La Gazzetta dello Sport

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SABATO 20 DICEMBRE 2014 LA GAZZETTA DELLO SPORT
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OPINIONI
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Conte e i club
Il caso Federnuoto
NAZIONALE, COMPROMESSO ALL’ITALIANA
MALAGÒ, COSA C’È
SOTTO L’ALBERO?
IL COMMENTO
di LUCA
CALAMAI
H
a vinto la linea del
compromesso. Un risultato
che suona come una mezza
sconfitta per Antonio Conte. Può
essere questa la sintesi estrema della
lunga battaglia combattuta ieri in
Lega. Lo stage chiesto, anzi preteso,
dal c.t. è rimasto in piedi. Ma senza
fondamenta solide. Saranno i club
impegnati nelle coppe a decidere se
concedere o meno i giocatori. Un
finale molto italiano. Che conferma
la spaccatura esistente nella nostra
confindustria del pallone. Non può
essere un caso che la vicenda
nazionale abbia riproposto i due
schieramenti che si contrappongono
dal giorno dell’elezione del
presidente federale Tavecchio. Da
una parte Lotito e Galliani; dall’altra
la Juve con Fiorentina, Roma e
Napoli. Ogni occasione è buona per
farsi la guerra. L’ultima «vittima» di
questo braccio di ferro è Conte. Per
carità, altri c.t. in passato erano
rimbalzati davanti alla richiesta di
poter avere qualche stage durante la
stagione. Ne ricordiamo due: Lippi e
Prandelli. Figure approdate alla
guida della Nazionale in un
momento in cui avevano forza e
credibilità nell’ambiente. Proprio
come nel caso del buon Antonio.
Anche loro, all’inizio del viaggio
azzurro, avevano raccolto grande
disponibilità da tutte le componenti
dell’azienda calcio. Ma il passaggio
tra le dichiarazioni d’intenti e la
cruda realtà finisce quasi sempre per
trasformarsi in un sentiero quasi
inaccessibile. E così, sei mesi dopo il
fallimento mondiale e fiumi di buoni
propositi e di fantastiche idee, ci
ritroviamo più o meno al punto di
partenza. Con stage azzurri tutti da
inventare, senza le seconde squadre,
senza un progetto chiaro relativo
alla tutela dei nostri talenti e con i
soliti stadi obsoleti. Ora resta da
capire come reagirà il c.t. a questa
frenata dei club. Le voci che lo
vorrebbero nuovamente in trattativa
col Psg per la prossima stagione
sono sempre più insistenti. E se
Conte dovesse decidere di chiudere
prima del tempo la sua avventura
azzurra nessuno potrebbe accusarlo
di tradimento. Lui era stato chiaro
fin dal primo giorno. Voleva essere il
motore di un progetto nuovo che
coinvolgesse tutte le nazionali. Da
quella maggiore all’Under 16. Voleva
creare uno stile di gioco e
un’identità. Come aveva fatto
quando la famiglia Agnelli gli aveva
affidato il rilancio della Juve.
Vedremo quali saranno le sue mosse.
Intanto sarebbe bello che anche
allenatori e giocatori uscissero allo
scoperto. Stanno con Conte o
preferiscono nascondersi dietro le
scelte dei loro presidenti? Quanti
condividono la dura posizione di
Allegri? Se la Nazionale è un
patrimonio di tutto il calcio italiano,
sarebbe giusto sapere quanti sono
veramente disposti a sacrificare
qualcosa del proprio orticello per
avere una squadra azzurra più forte.
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Scherma e vita
IL MIO MESSAGGIO DI SPERANZA MONDIALE
IL RACCONTO
di BEBE
Beatrice Vio, “Bebe” per tutti,
schermitrice paralimpica di
fioretto, ha vinto la Coppa del
Mondo di fioretto 2014. Bebe
racconta per la Gazzetta il suo
straordinario successo nello sport
e nella vita.
S
ono a Hong Kong e sono
veramente felice: ho appena
vinto l’ultima prova di Coppa del
Mondo dell’anno e grazie a questo
risultato ho conquistato l’edizione di
fioretto del 2014! Venire in oriente e
vincere è la più grossa soddisfazione
che mi potevo togliere perché le cinesi
e le hongkonghine (sono le atlete di
Hong Kong, spero si dica così) sono le
schermitrici in carrozzina più forti al
mondo. Da quando avevo perso ai
mondiali di Budapest 2013 prendendo
delle belle sventole dalle cinesi mi ero
ripromessa che mi dovevo allenare per
bene per riuscire a essere al loro livello
prima della Paralimpiade di Rio... ma
non credevo di riuscirci così presto!
Quando mi sono tolta la maschera
dopo la finale ho iniziato a piangere
per l’emozione e mentre andavo a
cambiarmi, la cinese che avevo appena
battuto è venuta ad asciugarmi le
lacrime e sono scoppiata a ridere. Lei
ha vinto già Paralimpiadi e Mondiali, e
ora le sono anche davanti nella
classifica. Mi sono passate un sacco di
cose per la testa. Anche di quel
periodo, dopo la malattia, in cui volevo
tornare a tirare di scherma, ma in
piedi. Non volevo farlo in carrozzina.
Pensavo fosse una cosa da «disabili».
Come sbagliavo: è ancora meglio!!! È
diverso: le carrozzine sono bloccate su
una pedana, sei davanti alla tua
avversaria e non puoi indietreggiare,
solo attaccare. A me piace tanto
attaccare, quindi mi diverto tanto.
Sognavo di diventare una campionessa
quando a cinque anni ho cominciato a
tirare di scherma. Quando vedo le foto
mi fa ridere: ero buffa e ricordo che la
maschera mi ballava in testa. Poi, a 11
anni, per quella brutta malattia hanno
dovuto amputarmi le braccia e le
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Alessandro Bompieri
gambe. Sono stata in ospedale 104
giorni, più di Napoleone all’isola
d’Elba, pensate. Ma ricordo solo le
cose belle, gli amici a trovarmi, le
infermiere carine e gli infermieri che
la sera prima degli interventi
chirurgici mi facevano i balletti. Per
fortuna sono riusciti a salvarmi i
gomiti e le ginocchia. Con le protesi
riesco a fare un sacco di cose e,
soprattutto, ho ripreso a tirare di
scherma! Spero tanto che grazie a
questa vittoria si parli un po’ dello
sport paralimpico e lo vedano in
particolare le tante persone con
disabilità che ci sono in Italia. Così
capiscono che ci sono un sacco di
sport divertenti da fare, invece di stare
chiusi in casa. Io con mamma e papà e
tanti amici cerco di farlo anche con la
nostra associazione, art4sport, dove
aiutiamo bambini disabili a fare sport.
Non so se posso abusare del giornale
per i fatti miei (ma tanto il Direttore è
mio amico…), però mi piacerebbe
poter dedicare questo oro alla
Scherma Mogliano, con il presidente e
le Maestre Federica e Alice. Tanti
auguri a tutti! Bebe
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PALAZZO DI VETRO
di RUGGIERO
PALOMBO
R
afforzato nello spirito e
nel corpo dalla
benedizione di Papa
Francesco, il presidente
del Coni Giovanni Malagò
è ormai in odore di olimpica santità.
Per completare l’opera, non gli resta
che trovare sotto l’albero di Natale,
anzi anche prima, lunedì 22
dicembre, il dono più gradito. La
cancellazione della squalifica di 8
mesi comminatagli dalla
commissione d’appello federale
della Federnuoto che dimezzò la
mega sospensione della Disciplinare
senza tuttavia alleviare sofferenze (e
incazzatura) del numero uno dello
sport italiano. Ci dovrebbe pensare,
o meglio ci penserà sicuramente, il
Collegio di Garanzia del Coni, la
Cassazione dello sport, presieduto
dall’ex ministro Frattini.
I fatti sono noti e rientrano nella
ormai millenaria contesa Barelli
Malagò, col primo accusato di truffa
e denunciato alla Procura della
Repubblica di Roma che ancora
deve dire l’ultima parola (c’è un pm
due volte innocentista e un gip una
volta colpevolista), e col secondo
incautamente inciampato in un
verbale di Giunta Coni, con
affrettate conclusioni che gli sono
costate presso la Fin, in quanto
presidente della Canottieri Aniene,
deferimenti e squalifiche. Lunedì
l’atto conclusivo del Collegio di
Garanzia che non dovrebbe
discostarsi molto dal parere
consultivo espresso da altra sezione
dello stesso Collegio, che a suo
tempo sollecitata dalla Giunta Coni
disse che gli organi disciplinari della
Fin non erano competenti a
giudicare. Cosa di cui la
commissione d’appello s’infischiò
bellamente.
Le nostre certezze, sull’epilogo
sportivo della vicenda, sono
granitiche. E tuttavia, la
sopraggiunta lettura delle 18 pagine
di motivazione della sentenza bis
della Fin, passate fin qui sotto
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silenzio, suscitano in noi una
qualche curiosità: come farà il
Collegio a smontare le altrui
argomentazioni? Già, perché la
Commissione d’Appello, composta
dagli avvocati Maruccio, Bevere e
De Tommaso, non si è limitata a
rivisitare il caso degli addebiti mossi
a Malagò, ma è andata ben oltre,
rivendicando il proprio pieno diritto
a sentenziare e negandone altresì la
prerogativa ultima al Collegio di
Garanzia.
Pescando fior da fiore: eccezioni
della difesa Malagò «fragili e
contraddittorie», «non appaiono
condivisibili le motivazioni in ordine
al difetto di giurisdizione», «le
condotte disciplinarmente rilevanti
restano tali indipendentemente
dall’habitus
ruolo/funzione/qualifica ricoperti»,
«...quasi che il presidente del Coni
non sia tenuto all’osservanza delle
norme del Codice di comportamento
sportivo del Coni, il che, oltre che
errato, è palesemente assurdo», «La
singolare prospettazione difensiva
del deferito si risolve quindi
nell’assunto secondo cui il
presidente del Coni, in quanto tale,
sarebbe di per sé immune, non si sa
per quale ragione, rispetto agli atti
compiuti in sede di Giunta. Il grave
errore giuridico e concettuale di tale
argomento è evidente...», «la difesa
Malagò ancora una volta è incorsa
in un grave abbaglio concettuale e
giuridico» etc.etc. Frattini, insomma,
avrà il suo bel daffare. Una sola
raccomandazione: i membri del
Collegio si ricordino di firmare in
calce alla decisione assunta, cosa
che quelli del «parere», come
sadicamente sottolineato dalla
Commissione d’appello Fin, avevano
dimenticato di fare.
Ps. Caso Lega Pro. Tavecchio, che
martedì ha incontrato Ghirelli e
mercoledì ha inviato una durissima
lettera a Macalli, cerca di pilotarne
l’uscita «con l’onore delle armi»,
futuro presidente onorario di una
Lega a stretto giro di posta
presieduta da Gravina. Che insieme
a Ghirelli, checché se ne dica, ha i
numeri per andare diritto a un
nuovo ribaltone assembleare. A quel
punto assai poco indolore.
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