Perché è sbagliata la formula del TEG dei conti correnti La recente sentenza del tribunale di Milano, a proposito della formula per il calcolo del Tasso Effettivo Globale del conto corrente, parla di “norme tecniche autorizzate” al fine di avere a disposizione “dati omogenei al fine di poterli raffrontare” e riporta la conosciuta formula che è costituita da due addendi, uno che è la formula inversa del calcolo degli interessi, ed uno che è una innovazione, una invenzione della Banca d’Italia per dare una evidenza agli altri costi che vengono percepiti dalle banche a fronte di erogazione del credito. Riportiamo la formula Tasso Effettivo Globale (TEG) = 𝐼𝑛𝑡𝑒𝑟𝑒𝑠𝑠𝑖 𝑥 36500 𝑁𝑢𝑚𝑒𝑟𝑖 + 𝑂𝑛𝑒𝑟𝑖 𝑥 100 𝐴𝑐𝑐𝑜𝑟𝑑𝑎𝑡𝑜 Tale formula è utilizzata da tutte le banche per fornire la statistica trimestrale sui tassi applicati da cui si ricavano i tassi soglia ai fini della legge sull’usura. Servirà anche a fornire dati omogenei, ma è sbagliata. E’ sbagliata, intanto, perché moltiplicare per cento gli oneri non ha senso perché comporta risultati numericamente spropositati, forse si intende affermare che il risultato sarà espresso in termini percentuali, ma non mi sembra questo un modo corretto di esprimere il concetto. In secondo luogo è sbagliata perché a fronte di uguale utilizzo e costo è possibile avere un TEG diverso modificando la composizione del costo del credito nella ripartizione tra interessi ed oneri. Un esempio numerico Numeri banca 92.000.000 92.000.000 tasso 10% 5% interessi 25.205,48 12.602,74 oneri Accordato totale costi TEG 10000,00 1000000 35205,48 11,00% 22602,74 1000000 35205,48 7,26% Nei due esempi riportati abbiamo lo stesso utilizzo del credito, i numeri, dati dal prodotto tra saldo e numero di giorni in cui quel saldo si è verificato, sono uguali. Nel primo caso si è ipotizzato un tasso del 10%, nel secondo del 5%, a fronte di oneri diversi. Il costo totale del credito nei due casi è identico, ma il TEG che ne risulta è enormemente diverso, creando gravi problemi nella valutazione. A parità di utilizzo del credito e di suo costo, il tasso è diverso: possiamo ritenere attendibile quella formula? Ed ancora. Ipotizziamo che la stessa situazione esposta prima si ripeta con una sola differenza, l’importo del fido accordato. Numeri banca 92.000.000 92.000.000 tasso 10% 5% interessi 25.205,48 12.602,74 oneri Accordato 10000,00 1000000 22602,74 2000000 tot costi TEG 35205,48 11,00% 35205,48 6,13% Al variare di un dettaglio il tasso scende dal 7,26% al 6,13%. Se questo esempio lo riportassimo numericamente a ridosso del tasso soglia, ci renderemmo conto della mancanza di obiettività di questa formula che permette banali ingegnerie per rimanere entro i limiti dell’usura aumentando il costo del credito. La situazione migliora, ma non risolve il problema, passando alla formula rivista per rendere la formula del TEG per l’affidamento in conto corrente più aderente alla realtà. Tale formula considera gli oneri “annualizzati”. Tale necessaria modifica permette di avere un tasso più onesto, perché i due addendi offrono un valore riferito ad anno, mentre la vecchia formula sommava un valore riferito ad anno ad un valore trimestrale (quello ricavato dagli oneri). Ricalcoliamo i dati del primo esempio, ottenendo Numeri banca 92.000.000 92.000.000 tasso 10 5 interessi 25.205,48 12.602,74 oneri 10000,00 22602,74 fido 1000000 1000000 tot costi 35205,48 35205,48 TEG 14,00% 14,04% Al di là di un breve scostamento nel TEG abbiamo a parità di costo del credito lo stesso tasso (la differenza è dovuta al fatto che il calcolo viene eseguito su un trimestre di 92 giorni), e questo dovrebbe farci riflettere sull’impossibilità di usare la formula che non annualizza gli oneri, e rinviamo la discussione su cosa siano “oneri” e cosa no. Ma se ripetiamo il secondo esempio con la nuova formula, Numeri banca 92.000.000 92.000.000 tasso 10 5 interessi 25.205,48 12.602,74 fido tot costi 10000,00 1000000 35205,48 22602,74 2000000 35205,48 oneri TEG 14,00% 9,52% Abbiamo nuovamente un miglioramento della situazione, i TEG sono più alti che con la formula senza oneri annualizzati, ma il solo cambiamento dell’importo dell’accordato, muta completamente il risultato. Non ci si dilunga a dimostrare che, evidentemente, se avessimo ridotto l’accordato ci saremmo trovati di fronte ad un risultato completamente diverso (molto più alto) che avrebbe ancora di più avvalorato la tesi che la formula per calcolare il TEG sulle anticipazioni in conto corrente è sbagliata. Credo si possa affermare, serenamente, che la formula proposta dalla Banca d’Italia per calcolare il Tasso Effettivo Globale sulle aperture di credito in conto corrente è sbagliata e non può essere utilizzata, neanche nella versione, appena più onesta, che comprende gli oneri annualizzati.
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