Foibe Medaglie ai Rsi

23/3/2015
Cronaca: ultime notizie di cronaca ­ Corriere della Sera
Stampa
Stampa senza immagine
Chiudi
IL CASO
Foibe, 300 fascisti di Salò ricevono la medaglia per il
Giorno del Ricordo
Le onorificenze concesse dal governo per celebrare le vittime delle Foibe. Tra i commemorati
decine di repubblichini, di cui 5 accusati di uccisioni, torture e saccheggi
Alessandro Fulloni Medaglie di onorificenza «in
riconoscimento del sacrificio offerto
alla Patria» per circa 300 combattenti
di Salò (tra cui almeno 5 criminali di
guerra accusati di avere torturato e
ucciso a sangue freddo). Partiamo
dall’inizio. Le decorazioni sono state
concesse dai governi a partire dal
2004 in memoria delle vittime delle
Una foiba scoperta nel Friuli nel dopoguerra (Ansa)
foibe come previsto dalla legge
istitutiva del Giorno del Ricordo. La promosse l’esecutivo Berlusconi su proposta di
un gruppo di parlamentari: in prevalenza Fi e An, ma non mancavano esponenti Udc
e del centrosinistra. Oltre alla conservazione della memoria, il testo disciplina la
consegna delle medaglie ai familiari delle vittime sino al sesto grado. Onorificenze
estese a chiunque, tra Friuli e Slovenia, sia stato ucciso «per cause riconducibili a
infoibamenti». Ovvero, nel periodo che va dall’8 settembre a metà del 1947, a
seguito di «torture, annegamenti, fucilazione, massacri, attentati in qualsiasi modo
perpetrati». Con queste «maglie» assai larghe, tra i commemorati sono stati inseriti
profili controversi. Stando almeno a carte provenienti dall Jugoslavia ma anche
dall’Italia.
Nell’elenco di coloro che hanno
ricevuto quello stemma «in vile metallo» ­ così lo definisce il provvedimento che alla
Camera venne approvato con soli 15 voti contrari e all’unanimità al Senato ­
LE CARTE DALL’ITALIA E DALLA JUGOSLAVIA
http://www.corriere.it/cronache/15_marzo_19/foibe­criminali­guerra­fascisti­300­combattenti­rsi­medaglie­ricevute­il­giorno­ricordo­49b164a6­ce59­11e…
1/4
23/3/2015
Cronaca: ultime notizie di cronaca ­ Corriere della Sera
compaiono cinque nominativi che secondo i documenti conservati a Belgrado,
presso «l’Archivio di Jugoslavia», sono «criminali di guerra». Gente che ­ anche
prima dell’8 settembre, raccontano quelle carte ­ a seconda dei casi ha ucciso e
torturato civili italiani e jugoslavi, ammazzato a sangue freddo, incendiato case,
saccheggiato, ordinato fucilazioni di partigiani e segnalato gente da spedire nei lager
in Germania. Si tratta del carabiniere Giacomo Bergognini, del finanziere Luigi Cucè,
dell’agente di polizia Bruno Luciani, dei militi Romeo Stefanutti e Iginio Privileggi e
del prefetto Vincenzo Serrentino (il cui nome è citato anche nel relazione della
commissione d’inchiesta parlamentare «sulle cause dell’occultamento di fascicoli
relativi a crimini nazifascisti»). I primi tre, raccontano fonti diverse, sia italiane sia
slave, «scomparsi» o «dispersi» a partire dai primi giorni del maggio 1945,
verosimilmente gettati nelle foibe. Il quarto «ucciso da slavi». Il quinto «infoibato». Il
sesto, prefetto a Zara (occupazione nazista, amministrazione Rsi) catturato dai
partigiani di Tito e fucilato nel 1947 dopo essere stato condannato da un tribunale
jugoslavo.
Uno scenario, questo dei combattenti Rsi ricordati
dalle medaglie, emerso per caso dopo che lo scorso 10 febbraio al capitano dei
UNA VICENDA EMERSA PER CASO
bersaglieri Rsi Paride Mori ­ ucciso il 18 febbraio 1944 «in un agguato organizzato
dai partigiani titini, quelli con cui stava combattendo aspramente da mesi» per stare
alle parole del figlio Renato ­ per mano del sottosegretario alla presidenza del
Consiglio Graziano Delrio è stata dedicata la medaglia del Giorno del Ricordo.
All’Anpi e in altre associazioni antifasciste si sono accorti però che Mori era sì un
bersagliere. Ma repubblichino (il neologismo coniato da Radio Londra). Circostanza
di cui si appreso solo dopo che dal comune di Traversetolo, nel Parmense, dove il
soldato era nato, il sindaco ha deciso di revocare la dedica di una strada al
bersagliere di Salò inizialmente passata nell’indifferenza.
LUNEDÌ 23 LA COMMISSIONE DECIDE SUL DOSSIER MORI
Da qui in poi, polemiche a
non finire. A seguito delle quali è arrivato il mezzo ripensamento di Delrio che in un
tweet ha chiarito che «se la commissione che ha vagliato centinaia di domande ha
valutato erroneamente, il riconoscimento dovrà essere revocato». Appunto: una
decisione che potrebbe essere presa già lunedì 23, quando il gruppo di esperti (10
in tutto: tra cui rappresentanti degli studi storici della Difesa, degli Interni e della
Presidenza del consiglio e da storici delle foibe) prenderà in mano il dossier Mori.
I 300 MILITI DELLA RSI
Che però potrebbe rivelarsi il meno problematico. L’elenco
aggiornato dei riconoscimenti circa 300 persone. Solo alcuni solo civili spariti nelle
http://www.corriere.it/cronache/15_marzo_19/foibe­criminali­guerra­fascisti­300­combattenti­rsi­medaglie­ricevute­il­giorno­ricordo­49b164a6­ce59­11e…
2/4
23/3/2015
Cronaca: ultime notizie di cronaca ­ Corriere della Sera
Foibe perché vittime di rappresaglie titine. E altri ­ i casi eventualmente da
riconsiderare, una cifra che oscilla tra i 270 e i 300 a seconda delle fonti ­ militari
inquadrati nelle formazioni di Salò. Carabinieri dell’esercito regio confluiti nella Rsi.
Al pari di poliziotti e finanzieri. Militi, volontari nella Guardia Nazionale Repubblicana.
Fascisti «idealisti e patrioti» come il capitano Mori che ­ è il ricordo del figlio ­ risulta
«essersi opposto ai rastrellamenti ordinati dai tedeschi: lui combatteva i titini, non gli
italiani».
I 5 CRIMINALI DI GUERRA
Ma nella lista ci sono almeno 5 criminali di guerra,
secondo quanto stabilito dalla giustizia jugoslava. Il carabiniere Bergognini ­ era l’8
agosto 1942 ­ partecipò a un raid nell’abitato di Ustje, in Slovenia. Case incendiate,
famiglie radunate nel cimitero, picchiate. Sino a che 8 uomini «vennero presi,
torturati di fronte a tutti e uccisi con il coltello o con il fucile». Il finanziere Cucè spedì
nei lager e fece fucilare «diversi patrioti antifascisti» torturando gente così come
fecero l’agente Luciani e i militi Privileggi e Stefanutti. Testimonianze (che sono
riferite ai loro reparti) raccontano di «occhi cavati, orecchie tagliate, corpi martoriati,
saccheggi nelle case». Serrentino, tenente nella Grande guerra, fiumano con
D’Annunzio, fece fucilare decine di persone nella città di Zara, di cui era prefetto.
Vicende, queste delle efferatezze commesse dai fascisti medagliati, ricostruite da
due storici in lavori diversi: Milovan Pisarri (italiano che vive a Belgrado) e Sandi
Volk (italiano della minoranza slovena).
Pisarri ­ lavori sulla Shoah e
uno in uscita sul Porrajmos, l’Olocausto dei nomadi ­ ha raccolto i dossier sui
«A BELGRADO I DOCUMENTI DELL’ESERCITO REGIO»
criminali di guerra italiani studiando documenti a Belgrado, all’Archivio Jugoslavo.
Scuote la testa, ora: per le mani si è ritrovato non solo le accuse basate sulle
testimonianze delle vittime. Ma anche« fascicoli in italiano, ordini e disposizioni
provenienti soprattutto dall’esercito regio in rotta nei Balcani». Materiale «ancora da
studiare, importantissimo». Volk si è invece occupato del conteggio dei repubblichini
commemorati nel Giorno del Ricordo. «Con quelli di quest’anno si arriva a 300. Il 90
per cento apparteneva a formazioni armate al servizio dei nazisti dato che il Friuli
dopo l’8 settembre era divenuto “Zona d’Operazioni Litorale adriatico”, amministrata
direttamente dai tedeschi e non facente parte della Rsi». Le formazioni fasciste «non
potevano avere nemmeno le denominazioni che avevano a Salò ed erano alle
dirette dipendenze dell’apparato nazista».
L’elenco asciutto delle
motivazioni racconta tanto: anche di scelte devastanti, meditate, che legano caso,
IL CARABINIERE CHE RIFIUTA DI CONSEGNARE LE ARMI
http://www.corriere.it/cronache/15_marzo_19/foibe­criminali­guerra­fascisti­300­combattenti­rsi­medaglie­ricevute­il­giorno­ricordo­49b164a6­ce59­11e…
3/4
23/3/2015
Cronaca: ultime notizie di cronaca ­ Corriere della Sera
ideali ed eroismo. Quella del carabiniere Bruno Domenico, ad esempio. Che l’8
settembre (il giorno dell’armistizio, dunque Salò deve ancora nascere) nella stazione
dell’Arma di Rovigno, in Istria, «rifiuta di consegnare le armi ai partigiani comunisti
italo croati». Lo incarcerano assieme ad altre 16 persone: e di lui non si sa più nulla.
Almeno 56 sono i finanzieri di Salò medagliati per il Ricordo. I loro nomi compaiono
sul sito delle Fiamme Gialle: tutti dispersi, verosimilmente uccisi da «partigiani titini»
o «bande ribelli». Spiccano le storie del maresciallo Giuseppe D’Arrigo: viene a
sapere che la brigata che comanda è stata interamente catturata. Al che indossa la
divisa e raggiunge i titini, per stare vicino ai suoi uomini trattandone magari la
liberazione. Ma viene fucilato il 3 maggio 1945. La stessa sorte toccata a Giuseppe
D’Arrigo che si unisce ai partigiani jugoslavi intenzionato a combattere i tedeschi: ma
pure lui viene passato per le armi. Ennio Andreotti viene catturato dai tedeschi dopo
l’8 settembre. In qualche modo si libera il 1° settembre 1944. Da questo giorno
risulta disperso. «Fu presumibilmente catturato dai partigiani titini e soppresso».
Alessandro Fulloni@alefulloni
23 marzo 2015 | 14:04
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/cronache/15_marzo_19/foibe­criminali­guerra­fascisti­300­combattenti­rsi­medaglie­ricevute­il­giorno­ricordo­49b164a6­ce59­11e…
4/4