BENESSERE In con armonia L’UNIVERSO a voce, uno dei nostri biglietti da visita, mezzo d’espressione fin dal primo vagito, veicolo del senso d’identità (ne sanno qualcosa gli adolescenti, che si sentono tanto a disagio e spaesati nel momento in cui la loro voce inizia a cambiare, non la padroneggiano più e la sentono ancora come estranea), la voce, che ci accompagna per tutta la vita, spesso stenta a uscire, a farsi sentire, a servirci come vorremmo. Per quali motivi? Abbiamo interpellato in merito Marco Belcastro (www.marcobelcastro.it), cantante, musicista, compositore, che tiene corsi di funzionalità vocale nel suo studio di Lugano. Diplomato in pianoforte presso il conservatorio di Verona, Belcastro si è perfezionato nel ‘Metodo funzionale della Voce’ di Gisela Rohmert e in ‘Funzionalità vocale’ presso il centro di ricerca vocale ‘Nova Cantica’ di S. Giustina (Belluno), dove ha collaborato come docente, formatore e ricercatore. Ha approfondito lo studio del canto indiano presso il conservatorio di Vicenza e in India, a Benares. Nella sua variegata esperienza rientrano anche seminari di arte terapia e collaborazioni per la rieducazione al suono e alla voce di persone colpite da ictus. Spesso non ci si rende conto di quanto la voce rimanga vittima di condizionamenti e paure. «La laringe, L in 15 SECONDI 96 NOI USIAMO LA VOCE PER COMUNICARE, MA ANCHE PER FAR SÌ CHE CON ESSA IL NOSTRO CORPO POSSA VIBRARE. LA VOCE CI PERMETTE DI ENTRARE IN COMUNICAZIONE E STIMOLARE LA NOSTRA OSCILLAZIONE PIÙ PROFONDA, UN’OSCILLAZIONE CHE LENISCE E GUARISCE. TM DONNA A SINISTRA , MARCO BELCASTRO IMPEGNATO CON UN’ALLIEVA IN UNA LEZIONE DI FUNZIONALITÀ VOCALE nei nostri antenati ominidi, non serviva per cantare, ma è nata come valvola, per trattenere o non lasciare entrare l’aria», osserva il musicista, «Ciò quindi è d’ostacolo per l’emissione vocale: l’ansia da prestazione, il volere articolare bene, il timore di essere stonati, le emozioni, le paure portano ad attivare l’istinto innato di chiusura, di protezione. Dobbiamo quindi rivolgerci ad altro per non cadere in questo istinto e lasciare che la voce possa fluire libera». In questo senso è illuminante una seduta sul lettino armonico. Un lettino, o meglio, un’asse su quattro gambe su cui ci si sdraia, compiendo un percorso di rilassamento guidato che permette di prendere consapevolezza del proprio corpo, di come occupa lo spazio, di come lo percepisce e si percepisce. Poi iniziano i suoni, generati da corde metalliche poste sotto il lettino. E ogni cellula del corpo reagisce a quelle vibrazioni, in un certo senso si risveglia. È come se a tutte le funzioni vitali fosse dato un impulso rigenerante e le vibrazioni sonore svolgessero la funzione di direttore d’orchestra, coordinando armoniosamente questo risveglio. Senza aver acquisito alcuna tecnica particolare, la voce dopo il rilassamento si ‘scioglie’, diventa più profonda, o meglio, trae vigore dalla profondità del corpo e fluisce limpida, senza sforzo, senza tremori e tentennamenti. Tutta un’altra cosa rispetto a quella che era prima della seduta. «Un neonato può urlare ininterrottamente per ore e non gli ‘manca’ mai la voce», nota ancora Belcastro, «Perché lui è tutto ‘nella’ sua voce, nel qui e nel presente, senza pregiudizi o freni inibitori. Agli adulti questo purtroppo non succede». Un’attenzione così profonda per la voce da dove nasce? «Io ho sempre cantato, e questo amore per il canto è continuato senza interruzioni sino ad ora» racconta Belcastro; «fin da piccolo ho avuto anche un altro grande sogno, quello di fare il marinaio, di viaggiare. Ecco, sto assecondando i miei due sogni. La ricerca sulla voce e sul suono non è altro che un viaggio dentro noi stessi. Un viaggio, come quello dei marinai, non senza tempeste, ma decisamente affascinante e ricco». Cos’è la voce per Belcastro? «La voce è forse l’espressione che si avvicina di più al tuo essere, alla tua identità. Da essa possiamo capire molto della nostra personalità profonda». Le lezioni di funzionalità vocale si rivolgono «non solo a tutti coloro che devono utilizzare professionalmente la propria voce, come cantanti, attori, speaker televisivi o radiofonici, docenti, ma anche a chi desi- TM DONNA 97 BENESSERE Il tuo suono è sacro È appena uscito il libro Il tuo suono è sacro, di Igor Ezendam, che aiuta a ritrovare se stessi attraverso il canto. L’autore, cantante, polistrumentista e artista olandese, è uno specialista e performer di canto armonico che attualmente vive e insegna in Ticino. È in grado di produrre una scala di undici armonici, ossia di emettere, sopra la nota fondamentale, una seconda melodia che ha lo stesso timbro di un flauto. Il tuo suono è sacro è una biografia musicale, eclettica e suggestiva come la vita del suo autore. Il cammino di Ezendam comincia da bambino, quando si rende conto di non riuscire a urlare, a tirare fuori la propria voce, giungendo invece – adulto - a esibirsi in acclamate performance di canto armonico. Tra incontri straordinari, scelte coraggiose, invenzioni di strumenti musicali e viaggi sonori che attraversano tutto il mondo, Igor Ezendam impara ad ascoltare i propri bisogni, ad aprire ogni frammento di sé a tutto ciò che proviene da fuori come dai moti più interni dell’anima. Fino al punto da riuscire a trasmettere questo suo sapere agli altri, ad aiutarli attraverso il suono e l’autoconsapevolezza a liberare il proprio ‘io’ più profondo. Libro da usare, e non solo da leggere, Il tuo suono è sacro racconta aneddoti e propone esercizi. Ezendam tiene workshop in tutto il mondo insegnando il canto armonico un canto sciamanico e antico - e incoraggiando le persone a liberare la propria voce e a scoprire che il suono, i ritmi e le melodie possono aiutarci a crescere. www.feelingsound.com 98 A SINISTRA, IGOR EZENDAM IN UN MOMENTO DI UNA SUA RECENTE PERFORMANCE DI CANTO ARMONICO E PERCUSSIONI dera addentrarsi nelle profondità del proprio essere, corporeo psichico e spirituale, per arrivare a toccare l’origine di suoi comportamenti, disagi o sofferenze», afferma convinto Belcastro. Percepire ogni parte di sé allineata e in armonia, cogliendo in se stessi l’eco della perfezione e della splendida coerenza dell’universo è un privilegio che anche solo un’ora di lezio- TM DONNA ne con Marco Belcastro può regalare a chiunque sia disposto a lasciarsi cullare dai suoi suoni. Il musicista infatti sottolinea quanto l’attenzione alla voce possa far guarire, quasi inconsapevolmente, aspetti di noi, altrimenti trascurati: «Dedicarsi alla voce può far sì che i nostri blocchi, abitudini, schemi limitanti possano piano piano sciogliersi lasciando che siano l’organismo e il suono stesso ad autoorganizzarsi. Così passiamo da un ‘voler fare’, da un ‘voler cambiare’ che sono causa di forte stress, ad un ‘lasciar fare’ ad un ‘lasciare che cambi da sé’ con noi semplici spettatori presenti». Chi volesse vedere sotto i riflettori il Marco Belcastro musicista, potrà assistere il 1° febbraio al suo concerto, allo Studio Foce di Lugano, dal titolo “Voglio una cosa dirti”. Ecco come Belcastro commenta il concerto: «Ho dato alle parole del Cantico dei Cantici, poema d’amore appartenente all’Antico Testamento, una veste di suoni e melodia. Il Cantico è un canto che celebra in chiave poetica l’amore umano in tutte le sue infinite sfaccettature: la lontananza, la sensualità, il cercarsi, il rincorrersi, l’amplesso, il perdersi, il ritrovarsi. I brani, nati semplicemente dal puro piacere di essere composti, sfuggono a una facile ‘etichettatura’ del genere musicale: si esprimono in una musica melodica e di respiro che naviga tra sonorità europee e dei porti del mediterraneo e traggono nutrimento anche dalla musica popolare e dalla canzone d’autore». Anna Martano Grigorov A DESTRA, MARCO BELCASTRO STA PREPARANDO IL CONCERTO “VOGLIO UNA COSA DIRTI”, IN CUI METTE IN MUSICA VARI BRANI DEL CANTICO DEI CANTICI
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