A cura del Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione - Regione Calabria Gennaio-Marzo 2013 s p e c i a l e calabria PSR Calabria. Uno scenario sempre più verde Parla l’assessore Trematerra: “La vera sfida per la nostra agricoltura” La nuova PAC tra luci e ombre Ph. Pier Paolo Sposato - Fotolia.com Il Focus Forestazione, sviluppo e ambiente DIPARTIMENTO N. 6 AGRICOLTURA, FORESTE E FORESTAZIONE Via Enrico Molè - 88100 Catanzaro Assessore dott. Michele Trematerra Dirigente Generale prof. Giuseppe Zimbalatti Autorità di Gestione PSR Calabria 2007-2013 dott. Maurizio Nicolai SETTORE 1 A FFARI G ENERALI , R ISORSE U MANE , S ERVIZI T ERRITORIALI , E NTI S TRUMENTALI E S UB -R EGIONALI Dirigente dott. Giuseppe Calabretta Servizio 1 AA.GG., Contenzioso e Usi Civici, Rapporti con l’Organismo Pagatore Regionale e con gli Enti Strumentali e di Bonifica Dirigente dott. Domenico Ferrara SETTORE 3 S VILUPPO R URALE , Z OOTECNIA , C REDITO , R IORDINO E T RASFORMAZIONE F ONDIARIA Dirigente avv. Alessandro Zanfino Servizio 6 Sviluppo della Zootecnia, Riordino e Trasformazione Fondiaria Dirigente ing. Carmelo Salvino Servizio 2 Area Territoriale Meridionale Reggio Calabria Dirigente ing. Giovanni Sidari Servizio 7 Sviluppo Rurale, Leader Plus, Agriturismo, Paesaggio Rurale Dirigente avv. Alessandro Zanfino ad interim Servizio 3 Area Territoriale Settentrionale Cosenza Dirigente ing. Ferdinando Bafaro Servizio 8 Sviluppo Rurale, Credito Agrario, Fondo di Solidarietà Dirigente dott. Giovanni Aramini SETTORE 2 V ALORIZZAZIONE E P ROMOZIONE , P RODUZIONI A GRICOLE E F ILIERA P RODUTTIVA Dirigente dott. Giacomo Giovinazzo Servizio 4 Sistema Qualità - Valorizzazione, Produzioni Agricole, Mercato e Sicurezza Alimentare, Valorizzazione Filiera Produttiva Dirigente dott. Giacomo Giovinazzo ad interim Servizio 5 Promozione e Marketing dei Prodotti Agricoli e Agroalimentari, Fiere e Mercati, Osservatori ed Educazione Alimentare Dirigente dott. Giorgio Piraino SETTORE 4 S ERVIZI DI S VILUPPO A GRICOLO F ITOSANITARIO E V ALORIZZAZIONE P ATRIMONIO I TTICO E F AUNISTICO Dirigente dott. Ernesto Forte Servizio 9 Patrimonio Ittico e Faunistico, Caccia e Pesca Dirigente dott. Cosimo Caridi Servizio 10 Ricerca e Dimostrazioni, Divulgazione, Formazione, Vivaismo e Fitosanitario Dirigente dott.ssa Carmela Barbalace SETTORE 5 F ORESTE E F ORESTAZIONE , P OLITICHE DELLA M ONTAGNA , D IFESA DEL S UOLO E B ONIFICA Dirigente dott. Giuseppe Oliva Servizio 11 Forestazione, Tutela Boschi, Valorizzazione delle Montagne, Sistemi Agricoli e Montani, Filiere Silvopastorali Dirigente dott.ssa Caterina Loddo Servizio 12 Difesa del Suolo, Bonifica e Irrigazione, Valorizzazione dei Sistemi e Infrastrutture Rurali Dirigente ing. Carmelo Salvino Sommario calabria Parla l’assessore Trematerra: “La vera sfida per la nostra agricoltura” 10 La nuova PAC tra luci e ombre Il Focus Forestazione, sviluppo e ambiente La copertina Ph. Pier Paolo Sposato - Fotolia.com Il Programma di Sviluppo Rurale e il suo stato di attuazione: risultati, criticità e buone prassi G I O VA N N I A R A M I N I ANNA MARIA COREA 2 19 L’editoriaLe Quando l’informazione diventa strumento di crescita e competitività focus Forestazione, sviluppo e ambiente. I nuovi orizzonti Le foreste? Un patrimonio che difendiamo così GIUSEPPE SCOPELLITI MICHELE TREMATERRA GIUSEPPE ZIMBALATTI G I U S E P P E O L I VA L’agricoltura è l’economia reale Tra rinnovamento e tutela gli olivi hanno la loro nuova legge ALESSANDRO ZANFINO 4 GIUSEPPE ZIMBALATTI L’intervista Foreste e forestazione in Calabria Parla l’assessore all’Agricoltura Michele Trematerra S I LVA N O AV O L I O “Abbiamo forza per guardare al mercato globale” 6 L’opinione Come fare per rendere la PAC davvero nuova (e utile alle aziende agricole) 38 Seminare per raccogliere o per pescare? MAURIZIO NICOLAI Calabria Rurale ROBERTO MINERVINI 40 rete ruraLe Crescere? L’ideale è fare Rete. Rurale VINCENZO CARE’ ANNA TANCRE’ A cura dell’Assessorato Agricoltura, Foreste e Forestazione Dipartimento 6 Settore 3 della Regione Calabria Via Molè - 88100 Catanzaro Telefono 0961 853132 – 0961 853125 Direttore responsabile Manuela Lacaria pesca Giovani agricoltori e Buone Pratiche: risultati eccellenti EMILIA REDA I bambini a confronto con le sfide dello sviluppo 43 Lo studio T come tignola, il nemico dell’olivo Numero Unico in attesa di registrazione Distribuito in allegato ad Agrisole Gruppo Il Sole 24 Ore 44 Mille risorse da valorizzare Spedizione in abbonamento postale DL 253/2009 (conv. in L. 27.2.2004 n. 46) art. 1 comma 1 Progetto, impaginazione e realizzazione Pierrestampa srl Viale di Villa Grazioli, 5 - 00198 Roma www.pierrestampa.it Stampa D’Auria Printing spa Ascoli Piceno www.dauriagroup.com p a t - p ro d o t t i a g ro a L i m e n ta r i t r a d i z i o n a L i I mostaccioli 46 ROSARIO FRANCO PIA RISPOLI L’evento Come vincere la scommessa dell’agricoltura calabrese 47 Leggi - tutti i provvedimenti Il 2012 anno verde per l’agricoltura regionale MANUELA LACARIA l ’ e d i t o r i a l e Quando l’informazione diventa strumento di crescita e competitività Verso un modello di sviluppo sostenibile, integrato e multifunzionale: l’opportunità offerta dal PSR GIUSEPPE SCOPELLITI Governatore della Regione Calabria MICHELE TREMATERRA Oggi l’integrazione tra territorio e agricoltura è considerata come l’unica strategia vincente. Il settore agricolo e forestale calabrese rappresenta un comparto fondamentale per lo sviluppo del nostro territorio. L’incidenza del settore primario nell’economia calabrese è molto rilevante e potrebbe assumere un peso di maggior rilievo anche nel contesto più generale dell’economia italiana. Il sistema agricolo calabrese, poi, assume una notevole rilevanza sociale perché dà occupazione al 12% della forza lavoro, più del triplo della media italiana ed è importante per il miglioramento dei servizi essenziali nei comprensori rurali. La vasta gamma di produzioni tipiche e la loro qualità, decisiva per la promozione dell’identità regionale, sarà l’elemento caratterizzante, capace di trainare l’intero comparto socio-economico entro scenari competitivi e globali. Il Programma di Sviluppo Rurale 20072013 Calabria rappresenta lo strumento finanziario necessario a dare competitività al settore primario, supportare e valorizzare le importanti risorse paesaggisticoambientali, i servizi locali, lo sviluppo della biodiversità e delle produzioni tipiche e di qualità, per realizzare uno sviluppo rurale di qualità, sostenibile e duraturo. Questi gli ambiziosi obiettivi che la Regione Calabria persegue, attraverso una efficace concertazione con il Partenariato Econo- Assessore all’Agricoltura della Regione Calabria Michele Trematerra 2 Giuseppe Scopelliti mico e Sociale, volti a garantire un valido sostegno all’intera filiera agricola, per il rafforzamento socio-economico delle aree rurali: priorità strategiche per la creazione di un modello di sviluppo competitivo, sostenibile, integrato e multifunzionale. In questa ottica, Calabria Rurale rappresenta una importante occasione per diffondere in maniera efficace le informazioni inerenti il comparto agricolo calabrese e, più specificatamente, le notizie sul Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Calabria. L’obiettivo di questa rivista è divenire uno strumento di informazione in grado di garantire una sinergia tra l’Amministrazione e il sistema imprenditoriale e contribuire alla crescita e allo sviluppo reale del comparto agricolo calabrese. Informare, integrare e innalzare la competitività del sistema agricolo in un’ottica di diversificazione dell’economia rurale è il fine sotteso e perseguito. Il PSR Calabria 2007-2013 rappresenta un’opportunità per l’attuazione di scenari inclusivi e politiche di sviluppo, coesione e cooperazione. Dare valore al nostro territorio è un impegno comune, facciamolo insieme. L’agricoltura è l’economia reale ALESSANDRO ZANFINO Dirigente del Settore 3 Sviluppo Rurale, Zootecnia, Credito, Riordino e Trasformazione Fondiaria Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione Regione Calabria La storia insegna. Le società si evolvono e le generazioni umane si inseguono, mentre l’economia globale plasma il futuro e i costumi degli individui. Per fotografare il nostro presente si deve necessariamente ragionare sull’evoluzione indotta dalla storia, che certifica un logico divenire e razionali conseguenze economiche e sociali. La nostra società ha vissuto fasi evolutive importanti, che hanno drasticamente soppiantato il modo di vivere precedente e rivoluzionato i costumi umani. Pensiamo ad esempio al passaggio avvenuto tra la fine del ’700 e la prima metà dell’800 da un’originaria forma di società prettamente agricola a una società industriale: si è innescato a quell’epoca un processo di evoluzione economica che, da un organismo “agricolo-artigianale-commerciale”, ha portato a un sistema “industriale” moderno caratterizzato dall’uso generalizzato di “macchine” azionate da energia meccanica grazie all’utilizzo di nuove fonti energetiche inanimate (come ad esempio i combustibili fossili quali il carbone) e all’uso di reti di trasporto nuove come le strade ferrate e la pavimentazione dei manti stradali per il trasporto di uomini e di merci. In quell’epoca vennero stravolte le regole di funzionamento della società: si ebbe la sostituzione delle abilità manuali umane con l’inserimento delle macchine; il possesso delle terre passò dalle mani di piccoli agricoltori a grossi proprietari terrieri; l’agricoltura diventò imprenditoriale e il piccolo contadino riduce del 25%. Ciò testimonia inebracciante alle dipendenze di un fitluttabilmente che l’economia globale tavolo, molte famiglie lasciarono le in cui oggi viviamo significa “intercampagne per recarsi nelle città dove dipendenza e contemporaneità”: le imprese artigiane furono sostituite quando c’è uno shock che colpisce con le fabbriche. tutti, tutti reagiscono nello stesso E’ innegabile lo stravolgimento del modo e assieme. modo di pensare, del modo di vivere, La “società della carta”, quindi, ha del modello relazionale degli uomini perso, è fallita. e delle donne di quel tempo, che ha E allora? Cosa succederà? Come si poi portato alla successiva nascita riorganizzerà la nostra società? del Welfare durante il XIX e il XX seNon ho la presunzione di dare una ricolo, di pari passo con lo sviluppo sposta a questa domanda, ma credo della civiltà industriale. che un ruolo fondamentale lo giochi Noi oggi, invece, siamo spettatori e il ritorno a un più crudo e provinqualcuno attore protagonista di una ciale, ma sincero, realismo, di matrice nuova fase evolutiva della storia che quasi verghiana. ha segnato il E’ solo dando passaggio da importanza una società inE’ solo dando importanza esclusivamente dustriale a una ai fatti concreti, “società monetaesclusivamente ai fatti concreti, alla realtà dei ria e di servizi”, alla realtà dei bisogni umani, bisogni umani, dunque, detto alle esigenze inpiù brutalmente alle esigenze individuali e ai dea una “società di e ai desideri “possibili” della società’ dividuali sideri “possibili” carta”. della società’ che Questo mondo che si può sperare di realizzare si può sperare di fatto di grandi un futuro generoso realizzare un fucapitali, di banturo generoso. che, di assicuraIn questo ritorno zioni, di servizi alle tradizioni e alla genuinità civile, finanziari, di speculazioni, di società l’agricoltura sembra essere l’ancora di rating, di titoli, di debiti pubblici di salvezza. Assisteremo alla cosidstratosferici, di spread, di derivati, di detta “rivoluzione verde” volta a tutelevisione, di talk show e di pubblicità telare la biodiversità, l’ambiente, la è caratterizzato da una aggressività salute, a prediligere le produzioni e diffusa e auto-corrosiva, un mondo il patrimonio locale, a valorizzare i dunque costruito sull’effimero e di mestieri, tutelare le comunità e assipoca reale consistenza. curare la sostenibilità economica delTant’è che oggi possiamo dire che il l’intero sistema sociale. 15 settembre 2008, con il fallimento Non sarà solo un ritorno all’agricoldella Lehman Brothers Holdings (sotura di sussistenza, ma sarà un’agricietà attiva nei servizi finanziari a licoltura intelligente, professionale, vello globale) che costituisce la più specializzata e moderna, che permetgrande bancarotta di tutta la storia, terà ai popoli di poter contare su una la nostra società è scoppiata come economia reale, magari non euforica, una bolla di sapone. Nel successivo ma sicuramente non di carta. semestre, infatti, la produzione induCorsi e ricorsi storici vichiani… inestriale del mondo – in perfetta sinludibili processi antropologici. cronia tra più di 100 Paesi – si Gennaio-Marzo 2013 3 L ’ i n t e r v i s t a “Abbiamo forza per guardare al mercato globale” La crisi economica è l’unico ostacolo che frena il commercio dei prodotti? Ci sono altri impedimenti? «Il comparto agricolo e agroindustriale risente fortemente delle crisi economiche e, più in generale, dei momenti di contrazione del reddito disponibile delle famiglie. Il problema più grave è che, mentre per l’industria manifatturiera una contrazione della domanda viene fronteggiata anche con una riduzione della produzione, in agricoltura questo non è possibile. Voglio dire che nel comparto primario i fattori della produzione sono rigidi. Allora se questo in un primo momento sembra porre l’economia agricola in modalità anticiclica rispetto alla crisi economica, di fatto, nel medio periodo, non riuscendo a contrarre l’offerta, genera un crollo dei prezzi. Questi effetti oggi, purtroppo, li stiamo vivendo sia sul mercato delle pesche che su quello degli agrumi. Ma anche settori tradizionali di prima trasformazione come l’olivicolo e il vitivinicolo, stanno misurando un momento di contrazione dei prezzi a parità di domanda e di offerta. Chiaro che ci sono anche altri fattori che non consentono il puntuale esplicarsi delle dinamiche di mercato. Tra questi un posto importante è sicuramente ascrivibile a un sistema di logistica debole e frammentato. Debole in quanto le infrastrutture di trasporto non sono adeguate alla tempestività con la quale debbono muoversi derrate agricole deperibili; frammentato in quanto non siamo ancora in grado di offrire una logistica adeguata per le conservazioni e i processi di maturazione forzata. Ovvero manca una comprensorialità di tali infrastrutture». Qual è la situazione del settore agroalimentare calabrese? «Come dicevo prima il settore agroindu- Parla l’assessore all’Agricoltura Michele Trematerra: “Ci stiamo giocando una partita importante, ma su alcune produzioni non temiamo confronti” 4 striale regionale sta, in questo momento, giocando una partita importate. Infatti oggi più che mai è necessario guardare al mercato globale come orizzonte di lavoro. La nostra regione su alcune produzioni, penso agli agrumi o al comparto oleicolo, ha numeri e massa critica per competere su scala mondiale. Le nostre aziende, nonostante le rigidità del sistema del credito e la contrazione dei margini di profitto, hanno in atto forti politiche di investimenti in innovazione e ristrutturazione aziendale. Questo lascia sperare in una presa d’atto che la competitività è l’unica via per affrontare e vincere le sfide di mercato». Parliamo delle eccellenze agricole calabresi. Come vengono valorizzate e come si muove la Regione su questo fronte? «La Regione sul fronte della valorizzazione è molto attenta. Noi siamo impegnati in prima linea affinché in tutte le più importanti manifestazioni di settore, a livello mondiale, sia sempre presente il brand “Calabria”. Certo c’è un cambio di vision, oggi l’azienda produttrice è ancora protagonista nelle azioni di promozione, ma il vero momento partecipativo è il nome Calabria. Solamente valorizzando il nome Calabria si potrà attivare quella spirale virtuosa di attivazione del valore aggiunto che consente di fare utili con la propria impresa e avere soddisfazione dal mercato. Vede quello della Regione è un impegno importante, per effetto della crisi le risorse proprie regionali e quelle trasferite dal sistema centrale sono quasi azzerate, però riusciamo, in questo contesto di risorse scarse, a soddisfare tutte le istanze promozionali più rilevanti. Ancora mi sento di dire che la Regione è soggetto attivo nella promozione e valorizzazione delle produzioni di qualità certificate, fa- vorendo, sempre, la nascita di nuove IGP, DOP e, in generale, tutte le certificazioni». Secondo lei è in atto una frammentazione della produzione agricola? «A questa domanda rispondo fornendole i dati dell’ultimo censimento agricolo, diffusi in forma provvisoria dall’Istat. L’istituto di statistica ci dice che in Calabria le aziende agricole sono diminuite (anche se meno che nel resto d’Italia), però evidenzia come la superficie media aziendale sia aumentata. Ancora ci fa notare come siano diminuite le aziende individuali e, viceversa, aumentate le società di capitali e le cooperative. Come leggo io questo dato? Nel senso di ritenere che si vanno, via via, sostituendo forme elementari di conduzione con forme più articolate – per esempio le società a responsabilità limitata – facendo parimenti registrare fenomeni aggregativi di superficie agricola. Probabilmente quella che è in atto non è una frammentazione della maglia fondiaria ma, al contrario, l’avvio di una fase di convergenza dei valori medi calabresi sulla dimensione media aziendale verso i dati medi nazionali. Tale fenomeno, ritengo, porterà, nel medio e lungo periodo, a una maggiore competitività del sistema agricolo regionale». Quali sono le prospettive per il futuro del settore agroalimentare calabrese e quali le Misure in programma da parte della Regione? «Diciamo che indirettamente ho già risposto a questa domanda, nel senso che ho espresso prima dei pareri, sia chiaro del tutto personali, derivanti dall’osservazione delle dinamiche in atto. Visto che nel mio ruolo posso definirmi un osservatore privilegiato, non posso fare altro che confermare le sensazioni che ho rappresentato. Tuttavia voglio rispondere evidenziando come il mio impegno, nel ruolo di assessore regionale all’Agricoltura, è anche quello di provare a modernizzare l’intero settore, non solo produttivo, dell’agricoltura. In questo senso vanno le nuove “Le nuove leggi che sono state leggi approvate in materia forestale, le leggi di riordino degli enti approvate puntano a modernizzare strumentali, la legge regionale l’intero settore agricolo. sull’olivicoltura, la messa a regime dell’organismo pagatore La credibilità del sistema è il vero delle sovvenzioni agricole e tanto passaggio cruciale da affrontare” altro ancora. Il passaggio cruciale della credibilità del sistema è la vera sfida che mi sento di lanciare. Mi piace dire che non mi sento solo in questa missione. Sento vicine le associazioni di categoria, i sistemi produttivi locali, le aziende. Non voglio entrare sul punto delle singole Misure: una politica di sviluppo equilibrata e virtuosa dipende da tante cose, dalle Misure sicuramente, ma anche dal sistema Calabria che riusciremo a fare percepire al di fuori della nostra regione». Gennaio-Marzo 2013 5 L ’ o p i n i o n e Come fare per rendere la PAC davvero nuova (e utile alle aziende agricole) Produzioni mediterranee, semplificazione, flessibilità e Sviluppo Rurale: i nodi della politica agricola comune MAURIZIO NICOLAI Autorità di Gestione PSR Calabria 2007-2013 Il modello di sostegno al reddito agricolo applicato in Italia attraverso i pagamenti diretti (PD) prevede che ciascuna azienda riceva annualmente un aiuto economico d’importo pari al totale dei titoli da essa posseduti, il cui valore è stato calcolato sulla base della media degli aiuti percepiti dalla medesima azienda nel periodo 20002004. La proposta di nuova PAC 2013-2020 prevede l’abolizione del pagamento unico e l’introduzione di un set di aiuti per tenere conto delle numerose funzioni svolte dall’agricoltura. In altri termini ogni Paese avrà l’obbligo di livellare l’aiuto di base (cioè renderlo uniforme) nell’ambito di regioni omogenee definite secondo criteri oggettivi e non discriminatori. La proposta messa in campo dal Commissario Ciolos prevede come criterio unico di 6 distribuzione delle risorse tra i Paesi quello dell’estensione della SAU. Se tale criterio fosse applicato anche in Italia, avrebbe effetti redistributivi devastanti: in particolare la Calabria sarebbe fortemente penalizzata da uno scenario di questo tipo. La nuova proposta organica formulata dalla Commissione Agricoltura presieduta dall’onorevole De Castro genera in me una personale e moderata soddisfazione. Le osservazioni del Parlamento, che la Regione Calabria condivide e asseconda, devono tuttavia essere più marcate e volte a proposte che tengano bene in mente il ruolo e la necessità di valorizzare le produzioni mediterranee, che sono quelle cui è demandata la sfida della lotta alla desertificazione e della disponibilità alimentare per il prossimo cinquantennio. Oggi nella definizione della nuova PAC va posto il germe per consentire il giusto approccio verso tali sfide. La Regione Calabria è proiettata a essere attenta e propositiva rispetto a temi quali l’eccessiva burocrazia e la scarsa aderenza alla semplificazione legate all’introduzione del greening. Nell’attuale formulazione, infatti, esso comporta un aumento della burocrazia e dei costi di gestione, sia per le imprese sia per l’Amministrazione regionale. Inoltre, tale componente non convince nel merito: l’attuale formulazione del greening, inteso come “pagamento per le pra- tiche agricole benefiche per il clima e Lo stesso dicasi per gli agricoltori che l’ambiente”, nell’ipotesi che si mantenga aderiscono ai programmi agro-ambiencome obbligatoria la componente verde, tali nel quadro dello sviluppo rurale o che ha nel limite del 70% per le superfici ocsi impegnano nell’ambito di un sistema cupate da singole colture un elemento denazionale di certificazione riconosciuto strutturante, in quanto rischia di per il suo interesse ambientale. Le colture pregiudicare la specializzazione acquisita permanenti associate ad adeguate pratie quindi anche l’adesione degli agricoltori che agronomiche possono svolgere un ai pagamenti diretti; occorrerebbe elevare, ruolo rilevante per l’ambiente, in partinell’ambito della diversificazione delle colare attraverso la protezione del suolo. colture, la quota massima di superficie ocE’ quanto accade nel caso di oliveti, vicupata da una singola coltura. gneti e frutteti, caratterizzati da una riOccorrerebbe inoltre ridurre la percendotta perturbazione del suolo o da altre tuale di superfici di pratiche agronointeresse ecologico. Si miche definite ritiene, in virtù del dagli stati memIl criterio della regionalizzazione ruolo paesaggistico e bri, in funzione ambientale svolto delle specificità deve essere applicato in maniera dalle colture permaterritoriali, sulla flessibile, altrimenti l’impatto nenti (olivo, agrumi, base di criteri deecc.) in Calabria, che finiti dalla Comsui singoli settori potrebbe queste dovrebbero missione con atti avere effetti di portata devastante essere equiparate al delegati. mantenimento di Non di minore imprati e pascoli o sotportanza è l’esitratte al calcolo della superficie ammisgenza di garantire la necessaria sibile. Sarebbe necessario inserire, flessibilità per la transizione dai modelli inoltre, fra gli agricoltori che hanno didove è in vigore il criterio storico: la reritto al premio per il Greening, coloro che gionalizzazione non è stata ancora applihanno aziende situate in tutto o in parte cata in Paesi quali Francia, Spagna e Italia. in zone sottoposte a vincoli paesaggistici Occorre quindi individuare strumenti di e/o ecologici (Natura 2000, ecc.), senza flessibilità per arrivare gradualmente alla essere sottoposti a ulteriori obblighi, dati regionalizzazione, altrimenti l’impatto sui i benefici ambientali riconosciuti prosingoli settori potrà essere devastante. Il dotti dai sistemi di agricoltura biologica. raggiungimento di un aiuto omogeneo Gennaio-Marzo 2013 7 c a l a b r i a p s r all’interno della Regione Calabria dovrà essere graduale, per giungere nel lungo periodo (2030) a un aiuto omogeneo in Europa. Risulta anche rilevante rivedere una percentuale maggiore di premi accoppiati: nell’ambito di questa flessibilità deve rientrare anche il limite del 10% per arrivare al 15%. Si ritiene che la quota attivabile dagli stati membri per il pagamento supplementare accoppiato debba essere incrementata sensibilmente. Inoltre, sarebbe opportuna una maggiore flessibilità, nell’ottica di non limitare il novero dei comparti produttivi cui è possibile assegnare il sostegno accoppiato, in particolare ai prodotti derivanti dalla trasformazione di ortofrutticoli e agrumi, al fine di tenere in conto tutte le eventuali situazioni di crisi, con particolare riferimento agli impatti occupazionali che da esse possono generarsi. Sarà anche necessario prevedere un limite temporale entro il quale disaccoppiare totalmente gli aiuti. Mi sembra anche necessario continuare a intervenire, in forma significativa, verso le zone svantaggiate: le indennità a favore degli agricoltori delle zone 8 montane, svantaggiate o di altre zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici sono erogate annualmente per ettaro di superficie totale aziendale (non la SAU proposta con emendamento) per compensare i costi aggiuntivi e il mancato guadagno dovuti ai vincoli cui è soggetta la produzione agricola nella zona interessata. Mi fermo qui, ma ancora tante sono le questioni su cui è necessario insistere con forza: mi riferisco alla questione dell’agricoltore attivo, che spero venga demandato per la sua definizione alle singole Regioni, alla componente giovani, per la quale ritengo opportuno ampliare il tetto di budget disponibile fino al 5%, in funzione dell’esigenza di tener conto delle diversità demografiche che caratterizzano i diversi contesti rurali. E ancora penso all’aiuto ai piccoli agricoltori che considerata l’alta incidenza che hanno in Calabria (ma anche nelle altre Regioni convergenza) le piccole aziende (il peso in Calabria delle aziende che percepiscono importi inferiori ai 1.000 euro è il 64% del totale delle aziende regionali), occorre innanzitutto favorirne il sostegno e proseguire sulla strada della semplificazione amministrativa, che consenta loro un accesso facilitato ai pagamenti diretti; penso al tema dei controlli, per il quale andrebbe valutato, con estrema attenzione, il tema della complessità, al fine di non aggravare ulteriormente il carico burocratico, già complesso. Un ultimo passaggio, infine, sullo Sviluppo rurale e l’OCM unica. Per lo Sviluppo rurale occorrerebbe accorpare le Misure, in particolare quelle relative alla tematica ambientale (Agroambiente e biologico) e forestale, per rendere la gestione più flessibile ed efficace; incrementare il contributo pubblico all’80% sulla Misura che si riferisce alla promozione delle produzioni di qualità sui mercati interni e potenziare quella per la cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nei settori agricolo, alimentare e quello forestale. L’aumento dell’aiuto massimo ammissibile sui costi di certificazione anche nel campo forestale, considerata l’incidenza che le superfici forestali rivestono per la Calabria, che senza le modifiche necessarie non consente di migliorare l’attuale ridottissima portata strategica. Per l’OCM unica: con riferimento alle organizzazioni di produttori e organizzazioni interprofessionali, a fronte della positiva possibilità per tutti i settori di costituire organizzazioni di produttori e organizzazioni interprofessionali, quali strumenti per migliorare la programmazione dell’offerta e regolarizzare il mercato, permangono delle disomogeneità tra settori con riferimento a due aspetti fondamentali: in primo luogo, le risorse per dotare le organizzazioni di produttori di strumenti operativi dovrebbero essere interamente trasferite nell’OCM unica e rafforzate, mentre attualmente per le altre OP sono previsti piccoli incentivi unicamente nel II pilastro relativo allo Sviluppo rurale; in secondo luogo, la proposta di regolamento appare poco efficace e mantiene una discriminazione tra settori nell’ambito della contrattazione (attualmente possibile in maniera dettagliata per lo zucchero, il latte e i prodotti lattierocaseari), che rappresenta un elemento fondamentale di prevenzione delle crisi e della volatilità dei prezzi. Le prossime tappe del cammino della PAC sono ancora incerte in quanto molti pensano che sia il caso di rinviare ogni discussione a dopo l’approvazione del QFP. Tale approvazione non dovrebbe avvenire prima di febbraio Il cammino della nuova Politica 2013. Queste posizioni partono dall’assunto che senza un bilancio Agricola Comune è ancora incerto definito tutte le discussioni suce di difficile previsione. cessive, comprese quelle sulla PAC, sono inutili in quanto potrebbero Si profila il rischio risultare finanziariamente non sodell’impossibilità di avviarla stenibili. A oggi si profila quindi il rischio dell’impossibilità di: avviare nel termine del prossimo anno la PAC nel 2014, adottare i nuovi piani di sviluppo rurale. In tal caso, il bilancio 2013 verrebbe esteso automaticamente al 2014 più un 2% per tenere conto dell’inflazione, mentre per il primo pilastro si avrebbe l’estensione delle risorse e delle regole oggi vigenti. Gennaio-Marzo 2013 9 c a l a b r i a p s r Il Programma di Sviluppo Rurale e il suo stato di attuazione: risultati, criticità e buone prassi In vista della nuova programmazione diventa essenziale capire i punti di forza e le debolezze dell’attuale modello organizzativo G I O VA N N I A R A M I N I Agronomo Dirigente del Servizio 8 Sviluppo Rurale, Credito Agrario, Fondo di Solidarietà Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione Regione Calabria Premessa Sostenere la qualità, l’efficienza e l’efficacia della Pubblica Amministrazione costituisce una delle priorità poste per il periodo di Programmazione 2014-2020. Le linee strategiche fissate dai Servizi della Commissione per la preparazione dell’Accordo di Partenariato e dei Programmi di Sviluppo Rurale pongono fra gli obiettivi specifici il controllo sul raggiungimento di risultati attesi relativamente ai progetti finanziati, il miglioramento della tempistica dei pagamenti da parte delle Amministrazioni Pubbliche con la riduzione degli oneri ANNA MARIA COREA Milioni Agronomo Funzionario ARSSA c/o Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione Regione Calabria 1.200 1.090 amministrativi a carico delle imprese, il rafforzamento delle azioni finalizzate alla trasparenza amministrativa e alla cultura della legalità. Una premialità aggiuntiva, pari al 5% delle risorse disponibili è riservata alle performance gestionali e amministrative con una penalizzazione netta per i modelli organizzativi meno efficienti. Anche per tali motivi, ma soprattutto per comprendere i punti di forza e le debolezze dell’attuale modello organizzativo, si propongono con il presente lavoro alcuni elementi utili alla definizione di un percorso virtuoso indirizzato al recupero di efficienza e alla costruzione di una struttura amministrativa capace di affrontare le sfide proposte dalla nuova programmazione in un contesto economico sempre più difficile e complesso. 915 1.000 Avanzamento finanziario 800 557 600 400 200 0 Dotazione Finanziaria PSR 2007-2013 Impegni su graduatorie definitive Figura 1. Stato di attuazione del PSR 2007-2013 10 Pagamenti effettuati al 31 dicembre 2012 A fronte di una disponibilità complessiva di 1 miliardo e 89 milioni di euro di sola quota pubblica, al 31 dicembre 2012 risultano impegnati, con atti giuridicamente vincolanti nei confronti dei beneficiari finali, circa 915 milioni. Le somme effettivamente erogate costituiscono il 50% delle disponibilità complessive (Figura1). L’andamento temporale dei pagamenti risulta in linea con l’avanzamento procedu- 75% 2012 80 2011 2010 70 24,41 56% 60 47% 50 17,08 24,15 17,19 40 25% 30 23,34 16,36 20 17,06 26,56 rale del Programma, con bassa capacità di spesa nel periodo iniziale (2008, 2009), durante il quale venivano pubblicati i primi Bandi per le Misure strutturali e curate le selezioni dei beneficiari, e incremento delle performance a partire da fine 2010 (Figura 2). L’analisi disaggregata dei dati evidenzia un netto recupero della capacità di spesa per gli Assi I e III negli anni 2011 e 2012. Le performance dell’Asse II, grazie ai trascinamenti delle Misure agroambientali, già nel 2009 e 2010 avevano garantito il raggiungimento degli obiettivi di spesa evitando il rischio di disimpegno di risorse comunitarie. L’approccio leader (Asse IV) ha fatto registrare significativi avanzamenti di spesa esclusivamente nella seconda metà del 2012, ma, a riguardo, va considerato che l’approvazione dei Piani di Sviluppo Locale, la cui attuazione è demandata ai GAL (Gruppi di Azione Locale), è avvenuta soltanto a fine 2010 (Figura 2). Nell’ambito dell’Asse I le Misure relative all’ammodernamento delle aziende agricole (121), all’insediamento dei giovani agricoltori (112) e all’accrescimento del valore aggiunto delle produzioni agricole e forestali (123) hanno assorbito gran parte delle risorse disponibili. Anche la Misura 125 relativa ai miglioramenti infrastrutturali nelle aree rurali ha fatto registrare una quota rilevante di risorse impegnate (Figura 3). Relativamente all’Asse II (Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale), la disponibilità finanziaria risulta quasi completamente impegnata. Gli impegni residui sulla Misura 221 (Miglioramento del soprassuolo boschivo) verranno assunti con i Bandi attualmente in corso d’espletamento (Figura 4). L’avanzamento complessivo della spesa per l’Asse si avvicina all’80% dell’intera disponibilità. 10 15,47 13,6 5,55 2,24 0 Asse I Asse II Asse III Asse IV Figura 2. Percentuale dei pagamenti rispetto agli impegni assunti 180.000.000 Dotazione Finanziaria PSR 2007-2013 Impegni assunti da graduatorie al netto delle revoche/rinunce 160.000.000 Totale pagamenti dal 2007 a oggi 140.000.000 120.000.000 100.000.000 80.000.000 60.000.000 40.000.000 20.000.000 0 111 112 113 114 115 121 122 123 124 125 126 132 133 Figura 3. Avanzamento finanziario dell’Asse I 250.000.000 Dotazione Finanziaria PSR 2007-2013 Impegni assunti da graduatorie al netto delle revoche/rinunce Totale pagamenti dal 2007 a oggi 200.000.000 150.000.000 100.000.000 50.000.000 0 211 212 214 215 221 216 223 Figura 4. Avanzamento finanziario dell’Asse II Gennaio-Marzo 2013 11 226 227 c a l a b r i a p s r Nell’ambito dell’Asse III, finalizzato alla diversificazione dell’attività agricola e alla multifunzionalità, le Misure 311 (Agriturismo, Fattorie didattiche e sociali, Energia alternativa) e 321 (Miglioramento di servizi nelle aree rurali) hanno consentito di impegnare una quota preponderante del plafond finanziario disponibile (Figura 5). Infine, circa l’80% degli impegni assunti nell’ambito dell’Asse IV si concentrano sulla Misura 413 destinata alla diversificazione dell’attività agricola in ambito locale (Figura 6). Dotazione Finanziaria PSR 2007-2013 60.000.000 Impegni assunti da graduatorie al netto delle revoche/rinunce Totale pagamenti dal 2007 a oggi 50.000.000 Appare utile, infine, proporre la lettura combinata dei dati relativi all’avanzamento della spesa nelle varie Regioni italiane. Al 31 dicembre 2012 secondo i dati resi utili da Rete Rurale, la performance della Calabria si colloca in una posizione più avanzata rispetto alle altre Regioni dell’obiettivo Convergenza (51%) mentre risulta sostanzialmente allineata con la media delle regioni Competitività (Figura 7). 40.000.000 I primi risultati 30.000.000 La definizione di un modello organizzativo efficiente capace di garantire il perseguimento degli obiettivi di spesa, costituisce soltanto il presupposto rispetto alle finalità del Programma di Sviluppo Rurale che possono identificarsi, in sintesi estrema, nel rafforzamento della competitività delle aziende agricole e forestali, nella tutela dell’ambiente naturale attraverso 20.000.000 10.000.000 0 311 312 313 321 323 331 Figura 5. Avanzamento finanziario dell’Asse III 40.000.000 Dotazione Finanziaria PSR 2007-2013 Impegni assunti da graduatorie al netto delle revoche/rinunce 35.000.000 Totale pagamenti dal 2007 a oggi 30.000.000 25.000.000 20.000.000 15.000.000 10.000.000 5.000.000 0 411 412 413 Figura 6. Avanzamento finanziario dell’Asse IV 12 421 431 80 70 60 50 40 30 20 10 Ba sil ica ta Ca la br ia Ca m pa ni a Pu gl ia Si cil ia 0 Ab ru zz o Em Bo ilia lzan Fr o R iu li V oma gn en a ez ia G iu lia La zio Li gu ria Lo m ba rd ia M ar ch e M ol ise Pi em on Sa te rd eg na To sc an a Tr en to Um br Va ia lle d’ Ao st a Ve ne to forme di agricoltura sostenibile e infine nella diversificazione e multifunzionalità nell’ottica del rafforzamento della governance locale. E’ a partire da questi obiettivi di fondo che possono essere proposte, per grandi linee, alcune preliminari riflessioni sulla concreta ricaduta delle azioni messe in atto. Relativamente all’obiettivo Rafforzamento della competitività sono state attivate azioni indirizzate al miglioramento strutturale delle aziende agricole e forestali, alla valorizzazione del capitale umano, alla qualificazione e promozione delle produzioni. E’ evidente che per misurare l’impatto di tali azioni si rende necessario fare riferimento al medio-lungo periodo, tuttavia alcuni primi riscontri oggettivi possono evidenziarsi. A oggi sono stati sostenuti progetti di investimenti strutturali (miglioramenti fondiari, macchine e attrezzature, linee di lavorazione post-raccolta, impianti per il risparmio idrico e per l’energia da fonti rinnovabili) in circa 1.500 aziende agricole, con una significativa percentuale di iniziative già concluse. I dati attualmente disponibili riguardano le iniziative finanziate nell’ambito dei progetti integrati di filiera e consentono di evidenziare una tendenziale crescita della capacità di penetrazione sui mercati esteri da parte delle aziende interessate dalle innovazioni strutturali rispetto alla situazione ex-ante delle stesse aziende. In Figura 8 si riportano, per il comparto ortofrutta, i dati relativi a 260 aziende organizzate in 4 progetti integrati di filiera. Per la filiera olio è possibile riscontrare, tra l’altro, un evidente processo di qualificazione delle produzioni. Infatti, a fronte di una incidenza del 5,7% del prodotto afferente ad aziende beneficiarie di fondi PSR sul totale regionale, le produzioni certificate DOP e/o BIO rappresentano ben il 25% del totale regionale (Figura 9). Figura 7. Avanzamento della spesa: confronto tra le varie Regioni italiane q.li Esportazioni a inizio programmazione Esportazioni a oggi 120.000 100.000 80.000 60.000 40.000 20.000 0 Filiera Ortofrutta Filiera Agrumi Figura 8. Andamento delle esportazioni 153.800 152.385 x 10 160.000 REGIONE REGIONE 140.000 120.000 100.000 93.280 (5,77%) PIF 80.000 38.700 (25%) 60.000 PIF 40.000 20.000 0 Produzione in quintali Produzione biologica/DOP Figura 9. Filiera dell’olio: andamento delle produzioni Gennaio-Marzo 2013 13 c a l a b r i a p s r Anche i progetti riguardanti le filiere minori consentono di evidenziare la crescita della capacità competitiva delle aziende coinvolte nei progetti integrati (Figura 10). Per ciò che riguarda la valorizzazione delle risorse umane sono stati finanziati 104 progetti che hanno visto coinvolti poco meno di 5.000 partecipanti. I percorsi formativi hanno riguardato sia l’acquisizione delle competenze necessarie per l’accesso al titolo di imprenditore a titolo profes- 13.000 14.000 REGIONE 12.000 10.000 6.500 8.000 6.000 Incremento fatturato 31,43% PIF Produzione DOP 4.600 3.500 4.000 Situazione a inizio PSR 2.000 Situazione a oggi 0 Produzione in quintali Fatturato in Euro sionale, sia l’acquisizione di competenze specifiche per i diversi comparti produttivi e per la multifunzionalità dell’azienda agricola (Figura11). La qualificazione delle risorse umane passa anche attraverso il ricambio generazionale, aspetto di particolare rilievo in considerazione del fatto che il settore agricolo registra un elevato indice di invecchiamento. Ad oggi le risorse del PSR 2007-2013 hanno consentito l’insediamento di 570 agricoltori, con tutti i vantaggi che ciò comporta per l’intero settore, in termini di maggiore propensione all’introduzione di tecnologie informatiche (e-commerce) e/o processi innovativi. Relativamente all’Obiettivo Diversificazione e multifunzionalità sono stati finanziati a oggi più di 500 progetti che riguardano in larga misura miglioramenti strutturali in aziende agrituristiche. Dal raffronto con il numero degli operatori iscritti al relativo Albo si evince che quasi tutte le aziende agrituristiche operanti in Calabria hanno beneficiato del sostegno delle risorse del PSR (Figura 12). Coniugare la funzione produttiva dell’agricoltura con gli aspetti legati alla tutela ambientale costituisce un obiettivo fondamentale del Programma di Sviluppo Figura 10. Filiera del fico essiccato: produzione e incremento del fatturato 4.723 5.000 4.500 4.000 3.500 3.000 2.500 2.000 1.500 1.000 104 500 0 Numero di progetti finanziati per l’avvio di corsi di formazione Numero di partecipanti ai corsi Figura 11. Ricaduta delle azioni di valorizzazione delle risorse umane 14 Misura 313 600 Misura 312 Misura 311 28 21 500 400 300 466 5 17 200 15 35 231 100 91 0 Numero di progetti finanziati Numero di progetti conclusi Numero di posti di lavoro creati Figura 12. Asse III: ricaduta delle azioni di diversificazione Rurale rafforzato, tra l’altro, dalla riforma Health Check del 2009. A riguardo, l’attivazione delle Misure 211 e 212 ha consentito l’erogazione annuale di premi che compensano gli agricoltori che operano in condizioni di svantaggio naturale, limitando la tendenza allo spopolamento. Circa 7.700 agricoltori ricevono annualmente 13 milioni di euro con evidenti vantaggi in termini di tutela dal dissesto idrogeologico e conservazione del paesaggio e della biodiversità animale e vegetale. Le diverse azioni agro-ambientali sostenute con la Misura 214 (agricoltura integrata, biologica, interventi extra-condizionalità, eccetera) determinano una riduzione della pressione antropica sulle risorse naturali (suolo e acqua in primo luogo). Mediamente ogni anno 8.000 aziende beneficiano di oltre 46 milioni di euro che vanno a compensare il maggiore impegno nella tutela dell’ambiente e per il benessere degli animali. Un dato è particolarmente esplicativo dei risultati determinati con l’attivazione della Misura in questione: ben 74.000 ettari sono a oggi destinati ad agricoltura biologica. Quasi un terzo degli oliveti calabresi è gestito in BIO e 7.000 sono gli ettari di agrumeto che aderiscono alla Misura. A riguardo è utile evidenziare che nel 2011, a fronte di un calo generalizzato dei consumi anche di prodotti agro-alimentari, si è registrato un aumento dell’11% del consumo di prodotti BIO. Ciò consente di apprezzare le grandi potenzialità e il ruolo da protagonista che il Biologico calabrese può svolgere sugli scenari nazionali ed europei (Figura 13). I risultati delle Misure indirizzate alla tutela ambientale sono tangibili anche in termini di riduzione dell’erosione dei suoli e della mitigazione dei cambiamenti climatici. Uno specifico studio condotto dall’ARSSA ha evidenziato, su base regionale, una riduzione del rischio erosivo da un valore medio di 1,9 mm/ha/anno a un valore medio di 0,7 mm/ha/anno con il passaggio da sistemi agricoli convenzionali a sistemi agricoli sostenibili. 33.652 35.000 Totale: 73.821 ha in coltura biologica 30.000 25.000 22.783 20.000 15.000 10.000 6.902 7.109 5.000 1.027 1.097 693 555 0 Frutta in guscio Agrumi Cereali e leguminose Colture foraggere Olivo Vite Figura 13. Superfici coltivate con metodo biologico Gennaio-Marzo 2013 15 Ortive Frutteti c a L a b r i a p s r La sottrazione di CO2 dall’atmosfera con la conseguente immobilizzazione nel suolo sotto forma di sostanza organica, è stata quantificata in circa 560.000 ton/anno, un dato di particolare rilievo che equivale all’80% dell’obiettivo annuo di riduzione delle emissioni fissato, per la Calabria, dal protocollo di Kyoto (Figura14). Figura 14. Sottrazione di CO2 dall’atmosfera Criticità sotto iL profiLo proceduraLe Il procedimento amministrativo messo in atto accentra tutte le fasi procedurali all’interno del Dipartimento Agricoltura. Il Dipartimento predispone i bandi, riceve le domande di aiuto, effettua la valutazione e pubblica la graduatoria dei beneficiari. Successivamente cura tutti gli aspetti legati all’attuazione degli interventi (varianti, proroghe, verifiche, liquidazioni). L’elevato numero di domande presentate a seguito del primo Bando per le Misure strutturali (budget 2007-2009) ha messo in evidenza la non coerente organizzazione delle Strutture amministrative rispetto alla mole di attività necessaria. L’insufficiente dotazione di risorse umane e la limitatezza degli spazi resero subito evidente la non sostenibilità del modello organizzativo predisposto con conseguenti ripercussioni sulla tempestività 16 delle risposte date alle legittime aspettative del mondo agricolo. Il ricorso a personale esterno, proveniente dall’ARSSA, consentì di mitigare le criticità emerse e di recuperare efficienza amministrativa. Tutto ciò a fronte di un processo di decentramento amministrativo avviato con Legge regionale del 1998 e con successivo trasferimento di personale alle Provincie e mai del tutto completato. L’elevato numero di domande di aiuto presentate, non solo a seguito del primo Bando ma anche ai Bandi successivi, consente di fare una riflessione sull’opportunità di una identificazione più restrittiva dei beneficiari. Generalmente il rapporto risorse disponibili per Misura e istanze di aiuto è stato pari a 1:10. Ciò ha determinato grandi difficoltà gestionali con l’adozione, in qualche caso, di provvedimenti amministrativi di portata assai complessa (revoca graduatorie Misure 121 e 123). Per molte Misure strutturali indirizzate al miglioramento della competitività del settore primario, l’alternativa di identificare i beneficiari fra coloro che hanno deciso di fare dell’agricoltura la loro attività primaria avrebbe consentito, da una parte, di rendere più efficiente la gestione amministrativa e, dall’altra, di incidere con maggiore efficacia sul tessuto produttivo, limitando la polverizzazione degli interventi e anacronistiche rendite di posizione. sotto iL profiLo attuativo La complessità ambientale del territorio regionale determina contesti agricoli, e più in generale ambienti rurali, assai differenti. All’interno di tali contesti, le attitudini produttive variano in funzione della combinazione dei fattori naturali. A tale riguardo le priorità territoriali proposte per alcune Misure del PSR si sono rivelate del tutto insufficienti per promuovere modelli produttivi più virtuosi e coerenti con le potenzialità specifiche del territorio. Solo per fare un esempio, l’olivicoltura ha ragione d’essere su tutto il territorio regionale, ma soltanto alcuni comprensori presentano un potenziale di crescita della competitività meritorio del sostegno pubblico. Una gestione generalizzata degli interventi rappresenta, nel breve periodo, il percorso più semplice, ma determina, nel medio-lungo periodo, le più forti contraddizioni e la non sostenibilità dei modelli produttivi prima incentivati. La crisi dell’agrumicoltura nella Piana di Gioia Tauro rappresenta un esempio di siffatta politica. La zonazione del territorio sulla base delle specifiche attitudini produttive deve costituire un elemento strategico del processo programmatico. Altro elemento di criticità, sul piano attuativo, può individuarsi nella carente azione di regia regionale nella implementazione di alcune Misure. In particolare le Misure indirizzate alla qualificazione delle risorse umane (111 – 331) avrebbero richiesto la definizione preliminare di linee strategiche rispondenti ai fabbisogni formativi specifici per i principali comparti produttivi. Ciò avrebbe rafforzato l’efficacia delle azioni messe in atto ed evitato la sovrapposizione di percorsi formativi non sempre rispondenti alle reali necessità del settore. Analogo discorso può essere fatto per la Misura 124 (Innovazione di prodotto e di processo) nell’ambito della quale, le proposte progettuali presentate non sempre sono risultate coerenti con la fondamentale esigenza di innovazione delle diverse filiere produttive. Anche in questo caso, la preliminare definizione di orientamenti strategici regionali avrebbe consentito un maggiore dialogo fra mondo della ricerca e sistema produttivo. Anche l’assenza di erogazione dell’anticipo per alcune Misure (111 – 115 – 124 – 133 – 331), in un contesto economico assai complesso, ha determinato gravi difficoltà gestionali che in qualche caso ha compromesso il raggiungimento degli obiettivi fissati. Inoltre, la tardiva attivazione del Fondo di Garanzia, per difficoltà procedurali ri- scontrate dall’Ente Gestore e per un atteggiamento scarsamente collaborativo da parte degli Istituti di credito, ha aggravato gli effetti della grave crisi economica in atto. Infine, la complessità procedurale per le Misure che prevedono erogazioni di importi di limitata entità si è rivelata del tutto insostenibile. In maniera particolare la Misura 114 e la Misura 132 avrebbero richiesto la definizione di un modello procedurale semplificato basato, ad esempio, sull’erogazione cumulativa del sostegno ai soggetti erogatori di servizi. Buone prassi s u s s i d i a r i e t à o r i z z o n ta L e Il Dipartimento Agricoltura gestisce annualmente, oltre alle domande per le Misure strutturali, circa 17.000 domande di aiuto per le Misure a superficie che comportano annualmente l’erogazione di poco meno di 60 milioni di euro. Fino al 2010 tutte le fasi procedimentali facevano capo alla Struttura Dipartimentale che pubblicava i Bandi, gestiva i fascicoli cartacei delle domande di aiuto/pagamento, effettuava l’istruttoria e autorizzava i pagamenti. L’insostenibilità di tale modello organizzativo veniva dimostrata dal fatto che si registravano ritardi nei pagamenti di circa due anni rispetto alla presentazione delle domande, con ripercussioni economiche sul settore produttivo facilmente intuibili. Gennaio-Marzo 2013 17 c a L a b r i a p s r A decorrere dal 2010 è stato attuato un processo di decentramento di alcuni fasi procedurali verso i Centri di Assistenza Agricola. Questi ultimi, oltre alla consueta implementazione del sistema informativo SIAN, venivano delegati, con apposita convenzione, della gestione dei 17.000 fascicoli cartacei e della trasmissione online delle informazioni necessarie all’istruttoria al Dipartimento Agricoltura. Alla Struttura Dipartimentale rimane l’onere della verifica periodica dell’operato dei soggetti delegati. L’innovazione procedurale introdotta ha consentito di recuperare i ritardi accumulati e di procedere ai pagamenti dei premi nello stesso anno di presentazione delle domande di aiuto/pagamento (Figura 15). amministrativi del Programma di Sviluppo Rurale è stata definita una struttura organizzativa che prevede la cooperazione di almeno tre differenti soggetti. Il responsabile di procedimento, formalmente individuato, garantisce la revisione dell’attività istruttoria espletata dal funzionario a supporto, mentre ulteriori due funzionari espletano rispettivamente il controllo amministrativo e il controllo in loco, quando necessario. Tale modello organizzativo si ripete per le singole Misure del PSR. La struttura dirigenziale oltre a espletare i dovuti controlli impartisce le direttive necessarie a garantire uniformità gestionale del Programma. Un contesto organizzativo che, da una parte, permette una gestione chiara e lineare dell’attività a vantaggio dell’Amministrazione e, dall’altra, fornisce una interfaccia immediata e ben identificata ai fruitori dei servizi espletati. p ro g e t ta z i o n e i n t e g r ata d i f i L i e r a Figura 15. Confronto di modelli organizzativi t r a s pa r e n z a a m m i n i s t r at i va L’espletamento delle diverse fasi procedurali da parte di differenti soggetti contribuisce, in termini generali, al perseguimento di più elevati standard di trasparenza amministrativa. Di fatto, i diversi soggetti esercitano un’azione di controllo sull’intera filiera procedimentale, contribuendo al superamento di eventuali elementi di criticità. Sulla base di tale principio, nella gestione dei procedimenti 18 Si è ormai consolidata, quale buona prassi per la gestione dei fondi comunitari, il sostegno di quelle forme di progettazione integrata che vedono coinvolti tutti i soggetti della filiera, dalla produzione alla trasformazione e commercializzazione. Tale modello, già sperimentato dalla Regione Calabria con la programmazione 2000-2006 e ulteriormente incentivato con i fondi del PSR 2007-2013, ha dato buoni risultati dimostrandosi un modello di gestione efficace in grado soprattutto di incentivare lo sviluppo di produzioni di qualità e di favorire l’introduzione di nuovi processi produttivi, nonché la conquista di nuovi mercati nazionali ed esteri. Ha favorito inoltre lo sviluppo di filiere locali, quali quella del fico essiccato, della liquirizia, del limone di Rocca Imperiale che hanno rilanciato e valorizzato produzioni di nicchia, tipiche della nostra regione e che sembravano ormai dimenticate. Qualche sforzo va ancora fatto per rendere più efficiente la fase di gestione della progettazione integrata in termini di partecipazione attiva di tutti i soggetti coinvolti nella filiera e di responsabilizzazione nell’attuazione dei piani migliorando la qualità delle relazioni tra i soggetti economici e istituzionali. i L ƒ f o c u s Forestazione, sviluppo e ambiente. I nuovi orizzonti ƒ Le foreste? Un patrimonio che difendiamo così La nuova legge della Regione Calabria: gestione sostenibile, pianificazione e innovazione sono le parole chiave per la tutela, il rilancio e la valorizzazione dei nostri boschi GIUSEPPE ZIMBALATTI Dirigente Generale del Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione Regione Calabria G I U S E P P E O L I VA Dirigente del Settore 5 Foreste e Forestazione, Politiche della Montagna, Difesa del Suolo e Bonifica Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione Regione Calabria Che la Calabria ricopra un ruolo di primo piano nel panorama forestale dell’area del Mediterraneo è cosa ben nota, basti guardare ai suoi oltre 600.000 ettari di superficie forestale e al suo indice di boscosità che, con il 41%, risulta essere di gran lunga superiore alla media nazionale. Quello che invece è sconosciuto ai più, emerge effettuando una breve analisi del quadro legislativo di riferimento per il settore, che evidenzia come, per quasi un secolo, tutte le attività siano state disciplinate dal Regio Decreto Legislativo n. 3267 del 19231 che si poneva come obiettivo cardine quello di garantire la regimazione delle acque e la tutela della stabilità dei versanti, anche attraverso l’imposizione del vincolo idrogeologico. Da allora, il contesto socioeconomico e le esigenze di regolamentazione delle risorse forestali italiane hanno subito un profondo mutamento, che ha portato all’emanazione, nel 2001, del Decreto Legislativo n. 227 di Orientamento e Modernizzazione del settore forestale. Tale decreto, che costituisce il testo base di riferimento in materia di foreste, è il principale strumento in possesso delle Regioni, anche ai fini dell’applicazione delle norme statali in materia di tutela paesaggistico-ambientale, poiché trasferisce loro la competenza sull’adozione della definizione di bosco e delle linee guida di tutela, conservazione, valorizzazione e sviluppo del settore forestale nel territorio di loro competenza attraverso la redazione e la revisione dei propri piani forestali. A questo si affianca il Decreto Ministeriale del 16 giugno 2005 Linee guida di programmazione forestale, che stabilisce il ruolo multifunzionale strategico delle foreste e l’essenzialità dei programmi forestali regionali per raggiungere gli obiettivi di tutela dell’ambiente, rafforzamento della competitività della filiera foresta-legno, miglioramento delle condizioni economico sociali delle realtà rurali. Ma la Regione Calabria, che si è già dotata del Piano Forestale Regionale 2007-2013 e sta già elaborando quello 2014-2021, ha comunque inteso ripensare i propri strumenti normativi, per favorire la 1. Regio Decreto Legislativo n. 3267 del 30 dicembre 1923, Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani (G.U. n. 117 del 17 maggio 1924). 20 coerenza tra le politiche di tutela delle proprie risorse forestali e la loro valorizzazione economica, uniformandosi alle direttive vigenti in ambito forestale e ambientale a livello internazionale, comunitario e nazionale. In tale ottica è stata emanata, di iniziativa della Giunta Regionale, la Legge Regionale n. 45 del 12 ottobre 2012, per la Gestione, tutela e valorizzazione del patrimonio forestale regionale che definisce i principi di indirizzo per incentivare la gestione forestale sostenibile, ivi compresa la certificazione forestale di processo e di prodotto al fine di tutelare il territorio e contenere il cambiamento climatico, attivando e rafforzando così l’intera filiera forestale dalla sua base produttiva e garantendo, nel lungo temine, la multifunzionalità e la diversità delle risorse forestali. La stesura della legge forestale è il frutto di un’attività coordinata tra il Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione della Regione Calabria, il Corpo Forestale dello Stato, l’Accademia Italiana di Scienze Forestali, le Università di Padova e Reggio Calabria, Federlegno, le Associazioni Forestali e la Federazione Regionale Agronomi e Forestali. E’ composta da 10 titoli e 43 articoli, elaborati secondo un approccio innovativo che sottende un cambiamento sostanziale dal punto di vista culturale, sociale e politico. i L Tutta la legge è imperniata sulla forestale regionale e l’elaborazione volontà di incentivare l’ammoderdi statistiche, cartografie, inventari namento del settore forestale attrae del catasto forestale, favorendo verso la promozione della anche la creazione di una rete perpianificazione ai diversi livelli, delle manente di monitoraggio delle riattività di ricerca e di sperimentasorse forestali. zione, della certificazione forestale. Grande importanza è attribuita alla riIl nuovo quadro normativo tenta di cerca e alla sperimentazione, incoragdare applicazione alle nuove conogiando inoltre la collaborazione scenze sui fondamenti teorici e sulle nazionale e internazionale attraverso modalità operative della gestione foaccordi e intese istituzionali, gemelrestale sostenibile, al fine di conselaggi, scambi formativi e progetti. Si guire una migliore funzionalità del promuovono la formazione di consistema bosco, esaltandone le funsorzi e altre forme associative per la zioni paesaggistiche, ecologiche e di gestione dei boschi, che mediante protezione della natura oltre a quelle concessioni possono essere affidati a classiche di produzione di beni, di soggetti pubblici o privati o loro asconservazione del suolo e di regimasociazioni, proprio per cercare di lizione delle acque. Il bosco viene mitare la frammentazione del considerato un sistema biologico patrimonio forestale pubblico e pricomplesso multifunzionale, in un vato e per incentivare l’applicazione contesto produttivo sostenibile, e ne degli interventi selvicolturali, con vengono precisati i limiti di estenl’obiettivo di stimolare la crescita delle sione, la larghezza media e la coperimprese operanti nel settore forestale tura arborea, specificando cosa può e qualificarne la professionalità. essere considerato bosco e cosa no. Si sostiene l’attuazione di misure e Viene definita l’arboricoltura da legno, al fine di differenziare questa attività, sotto il Con il provvedimento si esaltano profilo tecnico-giuridico, da quella selvicolturale, e quali le funzioni paesaggistiche tipologie di interventi selvie di protezione della natura, oltre colturali possono essere considerati tagli colturali. Un’altra a quelle tradizionali di produzione novità è rappresentata dalla dei beni e conservazione del suolo definizione di bosco vetusto. Termini tutti questi, finora generici nell’ambito della summenzionata normativa, che trovano interventi nel campo della prevenora chiara definizione e assumono zione e lotta attiva contro gli incendi validità giuridica. boschivi e della sicurezza sui luoghi L’importanza e la necessità della di lavoro e, inoltre, viene riconopianificazione forestale ritorna in sciuta l’importanza della realizzamaniera ricorrente nel testo di zione e manutenzione della viabilità legge, dove è sottolineato come forestale come strumento per consedebba effettuarsi a livello regionale guire una razionale gestione del terattraverso il Piano Forestale Regioritorio silvo-pastorale, anche a fini nale e a livello locale attraverso turistici, sportivi e ricreativi. piani di gestione e di assestamento Si stabiliscono i criteri per l’applidi proprietà pubbliche o private, cazione del vincolo idrogeologico, singole o associate. Al fine di mele modalità per la realizzazione di glio valorizzare e rendere più effiinterventi nei terreni vincolati e le caci gli interventi pianificatori norme che regolano la trasformamessi in atto, si promuove la reazione e la conversione del bosco, lizzazione del sistema informativo introducendo il principio di com- f o c u s pensazione secondo cui, ove la trasformazione del bosco superi una certa superficie, questa debba essere compensata attraverso il rimboschimento con specie autoctone su terreni nudi con una superficie equivalente a quella oggetto di trasformazione. In armonia con i principi espressi dal Protocollo di Kyoto e con gli impegni su clima ed energia assunti dall’Unione Europea, si promuove la produzione della risorsa legno quale materia prima rinnovabile per gli impieghi nel campo industriale, energetico e artigianale anche allo scopo di ridurre le emissioni di carbonio nell’atmosfera, promuovendo inoltre lo sviluppo di filiere integrate bosco-legno-energia al fine di attuare politiche ad alta sostenibilità economica/ambientale. Viene prevista, ancora, la possibilità di istituire una commissione consultiva composta, tra l’altro, da personalità di chiara fama appartenenti alla comunità scientifica e accademica calabrese aventi finalità di indirizzo, a testimonianza di come si intenda continuare a porre grande attenzione all’intero comparto. Quelli sopra riportati sono solo alcuni punti importanti di una legge con la quale si è segnato un nuovo inizio per il patrimonio forestale della Calabria, che pone delle fondamenta solide sulle quali costruire un futuro, più forte e sostenibile, per i boschi della nostra regione. Si è colmato un vuoto normativo atavico, che ci riallinea alle altre Regioni italiane in tema di forestazione, rilanciandoci sul cammino dell’innovazione in un settore, che, per troppo tempo, invece di essere volano per la nostra economia, è stato relegato a un ruolo marginale. Una Legge che ridà alla nostra montagna il giusto rispetto che merita, rilanciandola come patrimonio unico per la Calabria, che non potrà lasciarsi sfuggire le molteplici opportunità di sviluppo socio-economico che questa ha da offrire. Gennaio-Marzo 2013 21 ƒ Tra rinnovamento e tutela gli olivi hanno la loro nuova legge Recentissimo provvedimento regionale per riformare questo settore per troppo tempo trascurato. Ecco come GIUSEPPE ZIMBALATTI Dirigente Generale del Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione Regione Calabria La Regione Calabria, vantando un patrimonio olivicolo di tradizione millenaria, le cui origini si fanno risalire agli albori dell’VIII secolo a.C., risulta essere, dopo la Puglia, la seconda regione italiana per superficie investita a olivo, incidendo, con i suoi 185 mila ettari, per oltre il sedici per cento sulla superficie nazionale. L’olivicoltura, rappresenta quindi un settore chiave per la nostra terra, che è chiamata oggi a svolgere, ancora più che in passato, un ruolo multifunzionale, alla cui funzione produttiva si affianca sia quella idrogeologica di contenimento dei versanti che quella paesaggistica di valorizzazione del contesto rurale. Nonostante rappresenti quindi una risorsa sotto molteplici punti di vista, l’olivo in Calabria ha risentito di tutta una serie di vincoli normativi, che, da un lato, hanno rallentato il necessario, e non più procrastinabile, processo di modernizzazione di un settore ormai orientato alla produzione di olio di alta qualità, dall’altro, di contro, non sono stati in grado di porre freno alla pericolosa migrazione verso altri territori delle nostre piante secolari. Queste ultime, con l’imponenza dei loro tronchi e la bellezza delle loro chiome, emblema della nostra memoria storica e forziere dell’ingente patrimonio genetico di cui sono portatrici, a causa della commercializzazione selvaggia di cui sono spesso oggetto, finalizzata ad abbellire giardini o ville di privati in vari parti d’Italia, rischiano purtroppo di andare, se non adeguatamente tutelate, in gran parte perdute. A oggi, infatti, poche sono le norme legislative di riferimento tese a salvaguardare le piante di olivo. Dal Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 475 del 27 luglio 1945 emanato nel contesto di un grave deficit socio-economico in cui versava l’Italia all’indomani della guerra, il cui intento era quello di garantire le produzioni nell’immediato dopoguerra in un’Italia straziata dai conflitti mondiali, non si sono registrati significativi passi in avanti. Tale impianto normativo, marginalmente modificato dalla Legge n. 144 del 14 febbraio 1951, che vieta l’abbattimento degli alberi di olivo oltre il numero di cinque ogni biennio, riveste oggi solamente un ruolo di tutela paesaggistico-ambientale, ma non appare più idoneo in un contesto come quello odierno, che ha visto l’agricoltura profondamente mutata. In tale contesto, si inserisce la recentissima Legge Regionale n. 48 del 30 ottobre 2012, recante norme 1 1. Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 475 del 27 luglio 1945, Divieto di abbattimento di alberi di olivo, e successive modificazioni e integrazioni (G.U. n. 1041 del 30 agosto 1945). 22 i L sulla Tutela e valorizzazione del paRegione Calabria, nel caso in cui si trimonio olivicolo della Calabria, accerti la morte fisiologica della attraverso la quale il Dipartimento pianta ovvero la permanente imAgricoltura, Foreste e Forestazione produttività delle piante dovuta a ha inteso tutelare, introducendo cause non rimovibili. Inoltre, per una serie di deroghe al divieto di porre un limite al depauperamento abbattimento degli alberi di olivo, della superficie olivicola regionale, il proprio patrimonio olivicolo, si vincola l’espianto all’obbligo di dando norme certe relativamente reimpianto degli alberi di olivo, all’estirpazione, il reimpianto e nel caso sia riconosciuta l’eccesl’eventuale trasporto, prevedendo siva densità dell’impianto, tale da perfino la rigenerazione delle arrecare danno all’oliveto e nel piante stesse. caso in cui l’estirpazione divenga Tale Legge istituisce innanzitutto, necessaria per uno dei seguenti presso il Dipartimento Agricoltura, motivi: un apposito Registro degli alberi mo1.realizzazione di opere di pubblica numentali di olivo della Regione Cautilità; labria. In tale Registro sono iscritti 2.realizzazione di opere di migliogli olivi che, anche in esemplari isoramento fondiario; lati, per età, forma, dimensioni, ra3.realizzazione di fabbricati in rità, valenza culturale, storica, linea con gli strumenti urbanistici geografica o per una specifica convigenti. nessione con un manufatto, costituiIn tutti i casi summenzionati, scono elemento caratteristico del escluso il miglioramento fondiario, paesaggio. Inoltre, elemento di priè fatto obbligo, ai soggetti autorizmaria importanza per la tutela di questa preziosa pianta, è previsto che, qualora siano individuati esemplari di parGrazie a un’accurata pianificazione ticolare pregio e monumentale esigenze delle imprese agricole lità, i tecnici del Dipartimento Agricoltura possono prescrie la tutela del patrimonio olivicolo vere, oltre che il manteninon entreranno in contrasto mento nei siti di origine, l’adozione di opportune pratiche colturali per la salvaguardia degli stessi. A eccezione degli alberi di olivo zati, di trapiantare le piante estircon finalità esclusivamente ornapate in particelle della stessa mentale o decorativa dei giardini e azienda, cedere le piante di olivo a dei parchi, degli alberi monumenproprietari di terreni ricadenti nel tali inseriti nel Registro, la Legge territorio regionale ovvero cedere le consente l’espianto, previa autorizpiante di olivo ad aziende vivaistizazione del Dipartimento Agricolche regolarmente autorizzate, ai tura, Foreste e Forestazione della sensi delle normative vigenti. f o c u s Per il miglioramento fondiario, si ha invece una casistica più attenta a quelle che sono le esigenze aziendali, senza tuttavia perdere di vista l’attenzione al patrimonio olivicolo esistente. Vengono distinti gli interventi per riconversione varietale da quelli per sostituzione con altre specie arboree. Così per le aziende superiori all’ettaro, nel caso di riconversione varietale, gli aventi diritto possono essere autorizzati all’espianto sul 50% della superficie olivetata aziendale. Condizione applicabile anche nel caso di sostituzione con altre specie arboree dove, però, è fatto obbligo trapiantare nelle porzioni perimetrali della stessa particella, un numero di piante di olivo pari ad almeno il 30% di quelle espiantate. Infine, le aziende con superfici olivetate inferiori all’ettaro, in tutti i casi di miglioramento fondiario, possono essere autorizzate all’estirpazione sull’intera superficie aziendale, fatto salvo che un numero di piante pari ad almeno il 40% degli alberi espiantati deve essere trapiantato nelle porzioni perimetrali delle stesse particelle. La Legge impone, oltre a dimostrare la validità dell’investimento, che nel caso di interventi di estirGennaio-Marzo 2013 23 pazione per miglioramenti fondiari, questi, nell’arco di un decennio, non debbano interessare un’estensione superiore al 5% dell’intera superficie olivetata regionale, per come individuata dall’Istat nel sesto Censimento Generale dell’Agricoltura. La Legge affronta anche il problema della potatura straordinaria, consentendola, ove strettamente necessaria, previa autorizzazione del Dipartimento Agricoltura, e propone anche una particolare disciplina riguardante lo spostamento, anche a seguito a rapporti di compravendita, di piante di olivo. Al fine, ancora, di fornire garanzie agli acquirenti in relazione allo stato di salute delle piante, nonché per salvaguardare il patrimonio di piante vitali di olivo, i vivaisti hanno l’obbligo di ricoltivare, in vaso o in zolla, gli esemplari di olivo per almeno un ciclo vegetativo, adottando idonee procedure per la rigenerazione. Inoltre, nei casi di effettiva necessità, sono consentiti, dopo specifica richiesta e previa autorizzazione del Dipartimento Agricoltura, interventi speciali di potatura, quali il taglio alla base del tronco (taglio al ciocco). Sono altresì consentiti forme di pota- 24 tura di ringiovanimento o di adeguamento alla raccolta meccanica che non prevedano la permanenza di ramificazioni principali. Con queste semplici, ma chiare norme, partendo dall’assunto che solo rispettando le nostre radici, possiamo costruire su basi solide il nostro futuro, si è inteso tutelare in maniera più attenta di quanto non si sia fatto fin ora, un patrimonio spesso oggetto di troppo facili o, peggio ancora, illecite gestioni. Una Legge che ha saputo accogliere la richiesta di modernizzazione che sempre più forte si levava dal mondo produttivo calabrese, che in un’ottica di contrazione degli aiuti alle imprese, di potenziamento del ruolo multifunzionale dell’agricoltura e alla luce delle nuove tendenze all’inverdimento del sostegno alle attività agricole, il cosiddetto greening, vuole garantire non solo la conservazione, ma il contemporaneo rilancio di questo comparto di fondamentale importanza per il futuro della nostra Regione. ƒ i L Foreste e forestazione in Calabria Importanza e specificità del settore Per aspetti morfologici, geologici, fattori climatici e tradizione storica la Calabria (Foto 1) è una regione particolarmente vocata per l’attività forestale e la conservazione di nicchie ecologiche, biotopi arborei d’importanza fitogeografica e botanica, habitat naturali montani d’alta quota. Riguardo la morfologia, i risultati di uno studio del 1999 dell’Istituto Sperimentale per la Selvicoltura Sulla ripartizione territoriale per piani altimetrici delle regioni italiane dell’Appennino meridionale (Figura 1) hanno evidenziato per le Foto 1. La Calabria vista dal satellite Landsat f o c u s S I LVA N O AV O L I O Presidente dell’Associazione regionale onlus “Fondazione Selvicoltori Forestali della Calabria” regioni peninsulari, procedendo da nord a sud-est, un progressivo aumento del carattere di montanità che assume di conseguenza maggiore incidenza e peso per la Calabria. Per la specificità ambientale, la conformazione allungata della regione, la vicinanza tra i mari Tirreno e Jonio, la caratteristica geologica delle principali montagne, l’alta incidenza del rapporto tra la superficie montuosa e quella territoriale, il repentino passaggio altimetrico dal piano basale costiero a quello montano, in aggiunta ad altre peculiarità naturali che consentono la sopravvivenza di alcune specie arboree autoctone peculiari scongiurandone o ritardandone in Italia l’estinzione, giustificano il ruolo di particolare rilievo della Calabria nel panorama forestale dell’area mediterranea. Avvalora tutto ciò Figura 1. Piani altimetrici regioni la presenza nella dell’Appennino meridionale regione di tre ParGennaio-Marzo 2013 25 chi Nazionali (Pollino, Sila, Aspromonte) e di uno Regionale (Serre), la cui componente principale è costituita proprio dal bosco e da talune specie di conifere e di latifoglie che danno lustro e segnano la Calabria forestale. Fra le conifere pino laricio, pino loricato, abete bianco, pino d’Aleppo, tasso; fra le latifoglie farnetto, ontano napoletano, acero del Lobel, acero riccio, frassino ossifillo, platano orientale. Nella distribuzione geografica delle specie e dei popolamenti forestali naturali che si sono succeduti in Calabria nel corso dei millenni, assume particolare rilevanza in ambito locale l’esistenza di siti ecologici ricadenti su pendici, versanti, altipiani e valli, al cui interno vegetano entità tassonomiche di conifere o di latifoglie peculiari – se non esclusive – della flora forestale arborea regionale. Si tratta di siti che costituiscono potenziali oasi di rifugio o nicchie ecologiche di alto valore ambientale e fitogeografico, poiché hanno reso possibile al loro interno, nelle passate glaciazioni di fine Terziario e del Quaternario, la sopravvivenza delle specie arboree indicate, consentendo loro nei periodi più caldi interglaciali la disseminazione e diffusione verso il nord dell’Italia lungo l’Appennino meridionale e centrale, rendendo in tal modo possibile il recupero naturale delle aree forestali perdute nelle fasi fredde glaciali. Specie di conifere e di latifoglie che, in ragione del loro diverso temperamento, si sono ridiffuse in Europa seguendo due direttrici fondamentali: a. orientale-adriatica con possibili ulteriori movimenti verso i Paesi balcanici attraverso la depressione carsica; b. occidentale-tirrenica, con spostamenti anche in direzione della Francia attraverso gli interposti versanti costieri liguri. Regione, dunque, di eccellenza forestale e di non poche magnificenze 26 silvane, a ciascuna delle quali va riconosciuta non solo la funzione primaria di protezione contro le calamità naturali e di autoconservazione della flora di pregio che possiede, ma anche quella estremamente importante di fonte di lavoro e di reddito per le popolazioni locali, nonché quella di arricchimento culturale, distensione e svago per l’uomo. e concreta possibilità, rappresentando le stesse un capitale genetico e naturalistico di rilevante importanza. In merito agli aspetti produttivi, le foreste sono oggi considerate come potenziali fornitrici di ulteriori prodotti (erbe, foglie, fiori, frutti, semi) per una alimentazione più sana e per un impiego di taluni principi attivi e di sostanze naturali nell’industria farmaceutica, profumiera e di cosmési. Foreste e nuovi orizzonti Sono da sempre riconosciute al bosco funzioni specifiche di protezione, di produzione e igienico-ricreative, che variano la loro importanza nel tempo e nello spazio. Si pensi all’influenza che il bosco esercita sulla salvaguardia del suolo e Foto 2. Contrasti autunnali di colore in popolamenti forestali delle risorse idriche, per comprendere quanto grande sia stata la sua Nel quadro richiamato le foreste caimportanza nei tempi passati; ma labresi, in particolare quelle costituite anche nel presente se si tiene conto da popolamenti di origine naturale, delle ricorrenti catastrofi alluvionali rappresentano una risorsa di notevole nelle varie parti del Paese. Sono valore ambientale e produttivo, un anche noti i contributi che le forebene di considerevole significato fiste danno per la regolazione del togeografico e paesaggistico, un siclima e dell’atmosfera, per cui instema biologico complesso in fluiscono direttamente e indirettacontinua evoluzione (Foto 2). mente sul miglioramento della Un ecosistema da conservare, vaqualità della vita. lorizzare e riprodurre, in ragione La funzione di protezione è ritenuta anche del fatto che i boschi italiani ancora la più importante, specialdel terzo Millennio, in particolare mente nelle regioni a elevato rischio quelli edificati nell’Appennino pedi dissesto idrogeologico come la ninsulare mediterraneo, per espliCalabria. Negli ultimi decenni viene care con efficacia la funzione riservata grande attenzione anche a primaria di protezione contro le canuovi altri aspetti ambientali e prolamità naturali ed essere usati raduttivi legati al sistema bosco. zionalmente a fini produttivi, Per gli aspetti ambientali, di grande vanno concepiti, disegnati e gestiti attualità è la conservazione della bioin modo nuovo, dimensionati a midiversità per le generazioni future, sura d’uomo, diligentemente curati che proprio nelle foreste trova ampia come beni d’interesse pubblico. i L Foto 3. Formazione rada di pino loricato sulla Montéa Boschi e popolamenti arborei, ecotipi e biotipi cui richiedere continuamente nuovi servigi per l’uomo: paesaggio, biodiversità, innalzamento culturale, distensione dallo stress, purificazione dell’aria, approvvigionamento dell’acqua, farmacia di turno, iniziazione alla natura silvana e ai suoi insegnamenti (Foto 3); oltre quelli elettivi, ritenuti indispensabili da tempo: protezione, produzione, perpetuità. Senza ripetere gli errori del passato e stimolando un visione più ampia dei servizi diretti e indiretti che un bosco ben trattato e gestito è in grado di assicurare alla collettività. Per valutare appieno le utilità che le foreste calabresi sono in grado di fornire alle varie comunità della regione è necessario misurarne in termini ecologici, economici, ricreativi e culturali l’uso che di esse si fa, per poi individuare i relativi flussi reali e monetari che si instaurano tra il sistema forestale stesso e quello sociale. Una tale prospettiva deve tenere conto di tutti gli attori suscettibili di influenzare la gestione e l’evoluzione delle foreste, quantificandone la ricaduta e l’efficacia dei singoli effetti che si determineranno in esse a seguito delle decisioni programmatiche e operative che saranno assunte individualmente o collettivamente, da calare nelle diverse realtà locali per soddisfare esigenze mosse principalmente da fattori microeconomici e sociali. La tipologia degli attori che in qualche maniera, reale o potenziale, si avvale delle utilità erogate dalla foresta, può così rappresentarsi: decisori politici, proprietari pubblici, enti gestionali, proprietari privati, lavoratori, consumatori paganti e gratuiti, soggetti esterni. Indici forestali e produttività legnosa La Calabria, nome introdotto nel Medioevo dai bizantini, è stata nel passato una fra le più verdi regioni della Penisola. All’epoca dei primi approdi dei coloni greci alle rive del Mare Ionio, la foresta occupava circa 800.000 ettari, più della metà della superficie territoriale della regione. Rivestimento selvoso primigenio, quasi tutto d’alto fusto, fitto e inaccessibile nelle zone interne ed elevate, diversificato per specie legnose e composizione, con alberi maestosi ed esclusivi per età, dimensioni, portamento. Oggi, malgrado estesi disboscamenti e incendi ricorrenti protrattisi nel corso dei secoli col diverso intento di prelevare quantità ingenti di legname – in particolare di pino laricio (Foto 4) – o di recuperare terreni al pascolo e all’agricoltura, la realtà forestale della regione è ancora una delle più interessanti d’Italia. Rendono ragione di ciò l’estensione della superficie boscata, l’indice di boscosità, la produttività legnosa annua, la diversificazione della produzione stessa, l’indotto che la filiera bosco-legno attiva, la molteplicità delle tipologie forestali, la specificità di alcune formazioni, la varietà dei paesaggi, il ruolo storico, culturale, sociale. f o c u s Aspetti determinati dalla elevata vocazione forestale della Calabria, con l’aggiunta del notevole programma di rimboschimento realizzato negli anni Cinquanta del secolo scorso nella regione dallo Stato per far fronte al diffuso dissesto idrogeologico in atto nel territorio e alla grave crisi economica e sociale di quel periodo, acuitasi prima e dopo l’ultimo conflitto mondiale. A distanza di 40-50 anni da quella meritoria azione di costituzione ex novo di formazioni silvane artificiali (che oggi si stimano in circa 1/5 dell’attuale superficie forestale calabrese) e di gestione conservativa dei popolamenti naturali rimasti e di quelli formatisi dopo (diffusi sui restanti 4/5 del territorio boscato), è stato ottenuto anche l’importante risultato di rendere possibile, sia nei popolamenti naturali che in quelli da rimboschimento, la prevalenza di soprassuoli con classi d’età medioalte o alte, caratterizzati da una maggiore valenza colturale e quindi Foto 4. Misurazioni di un fusto a terra di pino laricio Gennaio-Marzo 2013 27 Foto 6. Formazioni naturali di pino e faggio a contatto in Sila produzione annua, così da implementare l’azione di risparmio avviata decenni fa dal CFS Foto 5. Piante di pino loricato su pareti rocciose del Pollino e ripristinare – soprattutto nelle pinete di laricio, nei meno poveri o più ricchi di legno ricastagneti cedui, nelle faggete e spetto agli stessi di qualche decennei querceti di farnetto e di cerro nio addietro o a quelli di uguale – le classi d’età medio-alte e alte, specie ed età edificati in altre reindirizzando i popolamenti anche gioni meridionali. verso la produzione legnosa di Boschi ed ecotipi forestali (geograpregio. fici e/o altitudinali) cui richiedere I rimboschimenti produttivi, oggi continuamente i servigi elettivi di estesi su 70-80.000 ettari, possono protezione, produzione e perpetuità, fornire annualmente produzioni leoltre quelli pure importanti inerenti gnose di 400-500.000 m3, che raplo studio e il godimento delle forepresentano prelievi di notevole ste e dei paesaggi, la conoscenza e entità, riferiti ai diradamenti da eseil mantenimento della biodiversità, guire nelle tipologie colturali ad alto lo stato di purificazione dell’aria e fusto (pinete, abetine, castagneti, di approvvigionamento dell’acqua, querceti) e alle utilizzazioni di fine l’iniziazione alla natura silvana e ai turno degli eucalitteti (fustaie e suoi insegnamenti (Foto 5-6). cedui di primo e secondo ciclo agaSenza ripetere gli errori del passato mico) che hanno raggiunto il turno e stimolando una visione più ampia tecnico previsto e che attendono di dei servizi diretti e indiretti che un essere tagliati a raso su piccole aree. bosco ben trattato e gestito è in Complessivamente, tra boschi natugrado di assicurare alla collettività. rali e artificiali produttivi, è possibile Per i boschi naturali produttivi, quantificare in 1,5-1,8 milioni di m3 valutati nella regione in circa la massa legnosa asportabile ogni 200.000 ettari, è possibile preveanno dalla Calabria, senza intaccare dere produzioni legnose di 1,2-1,6 il preesistente capitale legnoso e con milioni di m3. Le utilizzazioni non il vantaggio di rilasciare nei soprasdovranno superare l’80% della suoli su cui si interviene le piante di 28 migliore assetto fenotipico, maggiori dimensioni in diametro e altezza, superiore valore tecnologico, più resistenti alle insidie di ordine meteorico e parassitario. Produttività legnosa regionale consistente e sicura, a cui aggiungere l’apporto di biomasse a fini energetici provenienti dalla ricostituzione delle aree boscate calabresi percorse da incendi negli ultimi 3-5 anni, laddove il fuoco ha prodotto alle piante danni totali. Categorie inventariali e forestali In Calabria, sulla base dei dati dell’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio (INFC) realizzato nel 2007 dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, la superficie forestale complessiva è stimata in 612.934 ettari (che la posiziona all’ottavo posto dopo Liguria, Trentino, Sardegna, Alto Adige, Toscana, Umbria, Friuli Venezia Giulia), per un indice di boscosità del 40,6% (tra i più alti in Italia). Nella regione, sulla base degli analoghi riferimenti FAO adottati in Italia dal MiPAAF, il primo livello gerarchico di ripartizione è rappre- i L sentato da due macrocategorie inventariali: Bosco, esteso su 468.153 ettari (76,4%); Altre terre boscate, distribuite su 144.781 ettari (23,6%). La prima macrocategoria comprende le aree occupate da alberi, cespugli o arbusti con estensione minima 0,5 ha, larghezza minima 20 m, copertura superiore al 10% e piante capaci di raggiungere a maturità un’altezza di 5 m. La seconda quelle che rientrano nella soglia minima di superficie e di larghezza, ma con copertura dal 5 al 10% e alberi che non raggiungono i 5 m di altezza. Ciascuna macrocategoria è suddivisa in categorie inventariali. Il Bosco risulta costituito da tre categorie: Boschi alti (457.895 ha, che incidono per il 97,8%), Aree temporaneamente prive di soprassuolo (7.619 ha, con incidenza 1,6%), Impianti di arboricoltura da legno (2.639 ha, che coprono il restante 0,6%). Le Altre terre boscate da quattro: Boschi bassi, Boschi radi e Boscaglie (per complessivi 118.382 ha, 81,8%) e Arbusteti (26.399 ha, per il rimanente 18,2%). Ogni categoria inventariale, sulla base della specie o del gruppo di specie prevalente nell’area campionata, è ripartita in categorie forestali. Nei Boschi alti le categorie forestali riscontrate sono quattordici. Nove le più diffuse, con incidenza complessiva 92,9%: Faggete (77.237 ha, 16,9%); Pinete di pino laricio, nero, loricato (74.625 ha, 16,3%); Castagneti (69.370 ha, 15,1%); Querceti di rovere, roverella, farnia (46.641 ha, 10,2%); Leccete (43.656 ha, 9,5%); Querceti di cerro, farnetto (42.909 ha, 9,4%). Altri boschi caducifogli (35.920 ha, 7,8%); Altri boschi di latifoglie sempreverdi (20.149 ha, 4,4%); Pinete di pino mediterranei (15.248 ha, 3,3%). Le altre cinque categorie forestali – Boschi igrofili (8.582 ha), Altri boschi di conifere, puri o misti (8.209 ha), Ostrieti, carpineti, formazioni miste (5.597 ha), Boschi di abete bianco (4.851 ha) e Sugherete (4.851 ha) – coprono il restante 7,1% (Figura 2). Le Aree temporaneamente prive di soprassuolo comprendono le superfici calabresi di interesse agro-forestale che alla data del rilevamento sono risultate prive di piante arboree e/o arbusti o per cause relative all’utilizzo o perché percorse da incendi o per altre cause. Per gli Impianti di arboricoltura da legno si evidenzia la ridotta consistenza della superficie occupata. Le categorie forestali presenti sono tre: Piantagioni di conifere (1.493 ha, 56,6%), Pioppeti (300 ha, 11,4%), Piantagioni di altre latifoglie (846 ha, 32,0%). I Boschi bassi, i Boschi radi, le Boscaglie e gli Arbusteti sono localizzati in Calabria soprattutto nel piano basale (0-800 m). Rappresen- f o c u s tano complessivamente circa il 25% della superficie forestale regionale, ma dovendo adempiere a una funzione essenzialmente protettiva e paesaggistica, non entrano nel computo delle aree da sottoporre a interventi colturali per l’ottenimento di produzione legnosa. Tra i Boschi alti rientrano invece, a pieno titolo, molti popolamenti catalogati tra le quattordici categorie forestali, per i quali l’utilizzo delle biomasse (con impiego di rami, cimali, corteccia) anche a fini energetici, con l’aumento del valore di macchiatico dei soprassuoli da sottoporre a intervento di taglio (colturale o di utilizzazione), connesso anche all’innalzamento delle opportunità economiche indotte a livello locale, può assumere un ruolo strategico. Funzioni pubbliche della foresta Legenda Boschi di faggio Boschi di leccio e boschi di sughera Boschi misti e puri a prev. di querce caducifoglie Boschi misti abete-faggio Cedui e castagneti da frutto Formazioni di latifoglie mesofile Macchia alta Macchia bassa e garighe Pinete di laricio a tratti miste con faggio Formazioni di pino d’Aleppo Pinete e rimboschimenti di pino laricio Rimboschimenti di pini mediterranei Faggete con a tratti pinete di pino laricio Figura 2. Distribuzione delle tipologie boschive Le funzioni del bosco di fronte ai bisogni pubblici possono ricondursi ai seguenti profili: 1. funzioni fisiche o di protezione idrogeologica; 2. funzioni biologiche o di produzione (anche per alberi di grosse dimensioni); 3. mezzo di integrazione delle economie locali familiari e imprenditoriali; 4. funzioni estetiche e ricreative; 5. conservazione della fauna e della flora (alberi monumentali); 6. contenimento dei cambiamenti climatici. Per il raggiungimento degli scopi indicati lo Stato, con finanziamenti annuali, deve garantire all’Assessorato Agricoltura e Foreste di ciascuna Regione il consolidamento del potenziale boschivo presente in essa, in modo da assicurare alla collettività che vi gravita l’erogazione dei servizi più strettamente ecologici, sia in ambito locale (conservazione della biodiversità) sia a Gennaio-Marzo 2013 29 Foto 7. Margine esterno dei Giganti della Sila di Fallistro livello globale (difesa dal dissesto idrogeologico, riduzione del cosiddetto effetto serra). Tutto ciò perché il costo dei servizi offerti, per la indivisibilità e la difficile individualizzazione e quantificazione monetaria degli stessi, non è ripartibile fra i membri delle comunità territoriali in ragione dei vantaggi o del godimento che le singole persone (locali e/o esterni) ne traggono. In questo particolare contesto la Regione Calabria, ai sensi e per il disposto della Legge n. 281/1970, che disciplina il trasferimento dallo Stato delle foreste, dei terreni, dei fabbricati e degli impianti presenti nel territorio regionale, ha creato il proprio patrimonio indisponibile, che, per effetto della Legge Regionale n. 20/1992 Forestazione, difesa del suolo e foreste regionali della Calabria, è gestito dall’Azienda Forestale Regionale (AFOR) ed è così distinto: - patrimonio dell’AFOR, costituito esclusivamente dai beni immobili; - patrimonio indisponibile della Regione Calabria, rappresentato dai boschi e terreni, estesi su circa 58.000 ettari, costituiti in massima parte da foreste in buono stato vegetativo, bisognevoli di una gestione che possa esaltarne la multifunzionalità. Risorsa boschiva che va assistita bene, in accordo con i principi di una sana e moderna selvicoltura che sappia trasferire ai responsabili 30 Foto 8. Fallistro: esemplari di pino laricio e tecnici forestali calabresi le direttive di base per coltivare razionalmente i boschi di proprietà della regione, in un unicum di sostenibilità ambientale, conservativa (Foto 7-8) e produttiva, al passo anche delle crescenti emergenze di carattere sociale e delle mutevoli condizioni di mercato. Tutto ciò in sintonia con le finalità della richiamata L.R. 20/1992: 1. migliorare le funzioni produttive e sociali dei boschi esistenti; 2. concorrere alla tutela dell’ambiente e alla difesa idrogeologica del territorio; 3. concorrere alla valorizzazione delle attività agro-silvo-pastorali e turistiche nelle aree interne collinari e montane; 4. concorrere al miglioramento delle condizioni di vita e di sicurezza delle popolazioni interessate. I settori di intervento sono: Assetto idrogeologico del territorio (correzioni corsi d’acqua, riduzione trasporto solido, rinsaldamento sponde); Assetto forestale (interventi selvicolturali nei boschi esistenti, ricostituzione delle aree forestali degradate da incendi o calamità naturali, creazione di nuovi boschi); Miglioramento aree pascolative; Opere infrastrutturali interconnesse. Il personale di cantiere è quello preposto all’esecuzione degli interventi ed è rappresentato dagli operai idraulico-forestali, con i livelli previsti dai contratti di lavoro. In me- rito a ciò è opportuno rimarcare per gli anni a venire – qualunque sia il numero degli operai forestali che sarà in forza alla Regione (contrazione annuale in atto per raggiunti limiti di età), per i quali è dal 1984 che non avvengono nuove assunzioni – che il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla stessa Legge 20/92 risulta di difficile comprensione e percorso se non si compie sull’uso della manodopera forestale stessa quel necessario salto di qualità, inteso in termini di direttive precise da assegnare, impiego razionale da assicurare, controllo sulla operatività svolta da effettuare. Azioni e risultati che dipenderanno anche dal potenziamento e ringiovanimento degli operai e dalla necessaria qualificazione tecnica. Incendi boschivi Il patrimonio forestale calabrese, contribuendo anche a elevare la qualità della vita, merita ogni azione di tutela e salvaguardia dai fenomeni che ne compromettano l’esistenza o la stabilità, tra i quali il principale è senz’altro rappresentato dal fuoco. Riguardo a tale fenomeno la Calabria, secondo quando riportato nell’art. 2 del Regolamento CEE n. 2158/1992 Protezione delle foreste contro gli incendi, è considerata re- i L gione ad alto rischio di incendi boschivi. Nel periodo 2000-2006 sono stati censiti 7.889 incendi per una superficie totale di 71.908 ettari, di cui 36.564 ettari rappresentati da aree boscate. Pure trascurando le cifre riferite alla Calabria, gli incendi boschivi di per sé non solo costituiscono un fattore di distruzione e di alterazione degli ecosistemi forestali presenti nelle singole regioni (indebolendo da subito la stabilità idrogeologica delle zone attraversate dal fuoco) e immettono nell’atmosfera migliaia di tonnellate di CO2 (che contribuiscono ad aggravare il fenomeno dell’effetto serra e quello relativo ai cambiamenti climatici in atto), ma interferiscono negativamente in modo diretto o indiretto, a distanza anche di anni, con lo svolgimento delle attività e gli insediamenti umani (Foto 9-10-11). Nei soprassuoli forestali la velocità di propagazione del fuoco è determinata dal tipo di combustibile che brucia (boschi di conifere o latifoglie), dall’età dei popolamenti, dallo stato del sottobosco, dall’intensità del vento. La superficie complessiva interessata è correlata invece, a parità di altre condizioni, con la durata dell’incendio. La tempestività nelle azioni di spegnimento e le condizioni di operatività costituiscono, nella fase emergenziale, strumenti di importanza fondamentale per evitare che vaste estensioni boscate vengano distrutte in poche ore. I traguardi significativi raggiunti negli ultimi anni dal telerilevamento attraverso satelliti artificiali possono essere di efficace supporto alla prevenzione e quindi alla lotta attiva agli incendi forestali. I sensori ottici satellitari nelle bande dell’infrarosso, con tempi rapidi di rivisitazione, permettono infatti una precisa caratterizzazione degli incendi, con alta frequenza nell’arco della giornata, fornendo informazioni sulla loro localizzazione, dimensione, temperatura e potenza di fiamma. f o c u s Sulla base di tali valutazioni, si può ipotizzare per la Calabria un’attività di ricerca innovativa indirizzata all’individuazione delle aree forestali a rischio incendio, in relazione alle caratteristiche geomorfologiche e climatiche delle Foto 9. Intervento dall’alto in incendio boschivo stesse e a quelle bioecologiche dei popolamenti edificati in esse. In ottemperanza a quanto previsto dall’art. 3 della Legge Regionale n. 353/ 2000 Legge quadro in materia di incendi boschivi, la disponibilità nel comprensorio regionale di uno strumento innovativo di supporto al Foto 10. Propagazione del fuoco in pineta naturale Piano di programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, consentirebbe di monitorare ed eventualmente rilevare tempestivamente gli incendi nei periodi e nelle zone a maggior rischio organizzando in modo più efficace la macchina Foto 11. Lingua di bosco naturale distrutta dal fuoco operativa di intervento. Altri risultati: 1. realizzazione di un supporto tec3. sorveglianza continua anche su nologico dinamico inserito in un aree forestali impervie con diffipiano strategico regionale; coltà di accesso; 2. approntamento di rapidi report 4. realizzazione di una banca dati sull’estensione dell’incendio, dei on line riguardante gli eventi, danni potenziali e di quelli caul’efficacia degli interventi, le mosati; dalità di spegnimento. Gennaio-Marzo 2013 31 Difesa del suolo. Stato sanitario dei boschi L’erosione è un fenomeno geologico normale i cui effetti, se la copertura vegetale è distribuita uniformemente e assolve bene al compito di ridurre la forza battente dell’acqua di pioggia sul suolo, sono limitati oppure molto lenti. Si deve al degrado della copertura forestale, determinato dalle pressioni antropiche (interventi selvicolturali inidonei, tagli abusivi, carico di animali eccessivo), il moltiplicarsi in maniera quasi esponenziale degli effetti dell’erosione. Gli eventi meteorici sono elementi naturali di rischio, capaci di procurare danno in rapporto alla loro frequenza e intensità, secondo i diversi livelli di vulnerabilità del territorio. La probabilità che l’evento dannoso si verifichi è dunque connessa da una parte alla forza battente e durata della pioggia, dall’altra al basso grado di copertura arborea/ arbustiva presente nell’area o nel comprensorio. In ambiente mediterraneo, caratterizzato da piovosità aggressive e infedeli, l’intervento dell’uomo per contenere o diminuire il danno sul suolo forestale può agire soltanto agendo sulla copertura arborea e/o arbustiva, che dovrà presentarsi continua e in buono stato vegetativo, ripristinandone il manto ove compromesso. Di qui la necessità di una gestione silvo-ambientale dei soprassuoli, in modo da conservarli a lungo in efficienza ecologica e produttiva (Foto 12-13-14). Si tratta quindi di prevedere sul binomio suolo-soprassuolo una manutenzione ordinaria, sempre necessaria, e una straordinaria, quando la prima è carente o è stato fatto cattivo uso dell’ecosistema bosco oppure si sono avuti localmente catastrofi naturali o se tutte e tre le cause hanno coinciso. Nei sistemi agroforestali calabresi per accrescere la difesa del suolo occorre fare un uso appropriato del territorio, facendo affidamento: 1. sulla corretta gestione dei soprassuoli; 2. sull’applicazione nelle aree non boscate di buone pratiche agricole; 3. sulla realizzazione di opere pubbliche se necessarie. Azioni dipendenti dall’entità di risorse finanziarie che il governo regionale ha e che intende destinare alla stabilità delle aree a rischio e alla sicurezza della gente. Operativamente, per aumentare nella regione la difesa idrogeologica e ridurre sulle pendici collinari e montane i fenomeni erosivi e di franosità, è necessario anche che gli enti territoriali preposti – impiegando razionalmente gli operai idraulico-forestali – attuino nelle aree instabili e/o acclivi e/o carenti di vegetazione arborea/arbustiva appositi e mirati interventi di ripristino fisico e biotico dei luoghi, sia nei tratti d’alveo e lungo le sponde fluviali che sui versanti e sulle pendici. Attenuando, in tal modo, nei periodi di maggiore piovosità, la portata e la velocità di scorrimento delle acque superficiali e svolgendo un’azione efficace di prevenzione idrogeologica per il contenimento dell’erosione dei suoli e il mantenimento e/o rafforzamento della copertura vegetale. Foto 12. Gradoni su versanti e pendici con erosione diffusa Foto 13. Terreno preparato a gradoni senza buche interposte 32 Foto 14. Efficaci risultati ottenuti col rimboschimento i L Per lo stato sanitario dei boschi, a parte gli attacchi dovuti al Mal dell’inchiostro, Cancro della corteccia e Cinipide galligeno nei castagneti e di Processionaria nelle pinete (soprattutto artificiali) di laricio e di d’Aleppo, i restanti popolamenti forestali calabresi godono di uno stato di salute da discreto a buono, per cui al momento si può stare abbastanza tranquilli. A condizione però che la noncuranza e la stupidità dell’uomo (incendi boschivi di natura dolosa che nella regione non accennano a diminuire sia per numero che per estensione e danni prodotti, comparsa nel 2010 in Calabria del Cinipide del castagno) non abbiano a manifestarsi ancora e creare alle piante forestali poste nelle vicinanze delle zone attraversate dal fuoco o colpite da infestazioni biotiche primarie, attacchi parassitari secondari su piante morte. E’ il caso di ricordare con uno slogan-verità che “il bosco non è solo risorsa e riserva di beni naturali indefinitivamente riproducibili, ma è anche e soprattutto vita”. Riflettiamo dunque. Boschi del piano montano e submontano Le tipologie forestali presenti in Calabria si caratterizzano per una distribuzione geografica marcata nei riguardi dei limiti altitudinali superiori imposti da fattori termici, poco evidente per quelli inferiori legati al fattore umidità. Consegue che nella regione l’attività silvana diventa preminente al di sopra dei 900-1.000 m di quota e dove, salendo ancora in alto, prevalgono – per estensione dei boschi, uniformità strutturale delle formazioni, qualità della produzione legnosa, specificità ambientali, espressività paesaggistiche – le rinomate e apprezzate foreste mediterranee calabresi, pure e/o miste, f o c u s Foto 15. Fustaia adulta in inverno di conifere e/o di latifoglie, di formazioni giovani e adulte, con presenza anche di grandi patriarchi arborei. faggete Occupano un’estensione di 77.237 ettari (12,6% della superficie boscata regionale), distribuiti in una fascia altitudinale compresa tra gli 800-900 m dei versanti costieri e i 1.800-1.900 m della Sila e i 2.0002.100 m del Pollino. Il rapporto fustaie/cedui dei popolamenti è alquanto disomogeneo e varia da 1,3 a 2,1 secondo la regione montuosa considerata (Foto 15-16). Le fustaie di faggio sono diffuse soprattutto sulla Catena Costiera. Il turno da adottare nelle faggete governate ad alto fusto è di 90-100 anni, dalle quali è possibile ritrarre masse legnose variabili da 300 a 400 m3/ha. Ultimamente in Calabria, per la grave crisi in atto nella filiera foresta-legno, il legno di faggio è destinato principalmente all’imballaggio. Foto 16. Misurazioni dendrometriche in ceduo invecchiato Gennaio-Marzo 2013 33 pinete di Laricio Foto 17. Pineta naturale di laricio con insediamento di faggio L’estensione complessiva è di 7072.000 ettari (60% di origine naturale), localizzati prevalentemente in Sila, sull’Aspromonte e sugli altipiani delle Serre. Sono formazioni boschive importanti e significative, di cui l’attuale superficie configura quanto di essa rimane del più vasto rivestimento selvoso dell’Italia meridionale: la cosiddetta Silva brutia dei romani, ricca soprattutto di popolamenti di pino laricio, espressione simbolica del paesaggio forestale calabrese. Nell’ottimo ambientale di vegetazione la specie costituisce estese pinete, per lo più monospecifiche, dalle quali si rinnova facilmente. Le produzioni legnose dei soprassuoli naturali (Foto 17) sono notevoli, ma variabili con la fertilità della stazione (450-950 m3/ha a 100 anni). Attualmente anche il legno di pino laricio è impiegato soprattutto per imballaggio. Per i rimboschimenti (Foto 18) la densità a 40-50 anni è ancora elevata (1.200-1.600 piante a ettaro), con provvigioni legnose da buone a ottime (300-700 m3). c a s ta g n e t i Foto 18. Pineta artificiale di laricio diradata (grado B) Foto 19. Castagneto ceduo sottoposto a diradamento (grado C) 34 Sono stesi su 69.370 ettari, con rapporto cedui/fustaie variabile da 4,5 a 6,5 secondo l’area geografica (Catena costiera, Sila, Serre, Aspromonte) dove sono edificati i Foto 20. Castagneto ceduo a evoluzione naturale (controllo T) i L popolamenti. I cedui castanili (Foto 19-20), contrariamente a quanto si verifica da oltre cinquant’anni per i castagneti da frutto (Foto 21), si presentano generalmente in buone condizioni di vegetazione e di produttività. Le ragioni risiedono nella forma di governo a ceduo della specie che trova nel piano submontano della regione condizioni ecologiche ottimali, nella spiccata capacità di rinnovazione agamica della pianta che si mantiene elevata anche su ceppaie vecchie, nella maggiore resistenza dei polloni agli attacchi parassitari del Cancro della corteccia e a quelli del Cinipide galligeno (comparso in Piemonte nel 2002, in Toscana nel 2008, in Calabria nel 2010). I turni che prevalgono sono quelli di media lunghezza (10-18 anni), seguiti dai lunghi (20-25 anni) e dai brevi (inferiori a 10 anni). Nei cedui semplici a turno medio le produzioni legnose a ettaro che se ne ricavano sono, secondo la classe di fertilità, dell’ordine di 2.200-3.000 polloni, 12-15 m di altezza media, 160-210 m3 di massa dendrometrica. f o c u s forestali nei querceti delle due specie sono legati principalmente al riordino colturale dei soprassuoli esistenti, al razionale esercizio del pascolo in bosco, a una superiore azione di prevenzione nei riguardi del fuoco. Foto 21. Frutteto di castagno in buono stato colturale Querceti di farnetto e di cerro Costituiscono popolamenti distribuiti su 42.909 ettari, per lo più monospecifici e governati a fustaia (Foto 22-23). I querceti di farnetto, rispetto a quelli di cerro, occupano una superficie maggiore e risultano esclusivi dei versanti ionici, dove sono localizzati in molteplici isole e isolotti al di fuori dei quali, per tratti anche estesi, la specie non si incontra neppure allo stato isolato. Nella Sila Greca, dove la specie vegeta nell’habitat ottimale del suo areale calabrese, in soprassuoli di età media 66 anni è stata rilevata mediamente a ettaro una densità di 939 piante, per un’area basimetrica compresa tra 15 a 43 m2 e un volume cormometrico variabile da 170 a 475 m3. Lo sviluppo e il rilancio delle attività Foto 22. Popolamenti naturali di farnetto (Sila Greca) Foto 23. Raccolta a terra di ghiande di farnetto Gennaio-Marzo 2013 35 abetine di abete bianco deve poter conciliare in giusta misura esigenze ecobiologiche e selvicolturali con altre di ordine economico e sociale. In Calabria è perciò necessario, già da questo secondo decennio del nuovo millennio, operare un uso razionale delle risorse silvane esistenti, seguendo due concezioni apparentemente antitetiche, ma che in Foto 24. Formazione naturale di abete realtà si integrano (Serra S. Bruno) assai bene: Il primo indirizzo, che si prefigge di - conferire alla funzione produtaumentare e migliorare la produttitiva del bosco un importante vità dei boschi calabresi va conseruolo laddove le aree forestali guito sia adottando buone pratiche presentano scarse limitazioni ficolturali (verificate nelle linee genesico-biologiche; rali e codificate da tempo nella re- attribuire al bosco una eminente gione da istituzioni scientifiche) sia funzione naturalistica o di riequiriducendo le enormi perdite di prolibrio nei popolamenti forestali a duzione per l’azione dannosa delelevata valenza ambientale o con l’uomo (pascolo eccessivo, tagli forti limitazioni fisico-biologiche abusivi, trattamento inidoneo) o di o troppo manomessi dall’uomo. Riconosciute al bosco la funzione avversità naturali (fuoco, eventi atPer la ribadita vocazionalità foreprimaria di protezione contro le camosferici, attacchi parassitari). stale della regione esistono tutte le lamità naturali, quella estremaSul piano operativo la scelta delpremesse per conseguire entrambi i mente importante di fonte di lavoro l’intervento ottimale di taglio (inrisultati, sempreché le tipologie sile di reddito per le popolazioni locali tercalare o di utilizzazione), vane presenti, soprattutto quelle e quella di ricreazione e svago per autoctone e peculiari, estese su indispensabile per qualsiasi prol’uomo, una moderna visione della consistenti superfici pubbliche e getto di gestione da realizzare nelle salvaguardia di tali aspetti peculiari private, vengano macroaree boscate, dovrà tenere correttamente geconto degli obiettivi da perseguire stite a mezzo di in funzione: interventi selvi1. della specie, dell’origine, della forma di governo e dell’età del colturali calibrati e popolamento; di alta efficienza 2. della stazione (quota, pendenza, ambientale, tali da esposizione); poterli definire as3. dei suoi caratteri ambientali (fisistiti, cioè capaci sici e biotici) e storici (tagli openel tempo di indirati in passato); rizzare i sopras4. della densità, struttura e composuoli stessi (natusizione del soprassuolo; rali e artificiali) 5. dello stato vegetativo e sanitario sottoposti al taglio delle piante da tagliare; verso la loro inelu6. delle condizioni generali del sotdibile perpetuaFoto 25. Piante di abete bianco e pino laricio in giovane faggeta tobosco. zione. La diffusione dell’abete in Calabria, è di 4.851 ettari, sommatoria di molti nuclei sparsi e disgiunti, in gran parte di origine naturale (Foto 24-25-26). In Sila il nucleo più importante ricade nella Foresta Gariglione; sulle Serre i popolamenti costituiscono un notevole accorpamento rappresentato da demani comunali e da consistenti lotti privati; in Aspromonte la presenza della specie si riduce ed è anche discontinua, ancorché varia per densità, composizione e stato vegetativo. Le produzioni legnose che si ottengono dai soprassuoli sono considerevoli sia nelle abetine naturali (1.200 m3 a 100 anni) che in quelle artificiali (950 m3 a 80 anni). I rimboschimenti di abete bianco più importanti e significativi realizzati in Calabria risalgono all’inizio del secolo scorso e ricadono principalmente sulla Catena Costiera. Ruolo della selvicoltura 36 i L nalmente i soprassuoli boscati pubblici e privati in un contesto unico di sostenibilità ambientale, conservativa, produttiva e sociale”. Gli interventi di taglio (colturale e/o di fine turno) da eseguire nei popolamenti saranno dettati dalle possibilità ecologiche e produttive dei singoli soprassuoli e, per ciascuno di essi, finalizzati al mantenimento del bosco in equilibrio con l’ambiente, alla conservazione della biodiversità e della complessità dell’ecosistema stesso, alla congruenza dell’attività silvana con gli altri sistemi con i quali il bosco interagisce. Foto 26. Esemplare di abete nella Foresta Gariglione All’interno del popolamento, l’ottimale densità e la regolare distribuzione spaziale delle piante consentiranno di esaltare la produzione di legno e di seme di qualità, di svolgere una buona protezione del suolo, di valorizzare al massimo l’ecosistema bosco. Moderate potature secche alle piante rimaste permetteranno anche di ridurre il pericolo di incendi e di facilitare l’accesso ai popolamenti negli interventi successivi. Per il secondo indirizzo, che mira alla conservazione naturalistica dei boschi, la gestione delle aree forestali su cui intervenire dovrà essere finalizzata: 1. all’azione di salvaguardia dei popolamenti in precario stato vegetativo; 2. alla tutela della flora, della fauna e delle acque; 3. alla preservazione dell’ambiente e degli equilibri naturali instaurati. Tali scelte di politica forestale regionale non possono essere disattese ancora e devono condurre alla gestione mirata dei boschi calabresi significativi (naturali, artificiali, naturalizzati, di neo-formazione), con il supporto scientifico e tecnico offerto principalmente dalla selvicoltura, disciplina accademica forestale che coniuga l’arte e la scienza di “coltivare razio- Filiera foresta-legno Come indicato più volte la Calabria possiede un patrimonio forestale tra i più importanti in Italia, sia per l’entità delle superfici occupate sia per la presenza di popolamenti arborei di specie autoctone peculiari. Patrimonio boschivo però poco valorizzato nell’ultimo decennio, ove si rifletta che circa la metà della massa prelevata annualmente dai soprassuoli è destinata a legna per combustibili e che il tondame grezzo costituisce soltanto il 1520% del valore della massa utilizzata. I motivi sono da ricercare principalmente nella inconsistenza della filiera foresta-legno, limitata soltanto all’utilizzo dei lotti boschivi i cui proprietari hanno ottenuto dagli organismi regionali preposti il nulla osta di taglio, trascurando gli imprescindibili e importanti passaggi successivi, riguardanti la prima lavorazione degli assortimenti di maggiori dimensioni (operata per lo più in regioni limitrofe) e la trasformazione industriale del legno, che contribuirebbero non poco a innalzarne il valore economico. Al momento le possibilità di sviluppo e di ampliamento della filiera in Calabria restano legate al superamento di quattro fasi: f o c u s 1. la ripresa dinamica e razionale della gestione dei boschi naturali e artificiali presenti, secondo norme selvicolturali ben definite e validate da tempo; 2. il potenziamento delle imprese di trasformazione industriale di legname di qualità (segati, tranciati); 3. la realizzazione di impianti per la trasformazione della biomassa lignocellulosica in energia elettrica o termica o per la produzione di pallet; 4. la produzione di legna da ardere, di paleria a uso agricolo e forestale, di pannelli lamellari e truciolari, di carbone vegetale. Con un occhio attento anche alla ricostituzione delle aree boscate distrutte dal fuoco, che rappresenta un fattore di profonda alterazione degli ecosistemi forestali attraversati da questa grave calamità e che incide sulla stabilità idrogeologica del territorio e che interferisce negativamente, in modo diretto o indiretto, anche allo svolgimento delle attività economiche e alla permanenza dell’uomo in montagna. Una considerazione infine per la produzione legnosa di pregio da destinare all’edilizia e a usi strutturali, per la quale l’offerta calabrese resta sempre bassa perché la domanda è legata alla presenza, in ambito locale, di imprese di trasformazione industriale, attualmente carenti per il difficile reperimento nella regione degli assortimenti legnosi (che purtroppo restano in bosco o se venduti sono svalutati commercialmente) e per non poche difficoltà economiche. Produzioni legnose di qualità che in Calabria possono essere sicuramente ottenute e immesse sul mercato regionale qualora si inizi a dare corso, nei popolamenti forestali ricordati (pinete di laricio, faggete, castagneti, querceti di farnetto, abetine), naturali e artificiali, alla cosiddetta selvicoltura assistita che consente, insieme agli altri obiettivi, di elevare pure il valore tecnologico degli assortimenti ritraibili. Gennaio-Marzo 2013 37 p e s c a Seminare per raccogliere o per pescare? Anche il mare ha i suoi appezzamenti. Specialmente se si tratta di ricostituire una specie a rischio di estinzione ROBERTO MINERVINI Docente di Biologia della Pesca e Acquacoltura dell’Università della Tuscia di Viterbo Seminare per raccogliere può apparire un titolo scontato, ovvio in una rivista di agricoltura, ma a volte ciò che facciamo ormai da diecimila anni può apparire straordinario in un contesto davvero diverso. In questo caso il contesto appunto non è il solito appezzamento di terra bensì un appezzamento di mare. Si tratta infatti di un intervento di ripopolamento attivo, di restocking secondo la nomenclatura inglese, per ricostituire in mare una popolazione di un crostaceo ormai praticamente scomparso: l’Astice europeo. Questa grande “aragosta” con le enormi pinze è il più grande crostaceo esistente al mondo potendo giungere, in moltissimi anni, fino ai 15 chili di peso. Ovviamente quelli che abitualmente vengono pescati, dove questa specie è ancora presente, raramente superano i tre-quattro chili, che poi natu- Piccolo astice "seminato" in natura 38 ralmente vengono considerati chili di particolare bontà essendo questo crostaceo apprezzato da molti più dell’aragosta, di cui è anche un parente alla lontana. L’operazione di ripopolamento è stata resa possibile grazie a una tecnica di produzione di giovanili di astice messa a punto presso il Centro Ittiogenico Marino del Dipartimento di Ecologia e di Biologia dell’Università della Tuscia di Viterbo e da una collaborazione con il Parco Marino Costa degli Dei. Ma cos’è un Centro Ittiogenico Marino? Un Centro Ittiogenico è solo un posto pieno di vasche e di vari contenitori per riprodurci e allevarci degli organismi acquatici. In Italia ci sono molti impianti di questo tipo, che generalmente vengono chiamati avannotterie, sia per riprodurre organismi di acqua dolce (soprattutto trote) che per quelli di mare (principalmente spigole e orate), ma nessuno di questi opera per produrre organismi destinati al ripopolamento in mare. Forse a qualcuno potrà apparire strano pensare di ripopolare il mare, un elemento così straordinariamente vasto, che la nostra cultura tradizionalmente agro-pastorale ci fa apparire ancora più grande. Certo il mare è grande, ma gli organismi non lo vivono dappertutto. Mi spiego meglio: se seminassimo centomila giovani spigolette in mare le giovani bestiole, dopo un periodo di almeno un paio d’anni vissuto lungo le spiagge e scogliere del Mediterraneo, al massimo si allontanerebbero dalla costa fino a profondità non superiori ai cinquanta metri. In buona sostanza non si disperderebbero all’infinito verso il largo, pescarle sarebbe pos- sibile perché frequenterebbero per tutta la loro vita una porzione di mare limitata alla fascia costiera. Sarebbero comunque svariate migliaia di chilometri quadrati, ma è anche vero che una spigola depone anche diverse centinaia di migliaia di uova e quindi… Insomma seminare il mare non è una follia, anzi, siamo purtroppo non ai primi posti in Europa in questo, senza parlare poi del Giappone che ha decine e decine di Ittiogenici marini, sia pubblici che privati, che sfornano ogni anno centinaia di milioni di giovanili delle specie più svariate (compresi i pesci palla) per ripopolare i fondali marini del loro arcipelago. I giapponesi, che con i loro circa 60 chili di consumo annuale pro capite di prodotti ittici, hanno nel mare un’importantissima fonte alimentare, praticano il ripopolamento attivo già dagli anni sessanta del secolo scorso producendo tra l’altro tecnologie oggi adoperate nelle acquacolture di tutto il mondo. In Europa, Svezia, Norvegia, Francia e altri Paesi ancora, hanno da un decennio cominciato il restocking marino e i risultati migliori li stanno avendo proprio con gli astici che, da prodotto raro e ricercato, stanno diventando una importantissima fonte di reddito per i pescatori locali. Quello che conta, in questo genere di approccio, è la tenacia. Non si addomestica facilmente la Natura e se una specie si è rarefatta o è scomparsa il suo spazio viene occupato da altre specie e al suo ritorno deve riuscire a reinserirsi, deve imparare a riconoscere le insidie di un ambiente che solo dopo molto tempo, superate dure prove e rigorose selezioni, sarà in grado di accettarla. Ecco perché nel reinserimento di una specie, e vale non solo per il mare, i numeri dei nuovi arrivati devono essere consistenti e bisogna cercare di proteggerli al meglio. Nel caso degli astici i loro nemici naturali sono soprattutto i pesci, i polpi e le seppie, ma forse il peggiore, come spesso accade, è l’uomo che con indifferenza e ignoranza, pescando in acque e località vietate, fa enormi danni soprattutto alla comunità cui appartiene. Questi comportamenti sconsiderati possono mi- Femmina riproduttrice di Astice europeo nare la lungimiranza di un ente, quale la Regione Calabria che, per prima in Italia, seguita a ruota dalla Regione Lazio, ha creduto in questa tipologia d’intervento rivolto soprattutto a favorire la categoria dei pescatori, sia della pesca artigianale che di quella meccanica. Il futuro della stessa pesca ha assunto ormai connotazioni diverse, lo spopolamento di oltre l’80% dei nostri mari ci impone nuove scelte strategiche che la UE ormai ci impone in continuazione. Dalle nuove dimensioni e tipologia delle maglie delle reti a strascico, alla politica delle quote di pesca per prodotto, alle taglie minime per il pescato, alle limitazioni alla pesca a strascico, all’abolizione delle pesche speciali (bianchetto), agli incentivi per la dismissione delle imbarcazioni, ai progetti GAC (FLAG) per differenziare (intendi spostare) l’attività di pesca verso altri settori in qualche maniera a essa correlabili. In tutto questo doveroso e necessario fermento l’antica regola del semina se vuoi raccogliere comincia ad apparire essenziale anche per la nostra pesca mediterranea. Mancano purtroppo le strutture e quella dell’Università della Tuscia di Viterbo è piccola e purtroppo l’unica in Italia con intenti di ripopolamento marino. In questo bisognerà seguire il solco lungo e profondo già tracciato dal Giappone, probabilmente, come le Prefetture giapponesi, ogni Regione costiera italiana dovrà dotarsi di un Centro Ittiogenico Marino, dando lavoro a tecnici specializzati e producendo semi che, se saremo capaci di proteggerli da noi stessi, cresceranno e si moltiplicheranno da soli. Gennaio-Marzo 2013 39 r u r a L e r e t e Crescere? L’ideale è fare Rete. Rurale VINCENZO CARE’ La Rete Rurale Nazionale è il programma di supporto alle politiche di sviluppo delle aree rurali (PSN e PSR) per il periodo 2007-2013 e ha il fine di favorire scambi di esperienze e conoscenze tra gli operatori del settore, le istituzioni e tutti i soggetti che operano e vivono nelle aree rurali. La Rete Rurale, oltre a essere un veicolo di informazioni condivise, rappresenta una risorsa in grado di valorizzare le potenzialità del territorio, individua i punti di forza e le criticità dell’attuazione dei Programmi di Sviluppo Rurale, intervenendo con tempestività ed efficacia per consentire il miglioramento della governance. L’Autorità di Gestione del Programma della Rete Rurale è il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, le attività a livello centrale vengono realizzate da alcune Task Force tematiche (Leader, Buone Pratiche e Innovazione, Monitoraggio e Valutazione, Cooperazione), che sono anche da supporto alle Postazioni Regionali della Rete che operano a livello locale. Tutte le attività della Rete sono dirette alle Amministrazioni Regionali e alle istituzioni interessate, ai GAL (Gruppi di Azione Locale) e a tutti gli operatori e attori dello sviluppo rurale. Le Postazioni Regionali della Rete (PRR) hanno come obiettivi: • Informare. Consentendo un flusso di informazioni tra il livello centrale e le diverse Autorità di Gestione al PSR 2007-2013 per un’organica ed efficace gestione delle attività; • Animare. Interagendo con gli attori dello sviluppo rurale per migliorare i processi organizzativi; • Valorizzare. Sottolineando le potenzialità delle aree rurali anche grazie alla diffusione di buone pratiche; Inea, Rete Rurale Nazionale Postazione Regionale della Calabria ANNA TANCRE’ Inea, Rete Rurale Nazionale Postazione Regionale della Calabria Riviste, social network, internet e banche dati sono gli strumenti per favorire scambi e politiche di sviluppo 40 • Comunicare e mettere in rete. Diffondendo le notizie e le informazioni e mettendo in contatto i diversi attori dello sviluppo rurale. AL VIA LA SECONDA EDIZIONE DEL Giovani agricoltori Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, in collaborazione con la Rete Rurale Nazionale (RRN) ha indetto un concorso per la seconda selezione nazionale Nuovi fattori di successo, dedicato a valorizzare e diffondere le Buone Pratiche nello Sviluppo Rurale realizzate da giovani agricoltori nell’ambito del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR). Rendimento globale, innovazione, impatto sull’attrattività del territorio, ma anche la sensibilità mostrata nei confronti dell’ambiente, la tutela e la valorizzazione delle risorse umane impiegate o il grado di innovazione organizzativa, commerciale e comunicativa saranno alla base dell’analisi per la definizione di un caso come buona pratica per i giovani. Le prime tre aziende classificate nella graduatoria finale saranno A tal fine la Rete Rurale si avvale di diversi strumenti. In particolare sull’home page del sito www.reterurale.it, è disponibile la sezione Progetti in Rete, ove attraverso dei pulsanti dedicati, con un semplice click si accede a diversi progetti e applicazioni della Rete. Il sito internet www.reterurale.it, suddiviso in aree tematiche, con pubblicazioni, report, notizie, bandi, eventi e opportunità offerte ai diversi beneficiari delle politiche di sviluppo. La Rete informa grazie a Pianeta PSR, la newsletter dello sviluppo rurale, una rivista mensile con rubriche tematiche e consultabile al sito www.pianetapsr.it e grazie a RRN Magazine, la rivista trimestrale della Rete Rurale nella quale vengono svolti degli approfondimenti tematici e consultabile sul sito www.pianetapsr.it/magazine. YOURuralNET, ovvero la community per i giovani agricoltori ove è possibile scambiare esperienze e trovare informazioni utili per la propria attività. CONCORSO DEL MINISTERO IN COLLABORAZIONE CON LA RETE RURALE e Buone Pratiche: risultati eccellenti protagoniste di altrettanti docufilm appositamente girati a marchio RRN mentre le prime dodici aziende classificate saranno presentate come esempi di eccellenza nell’ambito delle iniziative della Rete Rurale Nazionale e le loro esperienze diffuse, nel corso di vari eventi nazionali e internazionali, attraverso prodotti divulgativi specifici a marchio RRN. Grande entusiasmo e partecipazione per l’iniziativa si erano registrati già nella prima edizione del concorso conclusosi il 16 ottobre presso il Ministero con l’organizzazione dell’evento di premiazione dei giovani agricoltori vincitori della prima selezione nazionale Nuovi fattori di successo e l’anteprima dei tre documentari realizzati da giovani registi. I registi, selezionati grazie al coinvolgimento delle migliori scuole italiane di cinema, hanno realizzato i documentari sulle prime tre aziende classificate: l’azienda agricola Le Conche di Vincenzo Sposato a Bisignano in provincia di Cosenza, l’azienda agricola Cascina Barosi di Benedetta Rospigliosi ad Annicco in provincia di Crotone e l’azienda agricola Monte Spada di Matteo Bolognesi a Brisighella in provincia di Ravenna. Sono stati dodici i giovani premiati dal ministro Mario Catania, diventati inoltre protagonisti del Calendario 2013 dei Nuovi fattori di successo, un altro prodotto di comunicazione della Rete Rurale. Per partecipare alla seconda edizione del concorso, le domande dovranno essere inviate a mezzo posta raccomandata con avviso di ricevimento entro e non oltre il 22 marzo 2013 all’indirizzo: Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali – Direzione Generale dello Sviluppo Rurale Ufficio DISR II Via XX Settembre, 20 00187 Roma. Eventuali richieste di chiarimenti sul bando potranno essere inviate all’indirizzo e-mail: [email protected]. Ulteriori informazioni sulle modalità di partecipazione del concorso si trovano sul sito www.reterurale.it. E M I L I A R E DA Inea, Rete Rurale Nazionale Postazione regionale della Calabria Gennaio-Marzo 2013 41 r u r a L e r e t e A L A M E Z I A T E R M E L ’ O P E N D AY N E L L ’ A M B I TO D E L P R O G E T TO R U R A L 4 K I D S I bambini a confronto con le sfide dello sviluppo Come sensibilizzare e far comprendere al mondo scolastico il contesto agricolo in modo da riflettere anche sulle sfide dello sviluppo rurale concernenti acqua, energia, biodiversità e cambiamenti climatici? Per rispondere a tali esigenze è stato avviato in Calabria il 20 febbraio dello scorso anno il progetto sperimentale Rural4Kids, realizzato dall’Autorità di Gestione del PSR 2007-2013 del Dipartimento Agricoltura della Regione Calabria, promosso dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e dalla Rete Rurale Nazionale e sostenuto dall’Unione Europea. Il progetto si è sostanziato in tre incontri, l’ultimo dei quali si è svolto il 28 maggio scorso con l’organizzazione di un Open day a Lamezia Terme presso l’Azienda Agricola Statti. Protagonisti circa 300 bambini di 5 scuole primarie dell’intera regione, una per provincia, che hanno aderito al progetto con le classi III, IV e V. In particolare hanno partecipato a Rural4Kids l’Istituto scolastico Collodi Gebbione di Reggio Calabria, l’Istituto scolastico Ernesto Codignola V Circolo di Crotone, la Scuola elementare Amerigo Vespucci Triparni di Vibo Valentia, l’Istituto comprensivo Vincenzo Padula di Acri e il I Circolo didattico Maggiore Raffaele Perri di Lamezia Terme. Nella giornata conclusiva del 28 maggio sono stati presentati i progetti finali di ogni scuola: i bambini hanno illustrato i propri elaborati dimostrando piena consapevolezza della materia affrontata con l’entusiasmo di diffondere il proprio sapere attraverso un linguaggio semplice e accessibile a tutti. Ogni scuola ha rappresentato le 4 sfide – acqua, energia, biodiversità e cambiamenti climatici – attraverso rappresentazioni teatrali, canzoni, poesie, plastici e disegni. Grande la soddisfazione degli insegnanti, dell’Autorità di Gestione, del referente del Ministero dell’Agricoltura che ha presenziato l’Open day, ma soprattutto dei bambini che hanno potuto trascorrere una giornata immersi nel verde, nel mondo della biodiversità, tra stalle e comparti agricoli, accolti da Clementino (il mandarino gigante) e indossando le magliette rappresentative della propria scuola con colori differenti. Insomma una festa di bambini che fa tanto bene anche agli adulti! Leaderbook, il social network dedicato all’approccio Leader. La Vetrina delle opportunità, con una banca dati e un piccolo motore di ricerca per conoscere tutti i bandi PSR o GAL pubblicati. Ruraland, una finestra sul mondo rurale dedicata ai più piccoli con i progetti Rural4Kids che coinvolge le scuole elementari, Rural4Teens per le scuole medie e Rural4Youth per gli studenti universitari. La Banca Dati sulla Produzione Integrata. Il Registro Nazionale sul Paesaggio Rurale Storico. SOS API dedicato al settore dell’apicoltura. Sul sito sono poi rinvenibili tutte le diverse attività realizzate e in corso di realizzazione da parte della Rete, come il Censimento sui Giovani Agricoltori, finalizzato a raccogliere i fabbisogni delle nuove ge- 42 nerazioni per meglio orientare le nuove politiche di settore, o il progetto Eccellenze Rurali, dedicato alle idee imprenditoriali finanziate con le Misure dei PSR, che costituisce una importante occasione per comunicare i risultati tangibili della politica di sviluppo rurale e far emergere i casi in cui il finanziamento è stato in grado di generare un salto di qualità per l’azienda beneficiaria, consentendo di raccogliere un elenco di progetti eccellenti da poter promuovere come buone prassi e implementare il database dei progetti europei presente sul sito della Rete Rurale Europea. Ma, soprattutto, la Rete risponde è un punto di contatto con il territorio e gli attori dello sviluppo rurale, raccogliendo i fabbisogni di categorie e territori, ma anche rispondendo alle mail dei singoli. Un filo diretto tramite contatt@ la Rete Rurale (sull’home page del sito). L o s t u d i o T come tignola, il nemico dell’olivo Il comprensorio della Piana di Gioia Tauro si caratterizza per la presenza marcata dell’olivo che in questo territorio cresce con enorme vigore soprattutto con le varietà locali. Di qui l’importanza di tecniche agronomiche e di strategie di difesa, che consentano la naturale limitazione dell’incidenza e della gravità delle infestazioni parassitarie o infezioni fungine e diano modo di prevenire le cause che le favoriscono. In quest’ambito un particolare nemico dell’oliveto litoraneo è rappresentato dalla Tignola dell’olivo [Prays oleae Bernard) , lepidottero con abitudini crepuscolari che raggiunge dimensioni di 4-6 millimetri, diffuso in tutti i Paesi olivicoli del bacino del Mediterraneo, il Mar Nero, Medio Oriente e le Isole Canarie. L’adulto (circa 13-15 mm di apertura alare) presenta ali frangiate con una livrea grigio-argento, con piccole macchie nerastre nel primo paio. Le larve mature (circa 8 mm di lunghezza) sono di color nocciola chiaro, con bande longitudinali verdastre, dorsalmente, e giallognole, ventralmente. I danni si manifestano sui fiori, sui frutti e sulle foglie. Su una buona percentuale dei fiori, l’insetto non provoca danni apprezzabili, mentre l’attacco ai frutti è particolarmente pericoloso. I danni sono arrecati, in particolare, dall’attività trofica delle larve. Quelle di prima generazione danneggiano le infiorescenze. Le larve della generazione carpofaga danneggiano la drupa e ne provocano la cascola in due momenti diversi: in giugno-luglio, quando penetrano all’interno del frutto, e in settembre-ottobre, quando escono dal frutto per incrisalidarsi. Le larve di terza generazione limitano l’attività fotosintetica della pianta che, tuttavia, non determina mai livelli di danno tali da giustificare interventi di difesa. Gli interventi contro la prima generazione sono necessari quando si raggiungono in- Tignola dell’Olivo (Prays oleae Bernard) festazioni superiori al 45% di fiori attaccati ed è auspicabile l’impiego di Bacillus thuringiensis Berliner intervenendo quando il 50% dei fiori sono aperti. Viceversa su quella carpofaga è importante intervenire tempestivamente appena si riscontra la presenza delle uova sul peduncolo, prima che la larva neonata penetri all'interno della drupa. Sarà quindi necessario utilizzare prodotti sistemici o citotropici in grado di raggiungere la giovane larva che si addentra all’interno dell’olivina, pertanto sono indicati triclorfon, fenitrothion, oppure dimetoato, malathion ecc. Le prove in campo sono state condotte da fine marzo a fine ottobre del 2012 in oliveti situati nella Piana di Gioia Tauro aderenti all’APOR (Organizzazione Produttori Olivicoli Reggini): l'attività ha avuto inizio nell’ambito del progetto Ce 1220/11, con l’individuazione delle aziende olivicole da monitorare e il successivo posizionamento delle trappole. Combinando le valutazioni ottenute dai rilievi in campo con il supporto informativo rappresentato dal software GIS, è stato possibile evidenziare su cartografia digitale la localizzazione delle aree più a rischio da un punto di vista fitosanitario, la distribuzione spaziale dell'ospite e l’incidenza di P. oleae nelle aziende monitorate. Gennaio-Marzo 2013 Pubblichiamo una sintesi dello studio condotto da Salvatore Caruso dell’APOR Organizzazione Produttori Olivicoli Reggini Rosario Franco, dell’Ente di Sviluppo Agricolo della Regione Calabria, Elvira Castiglione, Francesco Manti e Carmelo Peter Bonsignore del Dipartimento PAU, Laboratorio di Entomologia ed Ecologia Applicata dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria 43 PAT P r o d o T T i A g r o A l i m e n TA r i T r A d i z i o n A l i Mille risorse da valorizzare Alla scoperta di luoghi, storie e potenzialità produttive in un viaggio di conoscenza che parte da uno dei prodotti agroalimentari tradizionali ROSARIO FRANCO Funzionario ARSSA c/o Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione E’ del 30 aprile 1998 il Decreto Legislativo n. 173 con il quale si iniziava un percorso di valorizzazione del patrimonio gastronomico nazionale. Successivamente una serie di norme ha portato alla realizzazione di un elenco nazionale suddiviso per regioni che raccoglie oltre 4.700 prodotti (Figura 1), la cui specificità è quella di essersi radicati da lungo tempo nelle tradizioni popolari. La Calabria è presente in questo elenco con 268 prodotti suddivisi tra tutte le 10 tipologie previste dalla legge. La loro catalogazione ha consentito di raccogliere una grande mole di informazioni sul patrimonio gastronomico regionale. Scorrendo l’elenco è possibile trovare nomi, toponimi, metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura che ci aprono una finestra sul nostro passato, ci fanno riscoprire ciò che un PIA RISPOLI Agronomo Funzionario ARSSA c/o Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione Tipologie di prodotti previsti dall’elenco nazionale dei PAT 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Bevande analcoliche, distillati e liquori Carni (e frattaglie) fresche e loro preparazioni Formaggi Grassi (burro, margarina, oli) Prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati Condimenti Paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria 8. Prodotti della gastronomia 9. Preparazioni di pesci, molluschi e crostacei e tecniche particolari di allevamento degli stessi 10. Prodotti di origine animale (miele, prodotti lattiero-caseari di vario tipo escluso il burro) I prodotti agroalimentari tradizionali nelle regioni italiane e nelle Province autonome di Trento e Bolzano 550 500 450 400 350 300 200 150 100 nt no lza Bo Tr e o a et Ve n ia st br Ao d’ Um le Va l ia a na ca To s cil Si ia gn rd e Sa te gl on Pu em Pi e ise ol M a ch ar rd i 44 M ria gu ba Li m Lo lia zio iu G ia ez La a na ag m Ro ilia li V en Fr iu ia ni pa Ca m Em ta br la Ca ica sil Ab Ba ru zz o 0 o 50 tempo era utilizzato solo per supplire a drammatiche carenze di cibo o proposto in occasione delle feste nuziali o durante le festività religiose. A volte cibi “poveri” che oggi sono autentiche delizie del palato. La nostra Regione, per le numerose influenze subite da varie popolazioni e per la sua orografia, ha diversificato moltissimo le caratteristiche dei prodotti alimentari tradizionali, sia in termini di materie prime utilizzate, sia nei metodi di trasformazione, creando così una miriade di prodotti che si differenziano anche da un paese all’altro: per un particolare aroma utilizzato, per le essenze foraggere utilizzate nell’allevamento del bestiame, per l’uso di varietà di specie vegetali che si sono selezionate in piccoli areali e così via. Gli ingredienti, le tecniche di preparazione, il loro uso legato a particolari ricorrenze sono variabili. Le produzioni erano e a volte lo sono tuttora a carattere familiare o realizzate in piccoli opifici artigianali e pertanto soggette alle modifiche che ognuno riteneva di dover fare in relazione agli ingredienti posseduti al momento o per renderli più consoni ai gusti di chi doveva consumarli (familiari o piccole comunità locali). Tuttavia, nonostante le varianti, rimane la loro riconoscibilità in termini di tipicità e tradizionalità. Oltre alle piacevolezze legate alle qualità alimentari e sensoriali, questi prodotti ci raccontano di usi, costumi, tradizioni e, più in generale, condizioni sociali delle nostre comunità locali. Ingredienti Farina “00” Miele Dolci antichissimi dalle caratteristiche forme, tradizionalmente prodotti a Soriano Calabro nella provincia di Vibo Valentia I mostaccioli sono dolci antichissimi tradizionalmente prodotti nella provincia di Vibo Valentia. Incerta è la loro origine storica. Per alcuni è da attribuirsi ai monaci certosini del centro di Santo Stefano in Bosco vicino Serra San Bruno e poi ai monaci domenicani del convento di San Domenico di Soriano che avrebbero diffuso I mostaccioli Mustazzuali – Mastazzola – ’Nzudde mostacciòlo (letter. mostacciuòlo) s. m. [dim. del lat. mustaceus o mustaceum, specie di dolce, der. di mustum «mosto»] da: Enciclopedia Treccani LA LEGGENDA Nella fantasia popolare la diffusione dei mostaccioli è dovuta a un monaco misterioso, apparso all’improvviso e sparito nel nulla, che li avrebbe offerti alla popolazione povera e contadina di Soriano. l’arte pasticcera tra gli artigiani locali. Per altri avrebbero origine araba. Secondo quanto riportato da Giovan Battista Marzano nel Dizionario Etimologico del Dialetto Calabrese del 1928: “I mostaccioli sono dolci caserecci fatti con farina, miele, mosto cotto, in forma romboidale a pupattoli, panieri e simili. Il nome deriva dal la- Riferimenti normativi Decreto Legislativo n. 173 del 30 aprile 1998 Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali n. 350 dell’8 settembre 1999 Decreto Regionale n. 15654 del 30 settembre 2004 Legge Regionale n. 5 del 23 febbraio 2004 tino mustaceus ovvero mustaceum, antica focaccia per nozze, cotta al forno sopra foglie di lauro”. I mostaccioli che conosciamo sono prodotti con due soli ingredienti: la farina e il miele. I biscotti che si ricavano da questo impasto vengono lavorati a mano dai mustazzolari, tradizionalmente uomini, che manualmente disegnano forme antropomorfe, zoomorfe o di oggetti come cuori, panieri, palme, S rovesciate e così via. Per impreziosirli sulla superficie vengono posti dei piccoli rombi di alluminio colorati in verde, rosso o argenteo. Il loro utilizzo era legato ai riti nuziali e alle feste patronali. Il fidanzato alla prima visita in casa della ragazza portava i mostaccioli le cui forme erano fortemente simboliche. Nelle feste del Patrono i mostaccioli erano portati in casse di legno e per il loro aspetto fortemente scenografico venivano messi in bella mostra attaccati al coperchio. Frequente anche l’uso come ex voto. Appena prodotti, i mostaccioli sono “particolarmente duri, dal gusto inconfondibile che riporta alla memoria il brusio delle fiere e l’odore dello zucchero filato di cui si impregna l’aria di ogni paese per la festa patronale” e come qualcuno consiglia: “non vanno divorati ma assaporati a lungo in bocca per gustare la caratteristica consistenza gommosa”1. Gennaio-Marzo 2013 I mostaccioli e Soriano Calabro Soriano Calabro è un comune in provincia di Vibo Valentia le cui origini risalgono al VII-VIII secolo d.C. Il paese è tradizionalmente legato alla produzione dei mostaccioli. Un tempo erano numerosi i laboratori per la loro produzione, anzi possiamo dire che ogni famiglia sorianese li preparava. Oggi nel paese, che conta poco più di 2.800 abitanti, sono presenti delle aziende dolciarie prestigiose che hanno diversificato le loro produzioni ma che mantengono saldamente il mostacciolo come elemento emblematico. www.comune.sorianocalabro.vv.it Bibliografia 1. Marilena De Bonis, Il paniere delle offerte. Origini e forme del mostacciolo, Litograf Cosenza 1999 2. Bianca Paleologo Imbesi, Cucina tradizionale di Calabria, Agosto 1999, Gangemi Editore 3. Michele Curcio, Storicittà. Rivista d’altri tempi 4. Saveria Sesto, I mostaccioli artistici di Soriano Calabro, Agrituristi Calabria 5. Maria Teresa Piccione, Tesi di laurea Cultura e simboli. Soriano Calabro 6. Filippo Putrino, Tesi di laurea: Antichi sapori e saperi Calabresi: l’azienda Monardo e i suoi prodotti 45 L ’ e v e n t o Come vincere la scommessa dell’agricoltura calabrese Un momento degli incontri del ministro Catania durante la sua visita in Calabria Intensa giornata, quella del 26 maggio scorso, per il mondo agricolo calabrese: il ministro per le Politiche Agricole Mario Catania ha avuto nella regione una serie di incontri nell’ambito dell’Open day Le istituzioni per l’agricoltura. Ricevuto dall’assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra e dal presidente del Consiglio Regionale Francesco Talarico, ha inaugurato il laboratorio agroalimentare realizzato presso la Fondazione Mediterranea Terina (ex Centro agroalimentare) di Lamezia Terme, una delle strutture agricole di eccellenza del territorio. Accompagnato anche dal dirigente generale del Dipartimento Agricoltura della Regione Giuseppe Zimbalatti e dai rappresentanti dell’Autorità di Gestione del PSR Calabria, ha poi incontrato i rappresentanti delle organizzazioni professionali del settore. Mauro D’Acri (CIA) ha sottolineato come sia necessario “aggregare le migliori eccellenze calabresi per dare un’immagine reale della nostra produzione”. Per il presidente della Coldiretti regionale Pietro Molinaro “in questa regione rappresentiamo un ruolo importante del made in Italy”. Per Alberto Statti (Confagricoltura) “siamo diventati bravi nella produzione per eccellenza, ma ci stiamo ancora attrezzando per la commercializzazione del Il confronto con i rappresentanti delle organizzazioni professionali: produzioni di eccellenza e commercializzazione dei prodotti 46 prodotto, facilitando l’inserimento nelle aziende di nuove professionalità”. Franco Celi (Copagri) si è invece soffermato su alcuni nodi che ostacolano lo sviluppo. A tutte queste osservazioni il ministro Catania ha risposto evidenziando innanzitutto il lavoro svolto dall’assessore Trematerra: “E’ fondamentale per la Calabria vincere la scommessa del mercato e mi conforta parlare con l’assessore perché su questi aspetti è fortemente mobilitato”. Il ministro ha poi sottolineato la sua soddisfazione per non aver sentito doglianze sotto il profilo della fiscalità, mentre parlando della PAC ha detto che si sta lavorando per avere risultati anche in questo settore. Il ministro ha concluso la sua visita incontrando i giornalisti nella conferenza stampa organizzata presso l’Ashley Hotel, di Lamezia Terme. L’assessore Trematerra ha dichiarato che “la presenza del ministro nella nostra terra è la testimonianza di un’attenzione puntuale verso quanto l’amministrazione Scopelliti sta facendo per il comparto agricolo”. Infatti non sarebbe possibile pensare di condurre in solitudine strategie e policy innovative senza il continuo confronto con gli organi centrali della politica e dell’amministrazione. ”Proprio per questo è fondamentale che il ministro sia venuto a testimoniare come siano ben chiare le istanze della Regione da portare nel tavolo negoziale. La Regione Calabria si è già fortemente spesa ed esposta su alcuni punti cruciali della riforma, vedendo recepite nel documento unitario della conferenza Stato Regioni molte delle istanze proposte”. Leggi MANUELA LACARIA Giornalista Funzionario ARSSA tutti i provvedimenti Il 2012 anno verde per l’agricoltura regionale Nell’anno appena concluso la Regione Calabria ha emanato 71 Leggi Regionali. Di queste, ben 11 hanno interessato il settore agroindustriale e, più in generale, lo sviluppo rurale. Eccone una sintesi L . R . N . 6 6 D E L 2 0 D I C E M B R E 2 01 2 Istituzione dell’Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura e disposizioni in materia di sviluppo dell’agricoltura BUR n. 23 del 17 dicembre 2012, S.S. n. 5 del 28 dicembre 2012 sperimentale e dimostrazione La legge (si veda in proposito (per ciò che attiene le attività di l’articolo a pagina 29) istituiproduzione, trasformazione e sce l’Azienda Regionale per lo commercializzazione dei proSviluppo dell’Agricoltura Caladotti agricoli e agroalimentari); brese (ARSAC), ente strumenpromuovere lo sviluppo deltale della Regione Calabria l’agricoltura biologica, dei simunito di personalità giuridica stemi di lotta guidata e integrata di diritto pubblico e autonoe di risanamento e difesa dei termia ammi- nistrativa, organizreni a tutela dell’ambiente e della zativa, gestionale, tecnica, qualità; promuovere progetti di patrimoniale, contabile e fitrasferimento di innovazione nanziaria. L’Azienda ha sede tecnologica (di concerto con il legale a Cosenza ed esercita sistema universitario e della rifunzioni e attività nel quadro cerca regionale), adottare innodella programmazione regiovazioni di processo e di prodotto nale secondo le direttive ime tecniche di management, gepartite dalla Regione in stione aziendale e marketing armonia con gli obiettivi e gli tramite aziende sperimentali diorientamenti delle politiche mostrative e di orientamento comunitarie, nazionali e regioproduttivo; fornire assistenza nali, in materia di agricoltura. tecnica e contabile alle aziende L’ARSAC favorisce l’ammoderagricole singole o associate; namento e lo sviluppo dell’agriespletare attività di controllo coltura mediante azioni di funzionale e taratura delle atpromozione, divulgazione, spetrezzature agricole per la distririmentazione e trasferimento di buzione dei prodotti fitosanitari; processi innovativi nel sistema collaborare alla tenuta del Regiproduttivo agricolo, agro-alistro degli alberi monumentali di mentare e agroindustriale. olivo; contribuire, su richiesta del L’Azienda esercita le funzioni Dipartimento Agricoltura, con dell’Agenzia Regionale per lo proprio personale tecnico, all’atSviluppo e i Servizi in Agricoltura tuazione della PAC e di ogni altra (ARSSA) in liquidazione ai sensi attività volta al settore agricolo, dell’articolo 5 della Legge Regioagroambientale e agroindunale n. 9 dell’11 maggio 2007. Tra striale e alle attività tecniche, i compiti dell’Azienda: promuoamministrative e di controllo vere e svolgere i servizi di svidell’organismo pagatore regioluppo dell’agricoltura; elaborare nale (ARCEA). e realizzare progetti di sviluppo L . R . N . 6 2 D E L 4 D I C E M B R E 2 01 2 Istituzione di Ecomusei in Calabria BUR n. 22 dell’1 dicembre 2012, S.S. n. 4 dell’11 dicembre 2012 La norma prevede che la Giunta La Regione favorisce la costituRegionale procederà al riconozione, il riconoscimento e lo sviscimento degli Ecomusei, l’istiluppo degli Ecomusei nel tuzione di un gruppo di lavoro territorio per promuovere, testie di un Regolamento che sarà moniare, valorizzare e accomrealizzato entro 90 giorni dalpagnare, durante la loro l’entrata in vigore. La Regione evoluzione: la memoria storica, concede contributi per la realizla vita locale, la cultura matezazione e lo sviluppo degli Ecoriale e immateriale e quella del musei, entro il limite massimo paesaggio, le relazioni fra amdel 50% della spesa sostenuta biente naturale e ambiente andall’ente proprietario o gestore, tropizzato, le tradizioni, la anche per gli interventi per ricostruzione e la trasformaopere edilizie e per l’acquisto di zione degli ambienti di vita e di beni e attrezzature. lavoro delle comunità locali. L . R . N . 5 9 D E L 1 5 N O V E M B R E 2 01 2 Riconoscimento del metodo storico Moscato al Governo di Saracena quale bene culturale della Calabria BUR n. 21 del 16 novembre 2012, S.S. n. 2 del 22 novembre 2012 naccia, viene concentrato per auLa Calabria tutela e promuove il mentare il tenore zuccherino Moscato Passito di Saracena, uno mentre l’aroma e il gusto particodei più antichi e rinomati vini lari provengono dall’uva moscadolci prodotti in Calabria. La zona tello, raccolta e appassita alcune di produzione delle uve ricade nel settimane prima della vendemterritorio del comune di Saracena, mia. Gli acini del moscatello disiin provincia di Cosenza, alle pendratati vengono selezionati, dici del Pollino; le caratteristiche schiacciati manualmente e aggeografiche collinari e le escurgiunti al mosto (prima spremisioni termiche conferiscono ai vitura) concentrato. Dopo una tigni condizioni ottimali uniche. lunga e lenta fermentazione si La vinificazione prevede la sepaottiene un passito color giallo razione dell’uva moscato, otteambra con riflessi aurei, dalnuta dal vitigno autoctono e da l’aroma intenso e dal sapore di altre uve. Il mosto, ottenuto vinimiele, fichi secchi e frutta esotica. ficando le uve malvasia e guar- L . R . N . 5 8 D E L 1 5 N O V E M B R E 2 01 2 Abrogazione dell’articolo 10, comma 2, della Legge Regionale n. 19 e s.m.i. del 26 luglio 1999, Disciplina dei servizi di sviluppo agricolo nella Regione Calabria BUR n. 21 del 16 novembre 2012, S.S. n. 2 del 22 novembre 2012 La Legge abroga l’articolo 10, tobre 2007 e così come intercomma 2, così come modificato pretato dall’articolo 42, comma dall’articolo 13, comma 1, della 4, della Legge Regionale n. 15 Legge Regionale n. 22 del 5 otdel 13 giugno 2008. Gennaio-Marzo 2013 47 L . R . N . 4 8 D E L 3 0 OT TO B R E 2 01 2 L . R . N . 3 7 D E L 10 A G O S TO 2 01 2 Tutela e valorizzazione del patrimonio olivicolo della Regione Calabria Qualificazione del territorio rurale mediante la valorizzazione di produzioni regionali tipiche – fave e piselli BUR n. 20 del 2 novembre 2012, S.S. n. 2 dell’8 novembre 2012 al divieto di abbattimento in La Regione tutela il patrimonio luogo del Decreto Legislativo olivicolo (si veda in proposito Luogotenenziale n. 475 del 27 l’articolo a pagina 26 ) quale luglio 1945 (Divieto di abbattielemento caratterizzante il paemento di alberi di olivo) e s.m.i. saggio, l’ambiente e il territorio In deroga a quanto previsto agricolo regionale, coniugando dalla Legge Regionale n. 47 del tali valori con l’esigenza di as2009, viene istituito il Registro sicurare la convenienza econodegli alberi monumentali di mica alla coltivazione agricola olivo a cura del Dipartimento delle piante di olivo. La legge, di Agricoltura. 13 articoli, disciplina le deroghe BUR n. 15 del 16 agosto 2012, S.S. n. 1 del 18 agosto 2012 buti alle aziende agricole finaIl fine della legge è salvaguarlizzati a promuovere gli invedare, sostenere e incrementare stimenti nel comparto delle la coltura, la produzione e la leguminose (fave e piselli) per commercializzazione di alcune favorire la creazione di centri di varietà pregiate di fave e piselli, lavorazione e stoccaggio del di qualità certificata DOP e IGP, prodotto e la realizzazione di coltivate nel territorio dell’Alto consorzi per la meccanizzazione Ionio Cosentino (Comuni di Roagricola al fine di ridurre i costi seto Capo Spulico, Amendolara, di produzione. Possono benefiMontegiordano, Oriolo Calabro, ciare dei contributi (con priorità Nocara, Canna, Rocca Impea donne e giovani) le aziende riale) e in altre aree della Reagricole, singole o associate, gione Calabria da individuare che dimostrino redditività e il con successivo atto di regolapossesso di conoscenze e commento della Giunta Regionale. petenze professionali adeguate. La Regione concederà contri- L . R . N . 4 5 D E L 1 2 OT TO B R E 2 01 2 Gestione, tutela e valorizzazione del patrimonio forestale regionale BUR n. 19 del 16 ottobre 2012, S.S. n. 2 del 20 ottobre 2012 tribuite al bene bosco, cercando La legge (si veda in proposito l’ardi dare applicazione alle nuove ticolo a pagina 24) definisce i conoscenze sui fondamenti teoprincipi di indirizzo per incentirici e sulle modalità operative vare la gestione forestale sostedella gestione forestale sosteninibile al fine di tutelare il bile al fine di conseguire una miterritorio e contenere il cambiagliore funzionalità del sistema mento climatico, attivando e rafbosco, esaltandone le funzioni forzando la filiera forestale e paesaggistiche, ecologiche e di garantendo la multifunzionalità protezione della natura, oltre a e la diversità delle risorse forequelle classiche di produzione di stali. La legge è suddivisa in 10 tibeni, di conservazione del suolo toli e 43 articoli che trattano di e di regimazione delle acque. Gli gestione forestale sostenibile e ultimi 2 titoli riguardano il redelle funzioni ecologiche e sociali gime sanzionatorio e le disposidella foresta. I primi 8 titoli si rizioni transitorie e finali. feriscono alle diverse funzioni at- L . R . N . 3 2 D E L 2 6 L U G L I O 2 01 2 Ratifica dell’accordo tra Regione Campania e Regione Calabria per la disciplina delle modalità di organizzazione e funzionamento dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno BUR n. 14 dell’1 agosto 2012, S.S. n. 1 del 3 agosto 2012 La legge ratifica l’accordo tra le tico Sperimentale del Mezzoregioni Calabria e Campania per giorno sottoscritto il 31 gennaio la disciplina delle modalità 2012 dal Presidente della Redi organizzazione e funzionagione Calabria e dal Presidente mento dell’Istituto Zooprofilatdella Regione Campania. L . R . N . 3 0 D E L 2 6 L U G L I O 2 01 2 L . R . N . 4 3 D E L L ’ 1 OT TO B R E 2 01 2 Modifiche alle Leggi Regionali n. 22 dell’11 giugno 2012 e n. 29 del 14 agosto 2008, in materia di consumo dei prodotti agricoli a chilometri zero BUR n. 18 dell’1 ottobre 2012, S.S. n. 5 del 10 ottobre 2012 vità di ristorazione, ospitalità e Scopo della legge è rendere vendita al pubblico che utilizoperativa la Legge Regionale n. zano per almeno il 30% prodotti 29 del 2008 sui prodotti a chia chilometri zero e si prevedeva lometri zero, favorendone il il loro inserimento in un appoconsumo e la commercializzasito circuito regionale di prozione, garantendo ai consumamozione. Al comma 3 sono tori una maggiore trasparenza contenute modifiche tese ad dei prezzi e un’adeguata inforabrogare parzialmente le dispomazione su origine e specificità. sizioni attuative che attribuiLa legge è di due articoli; nel scono alla Giunta Regionale il primo le modifiche introdotte al compito di definire, con proprio comma 1 sono dirette a elimiprovvedimento, le caratteristiche nare il legame tra il territorio ree le modalità di utilizzo del logo. gionale e il prodotto a chilometri L’articolo 2 reca modifiche alla zero. Al comma 2 si abrogano Legge Regionale n. 29 al fine di due disposizioni contenute nella coordinare le norme che resteLegge Regionale n. 22 del 2012 rebbero ancora vigenti dopo le con cui si attribuiva il logo regiomodifiche introdotte. nale alle imprese esercenti atti- 48 Misure a favore dei Consorzi di garanzia collettiva fidi in agricoltura BUR n. 14 del1 agosto 2012, S.S. n. 1 del 3 agosto 2012 rischi e del patrimonio di garanLa Regione Calabria concorre allo zia destinati alla prestazione alle sviluppo dei Consorzi di garanzia imprese agricole socie di garancollettiva fidi nel settore agricolo zie per l’accesso al sistema credi(detti Confidi) e sostiene prioritizio e di finanziamento bancario. tariamente processi di aggregaI Confidi devono essere costituiti zione e fusione tra gli organismi da imprese agricole di cui all’armedesimi. La Giunta Regionale ticolo 2135 del Codice Civile e concede contributi per la formaavere sede operativa in regione. zione o l’integrazione dei fondi L . R . N . 2 2 D E L L ’ 11 G I U G N O 2 0 1 2 Modifiche alla L. R. n. 29 del 14 agosto 2008 recante Norme per orientare e sostenere il consumo di prodotti agricoli anche a chilometri zero BUR n. 10 dell’1 giugno 2012, S.S. n. 7 del 15 giugno 2012 La Regione promuove la valorizconsumatori una maggiore trasparenza dei prezzi e assicurando zazione qualitativa delle produzioni a chilometri zero, faun’adeguata informazione ai vorendone il consumo e la comconsumatori sull’origine e le spemercializzazione, garantendo ai cificità di tali prodotti. Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Nuovi Bandi Annualità 2013 Per informazioni visita il sito www.calabriapsr.it L’AGRICOLTURA IN CALABRIA. I.P. Splendide opportunità all’orizzonte. www.assagri.regione.calabria.it w w w. c a l a b r i a p s r. i t UNIONE EUROPEA «Fondo Europeo Agricolo per lo sviluppo rurale: l’Europa investe nelle zone rurali» F I N A N Z I A T A D A L F E A S R - M I S U R A 1 1 1 D E L P S R C A L A B R I A 2 0 0 7 / 2 0 1 3 ( R E G . C E 1 6 9 8 / 2 0 0 5 )
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