13 Corriere del Trentino Martedì 29 Luglio 2014 TN Cultura &Tempo libero Islam nascosto Scatti e luoghi di un culto Degiorgis premiato ad Arles di MASSIMILIANO BOSCHI «Nicolò Degiorgis toglie il velo («Lifts the veil») all’islamofobia italiana». Questo il titolo che il quotidiano britannico The Guardian ha dedicato al ventinovenne fotografo bolzanino vincitore del «Prix du livre d’auteur - Premio del Libro d’Autore» di Arles, in Francia. Il premio gli è stato conferito in quanto autore di «Hidden Islam» (Islam nascosto) un libro fotografico di 90 pagine edito da Rorhof, piccola casa editrice con sede a due passi dal parco Talvera, fondata, pochi mesi fa, da Eleonora Matteazzi e dallo stesso Degiorgis. Incontriamo Degiorgis in campo neutro, all’università di Bolzano e l’intervista incomincia solo dopo aver dato una rapida occhiata al libro premiato: novanta pagine in cui sono rappresentati in bianco e nero una serie di edifici di culto degli islamici del Nord-est. Immagini di edifici anonimi, contrassegnati solo con la sigla della provincia e il codice di avviamento postale che, sollevando la pagina come in un pieghevole, svelano le immagini a colori degli arredi, dei riti, delle preghiere e dei fedeli che frequentano questi luoghi «nascosti». Un libro, anche graficamente molto suggestivo, che ha permesso a Degiorgis di aggiudicarsi l’edizione 2014 di un premio che, oltre a onore e pubblicità, gli ha garantito la non disprezzabile somma di ottomila euro. Il vincitore, però, sembra più frastornato che felice, anche se, a domanda esplicita, tutto torna nella normalità. Degiorgis è soddisfatto? «Ovviamente sì, il premio di Arles è il più antico e rispettato al mondo per quel che riguarda l’editoria fotografica e partecipavano le più importanti case editrici del settore. Al di là della gioia personale, credo Artista altoatesino Nicolò Degiorgis, 29 anni, ha pubblicato il volume dal titolo «Hidden Islam», 90 pagine di fotografie dedicate ai luoghi di culto islamici diffusi nel Nord Est sia un bel segnale anche per tutta l’editoria indipendente. Il libro è comunque già esaurito, era andato molto bene anche nelle presentazioni precedenti, a Milano, Londra e Vienna ma il premio è stato la ciliegina, anzi il meteorite, sulla torta». Una torta o uno strudel? «Sono nato a Bolzano da madre svizzera di lingua italiana e padre italiano, ma ho fatto tutto il percorso scolastico in lingua tedesca. Suc- cessivamente mi sono iscritto all’università di Venezia in Lingue e Istituzioni Economiche e Giuridiche dell’Asia Orientale. Nel frattempo ho lavorato, e ho viaggiato. Mi sono trasferito a Hong Kong, a Pechino e ho fatto uno stage a Parigi per Magnum. Dopo la laurea ho fatto un anno di residenza a "Fabrica" il centro di ricerca sulla comunicazione del gruppo Benetton, ed ho vinto una borsa di studio dell’uni- versità di Trieste per una ricerca sui modelli multiculturali in Croazia, Friuli Venezia Giulia e Austria. Ricerca poi pubblicata in "Trieste multiculturale" (Il Mulino 2011). Un lavoro che, ovviamente mi ha aiutato molto nella preparazione di "Hidden Islam"». Però è tornato a Bolzano... «Sì, credo che questo territorio abbia un valore aggiunto. Qui si investe ancora in cultura e qui ho potuto avviare collaborazioni indispensabili per la nascita della casa editrice». Ma l’editoria non è in crisi? «Non quella fotografica, per questo settore è un momento d’oro. Una grande espansione dominata da editori indipendenti». Anche in Italia? Gli smartphone e le annesse applicazioni di editing fotografico non stanno uccidendo la fotografia? «No, l’hanno resa un linguaggio popolare. Forse questo potrà limitare i picchi di eccellenza, ma si è creata una vasta cultura sull’immagine fotografica anche in Italia, seppur più lentamente che altrove». Rorhrof ha pubblicato altri libri? «Sì, "Oasis Hotel", un libro figlio della mia permanenza in Cina. Ho documentato un viaggio in autostop lungo l’autostrada che attraversa il deserto di Taklaman: camionisti, lavoratori del petrolio, raccoglitori di cotone e prostitute che gravitano intorno a questa autostrada». Tornando a «Hidden Islam», l’articolo di The Guardian pubblicato nell’edizione online ha avuto quasi 500 commenti. Merito dell’argomento trattato? «Credo di sì, all’estero restano scioccati dalla situazione italiana in cui esistono solo due moschee ufficiali e per il resto sono camuffate da associazioni culturali. La Costituzione italiana sancisce la libertà di culto ma l’Islam, che è ormai la seconda religione italiana, non è legalmente riconosciuta. Detto ciò, io non sono un’attivista politico, il mio libro si limita a documentare la situazione, cercando, magari, di stimolare il confronto con l’argomento trattato». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’incontro La scrittrice attesa a San Martino di Castrozza. Presenterà «Non esistono cose lontane» Elisabetta Rasy, storie d’amore «retrò» È un viaggio, interiore, sentimentale. Un viaggio, appunto. Il suo stile la precede, le sue storie pure. Per chi ama e ha amato i personaggi di Elisabetta Rasy, l’occasione è da segnare sull’agenda. Domani, alle 18, l’autrice sarà a San Martino di Castrozza per presentare la sua ultima fatica letteraria dal titolo «Non esistono cose lontane». Si tratta di un romanzo pieno di musica, una storia che attraversa le generazioni e ricama l’invisibile tela del destino umano. Con scrittura asciutta ma contemporaneamente musicale, l’autrice si orchestra tra pathos e ironia, tra epoche e voci diverse attorno agli intrecci eterni del destino e dell’amore. Il volume, edito per Mondadori,ci porta negli anni ’80 per poi da lì immergerci anche negli anni addietro, più lontani nel tempo. La storia è quella di Olga Portolano (maestra d’asilo) e di Ettore, traduttore di testi musicali ed enigmatico vicino di casa sempre in fuga con cui ha una appassionante storia d’amore che improvvisamente si tronca per riaprisi 25 anni dopo, quando Ettore chiede aiuto in una enigmatica lettera attraverso la quale la invita in una casa di campagna. Prima tormentata e poi incapace di resistere al richiamo del passato Olga ci va. Qui si apre una storia che si sviluppa su vari piani temporali, costruendo un’architettura narrativa multipla e articolata. «Non esistono cose lontane» è quindi un romanzo sulla passione amorosa, sulla fedeltà a se stessi e sulla libertà interiore. Una riflessione sull’amore quando è portatore di infelicità e sulle sue conseguenze emotive. L’amore non può essere una manipolazione dei sentimenti e soprattutto non attende ricompense. La nostra protagonista deve completare il suo percorso interiore, scoprire i propri errori d’amore e imparare a superarli, solo allora riconoscerà che l’amore è un sentimento che sorprende e che non ha età. Elisabetta Rasy ha pubblicato numerosi romanzi, racconti e saggi, molti dei quali dedicati alla scrittura femminile. Ha vinto anche premi letterari, tra i quali il Premio Selezione Campiello nel 1997 con Posillipo. Collabora con il quotidiano Il Sole-24 Ore; tra le sue ultime opere da ricordare «Memoria di una lettrice notturna», «L’estranea», «La scienza degli addii», «L’ombra della luna». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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