Qualitàdellavita GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014 RAPPORTO BRESCIA 2014 8 suppl. al num. 327 - dir. resp. Giacomo Scanzi INNOVAZIONE E COMUNITÀ SERVE IL CORAGGIO DI CAMBIARE STANDO INSIEME di Enrico Mirani n organismo acciaccato, messo a dura prova, ma sostanzialmente sano, in grado di reagire. È questa l’immagine della comunità bresciana come esce dalla nostra seconda indagine sulla Qualità della vita nei trentatré Comuni sopra i diecimila abitanti. Un quadro non dissimile da quello dell’anno scorso. Non per propagandare una fiducia di circostanza, ma davvero bisogna guardare il bicchiere mezzo pieno. La crisi economica è diventata sociale. Tutti i giorni la cronaca (più che i freddi dati statistici) testimonia le difficoltà del vivere quotidiano: il lavoro che manca, la casa diventata per troppi un bene insostenibile, la violenza minorile, l’intolleranza per il diverso, il disagio sociale. Tutti fenomeni che - presi singolarmente - possono essere tenuti sotto controllo, ma che insieme costituiscono una miscela esplosiva. Eppure i Bresciani hanno le carte in regola per farcela. Non abbiamo ricette, ovviamente. Ci limitiamo a suggerire tre parole d’ordine su cui puntare: innovazione, solidarietà, comunità. Innovazione. Vale a dire voglia e capacità di imboccare con coraggio strade diverse da quelle percorse finora. In economia, in campo sociale, nella cultura. Laddove serve. Brescia sembra sospesa fra un grande passato che non c’è più ed un futuro incerto che fa paura. Siamo stati una potenza industriale, lo siamo ancora, ma la crisi e la globalizzazione ci costringono a cambiare: a puntare sulla ricerca, sulla tecnologia, sui mercati esteri. Ci spinge ad innovare, appunto. A rivolgere la nostra attenzione su formidabili asset non ancora valorizzati appieno: il turismo, la cultura, per fare degli esempi. Abbiamo potenzialità quasi o del tutto inesplorate. Certo, bisogna affrontare le criticità del nostro territorio, a cominciare dall’ambiente. Troppo cemento, troppi veleni. Il risanamento è doveroso per la nostra salute, ma anche opportuno per stimolare l’economia. A proposito di innovazione: l’edilizia - la cui crisi ha messo in ginocchio intere zone della nostra provincia (Ovest in testa) - può trovare qui il suo rilancio. Nel mattone di qualità, nel risparmio energetico, nella rigenerazione urbana. Ma, prima di tutto, è necessario confermare il patto civico che unisce i bresciani, che fa di loro una comunità fondata su valori, tradizioni, sentimenti riconosciuti: è ciò che si chiama identità, un processo che però dev’essere inclusivo e non esclusivo. Inoltre il senso di comunità, che significa di partecipazione alle sorti della propria piccola patria, non può separarsi dall’altra parola fondamentale, la terza: solidarietà. Possiamo farcela soltanto stando insieme, consapevoli di condividere un destino comune. Diversamente dalla crisi usciremo (se usciremo...) frastagliati, divisi, incattiviti, senza punti di riferimento valoriali. Senza più identità. Soli. U Manerbio, Orzinuovi e Nave Ma sul podio salgono in dieci In meno di cinquanta punti (su base 1.000) ci sono le posizioni di vertice Balzo del capoluogo che arriva al quinto posto. A livello nazionale Brescia tiene 1 MANERBIO 2 ORZINUOVI 3 NAVE POPOLAZIONE 1 ROVATO 2 MONTICHIARI 3 GHEDI AMBIENTE 1 NAVE 2 DESENZANO 3 DARFO B.T. ECONOMIA E LAVORO 1 BRESCIA 2 CASTENEDOLO 3 MANERBIO TENORE DI VITA 1 BRESCIA 2 SAREZZO 3 DARFO B.T. SERVIZI 1 MANERBIO 2 BRESCIA 3 ORZINUOVI grafica: Massimiliano “Map” Passanisi La ricerca di Elio Montanari Controcopertina di Tonino Zana Presente e futuro di una terra Bresciani popolo di federati ■ Una ricerca che si è sviluppata in 7 aree, analizzate attraverso sei indicatori: questo è il lavoro che Elio Montanari ha portato a termine. ■ Un patrimonio straordinario, capace di pesare sul futuro di un territorio che deve imparare a rappresentarsi al meglio. a pagina 9 TEMPO LIBERO E SOCIALITÀ 1 DARFO B.T. 2 BRESCIA 3 LONATO d.G. SICUREZZA 1 NAVE 2 BOTTICINO 3 VILLA CARCINA 2 Q GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014 GIORNALE DI BRESCIA Il viaggio CLASSIFICA pos. (2014) Manerbio supera Orzinuovi e Nave I 33 comuni sono tutti in 120 punti La città della Bassa (quarta nel 2013) scavalca Nave, prima nel 2013 Bene Brescia che recupera 4 posizioni e si porta a ridosso del podio opo 42 classifiche, una per ogni la demografia. Al 5° posto si colloca Brescia, indicatore, con punteggi da in recupero dopo il 9° posto del 2013, con il 1.000 a scendere in proporziocomune capoluogo che alterna quattro rine, dopo 7 graduatorie, con la sultati di vertice (1° posto per tenore di vita mediadeipunteggiperogniambitotematied economia e lavoro, e 2° per servizi e temco,ilcomputofinalesichiudecontrecomupolibero)condueultimiposti,assaipenalizni racchiusi in 13 punti. Sono, nell’ordine: zanti nel punteggio, nella considerazione Manerbio,OrzinuovieNave.Treconferme, dell’ambientee della sicurezza.Nelleprime seconsideriamoche Naveha prevalsonella posizioni,con punteggipressochéanaloghi primaindiginesullaqualitàdellavitaneicoe poco distanti dal vertice, si collocano Lemuni bresciani mentre Manerbio e Orzino, che sale al 6° posto dal 13° della precenuovi occupavano, rispettivamente il 4° e il dente edizione e tre comuni che conferma6°posto,inunagraduatoriache no i loro buoni risultati: Gavarèassaicorta,conloscartodipodo, Gardone Val Trompia e Sachi punti a definire le posizioni. rezzo. LA CODA I tre comuni di testa ottengono CompletalatoptenMontichiaBotticino, Bagnolo ri, la seconda new entry, che riquestorisultatograzieapunteggimedi,intuttigliambititemati- e Cazzago: solo cento sale dal 19° posto della prima ci, sempre nella prima metà o, edizione al 10° posto del 2014, punti li separano al più, al centro della classifica. grazie ai risultati di vertice per dal vertice Manerbio si colloca al 1° posto gli aspetti demografici e per della classifica nella considerazione dei servizi l’economiaeillavoro.Nelgrupallepersoneal3° nell’economia Segno che la qualità ponedeicomuni dicentroclaselavoroesolonelcasodellagrasifica,spessoseparatidaun’ineabita anche qui duatoria del tempo libero scenzia, si collocano, la gran parte de al 18° posto che è il peggior deicomunimaggiori,quellicon risultatonellesettegraduatorie. oltre 15.000 abitanti: Gussago Orzinuovi, raggiunge il 3° posto nei servizi, all’11° posto in recupero dal 21°, Palazzolo nelle altre sei graduatorie non scende mai sull’Oglioal13° posto, Ghedi al 14°,Chiari al sotto la 17esima posizione (tenore di vita e 17°,Desenzanoal19°,inrecuperodal27°posicurezza).Nave,cheprevaleinbenduegrasto del 2013, Rovato al 20°, in discesa dal 7° duatorie, quella relativa ai dati ambientali e posto della precedente edizione e Concequella della sicurezza, paga solo il 30° posto sio, che sale di una posizione al 22° posto. nella considerazione delle caratteristiche Rovato pur confermando il primato rispetdella popolazione. Posizioni di vertice che to agli aspetti demografici, lascia la top ten, sonofruttodiunequilibriotraidiversifattopoiché, rispetto all’edizione precedente, ri che determinano la qualità della vita. perde posizioni in alcune graduatorie e ocAnaloga anche la condizione di Darfo Boacupaposizionidifondoclassificaperiltemrio Terme, che si colloca al 4° posto, migliopolibero(25°)eperlasicurezza(28°).Inrealrando di una posizione il risultato della prità il comune che, nel confronto tra le due rima edizione, con il primato nel tempo libelevazioni,perdepiùsmaltoèSalò,chelascia roesocialità,posizionidapodioperambienil2°postoescendefinoal21°,ancheinragiote e tenore di vita, ma due scivoloni, al 26° nedeinuoviindicatoriadottatichesembrapostonellegraduatoriedellasicurezzaedelno penalizzare il comune gardesano che D perde posizioni in tuttele graduatorie ed, in particolare,scendedal1°al7°postoneltempolibero,dal2°all’8°neiserviziedal7°al22° posto per l’ambiente. Nelle ultime dieci posizioni si confermano, anche se recuperano qualche posizione, Mazzano, Ospitaletto, Carpendolo, Castel Mella e Bagnolo Mella, come pure Lonato del Garda che, invece ne perde una. Nel gruppodicodaentrano,daposizionedimediaclassifica,BotticinoeCazzagoSanMartino che occupa l’ultimo posto della graduatoria e, a sorpresa, Lumezzane, che dal 12° posto del 2013 scende fino al 27° posto. Anche in questo caso la discesa di Lumezzane si deve a risultati relativamente peggiori in seigraduatoriesusette,siainquelledoveoccupava posizioni di testa (tenore di vita e sicurezza) che in quelle in cui segnava valori di media e bassa classifica, con un solo miglioramento nella considerazione dei fattori dell’economia e del lavoro che non basta a confermare il risultato 2013. Lo sguardo alla geografia non offre spunti particolari poiché tra i primi 10 classificati nelleposizionirelativamentemigliorisicollocanoquattrocomunidella«pianura»(Manerbio,Orzinuovi,LenoeMontichiari),ambito territoriale che, rispetto alla prima rilevazione,guadagnaunaunità,mentrerestano saldi i quattro comuni collocati nella «montagna» (Nave, Darfo Boario Terme, Gardone Val Trompia, e Sarezzo) e perde una unità la «collina» (Brescia e Gavardo). Va osservato che i primi tre classificati sono tutti comuni relativamente piccoli, tra i 10 e 13mila abitanti, mentre considerando i comuni maggiori, ossia quelli con più di 15.000 abitanti, solo Darfo Boario Terme, Brescia e Montichiari rientrano nelle prime 10 posizioni mentre, come osservato, molti si collocano a metà classifica, e nelle ultime posizioni, si trovano Lumezzane e Lonato Elio Montanari del Garda. Sedici anni scanditi da classifiche Brescia in altalena, ma protagonista ■ Sedici anni di classifiche sulla qualità della vita realizzate dal «Sole 24Ore». E per Brescia una vera e propria altalena. Si passa dalla 79ª posizione del 1998 (anno del debutto), per arrivare alla 20ª del 2005 (la migliore in assoluto), per chiudere con la 26ª del 2012, il terzo piazzamento di sempre. Una altalena, spiegano al Sole24Ore (che ha realizzato per il GdB l’estrapolazione del vertice, della coda e della posizione della Leonessa) dovuta anche al mutare di alcuni indicatori (o perché non aggiornati, o perché ritenuti più significativi di altri). Un andamento, quello della nostra provincia, che dà conto della ricchezza di servizi, strutture, economia, ma che sconta ritardi in tema ambientale e alcuni elementi problematici sul versante della sicurezza. Ma in ogni caso, e senza voler mettere le mani avanti, misurare la qualità della vita su basi omogenee e statistiche ha il senso di tener monitorato un territorio. È negli Stati Uniti che, negli anni ’70, si afferma la consapevolezza che il benessere e lo sviluppo sociale non potevano essere il risultato tout court della crescita economica. È allora che viene introdotto il termine «Qualità della vita» per indicare un filone di studi che guardava all’insieme degli aspetti della vita, assumendo l’idea che il livello di qualità dipendesse dal grado di soddisfazione di specifici bisogni individuali o collettivi. posizione (2013) Comune 1 2 Manerbio Orzinuovi (4)4 (6)4 3 Nave (1)5 4 Darfo Boario Terme (5)4 5 Brescia (9)4 6 Leno (13)4 7 Gavardo (10)4 8 Gardone Val Trompia (3)5 9 Sarezzo (8)5 10 Montichiari (19)4 11 Gussago (21)4 12 Rezzato (15)4 13 Palazzolo sull'Oglio (14)4 14 Ghedi (11)5 15 Travagliato (20)4 16 Castenedolo (24)4 17 Chiari (18)4 18 Bedizzole (26)4 19 Desenzano del Garda (27)4 20 Rovato (7)5 21 Salò (2)5 22 Villa Carcina (25)4 23 Concesio (22)5 24 Mazzano (29)4 25 Ospitaletto (32)4 26 Carpenedolo (31)4 27 Lumezzane (12)5 28 Castel Mella (30)4 29 Lonato del Garda (28)5 30 Calcinato (23)5 31 Botticino (16)5 32 Bagnolo Mella (33)4 33 Cazzago San Martino (17)5 info gdb QUINDICI ANNI DI CLASSIFICHE NAZIONALI Anno 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Prima Piacenza Parma Bologna Bolzano Sondrio Firenze Bologna Trieste Siena Trento Aosta Trieste Bolzano Bologna Bolzano Trento Ultima Palermo Reggio Calabria Caltanissetta Palermo Foggia Messina Messina Vibo Valentia Catania Agrigento Caltanissetta Agrigento Napoli Foggia Taranto Napoli Posto Brescia 79 63 52 69 50 23 44 20 31 21 53 54 44 32 26 53 3 GIORNALE DI BRESCIA GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014 LE AREE TEMATICHE ambiente economia e lavoro tenore di vita 550,8 617,0 656,4 665,5 777,1 691,8 630,6 597,2 597,2 460,6 691,6 587,6 495,5 582,5 punteggio medio totale popolazione 610,0 603,6 AMBIENTE servizi tempo libero e socialità sicurezza 657,3 612,1 449,8 533,7 548,4 508,4 673,5 610,2 402,0 475,0 867,7 688,9 746,0 641,8 505,5 611,1 424,6 567,1 365,9 837,4 883,7 613,7 588,5 221,3 581,0 628,4 685,0 629,8 573,2 315,0 543,2 692,5 580,8 550,7 642,5 605,1 584,5 557,1 558,9 566,9 579,7 476,2 655,1 628,5 612,1 463,9 531,5 690,4 576,3 430,9 678,4 716,9 680,6 363,7 514,9 648,3 564,5 676,2 634,0 725,3 612,1 452,4 448,4 402,9 562,7 567,9 643,2 683,2 562,5 438,9 477,3 565,6 555,7 589,7 634,7 688,5 608,6 523,9 507,0 337,6 549,1 544,5 567,3 626,9 637,4 450,7 456,5 560,6 548,3 651,1 652,8 763,7 534,5 358,3 435,2 442,7 547,9 518,5 626,4 776,3 536,3 384,6 408,4 584,9 544,9 526,6 612,7 823,1 599,2 438,7 346,6 467,5 543,6 532,0 563,5 567,2 624,2 524,6 562,5 431,2 542,8 584,1 594,6 692,5 535,9 310,8 441,0 640,8 541,1 639,2 689,3 635,2 639,7 540,0 389,0 255,3 540,2 692,0 616,0 673,7 616,1 406,0 406,6 371,0 538,2 489,9 605,3 593,1 610,4 513,1 523,2 432,3 537,8 465,7 536,1 632,7 575,4 376,2 462,0 716,8 530,9 538,4 619,2 634,2 613,9 368,3 480,3 462,2 526,9 624,7 631,0 621,5 573,7 427,8 473,5 336,3 521,2 594,4 540,4 648,7 570,6 375,6 421,5 497,5 517,3 598,9 656,5 650,3 554,7 285,9 330,3 544,5 514,7 426,6 542,1 668,8 621,2 392,2 363,8 588,5 514,3 516,6 678,5 655,0 559,7 293,1 326,0 571,1 513,1 640,2 553,9 531,0 549,6 449,5 567,9 299,8 508,5 532,4 579,1 655,5 582,6 396,8 358,2 454,7 503,5 448,4 578,1 595,2 543,1 268,1 368,5 723,0 498,9 497,6 598,9 641,3 547,3 406,6 350,7 449,9 490,3 534,1 636,3 539,0 517,5 424,5 537,9 243,2 POPOLAZIONE 3 5 7 2 ECONOMIA E LAVORO TENORE DI VITA 4 TEMPO LIBERO 6 GRADUATORIA GENERALE 8 SERVIZI SICUREZZA info gdb 1 A livello nazionale alcune ombre e tante eccellenze Per Il Sole 24 Ore Brescia si colloca al 53esimo posto Per Italia Oggi risale fino ad un lusinghiero 21esimo È tutto sommato buona la posizione di Brescia nelle due indagini che mettono a confronto la qualità della vita nelle province italiane nel 2013, condotte da Il Sole 24 Ore e da Italia Oggi. La provincia di Brescia occupa una posizione di metà classifica, il 53° posto, nella graduatoria del Sole 24 Ore, ma scala la graduatoria, fino al 21° posto, nell’indagine, più complessa e articolata, prodotta da Italia Oggi, con il supporto della Università «La Sapienza» di Roma. Risultati non omogenei, certamente, frutto di una diversa selezione degli indicatori, che tuttavia tengono Brescia nella prima metà. L’indagine stilata dal Sole 24 Ore, che mette a confronto le 107 province italiane, vede ai primi posti Trento, Bolzano e Bologna e agli ultimi Reggio Calabria, Palermo e Napoli e, come osservato,piazza Bresciaal 53° posto. Questaposizione, che è la risultante delle sei classifiche per area tematica, esprime un valore mediano tra prestazioni eccellenti, in un caso, performance buone e altre decisamente meno confortanti. È sicuramenteda annoverare tra gli ottimi risultati il 12° posto di Brescia nella considerazione degli indicatori degli «affari e lavoro». Ma, a parte questopicco, gli altri risultati sonodi buona mediaclassifica: 35° postoper «servizi ambientesalute», 39° per «tenore di vita», 40° nella considerazione della «popolazione». Pesano negativamente sul bilancio complessivo della qualità della vita il 60° posto per il «tempo libero» e il 101° per l’«ordine pubblico». La risultante di questi diversi posizionamenti è quel 53° posto che è 27 posizioni sotto il dato del 2012. A determinare questo arretramento, cui concorre il cambio di molti indicatori, è uno scivolamento in quasi tutte le graduatorie. Brescia arretra, dal 5° al 12°posto, nella considerazione degli «affari e lavoro», dal 12° al 40° per la «popolazione», dal 35° al 60° per il «tempo libero». Tiene il «tenore di vita», che comunque scende dal 36° al 39° posto, mentre peggiora ancora la posizione per l’«ordine pubblico», dal 96° al 101° posto. Unica eccezionein questo quadro il miglioramentoregistrato nell’insieme «servizi, ambiente e salute», dove Brescia migliora salendo dal 54° posto al 35° posto. Nell’indagine di Italia Oggi, che vede in testa Trento, Bolzano e Aosta e in coda Vibo Valentia, Enna e Crotone, Brescia si colloca in una posizione decisamente migliore, occupando la 21esimaposizione, in leggero miglioramentorispetto al 23° posto del 2012. Anche in questo caso il 21° posto nella classica finale esprime la risultante di diversi comportamenti in nove aree tematiche. Brescia ottiene le migliori performance nella considerazione dei «servizi finanziarie scolastici» all’11° posto, della «popolazione» al 12°, del «disagio sociale» al 28°, del «tenore di vita» (30°) e degli «affari e lavoro» (37°). La nostra provincia ottiene valori di media classifica rispetto al «sistema salute», collocandosi al 55° posto, e per il «tempo libero» (66°) mentre «criminalità» e «ambiente» sono le note dolenti con valori, anche in questa indagine, di fondo classifica, rispettivamente al 94° e 96° posto. Elio Montanari 4 Q GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014 GIORNALE DI BRESCIA La testa Una comunità in equilibrio porta in vetta Manerbio La cittadina della Bassa può vantare alcune eccellenze ma soprattutto buoni risultati in tutte le aree tematiche anno scorso era rimasto fuori dal podio per un soffio, stavolta si colloca addirittura al primo posto. Dalla quarta posizione alla prima. Un bel salto per Manerbio. Ricordiamo che non si tratta ovviamente di una gara. L’abbiamo detto e lo ripetiamo: la nostra classifica è stilata secondo parametri misurabili, dunque oggettivi, non tiene conto di mille altri aspetti altrettanto concreti o soggettivi. Va presa per quel che è: uno spunto per riflettere sulla condizione, i mutamenti, le dinamiche in atto nei centri principali. Manerbio, dunque, non è il paese bresciano più bello oppure il migliore dove vivere. Ad ognuno il suo, naturalmente. È la cittadina dove gli indicatori che abbiamo individuato - popolazione, ambiente, economia e lavoro, tenore di vita, servizi, tempo libero e sicurezza - risultano maggiormente in equilibrio. Non contano tanto le eccellenze, quanto una buona condizione nei vari campi. Attenzione: non significa che Manerbio non abbia problemi. Tutt’altro. Basti pensare alle casse comunali in sofferenza (con le negative ricadute sull’attività amministrativa) e al recupero dell’ex Marzotto. Questioni che, però, non possono oscurare quanto c’è di positivo nella comunità. Ad esempio la forza del volontariato, L’ una realtà vivace, che integra e talvolta sostituisce la mano pubblica. Oppure l’impegno per la cultura: Manerbio è al sesto posto in questo settore per spesa pro capite del Comune (31 euro ogni cittadino) e al nono per numero di spettacoli (676). Buono il tenore di vita, che tiene conto - fra le altre voci - di reddito (settimo posto), depositi bancari (dodicesimo), basso costo della casa (secondo), auto acquistate (quarto). Allo stesso modo, giusto rimarcare il terzo posto per la qualità dell’aria e il sesto per la bontà dell’acqua; il terzo posto nell’area tematica dedicata all’economia e al lavoro. Fra i punti di forza anche il grado di istruzione: Manerbio occupa la decima posizione con 955 laureati, il 7,82% della popolazione residente. Ma è soprattutto nei servizi che la cittadina raggiunge i risultati migliori. La classifica generale di quest’area tematica la vede al primo posto grazie all’alto numero delle agenzie bancarie, alla presenza del pronto soccorso ospedaliero e di valide strutture socio-sanitarie, alla densità commerciale, alle infrastrutture della mobilità, alle classi della scuola d’infanzia. Infine la sicurezza: quattordicesimo posto nella graduatoria specifica, con un calo dei delitti totali registrari, in particolare dei furti nelle case. La nostra indagine ha rilevato anche del- Q Qui sopra, piazza don Bianchi. In alto, il Piccolo teatro comunale, uno dei luoghi della cultura manerbiese. A destra, una panoramica dell’area ex Marzotto in attesa di destinazione le criticità. Come l’alto tasso di vecchiaia della popolazione corredato da una bassa natalità, la grande quantità di suolo consumata da cemento ed asfalto, lo scarso dinamismo del sistema delle imprese, una spesa sociale in sofferenza (tanto più di fronte ai bisogni in crescita). In generale, dunque, Manerbio appare come una comunità vivace, ricca di espressioni culturali e sociali, con un buon tenore di vita, un ambiente accettabile, un livello discreto di sicurezza. Enrico Mirani La coda Cazzago San Martino ultimo, ma non è certo «maglia nera» La classifica penalizza il Comune franciacortino che ha patito, più di altri, le conseguenze della crisi economica e occupazionale n ultimo posto, ma che può essere un’occasione per affrontare e, se possibile, risolvere le criticità emerse. È Cazzago San Martino ad avere il poco ambito primato di maglia nera per quel che riguarda la qualità della vita tra i Comuni bresciani con una popolazione superiore ai 10 mila abitanti, ma il 33esimo posto nella classifica non porta però, per dirla in gergo calcistico, alla retrocessione, ma può essere davvero occasione U La crisi economica ha colpito pesantemente Cazzago San Martino e la sola produzione vitivinicola non basta a sopperire alle tante attività chiuse per fissare un punto di partenza per avviare un’analisi più attenta e specifica, magari calando i numeri sul territorio. Va subito detto che la graduatoria ha un rating davvero ristretto, nel senso che la graduatoria non contempla distacchi abissali. In linea generale si può tranquillamente affermare che la qualità della vita nel bresciano mantiene livelli d’eccellenza, anche se Cazzago sembra stia soffrendo più di altri paesi una crisi che sta continuando a mordere. Niente di irrisolvibile, ma sarebbe lecito aspettarsi di più da uno dei Comuni centrali della bella e tanto ambita Franciacorta. Sembra che il territorio viva della luce riflessa di un settore, quello vitivinicolo, che si difende sempre benissimo, ma che non può risolvere da solo delle problematiche che coinvolgono un sistema, quello economico, che ha nella mancanza di vitalità la maggiore criticità, con la crisi che ha coinvolto e portato alla chiusura diverse aziende e ha palesato poi un’incapacità di produrre nuove attività; proprio in questo senso va sottolineato il penultimo posto dell’indicatore sulla densità degli esercizi commerciali inserito nella macroarea dei servizi. Altri indicatori (come il basso tasso di disoccupazione, attestabile al 4,4%) fanno invece sorridere, portandoci a pensare che la virtuosa popolazione cazzaghese (al primo posto per quel che riguarda la raccolta differenziata) possa scalare ben presto posizioni in classifica. Il primo posto nella raccolta differenziata dei rifiuti (Cazzago è in cima alla classifica dell'intero territorio bresciano da due anni con una percentuale che sfiora l'80%) è purtroppo però l’unica vetta d’eccellenza, con il poco invidiabile picco in bassa classifica sul versante del tenore di vita. Proprio il tenore di vita risulta essere la condizione primaria per definire la qualità della vita, perché rappresenta tutti gli aspetti fondamentali della condizione economia dei cittadini. Va detto anche in questo caso che c’è una piccola distorsione dovuta all'ovvia necessità di fare delle medie sui valori, ma è innegabile che indicatori come quello relativo ai depositi bancari (Cazzago è fanalino di coda con 6.491 euro pro-capite, dato fornito dalla Banca d'Italia) sottolineano in modo incontrovertibile la ricchezza (o la mancanza di essa) dei cittadini, un dato questo che davvero fa riflettere e non può dare spazio a diverse letture. Quindi i valori numerici possono davvero diventare elemento qualificante per aprire un dibattito costruttivo. Gabriele Minelli 5 GIORNALE DI BRESCIA GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014 Q Gli enti locali Il nostro futuro (non solo economico) dipende ormai, e dipenderà sempre più, dal mondo globale sul quale una singola provincia può influire ben poco. Ma tutto ciò non diminuisce, piuttosto accresce la nostra responsabilità. Tocca sempre a noi decidere se vogliamo trasformare la sfida presente in un’opportunità oppure in una condanna al declino Una municipalità policentrica per vincere la sfida globale Tra capoluogo e territorio della provincia la rete delle Amministrazioni locali è chiamata a dar vita ad un progetto integrato di infrastrutture e servizi i questi tempi è facile esser presi dallo sconforto. È tutta una sequela di cattive notizie o, quanto meno, di timori di cattive notizie. Quando l’orizzonte si colora di nero è difficile disporsi all’ottimismo. Aspettative negative e dati allarmanti stanno innestando una spirale che si autoalimenta contribuendo ad amplificare la crisi. Se poi ci si mette di mezzo, come sta avvenendo, una certa dose di vittimismo, per cui si fa a gara a sparare un po’ nel mucchio (Europa dei burocrati o dei banchieri, Casta politica nostrana, genericamente poteri forti) allora il cerchio davvero si chiude. Ecco perché un sano bagno nella realtà può risultare quanto mai benefico. Certo, il nostro futuro (non solo economico) dipende ormai, e dipenderà sempre più, dal mondo globale sul quale una singola provincia può influire ben poco. Ma tutto ciò non diminuisce, piuttosto accresce la nostra responsabilità. Tocca sempre a noi decidere se vogliamo trasformare la sfida presente in un’opportunità oppure in una condanna al declino. Il report sulla qualità della vita che anche quest’anno il Giornale di Brescia offre ai suoi lettori risponde proprio ad un bisogno di verità che metta tutti noi nelle condizioni di conoscere il patrimonio di risorse, le potenzialità latenti o inespresse - e in parallelo i ritardi, le manchevolezze e gli arretramenti accusati in questi anni - da cui ripartire per continuare il cammino di progresso intrapreso, e mai abbandonato, dal nostro territorio da due secoli a questa parte. D ROBERTO CHIARINI Roberto Chiarini è professore ordinario di Storia contemporanea e titolare di Storia dei partiti all’Università di Milano, facoltà di Scienze Politiche. Editorialista del nostro e di altri giornali, fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Turati di Firenze e della Fondazione Lucchini di Brescia. È presidente del Centro studi di Salò per la storia della Rsi. I suoi studi si sono concentrati su liberalismo, socialismo, fascismo, neofascismo e destra italiana. La sua ultima pubblicazione è «Alle origini di una strana Repubblica» (Marsilio editore). Il quadro che ci viene offerto a distanza di un anno dal precedente non presenta - né potrebbe, dato il lasso di tempo molto breve intercorso - novità dirompenti. Conferma piuttosto punti di forza e fattori di fiducia, accanto ad elementi di debolezza e a lentezze da superare. Il dato di fondo resta, comunque, in linea con le caratteristiche strutturali del nostro sistema produttivo: policentrico (con molti poli attrattivi), multisettoriale (con attività diversificate tra industria, commercio e agricoltura), nell’insieme conformato ai valori della laboriosità, della concretezza e dell’intraprendenza. Il passaggio nel tunnel della crisi ha messo certamente a dura prova ma non ha intaccato nel profondo i caratteri originari della società locale. La crisi ha inferto profonde ferite all’apparato produttivo, gli ha fatto perdere competenze e professionalità, ha però fortunatamente fatto anche da leva per molte aziende che han- no saputo collocarsi con successo nella competizione mondiale. Al contempo ha fatto emergere il carattere di novità che presenta la sfida della globalizzazione, ossia che non è più possibile affidarsi alle sole energie individuali, aziendali o settoriali, ma che si deve reagire come sistema. Ad esser chiamata in causa è la rete delle amministrazioni locali. Tocca loro attuare un progetto integrato e coordinato di infrastrutture e di servizi, decisivi per assicurare un progresso economico della provincia e un miglioramento della qualità della vita ai suoi abitanti. Il lavoro non parte da zero. Il sistema ospedaliero è ai primi posti nella classifica nazionale. Il capoluogo sì è appena dotato di una metropolitana d’avanguardia. È di poche settimane fa l’inaugurazione della Brebemi. In compenso, non è mai davvero decollato l’aeroporto di Montichiari. È tutta da costruire la banda larga. Un ricco patrimonio di tesori archeologici, arti- stici e architettonici in città e in provincia aspetta di essere adeguatamente valorizzato, per diventare (oltre che un sostegno alla qualità della vita per i suoi cittadini) una risorsa economica di prima grandezza in un territorio peraltro ricco, come pochi, di attrattive turistiche e paesaggistiche. Inutile dire che il peso maggiore dell’ammodernamento della dote di infrastrutture e di servizi grava sulle spalle degli amministratori locali. Brescia ha una lunga tradizione di buona amministrazione. Ha una ricca articolazione di presenze anche fuori dal capoluogo che già si segnalano per le loro eccellenze in vari campi (da quello sanitario a quello culturale, artistico, turistico, del tempo libero). Città e provincia sono chiamati perciò a compiere un salto di qualità nell’azione di governo sulla base di una visione prospettica e integrata della sfida che il nostro territorio deve affrontare. Roberto Chiarini La «qualità della democrazia» scommette sui quartieri In una stagione di disaffezione al voto, urne aperte il 14 dicembre per il dopo-Circoscrizioni Al voto per i Consigli di quartiere ■ La scommessa non è di quelle semplici. Ma forse è nella natura intima della democrazia il fatto di essere almeno un po’ complicata, tanto che una sua eccessiva «semplificazione» vista da vicino - rischia di tradursi concretamente in una sua mancanza. La scommessa non semplice di cui stiamo parlando - in ogni caso - è di quelle che investono non certo la sopravvivenza stessa della democrazia, quanto piuttosto il nodo di una sua «qualità». Nodo di assoluto rilievo in una stagione che - a Brescia come in Italia - fa i conti con fenomeni di affati- camento democratico, dal calo dell’affluenza al voto fino alla caduta della fiducia nella classe dirigente politica da parte dei cittadini. Vittime di questo affaticamento sono state ad esempio le Circoscrizioni. Che sono state abolite un po’ per demeriti propri (negli anni hanno finito per essere sempre meno in grado di favorire la partecipzione decentrata e per assomigliare sempre più a rigidi parlamentini in miniatura) e un po’ (come accaduto almeno formalmente per le Province) per la necessità di offrire una visibile vittima sacrificale alla divinità della semplificazione. Scomparse le Circoscrizioni, restava quindi senza risposta l’esigenza di un luogo dove far incontrare amministrazione locale e territorio cittadino. Il Comune di Brescia ha quindi scommesso su nuovi Consigli di quartiere: 33 organismi consultivi disegnati sulla città per i quali i bresciani che lo vorranno potranno votare il 14 dicembre. Il meccanismo prevede che i partiti organizzati non siano presenti, i cittadini disponibili si sono candidati in liste uniche. L’elettorato è aperto anche a immigrati (purché residenti da almeno cinque anni) e sedicenni. Un regolamento che ha già messo in evidenza qualche lacuna ma che è espressamente sperimentale. Regolamento a parte, la vera scommessa consisterà non nell’eleggerli ma nel farli vivere. I Consigli di quartiere avranno vinto se davvero riusciranno a diventare luogo di ascolto, di critica e di proposta. Se diventereranno per i cittadini un luogo di incontro, di discussione, di qualità democratica. Una scommessa non semplice, come non semplice è la democrazia. Massimo Lanzini 6 Q GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014 GIORNALE DI BRESCIA L’economia L’azienda Brescia ha tenuto grazie a export e innovazione La provincia meglio di altre aree del Paese. Il capoluogo conferma la sua forza propulsiva e attrattiva. La sfida è tornare a investire A bresciani, la classifica relativa a «Economia e lavoro» confermala città capoluogo al primo posto. La solidità del suo sistema economico-sociale ed anche la diversificazione produttiva si riverberano positivamente sul mercato del lavoro (elevata occupabilità e bassa disoccupazione). Brescia è ben messa anche riguardo alla numerosità relativa delle imprese ed alla loro dinamica (nuove imprese registrate). Il capoluogo si avvantaggia per il fatto che, oltre a continuaread essere tra le prime città manifatturiere d’Italia, vede rafforzarsi le attività terziarie, anche qualificate, e sta ora scoprendo l’importanza del turismo e dei beni culturali. Gli effetti di agglomerazione spaziale paiono essere rilevanti, poiché i Comuni nelle parti alte delle specifiche classifiche sono quelli in una fascia di 20 km dal polo economico ed amministrativo. I migliori collegamenti con Brescia (trasporti e comunicazioni), ma anche la facilità dei contatti «face-to-face», giocano un ruolo rilevante. Perconverso, i comuni nelle posizioni inferiori delle graduatorie sono prevalentemente localizzati nelle zone più periferiche. In altre aree, soprattutto dove la diversificazione produttiva è contenuta, i contraccolpi della crisi sono più evidenti, come a Chiari, colpita dalla crisi industriale e più ancora da quella delle costruzioni. In certi comuni, pur in presenza di indicatori medi non elevati, si trovano nicchie d’eccellenza; ad esempio Castenedoloè al primo posto per la «qualità» delle imprese (incidenza delle imprese accreditate al sistema Accredia). Si può osservare che, paradossalmente, è proprio la crisi che può far scoprire all’economia bresciana nuovi paradigmi produttivi, sia all’interno dell’industria sia nel terziario, come già rilevato riguardo al capoluogo. Nell’industria le nicchie d’avanguardia si trovano dove ci sono molti innovatori. Secondo il recente «Regional Innovation Scoreboard» dell’Ue, la Lombardia è classificata come «innovation follower», dietro i «leader» localizzati in Germania e nei Paesi nordici, ma comunque nella parte alta della classifica. Questo risultato, conseguito nonostante i noti limiti quali il relativamente basso capitale umano (incidenza dell’istruzione terziaria) e le contenute spese per R&S, è attribuibile proprio alla diffusione di imprese high-tech e dinumerosi innovatori tecnologici. Enrico Marelli ENRICO MARELLI d un anno di distanza dal Primo Rapporto sulla Qualità della vita, il quadro di riferimento nazionale non è, purtroppo, sostanzialmente mutato. Infatti un anno fa si pensava che la recessione stesse finendo. Invece siamo praticamente al suo terzo anno consecutivo. Dal 2007 il prodotto nazionale si è contratto di un decimo e la produzione industriale di oltre un quarto. È evidente che l’economia bresciana non poteva non risentire di una crisi così lunga e profonda. Va però subito detto che il tipo di attività economiche svolte e la capacità e tenacia degli attori economici locali hanno consentito una performance meno negativa che altrove; con risultati a volte più che ragguardevoli. Basti citare l’andamento dell’export, il cui valore è tornato quasi ai livelli pre-crisi. Infatti le imprese che hanno retto meglio l’urto della crisi sono quelle che esportano e la provincia di Brescia ha consolidato la sua già notevole presenza su questo fronte. Siricorda qui (come specificato in un precedente inserto) che nella classifica de Il Sole 24 Ore - 2013) la provincia di Brescia si collocava al 12° posto in Italia, grazie non solo alla quota di esportazioni sul Pil, ma anche alla propensione ad investire ed ai bassi fallimenti. Nell’analoga classifica di Italia Oggi, maggior punto di forza era la contenuta disoccupazione. Se consideriamo ora i dati ufficiali dell’Istat sul tasso di disoccupazione 2013, Brescia risulta in una posizione mediana in Lombardia: con l’8,4% è lievemente indietro rispetto al dato regionale (8,1% che si contrappone al 12,2% nazionale); ma sono solo Bergamo (7,4%), Milano (7,7%), Sondrio (8%) e Monza-Brianza (8,3%) le province che riescono a far meglio. Tornando al Rapporto 2014 sulla qualità della vita ed alla posizione dei vari Comuni Si può osservare che, paradossalmente, è proprio la crisi che può far scoprire all’economia bresciana nuovi paradigmi produttivi, sia all’interno dell’industria sia nel terziario, come già rilevato riguardo al ruolo trainante del capoluogo Enrico Marelli è professore ordinario di Politica economica presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Brescia. Laureato all’Università Bocconi di Milano, ha poi conseguito titoli di studio post-universitari alla London School of Economics e alla University of Pennsylvania, Philadelphia. Ha insegnato e svolto attività di ricerca presso le Università Bocconi, di Cagliari, di Trieste ed infine di Brescia (dal 1997). Ha svolto ricerche e attività di consulenza per diversi enti e associazioni, anche locali (Comune di Brescia, Provincia di Brescia, Associazione Industriale Bresciana, IReR - Isti- tuto Regionale di Ricerca della Lombardia). Ha pubblicato libri e articoli scientifici, su riviste nazionali ed internazionali, in diverse aree scientifico-disciplinari: macroeconomia e politica economica, economia comparata, economia e politica del lavoro, economia regionale. Tra le ricerche svolte sull’economia locale, si citano: Economia e Mercato: Brescia alla prova del terzo millennio (con R. Barucco), Comedit Group, per conto della Provincia di Brescia, 2009; «L’impatto della crisi sull’economia bresciana: un’analisi comparata» in A. Porteri (a cura di), Le imprese bresciane e la crisi globale, Ubi-Banco di Brescia, 2012. C’è un rischio: che «sparisca» la classe media delle imprese Chi va bene andrà benissimo, rischia chi sta così-così. Nelle aziende come nel sociale ■ Fra qualche giorno il nostro giornaleporterà in edicolail consueto inserto bilanci di fine anno relativo ai conti del 2013. Esamineremo dati e andamenti delle prime 750 aziende bresciane ordinate in base al fatturato. Una valutazione che trova conferma (nel senso che già si era osservata l’anno scorso) è questa: i gruppimaggiori chestoricamentevanno bene continuanoad andar meglio (mediamente, beninteso), mentre sono in affanno (o più in affanno) le aziende me- die, quelle che stanno fra la fascia dei 20-40 milioni di fatturato. E’ un fenomeno in atto dall’inizio della crisi: chi era strutturato ha saputo evidentemente rispondere meglio al mercato e al nuovo panorama (spingendo sull’export dove già era minimamente perlomeno strutturato, ad esempio); chi soffre, come accennato, è la middle class delle imprese. Sta accadendo quel che i sociologi stanno registrando nel più vasto corpo sociale: sta sparendo la classe media. C’è un dato a sostegno di quanto appena accennato e che meriterà approfondimenti: nella fascia 20-40 milioni di fatturato noi registriamo il maggior turn over, ma con relativamente poche aziende che salgono e molte che scivolano giù. Per alcuni aspetti qualcuno potrebbe dire che non è poi del tutto negativa una simile situazione. In fondo, si dice, abbiamo sempre detto che la nostra struttura industriale ha relativamen- te pochi "campionissimi", ovvero gruppi di peso almeno nazionale. E quindi - questo è il ragionamento - se alcuni scivolano giù, ma alcuni altri salgono rafforzandosi questo sta nelle cose delle vita. Bisognerà ragionarci su questo secondo aspetto: di certo abbiamo un trenta-quaranta gruppi che in questi anni si sono rafforzati, c’è chi dal 2008 è raddoppiato. E però una riflessione su chi non ce la occorre farla. E non per pietismo economico, ma per la te- nuta complessiva del nostro apparato industriale. E sono gli stessi grandi gruppi a preoccuparsi: se non hai i piccoli attorno, anche i grandi faticano. Le portaerei sole in mezzo all’oceano sono preda facilissima se tutt’attorno non hanno la flotta di servizio, di segnalazione, di pronto intervento. E i gruppi più grandi si stanno accorgendo dell’importanza dei piccoli al punto che sono loro a volerli tenere insieme in quello che si chiama contratto di filiera riuscendoa trasferire sui più piccoli le condizioni che le banche, ad esempio, praticano al capo-filiera. Il che è - per restare alla sociologia - una sorta di contratto gi. bo. di solidarietà. 7 GIORNALE DI BRESCIA GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014 Q Le infrastrutture Brebemi c’è, ora completare il sistema e pensare all’aeroporto La direttissima decollerà rapidamente se sarà al centro di una rete L’altra criticità è legata a Montichiari: servono visione e strategia e infrastrutture non fanno la felicità, questo è evidente. Ma sicuramente negli ultimi mesi il nostro territorio ha fatto un passo in avanti con la chiusura dei cantieri della Brebemi. Nonostante l’inizio difficilissimo, credo che alla lunga sarà una infrastruttura che al territorio servirà davvero, e sicuramente anche ora serve più dei cantieri che per diversi anni hanno semplicemente deturpato le campagne. Ma, per renderla veramente utile, la si dovrà immergere in un sistema di collegamenti che ancora attende il suo completamento. Anzi, per essere più precisi, ancora attende di essere definito per non dire progettato. Questo è il problema. A livello regionale, pedemontana e tangenziale esterna milanese sono ancora in massima parte sulla carta: ma almeno la carta c’è, mentre a Brescia siamo anche più indietro. Da parecchi anni accanto alla Brebemi che annaspava, ma almeno stava avanzando, si è parlato di molte altre cose, dall’Alta velocità al rilancio dell’aeroporto, dalla corda molle a sud della città all’asse di penetrazione in Val Camonica. Almeno la Brebemi ora esiste, ma un singolo asse viario senza il resto del sistema di trasporti non serve a gran che. È curioso pensare come un territorio fatto di grande, storica concretezza industriale sia governato con tale vaghezza istituzionale. Se un imprenditore individua un problema, lo affronta, cerca le risorse, e costruisce la soluzione. I problemi infrastrutturali del territorio sono noti e non da oggi, le risorse sono oggi un problema ma per tanti anni non lo sono state; e in verità anche oggi i progetti seri riescono a incontrare chi li finanzia. Eppure si fatica anche solo a trovare l’accordo su cosa fare, prima ancora che su come realizzarlo. Quando la risposta a problemi veri è l’immobilismo, si resta sempre sconcertati, e altri sapranno trovare risposte, forse nei meccanismi politici, forse nella qualità della nostra classe dirigente o altro. Ma il beneficio che potrebbe derivare dal completamento del sistema di infrastrutture di trasporti rispetto a quanto abbiamo ora è simile alla differenza tra avere un mosaico e disporre solo di qualche tessera. Certo, occorre avere il coraggio di sognare un’economia che torni ai livelli produttivi di qualche tempo fa e pre- L CARLO SCARPA Carlo Scarpa è professore ordinario presso l’Università di Brescia, titolare dei corsi di Economia politica e di Economia e politica industriale. I suoi interessi di ricerca riguardano l’economia dei mercati, e in particolare privatizzazione e liberalizzazione, nonché la regolazione e lo sviluppo di settori a rete, quali energia e trasporti. Ha ottenuto il DPhil al Nuffield College, Oxford University. Ha insegnato o passato periodi di ricerca presso le università di Oxford, Cambridge, York, Evry (Parigi), Macquarie (Sydney) il Boston College e la London Business School. Ha svolto attività di consulenza per la World Bank, la Consob, la Banca d’Italia, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas, e varie imprese private su temi di regolazione nel settore dell’energia e in casi antitrust. Oggi collabora con l’ufficio italiano di NERA Economic consulting. parare le condizioni perché quell’Italia riesca a decollare. Quale potrebbe essere il prossimo passo in questa lunga marcia? Da un lato, è piuttosto ovvio che il sistema stradale attorno a Milano deve proseguire fino al completamento dei progetti in essere. Anche se ben poche di queste opere, che per un certo periodo erano state contrabbandate come parte dei lavori per l’Expo, saranno pronte per l’evento, questo non cambia le cose: occorre completare la Brebemi e il sistema viario Milano-Brescia. Difficile dare priorità dopo questa, anche se probabilmente un analogo completamento verso il Veneto sarebbe la prima cosa, non solo per aiutare la Brebemi, ciò che in sé potrebbe non essere tanto rilevante, quanto per far sì che la nuova autostrada abbia veramente il ruolo per il quale era stata progettata. Ma, al di là delle ovvietà, credo che per il nostro territorio sia ora di rimettere in agenda il destino dell’aeroporto. In questo settore c’è molto movimento nel nostro Paese, con il nuovo regolatore che sta mettendo ordine, gli aeroporti che investono per migliorare e ampliare le strutture, nuovi azionisti dall’estero che ormai controllano Firenze e stanno per entrare in modo rilevante in tante società di gestione da Roma a Milano, etc. L’arrivo di nuove risorse significa professionalità, significa avere maggiore respiro finanziario, significa che c’è fiducia dall’estero rispetto al nostro sistema in generale. Questa ristrutturazione riguarda anche Brescia, il cui azionista di riferimento non è più solo la cordata locale dei veronesi - che poteva in qualche modo essere vista come poco favorevole allo sviluppo di Brescia - ma comprendeanche un grande operatore quale Save, che già gestisce Venezia e che dubito sia interessato a tenere un asset come Montichiari sottoutilizzato. Brescia entra quindi in un vero sistema aeroportuale e dovremo chiarire quale sarà il suo ruolo. Starà forse alle forze produttive locali di cercare di far capire alla nuova compagine azionaria quale possa essere il modo migliore di gestire questa infrastruttura, che potrà essere redditizia per chi la gestisce se è utile per il territorio (e quindi è utilizzata). Le infrastrutture deserte non servono a nessuno. Carlo Scarpa Da parecchi anni accanto alla Brebemi che stava avanzando, si è parlato di molte altre cose, dall’Alta velocità al rilancio dell’aeroporto, dalla corda molle a sud della città all’asse di penetrazione in Val Camonica. Almeno la Brebemi ora esiste, ma un singolo asse viario senza il resto del sistema di trasporti non serve a molto Mancata programmazione e costi alle stelle La pianificazione delle infrastrutture deve essere una scienza, non un’ipotesi Un treno Tav ■ Tre volte tanto la media mondiale. La linea Tav Torino-Milano ha raggiunto un costo chilometrico di 60 milioni di euro. Un’enormità che non trova giustificazione neppur con la complessa orografia del territorio. L’esplosione dei costi, rispetto alle previsioni originarie, la dicono lunga su quanto la pianificazione a «spanne» pesi sul presente e sul futuro del nostro Paese. La pianificazione delle infrastrutture, infatti, è una scienza, non un’insieme di ipotesi alle quale dare ordine man mano che si procede. È una lezione che non abbiamo mai imparato. È il capitolo saltato, sperando (scioccamente) che non arrivi una domanda proprio sui fondamentali. Se si vuole un’ulteriore conferma del teorema esaminiamo la storia recente di un tratto Tav che ci coinvolge, la Brescia-Verona. Che i treni veloci sarebbero passati nella zona dei verdi vigneti del Basso Garda lo si sapeva da vent’anni, eppure solo ora arriviamo a scoprire che si tratta di un’area delicata, da salvaguardare. Ci si poteva arrivare ben prima, sapendo che, nel caso di una tratta ferroviaria, una linea rossa tracciata su di una mappa è già un buon indicatore delle eventuali problematicità che hanno diritto di trovare ascolto e, nel limite delle possibilità, anche risposte. Ora, e tardivamente, si affronta la questione col fiato sul collo, sapendo che questi 80 chilometri sono fondamentali. Certo, i detrattori hanno un argomento importante al loro arco, poiché il sistema Tav sta fallendo un obiettivo mal programmato (appunto), ovvero il trasporto merci. Siamo a quota zero. Un altro tema, sempre legato ai difetti di visione, riguarda lo sviluppo della rete aeroportuale, soprattutto nel Nord Italia. Abbiamo uno scalo di fianco all’altro, con l’aggiunta di un hub posto, di fatto, al confine con la Svizzera. Il problema oggi sarebbe quello di riuscire a dare un ordine al tutto, in un quadro dove il valore aggiunto è il guadagno per l’operatore e l’indotto per l’area che ospita la struttura. È troppo sperare che si cambi registro, che l’interesse comune prevalga nella programmazione delle infrastutture e nella certezza dei costi? Claudio Venturelli 8 Q GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014 GIORNALE DI BRESCIA La società Le radici nel «locale» alimentano la capacità di stare dentro il mondo Il bicchiere è «più che mezzo pieno», ma servono azioni tese a consolidare la coesione Il Bresciano è area vasta e policentrica dentro la quale il capoluogo ha ruolo di traino l «glocale» non è solo un’etichetta sociologica, ma una realtà a tutti gli effetti. Come avviene nel Bresciano, dove tiene insieme un tessuto locale ricco (sebbene meno che in passato) sotto molti profili materiali e immateriali e una vocazione all’internazionalizzazione (innanzitutto economica). E la dimensione glocal prevede anche - a differenza del carattere egemonico delle metropoli «gatekeeper» della globalizzazione - una propensione al policentrismo, che questa provincia possiede e rilancia, come mostrano svariati indicatori delle classifiche del Rapporto Qualità della vita 2014. La crisi sociale nella quale ci dibattiamo è un combinato disposto di questioni drammaticamente reali - e i dati illustrano i contorni del disagio - e di sensazioni, impressioni, proiezioni e sentiment (nel cui novero le frustrazioni sono crescenti). Vale a dire, quella dimensione di speranza, e perfino di «sogno», dalla quale, come ben sappiamo ma troppo spesso dimentichiamo (e a farlo, in primis, sono malauguratamente élites e classi dirigenti), dipendono proprio una porzione significativa e aspetti rilevanti della qualità della vita. Guardando al Bresciano, si può dire che, dal punto di vista dell’insieme di parametri riconducibili alla sfera della «sociabilità» (tenore di vita secondo il Bil - l’indice del benessere - tempo libero, cultura, socialità, partecipazione associati- I va) il bicchiere va valutato, con orgoglio, come (più che) mezzo pieno. E ciò nonostante si aggravi e ispessisca il problema della sicurezza - in particolare lungo l’asse che dalla città va a Desenzano - e, al netto del «disagio percepito», la popolazione avverta troppa sottovalutazione del fenomeno da parte di chi deve porvi rimedio. E, come tanti esempi storici ci hanno sbattuto in faccia in maniera incontrovertibile, lasciare che nei cittadini si sedimenti la paura rappresenta il viatico più veloce per la disgregazione di una comunità (tema che rimane una delle componenti fondamentali della tuttora esistente, e anzi aggravata dall’impoverimento, «questione settentrionale»). La fotografia al 2014 riconferma il Bresciano come un’area vasta, e come un territorio policentrico, dove a capeggiare la classifica, insieme al capoluogo, sono i centri di Manerbio, Orzinuovi, Nave (posto più sicuro di molti altri, appunto) e Darfo, con alcune riconferme rispetto all’anno trascorso ma anche qualche novità, evidenziando così una situazione «in movimento» e il fatto che il tempo, come ha scritto Giacomo Scanzi, «sembra scorrere a una velocità elevatissima». Tra le novità va segnalato come la Leonessa, la città capoluogo, torni a essere centrale e ribadisca una sua preminenza, innanzitutto per l’ampiezza dell’offerta culturale e per quella dei servizi (anche se non bisogna mai, lo devono tene- M. PANARARI Massimiliano Panarari insegna Comunicazione politica all’Università di Modena e Reggio Emilia e Marketing politico presso la School of Government dell’Università Luiss «Guido Carli» di Roma.È commentatore del GiornalediBresciaedellaStampa,collaboratore della rivista Il Mulino. Si occupa di fenomeni sociologici,mass mediaecultura pop,edè consulente di comunicazione pubblica e politica. È autore del libro «L’egemonia sottoculturale» (Einaudi, 2010), coautore (con F. Motta) del libro «Elogio delle minoranze» (Marsilio, 2012). Tra le sue altre pubblicazioni «La divo-tv» in «Storie e culture della televisione italiana» (Oscar Mondadori, 2013; a cura di Aldo Grasso) e «Il giornalismo degli anni Duemila» (appendice della quarta edizione del libro di Paolo Murialdi, «Storia del giornalismo italiano» il Mulino, 2014). re a mente gli amministratori, «dormire sugli allori»...). Policentrismo, dunque, con Brescia protagonista in recupero sull’appannamento del 2013, e dinamismo, fattore ancor più indispensabile in un contesto di crisi, specie della fiscalità pubblica. Di qui l’urgenza di assumere delle decisioni rispetto a un modello di protezione sociale fortemente sotto stress, anche nella sua versione (benemerita) di welfare mix. Scelte che necessariamente andranno nella direzione ulteriore della razionalizzazione, ma che proprio per il loro (ennesimo) carattere restrittivo dovranno venire ben ponderate, tagliando soprattutto quelle sacche di spreco che ancora permangono per non penalizzare ulteriormente le esigenze dei cittadini resi più fragili dal vento freddissimo della recessione. E, al medesimo tempo, scelte che possono anche ridare un senso all’oggi assai contestata figura dell’uomo politico, che ha il dovere civico di mappare i bisogni nuovi e di elaborare risposte creative. I «poveri» Comuni sono la trincea: è un lavoro ingrato il loro, ma essi rappresentano anche il laboratorio che può iniettare anticorpi di socialità nel tessuto spossato delle comunità, dove i singoli fanno (ancorché legittimamente) un affidamento eccessivo sui risparmi delle famiglie, i quali non sono eterni soprattutto se non vengono rimpinguati. Massimiliano Panarari Guardando al Bresciano, si può dire che, dal punto di vista dell’insieme di parametri riconducibili alla sfera della «sociabilità» (tenore di vita secondo il Bil l’indice del benessere tempo libero, cultura, socialità, partecipazione associativa) il bicchiere va valutato, con orgoglio, come mezzo pieno Mettersi insieme, tra spinte e resistenze Dai Comuni alle Parrocchie fino ai No tav: restano i molti freni a «fare rete» Una stretta di mano, simbolo di accordo ■ La necessità di mettersi insieme è ricordata da tutti, l’utilità di fare rete viene indicata in ogni occasione come condizione ineludibile, le opportunità che possono nascere dal dialogo fra realtà territoriali sono sottolineate in ogni convegno. Ma mettersi insieme non è ancora cosa semplice. E spesso la spinte a conservare ognuno il proprio «splendido isolamento» si fa sentire - anche nel Bresciano sui fronti più diversi. È il caso - ad esempio - degli enti locali, con i piccoli Comuni che vivono sulla propria pelle tanto le difficoltà legate alle loro limitate dimensioni quanto le resistenze ad incontrarsi con i vicini di territorio. In Valcamonica, ad esempio, non si è ancora spenta l’eco del referendum che ha bocciato il progetto di unione fra Pontedilegno e Temù che altri due Comuni si stanno muovendo - non senza dar vita ad un vivace dibattito fra i propri abitanti - verso una fusione: Bienno e Prestine daranno vita ad una consultazione referendaria, vedremo se può essere la volta buona. La stessa, storica struttura territoriale delle parrocchie sta lavorando per tradursi in più ampie unità pastorali. Ma anche qui l’inerzia delle abitudini, se non addirittura la rivendicazione di irrinunciabili identità, rischia talvolta di pesare sullo slancio all’incontro. Perfino il movimento di protesta che si registra nel Bresciano nei confronti del Treno ad alta velocità nutre al pro- prio interno filoni diversi: se in città le critiche sono rivolte anzitutto allo «shunt» che passa da Montichiari, sul Garda le contestazioni si concentrano sul tracciato nell’area del Lugana. Eppure spesso le ragioni del «mettersi in rete» sono oggettive. Tocca allora alle classi dirigenti del nostro territorio difenderle fino in fondo. E dimostrare - risultati alla mano - che si tratta di una scelta non solo «giusta» ma anche «conveniente». m.l. 9 GIORNALE DI BRESCIA GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014 Q Controcopertina Il centro-sud baricentro verso Brescia Il patrimonio della terra agricola tra i più grandi della Lombardia. Bresciani federati n questo gran finale di analisi sulla ricerca della Qualità della vita si potrebbe ipotizzare l’idea di un centro-sud bresciano che si alimenta dentro di sè e tra sè, nei singoli paesi e tra i paesi, cioè di una pianura veloce e capace di perdere e di rifarsi e di riperdere e di rifarsi lungo la Lenese, la 19, la 235, l’aeroporto che non c’è e che verrà, prima o dopo verrà, basti pensare al patrimonio di piste militari e civili nella pianura più aperta della Lombardia. E ancora lungo le bretelle verso Brebemi e A4, poichè se cresceranno e si modificheranno in meglio le bretelle verso la Brebemi, in mancanza di un accordo tra i grandi trust autostradali, si dovrà pensare a una competizione che gioca sulle grandi aree della pianura per persuadere alla connessione e alla costruzione di una progettualità industrial-artigianale-logistica, dai bresciani verso i milanesi e viceversa, sapendo di dover procedere ancora più a nord, di guardare oltre Milano, nella spinadi innesto tra Austria, Francia e Svizzera. Da ovest a est ci penserebbe la Tav. Altrimenti,cosa vorrebbe significare questa perdurante e rinfrancata e rinforzata classifica del sud di Brescia sia sul piano economico che demografico pur nella durezza della crisi? Pare che un gruppo di cento persone, le più attente, la cosiddetta leadership che c’è sempre, ovunque, abbia fiutato di appartenere a una grande terra di passaggio che va rallentata affinchè si possa saltar sopra e si accetti una sua parziale cessione in cambio di una partecipazione storicamente apprezzabile per mestiere e risparmi. In più, questa terra florida del sud del centro della città è la sola ad avere a disposizione migliaia di ettari, nonostante tutto, che possono essere barattati, trattati per un immenso progetto di riqualificazione lombarda. In questa di nuovo pensata e vissuta ricerca del prof. Montanari si sente che il patri- I monio maggiore rimane la terra, la terra fisica, quella che è ancora agricola senza vita agricola e quella che inutilmente ha occupato l’agricoltura e potrebbe essere abbattuta per un concetto rovesciatamente e in parte autenticamente keinesiano: costruire e abbattere è sempre lavorare, è sempre economia, è sempre distribuzione di un reddito che attende al basso di essere alimentato. E demolire e bonificare diventano la ricostruzione in quanto tale. Brescia rimane il centro, sispende dinuovo la possibilità di capitalizzare una centralità su cui non ha più neppure senso discutere se meriti o non meriti. Ora è tempo di unificare la terra della città e di cinquanta paesi intorno che sono già di fatto unificati. Ora, al di là delle fermate e dei caselli, non penseremo che una terra di quasi 100 chilometri tra Sirmione e Soncino fino a Palazzolo nel cuore dell’occidente non starà a guardare con il naso in su mentre viene trafitta da treni a 300 all’ora, autostrade di mezz’ora in 60 chilometri mentre gigioneggia angosciosamente, come una lumaca, nel prendere Brescia dopo 500 rotonde e 20 labirintiti? No, questa provincia del sud, si fa per dire, e rappresenta un terzo-quarto della provincia che ha rispetto per il suo centro e haeroso la vecchia conflittualità tra provincia e centro, adesso cerca concretezza, passaggi reali, abbassa le bandiere della politica e intende piantare pietre, sistemare campagne,valorizzare terracon posti di lavoro e unire per ferrovia - tram, metrò - quella roba lì vecchia e nuova di un secolo e un pezzo - mantenendo una propriavicenda di lingua e abitudini, contenta di ingrandirsi nella sfida-vocazione a una grande terra, tutti insieme senza perdere la personalità d’origine. I laghi, soprattutto il Garda, mantengono un’autonomia, una logica di stati federati nel Bresciano-Veronese-Bergamasco, a seconda del Garda e dell’Iseo e le valli, Una terra di quasi 100 chilometri tra Sirmione e Soncino fino a Palazzolo non starà a guardare compiersi il proprio futuro secondo una lettura azzardata e non azzardata si muoverebbero in questo modo: la Valtrompia scende su Brescia mentre Brescia vi risale, l’alta valle rimane con le generazioni alte e scende con quelle giovani; la Valsabbia patisce, pur libera dalla strada delle gallerie e potrebbe assumere la responsabilità faticosa di un andare e venire maggiore, con tentazioni di stringersi alla città libera di tante case e pronta a scambiare pezzi di villaggi. La Valcamonica bassa e media rilancia una rinfrancata autonomia e si sgancia su Bergamo, Brescia e Milano, opera in aziende locali produttività aggiunta. La valle alta sta decidendo, a parte il comparto invernale, per quello che dura nella stagione e la nuova generazione dai 30 ai 40 anni osserva l’hinterland, la Franciacorta e stima che l’amore per la montagnanon sia più l’amoredei padri. In generale, Brescia e la provincia disegnano, quasi istintivamente, una terra di federazione avanzata, alleggerendo differenze identitarie. Tonino Zana NOTA METODOLOGICA I COMUNI BRESCIANI CON OLTRE 10.000 RESIDENTI (01/2013) La metodologia di calcolo dei punteggi, elemento necessario per definire una graduatoria, è assai semplice e si rifà a modelli collaudati e consolidati, come quello adottato da “Il Sole 24 Ore”, che, fin dalla metà degli anni ‘80, diffonde ogni anno una classifica sulla Qualità della vita nelle province italiane I COMUNI E GLI ABITANTI GLI INDICATORI ESEMPIO MEDIA I dati relativi ai 33 comuni bresciani con più di 10.000 abitanti al 1°gennaio 2013, che rappresentano l’orizzonte di riferimento di questa prima indagine sulla qualità della vita a livello comunale, vengono analizzati sulla base di 42 indicatori, sei per ognuna delle sette macro-aree tematiche Per ogni indicatore vengono attribuiti mille punti al primo comune classificato, quello che presenta il miglior valore, e viene definito un punteggio proporzionale per tutti gli altri in funzione della distanza del valore di riferimento rispetto a quello del migliore della classe (fatta salva la necessità di attribuire punteggi d’ufficio nei rari casi in cui il dato disponibile è riferito ad un ambito territoriale) Se, ad esempio, il miglior valore registrato per il comune A è uguale a 60, quello del secondo comune classificato (B) è 45 e quello del terzo (C) è pari a 30 e quello del quarto (D) uguale a 15 i punteggi relativi saranno A =1000, B = 750 (1000x45/60), C = 500 ( 1000X30/60), D = 250 (1000X20/60) La media dei punteggi conseguiti nella graduatoria, definita per ciascuna area tematica, permette di giungere alla definizione di sette classifiche di categoria. Infine, attraverso la media aritmetica semplice dei punteggi parziali definiti da ciascun comune nelle sette graduatorie tematiche, si giunge alla classica finale che determina il miglior comune per qualità della vita Brescia 188520 Carpenedolo 12855 Desenzano del Garda 27050 Calcinato 12846 Montichiari 24287 Bagnolo Mella 12819 Lumezzane 23320 Manerbio 12808 Palazzolo sull'Oglio 19770 Orzinuovi 12638 Chiari 18696 Bedizzole 11942 Ghedi 18611 Gavardo 11894 Rovato 18442 Gardone Val Trompia 11743 Gussago 16490 Mazzano 11654 Lonato del Garda 15784 Castenedolo 11376 Darfo Boario Terme 15603 Cazzago San Martino 11034 Concesio 15076 Nave 11009 Leno 14462 Castel Mella 10987 Ospitaletto 13945 Villa Carcina 10934 Travagliato 13622 Botticino 10856 Sarezzo 13607 Salò 10567 Rezzato 13032 10 GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014 GIORNALE DI BRESCIA
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