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Osservatorio Fillea Grandi Imprese e Lavoro
Newsletter Costruzioni e Grandi Imprese
6 -13 giugno 2014
A cura di Alessandra Graziani1 e Giuliana Giovannelli2
Congiuntura:
Ance:
materiali edili:
grandi opere:
Expo 2015:
legislazione:
Federlegno:
legislazione:
infrastrutture:
Buzzetti, crolla l’occupazione in edilizia (Ance, 06.06.14)
nel 2013 appalti senza aumenti (Il Sole 24 Ore, 09.06.14)
il record dei 395 cantieri mai portati a termine (Corriere della Sera, 09.06.14)
Maroni, opere a rischio (Il Sole 24 Ore, 11.06.14)
Codice Appalti, ecco le nuove regole (Il Sole 24 Ore, 11.06.14)
tandem con Vanke per Expo 2015 (Il Sole 24 Ore, 12.06.14)
Codice Appalti, salta la responsabilità solidale (Il Sole 24 Ore, 12.06.14)
cantieri, arriva lo sblocco delle opere per 5-6 miliardi (Il Sole 24 Ore, 13.06.14)
Grandi imprese delle costruzioni:
Cemex:
Cmc:
Salini Impregilo:
Astaldi:
Buzzi Unicem:
Maltauro:
Cmb:
Italcementi:
la multinazionale spagnola sceglie l’Italia (sito internet infobuild, 06.06.14)
in rampa di lancio un bond da 300 milioni (Corriere Economia, 09.06.14)
il flottante aumenterà fino al 35% (Il Sole 24 Ore, 10.06.14)
236 milioni per un ospedale in Cile (Milano Finanza, 10.06.14)
a ponte nelle Alpi tutti in cassa integrazione (Gazzettino Belluno, 11.06.14)
ricorso al Tar per appalto Expo (Il Sole 24 Ore, 12.06.14)
il peggio è passato (Voce, 12.06.14)
parte l’Opa sulla controllata francese (Il Sole 24 Ore, 13.06.14)
Rapporti e studi:
Istat:
produzione industriale aprile 2014 (Comunicato Istat, 10.06.14)
Eventi:
Ctt, Fiera russa delle macchine per costruzioni, Mosca, 3-7 giugno 2014
Congiuntura
Ance (06.06.14):
L’Istat ha confermato la grave situazione di crisi che sta attraversando il mondo
dell’occupazione, e l’edilizia si posiziona all’ultimo posto. “Nessun altro settore si trova, infatti, di fronte a un crollo del
4,8% di occupati nel I trimestre 2014, con un picco del -8% per i lavoratori dipendenti, a conferma della grave
deindustrializzazione in atto nelle costruzioni.” ha sottolineato il presidente ANCE Paolo Buzzetti. “E’ assolutamente
necessario premere l’acceleratore sulle misure per la casa, le scuole, il dissesto idrogeologico e le piccole opere. Solo
così possiamo arginare il dramma della disoccupazione che sta attraversando il Paese” ha proseguito. “Sebbene i primi
segnali positivi delle compravendite, favoriti dalle misure per il rilancio dei mutui alle famiglie da noi fortemente
caldeggiate, indicano che il mercato immobiliare si sta risvegliando, non possiamo dire che siamo fuori pericolo”
continua Buzzetti “la produzione edilizia è ancora a terra (-5,5% nel primo trimestre dell’anno)”. “Giuste, quindi, le
indicazioni del Governo di procedere rapidamente a sbloccare lavori e cantieri fermi da troppo tempo. Sono ormai 6 gli
anni consecutivi di crisi per l’edilizia che, fino ad oggi, non è stata sfruttata in chiave anticiclica come invece hanno
fatto tutti gli altri Paesi”. “Siamo in ritardo, ma possiamo farcela” conclude il presidente dei costruttori “sbloccando le
risorse dal patto di stabilità interno e sfruttando appieno anche una maggiore flessibilità europea dovuta al cambio di
politica adottata dal nostro Governo possiamo, infatti, far ripartire una stagione di crescita e nuova occupazione nel
Paese, scongiurando la questione sociale che oggi emerge in tutta la sua drammaticità.”
materiali edili (09.06.14): Nessun maxiaumento dei materiali da costruzione nel 2013. Il decreto delle
Infrastrutture del 21 maggio 2014 (<<Gazzetta» del 30 maggio) che individua eventuali aumenti oltre il 10% e fa
scattare le compensazioni negli appalti non segnala quest'anno alcuna variazione.
grandi opere (09.06.14): Che le cose non funzionino affatto come dovrebbero, lo sappiamo da mezzo secolo.
Basta rileggere quello che disse in una intervista al Corriere negli anni settanta Fedele Cova, uno dei progettisti
dell'Autostrada del Sole. <<Il segno del cambiamento», ricordava, «si ebbe nel 1964- Prima mi avevano lasciato
tranquillo, forse perché non credevano nelle autostrade, forse perché non si erano neppure accorti ai quello che stava
accadendo. Ma, nel '64, con la fine dell'Autosole, cominciarono gli appetiti, le interferenze...». Fu lì che si perse
l'ìnnocenza del dopoguerra. E che le opere pubbliche cominciarono a diventare la greppia per politici e affaristi. Più che
la loro utilità, interessavano i soldi che potevano far girare. Oppure il ritorno in termini di consenso politico.
Memorabile la vicenda del tracciato dell'autostrada Salerno Reggio Calabria, i cui lavori iniziarono nel 1963, che con
scarso rispetto della logica fu fatto inerpicare nel collegio elettorale del ministro dei Lavori pubblici, il socialista
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Giacomo Mancini. - Se si vuole trovare una spiegazione alla nostra cronica incapacità di costruire opere pubbliche in
tempi umani e a costi civili, non si può che partire da qui. L'Autostrada del Sole venne realizzata in poco più di otto
anni, al ritmo di 94 chilometri l'anno con un costo medio, in euro attuali, di 4 milioni al chilometro. Per la Salerno
Reggio Calabria, poco più che una semplice statale lunga 443 chilometri invece dei 794 dell'Autosole, di anni ne
servirono 11, e il costo a chilometro era già salito a 5,5 milioni. L’attuale rifacimento della stessa autostrada, iniziato
nel 1997, potrà forse dirsi completato in vent'anni, a un costo chilometrico esattamente valutabile soltanto alla fine:
ma certo non molto distante da un quintuplo di quello di quando l'arteria fu costruita Per non parlare della famosa
variante di valico, il nuovo tratto appenninico dell'Autosole, del quale si parla da vent'anni e non è ancora percorribile.
Passando dalle strade alle ferrovie, la musica non cambia. Un recente studio di Intesa Sanpaolo ha appurato che il
costo medio di un chilometro di alta velocità made in Italy è triplo rispetto alla Spagna, alla Francia e al Giappone. Vari
sono i motivi: non ultimo le compensazioni che vengono imposte dai Comuni attraversati dai binari. Ma oltre al costo
economico c'è da mettere nel conto anche la perdita di tempo: per realizzare l'alta velocità ferroviaria in Italia c'è
voluto un ventennio. Fatto sta che nel 2012 avevamo 876 chilometri di linee veloci, contro 2.125 della Francia e 3.230
della Spagna: e pensare"che la prima tratta europea per i supertreni, la direttissima Roma-Firenze, era stata costruita
proprio in Italia, all'inizio degli anni Settanta Tempi lunghi, costi assurdi, procedure complicatissime che sembrano
ideate apposta per favorire i ritardi e le spese faraoniche, ma anche la corruzione. E una profondissima ipocrisia:
regole minuziose e controlli accurati sulla carta, assenza di regole e assenza di controlli nella realtà. Come sta a
dimostrare proprio il caso del Mose. Dove per giunta gli incarichi di collaudo venivano assegnati, oltre che a manager
come il presidente dell'Anas Pietro Ciucci e ad altri suoi colleghi esperti in strade, addirittura a persone prive di laurea
come il geometra Gualtiero Cesarali. Non c'è opera pubblica la cui vicenda non sia scandita da varianti infinite, ricorsi
al Tar e al Consiglio di Stato, arbitrati nei quali lo Stato finisce inevitabilmente per soccombere. Senza che le uniche
due necessarie certezze siamo mai certe: il tempo e il prezzo. Il risultato è che mentre continuiamo a divorare il nostro
meraviglioso paesaggio con brutta e inutile edilizia abitativa, non facciamo le opere pubbliche necessarie. E anche
questo è un costo. Enorme. Chi si è preso la briga di calcolare i costi del «non fare» ha stimato che la mancata
costruzione di ferrovie e autostrade che hanno fatto scivolare malia in fondo alla classifica dei Paesi europei per
dotazione infrastrutturale ci abbia causato una perdita di 278 miliardi di euro. A cui va aggiunta, ovviamente, la fattura
delle opere pubbliche mai completate: record; anche questo, tutto italiano. Ne sono state censite 395, con una punta
di 150 nella sola Sicilia Numeri e circostanze che alla vigilia del 2015, e con gli scandali delle tangenti dell'Expo e del
Mose, ci mettono ancora di più di fronte a un interrogativo cruciale: l'Italia è in grado di realizzare opere pubbliche
importanti? È una domanda a cui dobbiamo dare una risposta, se vogliamo considerarci a pieno titolo un Paese
sviluppato che fa parte dell'Unione Europea Ma qui, purtroppo, gli esempi lasciano poche speranze. Il ponte sullo
Stretto di Messina, per esempio. Un'infrastruttura controversa, sulla quale le opinioni nel Paese erano assolutamente
discordi. Che però ha offerto al mondo uno spettacolo inverosimile. Messa nel 2001 dal governo di Silvio Berlusconi in
cima alla lista delle opere strategiche, cancellata con un colpo di spugna nel 2006 dal governo di Romano Prodi,
riesumata nuovamente da Berlusconi nel 2008 e affossata dallo stesso governo del Cavaliere nel 2011. Per essere poi
definitivamente sepolta con uno stratagemma ideato dall'abbinata fra politica e burocrazia quando a Palazzo Chigi è
arrivato Mario Monti. Il tutto dopo aver fatto una gara internazionale e aver firmato otto anni fa un contratto
miliardario con imprese italiane e internazionali. Uno scherzetto già costato ai contribuenti 350 milioni fra progetto e
mantenimento in vita della società Stretto di Messina E con le penali il conto potrebbe arrivare anche a un miliardo:
senza che ci resti un solo mattone. (SERGIO RIZZO)
Expo 2015 (11.06.14): Per il governatore della Lombardia Roberto Maroni l'Expo è a rischio. Le opere potrebbero
non essere completate in tempo, soprattutto se il "decreto Cantone" e il "salva-Expo" non arriveranno in tempo. Per
l'evento del 2015 «rischiamo di andare oltre il 30 aprile (del 2Ol5, giorno prima dell'apertura dell'evento, ndr) senza
avere completato le opere», ha detto ieri il governatore dopo un consiglio regionale. I provvedimenti sono attesi da
qualche settimana, e adesso si parla del Consiglio dei ministri di venerdì. Maroni ha quindi spiegato di attendere
«fiducioso» 'il decreto del governo su Expo, ma ha aggiunto che «andando avanti così il rischio è di non fare in tempo
con i lavori». «Lo dico - ha continuato il governatore - non avendo la responsabilità diretta perché è del commissario di
governo ma lo dico con preoccupazione perché io ho le informazioni e i tempi sono questi». La polemica è rivolta al
governo di Matteo Renzi, e non è la prima volta. Prima nel mirino di Maroni c'erano gli stanziamenti per le grandi opere
regionali o le autorizzazioni ambientali per la loro realizzazione; oggi si parla di un provvedimento che dovrebbe
servire a snellire alcune procedure. Fino a qualche giorno erano ipotizzate due misure autonome: una per dare più
poteri all'Authority anti-corruzione e al suo presidente Raffaele Cantone, a seguito dell'inchiesta giudiziaria che vede
coinvolto l'ex responsabile degli appalti di Expo, Angelo Paris; una per inserire norme urgenti per i lavori del sito
espositivo di Rho. Adesso si parla di unire tutto in un solo decreto. Ecco le misure urgenti. Prima di tutto il
conferimento alla Fiera di Milano del potere di affidare i lavori per gli allestimenti e i padiglioni, una sorta di deroga
sulle gare. Secondo punto: la possibilità per la società di gestione di ristrutturare i contratti con le imprese edili che
operano nel sito, a seguito della richiesta (in molti casi fisiologica) del pagamento di extracosti, utilizzando procedure
più rapide rispetto ai contenziosi legali. Infine, la possibilità di utilizzare la struttura di Italferr come supervisore, o
addirittura per la direzione dei lavori della piastra, al posto della società lombarda Infrastrutture lombarde, toccata
anch'essa da un'inchiesta che ha portato in custodia cautelare l'ex dg Antonio Rognoni. Potrebbe esserci un passaggio
dedicato anche al "commissariamento" della Maltauro, l'azienda che ha vinto due gare per Expo (per 230 milioni circa)
ma il cui responsabile è finito in custodia cautelare in carcere nell'inchiesta sugli appalti lombardi. La Maltauro
prosegue i lavori, ma si pensa ad una sorta di controllo di spese e utili da parte di Cantone, anche per salvaguardare
l'immagine di Expo. Dalla Cina è arrivata la risposta del premier Renzi: «No ai professionisti del pessimismo. Piuttosto
che sollevare polemiche sterili Maroni rifletta sulle responsabilità della Lombardia». Intanto stanno emergendo nuovi
dettagli nell'inchiesta su Expo, con possibili legami con quella sul Mose. In alcuni atti si legge che Erasmo Cinque,
uomo vicino a Altero Matteoli, avrebbe preso il 5% degli oltre I50 milioni dell'appalto più importante dell'evento, quello
della piastra, vinto dall'azienda Mantovani, il cui nome torna in entrambe le indagini. A raccontare la storia è il
responsabile del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, indagato, che è considerato a tutti gli effetti il "gran
burattinaio". «Ci sono tre persone importanti che riguardano le Infrastrutture... che per motivi diversi hanno un peso spiega - E questi tre, negli anni, sono il senatore Martinat, l'ex ministro Matteoli e Erasmo Cinque». (Sara Monaci)
legislazione (11.06.14): Accelera la riforma degli appalti. È pronto il testo con i criteri di delega che introduce
una rivoluzione a 360°: concorrenza e gare con limitazione delle deroghe, riduzione delle stazioni appaltanti,
semplificazioni e «riduziòne degli oneri documentali» a carico di imprese e professionisti, «miglioramento delle
condizioni di accesso al mercato» per le Pmi, revisione delle Soa e della qualificazione, introduzione del débat public
per la consultazione dei cittadini sui progetti, risoluzione delle controversie alternative al giudice anche per la fase della
gara e dell'aggiudicazione, strumenti finanziari innovativi e incentivi per il project financing. Sarà azzerato il codice
appalti e sarà «armonizzata» la legge obiettivo alle regole generali: si ripartirà re con 200 articoli rispetto ai 600 di
oggi. (Giorgio Santilli e Mauro Salerno)
FederlegnoArredo (12.06.14): Quasi a raccogliere l'invito del premier Matteo Renzi a investire di più in Italia
China Vanke, gigante dell'immobiliare cinese con investimenti mirati ormai sparsi in mezzo mondo, ha siglato ieri un
memorandum of understanding con FederlegnoArredo. Anche il premier cinese Li Keqiang, del resto, dopo aver
parlato di «una reciproca fiducia politica» ha aggiunto che c’è «tanto spazio da sviluppare nella collaborazione tra
industria e commercio», assicurando «una partecipazione attiva della Cina all'Expo». L'intesa tra China Vanke che
costruirà il terzo padiglione cinese e Federlegno va in questa direzione, quella di creare sinergie nel settore del legno
arredo anche per ottimizzare l'evento Expo 2015 e minimizzare i problemi che caratterizzano il mercato interno del
settore. Tra gli obiettivi di Federlegno c'è quello di concludere accordi con partner selezionati. Vanke è una società di
professionisti nel settore dello sviluppo immobiliare, in particolar modo nel territorio della Repubblica Popolare Cinese,
Hong Kong, Cina, Stati Uniti d'America dove ha diversi progetti di sviluppo edilizio; è impegnata nella promozione e
sviluppo di complessi residenziali e stabilimenti industriali ecologici. (…)
legislazione (12.06.14):
Addio alla responsabilità solidale sui versamenti fiscali, multe salate per le imprese
"scovate" a proporre ricorsi senza un fondato motivo, procedure di aggiudicazione più semplici per le gare pubbliche «a
procedura aperta». In attesa delle riforma organica del sistema degli appalti, con il decreto sulle semplificazioni atteso
venerdì in Consiglio dei ministri il Governo prova ad anticipare un serie di misure urgenti per alleggerire il peso degli
adempimenti a carico di imprese e Pa e dare ùn taglio ai ricorsi che seppelliscono le aule dei Tar. Responsabilità
solidale. La misura di maggiore impatto è l'abolizione della solidarietà fiscale tra appaltatore e subappaltatore. La
bozza del provvedimento cancella tout court le norme che impongono all'appaltatore principale di rispondere in solido
con il subappaltatore delle ritenute fiscali sui redditi dei dipendenti dovute da quest'ultimo nell'ambito del contratto
(commi28, 28-bis e 28-ter dell'articolo 35 della legge 223/2006). Misure contestatissime dalle imprese e oggetto di un
ping pong normativo che aveva comportato numerose modifiche nel corso degli ultimi mesi. Al momento, l'impresa
principale può sciogliersi dal vincolo solo verificando il corretto adempimento dei versamenti da parte del
subappaltatore. Ora tutto questo complicato meccanismo verrà spazzato via. Liti temerarie. Arriva la stretta
annunciata dal premier sui ricorsi negli appalti. Il giro di vite è contenuto in un articolo di tre righe. La misura
stabilisce che «nelle controversie in misure di appalti» la sanzione pecuniaria prevista per le liti temerarie ora ancorata
all'importo del contributo unificato - può essere elevata fino al lO% del valore della causa. Una vera norma
spauracchio. Basta pensare che per un appalto di un milione di euro, affidabile con procedura negoziata, la sanzione
può arrivare a 100mila euro. Per non parlare dei maxi-appalti dove, calcolata in questo modo, la sanzione può arrivare
a raggiungere decine di milioni di euro. L'obiettivo è chiaro: dare una sforbiciata ai ricorsi promossi "in automatico" a
ogni gara. Ma c'è già chi fa notare che una norma di questo tipo - in aggiunta a contributi unificati che tra Tar e
Consiglio di Stato arrivano fino a 15mila euro – possa rappresentare una compressione al diritto alla difesa tutelato
dalla Costituzione. Gare più veloci. Anticipa la riforma del codice la norma che consente alle stazioni appaltanti di
aprire le buste con le offerte di gara prima della verifica dei requisiti dei concorrenti. Una misura di semplificazione
prevista anche dalle direttive europee in vigore da aprile. La norma riguarda solo le gare effettuate a procedura aperta
(senza pre-qualificazione delle imprese) e permette una forte accelerazione delle procedure. Le verifiche sui requisiti
andranno eseguite solo sul primo classificato. Il contrappeso è l'aggravio delle conseguenze in caso di mancata
dimostrazione dei requisiti. Oltre all'esclusione dalla gara e l'escussione della cauzione, sono previste multe tra 25.822
e 51.545 euro e la sospensione da uno a tre anni dalle gare pubbliche. L'iter continua con il secondo in graduatoria. La
riforma del codice. Ieri il viceministro Riccardo Nencini è tornato sulla delega alla riforma degli appalti che prevede
l'azzeramento delle attuali 600 norme con un codice composto da 200 articoli. Nencini ha chiarito che la delega non
andrà in Consiglio questo venerdì. E ha aggiunto di voler rafforzare il partenariato pubblico-privato con «un maggior
coinvolgimento di Cassa depositi» e di voler «lavorare sui performance bond», cioè la garanzia rilasciata da banche o
assicurazioni sul fatto che le grandi opere vengano completate anche in caso fallimento o inadempimento del
costruttori. Questa garanzia è peraltro già prevista dalle attuali norme sugli appalti. E a meno di proroghe dell'ultimo
minuto diventerà anzi obbligatoria dal 30 giugno, rischiando di mandare in tilt il (già povero) mercato dei maxicantieri. (Mauro Salerno)
infrastrutture (13.06.14): Arriva lo sblocco dei cantieri targato Matteo Renzi. Si tratterà di almeno 5-6 miliardi di
investimenti in opere immediatamente cantierabili, in gran parte per scuole, difesa del suolo e impianti di depurazione,
ma la cifra potrebbe crescere molto con i "progetti sponda" che il governo intende lanciare per contabilizzare la spesa
di fondi Ue 2007-2013 entro il termine ultimo del 31 dicembre 2015 senza perdere le risorse comunitarie. Ci sono
anche 2-2,5 miliàrdi del "fondo revoche" e altre risorse recuperate dal ministero dell'Economia da infrastrutture
finanziate e mai partite. Colossali i due piani avviati dalle task force di Palazzo Chigi: 2l mila interventi medi, piccoli e
piccolissimi nell'edilizia scolastica, compresa la manutenzione degli impianti, per un importo di 1.094 milioni che parte
già a luglio (i primi ll mila interventi) e altri 1.188 milioni nella seconda metà dell'anno; 1.519 interventi di lotta al
dissesto idrogeologico per 1,6 miliardi recuperati da interventi non avviati dal 2909 a oggi e altri 1.879 interventi per
un importo pure questo di1,6 miliardi recuperati dal piano per la realizzazione dei depuratori nel sud finanziati anche
con fondi Ue e mai spesi. L'avvio dell'operatività delle due task force-unità di missione guidate da Graziano Delrio (con
l'aiuto del sottosegretario all'istruzione Roberto Reggi) per l'edilizia scolastica e da Erasmo D'Angelis per gli interventi
contro il dissesto idrogeologico e per il settore idrico sarà sancita dal decreto legge ambientale che sarà varato dal
Consiglio dei ministri oggi e da due Dpcm che saranno firmati sempre oggi dal premier con l'elenco degli interventi
concreti che, nel caso delle scuole, potranno anche usufruire di 122 milioni di svincolo dal patto di stabilità interno.
Reggi e D'Angelis hanno spiegato ieri in un convegno Ance a Sorrento i dettagli dei piani fortemente innovativi rispetto
al passato e la volontà del governo di superare sovrapposizioni, ostacoli burocratici, guerre di competenze, assenza di
informazione e di trasparenza: un'impasse che dura da anni. «Garantiremo la trasparenza pubblicando tutto su un
sito: interventi, finanziamenti, stato di attuazione», ha garantito D'Angelis. Anche l'operazione sui fondi Ue sarà
avviata oggi con il decreto legge ambientale, ma lì i contorni sono leggermente più incerti. È chiaro che uno dei settori
da cui saranno pescati i progetti sponda è quello della riqualificazione, della messa in sicurezza e del risparmio
energetico di edifici pubblici: una norma del decreto legge autorizza infatti le amministrazioni titolari di fondi Ue 20072013 a destinare le risorse europee a queste finalità. Questi interventi godranno, per altro, di poteri commissariali e di
ampie deroghe al codice degli appalti. Commissari anche per la difesa del suolo ma si tratterà dei presidenti di Regioni
(senza compenso) in sostituzione dei vecchi commissari di governo. Del fondo revoche ha parlato a Sorrento il
sottosegretario all'Economia, Giovanni Legnini, che ha spiegato come il governo Renzi abbia ereditato dal passato un
«groviglio paralizzante» e stia mettendo in campo azioni concrete per uscirne. Un solo esempio, quanto mai
significativo: del piano per il Sud da 7.5 miliardi annunciato dal governo Berlusconi negli anni 2008-2009 è stato speso
a oggi soltanto 1'1% delle risorse stanziate. (Giorgio Santilli)
Grandi imprese delle costruzioni
Cemex (06.06.14): Il mercato del cemento rappresenta da sempre un indicatore importante per il mercato
dell’edilizia: la scelta della multinazionale Cemex – terza compagnia al mondo per produzione di cemento e prima per
commercializzazione e produzione di cemento bianco - di sbarcare in Sicilia per insediare una nuova azienda di
materiali da costruzione, sottolinea il nuovo segnale di’interesse dai mercati internazionali. È stato inaugurato, infatti,
il 30 maggio, al porto di Augusta lo stabilimento “Cementi Siciliani”, nato con l’obiettivo di sviluppare nuovi business
nel polo logistico e strategico del Mediterraneo: «Abbiamo deciso di avviare questa nuova iniziativa imprenditoriale –
sottolinea Juan Luis Alonso, amministratore unico della nuova compagnia – in considerazione dell’espansione e del
grande potenziale di crescita che offre la Sicilia, sebbene non escludiamo nel futuro di ampliare il nostro raggio di
azione in altre regioni del Paese che consideriamo potenzialmente interessanti». L’Azienda, che ha rilevato un vecchio
cementificio nella sede commerciale del porto di Augusta, prevede strutture di deposito per una capacità di 4000
tonnellate di cemento. Inizialmente commercializzerà il cemento fabbricato dalla multinazionale Cemex nelle più vicine
strutture di produzione presenti in Spagna, prevedendo in breve tempo di aumentare la gamma di prodotti con altri
materiali di costruzione e soluzioni per l’edilizia che vengono fabbricati e distribuiti in più di 50 Paesi, dove vengono
quotidianamente impiegate 43mila risorse umane. «I nostri prodotti – spiega Jaime Ruiz De Haro, presidente e
amministratore delegato di Cemex in Spagna – si distinguono nel mercato per l’alta qualità, riconosciuta a livello
mondiale, che ha superato i rigidi controlli e gli standard dell’Unione Europea e vantano tutte le certificazioni di
sostenibilità che esige la norma. Siamo convinti che avremo un’accoglienza eccellente in Sicilia, perché i nostri sono
prodotti che nascono da un’innovazione continua e dall’obiettivo di dotare il settore dell’edilizia dei materiali
all’avanguardia».
Cmc (09.06.14): II taglio del nastro è in agenda per fine giugno quando il presidente Massimo Matteucci affronterà
a Londra la platea degli investitori istituzionali. Un bel salto per la Cmc di Ravenna, fin qui abituata a giocare in casa e
confrontarsi con i 3mila soci locali uniti nel gruppo di costruzioni, un colosso da 1 milliardo di ricavi, il terzo dopo
Salini-Impregilo e Astaldi. Poi il road show toccherà Milano, quindi Parigi e Francoforte. Sempre che i fondi pensione e
le assicurazioni della City, alla ricerca di buoni rendimenti, non prenotino in anticipo un'ampia fetta dei titoli
obbligazionari Cmc. Già, perché la società di costruzioni di matrice Legacoop sta per aprire un nuovo cantiere. Quello
dell'emissione di 1 bond high yield (alto rischio e alto rendimento) di taglia, pari a 300 milioni, L'operazione va cosi a
infoltire la pattuglia delle aziende debuttanti sul mercato del debito (Officine Maccaferri, lvs, Kedrion, Terni Energia)
che da gennaio hanno sfilato con soddisfazione davanti agli investitori stranierì. Nel mondo cooperativo aveva già
aperto la strada dei bond Manutencoop facility management che però era già addestrata ai rapporti con investitori
istituzionali, visto che nel capitale ospita fondi come 21 investimenti, MPventure e Idea capitaI. Per Cmc (nata come
Cooperativa muratori e cementisti) è una prima assoluta, Il gruppo emiliano sarà con tutta probabilìtà seguito da
Unicredit e Bnl-Bnp Paribas (le banche fin qui più coinvolte) in qualità di istituti capofila e dagli studi legali Chiomenti e
Shearman & Sterling (Bep e Cravalli Swaine & Moore per le banche). Ci vorrà poi un rating, indispensabile per
presentarsi agli istituzionali, e la quotazione su un mercato regolamentato per la quale sono state scelte le piazze di
Lussemburgo e Milano. Il bond avrà un doppio scopo. Da una parte allentare la dipendenza dai finanziamenti bancari
(spuntando condizioni più vantaggiose visto che la società ha circa 200 milioni di debito) in modo da avere poi il loro
sostegno per gli impegni futuri. In secondo luogo, servirà a mettere fieno in cascina per sostenere il piano industriale
che promette 1,2 miliardi di ricavi nel 2014, forte di un portafoglio lavori di 3 miliardi. Tra Bologna, Reggio Emilia e
Ravenna, cuore delle grandi cooperative rosse nelle costruzioni, Cmc è fin qui stata un'eccezione, dopo le difficoltà
attraversate da Coopsette, Unieco, Cesi e Coop costruzioni di Bologna, alle prese con debiti insostenibili e un mercato
interno che dal 2008 ha lasciato sul tappeto il 40%. Per l'impresa ravennate è merito di una forte esposizione del
business delle commesse dall'estero (60% il peso sui ricavi) con lavori come la metropolitana di Singapore, opere
fluviali in Cina, impianti idroelettrici in Sudafrica. Senza contare i lavori legati all'Expo per la costruzione dei padiglioni
di Francia e Tailandia, che sembrerebbero esclusi dal contratto di consulenza firmato dall'amministratore delegato di
Cmc Dario Foschini con la Seinco, riconducibile al faccendiere Primo Greganti. (DANIELA POLIZZI)
Salini Impregilo (10.06.14):
Tutto pronto per il ripristino del flottante di Salini Impregilo. La quota di azioni
libere sul mercato, del colosso italiano delle costruzioni, potrebbe arrivare al 35 per cento del capitale. Il road show per
avviare la vendite delle azioni, che saranno riservate a investitori istituzionali, partirà probabilmente tra il 16 e il 18
giugno prossimi. È quanto l'agenzia Radiocor - Il Sole 24 Ore ha appreso da fonti finanziarie in merito al progetto allo
studio, annunciato da Salini Impregilo lo scorso 30 maggio, di un aumento di capitale e vendita di azioni per avere un
maggior flottante e liquidità delle azioni. La società, lo scorso mese, parlò di una ricapitalizzazione fino al 10%
dell'attuale capitale sociale, riservata a investitori istituzionali, e la vendita di un parte della partecipazione in mano
alla controllante Salini Costruttori, attualmente all'89,9%. La società precisava in ogni caso, nella nota diffusa allora,
che Salini Costruttori «continuerebbe a essere l'azionista di maggioranza di Salini Impregilo». Il collocamento avverrà
con una procedura mista: da una parte un aumento di capitale (ma non aperto al pubblico, bensì riservato ai futuri
nuovi soci), con nuove azioni. E in parte (minima) di vendita di azioni in mano al patron Pietro Salini. Tre le banche in
pista per organizzare l'operazione, che ai prezzi attuali vale circa 200 milioni di euro: Goldman Sachs, Mediobanca e
Banca Imi come global coordinator. Supportate, nel ruolo di collocatori, da Equita, Unicredit, Natixis, Bnl-Bnp Paribas e
Intermonte. L'aumento del flottante è una mossa attesa da tempo dal mercato.
Astaldi (10.06.14): Astaldi pianta un'altra bandierina in Cile. Il gruppo guidato da Paolo Astaldi si è aggiudicato iI
contratto di concessione per la realizzazione e la gestione del nuovo Ospedale Metropolitano Occidente di Santiago. II
valore complessivo della commessa è di 236 milioni di euro. Il contratto prevede la progettazione, il finanziamento, la
costruzione e la gestione dei servizi commerciali e non medicati di un ospedale di dieci piani, con 523 posti letto, 599
posti auto e 120 mila metri quadrati di superficie. E inoltre prevista la fornitura e la manutenzione delle
apparecchiature elettromedicali e degli arredi. La durata della concessione è di circa 20 anni, con 52 mesi per la fase di
costruzione e 15 anni per la gestione. Le attività di progettazione saranno avviate a breve e l'inserimento dell'ordine in
portafoglio avverrà dopo il closing, atteso entro l'anno. Commissionata dal ministero dei Lavori Pubblici cileno, l'opera
sarà finanziata da capitali privati e l'investimento sarà ripagato da 500 milioni di ricavi derivanti dalla gestione,
garantiti per il 95% dai canoni di disponibilità. Il nuovo contratto di concessione si aggiungerà al portafoglio ordini del
gruppo romano, che a fine marzo valeva 12,8 miliardi. Astaldi è presente in Cile dal 2008 nel settore delle concessioni
idroelettriche, in società al 27,3% con la concessionaria che ha realizzato e che gestisce l'impianto di Chacayes, e nel
comparto minerario, che lo vede gestore di un impianto per il recupero di rame e molibdeno. Ieri il titolo Astaldi a
Piazza Affari ha chiuso a 8,32 euro, in rialzo dello 0,97%. (Francesco Colamartino)
Buzzi Unicem (11.06.14): Dal primo luglio scatta la cassa integrazione straordinaria per 45 lavoratori del
cementificio Buzzi Unicem di Fiorane, a Cadola. Ma l'altoforno sarà mantenuto attivo e in produzione con l'impiego di
19 dipendenti che lavoreranno a rotazione. <<In questa vertenza – azzarda Adriano Tiziani di Fneal-UiI abbiamo la
speranza che trascorso l'anno della cassa, i lavoratori possano riprendere l'attività. Abbiamo chiesto all'azienda se alla
fine del periodo ci saranno esuberi. Ha escluso questa evenienza. D'altra parte è prevista l'uscita volontaria per quei
lavoratori che possono usufruire degli ammortizzatori sociali». Forti preoccupazioni erano sorte tra gli oltre 60
dipendenti quando la Buzzi Unicem, di fronte alla crisi dell'edilizia, aveva deciso di ridurre i cementifici di sua proprietà.
L'azienda aveva fatto i suoi conti: se fino al 2010 produceva complessivamente dai 38 ai 48 milioni di tonnellate di
cemento all'anno, negli ultimi tempi era scesa a 19 milioni. Giocoforza era chiudere Cadola. Ma s'è fatta avanti
l'austriaca Wp, un'attività di famiglia che ha stabilimenti in Austria e in Slovenia. Il cementificio di Cadola è in buone
condizioni e la cava di Vich fornisce materia prima ancora per una ventina di anni, secondo l'accordo con il Comune. Le
trattative di compravendita sono concluse da alcuni mesi ma il passo definitivo e ufficiale sarà compiuto prima della
metà di luglio. L'intesa prevede la cessione agli austriaci del 75% del capitale e alla Buzzi Unicem rimane il 25% con la
gestione del cementificio di Cadola. Nel frattempo si sono pianificati gli accordi sindacali. Tutta la fase è stata gestita
dalla Rsu (interamente Filca-Cisl) con Andrea Manfrin, Mauro Pierobon e Ugo Dassié e il rappresentante provinciale Edi
Beniamino Toigo. «L'intervento degli austriaci è uno spiraglio di salvezza - dice Toigo - è il minore dei mali: la cassa
integrazione speciale tutela i lavoratori e in più è prevista la mobilità volontaria. Anche l'azienda s'è dimostrata
disponibile anticipando i soldi della cassa integrazione». Sulla stessa linea è Marco Nardini, Fillea-Cgil, che però calca la
mano: «Gli austriaci hanno visioni sindacali diverse dalle nostre, non vorrei che pensassero di venire qua e fare man
bassa o che mettano personale proprio. Speriamo che non ci sia una Caporetto. Ma noi vigileremo». (Maria Zampieri)
Maltauro (12.06.14): Costruzioni Pellegrini srl e i suoi alleati panzeri spa e «Milani Giovanni & C. srl» rompono gli
indugi e chiedono al Tar Lombardia la revoca dell'appalto per la progettazione e la realizzazione delle «architetture di
servizio» assegnato dalla società Expo 2015 a Maltauro. II ricorso è stato notificato ieri. L'Ati guidata da Pellegrini si
era classificata seconda nella gara a procedura ristretta indetta il 20 febbraio 2013. Nel ricorso si sostiene che le
ricorrenti hanno appreso dai fatti di cronaca che «l'aggiudicazione all'Ati Maltauro sarebbe frutto di atti corruttivi tra
l'allora legale rappresentante sig. Enrico Maltauro e il direttore generale di Expo 2015 spa dr. Angelo Paris,anche
tramite altri soggetti (G.Frigerio, L.Grillo, S.Cattozzo, P.Greganti, ecc.) che avrebbero influenzato la commissione
giudicatrice nell'attribuzione dei punteggi qualitativi (65%), di peso prevalente sulla parte quantitativa (35%)>>. Le
circostanze della dazione di denaro a fini di corruzione – aggiunge il ricorso - «sarebbero altresì palesi» dalle
confessioni di Enrico Maltauro e Angelo Paris. II ricorso di Pellegrini e alleati evidenzia come l’Ati avesse già offerto,
con lettera del 20 maggio 2014 inviata ad Expo 2015, la propria disponibilità all'immediato subentro all'Ati Maltauro
nell'appalto, considerando che «il contratto in essere con l'Ati Maltauro era risolto in applicazione del Protocollo di
legalità 13 febbraio 2012 tra Prefettura di Milano ed Expo 2015 spa». Questo è il punto-chiave sollevato dalle imprese
ricorrenti. Il ricorso argomenta che nell'invito alla gara «era stabilita, a pena di esclusione, la presentazione di una
dichiarazione» del concorrente in cui si impegnava a dare notizia al Prefetto ed Expo «di ogni tentativo di
condizionamento di natura criminale in qualunque forma esso si manifesti», a denunciare all'autorità giudiziaria ogni
illecita richiesta di denaro, al rispetto del protocollo di legalità, «accettando il sistema sanzionatorio ivi previsto». II
protocollo - precisa il ricorso- è «imposto a tutti i contraenti di Expo 2015». La nota inviata da Pellegrini a Expo 2015
«non ha avuto riscontro né le società ricorrenti sono state inviate all'incontro richiesto». Da qui la decisione di chiedere
l'annullamento dell'aggiudicazione al Tar. II ricorso ricorda che l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici ha ravvisato
nei protocolli di legalità «mezzi posti a tutela di interessi di rango sovraordinato e gli obblighi in tal modo assunti
discendono dall'applicazione di norme imperative di ordine pubblico». Pellegrini e gli alleati chiedono l'annullamento del
contratto di Maltauro o, in subordine, il risarcimento di danni a Expo 2015. (Giorgio SantiIli)
Cmb (12.06.14): «Ringrazio tutti, i soci, i soci sovventori, i fornitori, che sono stati saldi come querce e fiduciosi.
C'è stato da parte loro l'orgoglio della partecipazione e non era affatto scontato in un anno difficile come il 2013 che
avrà conseguenze sociali anche nel 2014» . Nel presentare il 6 giugno scorso alla stampa il consuntivo 2013 di Cmb
che sarebbe stato approvato all'assemblea generale dei soci il giorno dopo, ha detto proprio così, il presidente Carlo
Zini, accompagnato nella circostanza da Roberto Davoli, consigliere delegato della Divisione centrale. Con l'aria, in
sostanza, di chi, voltata la pagina di un periodo particolarmente cupo e difficile, sente che il peggio è passato e si può
guardare con rinnovata fiducia al futuro. l conti del colosso di via Marx, è vero, gli danno ragione. In un quadro a dir
poco drammatico, con 11 delle 26 cooperative che nel 2005 figuravano fra le prime cento imprese di costruzioni
italiane coinvolte lo scorso anno in fallimenti, concordati o amministrazioni controllate, la Cmb è riuscita invece a
spuntare un giro d'affari di 537 milioni, in linea con il budget, per un utile prima delle imposte di 10,1 milioni, il doppio
del 2012 , e un risultato netto di 6,5 milioni, contro i 3,3 del 2012. Ma siamo pur sempre lontani dagli andamenti pre
crisi e da picchi come quello realizzato – e mai superato - del 2009, con i suoi astronomici 640 milioni. E allora dove
sta la novità? Quali sono i motivi che hanno fatto volgere così radicalmente al bello gli umori del presidente Zini, che
solo quattro mesi fa esprimeva impazienza per le "aspettative tradite" del mondo delle imprese, per un "welfare
insostenibile", per un paese " affossato dalla burocrazia e dall'incertezza delle norme"? Dove stanno i motivi di
ottimismo in un momento in cui solo a nominarli, gli appalti e le costruzioni evocano mazzette e corruzione dilagante?
Lui non lo dice così esplicitamente, ma da uomo ormai abituato a frequentare la politica nazionale in quanto presidente
di quella Confindustria delle coop che è l 'Ancpl (Associazione nazionale cooperative di produzione e lavoro) lascia
intuire che la svolta si chiama Matteo Renzi. Ci gira intorno; accenna il nome quasi di sfuggita perché il premier non
appartiene alla sua stessa storia; rileva che dai "primi segnali si colgono misure di stabilità"; parla di rinnovato clima di
fiducia; sottolinea "lo scampato pericolo di instabilità"; dice che "c'è tutta una serie di segnali che spero si traducano in
fatti economici, pur esssendoci tanta strada da fare"; accenna a "giovani che hanno assunto delle responsabilità" e che
"fanno bene a mettere in discussione dei privilegi scambiati per diritti". Arriva perfino a valutare in positivo il fatto che
gli scandali vengano a galla... Ma alla fine è lì che arriva, all'uomo che, fra l'altro, ha collocato nel proprio governo quel
Giuliano Poletti chiamato a fare il Ministro del Lavoro lo stesso 22 febbraio in cui avrebbe dovuto chiudere l 'assemblea
di Cmb sul budget 2014 e con il quale Zini ha dichiarato di essere pienamente d'accordo sulla logica dei contratti a
tempo determinato, nel contesto di una visione più moderna del lavoro e della previdenza sociale. «Noi siamo per
definizione filo governativi» ha rimarcato Zini, forse inconsapevolmente citando Giovanni Agnelli: e mai l'accostamento
con un governo, neppure ai tempi della luna di miele con il ministro Lunardi dove c'era però di mezzo l'ex Cavaliere, è
parso dargli tanta soddisfazione. Se dunque per Giorgio Squinzi che guida l'altra Confindustria, ci stiamo trascinando
sul fondo, per Zini il fondo è sempre lì, ma con la precisa sensazione che l'Italia se ne possa staccare. A condizione che
non si crogioli nelle teorie della decrescita e che non rinunci «... a un proprio profilo industriale che è più solido di
quello di molti altri paesi» . (FLORIO MAGNANINI)
Italcementi (13.06.14):
Italcementi in calo in Borsa alla vigilia del lancio dell'opa sulla controllata francese
Ciments Francais. Ieri le azioni del gruppo della famiglia Pesenti hanno lasciato sul terreno il 2,24% a un prezzo di
riferimento di 6.55 euro. Oggi partirà infatti l'offerta pubblica di acquisto volontaria sulle minorities di Ciments Francais
dopo che l'Autorità francese dei mercati finanziari (Amf) ha dato ieri il via libera al progetto di offerta ritenendola
«conforme». L'operazione, che si chiuderà il 3 luglio prossimo, sarà finanziata con l'aumento di capitale attualmente in
corso fino a 500 milioni. L'offerta in Francia è finalizzata al delisting delle azioni di Ciments Francais. Pertanto se
all'esito dell'Opa Italcementi deterrà una partecipazione superiore al 95% verrà avviata la procedura disqueeze out
delle residue azioni Ciments Francais al prezzo unitario di euro 79,5, corrispondente a quello di offerta.
Rapporti e studi
Istat (10.06.14):
In aprile 2014 l’indice destagionalizzato della produzione industriale è aumentato dello 0,7%
rispetto a marzo. Nella media del trimestre febbraio-aprile l’indice ha registrato una diminuzione dello 0,1% rispetto al
trimestre precedente. Corretto per gli effetti di calendario, in aprile 2014 l’indice è aumentato in termini tendenziali
dell’1,6% (i giorni lavorativi sono stati 20 come ad aprile 2013). Nella media dei primi quattro mesi dell’anno la
produzione è aumentata dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In aprile l’indice
destagionalizzato registra variazioni congiunturali positive nei comparti dell’energia (+3,0%), dei beni di consumo
(+2,2%) e dei beni intermedi (+0,5%). Segna invece una variazione negativa, il raggruppamento dei beni strumentali
(-1,3%). Con riferimento alle sole attività manifatturiere, la produzione aumenta dello 0,4%.