Spizzica.. Spizzica.. SETTIMANALE DI POLITICA E COSTUME Autorizzazione del tribunale di Siracusa n.2/2003 Spedizione in abbonamento postale Pubblicità inferiore al 70 % € 0,50 diretto da Salvo Benanti Telefono 0931412883. Email: [email protected] - tipografia LegoPrint srl Anno 26 FONDATO NEL 1988 N° 25/2014 Domenica 7 settembre 2014 Ridiamo dignità al Maniace Il castello di Federico non può essere il supporto di una discoteca. Basile: Sono per un uso più discreto e civile, ma a decidere è il Comune Ma davvero il castello di Federico può ridursi a supporto di una discoteca? Davvero la fortezza di Federico può ridursi a pre location di discoteca e beveroni? L’Arena Maniace nasce con la giunta Visentin, ma c’erano prescrizioni: Si decideva un cartellone di eventi che venivano sottoposti alla Soprintendenza che dava il suo nulla osta. Dopo, in occasione dell’evento, ma solo in occasione dell’evento, veniva autorizzato di volta in volta un punto ristoro. Allora come si è arrivati al megabar e alla discoteca quotidiana che oltre che volgarizzare l’area è anche dannosa per la struttura di pietra del castello (come spiega Salerno qui accanto)? Sembrerebbe che il comune rilasciò a suo tempo la licenza di esercizio collegata esclusivamente al calendario delle manifestazioni e solo come punto di rinfresco durante gli spettacoli, questa la formula adottata per superare gli ostacoli tecnici. Insomma sembrerebbe che ci sia stato un affidamento diretto da parte del Comune, affidamento che avverrebbe solo in particolari situazioni. Affidamento che sarebbe stato ripetuto senza procedere ad una gara. Sembrerebbe, e se così fosse potrebbero riscontrarsi irregolarità e concorrenza sleale con altre attività similari. Ma il punto principale resta la compatibilità di un castello del 1200 con una assordante discoteca zum zum zum per diversi mesi. La dottoressa Basile si dichiara per un utilizzo più discreto e civile dell’area in questione, come dire che quello attuale è invasivo e incivile, e rimanda la patata bollente al Comune che autorizza. Il consigliere Salvo Sorbello chiede lumi al sindaco Garozzo sull’intera vicenda. Noi aspettiamo che dicano la loro i grilli parlanti della Pillirina e delle Mura Dionigiane, sempre attenti a questi due siti e oggi in sconveniente letargo amicale. Un vincolo? Il Tar lo boccerebbe Dottoressa Beatrice Basile, la disturbiamo per un chiarimento che riguarda castello Maniace. Principalmente a causa di una discoteca e di una struttura dove si somministrano bevande ed alcolici che invade gran parte della terrazza prospiciente il castello. La "struttura dove si somministrano bevande e alcolici" è privata e la terrazza prospiciente al castello è di proprietà comunale, in concessione a privati. Non ci sono difficoltà di sorta per visitare gli esterni del castello durante le ore di apertura (limitata appunto all'esterno) al pubblico. Il monumento è tutelato; eventuali episodi di schiamazzi notturni non riguardano purtroppo la sola Piazza Federico di Svevia, e non rientrano nelle competenze della Soprintendenza. Non crede che questa discoteca tutte le sere non sia consona, o peggio ancora dannosa, per un monumento costruito nel 1200? Un megabar può insistere a una decina di metri dalla fortezza? Se vuole le posso girare tutte le proteste dei residenti e dei turisti.. Immagino capirà che questi giorni sono piuttosto ....pieni. Di molte cose, e non solo degli schiamazzi di Piazza Federico di Svevia. Nel merito, per quello che vale (faccio riferimento agli ultimi sviluppi delle giornate...piene): la Soprintendenza tutela l'integrità dei monumenti, non quella dei timpani dei visitatori e neppure quella degli abiti dei turisti. Sarà un limite, ma le nostre pur illimitate competenze non si estendono a tanto. Personalmente, concordo sul fatto che sarebbe auspicabile un uso più discreto e civile dell'area in questione: ma è una faccenda da sottoporre, casomai, all'attenzione degli organi comunali preposti. A ciascuno il suo. Dimenticavo: non siamo noi ad affittare l'area. Ovviamente. Anche per questo, referente il Comune. Grazie dottoressa, ma non sarebbe possibile un vincolo anti discoteca quotidiana per tutela di Castello e fortezza? Sfortunatamente, ce lo boccerebbe a tamburo battente anche il più scalcinato dei Tar. Castello da tutelare Che volgarizzazione Questa l’interrogazione del 23 agosto scorso inviata dal consigliere Sorbello al sindaco Garozzo: Premesso che molti residenti hanno segnalato anche all’amministrazione comunale l’impossibilità di riposare per la discoteca notturna dell’Arena Maniace e premesso che su molti social è stata rilevata la protesta di gruppi di turisti che hanno palesi difficoltà a visitare la fortezza esterna, sia di mattina che di pomeriggio quando la stessa è aperta, per la presenza di un grande bar con addetti ai lavori che pulirebbero, di mattina e di pomeriggio, una base in terra battuta sollevando in alcuni casi polveroni all’origine delle proteste stesse e con la possibilità di causare dei limiti, nei fatti, alla possibilità di visitare e di godere della fortezza stessa. Premesso ancora che si parla di un antico castello e dell’antistante fortezza su cui un bar e una discoteca stonano in maniera evidente come anche in maniera evidente potrebbero causare danni alla struttura che risale all’incirca al 1200. Premesso ancora che originariamente l'area in affitto oneroso dal demanio doveva ospitare un cartellone di spettacoli che veniva sottoposto alla soprintendenza e solo in occasione degli spettacoli il Comune di volta in volta autorizzava un punto ristoro. Fatte queste premesse chiedo di sapere sulla base di quale procedimento amministrativo da un punto ristoro una tantum si sia passati ad un grande bar e una discoteca praticamente ogni sera, da cui le proteste dei residenti. Chiedo inoltre di sapere come il settore Attività Produttive abbia autorizzato una somministrazione quotidiana e quindi in pratica una licenza vera e propria per vendere bibite e alcolici. Chiedo ancora di sapere perché le proteste dei residenti non sono state ascoltate. Chiedo di sapere perché il sindaco e gli assessori competenti non tengono minimamente conto delle necessità di salvaguardare questo meraviglioso castello e un’area che in qualsiasi altra parte d’Italia verrebbe tutelata e dove certamente non sarebbero consentiti bar e discoteca quotidiani al suo interno. Chiedo risposta scritta. Salvo Sorbello Un altro squallido esempio di volgarizzazione e privatizzazione dei nostri siti culturali, per giunta in questo caso del Maniace. Già gli spettacoli e il bar avevano provocato un pesante fenomeno invasivo sulla Struttura monumentale. Oggi pure la discoteca.. Questo è lo scenario che si sta preparando in vista della riscrittura renziana e crocettiana della gestione e fruizione dei siti culturali. Vorrei ricordare le chiare parole di Settis e Montanari su questa tendenziale vandalizzazione "for cash"del nostro patrimonio culturale. Il sindaco e l'assessore alla Cultura e a Ortigia diano subito un segnale di seria riflessione e la Soprintendenza non sia timida! Occorrerebbe un pò di umiltà e senso dei limiti culturali, certe volte. Si potrebbe crescere di più e si potrebbe capire che un delicato sito culturale e monumentale vale di per sè e in sè. Porta benessere economico proprio per la sua essenza, non perchè ci mettiamo una discoteca che fa rumore fino alle 4 del mattino. Se uno non capisce il buon gusto o cattivo gusto in queste cose, spero almeno capirà che le vibrazioni ripetute per Comunale a +3521 TeatroVerga +3405 16 mesi dopo Italia non ne parla più, con gran disdoro Un contenitore enorme non sfruttato e abbandonato ore e tutti i giorni possono anche far male a un monumento di pietra. Sul punto c'è un dibattito nazionale che non invento io. Ma poi il buon gusto dovrebbe essere la cifra dei siracusani che sono orgogliosi del loro tesoro monumentale, ricercato da un numero sempre maggiore di visitatori! E noi che ci facciamo? La discoteca..Un conto è l'Arena Maniace che propone spettacoli di qualità e con i servizi di un buon bar. Altro conto è lo sfruttamento intensivo ed estensivo del Bene Culturale con una discoteca e l'allargamento del bar. Si tratta di cose fuori contesto. E qui non si tratta di essere pro o contro Renzi. Io mi appello al sindaco che è anche il mio sindaco. Punto. Il bene non può distinguere tra zona antistante e zona rossa, come nel caso di riserva e preriserva.. I privati vanno bene, ma secondo il modello Ronchey, non secondo il modello Cafeo ... Salvo Salerno Via Crispi +2861 La strada della stazione sempre più degradata, vergogna 2 Domenica 7 settembre 2014 Tutti i furti di Villa Reimann Manca un milione e mezzo di euro, lo rivela un giornalista danese dopo una visita in città. Non solo abbandono e degrado, c’è anche chi ruba Visto che a Siracusa a tutte le autorità preposte di fatto non interessa un cazzo di villa Reimann, del suo patrimonio, della sua storia, del testamento e delle volontà testamentarie di Christiane Reimann, a tirare di fatto le orecchie a questa amministrazione, e naturalmente anche a quelle che l’hanno preceduta, ci pensa un giornalista danese, Morten Beiter, che ha pubblicato un lungo articolo sul settimanale culturale Weekendavisen sul pianeta Reimann. Lo pubblichiamo qui di seguito, tradotto in italiano, con la speranza che una vampata di rossore cosparga le guancie di sindaco e assessori in carica e he finalmente qualcosa si muova. Villa Reimann, ti appare con i capitelli scolpiti in marmo sui pilastri del viale d'ingresso, che dopo una leggera curva come una cena di Natale sulla strada di casa, gira bruscamente in direzione opposta e scompare in un limoneto dove mucchi di riarsi sfalci di potature estive bloccano la vista del regolare marrone scuro degli alberi. L'indirizzo è Via Necropoli Grotticelle nella città siciliana di Siracusa. Nell'estremo sud, come si può vedere guardando l' Europa, al centro della culla della nostra cultura. L'antica città di Siracusa è un enorme parco archeologico ed è come un forno aperto proprio dall'altro lato della strada con il suo teatro greco e con l'anfiteatro romano e le latomie che si estendono fino al giardino della villa con tombe greche e romane. La pista dell' infermiera danese Christiane Reimann finisce qui, dopo queste ultime rocce della balza, con un tratto polveroso della strada fino alla villa a due piani dipinta di rosso, che per oltre 40 anni fu la sua casa e il suo enigmatico rifugio. Lontano dalla Danimarca e dalla sua prospera famiglia, agente di borsa di Copenaghen, dove nacque nel 1888, quasi contemporanea di Harpo Marx e Irving Berlin. Lontano anche dal Consiglio Internazionale degli Infermieri (ICN), a Ginevra, dove in tanti anni, come segretaria e benefattrice economica, aveva svolto un ruolo chiave nella costruzione dell'organizzazione fino alla metà del 1930, dopo uno scontro con l'esecutivo si ritirò a Siracusa e visse qui dopo l'annuncio di un matrimonio fittizio con un medico tedesco che traditala, rapidamente scomparve dalla sua vita. Nubile e senza figli, morì a quasi 91 anni, nel mese di aprile 1979. Christiane-chi? Molte persone probabilmente se lo stanno chiedendo. Christiane Reimann Elisabeth non fu una donna che ha attirato molte attenzioni su di sé. Quando lei fu sepolta a Siracusa, non venne quasi nessuno, anche se vi aveva vissuto per gran parte della sua vita. Lei era praticamente sconosciuta, tranne per quei circoli ristretti che frequentava, ma quando muore dona con generosità un lascito alla Città. Una grande somma in contanti è andata all'istituzione per ciò che lei ha anche chiamato il “Premio Nobel degli Infermieri”, il Premio Christiane Reimann, che viene assegnato ogni quattro anni da ICN insieme con una somma milionaria. Proprio l'anno scorso, il più prestigioso premio di infermieristica nel mondo, è stato conferito a Kirsten Stallknecht, ex Presidente degli Infermieri danesi ed ex Presidente di ICN. Christiane Reimann voleva che anche la sua villa a Siracusa fosse presa in consegna dagli infermieri. Ma ICN ha detto no grazie. Non hanno avuto semplicemente il coraggio per mantenere un posto del genere. L'immobile è stato quindi da Christiane Reimann donato al comune di Siracusa, che ha promesso di prendersi cura del dono con gli obblighi di manutenzione, di esercizio e con l'uso che è richiesto. SPARITO UN MILIONE E MEZZO DI EURO Intorno a me vi è un gruppo eterogeneo di cittadini di Siracusa.Giovani e anziani, uomini e donne, un gran parlare e sussurri. Sono volontari di diverse organizzazioni, di Amnesty Internazional ,l'associazione culturale Italia Nostra, l'associazione ambientale Legambiente e un'associazione di giovani per promuovere Siracusa, Giovani per Siracusa. Tutti sono entusiasti della visita dalla Danimarca, che useranno per fare pressioni sul comune, che negli ultimi anni ha lasciato la villa al suo destino e ad un consorzio universitario, che ha ospitato nella villa. In primavera si sono riuniti i volontari del movimento Save Villa Reimann, come lo stesso nome suggerisce, per riportare la villa e il ricordo di Christiane Reimann all' onore e alla dignità dopo almeno 20 anni di degrado. Quando si ascolta loro, sembra quasi come se il futuro di Siracusa dipendesse dalla villa e dall'eredità della nobildonna danese, "nobildonna danese", come la chiamano, sembra l'inizio di quello che appare come la costruzione di un culto della personalità. "Lei non era nobile ...," cerco più volte di dire per correggere un frainteso. "No, forse no. Ma...” dice uno dei promotori stringendosi nelle spalle e lasciando intendere che sarebbe stato meglio se lo fosse stato. Marcello Lo Iacono è un imprenditore locale che nel suo tempo libero è impegnato su diversi fronti, tra cui contro i rifiuti lungo le strade e contro i radar montati sulle cime delle colline. "Ma solo una cosa alla volta", mi ha spiegato. In questo momento, ha scelto forse il caso più difficile fra tanti a Siracusa, vale a dire Villa Reimann. O Villa Fegotto come si chiamava quando Christiane Reimann l'ha comprata per la prima volta nel 1934, e che ancora lo porta scritto sulla parete dell'ingresso principale. Per descrivere la dinamica del decadimento nel dettaglio ci conduce il presidente del Consorzio. Ma, in generale, va detto che il comune di Siracusa nei primi anni dopo la morte di Christiane Reimann nel 1979 tentò di rispettare i suoi obblighi, ma fin dall'inizio del 1990 si è andato indietro, sia nel giardino che all'interno della villa. Se chiedete perché, si ottiene una risposta in un sussurro che non ci sono denari da utilizzare per mantenere la vecchia villa. Alcune cose dell'inventario, compreso una serie di dipinti ad olio del 1800 per un valore complessivo di 200 milioni di lire del 1985, equivalente a circa un milione e mezzo in termini attuali , sono allo stato spariti. Manca anche all'appello parte di argenteria, anche se era custodita nel rifugio di sicurezza della polizia locale. Un affare imbarazzante senza dubbio. IN LIBRERIA HITLER E LENIN All'ingresso principale, siamo accolti del dottor Meloni, Presidente del Consorzio Universitario, un consorzio che si occupa di istruzione e che è temporaneamente alloggiato in villa. Il dottor Meloni è chiaramente a disagio per le numerose persone presenti che potrebbero additarlo come responsabile di qualcosa, e per di più in compagnia di un giornalista danese. Ma ha promesso di accompagnarci in giro, e così è l'unico che all'ultimo minuto non ha una scusa per annullare. E' come camminare indietro nel tempo, dove tutto è congelato tra il 1930 e il 1960. Nella libreria vi è il Mein Kampf di Adolf Hitler ed a fianco Le lettere di Lenin di Vladimir Lenin, che dimostrano che Christiane Reimann era una donna che voleva conoscere quello che succedeva nel mondo. Vi è in mostra anche il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa storico libro siciliano tradotto in danese. Ed anche La mia Africa di Karen Blixen, una donna a cui Christiane Reimann probabilmente si è identificata per tanti aspetti. Alle pareti grandi dipinti di paesaggio e piccoli ritratti. I mobili sono pesanti, ma bene intagliati e rivestiti di stoffe costose, e dai soffitti pendono lampadari di cristallo. È come se Christiane Reimann ha appena lasciato il salotto. Una volta che siamo dentro e la nostra guida comincia a descriverci dove siamo, alcuni membri del gruppo cominciano a fare delle fotografie di ciò che è appeso alle pareti. C`e`una forte indignazione quando sono aperte alcune stanze polverose dove i mobili e i documenti sono stivati. Su un tavolo si trovano i resti di un cane di porcellana rotto, e sugli scaffali vi sono diversi libri e raccoglitori con i documenti , tra cui uno di un processo, che potrebbe essere la soluzione di uno dei misteri su Christiane Reimann. Quando si arriva a visitare la cucina scoppia la rabbia dei presenti vedendo che ci sono danni provocati dall`acqua e dalla sporcizia. Al dottor Meloni non piace questa scena e cambia di umore, e dichiara che subito scriverà una lettera al sindaco per chiedere che tutti gli oggetti originali dell'inventario della Reimann , che non sono stati ancora asportati , devono essere messi da qualche parte in modo che non può essergli addebitata alcuna responsabilità. In seguito, vediamo il giardino e la sua ricchezza di piante esotiche. Ecco alberi di fico, enormi cactus echinopsis, cactusu peruviani, palme cinesi e messicani , alberi di frangipani (pomelia), fnokurter marittimo, sophoratræer, alberi esotici di mele rosa e, naturalmente, bouganvillea del Sud Italia obbligatoriamente viola. Un paradiso dove Christiane Reimann ha interagito con Dio e l'uomo, e dove il serpente è stato in visita solo una volta. Fu qui che si rifugiò nell'ultima metà della sua vita, dopo che era stata un personaggio pubblico nella prima metà, come è stato ben descritto nell`ambiente delle infermiere. LA VILLA COMPRATA DUE VOLTE La storica dell'infermieristica Susanne Malchau Dietz ha scritto un piccolo libro per gli Infermieri danesi, Christiane Reimann 1888-1979. La donna dietro il nursing 'Premio Nobel'. Qui si può leggere che l'ultra-conservatore famiglia agente di borsa non era entusiasta che la giovane Christiane volesse diventare una infermiere piuttosto che essere sposata correttamente. Ma i documenti non sono stati distrutti, mi venne in mente quando mi trovavo a Siracusa. Almeno non da Christiane Reimann, ma da topi, ratti e umidità negli anni successivi alla sua morte. Una piccola parte esiste ancora. Ma la maggior parte sono stati poi smarriti. Racconta la giornalista siciliana e scrittrice Agata Ruscica che si è trasferita a Siracusa dopo la morte di Christiane Reimann ed ha scritto la storia di questa eccezionale figura femminile. E' stata l'unica che ha letto tutte le lettere, gli appunti e i conti , spesso con l'aiuto di un interprete danese, e il cui lavoro ha portato nel 1989 alla pubblicazione della biografia di Christiane Reimann, che è stata a lungo dimenticata. Almeno fino a quando le persone di Save Villa Reimann non hanno trovato uno dei pochi esemplari superstiti in una libreria. "Tutti i documenti e le fotografie sono stati ritrovati ancora nella villa, ma erano così fatiscenti che ho dovuto lavorare con le mascherine e i guanti di plastica, "dice Agata Ruscica quando ho poi trovato il suo numero di telefono. Ma la storia è venuta fuori prima che fosse troppo tardi. L´ annunciato matrimonio con il Dr. Alter, era a detta di tutti solo uno scudo contro il mondo esterno, che altrimenti avrebbe trovato difficile accettare che un uomo e una donna vivessero sotto lo stesso tetto. Se ci fosse stato l'amore tra di loro, non è noto. Ma almeno vi era un'infatuazione, un'amicizia e una cura. Alter voleva sposare Christiane Reimann, forse per condividere la sua fortuna. Ma Christiane era più interessata al professionista, o ad una relazione platonica. "Erano due persone strane, ma con la differenza che lei era corretta e brava mentre lui era un farabutto. Ma che cosa sia realmente accaduto tra di loro, come in realtà era il loro rapporto, non lo sapremo mai ", dice Agata Ruscica. I giornali hanno mostrato che Reimann per diversi anni era stato la benefattrice dell'infermo Alter, che aveva conosciuto in un congresso medico a Vienna e più tardi avevano acquistato un casa nel sud della Germania. La villa in Siracusa era il loro progetto comune. Ma non appena Alter capì che non poteva contrarre matrimonio, e profittando che Christiane Reimann era via, usò una procura per vendere la villa e fuggire con il denaro e la sua amante, lasciando Christiane sola a Siracusa con un contratto dove vi era la possibilità di poter riacquistare la villa dal nuovo proprietario. Così comprò la villa per la seconda volta e trascorse gli anni seguenti con cause giudiziarie contro Alter, e dopo la sua morte, ai suoi eredi. Si dice che ha presentò alla corte un certificato attestante che era ancora vergine. Alla fine vinse, forse grazie alla volontà di acciaio di cui era dotata. Una volontà che è morta con lei. Il Comune di Siracusa invece non l'ha ereditata, anche se il vicesindaco suggerisce che il giardino della villa potrebbe aprire l'anno prossimo per ospiti paganti. Una promessa su cui le persone di Save Villa Reimann non mettono molta speranza. "Sarebbe meglio se la Danimarca incominciasse ad interessarsi del posto ", ha detto il leader attivista Marcello Lo Iacono. Sogna di gemellare i Giardini Botanici di Copenaghen, o che il Premio Reimann un giorno possa essere assegnato nella villa, e che l'attenzione internazionale incoraggi il Comune a mettere di nuovo soldi nella villa. Finora, l'unica cosa che sta per andare a posto, però, sono i pezzi mancanti della storia di Christiane Reimann. "Io non ho avuto la fantasia di immaginare la storia che hai portato a casa. E' stata molto intelligente, per quello che ha fatto con il matrimonio fittizio. Ma per arrivare fino al punto di annunciare la data. E poi lui la tradisce ... ", dice Susanne Malchau Dietz. In primavera andrà a Siracusa per trovare ancora pezzi che vanno al loro posto nella storia di questa donna che come Karen Blixen prese il mondo per sé e per girargli le spalle allo stesso tempo. 3 Il “Seppellimento” come metafora Ci sono tre quadri di Caravaggio in Sicilia, due a Messina, "L'adorazione dei pastori" e la "Resurrezione di Lazzaro", uno a Siracusa, il "Seppellimento di Santa Lucia. In provincia di Siracusa c'è un quadro che, se avesse un mercato e non fosse un capolavoro della pittura di tutti i tempi, varrebbe più di tutti gli altri quadri presenti in provincia di Siracusa messi assieme: il "Seppellimento di Santa Lucia". Gli altri quadri di Caravaggio stanno in piccoli musei di periferia come il Louvre, il Prado, gli Uffizi, la Pinacoteca Vaticana, la National Gallery, l'Ermitage, la Galleria Borghese. Da noi sta in una chiesa sconsacrata, bella e abbandonata: Santa Lucia alla Badia. Lo si può vedere dal martedì alla domenica per 5 ore al giorno dalle 11 alle 16, temperatura media in estate fra i 35 e i 40 gradi. Parto da qui - da questo dettaglio vergognoso, dal grottesca e assurda disincentivazione (divieto per anziani e sofferenti) di ammirare la tela più bella e prestigiosa che si può vedere nella nostra "città d'arte" il mio racconto, non richiesto e probabilmente non gradito, del prossimo cimitero sociale, economico e culturale a cielo aperto: il Cimitero Siracusa. Racconto doloroso di fine estate, racconto di dolore e indignazione di un cinquantasettenne emigrato e innamorato della sua città che la vede triste, appassita, depressa e priva di speranza. Una città da cui fuggire, una città da cui fuggono i diciottenni appena possono, sia che vogliano fare da grandi gli astrofici frequentando il MIT in Usa, sia che s'improvvisimo tatuatori cercando la ventura nel Barrio Chino di Barcelona, sia che provino a sbarcare il lunario in un Costa Cafè dell'Est End di Londra.Una città da cui i padri e le madri mandano via i figli perchè qui non c'è domani. Una città che condanna il suo passato industriale e impedisce la sua pretesa di futuro turistico aspirando alla imbalsamazione della senescenza, alla preservazione della necrosi socioeconomica. Una città in cui le fermate degli autobus non sono segnate per strada (tanto gli autobus passano ma anche no, a caso) dove però per strada imperversano le discariche "diffuse", una città dove chiudono i negozi piccoli perché aprono i centri commerciali e poi chiudono i centri commerciali perché non c'è mercato per i piccoli ma nemmeno per i grandi. Una città di mare in cui l'unico lungomare è quello di Ortigia perché tutto il resto del mare è privatizzato, occupato dalle villette dei siracusani (che ormai sono in vendita ma non se le compra nessuno). Una città che del litorale ha fatto uno scempio criminale, ma che s'oppone fieramente e democraticamente se qualcuno vuol farci un villaggio turistico. Un territorio stuprato dall'inquinamento industriale dove fino a ieri si diceva con dolore che la gente preferisce morire di cancro piuttosto che di fame. Ed oggi ci si rende conto che è possibile morire di cancro e di fame. Contemporaneamente. Perchè l'inquinamento è ancora lì, anzi qui, dentro i nostri polmoni, nel nostro sangue, nel nostro cervello di generazioni cresciute negli anni '60, '70 e '80, ma il lavoro non c'è più. Don’t cry for me Pillirina “Cimitero Siracusa” è la sommatoria di molte cose: fattori storici, congiunture socioeconomiche globali, scirocco metabolizzato nel nostro DNA locale, provincialismo culturale, imbarazzante mediocrità del ceto politico (ma anche imprenditoriale, culturale, giornalistico), cronica incapacità ad individuare una dimensione collettiva, straordinario talento (a tratti perfino genio) nel strafottersene del “pubblico” quando conviene alle nostre egoistiche esigenze. Si tratta di un cupio dissolvi pazientemente costruito nei decenni, formato da migliaia di fatti, comportamenti sagacemente attuati da amministratori e cittadini in una sintonia virtuosa fra classi dirigenti e “popolo”, finalizzata, spero incoscientemente, alla sistematica cancellazione del futuro per la città. Opera giunta ormai quasi a compimento. In questa commedia (melius, tragedia) umana alcuni episodi assurgono, nella mia scadente analisi, al rango di simbolo. Il più recente e grottesco è probabilmente il caso della “Pillirina”. Non conosco il marchese Emanuele De Grecy e di lui, a occhio, mi piace solo il nome, che potrebbe essere quello di un romantico personaggio di Stendhal o di un perfido nobile di Dumas che trama contro i moschettieri. Comunque il romantico stendhaliano un bel giorno decide di investire un pacco di milioni su Siracusa, facendo un villaggio turistico all’Isola. Progetta, propone, vuole rispettare le distanze dal mare, costruire, come si usa dire ora, in modo “sostenibile”, e siccome, per quanto unica al mondo, la nostra contrada Isola in estate è piuttosto calda, il malvagio personaggio di Dumas partorisce l’eretica idea di offrire agli ospiti del villaggio la possibilità di farsi un bagno a mare. Per farlo individua una baietta bruttarella, scomodissima da raggiungere, ignota alla quasi totalità degli stessi siracusani, la Pillirina, e progetta di farci una piattaforma o qualcosa del genere per consentire ai suoi clienti di fare il bagno con un minimo di servizi degni dei soldi che pagano per venirci a trovare a Siracusa. Il progetto pare funzionare, esistono le condizioni amministrative per realizzarlo; lo stendhaliano, prima fa compromessi e poi, mi dicono, paga profumatamente (milioni di euri) ad una serie di siracusani i terreni de quo. Sembrava fatta ma… Ma stiamo scherzando? Scatta una portentosa mobilitazione della “società civile” siracusana che nell’arco di poco trasforma la Pillirina Stravince ancora Cimitero Siracusa. Su Pillirina e Porto è delirio fanculista Toi Bianca (dal posto sfigato che è stato per millenni nell’assoluto disinteresse della città e dei suoi abitanti) in una spiaggia miracolosa che i Caraibi a noi ci fanno le seghe e Copacabana e Ipanema in confronto sono luoghi spregevoli e miseri. Il nostro romantico eroe romantico diventa esponente della Spectre, indubitabile artefice di un complotto plutocratico-mafioso che vuole svendere i nostri gioielli. Si organizzano gruppi su internet, scarpinate per raggiungere la perla naturalistica, addirittura Erlend Øye, uno dei due King of Convenience, all’epoca famosi per la canzone Misread, gira un video struggente in mezzo agli scogli esibendosi in una versione acustica di “Imagine” del vecchio John Lennon, dando il suo contributo alla battaglia per la salvaguardia del gioiello naturalistico che in confronto l’amazzonia e la barriera corallina australiana sono posti degradati per poveracci. La questione cresce, s’ingrossa, ovviamente una parte della politica dice che era contro anche quando era a favore, che loro erano contro da prima, che alla Pillirina ci sono nati e cresciuti anche se non sapevano che esistesse. La vicenda diventa metafora nuova (che altre ce ne furono in passato e magari una volta le ricorderemo) del tentativo di cementificazione selvaggia del territorio ed in particolare del litorale, con la connivenza della classe politica corrotta. Ma per fortuna un manipolo di coraggiosi neo-ambientalisti spalleggiata da un coraggioso manipolo di politici, con l’appoggio consapevole e democratico della rete, si mette di traverso invocando inchieste che scavino nel torbido, flagelli socioeconomici, e biblici. Vengono ipotizzati modelli di sviluppo innovativi in cui al posto del grande villaggio turistico, orde di visitatori attratti dalla Pillirina (che la Cappella Sistina in confronto non se la fila nessuno) giungeranno a Siracusa con ecologiche auto a pannelli solari, o alianti sospinti dal vento della tutela ambientale, affitteranno biciclette ecologiche e ecologicamente faranno 20 km fra le auto e poi una bella scarpinata per arrivare finalmente alla terra promessa dove lasceranno il cuore contribuendo alla ripresa almeno sentimentale di Siracusa. Insomma dopo che il nostro marchese ha tentato con tutti i mezzi leciti, ma (si lascia intendere) soprattutto illeciti di stuprare il paradiso terrestre, dopo che il nostro marchese ha tentato (ed è invece in questo perfettamente riuscito) di arricchire alcuni siracusani che hanno visto cozzi trasformarsi in milioni di euri, dopo tutto ciò, la battaglia per “Cimitero Siracusa” viene vinta. La Regione l’anno scorso ha bloccato l’area: la Pillirina è riserva e non si tocca. I cozzi restano cozzi, ma di proprietà del marchese stendhaliano, la spiaggetta tutta scogli bruttarella assai può tornare al suo destino di sfiga solitaria e millenaria. Ora ci saranno cause, ricorsi, controricorsi, denunce, risarcimenti, ma questo appartiene alla dinamica cimiteriale che tanto ci è cara. Io all’Isola sono molto legato, ci ho passato le estati da bambino e da ragazzo. C’erano solo alcune antiche ville quarant’anni fa, non tutte le porcherie di adesso. Era un luogo fuori dal tempo. Francamente non mi spiace che almeno un pezzo della mia memoria resti com’era. Ma io abito e lavoro a Roma. Torno a Siracusa solo un mese in estate. E mi piacciono i cimiteri di provincia. Spero (promitto e juro) reggono l’infinito. Non il futuro. Cimitero Siracusa è un progetto collettivo, corale, di egoismo e masochismo partecipato e democratico. Come in ”Assassinio sull’Orient Express” di Agatha Christie in cui l’omicidio è compiuto da tutti i viaggiatori della carrozza (controllore compreso), la necropolizzazione della mia città ha molteplici autori (controllori compresi). Ma ci sono già pezzi di Cimitero attivi in città, e noi Siracusani ovviamente li difendiamo strenuamente. Sono avanguardie già realizzate del progetto, anche se spesso “a loro insaputa”, ma guai a turbarne il destino di abbandono, di decadenza, di metastasi. Uno dei fulcri del programma di oblio cittadino è il Porto Grande, risorsa spettacolare, gioiello naturalistico, diamante di storia e di natura. Una minaccia gravissima quindi al progetto-cimitero. E infatti negli anni la harbour assassination è stata perseguita con grande tenacia e ottimi risultati. A partire dall’accantonamento della famosa “città lineare” del Prg Cabianca, è stato un crescendo disinteressato, un coerentissimo laissez faire. Fuori da Ortigia, per decenni, il litorale del porto fino ai Pantanelli è stato semplicemente cancellato dalla città, lasciato che venisse oscurato, degradato, assimilato a ricovero di acque e materie sporche. Dagli orrendi silos abbattuti qualche anno fa, alla zona dell’aeronautica non più militare e ora residenziale per militari (per oscurissimi e vergognosissimi motivi) , all’ex Spero, rudere discarica di cui parleremo dopo più ampiamente, e via via da un capannone abusivo all’altro fino al Ciane e all’Anapo. Litorale-gioiello (almeno potenzialmente) precluso, anche visivamente, alla città: dimenticato, ignorato, assente. Poi la riserva Ciane-Saline ha preservato quel che ne restava dei Pantanelli e uno spicchio piccolo di litorale, punteggiato di abusivismi antichi e nuovi ma almeno non cementizzato (e comunque in ogni caso negato alla vista e alla frequentazione dei siracusani). Oltre il confine della riserva comincia la grande festa dell’assalto al litorale che prosegue serenamente fino al faro del porto con centinaia di miei concittadini che hanno dato la loro piccola, innocua, coltellata al “gioiello”, derubricandolo orgogliosamente a panorama privato. La città che poteva sorgere attorno al suo diamante non esiste, il diamante è stato trattato da fondo di bottiglia da generazioni di amministratori, ma anche da ricco portafoglio (trovato per strada e lestamente rubato) da generazioni di cittadini integerrimi. (In questo, va detto, non siamo secondi a nessuno, abbiamo trovato e lestamente rubato e mai restituito il litorale del plemmirio, di terrauzza, dell’arenella, di ognina fino a quello, - ormai spettrale eccetto le mattine di due mesi l’anno – di Fontane Bianche. Siamo campioni di furto con destrezza e stupro privato di beni ambientali e paesaggistici). Ma il porto di Archimede e degli specchi ustori, quello dei tramonti più belli del mondo secondo De Amicis, il porto del mito di Alfeo e Aretusa non è paragonabile agli scogli di Asparano o alla casbah della Fanusa, è un patrimonio della cultura del mondo, e una gioia per gli occhi degli esseri umani. Attorno ad esso sì che si poteva costruire una città speciale, un modello di sviluppo anche economico fondato sul godimento di tanta magnificenza che la storia e la natura hanno regalato a Siracusa. E sembrava quasi che una decina d’anni fa si fosse deciso di tirare fuori il diamante dalla spazzatura ed esporlo, farne uno splendido motore di rinascita della città. Quasi contemporaneamente due progetti promisero ingenti investimenti, proprio in quella parte del porto uccisa dalla desuetudine con un crimine urbanistico che ogni siracusano dovrebbe sentire come ferita aperta sulla sua pelle. Mi riferisco al progetto del porto turistico di Caltagirone e al progetto di recupero dell’area ex Spero. Anche in questo caso (come per la Pillirina, celeberrima baia-miracolo del mediterraneo) tutto sembrava andare per il verso giusto dal punto di vista amministrativo (io immaginavo, dal mio eremo romano, l’innalzamento di statue equestri sul waterfront agli imprenditori che stavano realizzando queste opere) ma… Ma non avevo capito niente, come al solito. In realtà, come ho appreso dalla volentissima campagna mediatico-internettica scatenata da chi ama davvero la città, si trattava di due selvagge aggressioni al bene-porto, la cementificazione criminale di un angolo di città benedetto dagli dei e miracolosamente preservato nei secoli, che il sacco di Roma dei Visigoti e poi quello dei Lanzichenecchi in confronto furono cortesi passeggiate di salute di innocui gitanti. Ovviamente c’era sotto un complotto plutocratico -politico-mafioso che, a prezzo di ignobili nefandezze, intendeva svendere a feroci tycoon senza scrupoli un pezzo immacolato di natura. In questi anni ho letto e riletto, qualche volta anche scritto, ed ho continuato imperterrito (sono tardo, notoriamente) a non capire. Mi chiedevo: ma come, arriva Domenica 7 settembre 2014 gente che prende un pezzo di Siracusa che è una schifezza assoluta, un letamaio storico, un putrido acquitrino e ci vuole fare non uno ma due porti turistici e noi li mandiamo a cagare? Li denunciamo per crimini contro l’umanità, che in confronto i decapitatori dell’Isis sono suore di Madre Teresa di Calcutta? Incredulo sono andato su google maps. Vuoi vedere che in questi anni d’emigrazione tutto è cambiato e quel cesso di posto è diventato il giardino dell’eden? Boh, questi di google devono essere complici del complotto plutocraticopolitico-mafioso perché pare preciso a come è sempre stato da che io mi ricordi (cioè da almeno 50 anni). Incredulo ho chiesto in giro ad amici siracusani informati, consapevoli e democratici. E m’hanno spiegato che si tratta di interrare un pezzo di porto enorme, grande come decine di campi di calcio. E poi notoriamente “queste strutture non portano niente alla città” (questo, ho capito, è un assioma para-religioso tipo “la Juve ruba” che non ha bisogno di dimostrazioni, né è suscettibile di confutazioni). E poi alla ex Spero “vogliono farci appartamenti di lusso”. E infine “ucciderebbe la zona commerciale di Corso Umberto”. Niente. Nella vecchiaia devo essere diventato un bieco cementificatore anche io se penso che: interrare un po’ di acquitrinio melmoso e putrescente e costruire magari anche un lungomare, non sia un gran danno, anzi un atto di bonifica ambientale; queste strutture portano qualcosa, forse molto alla città, che attualmente è con le pezze al culo (la confutazione dell’assioma non modifica ovviamente la certezza, anche mia, che “la Juve ruba”); fare “appartamenti di lusso” all’ex Spero può essere discutibile, ma pur sempre meglio che tenersi per altri 50 una discarica arrugginita multipiano in uno dei luoghi più suggestivi della città.a me pare che la zone commerciale di Corso Umberto sia piuttosto collassata di suo e un po di movimento in zona sarebbe una mano santa. Comunque la mia opinione di anziano emigrato bisbetico non conta niente. La gioiosa macchina da guerra della società civile siracusana s’è messa in moto, spalleggiata dalla paurosa macchina alla ricerca del consenso perduto della politica siracusana e, al momento, hanno vinto su tutta la linea: bloccati entrambi i porti. Il degrado schifoso di quel pezzo di porto resta intoccabile. Il porto di Caltagirone è triplicemente bloccato. Il comune di Siracusa una cosa doveva fare: il prolungamento e consolidamento del molo S. Antonio e non l’ha fatta. Risultato le opere a mare bloccate. Le opere a terra sono state bloccate per una “revisione autorizzativa parziale” della Soprintendenza che evidentemente s’è pentita e si sta pentendo da tre anni. A coronamento di questo successo popolare s’è aggiunta la fortuna (che aiuta gli audaci siracusani) col fallimento di Caltagirone. Uno penserebbe a questo punto che le migliori forze imprenditoriali della città e della regione, sorrette da una ferma volontà politica della nuova classe dirigente cittadina, si fossero mobilitate per prendere in mano il progetto e portarlo a termine al posto della fallita Antica Pia Acqua Marcia. All’appello mancano circa 50 milioni, non un miliardo. Uno penserebbe a questo punto… ma sticazzi. Tutto fermo con l’interramento del porto di Caltagirone mezzo finito a impreziosire il Porto Grande e, domani, a sommare discarica a discarica. Il Cimitero Siracusa avanza… Il progetto preliminare per l’ex Spero approvato nel 2009 (anche dalla Soprintendenza) è stato poi bloccato dalla Soprintendenza (sorretta dalla gioiosa macchina da guerra della Siracusa democratica e internettica) nel 2012 e poi è arrivato il piano paesaggistico della Regione (fortemente invocato dalla gioiosa macchina e dai suoi politici di complemento) a vietare ogni edificazione lungo il porto. Cioè lasciare le porcherie che ci sono adesso per sempre nei secoli dei secoli, amen. Però è ingiusto che me la prenda tanto con la gioiosa democrazia movimentista e feisbukkina. La rete pullula di fanculisti professionisti, di ingenui, di cialtroni, di furbacchioni. E pullula dovunque. Non c’è un progetto in Italia (e ve dice uno che nella vita si occupa professionalmente anche di questo) che non abbia una selva di comitati locali internettici che denunciano quell’opera specifica come un immondo scempio paesaggistico, naturale, umano e divino. Quello che è mancato a Siracusa è stata una classe dirigente forte, autorevole, capace di sedersi al tavolo con le imprese che presentano progetti importanti e in assoluta trasparenza dire: questo si può fare, questo no. Gestire il territorio, programmare lo sviluppo, così lo chiamano quelli che parlano bene. Poi, assunte le decisioni più opportune per la città, in linea con tutte le normative vigenti, andare avanti e confrontarsi con tutti le opposizioni, con coraggio, coerenza e la forza che viene dall’essere rappresentanti del popolo eletti in libere elezioni democratiche. A Siracusa no. Si valuta, si decide, poi si tira per le lunghe, poi si torna indietro. Il progetto prima è ottimo, poi diventa un danno devastante per la città e si cambiano in corsa le regole. “Spero” (promitto e juro) da noi reggono l’infinito passato, non il futuro. Io non ho uno yacht e mai potrò permettermelo, non ho un albergo o un ristorante (il bar di famiglia, il “Caffè della Posta”, è chiuso da quasi 30 anni) e quindi se Siracusa diventa un grande hub del turismo da diporto del mediterraneo o un Cimitero socio-economico pieno di vecchi che attendono il trapasso, personalmente non mi cambia niente. Mi incazzo solo vedendo la rovina della mia città, pazientemente costruita giorno per giorno in un delirio di demagogia e mediocrità politica e amministrativa. Solo questo. (To be continued. Forse) 4 Domenica 7 settembre 2014 Opinioni e repliche Diventa una esigenza avere uno spazio che consenta a chi ci legge di poter replicare o di poter dire la propria opinione su quello che è già stato pubblicato dal nostro giornale. Naturalmente chiediamo repliche stringate, o comunque compatibili con la necessità di dare visibilità a tutti. cittadinisulwebcittadinisulwebcitt Noi bistrattati Sos per villino E’ Maria show Una petizione di iniziativa popolare indirizzata al Sindaco pro tempore riguardante l’illuminazione in via Del Platano in contrada Magrantino è stata firmata da 43 nuclei familiari su 61. Queste famiglie lamentano la mancanza di servizi pubblici essenziali quali: acqua, fognatura, illuminazione pubblica e bus di collegamento alla città. Famiglie abbandonate da questa amministrazione e da tutta l’assise comunale. Questi cittadini chiedono che almeno la strada di ingresso (via Del Platano) sia illuminata garantendo una maggiore sicurezza. Sappiamo già che il Sindaco dott. Garozzo ci dirà che non c’è un becco di euro in cassa. Suggeriamo al Primo Cittadino di usufruire dei contributi comunitari a costo zero per i servizi di pubblica utilità quali appunto acqua, fognatura, illuminazione pubblica in riferimento alla legge del 24 dicembre 2012 n. 228 art. 1 comma 125. Che fine ha fatto la scelta e la selezione fatta dall’ing. Borgione sulla nomina degli Energy Manager fatta l’11 Aprile 2014? Si dimentica il Sindaco che tutte le città con popolazione superiore ai 50000 abitanti hanno l’obbligo di legge (Patto dei sindaci) di dotarsi di un Energy Manager per attingere ai fondi sopra citati. Spetta all’amministrazione fare redigere all’ufficio tecnico un progetto con relativo importo di spesa e inviarlo all’ufficio competente. Qualora l’ufficio, per qualsiasi motivo, non sia in grado di redigerlo può affidarlo all’Energy Manager ma non dovrebbe essere il caso della nostra città vista l’alta professionalità delle persone che compongono l’ufficio tecnico. Questa Giunta vuole dare un servizio a questa parte di città di cui tutti si ricordano solo in periodo elettorale? Mi rivolgo a tutta la classe politica siracusana affinché possa aiutare questa comunità e alleviando il disagio sociale cui è costretta. Nella zona c’è tanto bisogno di servizi e di sicurezza e perciò chiedo alle forze dell’ordine un servizio di prevenzione continuo nel periodo invernale in questo rione abbandonato dalla classe politica siracusana e perfino dall’AST che rifiuta la collocazione di una fermata bus all’altezza di via Del Platano, in contrada Magrantino. Chiedo inoltre, visto il pericolo di gravi incidenti, che sia posizionato all’incrocio uno specchio convesso al fine di migliorare la viabilità e la sicurezza. Roberto Giuffrida Vogliono abbattere una delle ultime ville Liberty di Siracusa, ubicata in una zona suggestiva della città, per costruire tre palazzine. Villino Abela, con la sua caratteristica torretta, rappresenta una pregevole testimonianza architettonica certamente da tutelare. A riprova del suo interesse artistico, la villa è stata ultimamente utilizzata, durante il mese di luglio, per effettuare le riprese di un film che verrà trasmesso da canale 5 nella prossima stagione. La villa è immersa in uno scenario splendido per bellezza naturale ...la latomia dei cappuccini...una delle poche zone verdi di alto interesse storico ancora rimaste a Siracusa. Si erge su un terreno in parte vincolato dalla soprintendenza ai beni culturali nel corso degli anni ’80 e a una distanza inferiore a 150 mt dal mare. Nel marzo 2013 è stato richiesto alla Soprintendenza di apporre il Vincolo Monumentale su questa villa secolare,ma la SOPRINTENDENZA di Siracusa ha dato parere negativo relativamente al vincolo monumentale e coloro che vogliono portare avanti questo scempio, si sono rivolti all’ assessorato regionale ai beni culturali e all'assessorato territorio e ambiente relativamente alla legge Galasso per ottenere una autorizzazione che rappresenterebbe un autentico scandalo. E’ veramente vergognoso voler distruggere e cementificare siti di tale bellezza della nostra città quando la stessa è piena di appartamenti nuovi invenduti e di case fatiscenti e disabitate che potrebbero essere ristrutturate e rigenerate. Massimo Riili, presidente dell’Ance,sembra essere il titolare dell’impresa costruttrice e l’architetto Francesco Pappalardo il progettista di questi tre palazzi,cioè un consigliere comunale del Pd di questa città. Ho recentemente posto in essere un convinto intervento a difesa della Basile la cui rimozione e'caldeggiata oggi da chi vuole continuare a cementificare la nostra bella Siracusa:ora la Soprintendenza batta un colpo e vincoli immediatamente il Villino Abela,evitando l'ennesimo scempio. Fabio Granata Non abbiamo apprezzato più di tanto le esibizioni di artisti in programma per l'occasione dell'anniversario della Madonnina delle lacrime, ci è sembrata una caccia al facile consenso e la Madonna non ne ha davvero bisogno e tanto meno ha bisogno di amministratori, atei di fatto e di comportamenti, che sono stati in prima linea in questi poco comprensibili eventi. Non condividiamo le iniziative del rettore (quello della rimozione della lapide che ricordava come il governatore pro tempore Cuffaro, avesse trovato fondi per completare il Santuario e per restaurare la casa di via degli Orti) che con decine di giornalisti cattolici, o conduttori se vogliamo, si è affidato a Salvo La Rosa (nella foto mentre presenta al Duomo) che così oltre ad occuparsi della sua Sant'Agata ora si occupa anche della Madonnina. Forse quando Maria ha scelto di piangere a Siracusa pensava anche all'irreversibile degrado della chiesa siracusana. Nelle celebrazioni c’era anche Italia con la fascia, in sostituzione del sindaco Garozzo. Vitadacani No medaglie e/o convenzioni E' stata una calda estate nel settore del randagismo. Abbiamo letto sui giornali e su Internet attacchi frontali molto pesanti contro coloro che hanno il compito di occuparsi di questo fenomeno. Spesso sono stati attacchi infondati o pretestuosi, altre volte sono giustificati proprio per i problemi che da anni si trascinano, senza soluzione, in questo settore. Ribadisco ciò che ho scritto altre volte: il randagismo è un fenomeno complesso e le cause sono diverse (mancanza di interventi tempestivi, incisivi, coordinati e continuativi nel tempo da parte delle forze dell'Ordine, dei Comuni, delle ASP e delle associazioni; irresponsabilità dei cittadini che abbandonano cani adulti e cucciolate, irresponsabilità di volontari animalisti che spesso tali non sono, irresponsabilità di chi dichiara apertamente di essere contro la sterilizzazione e di chi offre a cuor leggero cani e gatti delle cucciolate private in adozione, sete di denaro di chi vende cucciolate di cani di razza e per finire di chi li vende e di chi li acquista senza capire la responsabilità che assume e tanto altro), ma sopratutto è necessario convincersi che il randagismo non è localizzato in maniera definitiva in una contrada, in un quartiere, o in un solo Comune. E' un fenomeno che coinvolge interi Comuni e Regioni. Chi pensa egoisticamente di risolvere il problema sotto casa o sotto il proprio naso evidentemente non conosce i cani o non vuole capire che i cani randagi possono anche sostare in determinate zone ma sono animali liberi e si spostano, si uniscono in branchi oppure si dividono e si muovono per chilometri con molta facilità e senza concreta possibilità di controllo. Se per un attimo si pensasse di risolvere il problema solo in un quartiere o solo in un Comune concentrandovi tutte le risorse umane ed economiche disponibili, si farebbe un grave errore. Il randagismo va affrontato a 360 gradi con una attiva e forte collaborazione di tutti i soggetti preposti (Prefetture, Comuni, Forze dell'Ordine, ASP, associazioni, e cittadini volontari). Gli interventi devono essere assolutamente concordati e condivisi e soprattutto è necessario mettere in campo risorse umane competenti, senza pensare di ricevere poi medaglie al valore o gettoni di presenza. Chi volontariamente si offre per dare il proprio contributo alla risoluzione di questo fenomeno che presenta risvolti negativi nell'ambito della sicurezza e dell'igiene pubblica, lo faccia ma......non per chiedere poi convenzioni! La “coperta “ è diventata troppo corta. Elena Caligiore 5 Domenica 7 settembre 2014 Niente ematologi, vada altrove Così ha detto il medico del pronto soccorso, dopo ore di attesa, a una nostra concittadina a rischio di vita. Tutta l’odissea fino al ricovero al Garibaldi di Catania dove si scopre che anche le analisi erano sbagliate Riceviamo e pubblichiamo: Ciao, sono M. C. e voglio raccontare al vostro giornale la mia odissea del 12 Agosto scorso. Ho un abbonamento in piscina presso l'hotel Relax di Siracusa e, come ogni pomeriggio dalle 13 alle 16, mi sono recata presso la suddetta struttura per fare un bagno e rilassarmi tra il verde e il blu, prima però passo dal laboratorio di analisi di viale Zecchino "Siracusa medica" per ritirare l'esito di un esame eseguito il precedente sabato. Dopo aver fatto un bagno ristoratore e una bella nuotata mi stendo al sole e leggo le analisi....vengo assalita da un terrore misto a sudorazioni e agitazione: gli esami sono pieni di asterischi, non so cosa fare, data l'ora il mio buon medico sarà a casa sua e andrà in studio verso le 16,30 non mi resta che aspettare e nel frattempo mi rendo conto che sono in pericolo di ictus o ischemie o di qualche altra diavoleria che l'esame emocromocitometrico alterato rappresenta. Alle 16,30 la mia amica Adriana che viene in piscina con me mi accompagna dal dottore il quale mi spedisce di corsa in ospedale con la richiesta di una visita ematologica urgente con la seguente diagnosi: policitemia eritrocitaria. Il tempo di togliere il costume da bagno e mettere un pantalone e maglietta e via verso l'Umberto 1°. Qui trovo un casino di persone, comunque entro e l'addetto alle accoglienze mi mette in codice giallo...aspetti qui e aspetto lì con il cuore in gola perché mi avrebbero dovuto fare un salasso secondo il parere del mio medico curante...passa il primo quarto d'ora mentre la folla entra ed esce in continuazione, ogni tanto qualcuno viene fatto entrare in sala medica, un bimbo col dito rotto, un anziano che ha le gambe molli a suo dire, entra anche una signora cubana che ha un granello di sabbia nell'occhio. Parecchie persone vengono ricoverate e quindi trascritte al computer, dalle 17 si fanno le 18 ed io chiedo al tizio che sta al computer quando potrò vedere un ematologo...mi risponde di stare tranquilla seduta lì che mi chiameranno appena il medico di guardia si libera...mah "i quarti d'ora passano a uno a due a tre" cantava il grande Murolo ed io comincio a sentirmi male (emotivamente, fisicamente mi sentivo stranamente bene), dico al tizio che ho bisogno di essere visitata e che ormai sono lì da un'ora e più, intanto viene un padre col bimbo piccolo che ha la febbre e passa, poi viene un extracomunitario e passa anche lui, poi viene una donna di colore e viene visitata anche lei, poi entra un tizio che ha un piede fasciato ed entra anche lui per una medicazione...ed io? io devo stare lì ad aspettare...alle 19 mi chiamano ed entro nella sala medica mi dicono di accomodarmi in una rientranza in cui un povero vecchietto stava coricato contorcendosi e lamentandosi, io dovevo mettermi nel lettino accanto in cui facevano bella mostra delle macchie di sangue...mi spingo nel corridoietto con la speranza di farmi notare...nulla, mi passavano accanto come fossi stata trasparente, chiedo a qualcuno quando potrò essere visitata ma nemmeno ti rispondono...allucinante! alle 20 chiedo al medico di guardia che puzzava ancora di libri e di studi se per caso doveva essere lui a visitarmi, guarda con aria di sufficienza la ratorio di analisi che ha sbagliato tutto, scusa se mi sono dilungata, se vuoi posso farti vedere gli esiti dei due prelievi. M. C. richiesta del mio medico e mi dice che lì all'Umberto 1° non ci sono ematologi e tanto meno un reparto di ematologia, il mio medico aveva sbagliato a mandarmi lì...ma vi rendete conto in che mani siamo? allora ho chiesto se potevo andarmene e lui mi ha detto di si che dovevo andar via...che se volevo essere vista da lui dovevo aspettare almeno altri 10 pazienti...sono uscita disgustata da quel posto schifoso e la mia amica Adriana correndo a velocità mi ha portato a Catania al Vittorio Emanuele...qui un altro pianeta...all'accettazione mi hanno accolta subito e mi hanno misurato la pressione, mi hanno fatto sedere e dopo 10 minuti mi hanno portato in una sala medica dove un dottore si è occupato di me mentre una infermiera monitorava la mia pressione. dopo l'anamnesi mi hanno tolto del sangue per fare le analisi da comparare con quelle che avevo portato io da Siracusa...mi hanno fatto distendere su una comoda poltrona in una saletta dove ho aspettato un paio d'ore e alle 24,59 una infermiera ha urlato il mio nome e sorridendo mi ha detto: signora le analisi sono perfette, lei non ha nulla. Non volevo crederci e mi ha risposto che le analisi del pronto soccorso del Vittorio Emanuele sono precise...allora posso andare a casa, posso mangiare? faccia quello che vuole....alle 01,18 abbiamo lasciato l'ospedale e ci siamo tuffate nella movida catanese...alle 3,30 rientravamo a Siracusa, che peccato che una gran bella città sia così persa... Caro Salvo, oltre l'ospedale è da denunciare anche il labo- Sono basito come credo lo saranno i lettori. Ovviamente la protesta è ampiamente documentata e l’avvocato di M.C., Fabio Spicuglia, ha già avvertito il laboratorio di analisi e la direzione generale dell’Asp che la sua assistita si tutelerà nelle sede giudiziarie più opportune. Sono basito dicevo, ma questo è l'Ospedale Umberto I di Siracusa. Di episodi raccapriccianti possiamo raccontarne decine. Maleducazione, ignoranza, cattivissima igiene, assistenza ospedaliera carentissima...come fossimo in un ospedale di quarto mondo, ammesso che nel 4 mondo,oggi possa esservi una struttura che si qualifica ancora ospedaliera e che non lo è affatto. PRONTO SOCCORSO INESISTENTE !!!! Quello che è successo a te succede giornalmente a decine di persone che hanno l'infelice idea di andare al pronto soccorso dell'Umberto I. Normalmente c'è l'invasione dei migranti ma anche quando non ci sono migranti le condizioni sono pessime, i tempi incompatibili con “un pronto soccorso” che non è “pronto” e non è, assolutamente “un soccorso”. Tu hai avuto la fortuna di avere una amica che ti ha condotto al Vittorio Emanuele di Catania. Pensa chi non ce l'ha e deve stare ore ed ore ad aspettare il nulla...come la risposta che ti hanno dato. Servono a qualcosa le nostre denunzie? No, non servono a niente. L'Ospedale Umberto I fa solitamente spallucce: non c'è personale, la direzione sanitaria non funziona etc. La Procura della Repubblica temo che si sia rassegnata alla illegalità dell'assistenza sanitaria. Scrivere ai Carabinieri o alla Polizia è ormai un esercizio sempre meno praticato. Non serve a niente, ammesso che ci sia qualcuno che trascrive la tua denunzia. Buon per loro, meno per noi. Interessare la Politica regionale è oramai una barzelletta. Pensate ai personaggi, alle interrogazioni a getto continuo che non servono a niente, neanche a riempire i giornali. Che fare allora? L'unica rete credibile è quella degli amici, delle persone vicine, che possono darti un consiglio, come quello che hanno dato a te. La Repubblica Italiana è andata, per non parlare della Sicilia e di Siracusa: venti anni di farabutti l'hanno stroncata di brutto. Siamo tornati al medio evo, senza stato,senza strutture pubbliche. La politica serve soltanto a derubarci dei nostri miseri stipendi, pensioni etc. Un precipizio dovuto alla politica ladrona che ha dissanguato lo Stato a danno di tutti per favorire pochissimi, Ecco il risultato. Ma il castello è castello? stello Eurialo?"edito da Arnaldo Lombardi che ci autorizza ad estrapolarne alcuni brani. Chiediamoci dunque chi furono per quasi due secoli i responsabili della politica siracusana: Dionigi l°, Dionigi 2°, Timoleonte, Agatocle, Pirro, Gerone 2° (coevo di Archimede), e Geronimo. Cediamo la parola a Sergio Caciagli, il quale in apertuna avverte: “Ai giovani siracusani, specialmente agli studenti delle Scuole superiori e dell’Università. L’esempio del passato è prone per il futuro”. Aldo Formosa Travolti dalle nostre giornate e dalle problematiche di cui fa le spese la nostra città, le notizie riguardanti "quella” Siracusa sono ormai sommerse nell'oblio. Lo storico Sergio Caciagli, con un lavoro di ricerca degno della massima lode, ci ha dato lo svegliarino con "Il Castello Eurialo è il Ca- Premessa. Il complesso di rovine situato a poca distanza dal poggio di Belvedere (Siracusa), correntemente è detto "Castello Eurialo"; questo nome è giustificato? Prima di entrare in merito, due osservazioni, a) Come il nome "orecchio di Dionisio" si deve al pittore Michelangiolo di Caravaggio quando visitò la famosa grotta guidato dall'archeologo Mirabella1, similmente il nome ufficiale di "Castello Eurialo" si deve agli arche-ologi Holm e Cavallari che2 così lo chiamarono nella loro "Topografia Archeologica" . b) Comunemente si afferma che questo Castello fu costruito dal Tiranno Dionisio. Lo storico greco Tucidide nella sua "Storia della Guerra del Peloponneso", in vari episodi dell'assedio ateniese di Sira-cusa (416-413 a.C.), menziona questo castello, già esistente all'inizio del conflitto. Dionisio, il futuro tiranno, nacque nel 430 a.C.3ed è difficile vederlo, a 10-15 anni, costruttore di castelli! Il dilemma è evidente: o quelle rovine non sono il Castello Eurialo o la costruzione non fu dovuta al tiranno. Siracusa nell'antichità greca classica era situata, come oggi, sulla isoletta di Ortigia e su un contiguo, adiacente, modesto altopiano grossolanamente somigliante alla figura geo- metrica detta settore circolare" II lato curvo corrisponde al tratto di costa ad est tra Santa Panagia e Ortigia, il vertice all'estremo occidentale dell'altipiano a poca distanza (1.000 metri ad Est) dal colle di Belvedere I due lati con un andamento generale rettilineo (in realtà si tratta di linee spezzate) vanno dagli estremi Nord e Sud del lato curvo al vertice situato nel punto in cui i due orli si avvicinano tra loro. Solo poche decine di metri li separano. Il lato Nord è costituito da una balza, un dirupo continuo, dal vertice a Santa Panagia, balcone prospiciente la piana della Targia con la costa della Marina di Melilli. Il lato Sud incernierato al vertice con quello Nord, è costituito da una analoga balza, strapiombo continuo sulla vallata dell'Anapo. Ai piedi di questa balza, fino al mare del Porto Grande la pianura dell'Anapo era ricoperta in epoca greca da una palude detta, probabilmente, Lysimelia. Nel suo lato orientale lo strapiombo si va attenuando facilitando il deflusso delle acque del-l'altopiano al mare. Oltre il vertice, posto nella strozzatura dell alto-piano, procedendo verso Ovest il rilievo continua e dopo aver formato il poggio di Belvedere si salda prolungandosi e allargandosi con uno sperone dei monti di Melilli, i famosi Crimiti, il Tymbride dei Greci. Sulla sommità del poggio di Belvedere da molti anni la Marma Militare ha impiantato un semaforo (188 m s.l.m.). Tutte le vie di comunicazione terrestri tra la zona a Nord di Siracusa (Targia, Magnisi, ecc.) e quella a Sud (Porto Grande, Val d Anapo Cassibile Avola, ecc.) e naturalmente quella dall’interno dell’isola, a Ovest, dovevano necessariamente attraversare questo passaggio obbligato, sulla "schiena d'asino" compresa tra il vertice innanzi no-minato e la sommità del colle di Belvedere. 6 Domenica 7 settembre 2014 La risata coinvolgente Così ricordiamo Nino Consiglio. Protagonista politico assoluto nella nostra città, in provincia e all’Ars Da poche settimane, nell'agosto 2014, si è spento Nino Consiglio, ex deputato regionale del PCI-DS-PD. Ex segretario provinciale del PCI, ex segretario della CGIL, vicesindaco di Siracusa. E' inutile continuare nella elencazione dei tanti incarichi ricoperti da Nino Consiglio, basti dire, più semplicemente, che la storia dei comunisti di questa provincia e poi di quello che sono diventati (DS, PD), lo ha visto come il più importante ed amato esponente. Ed in questa veste è stato un protagonista politico assoluto nella nostra città e provincia,ma anche in sede regionale dove ha ricoperto per anni il ruolo di capogruppo parlamentare del PCI all'ARS. Come era davvero Nino Consiglio? Un politico – tra i pochissimi – che alla politica credeva davvero, come ai valori ed alla storia del suo partito. Mai me- diocre, mai assente, mai svogliato, anzi, oratore appassionato, accanito, sanguigno, violento, quando si accendeva su temi che sentiva fortemente. Ed era questo il tratto più amato dai suoi compagni di partito e meno apprezzato, immagino, dai suoi avversari. Ma era fatto così. A costo di rimetterci politicamente. Scompare, purtroppo, ancora giovane. Colpito da un male incurabile di cui era cosciente. Si era appartato da anni in compagnia del suo male e dei tantissimi amici che non lo avevano certo dimenticato, a riprova che l’amicizia, l’affetto vengono prima della politica.. Alla amatissima moglie conosciuta sin dai tempi della scuola, ai due figli, nuore e nipoti, le condoglianze di questo giornale che lo ha ospitato tantissime volte con interventi ed interviste. NB. Una nota personale. Di Nino Consiglio sono stato amico per quasi 50 anni! In diversi campi politici, spesso con diverse valutazioni di fatti e personaggi, ma sempre amici : lui con la sua grande ironia (e risata) che sapeva alternare ai discorsi politici più seri ed appassionati, alle valutazioni su uomini e cose. Parlavamo molto al telefono anche, se non soprattutto, divertendoci. Addio caro Nino mancherai a me come a tantissimi tuoi amici e compagni. Servizio idrico: Profumo di lardo Con faccia tosta degna di nota si ripete la strada di gestione in house che ha portato al fallimento di Sai8 e Sogeas, sembra l’ennesima porcheria Sulla gestione del servizio idrico, l'assessore alle Infrastrutture, Gianluca Rossitto, ha rilasciato la seguente dichiarazione: Dallo scorso maggio l’Amministrazione è impegnata nella ricerca ed attuazione di soluzioni tecnico-amministrative idonee ad assicurare che il servizio idrico integrato nell’ambito della città di Siracusa prosegua senza interruzioni. Un lavoro che nel volgere di poche settimane porterà i primi frutti. Alle difficoltà legate all’urgenza ed imprevedibilità degli eventi che hanno messo a rischio la gestione, si è aggiunto un quadro normativo assai confuso, che non ha ancora raggiunto il definitivo assetto, specie in tema di competenze e perimetro degli ambiti geografici delle gestioni, che il Legislatore regionale tarda ad approvare. L’azione amministrativa posta in essere tiene conto anche di questo altrettanto essenziale aspetto e - riacquisite le reti e gli impianti – tende a raggiungere, per fasi, i seguenti obiettivi: garantire riacquisite le reti e gli impianti – tende a raggiungere, per fasi, i seguenti obiettivi: garantire la prosecuzione del servizio, secondo livelli e standard pari a quelli previsti per il servizio a regime ordinario; mantenere i livelli occupazionali antecedenti alla gestione SAI 8; ridurre le tariffe; gestire in forma mista o in house, a seconda delle determinazioni che saranno assunte in sede legislativa A breve, cioè entro settembre, si potrà apprezzare in termini di definitivo raggiungimento di tutti gli obiettivi l'azione qui sinteticamente descritta alla quale, come ha più volte sottolineato il sindaco, molti hanno dato un contributo essenziale. A monte di ogni azione amministrativa, sta il più delle volte una scelta tra più opzioni. Essa deve, inoltre, trovare riscontro negli atti amministrativi e va misurata in termini di risultati. L’analisi critica, deve perciò svilupparsi solo ed esclusivamente intorno a ciò. Sono e resto quindi disponibile al dibattito e confronto pubblico, anzitutto in sede di consiglio comunale, secondo l’approccio metodologico appena descritto che, spero tanto, s’imponga come tratto distintivo di ogni discussione intorno a questo come dei futuri punti programmatici di governo dell’Ente”. Gianluca Rossitto Gli obbiettivi sono, dunque: 1.garantire la prosecuzione del servizio, secondo livelli e standard pari a quelli previsti per il servizio a regime ordinario; 2.mantenere i livelli occupazionali antecedenti alla gestione SAI 8; 3.ridurre le tariffe; 4.gestire in forma mista o in house, a seconda delle determinazioni che saranno assunte in sede legislativa Mi sento di osservare. Sul punto 1 oltre la prosecuzione inserirei il miglioramento della qualità del servizio, ridotto ad una semplice esazione di tributi, con gestioni “tecniche” molto molto carenti. Sul punto 2 cercherei di essere più preciso: mantenere in servizio chi già lavorava nel servizio idrico (SAI 8). Si sentono tante vo- ci! L'eterno ricatto agli occupati, ma anche nuove assunzioni, nuovi dirigenti etc. Vedremo. E' un campo delicato dove negli anni trascorsi si sono consumate le peggiori zozzerie che hanno fatto fallire prima Sogeas e poi SAI 8. Sul punto 3 piena condivisione. Alle spalle dei contribuenti sono stati scaricati i costi delle clientele dei vari ras comunali (che è inutile ricordare). E' l'ora del nuovo ras? Sul punto 4 credo di sentire l'ennesima porcheria. Ancora gestioni in house (o mista privato-comune) che significa ricadere pari pari negli errori che Garozzo ha detto di voler cancellare per tutta la campagna elettorale. Le storture di questi anni non sono servite a niente?Il profumo del lardo è troppo forte per questa amministrazione? Buon viaggio. Del resto era stato anticipato: non una IGM ma tante IGM!. NB: Se ci fosse una sinistra o una destra all'opposizione tutto questo non avrebbe luogo. Devo ricordare che gli unici oppositori sono recentemente scomparsi: Di Giovanni e Consiglio. Non è rimasto nessuno e l'unico che potrebbe farla l'opposizione è impegnato in sede regionale a dirigere un assessorato. ..tanto il Consiglio comunale approva Ecco il gongolante comunicato dell’ufficio stampa sul Consiglio comunale che approva tutto, anche gli asini che volano. Approva senza garanzie per i 150 lavoratori a rischio, si fida e si affida. Insomma rinuncia al suo ruolo. Ci sono anche pochi consiglieri che resistono, ma sono appunto pochi, sembra davvero un Consiglio bulgaro. Leggiamo: Con 21 voti favorevoli, 5 contrari ed 1 astenuto, il Consiglio comunale ha approvato e resa immediatamente esecutiva la convenzione con il Comune di Solarino per la gestione in forma associata del servizio idrico. Il provvedimento assegna il ruolo di capofila a Siracusa, dove avrà anche sede l'associazione, e all'assemblea dei sindaci le attività di indirizzo e programmazione. Prevede, tra l’altro, che il personale assegnato deve essere già in servizio nelle due Amministrazioni; affida a ciascun Comune le competenze finanziarie e la verifica nei rispettivi territori della regolarità del servizio; prevede che la gestione venga data in concessione a un privato, mentre ciascun Comune risponderà in solido di “eventuali responsabilità accertate relativamente alle procedure per l'individuazione del concessionario”. L’adozione dell’atto è stata preceduta dagli interventi di alcuni consiglieri ( Firenze, Castagnino, Princiotta e Rodante ) che hanno contestato la competenza in capo al Consiglio e la sua stringatezza nonché, in caso di sua approvazione, l’eventuale invalidità del bando sulla gestione idrica, avendo quest’ultimo preceduto il primo e non viceversa. I consiglieri Firenze e Castagnino, inoltre, hanno sostenuto come il bando sulla gestione idrica in forma associata sia illegittimo in quanto non pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea, mentre dubbi sono stati sollevati sul numero dei dipendenti da assumere, passati da 74 a 85, nonché sulle tariffe rispetto alla precedente gestione. Favorevolmente, invece, si sono espressi i consiglieri Castelluccio, Di Lorenzo e Acquaviva. Per l’Amministrazione è intervenuto l’assessore alle Infrastrutture Gianluca Rossitto, che ha ribadito la legittimità amministrativa del provvedimento attesa la presenza di tutti i visti di regolarità tecnica e contabile, mentre nel merito dell’atto ha parlato di “usualità” dello schema di convenzione. Sul bando di disponibilità, invece, Rossitto ha escluso profili di illegittimità per non avere fatto ricorso alla procedura europea in quanto l’Amministrazione “ha scelto l’iter dell’avviso pubblico di manifestazione di interesse e per la prima volta ha posto requisiti e condizioni di partecipazione molto stringenti, dal fatturato alla maturata esperienza d’impresa, dall’assunzione di personale già impiegato all’obbligo del ritrasferimento delle quote al termine dell’affidamento”. Nel dibattito è poi intervenuto il sindaco, Giancarlo Garozzo, che ha parlato di “Atto di buon senso nell’emergenza in corso, di assenza di alternative allo stesso, di unico strumento per assicurare continuità di servizio e tutela dei lavoratori”. Nel merito del bando, infine, ha difeso la bontà della gara negoziata che “Ha permesso a ben 5 imprese di fare una proposta” mentre la possibilità del rinnovo oltre l’anno fino a 3 anni “E’ stata dettata dalla preoccupazione che la Regione non vari per tempo una legge di riordino della materia, con possibili ulteriori disagi alla scadenza”. Sulle tariffe, infine, il Sindaco ha ricordato la riduzione, rispetto alla gestione precedente del costo al mc, delle spese di allaccio alla rete idrica e di installazione del contatore. Morale della favola? Niente acqua pubblica, ma una nuova Sai8, questa volta vicina a Garozzo-Foti. I 150 lavoratori della ex Sai8? Almeno la metà sono a rischio, nel silenzio totale di chi aspetta di avere l’amico che lo salva e lo sistema nell’elenco dei dipendenti fortunati, magari a discapito del collega che oggi non fa parte della cordata vincente. E poi tanto altro, consulenze, manager e chi più ne ha più ne metta. Lardo appunto. 7 Domenica 7 settembre 2014 La Giunta Garozzo è una pena Maurizio Landieri: Quando avevo 15 anni parlavo male dei notabili democristiani dell’epoca. Mai avrei immaginato che li avrei rimpianti Maurizio Landieri, quasi un anno e mezzo di giunta Garozzo. Il tuo personale giudizio? Quando avevo 15 anni parlavo male dei notabili democristiani dell’epoca. Mai avrei immaginato che li avrei rimpianti. Questo è il risultato più eclatante dell’azione amministrativa di Garozzo. Una pena infinita. Ed il peggio deve ancora venire. Mi sembrano evidenti deficit di trasparenza sul bando di igiene urbana, sulla gestione del servizio idrico, sulle navette elettriche… Sembrano cose ammantate dalla leggenda. Cose di cui tutti parlano ma che nessuno ha visto, a parte le navette elettriche, che ho preso. Carine, ma si muore dal caldo. Invece parliamo di cose fondamentali. L’igiene urbana, il servizio idrico. Qualcuno pensa che bastino due navette e tre solarium per passare alla storia come grandi amministratori. Ci vuole ben altro. Innanzitutto la trasparenza. Questi componenti della Giunta che sui social non parlano, o bannano, tutti quelli che non sono d’accordo con loro? Sono stato bannato anche io, da più di uno di loro. Nel momento in cui Bertinotti annuncia di essere diventato liberale, qualcuno preferisce metodi stalinisti. Ce ne faremo una ragione. Queste toppe a corso Gelone sono la metafora… Mi ricordano un vecchio film con Nino Manfredi ed il nostro grande concittadino Salvo Randone. Manfredi venne scambiato per un gerarca fascista. E gli mostravano cose meravigliose, ma inesistenti. La città è allo stremo e rattoppiamo corso Gelone perché non ci sono i soldi per rifare la pavimentazione. Il ponte della Targia è agonizzante, le scuole cadono a pezzi. La città è sporca. Ma abbiamo le navette elettriche i solarium e le toppe a corso Gelone. Salvo Salerno ha scritto che il Maniace è andato dallo “stupor mundi” allo “stupor ottundi” E qual è la cosa sorprendente? Dopo aver visto le Ferrari al teatro Greco, il Teatro comunale dato a Dolce e Gabbana, Piazza Duomo ai miliardari in Ferrari, cosa ci aspetterà in futuro? L’intimidazione alla Princiotta? Atto vile. Solidarietà totale a Simona. Vor- remmo che si facesse luce presto. E che si scoprisse presto chi e cosa c’è dietro. E che magari qualcuno andasse in galera. Questi centri di accoglienza per immigrati.. Follow the money, diceva Falcone. Chi ci guadagna, e quanto? E’ tutto lì. Quelli della Civetta non hanno restituito il Premio Francese I processi si fanno nei tribunali, non nei giornali. I giornali creano mostri, a volte. Alla Porta Spagnola l’ufficio informazioni non c’è più. Ci sono drink. Sarà la nuova politica dell’Amministrazione. I turisti, anziché informarli, li dissetiamo. Chi vuoi libero Gesù o Barabba? Gesù, nel senso dei tanti “poveri cristi” miei concittadini a cui stanno togliendo anche la dignità. Vorrei che quei poveri cristi fossero liberi, invece sono prigionieri, della crisi economica, delle tasse allucinanti che non sono diminuite, anzi. E vorrei che Barabba, per quanto pentito, qualcosa pagasse per quello che ha fatto. E succede che uno così diventa sindaco Riprendere a scrivere dopo la pausa delle ferie agostane ti fa sentire angosciato perché il foglio bianco che hai davanti e sul quale dovresti scrivere, sembra guardarti in faccia e dirti: “……e allora “! Che vuoi scrivere? Pensi sia cambiato qualcosa in questi venti giorni di pausa??? Come non dargli torto a questo irriverente e provocante foglio di carta che riga dopo riga, ti lancia la sua sfida invitandoti a macchiarlo di nero o di blu, lasciandogli la liberta di segnarti in rosso gli errori che mano mano vai commettendo. Mi aspettavo che anche sotto la parola “Siracusa” si materializzasse il rosso errore, invece no! Neanche il computer ne vuol sapere di perdere tempo con una Città che è diventata un grande orologio che segna il tempo che passa. Banale e sempre uguale. Così appare Siracusa a chi la guarda senza partigianeria. E se di giorno, con la luce del sole, con la gente per strada sembra quasi di vivere una città normale, di notte tutto cambia. Durante i giorni della settimana le strade diventano deserti nei quali corrono cartacce e lattine di birra vuote sospinte da quel vento di scirocco che non vedi, ma senti addosso alla tua pelle, caldo e appiccicaticcio. Di notte vive un po’ Ortigia attraversata da turisti e siracusani alla ricerca di qualcosa o qualcuno che alla fine si traduce in un bar, un tavolino e….nulla più. Il mio foglio bianco mi sta guardando perplesso, stupito e non dice nulla nell’attesa che io scriva chissà che. Io di Siracusa potrei scrivere solo bene perché è la mia Città, il luogo del mio vissuto, l’angolo del mondo dove ancora sogno il domani…. E mi viene da pensare che…..senza i siracusani potrebbe essere un luogo più bello di quello che oggi è. Ecco, i siracusani! Siamo un popolo che non gli sta mai bene niente. Amiamo farci governare da furbetti che ci abbindolano come vogliono o da stupidi che noi pensiamo di abbindolare come vogliamo. Preferibilmente ci piace che siano gente che viene da fuori provincia a spolparci come fa il cane con l’osso; godiamo dell’essere vittima del destino, sfortunati, piagnucoloni e sempre in attesa che qualcun altro ci tolga le castagne dal fuoco. Ogni tanto qualche siracusano si fa intraprendente, ma prima o poi scopriamo che era uno che fregava il Comune, la Provincia che non c’è, la Regione che fa finta di esserci e se è proprio bravo, frega anche lo Stato. Però, come si dice? Di solito le Bellissime Canaglie attraggono gli sguardi e i cuori femminili, per i siracusani, la predominante del cromosoma femminile che aleggia in tutti noi, ama quindi le canaglie. E di canaglie in giro per Siracusa ce ne sono tante! Nel mio piccolo potrei scrivere un’enciclopedia ma mi limito a dire che nella politica e attorno a ciò che in essa ruota, vi è grande fonte d’ispirazione di nomi e di fatti. Ovviamente scopro l’acqua calda. So che tutti noi siamo consapevoli di essere governati male e il massimo che sappiamo fare come reazione è di non andare a votare che poi succede che, uno come a Garozzo, siracusano doc, diventa sindaco con 15000 voti di preferenza e siccome siamo sempre lì a lamentarci, escludendo l’Assessore Italia e qualche altro amico intimo del sindaco, il giorno dopo ci sono circa 115000 siracusani su 100000 residenti che vorrebbero che Garozzo andasse via. Incontentabili! Dopo avere sguazzato dentro questo foglio bianco imbrattandolo di parole e tratti che potevo anche risparmiarmi, sarebbe bastato che richiamassi il ritornello di Dino Cartia: Siracusa persa era e persa sarà. Mi sembra comunque un po’ pochino perché io preciserei che si persa era, ma è persa oggi e persa sarà domani. Enrico Caruso Intitoliamo il ponte Targia a Frontino Pepè Genovese: Quindici milioni del risarcimento dovuto dal Comune ad Open Land potrebbero così essere utilizzati per il recupero della struttura L’estate sta finendo. No. Forse sta cominciando solo ora. Mai tante incertezze, a mia memoria, in cosi tanti aspetti della vita quotidiana. Ma il mondo va avanti ugualmente. Mi tolgo gli occhiali e guardo le cose ad occhio nudo: i pulmini a movimento elettrico, in giro da qualche giorno, potrebbero diventare un simbolo del modo nuovo, moderno e adeguato in cui si debba muovere la città nel prossimo futuro. Senza più quegli sconnessi autobus, dismessi a Palermo o a Trapani, fatti girare qui da noi, da un’Ast oramai, in toto, da museo regionale. Un vero, inutile e clientelare retaggio di prima repubblica. Secondo me Garozzo junior l’ha azzeccato. Ed è giusto che gli venga detto. Polemizzare con lui a priori lo costringe ancor di più al suo mentore. Mentre è ovvio che l’amministrazione e la città dovranno sopravvivere a tutti noi. Il mondo cambia in modo forse non proprio genetico ma si rinnova continuamente in una delle sue possibili infinite ed equilibrate combinazioni. Il giorno dopo le elezioni amministrative, acquisitone il risultato, dovrebbe suggerire a tutti di non pensare temporaneamente a fare campagna elettorale. Dalla “Protesta alla Proposta“, torno a leggere da qualche parte. E una proposta alla amministrazione comunale la voglio fare anch’io. Ci siamo abituati già ad avere preclusa ai mezzi pesanti l’uscita nord della città. I pullman per Catania, aereoporto compreso, sono costretti a fare il giro largo ed accedere all’autostrada da Siracusa Sud; allungando il percorso e quindi i tempi di percorrenza. Ho letto che per ricostruire il viadotto di Scala Greca per Targia servono all’incirca 15 milioni di euro. Se, come si sente dire, l’attuale assessore ai lavori pubblici dovrebbe, tra le altre cose da fare, ricercare nel bilancio comuna- le i 30 milioni necessari per risarcire la società Open Land del danno ricevuto dal Comune secondo il verdetto del CGA regionale. Ebbene 15 di questi milioni potrebbero essere destinati al ponte. A fronte di una riduzione del risarcimento il viadotto verrebbe intitolato al geom. Frontino. Un modo assai semplicistico:15 milioni, in fondo, sono il valore di due o tre delle tante palazzine costruite in giro e rimaste invendute. Guardare gli attuali giovani amministratori con un po’ di fiducia, legittimandoli sul campo per quello che fanno, potrà servire a farli affrancare da origini che ad alcuni possono ora apparire anguste. Lasciamo stare il come sono arrivati, ora appartengono alla città e se non avranno preconcetti, nei loro confronti non debbono esercitarsi pregiudizi. Pepè Genovese 8 Domenica 7 settembre 2014 contromano E’ la mia ultima notte a Siracusa e Tremmilia brucia di incendi sciroccosi che per tutta la giornata sono stati spinti dal vento e dal caldo. Non sono stato bene quest’estate, sarà che sto diventando retico (cioè più retico del passato), sarà che ho avuto tanti fastidi, sarà che la mia città m’è sembrata più triste e povera e sporca e disorganizzata del solito al punto da spingermi a scrivere quel “Cimitero Siracusa”, che forse avete letto in una della pagine precedenti di questo numero dei Fatti. Eppure forse sono ingeneroso, forse non ho visto alcuni buoni segnali. In realtà questa estate, a occhio, abbiamo fatto il pieno di turisti, ci sono state moltissime iniziative di spettacolo e culturali che non si vedevano da anni, il mare della città è stato restituito ai Siracusani con le molte piattaforme create a Ortigia e fuori da Ortigia, i bar e i ristoranti erano pieni, molti nuovi, hanno attivato perfino i bus navetta in Ortigia (l’ho preso e funziona). Forse banalmente non mi ritrovo più fino in fondo in una città dove gli amici che non ci sono più cominciano ad essere troppi (la morte di Nino Consiglio m’ha addolorato profondamente, peraltro a poche settimane da quella di Ettore Di Giovanni), forse comincio a sentirla estranea questa città a cui comunque appartengo e che sovente detesto. Ho pubblicato anche quest’anno su feisbuc la galleria delle schifezze “fiorite” attorno ai cassonetti di Tremmilia, segno di una porcheria che non conosce crisi (e, ovviamente non solo a Tremmilia, vicino casa mia), segno di una inciviltà di noi Siracusani che continuiamo a preferire di lasciare il divano a tre posti (le sedie, le cassette di frutta, l’ondulato di amianto, comodini, reti, pensili di cucina, computer rotti, elettrodomestici e quant’altro) accanto ad un cassonetto piuttosto che fare quello che ho fatto io. Perché io l’ho fatto. Ho pensato che la colpa non fosse nostra, di noi incivili siracusani, ma dell’amministrazione, del servizio, della solita IGM. Se la gente non sa dove lasciarli i suoi mobili vecchi, ho pensato, resta incivile ma alla fine non ha tutti i torti. Ma da vecchio cronista ho voluto verificare. Ho cercato su google “smaltimento di rifiuti ingombranti siracusa” e subito ho trovato la pagina http:// www.comune.siracusa.it/index.php/it/gli-uffici/214-settoreambiente/raccolta-differenziata/raccolta-differenziatacassibile-2012/differenziamo-cassibile/conferimento-di-altre Non ci capita spesso osservare il bicchiere come fosse mezzo pieno, esercizio mentale difficile per un cronista votato alla critica, la ricerca del senso dell’obiettività però rende necessario tentare di provare a cambiare il punto di osservazione solitamente utilizzato per fare le cosiddette “pulci” ad ogni argomento. Quale migliore occasione quella che ci offrono gli ultimi scampoli di stagione che da noi è stata veramente rovente, senza un giorno di pioggia per lavare le strade ormai maleodoranti. L’estate sta finendo, diceva la vecchia canzone dei Righeira, noi vogliamo salutarla in maniera insolita guardando in positivo alcune attività dell’amministrazione comunale, comprese quelle che meriterebbero un supplemento di critica. Siracusa è diventata un po’ Roma e Giancarlo Garozzo è diventato un po’ Matteo Renzi, anzi è più Renzi dello stesso Matteo. Al massimo si può eccepire che i due “amici” sono divisi solamente dal fisico ma in tutto il resto sono proprio simili, nel senso che intendono la politica e il modo in cui si amministra allo stesso modo. Un esempio: quando mai un sindaco di Siracusa avrebbe trovato il coraggio di scontrarsi con le organizzazioni sindacali? Garozzo c’è riuscito. Gli mancano le tante donne con lui al governo, ma riesce a portare a casa ugualmente i risultati sperati. Anche se a qualcuno non piace il sistema usato da Garozzo, non si può nascondere che riesce ad avere efficacia in molte occasioni. Fino ad ora, con diverse critiche avanzate anche da compagni di partito, non sensibili e increduli al verbo renziano. Lo sparuto gruppo di oppositori che albergano in Articolo 4 e nell’NCD formato Vinciullo non riesce a fermarlo, solo a ritardargli il cammino verso l’obiettivo, come nel caso dell’appalto a privati (per un anno) della gestione della rete idrica integrata, recentemente passata al vaglio del consiglio comunale. Tutto merito della solida maggioranza che il sindaco di Siracusa, da oltre un anno, riesce ancora ad avere dalla sua parte ogni volta che si rende necessario. Come Renzi procede a colpi di maggioranza e arriva all’obiettivo senza perdere una sola occasione. Quasi da non Partire è un po’ rinascere -tiplogie-di-rifiuti. E in quella pagina ho trovato subito scritto: “Il Centro Comunale di Raccolta (CCR) è un'area attrezzata dove i cittadini possono portare i materiali riciclabili (anche voluminosi come ad esempio gli imballaggi in cartone), i rifiuti ingombranti e i rifiuti urbani pericolosi. Il CCR del Comune di Siracusa si trova in via Elorina n. 170. E' aperto tutti i giorni, dal lunedì al sabato, dalle ore 8.00 alle ore 13.00. Il martedì e il mercoledì é aperto anche il pomeriggio, dalle ore 15.30 alle ore 18.30. La domenica dalle 7.30 alle 12.30”. Non è possibile, mi son detto, sarà una bufala. Le solite cose come le fermate dell’autobus per il mare che ha cambiato capolinea da due anni e non hanno aggiornato l’informazione su internet e ci sono scritte le vie delle fermate ma poi alle fermate non ci sono i cartelli che le indicano. Pero, siccome invecchiando sto diventando sempre più ostinato, mi sono caricato nel cofano la piscinetta bucata dei bambini che da anni tenevo in giardino con relativi supporti in metallo, il grande dondolo arrugginito, e sono andato in via elorina 170 a capo di mattina. Ebbene esiste davvero il “Centro Comunale di Raccolta”. Magari definirla “un’area attrezzata” è eccessivo, ma, insomma ci sono alcuni grandi cassoni con scritto sopra con la vernice “plastica”, “metallo”, “legno” e via dicendo. E io ho scaricato dentro questi cassoni i miei rifiuti ingombranti e sono andato via. I siracusani non hanno scuse. Siamo porci, incivili, e ce ne freghiamo dell’igiene pubblica, dell’ambiente, del decoro urbano e di tutte quelle menate che poi magari la sera su facebook scriviamo indignatissimi perché c’è chi osa metterle in discussione. Direi che meritiamo pienamente ciò che abbiamo in termini di servizio di igiene urbana. Lo scirocco ora è calato, anche i bagliori degli incendi non si vedono più anche se in lontananza continuano a risuonare le sirene dei pompieri. Si sta benissimo nella mia terrazzina di Tremmilia, odorosa di gelsomini. L’altro giorno accanto ai cassonetti fuori casa mia c’erano due trolley. Li ho interpretati come un segnale d’arrivederci. Anche i miei cassonetti sembravano dirmi che era tempo di andare via. Settembre, andiamo, è tempo di migrare. Ho fatto l’ennesima foto e domattina torno a Roma senza rimpianti per questa estate scorbutica. Partire è un po’ rinascere. Hasta los reticos siempre Garozzo è bravo e anche Italia lo è credere, Garozzo è un sindaco per missione politica che ha costruito passo dopo passo la sua elezione, a lui si può osservare al massimo che avverte il peso della responsabilità politica prima ancora che di quella amministrativa, e considera di fare un passo indietro politicamente come il perdere una battaglia sul Piave. Infatti, il solo vedere, dopo un anno e tre mesi di corsi e ricorsi, ancora in piedi la segreteria di Carmen Castelluccio, non essere riuscito a defenestrarla pur contando sull’apparato della segreteria nazionale, gli dà grande tormento. Garozzo è ormai preda della cosiddetta sindrome del capitano Kirk dell’Interprise, stare lontano dalla plancia della sua nave, il Vermexio nella fattispecie, per lui diventa doloroso. Ha trascorso sul ponte di comando l’intera estate, ossia, non è andato in ferie, eccezion fatta per tre giorni a ferragosto. Complice, forse, il fatto che il Palazzo era materialmente chiuso senza possibilità umane di entrarvi. I suoi assessori credono in lui come fosse un guru, anche perché è l’unico della compagine a possedere esperienza, e non è raro che qualche colpo riescano a metterlo a segno, come quello nel settore viabilità attraverso la messa in funzione del sistema Go Bike e della rimessa in attività dei 6 pulmini elettrici che l’amministrazione precedente avrebbe voluto rottamare. Garozzo e i suoi assessori più operativi (Francesco Italia e Silvana Gambuzza) hanno ben figurato davanti www.ifattidelladomenica.it all’intera città, per giunta spendendo una cifra molto contenuta: quanto si sarebbe speso per due auto blu. Cosa mai accaduta per l’intera estate il centro di Ortigia è stato in festa: un suona e balla a mai finire per tutti. In piazza Duomo hanno cenato Luca Di Montezemolo e i suoi amici ferraristi, ad allietare la serata c’era l’orchestra Bellini pagata dalla Regione ( dicono 100 mila euro) e i fuochi d’artificio offerti (ai siracusani) dai commensali. Certamente, i meriti dell’estate siracusana da bere, da mangiare, da suonare e da ballare vanno ascritti al dinamico multi assessore Francesco Italia e alle sue conoscenze del mondo artistico imprenditoriale. Un manager dello spettacolo, un animatore nato che si è speso per una intera collettività. Si deve riconoscere all’assessore allo spettacolo la capacità di essere riuscito a produrre eventi in numero sorprendente, tale da surclassare qualunque amministrazione comunale. Gli eventi ludici e spettacolari prodotti in un solo anno a Siracusa hanno superato quelli sfoggiati in 15 anni delle due amministrazioni Bufardeci e dell’amministrazione Visentin. Com’è riuscito nell’impresa di portare in Città tanti spettacoli solo lui e il sindaco sono in grado di svelarlo. L’opposizione crede che il Comune si sia svenato spendendo una fortuna, lo dicono in tanti ma nessuno fino ad ora è riuscito a provarlo. Fonti dell’amministrazione parlano di cifre esigue impiegate e addirittura non si può escludere che paradossalmente tra gli artisti ci sia stato anche chi abbia pagato qualcosa pur di potersi esibire in Ortigia. Quando uno è bravo, glielo si deve ricono- Joe Strummer scere e Francesco Italia, in questo campo ha dimostrato di essere insuperabile, speriamo non venga a sapere di questa sua peculiarità il premier Renzi, altrimenti, lo perderemo come assessore. In qualche altro settore attinente le sue tante rubriche potrà non brillare, ma senza dubbio alcuno Francesco Italia ha guadagnato l’Oscar di assessore allo spettacolo dell’anno. Anche il settore dello Sport sembra essere in fermento per la dinamicità dell’assessore Mariagrazia Cavarra che non si ferma mai nel produrre incontri con la stampa. E’ stata l’unica dell’amministrazione a farsi un gavettone di acqua gelata, come da ultima tendenza. Che sia un’esperta del settore lo dice il suo curriculum di sportiva, che abbia tentato di risolvere la grave atavica situazione degli impianti sportivi le va riconosciuto, anche se in effetti ancora nulla è cambiato. E’ riuscita a pubblicare un bando per direttore sportivo del campo di Natale, alquanto singolare e che probabilmente si risolverà in un nulla di fatto, dal momento che il Comune non ha la piena titolarità della struttura che appartiene per metà alla ex Provincia regionale. Altra anomalia contenuta nel bando è quella che il direttore è a titolo completamente gratuito, quando è risaputo che neanche alla pubblica amministrazione è concesso sfruttare i lavoratori come fossero, di fatto, in nero. La Cavarra forse esagera in tutto quel che vorrebbe fare, però, che sia brava nel cercare di tenere in piedi anche i sacchi vuoti, le va riconosciuto. Se lo Zenit della Giunta municipale è rappresentato da Francesco Italia, al Nadir si deve collocare obiettivamente l’assessore alle politiche sociali Liddo Schiavo, troppo spesso sotto tiro per inadempienze. Per fortuna in soccorso arriva sempre il sindaco che riesce riequilibrare ogni scontro declassandolo come mera strumentalizzazione politica. Ed ecco che anche l’assessore Schiavo diventa bravo anche se non candidabile all’Oscar. E gli altri della giunta? Sono bravi anche loro o sono sulla strada per diventare tali.
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