pag. 2 - L’EDITORIALE: “L’attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore …” IN PRIMO PIANO pag. 3 - Integrità, ambiente, infanzia e sofferenza pag. 4 - Otto colpi possono bastare. Sergio Mattarella 12° Presidente della Repubblica pag. 5 - Svegliate il mondo! pag. 6 - La nostra preghiera è importante pag. 7 - Je NE suis pas Charlie VITA DELLA COMUNITA’ pag. 8 - Il bel Pastore! - Nelle periferie dell'anima pag. 10 - Grazie Mimmo! pag. 11 - Acquasparta e la Prima Guerra Mondiale - Il Monumento ai Caduti pag. 12 - Vogliamo la mamma!!! RUBRICHE pag. 13 - “Dentro la Parola” - “Parlare al gatto … perché la serva intenda” pag. 15 - Programma della Quaresima pag. 17 - Programma della Settimana Santa pag. 18 - Visita del parroco e benedizione delle famiglie Don Alessandro Fortunati, Atlas Antonini, Susanna Barcaroli, Renato Ivo Bartolucci, Rosina Caprioli, Clementina Dal Zotto, Sofia Fabrizi, Francesco Mangoni, Luciano Manni, Michela Massaro, Guido Morichetti, Federico Palomba, Tommaso Petrelli, Daniela Pierini, Giulia Sciancabilli, Andrea Zagnoni. La Caritas diocesana, Clelia Leorsini. S pazi infini , paesaggi solitari, silenzio assordante ... il deserto non è solo una meta affascinante da poter visitare chissà in quale parte del mondo ma è anche un i nerario che ci conduce in un viaggio interiore, una sosta privilegiata di riflessione su noi stessi che non possiamo evitare. In un tempo in cui siamo tu sommersi dal frastuono dei tan rumori che ci impediscono di ascoltare, dalle tante voci che ci soffocano, dalle nostre corse quo diane, è fondamentale trovare anche il tempo di fermarci per dare voce al silenzio e lasciare che il nostro cuore parli con Dio. Come Gesù all' inizio della sua missione è stato condo&o e tentato nel deserto, così anche noi dobbiamo imba&erci nel nostro deserto che, nonostante il vuoto e il buio che lo cara&erizza, porta con sé auten ci valori, facendoci specchiare con la nostra anima. Il tempo di Quaresima è sicuramente il tempo più favorevole, è l’occasione propizia per guardarci dentro, per dire stop alle nostre corse frene che per poi rinascere dal vuoto più totale con un nuovo sprint. Sono momen in cui non possiamo fuggire né da noi stessi e neanche da Dio che è proprio lì ad aspe&arci. E' indispensabile saper trovare durante la giornata il tempo da dedicare al silenzio, desiderare di essere soli per ri rarsi da tu&o e da tu , per pregare, per pensare, per rifle&ere, valutare, scoprire e, se necessario, me&ere tu&o in discussione, per poi fare una bella scorta di una nuova energia da u lizzare secondo il volere di Dio! E' il silenzio quello che oggi manca di più forse perché è anche quello che più ci spaventa! E’ nella solitudine che impariamo ad ascoltare il flusso dei nostri pensieri e a percepire le vibrazioni più nascoste. E’ nel deserto che ci accorgiamo delle nostre fragilità, della nostra insufficienza, di tu&e quelle situazioni che ci rendono irrequie , ci fanno male e che non ci danno pace. E’ nel silenzio che scopriamo nuove energie e vitalità che se accompagnate dalla preghiera costante e dall’ amore di Dio rigenerano il tessuto della nostra anima. L’ unica certezza è che in questo deserto non siamo soli perché Dio è con noi e cammina al nostro fianco! E dove l’amore di Dio passa il deserto fiorisce sempre! Buon cammino quaresimale! O tto giorni di viaggio, due Paesi visitati e un salto fino a otto fusi orari. E’ questo che ha affrontato Papa Francesco per il suo secondo ritorno in Estremo Oriente, quando dal 12 al 19 gennaio scorso si è recato in visita prima in Sri Lanka e poi nelle Filippine. Le sfide lanciate da Papa Francesco durante il suo viaggio vanno a toccare i nervi scoperti delle Filippine e del mondo intero. Parla della corruzione, che va combattuta, e della difesa della natura: "Dio ha creato il mondo come uno splendido giardino e ci ha chiesto di averne cura”. Tuttavia, con il peccato, l'uomo ha sfigurato quella naturale bellezza. Con il peccato, l'uomo ha anche distrutto l'unità e la bellezza della famiglia umana, creando strutture sociali che hanno reso permanente la povertà, l'ignoranza e la corruzione. Ma il discorso più toccante è stato quello in cui ha invocato la protezione dell’infanzia: ancora commosso per l’incontro con i bambini di strada, ha ricordato che “nel Vangelo Gesù accoglie, benedice e abbraccia i bambini”, che sono un dono da accogliere. Ad ispirare il suo discorso sono state due ragazzine di 12 e 14 anni, che hanno parlato della loro vita di strada durante l'incontro del Pontefice con i giovani nell'università di Santo Tomas a Manila. Le due ragazzine hanno dato una commovente testimonianza sulla vita dei piccoli abbandonati, vittime di abusi, sfruttati per la prosti- tuzione minorile e indotti all'uso di droga e farmaci: una vita che era anche la loro, prima di essere state salvate dalla strada dall'associazione Tkf, che si occupa della lotta contro la violenza e l’abuso sui minori. Dopo il loro racconto, le giovani hanno posto tra le lacrime l'inevitabile domanda: "Perché Dio permette certe cose?". Dopo averle accarezzate e abbracciate, Papa Francesco ha dovuto mettere da parte il discorso che aveva preparato, dicendo: "Non ci sono parole per rispondere a questa domanda. La prima cosa che vi volevo dire è: impariamo a piangere. Come oggi ci ha insegnato la vostra testimonianza, la grande risposta, che possiamo dare alla grande domanda, oggi è: impariamo a piangere". Dio ci ha scelti e benedetti per uno scopo: essere santi e irreprensibili ai suoi occhi (Ef 1,4). Egli ha scelto ciascuno di noi per essere testimone in questo mondo della Sua verità e della Sua giustizia. Qualche volta, dovendo affrontare problemi, difficoltà e ingiustizie, siamo tentati di rinunciare. Sembra quasi che le promesse del Vangelo non si possano attuare, siano irreali. La sofferenza è indispensabile. Aiuta a non abbandonarci ai piaceri, ad attività prive di significato, ricordandoci cosa realmente conta nella vita. “Al mondo di oggi manca la capacità di piangere. Piangono gli emarginati, piangono i disprezzati, però non capiamo molto di queste persone se non piangiamo. Certe verità della vita si vedono soltanto con gli occhi delle lacrime”. Il padre accusato di essere vicino alla mafia, il fratello presidente della Regione Sicilia ucciso da Cosa Nostra e morto tra le sue braccia. La carriera nella Democrazia Cristiana, le dimissioni da ministro sulla legge Mammì, vicepremier di D'Alema. Autore del Mattarellum, da giudice costituzionale ha bocciato il Porcellum. S ergio Mattarella: dal 1983 al 2008 è stato deputato, prima per la Democrazia Cristiana (di cui fu vicesegretario) e poi per il Partito Popolare Italiano, la Margherita e il Partito Democratico. È stato ministro per i Rapporti con il Parlamento (1987-1989), ministro della Pubblica Istruzione (1989-1990), vicepresidente del Consiglio (19981999), ministro della Difesa (1999-2001) e giudice costituzionale (20112015). Stavano andando tutti a messa, come in ogni giorno di festa. Tutta la famiglia Mattarella. Soli, la scorta l’avevano lasciata libera. Poi quel «giovane in jeans e giubbotto che saltellava» e che era appena sceso da un’utilitaria bianca, aveva sparato quattro colpi, se n’era andato, era tornato indietro per spararne altri quattro. E poi quella scena, il fratello Sergio che provava a sollevarlo e tratteneva il suo corpo come per trattenere il suo lascito e il suo pensiero. L’eredità. Quella di Piersanti, gravosa e pericolosa. Quella del padre Bernardo ingombrante, a volte scomoda. Avveniva tutto inspiegabilmente in mezzo al sangue e in mezzo al terrore, la cognata ferita, i nipoti sconvolti, tutto fra le 12,30 e le 13 di un giorno di Epifania in via Libertà a Palermo. A duecento metri avevano già ucciso qualche mese prima il capo della squadra mobile Boris Giuliano, a trecento metri il consigliere istruttore Cesare Terranova, a cinquecento metri il segretario provinciale della Democrazia Cristiana Michele Reina. Piersanti il fratello Presidente che voleva nuove regole e pulizia. Il fratello che sognava una Sicilia più libera e le voci sul padre che portavano indietro, i sospetti sui suoi legami con i potentissimi Rimi di Alcamo, le accuse (mai provate) di Gaspare Pisciotta al processo di Viterbo negli Anni Cinquanta, dove diede nove versioni diverse, i dossier del sociologo triestino Danilo Dolci (Mattarella lo querelò, concedendogli facoltà di prova e, dopo un dibattimento durato circa due anni, con l'escussione di decine di testimoni e l'acquisizione di un'ampia documentazione, Dolci fu condannato per diffamazione a due anni di reclusione, che non scontò per effetto dell'indulto approvato l'anno precedente. C’è un dettaglio importante nella vicenda: a Dolci venne comminato anche un risarcimento molto ingente nei confronti di Mattarella, che però la famiglia rinunciò a riscuotere) sulle sue complicità nel Trapanese, le molte pagine dedicate dalla prima commissione parlamentare antimafia fino alle confessioni più recenti dell’ultimo pentito di Cosa Nostra Francesco Di Carlo. Ma quel 6 gennaio del 1980 il tranquillo professore universitario Sergio capì che quelle otto pallottole gli avrebbero imposto il cambio di passo. In verità lo aveva capito almeno da un paio di anni prima, quando Piersanti era stato eletto Presidente e subito aveva cominciato a manifestare il suo desiderio di ribaltare una Regione impastata di mafia, contro Vito Ciancimino denunciando le ruberie dell’assessorato all’agricoltura, voleva cambiare verso alla Dc siciliana e andava a braccetto con Pio La Torre, che non poteva più tirarsi indietro, non poteva più vivere come chi “Gioca da solo” ( il titolo del memoriale accusatorio/ libro di Dolci). Nella sentenza della Corte di Assise del 12 aprile 1995 n. 9/95, che ha giudicato gli imputati per l’assassinio di Piersanti Mattarella, è scritto che ”l’istruttoria e il dibattimento hanno dimostrato che l’azione di Piersanti Mattarella voleva bloccare proprio quel perverso circuito (tra mafia e pubblica amministrazione) incidendo così pesantemente proprio su questi illeciti interessi” e si aggiunge che da anni aveva “caratterizzato in modo non equivoco la sua azione per una Sicilia con le carte in regola”. Per capire una persona, per provarci almeno, bisogna sapere da dove viene. Sergio Mattarella è senz’altro una persona seria, competente e di esperienza. Tutte caratteristiche utili ad un ruolo di arbitro della Costituzione e che non è quello al quale ci ha abituato il predecessore andando oltre i propri legittimi compiti. Cattocomunista dice la destra, della prima repubblica dicono i grillini, democristiano dice la sinistra. Critiche facili e banali, legittime forse, ma che non servono a capire, non servono soprattutto in questo momento delicato dove possiamo uscire vivi o sprofondare definitivamente. Da quello che ho letto e capito sul suo conto, e dal discorso di apertura, dico che ci sono le premesse per far bene e che l’Italia abbia trovato un uomo che saprà servire lo Stato fino all’ultimo, e credo che saprà essere imparziale fino a mettersi contro i suoi attuali estimatori e supporter. Vedremo. Non sarà simpatico ed empatico come Pertini, oppure esternatore come Cossiga, ne dichiaratamente antiberlusconiano come Scalfaro, patriottico come Ciampi o Re come Napolitano. Intanto possiamo dire per certo che non è massone e questo non è scontato, visti alcuni predecessori, e questo ci garantisce sul piano della trasparenza. Non è cattolico integralista, ma integrale, visto il suo passato associativo e impegnato, ossia garantirà la laicità dello Stato scontentando tutti. E’ siciliano, e questo risulterà non secondario, perché in quella terra, dal dopoguerra in poi specialmente, si sono incrociati i destini italici, con le mafie, i partiti, le istituzioni, i martiri e i misteri, vedi il caso Napolitano chiamato a deporre sul presunto accordo Stato Mafia. Un siciliano che ha pagato il conto con la mafia e che credo farà di tutto perché si possa combatterla più efficacemente, spuntando i suoi artigli sullo Stato. Ad un certo punto della vita, come diceva Steve Jobs, guardando indietro nella vita tutti i puntini si collegano e formano il quadro, tutte le esperienze ricevute gli serviranno per compiere il disegno della propria vita ora che è presidente della Repubblica. Non so se lo ameremo. Forse con il tempo lo capiremo meglio. Ma questo non è importante. Mattarella non scherza e sarà una pietra di inciampo per molti. L’amatissima moglie è morta pochi anni fa, i figli sono tutti avviati, il fratello morto ammazzato, Mattarella non ha più niente da perdere. Ha già perso molto, gli rimane “solo” l’Italia. Anche l’Italia non ha più niente da perdere. Quando è così ci sono le condizioni per fare bene il bene. Il bene di tutti. 1° e 2 Celebrare la vita vuol dire, quindi, contemplare il mistero della nascita di un figlio, vuol dire riconoscere la dignità di ogni persona fatta ad immagine e somiglianza di Dio, essere servitori “di ciò che ‘è seminato nella debolezza’ (1Cor 15,43), dei piccoli e degli anziani, e di ogni uomo e ogni donna, per i quali va riconosciuto e tutelato il diritto primordiale alla vita” (dal Messaggio dei Vescovi per la 37a Giornata nazionale per la Vita di questo anno 2015). Siamo pertanto chiamati a scelte di solidarietà per la vita che siano risposte efficaci alle tante grida che risuonano oggi nel mondo … Con la fantasia dell’amore potremo uscire da tanti vicoli ciechi, “inaugurando – si legge ancora nel messaggio sopra citato - un nuovo umanesimo: ‘vivere fino in fondo ciò che è umano (…) migliora il cristiano e feconda la città’ (cfr Papa Francesco, Esortazione Apostolica Evangelii gaudium, 75). La costruzione febbraio, due giornate importanti in cui la Chiesa celebra, nell’ordine, la Vita e la Vita consacrata. Eloquenti i rispettivi temi: “Solidali per la Vita” e “Portate l’abbraccio di Dio”. Celebrare la vita vuol dire, anzitutto, ringraziare chi ci ha chiamati all’esistenza per amore, e quindi il nostro Dio creatore, e coloro che hanno collaborato al Suo progetto, cioè i nostri genitori; e questo, anche se le cose non andassero, anche se fossimo nella sofferenza, anche nelle situazioni più gravi. Perché la nostra vita ha un valore immenso, un senso profondo, ed è frutto di un progetto della cui bellezza siamo chiamati ad innamorarci. Questo è il nocciolo da cui scaturisce il nostro vivere una vita piena, serena, pulita, ordinata, aperta agli altri. di questo nuovo umanesimo è la vera sfida che ci attende e parte dal sì alla vita”. E se tutti siamo chiamati a difendere, rispettare e promuovere la vita, ci sono alcune persone chiamate in modo speciale a portare a tutti “l’abbraccio di Dio”, persone che, innamorate di Cristo, hanno scelto di seguirlo da vicino mediante la pratica dei consigli evangelici, donandosi totalmente e a lui e ai fratelli. Celebrare la Vita consacrata, alla quale, tra l’altro, questo Anno è dedicato, come voluto da Papa Francesco, vuol dire allora per le persone consacrate ravvivare i sentimenti che devono ispirare la loro donazione al Signore e al prossimo. La scelta della vita consacrata, che si sostiene e alimenta solo in Dio, giorno per giorno, non è una fuga dalle responsabilità della vita familiare, ma testimonia la via di una diversa fedeltà e fecondità, con cui le persone consacrate si legano all’amore assoluto di Dio per ogni uomo affinché nessuno vada perduto. In un mondo tentato dall’individualismo egoista, si può vivere, quindi, conformati in tutto a Cristo, così da ordinare all’intimità con Lui il proprio rapporto con se stessi, con gli altri e con le cose. Ha scritto il Papa nella sua Lettera a tutti i consacrati: “Dove ci sono i religiosi c’è gioia” e “Mi attendo che svegliate il mondo”. Frasi importanti ed impegnative. Tutti a volte sperimentiamo la stanchezza, la delusione ma, volgendo lo sguardo al Signore e attingendo fiduciosi alla Sua grazia, siamo chiamati a non ripiegarci su noi stessi e a ri-partire con il cuore pieno di gioia. “Mi attendo – prosegue il Pontefice - non che teniate vive delle ‘utopie’, ma che sappiate creare ‘altri luoghi’, dove si viva la logica evangelica del dono, della fraternità, dell’accoglienza della diversità, dell’amore reciproco”, e che diventiate sempre più “lievito per una società ispirata al Vangelo, la ‘città sul monte’ che dice la verità e la potenza delle parole di Gesù”. Se il Papa ha esortato i consacrati a svegliare il mondo, vuol dire che questo nostro mondo è addormentato (o sta sveglio nelle ore sbagliate, quelle che dovrebbero essere dedicate al riposo). Un compito importante, dunque, per i consacrati, ma a ciò credo sia opportuno aggiungere, e concludo, anche queste parole di Giovanni Paolo II: “la missione della vita consacrata, nel presente e nel futuro della Chiesa, non riguarda solo coloro che hanno ricevuto questo speciale carisma, ma tutta la comunità cristiana, perché la vita consacrata si pone nel cuore stesso della Chiesa come elemento decisivo per la sua missione, dal momento esprime l'intima natura della vocazione cristiana e la tensione di tutta la Chiesa -Sposa verso l'unione con l'unico Sposo”. T empo fa, sfogliando una rivista che parlava delle vocazioni al sacerdozio, ho trovato, a riguardo, questa bella preghiera di Giovanni Paolo II e ho pensato di farla conoscere alla comunità, in modo da poterla rivolgere al Signore, sentendoci uni , affinché Egli chiami ancora qualche giovane al suo servizio, a&raverso il ministero sacerdotale. “Signore Gesù, che hai chiamato chi hai voluto, chiama mol giovani a lavorare con te. Aiutali a vincere le difficoltà dei giovani d’oggi. E se chiami qualcuno per consacrarlo tu&o a te il tuo amore riscaldi questa vocazione fin dal suo nascere e la faccia crescere e perseverare fino alla fine. Amen”. (Giovanni Paolo II) Beata la famiglia che può donare un figlio a Gesù e alla sua Chiesa! Il sacerdote è sempre il rappresentante di Cristo sulla terra, è lui che nel nome di Gesù perdona i nostri pecca e con il suo esempio ci aiuta ad aumentare la nostra fede. Il sacerdote aiuta a risolvere dei problemi sia spirituali che materiali, è vicino alle persone e nei momen tris e difficili le aiuta ad affrontare con spirito cris ano le molte difficoltà che si incontrano nella vita. La nostra preghiera è molto importante per questo scopo, le vocazioni al sacerdozio! C ol senno del poi riflettiamo sui fatti accaduti poco più di un mese fa a Parigi e in tutta la Francia. Non posso fare i ragionamenti del sociologo o del politologo o del professore, farò il ragionamento dell’uomo comune che sarà guidato essenzialmente da delle domande. Perché sono state uccise 13 persone in Francia? Perché avevano (a detta degli uccisori) offeso la loro coscienza e la loro fede con delle vignette definite blasfeme. Un uomo che offende una fede religiosa merita la morte? Assolutamente no. Non c’è peccato, né reato che si debba punire con la morte. Un uomo ha il diritto di offendere la fede di un altro uomo? No. Nessuno ha questo diritto. La fede religiosa va rispettata, anche se non condivisa. Di fronte a queste tre domande e alle relative risposte, si crea un cortocircuito, per questo vi domando: “Da che parte stiamo noi cristiani, o meglio, da che parte starebbe Gesù Cristo?” . Credo in nessuna delle due. Io non mi sento un terrorista dell’Isis, ma non mi sento neanche Charlie. Certamente sono due posizioni diverse, tuttavia ciò che ancora fa aumentare il cortocircuito è la diversa definizione del concetto di libertà che scaturisce da due mondi che invece di dialogare si uccidono a vicenda. Per un francese, o un europeo in genere, il concetto di libertà si fonda sul concetto di persona che è il frutto di 2700 anni di diritto romano e 2000 anni di cristianesimo, anche se, da dopo la rivoluzione francese la “liberté” è diventato, come diceva un certo san Paolo, il pretesto per vivere secondo la carne, una autonomia da tutto e da tutti. Per noi europei la libertà di coscienza e di espressione è un diritto che può anche avere l’arroganza di non tener conto dei diritti degli altri. E questo è sbagliato. Per un musulmano il concetto di libertà è del tutto diverso: l’unico soggetto libero e autonomo è Dio, per cui l’uomo è solo una pedina nelle mani di Dio e, in nome di una interpretazione letterale della religione, si ha il dovere di agire di conseguenza. Portato alle estreme conseguenze, questo principio diventa devastante. Chi ha ragione? Nessuno dei due. La libertà di coscienza (e quindi di espressione) rettamente intesa dovrebbe essere delineata dal concetto di “coscienza illuminata”. Chi offende la fede altrui è mosso da una “coscienza idolatrica”, cioè si crede un dio superiore a tutto e a tutti. Chi uccide in nome della fede è mosso da una “coscienza cieca”, cioè abbassa Dio a un essere primitivo e vendicatore. Che fare? Diamo testimonianza della nostra fede nel rispetto di quella altrui. È la strada più difficile, ma è l’unica strada possibile. “L Continuano gli incontri diocesani della Scuola della Parola a bellezza salverà il mondo” scriveva Doestoevskij nel romanzo “L’Idiota” e spesso anche noi abusiamo o utilizziamo in maniera impropria questa frase, senza probabilmente esserci soffermati sul significato e sul valore della parola bellezza. In particolare, di quale bellezza si parla? Qual è la vera bellezza? Quale prototipo di quest’ultima oggi viene propinato e quale invece è quella di Dio? È stato a partire da questi interrogativi che giovani e adulti dell’Azione Cattolica diocesana si sono confrontati, riflettendo insieme e condividendo pensieri e risposte, nell’ultimo incontro della Scuola della Parola, svoltosi nelle parrocchie di Orvieto Scalo e di Ciconia lo scorso 24 gennaio. In un momento sia storico che culturale in cui la bellezza effimera e puramente estetica sembra predominare sull’essere, è opportuno trovare momenti di discernimento per capire il senso della citazione dello scrittore russo: quale è cioè la vera bellezza che può condurre l’uomo a riscoprire se stesso e a riconoscersi figlio di un Padre che è Dio, il “bel pastore”. L’incontro quindi si è incentrato su questo, attraverso modalità diverse per giovani ed adulti, e ciò che è emerso è che la bellezza della Chiesa non è nella staticità dell’ammirare un’opera com- piuta, ma nella dinamicità di una relazione che trasforma nel profondo l’uomo e che invita ad uscire dal proprio egoismo e dalle proprie insicurezze per andare verso l’altro. I giovani in particolare sono stati invitati a riflettere su quante energie e tempo si investono per essere belli per qualcuno, per sentirci apprezzati o al passo con i tempi, per soddisfare le aspettative di un fidanzato o di un genitore, ma tutto questo con quale intenzione? A che pro? Importante è imparare ad essere belli agli occhi di Dio, che già ci vede bellissimi, a Sua immagine e somiglianza, anche se siamo peccatori, anche se non abbiamo soldi per avere un vestito firmato, anche se non siamo alti e snelli, anche se non ci apprezziamo. A noi è chiesto di cambiare punto di vista su noi stessi e sugli altri imparando ad amarci, a ringraziare per come siamo, e ad utilizzare le lenti luminose e misericordiose di Dio e non i nostri occhiali sporchi. Questo atteggiamento deve quindi spingerci a volgere lo sguardo, come ha fatto Gesù, su quello che ci da più fastidio, sulle ferite che portiamo addosso e ad uscire, come ci ricorda Papa Francesco, verso le periferie non solo territoriali ma esistenziali che tutti conosciamo ma con cui nessuno vuole “sporcarsi”. Caritas parrocchiali a convegno con il Vescovo D omenica 8 febbraio, presso il seminario di Orvieto, un centinaio di volontari delle Caritas parrocchiali della Diocesi si sono riuniti a convegno guidati da mons. Benedetto Tuzia, per approfondire – alla luce della Parola e dell’insegnamento di Papa Francesco - il servizio per l’uomo che vive nelle periferie esistenziali di oggi. Ormai, non si tratta solo di luoghi geografici ma, sempre di più, luoghi dell’anima e del cuore, modi particolari di relazione e modi di sentirsi e di definirsi. Luoghi che attengono alla vita di tutte le persone e delle comunità e, dunque, ambiti in cui viene cercato e vissuto il Vangelo. Le nostre Caritas parrocchiali ne hanno un’immagine nitida che evidenzia i volti nei quali si intravede anche il dolore, la sofferenza, i segni della crisi economica e la povertà. Dopo un’introduzione alla giornata di don Marco Gasparri, vicario episcopale per la Carità - che ha ricordato le tante Povertà di senso generate da mancanza di valori di riferimento, di significato della propria e dell’altrui vita; povertà che si manifestano in forme di autodistruzione: droga, alcool, bulimia, anoressia, eccessi di velocità, spericolatezze, gioco d’azzardo, shopping compulsivo … - il Vescovo ha guidato la meditazione su una carità che nell’oggi della storia scaturisce dalla contemplazione di Gesù e dall’esperienza di fraternità ecclesiale, una carità come cammino di “speranza viva” per tutti gli uomini. L’operatore Caritas – attraverso una nuova “fantasia della carità” è chiamato sempre di più a portare questa “speranza viva” nel contesto come vero educatore e attraverso una pedagogia dei fatti. Dopo la santa messa, anche don Salvatore Ferdinandi, responsabile del settore formazione di Caritas italiana, ha esortato le Caritas parrocchiali ad essere fedeli alla loro prevalente funzione pedagogica, ri- levando la situazione del proprio territorio, ascoltando sia le forme di povertà, sofferenza, emarginazione, solitudine, separazioni familiari, che le disponibilità di soggetti (enti, associazioni, persone) che mettono a disposizione tempo, professionalità, strutture, spazi, risorse, per rispondere ai vari bisogni rilevati. Allarme separazioni D on Salvatore Ferdinandi ha comunicato all’Assemblea una ricerca di Caritas italiana sulla crisi diffusa della famiglia, ricerca condo&a anche sulle indicazioni del recente Sinodo sulla famiglia. Ha fa&o vedere come a fronte di famiglie deboli e fragili corrispondano molteplici forme di povertà e vulnerabilità sociale, che si riproducono ed amplificano ogni dimensione di vita personale e sociale. Cresce così ancora l’instabilità coniugale: - Dal 1995 al 2011 le separazioni sono aumentate (T Infine, Marcello Rinaldi, direttore della Caritas diocesana, ha sintetizzato il secondo Rapporto diocesano sulle povertà, con i dati forniti dai Centri di ascolto e dalle opere-segno, in un anno più di cinquantamila interventi di aiuto per i più poveri e per le famiglie in difficoltà. Anche nel territorio diocesano si consumano piccole e grandi ingiustizie: persone senza casa, famiglie separate, sfrattate, fabbriche in crisi, lavori pericolosi, giovani disoccupati, mala sanità, mancanza o cattiva organizzazione dei trasporti … Nel dibattito si messo in luce come in questi anni di cammino, la Caritas di OrvietoTodi ha cercato di orientare tutto, formazione, promozione, prossimità con i più poveri, opere-segno, per meglio scoprire il volto di Dio nel volto dei “poveri”. del 68% e le persone che hanno sperimentato la ro&ura del matrimonio sono 3 milioni 115 mila. - L’età media per la separazione, è 46 anni per gli uomini, 43 anni per le donne. - La durata media del matrimonio è pari a 15 anni. - L’assegno per il coniuge, per un importo medio di € 514,70 e per il 98%, è pagato dal marito. - In caso di separazione, la casa coniugale viene assegnata più frequentemente alla moglie. - Più della metà delle persone separate dichiara di trovarsi in una situazione economica peggiore rispe&o a quella precedente la separazione. L V 13 2015) N on posso non dedicare in questo numero de “Il Sale” alcune righe in ricordo di Mimmo. Che cosa dire? Tu&o mi sembra inadeguato, anche se mi viene in aiuto una parola del Signore: “Se li farete tacere, grideranno le pietre” … e forse proprio il paragone della pietra e delle pietre, che Mimmo ha tanto amato e per le quali si è speso, diventa il più efficace e concreto. Alla Pietra angolare che è Cristo Mimmo è stato saldamente unito: ha fa&o della sua vita una totale coincidenza con il Signore Gesù. La preghiera, la meditazione della Parola di Dio, l’Eucaris a, la ricerca spesso tormentata delle ragioni della fede lo hanno edificato su Cristo pietra fondamentale e sasso d’inciampo, persino nel momento in cui Gesù ha sbarrato la sua strada con la pietra della sofferenza. Sulla pietra che è Pietro, cioè sulla Chiesa, Mimmo ha sempre desiderato essere confermato. È stato pietra viva di questa nostra comunità: promotore e animatore di tante inizia ve di evangelizzazione, culturali, carita ve; per noi parroci che ci siamo qui sussegui è stato punto di riferimento e garanzia di con nuità. Sempre pronto al consiglio saggio e discreto, ogni incontro con lui non era mai banale: voleva che si andasse a fondo nelle cose con precisione, con competenza, col desiderio e l’urgenza di costruire, pietra su pietra, la nostra comunità cris ana senza rimpiangere mai il passato, proteso verso il futuro. Per la pietra preziosa della famiglia, casa fondata sulla roccia, Mimmo ha dedicato la sua vita; ha aggiunto splendore di bellezza all’amore fedele per Giuliana e fecondo per i suoi cinque figli, accogliendo tu coloro che nella sua casa, severa e accogliente allo stesso tempo, vedevano un punto di riferimento in momen di difficoltà economiche, lavora ve, umane. Verso le pietre che compongono le tante case della nostra comunità, in primo luogo le chiese, ha profuso la cura me colosa dell’argiano e dell’ar sta. Quando, nei giorni chiari d’inverno, lo trovavo nelle prime ore del pomeriggio in chiesa parrocchiale a pregare, con lo sguardo sempre rivolto verso l’alto per cogliere la sapienza dei giochi di luce sugli stucchi e sulle immagini sacre, si distraeva al mio entrare e mi diceva sempre: “Di’ la verità … è bella la nostra chiesa”. Si, carissimo Mimmo, la nostra chiesa è bella … ora perme$mi, perché ne sento la necessità de&ata dalla comunione dei san', di abbandonare quel “lei” che cara&erizzava il nostro dialogo fa&o di grande confidenza e assoluto rispe&o, per dir' che la nostra chiesa è bella, perché di essa anche tu sei stato una pietra viva e solida: un punto di riferimento per la mia vita di sacerdote, ma prima ancora di uomo e di cris'ano. Da te ho cercato di imparare a far bene le cose, a farle con passione, a gustarne il sapore profondo. È stato un grande privilegio conoscer'. Ed ora che sei una pietra miliare nel mio cammino di fede, con'nua a indicarmi la strada verso la Patria e il Regno. Nell’a&esa di incontrarci nuovamente in Dio, tu prega per noi. “L a Grande Guerra, dal 1915 al 1918, risucchiò al fronte, a nord -est della Penisola, i giovani, ma anche i tanti padri di famiglia, richiamati dalle contrade più lontane e sperdute d'Italia, come da quelle più vicine ai luoghi del conflitto. Sardi e siciliani, pugliesi e lucani, valdostani ed umbri, nessuna regione fu risparmiata da lutti e vuoti incolmabili, mai riempiti dalle lacrime versate da madri e congiunti. Poteva la signora Clelia Pizzigoni Calvi, madre dei quattro figli caduti, dei quali ho parlato ne “La campana della pace”, trovare ristoro al suo dolore? I campi, dove era occupata la gran parte della popolazione tra allevamento di animali e agricoltura, furono privati delle braccia più vigorose e così anche le fabbriche. Donne e anziani, bambini e ragazzetti cercarono di supplire a quelle assenze signifi- … Il Comune di Acquasparta scelse un sito particolarmente adatto per erigervi il Monumento ai Caduti della 1a G. M . Nell’agosto del 1924 il monumento risultava inaugurato. cative facendo di necessità virtù. A testimoniare le tante perdite “nell'inutile strage” restano monumenti modesti o sontuosi, lapidi e targhe, che ogni città o villaggio più remoto eresse negli anni '20 come doveroso ricordo. E il Comune di Acquasparta non si sottrasse a questa testimonianza, anzi scelse un sito particolarmente adatto per erigervi il Monumento ai Cadu- ti della 1a G. M. Nella seduta straordinaria del 4 maggio 1924 “il Consiglio, senza alcuna discussione, ad unanimità di voti resi per alzata di mano, delibera di confermare, in seconda lettura, il contributo di lire 5.000 per l'erezione del monumento ai caduti per una più nuova e più grande Patria”. E siccome l'opera doveva essere nel contempo una testimonianza di sacrificio, una onorificenza ed un monito, era determinante posizionarla in un punto di grande visibilità: in alto rispetto al paese, riferimento etico per le Scuole vicinissime e difronte al Grande Albergo Amerino, frequentato e foriero del notevole sviluppo socioeconomico verso il quale Acquasparta si avviava. Inoltre, avrebbe nitidamente guardato verso la chiesa di S. Francesco e della Madonna della Stella, sicuramente invocata dai soldati al fronte, particolarmente da quelli acquaspartani. Nell’agosto del 1924 il monumento risultava inaugurato; era intervenuto il Sottosegretario di Stato competente ed il dottor Ficarelli Giuseppe si era interessato per la proiezione del film ‘Gloria’, come coronamento di una giornata sicuramente particolare. Successivamente, nel maggio del 1928, allo spazio circostante il monumento fu data una sistemazione adeguata, con aiuole e giardini, così da renderlo oltremodo rispettoso per i Caduti e di ornamento in quanto dinanzi al G.A. Amerino. Tutta l'opera trovò definitivo completamento con la costruzione del muro di sostegno perimetrale, necessario specialmente agli inizi della Strada Amerina, nei confronti della quale il dislivello era notevole. Nel 2008 il Monumento e tutta l'area circostante sono stati ripristinati e ridisegnati, cercando di rendere il contesto più funzionale ed accogliente. Nel secondo dopoguerra, il Monumento costituiva tradizionalmente lo sfondo per le Il circolo di Terni de La Manif Pour Tous Italia, associazione nata in Francia, apolitica ed aconfessionale, che si batte per la tutela della famiglia così come definita dalla natura e dalla Costituzione Italiana, ha organizzato una tappa del tour “Voglio la mamma 2015” per il giorno 22 febbraio, alle ore 17, presso il Palazzetto sportivo di Campomaggiore a Terni. L’autore dell’omonimo libro, Mario Adinolfi, politico (è stato uno dei fondatori del PD), blogger e giornalista, nonché direttore del neonato quotidiano “La Croce “, parlerà di temi scottanti trattati rituali foto di gruppo di fine d'anno scolastico, ed il suo spazio circostante il luogo dove per una mezz'oretta l'insegnante ci accompagnava per lasciarci sfogare, ruzzando. Acchiapparella e pizzicarampichino erano i giochi di movimento più praticati; qualcuno preferiva il filetto, il cui schema era rapidamente tracciato sulla panchina di cemento bianco con un ciuffetto d'erba, e sei sassolini segnaposto li trovavi chinandoti. nell’opera, quali eutanasia infantile, aborto, matrimoni gay, omogenitorialità, utero in affitto, fecondazione eterologa, teoria del gender. In modo assolutamente laico, vuole far recuperare la dimensione umana ad una società che sta facendo di tutto per smarrirla. E’ importante partecipare per informarsi su questioni importanti che riguardano tutti e su proposte di legge che potrebbero essere approvate a breve ed all’insaputa di molti. L’ingresso è gratuito. La nostra rubrica oggi ci guida alla conoscenza della parola “giudicare”. Questo verbo deriva dal la no iudicare, derivato di iudexdicis (giusto), a sua volta composta di ius (legge) e dicere (dire, pronunciare). Interessante è anche il corrispondente termine greco (krinein) che significa separare setacciando, filtrando, vagliando. Il verbo è usato nel vangelo di Ma&eo all’impera vo, seconda persona plurale (cap. 7 verse&o 1); è pronunciato da Gesù ed è rivolto ai discepoli, cui ordina di non con nuare a giudicare. Cioè ordina loro di relazionarsi agli altri con il setaccio, separando ciò che è bene da ciò che è male. Va da sé che occorre notevole capacità di discernimento per tra&enere ciò che è bene e lasciar cadere ciò che non lo è; per filtrare ciò che realmente l’altro è da ciò che, invece, è sol- L e campane sono un antichissimo mezzo di comunicazione, un tempo molto più necessario e importante di oggi. Tutta la vita del cristiano è segnata dal suono di una campana: da quella che ha suonato a festa il giorno del Battesimo, a quella che lo ha invitato a partecipare ai Sacramenti, a quella che ha sorriso nel giorno del suo matrimonio, infine a quella che annuncia il giorno del ritorno alla casa del Padre. In questo tempo sentire suonare una campana tra tante distrazioni può lasciare il tempo che trova, tuttavia questo codice comunicativo è antichissimo. Esiste anche una disciplina che si chiama “campanologia” e, forse nessuno sa che, uno dei più completi e rigorosi tanto fru&o del mio pre-giudizio. Il mio giudicare bene o male dell’altro è la misura del mio discernimento, la statura della mia personalità, la profondità della mia fede: il giudizio futuro che Dio darà su di me non sarà altro che il giudizio presente che io do sul fratello; Dio lo lascia scrivere a me e lui, alla fine, semplicemente si limiterà a leggere ciò che io ho scri&o. Il verbo è, invece, usato nell’accezione dedo&a dal significato la no da Giovanni nel suo Vangelo al capitolo 5 verse&o 27: è Gesù che, a Gerusalemme, parla di se stesso e delle opere che è in grado di fare in quanto Figlio dell’uomo. Infa , egli, essendo figlio di Dio ma avendo anche il dono della vita in se stesso (Figlio dell’uomo, appunto), ha il potere di giudicare, cioè di dire/pronunciare secondo la legge, secondo il giusto-dire, secondo l’amore. Verso tu . Dalla A alla Z trattati di campanologia lo scrisse il parroco di Acquasparta don Antonio Odoardo Maturo nel 1912 col titolo “Acquasparta e le sue campane”. Anche dal nostro campanile si mandano tanti segnali: alcuni porgono l’orecchio solo quando si suona a morto, ma spesso non sanno distinguere le cosiddette “suonate”. Procediamo dunque con ordine. Innanzi tutto nella nostra unità pastorale ci sono dodici campanili (S. Cecilia, S. Francesco, S. Giuseppe, SS. Crocifisso, Madonna Todina, S. Michele, chiesa del cimitero, Configni, Castel del Monte, Casigliano, Rosaro, Madonna di San Martino) per un totale di 24 campane. Il campanile principale è quello di S. Cecilia che ha quattro campane che, forse non tutti lo sanno, hanno tutte un nome: il campanone (12 quintali) si chiama Cecilia, la seconda campana si chiama Valeriano, la terza campana si chiama Sebastiano, la quarta campana si chiama Giovanni Battista. Tutte queste campane continuano a dare dei messaggi ogni giorno. Le campane si suonano in tre modi: “a bicchiere”, “a distesa”, “a tocchi”. Si suonano le campane a “bicchiere” (in genere solo la più grande) facendo oscillare le campane fino a rovesciarle portandole a 180°, lasciandole in piedi come un bicchiere e poi le si rilasciano facendo fare loro un giro di 360°. Si suonano le campane “a distesa” facendo oscillare semplicemente le campane come il pendolo di un orologio. Si suonano “a tocchi” lasciando ferme le campane e battendo su di esse con i martelli meccanici posti a lato di ciascuna di esse. Alle 5.30 (chi è sveglio) può sentire una particolare suonata: la campana più grande batte tredici “tocchi”: prima 3, poi 4, poi 5 e poi 1. È un modo antichissimo di suonare le campane e si chiama “Angelus” (risale al medioevo), questo modo si ripete a mezzo giorno e al tramonto del sole. I numeri sono simbolici: 3 è la Trinità, 4 sono i Vangeli, 5 le piaghe di Cristo, 1 è Dio. La preghiera legata a questo suono è: “Nel nome delle Trinità, un solo Dio in tre Persone. La Parola di Dio si è fatta carne.” Alle 7.00 inizia il battere delle ore (sulla seconda campana) e delle mezze ore (due tocchi sulla terza campana). “Il tempo è di Dio” ci dice il campanile. Alle 12.00, dopo i 12 tocchi delle ore, seguono i 13 tocchi dell’Angelus e si conclude la suonata con la “distesa” della seconda campana. A questo punto della giornata, i cristiani sono invitati a pregare l’Angelus Domini. Questa usanza fu istituita il 7 ottobre 1571 per ricordare la vittoria dei cristiani sui turchi a Lepanto. La sera, allo stesso modo che a mezzogiorno, suona la cosiddetta “Ave Maria” o “Ora di notte” conosciuta anticamente come “Coprifuoco”, poiché, prima di questo suono che si sente un’ora dopo il tramonto, si doveva rientrare dentro le mura della città e nelle case si doveva coprire il fuoco con la cenere per evitare lo svilupparsi di incendi notturni. Siccome questo suono avviene un’ora dopo il tramonto, cioè a un’ora di notte, l’orario della suonata si sposta di stagione in stagione seguendo la lunghezza delle giornate. Le suonate che annunciano le SS. Messe o altre celebrazioni sono di due tipi: “Din-den” e “Rinterzo” Il “Din-den”, come dice il nome, si esegue con due campane: la seconda che suona a distesa, mentre la terza che risponde con dei tocchi a martello. In genere annuncia le SS. Messe domenicali e feriali. Il suono “a rinterzo” è il più complesso: si porta il campanone “a bicchiere”, mentre le altre tre campane rispondono al suono del campanone con tocchi festosi e veloci. Per mettere fretta a cristiani che si recano in chiesa, poco prima dell’inizio delle celebrazioni, si suonano 20 tocchi sulla seconda campana, 20 sulla terza e 20 sulla quarta. Il ritmo sostenuto è un invito a allungare il passo. Nei giorni di festa, al posto dei tocchi, sono state da poco inserite le “allegrezze” o “carillon” che producono dei suoni festosi tutti a martello. Quando si suona a morto, c’è un particolare antichissimo: per un uomo si suonano tre “distese” di campanone, mentre per una donna i suonano due “distese”. Perché? L’origine di questo codice è molto antico … Pitagora diceva che il numero che rappresenta la donna è il 2, mentre quello che rappresenta l’uomo è il 3 … forse le cose coincidono. Infine, quando si suonano tutte le campane in modo disordinato è per invitare alla preghiera in una situazione di grave pericolo: incendio, tempesta, calamità naturali. Specialmente nelle civiltà in cui si vive esclusivamente del frutto della terra, il suono dell’“acqua ria” (cioè dell’acqua cattiva) è il segnale attraverso il quale ci si mette nelle mani del Signore, perché solo lui vi può porre rimedio. Concludendo questa trattazione che qualcuno avrà giudicato un po’ pruriginosa, diciamo che ogni suono della campana ci porta al pensiero di Dio, al tempo che scorre, al ricordo della preghiera, al pensiero verso i momenti belli e verso quelli dolorosi della vita. A qualcuno dà un po’ fastidio sentire questo suono … forse perché fa troppa eco nella sua coscienza un po’ vuota. Mercoledì 18 febbraio – Le Ceneri 17.00, S. Cecilia S. Messa 18.00, Parrocchia Incontro per organizzare le liturgie di Quaresima 21.00, S. Cecilia S. Messa Giovedì 19 febbraio 16.00, Castel del Monte S. Messa 17.00, S. Giuseppe S. Messa Venerdì 20 febbraio 17.00, S. Giuseppe S. Messa Sabato 21 febbraio Raccolta farmaci (in farmacia) in occasione del Banco Farmaceutico e a favore della nostra Caritas parrocchiale. In tutta la zona di Terni la raccolta farmaci si fa in questo giorno, poiché nel giorno 14 febbraio avrebbe coinciso con la festa di S. Valentino. 16.30, Casigliano S. Messa 18.00, Configni S. Messa 18.30, Orvieto Scuola della Parola Domenica 22 febbraio – I di Quaresima 9.00 – 11.30 – 17.00, S. Cecilia SS. Messe Lunedì 23 febbraio 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 18.30, S. Giuseppe Rosario e Vespri 21.00, S. Francesco Incontro con i genitori dei ragazzi che si preparano alla Comunione e alla Cresima Martedì 24 febbraio 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 18.30, S. Giuseppe Rosario e Vespri Mercoledì 25 febbraio 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 18.30, S. Giuseppe Rosario e Vespri Giovedì 26 febbraio 7.30, S. Giuseppe Lodi, Adorazione e Confessioni 18.30, S. Giuseppe Rosario e Vespri 21.00, S. Giuseppe S. Messa, Adorazione e Confessioni Venerdì 27 febbraio 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 18.30, S. Giuseppe S. Rosario e Vespri 21.00, Via Crucis dalla chiesa della Madonna Todina a S. Nicolò Sabato 28 febbraio 16.30, Rosaro S. Messa 18.00, Configni S. Messa Domenica 1 marzo – II di Quaresima 9.00 – 11.30 – 17.00, S. Cecilia SS. Messe Giornata con le coppie di fidanzati che si preparano al Matrimonio Lunedì 2 marzo 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 18.30, S. Giuseppe Rosario e Vespri 21.00, S. Francesco Incontro con i genitori dei ragazzi che si preparano alla Comunione e alla Cresima Martedì 3 marzo 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 18.30, S. Giuseppe S. Rosario e Vespri 21.00, Parrocchia Incontro della Caritas Mercoledì 4 marzo 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 18.30, S. Giuseppe S. Rosario e Vespri Giovedì 5 marzo 7.30, S. Giuseppe Lodi, Adorazione e Confessioni 18.30, S. Giuseppe S. Rosario e Vespri 21.00, S. Giuseppe S. Messa, Adorazione e Confessioni Venerdì 6 marzo 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 18.30, S. Giuseppe S. Rosario e Vespri 21.00, Via Crucis dall’inizio di via Garibaldi al Colle Alto Sabato 7 marzo 16.30, Casigliano 18.00, Configni S. Messa S. Messa Domenica 8 marzo – III di Quaresima 9.00 – 11.30, S. Cecilia SS. Messe 15.00, Casteltodino Incontro con il Vescovo dei Consigli Pastorali della Vicaria “S. Felice” Lunedì 9 marzo 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 18.30, S. Giuseppe S. Rosario e Vespri 21.00, S. Francesco Incontro con i genitori dei ragazzi che si preparano alla Comunione e alla Cresima Martedì 10 marzo 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 18.30, S. Giuseppe S. Rosario e Vespri Mercoledì 11 marzo 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 18.30, S. Giuseppe S. Rosario e Vespri Giovedì 12 marzo 7.30, S. Giuseppe Lodi, Adorazione e Confessioni 18.30, S. Giuseppe S. Rosario e Vespri 21.00, S. Giuseppe S. Messa, Adorazione e Confessioni Venerdì 13 marzo 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 18.30, S. Giuseppe S. Rosario e Vespri 21.00, Via Crucis dal parcheggio di Via Gramsci a Configni passando per la strada della Nocicchia Sabato 14 marzo 16.30, Rosaro 18.00, Configni 18.30, Orvieto S. Messa S. Messa Scuola della Parola Domenica 15 marzo – IV di Quaresima 9.00 – 11.30 – 17.00, S. Cecilia SS. Messe Lunedì 16 marzo 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 18.30, S. Giuseppe S. Rosario e Vespri 21.00, S. Francesco Incontro con i genitori dei ragazzi che si preparano alla Comunione e alla Cresima Martedì 17 marzo 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 18.30, S. Giuseppe S. Rosario e Vespri Mercoledì 18 marzo 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 18.30, S. Giuseppe S. Rosario e Vespri 20.00, Assemblea della Confraternita di S. Giuseppe Giovedì 19 marzo – Solennità di S. Giuseppe 10.00, S. Giuseppe S. Messa 18.30, S. Giuseppe S. Rosario e Vespri 21.00, S. Giuseppe S. Messa, Adorazione e Confessioni Venerdì 20 marzo 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 18.30, S. Giuseppe S. Rosario e Vespri 21.00, Via Crucis in Via Amendola Sabato 21 marzo 16.00, Spagliagrano (Todi): Incontro di formazione per i Ministri Straordinari della Comunione 16.30, Casigliano S. Messa 18.00, Configni S. Messa Domenica 22 marzo – V di Quaresima 9.00 – 11.30 – 17.00, S. Cecilia SS. Messe La S. Messa delle 17.00 sarà seguita dalla processione in onore di S. Giuseppe fino alla chiesa del Santo con la partecipazione della Confraternita. Al termine della processione: momento conviviale con le tradizionali frittelle animato dalla Banda Musicale “Città di Acquasparta” Lunedì 23 marzo 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 18.30, S. Giuseppe S. Rosario e Vespri 21.00, S. Francesco Incontro con i genitori dei ragazzi che si preparano alla Comunione e alla Cresima Martedì 24 marzo 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 18.30, S. Giuseppe S. Rosario e Vespri Mercoledì 25 marzo – Annunciazione del Signore 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 18.30, S. Giuseppe S. Rosario e Vespri Giovedì 26 marzo 7.30, S. Giuseppe Lodi e Adorazione 18.30, S. Giuseppe S. Rosario e Vespri 21.00, S. Giuseppe S. Messa, Adorazione e Confessioni Venerdì 27 marzo 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 18.30, S. Giuseppe S. Rosario e Vespri 21.00, Via Crucis presso l’abbazia di Villa San Faustino animata dai ragazzi della casa Caritas Sabato 28 marzo 16.30, Castel del Monte Liturgia dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme e S. Messa 18.00, Rosaro Liturgia dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme e S. Messa Domenica 29 marzo – Le Palme 8.30, Piazza F. Cesi Liturgia dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme e S. Messa 10.30, S. Francesco Liturgia dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, processione a S. Cecilia e S. Messa 14.30, S. Giuseppe Confessioni 17.00, S. Giuseppe S. Messa 18.30, S. Cecilia Concerto di Pasqua del Coro Polifonico ASCAM e della banda musicale “E. Stella” Lunedì 30 marzo – Lunedì Santo 7.30, S. Giuseppe Lodi e S. Messa 15.00, S. Cecilia Adorazione e Confessioni 18.30, S. Cecilia Vespri e Benedizione 21.00, S. Francesco Incontro con i genitori dei ragazzi che si preparano alla Comunione e alla Cresima Martedì 31 marzo – Martedì Santo 10.30, Amerino S. Messa 15.00, S. Cecilia Adorazione e Confessioni 18.30, S. Cecilia Vespri e Benedizione Mercoledì 1 aprile – Mercoledì Santo 17.00, Orvieto S. Messa Crismale Giovedì 2 aprile – Giovedì Santo 17.00, Casigliano Confessioni 18.00, Casigliano S. Messa nella Cena del Signore, reposizione del SS. Sacramento e Adorazione 21.30, S. Cecilia S. Messa nella Cena del Signore, reposizione del SS. Sacramento nella chiesa di S. Giuseppe e Adorazione per tutta la notte (prenotare l’ora di Adorazione scrivendo il nome sul tabellone in fondo alla chiesa). Confessioni fino alle 01.00. Venerdì 3 aprile – Venerdì Santo 8.00, S. Giuseppe Lodi presso l’altare della reposizione 16.00, S. Cecilia Azione Liturgica della Passione e morte del Signore 17.30, Configni Via Crucis e Confessioni 18.30, Rosaro Via Crucis 21.15, Piazza F. Cesi Sacra rappresentazione Percorso di andata della processione: via S. Giuseppe, via Colonna, Cordoni, chiesa del Crocifisso, vie Mazzini, Quaglia, Ricci, Moro. Percorso di ritorno della processione: via Ricci, chiesa del Crocifisso, Cordoni, via Colonna, via S. Giuseppe, Piazza, corso Umberto I, Chiesa Parrocchiale. Chi abita lungo il percorso è invitato a illuminare il percorso con fiaccole e candele. In caso di maltempo tutto si svolgerà in chiesa. Sabato 4 aprile – Sabato Santo Benedizione dei cibi pasquali: 11.30 Rosaro 12.00 Casigliano 12.30 Configni 17.00 Chiesa S. Cecilia 22.00 - VEGLIA PASQUALE (inizio in piazza F. Cesi) Domenica 5 aprile – Pasqua di Resurrezione 8.30, S. Cecilia S. Messa 9.45, Casigliano S. Messa 11.00, S. Cecilia S. Messa 18.00, Configni S. Messa Lunedì 6 aprile – Lunedì dell’Angelo 9.00, Castel del Monte S. Messa La comunione ai malati sarà portata dai ministri straordinari e da don Desiré durante la Quaresima (Eventuali recuperi saranno possibili solo dopo Pasqua) Lun. 23 febbraio Mar. 24 febbraio Merc. 25 febbraio Giov. 26 febbraio Ven. 27 febbraio Lun. 2 marzo Mar. 3 marzo Merc. 4 marzo Giov. 5 marzo Ven. 6 marzo Lun. 9 marzo Mar. 10 marzo Merc. 11 marzo Giov. 12 marzo Ven. 13 marzo Lun. 16 marzo Mar. 17 marzo Merc. 18 marzo Giov. Ven. 19 marzo 20 marzo Lun. 23 marzo 9.00 15.00 9.00 15.00 9.00 15.00 9.00 15.00 9.00 15.00 9.00 15.00 9.00 15.00 15.00 Ripi, Merlone, S. Nicolò, Casa Potente Madonna Todina, Vecchia Flaminia S. Lucia, Tiberina dal n. 4 al n. 42 Tiberina dal n. 45 al n. 142 Collepulcino, Cervare, Cervara, Mulino Romani, Naia Spoletina, Casale, Piedimonte Castagnola, S. Angelo, Benedetti, Federico Bianco Furapane, Murelli, e Casella Colle e Abbeveratoio Via Garibaldi P. Nenni dal n. 1 al n. 20 P. Nenni dal n. 21 al n. 90 C. A. Dalla Chiesa e V. Bachelet G. Falcone P. Borsellino e Trattati di Roma 9.00 15.00 9.00 15.00 9.00 15.00 9.00 15.00 9.00 15.00 9.00 15.00 9.00 15.00 9.00 15.00 9.00 15.00 9.00 15.00 15.00 9.00 15.00 9.00 Mar. 24 marzo 9.00 15.00 Scarpone e Casaletto A. De Gasperi, S. Pertini, A. Spinelli De Nicola, Vermigliole, Collinetta, Palornie, Case Vecchie, Valle Fosca Tuderte-Amerina Strada Nuova di Configni, Valle Sepiccia, Bruciaferro Amerino, Strada Vecchia di Configni, Tesoro Configni centro A. Gramsci e Strada della Nocicchia U. La Malfa, E. Di Vittorio, S. Allende, F. Parri P. Cherubino e P. Adriano Dello Stadio G. Mazzini C. Battisti (dall’inizio fino alla palestra) C. Battisti (dalla palestra fino alla fine) G. Matteotti A. Biagetti C. Quaglia D. Ricci (2 sacerdoti) A. Moro G. Amendola (2 sacerdoti) G. Marconi e Campo della Fiera Roma Via S. Francesco D. Alighieri e B. Buozzi Centro storico: Cesarini, Della Porta, della Torre, del Vitello, Faber, Cieco, Galilei, Centro storico: Bentivenga, Piè Castello, Mura, Orti, Ghetto e via IV Novembre Centro storico: Lincei, Stelluti, Piazza, Umberto I, Ecchio, De Filis Centro storico: S. Giuseppe, Fornaci, Serpenti, Offerta, Colonna, Trivio, Cupa Merc. 25 marzo 15.00 Rosaro paese e campagna Giov. Ven. 26 marzo 27 marzo 15.00 9.00 15.00 Castel del Monte Selvarelle Casigliano paese e campagna 15.00
© Copyright 2024 Paperzz