Anno 15 - Numero 37 - Maggio 2014 - Autorizzazione Tribunale di Roma n. 157/7 Aprile 1998 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3, Aut. n. AC/RM/009/2010 Periodico dell’Associazione Handicap “Noi e gli Altri” onlus ASSESSORATO ALLE POLITICHE SOCIALI N. 37 - Maggio 2014 Approfondimenti all’interno: Traumi e disabilità Focus sulla sicurezza stradale BCC Roma - Ag. n. 18 Via Aspertini, 392/398 - Roma A ricoltura g A ricoltura g Capodarco Capodarco LA STORIA Font: Rotis Semi Serif Font: RotisèSemi Agricoltura Capodarco nataSerif nel 1978 dalla volontà di Don Franco Monterubbianesi, che insieme ad alcune persone portatrici di handicap fisico, creò un gruppo-famiglia a Grottaferrata, su un terreno con casale e zone di servizio donato dalle Suore Francescane Missionarie di Maria. Il gruppo, guidato operativamente da Milly e da suo marito, intraprese, con l’aiuto di numerosi volontari ed obiettori di coscienza, l’attività agricola, cui si sono aggiunte negli anni altre attività. è restata però invariata la mission dell’agriturismo: fare attività agricole di impresa con personale anche svantaggiato. FATTORIA SOCIALE DI GROTTAFERRATA Via del Grottino - 00046 Grottaferrata (Roma) Tel. 06 94549191 - Fax 06 87790213 L’AGRITURISMO Affacciata su un’ampia vallata dell’area dei Castelli Romani fra castagni, noci e ulivi, da cui si gode un bel panorama di Roma, lavora la cooperativa. Sono presenti due sale, un tempo stalla e pollaio, in cui gli ospiti possono gustare le ricette tradizionali a base dei prodotti aziendali, tutti biologici. Ristorazione - Sala convegni Giardino - Area pic-nic - Punto vendita MISTICA MISTICA Agricoltura Agricoltura Capodarco Capodarco Società Cooperativa Società Sociale Cooperativa Sociale FATTORIA SOCIALE TENUTA DELLA MISTICA Via Tenuta della Mistica - 00155 Roma (Roma) Tel. 329 3108264 - Fax 06 87790213 La Fattoria Sociale “Tenuta della Mistica” inaugurata il 27 ottobre 2013 nasce su terreni pubblici ed è collocata in uno degli scorci più belli della campagna romana, all’interno della splendida cornice della Tenuta della Mistica. Agricoltura Capodarco presso la fattoria “Tenuta della Mistica” coltiva 30 ettari di terreno a produzione biologica, con punto vendita diretto e un giardino aperto alla città, con orti didattici per le scuole. Già da oltre due anni, i terreni della Mistica gestiti dalla Cooperativa Sociale Agricoltura Capodarco ospitano un laboratorio sociale con persone del disagio mentale, inserendoli nel lavoro agricolo, sperimentando sul campo l’efficacia terapeutica del rapporto con la natura. L’agricoltura nella sua multifunzionalità, quale elemento innovativo di welfare per uno sviluppo solidale, sostenibile ed equo è la grande sfida che Agricoltura Capodarco e il Comune di Roma hanno condiviso e vogliono condividere con la città di Roma. PRODOTTI: Olio Extra Vergine di Oliva - Vini DOC - Uova Miele - Ortaggi - Frutta e verdura - Carni www.agricolturacapodarco.it AssociAzione HAndicAp Noi e gli altri ONLUS Servizi offerti agli associati: AccoglienzA e Ascolto PERIODICO QUADRIMESTRALE DELL’ASSOCIAZIONE HANDICAP “NOI E GLI ALTRI” onlus Registrazione del Tribunale di Roma n. 157/7 aprile ‘98 direttore responsabile: dott.ssa Floriana Barone redazione: Paolo Muratore [email protected] Floriana Barone [email protected] Stefania Alunni [email protected] Lisa Dieni [email protected] Rocco Luigi Mangiavillano [email protected] Riccardo Pietrarelli [email protected] Gian Mario Cinelli [email protected] ufficio di redazione: Via G. Castano, 39 00133 Roma Tel. e Fax: 06/200.26.35 CCP 36543007 grafica e stampa: CINELLI Stampa Via Casilina, 1747 00133 Roma tel./fax 06 2071120 informAzioni e AssistenzA per prAticHe legAli e AmministrAtive: Domande di invalidità civile Assegni di accompagnamento Richieste di lavoro Domande di prepensionamento per genitori di disabili Ricerca di case-famiglia nell’ambito del progetto “Dopo di noi” Moduli per accreditamento in banca della pensione Esenzione da tasse varie (bollo macchina, immondizia...) Patente di guida e contrassegno Informazioni e contatti per centri medici (reparto di uro-chirurgia al policlinico Gemelli, altri ospedali, centri riabilitativi...) Servizio gratuito di consulenza psicologica su appuntamento dott.ssa Consalvo Servizio legale gratuito Avv. Pietro Barone tel. 06 2058059 il presidente e i suoi collaboratori saranno lieti di ricevervi presso la sede in via giovanni castano 39, il martedì, il giovedì ed il sabato dalle ore 9,00 alle ore 13,00 (il sabato preferibilmente su appuntamento). Per ulteriori informazioni potete chiamare il numero 06 2002635, il presidente Paolo Muratore al numero 338 2725150 oppure mandare una e-mail all’indirizzo dell’Associazione: [email protected] o del presidente: [email protected] Vi invitiamo a cliccare ‘’MI PIACE’’ sulla pagina Facebook dell’Associazione ‘’Handicap Noi e gli Altri’’ onlus per essere sempre aggiornati sulle nostre attività e iniziative sociali; potete inoltre contattare il Presidente Paolo Muratore sul suo profilo www.facebook.com/paolo.muratore.10 www.associazionehandicapnoieglialtri.it si ringraziano per il contributo: Banca d’Italia Via XX Settembre, 97/E 00187 Roma BCC Roma - Ag. n. 18 Via Aspertini, 392/398 - Roma Banca Nazionale del Lavoro Via V. Veneto, 119 - Roma Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 Primo Piano 4 5 6 7 9 〉〉〉 〉〉〉 〉〉〉 〉〉〉 〉〉〉 Sommario La disabilità ai tempi della crisi Lettera del Presidente Muratore alle autorità Il Premier Renzi cita Pina Cocci alla Camera Il welfare comunitario: la nostra proposta operativa La giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo Vita Associativa 10 〉〉〉 Natale col fischio... Carnevale col botto! Legislazione 12 〉〉〉 Novità sull’ISEE 2014 Sicurezza stradale 13 〉〉〉 Sicurezza stradale e handicap 15 〉〉〉 Siti web che si occupano di paraplegia e incidenti stradali Testimonianze 16 〉〉〉 Affrontare il cambiamento 17 〉〉〉 Quando una carrozzina non ferma la vita Medicina e salute 18 19 20 21 〉〉〉 〉〉〉 〉〉〉 〉〉〉 L’approccio comportamentale per la disfunzione sessuale post-trauma Lesioni vertebro-midollari: le problematiche più comuni in fase acuta La paraplegia e problematiche renali Lesioni midollari post-traumatiche: il punto di vista riabilitativo Tecnologia 24 〉〉〉 Virginia: aiuta disabili in copertina: progetto di agricoltura sociale Tenuta della Mistica - Consorzio Alberto Bastiani Capodarco Immagine a cura di Rocco Luigi Mangiavillano EDITORIALE Partiamo dai dati divulgati di recente dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) con il rapporto “Health for the world’s adolescents”: incidenti stradali, Hiv/Aids e suicidi sono le prime tre cause di decesso degli adolescenti di tutto il mondo, che riguardano giovani di età compresa dai 10 ai 19 anni. E lo scorso 19 maggio a Francoforte, nel corso del 15esimo Congresso della Chirurgia di pronto soccorso e traumatologia in Germania, sono stati diffusi numeri alquanto allarmanti: sulle strade di tutto il mondo, ogni giorno, muoiono 3.561 persone, per un totale di 1,3 milioni di persone vittime di incidenti stradali ogni anno. Come ha riportato il sito web Superabile, il numero di vittime della strada in Italia dal 2001 al 2012 è diminuito dell’8,2%, a fronte di un calo medio nell’Unione Europea del 7,4%. Queste cifre sono state divulgate dal rapporto dello European Transport Safety Council (Etsc). Ma le notizie positive finiscono qui: l’Italia infatti è ultima in Ue per l’utilizzo delle cinture di sicurezza (il 70% dei passeggeri le usano), non ha dati sull’uso delle cinture nei sedili posteriori e, dal 2009 non fornisce più cifre affidabili sui decessi della strada associati all’uso di alcol da parte di chi guida. In questo numero parleremo del tema della sicurezza stradale e dei traumi subiti dopo un incidente stradale, che possono portare ad una invalidità, parziale o totale, permanente. Primo Piano La disabilità ai tempi della crisi Parla il presidente Paolo Muratore: “Mi sono appellato più volte al Presidente della Repubblica e a quello del Consiglio affinché venisse aumentato il sussidio di invalidità civile: con 280 euro al mese non si va lontano” Si parla tanto del sostegno dello Stato al mondo della disabilità e alle famiglie che hanno disabili gravi e giovani in età scolare, ma nella realtà i nostri diritti vengono negati palesemente. Ad esempio, vengono negati ai disabili i prodotti per la loro salute che hanno un nome (quindi anche un prezzo), mettendoli nella situazione di incorrere in piaghe, lacerazioni esterne ed interne. E si continua a dire che le istituzioni, con i loro contributi, permettono di vivere dignitosamente, ma dai colloqui che ho con molti soci (e non), so che vivono con 280 euro al mese, in 45 metri quadri di casa, in cui possono mangiare ma non scaldarsi, perché luce e gas sono troppo costosi. Per fare l’ISEE bisogna andare ai Caf, ma la burocrazia prende il sopravvento e i documenti da portare non sono mai abbastanza. Certamente chi ha le gambe non lo sente come un grande problema, ma chi vive in carrozzina si, eccome. La stessa cosa vale per le visite alla Asl: tanti viaggi per poter fare una visita medica e poi manca sempre qualche documento. Si parla inoltre di aiuti economici e sconti per i disabili, ma quanto bisogna girare prima di ottenere uno sconto di 10 euro? E se una visita di rinnovo della patente costa 60 euro, quanto resta per pagare le tasse, le medicine e per poter mangiare? Lo Stato ha burocratizzato la vita e la mente si chi sta in sedia a rotelle. Mi sono appellato più volte al Presidente della Repubblica e a quello del Consiglio affinché venisse aumentato il sussidio di invalidità civile, perché con 280 euro al mese non si va lontano. Sfiderei un parlamentare a rinunciare al proprio stipendio e a prendere quelle 280 euro: capirebbe come si vive davvero, comprenderebbe la miseria di quelle persone anziane che rovistano nell’immondizia per cercare del cibo. È facile dire che sono stati erogati aiuti alle famiglie ma nella realtà dei fatti non si sentono. Non sento la presenza dello Stato ne’ come cittadino né come presidente di un’associazione al quale i soci confidano la loro povertà. Dov’è lo Stato veramente quando dice di tutelare le fasce deboli, i disabili e gli anziani? È possibile che le alte istituzioni non abbiano fondi da erogare alle associazioni? È una vergogna che una struttura sociale non abbia a disposizione neanche un mezzo di trasporto per portare i disabili a fare una visita medica. Torniamo al nostro quartiere: l’associazione da 25 anni organizza la festa di Carnevale per dare spazio e sfogo ai bambini e alle famiglie del quartiere e da molti anni abbiamo utilizzato la Sala Cinema del VI Municipio. Tuttavia quest’anno, benché avessimo fatto la richiesta della sala almeno sei mesi prima della data della festa, a pochi giorni dal carnevale abbiamo dovuto cambiare il posto, a causa di un intervento di ristrutturazione. Abbiamo avuto poco tempo ma siamo riusciti ad organizzare una festa per 240 persone e per questo dobbiamo ringraziare il presidente del centro commerciale ‘’Le Torri’’ Mario Cau, che ci ha messo a disposizione un locale della struttura. Una conferma che la nostra festa nel quartiere è particolarmente sentita. Il nostro può essere un quartiere povero, ma è ancor più triste che lo sia culturalmente. Mi domando perchè il municipio non si occupi anche di ‘’cultura di quartiere’’: non ci sono veri e propri spazi di aggregazione, luoghi in cui lo ‘spirito del paese’ si integra con la vita di quartiere e che danno la possibilità alle persone di uscire dalle mura domestiche e di vivere una vita un po’ più serena, nonostante le difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Perché non pensare anche a questo? È compito di un Municipio efficiente essere aperto ai bisogni del quartiere anche nel lavoro, impegnandosi nella creazione e promozione di una cooperativa di servizi multisettoriale, al quale ogni tipo di lavoratore, dal tecnico informatico all’imbianchino, può partecipare. Sostenete le nostre attività con un contributo economico. Un vostro gesto di aiuto potrà rappresentare una speranza concreta per molti e ci permetterà di continuare il nostro impegno a favore della vita. C.c.p. n. 36543007 intestato a: Associazione “Handicap Noi e gli Altri” Onlus - Via Giovanni Castano n. 39 - 00133 Roma 4 Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 Lettera del presidente Muratore alle autorità Presidente del VI Municipio Marco Scipioni per conoscenza Sindaco di Roma Ignazio Marino Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti Presidente del Consiglio Regionale del Lazio Daniele Leodori Assessore alle Politiche Sociali Rita Cutini Oggi muore una delle colonne portanti della nostra associazione: Alessandro Allegretti era un ragazzo Down che ha vissuto la sua vita di famiglia in serenità e con il costante aiuto e sostegno di sua madre. L’associazione, nei suoi 27 anni di storia, gli ha dato momenti di gioia e di partecipazione sociale attiva che non lo ha visto essere una persona Down ma semplicemente un ragazzo. Nel tempo le sue condizioni si sono aggravate e anche sua madre ha avuto una paralisi laterale così, come associazione, abbiamo chiesto al municipio che ad Alessandro fosse fornita l’assistenza domiciliare. Il municipio dovrebbe essere quella figura che sostiene gli ultimi, gli anziani, i disabili e che li accompagna nella loro vita fin quando non si spegne: in questo caso non è stato in grado di dare ad Alessandro la possibilità di morire nella sua casa ma è stato sballottato da un ospedale all’altro dove è morto con accanto solo sua madre. Forse il SAISH non ha saputo gestire la situazione nel momento in cui lo ha incontrato mentre era ricoverato al Policlinico Tor Vergata, ma Alessandro chiedeva assistenza quando stava nella sua casa e invece è morto mentre era ricoverato in una piccola struttura dei castelli romani. Sono molto amareggiato che il nostro municipio riceva tante domande di assistenza e non ci siano mai risorse per poterle prendere in carico e che il Comune, la Regione, le Istituzioni non sostengano quel diritto fondamentale dell’uomo di morire degnamente. Alessandro non ci è riuscito; mi auguro che non tocchi la stessa sorte a tante altre persone. Roma, 17 aprile 2014 Il Presidente Paolo Muratore Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 5 Il Premier Renzi ha citato Pina Cocci alla Camera Il presidente del Consiglio, durante la seduta per la discussione della fiducia, ha nominato la storica militante disabile del Pd di Tor Bella Monaca Lo scorso 25 febbraio, nel corso della discussione della fiducia alla Camera, il neo presidente del Consiglio Matteo Renzi ha citato Pina Cocci, una disabile del Pd che vive nel cuore di Tor Bella Monaca e da anni si batte attivamente per migliorare le condizioni di vita della periferia romana. “In tribuna, tra le tante persone che sono presenti, c’è una militante del mio partito, Pina Cocci – ha spiegato il Premier, quasi alla fine del suo discorso –, che, nel corso di tanti incontri di campagna elettorale, mi ha spesso contestato il fatto che ci fossero problemi legati alla disabilità e alle barriere architettoniche. Aveva ragione lei, non sempre, ma in molti casi sì”. “Ero lì ad ascoltarlo: – ha raccontato Pina–: La soddisfazione più grande, a 62 anni, dopo decenni di battaglie, non è stata tanto la citazione, ma il fatto che il nuovo presidente del Consiglio si sia ricordato di me e che si sia impegnato pubblicamente, davanti alla nazione. Sto lavorando per portare sul nostro territorio Matteo Renzi: deve recuperare il rapporto con la gente andando in periferia. In particolare, vorrei che venisse qui, a Tor Bella Monaca, dove vive il numero più alto di disabili di tutta Roma, anziani fragili e dove c’è un elevato abbandono scolastico” Floriana Barone Puoi scegliere l’Associazione Handicap “NOI E GLI ALTRI” Onlus come beneficiaria del tuo 5 per mille. Un gesto simbolico a costo zero ci consentirà di proseguire con maggiore determinazione nelle piccole e grandi battaglie. Codice Fiscale: 96152910582 - IBAN: IT 49 C 08327 03218 000000005714 Un ringraziamento speciale ai contribuenti che hanno scelto o che sceglieranno l’Associazione Handicap “Noi e gli Altri” come beneficiaria del loro 5 per mille. Il presidente Paolo Muratore 6 Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 Il welfare comunitario: la nostra proposta operativa Ogni disabile possa sentirsi a casa sua, nella società che lo integra e lo valorizza per sempre, sino al suo futuro L’abbiamo definita una proposta di nuova progettazione e di innovazione sociale e noi di Capodarco, e come Movimento di Capodarco nelle sue varie espressioni di vita, di servizi, di lavoro con e per i disabili, non possiamo non continuare a progettare e innovare per i disabili, qui, sul territorio dei Castelli. Dal 2005 sono venuto qui a Grottaferrata per promuovere nei Castelli romani un’iniziativa che primariamente ho chiamato del “Prima del Dopo”. Il problema da affrontare, del Dopo di noi, che fine fanno i nostri figli disabili, detto con angoscia dai genitori, è divenuto il mio cruccio di fondatore di Capodarco, sin dal 1997. La Fondazione Prima del Dopo Capodarco, che si è intestata questo problema nacque nel 2004, ora con 25 associazioni di genitori del Lazio. Nel 2010 abbiamo iniziato la prima sperimentazione della Casa Famiglia Milly e Memmo, nella memoria di due grandi protagonisti, disabili fisici, fondatori della Cooperativa Agricoltura Capodarco, la prima cooperativa sociale in Italia, fondata nell’integrazione lavorativa dei disabili in agricoltura. Casa Famiglia Milly e Memmo, di preparazione alle case famiglia stabili da cui devono nascere gruppi appartamento nel territorio. Case famiglia, gruppi appartamento (più piccoli), laboratori sociali, come punti di lavoro protetto per dare dignità di lavoro ai disabili accolti, laboratori sociali in agricoltura, come il nostro Vivaio, così fattorie sociali come la nostra Agricoltura Capodarco, che mette insieme residenzialità (abbiamo già la casa famiglia Annarita), e lavoro integrato per i tanti soggetti deboli. Questo è tutto il sistema integrato Capodarco, che parte dalla formazione e avvio al lavoro, al lavoro protetto, e alla residenzialità che vi presentiamo oggi, qui a Grottaferrata. Tale sistema deve essere riconosciuto pienamente dalle istituzioni per il suo valore. Dall’esperienza della Casa Famiglia Milly e Memmo, nel frattempo è nato il primo gruppo appartamento a Grottaferrata di 6 persone. Da Grottaferrata, in rapporto profondo con il distretto RMH 2, ci stiamo proiettando verso Genzano per attivar lì una casa famiglia stabile e un laboratorio sociale basato sull’agricoltura, ad essa collegata, a Cecchina di Albano. Ci sono anche altri sogni nel territorio dei Monti Prenestini che interessa San Cesareo, Zagarolo, Palestrina, San Vito Romano e Tivoli, ove abbiamo presenti associazioni di genitori, molto attive e giovani disponibili, che stanno nascendo. Ma ne parleremo quando il sogno co- mincerà a delinearsi più concretamente. Ma qual è il frutto culturale di questa esperienza iniziata concretamente nel 2010, con la realtà di Grottaferrata e che è una profonda innovazione di un valore culturale particolare? Qualcosa che nasce dal basso e fa realmente il welfare comunitario, perché rende protagonista il territorio nei suoi valori di accoglienza e di integrazione. Per noi che lo stiamo sperimentando, come si è stati innovativi in Italia, quando si aprirono le scuole alla integrazione dei disabili e ci fu quella rivoluzione che ancora oggi continua ed è eccellenza al di là dei suoi limiti, così oggi dobbiamo essere innovativi in Italia con le case famiglia, i loro gruppi appartamento, i laboratori etc, per un “abitare la normalità” dei disabili, che invece, soli come sono nelle proprie case, coi loro familiari, nel vuoto del territorio che offre poco, tornano indietro e regrediscono a volte in maniera grave, dopo l’integrazione scolastica. Trovando invece case famiglia e strutture collegate che li accolgano, an- Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 7 che come seconda casa possono vivere con più armonia il loro processo di integrazione sociale, in una autonomia più profonda, rispetto a quello che può dare la famiglia da sola. In fondo, anche il giovane disabile ha bisogno, nella normalità, di uscire da casa, e di sperimentarsi, in comunione con altri, soprattutto con i giovani, nel suo processo di crescita in queste strutture. La famiglia è troppo sola e va aiutata a far crescere il figlio disabile mentale nelle sue relazioni, anche per il valore che le persone disabili mentali hanno di persone comunicanti e particolarmente sensibili. Noi abbiamo chiamato tutto questo il processo del “Durante Noi”. Si sta facendo in Italia in tante maniere diverse e su tanti fronti che interferiscono e noi di Capodarco, per come da sempre abbiamo lavorato per l’autonomia dei disabili, per la valorizzazione delle loro vite, a volte per la loro piena autogestione, ne vogliamo essere anticipatori. Ecco però: dobbiamo lavorare sino in fondo con le famiglie, che oggi sono troppo sole e sfiduciate. Le famiglie allora devono essere con noi protagoniste di tale sviluppo con fondi patrimoniali dedicati, messi in piedi anche per garantire il futuro economico di questo processo di emancipazione. Il problema economico è grave e gli enti locali, devono essere aiutati, e non solo dalle famiglie ma dal- la comunità del territorio. Allora gli Enti Locali? Devono essere i veri promotori con noi, Terzo Settore, di questo sviluppo con queste strutture più sociali che sanitarie, del sociale che integra veramente il sanitario e lo supera in bellezza. Ed allora il territorio in rapporto all’ente locale. L’ente locale è sempre più il cittadino politico, costruttore del welfare, e non solo protestatario di ciò che non va. Il territorio che invece partecipa, aiutato a mettersi a disposizione con le sue risorse, sia umane che economiche, sia professionali, in queste strutture comunitarie, eliminando il più possibile le sovrastrutture che a volte si creano. Noi aborriamo le RSA, assistenziali, burocratiche e costose, dove si spegne la vita della persona. Anche per i gravi vi deve essere lo sforzo della maggiore integrazione possibile. Quindi il grande protagonista è il territorio che accoglie con tutte le sue potenzialità di volontariato, di partecipazione. Anche il profit deve essere coinvolto a pieno dall’ente locale, nella verità oggi da fare della responsabilità sociale delle imprese. Nel volontariato ecco allora gli altri interlocutori necessarissimi: i giovani! I giovani devono essere anche loro di casa nelle case famiglia e nelle strutture connesse, perché ci fanno prima di tutto volontariato, (vedete in cartella i volontari della residenzialità), ci fanno esperienza delle loro pro- fessionalità future, mettono poi in piedi nei vari bisogni che si evidenzieranno imprese sociali, cooperative, per fare lavoro protetto, come tutors in processi di personalizzazione di interventi. Ogni disabile deve essere valorizzato al massimo quale persona, in tutti i suoi aspetti di vita. Per cui è a questo che dobbiamo puntare che ogni disabile possa sentirsi a casa sua, nella società che lo integra e lo valorizza per sempre, sino al suo futuro. I servizi sociali del territorio, di presa in carico che si deve far fare all’ente locale saranno rivoluzionati da tale processo innovativo del “durante noi” a cui deve partecipare il territorio in pienezza. Dalla collaborazione con distretto RMH2 ci ripromettiamo di collaborare anche come terzo settore, perché i servizi sociali siano sempre più rispondenti a quell’ideale di cui parlava persino Papa Giovanni Paolo II nel 2004 al “Simposio Internazionale su Dignità e Diritti della Persona con Handicap Mentale”, quando definiva “i disabili mentali testimoni privilegiati di umanità” che possono insegnare a tutti, se accolti sino in fondo, che cos’è l’Amore che salva, e possono diventare annunciatori di un mondo nuovo”. Don Franco Monterubbianesi Chiunque fosse interessato all’acquisto del libro “La vostra storia diventerà la mia storia”, a cura di Stefania Alunni e Umberto Brancia, potrà rivolgersi al presidente Paolo Muratore. Il costo è di 10,00 euro, più 5,35 di spedizione. 8 Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 La Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo Lo scorso 2 aprile, la federazione Fantasia e l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù hanno organizzato un convegno dal titolo “L’Autismo non è Isolamento” Lo scorso 2 aprile si è celebrata la Giornata Mondiale della Consapevolezza dell’Autismo, sancita dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 2007 quale giornata mondiale. In questa data vengono organizzati in tutto il mondo eventi dedicati, convegni, cerimonie, concerti, festival del cinema e l’illuminazione di blu dei principali monumenti delle città “Light it up blu”. I disturbi dello spettro autistico hanno una frequenza dell’1% della popolazione mondiale. In Italia ci sono circa mezzo milione di persone che ne sono affette. Mezzo milione di famiglie che hanno bisogno di aiuto. Per l’occasione, la federazione Fantasia e l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù hanno organizzato un convegno dal titolo “L’Autismo non è Isolamento”. L’obiettivo è stato quello di sensibilizzare il Governo Italiano per approvare al più presto una legge per l’Autismo come ha fatto il Governo Argentino l’anno scorso dopo solo due mesi dalla proiezione in tutto il territorio nazionale del documentario “Ocho pasos adelante”, diretto e prodotto dalla regista italiana Selene Colombo. Nel film si parla della necessità di istruire i Pediatri, i genitori e gli educatori ad effettuare una diagnosi precoce nei confronti di tutti i bambini nei primi 18 mesi di età avvalendosi di questionari molto semplici e pratici che hanno la funzione di scoprire imme- diatamente l’eventuale insorgere della patologia e se riscontrata far effettuare un esame più accurato dai centri neuropsichiatrici specializzati. Questo perché prima si diagnostica l’Autismo prima si possono erogare le terapie che possono migliorare se non addirittura far quasi scomparire la diagnosi. Il convegno che ha visto la partecipazione di persone altamente qualificate si è concluso la sera con la proiezione del film “Ocho pasos adelante” e con l’esibizione di cantanti ed musicisti di altissimo livello. Unica nota dolente l’assenza delle autorità del Comune di Roma che erano state invitate. Roberto Paolozzi Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 9 Vita Associativa Natale col fischio....Carnevale col botto! Il consueto fotoracconto di due appuntamenti tradizionali: il pranzo di Natale 2013, nel salone del CIS, e la festa di Carnevale 2014, tenutasi per la prima volta nei locali del Centro Commerciale LE TORRI. 10 Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 11 Legislazione Novità sull’ISEE 2014 Il Dpcm 159/2013 del governo Letta ha riformato il modello Isee, l’Indicatore di Situazione Economica Equivalente, che valuta e confronta la situazione economica dei nuclei familiari per regolare l’accesso alle prestazioni sociali e sociosanitarie erogate dai diversi livelli di governo. La riforma nello specifico, intende dare una considerazione maggiormente puntuale a ciò che si ha, dando più spazio al patrimonio e allargando il complesso dei redditi calcolati, accompagnata da una migliore valutazione di quello che si spende in base alla composizione del nucleo familiare. Ai fini della certificazione del nuovo Isee, oltre ai parametri quali il reddito familiare, il patrimonio mobiliare e immobiliare e numero di componenti del nucleo familiare, vengono conteggiati insieme al reddito complessivo ai fini Irpef anche i redditi tassati con regimi sostitutivi o a titolo di imposta, i redditi esenti, come gli assegni di mantenimento percepiti dal coniuge dopo il divorzio, le pensioni di invalidità e i trattamenti previdenziali e assistenziali da Pubblica Amministrazione, nonché molte tipologie di dati quali estratti conto bancari-postali, titoli di stato, azioni e obbligazioni. Schematizzando risulta che il nuovo Isee: - considera tutte le forme di reddito, comprese quelle fiscalmente esenti - dà un peso più adeguato alla componente patrimoniale - considera le caratteristiche dei nuclei con carichi gravosi, come le famiglie con 3 o più figli e quelle con persone con disabilità - consente una differenziazione dell’indicatore in riferimento al tipo di prestazione richiesta - riduce l’area dell’autodichiarazione, consentendo di rafforzare i controlli per ridurre le situazioni di accesso indebito alle prestazioni agevolate. Si deve sottolineare che nel computo Isee si riconosce un abbattimento diretto del reddito della famiglia in cui è presente una persona 12 Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 con disabilità, in funzione del grado della disabilità stessa. Gli abbattimenti sono pari a: - 4.000 euro per persona con disabilità media (incrementata a 5.500 se minorenne) - 5.500 euro per persona con disabilità grave (incrementata a 7.500) se minorenne) - 7.000 euro per persona autosufficiente (incrementata a 9.500 se minorenne) Per le persone non autosufficient,i è inoltre ammessa la deduzione delle spese certificate per i collaboratori domestici e gli addetti all’assistenza personale, le rette dovute per il ricovero presso strutture residenziali e le spese relative alla situazione di disabilità certificate a fini fiscali (fino ad un massimo di 5.000 euro). Il nuovo Isee inoltre è attento alle famiglie numerose, aumentando le franchigie per ogni figlio successivo al secondo e con maggiorazioni nella scala di equivalenza fino a 0,5 punti in più. È possibile calcolare un nuovo Isee nel caso di variazioni del reddito corrente superiori al 25% rispetto a quello dell’ultima dichiarazione dei redditi dovute a risoluzione, sospensione o riduzione dell’attività lavorativa dei lavoratori a tempo indeterminato; al mancato rinnovo del contratto di lavoro a tempo determinato o di lavoro atipico; alla cessazione di attività per i lavoratori autonomi. Il nuovo modello Isee è entrato in vigore lo scorso 8 febbraio e da quel giorno è iniziato l’iter attuativo di 120 giorni, entro cui lo strumento deve essere impiegato nelle attività interessate: quindi se viene richiesto l’Isee durante questo periodo bisogna accertarsi se basta quello precedente oppure si deve utilizzare la nuova modalità. Per maggiori informazioni: www.lavoro.gov.it/AreaSociale/Inclusione/isee/ A cura della redazione Sicurezza Stradale Sicurezza stradale e handicap Non solo norme e risorse, ma soprattutto comportamenti sociali responsabili. Secondo le stime, per ogni morto sulle strade d’Europa si determinano anche 4 invalidi permanenti (in prevalenza para-tetra-plegici) La sicurezza stradale entra nell’agenda di Governo. È stato proprio il neo eletto presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nel suo discorso di insediamento al Senato, a dare rilievo alle stragi della strada, includendo la sicurezza stradale come una priorità del programma di Governo. È la prima volta, nella storia della Repubblica che questo tema viene pronunciato da un presidente del consiglio in aula. Plaude a questo annuncio Giordano Biserni dell’Asaps: è un segnale di civiltà che fa sperare bene per il futuro della sicurezza nelle strade del nostro territorio. Ricordiamo che le tragedie della strada, a causa della carenza di manutenzione del “sistema viabilità” e di comportamenti irresponsabili alla guida, quali uso di alcol, sostanze stupefacenti e uso del cellulare, costano al Paese una spesa pari al 2% del PIL. Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte tra i giovani, per cui la citazione del Premier sembra voler spianare la strada verso l’introduzione del reato per l’omicidio stradale. Ma al di la delle aspettative, comunque, il tema sicurezza stradale, per molto tempo tenuto solo dentro agli spazi delle cronache televisive, entra a chiare lettere nelle attenzioni del dibattito pubblico. Non dimentichiamo che, nell’ultimo periodo, a causa delle avverse condizioni climatiche l’intero territorio, le città, soprattutto nel sistema della circolazione, hanno mostrato la faccia più drammatica del dissesto del Paese. Purtroppo al comportamento criminoso di chi guida sotto l’effetto di alcol, droghe, all’incoscienza dell’alta velocità si somma anche l’incuria delle nostre strade con l’aumento della pericolosità mortale di alcuni incroci e di molti rettifili. Di recente ad esempio, nel Comune di Roma, in particolare il II Municipio, in linea con le raccomandazioni della Commissione europea e con la legislazione italiana, ha deliberato l’istituzione dell’Osservatorio per la Sicurezza Stradale. Questa iniziativa distrettuale che andrebbe estesa a tutta l’area capitolina, in particolare, punterà sia sulla prevenzione, attraverso campagne di informazione e di educazione, sia studiando modalità efficaci su come mettere in sicurezza alcune situazioni stradali particolarmente a rischio. Anche la Polizia di Stato passa al “contrattacco”. Nell’ambito dell’esercizio del ruolo attivo in termini di Pubblica Sicurez- za, le forze di Polizia Stradale si attivano sul piano della prevenzione e della cultura, promuovendo educazione stradale e comportamenti adeguati ai giovani, in particolare per i ragazzi che si trovano reclusi all’interno degli Istituti Penali per Minorenni. Fanno educazione promuovendo comportamenti virtuosi attraverso le “armi” del cinema, attraverso la proiezione di “Young Europe”, primo film realizzato dalla Polizia, con la regia di Matteo Vicino e cofinanziato dalla Commissione Europea. Le proiezioni riguarderanno gli istituti di Roma, Napoli, Catanzaro, Milano, Torino, Pontremoli e Palermo con l’obiettivo di estendere l’esperienza ad altri Istituti e alle Comunità. Questo programma centrato su sicurezza e legalità intende fornire a questi ragazzi strumenti atti ad assumere consapevolezza e senso di responsabilità in quanto “tecnologie” per meglio interagire con l’ambiente esterno, una volta ritrovata la libertà. Il film “Young Europe”, nato da uno studio sui profili di Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 13 rischio di giovani alla guida, fa parte del Programma europeo sulla Sicurezza Stradale “Icarus”, il cui capofila è la Polizia Stradale italiana, che attualmente sta coinvolgendo 14 Paesi europei. Oltre gli esempi citati, sono diverse le iniziatiche che vengono promosse allo scopo di sensibilizzare i cittadini sui temi della sicurezza nelle strade. Ma tutto ciò, seppure lodevole, forse non basta. La questione della sicurezza stradale necessita innanzitutto di politiche aventi un approccio multi disciplinare, in quanto sono diversi gli aspetti che concorrono a creare concretamente sicurezza. In sintesi, la questione sicurezza stradale riguarda tante tematiche che necessariamente devono “fare” sistema, in particolare gli aspetti: tecnici, scientifici, culturali, sanitari ecc. Per meglio comprendere il problema, quindi, è necessario partire dalla lettura di alcuni dati sostanziali e dall’analisi dei diversi fattori in gioco. Su questo, il nuovo programma della Commissione europea 2011–2020 è inequivocabile. La riduzione, entro il 2020, della mortalità del 50%, è la meta che l’Europa in collaborazione con gli Stati membri si propone di raggiungere attraverso i 7 obiettivi strategici di questo programma: maggiori misure di sicurezza attiva e passiva per i veicoli; infrastrutture stradali più sicure; implementazione degli ITS (Intelligent Tansport System); miglioramento 14 della formazione; maggiore controllo dell’attuazione delle norme e maggiori controlli su strada; obiettivi e azioni mirate per i feriti; misure specifiche per gli utenti dei veicoli a due ruote a motore. Certo l’Europa pone, ancora oggi, poca attenzione ai fattori legati alle “mode” e a comportamenti non responsabili. La rilevanza data sull’uso di stupefacenti e il non rispetto delle regole poste a tutela dei lavoratori su gomma che per stanchezza o sonnolenza alzano sensibilmente il rischio di incidenti stradali, è ancora poca. Inoltre la complessità del problema nei singoli Stati ed, in particolare nel nostro, fa capire che la questione non è di facile soluzione. Le risorse sono scarse e manca soprattutto un progetto organico. Nel frattempo di strada di muore ancora. Le statistiche ci dicono che, secondo le stime, per ogni morto sulle strade d’Europa si determinano anche 4 invalidi permanenti (in prevalenza para-tetra-plegici), 10 feriti gravi e 40 feriti lievi, con dei costi per la società che sono stimati in 130 miliardi di euro all’anno. Con lo scopo di dare rilievo ai dati di interesse sanitario, negli ultimi anni, il Ministero dei Trasporti in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, hanno dato vita a progetti di ricerca su aspetti sanitari e sicurezza stradale, sulle patologie e i traumi derivanti e sui comportamenti degli utenti della strada. I dati del 2011 Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 ci dicono che ogni anno quasi cinquemila persone muoiono in Italia per incidente stradale, ma anche che per ogni deceduto vi sono 2-3 soggetti con invalidità grave. Sappiamo anche che ogni anno 150.000 persone vengono ricoverate per incidente stradale, che nelle riabilitazioni italiane il 6070% di clienti è rappresentato da soggetti con trauma cranico o spinale derivante da incidente stradale e che il ricorso al Pronto Soccorso riguarda più di un milione di italiani ogni anno. Osserviamo che a questo quadro sanitario è associabile un costo complessivo stimato intorno a 10 miliardi di euro/anno (come costi sociali globali, invece, la cifra stimata è circa il triplo). Inoltre, secondo i dati Aci-Istat 2013, il numero di incidenti stradali in Italia e un po’ sceso, ma nonostante ciò il numero di decessi tra i pedoni, le persone anziane e i ciclisti purtroppo è in crescita e per quanto riguarda i feriti con traumi gravi e invalidanti i giovani detengono il triste primato. L’uso del cellulare è il nuovo killer delle strade. Allora considerato tutto ciò, auspichiamo seriamente che questa emergenza diventi una delle priorità di governo e a ricaduta sul territorio a tutti i livelli, con la consapevolezza che il tema della sicurezza stradale è strettamente connesso agli stile di vita diventando un rilevatore importante dei nostri comportamenti sociali. Rocco Luigi Mangiavillano Siti web che si occupano di paraplegia e incidenti stradali a cura di Stefania Alunni www.associazioneaivis.it AIVIS (Associazione Italiana Vittime e Infortuni della Strada) è una Onlus che tutela e assiste gratuitamente le vittime della strada e i loro familiari; opera su tutto il territorio nazionale e si occupa del problema della sicurezza, della salute e della prevenzione degli incidenti stradali. Nell’associazione opera una equipe di specialisti (avvocati, psicoanalisti, medici legali, ingegneri) e di volontari attivi sia in campo professionale che in campo intellettuale oltre che in quello della ricerca scientifica e dell’impegno civile. Per informazioni telefoniche dal lunedì al venerdì dalle ore 9:30 alle ore 18:30 - tel: 02.99764299 / 02.89123100 fax: 02.99769523 - cel: 331.2685609 n. verde: 800.56.17.18 - [email protected] www.fondazionesimonagalletto.org Fondazione Simona Galletto, la prima Onlus in Italia per aiutare le vittime di grandi traumi. L’area medica della fondazione si occupa di offrire la migliore risposta sanitaria per le persone coinvolte in gravi incidenti stradali. L’approccio seguito è quello multidisciplinare per una risposta completa sul versante fisico ed emozionale. Tra i compiti dell’area medica vi è quello di indicare i professionisti e le strutture di eccellenza in grado di offrire una consulenza medica specialistica, continuativa e personalizzata sulle esigenze del malato e dei familiari. Via Galimberti 50 – Manta (CN) Tel. 800172517 [email protected] www.faiponline.it L’obiettivo della FAIP (Federazione delle Associazioni Italiane Para-Tetraplegici) è quello di aggregare e rappresentare a livello nazionale le politiche delle diverse associazioni di persone con lesione midollare in varie regioni del nostro Paese. Nel sito: notizie e approfondimenti su lesione al midollo spinale, unità spinali e dati statistici. FAIP: Via G. Cerbara, 20 e 38 - 00147 – Roma Tel. 06 5122666 - 06 51602126 - Fax. 06 5130517 www.superando.it Sezione dedicata agli incidenti stradali in Italia e nel mondo www.epicentro.iss.it Portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica a cura del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute: aggiornamenti sugli incidenti stradali, informazioni generali, iniziative e progetti. Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute. Viale Regina Elena, 299 - 00161 Roma - Tel 0649901 www.iss.it Sito sulla sicurezza stradale realizzato nell’ambito dell’Accordo Quadro sulla sicurezza stradale sottoscritto tra l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per l’attuazione congiunta di programmi ed iniziative tese alla riduzione della mortalità e della morbosità conseguenti agli incidenti stradali. Istituto Superiore di Sanità Viale Regina Elena 299 00161 - Roma (I) Telefono: 06 4990 2493 Fax: 06 49 90 2383 www.sicurezzastradale.roma.it Il Centro di Competenza sulla sicurezza stradale è una struttura tecnica dedicata alla raccolta, verifica e gestione dei dati di incidentalità, alla valutazione e al monitoraggio degli interventi, alla realizzazione di attività e iniziative volte a migliorare gli standard di sicurezza stradale sul territorio comunale. Ha sede presso l’Agenzia per la Mobilità e opera per conto del Dipartimento Mobilità e Trasporti di Roma Capitale, con il compito di ampliare il quadro delle conoscenze e supportare le attività di programmazione e progettazione dell’Amministrazione, fornendo indicazioni per l’impiego ottimale delle risorse per la sicurezza stradale. Centro di Competenza sulla Sicurezza Stradale [email protected] S.O. Progetti, Pianificazione e Innovazione della Mobilità Via di Vigna Murata, 60 (ingresso pedonale via Luca Gaurico, 9) ROMA 00143 www.fondazioneania.it La Fondazione ha l’obiettivo di individuare e realizzare attività che possano concretamente contribuire al miglioramento dei livelli di sicurezza sulla strada soprattutto attraverso politiche di rafforzamento della prevenzione e del controllo. Inoltre mette in campo progetti e iniziative concrete volte a sensibilizzare l’opinione pubblica e collabora anche con le maggiori istituzioni nazionali e locali, per avvicinarle ai problemi degli utenti della strada e migliorare le infrastrutture esistenti sul territorio. Via di San Nicola da Tolentino 72 00187 Roma Tel. 06 32688.1 Fax 06 3227135 www.superabile.it Notizie e approfondimenti su incidenti, sicurezza stradale e prevenzione Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 15 Testimonianze Affrontare il cambiamento Cadere e rialzarsi, senza perdere la speranza. Con dignità e dolcezza. Questa, in sintesi, la vicenda di Fabio Ugolini, ragazzo forte e discreto, che ha saputo ritrovare la via, malgrado tutto. Questa storia è un esempio di come la catena sfortunata degli eventi possa cambiare la vita di una persona. La storia di Fabio Ugolini è emblematica: nel bene e nel male, perché dimostra una volta ancora come la forza d’animo e uno spirito positivo riescano a superare i limiti imposti dalla natura. Sembrerebbe una storia normale, come tante, almeno fino a un certo punto del racconto: giovanissimo, Fabio si arruola come ufficiale nell’esercito dove presta tre anni di servizio. Poi entra nella Polizia di Stato dove continua a svolgere con passione il suo lavoro. Decide anche di sposarsi e nasce una bambina. A ragione potrebbe ritenersi soddisfatto della sua vita e delle sue scelte. Ma accade un imprevisto. Nel ‘93, durante un normale turno di servizio Fabio si accorge che qualcosa, nel suo corpo, non va. Avverte fitte dolorose alla schiena ma termina regolarmente il servizio e, nella notte, torna a casa. La mattina seguente accusa un insolito formicolio alle gambe e un forte senso di spossatezza. Allarmato, si fa accompagnare in pronto soccorso dove una radiografia - probabilmente inutile in quella circostanza - non evidenzia nulla di rilevante. è solo il giorno seguente che, persistendo i sintomi, una risonanza magnetica svela finalmente la vera causa del problema. Una massa tumorale (benigna), insinuata in corrispondenza della 10ª vertebra dorsale, provoca la rottura di un’arteria e la conseguente emorragia danneggia le connessioni midollari. Segue un intervento chirurgico d’urgenza per arrestare il sangue e limitare i danni ma ormai la funzionalità del midollo è compromessa e, con essa, anche l’uso delle gambe. Fabio sarà costretto, da quel momento, a muoversi in carrozzina. Da qui inizia un calvario ospedaliero che lo vedrà prima affidato alle cure del Dott. Fernandez del reparto di neurochirurgia del Gemelli e poi al primario di urologia, Dott. Ronzoni, che già da tempo ha esteso il suo interesse medico alla sfera della paraplegia. Trascorrono 11 mesi di degenza tra il Gemelli, l’Ospedale San Giovanni Battista di Roma (gestito dai Cavalieri dell’Ordine di Malta) e l’Istituto di riabilitazione di Montecatone a Imola. Contemporaneamente alle terapie e agli esercizi, Fabio, assieme alla famiglia e con l’aiuto del personale medico assistente, si trova ad affrontare la sfida più grande ovvero l’accettazione della paraplegia ed il reintegro nella vita sociale e lavorativa. Ad un anno di distanza dall’inizio di questa vicenda 16 Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 torna in polizia, ma stavolta come “soggetto” in corso di riabilitazione. Svolge un periodo di allenamento presso le piscine del centro sportivo della polizia e lì, forse, avviene il primo vero passaggio tra la sua vita passata ed il futuro che ha davanti. Per lui si riunisce una commissione medica speciale che, giudicandolo non più idoneo, decide infine di esonerarlo dal corpo di polizia. Ma, per effetto di una legge per la mobilitazione dei dipendenti statali, riesce ad ottenere il passaggio all’amministrazione civile. Questo, però, dopo due anni di attesa, nel ‘96, quando, superate con successo tutte le prove di idoneità, ottiene finalmente un posto al Ministero delle Finanze (attualmente “dell’Economia”). Oggi Fabio è un ragazzo di cinquantun anni, separato, però sereno e, a modo suo, ottimista. Ha dovuto ripensare la sua vita, disegnare altri progetti e misurare nuovamente i rapporti con le persone intorno. Trovando infine la voglia di sorridere ancora. GMC Quando una carrozzina non ferma la vita A causa di un incidente stradale, Giuseppe Santoro, da 50 anni, è sulla sedie a rotelle e, per ben due decenni, ha lavorato attivamente nella Cooperativa Agricola Capodarco a Grottaferrata Giuseppe Santoro è un uomo di 58 anni, di cui quaranta passati sulla sedia a rotelle a causa di un incidente stradale. Si ritiene una persona fortunata, anche se la sua vita non è stata priva di momenti molto difficili da affrontare. L’incidente automobilistico è avvenuto nel 1975, quando aveva 18 anni e gli ha comportato gravi problemi soprattutto alla gamba e al ginocchio sinistro. Ha passato circa nove mesi al Policlinico di Bari, su un lettino senza potersi muovere, ma, con pazienza e molta fisioterapia, ha ricominciato a camminare, aiutato dai deambulatori. Ma Giuseppe per rimanere in piedi doveva muoversi in continuazione, perché, appena provava a fermarsi, perdeva l’equilibrio e cadeva in terra. Così, dopo poco, è dovuto passare all’uso della sedia a rotelle, ma questo non gli ha impedito di lavorare per cinque anni nel settore dell’elettronica e quindi di vivere attivamente per ben ventuno anni l’esperienza della Cooperativa Agricola Capodarco a Grottaferrata, di cui è stato uno dei protagonisti, per poi ritirarsi e andare in pensione. Ci racconta con grande tranquillità che gli piaceva il lavoro della terra, attività che svolgeva a Grottaferrata, dove si è anche sposato nel 1989. Tuttavia, per motivi familiari, è dovuto a malincuore tornare in Puglia, dove continua a praticare quanto appreso dopo tanti di comunità, ovvero che chi può deve dare qual- cosa agli altri a seconda delle proprie possibilità: infatti oggi, insieme a sua moglie, accudisce tre ragazzi con problemi mentali ed insieme a lei ne è diventato guida e sostegno. Giuseppe però deve constatare, con amarezza, che in Puglia non c’è niente di simile a Capodarco e ne sente una comprensibile nostalgia. Le parole di Giuseppe sono quelle di una persona serena, di un marito e padre acquisito, che non si arrende davanti alle difficoltà, ma anzi le affronta con energia e con la convinzione di essere un uomo fortunato, malgrado tutto. Lisa Dieni V i invito a sostenere la raccolta fondi per l’acquisto di un minibus adibito al trasporto dei disabili iniziata nel dicembre 2007. La quota raggiunta è di EURO 27.538,94, manca perciò ancora molto per arrivare alla somma necessaria di EURO 45.000,00. Potrete versare il vostro contributo mediante il conto corrente postale n. 36543007 oppure con bonifico bancario sul conto n. 5714 - IBAN: IT 49 C 08327 03218 000000005714 intestato all’Associazione Handicap “Noi e gli Altri” Onlus - Via Giovanni Castano n. 39 – 00133 Roma. In alternativa è anche possibile lasciare un contributo negli appositi salvadanai presenti in alcuni esercizi commerciali del quartiere di Tor Bella Monaca. Fiducioso della vostra sensibilità vi ringrazio anticipatamente per l’aiuto prezioso che vorrete offrirci. Desidero poi rivolgere un ringraziamento particolare al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, anche in questo secondo mandato, ha voluto esprimere la sua vicinanza, la solidarietà e il suo sostegno all’associazione con un generoso contributo economico. Il presidente Paolo Muratore Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 17 Medicina e salute L’approccio comportamentale per la disfunzione sessuale dopo trauma spinale La relazione sessuale non è incompatibile con la disabilità. Per aiutare i pazienti è necessario poter valutare le capacità fisiologiche residue e le esigenze dei due partner in campo sessuale Al momento attuale, non abbiamo una conoscenza precisa di come sia la vita sessuale di coppie portatrici di handicap fisici, ma sappiamo che è necessaria un’interazione positiva tra più fattori, organici e funzionali, per mantenere l’intimità. I dati in letteratura suggeriscono che ben poche coppie rimangano sessualmente attive dopo una patologia invalidante e che le ragioni di questa difficoltà si debbano imputare ad alterazioni dell’equilibrio diadico, ad un quadro di ansia o di depressione reattiva che può interessare ambedue i partner e all’aspetto non più attraente del partner malato. Questo non vuol dire, però, che le coppie disabili non desiderino una vita sessuale; infatti, da quanto risulta in vari studi un’alta percentuale di pazienti gradirebbe un aiuto specifico per i suoi problemi. Di fronte ad un paziente che ha subito un danno fisico importante e che chiede aiuto per migliorare la sua capacità sessuale, il medico si deve rendere conto che, al di là della patologia oggettiva dalla quale non si può prescindere, il paziente è colpito nella sfera emotiva per la perdita dell’indipendenza fisica e dell’immagine corporea che sono componenti importanti dell’autostima e della seduzione: di conseguenza, lo stato mentale ed affettivo del paziente dovranno essere valutati con stessa attenzione dei reliquati delle funzioni somatiche. Pur con i progressi della medicina riabilitativa, sono molte le persone che si trovano ad affrontare limitazioni che li rendono dipendenti dagli altri e dall’uso quotidiano di ausili meccanici. Se si escludono gli esiti di malattie croniche, la maggior parte delle paraplegie è provocata da incidenti automobilistici che colpiscono persone giovani, sane e fino al quel momento attive. Il trauma improvviso, inatteso, al quale nessun individuo è preparato, impone un percorso lungo e doloroso per accettare la nuova realtà e adattarsi a questa, sia nelle attività quotidiane che nella vita lavorativa. I 18 reliquati del trauma cambiano non solo la realtà soggettiva personale come è il rapporto con il proprio corpo, ma provocano anche un isolamento sociale per le ridotte capacità di partecipazione, la paura di non essere ben accetti o di essere giudicati inadeguati che portano il paziente a ridurre i suoi contatti forse più di quanto la malattia imporrebbe. Molti di questi pazienti sviluppano una depressione reattiva al trauma subito che peggiora lo stato dell’umore e la capacità di mettere in moto meccanismi positivi di compensazione. La relazione di coppia A seguito del trauma anche l’equilibrio che fino a quel momento era funzionale alla relazione subisce cambiamenti significativi che contrastano con le ragioni sulle quali si era fondata la scelta diadica iniziale. Per esempio, se un uomo (i ruoli possono essere invertiti, naturalmente) ha scelto un donna debole perché ha bisogno di riconoscersi come la persona forte capace di aiutare e proteggere, riuscirà a mantenere la sua identità quando le capacità cambiano? La divisione dei ruoli che i due partner avevano negoziato fino a quel momento non funziona più perché il paziente non è più in grado di svolgere alcune attività fisiche e diventa dipendente dal partner sano che deve assumersi compiti nuovi; così, lo spostamento del carico delle responsabilità è un ulteriore problema perché sottolinea che le persone non sono più le stesse e che i loro bisogni fondamentali sono disattesi. La sessualità L’intimità fisica è un collante potente che definisce la relazione d’amore e va ben al di là della mera interazione sessuale e della finalità orgasmica, come riconoscono anche i pazienti disabili. L’importanza di questo aspetto corporeo è riconosciuta e data per scontata finché le cose sono facili. Quando si presenta Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 una difficoltà improvvisa, come nei nostri pazienti, l’armonia della vita di coppia è messa a dura prova dallo scadimento della corrispondenza fisica, cioè dalla perdita del gioco di attrazione tra i due partner. L’incidente cambia il potere seduttivo dell’aspetto fisico e della gestualità erotica che erano patrimonio di quella coppia e altera il linguaggio del corpo. Il contesto della malattia rende difficile alla coppia di potersi perdere nell’esperienza erotica. Per riuscirci, i due partner devono abbandonare il ruolo di accudimento per quello di seduzione, ma non è facile per loro passare attraverso emozioni così contrastanti quando non possono cambiare il contesto nel quale l’esperienza avviene. Spesso i partner percepiscono il disagio che li frena senza comprendere pienamente qual è la difficoltà che non riescono a superare e solo con il tempo, quando imparano a parlare delle difficoltà reciproche, possono ricreare quell’intimità che permetterà loro di fare scelte condivise e funzionali alla disabilità per vivere l’esperienza erotica. Nonostante tutte le difficoltà presentate, la relazione sessuale non è incompatibile con la disabilità. Per aiutare i pazienti è necessario poter valutare quali siano le capacità fisiologiche residue e quali siano le esigenze dei due partner in campo sessuale. Anche se in letteratura i dati sulla riabilitazione sessuale dei disabili sono scarsi e i risultati non molto confortanti, pure è possibile essere d’aiuto applicando con giudizio gli strumenti propri della terapia sessuale comportamentale in combinazione con farmaci adeguati. Prof. Francesco Sasso Medico Chirurgo - Urologia e Andrologia Unità Operativa di Chirurgia Urologica Complesso Integrato Columbus Università Cattolica del Sacro Cuore Lesioni Vertebro-Midollari: le problematiche più comuni in fase acuta Le lesioni vertebro–midollari colpiscono soprattutto i giovani di età compresa fra i 20 ed i 40 anni, con un rapporto maschio/femmina di 8,2 : 1. Ogni anno, in Italia si verificano 18/20 nuovi casi per milione di abitanti. Purtroppo la lesione midollare non è una patologia a se stante, ma coinvolge l’individuo nella sua complessità di apparati e talvolta ha dei risvolti psicologici, soprattutto nei primi mesi, che rendono necessario un sostegno psicoterapeutico. In questo senso, hanno un’importanza enorme le attività di socializzazione, la pratica sportiva (vedi le ParaOlimpiadi) e l’inserimento nel mondo del lavoro che spesso rappresentano la migliore terapia di supporto. La maggior parte di esse sono di origine traumatica anche se risultano in aumento i casi dovuti a cause non traumatiche. Cause traumatiche: incidenti d’auto (circa 67% ); cadute; traumi sportivi; lesioni d’arma da fuoco e altre cause Cause non traumatiche: neoplasie (circa 33%); accidenti vascolari; malattie degenerative/infiammatorie e altre cause Parlando delle cause traumatiche, possiamo dire che l’esame clinico a 72 ore dall’evento fornisce uno dei principali criteri predittivi di recupero. A tal proposito è stato introdotto un esame obiettivo standardizzato a livello internazionale dei pazienti mielolesi. La valutazione clinica, che quantifica l’estensione e la gravità della lesione, può essere completata con l’ausilio dei Potenziali Evocati Sacrali, un esame elettrofisiologico in grado di valutare il danno midollare anche nei pazienti non collaboranti. La fase acuta post traumatica, definita anche “shock spinale”, dura circa 6/8 settimane e si caratterizza per la presenza di paralisi motoria (plegia), sensitiva (anestesia), scomparsa dei riflessi osteo-tendinei al disotto del livello lesionale e dalla paralisi degli sfinteri, con ritenzione di feci ed urine. Nella fase acuta non viene meno solo la sensibilità e la motilità dei territori sotto lesionali. Vi sono una serie di problematiche estremamente importanti, potenzialmente letali se non riconosciute, prevenute e trattate. Non parleremo delle sequele urologiche, di cui abbiamo già detto in un precedente articolo, ma faremo un rapido excursus delle funzioni alterate negli altri apparati lesi, i principali dei quali sono rappresentati da: cardio-vascolare, respiratorio, osteo- articolare, gastro-intestinale, cutaneo A livello cardiovascolare è frequente l’ipotensione arteriosa associata a picchi ipertensivi elevati, come si osserva nelle lesioni cervicali (disreflssia autonoma). Le aritmie cardiache possono essere presenti come gli edemi degli arti inferiori e superiori. La complicanza più temibile è però rappresentata dalle trombosi venose profonde e dalle embolie polmonari, favorite dall’immobilità dei pazienti, più frequenti nei primi 2-3 mesi di malattia. Nelle lesioni toraco-cervicali la paresi dei muscoli intercostali, del diaframma (nervo frenico a livello C3-C6) può determinare un deficit della ventilazione. Se viene compromessa la 1° e 2° vertebra cervicale (tetraplegia), c’è un’assenza di attività volontaria del respiro. Il paziente deve essere ventilato meccanicamente. L’apparato osteo-articolare viene sempre compromesso. La patologia più frequente nei tetraplegici fra i 20 ed i 40 anni è la ossificazione ectopica, a prevalente localizzazione periarticolare in arti paralizzati. Fattori determinanti sono i microtraumi dovuti a manovre incongrue (talora fisioterapiche), in assenza di dolore e contrattura antalgica. Il distretto cutaneo è tipicamente colpito dalle ulcere da decubito a volte associate ad uno stato settico locale o peggio ancora sistemico che peggiora notevolmente le condizioni generali del paziente, complicandosi con anemia ed ipo-protidemia. Le regioni più colpite sono il tallone, la regione sacrale con i glutei ed i gomiti. Oggi sono per fortuna rare le piaghe da decubito profonde ed anfrattuose, estese fino al piano osseo, causa negli anni scorsi di sepsi mortali. Con lo sviluppo sul territorio delle Unità Spinali e dei Centri per Paraplegici, ancora purtroppo insufficienti per numero, le complicanze più temibili, legate alla immobilizzazione a letto (piaghe da decubito, trombosi venose, edemi, sepsi), sono state notevolmente ridotte. L’ausilio di letti e materassi anti decubito, i moderni presidi urologici nonché la valutazione ed il trattamento fisioterapico precoce hanno ulteriormente assottigliato la percentuale di problemi fisici e gestionali. Rimane tuttavia molto da fare per estendere la cultura sanitaria a centottanta gradi (comprendendo le specificità mediche, infermieristiche e riabilitatve) nei centri periferici, dove ancora oggi affluisce una discreta fetta di pazienti politraumatizzati. Dr. Paolo Menchinelli Specialista in Urologia della U.C.S.C. – Roma Chirurgia Urologica del Complesso Integrato Columbus Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 19 La paraplegia e problematiche renali Tra le tante complicanze della paraplegia che ne possono ridurre la qualità di vita, vi sono i problemi renali, quasi sempre secondari a disfunzioni neurologiche a livello della vescica La paraplegia (paralisi di entrambe gli arti inferiori) è spesso causata da traumi a livello del midollo spinale, anche se può essere secondaria a diverse patologie quali sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica, mielomeningocele nella spina bifida. Tra le tante complicanze della paraplegia che ne possono ridurre la qualità di vita, vi sono i problemi renali, quasi sempre secondari a disfunzioni neurologiche a livello della vescica, che si verificano a causa della disconnessione dei centri che controllano la minzione (vescica e sfinteri ureterali), che si trovano nell’encefalo con i centri riflessi presenti a livello del midollo spinale. A causa di questi danni il meccanismo, che a noi sembra banale, che ci permette di urinare quando dobbiamo e vogliamo, si altera, provocando alterazioni quali incontinenza, reflusso vescico-ureterale con conseguenti infezioni recidivanti e di difficile trattamento e idronefrosi (dilatazioni dei reni dovuti all’urina che non procede nella direzione giusta), calcolosi renale dovuta anche ad un alterato assorbimento intestinale dei nutrienti a causa dell’alterata motilità intestinale, che alla lunga possono causare insufficienza renale che può diventare tanto grave da dover richiedere la necessità di dialisi. Quindi è fondamentale la prevenzione con controlli sulle urine (esame urine ed urinocoltura), ed esami ematici per la valutazione della funzionalità renale (in particolare azotemia e creatininemia). 20 Purtroppo in questi pazienti il valore di creatininemia sovrastima la funzionalità renale (il valore può risultare più basso di quello di un soggetto non paraplegico poiché il valore della creatininemia è dipendente tra le variabili anche dalla massa muscolare) per cui un occhio poco accorto potrebbe non riconoscere una iniziale insufficienza renale. La dialisi sicuramente ha un forte impatto sulla qualità di vita, e questo è ancor più vero in un soggetto paraplegico che già deve districarsi tra mille difficoltà attraverso barriere architettoniche e burocrazia, presenti anche negli ambienti sanitari. Per effettuare l’emodialisi occorre prendere il sangue del paziente e farlo “depurare” da una macchina. Per prendere il sangue si crea una comunicazione artificiale tra un’arteria ed una vena del braccio (fistola artero-venosa) in modo da permettere alla vena di crescere e portare un flusso sufficiente di sangue necessario per fare la dialisi. Il paraplegico ha le braccia come unici arti funzionanti, che vengono utilizzati anche per muoversi, e questo le rende ancora più “preziose”, così come è “preziosa” la fistola artero-venosa per il paziente emodializzato. Alcuni centri dialisi hanno nelle postazioni di terapia solamente delle poltrone (decisamente disagevoli per un paraplegico); il trasporto da e verso i centri necessita di mezzi idonei al trasporto con carrozzina quando non è necessario il trasporto in ambulanza. Nella Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 gestione clinica del paziente paraplegico e dializzato, va inoltre tenuto conto delle concomitanti problematiche intestinali che influiscono anche sulla determinazione del “peso ideale” che va stabilito nei pazienti dializzati. In conclusione, il paziente paraplegico è un soggetto estremamente fragile: è fondamentale un attento monitoraggio delle possibili complicanze secondarie alle disfunzioni funzionali dovute alla complessa alterazione neurologica, e tra queste vi sono quelle uro/ nefrologiche. Se vi è poi necessità di dialisi la “fragilità” si amplia, e non sempre le risorse, umane e architettoniche, sono pronte ad accogliere al meglio chi porta un handicap che rende le gambe non funzionanti, ma che può avere l’anima e la mente che corrono più veloci del vento. Dr. Alessandro Naticchia Specialista in Nefrologia Dirigente Medico I livello U.O.C.Nefrologia Università Cattolica del Sacro Cuore Complesso Integrato Columbus Lesioni Midollari Post-Traumatiche: il punto di vista riabilitativo La lesione midollare Il midollo spinale è un organo molto delicato, costituito da un fitto fascio di neuroni e custodito nella colonna vertebrale. Esso è connesso superiormente all’encefalo, di cui rappresenta il prolungamento. Dal midollo spinale partono i vari nervi che, come cavi elettrici, si distribuiscono nel corpo, arrivando fino ai muscoli e agli organi. Quando decidiamo di contrarre un muscolo quindi, un impulso elettrico parte dal cervello, passa per il midollo spinale e poi per i nervi, arrivando quindi al muscolo che abbiamo deciso di contrarre. Allo stesso modo, noi riusciamo a percepire se un oggetto è liscio o ruvido perché le informazioni raccolte dalla pelle seguono il percorso inverso: passano quindi per i nervi, arrivano al midollo e infine al cervello. Detto ciò, diventa semplice capire che se il midollo spinale viene lesionato, si interrompe la comunicazione tra il cervello e alcuni muscoli ed organi, che quindi non possono più ricevere, né trasmettere informazioni. Quando questo evento si verifica, si parla di tetraplegia e di paraplegia conseguenti a lesioni midollari. Le lesioni midollari cervicali danno origine a tetraplegia, ovvero una paralisi più o meno completa del tronco e di tutti e quattro gli arti. Lesioni toraciche e lombari danno invece luogo alla paraplegia, la quale coinvolge la parte inferio- re del tronco e i soli arti inferiori. I muscoli che un soggetto con lesione midollare (mieloleso) riesce ancora ad utilizzare sono quindi quelli controllati dai nervi che escono dal midollo spinale che si trova sopra alla lesione. Non sarà invece possibile controllare i muscoli collegati al midollo situato sotto la lesione. I termini tetraplegia e paraplegia non bastano però per descrivere cosa un soggetto è in grado o non è in grado di fare. Due tetraplegici ad esempio, possono essere molto diversi tra loro: una lesione cervicale bassa permette infatti di utilizzare l’arto superiore, cosa non possibile in una lesione cervicale alta. Per questo si utilizza un sistema di classificazione in cui viene specificato l’ultimo segmento del midollo spinale che presenti integre le funzioni sensitive e motorie in entrambi i lati del corpo. Ad esempio con tetraplegia C6, intendiamo dire che l’ultimo segmento di midollo integro si trova a livello della sesta vertebra cervicale, mentre con paraplegia T10 stiamo dicendo che si trova a livello della decima vertebra toracica. Bene, ora che abbiamo chiarito cosa sia una lesione midollare, siamo pronti per entrare nello specifico della riabilitazione. team di professionisti sanitari la accompagnano nel processo di recupero, aiutandola a prendere consapevolezza delle sue nuove capacità e a trovare strategie per utilizzare queste capacità al meglio, al fine di ottenere la massima autonomia possibile. In modo particolare il fisioterapista, quale io sono, vive insieme al paziente quotidianamente tutti i passaggi della riabilitazione, dalla fase acuta in Unità Spinale, alla fase riabilitativa vera e propria, continuandolo a seguire anche dopo la dimissione. Ed è inevitabile che due persone che lavorano fianco a fianco ogni giorno per lo stesso scopo, tra momenti difficili e successi, diventino “compagni di battaglia”. Mia premura sarà quindi quella di introdurvi attraverso questo breve articolo, alla comprensione di quali difficoltà, sforzi e conquiste il paziente mieloleso e il fisioterapista affrontano. Gli obiettivi della riabilitazione, e Il viaggio insieme La riabilitazione rappresenta conseguentemente le modalità per la persona con una lesione con cui l’intervento riabilitativo midollare, un percorso in cui un viene messo in atto, dipendoVivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 21 no dal livello della lesione, che come abbiamo visto, influisce sulle capacità motorie del paziente. Per questo motivo nella fase acuta è importante determinare quale sia l’ultimo segmento del midollo spinale con funzioni motorie e sensitive integre in entrambi i lati del corpo. In questa fase inoltre si attuano tutte le misure volte a prevenire le complicanze respiratorie, circolatorie e quelle dovute ad immobilità, come piaghe da decubito, rigidità articolari e retrazioni muscolo-tendinee. In particolar,e i pazienti con tetraplegia alta, ovvero quelli che più frequentemente presentano problemi respiratori, vengono sottoposti ad una specifica fisioterapia respiratoria. Questi pazienti possono sviluppare delle rigidità articolari che influiscono negativamente sulla respirazione, per questo si ricerca il mantenimento dell’escursione articolare di tutte quelle articolazioni che concorrono alle fasi inspiratorie ed espiratorie. La fisioterapia respiratoria prevede inoltre il rinforzo del diaframma (il principale muscolo inspiratorio) e dei muscoli respiratori accessori non coinvolti dalla lesione. Le rigidità articolari e le retrazioni muscolari possono incidere profondamente sulle capacità funzionali del paziente, riducendone l’autonomia. A scopo preventivo quindi e più precocemente possibile, vengono introdotte manovre di mobilizzazione articolare e di allungamento muscolare che sono effettuate dapprima cautamente, poi con intensità progressiva. Tra i mu- 22 scoli che in modo particolare vanno sottoposti ad allungamento vi sono il grande pettorale, il bicipite, i flessori dell’anca, gli ischio-crurali, il tricipite surale e i muscoli della regione vertebrale, la cui retrazione rende difficoltosi i passaggi posturali e le attività della vita quotidiana. Lo stretching, insieme al corretto posizionamento del paziente, risulta efficace anche nell’inibire la spasticità che insorge nei muscoli sotto-lesionali, successivamente ad una prima fase di flaccidità. Grande attenzione va posta, per quanto riguarda le rigidità delle articolazioni, all’escursione articolare dell’anca, la cui libertà di movimento è indispensabile al paziente paraplegico per la vestizione della parte inferiore del corpo. Una volta superata la fase acuta, è possibile iniziare un programma di potenziamento dei muscoli sovra-lesionali, che varia in base al livello della lesione. Gli obiettivi possono quindi andare dal semplice controllo del collo in un paziente con tetraplegia alta, fino al recupero della deambulazione in un paziente con paraplegia lombare, ricorrendo, a seconda dei casi, all’utilizzo di adeguati tutori lunghi per gli arti inferiori. Le capacità muscolari recuperate dovranno essere quindi indirizzate allo svolgimento delle attività della vita quotidiana compatibili con le potenzialità del soggetto. Il paziente viene sostanzialmente addestrato all’esecuzione di tre categorie di attività: la cura della persona (lavarsi, vestirsi, nutrirsi), il controllo sfinterico (vescica ed alvo) e la mobilità Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 (trasferimenti posturali e utilizzo della carrozzina). Il programma di addestramento ai trasferimenti inizia con la mobilità a letto. Il paziente dovrà re-imparare quindi come girarsi sul fianco, saper passare dalla posizione supina a quella prona e viceversa. Il secondo step prevede l’esecuzione dei trasferimenti di base, ovvero dal letto alla carrozzina e dalla carrozzina al wc, alla vasca da bagno, nonché da questi alla carrozzina. Si passa poi ai trasferimenti avanzati, come dalla carrozzina in automobile, da e verso il pavimento o piani di appoggio più alti o più bassi della carrozzina. Nei casi di lesioni midollari cervicali, per gran parte delle attività menzionate è necessaria un’assistenza parziale o completa. Compito del fisioterapista è in questi contesti quello di provvedere alla preparazione di chi assiste il paziente e di insegnare al paziente stesso come dare a sua volta istruzioni all’assistente. Una menzione a parte merita la riabilitazione della mano nei tetraplegici, il cui obiettivo principale è consentire la presa degli oggetti necessari al paziente. A questo scopo concorrono diversi strumenti quali la chirurgia, protesi mio-elettriche, l’utilizzo di ortesi, tecniche fisioterapiche e di terapia occupazionale, con modalità differenti a seconda del paziente. Per rendere più efficace la presa è inoltre possibile modificare l’impugnatura degli oggetti di uso quotidiano, quali ad esempio posate, spazzole e rubinetti. Anche l’utilizzo e la scelta della carrozzina devono essere at- tentamente pianificati in base alle possibilità di movimento del paziente. Nel caso di tetraplegie alte (C1-C4) ci si avvale di carrozzine elettriche che possono essere comandate con il movimento della testa, del mento o attraverso comando vocale. Un paziente con tetraplegia C5 presenta una certa mobilità del braccio che gli consente di utilizzare una carrozzina elettrica con comando manuale, ma non ancora una carrozzella a spinta manuale, che può essere invece iniziata ad usare da pazienti con tetraplegia C6. Sono però solo i paraplegici che raggiungono la totale autonomia con la sedia a ruote in casa e negli ambienti esterni. L’idrochinesiterapia, ovvero la fisioterapia in acqua, costituisce uno strumento polivalente, in grado di contrastare le retrazioni muscolo-tendinee, le rigidità articolari, la spasticità e il dolore, consentendo il potenziamento muscolare attraverso esercizi che sarebbero impossibili o comunque molto difficili da eseguire fuori dall’acqua. Nei pazienti candidabili alla deambulazione risulta poi particolarmente utile sia a livello fisico che psicologico, rappresentando un elemento propedeutico al cammino non in acqua. pallacanestro, a tennis, a rugby o addirittura osservare tetraplegici che nuotano e tirano con l’arco e di scherma. La valenza della sport-terapia è molteplice: infatti rinforza la muscolatura, contribuendo al recupero di attività motorie compromesse, migliora la funzione cardiorespiratoria, accresce l’autostima e la voglia di fare, migliorando l’integrazione sociale. Il tempo dedicato allo sport, per chi ha subito una lesione altamente invalidante come quella midollare, costituisce un momento di aggregazione e di confronto con altre persone che vivono gli stessi problemi. Il lavoro di gruppo facilita la condivisione, stimola a uscire fuori dalla propria crisi e ad accorgersi degli altri, sia per essere sostenuti che per aiutare. Inoltre, l’attività di sport terapia è utile a far rinascere il desiderio di mettersi in gioco e di competere, fondamentale per le persone che devono imparare a convivere con una situazione nuova e non desiderata come la paraplegia o la tetraplegia. Raggiungere questo traguardo è quindi una grande soddisfazione per il paziente, per il fisioterapista e per tutti coloro che in questo percorso hanno contribuito con la loro specifica professionalità. La sport-terapia Già da diversi anni le Paralimpiadi hanno reso noto al grande pubblico come una persona con disabilità possa praticare con soddisfazione un’attività sportiva, eppure questo non spegne lo stupore che si prova nel vedere un paraplegico giocare a La Forza Dopo avervi esposto le caratteristiche tecniche di questo cammino che il paziente con lesioni midollari e chi lo cura percorrono insieme, vorrei spendere qualche parola sull’aspetto puramente umano. Vorrei fermarmi e riflettere un momento, cercando una spiegazione alla grande forza d’animo che tutte le persone paraplegiche e tetraplegiche che ho conosciuto mi hanno dimostrato di avere. Cosa spinge un mieloleso ad affrontare il suo problema con molto più coraggio di quanto la maggior parte delle persone affronta i suoi piccoli problemi quotidiani? Dove trova la solidità per sostenere il peso della propria condizione e non solo, per diventare anche sostegno agli altri, disabili e non? Scientificamente cerco di rispondere pensando alle grandi capacità di adattamento dell’uomo, capacità che evolutivamente gli hanno permesso di prevalere sulle altre specie e che evidentemente riemergono di fronte alle avversità. Psicologicamente mi rendo conto che non sono tanto importanti i mezzi che si hanno a disposizione, quanto l’uso che se ne fa. Filosoficamente non posso fare altro che ammirare come la sofferenza sia in grado di forgiare l’anima di uomo. Teologicamente infine, rispondo che a nessuno viene messa innanzi una prova maggiore di quella che può sopportare, e che la forza di cui parliamo può essere espressa in un semplice nome di tre lettere. Roberto Minella Dottore in Fisioterapia Dottore in Scienze della Riabilitazione Centro di fisiochinesiterapia C.A.ME.S. Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 23 Tecnologia Virginia: aiuta disabili L’app che viene incontro a persone disabili, consentendo loro di comunicare. L’app “Virginia aiuta disabili”, disponibile per dispositivi Android, trasforma il tablet o smartphone in un comunicatore, utile a chi ha difficoltà ad usare il linguaggio quale canale comunicativo. Ideale in caso di disabilità congenite, acquisite e/o temporanee, permettendo, tramite la sintesi vocale del dispositivo sul quale è installata, di effettuare rapidamente una richiesta vocale, comunicando in maniera efficace problemi, necessità e richieste. Per tutte le informazioni: www.appvirginia.com - https://play.google.com/store/apps LIMITE DI REDDITO IMPORTI PENSIONI 2014 Tipo di provvidenza Importo 2013 2014 Limite di reddito 2013 2014 Pensione ciechi civili assoluti 298,33 301,91 16.127,30 16.449,85 Pensione ciechi civili assoluti (se ricoverati) 275,87 279,19 16.127,30 16.449,85 Pensione ciechi civili parziali 275,87 279,19 16.127,30 16.449,85 Pensione invalidi civili totali 275,87 279,19 16.127,30 16.449,85 Pensione sordi 275,87 279,19 16.127,30 16.449,85 Assegno mensile invalidi civili parziali 275,87 279,19 4.738,63 4.795,57 Indennità mensile frequenza minori 275,87 279,19 4.738,63 4.795,57 Indennità accompagnamento ciechi civili assoluti 846,16 863,85 Nessuno Nessuno Indennità accompagnamento invalidi civili totali 499,27 504,07 Nessuno Nessuno Indennità comunicazione sordi 249,04 251,22 Nessuno Nessuno Indennità speciale ciechi ventesimisti 196,78 200,04 Nessuno Nessuno Lavoratori con drepanocitosi o talassemia major 495,43 501,38 Nessuno Nessuno 24 Vivere Insieme n. 37 - Maggio 2014 CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO MENU Bruschetta, salame, prosciutto, gratinati Lasagna al ragù Risotto con speck e porcini Pollo e coniglio alla cacciatora Ore 11.30: Santa Messa celebrata dal Vescovo Ausiliare per il Settore Est della Diocesi di Roma S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante Concelebranti: Don Franco Monterubbianesi e Don Francesco De Franco, parroco in Santa Maria Madre del Redentore a Torbellamonaca Ore 13.00: Pranzo Animazione e Musica con MARA Patate e insalatina Tiramisù Dolci e Bevande Acqua - Vino - Caffe EURO 20,00 Per prenotazioni: Segreteria Associazione: 06 2002635 Presidente Paolo Muratore: 338 2725150
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