APPUNTI DI GRAMMATICA E SINTASSI SIRIACA (A. Camplani) ALFABETO SIRIACO Trascrizione e nome i ls lds ld (= isolato, legato solo a sin., sia a dx. che a sin., solo a dx.) ‟ Âlaph b bēth g (gâmal) (waw) z (zain, zēn) d (dâlath) h (hē) w h (hēth) t (tēth) trascrizione e i nome ls lds ld y (yôdh) k (kâph) l (lâmadh) m (mim) n (nun) s (semkath) „ („ē) p (pē) s (sâdhē) trascrizione e i nome ls lds q (qôph) r (rēš) š (šin) t (taw) Particolarità grafiche: (solo serto) ld ESERCIZI DI SCRITTURA; TRASCRIZIONE E LETTURA Trasforma la sequenza di trascrizioni in alfabeto siriaco: ‟bwn dbšmy‟ ntqdš šmk t‟t‟ mlkwtk nhw‟ sbynk ‟ykn‟ dbšmy‟ ‟p b‟r„‟ Trascrivi i seguenti testi: DIACRITICI PER INDICARE LE VOCALI (TESTI SIRO OCCIDENTALI) bu bâ bi be ba wu wâ wi we wa bu / bo bâ bi / bê be ba „esasa „allisa „esasa rewiha zeqapa hevasa revasa karya revasa arrika petaha VOCALI e MATRES LECTIONIS Vocali (quadro ipotetico) a (a breve) ā (a lunga; in siriaco occidentale è pronunciata come o) e (e breve / aperta) ē (e lunga / chiusa) [ey (e lunga)] (Attenzione!: si tratta di una rappresentazione possibile di ē, più che di altra vocale) ê (come e lunga; in siriaco occidentale diventa i) i (i lunga) o (o breve e lunga; in siriaco occidentale diventa u) u (u lunga) Rappresentazione di vocali mediante consonanti âlaph rappresenta: 1) le vocali iniziali: ar‘ā; 2) ā e ē finali: ktābā; 3) occlusione glottale originaria emar ktābē yod è 1) consonante 2) i e ē interno: bēt 3) ê (non sempre): hwêt Nota: i e ē iniziali sono indicati con âlaph-yod waw è 1) consonante 2) o ō e u: (qum, nebnōn, yom) Nota: u iniziale è rappresentata con âlaph -waw: REGOLE DI LETTURA DELLE VOCALI E DELLE SEMICONSONANTI E VOCALIZZAZIONE DELLE PREPOSIZIONI âlaph 1) in posizione finale e non vocalizzato non viene pronunciato (ha valore morfologico) e dunque assume la vocale della consonante precedente. 2) può essere dotato di una sua vocale, soprattutto all‟inizio, ma anche al centro; 3) a livello grafico si tende a rimandare la vocale alla consonante precedente: )Ke)LaMa = malakē (meglio di: mala‟kē) )Bf)a = abâ (“padre”), ma, se preceduta da “w,b,d,l”, si scrive la vocale su ciò che precede: )Bf)da = dabâ (“del padre”) yod: 1) quando è dotato di vocale, funge da semiconsonante: yad; tuttavia, se è in posizione iniziale ed è dotato di vocale “i”, perde carattere consonantico e deve essere trascritto con ī: OdaYi= īda‘ 2) quando è preceduto da consonante portatrice di vocale “i” o “e”, è silente. Esempi: oYbi+f = tâbīn (e non: tâbiyn) oYd3 = dēn (e non: deyn) waw: 1) quando è dotato di vocale, funge da semiconsonante; 2) quando è preceduto da consonante portatrice di vocale “u” (o “ô”, ma questo accade nei sostantivi derivati dal greco), è silente: Esempi: )tFwKuLMa = malkūtâ e non malkuwtâ. swLFwPa = Pawlos, e non Pawlâws. Osservazione sulle particelle b-, d-, w-, l-: (“b” = “in, per mezzo di”; “d” = “di, che, poiché”; “w” = “e”; “l” = compl. ogg., “verso”) Esse portano la vocale /a/ se sono seguite da lessema con consonante iniziale priva di vocale: )YfMa4 --> )YfMa4da LETTURA RUKKĀHĀ E QUŠŠĀIĀ DELLE CONSONANTI La pronuncia di b g d k p t (begadkephat) può essere spirante o plosiva. Pronuncia spirante: Pronuncia spirante: 1) all'inizio di una sequenza, quando la sequenza precedente termina con una vocale; 2) al centro di una sequenza: a) se la consonante stessa non è duplicata o doppia ed è preceduta da una vocale. Il raddoppiamento di una consonante è frequente se la consonante precedente porta /a/ o /e/. b) dopo una consonante iniziale priva di vocale. c) dopo le proclitiche b-, d-, w-, l-: d) dopo due consonanti prive di vocale, o dopo consonante doppia. Pronuncia plosiva: 1) Nella massima parte dei casi a inizio di parola; 2) al centro del vocabolo: a) se doppia; b) dopo il dittongo c) dopo consonante priva di vocale Le regole circa la spirantizzazione delle consonanti “begadkepat” manifestano alcune eccezioni nel corso della flessione. Ad esempio: a) la finale -tā del femminile è sempre spirantizzata, anche se preceduta da consonante non vocalizzata: amta; b) i pronomi-suffissi della seconda persona plurale: -kon, kēn RIDUZIONE (CANCELLAZIONE) VOCALICA Nel corso delle modificazioni dovute a flessione, ogni vocale "breve" (“a”, “e”, “o” [rappresentata da w]) che viene a trovarsi in una sillaba aperta (sequenza Consonante Vocale = CV) è cancellata o ridotta a schwa. Sono di conseguenza escluse da questo fenomeno /â/ /ê/ /i/ /o/ (quando è considerata "lunga") /u/. Tale riduzione è calcolata retrogressivamente. ‘âbed (participio in stato assoluto): con l'aggiunta del suffisso –in dell'assoluto plurale assistiamo alle seguenti modifiche: *„âbedin > ‘âbdin; oppure il participio kāteb + in - *kāt[e]bin - kātbin. nektob (imperfetto III pers. sing., cioè la forma pura) + desinenza –un: nektobun > nektebun šaddar (egli mandò) + pronome suffisso –ak: šaddarak > šadderak Vi sono tuttavia delle eccezioni che spiegano dei fenomeni che ci apprestiamo ad affrontare: questi riguardano ālaph, definita anche occlusiva gutturale e in inglese glottal stop. Sappiamo che questo suono non viene praticamente pronunciato tranne che in situazioni specifiche (dove prevale la sua riduzione a y), tuttavia dal punto di vista morfologico esso è ancora attivo. Ad esso si applica il principio della prosthesis che può essere così definito: quando la regola della riduzione vocalica darebbe alla glottal stop uno schwa, questo si traforma in e. Ad esempio, come vedremo nei verbi con ālaph intermedio: neš’al + un - *neš’[a]lun - [applicazione della riduzione] *neš’elun - neš(’)elun; oppure i verbi con ālaph iniziale, vedono la forma lemmatica prodursi storicamente in questo modo: *’amar - *’[a]mar - ’emar Un fenomeno simile riguarda y e w. Quando dovrebbero prendere schwa, cioè quando sono in una delle due condizioni che esigono l'attribuzione di questo relitto vocalico ([a]: sono in posizione iniziale, non vocalizzate e seguite da altra consonante; [b] fanno parte di un cluster di tre consonanti, dove occupano la seconda posizione), esse si traformano in vocale: es. hadwtā - *hadwetā - hadutā; es. yda‘ - *yeda‘ - ida‘. ACCENTO L'accento cade tendenzialmente sull'ultima sillaba quando è chiusa, sulla penultima quando è aperta. Tuttavia questa è solo un'imprecisa descrizione del fenomeno dell'accentazione, che in realtà si presenta in maniera più complessa, come segue: (a) L'accento cade sull'ultima quando è chiusa e ha vocale lunga: (i, u, ō, ā, ē) (b) altrimenti cade su penultima se ha vocale lunga o è chiusa (c) altrimenti cade sulla terzultima: )r1BdMa = mádberā SCHWA – SILLABAZIONE SCHWA Quando compare lo Schwa? a) All'inizio di parola Quando vi è una sequenza di due consonanti all'inizio di parola si inserisce uno schwa (è per questo motivo che abbiamo la spirantizzazione della seconda lettera): ketab, „ebad, šemâ b) Al centro di parola Quando vi è una sequenza di tre consonanti, si inserisce uno schwa tra la seconda e la terza: maddberâ halleket atteta SILLABAZIONE Ogni sillaba in siriaco ha il seguente schema: CV, CVC (o CVCC in fine parola), dove per C intendiamo una qualsiasi consonante dell'alfabeto (compreso ), e con V qualsiasi vocale (compreso schwa). Ciò vuol dire che essa non può iniziare con due consonanti, e qualsiasi sequenza CC deve essere spezzata; una sequenza CCC prevede la presenza di Schwa tra la seconda e la terza consonante: C C (Schwa) C. Qualche esempio: mal-kâ tu-râ še-may-yâ mal-ke-ta mad-be-râ STATI DEL NOME, DELL'AGGETTIVO, DEL PARTICIPIO sing. masc. sing. femm. plur. masc. plur. femm. enfatico -â -tâ -ê -âtâ assoluto 0 -â -în -ân costrutto 0 -at -ay -ât • Se l'ultima cons. della radice = y, si hanno i seguenti esiti sing. masc. yâ ê ê sing. femm. îtâ yâ yat plur. masc. ayâ ên yay plur. femm. yâtâ yân yât • Applicazione: esempio di aggettivo enfatico assoluto sing. masc. costrutto sing. femm. plur. masc. plur. femm. • Applicazione: esempio di participio sing. masc. enfatico assoluto costrutto sing. femm. plur. masc. plur. femm. Pronomi personali suffissi I set , giudizio I s. II m.s. II f.s. III m.s. III f.s. /y/ (silente) /âk/ /ēk/ /ēh/ /âh/ II set (maschili plur. , e altro) giudizi /ay/ /âyk/ /âyk(y)/ /aw(y)/ /ēh/ I p. II m.p II f.p. III m.p. III f.p. /an/ /kon/ /kēn/ /hon/ /hēn/ /ayn/ /aykon/ /aykēn/ /ayhon/ /ayhēn/ Preposizione b- con pronomi suffissi: singolare: plurale: PRONOMI E AGGETTIVI DIMOSTRATIVI E INTERROGATIVI Dimostrativo prossimo: Masch. Femm. )Nfhf Sing. )dehf oYeLhf Plur. Notare la forma maschile con pron. pers. in forma enclitica: wNahf Dimostrativo remoto: Masch. Femm. Sing. wha yhf Plur. nwNuhf oYNehf Spesso queste forme portano diacritico superiore per non confonderle con i pronomi personali. Pronome interrogativo: oMa Persone )NfMf Cose oMf )Mf Notare la forma maschile con pron. pers. in forma enclitica: wNahf Aggettivo interrogativo: Masch. Sing. Plur. Femm. )NfY)a )dfY)a oYeLY)a Notare la forma maschile con pron. pers. in forma enclitica: wNaY)a Gli interrogativi assumono significato di indefiniti se seguiti dal relativo d VERBO Relazione perfetto / imperfetto a o/u (frequente) a e a (verbi in gutturale) a (eccezione) e (verbi intransitivi) a (frequente) e e (rarissima) e o (poco frequente) o o (rarissima) Esercizi sulla forma p„al FLESSIONE DEL VERBO: IMPERFETTO E IMPERATIVO Imperfetto: Persona Singolare Plurale 3m N nwuN 3f yt nFN 2m t nwut 2f oYit nFt 1 ) N 2m nwu o w 2f y oY*i o y* Imperativo: METATESI DELLE SIBILANTI INFLUSSO DELLE GUTTURALI NELLA CONFORMAZIONE DEL VERBO SIRIACO Il prefisso premesso a verbo avente come prima consonante in due casi anche un mutamento fonetico. In particolare: + = esempio: verbo (seminare) + = esempio: verbo (ferire) + = esempio: verbo (chiudere, fermare) + = esempio Le gutturali non è (z, s, s, š) subisce metatesi, e (iniziare) e in fine di sillaba provocano il mutamento di e in a: ad es. il participio di ma . Vedi Pazzini pp. 94-95. PRONOMI SUFFISSI: VERBO Quando si aggiungono pronomi suffissi ai verbi, bisogna compiere due operazioni: 1) preparare la base verbale mediante una vocale di connessione; 2) aggiungere il suffisso, scegliendolo tra i due set sotto indicati: (1= base consonantica; 2=base vocalica) I s. II ms II f.s. III m.s. III f.s. I p. II m.p. II f.s. Come regola generale possiamo enunciare la seguente: forme che terminano in yod (perfetto 2 f.s.; imper.) assumono come vocale di congiunzione la i; forme che terminano in waw (perfetto 3 p.; imper 2 m.p.) assumono come vocale di congiunzione la u; se infine la fomra verbale termina in consonante, la vocale di consgiunzione è normalmente â. Va infine osservato, prima di fornire l'esemplificazione, che con l'aggiunta dei pronomi suffissi cambia il vocalismo interno. PF. III s. m. III s. f. II s. m. II s. f. I s. III p. m. III p. f. II p. m. II p. f. I p. IMPF. III s. m. III s. f. II s. m. III s. f. I s. III p. m. III p. f. II p. m. II p. f. I p. IMPERATIVO II m. s. II f. s. II m. p. II f. p. Considerazioni aggiuntive: la ā si muta in e davanti al suffisso della II f.s. -ky; nell‟impf., le forme terminanti in consonante radicale aggiungono i davanti al suffisso di III persona. Nell‟imperativo prima dei suffissi si ha ā o ay o ey. PRONOMI SUFFISSI DI VERBI DI III YOD Le forme che terminano in consonante o con le vocali ā, i, e, seguono le regole dei verbi forti, a parte che nell‟infinito p„al, dove ā è sostituita da y (con l‟eccezione dei suffissi kōn / kēn). Bisogna invece fare attenzione alle forme che terminano in dittongo, perché unendosi ai suffissi possono dare esiti graficamente inusuali: Caratteristiche fondamentali dei verbi Prima âlaph Questo radicale assume la vocale “e” (pf) o “a” (impf e participio passivo P‘al). Nelle forme Aph‘el e Ettaph‘al, âlaph si muta in “w”: es. awkel, ettawkal. Prima yôdh yôdh assume la vocale “i” in P‘al e Ethp‘el. Yôdh si muta in âlaph nell‟impf e infinito P‘al. Aph‘el e Ettaph‘al convertono il radicale in “w”: es. awda„; ettawda„. Prima nun: Il radicale “n” cade nell‟imperativo. Il radicale “n”, se sprovvisto di vocale, cade in seguito a prefisso (impf., infinito, participio Aph‘el) provocando raddoppiamento (non graficamente evidenziato) del secondo radicale. Seconda âlaph: La vocale nelle forme P‘al è “e” nel pf. e “a” nell‟impf. La vocale viene arretrata sul primo radicale. Posto tra due vocali, âlaph si pronuncia “y”. Spesso, nelle forme Pa‘‘el e Ethpa‘‘al, âlaph viene reso graficamente con “y”. Seconda waw: La tendenza di questi verbi è quella di omettere “w” con compenso (nella forma P‘al, ad eccezione del part.) o di mutarla in “y” (participio P‘al; nelle varie forme Pa‘‘el e Ethpa‘‘al). Il compenso avviene mediante una vocale lunga: ā: pf. P‘al, infinito P‘al e Aph‘el. ī: Ethp‘el, Aph‘el, Ettaph‘al ū: impf e imperativo P‘al Verbo mantiene la “i” anche nel pf P‘al. Seconda raddoppiata Queste forme verbali condividono alcuni tratti con i verbi di II waw. Nelle forme P‘al, Aph‘el e Ettaph‘al generalmente contraggono i due radicali in uno solo; le altre forme sono regolari, cioè distinguono i due radicali. Dopo i prefissi dotati di vocale il prio radicale si raddoppia. Il particio P‘al è simile a quello dei verbi di II waw. Terza yôdh Possono uscire in “ā” o in “ī”: e Nel corso della flessione il radicale o conserva il valore normale, o si muta in alaph, o scompare. Nelle forme diverse da P‘al, la “y” si mantiene, ma nell‟impf si muta in “e”. VERBO ESSERE Il verbo “essere, divenire” (hwā) e il “verbo” īt + pron. suff. “essere” Perfetto III s. m. III s. f. II s. m. III s. f. I s. III p. m. III p. f. II p. m. II p. f. I p. “Presente”
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