sa vicentina dell’Araceli, Vicenza, sa vicentina dell’Araceli, Vicenza, e. Le facciate continue in vetro e metallo Frida BAZZOCCHI. Vincenzo DI NASO RIASSUNTO Le tematiche della trasparenza e della leggerezza si configurano ormai da oltre un secolo come paradigmi della modernità. In molti edifici che oggi si pongono come icone del costruire contemporaneo la smaterializzazione dell’involucro edilizio rappresenta uno dei principali valori formali e ciò si concretizza in una tensione volta ad annullare visivamente la barriera che separa l’edificio da ciò che lo circonda. In questo tipo di approccio il vetro risulta essere il vero protagonista. L’evoluzione dei materiali e delle tecniche ha consentito già da molti anni la realizzazione di facciate in vetro ad elevata complessità tecnologica. Il contributo è volto ad effettuare un sintetico panorama delle facciate continue in vetro e metallo ed esplicitare alcune delle problematiche inerenti la progettazione di tali sistemi di involucro. ABSTRACT Is more than a century that transparency and lightness themes look like a modernity paradigm. The dematerialized building envelope represents one of the best formal value in a lot of contemporary buildings that today represent icons. Such concept comes true in a tension of getting rid of the barrier between building and the environment around it. In such an approach glass is the real protagonist. It is a while that materials and techniques development has allowed to build “high-tech” glasses façades. The article wants to realize a synthetic overview of glasses façades and to investigate some of the most important designing problems in the field of such enveloping system. PREMESSA Le facciate in vetro e metallo appartengono ai sistemi di involucro definiti facciate continue1. Tali facciate si declinano in una notevole varietà di soluzioni tecnologiche accumunate dall’impiego del metallo per realizzare la sottostruttura, e di lastre di vetro a costituire il tamponamento della chiusura verticale. Lo sviluppo e la ricerca nel campo delle tecnologie per gli involucri in vetro è stata sempre sottesa dalla volontà di smaterializzare la parete con l’obiettivo di ottenere quella leggerezza dell’edificio perseguita ormai da molti anni da una cospicua parte di progettisti contemporanei. Da ciò si comprende la tendenza dei sistemi maggiormente evoluti, che talvolta non coincide con quelli maggiormente performanti, di ridur- N.N.1/2 2014 7 --2010 re al minimo l’ingombro della sottostruttura. E’ d’altra parte necessario sottolineare che la ricerca compositiva non è stata sinora coadiuvata da un’altrettanto impegnato studio sulle prestazioni degli involucri vetrati ne da un loro utilizzo sempre “consapevole”, in relazione alle problematiche di carattere energetico. Nel testo si tratteranno esclusivamente le tecnologie relative alle facciate continue in vetro e metallo intese come pareti perimetrali verticali. Un attento impiego di tali sistemi presuppone però l’integrazione con altri elementi tecnici che consentano di ottenere un idoneo livello prestazionale dell’involucro, come ad esempio le schermature solari. E’ comunque evidente che fra tutti gli elementi, il vetro2 assume un ruolo fondamentale, poiché sia l’isolamento termico che quello acustico sono 3 quasi totalmente affidati ad esso, anche se è comunque possibile integrare all’interno della facciata elementi ciechi, che solitamente vengono utilizzati per migliorare le prestazioni complessive dell’involucro. Il modo con cui vengono trattate tali porzioni è inoltre fondamentale per la definizione formale della facciata. Classificazione Le facciate continue in vetro e metallo possiedono sempre una struttura ausiliaria su cui vengono integrati i vari componenti della parete, dagli elementi trasparenti, che potranno essere sia fissi Fig. 19 apribili, - Icnografia del eventuali Palazzo Carignano, Torino, Archivio di Stache agli elementi ciechi. to, Finanze, Azienda Savoia-Carignano, cat. 53, mazzo unico, Tipi, n.Questo 108, filigrana a luce trasmessa). tipo(ripresa di facciate si classifica sia in funzione del rapporto geometrico tra sottostruttura e pannelli (vetrati o ciechi) che in relazione alle modalità di fissaggio dei pannelli alla sottostruttura. Generalmente si individuano due famiglie: a) facciate a montanti e traversi, in cui la sottostruttura giace nel medesimo piano dei pannelli; b) vetrate appese, in cui la sottostruttura è disposta su un piano diverso rispetto a quello della vetrazione. Ulteriori distinzioni all’interno delle due famiglie sono strettamente legate alle specifiche tecnologie e alle modalità di cantierizzazione. La risposta prestazionale delle soluzioni tecniche appartenenti alle due famiglie è assai diversa, pertanto l’opzione del loro utilizzo deve essere ponderata in funzione del tipo del livello di prestazione atFig. 20 - Icnografia del Palazzo Carignano, Torino, Archivio di Statesa. to, Finanze, Azienda Savoia-Carignano, cat. 53, mazzo unico, Tipi, n. 108, contromarca (ripresa a luce trasmessa). Le facciate a montanti e traversi si possono classificare inoltre in funzione della modalità di fissaggio delle vetrazioni alla sottostruttura, divedendosi in: a) facciate tradizionali, nel caso in cui i pannelli sono fissati ai montanti ed ai traversi tramite fissaggi meccanici; b) facciate strutturali o SSG (structural sealant glazing), quando le vetrazioni sono assicurate mediante incollaggio siliconico; ma anche in relazione ai diversi livelli di prefabbricazione della facciata, ovvero: a) facciate assemblate in opera, che risultano essere le più tradizionali e diffuse, in cui il montaggio dei diversi componenti industrializzati avviene in cantiere; Fig. 21 - Icnografia della chiesa vicentina dell’Araceli, Vicenza, b) facciate a cellula, in cui la realizzazione di porMusei Civici, D 1053, particolare (ripresa a luce trasmessa). 4 10 zioni di facciata avviene nello stabilimento di produzione e solo successivamente in opera le parti si assemblano le une alle altre. La classificazione delle vetrate appese risulta essere assai più articolata e per la comprensione di questi sistemi risultano essere necessari la conoscenza e l’approfondimento di tecnologie specifiche. Le soluzioni si distinguono per: a) i sistemi di fissaggio puntuale, b) i sistemi di sottostruttura funzionali ai carichi verticali, c) i sistemi di sottostruttura funzionali ai carichi orizzontali (soluzioni di controvento), d) eventuali sistemi di collegamento fra fissaggi e sottostrutture. La tecnologia Le facciate continue in vetro e metallo devono soddisfare tutti i requisiti richiesti ad una parete perimetrale verticale3. L’ottenimento di sufficienti livelli prestazionali idonei ad usi civili, ma soprattutto l’impiego di un materiale fragile come il vetro utilizzato come tamponamento, rendono le facciate continue uno dei più complessi sistemi tecnologici impiegati in edilizia. Come i sistemi montati a secco, le maggiori Fig. 22 - tutti Icnografia della chiesa vicentina dell’Araceli, Vicenza, Musei Civici, D 1053. difficoltà realizzative sono relative all’ottenimento di una sufficiente tenuta all’aria ed all’acqua. In particolar modo gli elementi maggiormente coinvolti dal problema risultano essere i giunti, i sistemi di ancoraggio al telaio dell’edificio e i sistemi di drenaggio quando presenti. Inoltre nel caso specifico si aggiungono difficoltà nell’ottenimento di soddisfacenti livelli di isolamento acustico e termico. Le due famiglie di facciate continue utilizzano tecnologie assai diverse, quindi tratteremo separatamente le facciate a montanti e traversi e le facciate appese. In entrambi i casi si procederà all’individuazione di tutti gli elementi costituenti il sistema per poi passare all’analisi di ognuno di questi. Le facciate a montanti e traversi sono costituite da: a) elementi strutturali verticali denominati montanti, che svolgono la funzione strutturale principale; b) elementi di collegamento tra i montanti per gaFig. 23 - Icnografia della chiesa vicentina dell’Araceli, Vicenza, rantirne la continuità strutturale definiti cannotti; Musei Civici, D 1053, particolare. N.N.1/2 2014 7 --2010 sa vicentina dell’Araceli, Vicenza, c) elementi strutturali orizzontali denominati traversi; d) il sistema di fissaggio della facciata alla struttura principale dell’edificio solitamente costituito da staffe; e) il sistema di completamento e di chiusura della facciata costituito da pannelli vetrati o da pannelli ciechi. f) elementi che interfacciano la sottostruttura alle vetrazioni costituiti da guarnizioni. La struttura che garantisce l’autoportanza di una facciata continua in vetro e metallo è un sistema di montanti e traversi, generalmente in alluminio4, interconnessi tra loro ed ancorati alla struttura principale dell’edificio. Gli elementi che assolvono la funzione strutturale principale sono i montanti, i quali raccolgono le azioni trasmesse dai traversi, dalle vetrazioni e dai pannelli ciechi e quindi li trasferiscono alle travi di bordo o direttamente al solaio al quale sono appunto ancorati. La logica di fissaggio dei montanti è tale da ottenere uno schema statico di trave continua su più appoggi, con luce delle campate coincidente con l’interpiano. Gli elementi che assolvono la funzione di ancoraggio dei montanti prendono il nome di staffe. Oltre ad un compito squisitamente strutturale, tali elementi consentono di assorbire le tolleranze costruttive che sono proprie della sa vicentina dell’Araceli, Vicenza, e. N.N.1/2 2014 7 --2010 Figure 1 e 2 - Esempio di facciata tradizionale a montanti e traversi con fissaggio meccanico. Ing. Vincenzo Di Naso, Ampliamento dello stabilimento industriale della El.En. S.p.A., Calenzano (FI). struttura principale, in particolar modo se questa è in c.a.. Le regolazioni possibili sono dell’ordine dei 15-20 mm in tutte le direzioni dello spazio. Ciò garantisce il montaggio della serramentistica, che necessita di precisioni dell’ordine del millimetro, nonostante la sicura presenza di imprecisioni di qualche centimetro, tipiche della tecnologia del cemento armato. Le regolazioni si ottengono in genere combinando fori asolati e ferri a gola con viti a testa di martello. Non potendo impiegare per ovvie ragioni montanti di lunghezza eguale all’intera altezza dell’edificio, il sistema è composto di singoli pezzi di dimensione pari alla luce della campata, ognuno dei quali è ancorato direttamente alla staffa solo in una estremità. L’altro estremo viene collegato tramite un cannotto al montante adiacente che invece risulta essere fissato con una staffa alla struttura. Il cannotto consiste in un elemento assimilabile ad uno scatolare che viene inserito all’interno dei due montanti da collegare, fissato su uno e lasciato libero sull’altro, in modo da ottenere un collegamento telescopico scorrevole, ciò grazie alla presenza di un giunto dell’ordine dei 20mm tra un montante e l’altro. La finalità è quella di evitare l’ingenerarsi di tensioni all’interno dei montanti dovute alle dilatazioni legate alle variazioni termiche. La sottostruttura è generalmente in alluminio, è pertanto fondamentale ridurre le dispersioni di calore che essa naturalmente favorirebbe essendo a contatto sia con l’ambiente interno che esterno. A tale scopo sono presenti all’interno dei profilati elementi in materiale isolante tali da interrompere la continuità del profilo nella direzione del flusso 5 di calore. I profilati così conformati prendono il nome di profili a taglio termico. Il sistema più utilizzato è costituito da barre di poliammide rivestite di fibra di vetro che, solidarizzate con le porzioni in alluminio, garantiscono la continuità strutturale della sezione del profilo stesso. La geometria delle barre dipende strettamente dalla famiglia a cui appartiene il sistema. I pannelli vetrati o ciechi sono direttamente connessi alla sottostruttura, che generalmente fornisce un appoggio su tutto il perimetro del pannello. Come già anticipato la distinzione più significativa all’interno della famiglia in analisi è proprio relativa alle modalità di fissaggio dei pannelli. Le facciate tradizionali, che coprono circa ilTorino, 70%Archivio dell’attuale Fig. 19 - Icnografia del Palazzo Carignano, di Stato, Finanze, Azienda Savoia-Carignano, cat. 53, mazzo unico, Tipi, produzione, adottano un sistema di ritenuta della n. 108, filigrana (ripresa a luce trasmessa). lastra che sfrutta la presenza di un pressore, in cui sono inserite le guarnizioni, che trattiene la lastra per contrasto. Il fissaggio del pressore è ottenuto tramite viti serrate all’interno del montante. Sia il pressore che le viti sono protette da un coprigiunto, che oltre all’estetica della facciata contribuisce alla sua durabilità, limitando i ponti galvanici tra le viti in acciaio e il pressore in alluminio. Nel caso delle facciate tradizionali la sezione dei profili impiegati come montanti o come traversi è morfologicamente identica. Le facciate strutturali invece adottano un incollaggio dei pannelli mediante sigillanti siliconici, intendendo con questi polimeri sintetici nei quali atomi di silicio sono legati all’ossigeno formando delle Fig. 20 - Icnografia del Palazzo Carignano, Torino, Archivio di Stamacromolecole. to, Finanze, Azienda Savoia-Carignano, cat. 53, mazzo unico, Tipi, n. 108, contromarca (ripresa a luce trasmessa). Tali composti possiedono due caratteristiche distinte: a) la loro struttura chimica gli consente di essere un’interfaccia tra materiali organici ed inorganici; b) la notevole stabilità tra le molecole di silicio ed ossigeno consente a tali sigillanti di conservare le loro caratteristiche meccaniche e fisiche in condizioni estreme di esposizione ai più diversi ambienti. Al sigillante siliconico è richiesta sia resistenza meccanica, avendo il compito sia di sostenere la lastra di rivestimento o l’elemento trasparente con i relativi carichi trasmessi da questi, che di garantire sufficiente flessibilità, tale da consentire movimenti differenziati della struttura rispetto all’elemento trasparente. I vantaggi che questo genere di soluzione fornisce Fig. 21 - Icnografia della chiesa vicentina dell’Araceli, Vicenza, sono: Musei Civici, D 1053, particolare (ripresa a luce trasmessa). 6 10 a) un lieve miglioramento delle prestazioni di isolamento termico rispetto ad un sistema tradizionale; b) la possibilità di raggiungere un certo livello di prefabbricazione; c) di garantire la continuità del vetro sulla superficie esterna della facciata, non interrotta dalla presenza dei montanti, motivo principe per l’impiego di tale sistema. Il problema della sicurezza nel fissaggio dei pannelli in questa famiglia di facciate è di assoluta importanza. In quest’ottica la fase maggiormente delicata all’interno del processo produttivo è ovviamente quella dell’incollaggio della vetrata ai profili in alluminio. Essendo necessarie precise condizioni ambientali affinché sia garantito un incollaggio ottimale, cosa che in cantiere non è possibile ottenere, tale operazione deve essere eseguita in officina. Per poter fare ciò la lastra viene incollata ad una cornice in alluminio in stabilimento, che a sua volta viene connessa meccanicamente alla sottostruttura di montanti e traversi in cantiere. Tale sistema ha il vantaggio che la cornice in alluminio può fungere da telaio mobile per la realizzazione delle aperture, facendo si che le porzioni apribili della facciata non siano individuabili quando chiuse. Fig. - Icnografia della chiesa vicentina dell’Araceli, Nel22caso delle facciate tradizionali invece leVicenza, aperMusei Civici, D 1053. ture risultano invece maggiormente denunciate dalla presenza dei profili che realizzano il telaio mobile, ben distinguibili all’interno del reticolo di montanti e traversi. Ciò che garantisce che la facciata in vetro e metallo funzioni al meglio, è una buona progettazione degli elementi che interfacciano i due materiali, sennonché un attento studio per garantire la tenuta all’acqua e all’aria. Il primo aspetto è spesso riconducibile al secondo per il quale giocano un ruolo fondamentale le guarnizioni. La prestazione di tenuta di una facciata continua è comunque il risultato di un comportamento a sistema di diversi componenti: a) le deformazioni elastiche degli elementi di telaio che devono essere contenute in modo tale da non compromettere il funzionamento dei giunti; b) i giunti di dilatazione verticali ed orizzontali in corrispondenza dell’attacco dei traversi ai montanti e tra un montante ed il successivo; Fig. 23 - Icnografia della chiesa vicentina dell’Araceli, Vicenza, c) i giunti in corrispondenza di soluzioni d’angolo o Musei Civici, D 1053, particolare. N.N.1/2 2014 7 --2010 sa vicentina dell’Araceli, Vicenza, sa vicentina dell’Araceli, Vicenza, e. di collegamento alla muratura, oppure in presenza di cambi di pendenza (soluzione di interfaccia tra facciata e copertura o facciata inclinata); d) le sigillature e le guarnizioni di tenuta del vetro. Per quanto riguarda le guarnizioni, bisogna tenere in considerazione due aspetti: a) la deformazione degli elementi di telaio può mettere in crisi la tenuta all’acqua della facciata; b) l’acqua meteorica si concentra in prossimità dei giunti. Nella progettazione di un sistema di facciata si suppone che sia impossibile eliminare completamente qualsiasi infiltrazione d’acqua; è dunque importante impedire che tali infiltrazioni possano raggiungere l’interno. Questa tecnica si basa appunto sull’ipotesi che l’acqua possa superare la prima linea di difesa costituita dalla sigillatura dei giunti e venga quindi successivamente intercettata ed espulsa verso l’esterno da una seconda linea di difesa, costituita da un complesso di gocciolatoi e canali ricavati nei profili dei montanti e dei traversi, in grado di condurre l’acqua meteorica e di condensa verso asole di scarico e di espulsione. Ciò spiega anche la necessità di impiegare per la sottostruttura un materiale con una resistenza alla corrosione come l’alluminio. La terza via d’azione consiste nell’eliminare, o per lo meno ridurre, l’intensità delle forze che “guidano” l’acqua all’interno dei giunti di facciata. Questa soluzione progettuale e costruttiva prende normalmente il nome di giunto aperto o giunto a compensazione o ad equalizzazione di pressione. In tutto ciò la guarnizioni5 assumono un ruolo molto importante, infatti devono assecondare il movimento differenziato del vetro rispetto a quello del telaio metallico, contribuendo allo stesso tempo ad assicurare le prestazioni di tenuta all’acqua, permeabilità all’aria, isolamento termico ed isolamento acustico. All’interno delle due famiglie ora descritte è possibile avere due approcci progettuali diversi in riferimento alla possibile prefabbricazione della facciata. La soluzione più frequentemente utilizzata, sia per maggiori garanzie di prestazione sia per minori costi nell’impiego in cantieri ordinari, è quella di assemblare la facciata totalmente in opera, con le dovute distinzioni sul livello di prefabbricazioni attuabile in funzione dell’impiego di una facciata tradizionale o strutturale. N.N.1/2 2014 7 --2010 Figura 3 - Esempio di facciata tradizionale a montanti e traversi con fissaggio siliconico. Helmut Jahn, New Kranzler Eck, Berlino. Figura 4 - Esempio di facciata tradizionale a montanti e traversi con controventi in vetro. Helmut Jahn, Sony Center, Berlino. In alcune applicazioni invece è preferibile l’impiego di facciate a cellule che utilizzano moduli preassemblati, i quali necessitano per il completamento di poche operazioni fuori dall’officina, ovvero quelle necessarie al posizionamento ed ancoraggio dei moduli in cantiere. Il modulo consta generalmente in un modulo di facciata alto quanto l’interpiano e largo quanto uno o più moduli verticali del sistema. L’insieme può essere costituito da un modulo di una facciata a pelle singola o a doppia pelle, tipo- 7 logia che qui anticipiamo, ma che sarà affrontata in seguito. Gli aspetti tecnologici che la caratterizzano risultano in ogni caso identici. La nascita del sistema a cellula è frutto dello sviluppo verticale degli edifici che rende problematico, se non impossibile, l’allestimento di ponteggi esterni, necessari per la messa in opera delle tecnologie “tradizionali”. La possibilità di poter avere un modulo preassemblato consente infatti un montaggio con operai esclusivamente al piano di pertinenza del modulo e a quello superiore, con il sollevamento dell’elemento mediante una macchina per il sollevamenFig. - Icnografia del Palazzo Carignano, Torino,a Archivio di Stato 19posta ai piani superiori rispetto quello del to, Finanze, Azienda Savoia-Carignano, cat. 53, mazzo unico, Tipi, n.montaggio. 108, filigrana (ripresa a luce trasmessa). Inoltre, essendo necessarie in opera solo un ridotto numero di operazioni per la posa della cellula, si possono ottenere notevoli vantaggi sui tempi di cantierizzazione, tipici dei sistemi prefabbricati. Per quanto riguarda le tecnologie del sistema facciata, le cellule non si differenziano dalle soluzioni sino ad ora analizzate. Le loro peculiarità sono legate ai problemi propri degli elementi di involucro di grandi dimensioni ed in particolare quelli relativi alla tenuta dei giunti tra gli elementi ed al loro corretto posizionamento in opera. Ciò si traduce in soluzioni peculiari sia in corrispondenza dei traversi e dei montanti perimetrali alla cellula, elementi sempre presenti, che nel sistema di ancoraggio alla struttura principale. Fig. 20 - Icnografia del Palazzo Carignano, Torino, Archivio di StaIl Finanze, problema di dover creare uncat. elemento di to, Azienda Savoia-Carignano, 53, mazzo dotato unico, Tipi, n. 108, contromarca (ripresa a luce trasmessa). auto portanza, che abbia inoltre già predisposto un sistema di tenuta all’acqua e all’aria, ha condotto alla progettazione di elementi che non presentano sul bordo elementi vetrari. Inoltre, nel caso in cui la cellula utilizzi la tecnologia delle facciate a montanti e traversi, è necessario prevedere sempre montanti e traversi sul perimetro, in gergo definiti “mezzo montante” e “mezzo traverso”. Ciò necessariamente comporta che in corrispondenza dei giunti avvenga sempre un raddoppio di tali elementi. Questi si accostano infatti ai corrispondenti elementi delle cellule adiacenti e la soluzione di giunto prevede generalmente la presenza di tre o quattro barriere all’acqua, che possono essere costituite da guarnizioni che lavorano per pressione, previste generalmente per i soli monFig. 21 - Icnografia della chiesa vicentina dell’Araceli, Vicenza, tanti, oppure da guarnizioni, di cui alcune allogMusei Civici, D 1053, particolare (ripresa a luce trasmessa). 8 10 giate all’interno di un gioco “maschio-femmina” tra i profili accostati, utilizzate solitamente per i traversi. Soluzioni più raffinate presentano la seconda soluzione sia per i montanti che per i traversi, ed il fatto che la cellula sia un elemento di una facciata semplice o di una doppia pelle non modifica sostanzialmente le cose. Fig. 22 - Icnografia della chiesa vicentina dell’Araceli, Vicenza, Musei Civici, D 1053. Figure 5 e 6- Fase di messa in opera di un modulo di facciata a cellula e staffa di fissaggio. Leonardo Ricci, Nuovo Palazzo di Giustizia, Firenze. La tecnologia delle vetrate a fissaggio puntuale è assai più recente di quella delle facciate continue. Queste si caratterizzano per l’ottenimento di una decisa smaterializzazione della struttura portante della parete, tanto che essa si può ridurre ad un sistema di controventi composto esclusivamente da bielle e cavi o persino da vetro. In ogni caso la struttura di facciata è posta su un piano diverso da quello della vetrazione e la lastra di vetro è trattenuta non in maniera continua ma solo in alcuni punti. Partendo da un certo numero di realizzazioni significative è possibile individuare quali siano i Fig. 23 - Icnografia della chiesa vicentina dell’Araceli, Vicenza, componenti caratterizzanti questo sistema di facMusei Civici, D 1053, particolare. N.N.1/2 2014 7 --2010 ciate, in modo tale da potersi orientare nella scelta progettuale che ne preveda l’applicazione. E’ necessario sottolineare che la definizione formale della facciata coincide con la definizione della soluzione strutturale, poiché in questa tipologia di facciata tutti gli elementi che compongono il sistema contribuiscono alla statica della stessa. Ed è proprio attraverso l’individuazione degli elementi strutturali e della loro funzione che si può articolare la classificazione dei componenti il sistema. Gli elementi caratterizzanti una vetrata sospesa risultano essere: a) i sistemi di fissaggio puntuale, b) i sistemi di sottostruttura funzionali ai carichi verticali, c) i sistemi di sottostruttura funzionali ai carichi orizzontali (soluzioni di controvento), d) eventuali sistemi di collegamento fra fissaggi e sottostrutture. Nella scelta della tipologia di componenti, appartenenti ai quattro gruppi sopraelencati, è necessario durante il processo di progettazione procedere gerarchicamente, ciò in quanto alcuni elementi tecnologici non risultano essere tra loro compatibili. Per quanto riguarda i sistemi di fissaggio si possono avere soluzioni sia con foratura della lastra che non (fissaggio passante e fissaggio tramite clamp). Qualunque sia il sistema la priorità risulta quella di ridurre le sollecitazioni flessionali generati dalle azioni esterne o di trasferirle al di fuori del piano della vetrata alla struttura secondaria. Ciò permette di sollecitare la lastra prevalentemente in modo assiale, assai più compatibile con le caratteristiche meccaniche del vetro temprato. Nel caso di fissaggio passante è prevista la foratura della lastra di vetro che consente così l’inserimento dell’accessorio di sostegno previsto. E’ possibile avere soluzioni diverse sia rispetto alla modalità di foratura della lastra che al tipo di vincolo offerto dal fissaggio. Per quanto riguarda la tipologia di foratura è possibile attuare differenti forature delle lastre di vetro che però implicano esclusivamente un diverso risultato estetico-formale, ovvero una foratura dritta, in cui il foro dritto fa si che l’accessorio di fissaggio attraversi la lastra di vetro rimanendo così in parte esterno a questa, oppure una foratura sa vicentina dell’Araceli, Vicenza, sa vicentina dell’Araceli, Vicenza, e. Figura 7 - Esemplificazione del comportamento del sistema per carichi orizzontali nel caso del bullone articolato. N.N.1/2 2014 7 --2010 9 svasata, in cui il foro svasato permette al fissaggio di rimanere all’interno del piano della lastra. Per ciò che concerne la profondità del foro, nel caso in cui si adottino vetri camera per la facciata, quindi composti da due o più lastre di vetro, è possibile attuare la foratura di una sola lastra o di entrambe. Il caso di foro passante è il più frequente ed ovviamente è quello in cui la foratura coinvolge tutte le lastre della vetrata. Nel caso di foro non passante esso generalmente coinvolge solo le lastre più interne, mantenendo integra quella esterna, con ovvi vantaggi estetici. Per fare ciò è però necessario predisporre i fissaggi durante la produzione delle vetrate, con evidenti complicazioni del processo produttivo. Fig. 19 - Icnografia del Palazzo Carignano, Torino, Archivio di Stato, Finanze, Azienda Savoia-Carignano, cat. 53, mazzo unico, Tipi, I vincoli vengono distinti anche per la diversa tipon. 108, filigrana (ripresa a luce trasmessa). logia della tecnica di fissaggio. Generalmente si distingue la rotule e il fissaggio semirigido. La rotule6 o bullone articolato è una tipologia di fissaggio che consente la rotazione relativa tra lastra ed elemento di fissaggio, tale vincolo risulta essere quindi assimilabile ad una cerniera sferica. I fissaggi semirigidi7 sono invece costituiti da una vite non articolata, connessa in maniera non rigida alla sottostruttura tramite l’interposizione tra gli elementi di componenti in materiale flessibile (neoprene, silicone, ecc.), tale vincolo risulta essere quindi assimilabile ad un semincastro. Nel caso delle clamp il fissaggio avviene attraverso una pinza che si fissa al bordo della lastra. Il sistema non implica quindi forature. Le soluzioni variano in funzione della posizione del fissaggio, perimetrale o angolare, che determina sia vincoli diversi per la lastra che una diversa caratterizzazione formale della facciata. La clamp perimetrale è realizzata tramite una pinza a due vie che stringe due lastre, una superiore ed una inferiore. Solitamente ogni vetro è “stretto” attraverso quattro clamp, due sul bordo superiore e due su quello inferiore, in posizioni interne rispetto allo sviluppo orizzontale della lastra. E’ interessante notare che questa tipologia di fissaggio è quella che consente in maniera più semplice di ottenere una disposizione delle lastre a giunti sfalsati. La clamp angolare consiste invece in pinze cosiddette a “quadrifoglio” poste nel punto di incontro di quattro lastre. Fig. 22 - Icnografia della chiesa vicentina dell’Araceli, Vicenza, Musei Civici, D 1053. Fig. 20 - Icnografia del Palazzo Carignano, Torino, Archivio di Stato, Finanze, Azienda Savoia-Carignano, cat. 53, mazzo unico, Tipi, n. 108, contromarca (ripresa a luce trasmessa). Figura 9 - Esempio di vetrata appesa con clamp. Petzinka Pink & Partner, Hammer straße, 19, Düsseldorf. Figura - Esempio di vetrata appesa dell’Araceli, con fissaggio pasFig. 21 - 8Icnografia della chiesa vicentina Vicenza, sante. Helmut Jahn, Sony Center, Musei Civici, D 1053, particolare (ripresa Berlino. a luce trasmessa). 10 10 E’ possibile individuare nel sistema di facciata elementi che svolgono una funzione resistente verso i carichi verticali. Non sempre un componente di facciata assolve esclusivamente questa funzione, in alcuni casi infatti lo stesso elemento contribuisce ad esempio a garantire la staticità del sistema Fig. 23 - Icnografia della chiesa vicentina dell’Araceli, Vicenza, di facciata in funzione Musei Civici, D 1053, particolare.dei carichi orizzontali. E’ N.N.1/2 2014 7 --2010 sa vicentina dell’Araceli, Vicenza, sa vicentina dell’Araceli, Vicenza, e. inoltre necessario sottolineare che la tipologia di sottostruttura adottata è strettamente connessa alla tipologia di fissaggio. Si possono avere i seguenti casi: a) Nessuna sottostruttura dedicata: questo è il caso in cui le lastre di vetro di facciata svolgono esse stesse una funzione strutturale, ovvero all’interno della facciata le lastre superiori portano quelle inferiori in una logica riferibile ad un “sistema a tenda”. I sistemi appartenenti a questa tipologia vengono denominati vetrate a lastre sospese, e si distinguono rispetto a tutti gli altri che vengono definiti vetrate a lastre indipendenti. Questa tipologia è abbinabile esclusivamente a fissaggi passanti. b) Cavi verticali: rappresenta una delle scelte di sottostruttura che garantisce il minor impatto formale; i carichi verticali vengono totalmente sostenuti da cavi, generalmente in acciaio, che a loro volta li trasmettono alle strutture principali dell’edificio. E’ possibile adottare per la ritenuta delle lastre tutte le tipologie di fissaggio, con la differenza però che nel caso di fissaggi passanti è necessaria la presenza di componenti che medino il rapporto tra il bullone ed il cavo (stelle, piatti, ecc.), nel caso di clamp invece è possibile un collegamento diretto tra cavo ed elemento di fissaggio della lastra. La possibilità di minimizzare i componenti del sistema di facciata, e quindi l’impatto della sottostruttura sulla vetrata, rende la soluzione a cavi verticali, quella preferibile per le clamp. E’ necessario esprimere qualche considerazione per le due diverse tipologie di clamp. Ogni serie verticale di clamp viene generalmente sostenuta da un distinto cavo. Nel caso di clamp perimetrali, essendo queste disposte in posizioni intermedie rispetto alla larghezza della lastra, saranno chiaramente visibili in facciata due cavi di sospensione per ogni serie verticale di lastre. Nel caso di clamp angolari invece, essendo queste poste sugli angoli delle lastre, i cavi passeranno in corrispondenza dei giunti verticali, risultando praticamente invisibili dall’esterno. c) Montanti: questa soluzione risulta essere la più classica e di più semplice risoluzione dal punto di vista statico. In questo caso si prevede l’uso di un montante, posto ovviamente su un piano diverso da quello delle lastre, a sostegno dei carichi verticali dovuti al peso proprio delle vetrazioni. I montanti risulteranno vincolati alla struttura portante dell’edificio, e potranno essere costituiti da mate- N.N.1/2 2014 7 --2010 riali assai diversi tra loro come legno, metallo o vetro stesso. E’ comunque necessario sottolineare che tale soluzione tecnica è indicata per facciate di ridotto sviluppo verticale nelle quali progettualmente non si persegua la massima smaterializzazione e trasparenza dell’involucro, ad esclusione della soluzione con montanti in vetro. In queste applicazioni è possibile utilizzare tutti i sistemi di fissaggio anche se consuetamente si associano ad esse sistemi a fissaggio passante. d) Montanti parziali sospesi: questa soluzione rappresenta un ibrido tra la soluzione con cavo e quella con montante. Viene previsto l’impiego di montanti di piccole dimensioni, che hanno generalmente un’altezza di poco superiore a quella di una lastra di facciata, oltre a cavi in acciaio. In questo caso i montanti, che forniscono l’ancoraggio agli elementi di fissaggio delle lastre, vengono sospesi a cavi in acciaio. In pratica i montanti raccolgono i carichi verticali di un numero limitato di lastre e a loro volta li trasferiscono ai cavi, che ne garantiscono il passaggio alla struttura principale dell’edificio. Essendo i montanti sottoposti ad un impegno statico piuttosto ridotto, è possibile definire con una certa libertà materiali e forme e ciò permette di effettuare scelte diverse finalizzate alla caratterizzazione formale della facciata. Anche in questo caso è possibile utilizzare tutti i sistemi di fissaggio. All’interno dei sistemi di vetrate appese è sempre possibile individuare componenti, diversi dalle lastre di facciata, che garantiscono la resistenza ai carichi orizzontali agenti in direzione ortogonale al piano della facciata. Questi elementi non sempre sono dedicati esclusivamente a tale scopo. Si può avere la seguente casistica: a) Montanti: nel caso in cui si sia scelto di realizzare una facciata con strutture verticali del tipo a montanti, si può assegnare a questi anche il compito di svolgere un’azione controventante. E’ evidente che impegnare i montanti con sollecitazioni flessionali comporterà l’impiego di sezioni assai più generose rispetto a quelle che sarebbero sufficienti per una semplice azione assiale, riducendo così quindi l’effetto di grande trasparenza che dovrebbe essere caratteristico per questa tipologia di facciate. b) Cavi: l’utilizzo di cavi consente di perseguire vie assai diverse tra loro che risultano peraltro essere connesse alla scelta delle strutture per il sostegno 11 dei carichi verticali. Esistono principalmente due modalità di utilizzo dei cavi ovvero tramite strutture a cavi singoli pretesi e tramite strutture a doppi cavi pretesi. Nel caso dei cavi singoli pretesi: è possibile l’impiego di un solo ordine di cavi o di due ordini di cavi posti su un piano parallelo a quello della facciata, sottoposti a pretensionamento. Le soluzioni più frequenti sono due. La prima prevede un solo ordine di cavi disposti verticalmente, che nel caso della tipologia di strutture verticali a montanti parziali o a cavi, può coincidere con il cavo stesso di sospensione. In quest’ultimo caso la struttura è denominata a “cavo singolo”. Fig. 19 - Icnografia del Palazzo Carignano, Torino, Archivio di Stato, Finanze, Azienda Savoia-Carignano, cat. 53, mazzo unico, Tipi, Una seconda soluzione prevede sia la presenza di n. 108, filigrana (ripresa a luce trasmessa). cavi orizzontali che verticali. Ovviamente la prima soluzione consente di ottenere una notevole minimizzazione della sottostruttura. L’impiego del cavo singolo preteso può anche essere associato ad una struttura a montanti. In queste applicazioni il cavo viene posto su un piano ortogonale a quello della facciata ed in corrispondenza del montante, così da formare una struttura di controvento costituita dal sistema montante/cavo. Nel caso invece dei doppi cavi pretesi, quando lo sviluppo della facciata risulta dimensionalmente importante, è necessario l’im- piego di strutture bidimensionali. Questa tipologia di sottostruttura prevede infatti l’utilizzo di sistemi di cavi collegati sia tra loro che ai fissaggi tramite bielle, in modo tale da costituire strutture piane caratterizzate da un andamento parabolico dei cavi. Queste strutture giacciono ovviamente su piani ortogonali rispetto a quello della facciata, generalmente orizzontali e/o verticali. In molte applicazioni è poi possibile individuare l’utilizzo di alcuni altri componenti tecnici che mediano il rapporto tra sottostruttura e fissaggi, come ad esempio i supporti a stella adottati per i fissaggi passanti. Per questa tipologia di elementi va denotato come in genere, oltre ad una produzione industrializzata, vengano realizzati appositamente dall’industria componenti relativi alle specifiche realizzazioni, soprattutto al fine di ottenere una determinata caratterizzazione formale della facciata. Ciò rende difficile poter effettuare una classificazione di questi elementi in quanto solitamente connessi a particolari casi applicativi. Fig. 22 - Icnografia della chiesa vicentina dell’Araceli, Vicenza, Musei Civici, D 1053. Fig. 20 - Icnografia del Palazzo Carignano, Torino, Archivio di Stato, Finanze, Azienda Savoia-Carignano, cat. 53, mazzo unico, Tipi, n. 108, contromarca (ripresa a luce trasmessa). Figura 11 - Esempio di "stella" come elemento di mediazione tra sottostruttura e fissaggio delle vetrazioni. Adriano Vanara, Passerella FIAT, Torino. Figura - Esempio vetrata appesa con controventi. Fig. 21 - 10 Icnografia della di chiesa vicentina dell’Araceli, Vicenza, Petzinka & Partner, Stadttor, Musei Civici,Pink D 1053, particolare (ripresa Düsseldorf. a luce trasmessa). 12 10 A conclusione di questa trattazione risulta necessario fare qualche cenno alle facciate a doppia pelle in vetro, che risultano essere sistemi di parete esterna montati a secco, composti da due superfici vetrate realizzate con le tecnologie sinoFig. 23 - Icnografiacon dellaun’interposta chiesa vicentina intercapedine dell’Araceli, Vicenza, ra analizzate, di Musei Civici, D 1053, particolare. N.N.1/2 2014 7 --2010 sa vicentina dell’Araceli, Vicenza, sa vicentina dell’Araceli, Vicenza, e. notevoli dimensioni e dotati di schermatura. In genere i sistemi di schermatura per la protezione solare sono localizzati all’interno dell’intercapedine, dove garantiscono maggiori prestazioni rispetto ad un posizionamento interno, risultando efficacemente protetti dall’azione del vento. Per assicurare l’isolamento termico dell’edificio l’intercapedine può essere: ventilata naturalmente, ed in questo caso la facciata isolante risulta essere a contatto con l’ambiente interno mentre la seconda facciata si trova sull’esterno, oppure ventilata meccanicamente, e in questo secondo caso è la parete verso l’esterno a risultare quella termicamente isolata. È quindi la tipologia di funzionamento complessivo del sistema di facciata che determina la posizione della parete principale, ovvero di quella isolante. Gli elementi costruttivi principali che compongono la doppia pelle sono quindi una vetrata esterna, una vetrata interna, i componenti all’interno dell’intercapedine (sistemi di oscuramento, mensole leggere, ecc.), parti apribili posizionate nella parte bassa ed alta della facciata. La parete esterna della facciata presenta aperture per l’ingresso/uscita dell’aria all’esterno, spesso dotate di dispositivi di regolazione e di controllo, mentre in alcune tipologie, tramite bocchette, la ventilazione viene connessa con gli impianti o direttamente con l’ambiente interno. Vi sono tre tipi fondamentali di funzionamento: a) a sistema chiuso; b) a ventilazione forzata; c) a ventilazione naturale. Le facciate a sistema chiuso, dette anche a compensazione di pressione, sono sistemi a doppia pelle dotati solo di piccole aperture sull’esterno, presenti esclusivamente al fine di evitare fenomeni di condensa nell’intercapedine. Questa tecnologia è indicata solo per zone climatiche fredde, in cui anche le temperature estive sono basse, e poiché possono presentare l’inconveniente di un eccessivo aumento della temperatura nell’intercapedine, la vetrata isolante viene posta verso l’ambiente interno. Questa tipologia presenta buone prestazioni acustiche, ottime prestazioni termiche in regime invernale e una buona conservazione delle schermature solari. Le facciate a ventilazione forzata sono invece connesse al sistema degli impianti e presentano dimensioni variabili dell’intercapedine, che risulta N.N.1/2 2014 7 --2010 sempre ispezionabile. Da questa tipologia, nella quale è la parete esterna a risultare isolata termicamente, si ottengono risultati relativi ad un buon isolamento acustico ed alla limitazione dei consumi per il raffrescamento. Inoltre in tal caso è possibile sia utilizzare la fascia interna all’edificio in adiacenza alla facciata, in quanto essa non raggiunge mai temperature troppo elevate, sia ridistribuire il calore nelle zone non esposte dell’edificio, sfruttando l’energia solare in funzione dell’orientamento dell’edificio durante il giorno. Gli edifici che utilizzano questo tipo di sistema presentano un forte processo di automazione che coinvolge il sistema degli impianti e moltissimi componenti come i serramenti, le griglie di ventilazione sull’esterno, i sistemi di schermatura solare, le bocche di aspirazione e di immissione d’aria negli ambienti interni, ecc. Figura 12 - Esempio di facciata a doppia pelle con l'applicazione come pelle esterna di lamelle frangisole mobili in vetro. Renzo Piano e Christoph Kohlbecker, Edificio ad uffici della Pricewaterhouse Coopers, Berlino. Le facciate a ventilazione naturale prevedono invece la facciata isolante a contatto con l’interno e la seconda pelle verso l’esterno, così come per tutte le facciate semplici opache multistrato ventilate naturalmente. Questo tipo di sistema permette: l’eliminazione del calore dall’intercapedine in estate e un buon isolamento termico se l’intercapedine viene chiusa durante l’inverno, oltre alla possibilità di aprire i serramenti interni nelle stagioni intermedie, sfruttando l’aria a temperatura mite presente nell’intercapedine. Questa tipologia garantisce una limitata manutenzione dei sistemi di protezione solare posti all’interno dell’intercapedine e una buona protezione dai rumori per gli edifici di altezza ridotta. 13 Alinea Editrice, Firenze. UEAtc, 1998, Rapport technique UEAtc pour l'Agrèment des ouvrages rèalisès en vitrage extèrieurs attachès. Wigginton M., 1996, Glass in architecture, Phaidon Press, London, England. Fig. 19 - Icnografia del Palazzo Carignano, Torino, Archivio di Stato, Finanze, Azienda Savoia-Carignano, cat. 53, mazzo unico, Tipi, n. 108, filigrana (ripresa a luce trasmessa). Figura 13 - Schema di funzionamento in regime estivo di una facciata a doppia pelle a ventilazione naturale. Adriano Vanara, Passerella FIAT, Torino. Indubbiamente, in tutti i casi descritti, il miglioramento complessivo delle prestazioni termiche dell’edificio è perseguibile solo se il sistema viene applicato all’interno di un processo di progettazione integrato delle diverse componenti architettura, struttura, impianti, processo nel quale risulta fondamentale però anche la presenza di esperti in discipline molto specialistiche fra le quali ad esempio la climatologia e l’aerodinamica dell’ediFig. 20 - Icnografia del Palazzo Carignano, Torino, Archivio di Staficio. to, Finanze, Azienda Savoia-Carignano, cat. 53, mazzo unico, Tipi, n. 108, contromarca (ripresa a luce trasmessa). Bibliografia Albretch G., Maniatis I., 2004, Sustainable glass costructions, agli atti del convegno: Costruire con Strutture in Vetro, Tipografia Editrice Pisana, Pisa. Compagno A., 2001, Trasparenze portanti - Vetro versatile, Nuova Finestra (supplemento), 19-28, Editoriale Elsevier, Milano. Di Naso V., 2002, Le facciate a ventilazione naturale in vetro a doppia pelle, in Facciate ventilate. Architettura prestazioni e tecnologia (a cura di Bazzocchi F.), Alinea Editrice, Firenze. Oesterle, Lieb, Lutz, Heusler, 2001, Double-Skin Facades, Prestel, Munich. Re E., 1987, Trasparenze al limite -Tecniche e linguaggi per un'architettura del vetro strutturale, Fig. 21 - Icnografia della chiesa vicentina dell’Araceli, Vicenza, Musei Civici, D 1053, particolare (ripresa a luce trasmessa). 14 10 Nota 1 La UNI EN 13830:2005 “Facciate continue - Norma di prodotto” definisce “facciata continua: Solitamente consiste di elementi strutturali verticali e orizzontali, collegati insieme e ancorati alla struttura portante dell'edificio e tamponati, a formare un involucro leggero continuo che garantisce, di per sé o congiuntamente all'opera edilizia, tutte le funzioni normali di una parete esterna, ma che non assume alcuna delle caratteristiche portanti della struttura dell'edificio.” Dalla definizione di cui sopra si evincono alcuni elementi essenziali per la comprensione del concetto di “facciata continua”, in particolare: - è sempre possibile individuare un’ossatura che si configura come struttura della facciata; - la struttura della facciata si conforma come un reticolo strutturale; - la facciata non collabora con la struttura dell’edificio nel suo complesso, quindi risulta essere esclusivamente autoportante e portata dall’edificio; - la facciata continua deve soddisfare tutti i requisiti richiesti alle chiusure esterne (UNI 7959). E’ necessario precisare che la norma specifica le principali caratteristiche tecniche delle facciate continue e include un quadro dei requisiti prestazionali e dei criteri di prova necessari ad assicurare la conformità ai requisiti essenziali della Direttiva prodotti da costruzione, in modo tale da fornire principi appropriati per definire le specifiche tecniche di prodotto. La definizione normativa relativa al campo di applicazione della stessa suggerirebbe che i requisiti specificati potrebbero essere Fig. 22 - Icnografia della chiesa soddisfatti da un notevole numerovicentina di sistemidell’Araceli, tecnologici Vicenza, ad oggi Musei Civici, D 1053. in produzione. L’attuale interpretazione sulla applicabilità della norma prevede invece che essa sia riferibile esclusivamente a sistemi di facciate continue in vetro tradizionali, che quindi, a rigore, risultano gli unici sistemi definibili come facciata continua. Nota 2 Il vetro comunemente utilizzato è detto vetro sodicocalcico, ovvero composto per la maggior parte di SiO2 (silice) e carbonato di calcio e carbonato di sodio. La sabbia è la materia prima "vetrificante" per eccellenza, apportatrice di silice (SiO2) in grado di realizzare quel reticolo a carattere amorfo e disordinato che caratterizza la struttura vetrosa. E' presente in proporzioni diverse a seconda dei tipi di vetro, tipicamente attorno al 70-74% nei vetri per contenitori di produzione industriale. L'ossido di sodio (Na2O) viene impiegato come "fondente" ovvero come sostanza coadiuvante il processo di fusione, in proporzioni variabili tra il 12-13% nei vetri per lastre. Viene introdotto nella miscela vetrificabile attraverso la soda, carbonato sodico di provenienza industriale. L'apporto dell'ossido di sodio è indispensabile per assicurare la fusibilità del fuso e per la modifica intenzionale di proprietà, quali la densità, dilatazione, resistenza chimica, intervallo di lavorabilità. Il carbonato di calcio viene utilizzato per introdurre nel vetro l'ossido di calcio (CaO), uno stabilizzante che contribuisce a rendere la struttura del vetro meno alterabile rispetto a quella che si otterrebbe da composizioni costituite esclusivamente di silice ed ossido di sodio. Le materie prime indicate, se di opportuna purezza, consentono di ottenere vetro trasparente incolore. La lastra di vetro sodico-calcico singola prende il nome di vetro float. Questo deriva dal processo di produzione delle lastre. Queste vengono ottenute versando del vetro ad alta temperaFig. 23 - Icnografia della chiesa vicentina dell’Araceli, Vicenza, tura, quindi fluido, su un letto di stagno fuso (T=1000°C). Musei Civici, assai D 1053, particolare. N.N.1/2 2014 7 --2010 sa vicentina dell’Araceli, Vicenza, sa vicentina dell’Araceli, Vicenza, e. Non essendoci interazione chimica tra stagno e vetro, ed essendo il secondo più leggero del primo, il vetro si “stende” sopra lo stagno formando una lastra con buone caratteristiche di planarità. Tale processo di produzione. porta alla formazione in superficie di microfessure o cricche dovute alla diversa velocità di raffreddamento delle due superfici della lastra di vetro, infatti mentre quella a contatto con l’aria comincia immediatamente a raffreddarsi, quella a contatto con lo stagno rimane alla temperatura di 1000°C sino alla estrazione della lastra,. Inoltre questa faccia cattura una piccola parte di stagno sufficiente a poter individuare un “lato stagno” con minori caratteristiche di trasparenza e non riflessione. Il comportamento meccanico delle lastre di vetro così ottenute sarà caratterizzato, in larga parte, da due fenomeni: - la rottura fragile; - la fatica statica. Ridurre l’effetto delle microfessure può consentire l’incremento della resistenza meccanica e limitare la dispersione dei valori di resistenza. A tale scopo si possono effettuare due tipi di trattamenti: - la tempra termica, - la tempra chimica. Il principio è quello di introdurre delle sollecitazioni residue sulle lastre e nello specifico uno stato di compressione sulla superficie del vetro. Ciò equivale a fornire una precompressione e fa si che, in termini molto empirici, la resistenza meccanica del vetro sia quella originaria più quella della precompressione. La prima tecnica, che risulta essere quella maggiormente diffusa, consiste nel riscaldare il manufatto ad una temperatura sufficiente ad ottenere il completo rilassamento degli stress interni e quindi repentinamente raffreddarlo. Il principio che sta alla base di questo processo è quello delle più comuni tempre, ovvero durante il raffreddamento la superficie esterna del materiale subisce un indurimento più veloce di quella interna, determinando così un andamento parabolico delle sollecitazioni. Lo spessore coinvolto dal trattamento è dell’ordine di 2-3mm. La seconda, di minore impiego in edilizia, si basa utilizza bagni di sali KNO3 con la finalità di introdurre all’interno del vetro, per diffusione, cationi K+ E’ necessario però specificare che essendo la sicurezza un fattore essenziale nelle applicazioni del vetro in edilizia, non è sufficiente un trattamento di tempra a garantirla, ma si deve far sì che la lastra, anche se frantumata, rimanga al suo posto sino alla sostituzione. A tale scopo si impiegano vetri stratificati che sono costituiti da due lastre float con interposta una pellicola di PVB (Polivinilbuttirale), di spessore multiplo di 0.38mm, che possedendo una elevata elasticità trattiene i frammenti di vetro in caso di rottura. Esiste la possibilità di impiego di speciali PVB che consentono di innalzare notevolmente l’isolamento acustico della vetrazione. Generalmente la presenza di questo componente viene evidenziata con la lettera “A” nella codifica della stratificazione del vetro. In un sistema di facciata continua in vetro e metallo, vengono però solitamente impiegati vetrazioni più complesse denominate vetri camera o vetrate isolanti. Queste sono costituiti da: - due lastre di vetro; - intercalare di metallo, generalmente alluminio o acciaio; - cordone di butile sull’itercalare, che dovrà essere uniforme e senza interruzioni, configurandosi tale elemento come la prima barriera all’acqua e all’aria della vetrata; - mastice, solitamente silicone neutro, che costituisce la seconda barriera, che viene sovrapposto al cordone di butile; - pellicola di ossidi metallici. Tra le due lastre di vetro rimane così un’intercapedine che può contenere aria oppure gas nobili (Kripton, Argon, SF6), in modo da garantire al sistema una resistenza termica che altrimenti il vetro non avrebbe. Le prestazioni termiche di una vetrata non sono però solo funzione dell’intercapedine in essa presente. Infatti in molti sistemi è presente una lastra di vetro interna capace di assorbire la radiazione nel campo dell’infrarosso e N.N.1/2 2014 7 --2010 ciò garantisce di limitare nel periodo invernale le dispersioni termiche. Durante il periodo estivo invece è necessario che la vetrata abbia sia un buon potere isolante che una schermatura alla radiazione solare, per limitare l’apporto di calore fornito dall’irraggiamento solare. A tale scopo viene applicata una pellicola di ossidi metallici, che prende il nome di coating, sulla superficie del vetro più esterno rivolta verso l’intercapedine (in modo tale da preservarla dall’azione degli agenti atmosferici), che permette di riflettere parte della radiazione solare. Al fine di individuare in maniera immediata e sintetica la stratificazione di un vetro camera, si utilizza una codifica del tipo X(Y)Z dove X individua lo spessore della lastra esterna, Y le dimensioni della camera, Z lo spessore della lastra interna. Nel caso di impiego di PVB acustici lo spessore della lastra si indica con un codifica del tipo xy.zA in cui x e y sono gli spessori delle due lastre float che compongono il vetro e z indica il numero di stradi di PVB. Ad esempio un vetro 10(12)44.2A è composto da una lastra esterna di spessore 10mm, una camera di 12mm ed un vetro interno composto da due lastre float da 4mm con due strati di PVB acustico. Nota 3 La norma UNI 7959 “Pareti perimetrali verticali - Analisi e requisiti” ha come scopo “[…] un’analisi dei requisiti delle pareti perimetrali verticali in relazione alle condizioni di utilizzo e costituisce un riferimento per la progettazione, la produzione, la costruzione e l’impiego di elementi di parete perimetrale verticale. Nota 4 Generalmente il materiale impiegato è l’alluminio. La scelta di questo metallo è legata fondamentalmente ai seguenti motivi: - la notevole duttilità che consente di ottenere profilati con forme assai complesse; - il peso contenuto; - la resistenza alla corrosione. Quest’ultima è garantita dalla capacità dell’alluminio di autoproteggersi mediante una pellicola di ossido che si forma per il naturale processo di ossidazione del metallo. Nell’utilizzo corrente tale proprietà viene sfruttata per sottoporre i profilati a un trattamento denominato anodizzazione con il quale si favorisce la formazione di ossido sino a formare uno strato di 10-20 μm, che permette di ottenere una protezione maggiore di quello che si formerebbe naturalmente di 1/100 μm. In tabella si mettono a confronto le caratteristiche meccaniche dell’alluminio con quelle dell’acciaio. Proprietà Peso specifico (kN/m3) Punto di fusione (°C) Coefficiente di dilatazione lineare (°C-1) Conducibilità termica (cal cm s °C) Modulo elastico E (N/mm2) f0,2 (N/mm2) ft (N/mm2) εt Alluminio 27.00 658 Acciaio 78.50 1450 2.3 10-5 1.2 10-5 0.52 70000 260 320 10-25% 0.062 210000 235 360 25-30% I valori sopra riportati sono esclusivamente indicativi, in quanto varieranno in funzione della composizione chimica dei due metalli. Dalla tabella risulta assai evidente la maggiore deformabilità dell’alluminio rispetto all’acciaio, sennonché la notevole conducibilità termica. Nota 5 Il materiale maggiormente utilizzato a questo scopo è E.P.D.M. (Etilene Propilene Diene Monomero) che presenta ottime proprietà meccaniche, elevata resistenza alla deformazione permanente, insensibilità termica, adeguata inerzia chimica nei confronti di agenti aggressivi acidi, buona impermeabilità all’acqua ed un ottimo intervallo di temperature d’esercizio (-20/+130 °C); per contro è caratterizzato da una 15 bassissima resistenza alla fiamma e da una scarsa resistenza ai solventi idrocarburici e agli oli minerali. La colorazione è esclusivamente nera. Se si analizzano gli aspetti di dettaglio è fondamentale porre attenzione al grado di impermeabilità negli angoli dove la guarnizione verticale del vetro s’incontra con quella orizzontale e dove quindi l’acqua può passare se la giunzione non è eseguita correttamente. I metodi attualmente utilizzati per effettuare la giunzione sono i seguenti: - incollaggio con mastice siliconico o ciano acrilico: viene eseguito in opera e la sua durata dipende dalla qualità del taglio delle guarnizioni convergenti e dall’esecuzione dello strato di silicone; - termosaldatura: il taglio e la saldatura possono avvenire contemporaneamente, il risultato è decisamente superiore a quello visto in precedenza, così come la durata; - vulcanizzazione: le guarnizioni vengono tagliate a misura e giuntate negli angoli in un unico stampo. In questo caso la durata della giunzione è molto elevata; - angolari stampati: le guarnizioni vengono forniti degli anFig. 19 - Icnografia delcon Palazzo Carignano, Torino, Archivio di Stato, Finanze, Azienda Savoia-Carignano, 53, mazzo Tipi, golari già stampati che agevolano le cat. operazioni di unico, taglio (solo n. 108, filigrana (ripresa a luce trasmessa). a 90° e non più a 45°) e di giunzione offrendo la massima prestazione di impermeabilità e di durata. Il metodo più utilizzato, che garantisce buoni risultati, è la vulcanizzazione. Il sistema che fornisce ottimi risultati, ma che dall’altra necessita un alto grado di prefabbricazione, è quello degli angolari stampati. Nota 6 La rotule fu ideata nel 1981 P.Rice, M.Francis e I.Richtie, fondatori dello studio RFR, nel progetto delle serre bioclimatiche del Parco della Villette all’interno del Parco della Scienza e dell’Industria di Parigi, Le vetrate della Villette di Parigi sono ideate in modo tale che le lastre di vetro che la compongono, oltre ad essere elemento di chiusura, assolvono anche funzione di sostegno dei carichi verticali gravanti sulla facciata. Solo i carichi orizzontali vengono affidati ad una struttura secondaria, in acciaio, posta su un piano diverso a quello delle lastre di vetro ed il collegamento tra lastre e sottostruttura avviene per punti tramite un sistema di bielle ed elementi di ancoraggio. L’elemento che consente tutto ciò è proprio il sistema di fissaggio puntuale passante attraverso la lastra, detto bullone articolato o rotule. Questo consiste in un giunto a testa sferica, inserito nel foro fresato praticato in corrispondenza di ogni angolo della lastra e complanare a questa, con la possibilità di ruotare liberamente Fig. 20 -angolo Icnografia del Palazzo Carignano, Archivio di Stadi un di circa 10° rispetto al suoTorino, asse. Ciò consente di to, Finanze,gli Azienda Savoia-Carignano, 53,forze mazzo unico, Tipi, trasferire effetti flessionali, generaticat. dalle esterne, fuori n. 108, contromarca (ripresa a luce trasmessa). dal piano della vetrata alla struttura secondaria. L’esperienza era già stata preceduta da una soluzione concettualmente simile nell’edificio Willis Faber & Dumas dell’architetto Norman Foster ad Ipswich, in Inghilterra. Nelle vetrate di questo edificio il vetro assolve già una funzione strutturale, ma non raggiunge il livello di raffinatezza tecnologica della Villette. Nota 7 Il fissaggio semirigido è storicamente il primo sistema di fissaggio puntuale per lastre di vetro. La Pilkington già dagli anni ’50 era alla ricerca di un sistema che consentisse l’eliminazione del telaio dalle facciate in vetro, perseguendo la strada del fissaggio puntuale delle lastre. Il risultato della Fig. 21 - Icnografia della chiesa vicentina dell’Araceli, Vicenza, Musei Civici, D 1053, particolare (ripresa a luce trasmessa). 16 10 ricerca condusse ad ideare nel 1982 un giunto puntiforme di connessione tra struttura e modulo vetrato, collocato nel piano del vetro, il sistema Planar 902, soluzione che però non consentiva applicazioni come quelle della Villette di Parigi. Infatti il sistema della Pilkington, a causa di una certa rigidità nel fissaggio, induceva nelle lastre sotto carico picchi di sollecitazioni flessionali nell’intorno del fissaggio. Frida BAZZOCCHI (Faenza, 1963) Laureata in Architettura a Firenze nel 1990, è Professore associato di Architettura Tecnica presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell'Università degli Studi di Firenze. Titolare dal 2000 di numerosi insegnamenti presso i Corsi di Laurea sia triennali che magistrali in Ingegneria Civile ed Edile, è Referente del Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile. Il gruppo di ricerca che coordina si occupa delle seguenti principali tematiche: - tecniche costruttive innovative, con particolare riferimento ai sistemi di involucro ed alla loro integrazione in edifici a basso consumo energetico; - studio dei tipi edilizi e delle modalità di progettazione degli edifici specialistici e residenziali, in relazione al tema della sostenibilità; - riqualificazione e recupero del Moderno. Vincenzo DI NASO (Prato, 1975) Laureato in Inge- Fig. 22 - Icnografia della chiesa vicentina dell’Araceli, Vicenza, gneria Civile a Firenze nel 2000, è Ricercatore di ArMusei Civici, D 1053. chitettura Tecnica presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell'Università degli Studi di Firenze. Titolare dal 2004 di numerosi insegnamenti presso i Corsi di Laurea sia triennali che magistrali in Ingegneria Civile ed Edile, è attualmente Delegato all'orientamento del Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile. Le tematiche di ricerca di cui si occupa sono quelle coordinate dalla Prof. F. Bazzocchi, con specializzazione relativamente alle tecniche costruttive innovative ad elevata tecnologia dei sistemi di involucro. Fig. 23 - Icnografia della chiesa vicentina dell’Araceli, Vicenza, Musei Civici, D 1053, particolare. N.N.1/2 2014 7 --2010
© Copyright 2024 Paperzz