STORIA DEL PIANOFORTE

STORIA DEL PIANOFORTE
di Grazia Meoli
Tratto prevalentemente da: SCALE e NOZIONI di Guglielmo Rosati, Ed. S. Simeoli; Il Pianoforte di Klaus Wolters, Ed.
Martello - Giunti.
DAGLI ANTICHI STRUMENTI A CORDA AL CLAVICEMBALO
IL TEMPERAMENTO
IL PIANOFORTE
FABBRICHE PRIMARIE DI PIANOFORTI
DESCRIZIONE DEL PIANOFORTE
IL REPERTORIO PIANISTICO
AUTORI PIÙ IMPORTANTI
STORIA DEL PIANOFORTE
Tratto prevalentemente da: SCALE e NOZIONI di Guglielmo Rosati, Ed. S. Simeoli; Il Pianoforte di Klaus Wolters, Ed.
Martello - Giunti.
Il pianoforte è uno strumento a tastiera con corde metalliche poste in vibrazione dai martelletti.
Appartenente alla famiglia dei cordofoni, a corda percossa, è stato considerato da alcuni anche
strumento “a percussione”; certi compositori del ’900 come Bartok, Prokofief e Strawinsky lo hanno
trattato come tale.
DAGLI ANTICHI STRUMENTI A CORDA AL CLAVICEMBALO
In origine troviamo il monocordo di Pitagora (VI-V sec. a.C.), una cassetta rettangolare con una
corda tesa che, mediante un ponticello mobile, veniva divisa in più parti determinando un rapporto
intervallare, strumento scientifico più che musicale.
Il salterio e il timpanon, erano antichi strumenti in cui le corde venivano pizzicate con ditali
uncinati, nel primo, e percosse con bacchette di legno nell’altro.
La tastiera dei primi organi medievali aveva un limitato numero di tasti, che avevano la funzione di
produrre l’uscita dell’aria dalle canne.
Dall’applicazione della tastiera al timpanon si ebbe il clavicordo (XIV sec.), strumento dunque a
corda percossa in cui dapprima poche corde, disposte trasversalmente nella cassetta armonica,
servivano per più tasti e la tastiera spaziò dalle tre alle cinque ottave; tuttavia aveva un
inconveniente tecnico per cui i tasti dovevano essere lasciati immediatamente, malgrado ciò i
tedeschi lo ritenevano utile per l’esercizio tecnico. Un particolare suo effetto era il bebung, vibrato
ottenuto con il tremolio del dito sul tasto.
Dall’applicazione della tastiera al salterio si ebbero successivamente la spinetta, il virginale e il
clavicembalo, (XV sec.), strumenti a becco di penna.
La spinetta, a forma di arpa coricata, aveva una corda per ogni tasto e il suo nome deriva
probabilmente dal suo costruttore Giovanni Spinetti (organista veneziano del ’500), ma potrebbe
anche riferirsi alle penne di corvo chiamate spine, facenti parte della sua meccanica; vi era anche lo
spinettone, di dimensioni più grandi.
Il virginale differiva dalla spinetta solo nella forma, che da triangolare o pentagonale divenne
rettangolare; il suo nome ebbe origine in Inghilterra dove era usato nei conventi dalle vergini.
Il clavicembalo, detto anche cembalo o gravicembalo, fu uno strumento di grande estensione e di
forma lunga simile ai nostri pianoforti a coda; ebbe due o tre corde per ogni tasto e due tastiere,
dall’estensione di cinque ottave, una per il piano e l’altra per il forte. Fra le altre innovazioni vi fu la
sostituzione delle corde di acciaio con altre di budella e l’applicazione di pedali per riprodurre il
suono di altri strumenti. Malgrado tutti questi tentativi, non si potevano ottenere oltre alle sonorità
del “forte” e del “piano” gradazioni intermedie. In Italia, verso la fine del XVI secolo, costruttori di
clavicembali furono: Francesco Portalupi, Domenico da Pesaro, Girolamo da Bologna e il
padovano Bartolomeo Cristofori.
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IL TEMPERAMENTO
L’accordatura degli strumenti a tastiera fino alla fine del XVII secolo offriva poche alterazioni: si
bemolle, mi bemolle, fa diesis, do diesis, sol diesis, imperfezione che permetteva l’uso di poche
tonalità (considerando che per legge acustica, un do diesis, ad esempio, ha un numero diverso di
vibrazioni rispetto a un re bemolle).
Nel 1546 Nicolò Vicentino costruì l’Archicembalo, in cui i tasti neri erano divisi in due, in modo
che la prima metà dava il diesis e l’altra il bemolle. Gioseffo Zarlino fece costruire da Domenico da
Pesaro un cembalo la cui ottava conteneva 19 tasti. Della stessa famiglia erano i cembali
triarmonici, tetrarmonici e pentarmonici. Tutti questi strumenti però per le complicazioni che
presentavano all’esecuzione, non ebbero successo.
Il temperamento, che consiste nel dividere l’ottava in 12 semitoni uguali, venne propugnato da due
sapienti musicisti e teorici tedeschi: Andreas Werckmeister e Georg Neidhart tra il 1691 e il 1706.
Il grande Johann Sebastian Bach intuì l’importanza e la praticità del nuovo sistema e l’approvò
magistralmente con la sua opera Il Clavicembalo ben temperato.
IL PIANOFORTE
Imponendosi dunque la necessità di uno strumento a tastiera che potesse rendere sfumature
dinamiche direttamente dalla sensibilità del dito, sorse il pianoforte inventato dal cembalaro
Bartolomeo Cristofori (1655-1731) da Padova, in servizio presso il principe Ferdinando di
Toscana. L’anno di costruzione del primo esemplare fu dapprima ritenuto il 1711, in base ad un
articolo di Scipione Maffei sul Giornale dei letterati di Venezia, che parlava del Gravicembalo col
forte e piano, ma da recenti studi tenuti a Firenze risulta che il Cristofori iniziò la costruzione del
nuovo strumento già dal 1698, detto Arpicimbalo che fa il piano e il forte, inventariato nel 1700
nella collezione del Principe Mediceo. Inoltre negli Stati Uniti si conserva un pianoforte con lo
stemma mediceo datato 1702.
Grazie al Maffei la notizia fu divulgata in tutta Europa. Anche se i francesi e i tedeschi cercarono di
appropriarsi dell’invenzione dimostrando studi tra il 1716 e il 1721 che prevedevano la sostituzione
dei martelli ai saltarelli del cembalo, nel meccanismo del Cristofori i martelli erano rivestiti di
panno, e la corda percossa produceva una sonorità varia e colorita; introdusse lo smorzo e lo
scappamento, una linguetta posta tra il tasto e il martelletto che permetteva a questo, dopo aver
percosso la corda, di ritornare nella posizione di riposo, evitando gli inconvenienti del clavicordo.
Il pianoforte, non immediatamente perfetto e venuto alla luce quando il clavicembalo raggiunse la
massima raffinatezza, non incontrò subito il favore del pubblico (lo stesso costruttore, non
ricavandone fortuna, continuò a costruire cembali!).
Il primo fondatore di una fabbrica di pianoforti in Germania fu Gottfried Silbermann, che ne
migliorò la meccanica e potè presentarlo per la seconda volta, nel 1747, a Bach, ricevendone parole
molto incoraggianti.
Un allievo di Silbermann, Stein, stabilitosi a Vienna fondò un’accreditata fabbrica di pianoforti
(molto apprezzati da Mozart).
Il vanto di aver portato il pianoforte alla perfezione spetta ai fratelli Erard, tedeschi stabilitisi in
Francia; il più importante miglioramento fu l’invenzione del doppio scappamento, che permette al
martello di risuonare prima che ritorni completamente a suo posto, ciò ha alleggerito la tastiera e ha
permesso le note ribattute più rapidamente; inoltre ad essi si attribuisce anche l’invenzione dei
pedali.
L’inventore del pianoforte verticale è stato il sacerdote Domenico del Mela da Gagliano.
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Il pianoforte di Stein, Asburgo 1788: corde doppie, meccanica viennese e ginocchiera per la sordina
(figura a pag. 3).
Il pianoforte di Erard & Co., Londra 1840 c.a.: Strumento con una lavorazione molto ricca,
intarsiato con una sontuosità straordinaria (figura a pag. 4).
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FABBRICHE PRIMARIE DI PIANOFORTI
In Germania: Bechstein, Blüthner, Schiedmayer, Krauss.
In Francia: Erard, Pleyel.
In Inghilterra: Broadwood.
In Austria: Bösendorfer.
In Italia: Anelli, Schultz e Poollmann.
In America: Steinway & Sons.
In Giappone: Yamaha, Kawai.
Gli Steinway rimangono insuperabili per la precisione, la ricchezza di suono, preferiti per i
concerti. I Bechstein hanno una sonorità cantante e una ricchezza di sfumature più destinati alla
musica da camera, stesse qualità che troviamo nel Bösendorfer, talvolta superate. Il timbro
romantico e vellutato dei Blüthner, non è più in voga oggi. I moderni pianoforti Giapponesi, dalla
sonorità viva, chiara e precisa, non sono adatti al repertorio romantico, ma piacevoli per la musica
antica e moderna.
DESCRIZIONE DEL PIANOFORTE
Le parti principali del pianoforte sono: la cassa, la meccanica, le corde, la tastiera e i pedali.
La cassa ricoperta dal coperchio, contiene la tavola armonica, in legno d’abete, che aumenta
l’intensità delle vibrazioni delle corde.
La meccanica è formata dai martelli e dallo smorzo.
Le corde sono in acciaio, quelle basse e gravi rivestite di rame; sotto la tavola armonica vi è il telaio
per resistere alla tensione delle corde. Per non dare dimensioni troppo grandi allo strumento, le
corde dei bassi sono incrociate.
La tastiera comprende 88 tasti (56 bianchi e 36 neri).
I pedali sono tre: quello destro, detto erroneamente “del forte”, allontana gli smorzi dalle corde
lasciandole in vibrazione; viene segnato nelle edizioni più antiche: Ped * (non molto precisa) e in
quelle più moderne: __________/\__________/
Il pedale sinistro, detto “del piano”, nei pianoforti a coda sposta la tastiera e la meccanica di qualche
millimetro verso destra, in modo che il martelletto batta su due corde anziché su tre nelle note acute
e medie, su una anziché su due nelle note basse e di scorcio anziché in pieno in quelle gravi; da ciò
deriva la segnatura una corda nei casi dove si richiede l’uso di questo pedale, “tre corde” quando si
deve rialzarlo, oppure si trova scritto sordina.
Il pedale centrale, detto “tonale”, lo troviamo con la sua specifica funzione solo nei pianoforti a
coda (salvo eccezioni) e prolunga soltanto il suono, o i suoni, prodotti al momento in cui lo si
abbassa; è segnato con la dicitura terzo pedale. Nel pianoforte verticale invece al suo posto
troviamo una sordina ottenuta da una striscia di panno che si interpone tra i martelletti e le corde,
attutendo di molto il suono.
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IL REPERTORIO PIANISTICO
AUTORI PIÙ IMPORTANTI
I CLAVICEMBALISTI
ITALIANI – Fra i principali organisti-clavicembalisti italiani troviamo: Andrea e Giovanni
Gabrieli e Girolamo Frescobaldi; nel periodo clavicembalistico: Bernardo Pasquini, Alessandro e
Domenico Scarlatti, Domenico Zipoli, Baldassarre Galuppi, Benedetto Marcello, Giambattista
Martini, Domenico Alberti, Domenico Paradisi, ecc.
Il nome più glorioso fu quello di Domenico Scarlatti (1685-1757), figlio di Alessandro, autore di
circa 600 Sonate, dove realizzò importanti procedimenti tecnici come il passaggio del pollice,
l’incrocio delle mani e le note ribattute.
FRANCESI – François Couperin (1668-1733), Philippe Rameau (1683-1764), produssero pezzi
di carattere descrittivo e di mirabile grazia con un interessante uso di abbellimenti.
INGLESI – Enry Purcell (1658-1692) fu il più importante di tutti, autore di Sonate e di molti
pezzi popolari.
TEDESCHI – In Germania, come in Italia, l’arte clavicembalistica si riconnette a quella
organistica.
I principali precursori di Johann Sebastian Bach furono Georg Philipp Telemann e Dietrich
Buxtehude. Importantissima la figura di Georg Friedrich Haendel (1685-1759), autore di Suites e
concerti.
Il nome più glorioso fu quello di Johann Sebastian Bach (1685-1750), insuperabile polifonista,
specialmente nella Fuga, ma anche in tutte le forme trattate, autore sia di pezzi facili che per ogni
livello di difficoltà, come Minuetti, Preludi e Fughette, Invenzioni a 2 e a 3 voci, 6 Suites Francesi e
6 Suites Inglesi, Il Clavicembalo ben temperato (48 Preludi e 48 Fughe in 2 volumi, 24 ciascuno, in
tutti i toni), Partite, Le Variazioni Goldberg (Aria con 30 Variazioni) e la monumentale Arte della
Fuga, inoltre molti concerti per più clavicembali dove fece trascrizione da Vivaldi. Ma soprattutto
altri compositori trascrissero di lui, dall’organo, come Liszt e Busoni.
I CLASSICI
Non possiamo non accennare ai tre nomi importanti dei figli di Johann Sebastian Bach, Carl
Philipp Emanuel, Johann Christian e Wilhelm Friedemann, che hanno una certa importanza
soprattutto riguardo alla forma sonata.
FRANZ JOSEPH HAYDN (1732-1809) – Essendo denominato “il padre della Sinfonia” per
come delineò la forma sonata, fu proprio nelle Sonate che eccelse la sua arte per il pianoforte, come
pure negli 11 concerti.
MUZIO CLEMENTI (1752-1832) – Fu il primo compositore che concepì la sua musica
veramente per pianoforte, denominato perciò “il padre del pianoforte”, del quale fu un grande
caposcuola (ebbe allievi come Cramer, Czerny, Kalkbrenner, Moscheles, ecc.). Fu autore di pezzi
facili e per ogni livello di difficoltà, come i Preludi ed esercizi, Sonatine, Sonate, e l’importante
lavoro didattico del Gradus ad Parnassum (100 studi che trattano tutte le difficoltà tecniche).
WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756-1791) – Genio precocissimo, ha composto pezzi di
mirabile perfezione stilistica come Sonatine, Fantasie, Variazioni, soprattutto le 18 Sonate e altre
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per pianoforte a 4 mani, pezzi per due pianoforti, inoltre ben 28 concerti anche per più pianoforti; le
cadenze per i suoi concerti furono scritte vari compositori, soprattutto Busoni.
LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770-1827) – Con Haydn e Mozart completa la triade dei
classici che portarono la forma sonata agli estremi suggelli. Le sue 32 Sonate si dividono in tre stili:
il primo ispirato ai classici Mozart e Haydn; il secondo dove si afferma la sua personalità e il terzo
dove raggiunge le più alte vette della creatività, introducendo persino la Fuga.
Le Sonate beethoveniane sono in 2, 3 e 4 movimenti, e per la prima volta viene introdotto lo
Scherzo al posto del Minuetto. Tra le sue Variazioni spiccano le 32 e le 33 (su tema di Diabelli).
Scrisse Bagattelle e altre composizioni per pianoforte; inoltre 5 concerti (fu il primo a scrivere le
proprie cadenze), uno “triplo” e una Fantasia con Coro.
I ROMANTICI
CARL MARIA WEBER (1786-1826) – Primo dei romantici, tra le sue opere pianistiche oltre alle
Sonate e da citare il noto Invito alla danza, e tra i concerti, il Koncertstük.
FRANZ SCHUBERT (1797-1828) – Lasciò una pregevolissima produzione nel campo del Lied.
Fra le sue gemme pianistiche: i 6 Momenti musicali, gli 8 Improvvisi, 10 Sonate, Fantasie (dove
inaugura la forma ciclica) e opere per pianoforte a 4 mani, nonché Valzer ecc.
FELIX MENDELSSOHN (1809-1847) – È un compositore di ricongiungimento tra classicismo
(riscoprì Bach) e romanticismo; il suo linguaggio è stato definito proprio di un “romanticismo
felice”. Il suo maggior merito è quello di aver creato la Romanza senza parole, ne scrisse 48, inoltre
Tre Preludi, Tre Studi, 3 Sonate, tra le Variazioni sono note le Serieuses, Rondò Capriccioso,
Scherzo a capriccio, Fantasia, 6 Preludi e Fughe, 2 Concerti e altri pezzi per pianoforte e orchestra.
FRYDEYK CHOPIN (1810-1849) – Detto “il poeta del pianoforte”, la sua arte è tutta dedicata al
pianoforte, che trattò in modo personalissimo. Scrisse 2 raccolte di 12 Studi (più altri 3), con
importanti innovazioni tecniche (nonché mirabili pezzi da esecuzione), 24 Preludi (più uno op.
postuma), in tutte le tonalità, 4 Improvvisi, 4 Ballate, 4 Scherzi, Mazurke, Valzer, Notturni,
Polacche, 3 Sonate, la Berceuse, la Fantasia, il Bolero, la Barcarola, la Tarantella, il Rondò per
due pianoforti, e 2 Concerti.
ROBERT SCHUMANN (1810-1856) – È considerato il più grande compositore romantico. La
parte più notevole della sua opera è rappresentata dalle composizioni per pianoforte. Scrisse pezzi
destinati alla gioventù o comunque di carattere infantile, come Album per la gioventù, Fogli
d’album, Scene infantili, Nel bosco, Papillon, Il Carnevale di Vienna, inoltre Pezzi Fantastici,
Novellette, Intermezzi e pezzi da grande repertorio come Davidsblundler, Carnaval, Studi sinfonici,
12 Studi e Capricci (da Paganini), Kreisleriana, Fantasia, 3 Sonate, Variazioni per due pianoforti,
nonché un Concerto e altri pezzi con orchestra. Molta sua musica è stata scritta per Clara Wieck,
sua moglie, di cui ha anche utilizzato temi per alcune Variazioni.
FRANZ LISZT (1811-1886) – Fu il più grande pianista che la storia ricordi; se Chopin fu “il
pianista dei pianisti”, egli fu “il pianista del pubblico”; se Paganini esercitò su di lui l’influenza
della tecnica trascendentale, Berlioz lo fece con la musica a programma. Considerò il pianoforte una
seconda orchestra e portò la tecnica fino ai limiti estremi. Compose: 12 Studi Trascendentali, 6
Grandi Studi da Concerto (dai Capricci di Paganini) e altri Studi, Due Leggende, La Sonata in Si
minore, 3 Notturni (Sogni d’amore), Due Ballate, Due Polacche, Annate di Pellegrinaggio,
Armonie poetiche e religiose, Mephisto Valzer, 6 Consolazioni, Due melodie russe, 2 Concerti e
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altri lavori per pianoforte e orchestra, nonché numerose trascrizioni da Bach, Beethoven, Schubert,
Chopin, Schumann, Mendelssohn, e parafrasi su opere teatrali Mozart, Rossini, Bellini, Donizetti,
Verdi, Weber, Wagner, Gounod, ecc.
JOHANNES BRAHMS (1833-1897) – Schumann non esitò a definirlo un “eletto”, nella sua
produzione occupa un posto importantissimo la musica per pianoforte: 3 Sonate, Scherzo, 4 Ballate,
Intermezzi, Due rapsodie, più un’altra che è la sua ultima opera pianistica, Variazioni su tema
originale e da Haendel, Paganini e Schumann, e da Haydn per 2 pianoforti, 5 studi ovvero
trascrizioni da altri compositori; per pianoforte a 4 mani: Danze Ungheresi e Valzer; inoltre 2
Concerti.
I MODERNI
FRANCESI
CESAR FRANK (1822-1890) – Soprattutto grande organista (la sua musica è pervasa di fede
religiosa), può essere considerato il più “tedesco” dei francesi. Il Preludio Corale e Fuga, e il
Preludio Aria e Finale sono pezzi molto in repertorio; come le Variazioni Sinfoniche per pianoforte
e orchestra.
CAMILLE SAINT-SAENS (1835-1921) – Ha conciliato procedimenti moderni con forme
classiche. Oltre al noto Carnevale degli animali (con 2 pianoforti), sono note soprattutto le sue
raccolte di Studi, nonché i 5 Concerti.
EMMANUEL CHABRIER (1841-1894) – La sua musica è vitale e gaia. Molto eseguita è la
Bourrée Fantasque.
GABRIEL FAURÈ (1845-1924) – Linguaggio squisito e di buon gusto. Tra le sue opere
pianistiche ricordiamo le Romanze senza parole, i 13 Notturni, le 13 Barcarole, gli 8 pezzi brevi, i
Preludi e la suite Dolly per pianoforte a 4 mani, nonché la Ballata e la Fantasia per pianoforte e
orchestra.
CLAUDE DEBUSSY (1862-1918) – Considerato l’iniziatore dell’impressionismo, ebbe un
meraviglioso senso del colore e usò la scala esatonale, che dà un carattere nuovo all’armonia.
Compose: 24 Preludi (2 libri da 12 ciascuno), 12 Studi (in 2 libri) di considerevole interesse
tecnico, Estampes, Images (2 serie), Childrens’s Corner, Pour le piano, Deux Arabesques, Suite
Bergamasque, L’Isle joyeuse, Petite Suite; per 2 pianoforti: En blanc et en noire e Lindaraya; una
Fantasia per pianoforte e orchestra.
PAUL DUKAS (1865-1935) – Divenuto noto grazie al brano orchestrale L’apprendista Stregone,
per pianoforte citiamo in particolare la Sonata in Mi bemolle minore e Variazioni Interludio e
Finale su un tema di Rameau.
MAURICE RAVEL (1875-1937) – Non risentì dell’influenza di Debussy, dimostrando la sua
predilezione per le forme classiche, che trattò in modo raffinato. Compose: Sonatine, Jeux d’eau, Le
Tombeau de Couperin, Miroirs, Gaspard de la nuit, Valses nobles et sentimentales, per pianoforte a
4 mani: Ma mère l’oye; per pianoforte e orchestra: 2 Concerti (di cui uno per sola mano sinistra).
Citiamo inoltre: DARIUS MILHAUD (1892-1974), FRANCIS POULENC (1899-1963) e ERIK
SATIE (1866-1925), appartenenti al gruppo francese dei “Sei”, il primo da un linguaggio volto alla
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politonalità, il secondo scherzoso e smaliziato, il terzo con una originale produzione articolata in
varie fasi, quali una grecista e mistico, con le Gymnopédies e le Gnossiennes, una dadaista con
didascalie umoristiche come Trois morceaux en forme de poire. Infine OLIVIER MESSIAEN
(1908-1992), elaboratore di nuove tecniche compositive, con un linguaggio mistico-religioso ed
esotico, condusse ricerche sul canto degli uccelli producendo raccolte quali Catalogue des oiseaux
ecc.
SPAGNOLI
ISAAC ALBENIZ (1860-1909) – Musicalità appassionata solcata da orientalisti, sono evidenti
nelle opere: Iberia, Suite Spagnola, Canti di Spagna, ecc.; autore anche di un Concerto per
pianoforte e orchestra.
Citiamo inoltre: ERIQUEZ GRANADOS (1867-1916), con una musica dagli accenti tipicamente
spagnoli, e MANUEL DE FALLA (1876-1946), ritenuto il maggiore compositore spagnolo, con la
sua celebre trascrizione pianistica della Danza rituale del fuoco e Notti nei giardini di Spagna per
pianoforte e orchestra.
ITALIANI
GIOVANNI SGAMBATI (1841-1914) – Pianista virtuoso, didatta e diffusore della musica
romantica in Italia, fu apprezzato anche per la sue composizioni pianistiche.
GIUSEPPE MARTUCCI (1865-1909) – Pianista, didatta e diffusore della musica classicoromantica in Italia. Sono in repertorio le sue composizioni pianistiche: Fantasia, Tema con
Variazioni, Tarantella in sol minore ed altre, nonché il suo Concerto in si bemolle minore per
pianoforte e orchestra.
FERRUCCIO BUSONI (1866-1924) – Straordinaria personalità, uno dei pochi nomi nella storia
del pianoforte degni di stare accanto a Liszt. Curò un’edizione delle opere per tastiera di Bach e
compose numerose trascrizioni dello stesso autore, che esercitò sulla sua musica una notevole
influenza. Ricordiamo almeno le 6 Sonatine e la Fantasia Contrappuntistica in varie versioni tra cui
per 2 pianoforti; inoltre varie opere per pianoforte e orchestra quali la Fantasia Indiana, il Rondò
arlecchinesco e il Concerto con coro maschile.
OTTORINO RESPIGHI (1879-1936) – Sviluppò una tendenza all’arcaismo con compiacimenti
gregoriani, come ci rivela l’arte pianistica dei Tre Preludi, e il Concerto in modo missolidio, la
Toccata e altre opere per pianoforte e orchestra.
ILDEBRANDO PIZZETTI (1880-1968) – Il canto gregoriano pervade tutta la sua opera.
Compose: Da un autunno già lontano, Fogli d’album, Canti di ricordanza, Sonata e un concerto
per pianoforte e orchestra, Canti della stagione alta.
RICCARDO PICK-MANGIAGALLI (1880-1949) – Pianista e didatta, scrisse musica
d’influenza tradizionale e impressionistica, colorita e spumeggiante come nei brani pianistici
Mascarade, Lunaires, Danse d’Olaf .
GIAN FRANCESCO MALIPIERO (1882-1973) – Importante musicista dalla scrittura libera, il
suo pianismo è scarno, primitivo e di carattere rapsodico. Ricordiamo i Preludi autunnali, i Poemi
asolani, Pasqua di resurrezione, Barlumi, Maschere che passano, ecc.
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ALFREDO CASELLA (1883-1947) – E’ uno dei massimi esponenti del nostro rinnovamento
musicale. Pianista, didatta, revisore e saggista, è autore di musica dalla tipica irrequietezza
armonica ma anche con un linguaggio lineare e luminoso, come nelle opere pianistiche: Toccata, 11
Pezzi infantili, Due ricercari sul nome BACH, e a 4 mani: Pupazzetti, Pagine di guerra; celebre è la
sua Scarlattiana per pianoforte e orchestra.
Citiamo inoltre: GOFFREDO PETRASSI (1904) e LUIGI DALLAPICCOLA (1904-1875),
considerati i caposcuola della musica italiana del ’900, il primo con un linguaggio originale, come
nella Toccata e nelle Invenzioni, il secondo con un’applicazione senza aridità della dodecafonia,
come nel Quaderno musicale di Anna Libera.
UNGHERESI
BELA BARTOK (1877-1945) – Figura musicale di primordine, dal linguaggio ossessionato della
ripetizione ostinata, dal carattere barbarico e percussivo. Compose varie opere di carattere didattico
quali Mikrokosmos (in 6 volumi), For Children (in 2 volumi), 10 pezzi facili, e altri pezzi importanti
quali la Suite, la Sonatina, le Bagattelle e la Sonata per 2 pianoforti e percussioni, oltre ai 3
Concerti per pianoforte e orchestra.
ZOLTAN KODALY (1882-1967) – Contribuì alla rinascita della musica ungherese, compiendo
con Bartok un ampio lavoro di raccolta di canti popolari. Ha lasciato alcuni pezzi e Danze per
pianoforte.
RUSSI
MILI BALAKIREV (1837-1910) – Fondatore del gruppo del “Cinque”, le sue musiche hanno un
fantasioso colorito orientale, come nel brano Islamey.
MODEST MUSSORGSKI (1839-1881) – Il più grande dei “Cinque”, con il celeberrimo
componimento dei Quadri d’una esposizione, da un linguaggio di grande interesse formale e
strumentale.
PETER ILYC CIAIKOWSKY (1840-1893) – Melodista patetico ed eloquente, legato alla
tradizione romantica, compose Album per la gioventù (pezzi facili), Le stagioni, Sonate e altri
pezzi; da ricordare, tra i suoi Concerti per pianoforte e orchestra, il celeberrimo n. 1 in Si bemolle
minore.
ALEXANDER SCRIABIN (1872-1915) – Arte tormentata e delirante, sempre rivolta al
romanticismo occidentale ma da un linguaggio armonico molto innovativo. Compose 10 Sonate, 24
Preludi, raccolte di Studi, Poemi, Notturni, Improvvisi, e altre composizioni, come un Concerto per
pianoforte e orchestra.
SERGEI RACHMANINOFF (1873-1943) – E’ uno degli ultimi romantici (si tenne lontano dal
gruppo del “Cinque”) e ha dedicato al pianoforte le sue opere più significative, come i Preludi, gli
Studi Tableaux, i Momenti musicali, le 2 Sonate, le Variazioni, ecc.; mirabili i 4 Concerti, come la
Fantasia su tema di Paganini, per pianoforte e orchestra.
IGOR STRAWINSKY (1882-1971) – Massimo artefice della musica d’avanguardia del ’900, dal
dinamismo potente e dalla ritmica inesonerabile. Ricordiamo i 4 Studi, la Sonata, Le 5 dita (8 pezzi
facili), Tre movimenti da Petruska, Tango, la Sonata per 2 pianoforti, la Sonata-Concerto per
pianoforte e orchestra di fiati.
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SERGEI PROKOFIEFF (1891-1953) – Dinamismo intenso, anche brutale e meccanico, rigore e
ritmi quadrati fortemente martellati, con armonie politonali. Compose Sonatine, 9 Sonate, 4 Studi,
Toccata, Visioni fuggitive, Musica per fanciulli, 5 Concerti (uno per sola mano sinistra).
ARAM KACHATURIAN (1903-1979) – Elaboratore di canti popolari, specie armeni. Ha
composto: Kinder album, Toccata, Sonata, Sonatina, Le avventure di Ivan e un Concerto.
DIMITRI SHOSTAKOVICH (1906-1976) – Umorismo arguto e vivacità. Ricordiamo 6
Children’s Pieces, 24 Preludi, 24 Preludi e Fughe, 2 Sonate, Concertino per 2 pianoforti e 2
Concerti.
BOEMI
E’ da considerare apostolo della rinascita artistica e culturale boema BEDRICH SMETANA (18241884), che ne assimilò lo spirito della musica popolare.
ANTONIN DVORAK (1841-1904) – La sua musica, che profuma di terra slava, è spontanea e
melodica.
LEOS JANACEK (1854-1928) – Cercò nel canto popolare del proprio paese; orientata verso
un’impressionante tragicità, la sua musica conquistò un linguaggio sempre più moderno.
Ricordiamo Sul sentiero dei rovi, Nella nebbia, ecc., nonché il Concertino per sola mano sinistra e
fiati.
SCANDINAVI
EDVARD GRIEG (1843-1907) – Uno dei musicisti più poetici; è grande nel Lied, nel piccolo
pezzo caratteristico o lirico. Compose: Pezzi Lirici (in 10 volumi), una Sonata, una Ballata, Danze
norvegesi per pianoforte a 4 mani, Romanza con variazioni per 2 pianoforti, e il celebre Concerto.
CHRISTIAN SINDING (1856-1941) – Fu continuatore della poetica di Grieg, pur con tendenza a
maggiore solennità, fra i pezzi per pianoforte è assai conosciuto Mormorii di primavera; citiamo
inoltre il Concerto in re bemolle maggiore.
Fra i polacchi, dopo Chopin, una delle figure più interessanti fu KAROL SZIMANOWSKI (18821966), diffusore e interprete della musica della sua nazione, che si riflette nelle sue composizioni di
stampo tardoromantico-impressionistico.
Fra i TEDESCHI spicca il nome di PAUL HINDEMITH (1895-1966), figura di primo piano nella
musica moderna, con un linguaggio dal ritmo in esonerabile e dal rigore contrappuntistico.
AUSTRIACI (Dodecafonici)
ARNOLD SCHOENBERG (1874-1951) – E’ tra i caposcuola della musica del novecento è ideatore
della tecnica dodecafonica. Scrisse per pianoforte i 3, i 6, i 5 pezzi (i primi atonali, non ancora
dodecafonici), la Suite e un Concerto; fu a capo della terza scuola viennese che annoverava anche i
suoi discepoli ANTON WEBERN (1883-1945), autore di Variazioni per pianoforte, e ALBAN
BERG (1885-1935), con la nota Sonata, sua prima opera.
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