SILPVENETOnews

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NOTIZIARIO DEL SILP CGIL VENETO
Periodico a cura della Segreteria Regionale del Veneto • www.silpveneto.it
Ottobre 2014
Le condizioni di vita e di lavoro degli operatori
di Polizia tra spending-review
e domanda di sicurezza
DOSSIER
VENETO
Luci e
ombre...
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La popolazione cresce, i reati sono in aumento, ma le piante organiche delle forze di sicurezza del Veneto sono ancora quelle
del 1989. Inoltre, soprattutto nelle province di Treviso, Vicenza, Rovigo e Belluno, il personale ha un’età piuttosto elevata,
superiore anche alla media nazionale. Sono alcune delle criticità emerse da un report sui problemi della sicurezza in regione
elaborato dal Silp Cgil (il sindacato di polizia) che affronta i temi dell’ organizzazione delle forze di polizia nel territorio, dei
compiti a fronte dei nuovi scenari, delle condizioni di lavoro e della qualità (non sempre congrua) delle strutture e delle
dotazioni. Il lavoro (una vera e propria mappatura, provincia per provincia, settore per settore) è stato presentato in una
conferenza stampa venerdì 10 ottobre, nella sede della Cgil regionale a Mestre. Con l’occasione è stato anche illustrato lo
sportello di “ascolto psicologico” attivato dal Silp del Veneto a fronte degli intensi carichi di lavoro cui è sottoposto il personale di polizia.
Il
Veneto, come ogni altra regione italiana, si confronta con una significativa diminuzione di donne e uomini, mezzi e risorse, impegnati dallo Stato nell’azione
di tutela della sicurezza pubblica, di garanzia dell’ordine pubblico, di contrasto alla commissione di reati.
Una riduzione ormai di sistema, in atto da circa dieci
anni, che ha conosciuto una accelerazione assai significativa negli ultimi anni, in particolare dal 2006.
SILP CGIL Veneto, CGIL Veneto e SILP CGIL nazionale,
vogliono esporre con oggettività le condizioni operatiPopolazione regionale
popolazione
numero comuni
Belluno
Padova
209.430
936.233
67
104
Rovigo
244.062
50
Treviso
Venezia
887.722
857.841
95
44
Verona
Vicenza
921.717
869.813
98
121
totale
4.926.818
579
Variazione della popolazione regionale
1871
1881 1901 1911
1921 1931 1936
ISTAT 1.1.2014
provincia
Il Veneto registra una crescita costante della popolazione, generata sia da spostamenti interni che da altri
stati. Crescita che non ha conosciuto ostacoli, solamente qualche rallentamento, nemmeno negli ultimi
anni caratterizzati dalla grave crisi economica e dalla
diminuita offerta di lavoro. Negli ultimi dieci anni la
popolazione del Veneto è cresciuta di oltre 500.000.
Oltre ai 7 capoluoghi di provincia, sono presenti altri
2
ve e di vita dei circa 5.300 appartenenti alla Polizia di
Stato che lavorano nelle sette province.
Ne esce, ne siamo certi, una immagine preoccupante sulla tenuta, attuale e futura, a modello invariato,
dell’intero sistema, pur non scorgendosi ancora quelle situazioni di criticità estrema presenti in altre città
italiane. Per contestualizzare le specifiche informazioni
relative alla Polizia di Stato nel Veneto, vengono riportati alcuni dati di carattere generale relativi a popolazione, presenze turistiche, studenti universitari, immigrati, andamento dei reati.
18 comuni con una popolazione residente superiore a
25.000 abitanti.
Oltre alle città capoluogo, dove hanno sede le questure, solamente in 5 degli altri comuni (Chioggia, Bassano del Grappa, Conegliano, Jesolo e Portogruaro),
è presente un Commissariato della Polizia di Stato. In
tutti i 25 comuni sono invece presenti uffici (Stazioni,
Tenenze, Compagnie, Comandi provinciali) dell’Arma
dei Carabinieri.
1951 1961 1971
1981 1991 2001
2011 2014
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264.534
Venezia
39.472
Schio VI
27.512
Spinea VE
259.966
Verona
38.873
Mira VE
27.090
Mirano VE
209.678
Padova
35.993
Belluno
26.644
Valdagno VI
113.655
Vicenza
34.997
Conegliano TV
25.996
Arzignano VI
83.145
Treviso
33.251
Castelfranco Veneto TV
25.625
Jesolo VE
52.099
Rovigo
33.202
Villafranca di V. VR
25.459
Legnago VR
49.890
Chioggia VE
31.336
Montebelluna TV
25.346
Portogruaro VE
43.347
Bassano del Grappa VI
28.542
Vittorio Veneto TV
41.706
San Donà di Piave VE
27.698
Mogliano Veneto TV
ISTAT 1.1.2014
Flussi turistici
Venezia e provincia, come noto, è il territorio che registra il dato maggiore, oltre il 50% del turismo regionale.
Gli oltre 61 milioni di presenze registrate nel 2013
corrispondono, su base strettamente percentuale, a
168.000 ulteriori cittadini/giorno che possono essere
potenziali fruitori del servizio reso dalle forze di polizia.
Questi dati non sono mai stati valutati complessivamente per determinare gli organici di uffici situati in
località turistiche. Basti pensare al Commissariato di
Jesolo, pensato quasi come ufficio stagionale mentre
la località è interessata praticamente tutti i mesi da intensi arrivi turistici. I rinforzi stagionali degli uffici delle
località turistiche non rispondono minimamente alle
reali necessità operative di quei contesti, trattandosi
di forze aggiuntive dimensionate su esigenze vecchie
di almeno un decennio, spesso costituite da personale
dalle provenienze più varie, con esperienze professionali e capacità di intervento non sempre corrispondenti
alle reali necessità del contesto.
Vi sono mesi dell’anno (luglio e agosto su tutti), nei
quali alcune province o singoli comuni registrano presenze turistiche a dir poco impressionanti: Venezia e
il suo territorio ad agosto 2013 hanno registrato 8,6
milioni di presenze, mentre la provincia di Verona ha
superato i 3 milioni.
Presenze anno 2013
Verona
Vicenza
Belluno
14.094.314
1.853.805
3.987.658
Treviso
Venezia
Padova
1.581.430 33.938.624 4.596.931
Rovigo
totale
1.480.519
61.533.281
Elaborazioni Regione Veneto - Sezione Sistema Statistico Regionale su dati Istat - Regione Veneto
Gli studenti nelle città universitarie
Venezia, Padova e Verona, città sedi di università, in
aggiunta alla popolazione residente e ai pendolari che
quotidianamente entrano nel territorio per esigenze di
lavoro, includono un elevato numero di studenti, molti
dei quali abitano in città o nei primi comuni della cintura urbana, determinando un ulteriore e non trascurabile incremento della popolazione che vive e usufruisce
della città e dei suoi servizi, sicurezza compresa. Con
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poco più di 100.000 iscritti complessivi ai corsi, Padova
da sola supera i 58.000 studenti - di fatto una città
nella città - le tre città universitarie richiedono ogni
giorno, come e più delle altre, forze di polizia efficienti
e qualificate.
Immigrati nel Veneto
Italiani
BELLUNO
197.562
PADOVA
837.770
ROVIGO
226.504
TREVISO
787.563
VENEZIA
779.305
VERONA
806.202
VICENZA
769.976
totale
4.399.882
Stranieri
Totale
12.439
210.001
83.591
921.361
15.845
242.349
94.227
876.790
67.657
846.962
94.340
900.542
89.229
859.205
457.328 4.857.210
Inc. % stranieri
5,9%
9,1%
6,5%
10,7%
8,0%
10,5%
10,4%
9,4%
Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati Istat (Censimento popolazione 2011)
Si è detto di come il Veneto conosca un inarrestabile
aumento della popolazione residente. Rispetto al dato
del censimento 2011, al 31 dicembre dello stesso anno,
su una popolazione di 4.862.531 abitanti (in crescita di
5.300 rispetto al dato del censimento), si contavano
458.930 stranieri (9,44%), anch’essi in costante crescita rispetto agli anni precedenti e allo stesso dato
rilevato al censimento (+1.600).
Una così rilevante presenza di cittadini di provenienza europea ed extraeuropea, alla quale va aggiunto
un non trascurabile numero di immigrati con posizione
irregolare e pertanto di difficile valutazione ma presente, comporta un impegno degli uffici della Polizia di
Stato - questure prime tra tutti - in molti casi decuplicato rispetto a pochi anni addietro. Migliaia di cittadini stranieri che quotidianamente si portano negli uffici
Immigrazione hanno reso necessario standardizzare e
specializzare le attività burocratico/amministrative, impiegando sempre più risorse umane (con non trascurabili situazioni di lavoratori interinali, a progetto, ecc.),
per tentare di fornire un servizio di qualità rispettando i
tempi previsti da una normativa troppo spesso di natu-
ra emergenziale quando non completamente astrusa e
“folle” come è avvenuto negli anni più recenti con l’introduzione del reato di immigrazione clandestina, fino
al suo recente sostanziale superamento. Ogni aumento di popolazione immigrata, così come avviene per
quella italiana, comporta un aumento della quota di
soggetti che si dedicano ad attività illecite e alla commissione di reati; il potenziamento degli uffici dedicati
al contrasto dei fenomeni criminali stranieri, in molti
casi anche con caratteristiche associativo/mafiose, non
è avvenuto quanto necessario per mancanza di personale. Ciò è ancor più vero per le attività di monitoraggio, conoscenza e analisi dei fenomeni di estremismo e
fondamentalismo. Risulta evidente a tutti, a tutti tranne
a chi ha governato negli ultimi quindici anni, come siano necessari anni di applicazione, di studio, di risorse
economiche e tecnologiche per riuscire a seguire le veloci trasformazioni delle diversificate e pulviscolari galassie dell’estremismo religioso e come sia necessario
puntare su personale giovane, motivato, culturalmente
attrezzato, da affiancare agli investigatori più esperti.
I reati in regione
province
2007
2009
2011
2013
BELLUNO
7.110
7.380
6.150
5.565
5.590
PADOVA
43.900
51.130
45.740
45.970
46.370
ROVIGO
9.260
11.055
8.900
9.250
8.525
TREVISO
28.630
30.440
27.570
25.950
25.990
VENEZIA
43.795
49.685
41.370
44.170
47.260
VERONA
44.190
49.540
40.185
38.450
40.800
VICENZA
30.345
32.980
29.695
31.980
31.790
207.230
232.210
199.610
201.335
206.325
tot. Regione
4
2005
Elaborazioni Regione Veneto su dati annuali Ministero Interno e dati Istat
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Anche il Veneto, come tutta Italia, nell’ultimo decennio
ha registrato un aumento complessivo del numero dei
reati denunciati all’autorità giudiziaria. Le tabelle indicano chiaramente le dinamiche dei reati nel corso del
tempo. Per tutte, il 2007 risulta l’anno a maggior incidenza di reati denunciati; il dato, già noto, conferma
gli effetti negativi del provvedimento di indulto approvato dal parlamento il 29 luglio 2006. Non si è ritenuto
di svolgere in questa sede particolari approfondimenti
sui diversi reati e il loro effetto sulla popolazione, rite-
nendo sufficiente la sola rappresentazione grafica per
far comprendere come le condizioni generali della sicurezza del Veneto richiedano un impegno continuo di
ogni tipo di investimento e non giustifichino in alcun
modo l’azione di depotenziamento in atto.
Al contrario, il SILP CGIL è convinto da anni della necessità ineluttabile di superare l’attuale modello organizzativo delle due forze di polizia a competenza generale, non più funzionale alle reali necessità del Paese e
non più sostenibile dal punto di vista finanziario.
La Polizia di Stato
IL PERSONALE
Dal 2006 al 2013 si è passati da 103.000 agenti in servizio a 95.000, con una contrazione dell’8% sul totale.
La causa di questa forte diminuzione – oltre 12mila
unità in meno negli ultimi dieci anni per la sola Polizia
di Stato - va individuata nel blocco del turn-over che
sta progressivamente riducendo gli organici di tutte
le sedi territoriali tanto che si paventa un futuro nel
quale le forze di Polizia saranno presenti solamente
Il dato nazionale
nei grandi centri urbani e in quelli a maggiore visibilità, con un progressivo abbandono delle periferie. Un
processo già in atto e dagli effetti fortemente negativi,
chiaramente riscontrabile nei quartieri periferici delle
grandi città, Roma, Milano e Napoli.
Nel Veneto non mancano situazioni di preoccupante
decadimento della qualità della sicurezza urbana quali
la zona della Stazione e via Piave a Mestre, le Vaschette di Marghera, Campo Marzio a Vicenza.
Diminuisce il numero dei dipendenti e aumenta l’età
media del personale, oggi di circa 45 anni. Ad innalzare l’età media, oltre al ridotto turn-over, contribuiscono le attuali modalità di assunzione. La legislazione
vigente prevede l’ingresso in tutte le forze di polizia
esclusivamente attraverso il passaggio obbligato dal
servizio militare. Una modalità che ha due conseguenze principali:
- l’aumento dell’età media di accesso. Provenendo
dalla ferma obbligatoria, mediamente gli allievi agenti
hanno un’età di 26 anni mentre per anni l’età di ingresso degli agenti era di 20 anni;
- la progressiva discriminazione all’accesso delle don-
ne che rappresentano appena il 7% del personale delle Forze armate e che in Polizia oggi toccano il 14,8%.
Attraverso i concorsi ordinari, con neo assunti provenienti dalla vita civile, la media di accesso delle donne
era almeno del 25%.
A queste si aggiunge un’ulteriore importante considerazione legata al differente addestramento e alle diverse mansioni svolte per uno, quattro, talvolta fino
a sette anni nelle forze armate, prima di entrare nei
ruoli della Polizia di Stato. Esperienze professionali
maturate in anni di servizio militare, spesso in missioni
all’estero, che poco o nulla hanno in comune con il
servizio di polizia.
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Il SILP CGIL, da sempre, ritiene imprescindibile se non
un pieno ritorno all’assunzione per concorso, quantomeno un riequilibrio tra le differenti modalità, favorendo l’ingresso di uomini e donne più giovani, provenienti da tutto il territorio nazionale, invertendo il processo
involutivo attualmente in corso.
Queste errate scelte di indirizzo, portano alla attuale
situazione che consegna al Paese una tra le polizie più
“anziane” di tutta Europa:
l’età media dei dirigenti superiori è di circa 62 anni,
quella dei primi dirigenti di 59. I direttivi hanno 45
anni di media, gli ispettori circa 50, i sovrintendenti
48, mentre gli agenti e assistenti si collocano a circa
41 anni di media.
Il dato regionale
dersi, in ragione del numero e tipologia di uffici insediati nei diversi territori e della popolazione residente.
La tabella affianca la popolazione di ciascuna provincia, la popolazione del capoluogo, il numero di comuni
della provincia, il numero degli agenti in servizio nella
questura, compresi quelli dei commissariati dipendenti, dove presenti.
In regione lavorano circa 5.300 dipendenti della Polizia di Sato. Un numero generale che trova nei dati
di ciascuna provincia gli elementi per un giudizio di
congruità.
Le sette province, infatti, presentando dati assolutamente dissimili tra loro, come è peraltro logico atten-
provincia
popolazione popolazione
provincia
capoluogo
(2014)
(2014)
numero dipendenti
comuni questura
VENEZIA
857.841
264.534
44
VERONA
921.717
259.966
98
PADOVA
936.233
209.678
104
VICENZA
869.813
113.655
121
TREVISO
887.722
83.145
95
ROVIGO
244.062
52.099
50
BELLUNO
209.430
35.993
67
VENETO
4.926.818
579
commissariati
di Polizia in
altri comuni
3
850 (Chioggia, Jesolo, Portogruaro)
430
400
1
330
(Bassano del Grappa)
1
280
(Conegliano)
2
225
(Adria, Porto Tolle)
1
170
(Cortina d’Ampezzo)
2.685
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In ciascuna provincia sono presenti altri uffici della Polizia di Stato: mentre Polizia Postale e delle Comunicazioni, Polizia Ferroviaria e Polizia Stradale sono presenti in tutte le sette province, altri uffici hanno sede
solamente in una o alcune di esse.
In particolare, Padova con la sua posizione centrale
rispetto all’intera regione, annovera storicamente il
maggior numero di strutture logistiche e di supporto
all’attività della Polizia di Stato. Hanno sede a Padova
il Reparto Mobile (400), il Reparto Prevenzione Crimine (100), il Gabinetto Interregionale Polizia Scientifica
(85), la Zona Telecomunicazioni, il Servizio Tecnico Logistico e Patrimoniale, la Dia.
A Venezia ha sede il Reparto Volo (60), mentre la
provincia di Verona è l’unica ad ospitare un istituto di
istruzione in regione, con la Scuola Agenti di Peschiera
del Garda (72).
Venezia, con il porto e l’aeroporto (180), Verona (83)
e Treviso (50) con i rispettivi aeroporti, sono sede anche di uffici di Polizia di Frontiera.
Il dato complessivo restituisce una fotografia composita della Polizia di Stato nelle sette province della regione. Accanto ad uffici a vocazione prettamente burocratica (Servizio Tecnico Logistico e Patrimoniale),
fondamentali e strumentali all’efficienza complessiva,
ve ne sono altri, Reparto Mobile e Reparto Prevenzio-
ne Crimine su tutti, che per vocazione sono destinati
ad impieghi in molteplici località, sia in regione che
fuori, con personale inviato in
BELLUNO
265
missione.
PADOVA 1.600
I dati complessivi del personale
in servizio nelle varie articolaROVIGO
330
zioni della Polizia di Stato preTREVISO
480
senti in regione sono riassunti
VENEZIA 1.360
in tabella.
VERONA
810
Per tutti gli uffici vale un paraVICENZA
455
metro di riferimento, un totem
totale
5.300
con il quale Amministrazione
e sigle sindacali, prima o poi si
trovano a dover fare i conti: le piante organiche stabilite dal Ministero dell’Interno nel 1989.
Venticinque anni. Un tempo ormai infinito, durante il
quale sono completamente mutate l’Europa e l’Italia
ma che non sembra richiamare il Ministero dell’Interno
alla necessità di rivedere in maniera complessiva gli
organici degli uffici, adeguandoli ai cambiamenti.
Eppure il Veneto negli ultimi venticinque anni ha conosciuto una trasformazione senza eguali, basti pensare
ai cambiamenti determinati dalla caduta del muro di
Berlino e ai flussi migratori, commerciali, turistici e non
da ultimo criminali, che la riconquistata libertà dei Paesi dell’Est Europa ha comportato.
L’età media
significa dover ricomprendere nella definizione, per
quanto riguarda gli organici di polizia, oltre a Belluno
e Rovigo, anche Vicenza e Treviso. Queste quattro
province, infatti, possono contare su personale di polizia con una età media superiore, talvolta di molto,
dell’età media di polizia. Non mancano situazioni di
interi uffici, commissariati compresi, nei quali non è
Il blocco del turn-over e le attuali procedure di ingresso hanno comportato un innalzamento dell’età media
degli operatori ormai prossima ad un punto di non
sostenibilità. Se questo è vero in generale, assume
connotati di vera e propria emergenza in uffici decentrati o nelle province più piccole, anche se questo
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presente nessun agente con meno di quindici anni di
servizio.
Ma è il crudo dato numerico che rende l’immagine
della Polizia di Stato di oggi: Belluno registra un’età
media di 46 anni e solamente al Commissariato di
Cortina sono in servizio due agenti, ovvero personale
con meno di dieci anni di servizio. Padova, Venezia
e Verona vivono una situazione di maggior tranquillità, potendo contare su personale di età mediamente
inferiore a quella nazionale; ciò è possibile in quanto
le tre città ad ogni nuova assegnazione di personale
ricevono anche agenti di nuova nomina, in particolare
Padova con il Reparto Mobile. Il dato però non deve
trarre in inganno in quanto, andando ad analizzare
la composizione degli uffici delle diverse articolazioni,
tanto più degli uffici in provincia, le cose tendono ad
allinearsi al dato nazionale.
Il personale in servizio a Rovigo e Treviso ha una una
età media di circa 47 anni, mentre a Vicenza arriva a
circa 48 anni e mezzo.
Per affrontare in maniera complessiva e razionale
l’inarrestabile aumento dell’età media, con l’ultimo
accordo nazionale quadro, il contratto di lavoro del
personale della Polizia di Stato, sono state introdotte
misure volte ad assicurare tutele crescenti al personale più anziano, prevedendo l’esonero, su base volontaria, dai servizi esterni serali e notturni al personale
con 30 anni di servizio o 50 di età.
Questa previsione, certamente opportuna e necessaria, sta dimostrando tutti i limiti derivanti dall’ulteriore
contrazione numerica del personale, con l’effetto perverso che proprio negli uffici ad età media più elevata
è sempre più difficile veder riconosciuto il diritto al dipendente, svuotandolo completamente di significato.
Organici al limite
Nonostante questi eloquenti dati, i servizi garantiti alla
cittadinanza e i risultati conseguiti hanno del miracoloso.
E’ questo il problema sicuramente più grave e diffuso
in tutta la regione. Nessuna provincia e nessun ufficio
di Polizia possono essere ritenuti dimensionati rispetto
alle reali necessità di territori cambiati profondamente, in molti casi con una popolazione enormemente
cresciuta, con un tessuto produttivo e una ricchezza
diffusa, ancora oggi in piena crisi, nettamente superiore a quella di gran parte delle altre regioni italiane.
Pochi mesi fa, in occasione delle celebrazioni per il 2
giugno, è stato lo stesso prefetto di Belluno ad indicare in non meno di 35 il numero di agenti mancanti
in provincia per continuare ad assicurare un servizio
adeguato alle esigenze. Se agli attuali 265 agenti se
ne dovrebbero aggiungere 35, il deficit evidenziato dal
prefetto è pari al 12%.
Rovigo, pur disponendo di un numero
maggiore di donne e uomini, si trova nelle medesime se non peggiori condizioni
di Belluno. A fronte di una previsione di
236 dipendenti, la questura e i due commissariati devono provvedere ai propri compiti con
circa 20 unità in meno. Se si considera che per vigilare la sede e assicurare almeno una pattuglia h24 del
servizio di controllo del territorio servono non meno
di 15 persone, è evidente che definire commissariati
uffici di 18 o 22 persone, attribuendo loro competenza
amministrativa e giudiziaria su territori molto vasti, rischia di diventare un puro esercizio retorico. Tranne la
Polizia Stradale, che conta personale sostanzialmente
adeguato, le altre specialità presenti in provincia di
Rovigo sono assolutamente carenti: la Polizia Ferroviaria dispone di 11 dipendenti mentre la Polizia Postale
e delle Comunicazioni, ufficio cenerentola, conta solo
5 dipendenti.
La questura di Vicenza (328) e il dipendente commissariato di Bassano del
Grappa, oltre all’età media più elevata a
livello regionale, tanto da avere in servizio solamente due dipendenti con meno
di quindici anni di lavoro, conta un territorio molto vasto e articolato, e la Polizia di Stato è presente
solo in un terzo comune, Schio, dove è presente un
Distaccamento della Polizia Stradale. All’ufficio Armi,
dove lavorano cinque dipendenti, entro i primi mesi
del 2015 ben quattro andranno in pensione. Provvedere al ricambio sarà estremamente complicato perché,
contemporaneamente, anche altri uffici perderanno
personale per raggiunti limiti di età.
Anche Treviso (questura 280, specialità 200) soffre di un organico sottodimensionato rispetto al territorio e alle
accresciute esigenze che ricadono sugli
uffici di polizia. Basti pensare, ma il dato
è analogo a Vicenza, all’aumento straordinario della
popolazione straniera intervenuto negli ultimi venticinque anni e alla necessità di avere uffici Immigrazione in grado di lavorare migliaia di pratiche di soggiorno all’anno. Eppure le piante organiche attuali non
sono nemmeno somigliati a quelle scritte su carta dal
Ministero in tempi nei quali il fenomeno migratorio era
pressoché inesistente. La Divisione Anticrimine della
questura di Treviso, ormai da un paio di anni, presenta
un grave sottodimensionamento; oggi vi lavorano la
metà dei dipendenti in servizio nel 2011.
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Venezia, per taluni uffici della questu-
ra (commissariati di Jesolo e Portogruaro in particolare), registra sofferenze di
personale tali da non garantire i servizi
ordinari attesi dalla popolazione. In molte occasioni, come più volte verificato dal SILP CGIL,
nei due commissariati del litorale nord il servizio assicurato dalla volante risulta effettivamente svolto, peraltro in maniera discontinua, per non più di 15 giorni
al mese. Nel 2012 a Portogruaro abbiamo constatato
come anche per intere settimane non sia stato possibile svolgere alcun servizio di controllo del territorio,
pur essendo presenti in città il Commissariato, una
Compagnia Carabinieri e una Tenenza della Guardia
di Finanza.
Padova e Verona, pur mo-
strando anch’esse qualche problema di organico, vivono certamente situazioni meno emergenziali.
Vi sono interi settori delle questure che, in ragione delle priorità riconosciute ad altri uffici, alle dinamiche del
personale e alle oggettive difficoltà connaturate con lo
specifico servizio, dispongono di un numero di dipendenti quasi irrisorio. Al di là della passione e dell’abnegazione personale, alla disponibilità a svolgere lavoro
straordinario, sia programmato che emergente, pensare che uffici di primaria importanza come le Digos
possano assicurare tutti i servizi delicati e di qualità
che ci si attende con sette, nove o sedici dipendenti
(questi i dati di Belluno, Rovigo e Treviso), testimonia
la distrazione colpevole dell’Amministrazione.
Aggiornamento e addestramento
Con una simile deficitaria situazione, è quasi naturale
attendersi che siano tralasciati i compiti ritenuti meno
importanti o comunque rinviabili. E’ il caso dell’aggiornamento e dell’addestramento - operativo e al tiro
- del personale. I dati, comunicati alle organizzazioni sindacali e oggetto di specifici incontri semestrali,
mettono in luce, sul piano regionale, l’incapacità di
molti dirigenti degli uffici, per una infinità di motivi, di
assicurare un livello di formazione del personale superiore al 60% delle dodici giornate all’anno da dedicare
all’aggiornamento normativo, all’addestramento operativo e alle esercitazioni di tiro.
In alcune specifiche situazioni e per singoli semestri,
nel corso degli ultimi anni sono stati rilevate percentuali di poco superiori al 20%. La mancata formazione
o lo scarso mantenimento dell’addestramento interessa, pur con situazioni variabili, tutti gli ambiti provinciali.
I tagli economici sono di tale portata che agli allievi agenti che frequentano gli istituti di istruzione, in
regione è presente la Scuola Agenti di Peschiera del
Garda, non vengono forniti tutti i testi, codice penale,
procedura penale, leggi di p.s., ecc. che fino ad alcuni
anni fa costituivano la dote con la quale i nuovo agenti
si presentavano nelle loro prime sedi di servizio.
LA LOGISTICA
La logistica, ovvero lo stato di efficienza e conservazione degli immobili sedi degli uffici della Polizia di Stato
nella regione, è oggettivamente complessa e articolata. Nessuno dei sette capoluoghi, e relativi territori,
può ritenersi privo di problemi. Ma sono presenti forti
diseguaglianze.
Belluno. Da oltre dieci anni si parla di
realizzare una nuova sede presso la caserma Fantuzzi, nel frattempo assegnata
tutta alla Polizia di Stato ma in condizioni fatiscenti. Due progetti e molte parole
non hanno ancora prodotto alcuna decisione, tantomeno alcun lavoro. Nel frattempo la questura resta
smembrata in ben quattro differenti strutture, con evidenti problemi di vigilanza, funzionalità ed efficienza.
Padova. La sede di Piazzetta Palatucci
della questura risulta ormai inadeguata
sia rispetto al numero accresciuto di uffici sia rispetto all’utenza, italiana e straniera, fortemente aumentata.
Negli ultimi anni in città si è registrato un
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vivace dibattito, in particolare tra le forze politiche del
precedente Consiglio Comunale, sulla reale necessità
di una nuova sede per la questura e sulla zona dove
realizzarla.
Il sito ipotizzato è stato pensato in diversi luoghi della
città, prima in zona Stazione Ferroviaria, da ultimo a
fianco dell’altro controverso progetto, in Corso Australia, per arrivare all’attuale niente di fatto che lascia
irrisolti tutti i problemi.
Con il contributo di provincia e comune sono stati
ammodernati per quanto possibile i locali dell’ufficio
Immigrazione, ospitati al pian terreno di palazzo Wollemborg, sottoposto a stretti vincoli da parte dei Beni
Architettonici, in quanto palazzo d’epoca.
Tuttavia, se ciò ha permesso di allestire una sala d’attesa al coperto provvista di climatizzazione, restano
invariati i problemi legati all’ubicazione: è impossibile per chi non è autorizzato, raggiungere la questura
in auto, in quanto in piena ztl, non vi sono comunque parcheggi a sufficienza né per il personale né per
l’utenza, che quando è costretta (stranieri, passaporti,
licenze), deve organizzarsi al meglio, quando invece
può scegliere (ufficio denunce) si rivolge altrove, an-
SILPVENETOnews
dando al commissariato della Stanga, al posto fisso
dell’Ospedale o dai Carabinieri.
Anche il Gabinetto Interregionale di Polizia Scientifica
è ospitato in due diversi stabili. Pur in presenza della possibilità di riunire in una unica struttura l’ufficio,
trasferendolo in una ex caserma nelle vicinanze della
questura, l’operazione non viene autorizzata.
Rovigo presenta la questura ancora
collocata all’interno dello stabile di via
Donatoni, inadeguato, vecchio e non
funzionale, nel quale ha sede anche la
Sezione della Polizia Stradale, con quotidiani problemi di funzionalità.
Rovigo è però attualmente l’unica città del Veneto ad
avere in fase di realizzazione una nuova sede della
questura, con lavori in avanzato stato di esecuzione,
tali da far ritenere ormai prossimo il suo completamento e il conseguente trasferimento degli uffici.
Piuttosto, le dimensioni dello stabile fanno ritenere
sovradimensionata la struttura, forse concepita in un
momento in cui si pensava se non ad un aumento del
personale, almeno ad una sua tenuta. Così non è, e la
possibilità di disporre di una struttura sovradimensionata già preoccupa quando si pensa alle risorse necessarie per il mantenimento, il riscaldamento, le pulizie
degli ambienti.
Treviso. La città dispone della questu-
ra di più recente realizzazione, inaugurata a febbraio 2011. Uno stabile di sette
piani sorto in un contesto direzionale,
forse interessante sul piano urbanistico,
certamente del tutto inadeguato e sbagliato sotto il
profilo delle reali necessità dell’ufficio, dell’utenza e del
personale chiamato ad operarvi.
L’aver concepito una questura “verticale”, senza prevedere una adeguata superficie scoperta da dedicare
alle reali esigenze operative, hanno consegnato alla
città una questura del tutto inadatta alle finalità. Ogni
mattina, all’esterno, lunghe file di stranieri in attesa
di accedere all’ufficio Immigrazione, un cortile interno
praticamente inesistente, insufficiente ad ospitare tutti
i mezzi di servizio, pochissima attenzione alle autovetture del personale dipendente.
Un fabbricato talmente “estraneo” alle necessità di
una questura, da veder nel 2010 quasi tutte le sigle
sindacali unite nel denunciare l’inadeguatezza del sito,
fino ad inviare una segnalazione alla Corte dei Conti
volta ad accendere un riflettore sulla complessa operazione immobiliare. L’edificio è talmente inadatto che
la Guardia di Finanza, che ha sede in altro stabile del
stesso polo direzionale, ha sostanzialmente già risolto
il contratto, prevedendo di non rinnovare la locazione
alla scadenza naturale.
Proprio i più recenti e ripetuti arrivi di decine e decine
di migranti trasferiti in regione dopo essere sbarcati
sulle coste siciliane, hanno messo in luce i punti critici
della struttura, sia per l’impossibilità di parcheggiare
tutti i pullman e i veicoli di servizio, sia per l’assoluta
mancanza di spazi dove ospitare temporaneamente le
persone. L’ufficio denunce è stato spostato ad un piano superiore per ricavare un ambiente dove effettuare
le operazioni di controllo e di fotosegnalamento delle
persone.
Venezia. Il capoluogo regionale pre-
senta di gran lunga la situazione più
grave e compromessa sotto il profilo
della logistica, una situazione di assoluta emergenza. Nessuna delle sedi della
questura e dei sei commissariati, tre cittadini (Mestre,
Marghera e San Marco), e tre in provincia (Chioggia,
Jesolo e Portogruaro), può ritenersi esente da anche
gravi situazioni che riguardano le condizioni degli stabili, gli impianti, la loro manutenzione.
Dal 2001 la sede principale della questura, di proprietà
del Demanio, è ubicata a Piazzale Roma e, seppur
modificata negli anni, mantiene l’impianto originario
di monastero del 1200. Tra le numerose criticità una
è emblematica della pessima gestione delle risorse.
Verso la fine degli anni settanta, per assicurare l’addestramento all’uso delle armi degli agenti di tutta la
provincia, fu realizzato un poligono di tiro, interrato.
Immediatamente si evidenziarono problemi di infiltrazione d’acqua e di inefficace smaltimento dei gas
tossici; nonostante ripetuti e costosi interventi, la situazione non trovò mai soluzione e il poligono venne
definitivamente chiuso dopo poco più di dieci anni.
Tutta la sede della questura presenta problemi di erosione causata dal moto ondoso e uno sgretolamento
costante e continuo degli intonaci di tutta la parte al
pianterreno. Sono presenti infiltrazioni di acqua piovana in talune parti delle coperture.
La sede distaccata della Questura, situata a Marghera
in via Nicolodi, anch’essa di proprietà del Demanio,
ospita sette uffici, tra i quali l’Ufficio Immigrazione. Si
tratta di una ex scuola edificata negli anni ’60, inizialmente di proprietà del Comune, successivamente
ceduta al Demanio. Seppur siano state spese diverse
centinaia di migliaia di euro per tentare di mantenere
agibile la struttura o di dotarla di spazi coperti necessari e non presenti, procedendo alla realizzazione di
due nuovi archivi, la struttura si trova in uno stato di
assoluto degrado.
Nel 2010 furono avviate le procedure per la realizzazione in project financing, di una nuova questura a
Mestre, inglobando nella struttura anche il Commissariato. Dopo solenni impegni assunti dal ministro
dell’Interno che avevano fatto ben sperare, la procedura si è definitivamente arrestata nel 2012 dopo che
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la Ragioneria Generale dello Stato diede parere contrario per mancanza di copertura finanziaria.
Gli spazi interni sono sostanzialmente ancora quelli
dell’originaria scuola, le sale d’attesa presenti inadeguate all’utenza, il tetto presenta in molti punti pesanti
infiltrazioni d’acqua, gli impianti elettrici sono sottodimensionati rispetto alle esigenze degli uffici, le caldaie
e le numerose pompe gemellari che garantiscono il
riscaldamento sono soggette a frequenti perdite con
conseguenti cali di pressione, tutti i servizi igienici
andrebbero rifatti in quanto vecchi e privi da alcuni
anni di un impianto idraulico in grado di fornire acqua
potabile. Per non parlare dei pavimenti, in materiale plastico in molte parti sollevato o mancante, delle
dipinture interne e degli intonaci esterni, scrostati e
con evidenti segni di decadimento della struttura in
cemento con punti in cui sono evidenti le armature
metalliche. L’ufficio Immigrazione è stato ritinteggiato
pochi mesi addietro dagli stessi dipendenti che in una
mattinata superlavorativa hanno restituito a se stessi
e alle centinaia di persone che ogni giorno affollano
l’edificio, una decenza assicurata dall’Amministrazione.
Venezia, anche in considerazione delle numerose aggregazioni di personale (a Carnevale, nei mesi estivi,
per la Mostra del Cinema), avrebbe quanto mai bisogno
di un adeguato numero di alloggi collettivi di servizio
che permetterebbero un considerevole risparmio sulle
spese alberghiere. Interessanti considerazioni si potrebbero trarre dall’esame dei costi sostenuti negli anni
dalla Prefettura per il pagamento degli alberghi e sul
perché, impegnando quelle stesse somme di denaro,
non si è mai voluto proceder a lavori di mantenimento
e restauro o di adeguamento alle mutate esigenze.
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La città ha una struttura, una estensione territoriale e
una popolazione residente che non giustifica il mantenimento di tre distinte sedi in terraferma. Le condizioni che determinarono la nascita del Commissariato
di Marghera, strettamente dipendenti dal Petrolchimico che occupava decine di migliaia di lavoratori, sono
del tutto venute meno. Accorpare in un unico edificio
la sede distaccata della questura, il Commissariato di
Marghera e il Commissariato di Mestre, porterebbe ad
un abbattimento dei costi generali di gestione e manutenzione e ad un più razionale impiego del perso-
SILPVENETOnews
nale, riducendo il numero degli agenti impegnati nella
vigilanza e nella duplicazione di uffici, a favore di un
maggiore controllo del territorio e al potenziamento dei
servizi investigativi. In questo modo Venezia avrebbe
una sede centrale alle porte della città, una distaccata
in terraferma, un commissariato in centro storico più
grande in grado di dare continuità al posto fisso del
Lido, oggi in quotidiano affanno.
Anche i commissariati decentrati di Chioggia, Jesolo e
Portogruaro presentano specifiche criticità.
L’immobile del Commissariato di Chioggia è stato oggetto in passato di cartolarizzazione e tutto lo stabile necessita di importanti interventi di adeguamento
alla normativa, sostanzialmente negati dalla proprietà.
Negli anni, ciclicamente, riemerge la necessità di una
nuova e più adeguata sede.
L’immobile del Commissariato di Jesolo è stato ceduto
da alcuni anni ad una società immobiliare in previsione
della costruzione, da parte della provincia e del comune, di un nuovo stabile poco lontano dall’attuale. I lavori, avviati, si sono ben presto interrotti per problemi
presentati dalla ditta esecutrice. Recentemente l’attività di costruzione sembra ripresa e la struttura potrebbe
essere pronta entro un anno. Nel frattempo solo grazie
a forti pressioni istituzionali, la società immobiliare proprietaria dell’immobile ha concesso un breve periodo di
proroga, ormai prossimo a scadenza. Al momento non
è noto l’esito della vicenda.
Portogruaro ha finalmente una nuova sede realizzata
su un immobile di recente ristrutturazione. Gli spazi
non risultano per nulla funzionali, l’archivio in particolare è stato ricavato, incredibilmente, all’ultimo piano
in un ambiente mansardato.
Verona. La città scaligera dispone di
una questura di non remota costruzione.
Nella stessa struttura, situata in Lungadige Galtarossa, comoda alle vie di comunicazione e prossima al centro cittadino,
ha sede anche la Sezione della Polizia Stradale, con
non trascurabili economie per quanto riguarda i costi,
umani, tecnologici ed economici, per assicurare la vigilanza, la manutenzione degli impianti, i consumi di
riscaldamento, le spese per le pulizie. Sicuramente la
logistica non rappresenta, nel contesto regionale, una
delle priorità per la Polizia di Stato di Verona.
Anche gli altri uffici, la Polizia Stradale con la Sottosezione di Verona Sud e i Distaccamenti di Bardolino e
di Legnago, la Polizia Ferroviaria con le sedi di Verona
Porta Nuova, Peschiera del Garda e Legnago e la Polizia Postale e delle Comunicazioni ospitata nel palazzo
delle Poste, non evidenziano criticità particolari sotto
il profilo logistico.
Analoga situazione di sostanziale relativa normalità
vale per la Polizia di Frontiera di Villafranca e la Scuola
di Peschiera del Garda.
La questura di Vicenza costruita nel
1987 in viale Mazzini, si trova in buone
condizioni d’utilizzo e di manutenzione,
pur presentando qualche carenza in termini di spazio a causa delle accresciute
esigenze. E’ ancora nella disponibilità della Polizia di
Stato la Caserma “Sasso”, fino al 2008 sede di un istituto di istruzione: vi hanno sede la Polizia Stradale
e la Polizia Postale e delle Comunicazioni, e possono
contare su ambienti e impianti adeguati alle esigenze
e alla normativa.
Il Commissariato di Bassano del Grappa, che occupa
un piano di un complesso condominiale, presenta una
situazione gravemente compromessa sotto il profilo del rispetto della normativa sulla sicurezza 81/08
e delle accresciute esigenze burocratiche e operative.
Attualmente il Commissariato si trova sotto sfratto esecutivo; in questi mesi sembra essere stata individuata
la nuova sede, prevedendo un ampliamento dell’immobile che già ospita il Distaccamento Polizia Stradale.
Gli altri uffici di Polizia presenti in provincia, Ferroviaria
di Vicenza e Distaccamento Stradale di Schio si trovano in soddisfacenti condizioni.
I VEICOLI
Auto, moto, ma anche imbarcazioni ed elicotteri, sono
veicoli presenti in regione, fondamentali per una efficiente azione di prevenzione e tutela della sicurezza
dei cittadini.
Anche nel Veneto i drastici tagli governativi ai bilanci
dei ministeri da cui ipendono le forze di polizia stanno
determinando una crescente difficoltà gestionale, con
momenti di vera e propria emergenze, spesso momentaneamente superati quando qualche sigla sindacale
denuncia situazioni limite (mancanza di auto, di benzina, di fondi per le missioni, di carta per le fotocopie,
ecc.), che i titolari degli uffici omettono di rappresentare ai cittadini, forse per un malinteso senso di dovere istituzionale. La conseguenza è che a denunciare le
gravi carenze strutturali e di risorse che interessano gli
uffici di tutte le forze di polizia, è diventato un onere
quasi esclusivo dei sindacati della Polizia di Stato, impegnati in una funzione che non è e non può diventare
il loro principale impegno.
Dei dodici veicoli in uso alle volanti della questura di
Belluno, solamente cinque sono funzionanti. Le altre
sono ferme nelle officine per scadenza dei contratti di
manutenzione e non ci sono le risorse per rinnovarli.
Mancano alcuni mezzi, Suv o fuoristrada con colori di
serie, da utilizzare lungo le difficili strade nei mesi invernali.
Anche alla questura di Padova il numero di auto in
esercizio per il servizio di volante risulta sottodimen-
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SILPVENETOnews
sionato rispetto alle necessità operative. Questo comporta un superutilizzo delle auto disponibili con la
conseguente più rapida usura delle stesse. Le risorse
economiche disponibili per le riparazioni non superano
i 5.000 euro al semestre.
A Rovigo i fondi assegnati per la manutenzione ordinaria e straordinaria annuale del parco auto non raggiungono nemmeno i 2.000 euro, la metà di quanto
assegnato nel 2012. Quelli per il solo carburante per
le imbarcazioni della Squadra Nautica di Porto Tolle
non arrivano ai 1.000 euro per tutto il 2014. Eventuali
riparazioni, oltre alla manutenzione ordinaria devono
essere autorizzati preventivamente.
Anche la Polizia Stradale dispone di un parco auto molto compromesso, con auto immatricolate mediamente
otto/dieci addietro. Le auto più recenti sono del 2010
ed hanno una percorrenza a cavallo dei 100.000 chilometri. Solo la Sezione Autostradale, potendo contare
su auto fornite dalle società autostradali, dispone di
auto nuove.
A Treviso, su un parco auto provinciale di circa 70 vetture, distribuite tra questura e specialità, ben 16 sono
inutilizzabili e di prossima dichiarazione di fuori uso. La
Polizia Stradale da tempo non dispone di alcuna moto
da impiegare nel servizio stradale e riesce a garantire
qualche servizio utilizzando alcuni motocicli temporaneamente ceduti in prestito dalla questura.
Anche in provincia di Venezia il parco veicolare non
gode di buona salute. E non potrebbe essere altrimenti tenuto conto dell’anzianità media degli automezzi e
il chilometraggio percorso.
Ciò nonostante, pur registrando periodicamente qualche momento di crisi, il parco auto presente è tale da
consentire una gestione funzionale dei mezzi, magari
ricorrendo a frequenti prestiti tra uffici ma senza creare perduranti situazioni emergenziali. Più problematica, in determinati periodi dell’anno, la situazione dei
commissariati. Quel che ha del paradossale è invece
la situazione nella quale si trovano ad operare i poco
meno di trenta operatori della sezione di polizia giudiziaria in servizio al Tribunale. Delle dodici auto disponibili nell’ottobre 2011 (cinque vecchie di quattordici
anni, altre sette di dieci, alcune delle quali ferme da
mesi), a causa di guasti importanti o anche di riparazioni minori impraticabili per mancanza di copertura,
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a gennaio 2012 i veicoli disponibili si riducevano ad
una sola autovettura, una Alfa Romeo 156 con oltre
163.000 chilometri.
La situazione, pur ben esposta dalla questura al ministero, non ha mai trovato soluzione in quanto, come
riferito a maggio 2013, non risultavano ancora stanziati nel bilancio di previsione di spesa del Ministero
dell’Interno specifici fondi con cui poter finanziare
l’acquisto di nuove autovetture. Suggerivano di tentare l’acquisizione al patrimonio di qualche autovettura di piccola cilindrata proveniente da confisca. Anche questa via, pur praticata, non è risultata per nulla
agevole:individuata un’auto con le caratteristiche indicate, è trascorso un anno intero, fino alla scorsa settimana, per poter “mettere su strada”, dopo una spesa
di 800 euro, un’auto proveniente da un sequestro.
Un’auto, sequestrata, per garantire l’autonoma funzionalità di una Sezione di polizia giudiziaria di quasi trenta persone della Procura della repubblica di Venezia,
sede anche dell’ufficio Distrettuale Antimafia.
A Verona si evidenza una scarsità di auto per il servizio
di volante, oltre ad una generale situazione critica. In
più occasioni i sindacati hanno denunciato le difficoltà nel garantire l’efficienza dei servizi e contemporaneamente la sicurezza degli occupanti del veicoli. Nel
2013 si sono evidenziate gravi criticità sulle auto di
un determinato modello assegnato alla Polizia Stradale utilizzato per il servizio autostradale che, a causa
dell’allestimento operativo, creava notevoli problemi di
stabilità del mezzo. Nel mesi di luglio 2013 si è vissuto
un vero e proprio momento di crisi in quanto per le
difficoltà legate alla manutenzione dei mezzi e alla sostituzione di quelli incidentati, non era più disponibile
alcuna autovettura. L’intervento delle segreterie sindacali nazionali sul Dipartimento consentiva di ottenere il prestito di alcuni veicoli da parte di uffici di altre
province per assicurare il livello minimo di operatività.
Quando finalmente si sono sbloccati fondi “straordinari
ed eccezionali” la situazione è tornata ad un livello di
quasi normalità. Gli uffici di polizia della provincia di
Vicenza, più che per il numero o l’efficienza dei mezzi, ritenuti soddisfacenti e ancora funzionali agli impegni; periodicamente presentano qualche problema
sul fronte del rifornimento di carburanti che comunque
non sono mai mancati.
SILPVENETOnews
MATERIALI ED EQUIPAGGIAMENTI
Ogni poliziotto dispone di una uniforme che lo accompagna negli anni di servizio, garantendo sempre
la funzionalità e l’operatività. O almeno così dovrebbe
essere!
Da anni, gravi sono le inadempienze dell’Amministrazione nel fornire
con le scadenze previste le uniformi
(giacche, camice, pantaloni, giubbotti, berretti), le calzature e ogni
altro elemento che costituisce l’ordinario equipaggiamento del dipendente in funzione della specialità
nella quale opera.
Ancora peggiore è la situazione
dell’equipaggiamento cosiddetto “di
reparto”, quello non assegnato al
singolo dipendente ma custodito negli uffici e consegnato al personale solo in occasione
di determinati servizi. Una minor cura del materiale
e un utilizzo più frequente, unite a
una sempre maggior difficoltà di sostituzione del materiale deteriorato
o inutilizzabile, rende possibile le
condizioni degradanti riportare nelle
foto.
Decine e decine di caschi u-bott, utilizzati nei servizi di ordine pubblico,
pur nelle condizioni raffigurate, non
vengono ritirati per assenza di ricambi pur non venendo meno gli impegni, pressoché quotidiani, di ordine
pubblico. Le questure di Venezia e
Verona registrano il più basso livello
di efficienza dei caschi. A Venezia l’ultimo approvvigio-
namento di caschi u-bott risale al giugno 2006 quando arrivarono 50 caschi provenienti da un istituto di
istruzione chiuso, portando a 320 gli u-bott disponibili per tutto il personale. Dopo altri sei anni, ad aprile 2012 venivano
dichiarati fuori uso ben 100 caschi.
Una richiesta di caschi nuovi del settembre 2012 e un sollecito dell’agosto 2013 inviati al Dipartimento non
hanno ancora prodotto alcun effetto,
non esistendo alcuna riserva di materiale nei magazzini. Alla questura
di Rovigo resistono una sessantina
di caschi, molto vecchi e tutti in pessime condizioni.
Le altre sedi, pur con problemi, di spongono di un numero maggiore
di caschi in buono stato. In alcuni casi si è optato,
pur contravvenendo alle previsioni ministeriali, ad una
assegnazione di fatto a ciascun dipendente impiegabile nei servizi di
ordine pubblico di un casco; questo,
senza diventare personale, di fatto
viene utilizzato da una sola persona, con minor utilizzo finale e una
cura maggiore. Quel che è possibile
in città con un impiego a bassa frequenza in servizi di ordine pubblico,
non è possibile a Venezia, piazza
molto ambita per ogni tipo di manifestazione che richiede l’intervento
anche del personale territoriale, o a
Verona, che ha due squadre di calcio
militanti nel campionato di serie A.
Altrettanto compromesse sono le condizioni degli apparati radio utilizzati in ogni servizio esterno, tanto che
è ormai consolidato il ricorso al telefono cellulare anche con le sale operative per la gestione della gran
parte delle comunicazioni di servizio.
Ancor peggiore, per il rischio insito nella loro inefficienza, è lo stato in cui si trovano molti giubbotti antiproiettile in dotazione. In quasi tutti gli uffici della
regione il 70% dei giubbetti antiproiettile flessibili da
uso esterno o quelli sottocamicia indicano dicembre
2014 come data di scadenza. Il restante quantitativo
scadrà nel corso del 2015. Le richieste avanzate dagli
uffici al Dipartimento fin dai primi mesi dell’anno, non
hanno ottenuto ancora alcuna concreta risposta.
Analoghe considerazioni valgono per le riserve di munizioni per il mantenimento dell’efficienza al tiro. In alcune provincie le munizioni in magazzino non consentiranno di effettuare le esercitazioni di qui a fine anno.
Anche la strumentazione informatica risente dei pe-
santi tagli operati ai bilanci della Polizia di Stato. I
computer vengono sostituiti con grande lentezza, è
aumentata la cannibalizzazione che consente di assemblare un computer funzionante da più macchine
guaste. Il software presenta seri problemi legati ai
mancati aggiornamenti e molti computer con sistema
windows xp a breve risulteranno del tutto inutilizzabili.
In tutti gli uffici si registra scarsità di carta per stampanti e fotocopie; alla questura di Venezia è ormai diventata prassi utilizzare gli atti d’archivio da inviare al
macero, riciclandoli per la stampa delle copie d’ufficio,
risparmiando in tal modo un po’ di carta nuova.
Anche gli ultimi arrivi di equipaggiamento portano con
sé dei problemi. La nuova divisa per il personale delle
volanti, che tanto spazio ha trovato anche nella stampa, rischia di tradursi in breve in un serio problema. Le
uniformi assegnate sono in numero appena sufficiente
a vestire tutti i dipendenti delle volanti dei capoluoghi,
senza considerare gli equipaggi delle volanti dei com-
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SILPVENETOnews
missariati, quasi questi non svolgessero il medesimo
lavoro, con le stesse esigenze. Inoltre, non sono state
consegnate le riserve minime necessarie per garantire le normali sostituzioni per danneggiamento o fuori taglia, ragion per cui a breve è prevedibile vedere
agenti, a bordo della stessa auto, vestiti in maniera
differente.
Vi sono inoltre le situazioni particolari, che per certi
versi sembrano del tutto sconosciute al Dipartimento.
Per il personale impiegato in servizi di ordine pubblico
a Belluno e Cortina non è previsto alcun tipo di doposci, assegnato al contrario a Moena, in provincia di
Trento. Cortina e Agordo hanno squadre di hockey sul
ghiaccio, Cortina ospita le gare di Coppa del Mondo
di sci con temperature che scendono di molto sotto lo
zero. Non mancano molti altri impegni minori, diffusi
su tutto il territorio provinciale, per i quali viene impiegato personale in uniforme. L’assenza di materiali
adeguati alle esigenze climatiche costringe il personale ad acquistare personalmente maglie termiche, calzamaglie, calzature adatte.
Venezia presenta altri problemi, legati alla necessità
di fornire al personale delle volanti lagunari uniformi
e capi di abbigliamento adatti ad un utilizzo in centro storico, su imbarcazioni, immersi in un ambiente
umido. Negli anni non sono mancati miglioramenti ma
oggi, a causa delle limitate risorse, iniziano a registrarsi problemi di approvvigionamento che non troveranno soluzione.
Non è una boutade, ma un comportamento ormai
attuato in tutti i centri di distribuzione dell’abbigliamento: nei magazzini si pratica il baratto, il riciclo e
il riutilizzo dei capi di vestiario che i colleghi andati in
pensione depositano al momento di lasciare il servizio.
Ciò che è ancora in buone condizioni d’uso trova un
nuovo destinatario.
Le conseguenze: la rimodulazione dei presidi di polizia
La desolante condizione nella quale si trovano ad operare i dipendenti della Polizia di Stato nel Veneto, è diretta conseguenza dei tagli, lineari e non solo, operati
nel corso degli anni da parte dei governi che si sono
succeduti.
La constatazione dell’impossibilità di mantenere funzionali ed efficienti tutti gli uffici di Polizia presenti sul
territorio, ha indotto il Ministero dell’Interno a produrre, a fine febbraio 2014, un progetto di rimodulazione
territoriale dei presidi, con l’intento di dare razionalità
e capacità di mantenimento alla Polizia di Stato in tutto il territorio nazionale.
Il progetto è destinato a produrre pesanti tagli degli
uffici di Polizia a cui farà seguito una non trascurabile mobilità di dipendenti. Una riduzione nazionale che
prevede la chiusura di 261 uffici, ben 73 sezioni di Polizia Postale e delle Comunicazioni su 101, la chiusura
di posti fissi Polfer e distaccamenti Stradale, oltre ad
una decina di commissariati distaccati.
La Polizia di Stato è presente in Veneto con circa 80
differenti uffici, l’Arma dei Carabinieri con ben 202 uffici, la Guardia di Finanza con 55 uffici territoriali: il
totale fa non meno di 337. In tutte queste strutture
lavorano circa 14.500 persone, 5.300 della Polizia di
Stato e non meno di 6.000 carabinieri, le due forze di
polizia a competenza generale.
Secondo l’ultimo progetto ministeriale, in regione sono
destinati alla chiusura 16 uffici con la derivante mobilità per circa 150 colleghi:
BELLUNO
1-Posto Polizia Ferroviaria Calalzo (8 dipendenti)
2- Sezione Polizia Postale (11 dipendenti)
3- Squadra a cavallo (istituito ma mai operativo - 0
dipendenti)
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PADOVA
1- Sezione Polizia Postale (13 dipendenti)
ROVIGO
1- Commissariato Porto Tolle (18 dipendenti)
2- Sezione Polizia Postale (5 dipendenti)
3- Squadra Nautica Porto Tolle (5 dipendenti)
TREVISO
1- Sezione Polizia Postale (11 dipendenti)
nota: la Sottosezione Polizia Ferroviaria Treviso è declassata in Posto Polfer (mantiene gli attuali 14 dipendenti)
VENEZIA
1- Distaccamento Polizia Stradale Portogruaro (11 dipendenti)
2- Posto Polizia Ferroviaria Portogruaro (12 dipendenti)
3- Squadra Nautica (12 dipendenti)
nota: il Distaccamento Polizia Stradale San Donà di
Piave (27 dipendenti) è elevato a Sottosezione Autostradale.
La Squadra Sommozzatori è posta alle dirette dipendenze di impiego e di gestione della Questura
VERONA
1- Sottosezione Polizia Ferroviaria Porta Vescovo (ufficio di fatto già non operativo)
2- Posto Polizia Ferroviaria Legnago (13 dipendenti)
3- Sezione Polizia Postale (15 dipendenti)
4- Squadra Nautica Lacuale Peschiera del Garda (8 dipendenti)
nota: Ufficio di nuova istituzione: Sezione Polizia Ferroviaria Verona
VICENZA
1- Sezione Polizia Postale (9 dipendenti)
nota: la Sezione Polizia Ferroviaria Vicenza è declassata in Posto (39 dipendenti)
SILPVENETOnews
Il SILP CGIL non è contrario a ragionare di riorganizzazione territoriale degli uffici di Polizia, condividendo
appieno gli esiti, rimasti lettera morta, dell’indagine
parlamentare conoscitiva effettuata nel 2008 secondo
la quale: “l’assetto organizzativo delle forze di polizia
presenta, a livello territoriale, significativi margini di
azione nella prospettiva - sempre meno procrastinabile - di una ripartizione delle risorse umane e strumentali improntata a criteri di efficienza, economicità ed
efficacia”. Il fatto che siano trascorsi quasi altri sei anni
senza alcun intervento, nemmeno utilizzando la ricorrenza del trentennale della legge 121 del 1981, la dice
lunga sulla capacità di reazione della classe politica e
degli stessi vertici delle forze di polizia.
La necessità di una qualche forma di riorganizzazione sul territorio è del tutto evidente, da anni, anche
nel Veneto. Quanto indicato nel progetto è però in
gran parte inaccettabile perché realizzato senza una
ricognizione territoriale, una fotografia del territorio
e delle sue reali necessità, che parta dalle esigenze
dei cittadini, in un quadro di coordinamento effettivo
con le altre forze di polizia. Basti dire che solamente
5 uffici sui 261 che il progetto di rimodulazione indica
per la chiusura è di livello dirigenziale. In altri termini,
una riforma che non intacca ruoli, strutture e stipendi
di vertice ma riduce, in alcuni casi drasticamente, il
servizio reso al cittadino.
Solamente attraverso un progetto rinnovato, che tenga presente i numeri di tutte le forze di polizia, ma in
particolar modo di Polizia di Stato e Carabinieri, con il
coinvolgimento degli enti territoriali e dei rappresentanti dei lavoratori è possibile ridisegnare la mappa e
le competenze della sicurezza nel Paese. Un paese che
si sta dando forse una nuova fisionomia territoriale e
che deve necessariamente tenerne conto nel progettare il sistema della sicurezza del futuro.
Attualmente le forze di polizia, Polizia di Stato e Arma
dei Carabinieri in particolare, sono distribuite sul territorio nazionale seguendo la struttura delle attuali
103 province. Occuparsi della Polizia di Stato significa
contare su 103 questure, alle quali si aggiungono 360
commissariati dipendenti. A queste si sommano non
meno di ulteriori 940 uffici suddivisi tra polizia stradale, ferroviaria, di frontiera, postale e delle comunicazioni, reparti mobili, reparti prevenzione crimine,
reparti volo, istituti di istruzione, centri addestrativi,
sanitari, logistici e tecnici, fino a raggiungere i 1.851
siti.
L’Arma dei Carabinieri, a sua volta, è strutturata in 5
comandi interregionali, 19 comandi di legione (regionali), 102 comandi provinciali, 551 compagnie o gruppi, 53 tenenze, 17 reparti territoriali e 4.621 stazioni,
per un totale complessivo di 6.140 siti.
La differenza tra i 1.851 siti della Polizia di Stato e i
6.140 dei Carabinieri, ha una evidente ragione legata
alla storia e ai compiti delle due forze. Una diffusione
territoriale che non ha più alcun senso nel XXI secolo
e costi complessivi che certamente il Paese non può
più sostenere. Ma il diritto alla sicurezza dei cittadini,
al pari del diritto alla salute e ad una istruzione di qualità, è un diritto fondamentale, troppo importante per
essere trattato in maniera affrettata e quasi segreta,
calato dall’alto senza possibilità di discussione, secondo un progetto che - ne abbiamo le evidenze - è già
vecchio nel momento in cui viene comunicato. E’ una
questione di democrazia.
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SILPVENETOnews
Ascolto psicologico
Negli ultimi anni sono aumentati anche in regione tragici eventi con protagonisti poliziotti o altri appartenenti alle forze di polizia. Ai primi momenti di forte
sbigottimento, commozione e incredulità, seguono ben
pochi fatti concreti. Nel migliore dei casi alcuni colloqui di qualche esperto con i colleghi d’ufficio. Qualche
volta si scoprono targhe, altre volte nemmeno quelle,
operando anche in questi casi crudeli diseguaglianze.
Tutto questo ha un indiscutibile legame, certamente
non l’unico, forse nemmeno il principale, con le caratteristiche tipiche del lavoro in polizia. E’ altrettanto
inconfutabile che la carenza di personale e gli intensi
carichi di lavoro non possono che accentuare e aggravare situazioni già complesse.
I problemi e le difficoltà che accompagnano la grave
crisi economica colpiscono doppiamente i lavoratori di
polizia. La prima come cittadini: anche loro, come tutti,
hanno visto ridursi in maniera sensibile il reddito disponibile e faticano come non mai a far fronte agli impegni economici. La seconda come lavoratori di Polizia:
ogni protesta, crisi occupazionale, emergenza sociale,
crisi internazionale, fino agli eventi culturali e mondani,
determinano un ulteriore carico di lavoro nei confronti
di sempre meno donne e uomini in divisa, sempre più
vecchi. Per non restare immobili spettatori, pur senza
alcuna pretesa di sostituzione o di completezza d’intervento, lo scorso 10 gennaio 2014 il SILP CGIL Ve-
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neto ha attivato lo sportello Ascolto Psicologico, grazie
alla preparazione di un collega laureato in psicologia e
abilitato alla professione, iscritto da anni all’Albo degli
psicologi, in grado di offrire un servizio di assistenza,
ascolto e aiuto nei confronti di colleghi che, per motivi
professionali o altro, avvertono la necessità di una consulenza, nel pieno rispetto della segretezza professionale, con esclusione di referto o rapporto conclusivo.
Non si tratta di un servizio di gestione dello stress ma
di consulenza psicologica su problematiche personali
e lavorative, con particolare approfondimento della tematiche del burnout individuale. Il servizio si concretizza nell’ascolto e nel consulting, senza formulazione di
alcun giudizio diagnostico.
il servizio è ovviamente gratuito e tale rimane nei suoi
eventuali sviluppi. Lo psicologo può essere contattato
al numero telefonico 3426319869, dedicato ed esclusivo. Gli incontri, concordati tra le parti, avvengono preferibilmente nel luogo ritenuto idoneo dallo psicologo.
Oggi possiamo testimoniare che il servizio è risultato
utile a qualcuno. In questi mesi sono avvenuti diversi contatti, lo psicologo si è occupato di alcune situazioni soggettive e di un caso collettivo, manifestatosi
in una provincia, approfondendo un caso di possibile
mobbing, sfociato, d’intesa con gli interessati, in una
segnalazione della segreteria nazionale SILP CGIL al
Dipartimento della pubblica sicurezza.
Dossier realizzato da Stefano Ballarin,
Stefano Caicchiolo, Christian Ferretti, Giovanna
Gagliardi, Fabio Malaspina, Stefano Marinconz,
Andrea Penolazzi, Giordano Sartori,
Cristian Truzzi
SILPVENETOnews
VENETICA
Rivista degli Istituti per la storia della Resistenza
di Belluno, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza
L’abbonamento per i due numeri annuali della rivista è di euro 28,00.
È possibile versare l’importo sul ccp. n. 11080371 intestato a
Cierre edizioni, via Ciro Ferrari 5, Caselle di Sommacampagna (VR)
con causale: Abbonamento “Venetica”, oppure tramite bonifico
bancario (IBAN IT22T0200859861000003775589, Unicredit Banca,
Agenzia di Caselle, Verona).
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SILPVENETOnews
“Legalità: una svolta per tutte”
La nuova campagna della CGIL
incrociano un altro inquietante fenomeno, la corruzione”. Zone ‘nere’ e ‘grigie’ che nella crisi “tendono ad
aumentare perché i modelli e i settori di produzione
“Legalità: una svolta per tutte”. È il messaggio scelto
sono più esposti al rischio di contaminazione da parte
dalla Cgil per la sua nuova campagna sulla legalità,
delle economie criminali e del malcostume”. Per questi
presentata oggi in corso d’Italia dal segretario genemotivi nel 2011 la confederazione guidata da Susanna
rale Susanna Camusso e dal segretario confederale
Camusso lanciò la ‘Campagna per la legalità economiGianna Fracassi, che partirà il 27 ottobre da Milano.
ca’, fondata sull’avvio di una stagione di contrattazione
A distanza di due anni dalla passata campagna sui temi
in cui la legalità veniva assunta come dimensione quadella legalità economica, la Cgil rilancia il suo impegno
litativa del lavoro e dello sviluppo.
su questo fronte, mettendo in campo due ordini di iniOggi le ragioni alla base di quella scelta continuano
ziative. Da un lato una
a essere “una priorità da
serie di appuntamenti
affrontare” perché nascono
di carattere nazionale
“dalla consapevolezza di
incentrati sulle macrovivere in un Paese schiacaree di intervento su cui
ciato dal peso dei fenomeni
si focalizzano le propodi illegalità che non solo lo
ste della confederaziorendono economicamenne: lotta alla criminalità
te debole, ma ne riducono
organizzata, contrasto
anche e soprattutto i mardell’evasione e regolagini di contrattazione e di
mentazione del sistema
mediazione sociale”. Ecco
degli appalti. Dall’altro
perché la Cgil promuove
lato l’avvio di un vero e
questa nuova campagna
proprio ‘Viaggio della le- “Legalità: una svolta per
galità’, che partirà a notutte” - e che si caratterizvembre per attraversare
zerà nei prossimi mesi con
l’intera penisola.
alcune iniziative tematiche
La Cgil promuove questa
e con il ‘Viaggio della legacampagna perché, come
lità’. Un camper attraversi legge nelle immagini
serà, infatti, l’intero Paese,
che la caratterizzano,
toccando diversi e signifi“la legalità è un’urgencativi luoghi. Si partirà da
za, un valore capace di
Milano il 27 ottobre per
risollevare le sorti di un
poi percorrere la penisola
Paese compromesso, la
fino a Palermo e arrivare
soluzione nella lotta al
a dicembre a Roma per la
malcostume. La legalità
tappa conclusiva. Un viagLa legalità è un’urgenza, un valore capace di risollevare le sorti di un Paese
compromesso, la soluzione nella lotta al malcostume. La legalità è una garanzia che
è una garanzia che non
gio “per raccogliere racconnon vuole promesse disattese, l’unica certezza capace di cambiare davvero le cose.
vuole promesse disatteti, ricordi e storie, fatti ed
se, l’unica certezza caesperienze di vita concrete
pace di cambiare davveper testimoniare il rapporto
ro le cose”. Un’urgenza che si sostanzia nei ‘numeri’: i
vitale e indissolubile tra legalità e lavoro”.
fenomeni illegali, infatti, diffusi e trasversali in tutto il
“La legalità è la precondizione per il cambiamento del
Paese, “costituiscono - spiega il sindacato - una zavorPaese” ha dichiarato il Segretario Generale della CGIL,
ra per la nostra economia e il nostro futuro. La corruSusanna Camusso intervenendo nel corso della conzione costa 60 miliardi di euro l’anno, l’evasione 135 e
ferenza stampa, lamentando una “scarsa strumentail fatturato complessivo delle mafie è vicino ai 200 mizione”, mentre “le attività illegali crescono”. “E’ lungo
liardi”. Una ‘torta’ di circa 400 miliardi che immessi nel
tempo - ha proseguito Camusso - che l’Italia si interrocircuito ‘legale’ “rappresenterebbero il volano di cui il
ga su questo, ma manca l’attuazione di promesse fatPaese ha bisogno per affrontare e risolvere il binomio
te”. La campagna per la legalità, come spiegato dalla
crisi e sviluppo”.
leader sindacale, si intreccia con quella per il lavoro
Per la Cgil “attività imprenditoriali e prostituzione, properché “ad ogni proposta sull’occupazione ci si chiede
venti finanziari ed ecomafie, gioco d’azzardo e appalti,
dove sono le risorse, se si agisse sul terreno dell’evasono alcune delle voci che compongono il fatturato e
sione fiscale e della corruzione ci sarebbero le risorse
gli utili della criminalità organizzata, nonché i temi che
per gli investimenti e il lavoro” ha concluso Camusso.
legalità:
una svolta
per tutte.
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SILPVENETOnews
Papà,
ma qualcosa
di corrotto si
può aggiustare?
LegaLità: UNa SVOLta PeR tUtte.
La corruzione, l’evasione fiscale, gli affari delle mafie gravano sull’economia del Paese
e compromettono il futuro dei nostri figli. Recuperiamo la legalità, diamo ascolto a chi
ha fatto di questo valore un punto fermo.
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SILPVENETOnews
Dalla 71 Mostra d’Arte Cinematografica
di Venezia alcune segnalazioni di film
da vedere al cinema
La 71 edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di
Venezia, conclusasi il 6 settembre scorso, ha presentato molte pellicole interessanti, ma nessun capolavoro.
Vi segnaliamo quindi le pellicole che, a nostro modesto
parere, sono le più degne di considerazione. Non suggerirei la pellicola vincitrice del Leone d’Oro di quest’anno. “A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence”
(Un piccione seduto su un ramo che riflette sulla propria
esistenza) del regista 71enne svedese Roy Andersson è
un’opera che, sebbene abbia una fotografia molto suggestiva, non offre particolari spunti d’interesse a parte
uno sconcertante non-sense di episodi di vita. Le tre
pellicole italiane in concorso non hanno deluso: “Anime
nere” di Francesco Munzi, storia di una famiglia e di tre
fratelli dell’Aspromonte coinvolti nella ‘ndrangheta di un
paese, tratto dall’omonimo romanzo di Gioacchino Criaco (Ed. Rubbettino, 2008) scrittore calabrese di Africo
è un film cupo, duro alla “Gomorra”, che si avvale di
un ottimo cast. “Hungry Hearts” di Saverio Costanzo,
con protagonisti Alba Rohrwacher, Adam Driver, Roberta
Maxwell., ispirato al romanzo “Il bambino indaco” (Ed.
Einaudi) del padovano Marco Franzoso, è un film che
fa riflettere. Racconta la storia di Mina e Jude, giovane
coppia nella Grande Mela che si incontra per caso, si
innamora e poi si sposa. I due avranno un bambino,
e qui sorgeranno i problemi: lei è una fondamentalista
vegana. Mentre il piccolo cresce con carenze nutrizionali
la coppia scoppia per divergenze sull’alimentazione; fino
al dramma. Interessante per l’argomento, molto attuale.
Per la straordinaria interpretazione di Elio Germano nei
panni di Giacomo Leopardi, consigliamo agli appassionati di storia della letteratura italiana anche “Il giovane
favoloso” di Mario Martone. Non è un film leggero (è anche un po’ lungo, 137’) ma risalta davvero la camaleontica immedesimazione di Germano nei panni del poeta
di Recanati, che viene mostrato in una luce tutta diversa
da quella che viene raccontata nei libri di scuola. Seguiamo il poeta malato dalla sua città fino al viaggio a Napoli
con il giovane amico Antonio Ranieri (Michele Riondino)
alla scoperta del mondo. Un film utile, importante, sebbene di non facile digeribilità.
Molto bella invece è stata la pellicola d’apertura “Birdman
o (Le imprevedibili virtù dell’ignoranza)” di Alejandro G.
Iñàrritu, una commedia nera che racconta di un attore
(noto per aver interpretato un famoso supereroe) che
sacrificherà anima e corpo per mettere in scena un’opera a Broadway. Nei giorni precedenti la prima, lotterà
contro le proprie frustrazioni e il proprio ego per cercare
di recuperare la sua famiglia, la sua carriera e se stesso.
Nel cast, bravissimi, Michael Keaton, Zach Galifianakis,
Edward Norton, Emma Stone, Naomi Watts. Altre pellicole statunitensi da vedere sono “99 Homes” di Ramin
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CINEMA
Bahrami e “Good Kill” di Andrew Niccol. La prima vede
interpreti uno straordinario Michael Shannon nel ruolo
di uno spietato agente immobiliare e il giovane Andrew
(Spider Man) Garfield come un giovane che farà di tutto
per recuperare la casa dei suoi genitori andata all’asta
per debiti. Un film forte, ad alto impatto emotivo; come
la pellicola di Niccol, che ha per protagonista un pilota
militare di droni (Ethan Hawke) che dal deserto del Nevada manda i suoi micidiali velivoli a fare raid in Afghanistan. Frustrato per il suo lavoro, in crisi con la famiglia,
il pilota andrà sempre più alla deriva. Invece per chi ama
i documentari d’inchiesta, c’è “The Look of Silence” del
regista americano Joshua Oppenheimer, che ha ricevuto
il Gran Premio della Giuria, il quale dopo il suo precedente “The Act of Killing” ha continuato ad indagare tra vittime e carnefici del genocidio dei comunisti indonesiani
a metà degli anni ’60, e sul muro del silenzio eretto da
quest’ultimi nei confronti dei superstiti. Il documentario,
fortemente drammatico, come un pugno allo stomaco, è
stato considerato come un importante lavoro di ricostruzione storica e documentaristica.
Passando a qualcosa di più delicato ed europeo, raccomandiamo il film “La rançon de la gloire” (Il prezzo della
gloria) di Xavier Beauvois (già autore di “Uomini di Dio”),
sulla ricostruzione del vero furto dal cimitero di Ginevra,
avvenuto nel 1978, della bara di Charlie Chaplin da parte di due balordi, interpretati dai brillanti Roschidy Zem
e Benoït Poelvoorde. Quest’ultimo è anche interprete
della pellicola romantica “3 coeurs” di Benoìt Jacquot.
Una storia d’amore francese di provincia, dove l’attore è
al centro di un triangolo amoroso che vede protagoniste Charlotte Gainsbourg e Chiara Mastroianni. Ma non
possiamo dimenticare altre nostre pellicole italiane da
vedere: “La trattativa” di Sabina Guzzanti, docu-fiction
a metà tra inchiesta e teatro, alla maniera della regista
satirica, dove si mettono in luce - con fatti acclarati - le
tesi secondo cui Stato e mafia hanno cercato una sorta
di “pax” di non belligeranza. E ancora, “I nostri ragazzi”,
di Ivano De Matteo, con Alessandro Gassman, Giovanna
Mezzogiorno, Luigi Lo Cascio e Barbara Bobulaova. Una
storia di famiglie con figli difficili, ispirato dal romanzo
“La cena” di Herman Koch (Neri Pozza). “Senza nessuna pietà” di Michele Alhaique con un bravo Pierfrancesco Favino nel ruolo di Mimmo, un corpulento uomo
di malavita, che tenta di riscattarsi proteggendo una
giovane ragazza (Greta Scarano). E infine segnaliamo il
divertente “Arance e martello” di Diego Bianchi, meglio
conosciuto come il blogger “Zoro”, conduttore del programma “Gazebo”. La pellicola è ambientata nel 2010
nel mercato rionale di San Giovanni a Roma. Quando la
giunta comunale decide di chiudere i banchetti avviene
la mobilitazione dei proprietari che cercano l’appoggio
della sede locale del Partito Democratico. Ne scaturirà
una “guera” all’ultima sanguinella per difendere il mercato. Un ritratto ironico di attivisti politici e borgatari.
Andrea Curcione
LIBRI
Jo Nesbø
IL PIPISTRELLO
E’ uscito finalmente in libreria il primo volume scritto dal romanziere norvegese Jo Nesbø (Oslo, 1960)
“Il pipistrello”, che apre la serie dedicata all’ispettore
di polizia Harry Hole. Una parte dei suoi libri, tutti di
successo, in Italia dal 2006 sono stati pubblicati originariamente da Piemme (“Il Pettirosso”, “Nemesi”, “La
stella del diavolo”, “La ragazza senza volto”, “L’uomo
di neve”). Da quando il personaggio di Harry Hole ha
riscontrato il parere favorevole del pubblico
dei lettori di narrativa
poliziesca, l’Einaudi dal
2011 ha pensato bene
di pubblicare gli altri titoli (“Il leopardo”, “Lo
spettro”, “Polizia”) e per
ultimo ha tradotto il libro inziale: “Il pipistrello”.
L’ispettore Hole tratteggiato da Nesbø come
biondo, alto 1,93: E’
un uomo controverso,
che si sente sempre a
disagio con gli altri e
soprattutto con se stesso; per questo è dedito
all’alcool, il suo peggior
amico/nemico: il whiskey Jim Bean. Hole è
un solitario, amante del
suo lavoro, presso la
squadra Anticrimine di
Oslo – ha una mente
brillante – una vita sregolata e un affetto per
la sua famiglia (dopo
la morte del padre, gli
resta la sorella affetta
da sindrome di down) e
per Rakel Fauke, madre
single per la quale nutre un amore forte, ma
talvolta scostante, e per suo figlio Oleg. Nel lavoro i
suoi metodi sono poco ortodossi. Ha seguito un corso
speciale all’FBI dove ha imparato alcuni trucchi del mestiere: come ricaricare velocemente un’arma o mettere
le manette a un arrestato. Spesso nelle sue avventure
si è trovato in pericolo. Ha dovuto affrontare molte situazioni difficili e si è dovuto confrontare nel suo lavoro
con superiori e colleghi arroganti, carrieristi, doppiogiochisti e malavitosi. Ma ha potuto contare anche su
persone in gamba, agenti e detective che hanno speso
SILPVENETOnews
le loro energie e, talvolta hanno sacrificato le loro vite
per aiutarlo. Le sue avventure sono sempre venate di
ambientazioni fredde, atmosfere cupe, spesso dolenti,
ma anche per l’abile capacità di Nesbø nel descrivere
certe situazioni, ed elementi psicologici, tutto diventa
più avvincente ed affascinante.
Per imparare a conoscere meglio questo personaggio
consigliamo di leggere le sue avventure a cominciare
quindi dal suo primo episodio: “Il pipistrello”. Una ragazza norvegese di poco più di vent’anni è stata trovata morta, uccisa a Sidney. Harry Hole viene mandato
in Australia per collaborare con la polizia locale.
Qui conoscerà Andrew
Kensington, un investigatore di origini aborigene tanto acuto quanto
misterioso.
L’inchiesta
si rivelerà complessa: si
scoprirà che l’omicidio è
l’ultimo anello di una lunga catena, realizzata da
un astuto serial-killer. Un
quadro a tinte forti dove
Harry dovrà confrontarsi
con un paese, l’Australia,
a lui sconosciuto, ricco di
misteri e mitologie aborigene. Come quella di
Narahdam, il pipistrello
che reca la morte nel
mondo.
Jo Nesbø oltre a essere
uno scrittore di successo mondiale, con milioni
di copie tradotte e vendute, spaziando dalla
letteratura noir a quella
per l’infanzia, è anche
un musicista: si esibisce
tutt’oggi regolarmente
con la band norvegese
dei “Di Derre”. Da un suo
romanzo thriller, “Il cacciatore di teste” del 2008
(Einaudi) è stato tratto
anche un film “Hodejegerne” diretto da Morten Tyldum
nel 2011. La storia di Roger Brown, uno stimato e ricercato cacciatore di teste pagato dalle grandi aziende per trovare e mettere la persona giusta al posto
giusto. Questi ha un hobby segreto: i furti d’arte, per
soddisfare l’altissimo stile di vita della propria moglie.
E per realizzare un colpo importante, finirà in pericolo.
Per chi ama il thriller, i romanzi di Nesbø sono davvero
consigliati.
Andrea Curcione
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SILPVENETOnews
Giugno 2014
Segreterie Provinciali
Belluno c/o Questura
via Volontari della Libertà 13
tel.3346342257
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Padova c/o Questura
piazzetta Palatucci 5
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tel-fax 049833271
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Rovigo c/o Questura
via Donatoni 9
tel.3489339488
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Treviso c/o Questura
piazza delle Istituzioni 1
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Venezia c/o Questura
Santa Croce 500
tel.3313712821
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Veneto Segreteria Regionale
via Peschiera 5
30174 Venezia Mestre
tel.3313737023 tel-fax 0415497851
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SILPVENETOnews
Periodico di informazione sindacale
a cura della Segreteria Regionale
Veneto del SILP CGIL, Venezia Mestre, via Peschiera 5.
Ottobre 2014
Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero:
Stefano Ballarin, Stefano Caicchiolo, Andrea Curcione, Christian
Ferretti, Giovanna Gagliardi, Fabio
Malaspina, Stefano Mariconz, Andrea Penolazzi, Giordano Sartori,
Cristian Truzzi.
Chiunque voglia contribuire o lasciare commenti e suggerimenti, ci
scriva a: [email protected]
Inoltre, è on line il nostro sito:
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Verona c/o Scuola Allievi Agenti
Parco Catullo 2
Peschiera del Garda (VR)
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Vicenza c/o Questura,
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