescita sociale o mondana occasione di festa parentale); a ciò si aggiungono, a completare un quadro di evidente fine della cristianità, il progressivo allontanamento dei giovani e la latitanza della maggior parte degli adulti dalle proposte di formazione permanente. 30 conseguenza che le nostre comunità si sono progressivamente impoverite e chiuse in se stesse e che molti battezzati hanno rinunciato a sperimentare la possibilità del Vangelo di dare un senso nuovo e diverso alle loro vite. Anche il Papa manifesta chiaramente la sua preoccupazione per chi “non sperimenta la propria appartenenza alla Chiesa” anche per “un clima poco accogliente in alcune delle nostre parrocchie e comunità” (Evangelii gaudium, 63). Con il corollario che anche molti di coloro che ancora frequentano – e le stesse comunità credenti nel loro complesso – hanno finito con l’appiattirsi sui “valori” del mondo, con l’adattarsi ad un modello di vita ripiegato sul privato e sul benessere materiale, in drammatica contraddizione con lo stile delle beatitudini che pretendono quella “conversione pastorale e missionaria” che il Papa non cessa di additare. È per questo che siamo invischiati una certa fatica a fare emergere dalle parrocchie, anche con iniziative di catechesi catecumenale e di nuova evangelizzazione in sintonia con le più sentite esigenze evangelizzatrici, dei laici veramente maturi, cui affidare, dopo un opportuno percorso di preparazione, compiti di vera responsabilità in settori nevralgici della pastorale, che necessitano della loro opera e non solo per l’attuale carenza e invecchiamento del clero. Si tratta, come è evidente, di sfide che una secolarizzazione pervasiva, la quale ha minato profondamente la capacità della pastorale tradizionale di incidere nella vita di molte persone, pone all’evangelizzazione, e che mettono in crisi impianti pastorali ricchi di solide tradizioni, in passato del tutto soddisfacenti, ma incapaci di reggere il confronto con la (post)modernità. Esse non possono essere sottaciute, anzi devono essere assunte da una seria operazione di riflessione e più profondamente di discernimento, per scorgere in essi non solo dei problemi, ma anche delle possibilità, autentiche “vocazioni” di cui i segni dei tempi sono portatori: altrettanti motivi che sconsigliano dal cercare piccoli ritocchi o modesti aggiustamenti incapaci di imprimere ai nostri impianti pastorali il necessario cambio di marcia: essi di poco potrebbero ovviare a un’opera di conservazione ormai scarsamente producente e non garantirebbero dai rischi, non peregrini e tuttora incombenti, del clericalismo e dell’autoreferenzialità, della sufficienza e della chiusura. Le parole pronunciate dal Papa in un’udienza generale additano 31 1 egregiamente le strade che la Chiesa è chiamata oggi a percorrere: “Uscire con coraggio e pazienza da se stessi e dalle comunità per andare lì dove gli uomini e le donne vivono, lavorano e soffrono e annunciare loro la misericordia del Padre che si è fatto conoscere agli uomini in Gesù di Nazaret. Ora siamo minoranza: sentiamo il fervore, lo zelo apostolico di andare e uscire e trovare le altre 99 pecore? È più facile ‘pettinare’ o accarezzare quell’unica pecorella... Quando una comunità è chiusa, è sterile. La fecondità del Vangelo viene per la grazia di Gesù, ma anche attraverso la nostra predicazione, il nostro coraggio, la nostra pazienza”. E ai vescovi brasiliani ha sottoposto delle ipotesi che anche noi non solo non possiamo eludere, ma che dobbiamo con coraggio percorrere in tutta la loro urgenza e radicalità: a coloro che l’abbandonano, “forse la Chiesa è apparsa troppo debole, forse troppo lontana dai loro bisogni, forse troppo povera per rispondere alle loro inquietudini, forse troppo fredda nei loro confronti, forse troppo autoreferenziale, forse prigioniera dei propri rigidi linguaggi”. 32 7. PROGETTI E INIZIATIVE Alla luce di quanto fin qui detto e delle evidenze che la visita pastorale, per quanto ancora in corso, già ha manifestato, propongo una serie di progetti e iniziative che affido in particolare alle singole vicarie, veri snodi vitali dell’intera diocesi. Queste indicazioni, pur coprendo l’intero arco della pastorale, si innestano con evidenza sulle scelte compiute in questi anni e le innervano delle urgenze e novità maturate nel corso del cammino. Da una loro consapevole e convinta adesione l’opera evangelizzatrice di ogni organismo di Chiesa potrà migliorare in chiarezza, coerenza ed efficacia, che ciascuno è chiamato ad arricchire di un originale e indispensabile contributo nella direzione di una comunione ecclesiale sempre più profonda. Il tutto nella convinta adesione al pressante invito espresso recentemente dal Papa ai vescovi italiani: “Accompagnate con larghezza la crescita di una corresponsabilità laicale; riconoscete spazi di pensiero, di progettazione e di azione alle donne e ai giovani: con le loro intuizioni e il loro aiuto riuscirete a non attardarvi ancora su una pastorale di conservazione – di fatto generica, dispersiva, fram mentata e poco influente – per assumere, invece, una pastorale che faccia perno sull’essenziale”. 1. Missione alla famiglia La centralità della famiglia è un tema talmente dibattuto da apparire persino scontato. Non altrettanto si può dire dell’efficacia della pastorale familiare che, nonostante le affermazioni di principio e i buoni propositi, continua a faticare a trovare forme per declinarsi 33 utilmente sia nella versione della famiglia come destinataria, sia in quella più profondamente da dissodare della famiglia come agente di pastorale. È nostra intenzione, sulla scia di quanto progettato e realizzato in questi anni, compiere insieme significativi passi in avanti. Chiamiamo in causa innanzitutto la responsabilità di ciascuna vicaria, a partire dai parroci e dai loro collaboratori, come pure dai gruppi più maturi ed attivi, a cui affidiamo il compito di compiere un evangelico e comunitario discernimento, sulla situazione della pastorale familiare, su quanto si fa ed è utile continuare, su quanto non si fa e si potrebbe impostare, su ciò che va modificato, probabilmente nella direzione della pastorale d’insieme oggi indispensabile. Con l’obiettivo di dare origine – a partire da una riflessione profonda quest’anno, che possa dispiegarsi in frutti operativi il prossimo - ad iniziative che si rivolgano alle quattro categorie di persone all’interno delle famiglie: i ragazzi, i giovani, gli adulti, gli anziani. A ciascuno di essi, e con particolare attenzione alla formazione dei loro educatori, sarà opportuno programmare a rotazione, per tre mesi, iniziative specifiche, che ne promuovano la centralità nella comunità parrocchiale, l’attenzione che si riserva loro, le responsabilità, ad intra e ad extra, che loro competono. 2. Revisione della catechesi Anche questo è un tema cruciale e dibattuto, pure in recenti, densi documenti ufficiali, che meritano di essere accolti: da essi potranno venire utili stimoli e indicazioni per smuovere una situazione in troppe realtà ferma a forme la cui scarsa utilità è ormai ampiamente dimostrata; anche se permane una forte resistenza ad una presa di coscienza che attivi un vero cambiamento. Al riguardo due direzioni di impegno: – la catechesi da 0 a 6 anni (si confronti l’ancora attuale nota pastorale dei vescovi del Piemonte Una Chiesa madre), che dovrà rivolgersi ai genitori che chiedono il Battesimo dei loro figli, allo scopo di coinvolgerli in un accompagnamento, da supportare e guidare, fino all’inizio della catechesi elementare; – il più generale rinnovamento dell’intera opera catechistica, secondo le linee indicate dall’ultimo documento CEI, Incontriamo 34 Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia. Si tratta di un testo veramente ricco di analisi e suggerimenti, che hanno il merito di collocarsi con molta chiarezza nel solco delle indicazioni CEI per il decennio Educare alla vita buona del Vangelo e, più ancora, dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium. Ci si limita qui ad alcuni cenni, che intercettano con particolare puntualità vari nodi problematici più volte evidenziati in queste pagine e che chiedono di essere affrontati adeguatamente: • la visione della catechesi come “processo armonico, organico e globale, nel quale distinti passaggi si compenetrano in vista della maturazione del cristiano” (27); e ciò nell’ambito di una chiara “ispirazione catecumenale” (5), dove l’iniziazione cristiana assume i caratteri di “tirocinio globale e immersione nel mistero pasquale” (52); • la centralità del primo annuncio che “oggi è una dimensione che deve attraversare ogni proposta pastorale, anche quelle rivolte ai battezzati: di esso ‘vanno innervate tutte le azioni pastorali’ ”(23); più precisamente: “La conversione missionaria dell’azione ecclesiale esige che si riporti al centro il primo annuncio della fede” (33); per questo è necessario “aiutare le comunità cristiane, cominciando dalle parrocchie, a strutturare in modo missionario le loro azioni e la loro presenza” (ib.); • in tale contesto il posto non secondario assegnato alla necessità di iniziative di “risveglio della fede” nell’ambito della “priorità della catechesi degli adulti e dei giovani” (45); • con la segnalazione che “un’attenzione particolare andrà riservata alla prima fase dell’età adulta, quando si assumono nuove responsabilità nel campo del lavoro, della famiglia e della società” (24); • e con una particolare sottolineatura dell’attenzione da riservare alle esperienze umane fondamentali che si propongono come altrettante “soglie di senso” e quindi come “potenziali soglie della fede” (46 e sgg.)19 19 È evidente, specie ma non solo su questo punto, il riferimento alle acquisizioni del Congresso di Verona, come anche il rimando più volte esplicitato alla Lettera ai cercatori di Dio, come pure alla Nota sul primo annuncio del Vangelo Questa è la nostra fede e alle tre Note pastorali sull’iniziazione cristiana, la cui ancora attuale validità è qui confermata e riproposta. 35 Come appare da questi brevi cenni, il documento delinea un panorama di catechesi e di pastorale dai caratteri profondamente rinnovati; esso invita con insistenza e capacità di convincimento ad andare oltre i limiti in cui le nostre comunità a volte si dibattono, in cui iniziative generose ma disarticolate e “forme usuali di catechesi talvolta debitrici di modelli che le condannano all’inefficacia” (52), ancora non hanno consentito un compiuto traghettamento da “una catechesi della dottrina cristiana” ad “una catechesi per la vita cristiana” che già additavano i catechismi CEI, dove “non si fatica a riconoscere che, nonostante l’impegno profuso, la distanza dalla meta rimane sempre ampia” (14). Tutto ciò nella consapevolezza, da promuovere e vivere, di un diverso protagonismo dell’intera comunità nel compito della catechesi, dal momento che “solo nell’ambito di una comunità viva la catechesi può portare frutto e possono nascere evangelizzatori e catechisti validi, che sappiano proporre l’annuncio della fede mediandolo con la vita” (64). In sintesi, l’intero documento – come fanno anche, più modestamente, questi Orientamenti - si (ci) propone di prendere sul serio i concreti e brucianti interrogativi proposti con la solita chiarezza dal Papa, citati al n. 98: “ Com’è la pastorale delle nostre diocesi e parrocchie? Rende visibile l’essenziale, cioè Gesù Cristo? Le diverse esperienze, caratteristiche, camminano insieme nell’armonia che dona lo Spirito Santo? Oppure la nostra pastorale è dispersiva, frammentaria, per cui alla fine, ciascuno va per conto suo?”. 3. Convegni successivi alla visita pastorale È giustamente diffusa l’esigenza che la visita pastorale non rimanga un episodio isolato, per quanto positivo. Le sue potenzialità di conferma nella fede e di rinnovamento della pastorale potranno essere esplorate e messe a frutto da convegni post-visita da realizzare in ogni vicaria: partendo dalle analisi fatte in quell’occasione, dai problemi affrontati, dalle carenze denunciate, dalle proposte emerse, si prenderanno in esame gli aspetti principali della pastorale di ogni vicaria (e parrocchia) per aggiornarli e sintonizzarli sulle opzioni diocesane e sui forti input dei vescovi e del Papa. 36 4. Rilettura del Sinodo Diocesano La distanza dalla sua celebrazione, resa più evidente dall’accelerazione dei fatti (anche di Chiesa), ci convince dell’opportunità di rivederne le linee guida e le scelte operative, anche qui per aggiornarle in modo che il positivo che contengono, e che in questi anni si è dispiegato, non sia soffocato dall’usura del tempo e dal mutamento delle circostanze. Anche a questo riguardo si tratta di rispondere meno inadeguatamente alle molteplici e assai diversificate esigenze dell’odierna evangelizzazione, che si proponga di uscire dal circolo vizioso di tradizioni ormai sterili o scarsamente efficaci. Perciò sottoscrivo volentieri, attualizzandolo, il convincimento che il mio predecessore e promotore del sinodo scriveva nella presentazione del Libro sinodale: “Si tratta di obiettivi assai concreti e già da tempo perseguiti in diocesi, per cui non si parte affatto da zero. È necessario pero ridare nuovo slancio e vigore al cammino intrapreso, con gradualità certamente ma pure con determinazione, senza attendere troppo, sempre nel contesto diocesano, poiché questa è la tipica caratteristica sinodale. In questo orizzonte dobbiamo ritrovarci tutti, Pastori e fedeli, parrocchie e comunità, associazioni, movimenti, gruppi ed aggregazioni varie. Invito perciò tutti ad assumersi volenterosamente e gioiosamente questi impegni comuni per essere Chiesa e vivere ed operare nella vera comunione di Cristo, perché il Sinodo diventi ciò che è”. 5. Centralità della programmazione diocesana Si tratta di una vexata quaestio non assente neppure nell’affermazione precedente, che però non riesce a perdere attualità. Chi ne è convinto e la accoglie come servizio e opportunità, ne ricava indubbi benefici non solo in fatto di analisi, proposte e operatività, ma anche, e più profondamente, come vita di fede. Tutte le associazioni e i movimenti, per quanto ricchi di storia e di caratteri unici che costituiscono il vario patrimonio loro e della Chiesa, non possono esimersi dal confrontarsi con la programmazione diocesana, di più, dovrebbero partire da essa per delineare, di anno in anno, le loro scelte e attività. Se ne avvantaggerebbe la comunione ecclesiale, sia nei momenti 37 liturgici più significati, spesso disertati proprio da interi gruppi “ecclesiali”, sia nel quotidiano cammino di maturazione e sequela dell’intero popolo di Dio nelle sue varie articolazioni. Da parte loro i movimenti e le associazioni, nei loro rispettivi gruppi, vivrebbero con più profonda consapevolezza la loro appartenenza all’unica Chiesa di Dio, nel cui grembo far crescere i propri membri e portare frutti per la comune utilità. Ormai a metà del decennio dedicato dalla CEI all’educazione risuona con immutato valore – e anche non senza più di un rammarico – il suo forte monito: “La separazione e la reciproca estraneità dei cammini formativi (…) indebolisce l’efficacia dell’azione educativa fino a renderla sterile. Se si vuole che essa ottenga il suo scopo, è necessario che tutti i soggetti coinvolti operino armonicamente verso lo stesso fine. Per questo occorre elaborare e condividere un progetto educativo che definisca obiettivi, contenuti e metodi su cui lavorare” (cit, 35). 6. Le celebrazioni eucaristiche dove non si celebra la Messa domenicale È un argomento su cui hanno riflettuto i vescovi del Piemonte, anche in risposta all’invito del Papa a “immaginare spazi di preghiera e di comunione con caratteristiche innovative, più attraenti e significative” (Evangelii gaudium, 73); perciò è stata decisa la pubblicazione di un opuscolo contenente la proposta di varie celebrazioni liturgiche approvate, da far precedere e che accompagnino la distribuzione della comunione dove non viene celebrata la messa domenicale. Questa iniziativa chiama evidentemente in causa, oltre i diaconi normalmente a ciò preposti, gli oltre 6oo ministri straordinari della comunione presenti in diocesi, ma anche le suore e i consacrasti cui demandare simili celebrazioni. Ad essi è affidato il compito di aggiornarsi per guidare con maggiore ricchezza di strumenti le celebrazioni domenicali nelle chiese che non possono essere raggiunte dal sacerdote. Ne trarranno certo beneficio non solo i molti anziani che vivono in zone isolate, che così non saranno privati della possibilità di incontrarsi con la Parola viva del Signore e con la sua Persona nell’eucaristia, ma anche le relazioni di vicinato e amicizia potranno essere vivi38 ficate dal ripristino di momenti di fraternità e preghiera rinnovati e adatti ai tempi. 7. La preghiera in famiglia Occupa l’ultimo posto di questo elenco, ma a nessuno può sfuggire il suo valore di strumento principe di evangelizzazione e suo culmine, oltre che degna chiusura di indicazioni che hanno preso le mosse dall’evangelizzazione e dalla famiglia e che con essa si concludono. La preghiera in famiglia può e deve accompagnare la maturazione nella fede e la coerenza nella vita non solo di ciascun membro, ma farla crescere nel suo insieme come chiesa domestica che vive la grazia del sacramento, la fertilità dell’amore, la responsabilità dell’educazione reciproca, la vocazione a mettersi a disposizione degli altri. Si tratta, come ha detto il Papa con la consueta freschezza in un’omelia feriale a commento della vocazione del profeta Elia, di accettare, personalmente e come famiglia, di “entrare in un processo”: “Il Signore, quando vuole darci una missione, vuole darci un lavoro, ci prepara. Ci prepara per farlo bene, come ha preparato Elia. E il più importante di questo non è che lui abbia incontrato il Signore: no, no, questo sta bene. L’importante è tutto il percorso per arrivare alla missione che il Signore confida. E questa è la differenza tra la missione apostolica che il Signore ci dà e un compito (…). Quando il Signore dà una missione, sempre fa entrare noi in un processo, un processo di purificazione, un processo di discernimento, un processo di obbedienza, un processo di preghiera”. E “la fedeltà a questo processo”, prosegue Papa Francesco, è quella di “lasciarci condurre dal Signore”. Avviandomi alla conclusione, mi piace ribadire con il Papa, che la minaccia più grande che incombe su molto nostro agire pastorale è quel “grigio pragmatismo della vita quotidiana della Chiesa, nel quale tutto apparentemente procede nella normalità, mentre in realtà la fede si va logorando” (83). Per questo occorre che recuperiamo e accresciamo il fervore, quella che Paolo VI, citato da Papa Francesco, definiva “la dolce e confortante gioia di evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime (…). Possa 39 2 il mondo del nostro tempo – che cerca ora nell’angoscia, ora nella speranza – ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradi fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo”. Per fare questo occorre “tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo”, senza aver timore di provare “nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale”. Perché “in realtà, ogni autentica azione evangelizzatrice è sempre ‘nuova’ (…). Gesù Cristo può anche rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo e ci sorprende con la sua costante creatività divina” (11). Di qui l’audace e consolante conclusione dei primi due densi capitoli dell’Esortazione apostolica, con cui mi è gradito chiudere questo documento: “ Le sfide esistono per essere superate. Siamo realisti, ma senza perdere l’allegria, l’audacia e la dedizione piena di speranza! Non lasciamoci rubare la forza missionaria!” (109). Affido all’intercessione della Madonna, con la preghiera dell’ultima pagina dell’Evangelii gaudium, questi progetti: spero possano essere ampiamente condivisi, dal momento che l’unico loro scopo è quello di rendere la nostra diocesi e tutte le nostre comunità sempre più rispondenti a quella fisionomia testimoniale e missionaria che il Papa non cessa di proporre. ✢ Giacomo Lanzetti Vescovo 40 DIOCESI DI ALBA CALENDARIO Pastorale INIZIATIVE E PROPOSTE 2014/15 Calendario date Formazione del clero e laicato Uffici diocesani Movimenti e Associazioni Feste liturgiche ed eventi diocesani Giornate nazionali Visita Pastorale di mons. Vescovo SETTEMBRE 2014 1 LUNEDÌ 9a Giornata per la salvaguardia del creato 2 MARTEDÌ 3 MERCOLEDÌ 4 GIOVEDÌ 5 VENERDÌ 6 SABATO 7 DOMENICA 8 LUNEDÌ 9 MARTEDÌ 42 10 MERCOLEDÌ Natività della Beata Vergine Maria 11 GIOVEDÌ Altavilla – Incontro di formazione dei sacerdoti, ore 9,30 12 VENERDÌ SS. Nome di Maria 13 SABATO Alba – Vescovado Iscrizioni alla scuola di Musica Sacra, ore 15 - 17 14 DOMENICA Esaltazione della Santa Croce 15 LUNEDÌ 16 MARTEDÌ 17 MERCOLEDÌ 18 GIOVEDÌ Altavilla – Incontro di formazione dei sacerdoti, ore 9,30 19 VENERDÌ 20 SABATO Alba – Vescovado Iscrizioni alla scuola di Musica Sacra, ore 15 - 17 21 DOMENICA 22 LUNEDÌ 23 MARTEDÌ Cinzano, Chiesa di Santa Paola Gruppo Padre Pio, S. Rosario e S. Messa con mons. Vescovo, ore 20,30 24 MERCOLEDÌ 25 GIOVEDÌ Alba – Vescovado Incontro consultori, ore 10,00 43 26 VENERDÌ 27 SABATO Alba – Seminario Corso futuri educatori, ore 20,30 Alba – Vescovado Iscrizioni alla scuola di Musica Sacra, ore 15 - 17 Altavilla – Ufficio Migrantes Formazione volontariato della Migrantes, ore 15,00 28 DOMENICA 28/09 – 02/11 Visita Pastorale Vicaria Valle Tanaro 29 LUNEDÌ 30 MARTEDÌ OTTOBRE2014 1 MERCOLEDÌ 44 2 GIOVEDÌ Alba – Vescovado Incontri con i responsabili degli uffici, ore 9,30 3 VENERDÌ Alba – Casa S. Giuseppe Figlie di S. Paolo Gruppo Adorazione e Vita, rosario, adorazione e S. Messa, ore 15,30 4 SABATO S. Francesco d’Assisi 5 DOMENICA S. Vittoria d’Alba Incontro famiglie con castagnata, ore 16,00 Vicaria Sinistra Tanaro - Parrocchia S. Antonio Montà Inizio percorso in preparazione al matrimonio, ore 21 6 LUNEDÌ Alba – Seminario Ufficio catechistico, Incontro di formazione, ore 21,00 7 MARTEDÌ 8 MERCOLEDÌ 9 GIOVEDÌ Alba – Seminario Incontro di formazione dei sacerdoti, ore 9,30 10 VENERDÌ 11 SABATO 12 DOMENICA Alba – Seminario Ufficio catechistico, Incontro di formazione, ore 21,00 13 LUNEDÌ 14 MARTEDÌ Alba – Tempio di San Paolo Lunedì di S. Paolo, “L’antropologia paolina e le sfide del mondo contemporaneo”. Rel. mons. Carlo Molari igs, teologo, ore 21,00 Alba – Vescovado Consiglio diocesano per gli affari economici, ore 9,30 Altavilla – Incontro adultissimi, ore 10,00 15 MERCOLEDÌ La Morra – Veglia di preghiera presieduta da Mons. Vescovo in occasione dell’apertura del bicentenario delle Suore Luigine, ore 21,00 16 GIOVEDÌ 17 VENERDÌ Alba – Seminario Corso futuri educatori, ore 20,30 18 SABATO Veglia missionaria 45 19 DOMENICA 88ª Giornata missionaria mondiale 20 LUNEDÌ Alba – Via Mandelli Incontro di Mons. Vescovo con gli insegnanti di religione, ore 17,00 Alba – Seminario Ufficio catechistico, Incontro di formazione, ore 21,00 21 MARTEDÌ 22 MERCOLEDÌ 23 GIOVEDÌ 24 VENERDÌ 25 SABATO 26 DOMENICA 27 LUNEDÌ 28 MARTEDÌ 29 MERCOLEDÌ 30 GIOVEDÌ 31 VENERDÌ 46 Alba – Seminario Ufficio catechistico, Incontro di formazione, ore 21,00 NOVEMBRE 2014 Tutti i Santi 1 SABATO Giornata della santificazione universale Alba – San Damiano La Comunità, Informa Cristo, Gam Adorazione, ore 21,00 2 DOMENICA Commemorazione di tutti i fedeli defunti 3 LUNEDÌ Alba – Seminario Ufficio catechistico, Incontro di formazione, ore 21,00 4 MARTEDÌ 5 MERCOLEDÌ 6 GIOVEDÌ Alba - Casa S. Giuseppe Figlie di S. Paolo Gruppo Adorazione e Vita, rosario, adorazione e S. Messa, ore 15,30 7 VENERDÌ Alba – Via Mandelli Ufficio pastorale sociale e del lavoro, Corso formazione sociale, ore 21,00 Alba – Seminario Formazione educatori, ore 20,45 Altavilla – Associazione Papa Giovanni XXIII S. Messa presieduta da Mons. Vescovo in occasione dell’anniversario di morte di D. Oreste Benzi, ore 20,30 8 SABATO Vicaria Valle Tanaro - Parrocchia S. Antonio Magliano Inizio percorso in preparazione al matrimonio, ore 20,45 Vicaria del Roero - Parrocchia Spirito Santo Sommariva Perno Inizio percorso in preparazione al matrimonio, ore 20,45 09/11 – 21/12 Visita Pastorale Vicaria Valli Belbo e Tinella 64ª Giornata del ringraziamento 9 DOMENICA Castiglione Tinella – Incontro famiglie, ore 16,00 Altavilla – Giornata IV e V elementare, ore 9,00/16,30 47 10 LUNEDÌ Alba – Tempio di San Paolo Lunedì di S. Paolo, “Cristo vive in me: la proposta spirituale di Paolo”. Rel. don Giacomo Perego ssp, ore 21,00 Alba – Seminario Ufficio catechistico, Incontro di formazione, ore 21,00 11 MARTEDÌ 12 MERCOLEDÌ 13 GIOVEDÌ Alba – Seminario Incontro di formazione dei sacerdoti, ore 9,30 14 VENERDÌ Alba – Via Mandelli Ufficio pastorale sociale e del lavoro, Corso formazione sociale, ore 21,00 Alba – Seminario Corso futuri educatori, ore 20,30 15 SABATO Alba – Cattedrale Solennità della Chiesa locale, ore 16,00 16 DOMENICA Fossano Ufficio famiglia, Incontri Interdiocesani, ore 9,30-16,00 17 LUNEDÌ Alba – Seminario Ufficio catechistico, Incontro di formazione, ore 21,00 18 MARTEDÌ 19 MERCOLEDÌ Incontro adultissimi 20 GIOVEDÌ Presentazione della Beata Vergine Maria Giornata delle claustrali 21 VENERDÌ 48 Alba – Via Mandelli Ufficio pastorale sociale e del lavoro, Corso formazione sociale, ore 21,00 Incontro di formazione diaconi permanenti e aspiranti al diaconato, ore 18,00 - 20,00 22 SABATO Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo 23 DOMENICA Giornata di sensibilizzazione per il sostentamento del clero Giubileo della Diocesi di Marsabit Altavilla – Giornata I - II - III media, ore 9,00/16,30 24 LUNEDÌ Alba – Seminario Ufficio catechistico, Incontro di formazione, ore 21,00 25 MARTEDÌ 26 MERCOLEDÌ Roma – Udienza papale con la Cooperazione Paolina 27 GIOVEDÌ 28 VENERDÌ Alba – Via Mandelli Ufficio pastorale sociale e del lavoro, Corso formazione sociale, ore 21,00 Alba – Seminario Corso futuri educatori, ore 20,30 29 SABATO 30 DOMENICA 1a domenica di Avvento Giornata Giovanissimi 49 DICEMBRE 2014 1 LUNEDÌ 2 MARTEDÌ 3 MERCOLEDÌ Alba – Seminario Consiglio Pastorale e Consulta delle Aggregazioni Laicali, ore 21,00 Alba – Seminario Consiglio Presbiterale, ore 9,30 4 GIOVEDÌ Alba – Vescovado Il Vescovo inizia il percorso in preparazione alla cresima degli adulti e l’itinerario catecumenale per i sacramenti dell’iniziazione cristiana per gli adulti, ore 21,00 (prenotazioni presso la curia) 5 VENERDÌ Alba - Casa S. Giuseppe Figlie di S. Paolo Gruppo Adorazione e Vita, rosario, adorazione e S. Messa, ore 15,30 6 SABATO Alba – Seminario Ufficio liturgico, Incontro annuale per i ministri straordinari della S. Comunione, ore 15,00 7 DOMENICA 2a domenica di Avvento Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria 8 LUNEDÌ 50 9 MARTEDÌ Alba – Tempio di San Paolo Lunedì di S. Paolo, “Vivere il Vangelo secondo San Paolo: la spiritualità di don Alberione, del Can. Chiesa e di don Giaccardo”. Rel. don Angelo Colacrai ssp, ore 21,00 Alba – Vescovado Consiglio diocesano per gli affari economici, ore 9,30 10 MERCOLEDÌ 11 GIOVEDÌ Altavilla – Ritiro spirituale dei sacerdoti, ore 9,30 12 VENERDÌ Alba – Seminario Corso futuri educatori, ore 20,30 Alba – Casa Madre Figlie di San Paolo Ritiro spirituale per le religiose, ore 9,00 13 SABATO Alba – Seminario Ufficio pastorale giovanile e vocazionale settore ministranti Festa di Natale, ore 14,00/18,00 Vicaria del Roero - Parrocchia S. Giovanni B. Ceresole Inizio percorso in preparazione al matrimonio, ore 20,45 14 DOMENICA 3a domenica di Avvento 15 LUNEDÌ 16 MARTEDÌ 17 MERCOLEDÌ 18 GIOVEDÌ 19 VENERDÌ Incontro di formazione diaconi permanenti e aspiranti al diaconato, ore 18,00 - 20,00 Alba – Via Pola Ufficio Migrantes, Natale delle genti, ore 09,30 20 SABATO Alba – Gruppo Rinnovamento nello Spirito Evangelizzazione in strada con adorazione in Via Maestra, ore 20,30 4a domenica di Avvento 21 DOMENICA 22 LUNEDÌ Giubileo della Diocesi di Floresta 51 23 MARTEDÌ 24 MERCOLEDÌ 25 GIOVEDÌ Natale del Signore 26 VENERDÌ S. Stefano, primo martire 27 SABATO 27/12-03/01 Ufficio pellegrinaggi Pellegrinaggio diocesano in Terra Santa 28 DOMENICA Santa famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe 28/30 Sampeyre – Campo III media 29 LUNEDÌ 30 MARTEDÌ 31 MERCOLEDÌ GENNAIO2015 1 2 52 GIOVEDÌ VENERDÌ Maria Ss.ma Madre di Dio 48a Giornata della pace Alba - Casa S. Giuseppe Figlie di S. Paolo Gruppo Adorazione e Vita rosario, adorazione e S. Messa, ore 15,30 2-6 Sampeyre – Campo Giovanissimi e Giovani 3 SABATO 4 DOMENICA 5 LUNEDÌ Epifania del Signore 6 MARTEDÌ Giornata dell’infanzia missionaria Alba – Cattedrale Ufficio Migrantes, Festa dei popoli celebrazione con Mons. Vescovo, ore 10,30 7 MERCOLEDÌ 8 GIOVEDÌ Vicaria Valli Belbo e Tinella Parrocchia SS. Pietro e Paolo Neive Inizio percorso in preparazione al matrimonio, ore 21,00 9 VENERDÌ Vicaria di Alba - Parrocchia Mussotto Inizio percorso in preparazione al matrimonio, ore 21,00 10 SABATO Vicaria Sinistra Tanaro - Parrocchia S. Vittore Canale Inizio percorso in preparazione al matrimonio, ore 20,45 11 DOMENICA Battesimo del Signore 12 LUNEDÌ Alba – Tempio di S. Paolo Lunedì di S. Paolo “Don Alberione e il Can. Chiesa: interpreti di S. Paolo e testimoni del Vangelo” Rel. don Silvio Sassi, ssp, ore 21,00 Vicaria di Alba - Parrocchia N.S. della Moretta Inizio percorso in preparazione al matrimonio, ore 20,30 13 MARTEDÌ 14 MERCOLEDÌ 53 Alba – Seminario Incontro di formazione dei sacerdoti, ore 9,30 15 GIOVEDÌ Vicaria Sinistra Tanaro Parrocchia S. Martino Vezza d’Alba Inizio percorso in preparazione al matrimonio, ore 21,00 Incontro di formazione diaconi permanenti e aspiranti al diaconato, ore 18,00 - 20,00 16 VENERDÌ Alba – Seminario Corso futuri educatori, ore 20,30 26a Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei 17 SABATO Alba – Via Mandelli Ufficio ecumenismo, Riunione aperta giornata del dialogo con l’ebraismo, ore 21,00 Vicaria del Roero - Parrocchia S. Vittore Pollenzo Inizio percorso in preparazione al matrimonio, ore 21,00 101a Giornata del migrante e del rifugiato 18 DOMENICA Alba – Cattedrale Apertura settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, ore 21,00 Vicaria Cortemilia - Parrocchia Cortemilia Inizio percorso in preparazione al matrimonio, ore 17,00 19 LUNEDÌ 20 MARTEDÌ 21 MERCOLEDÌ 54 22 GIOVEDÌ Vicaria di Alba - Parrocchie Cristo Re, Divin Maestro e San Cassiano Inizio percorso in preparazione al matrimonio, ore 21,00 23 VENERDÌ Sala Alberione S. Paolo – Ufficio Comunicazioni Sociali Incontro di Mons. Vescovo con gli operatori della comunicazione sociale, ore 18,00 Alba – Seminario Formazione educatori, ore 20,45 S. Francesco di Sales, patrono dei giornalisti 24 SABATO Vicaria di Cherasco - Parrocchia S. Pietro Inizio percorso in preparazione al matrimonio, ore 21,00 Vicaria di Cherasco - Parrocchia M.V. Assunta Inizio percorso in preparazione al matrimonio, ore 20,45 Alba – Seminario Ufficio famiglia e CAV Preparazione alla Giornata per la vita, ore 15,30 - 17,30 25 DOMENICA Alba – Chiesa di S. Caterina Chiusura settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, ore 21,00 Fossano Ufficio famiglia Incontri Interdiocesani, ore 9,30 - 16,00 26 LUNEDÌ 27 MARTEDÌ 28 MERCOLEDÌ 29 GIOVEDÌ 30 VENERDÌ 31 SABATO 55 FEBBRAIO2015 37a Giornata per la vita 1 DOMENICA Alba – Cattedrale Celebrazione di Mons. Vescovo in occasione dell’anno per la vita consacrata, ore 10,30 Alba – S. Margherita Incontro famiglie, ore 16,00 2 LUNEDÌ Presentazione del Signore 19° Giornata della vita consacrata 3 MARTEDÌ Vicaria delle Langhe - Parrocchia Gallo Inizio percorso in preparazione al matrimonio, ore 20,45 4 MERCOLEDÌ 5 GIOVEDÌ 6 VENERDÌ Alba – Casa S. Giuseppe Figlie di S. Paolo Gruppo Adorazione e Vita rosario, adorazione e S. Messa, ore 15,30 Alba – Seminario Corso futuri educatori, ore 20,30 7 SABATO 8 DOMENICA 56 Alba – Seminario Ufficio liturgico, Corso per lettori, ore 15,00 Vicaria di Alba - Parrocchia Cattedrale S. Lorenzo Inizio percorso in preparazione al matrimonio, ore 21,00 Alba – Tempio di S. Paolo Ufficio Migrantes, Festa in occasione della memoria di S. Giuseppina Bakita e Santi dell’immigrazione, ore 15,00 9 LUNEDÌ Alba – Tempio di S. Paolo Lunedì di S. Paolo “S. Paolo e lo sport” Rel. dr. Edio Costantini, Csi, ore 21,00 10 MARTEDÌ 23a Giornata del malato 11 MERCOLEDÌ La Morra – Casa di Riposo “Santissimo Crocifisso” Ufficio Pastorale della Salute, Celebrazione eucaristica, ore 10,00 Alba – Ospedale S. Lazzaro Celebrazione eucaristica, ore 16,00 12 GIOVEDÌ Alba – Seminario Incontro di formazione dei sacerdoti, ore 9,30 13 VENERDÌ Alba – Seminario Ufficio liturgico, Corso per lettori, ore 15,00 14 SABATO Alba – Cattedrale Ufficio famiglia e Pastorale Giovanile Festa di S. Valentino con S. Messa presieduta da Mons. Vescovo, ore 18,00 15 DOMENICA 16 LUNEDÌ 17 MARTEDÌ 18 MERCOLEDÌ Mercoledì delle ceneri 19 GIOVEDÌ 20 VENERDÌ Incontro di formazione diaconi permanenti e aspiranti al diaconato, ore 18,00 - 20,00 21 SABATO Alba – Seminario Ufficio liturgico, Corso per lettori, ore 15,00 Alba – Cattedrale Veglia di quaresima di fraternità 57 22 DOMENICA 1a domenica di Quaresima Altavilla – Festa diocesana AC, ore 15,00 23 LUNEDÌ 24 MARTEDÌ Alba – Vescovado Consiglio diocesano per gli affari economici, ore 9,30 25 MERCOLEDÌ 26 GIOVEDÌ 27 VENERDÌ Alba – Seminario Corso futuri educatori, ore 20,30 28 SABATO Alba – Seminario Ufficio liturgico Corso per lettori, ore 15,00 MARZO2015 2a domenica di Quaresima 1 DOMENICA Altavilla – Ufficio missionario, Giornata di formazione Narzole – Incontro famiglie, ore 16,00 2 LUNEDÌ 3 MARTEDÌ 4 MERCOLEDÌ 58 5 GIOVEDÌ Incontro adultissimi 6 VENERDÌ Alba - Casa S. Giuseppe Figlie di S. Paolo Gruppo Adorazione e Vita rosario, adorazione e S. Messa, ore 15,30 Alba – Seminario Ufficio liturgico, Corso per lettori, ore 15,00 7 SABATO Vicaria di Cherasco - Parrocchia SS. Nazario e Celso Narzole Week-end in preparazione al matrimonio, ore 9,00 3ª domenica di Quaresima 8 DOMENICA Fossano Ufficio famiglia, Incontri Interdiocesani, ore 9,30-16,00 Altavilla – Giornata IV e V elementare, ore 9,00-16,30 9 LUNEDÌ Alba – Tempio di S. Paolo Lunedì di S. Paolo “Dov’è la sapienza? Dov’è il dotto?” (1Co 1,20) Rel. don Romano Penna, biblista, ore 21,00 10 MARTEDÌ 11 MERCOLEDÌ 12 GIOVEDÌ Altavilla – Ritiro spirituale dei sacerdoti, ore 9,30 13 VENERDÌ 14 SABATO 15 DOMENICA Alba – Seminario Ufficio liturgico, Corso per lettori, ore 15,00 4a domenica di Quaresima Alba – Seminario Formazione educatori, ore 20,45 16 LUNEDÌ 17 MARTEDÌ 18 MERCOLEDÌ Alba – Seminario Consiglio Pastorale, ore 21,00 59 S. Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria 19 GIOVEDÌ 20 VENERDÌ 21 SABATO 22 DOMENICA Alba – Seminario Consiglio Presbiterale, ore 9,30 Incontro di formazione diaconi permanenti e aspiranti al diaconato, ore 18,00 - 20,00 Alba – Seminario Corso futuri educatori, ore 20,30 Alba – Seminario Ufficio liturgico, Corso per lettori, ore 15,00 5a domenica di Quaresima Altavilla – Giornata I - II - III media, ore 9,00-16,30 23 LUNEDÌ 24 MARTEDÌ Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri Annunciazione del Signore 25 MERCOLEDÌ 26 GIOVEDÌ Alba – Santuario N.S. della Moretta Ufficio famiglia Festa della famiglia con le mamme in attesa con S. Messa presieduta da Mons. Vescovo, ore 18,00 Alba – Cattedrale Ufficio pastorale della salute, S. Messa e Unzione dei malati in preparazione alla S. Pasqua, ore 15,30 27 VENERDÌ 28 SABATO Domenica delle Palme e della Passione del Signore 29 DOMENICA 60 30 LUNEDÌ 31 MARTEDÌ 29ª Giornata della gioventù (celebrazione nelle diocesi) APRILE2015 1 MERCOLEDÌ 2 GIOVEDÌ Alba – Cattedrale S. Messa crismale ore 9,30 e pranzo comunitario in Seminario Giornata per le opere della Terra Santa 3 VENERDÌ Alba - Casa S. Giuseppe Figlie di S. Paolo Gruppo Adorazione e Vita rosario, adorazione e S. Messa, ore 15,30 4 SABATO 5 DOMENICA Pasqua del Signore 6 LUNEDÌ Lunedì dell’Angelo 7 MARTEDÌ 8 MERCOLEDÌ 9 GIOVEDÌ 10 VENERDÌ 11 SABATO 12 DOMENICA 13 LUNEDÌ 14 MARTEDÌ 15 MERCOLEDÌ 61 16 GIOVEDÌ 17 VENERDÌ 18 SABATO Incontro di formazione diaconi permanenti e aspiranti al diaconato, ore 18,00 - 20,00 Alba – Seminario Corso futuri educatori, ore 20,30 Vicaria di Alba - Parrocchia S. Margherita Inizio percorso in preparazione al matrimonio, ore 21,30 91a Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore 19 DOMENICA 19/4 – 24/6 Ostensione della Sindone, Giubileo salesiano (200 anni di don Bosco), presenza del S. Padre a Torino e Mini GMG (data da definire) 20 LUNEDÌ 21 MARTEDÌ 22 MERCOLEDÌ 23 GIOVEDÌ 24 VENERDÌ 25 SABATO Alba – Seminario Convegno ministranti 26 DOMENICA 52a Giornata di preghiera per le vocazioni 27 LUNEDÌ 28 MARTEDÌ 29 MERCOLEDÌ 62 30 GIOVEDÌ Alba – Seminario Ufficio catechistico, Incontro di formazione, ore 21,00 MAGGIO2015 1 - 3 Sampeyre Esercizi spirituali adulti e famiglie 1 VENERDÌ Alba - Casa S. Giuseppe Figlie di S. Paolo Gruppo Adorazione e Vita rosario, adorazione e S. Messa, ore 15,30 2 SABATO 3 DOMENICA Giornata di sensibilizzazione per il sostegno economico alla Chiesa Cattolica 4 LUNEDÌ 5 MARTEDÌ 6 MERCOLEDÌ 7 GIOVEDÌ 8 VENERDÌ Alba – Seminario Corso futuri educatori, ore 20,30 9 SABATO 10 DOMENICA 11 LUNEDÌ 12 MARTEDÌ 13 MERCOLEDÌ 14 GIOVEDÌ Pellegrinaggio adultissimi Alba – Seminario Incontro di formazione dei sacerdoti, ore 9,30 15 VENERDÌ Incontro di formazione diaconi permanenti e aspiranti al diaconato, ore 18,00 - 20,00 63 16 SABATO Alba – S. Giovanni Battista La Comunità, Informa Cristo e Gam “Che gioia, pregare con Maria, la madre di Gesù”, ore 21,00 Ufficio pastorale giovanile e vocazionale settore ministranti, Gita ad Arenzano 17 DOMENICA Ascensione del Signore 49° Giornata per le comunicazioni sociali 18 LUNEDÌ 19 MARTEDÌ 20 MERCOLEDÌ 21 GIOVEDÌ 22 VENERDÌ 23 SABATO PGV e Consulta delle aggregazioni laicali Veglia di pentecoste 24 DOMENICA Domenica di Pentecoste Torino – Basilica Maria Ausiliatrice Ufficio Migrantes, Pellegrinaggio Cristiani Cattolici Stranieri e Volontari della Migrantes 25 LUNEDÌ 26 MARTEDÌ Alba – Vescovado Consiglio diocesano per gli affari economici, ore 9,30 27 MERCOLEDÌ 28 GIOVEDÌ 29 VENERDÌ 30 SABATO 64 31 DOMENICA Santissima Trinità GIUGNO2015 1 LUNEDÌ 2 MARTEDÌ 3 MERCOLEDÌ 4 GIOVEDÌ 5 VENERDÌ Alba - Casa S. Giuseppe Figlie di S. Paolo Gruppo Adorazione e Vita rosario, adorazione e S. Messa, ore 15,30 6 SABATO 7 DOMENICA SS. Corpo e Sangue di Cristo 8 LUNEDÌ 9 MARTEDÌ 10 MERCOLEDÌ 11 GIOVEDÌ Monchiero – Santuario B.V. del Rosario Giornata di fraternità sacerdotale Sacratissimo Cuore di Gesù Giornata di santificazione sacerdotale 12 VENERDÌ Altavilla – Incontro congiunto Consiglio Presbiterale, Consiglio Pastorale, Consulta della Aggregazioni Laicali, Responsabili degli Uffici diocesani, ore 18,30 Incontro di formazione diaconi permanenti e aspiranti al diaconato, ore 18,00 - 20,00 13 SABATO Alba – Divin Maestro Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Vescovo in occasione del centenario di fondazione delle Figlie di San Paolo, ore 17,00 13 - 20 Sampeyre Campo IV - V elementare 65 14 DOMENICA 15 LUNEDÌ 16 MARTEDÌ 17 MERCOLEDÌ 18 GIOVEDÌ Altavilla Ufficio Migrantes, Festa del “Buon Incontro” Giornata di preghiera e riflessione, ore 15,00 19 VENERDÌ 20 SABATO 20 - 27 Sampeyre Campo IV - V elementare 20 - 27 Valdieri Campo I - II media 21 DOMENICA 22 LUNEDÌ 23 MARTEDÌ 24 MERCOLEDÌ Natività di San Giovanni Battista 25 GIOVEDÌ 26 VENERDÌ 27 SABATO 27 - 4 Valdieri Campo I - II media 28 DOMENICA Giornata per la carità del Papa 29 LUNEDÌ Santi Pietro e Paolo, apostoli 30 MARTEDÌ 66 27 - 4 Sampeyre Campo IV - V elementare LUGLIO2015 1 MERCOLEDÌ 2 GIOVEDÌ 3 VENERDÌ 4 SABATO 04 - 11 Sampeyre Campo III media 04 - 11 Valdieri Campo I - II media 5 DOMENICA 6 LUNEDÌ 7 MARTEDÌ 8 MERCOLEDÌ 9 GIOVEDÌ 10 VENERDÌ 11 SABATO 12 DOMENICA 13 LUNEDÌ 14 MARTEDÌ 15 MERCOLEDÌ 67 16 GIOVEDÌ 17 VENERDÌ 18 SABATO 19 DOMENICA 20 LUNEDÌ 21 MARTEDÌ 22 MERCOLEDÌ 23 GIOVEDÌ 24 VENERDÌ 25 SABATO 26 DOMENICA 27 LUNEDÌ 28 MARTEDÌ 29 MERCOLEDÌ 30 GIOVEDÌ 31 VENERDÌ 68 25 - 1/8 Sampeyre Campo giovanissimi AGOSTO 2015 1 SABATO 1 - 5 Sampeyre Settimana biblico-culturale e adultissimi 2 DOMENICA 3 LUNEDÌ 4 MARTEDÌ 5 MERCOLEDÌ 6 GIOVEDÌ Trasfigurazione del Signore 7 VENERDÌ 8 SABATO 8 - 16 Sampeyre Campo famiglie 9 DOMENICA 10 LUNEDÌ S. Lorenzo 11 MARTEDÌ 12 MERCOLEDÌ 13 GIOVEDÌ 14 VENERDÌ 15 SABATO Assunzione della Beata Vergine Maria 69 16 DOMENICA 17 LUNEDÌ 18 MARTEDÌ 19 MERCOLEDÌ 20 GIOVEDÌ 21 VENERDÌ 22 SABATO 23 DOMENICA 24 LUNEDÌ 25 MARTEDÌ 26 MERCOLEDÌ 27 GIOVEDÌ 28 VENERDÌ 29 SABATO 30 DOMENICA 31 LUNEDÌ 70 21 - 23 Sampeyre Campo giovani APPUNTAMENTI per il Clero 11 SETTEMBRE Altavilla Incontro di formazione Presentazione di Mons. Vescovo del documento “Una Chiesa in missione” (cfr. Crescere insieme, Chiesa e famiglie capitolo 4/4) per l’anno pastorale 2014-2015; confronto sulle proposte operative e comunicazione di eventi da inserire nella programmazione parrocchiale. Relazione di don Luigi Lucca, responsabile dell’Ufficio Catechistico Diocesano, sulle iniziative dell’anno pastorale, ore 9,30 18 SETTEMBRE Altavilla Incontro di formazione Incontriamo Gesù: presentazione degli Orientamenti CEI per la catechesi, a cura di S.E. mons. Luciano Pacomio, vescovo di Mondovì, ore 9,30 9 OTTOBRE Seminario Incontro di formazione a cura delle Suore Luigine “don Rubino: 200 anni di fondazione”, ore 9,30 13 NOVEMBRE Seminario Incontro di formazione a cura dell’Ufficio Missionario: “Giubileo della Diocesi di Marsabit (23.11.14) e della Diocesi di Floresta (21.12.14), ore 9,30 71 Altavilla Ritiro Spirituale Predicatore: S.E.R. mons. Gabriele Mana, ore 9,30 15 GENNAIO Seminario Incontro di formazione a cura dell’Ufficio Liturgico, ore 9,30 12 FEBBRAIO Seminario Incontro di formazione “Percorso di catechesi per gli adulti” Rel. don Giovanni Cesare Pagazzi, ore 9,30 12 MARZO Altavilla Ritiro Spirituale Predicatore: S.E.R. mons. Gabriele Mana, ore 9,30 2 APRILE Cattedrale S. Messa Crismale, ore 9,30 (e pranzo comunitario in seminario) 14 MAGGIO Seminario Incontro di formazione a cura dell’Ufficio Catechistico, ore 9,30 11 GIUGNO Giornata sacerdotale Monchiero, Santuario Beata Vergine del Rosario 72 3 11 DICEMBRE Vergine e Madre Maria, tu che, mossa dallo Spirito, hai accolto il Verbo della vita nella profondità della tua umile fede, totalmente donata all’Eterno, aiutaci a dire il nostro “sì” nell’urgenza, più imperiosa che mai, di far risuonare la Buona Notizia di Gesù. Tu, ricolma della presenza di Cristo, hai portato la gioia a Giovanni il Battista, facendolo esultare nel seno di sua madre. Tu, trasalendo di giubilo, hai cantato le meraviglie del Signore. Tu, che rimanesti ferma davanti alla Croce con una fede incrollabile, e ricevesti la gioiosa consolazione della risurrezione, hai radunato i discepoli nell’attesa dello Spirito perché nascesse la Chiesa evangelizzatrice. Ottienici ora un nuovo ardore di risorti per portare a tutti il Vangelo della vita che vince la morte. Dacci la santa audacia di cercare nuove strade perché giunga a tutti il dono della bellezza che non si spegne. Tu, Vergine dell’ascolto e della contemplazione, madre dell’amore, sposa delle nozze eterne, intercedi per la Chiesa, della quale sei l’icona purissima, perché mai si rinchiuda e mai si fermi nella sua passione per instaurare il Regno. Stella della nuova evangelizzazione, aiutaci a risplendere nella testimonianza della comunione, del servizio, della fede ardente e generosa, della giustizia e dell’amore verso i poveri, perché la gioia del Vangelo giunga sino ai confini della terra e nessuna periferia sia priva della sua luce. Madre del Vangelo vivente, sorgente di gioia per i piccoli, prega per noi. Amen. Alleluia (287). DIOCESI DI ALBA ORIENTAMENTI E CALENDARIO PASTORALE 2014-2015 Mons. Giacomo Lanzetti, Vescovo www.diocesidialba.it Una Chiesa in missione Orientamenti e calendario pastorale 2014-2015 (Crescere insieme, Chiesa e famiglia - cap. 4/4)
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