Il grande sogno nato in birreria

INFORMAZIONE DI PARMA
I 100 ANNI DEL BOLOGNA
LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009
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Che storia
Sopra, il Carlino celebra la
nascita del Bologna nel 1909. A
destra tre grandi icone rossoblù:
Schiavio, Bulgarelli e Signori
I PIONIERI Nel 1909 Emilio Arnstein, innamorato del football, trovò altri appassionati ai Prati di Caprara
Il grande sogno nato in birreria
Il 3 ottobre 1909 la società fu fondata come sezione del Circolo Turistico
di Marco Tarozzi
Molto presto di mattina. È
il 3 ottobre 1909, una domenica di pallido sole autunnale. C’è un fervore insolito, alla Birreria Ronzani di via Spaderie. Emilio Arnstein
guarda le persone che gli
stanno intorno e sorride. Sa
che condividono il suo stesso sogno. Sa che amano il
football quanto lui, anche se
non ne conoscono perfettamente le regole. Non tutti, almeno. Ma in tempi di pionieri, quello che conta è la volontà. Quella di Emilio è di
ferro. Ci ha impiegato meno
di un anno a trasformare quel
sogno in realtà. Aveva trovato “i màt chi corren dri a la
bàla” ai Prati di Caprara, poco dopo essersi fermato per
l’ennesima volta a Bologna,
ai primi del 1908. Li aveva radunati, organizzati, convinti
che anche qui, come in altre
città italiane, era arrivato il
momento di fare sul serio.
Il sogno del boemo
Eccoli qui, quelli che hanno dato origine a una storia
lunga un secolo, e a tutta la
gloria che ne è venuta. Riuniti intorno a un paio di tavoli
della Birreria Ronzani, che
è anche la sede del Circolo
Turistico Bolognese. Emil
Arnstein è un suddito
dell’impero Austro-Ungarico nato in Boemia, a Wotitz,
vicino a Praga, il 4 giugno
1886. Durante l’Università, a
Praga e poi a Vienna, si è innamorato del calcio. Gli piace giocare, ma soprattutto
organizzare. A Trieste, insieme al fratello e a un gruppo
di inglesi e boemi, ha da poco dato vita al Black Star FC.
Qui si è subito informato,
per sapere se mai qualcuno,
da qualche parte, avesse a
che fare col football. La “dritta”, dice la storia, gliel’avrebbe data un tranviere. E fuori
porta Saffi, nella Piazza d’Armi dei Prati di Caprara, proprio dove nel 1906 si era esibito il leggendario Buffalo
Bill col suo tour “Wild West
in Europe”, Arnstein ha trovato quel che cercava. Ovvero i famosi “matti che corrono dietro a un pallone”. Gli
stessi che sono seduti intorno a lui in questa domenica
in cui si scrive la storia rossoblù. C’è un conduttore del
Collegio di Spagna che di cognome fa Builla, fondamentale perché nel gruppo è
Il Bologna FC 1909 è
entrato nel suo centesimo anno di vita. Lo festeggerà il 3 ottobre 2009.
Da oggi, ogni domenica,
cercheremo di accompagnarvi verso quella data
raccontandovi i momenti più gloriosi, ma anche
quelli delicati, della sua
storia. A cominciare da
quella mattina di un secolo fa, quando un gruppo di pionieri dette vita al
grande sogno rossoblù.
Passando attraverso sette
scudetti, gli anni dello
squadrone che faceva tremare il mondo, i tanti
fuoriclasse che hanno vestito questa maglia. Un
gesto d’amore che vorremmo dedicare alla memoria di un campione
che di questa storia ha
scritto pagine incancellabili: Giacomo Bulgarelli.
Emilio Rauch, primo presidente
rossoblù. A sinistra il neonato
Bologna: in piedi Della Valle,
Orlandi, Gradi, Bernabeu, Donati,
Bignardi, Pessarelli. Accosciati
Saguatti, Rivas, Chiara, Venzo,
Nanni
quello che porta il pallone.
C’è un altro spagnolo, studente dello stesso istituto. Si
chiama Antonio Bernabeu
Yeste, gioca centravanti e
suo fratello Santiago diventerà famoso, anni dopo: presidente e anima del Real Madrid a partire dagli anni Quaranta. Un altro “straniero”
viene dalla Svizzera. Si chiama Louis Rauch, è studente
in odontoiatria. Diventerà uno dei pupilli del professor
Arturo Beretta, prima di aprire un rinomato studio dentistico in centro. E poi ci sono i
fratelli Gradi, Vincenzi, Puntoni, Cavazza, Berti, Lambertini, Martelli, Nanni, Della
Valle. C’è il cavalier Carlo
Sandoni, presidente del Circolo Turistico Bolognese. È
lui che ha patrocinato l’iniziativa di Arnstein e dei suoi
pionieri. È l’inizio del ventesimo secolo, per far crescere
una società sportiva serve un
pigmalione. Le cose non
cambieranno, in futuro.
Il rosso e il blu
Il Bologna Football Club
nasce in poche ore, come sezione del Circolo. Ha il suo
bravo statuto, e il primo presidente della sua storia è proprio lo svizzero Rauch. Guido Della Valle, di nobili origini, è il vice, i consiglieri
sono Arnstein e Leone Vincenzi. Segretario Enrico Pe-
naglia, cassiere Sergio Lampronti. Ventiquattr’ore più
tardi, il 4 ottobre, il Resto del
Carlino dà la notizia della
fondazione in venticinque righe: «Ieri mattina, al Circolo Turistico Bolognese, venne costituita la sezione per
le esercitazioni di sport in
campo aperto e precisamente il Foot Ball Club. Era
desiderata da molti giovani
questa iniziativa per il football, per la palla vibrata, pel
tennis, e mentre già alcune
esercitazioni si svolgevano
da qualche settimana, ora
si è fissato un ordinamento
preciso, costituendo la sezione presso il Circolo Turistico che già ha acquistato
la maggiore importanza
sportiva».
Quando è il momento di
scegliere il capitano, nessuno ha dubbi. Arrigo Gradi.
È quello che sa di tecnica più
di chiunque altro, ha già giocato nel Schomberg, a Rossbach, quando studiava in
Svizzera. E proprio da lassù
ha portato l’idea per la divisa
ufficiale. Casacca a scacchi,
colori rosso e blu col taschino, anch’esso bicolore, sulla
sinistra. Una sciccheria. I
“m at t i ” del football fanno
dannatamente sul serio. E di
lì a poco, anche quelli che ci
scherzavano su si ritroveranno a bordocampo, a curiosare intorno a quel nuovo
sport che sembra destinato a
fare proseliti anche a Bologna.
Pecore e pallone
Ovviamente, giocatori e
primi appassionati si ritrovano sempre dove tutto è iniziato. Ai Prati di Caprara. Per
diversi motivi, uno dei quali
più importante di tutti: lì non
si paga nulla per giocare. Basta avere pazienza, e non fare
arrabbiare più di tanto il pastore. Un tipo burbero, a cui
il demanio comunale ha affittato da tempo quei terreni
fuori porta. E allora, a ognuno il suo, rispettando i turni:
prima le pecore al pascolo,
poi i giocatori schierati secondo la regola anglosassone: go l keep e r, e n d - b ac k s ,
hal f-ba cks e forwards . Ci
vuole niente perché il fenomeno attecchisca. A quelli
della prima ora si aggiungono altri giovani, più o meno
portati per il gioco. C’è addirittura abbondanza. Cambia
il presidente: Borghesani
succede a Rauch, che preferisce guidare la squadra dal
campo in veste di trainer.
Cambia anche la sede, che si
sposta al Bar Libertas di via
Ugo Bassi. Il Bologna si affaccia al mondo del calcio. È
pronto per le prime piccole
grandi sfide.
(1-continua)
Un ringraziamento
per la collaborazione a
Lamberto Bertozzi, Filippo Benni e Siamo
Bologna, Roberto Mugavero e Minerva Edizioni
Un’immagine degli interni della Birreria Ronzani, dove è nato il Bologna
Via Spaderie, con l’entrata del locale in cui Arnstein fondò la società