Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 diritto Paradossi Oggi, 7 settembre, prima Giornata mondiale di sensibilizzazione sulla Distrofia muscolare di Duchenne, malattia genetica degenerativa che colpisce in media nel mondo 1 su 3.500 nuovi nati. Aiuta a capire che cosa significa convivere con questa patologia il video, realizzato dalle Associazioni, «I tanti volti della Duchenne» che si può vedere in rete su www.worldduchenneawarenessday.org e https://www. facebook.com/worldduchenneawarenessday. L’indagine Analizzate le prestazioni ricevute da oltre 100 mila persone in 11 Asl Migliori percorsi assistenziali studiati per i malati cronici S In Emilia-Romagna progetto per pazienti «complessi» Percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali, Pdta, “su misura” per chi soffre di più malattie croniche. Li stanno attivando in Emilia-Romagna. La sperimentazione, partita in una Casa della Salute a Parma, si estenderà nelle altre province. Individuata la popolazione più a rischio tramite appositi algoritmi, i pazienti sono contattati dal medico di famiglia e viene predisposto un percorso personalizzato: oltre alle condizioni di salute dell’assistito si valuta la sua “vulnerabilità” sociale, per esempio se vive da solo, se è anziano, se ha reddito basso. Per saperne di più Lo studio Fiaso-Cergas Bocconi «Ptda standard per patologie croniche» http://www.fiaso.it Giornata per la Distrofia di Duchenne Si spende per esami inutili e non se ne eseguono altri, indispensabili Pluripatologie Salute 49 italia: 51575551575557 eguire la terapia giusta, essere “monitorati” con controlli periodici per prevenire complicazioni e ricoveri inutili, non dover peregrinare da una struttura all’altra per farsi rinnovare il piano terapeutico dallo specialista, raccontando ogni volta la propria storia clinica al medico di turno. Insomma, ricevere cure e trattamenti appropriati, dalla diagnosi all’accesso alle terapie e alla riabilitazione, grazie a “Percorsi diagnostici, terapeutici, assistenziali” (Pdta). Ad analizzarne luci e ombre con l’obiettivo di individuare “Pdta standard per patologie croniche” è una ricerca condotta per tre anni dalla Fiaso-Federazione italiana di Asl e aziende ospedaliere e dal Cergas dell’Università Bocconi. Le 11 Asl che hanno partecipato allo studio, coinvolgendo complessivamente più di centomila pazienti, hanno esaminato i modelli di presa in carico per cinque condizioni croniche che possono essere trattate nel contesto territoriale, salvo episodi acuti per cui è necessario il ricovero: broncopneumopatia cronica ostruttiva (bpco), artrite reumatoide, tumore al polmone (in fase terminale), scompenso cardiaco e ictus (entrambi nell’anno di riabilitazione successivo all’evento acuto). Partendo dal codice fiscale dei pazienti, tramite i database amministrativi aziendali sono state individuate tutte le tipologie di prestazioni — ricoveri, accessi al Pronto soccorso, bisogni farmaceutici, assi- I problemi denunciati Alcuni dei principali problemi dei malati cronici, secondo il XII Rapporto sulle politiche della cronicità, del Coordinamento nazionale delle Associazioni dei malati cronici - Cittadinanzattiva (2013) Ritardi diagnostici Difficoltà ad accedere a visite specialistiche o esami Difficoltà di accesso all’assistenza farmaceutica Spesa elevata per farmaci non rimborsati; limitazioni da parte dell’ospedale o della Asl per motivi di budget Assistenza domiciliare carente Mancanza di alcune figure professionali; numero di ore insufficiente Riabilitazione non adeguata Tempi di attesa incompatibili; mancanza di posti letto e strutture; durata limitata CORRIERE DELLA SERA ❜❜ Lo scopo è indicare strumenti ottimali, di diagnosi e di cura stenza domiciliare, prestazioni specialistiche o protesiche — ricevute dai malati cronici del campione selezionato per le singole malattie nel territorio di competenza. Lo studio ha così evidenziato gli aspetti critici, ma anche gli interventi messi in atto dalle aziende per correggerli (vedi box a destra). «Non sempre i pazienti ricevono le prestazioni raccomandate dalla comunità scientifica, come la spirometria nel caso della bpco o le lastre alla mano per la diagnosi di artrite reumatoide — afferma Valeria Tozzi, responsabile dell’area “Ricerca su Ptda e governo clinico” del Cergas — . In altri casi, invece, sono eseguiti esami non indicati per quella specifica patologia. Lo studio, però, dimostra che, se le aziende sanitarie dispongono di flussi informativi, possono sapere quali e quanti pazienti hanno con una determinata patologia, se soffrono anche di altre malattie, se ricevono cure appropriate. Per esempio, è possibile verificare se il paziente diabetico fa almeno una visita cardiologica e l’esame del fondo oculare ogni anno». La ricerca evidenzia inoltre che l’attivazione di Percorsi diagnostici, terapeutici, assistenziali ha permesso, tra l’altro, il controllo della progressione della malattia, un miglioramento della qualità di vita dei pazienti, la riduzione dei ricoveri e anche risparmi. «I Pdta — sottolinea il presidente di Fiaso, Francesco Ripa Di Meana — favoriscono anche il coordinamento tra medici di famiglia, specialisti, strutture territoriali, assicurando così la continuità delle cure». Ma le esperienze di Pdta sono ancora scarse, soprattutto al Sud. «Possono essere un’occasione per garantire equità e appropriatezza delle cure anche in Regioni sottoposte a piani di rientro — fa notare il presidente di Fiaso — . Per far fronte all’aumento dei malati cronici, spesso anziani con più patologie (vedi box a sinistra), ottimizzando gli interventi si utilizzano al meglio anche le risorse disponibili». Maria Giovanna Faiella © RIPRODUZIONE RISERVATA Esperienze positive Buone pratiche da condividere per «esportarle» «Condividere le buone pratiche delle strutture sanitarie è lo scopo del “laboratorio Fiaso sul governo del territorio”» dice Nicola Pinelli, direttore della Federazione italiana Asl e aziende ospedaliere. Tra le esperienze virtuose di Pdta, per il tumore al polmone c’è quella dell’Ausl di Bologna: oltre a piano terapeutico stilato da un team multidisciplinare, prevede supporto psicologico per pazienti e familiari, assistenza domiciliare integrata, rete di cure palliative nella fase terminale. L’Azienda Usl di Ferrara ha attivato un Pdta per la Bpco dopo aver rilevato nel 2009 che circa l’80% dei pazienti non aveva eseguito la spirometria per indagare lo stadio della malattia: un gruppo di lavoro ha elaborato linee guida aziendali per uniformare i comportamenti dei medici. L’Azienda per i servizi sanitari triestina (con la popolazione di età media più alta d’Italia) ha puntato a un Ptda che integri ospedale-territorio per lo scompenso cardiaco: dopo la dimissione dall’ospedale viene attivato un percorso “protetto” per ogni singolo paziente, preso in carico, secondo la gravità, dal medico di famiglia, dal cardiologo del distretto, dal Centro cardiovascolare, o da una struttura intermedia.
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