Introduzione Spazio delle fasi di un sistema classico Il teorema di Liouville L’ensemble microcanonico 3 — Elementi di teoria degli ensembles 3.1 Introduzione Consideriamo un sistema fisico macroscopico all’equilibrio termico e meccanico: ciò ci rassicura sulla persistenza, col passare del tempo, dello stesso macrostato di partenza. Se però potessimo guardare il sistema da un punto di vista microscopico ci accorgeremmo senza dubbio che il sistema stesso passa in continuazione da un microstato all’altro. Potremmo dire che il sistema esplora senza sosta tutti i microstati compatibili col macrostato d’equilibrio. Se ora effettuiamo una misura di un qualsiasi osservabile fisico f (per esempio la pressione esercitata sulle pareti del contenitore) abbiamo a disposizione (almeno) due punti di vista teorici per interpretare il dato ricavato: dal lato macroscopico possiamo dirci che posta la situazione d’equilibrio il valore di f non cambia (a parte le inevitabili fluttuazioni, sulle quali necessariamente mediamo) se siamo abbastanza accorti da non perturbare il sistema durante la misura1 , e quindi possiamo prenderci tutto il tempo del mondo. Da un punto di vista microscopico, durante l’atto di misura (che durerà necessariamente un tempo macroscopicamente finito) il sistema passerà attraverso moltissimi microstati compatibili col macrostato osservato: abbiamo dunque tutti i diritti di ritenere che la nostra misura sarà in realtà il risultato di una media dell’osservabile su tutti i microstati esplorati dal sistema. Nulla ci vieta di considerare le cose sotto un ottica più astratta: al tempo fissato t replichiamo mentalmente il sistema, ottenendone N copie immaginarie tutte nello stesso stato macroscopico ma distribuite tra tutti i microstati possibili. Una qualsiasi di queste N copie mentali (il cui insieme è conosciuto col nome di ensemble statistico) è una possibile rappresentante del sistema, e sembra naturale concludere che l’operazione di media temporale sul singolo sistema fisico originale sia sostanzialmente equivalente (sotto certe ipotesi che vaglieremo in seguito) all’operazione di media sugli elementi dell’ensemble. Quest’idea è il nucleo centrale della teoria degli ensembles. 3.2 Spazio delle fasi di un sistema classico Se consideriamo le cose da un punto di vista classico, definire un microstato del sistema (stiamo pensando a un sistema macroscopico costituito da N particelle considerate come elementari) significa assegnare, a un tempo fissato t0 , posizione e velocità (momento) a ogni particella; 1 Cioè se siamo abbastanza accorti da perturbarlo in maniera a tutti gli effetti pratici ininfluente. Elementi di teoria degli ensembles 34 se conosciamo tutte le forze che agiscono sulle particelle, le equazioni del moto saranno poi sufficienti a ricavare il microstato in ogni istante di tempo posteriore a t0 . Assegnare tutte le posizioni e tutti i momenti corrisponde a definire un vettore (reale) con 6N componenti: r = (q1 , q2 , q3 , . . . q3N , p1 , p2 , p3 , . . . p3N ) (3.1) e il vettore r definisce un punto (detto punto rappresentativo del sistema) in uno spazio a 6N dimensioni: il famigerato spazio delle fasi. Le componenti (qi , pi ) dipendono naturalmente dal tempo, e il modo in cui variano è dettato dalle equazioni del moto di Hamilton: ∂ H(qi , pi ) ∂ pi ∂ H(qi , pi ) ∂ qi q˙i = p˙i = (3.2) in cui H è ovviamente la funzione Hamiltoniana del sistema. Il punto rappresentativo descriverà dunque, al passare del tempo, una certa traiettoria nello spazio delle fasi F, traiettoria che di necessità rimarrà confinata in una regione finita di F: questo perché la scatola che racchiude il sistema limita i possibili valori delle qi , mentre il valore finito dell’energia E limita tanto pi quanto qi 2 . Se l’energia ha un valore fissato e preciso, E, la traiettoria rimarrà confinata su un’ipersuperficie di F definita dall’equazione H(qi , pi ) = E (3.3) Consideriamo ora un ensemble: ogni elemento, a ogni istante di tempo t, sarà rappresentato da un punto in F: otteniamo quindi l’immagine di uno sciame di punti rappresentativi che, confinati nella giusta regione di F, si spostano in accordo con le leggi del moto. Introduciamo una funzione densità r(q, p;t), il cui significato è il seguente: in ogni istante di tempo t il prodotto della densità r per l’elemento di volume nello spazio delle fasi dj ⌘ (d3N qd3N p) è uguale al numero di punti rappresentativi nel volume dj intorno al punto (q, p). La densità r rappresenta quindi il modo in cui sono distribuiti i punti rappresentativi nello spazio delle fasi, e per definizione di media sull’ensemble abbiamo, per un generico osservabile fisico f : hfi = R dj r(q, p;t) f (q, p) R dj r(q, p;t) (3.4) Nella definizione di media gli integrali sono presi sull’intero spazio delle fasi, ma chiaramente solo le regioni in cui r(q, p;t) è diversa da zero daranno contributo. Notiamo che attraverso la dipendenza esplicita dal tempo di r anche h f i può, in linea di principio, dipendere dal tempo. Ci occuperemo ora proprio della possibile dipendenza di r dal tempo e di come questa può influire sul sistema fisico in esame, senza dimenticare che siamo interessati a sistemi fisici all’equilibrio, i cui parametri macroscopici quindi non dipendono dal tempo. In particolare non dobbiamo dimenticare che anche scegliendo una densità che non dipenda esplicitamente dal tempo, r potrebbe ancora dipendere implicitamente dal tempo tramite la dipendenza da (q, p). 2 Da un punto di vista matematico racchiudere un sistema in una scatola equivale a modellare le pareti della scatola come un potenziale infinito: per questo un valore finito di E limita le coordinate oltre che i momenti. 3.2 Spazio delle fasi di un sistema classico 35 3.2.1 Il teorema di Liouville Consideriamo un volume arbitrario j nello spazio delle fasi, racchiuso da una superficie s . Nel loro moto attraverso lo spazio delle fasi, lo sciame di punti rappresentativi attraverserà j: in un certo intervallo di tempo alcuni punti lo lasceranno, altri vi entreranno dentro. Il tasso di aumento dei punti rappresentativi contenuti all’interno del volume j sarà ovviamente uguale a ∂ ∂t Z j r(q, p;t)dj (3.5) Per quel che riguarda il numero di punti che lasciano il volume nel tempo dt dobbiamo ragionare in questo modo (vedi figura 3.1): consideriamo un cilindro elementare con area di Figura 3.1: Il teorema di Liouville base ds e altezza vdt, in cui v è il modulo della velocità dei punti rappresentativi. Il numero di punti che uscirà dal volume passando per l’elemento di superficie ds nel tempo dt sarà pari a (v · n)r(q, ˆ p;t), in cui nˆ è il versore (uscente) perpendicolare a ds . Per ottenere il numero di punti che passano attraverso la totalità della superficie s basterà integrare l’espressione precedente su tutta la superficie, e per il teorema della divergenza possiamo scrivere: Z s ds r(q, p;t)(v · n) ˆ = Z dj div(r(q, p;t)v) (3.6) ∂ ∂ (r q˙i ) + (r p˙i ) ∂ qi ∂ pi (3.7) j in cui 3N div(r(q, p;t)v) =  i=1 ⇢ Poiché non ammettiamo la creazione o la distruzione di punti rappresentativi nello spazio delle fasi, il numero di punti che entra nel volume j sarà pari al numero di punti che esce, e otteniamo quindi Z ⇢ j ∂r + div(rv) dj = 0 ∂t (3.8) ma poiché l’equazione precedente deve valere per volumi arbitrari, abbiamo che è l’integrando stesso a doversi identicamente annullare: ∂r + div(rv) = 0 ∂t (3.9) La precedente è nota come equazione di continuità, e il suo contenuto fisico corrisponde ad affermare che i punti rappresentativi si muovono nello spazio delle fasi come un fluido incomprimibile (cioè la densità locale resta costante nel tempo). Elementi di teoria degli ensembles 36 Riscriviamo l’equazione di continuità nel modo seguente: ✓ ◆ ✓ ◆ ∂r ∂r ∂r ∂ q˙i ∂ p˙i + q˙i + p˙i + r  + =0 ∂t ∂ qi ∂ pi ∂ qi ∂ pi i i (3.10) L’ultimo termine è identicamente nullo per le equazioni del moto: ∂ q˙i ∂ 2H ∂ 2H = = = ∂ qi ∂ qi ∂ pi ∂ pi ∂ qi ∂ p˙i ∂ pi (3.11) e introducendo le parentesi di Poisson {r, H} =  i ✓ ∂r ∂H ∂ qi ∂ pi ∂r ∂H ∂ pi ∂ qi ◆ (3.12) possiamo finalmente scrivere dr ∂r = + {r, H} = 0 dt ∂t (3.13) che esprime il teorema di Liouville. Ricordiamo ora che siamo interessati alla descrizione di sistemi macroscopici all’equilibrio; il valore d’aspettazione di qualsiasi osservabile deve essere costante nel tempo, o meglio, indipendente dal tempo. In questo caso abbiamo che r stessa non può dipendere esplicitamente dal tempo; dobbiamo certamente imporre, come primo passo, la condizione di stazionarietà: ∂r =0 ∂t (3.14) A questo punto siamo costretti anche a chiedere che le parentesi di Poisson si annullino: {r, H} = 0 (3.15) Si vede subito che r non può essere un’arbitraria funzione di (q, p), ma dev’essere una funzione dell’hamiltoniana del sistema. Il modo più semplice di implementare la condizione 3.15 è quella di assumere r costante sulla ipersuperficie a energia costante E nello spazio delle fasi. Ciò corrisponde a considerare l’ensemble micronanonico. 3.3 L’ensemble microcanonico Consideriamo dunque un sistema fisico in cui le grandezze macroscopiche fondamentali siano il numero di particelle, N, il volume V in cui sono racchiuse e l’energia totale E del sistema stesso, che si suppone conservata (sistema isolato). La terna (N, V, E) rappresenta quindi un macrostato del sistema. In realtà pensare di tenere l’energia esattamente fissata non è una buona idea; per modellizzare meglio una situazione fisica reale possiamo pensare a un sistema in cui l’energia possa variare di una quantità ±D/2 intorno al valore centrale E (con la condizione naturalmente che D ⌧ E). 3.3 L’ensemble microcanonico 37 La condizione H(q, p) = E (3.16) definisce una ipersuperficie (6N 1 dimensionale) nello spazio delle fasi F. Sia ora g il volume nello spazio delle fasi definito dalla condizione E D D HE+ 2 2 (3.17) ossia il volume del guscio di spessore D intorno alla ipersuperficie a energia costante E. L’ensemble microcanonico è definito dalla condizione che r sia costante all’interno del volume g e sia nulla all’esterno. Abbiamo dunque Z g= E dj (3.18) D D 2 HE+ 2 Con queste definizioni otteniamo, per il valore d’aspettazione di una generica osservabile, l’equazione hAi = 1 g Z A(q, p)dj (3.19) g Prima di considerare il numero di microstati G e il suo rapporto con g, è giunto il momento di svelare una drammatica verità: la meccanica statistica classica non è ben fondata. Ciò dovrebbe essere intuitivo: la meccanica statistica ha a che fare col comportamento dei costituenti microscopici di un sistema macroscopico, e nel mondo microscopico valgono le regole quantistiche. Un corretto conto dei microstati può essere effettuato solo col formalismo quantistico. Dunque da un punto di vista logico sarebbe più giusto fondare la meccanica statistica sul formalismo quantistico e poi vedere sotto quali condizioni si può ricavare la meccanica statistica classica. Questo però non è stato il percorso storico, e dal punto di vista didattico è preferibile seguire la stessa strada dei padri fondatori della meccanica statistica. Dovrebbe essere chiaro che il valore del volume g ha qualcosa a che fare G ma in ogni caso g non coincide con il numero dei microstati. Per stabilire una corrispondenza numerica precisa occorre trovare un “volume fondamentale” g0 , il cui significato fisico è il seguente: a un microstato del sistema corrisponde un volume g0 nello spazio delle fasi. Avremo dunque G = g/g0 (3.20) e quindi S = k ln(g/g0 ) (3.21) Tutto ciò dovrebbe essere intuitivo: infatti da un punto di vista quantistico l’idea di punto rappresentativo nello spazio delle fasi perde senso, perché a causa delle relazioni di indeterminazione di Heisemberg non possiamo specificare con precisione arbitraria sia la posizione q sia il momento p di una particella. Il meglio che possiamo fare è quello di assumere che il punto divenga, appunto, un volumetto g0 . Il problema è dunque quello di trovare g0 . Lo faremo servendoci di un “trucco”: considereremo un paio di sistemi semplici e calcoleremo g nel caso classico (nel quale il volume nello spazio delle fasi ha significato) e G col formalismo quantistico. Il rapporto tra i due risultati darà il valore di g0 . Elementi di teoria degli ensembles 38 Esempio 3.1 Il gas ideale Abbiamo come al solito N particelle identiche non interagenti racchiuse in un volume V . L’hamiltoniana del sistema è ⌅ 3N p2i i=1 2m H= (3.22) in cui m è la massa delle particelle. Abbiamo Z g= E dj (3.23) D D 2 HE+ 2 L’integrazione sulle coordinate dà semplicemente un fattore V N perché l’Hamiltoniana non dipende dalle coordinate ma solo dai momenti. Abbiamo dunque Z g = VN d3N p (3.24) 2m(E D/2)Âi p2i 2m(E+D/2) g rappresenta il volume di un iperguscio p p confinato tra due ipersfere di raggi rispettivamente 2m(E D/2) (raggio interno) e 2m(E + D/2) (raggio esterno). Per D ⌧ E possiamo p p scrivere 2m(E ± D/2) ' 2mE(1 ± D/4E) e lo spessore del guscio risulta quindi pari a p R R ' D m/2E. Moltiplicando questo valore per la superficie dell’ipersfera di raggio p+ 2mE otteniamo con buona approssimazione il volume del guscio. Utilizzando il risultato per la superficie di un’ipersfera in n dimensioni, ossia Sn (R) = 2p n/2 n R G(n/2) 1 (3.25) otteniamo, considerando che n = 3N: g' D N (2pmE)3N/2 V E (3N/2 1)! (3.26) Nel caso quantistico avevamo ottenuto (vedi capitolo precedente) G' D V N (2pmE)3N/2 E h3N (3N/2 1)! (3.27) e dal confronto otteniamo subito g0 ⌘ (g/G) = h3N (3.28) Notiamo che dal punto di vista dimensionale le cose tornano: il prodotto di una posizione q per un momento p dà un oggetto che ha le dimensioni di un momento angolare, e g0 deve proprio avere le dimensioni di un momento angolare alla 3N ⌅ 3.3 L’ensemble microcanonico 39 Esempio 3.2 L’oscillatore armonico Consideriamo un oscillatore armonico unidimensionale; l’hamiltoniana del sistema è ⌅ H= 1 2 1 p + mw 2 q2 2m 2 (3.29) La soluzione delle equazioni del moto ci fornisce il risultato q = A cos(wt + f ) p = mwA sin(wt + f ) (3.30) in cui A è l’ampiezza dell’oscillazione e f una fase. L’energia del sistema è pari a 1 E = mw 2 A2 = costante 2 (3.31) Per ottenere la traiettoria nello spazio delle fasi occorre eliminare il tempo dalle 3.30. Si ottiene facilmente mw 2 q2 p2 + =1 2E 2mE (3.32) Riconosciamo immediatamente l’equazione di un’ellisse di area 2pE/w. Se ora consideriamo un oscillatore con energia E + D/2 e un altro con energia E D/2 otteniamo subito che l’area del guscio racchiuso tra le due ellissi è pari a g= 2pD w (3.33) Consideriamo ora la situazione quantistica: gli autovalori dell’energia sono quantizzati, 1 En = (n + )¯hw 2 n = 0, 1, 2 . . . (3.34) e se assumiamo di essere in un caso semiclassico, cioè h¯ w ⌧ D ⌧ E, il numero di autostati che hanno un’energia compresa nell’intervallo (E D/2 , E + D/2) è (asintoticamente) pari a G= D h¯ w (3.35) Dal confronto otteniamo subito g0 = h (3.36) ⌅ Esempio 3.3 Un sistema di oscillatori armonici Consideriamo ora un sistema di N oscillatori armonici non interagenti, con frequenza comune pari a w. Abbiamo ⌅ N H= i=1 1 2 1 p + mw 2 q2i 2m i 2 (3.37) Elementi di teoria degli ensembles 40 Sia E l’energia totale del sistema. Calcoliamo ora il volume dello spazio delle fasi racchiuso dall’ipersuperficie a energia costante E: Z S(E) = dN qdN p (3.38) Âi (p2i /2m+mw 2 q2i /2)E Poniamo r mw 2 qi r 2 1 = pi 2m xi = xi+N ottenendo S(E) = ✓ ◆N 2 w (3.39) Z d2N x (3.40) Âi xi2 E Sfruttiamo il risultato noto per il volume di un’ipersfera in n dimensioni, Vn (R) = p n/2 n R (n/2)! (3.41) ottenendo subito 1 S(E) = N! ✓ 2p E w ◆N (3.42) Per il calcolo della quantità che ci interessa, ossia il volume G del guscio di spessore D intorno alla ipersuperficie di energia costante E, abbiamo come al solito ∂ S(E) G=D = ∂E ✓ 2p w ◆N D (N 1)! EN 1 (3.43) Passiamo ora al calcolo quantistico. Per il k-mo oscillatore avremo ✓ ◆ 1 ek = nk + h¯ w 2 (3.44) e per l’energia totale del sistema E= N  ek = k=1 N h¯ w + h¯ w  nk 2 k (3.45) Tenere fissata l’energia E equivale a tenere fissato il numero intero R⌘ E h¯ w N = nk 2  k (3.46) 3.3 L’ensemble microcanonico 41 dunque ora il problema è capire come riuscire a ottenere il numero di modi in cui posso distribuire gli N oscillatori sui vari livelli in modo che R rimanga costante. Ricorriamo a un trucco (vedi figura 3.2: immaginiamo di avere N contenitori, che stilizziamo con N + 1 stanghette verticali e R palline; dentro al primo contenitore mettiamo n1 palline, nel secondo n2 palline e così via. Per calcolare in quanti modi posso disporre le palline nei contenitori, ossia in quanti modo posso realizzare il set dei numeri d’occupazione dei vari livelli, {nk }, in modo che la somma sia uguale a R, basta considerare tutte le permutazioni possibili di N 1 stanghette (le 2 alle estremità sono fissate) e R palline, e poi tener conto che stanghette sono indistinguibili e così pure le palline. Otteniamo dunque W= (N 1 + R)! (N + R)! ' (N 1)!R! (N)!R! (3.47) in cui nell’ultimo passaggio abbiamo considerato che N e R sono molto maggiori di 1. Come nel caso dell’oscillatore singolo ci mettiamo in una situazione semiclassica, ossia valori dell’energia dei singoli oscillatori molto grandi rispetto a h¯ w. Questo corrisponde a dire che R N, e possiamo quindi scrivere W= 1 (R + N)(R + N N! 1)(R + N R! 2) · · · (R + 1)R! ' RN N! Se ora consideriamo il solito guscio di spessore D intorno all’energia E otteniamo: ✓ ◆ D N h¯ w 1 R+ = E+ 2 2 h¯ w ✓ ◆ D N h¯ w 1 R = E 2 2 h¯ w (3.48) (3.49) e otteniamo subito G = = 1 (R+ R ) N! "✓ ◆ 1 EN D N h¯ w N 1+ N! (¯hw)N 2E ✓ 1 D + N h¯ w 2E ◆N # (3.50) e usando lo sviluppo (1 ± x)n ' 1 ± nx otteniamo subito G= DE N 1 (N 1)!(¯hw)N (3.51) e dal confronto con l’espressione per g troviamo immediatamente g0 = hN (3.52) ⌅ I tre esempi appena visti ci lasciano intuire la regola generale, che è questa: per ottenere il numero di microstati per un sistema classico con M gradi di libertà totali con volume microcanonico g nello spazio delle fasi, occorre dividere g per hM . Elementi di teoria degli ensembles 42 Figura 3.2: N contenitori e R palline Ricordiamo che in ogni caso il vero conteggio del numero dei microstati dovrebbe essere ottenuto con il formalismo quantistico. Il fattore di conversione hM può essere compreso intuitivamente considerando le relazioni di indeterminazione di Heisenberg: se pensiamo a un sistema unidimensionale con una sola particella è chiaro che a livello quantistico non possiamo determinare contemporaneamente e con posizione arbitraria posizione e momento della particella, ma abbiamo, al meglio d qd p ⇠ h¯ (3.53) Dunque un particolare microstato del sistema occupa, nello spazio delle fasi, un volumetto di ordine h. Il risultato si generalizza subito a sistemi con M gradi di libertà. Esercizio 3.1 Gas ideale ultrarelativistico Si consideri un gas ideale composto da N particelle ultrarelativistiche racchiuse in un volume V . Sia E l’energia totale del sistema, con E = costante. Si calcoli, col formalismo microcanonico, la relazione che lega la pressione all’energia. Si dimostri inoltre che nel caso ultrarelativistico g ⌘ CP /CV = 4/3 ⌅ Soluzione Per una particella relativistica di massa m la relazione di dispersione energia–impulso è: e 2 = p2 c2 + m2 c4 (3.54) in cui c è la velocità della luce. Il caso ultrarelativistico corrisponde a trascurare la massa rispetto al momento. Otteniamo dunque e = pc (3.55) in cui p è il modulo del momento. L’hamiltoniana totale per un gas ultrarelativistico sarà dunque N H =  pi c i=1 (3.56) 3.3 L’ensemble microcanonico 43 Passiamo al calcolo del numero di microstati con energia minore o uguale a E. Abbiamo S(E) = 1 1 N! h3N Z d3N qd3N p (3.57) Âi pi P in cui abbiamo posto P ⌘ E/c. L’integrazione sulle coordinate fornisce semplicemente un fattore V N perché H non dipende dalle coordinate. Inoltre riscriviamo d3 p = 4p p2 dp ottenendo 1 (4pV )N S(E) = N! h3N Z Âi pi P N ’ p2i dpi (3.58) i=1 Consideriamo l’integrale nell’espressione precedente nel caso semplificato N = 2; possiamo scrivere I2 (P) = Z p21 dp1 Z p22 dp2 q (P p1 p2 ) (3.59) in cui q è la funzione a gradino. Riscriviamo quindi I2 (P) = Z P 0 p21 dp1 Z P p1 0 p22 dp2 = 1 3 Z P 0 p21 (P p1 )3 dp1 (3.60) Risolviamo l’integrale più generale JA (P) = Z P 0 x2 (P x)A dx (3.61) che ci farà comodo in seguito. Poniamo y = (P JA (P) = Z P 0 (yA+2 x) e otteniamo subito 2PyA+1 + P2 yA )dy (3.62) e un facile calcolo ci fornisce il risultato: JA (P) = 2A! PA+3 (A + 3)! (3.63) Abbiamo dunque 1 22 I2 (P) = J3 (P) = P6 3 6! (3.64) Il motivo per cui abbiamo scritto il risultato in questa maniera sarà chiaro tra poco. Consideriamo ora I3 (P); si vede facilmente, utilizzando il risultato 3.63 che abbiamo I3 (P) = Z P 0 p21 I2 (P p1 )dp1 = 23 6! 9 23 9 P = P 6!9! 9! (3.65) Elementi di teoria degli ensembles 44 Procedendo iterativamente otteniamo Z P IN (P) = 0 p21 IN p1 )dp1 = 1 (P 2N 3N P (3N)! (3.66) e dunque l’espressione per il volume dello spazio delle fasi S(E) = 1 (8pV )N E 3N N! (3N)!(hc)3N (3.67) Abbiamo già visto che possiamo usare direttamente S(E) per calcolare l’entropia: otteniamo dunque, utilizzando la formula di Stirling S(E, N,V ) = Nk{ln ✓ 8pV E 3 27(hc)3 N 4 ◆ + 4} (3.68) Notiamo che se avessimo omesso il fattore correttivo di Gibbs nel logaritmo sarebbe apparsa la quantità V E 3 /N 3 invece che V E 3 /N 4 ; la seconda espressione rende l’entropia una grandezza estensiva, la prima no. Per una trasformazione adiabatica abbiamo S = costante, e dunque V E 3 = costante. Ricordando che P= ✓ ∂E ∂V ◆ (3.69) S otteniamo subito P= E 3V (3.70) Ricaviamo inoltre anche la legge per una trasformazione adiabatica: PV 4/3 = costante (3.71) da cui si legge subito CP 4 ⌘g = CV 3 Esercizio 3.2 Oscillatori di Fermi (3.72) Si consideri un sistema composto da N “particelle” non–interagenti e distinguibili, ognuna delle quali può stare in due livelli di energia, ±e. Sia E l’energia (fissata) del sistema. Si ricavi la temperatura microcanonica d’equilibrio T e si calcoli il numero d’occupazione medio dei due livelli in funzione della temperatura T , discutendo i limiti T ! 0 e T ! •. Si calcoli inoltre l’entropia S come funzione dell’energia E, discutendo il comportamento di S per E > 0: cosa implica, per la temperatura T , che E sia maggiore di zero? ⌅ 3.3 L’ensemble microcanonico 45 Soluzione Sia N+ il numero di particelle nello stato di energia e e N il numero di particelle nello stato di energia e. Abbiamo chiaramente che N = N+ + N (3.73) e inoltre possiamo scrivere E = e(N+ N ) = e(2N+ N) (3.74) Calcoliamo l’entropia con la formula di Boltzmann, S = k ln G(E) (3.75) in cui G(E) è il numero di microstati compatibili con il macrostato di energia E. R Da notare che in questo caso G(E) non va diviso per hN perché lo “spazio delle fasi” del sistema è già discreto e G(E) è un numero puro, adimensionale. Per calcolare G(E) dobbiamo contare in quanti modi possiamo distribuire le N particelle tra i due livelli in modo che valga la 3.74, e la risposta è G(E) = N! N! = N+ !N ! N+ !(N N+ )! (3.76) Utilizzando la formula di Stirling otteniamo subito S = k [N ln N N+ ln N+ (N N+ ) ln(N N+ )] (3.77) Per ottenere l’inverso della temperatura d’equilibrio dobbiamo derivare S rispetto a E, cioè in definitiva rispetto alla variabile (2eN+ ): 1 1 ∂S k N N+ = = ln T 2e ∂ N+ 2e N+ (3.78) dalla quale otteniamo subito la prima risposta: N+ = N 1 + e2e/kT (3.79) e la 3.73 ci permette subito di scrivere N = Ne2e/kT 1 + e2e/kT (3.80) Elementi di teoria degli ensembles 46 Nel limite T ! 0 il denominatore delle espressioni precedenti è dominato dall’esponenziale, e otteniamo quindi subito: lim N+ = 0 T !0 lim N = N T !0 (3.81) e cioè solo il livello a energia inferiore è popolato. Invece per T ! • otteniamo lim N± = T !• N 2 (3.82) e cioè entrambi i livelli sono ugualmente popolati. Per l’energia ciò implica che a T = 0 il sistema raggiunge l’energia minima, ossia E = eN, mentre il valore massimo (in una situazione d’equilibrio termodinamico), E = 0, viene raggiunto solo a temperatura infinita. Ne segue che sistemi a energia positiva sono necessariamente fuori dall’equilibrio. Se l’energia vale E, possiamo scrivere N+ = (E + Ne)/2e, e possiamo quindi esprimere l’entropia S in funzione di E: S = Nk ✓ ◆ Ne + E Ne + E ln 2Ne 2Ne ✓ ◆ Ne E Ne E ln 2Ne 2Ne (3.83) La 3.83 è graficata in figura 3.3. Poiché la derivata di S rispetto a E dà l’inverso della temperatura termodinamica assoluta, vediamo che stati con E > 0 corrispondono a T < 0. Visto che l’energia totale del sistema è limitata dall’alto non c’è nessun motivo teorico per non ammettere temperature negative (se non fosse limitata, uno stato a temperatura negativa potrebbe avere peso di Boltzmann infinito). Ma una temperatura negativa, poiché corrisponde a stati con energia maggiore degli stati a temperatura positiva, è sempre maggiore di qualsiasi temperatura positiva. In altre parole, se mettiamo a contatto un sistema a temperatura negativa (quindi in uno stato metastabile) con una riserva termica a temperatura positiva, il calore fluirà dal sistema a temperatura negativa a quello a temperatura positiva, e l’equilibrio termico totale si raggiungerà comunque per valori positivi della temperatura T . 3.3 L’ensemble microcanonico 47 Figura 3.3: Grafico dell’entropia in funzione ell’energia. Il valore massimo (ln 2) viene raggiunto per T = ±•, a seconda che ci si arrivi da sinistra (E < 0) o da destra (E > 0).
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