Cronache 21 Corriere della Sera Lunedì 25 Agosto 2014 Il caso La mossa di Guariniello, titolare dell’inchiesta su Vannoni: «È un’attività delittuosa» Docce gelate Sequestrate le cellule di Stamina I pm contro le sentenze pro infusioni I carabinieri agli Spedali Civili di Brescia. Salta la terapia per Noemi La vicenda Dal laboratorio al primo stop Nel settembre 2011 Davide Vannoni inizia a usare il metodo Stamina in un laboratorio all’ospedale di Brescia. L’anno successivo, però, l’Agenzia italiana del farmaco ferma la sperimentazione perché non è in regola L’inchiesta del pm Guariniello Il sostituto procuratore torinese Raffaele Guariniello (foto in basso) dal 2009 indaga su Vannoni, sul pediatra Marino Andolina e su altre dieci persone per associazione a delinquere, truffa, somministrazione di farmaci pericolosi Un dirigente Aifa sotto accusa Lo scorso aprile è arrivato l’avviso di chiusura dell’inchiesta che coinvolge 20 persone: risultano coinvolti neurologi, biologi, medici e un dirigente dell’Aifa Viene contestata l’associazione a delinquere oltre a minacce e diffamazione I Nas sequestrano le cellule staminali I carabinieri del Nas hanno sequestrato, sabato, agli Spedali Civili di Brescia, le cellule destinate alle infusioni di 36 pazienti con il metodo Stamina. La sperimentazione non è partita nonostante un decreto (non convertito) dell’ex ministro Balduzzi Oggi Noemi, bambina affetta da Sma1, doveva essere ricoverata agli Spedali Civili di Brescia per la sua prima infusione del metodo Stamina per ordinanza di un giudice dell’Aquila. Ma ieri, alle 16.30, i carabinieri del Nas hanno posto sotto sequestro cellule e apparecchiature del laboratorio utilizzato dalla Stamina Foundation di Davide Vannoni & C. per preparare le infusioni «segrete». Subito dopo i carabinieri hanno avvertito i genitori di Noemi di non fare un viaggio a vuoto. Chi ha ordinato il sequestro? La Procura di Torino, allo scopo di impedire la prosecuzione di «attività delittuose». Di reiterare quei reati per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio di Vannoni, e altri 12, accusati di truffa, associazione a delinquere, somministrazione di medicinali imperfetti o «in specie e qualità diverse da quella dichiarata o pattuita». Così (forse) si chiude la storia, tutta italiana, di giudici del lavoro che dicono sì a ciò che la scienza ha definito inefficace e pericoloso e che per altri magistrati è una truffa. Il provvedimento di sequestro — 88 pagine — è firmato dal gip Francesca Christillin. Su richiesta del pm Raffaele Guariniello. E il parere positivo del capo della Procura Armando Spataro e del procuratore generale Marcello Maddalena. Motivazioni condivise. Importante la struttura del decreto. L’incipit in un articolo che in data 8 maggio 2009 è pubblicato dall’inserto Salute del Corriere della Sera. Titolo: «Dottore dove posso guarire con le staminali?». Parte l’inchiesta, che poi si divide in due fasi: la prima dal 2009 al 2011, la seconda dal 2012 al 2014. La prima, con pagamenti chiesti ai pazienti anche di 50 mila euro, è definibile «artigianale». La seconda è quella «industriale»: si pensa in grande e si cerca una struttura sanitaria pubblica in cui insediarsi. La scelta cade su Brescia. C’è l’aiuto di un «paziente eccellente»: Luca Merlino, direttore vicario dell’assessorato alla Sanità della Regione Lombardia, affetto da una patologia neurodegenerativa (Sma5) e quindi interessato al metodo. Merlino, interrogato, ha poi dichiarato di non aver «ottenuto alcun miglioramento». Parte l’avventura. «Brescia è nostra a 360 gradi», scrive in una email Marino Andolina, medico e vice di Stami- na, a Vannoni nel 2011. Il particolare emerge dal decreto,che prosegue: il trattamento (proposto per un numero sterminato di patologie) viola le norme vigenti e anche la legge del 2013 (cure palliative) che prevede solo procedure idonee e in strutture pubbliche. Il laboratorio di Brescia, invece, è chiaramente inidoneo per le manipolazioni cellulari. Inquietante la descrizione di come la biologa Londra Il letto in isolamento per il britannico con ebola Sarà curato al Royal Free Hospital di Londra il primo paziente britannico che ha contratto ebola. Ieri un jet militare della Royal Air Force l’ha evacuato dalla Sierra Leone, atterrando alla base di Northolt, a nord-ovest della capitale. Nella foto la speciale unità di isolamento nell’ospedale della capitale britannica (Afp/Leon Neal) Il padre della bimba: sconvolto, ho scritto a Renzi Lo sfogo: «La legge ci aveva dato ragione Ci impediscono di esercitare un diritto» L’ultima è stata Celeste, quattro anni, malata di atrofia muscolare spinale (Sma) di tipo uno, la forma più grave. Lo scorso venerdì ha ricevuto una nuova infusione di cellule staminali ordinata dal tribunale di Venezia e eseguita agli Spedali Civili di Brescia da Marino Andolina, numero due di Stamina. Appena in tempo. Perché adesso il sequestro dei carabinieri del Nas blocca la messa in pratica delle sentenze per la ripresa della cura. Le famiglie con bimbi già in trattamen- CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger CONDIRETTORE AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli @Mariopaps Le famiglie Sei coppie avevano vinto i ricorsi contro lo stop alle terapie deciso dalla struttura lombarda DEL LUNEDÌ VICEDIRETTORI Mario Pappagallo © RIPRODUZIONE RISERVATA to prima che i medici della struttura lombarda si rifiutassero di andare avanti hanno fatto ricorso. Sei di loro lo hanno vinto grazie alle decisioni dei giudici di Trapani, Pesaro, Roma, Aquila, Santa Maria Capua Vetere e Venezia. Ma dovranno aspettare. Si annunciano altre battaglie, altri muro contro muro. Da una parte la magistratura che dà il via libera. Dall’altra gli organi tecnici del ministero e la Procura di Torino che mettono il freno. Uno strazio infinito per i genitori, torturati da una continua successione di speranze e delusioni. I loro piccoli hanno sindromi degenerative gravissime che non concedono attese troppo lunghe e non rispondono a terapie efficaci. Il metodo proposto da Davide Vannoni non ha prove scientifiche di validità. Ma chi vede ogni giorno peggiorare la malattia non si arrende. «Siamo sconvolti, stavamo partendo per Brescia. Mia figlia avrebbe dovuto ricoverarsi domani. La legge ci aveva dato ragione, invece sono riusciti a impedire di esercitare un nostro diritto», combatte tra rabbia e dolore Andrea, padre della bimba di due anni con Sma1. Anche Noemi aveva ottenuto dal tribunale dell’Aquila l’autorizzazione a ricominciare con le infu- © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Luciano Fontana Vannoni «Il rischio di non riprendere le attività è molto alto, spero che i pazienti non smettano di lottare» Erica Molino (tra gli indagati) portava da fuori, e solo quando serviva, la soluzione «retinoicaetanolo» utilizzata per preparare le infusioni: nella sua borsetta, senza alcun accorgimento di conservazione e isolamento. Il gip scrive poi: tutto il mondo scientifico è schierato contro il metodo Stamina, l’unico medico favorevole è il coimputato Andolina. Al decreto sono allegate cinque consulenze tecniche, dalle quali risulta l’esistenza di rischi per i pazienti infusi: rischi immunogenici, di infezioni anche gravi, di localizzazioni anomale delle cellule infuse, di insorgenza di tumori, di anomalie del fenotipo (l’espressione dei geni). La relazione di Massimo Dominici, biologo cellulare dell’università di Modena, che era stato incaricato di analizzare una delle infusioni, è preoccupante: «Le cellule per le infusioni non sono in grado di rispettare i criteri di staminalità, non sono in grado di beneficiare i bambini... In pratica si parlava di staminali, ma si infondeva altro». Il gip cita l’Aifa e il documento stilato nel novembre 2012 da un board di saggi incaricato di esprimere un parere. Angelo Vescovi, Bruno Dallapiccola, Rosaria Giordano, Massimo Dominici, Alessandro Rambaldi scrivono: «Esiste un concreto pericolo per i pazienti a causa delle modalità di conservazione delle cellule da trapiantare». C’è la bocciatura di due Nobel: Randy Schekman e Shinya Yamanaka. E il brevetto negli Usa? Respinto il 28 gennaio 2013 per «inconsistenza, implausibilità e la mancata dimostrazione dell’esistenza di un metodo». Il sequestro blocca così le sentenze favorevoli dei giudici del lavoro: finora 164. Ma ve ne sono state anche 172 negative e 43 che, pur dicendo sì, hanno indicato che le infusioni fossero preparate in Cell factory autorizzate. Il gip ordina, infine, che il direttore degli Spedali Civili dovrà «salvaguardare la vitalità delle cellule» sequestrate e «la funzionalità di ogni materiale». Lapidario Vannoni: «Il rischio che Stamina non riprenda più le attività è molto alto, ma credo che le famiglie non abbandoneranno la battaglia per la difesa dei loro diritti e questo mi fa ben sperare». CONSIGLIERI Fulvio Conti, Teresa Cremisi, Luca Garavoglia, Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti, Laura Mengoni DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA Alessandro Bompieri Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli [email protected] - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. 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Lo scorso ottobre era stata ricevuta da papa Francesco. Tante sentenze favorevoli ma ancora nulla di fatto. «Non sapevano più come ostacolarci — dice papà Andrea, convinto che in Italia ci sia un complotto per eliminare Stamina —. Alla fine sono ricorsi ai Nas. Ho scritto a Renzi, non ha risposto». Una svolta sarà la decisione della commissione nominata dal ministro Beatrice Lorenzin per valutare l’opportunità di una sperimentazione del metodo Stamina. I lavori coordinati dall’ematologo Michele Baccarani sono entrati nel vivo prima dell’estate. La protesta dei malati Sla: «Le secchiate? Ipocrisia» Sono solo «secchiate di ipocrisia». È una sonora bocciatura per l’Ice Bucket Challange. E arriva da Mariangela Lamanna, vicepresidente del «Comitato 16 novembre» che raggruppa i malati di Sla in Italia, da anni in lotta contro i tagli costanti ai fondi per la non autosufficienza. «Di quelli che hanno partecipato — spiega Lamanna — l’unico che salvo è Jerry Calà, che ha messo online un bonifico da 1.000 euro. Ma capisco che faccia più comodo partecipare alla moda e farsi ritrarre con i capelli bagnati e, magari, il portafogli intonso. L’iniziativa sicuramente è partita bene — aggiunge — poi si è persa nei meandri della demagogia. Da anni ci battiamo per ricostituire il fondo per la non autosufficienza, che rimane avventizio e non strutturale, legato alla legge di stabilità, per avere quattro spiccioli dal governo. Gli ammalati di Sla sono abbandonati durante tutto l’anno, non vorrei che l’impegno di Renzi durasse solo il tempo di asciugarsi la camicia e che la doccia gelata arrivasse invece nelle case delle famiglie che accudiscono gli ammalati e ogni anno rischiano di vedersi revocare gli assegni di sostegno». Dello stesso avviso Federcontribuenti, associazione nazionale che sostiene da tempo la battaglia del «Comitato 16 novembre». «Chi ha partecipato a questa catena di Sant’Antonio spettacolarizzata — spiega Marco Paccagnella, presidente nazionale di Federcontribuenti — dovrebbe avere la cortesia di postare su Facebook e Twitter anche i bonifici che hanno accompagnato le secchiate. Il fatto che in Italia, dopo tutto questo cancan, le somme raccolte non raggiungano i 100 mila euro dà la misura di quanta miseria ci sia dietro questa operazione mediatica ma con pochissima sostanza». Tuttavia qualche effetto positivo la campagna Ice Bucket Challange sembra averlo prodotto. Secondo i dati diffusi dall’Associazione italiana Sla, infatti, le donazioni si sono impennate dai 40 mila euro registrati sabato mattina agli oltre 100 mila di ieri. «È stata un’idea straordinaria, che ha coinvolto tutto il mondo, un successo fantastico», dice entusiasta il presidente dell’Aisla, Massimo Mauro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Margherita De Bac © RIPRODUZIONE RISERVATA EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) - Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. 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