Archeologia in Rosa 2015

Archeologia in Rosa
con la collaborazione ed il patrocinio di
Venerdì 6 marzo 2015
Udine – Torre di Porta Villalta – Via Micesio, 2, alle ore 16,00
TESI RIGUARDANTI L’ARCHEOLOGIA DELLA DONNA
Virginia Fileccia (Università degli Studi di Firenze), La riscoperta di un sarcofago egizio del
Museo Archeologico di Firenze!
Nel magazzino del Museo Archeologico di Firenze è custodito un sarcofago
femminile che ha subito diversi ritocchi ed è stato donato da una certa
Natalina Nardi, di cui si sa ben poco.
poco
Già dal primo approccio, sono immediatamente visibili degli elementi che non
possono essere originari. L’analisi ha, poi, permesso di distinguere le parti che
hanno subito una leggera ritintura da quelle che sono state pesantemente
rimaneggiate. È stato possibile, attraverso uno studio attento e accurato
basato su confronti, riconoscere il corpus di appartenenza delle vignette che
decorano l’intera superficie del sarcofago, mentre attraverso analisi stilistica,
iconografica ed epigrafica, si è proposta una
una datazione dell’esemplare.
Luigi Zotta (Università degli Studi di Firenze), Donne di Dioniso tra mito e immagine.
Il ruolo della donna nelle società antiche è stato da sempre un ambito di studi affrontato e
sviluppato da numerose discipline umanistiche, il più delle volte incentrato su tematiche
antropologiche e sociali,mosse dal bisogno di indagare la componente femminile e matriarcale che
sta alla base di qualsiasi gruppo etnico.
Il rapporto tra Dioniso e le donne nella Grecia antica è un tema di estremo
estremo interesse che spazia
dalla mitologia alle arti figurative e che coinvolge gran parte della vita e della storia di questa
divinità, legata indissolubilmente al vino ed al simposio,
all'ebbrezza suscitata dai suoi riti e dalla preponderante
sessualità presente in gran parte delle sue feste. Attraverso
alcuni esempi tratti dalle tradizioni letterarie e dai racconti
mitologici, oltre che dalle scene impresse sulla ceramica,
analizzeremo il rapporto tra Dioniso e le donne nel
contesto artistico e sociale ateniese tra VI e V sec. a.C..
Anna Miaczewska (University in Lublin, Polonia), Le donne e la violenza. L’evidenza
archeologica di antiche combattenti nell’antichità.
La predominante nozione che le donne nell’antichità fossero umili e riservate nella loro sfera
domestica ha creato una tradizione generalmente accettata di studi che inquadrarono la donna
esclusivamente in quest’ambito.
I topos di conformità delle donne e la loro presunta
passività deve essere, però, tuttavia ridiscussa. Ciò è
dato dalla vasta quantità di testimonianze che vede
la donna protagonista, non solo in attività al di fuori
dell’ambiente domestico, ma anche all’interno dei
più violenti domini associati agli uomini e alla
guerra.
Le fonti bibliografiche e archeologiche, raccolte ai
fini del presente lavoro, verranno presentate per
proporre un’immagine differente della donna antica.
Esse, infatti, erano, spesso, nemici attivi e
formidabili nei tempi di crisi e di guerra. Loro stesse prendevano parte a battaglie e coltivavano
uno spirito combattivo all’interno delle proprie società d’appartenenza.
Il loro coinvolgimento in un conflitto poteva comprendere la difesa delle mura della città, la
fornitura delle provviste ai propri uomini e genti, vegliare sull’organizzazione dell’intera tribù o
città in assenza degli uomini, fino alla stessa partecipazione alle battaglie e alle manovre di guerra.
Lo studio dell’iconografia dei mosaici e delle sepolture femminili dimostra che alcune donne
assunsero dei ruoli tipicamente maschili e, spinte dalle circostanze, esse dovettero svolgere ruoli
non legati a mansioni femminili.
Questo non significa che queste donne nell’insieme abbandonassero il loro ruolo femminile della
vita, però, forse, dovettero cercare i mezzi per far conciliare il mondo violento che le circondava con
le loro attività quotidiane.
Questa presentazione cerca le risposte per quanto riguarda l’importanza delle donne come
combattenti e presenta una teoria: le donne che combattevano non erano completamente
sconosciute al mondo antico.
Alessandra Fragale (Università degli Studi di Napoli
L’orientale), Il ruolo della donna nella Campania
romana.
Spesso, il ruolo delle donne all'interno della
società romana è considerato poco significativo
e si pensa che siano state incapaci di esercitare
una propria influenza. Invece, studiando i
documenti epigrafici che provengono dalla
Campania romana, ecco emergere i nomi di
donne dell’aristocrazia locale che compiono atti
di evergetismo o ricevono grandi onori, quali seppellimento in luogo pubblico.
Accanto
canto ad esse compaiono anche donne appartenenti al ceto sociale libertino
capaci di accedere ai grandi collegia ed, infine, persino schiave che lasciano
testimonianza della propria religiosità attraverso dediche votive nei templi e
presso gli altari.
Lorena Cannizzaro (Università degli Studi di Torino), Il potere femminile nell'Alto Medioevo: le
figlie dei re.
Sebbene non vi sia alcun elemento giuridico che accenni alla possibilità delle figlie del re di
ereditare la regalità e trasmetterla al proprio sposo, è evidente che la possibilità esisteva ed era
fortemente percepita durante tutto l’alto Medioevo. La mancanza di una regola successoria
definita estendeva anche ai consorti delle principesse, oltre che a tutti i figli del re stesso, la
possibilità dii rivendicare il trono. Tale evenienza fu sempre sentita e tenuta sotto un rigido
controllo.
Le fonti storiche giunte fino a noi presentano, quindi, figlie di sovrani costrette al
nubilato presso la corte paterna o all'interno di monasteri, in modo da evitare
evi
possibili legittimazioni al potere ed eventuali rapimenti, o ancora principesse
impiegate per il consolidamento dell’autorità paterna attraverso le alleanze
matrimoniali.
Ci si interroga, tuttavia, sul ruolo e sul potere che queste principesse
esercitarono
tarono all'interno della società altomedievale. Infatti, anche se prive di
qualsiasi titolo e di qualsiasi autorità formale, esse erano indubbiamente delle
donne potenti: la libertà d’azione all’interno del palazzo o nei monasteri e le
frequentazioni private,
private, permettevano loro di agire come vero e proprio filtro nei
confronti del padre, di influenzarne le decisioni e di condizionarne le scelte.
Al termine della serata, verranno eseguiti alcuni brani musicali composti da donne.
Il primo, di Anna Bon, una
compositrice del 1740, sarà eseguito
al flauto traverso da Shani-Yaël
Yaël
Baldacci (Conservatorio Tomadini di
Udine) con l’accompagnamento
pagnamento al
clavicembalo del Maestro Manuel
Tomadin.
Il secondo è tratto da una sonata di
Cecile Chaminade e sarà eseguito al
flauto traverso da Shani-Yaël
Yaël Baldacci.
Baldacci
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Sabato 7 marzo 2015
San Giorgio di Nogaro – Villa Dora, 2, alle ore 20.30
Alessandra GARGIULO, Mogli, madri e figlie: le donne romane attraverso i
ritratti e i testi di alcune iscrizioni della X Regio.
Regio
Attraverso la presentazione di alcuni ritratti e iscrizioni conservati in varie
località del Friuli Venezia Giulia, si propone un ideale viaggio nel mondo
femminile romano per scoprire legami e sentimenti celebrati sulla pietra o sul
marmo e per valorizzare monumenti,
monument spesso, poco conosciuti.
In collaborazione con
il Comune di S. Giorgio di Nogaro, l’Associazione Culturale Nesos, l’Associazione AD UNDECIMUM
e Villa Dora
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Martedì 10 marzo 2015
Udine - Torre di Porta Villalta – Via Micesio, 2, alle ore 17
LA DONNA PROTAGONISTA NELLO SCORRERE DEI SECOLI
Chiara Zanforlini (Università degli studi di Torino), Due volti delle Valli: le tombe di Merit e
Nefertari.
Benché Merit fosse la moglie dell’architetto reale Kha e Nefertari la
regina consorte di Ramesse II e due secoli le separino, di entrambe
le donne possediamo
le tombe, che sorgono
a poca distanza l’una
dall’altra,
rispettivamente nella
necropoli di Deir-elMedina e nella Valle
delle
Regine;
entrambe furono scoperte dall’archeologo Ernesto
Schiaparelli, nel 1904 e nel 1906.
La tomba di Nefertari conserva splendide pitture ma fu scoperta già saccheggiata, come quasi
tutte le tombe reali; quella di Merit e del suo sposo Kha era invece intatta e presenta un ricchissimo
corredo, oggi conservato al Museo Egizio di Torino. Pur con queste differenze, entrambe le tombe
permettono di conoscere meglio la vita di due donne egizie del Nuovo Regno.
Micaela Vernamonte (Università degli Studi di Bologna), Berenice I e Arsinoe II: due regine a
confronto. VIA SKYPE
L’epoca ellenistica fu un’epoca di grandi cambiamenti a livello sociale,
politico, economico, artistico, ma anche e soprattutto miglioramenti, in
particolar modo per il sesso femminile: la posizione della donna verrà
rivalutata e valorizzata. In questa sede verrà presa in esame una
specifica categoria di donne: quelle reali. Alle regine verrà data la
possibilità di partecipare attivamente alla
vita politica e amministrativa del regno;
queste avranno l’opportunità di affiancare i
loro mariti in situazioni e decisioni fino al quel
momento impensabili per il sesso femminile.
Nel regno lagide più che nelle altre monarchie è possibile notare questo
importante cambiamento: Berenice I e Arsinoe II, non sono solo prima e
seconda regina del regno tolemaico, ma anche madre e figlia. Il
confronto tra queste ultime permetterà di capire come a distanza di pochi decenni la condizione
femminile abbia subito un netto miglioramento, tanto da raggiungere con Arsione II livelli
inaspettati
ati e sconosciuti alle altre monarchie dell’epoca.
Giulia Cesarin (Università degli Studi di Padova) Il vetro ti fa bella: gli ornamenti vitrei dalla
Domus di Tito Macro, Aquileia.
Durante tutta l’età romana, così come nelle epoche
precedenti e successive, venivano prodotti moltissimi
tipi di ornamenti in vetro. Questo materiale, molto
apprezzato per la relativa facilità di lavorazione e
versatilità, era un perfetto succedaneo di molte
mol
pietre dure, delle quali poteva facilmente imitare i
colori.
Nel corso delle campagne di scavo che hanno
interessato i Fondi ex-Cossar
Cossar di Aquileia (2009-2013),
(2009
condotte dall’Università di Padova, è stata rinvenuta
una grande concentrazione e varietà sia
si di perle che
di armille. L’entità dei ritrovamenti risulta quasi senza confronto in ambito regionale e nelle aree
limitrofe, ed assume valenza ancor maggiore se si considera la pertinenza ad un contesto
domestico, e non sepolcrale.
Alle perle, che potevano
no essere infilate in bracciali o collane, veniva attribuito non solo valore
ornamentale e di prestigio, ma anche potere magico ed apotropaico. Vista la persistenza nei secoli,
dovuta alla longevità non solo della produzione, ma anche della vita dei singoli
singol manufatti, e la loro
ampia diffusione in area mediterranea e continentale (spesso appartenendo a tradizioni
indipendenti e produzioni locali), l’inquadramento cronologico e la provenienza geografica restano
difficili da definire.
Per quanto riguarda le armille
rmille a cerchio rigido, sono riconoscibili due gruppi principali: il primo, di
ambito europeo, che si sviluppa a partire dal periodo lateniano, giungendo fino all’Alto Medioevo,
contraddistinto da bracciali in vari colori con filamenti applicati in colori contrastanti; il secondo,
riconducibile all’area palestinese, e limitato ai secoli III-V,
III V, si caratterizzava per il vetro “nero” con
decorazione a costolature o impressioni. Entrambe le tradizioni sono attestate ad Aquileia,
confermandone il suo ruolo di crocevia
crocevia tra Oriente ed Occidente, punto d’incontro di influenze e
mode diverse.
Shani Baldacci (Liceo
Liceo Scientifico Statale G. Marinelli di Udine),
Udine Le donne longobarde nella
necropoli di Romans d'Isonzo.
Si dice spesso, che i ritrovamenti più belli siano quelli avvenuti per caso:
così è accaduto per la necropoli longobarda, rinvenuta in seguito ad alcuni
lavori edilizi, che hanno interessato il paese di Romans d’Isonzo attorno al
1986.
Tra monili, fibule, umboni e spade di tutte le dimensioni, sono stati i
numerosi corredi femminili di giovani dame di rango e di fanciulle che
hanno attirato la nostra attenzione e ci hanno permesso di ricostruire il
modo di vestire, le abitudini e di rimettere in luce il fascino
fascino delle donne
alto-medievali.
Ma chi erano veramente le donne longobarde? Il loro stato sociale era
diverso da quello delle donne che abitavano la penisola italica prima del
loro arrivo?
Per rispondere a queste domande, gli studiosi hanno fatto ricorso anche questa volta alla storia
stessa e agli antichi manoscritti pervenutaci, quale l’importantissimo Editto di Rotari.
Un “escursus temporale” sulla Donna Longobarda che ci consentirà di immergerci nel passato
attraverso l’osservazione dei reperti archeologici rinvenuti in Friuli.