Il recupero delle aree estrattive e la conservazione delle farfalle diurne: due esempi in Piemonte Simona Bonelli [email protected] Università degli Studi di Torino DIPARTIMENTO di SCIENZE DELLA VITA E BIOLOGIA DEI SISTEMI Torino, 25 Febbraio 2014 1999 - Red Data Book of European Butterflies (van Swaay & Warren 1999) 2003 - Prime Butterfly Areas in Europe promosso dalla Butterfly Conservation (van Swaay & Warren 2003) 2010 - Lista Rossa italiana 2010 - Red Data Book of European Butterflies (van Swaay et al. 2010) Inaugural Meeting - Laufen, 29-31 October 2007 Bavarian Academy for Nature Conservation and Landscape Management (ANL) Il declino dei lepidotteri diurni La Molti maggior degli parte ecosistemi delle che comunità frequentano di farfalle dipendono dalla sono gestione inestricabilmente antropica, in particolare associate ad da habitat attività adi pascolo o di differente sfalcio, eseguite successione a bassa vegetazionale intensità quali e diluite ad nel tempo. esempio Risentono i differenti quindi direttamente stadi di successione dell’abbandono di una delle aree foresta marginali secondaria e della oconseguente di un prato mesofilo. successione naturale (i.e., riforestazione). Fonte: Skorka et al. 2007 Effects of ECONOMIA management SOCIETA’ cessation on grassland How too much care killsPoland species: butterflies in South GrasslandSkorka reserves, agri-environmental et al.CONSERVAZIONE 2007 schemes and extinction of Colias DELLA myrmidone (Lepidoptera: Pieridae) from BIODIVERSITA’ its former stronghold Konvicka et al. 2008 17 Specie in Direttiva Habitat (9 in Allegato II e IV ma L. helle è estinta; 7 in Allegato IV, 1 (E. aurinia) in Allegato II) Il recupero delle aree estrattive: un’opportunità per la conservazione delle farfalle LEGISLAZIONE VIGENTE prevede il semplice rinverdimento del territorio sfruttato Primi esempi di buone pratiche, applicate in contesti europei e italiani Il recupero e la qualificazione ambientale in EmiliaEmilia-Romagna – Manuale teorico pratico Eds E. Muzzi, G. Rossi (2003) Ripristinare le condizioni ambientali ante-operam • Considerare l’uso del suolo passato e presente e la sua funzione nella rete ecologica provinciale e regionale • Riconnettere gli habitat frammentati • Ricostruire la vegetazione precedentemente presente, utilizzando specie autoctone Il recupero delle aree estrattive: un’opportunità per la conservazione delle farfalle. L’importanza nel contesto territoriale Cave e altre aree sfruttate dalle attività umane sono state identificate come importanti siti per la conservazione di molte piante e specie animali in declino nei paesaggi rurali (Wheater e Cullen, 1997; Prach et al., 2001; Benes et al., 2003; Gilcher e Trànkle, 2005; Tropek e Konvicka, 2008). Una cava può dare origine a un mosaico di habitat eterogenei che possono integrare o sostituire nicchie rare o assenti nel paesaggio circostante (Novak e Konvicka, 2006). Benes e collaboratori nel 2003 hanno dimostrato con uno studio che comprendeva 21 siti come le ex cave di calcare una volta abbandonate possano fungere da habitat di sostituzione per specie di farfalle legate alle praterie xerofile Il recupero delle aree estrattive: un’opportunità per la conservazione delle farfalle. L’importanza a livello di specie Uno studio preliminare in Inghilterra (Bedfordshire) (Turner et al. 2009) ha dimostrato come la colonizzazione da parte del lepidottero Hamearis lucina in una cava di gesso dismessa e ricolonizzata dalla pianta nutrice Primula spp. Il recupero delle aree estrattive: un’opportunità per la conservazione delle farfalle. L’importanza nel contesto territoriale Simona Bonelli, Cristiana Cerrato, Lucio Bordignon, Valentina Lai, Silvia Ripetta, Alessio Vovlas, Dario Patricelli, Magdalena Witek, Francesca Barbero, Marco Sala, Luca Pietro Casacci, Emilio Balletto (2012). Le farfalle come bioindicatori: revisione e casi di studio. BIOLOGIA AMBIENTALE, 26: 59-67 Il recupero delle aree estrattive: un’opportunità per la conservazione delle farfalle. L’importanza a livello di specie Simona Bonelli, Francesca Barbero, Luca Pietro Casacci, Emilio Balletto (submitted). Habitat preferences of papilio alexanor: implications for habitat management in the italian maritime alps. ZOOSYSTEMA Comune di Curino (Biella) Fascia collinare pre-padana (ca 300 m slm) Negli ultimi decenni l’estensione delle aree aperte si è fortemente ridotta per l’abbandono delle attività agropastorali tradizionali Conseguenti fenomeni di riforestazione Miscele di erbe autoctone (composizione specifica desunta da campionamenti in prati da sfalcio presenti nei dintorni) Arbusti alti e bassi Creazione di aree umide Pascolo di erbivori domestici (cavalli e pecore) Gestione manuale degli arbusti Fonte immagini: www.sasil-life.com Complessivamente (2003-2011) si sono contate 60 specie nelle aree ripristinate Rappresentano il 59% del pool biellese (102 specie) Pool biellese Nemorali 13% Ecotono 59% Ambienti aperti 28% Area ripristinata Nemorali 10% Ecotono 65% Ambienti aperti 25% Le specie con scarsa capacità di dispersione sono poco rappresentate rispetto al pool biellese Differenze non significative (χ2=3.445, p=0.179), ma specie localizzate, stenoecie e poco vagili non hanno colonizzato l’area Coenonympha oedippus Pool Biellese Alta 16% Bassa 24% Euphydryas aurinia Lycaena dispar Area ripristinata Media 60% Alta 27% Bassa 16% Media 57% Variazioni nella serie temporale (2003-2011) S N 40 500 35 450 400 30 350 25 300 20 250 15 200 150 10 100 5 50 0 0 2004 2007 S 30 28 31 38 N 207 403 359 475 Shannon 3.09 2.96 2.80 2.97 2011 S nuove S cumulate 50 45 40 Numero di specie 2003 Anni 2003 2004 2007 2011 35 30 25 20 15 10 5 0 2003 2004 2007 2011 Il recupero delle aree estrattive: un’opportunità per la conservazione delle farfalle L’importanza a livello di specie Foto: Davide Piccoli P. alexanor è inclusa nell’Appendice II (specie animali strettamente protette) della Convenzione di Berna e nell'Appendice IV (specie animali che meritano protezione rigorosa) della “Direttiva Habitat” dell'Unione Europea. Le larve si nutrono su ombrellifere (Apiaceae=Umbelliferae) (van der made Papilio alexanor è una specie termofila ed eliofila che predilige gli et al. 1996) ambienti calcarei, dai 300 fino ai 1200 m slm ed abita soprattutto Lavandulo-Junipereti. (Balletto et al. 1982 – Sala e Bollino, 2004) Ptychotis saxifraga Opoponax chironium Trinia glauca Seseli montanum P. alexanor è una specie che presenta un areale Euro-centroasiatico molto frazionato (Francia, Italia, Grecia e Asia centrale). È considerata una specie ad alto rischio climatico dagli autori del Climatic Risk Atlas of European Butterflies (Settele et al. 2008) L’area di studio è situata in provincia di Cuneo, nel territorio del Comune di Valdieri. Tra gli abitati di Valdieri e Andonno è sita la cava Monte Saben (29.5 ha) che sfruttava un giacimento di calcare ed è rimasta in attività per circa 30 anni (1962-1997) (Ansaldi et al. 2006). Campionata nel 2009 e 2010 Pianta nutrice Ptychotis saxifraga (L.) Loret & Barrandon (1876) risulta essere l’unica pianta nutrice di P. alexanor nell’area di studio. Cresce in pendii e substrati soleggiati, aridi, rocciosi e calcarei. La specie si identifica per l’evidente eterofillia tra le foglie basali (a) e quelle cauline (b). Sono state individuate 47 aree in cui è presente la pianta, tra i 700 e i 950 m slm. La specie risulta essere localizzata sia a livello altitudinale, sia rispetto alla superficie totale dell’area (2009: 1.8 ha e 2010: 1.5 ha su 29.5 ha). Densità massima: 2 piante al m2. H media: tra i 20 e i 60 cm. Distribuzione in Piemonte di Ptychotis saxifraga Carta realizzata dalla Dott.ssa Daniela Bouvet (DBIOS) sulla base dei dati di erbario (TO) e delle citazioni bibliografiche della floristica piemontese Preferenze ecologiche di Papilio alexanor 2009 2010 Delle 47 aree potenzialmente colonizzabili da P. alexanor il 60% sono effettivamente sfruttate dal lepidottero. In totale sono state censite 1017 piante di P. saxifraga di cui 123 (12%) con stadi preimmaginali di P. alexanor Il recupero delle aree estrattive: un’opportunità per la conservazione delle farfalle. L’importanza a livello di specie IV stadio: 4.3 cm ± 0.18 Grazie Il Laboratorio di Zoologia di Torino: Emilio Balletto Simona Bonelli Francesca Barbero Magdalena Witek Luca P. Casacci Cristiana Cerrato Alessio Vovlas Marco Sala Senecio inaequidens DC., specie infestante erbacea, talvolta arbustiva, annuale o perenne introdotta accidentalmente in Europa dal Sudafrica. Linee guida per il recupero ambientale Le problematiche connesse con il recupero della zona di studio sono dovute principalmente allo stato di abbandono. Tutte le fasi devono essere eseguite tenendo SEMPRE in considerazione la distribuzione di P. saxifraga e degli stadi preimmaginali di P. alexanor. Gli interventi per un adeguato recupero ambientale dell’area comprendono: opere di sistemazione dei versanti; regimazione delle acque; rivegetazione. CONCLUSIONI Parco Aurora – Ex Cava Sella Estensione: circa 10 ettari Ciclo estrattivo: 1990-1995 Operazioni di ripristino attuate nel 1996 Obiettivo ripristino: ripopolamento avifaunistico e sperimentazione agro-silvo-pastorale Ex Cava Nolizza Estensione: circa 8 ettari Ciclo estrattivo: 1995-1999 Operazioni di ripristino attuate nel 2001 Obiettivo ripristino: ripopolamento di farfalle e sperimentazione floreale Fonte immagini: www.sasil-life.com Monitoraggi farfalle: transetti standardizzati 2003: 3 monitoraggi (giugno-luglio-agosto) 2004: 9 monitoraggi (aprile-settembre) 2007: 3 monitoraggi (giugno-luglio-agosto) 2011: 9 monitoraggi (aprile-settembre)
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