Modello monotraccia lineare - DRAFT 1.2 aggiornato 16-9-2014 Tradizionalmente gli ingegneri si servono di modelli matematici semplificati per rappresentare la realtà. Per quanto riguarda la cosiddetta “tenuta di strada”, lo strumento più semplice per lo studio del comportamento stradale delle autovetture è il modello monotraccia (single track). Esso consente di comprendere i fenomeni fisici legati all’interazione tra vettura, fondo stradale e pneumatici e di quantificare le grandezze principali in gioco durante la percorrenza di una curva. Può essere anche utile per un dimensionamento di massima degli pneumatici. Definizioni c a,b l=a+b ACK R CIR carreggiata semipassi (definiscono la posiz. longitudinale del baricentro) passo vettura angolo di sterzata alla ruota angolo di sterzata cinematica o di Ackermann raggio della traiettoria centro di istantanea rotazione della vettura angolo di assetto angolo di imbardata, ovvero posizione angolare della vettura nel sistema di riferimento globale posizione angolare del baricentro nel piano C Fx, Fy Mz suffissi indicanti la ruota anteriore o posteriore angolo di deriva (slip angle) rigidezza in deriva (cornering stiffness) forza longitudinale e laterale sviluppata dal singolo pneumatico momento autoallineante sviluppato dal singolo pneumatico m Iz r V VG Ax, Ay Ac massa del veicolo momento d’inerzia polare ad imbardata raggio giratorio ad imbardata velocità di avanzamento del veicolo velocità del baricentro accelerazione longitudinale e laterale del baricentro accelerazione centripeta RAERO FWIND cWIND MGIR resistenza aerodinamica (longitudinale) forza dovuta al vento laterale posizione del centro di pressione del vento laterale momento giroscopico della ruota A, B Moto nel piano. Ipotesi iniziali La vettura in esame ha struttura e sospensioni rigide, carreggiate anteriore e posteriore uguali e si muove su un piano stradale XY orizzontale, caratterizzato da una superficie di asfalto liscia e con coefficiente di attrito uniforme. L’auto ha distribuzione delle masse perfettamente simmetrica dunque il baricentro giace sul suo asse longitudinale. http://automotive.ing.unibs.it 1 [email protected] Si definiscono: angolo di assetto , compreso tra l’asse longitudinale della vettura e la tangente alla traiettoria del baricentro, e angolo di imbardata , compreso tra l’asse longitudinale della vettura e l’asse di riferimento assoluto X, mentre la direzione della velocità del baricentro è identificata con Ovvero l’angolo compreso tra la tangente alla traiettoria del baricentro e l’asse di riferimento assoluto X. Il modello ha dunque 3 gradi di libertà nel piano: ad esempio, come variabili si possono scegliere a esempio le coordinate del baricentro X, Y e l’angolo di imbardata . Inoltre: è la velocità angolare del baricentro, con VG R è la velocità angolare con cui la vettura ruota attorno al baricentro, e si disallinea rispetto alla traiettoria è la velocità angolare di imbardata nel piano, in inglese yaw rate Modello steady-state: sterzata cinematica Se l’angolo di sterzo è dato e la velocità di avanzamento del veicolo è costante, ciò equivale al percorrere una curva con raggio costante, ovvero ad una condizione di moto quasi statica (o steady-state) in cui qualsiasi eventuale transitorio è esaurito. La traiettoria del baricentro sarà dunque una circonferenza di raggio R. La condizione di sterzata cinematica o di Ackermann consente di percorrere la curva senza alcuno strisciamento delle ruote, dunque in rotolamento puro. Nel disegno seguente: R sen b R cos h (A) h1 tan 1 a b l h2 tan 2 a b l con h1 h c 2 http://automotive.ing.unibs.it h2 h c 2 2 [email protected] Posso poi adottare l’ipotesi di angolo piccolo (<10° ca.) e linearizzare. In particolare, ciò significa ipotizzare che il raggio di curva è molto maggiore del passo vettura: R>>l. Le (A) diventano R b Rh h1 1 l h2 2 l da cui 1 l h c/2 2 l hc/2 e 2 1 Modello monotraccia È comodo semplificare ulteriormente il modello, riunendo le ruote destra e sinistra di ciascun assale in un’unica ruota disposta sull’asse longitudinale della vettura. Valgono le considerazioni fatte sopra per la condizione di sterzata cinematica o di Ackermann, che consentirebbe al modello di percorrere la curva in assenza di strisciamenti. Vedere l’immagine: R sen b R cos h (B) h tan a b l linearizzando per R>>l la (B) diventa: R b Rh h l da cui http://automotive.ing.unibs.it 3 [email protected] b R ACK l R Massa, forze ed angoli di deriva (legame costitutivo) Essendo il veicolo dotato di massa, la percorrenza della curva di raggio R è possibile solo se gli pneumatici generano una forza laterale Fy. Scriveremo le equazioni di equilibrio successivamente; per ora va definita la relazione (C) F y C che lega lo sviluppo di una forza laterale da parte di qualsiasi pneumatico ad una deviazione della traiettoria della singola ruota. In altre parole, la (C) esprime un legame sforzi-deformazioni (legame costitutivo) caratteristico degli pneumatici per veicoli: lo pneumatico genera una forza trasversale se e solo se, durante il rotolamento, il suo moto viene deviato dalla direzione in cui punta il piano mediano della ruota. Tale angolo viene definito angolo di deriva (slip angle) . La cosiddetta rigidezza in deriva (cornering stiffness) C esprime una proporzionalità lineare tra sforzi e deformazioni e dipende da diversi fattori, tra i quali i principali sono: Caratteristiche strutturali e dimensionali dello pneumatico Forza verticale a terra Caratteristiche del fondo stradale (coefficiente di attrito ) Mentre altri fattori possono essere considerati i seguenti: Pressione di gonfiaggio Temperatura di funzionamento Usura del battistrada Angoli caratteristici della sospensione Generazione contemporanea di forze longitudinali (trazione o frenata) … In generale quindi, nonostante la quasi totalità delle automobili monti pneumatici anteriori e posteriori uguali: CANT CPOST http://automotive.ing.unibs.it 4 [email protected] ed è necessario scrivere F yA CANT A F yP CPOST P Equazioni di congruenza e prime considerazioni importanti In presenza di angoli di deriva la geometria e la cinematica del moto del modello monotraccia in steady-state vanno riviste come segue: Si nota subito che il centro di istantanea rotazione non è più allineato con l’asse delle ruote posteriori. h tan P b x (D) h tan( A ) a x ove x R sen h R cos (E) sostituendo (E) in (D) ottengo R cos tan P b R sen (F) R cos tan( A ) a R sen Linearizzare per R>>l significa considerare sia che e piccoli: tan sin cos 1 Le (F) diventano così R P b R R ( A ) a R http://automotive.ing.unibs.it 5 [email protected] da cui le seguenti eguaglianze si prestano alle prime considerazioni rilevanti per il comportamento del veicolo. P b R (G) l A P R (H) Ricordiamo che l’angolo di assetto è compreso tra l’asse longitudinale della vettura e la tangente alla traiettoria del baricentro, dunque esprime il “disallineamento” della vettura rispetto alla traiettoria. In genere angoli di assetto elevati causano sensazione di disagio e percezione di pericolo imminente in chi guida perché possono preludere a fenomeni di instabilità come una sbandata con conseguente perdita di controllo, come si vedrà meglio studiando i transitori con un modello dinamico. La (G) evidenzia la correlazione diretta tra ed P. La sensazione di instabilità oppure, al contrario, di stabilità e sicurezza percepita dal guidatore è dunque direttamente correlata con la prestazione in deriva fornita dall’assale posteriore. In altre parole, la progettazione dell’assieme sospensioni/pneumatici posteriori va fatta in funzione di stabilità e sicurezza attiva. La (H) evidenzia invece la dipendenza di , ovvero l’angolo di sterzo necessario per percorrere la curva di raggio costante R a velocità costante V, da entrambi gli angoli di deriva anteriore e posteriore. è anche l’unico input diretto disponibile al guidatore per il controllo del veicolo; ne consegue che la capacità del guidatore di controllare il veicolo dipende dalla prestazione di entrambi gli assi. Tuttavia, in genere si dice che l’assieme sterzo/sospensioni/pneumatici anteriori va progettato in funzione del feedback che il guidatore percepisce attraverso il volante durante la guida. In particolare, il sistema di sterzo contribuisce a caratterizzare il veicolo in modo determinante, ove per “caratterizzare” si intende proprio “dargli un carattere specifico”. Il coefficiente di sottosterzo KUS In condizioni steady-state è possibile descrivere il comportamento della vettura in modo quantitativo mediante la differenza tra l’angolo di Ackermann e l’angolo di sterzata effettivo in presenza di angoli di deriva: KUS ACK l l A P A P R R Il comportamento della vettura si definisce sottosterzante (understeer, US) quando KUS A P 0 A P e sovrasterzante (oversteer, OS) quando KUS A P 0 A P mentre per KUS = 0 il veicolo si definisce neutro. Notiamo quindi che la (H) si può scrivere come l KUS R http://automotive.ing.unibs.it 6 [email protected] A titolo di chiarimento, entrambe le vetture rappresentate come monotraccia qui sopra percorrono la stessa traiettoria. Tuttavia, a parità di P (e dunque di ) la vettura nell’immagine a destra ha maggiore e dunque ha un sottosterzo maggiore. L’angolo di sterzo necessario è pure maggiore. In genere, si tende a normalizzare il KUS rispetto all’accelerazione laterale: KUS N A P Ay Test di caratterizzazione steady-state su steering pad Tra le prove di caratterizzazione del comportamento su strada è molto diffusa la percorrenza di una traiettoria circolare a velocità costante, o steering pad. Tale prova è anche descritta dalla norma ISO 4138. Una vettura stradale avrà comportamento desiderabile se l’angolo volante necessario per percorrere lo steering pad cresce al crescere dell’accelerazione laterale (e quindi della velocità). La curva KUS = f(Ay) oppure, in alternativa, la curva = f(Ay) assumeranno quindi una forma del tipo: FOTO steering pad oppure 4R ove la velocità limite di percorrenza della curva viene raggiunta per sottosterzo, ovvero per saturazione degli pneumatici anteriori, ovvero per quel livello di accelerazione laterale oltre il quale essi non sono in grado di offrire un incremento di forza laterale. Tale concetto sarà più chiaro dopo aver affrontato la meccanica degli pneumatici in modo più approfondito introducendo le marcate non linearità che ne caratterizzano il comportamento reale, nonché il concetto di stabilità della vettura nei transitori. http://automotive.ing.unibs.it 7 [email protected] Il KUS nel motorsport Il KUS si presta ad una valutazione rapida del comportamento delle vetture da competizione mediante i sensori installati a bordo. È necessario acquisire la velocità della vettura V mediante una o più ruote foniche, l’accelerazione Ay mediante accelerometro posto in prossimità del baricentro e l’angolo sterzo medio mediante un potenziometro installato sul cinematismo di sterzo. Facendo l’ipotesi di angoli piccoli si possono così approssimare: R V2 Ay ACK l R KUS ACK In particolare, ciò significa trascurare l’angolo di assetto nonché il fatto che il KUS è per sua stessa definizione un parametro valido in condizioni quasi statiche. Tuttavia, l’analisi del KUS o comunque il confronto di e A durante il giro di pista è estremamente efficace ed intuitivo, anche per i piloti. ALCUNI ESEMPI vs A: US, US di saturazione Power OS, Turn in OS Equazioni di equilibrio A questo punto è indispensabile scrivere le equazioni di equilibrio nel piano, dapprima in modo generico, per poi semplificare, linearizzare e procedere con considerazioni concrete. Esse sono riferite al sistema di coordinate solidale con la vettura: courtesy Prof. Valerio Villa equilibrio alla traslazione longitudinale m Ax Fx equilibrio alla traslazione laterale m Ay Fy equilibrio alla rotazione attorno all’asse verticale I z M z http://automotive.ing.unibs.it 8 [email protected] e sono basate sul modello monotraccia (mancano quindi i cosiddetti momenti imbardanti) dotato di pneumatici lineari del tipo F y C In dettaglio: m Ax Fx m VG cos m Ac sen FxA cos FxP FyA sen R AERO m Ay Fy m Ac cos m VG sen FyA cos FyP FxA sen FWIND I z M z I z F yA a cos F yP b FxA a sen FWIND cWIND M zA M zP M GIRA M GIRP Ove VG e AC sono rispettivamente le componenti dell’accelerazione del baricentro parallela e perpendicolare alla velocità del baricentro VG . Le equazioni di equilibrio sono quindi equazioni differenziali nelle incognite VG , e (grandezze che risultano “comode” come coordinate del moto della vettura) mentre è imposto come input del guidatore, ovvero come time history: f t Integrare il sistema significa dunque conoscere la time history del moto della vettura nel piano. Adotto ora le seguenti ipotesi semplificative: 1) R>>l dunque sia che e piccoli: sin sin 2) A y Ac cos 1 cos 1 3) vento laterale nullo: FWIND = 0 4) momenti giroscopici trascurabili: MGIRA = MGIRP = 0 5) momenti autoallineanti trascurabili: MzA = MzP = 0 e soprattutto, 6) la velocità del veicolo V è costante: Ax = 0, ipotesi preziosa che consente di trascurare la prima equazione di equilibrio Rimangono dunque la seconda e terza equazione, così semplificate: m A y F yA F yP (I) I z F yA a F yP b (J) Ancora sul comportamento steady-state in steering pad Dalle equazioni di equilibrio ci si può riportare in condizioni quasi statiche semplicemente imponendo: 1) angolo di sterzo costante ed incognito 2) raggio della traiettoria R costante, dunque 0 , 0 e http://automotive.ing.unibs.it 9 [email protected] Tali condizioni presuppongono che un eventuale transitorio necessario per iscrivere il veicolo in curva sia esaurito. Recuperando la (J): I z F yA a F yP b 0 da cui F yP FyA a b mentre la (I) diventa m Ay Fy FyA F yA a b da cui, come per una trave a doppio appoggio, si ricavano le forze laterali necessarie per percorrere la traiettoria di raggio R costante a velocità V costante in funzione della posizione del baricentro: F yA Fy b l F yB Fy a l A questo punto è possibile applicare i legami costitutivi lineari F yA CANT A F yP CPOST P oppure non lineari, come si vedrà successivamente. Si ricavano gli angoli di deriva ed il KUS, mentre applicando le equazioni di congruenza si ricavano l’angolo di assetto e l’angolo di sterzo necessario. Iterando il calcolo per Ay crescenti è possibile tracciare la curva KUS = f(Ay) oppure, in alternativa, la curva = f(Ay) introdotte in precedenza. Se però i legami costitutivi vengono sostituiti direttamente nella I z F yA a F yP b 0 si ottiene l’equazione CA A a C aP P b ovvero A C aP b P CA a Le grandezze CA a e CP b vengono definite rispettivamente Capacità direttive anteriore e posteriore. Esse esprimono la capacità di un asse di generare momento imbardante rispetto al baricentro, e consentono di definire il comportamento della vettura in steady-state in modo alternativo: A P se C aP b CA a comportamento sottosterzante: KUS > 0 A P se C aP b CA a comportamento sovrasterzante: KUS < 0 Questa definizione evidenzia la dipendenza del comportamento di base della vettura dalle caratteristiche degli pneumatici e dalla distribuzione delle masse. http://automotive.ing.unibs.it 10 [email protected] Analisi dinamica Come specificato in precedenza, le equazioni di equilibrio m Ax Fx m Ay Fy I z M z sono equazioni differenziali nelle incognite VG , e (grandezze che risultano “comode” come coordinate del moto della vettura) mentre è imposto come input del guidatore, ovvero come time history f t . Integrare il sistema significa dunque conoscere la time history del moto della vettura nel piano, o meglio la risposta del sistema all’input del guidatore che agisce sullo sterzo. È possibile risolvere le equazioni tramite integrazione numerica, metodo che si presta anche alla risoluzione di un modello non lineare. Tuttavia, in questa sede si adotteranno le stesse ipotesi semplificative utilizzate per il caso quasi statico, e si risolveranno in forma chiusa le note: (I) m A y F yA F yP I z F yA a F yP b (J) Dopo alcuni passaggi* si ottiene la formula di Richter: Mx x kx d e ove l’incognita è la velocità di imbardata x Il termine a sinistra della formula di Richter esprime le caratteristiche di un sistema dinamico di tipo massa-molla-smorzatore, ed il termine a destra è la forzante del sistema. L’integrale particolare dell’equazione differenziale corrisponde alla soluzione a regime, che esiste solo se il sistema è stabile, mentre l’integrale dell’omogenea associata esprime la soluzione del transitorio. Inoltre M I z m VG2 è la massa equivalente del sistema I z C A CP m a 2 C A b 2 CP VG è lo smorzamento d a b CA CP VG e a CP m VG2 è facile verificare che queste grandezze sono sempre positive. Ciò non vale invece per la rigidezza equivalente k o directional stiffness: k a b CA CP m VG2 CP b CA a 2 La velocità che azzera la directional stiffness viene chiamata velocità critica: k=0 per VG VCRIT a b2 CA CP m CA a CP b Essa è di fatto una velocità di soglia, oltre la quale il modello di vettura non è stabile in quanto il sistema dinamico equivalente è dotato di rigidezza nulla o negativa (a patto che una molla con rigidezza negativa abbia significato fisico). Se quindi VG VCRIT non esiste una soluzione a regime, ed il sistema autovettura è instabile e non converge dopo che il moto viene perturbato dall’input di sterzo t . http://automotive.ing.unibs.it 11 [email protected] Ora, se C aP b CA a il termine sotto radice è negativo e non esiste velocità critica; la directional stiffness k è sempre positiva, dunque esiste la soluzione a regime. Ciò equivale a dire che l’auto sottosterzante è stabile per qualsiasi velocità. Se invece C aP b CA a esiste una velocità critica che annulla la directional stiffness. Quindi, se l’auto è sovrasterzante essa sarà stabile solo sotto la velocità critica, mentre per velocità superiori il sistema è instabile e non converge a regime dopo il transitorio indotto da t . È intuitivo comprendere come le autovetture devono essere sempre stabili, in modo che il loro comportamento sia prevedibile e la guida intuitiva, anche durante eventuali manovre di emergenza. Dunque il comportamento di base di qualsiasi vettura va impostato come sottosterzante. Prove dinamiche classiche: step steer È possibile simulare le prove descritte dalla norma ISO 7401 (Lateral transient response test methods - Open-loop test methods) con il modello monotraccia dinamico. La prima è il cosiddetto step steer o colpo di sterzo: l’auto procede in rettilineo a velocità costante. All’istante t=0 viene imposto un impulso a gradino pari ad un angolo di sterzo . VEDI VALORI BOXSTER E DISPENSA CRF Prove dinamiche classiche: sinusoidal steering input La seconda prova descritta dalla norma ISO 7401, che è possibile simulare Il momento polare d’inerzia all’imbardata GRAFICO… Il Dynamic Index in handling Alcuni testi parlano del Dynamic Index in handling (ed anche in dinamica verticale, o ride), definito come D.I . r2 ab ove a e b sono i semipassi ed r è il raggio giratorio della vettura ad imbardata: http://automotive.ing.unibs.it 12 [email protected] I z mr 2 Prima di tutto è necessario definire il centro di percussione (center of percussion, COP) di un oggetto allungato come una mazza da baseball, una racchetta da tennis oppure una spada: è una posizione definita non in assoluto, ma rispetto ad un altro punto P ed è il punto in cui, colpendo l’oggetto “perpendicolarmente” alla sua lunghezza, il punto P non si muove perchè le inerzie traslazionale e rotazionale annullano la reazione vincolare in P (e quindi il movimento). Ad esempio, il COP di una mazza da baseball è il punto che, colpendo la palla, non genera forze nell’impugnatura (punto P). L’impugnatura tende ad essere il centro di istantanea rotazione della mazza stessa quando il giocatore colpisce la palla. Se il momento d’inerzia della mazza da baseball è I, la massa m, e l’impugnatura P è a distanza x dal baricentro, con un semplice equilibrio ove si annulla il movimento di P si trova che il COP di P è a distanza d I xm dal baricentro, e dalla parte opposta rispetto a P, vedi http://en.wikipedia.org/wiki/Center_of_percussion Ora sostituisco alla mazza da baseball l’auto sotto forma di modello single track in imbardata: “colpisco” l’asse anteriore con la forza laterale generata con l’impulso di step steer. Dunque d = semipasso anteriore a. a Iz r2 xm x Nel caso in cui x= semipasso posteriore b, allora l’asse anteriore è il COP dell’asse posteriore: sollecitando l’anteriore, al posteriore non viene generata forza laterale e dunque angolo di deriva. a r2 b quindi il Dynamic Index D.I . r2 1 ab In altre parole, se il Dynamic Index = 1, sollecitando l’asse anteriore con uno step steer l’auto imbarda con l’asse posteriore come centro di istantanea rotazione. L’asse posteriore non viene perturbato e non sviluppa angolo di deriva. Ciò vale solo per l’istante in cui viene applicato l’impulso di step steer, dopo di che il transitorio si sviluppa secondo la soluzione di Richter. Se invece D.I. < 1 la vettura imbarda con un centro di istantanea rotazione collocato tra il baricentro e l’asse posteriore. Ciò significa che l’impulso di step steer genera immediatamente forza laterale ed angolo di deriva al posteriore. Il D.I. permette quindi di correlare massa, posizione del baricentro e momento d’inerzia per individuare un “centro di imbardata” a prescindere da rigidezze in deriva etc. Secondo alcuni autori un “buon” D.I. in handling per auto stradali sportive è 0.8. Nelle vetture da competizione con massa e momento polare d’inerzia ridotti e passo lungo, approssimativamente 0.6< D.I. <0.8. http://automotive.ing.unibs.it 13 [email protected] Il Dynamic Index in dinamica verticale In questo caso ad Iz si sostituisce Iy e si studia il comportamento della vettura a beccheggio, sollecitando l’asse anteriore con un impulso corrispondente al superamento di un’asperità del fondo stradale. Se D.I.= 1, di nuovo l’asse anteriore è il COP dell’asse posteriore, che non viene perturbato. È quindi possibile semplificare il modello di vettura scomponendolo in due assali indipendenti, ciascuno con la propria porzione di massa sospesa. *Sviluppo dell’equazione di Richter dalle (G) ed (H) si ottiene l P R b P R A con A l b bl a R R R R inoltre si richiama la VG R da cui A a P b Ay VG VG VG2 VG VG VG VG R R (K) dalla (I): m A y F yA F yP CA A C aP P (L) sostituendo la (K) e le espressioni per gli angoli di deriva nella (L) m VG CA a VG C aP b VG (M) dalla (J): I z CA a VG a C aP b VG b (N) derivando la (N) I z a CA a VG a b C aP b VG b (O) ricavando dalla (N): CA a 2 CP b 2 VG CA a CP b I z CA a http://automotive.ing.unibs.it (P) 14 [email protected] mentre dalla (O): CA a I z CA a 2 CP b 2 VG CA a CP b (Q) la (P) e la (Q) vengono sostituite nella (M). Sostituendo e poi riordinando i termini e sostituendo x di ottiene la tipica formulazione di Richter. Si ringrazia il Prof. Valerio Villa per la collaborazione http://automotive.ing.unibs.it 15 [email protected]
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