CORSO DI CHIMICA per l’Ambiente Lezione del 6 Giugno 2014 La Plastica La plastica é una sostanza organica, come il legno, la carta, la lana. Nasce da risorse naturali: prevalentemente carbone, sale comune, gas e, soprattutto, petrolio - di cui la produzione mondiale di materie plastiche assorbe circa il 4% annuo. Per produrre la plastica si utilizzano essenzialmente due processi: il processo di polimerizzazione e il processo di policondensazione, entrambi i processi avvengono in presenza di specifici catalizzatori. Lo sviluppo della chimica 1835 - H. Regnault ottiene la prima sostanza basata sul principio della polimerizzazione, il PVC 1846 - Lo svizzero Frederick Schoenbein isola il primo polimero artificiale, il nitrato di cellulosa, un composto chimico che imita l’ambra 1862 - Due industriali americani mettono in palio 10.000 dollari per chi avesse trovato un sostituto dell’avorio nella fabbricazione delle palle da biliardo, allora molto costose e non sempre perfettamente sferiche. Li vince Alexander Parkes che sintetizza la nitrocellulosa (nitrato di cellulosa più canfora), simile all'avorio, a cui da il nome di Parkesina. Lo sviluppo della chimica 1869 - Un tipografo di New York, John W. Hyatt, mescolando insieme la Parkesina e la canfora, inventa la Celluloide 1889 - George Eastman riesce ad utilizzare la Celluloide per fare pellicole fotografiche 1909 - Leo H. Baekeland, utilizzando prodotti sintetici (fenolo e formaldeide) ricavati dalla distillazione del carbone, crea la Bachelite: è la prima vera plastica anni '20 - Nasce la Fòrmica, laminato plastico a base di urea, fenolo, formaldeide (e carta kraft), utilizzata nell’arredamento Lo sviluppo della chimica 1935 - Gibson e Fawcett mettono a punto il Polietilene 1938 - Wallace Hume Carothers produce il Nylon, la più importante fibra tessile artificiale che si ottiene per condensazione dell'acido adipico da solo (Nylon 6) o con esametilen-diammina (Nylon 6.6) 1948 - I tecnici dell’areonautica americani mettono a punto il Plexiglass 1954 - Giulio Natta scopre il Polipropilene isotattico, con caratteristiche migliori del polietilene precedente. A lui viene conferito nel 1963 il Premio Nobel per la Chimica Cento Anni di Plastica Da quando nel 1909 è stata sintetizzata la prima plastica il suo consumo è andato inarrestabilmente aumentando di quasi il 10% ogni anno a partire dal 1950. Da circa 1.5 milioni di tonnellate nel 1950, il totale globale di produzione di materie plastiche è cresciuto a 245 milioni di tonnellate nel 2006 L'analisi del consumo pro capite delle materie plastiche dimostra che questo è cresciuto di circa 100 kg nei paesi NAFTA e l'Europa occidentale, con il potenziale di crescere fino a 120 Kg pro capite nel 2010. Un maggior potenziale di crescita può essere dovuto al rapido sviluppo dell’ Asia. La Plastica La plastica si ottiene tramite i due processi differenti: - polimerizzazione, mediante la quale si riaccorpano i monomeri ottenuti con il cracking (rottura chimica delle molecole delle frazion i più pesanti del petrolio); - policondensazione, reazione di sintesi tra composti che possiedono più gruppi funzionali in cui vengono eliminate molecole a basso peso molecolare, come H2O o HCl. La Plastica Per realizzare i prodotti finali pronti per il loro utilizzo, alle materie plastiche si uniscono additivi, cioè sostanze che ne esaltano o ne attenuano le proprietà, quali • coloranti; • agenti con caratteristiche particolari, come gli antifiamma, gli antiossidanti, gli antistatici, i plastificanti; • cariche naturali o artificiali, per aumentare la rigidità e migliorare le proprietà meccaniche; La Plastica • Espandenti, per ottenere un prodotto più leggero, come ad esempio nel caso del polistirolo espanso. I polimeri più utilizzati derivano prevalentemente da quattro prodotti chimici di base, a loro volta derivati dal petrolio: l'etilene, il propilene, il butadiene e lo stirene. Nella polimerizzazione i monomeri (quali l'etilene e il propilene) vengono riaccorpati e legati in lunghe catene. Si ottengono così i polimeri, ciascuno dei quali ha proprietà, struttura e dimensione diverse in funzione dei differenti tipi di monomeri di base. Polimerizzazione Gli elementi di base sono i monomeri La reazione si propaga agli altri monomeri L’attivatore reagisce col doppio legame originando un radicale complesso Il processo termina quando due radicali si incontrano Policondensazione Si parte da monomeri aventi gruppi funzionali diversi I gruppi funzionali reagiscono liberando una molecola d’acqua PET Con reazioni simili si ottiene anche il Nylon 6,6: condensazione tra un diacido (HOOC—(CH2) 4— COOH) ed una diammina (NH2—(CH2) 6—NH2 ). Etilene Etilene POLIPROPILENE ISOTATTICO E SINDIOTATTICO I materiali plastici Si dividono in termoplastici, termoindurenti ed elastomeri. Le gomme, pur avendo chimicamente e tecnologicamente molti punti di contatto con le materie plastiche, non sono normalmente considerate tali. • Materiali Termoplastici: sono costituiti da un gruppo di materie plastiche che acquistano malleabilità, cioè rammolliscono, sotto l'azione del calore. In questa fase possono essere modellate o formate in oggetti finiti e quindi per raffreddamento tornano ad essere rigide. Questo processo,teoricamente,può essere ripetuto più volte in base alle qualità delle diverse materie plastiche. I materiali plastici •Materiali Termoindurenti: sono un gruppo di materie plastiche che, dopo una fase iniziale di rammollimento dovute al riscaldamento, induriscono per effetto di reticolazione tridimensionale. Nella fase di rammollimento per effetto combinato di calore e pressione risultano formabili. Se questi materiali vengono riscaldati dopo l'indurimento non ritornano più a rammollire, ma si decompongono carbonizzandosi. •Elastomeri: la loro caratteristica principale è una grande deformabilità ed elasticità: possono essere sia termoplastiche che termoindurenti. I materiali plastici Si parla di: •omopolimeri se il monomero è unico, •copolimeri se il polimero è ottenuto da due o più monomeri diversi; •Leghe polimeriche se il materiale è il risultato della miscelazione di due monomeri che polimerizzano senza combinarsi chimicamente. Materiali termoplastici PET (Polietilene Tereftalato): Consente di ottenere fogli sottili e leggeri. Resistente al calore fino a 250°C ed impermeabile ai gas. •Usi: Contenitori per liquidi, vaschette per frigo e forno. •PEHD (Polietilene ad alta densità): È resistente agli urti. •Usi: Cosmetici, contenitori per detersivi, tubi per l'acqua •PELD (Polietilene a bassa densità): Impermeabile ai gas e flessibile. •Usi: Sacchetti, imballaggi, pellicole per alimenti Materiali termoplastici •PS (Polistirene o, meno comunemente, polistirolo): Duro e rigido. •Usi: Scotch per le auto, giocattoli, oggetti d'arredamento. •Polistirene espanso: Resina polistirenica a forma schiumosa; ha bassissimo peso specifico e conducibilità termica; buona elasticità. •Usi: Isolamento termico ed elettrico dei muri Materiali termoplastici •PVC (Polivinilcloruro o cloruro di polivinile): È la plastica più utilizzata. Ha buone proprietà meccaniche. •Usi: Finestre, serramenti esterni, giocattoli, bottiglie, contenitori, grondaie. •PP (Polipropilene): È la plastica più leggera. Resiste al calore ed agli agenti chimici. Ha un buon isolamento elettrico. •Usi: Nel settore casalingo, parti di elettrodomestici, imballaggi. Materiali termoindurenti Resine fenoliche: Le caratteristiche dipendono dai materiali con cui sono mescolate. •Usi: Settore casalingo, mobili per televisori. •Resine ureiche: Dure e colorate. Hanno buone proprietà meccaniche e sono facilmente lavorabili. •Usi: Spine, prese, elettrodomestici, interruttori. Resine poliesteri insature: Sono leggere, facilmente lavorabili e resistenti agli agenti atmosferici. •Usi: Piscine, coperture per tetti. Materiali termoindurenti •Resine melamminiche: Buona resistenza alle alte temperature e all'umidità. •Usi: Laminati, settore casalingo, arredamenti, vernici. + NH2 N H2N N(CH2OH)2 N N N 6 HCHO NH2 (HOH2C)2N N N N(CH2OH)2 Elastomeri •Con il generico termine di elastomero si indicano le sostanze naturali o sintetiche che hanno le proprietà tipiche della gomma naturale, la più evidente delle quali è la capacità di subire grosse deformazioni elastiche, ad esempio il poter essere allungati diverse volte la propria dimensione a riposo. Elastomeri •Gli elastomeri termoplastici sono generalmente co-polimeri di stirene e butadiene, poliolefine e co-poliesteri. •Gli elastomeri termoindurenti vengono prodotti legando le une alle altre le catene di polimero attraverso l'uso di reattivi chimici, temperatura e pressione in un processo generalmente chiamato vulcanizzazione. A causa di questa modificazione nella loro struttura, una volta modellati non possono venire ulteriormente fusi. Vulcanizzazione Impatto ambientale della Plastica Le molecole di cui è costituita la plastica formano delle lunghe catene: più queste catene sono ordinate e parallele, cioè più la struttura è "cristallina", maggiore è la resistenza del materiale ad ogni tipo di attacco da parte di agenti ambientali (batteri, luce, ossigeno). Ciò in quanto la catena molecolare viene a presentare pochi punti di attacco per eventuali azioni chimiche che possono spezzare il legame tra le molecole. Inoltre spesso vengono aggiunti degli additivi che aumentano la resistenza all'invecchiamento. Impatto ambientale della Plastica •Si può cercare di rendere la plastica biodegradabile inserendo, ad esempio, durante la fase di costruzione della catena di molecole, dei "doppi legami", che sono dei legami chimici in cui gli atomi mettono in comune due coppie di elettroni. In questo modo si aumentano i possibili punti di attacco per gli agenti ambientali, che possono così aprire, rompere e alla lunga disgregare la catena molecolare del materiale, portandolo al disfacimento. Impatto ambientale della Plastica • Vediamo un conto pratico sul riciclaggio della plastica. •Riciclaggio plastiche con piccole quantità di impurezze = 22 MJ/Kg •Produzione di nuove plastiche da risorse esauribili = 86 MJ/Kg •Energia risparmiata riciclando le plastiche come materia ad alto contenuto di energia •64 MJ/Kg Impatto ambientale della Plastica •Se scelgo di incenerire la plastica, uso una sola forma di energia in essa contenuta, cioè il suo potere calorifico. Energia teorica recuperabile dalla combustione della plastica •48 MJ/Kg •Supponendo di poter ottenere un’efficienza della combustione pari al 50%. Energia reale recuperabile in un forno di incenerimento di terza generazione •24 MJ/Kg Impatto ambientale della Plastica •Dunque il massimo risparmio di energia che si ha bruciando la plastica è, nella migliore delle ipotesi, di circa 24 MJ/Kg che vengono recuperati sotto forma di calore, contro i 64 MJ/Kg di energia che recupero (risparmio) se produco plastica a partire da plastica riciclata (valore netto di risparmio, avendo già tolto dal recupero i costi energetici di riciclo della plastica). Impatto ambientale della Plastica A tutto questo si deve aggiungere il risparmio energetico indiretto che si guadagna evitando nuove estrazioni di petrolio. Quindi, dal punto di vista strettamente energetico, converrebbe il riciclo. La qualità della plastica riciclata, seppur inferiore a quella primaria, consente l’impiego di questa in quasi tutti i settori della plastica vergine. Il riciclo della plastica diventa economicamente molto meno vantaggioso se si computano i costi di raccolta e trasporto. Il Riciclaggio Perché si fa: Ampio e capillare uso di plastica in ogni ambito Scarsa biodegradabilità con tempi compresi tra 500 e 1000 anni Necessità di impiegare 2 kg di petrolio per ogni kg di materiale Risparmio energetico nel processo produttivo della materia plastica quantificabile tra il 40% e il 90% Le limitazioni: La rigenerazione dei materiali plastici è ancora soggetta a forti limitazioni di carattere tecnologico ed economico Occorre tenere in considerazione i costi aggiuntivi comportati dalla raccolta differenziata Scarsa richiesta dei prodotti derivanti dai materiali plastici riciclati specie se basati su raccolta eterogenea post consumo I tipi di raccolta La plastica recuperata pre-consumo viene ottenuta da sfridi di lavorazione (trucioli, materozze e residui di taglio) e da manufatti con difetti di fabbricazione non immessi sul mercato, direttamente nelle industrie di produzione di prodotti che utilizzano come materia prima la plastica. La frazione di post-consumo deriva principalmente dalla raccolta differenziata urbana (più della metà degli imballaggi plastici recuperati sono rifiuti domestici) ed è composta in larga misura da bottiglie, flaconi, cartoni per bevande, sacchetti, tappeti, imbottiture, parti di automobili, compact disc e altri imballaggi e manufatti giunti a fine vita. I tipi di raccolta In media, più della metà della plastica recuperata dai RFU (Rifiuti Solidi Urbani) è composta da poliolefine (HDPE e LDPE), seguite da PET (con quantità che si aggirano attorno al 20% del totale), polipropilene (PP, 11%), polistirene (PS ed EPS, 8%) e, infine, da tutte le altre tipologie di polimeri (che rappresentano in tutto circa il 4% del totale raccolto). ¾ L’alta eterogeneità del prodotto raccolto fa sì il suo riutilizzo sia economicamente non vantaggioso (materiale di poco pregio se non viene sottoposto a ulteriore separazione) Tecniche del riciclo La plastica viene generalmente recuperata attraverso i seguenti processi: Riciclo meccanico: si pone come obiettivo quello di ottenere nuova materia prima da utilizzare per la produzione di nuovi manufatti, la cui qualità è fortemente influenzata dall’omogeneità del materiale da riciclare. Riciclo chimico: serie di trattamenti che decompongono i polimeri delle plastiche usate in monomeri di qualità pari o molto vicina a quella dei monomeri vergini. Questi possono essere riutilizzati nella produzione di nuovi materiali plastici. Termovalorizzazione: si pone come obiettivo quello di sfruttare il contenuto energetico dei legami chimici della materia plastica. Sebbene non sia propriamente una tecnica di riciclo, è comunque da preferire alla posa in discarica in quanto consente di recuperare parzialmente l’energia impiegata per la produzione del manufatto. Riciclo meccanico Materia plastica eterogenea: Profilati e pallets Triturazione Densificazione Estrusione Materia plastica omogenea: Separazione e Triturazione Lavaggio Essiccamento Macinazione e granulazione La seconda filiera di trattamento, ove possibile, è da preferire alla prima che, sebbene meno costosa, ottiene un prodotto finito di scarso pregio. Al contrario, il riciclaggio omogeneo produce un prodotto con caratteristiche assimilabili al vergine. Riciclo chimico Viene eseguito sui polimeri di policondensazione, come il PET, i poliammidi e i poliuretani, che possono essere efficacemente depolimerizzati. Fra questi si ricordano: Pirolisi: degradazione termica in assenza di ossigeno. Consente di ottenere una miscela di idrocarburi liquidi e gassosi simili al petrolio. Idrogenazione: degradazione a base di idrogeno e calore, in cui i polimeri si trasformano in idrocarburi liquidi. Attraverso questo processo si possono ottenere etilene, propilene, butadiene,… da cui si ricavano nuovamente polietilene, polipropilene, PVC e gomma sintetica. Gassificazione: procedimento ad alta temperatura (800-1600°C), basato sul riscaldamento in mancanza di aria della materia dismessa. Alla fine del processo, viene ottenuta una miscela di idrogeno e ossido di carbonio utilizzabile come combustibile, o come materiale per la sintesi di prodotti chimici. Chemiolisi: processo che permette di lavorare le singole materie dismesse per trasformarle nelle materie prime di origine. Glicolisi (o Alcolisi), Metanolisi, Ammonolisi: processi di depolimerizzazione applicabili solo su polimeri di condensazione (PET, PA, PUR), che vengono preventivamente separati dalle altre plastiche. Termovalorizzazione Le plastiche come combustibile possono essere bruciate insieme ai rifiuti solidi urbani. Nonostante l’efficienza energetica sia inferiore a quella di una centrale termoelettrica, vi si può abbinare, dove possibile, il teleriscaldamento per recuperare un’ulteriore frazione di energia Le tecnologie adottate sono le medesime, ormai ben sviluppate, che si usano nelle centrali termoelettriche. Particolare attenzione viene riservata all’abbattimento degli inquinanti nei fumi di scarico, sia in post-combustione, sia con trattamenti ad hoc.
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