Göteborgs Symfoniker Gustavo Dudamel direttore

Testi di Gianni Ruffin
Gustavo Dudamel è nato a Barquisimeto, in Venezuela
in una famiglia di musicisti. Inizia a dieci anni lo
studio del violino al Conservatorio Jacinto Lara ed in
seguito all’Accademia Violinistica Latinoamericana.
Ha iniziato a studiare direzione d’orchestra nel 1996
diventando presto Direttore Musicale dell’Orchestra
Giovanile Simón Bolívar e proseguendo nello studio
con il fondatore dell’ensemble - e fondatore del
celebre programma educativo musicale “El Sistema”
- José Antonio Abreu. Qualche anno dopo, nel 2004,
Gustavo Dudamel si impone nel panorama musicale
internazionale vincendo la prima edizione del Concorso
Gustav Mahler per direttori d’orchestra, a Bamberg.
Inizia così la sua brillante carriera internazionale
che lo porta subito ad essere invitato presso le più
importanti istituzioni musicali: Filarmonica di Vienna,
Filarmonica di Berlino e Filarmonica della Scala, oltre
ad apparizioni con le Filarmoniche di New York e
Monaco, con la Philharmonia di Londra, di Bamberg e
molte altre. Dopo aver ricoperto la carica di Direttore
Principale dell’Orchestra Sinfonica di Göteborg fino
al 2012 (diventandone poi il “Direttore Onorario”)
attualmente è Direttore Musicale dell’Orchestra
Sinfonica Simón Bolívar e della Los Angeles
Philharmonic, collaborazione già prolungata fino alla
stagione 2018/2019 (in cui l’orchestra festeggerà il
suo centesimo anniversario) e che ha raggiunto un
ampliamento delle sue attività senza precedenti
grazie al progetto “LA Phil LIVE”, una serie di concerti
che hanno consentito di conquistare nuove tipologie
di pubblico in Nord America, Europa e Sud America.
Gustavo Dudamel, vincitore del Grammy Award,
registra in esclusiva con l’etichetta discografica
Deutsche Grammophon dal 2005. La sua incisione
più recente, all’interno di un vasto progetto Mahler,
è la Nona Sinfonia con la Los Angeles Philharmonic
assieme alle sinfonie Quinta, Settima, Ottava
registrate con la Simón Bolívar. Ha poi inciso con la
Bolívar e Yuja Wang il Terzo concerto per pianoforte
di Rachmaninov ed il Secondo concerto di Prokofiev
ed un CD interamente dedicato a Strauss, con la
Filarmonica di Berlino.
Oltre a numerosi riconoscimenti internazionali,
insieme al suo mentore José Antonio Abreu, ha ricevuto il “Q Prize” dalla Harvard University per l’impegno
dimostrato nei confronti dell’infanzia.
Nel 2012 Gustavo e sua moglie Eloisa Dudamel hanno
dato vita a una fondazione che ha il loro stesso nome
e porta avanti i valori dell’educazione musicale e della
giustizia sociale in tutto il mondo.
Orchestra Sinfonica di Göteborg. Fondata nel
1905, l’Orchestra Sinfonica di Göteborg è formata
attualmente da 109 musicisti. Il grande compositore
svedese Wilhelm Stenhammar fu nominato Direttore
Principale nel 1907 e contribuì profondamente
a determinare il profilo “nordico” dell’Orchestra,
invitando compositori come Carl Nielsen e Jean
Sibelius a dirigere le loro stesse opere. La stessa carica
è stata in seguito assegnata a Sergiu Comissiona,
Sixten Ehrling e Charles Dutoit. Nel periodo in cui
Neeme Järvi è stato Direttore Principale (1982-2004),
l’Orchestra si è imposta sulla scena internazionale,
con innumerevoli tournée negli USA, in Europa, in
Giappone ed Estremo Oriente ed esibendosi per i
maggiori centri musicali e festival di tutto il mondo.
Nel 1997 è stata nominata Orchestra Nazionale
di Svezia. Nel periodo in cui il Direttore Musicale
dell'Orchestra era Gustavo Dudamel (2007-2012),
l'Orchestra Sinfonica di Göteborg ha tenuto esibizioni
di grande successo ai BBC Proms ed al Musikverein
di Vienna. Tra i numerosi direttori ospiti che hanno
collaborato con l'Orchestra, citiamo Wilhelm
Furtwängler, Pierre Monteux, Herbert von Karajan,
Myung-Whun Chung, Herbert Blomstedt, Vladimir
Jurowski, Esa-Pekka Salonen, Sakari Oramo e Sir
Simon Rattle.
Nell’autunno del 2013 il rinomato direttore d’orchestra
americano Kent Nagano è stato nominato Direttore
Ospite Principale e Consulente Artistico dell’Orchestra.
Tra le numerose registrazioni per BIS e Deutsche
Grammophon, diverse delle quali vincitrici di
riconoscimenti, citiamo l’integrale delle Sinfonie di
Sibelius, Nielsen, Stenhammar, Berwald, Borodin,
Rimsky-Korsakov e aikovskij, opere e sinfonie di
Rachmaninov, Prokofiev e Shostakovich e il repertorio
orchestrale completo di Grieg. La registrazione più
recente per DG è composta da un cofanetto di tre
CD dove Gustavo Dudamel dirige la Nona Sinfonia di
Bruckner, la Seconda Sinfonia di Sibelius e la Quarta e
Quinta Sinfonia di Nielsen.
PROSSIMI APPUNTAMENTI
STAGIONE MUSICA
lunedì 12 maggio 2014 · h 20.45
MUSICA >Concerto plus
ajkovskij Symphony Orchestra
Vladimir Fedoseyev direttore
© studio patrizia novajra - ph. Mathew Imaging
Don Giovanni e la morte, opposte alla rievocazione
della figura di Cristo). Tali effetti discontinui non riguardano solo la strutturazione generale dei movimenti (si pensi, nello Scherzo, al nettissimo contrasto
fra il mobile ed inquieto Vivacissimo ed il placido Trio)
ma anche la loro articolazione più minuta ed analitica,
che nel primo tempo sfiora l’effetto aforistico.
Con tale procedimento non solo Sibelius dimostrava
che, come in una sorta di complementarietà degli
opposti, l’organicità delle relazioni motiviche
può felicemente armonizzarsi con un decorso
intenzionalmente disomogeneo, ma realizzava una
scrittura affatto originale senza correre il rischio di
scadere in una sorta di amorfa gratuità del decorso
sonoro. Questa scrittura dunque, in quanto tale, è
rivelatrice di un ascendente in fondo classicista (il
termine non sembri fuori luogo); ancorché a tratti
chiaramente debitore nei confronti di ajkovskij,
rivelatore è in questo senso il Finale, che nel suo
sviluppo supera progressivamente i contrasti e tende
via via all’acquisizione di un tono espressivo univoco
- grandiosamente eroico - definitivamente conseguito
in conclusione.
S. Rachmaninov Sinfonia n.2 op.27
P.I. ajkovskij “Lo schiaccianoci”
Suite dal balletto
(edizione Vladimir Fedoseyev)
sabato 24 maggio 2015 · ore 20.45
MUSICA
Orkester Slovenske filharmonije
Emmanuel Villaume direttore
Sabina Cvilak soprano
R. Wagner Siegfried-Idyll WWV 103
R. Strauss Allerseelen op.10 n.8,
Zueignung op.10 n. 1, Morgen op.27. n.4;
Tod und Verklärung op.24, poema sinfonico;
Daphne op.82 - Scena finale.
AGLI ABBONATI
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che siano corretti con il nostro personale che troverete a vostra disposizione presso l’Info Point collocato
nel Foyer del Teatro.
martedì 22 aprile 2014 · ore 20.45 MUSICA >Concerto plus
Fondazione
Teatro Nuovo Giovanni da Udine
Via Trento, 4 - 33100 Udine - I
Tel. 0432 248411 - Fax 0432 248452
[email protected] - www.teatroudine.it
Göteborgs Symfoniker
Gustavo Dudamel direttore
Göteborgs Symfoniker
Gustavo Dudamel direttore
Richard Strauss (1864-1949)
Strauss, Till Eulenspiegels op.28
Till Eulenspiegels lustige Streiche op.28
Gemächlich (Comodo)
Volles Zeitmaß, sehr lebhaft
(A tempo pieno, molto vivace)
Gemächlich (Comodo)
Sehr lebhaft (Molto vivace)
Leichtfertig (Leggero)
Sehr lebhaft (Molto vivace)
Epilog: Im Zeitmaß des Anfangs, Sehr lebhaft
(Epilogo: Tempo primo, Molto vivace)
Prima di diventare protagonista dell’«allegro e
spavaldo» poema sinfonico di Richard Strauss, Till
Eulenspiegel era ricordato come un leggendario
personaggio partorito dalla cultura popolare
tedesca: irrequieto, girovago, ironico, sempre pronto
al lazzo ed allo scherzo, animato da un beffardo
spirito polemico contro vanagloriosi e benpensanti.
Dopo essersi appassionato alla sua figura grazie
alla visione, nel 1889, dell’opera Eulenspiegel di
Cyrill Kistler, Strauss pensò di ricavarne egli stesso
un’opera; non ne fece però nulla per circa un lustro,
riprendendo a considerarne il soggetto nella definitiva
veste di poema sinfonico portato poi all’esordio dal
direttore Franz Wüllner il 5 novembre 1895 (presso la
sala Gürzenich di Colonia). Nel momento dell’esordio,
tuttavia, Strauss tralasciò intenzionalmente qualsiasi
indicazione programmatica, lasciando che fosse la
sola indicazione del titolo ad indirizzare la fantasia
degli ascoltatori.
La struttura del Rondò (tipica forma da musica
pura) giustificava l’intento straussiano di sottrarre la
partitura a riscontri analitico-programmatici troppo
dettagliati, ma offriva anche uno schema ideale per
rappresentare il “mordi e fuggi” delle incursioni di Till,
alternandone il ritratto di carattere alle gesta via via
evocate nei diversi episodi. Il rondò in effetti alterna
ai refrain, segnati dal ritorno del tema principale,
cinque diversi episodi che Strauss - contraddicendo
la primaria intenzione di non render espliciti i richiami
contenutistici - avrebbe illustrato nel 1944, in un
elenco allegato alla copia manoscritta donata ai due
nipoti nell’occasione del «cinquantesimo compleanno
del buon Till»: dopo la breve e pacata introduzione
(un traslato sonoro del consueto esordio narrativo
fiabesco «c’era una volta»), il corno espone il brioso
tema associato all’eroe, destinato a fungere da idea
principale del lavoro. Nel seguito della narrazione
sinfonica dapprima Till crea un’enorme confusione
nella piazza del mercato, poi, travestito da frate,
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Sinfonia in re maggiore n.38 Kv.504 “Praga”
1. Adagio - Allegro
2. Andante
3. Finale: Presto
***
Jean Sibelius (1865-1957)
Sinfonia n.2 in re maggiore op.43
1. Allegretto
2. Tempo andante
3. Vivacissimo
4. Finale: Allegro moderato
L’Orchestra Sinfonica di Göteborg - Orchestra Nazionale
di Svezia è di proprietà della Regione Västra Götaland.
L’Orchestra riceve il supporto di
e di SEB, Göteborgs-Posten & SKF
improvvisa una predica sacrilega, quindi fa la
corte ad una ragazza fingendosi innamoratissimo
(offendendosi, però, al di lei diniego). Infine
sdottoreggia disputando di massimi sistemi con
cinque scienziati (personificati sonoramente da tre
fagotti, controfagotto e clarinetto basso) e fugge
divertito.
Sopraggiunge quindi un episodio di carattere
meditativo: è, per Till, il momento del distacco e
addirittura del disgusto per l’umanità, che spiega la
sua tendenza a sconfinare oltre i limiti della semplice
burla ed a spingersi ad atteggiamenti polemici. La sua
contrapposizione al normale mondo degli umani trova
del resto riscontro nel futuro, tutt’altro che roseo,
che costoro van delineandogli: «filistei, professori
e sapienti» ne reclamano l’arresto e la condanna.
Ma nemmeno la sentenza di morte (siglata nella
settima maggiore discendente dei tromboni) sembra
togliergli l’energia, poiché Till replica fischiettando
allegramente la propria melodia. Un grido acutissimo,
però, ne segnerà il contrappasso, sulla forca… ma
non concluderà la composizione, la quale, con i tipici
stilemi della trasfigurazione, torna - in una sorta di
grata rievocazione postuma - all’originario «c’era
una volta» prima dell’ultimo sonoro sberleffo che
sigla la, malgrado tutto, vittoria di Till, decretandone
l’imperitura sopravvivenza nella memoria.
La partitura del Till Eulenspiegel è in genere giudicata
come una delle più riuscite in assoluto di Strauss. Il
tipico stile “nervoso” e guizzante della sua scrittura,
così spesso intessuta di motivi estremamente
concisi impiegati con fantasmagorica inventiva
nei più disparati contesti stilistico-espressivi,
trovava in effetti in questo caso un felice pendant
nell’evocazione del vitalismo di Till. E proprio un
termine come “vitalismo” appare rivelatore di un
aspetto il quale, forse, in relazione a questo poema
sinfonico può apparire di primo acchito poco evidente:
in fondo anche il Till Eulenspiegel costituiva un
caso dell’inclinazione di Strauss al superomismo
- del suo ideale rivolgersi, nell’opera d’arte, ad
un individuo d’eccezione e distinto dalla massa che appare tanto caratteristica di varî altri poemi
sinfonici (ricordiamo ad esempio lavori come Don
Juan, Also sprach’ Zarathustra ed Ein Heldenleben).
Ma nel Till Eulenspiegel il superomismo è declinato
in una dimensione leggera e comica che le citate
celeberrime pagine richiamavano marginalmente
o, tout court, omettevano. Un’espressione che
potrà apparire azzardata o persino contraddittoria superomismo comico - sembra dunque la più adatta
per condensare la qualità specifica, la preziosa unicità
di questo capolavoro.
Mozart, Sinfonia n.38 Kv. 504 “Praga”
Non è dato sapere per quale ragione, entro il supremo
lascito delle ultime quattro sinfonie mozartiane, la
Praga sia la sola sinfonia in tre movimenti. Tra le ipotesi
formulate vi è quella che evidenzia la destinazione
dell’opera alla città cui essa deve il proprio nomignolo
(dove Mozart soggiornò nel gennaio 1787 portandovi,
il giorno 19, la nostra Sinfonia al trionfale esordio) ed al
gusto ivi permanente verso la più arcaica struttura in
tre tempi. Ma non è da escludere che sulla decisione di
omettere il minuetto abbiano influito le ragguardevoli
dimensioni raggiunte da Mozart con i restanti tempi;
in effetti, se eseguita con tutti i ritornelli, la durata
di questa sinfonia arriva intorno ai 38 minuti: durata
all’epoca appieno soddisfacente (se non eccedente)
rispetto alle comuni estensioni dei lavori sinfonici. Su
tali dimensioni pesa soprattutto lo stupendo primo
tempo, il più lungo in assoluto concepito da Mozart
per il repertorio sinfonico: brano il quale, “aiutato”
anche dalla vasta introduzione lenta, si estende a
circa 18 minuti. In effetti l’introduzione lenta - Adagio,
anticipatrice di talune atmosfere dell’imminente Don
Giovanni (destinato, nello stesso anno, alla medesima
città) - è condivisa dalla Praga con poche altre
sinfonie mozartiane; essa però, al tempo stesso, getta
un ponte ideale verso un altro supremo vertice del
repertorio sinfonico mozartiano: l’Ouverture del Flauto
magico, anticipata anche dagli episodi fugati e da tre
dei motivi principali del successivo Allegro.
Dimensioni, si diceva. Possiamo sì definire - con
Charles Rosen - il primo tempo «massiccio», ma a
patto di non perdere di vista la sublime leggerezza e
la varietà, al tempo stesso tecnica ed espressiva, che
lo caratterizzano, rendendolo una summa davvero
paradigmatica della ricchissima inventiva mozartiana.
Semplicemente sbalorditiva è la molteplicità dei
motivi musicali impiegati, ma d’ancor maggiore
interesse è il reticolo di relazioni e combinazioni,
lineari e contrappuntistiche, che trascina i motivi in
un vortice sonoro travolgente: non tale da tralasciare
la possibilità di momenti intimi e distesi (persino,
talora, velati da larvate inquietudini, come nel caso
della ripetizione variata, al modo minore, del secondo
tema) ma nel suo complesso capace di esibire al
massimo grado il lato più estroverso, solare e gioioso
della personalità artistica mozartiana.
La ricchezza delle relazioni investe anche il rapporto
fra primo e secondo tempo, Andante, il cui primo
elemento tematico è imparentato con uno dei
principali motivi del primo tempo ma ovviamente
prosegue in una dimensione più intima, caratterizzata
da un altro tipico marchio mozartiano: il cromatismo
(ampiamente sfruttato anche nel prosieguo del
brano). È naturale che un tempo lento sia luogo
deputato all’intimismo, ma anche in questo caso
l’estro immaginifico mozartiano non si accontenta
di una sola dimensione espressiva: i contrasti sono
ben delineati sia motivicamente sia espressivamente,
con il carattere bucolico del secondo tema (del
quale peraltro Hermann Abert rilevò la somiglianza
con l’«Andiam, andiam mio bene» del venturo Don
Giovanni) chiamato a rasserenare il termine della
transizione. Quanto allo sviluppo, è retoricamente
consequenziale - ma storicamente non scontato che le tensioni create dai diversi elementi chiamati
in causa nell’esposizione vi erompano con intensità
non comuni.
Non comune è anche la coerenza stabilita dal tempo
conclusivo, Presto, rispetto al primo, cui lo legano
varî dettagli retorici e formali per una simmetria su
ampia scala che non inficia la necessaria differenza
di tono espressivo, ovviamente più scattante e brioso
nel finale. In questo senso parlano anche i giocosi
episodi cameristici affidati ai fiati e l’assonanza del
tema principale col duettino «Aprite, presto, aprite!»
delle Nozze di Figaro.
Sibelius, Sinfonia n.2 op.43
Iniziata durante un soggiorno in Italia, a Rapallo, tra
1900 e 1901, la Seconda sinfonia fu completata
da Sibelius dopo il ritorno in Finlandia, nel 1902,
dove fu portata all’esordio, l’8 marzo dello stesso
anno, dall’Orchestra Filarmonica di Helsinki, sotto
la direzione dell’autore. Non completamente
soddisfatto, Sibelius in seguito sottopose la partitura
ad una revisione che lo tenne occupato per più d’un
anno fino alla versione definitiva, diretta dal maestro
Armas Järnefelt a Stoccolma, il 10 novembre 1903.
Fra le sette Sinfonie composte da Sibelius, la Seconda
è quella che gode di maggior popolarità, dovuta oltreché, naturalmente, all’autonoma qualità artistica
- anche all’attribuzione di significati patriotticonazionalistici.
In verità consimili attribuzioni sembrano piuttosto
arbitrarie (in linea di massima per contenuti
extramusicali Sibelius pare preferisse rivolgersi
direttamente ad un genere ad hoc quale il poema
sinfonico), ma soprattutto hanno comportato una
svalutazione degli autonomi valori formali sviluppati
da Sibelius: valori che permettono di accomunarlo
alle tendenze più moderne in atto nella musica
europea fra Otto e Novecento. Da un lato i temi di
questa Sinfonia sono profilati e caratterizzati entro
una prospettiva per così dire rivolta all’indietro, che
fa implicito riferimento ai modelli del repertorio
romantico-ottocentesco, ma d’altro canto la solidità
strutturale - garantita alla Sinfonia da un reticolo di
cellule tematiche che collega i diversi movimenti avvicina molto Sibelius all’ideale linea storica che,
nel nome d’una tendenza progressiva per eccellenza,
connette nomi del calibro di Beethoven, Schumann,
Brahms e Schœnberg.
Ciò che, però, connota la conduzione del discorso
musicale in Sibelius è un aspetto che, astrattamente considerato, appare opposto al principio
dell’organicità motivica: il procedere della forma
sinfonica alternando - opponendo - episodi in maniera fortemente contrastata e discontinua, con effetti di violenta drammaticità che, almeno in un caso,
possono essere ricondotti a suggestioni extramusicali
(l’impressionante sequenza d’immagini del secondo
movimento pare sia stata ispirata da riflessioni su