Trasformatore [email protected]; http://www.df.unipi.it/∼fuso/dida (Dated: version 3 (very slightly amended) - FF, 5 giugno 2014) Questa breve nota mette in luce e riassume alcuni aspetti del funzionamento dei trasformatori analizzati attraverso un semplice modello che permette di cogliere le principali caratteristiche. I. INTRODUZIONE l'energia, o potenza, spesa in questi fenomeni è dell'ordine di qualche punto percentuale rispetto a quella che è L'utilità pratica dei dispositivi che vanno sotto il nome di trasformatori è più che evidente e nota a tutti. Molti apparecchi elettrici e praticamente tutti i dispositivi elettronici di cui facciamo continuamente uso hanno bisogno di un'alimentazione in corrente continua e a bassa tensione. Una tensione, o corrente, di questo tipo non è però quella che esce dalle normali prese di casa, cioè dalla rete di distribuzione dell'energia elettrica. In pri- invece trasferita dal primario al secondario. Supponendo che primario e secondario (con N1 e N2 spire, rispettivamente) siano avvolti sullo stesso circui- µ e sezione S , e `, allora, usando la deni- to magnetico di permeabilità magnetica che abbiano la stesa lunghezza zione di autoinduttanza, si ha con buona approssimazio- 2 L1,2 = µSN1,2 /`, da cui, supponendo k = 1, L1 /M = N1 /N2 e L2 /M = N2 /N1 . ne risulta mo luogo, la rete elettrica fornisce corrente alternata. Il motivo è soprattutto perché di questo tipo è la dieren- II. za di potenziale prodotta dai generatori (alternatori) che PRIMARIO E SECONDARIO tipicamente sfruttano un moto periodico e, in accordo con la cosiddetta legge di Faraday, forniscono una for- Le equazioni generiche dei circuiti di primario e secon- za elettromotrice alternata. Inoltre l'ampiezza di questa dario possono essere scritte nel dominio delle frequenze forza elettromotrice è normalmente elevata (230 Vrms come per la rete di casa, centinaia di kV per gli elettrodotti ad alta tensione). Vω1 = (R1 + jωL1 )Iω1 + jωM Iω2 Vω2 = (R2 + jωL2 )Iω2 + jωM Iω1 , Il motivo è legato al desiderio di minimizzare le perdite per eetto Joule da parte dei li che trasportano la corrente in giro per il mondo. Infatti, data una certa resistenza (senz'altro non trascurabile, se si considera la lunghezza dei li necessari per cablare il territorio), la potenza dissipata scala con il quadrato della corrente. A parità di potenza fornita dal generatore (dalla centrale elettrica), la corrente scala inversamente con la tensione. Dunque le perdite per eetto Joule di- (1) (2) dove abbiamo introdotto i fasori delle correnti e degli eventuali generatori presenti al primario e al secondario (la simbologia è ovvia) e le resistenze nel circuito primario e secondario, generalmente date dalla somma delle resistenze interne degli avvolgimenti r1 , r2 e di eventuali resistenze aggiunte nei circuiti. minuiscono con il quadrato della tensione, permettendo di limitare lo spreco di energia. Conoscete già un modo per convertire in continua una tensione alternata (raddrizzatore e livellatore con diodo e condensatore). Per abbassare l'ampiezza della forza elettromotrice alternata ci si serve prevalentemente proprio dei trasformatori, che per questo hanno un impiego diusissimo. Un trasformatore è, in un'ampia accezione, un sistema A. Trasformazione in tensione e in corrente Supponiamo che il primario sia collegato a un generatore che fornisce una tensione alternata con frequenza angolare ω primario e secondario) A tale scopo normalmente gli avvolgimenti ferromagnetiche (di ferro dolce), cosa che consente di ottenere facilmente coecienti di accoppiamento tra gli avvolgimenti k ≥ 0.9. In queste condizioni si ha che il coef- ciente di mutua induzione è cioè il √ M = k L1 L2 ∼ usso disperso è pressoché trascurabile. √ L1 L2 , Inoltre supponiamo che il sedella corrente Vω1 = (R1 + jωL1 )Iω1 Vω2 = jωM Iω1 , che godono di un accoppiamento magnetico pressoché sono realizzati su un circuito magnetico fatto di lamine V1 . aperto, cioè che l'ampiezza I2 che vi uisce sia trascurabile. Le Eqs. 6 diventano: costituito da due avvolgimenti ( completo. e ampiezza condario sia (3) (4) da cui, nell'importante ipotesi che la frequenza sia sucientemente alta da permettere di trascurare le componenti resistive rispetto a quelle reattive (cioè che ωL1 >> R1 ), Il motivo TV = per cui si usano tipicamente lamine di ferro dolce è che nel funzionamento del trasformatore si vuole evitare di V2 M N2 = = =α, V1 L1 N1 perdere (troppa) energia nella dissipazione delle correnti dove abbiamo introdotto il parassite e nel ciclo di isteresi. In un buon trasformatore e il parametro tensione TV (5) rapporto di trasformazione in costruttivo α = N2 /N1 . 2 Nelle approssimazioni fatte si ha che da ω e inoltre che Vω1 e Iω1 TV non dipende sono sfasati tra di loro di π/2, a secondario aperto il trasformatore non assorbe alcuna potenza. per cui Se vogliamo determinare il rapporto di trasformazione si ha assorbimento di potenza del quando il secondario è chiuso. L'interazione fra primario e secondario che che determina Ref f non deve stupirvi, essendo in sostanza le- gata al coeciente di accoppiamento tra gli avvolgimenti, che abbiamo supposto unitario. in corrente dobbiamo avere una corrente che uisce nel secondario, che pertanto deve essere chiuso su un carico, che immaginiamo rappresentato dalla resistenza R2 . C. Le Trasformazione in potenza Eqs. 6 diventano: Vω1 = (R1 + jωL1 )Iω1 + jωM Iω2 0 = (R2 + jωL2 )Iω2 + jωM Iω1 , (6) (7) dato che supponiamo nulla la dierenza di potenziale al Cominciamo con il ricordare un concetto che abbiamo già implicitamente impiegato: dalla funzione secondario. Si ottiene facilmente: Iω2 P = jωM Iω1 , =− R2 + jωL2 (8) da cui, nella solita approssimazione che la frequenza sia sucientemente alta da permettere di trascurare le componenti resistive rispetto a quelle reattive (cioè che ωL1 >> R1 e ωL2 >> R2 ): TA = la potenza, essendo una grandezza mediata nel tempo, è in generale descritta dove Vω e Iω 1 1 ∗ Re{Vω · Iω } = V I cos φ , 2 2 (14) sono due generici fasori di tensione e cor- rente, con ampiezza rispettivamente V e I , e φ è lo sfasa- mento tra di loro. Nel caso di un ramo resistivo, corrente e tensione sono in fase tra loro e la potenza è massima. Nelle approssimazioni che abbiamo impiegato nora, gli sfasamenti sono nulli sia al primario che al secondario. I2 M N1 1 = = = , I1 L2 N2 α (9) rapporto di trasformazione in corrente TA , che è dunque il reciproco di TV . dove abbiamo introdotto il Nelle approssimazioni fatte si ha che anche TA non di- ω e inoltre che le correnti di primario e secondario sono sfasate di π tra loro (ricordate che lo sfasamento pende da tra tensioni e correnti di primario e secondario è generalmente denito a meno di un segno, cioè di ±π , a causa del fatto che normalmente non si sa in che senso sono avvolti gli avvolgimenti). Dunque la potenza assorbita dal generatore, che è P1 = V1 I1 /2 = Ref f I12 /2 = R1 I12 /2 + R2 I12 /(2α2 ) = PJ1 + PL1 , dove abbiamo indicato con PJ1 la potenza dissipata dalla resistenza R1 , e con PL1 la potenza media immagazzinata, pari a quella sviluppata nel primario, è o associata, all'avvolgimento del primario. La potenza trasferita al carico, che abbiamo supposto di tipo resistivo, è P2 = PJ2 = R2 I22 /2 = R2 (I1 /α)2 /2, dove abbiamo sfruttato il rapporto di trasformazione in corrente stabilito prima. stiamo esaminando Deniamo rendimento η Dunque nelle condizioni che P2 = PL1 . rapporto di trasformazione in potenza, o del trasformatore il rapporto tra la poten- za trasferita al carico e quella assorbita dal generatore B. Resistenza vista dal primario depurata delle perdite per eetto Joule al primario. In altre parole Sostituendo l'Eq. 8 nella prima delle Eqs. 6 si ha 2 η= 2 ω M Vω1 = (R1 + jωL1 + )Iω1 = (10) R2 + jωL2 −ω 2 L1 L2 + ω 2 M 2 + jωL1 R2 = (R1 + )Iω1 =(11) R2 + jωL2 jωL1 R2 = (R1 + )Iω1 , (12) R2 + jωL2 √ dove abbiamo sfruttato l'ipotesi M = L1 L2 . Nella solita approssimazione ωL2 >> R2 si ottiene allora: P2 . P1 − PJ1 (15) È evidente che nelle condizioni che stiamo trattando, in cui tutte le approssimazioni supposte sono (perfettamente) soddisfatte, si ha η = 1, cioè il rendimento di un trasformatore (ideale) è unitario. 1. Accoppiamento con il carico In termini pratici si ha che la potenza del generatore è L1 N2 1 Vω1 = (R1 + R2 )Iω1 = (R1 + 12 R2 )Iω1 = (R1 + 2 R2 )Iω1 .tanto meglio accoppiata al carico quanto minori sono le perdite per eetto Joule al primario. Poiché il carico è L2 N2 α 2 2 2 (13) resistivo, si ha sempre P2 = R2 I2 /2 = R2 I1 /(2α ). Ma Questa equazione è molto importante poiché ci dice I1 = V1 /Ref f = V1 /(R1 + R2 /α2 ), per cui che, nelle approssimazioni fatte, il primario si comporta in modo esclusivamente resistivo e come se fosse dotato di una resistenza Ref f = R1 + R2 /α 2 . La conseguenza è P2 = V12 R2 /α2 . 2 (R1 + R2 /α2 )2 (16) 3 Ponendo V1 considerato costante, come si verica se il generatore è ideale, quella appena scritta può essere consi- derata come una funzione di e R2 → ∞, e che ha un R2 , che va a zero per R2 → 0 massimo per R2 = α2 R1 (fate il calcolo: è semplicissimo!). Dunque il trasferimento di potenza dal primario al secondario è massimizzato per un determinato valore di R2 , in corrispondenza del quale, a parità di tutti gli altri parametri, la potenza persa per eetto Joule nel circuito del primario è minimizzata. È interessante notare che in queste condizioni si ha Ref f = 2R1 , cioè la resistenza eettiva del primario è pari al doppio della resistenza Figura 1. Schema per il circuito di misura delle caratteristiche R2 del secondario, circostanza che può essere interpretata del trasformatore realizzato nell'esperienza pratica e citato nel come una condizione di matching fra la resistenza interna testo. del generatore (qui visto come generatore ideale seguito da Ref f ) e dell'utilizzatore. rendimento. Alla ne, è facile che in trasformatori reali η ∼ 0.7 − 0.8, (e non particolarmente ranati), si abbia 2. o anche di meno. Rendimento in trasformatori reali e sua misura La misura sperimentale di Riassumiamo le principali approssimazioni fatte per η è abbastanza delicata. In- fatti occorre poter distinguere tra PL1 e PJ1 , che dal η= √ 1: (i) accoppiamento magnetico unitario, cioè M = L1 L2 ; (ii) componenti resistive trascurabili al primario, cioè ωL1 >> R1 e al secondario, cioè ωL2 >> R2 . Inoltre abbiamo immaginato punto di vista pratico signica poter misurare in modo di poter trascurare l'energia, o potenza, spesa per il ciclo r1 ferromagnetico e per gli eetti delle correnti parassite. sono già delle belle approssimazioni!). giungere alla conclusione P1 adabile e PJ1 indipendentemente. Allo scopo si può per esempio impiegare lo schema di Fig. 1 (dove vengono trascurate le resistenze interne degli avvolgimenti e r2 e anche la resistenza interna del generatore, che Il segnale I1 (I1 = VR1 /R1 ) quella di V1 (usando VR1 è infatti proporzionale a e la sua misu- soddisfatte in modo completo. In primo luogo, qualsiasi ra, svolta assieme a lo stesso oscil- trasformatore ha una parte di usso che viene dispersa loscopio), permette di determinare lo sfasamento fuori dal circuito magnetico. Notate che di conseguenza il V1 Nella realtà tutte queste approssimazioni non sono mai coeciente di accoppiamento k non è mai perfettamente e I1 . φ tra Dunque si può determinare la potenza erogata dal generatore, che è P1 = V1 I1 cos φ/2. Analogamente unitario, e quindi alcuni dei passaggi che abbiamo usato si può determinare la potenza per eetto Joule al pri- nelle equazioni scritte sopra non sono più completamen- mario, te giusticati. Al giorno d'oggi sono frequenti costruzioni attraverso la dierenza di questi valori. toroidali dei trasformatori che servono proprio per ri- PJ1 = VR1 I1 /2, e di conseguenza conoscere Ora, se ricordate che idealmente φ → 0, PL1 potete fa- durre questa dispersione e aumentare il coeciente di cilmente rendervi conto che questa dierenza è fatta di accoppiamento. valori che sono molto diversi tra loro: infatti nelle condi- Inoltre gli eetti dissipativi associati alle (inevitabili) zioni in cui supponiamo di lavorare la caduta di poten- R1 , correnti parassite costituiscono un altro canale di per- ziale è quasi completamente originata da dita della potenza, che nella realtà è non trascurabile. za che eettivamente interessa l'avvolgimento primario Tra questi vanno anche annoverati quelli legati ai cosid- è molto piccola. detti eetti di prossimità, che avete già incontrato in risulta aetta da una rilevante incertezza. altri contesti. Per esempio, essi comportano un aumento sta (piccola) potenza deve essere ecacemente trasferita della resistenza eettiva degli avvolgimenti all'aumenta- al secondario anché la potenza re della frequenza, che contribuisce a far perdere potenza essere agevolmente stimata. attraverso eetto Joule in elementi diversi dal carico. soddisfatta la condizione di matching che abbiamo tro- Le approssimazioni che riguardano le componenti reat- e la poten- Inevitabilmente la valutazione di PL1 Inoltre que- P2 = V22 /(2R2 ) possa Questo richiede che venga vato sopra. In altre parole, occorre scegliere R2 tale che tive e resistive di primario e secondario sono anch'esse R2 ∼ α2 R1 . Se, come proposto nell'esperienza pratica di spesso non vericate. laboratorio, α = N2 /N1 >> 1, Esse dipendono dalla frequenza di operazione e dai valori di R1 e R2 , che in certe cir- ωL2 . R2 occorre usare una resi- piuttosto grande (kohm, o decine di kohm, nel ωL1 caso pratico). Così facendo, però, l'approssimazione che La conseguenza principale è quella di produrre riguarda le componenti reattive e resistive non è più ben costanze possono non essere trascurabili rispetto a e stenza φ degli sfasamenti tra corrente e tensione, che, dal punto soddisfatta, e infatti compare uno sfasamento di vista matematico, non consentono più di considerare scurabile. In pratica si trasferisce potenza dal generatore non tra- unicamente resistivi i circuiti (cioè le potenze non sono al carico, le misure possono essere eseguite in maniera ab- più massime). Ciò equivale di fatto a introdurre degli bastanza agevole (e con incertezze non troppo elevate), ulteriori canali di perdita della potenza, cioè a ridurre il ma il rendimento cala sensibilmente. 4 pio, facendo riferimento all'esperienza pratica condotta φ e di R2 e in laboratorio, si possono determinare i valori di η in funzione del valore della resistenza di carico del coeciente di accoppiamento magnetico k citati in precedenza. È evidente che questo approccio non ha la pretesa di descrivere con accuratezza i risultati sperimentali. Infatti il modello è incompleto, dato che non considera tutte le possibili cause che concorrono a denire il rendimento (per esempio l'eetto delle correnti parassite e del ciclo di isteresi, oltre alla resistenza interna degli avvolgimenti). Inoltre non tutti i parametri costruttivi del trasformatore sono noti. Di conseguenza i risultati presentati nel seguito devono essere considerati solo come un possibile esempio di andamento. La soluzione numerica è stata fatta cercando di descrivere al meglio l'eettiva situazione sperimentale, per esempio considerando ω/(2π) ∼ 3 kHz e sione α = 25. Per una frequenza di lavoro f = un rapporto di trasformazione in tenla soluzione è stato usato un software in grado di operare con grandezze complesse. I risultati sono mostrati in Fig. 2: il pannello (a) mostra l'andamento dello sfasamento tra tensione e corrente Figura 2. Andamento di φ (a) e η (b) in funzione di R2 e k calcolato numericamente secondo quanto descritto nel testo. al primario, φ, al variare di R2 e del coeciente di accopk . Si vede come lo sfasamento sia piamento magnetico decisamente diverso da zero se ci si sposta dalle condizioni ideali (carico nullo e accoppiamento completo). Anche 3. Simulazione di situazione realistica il rendimento η, mostrato nel pannello (b), si abbassa sensibilmente rispetto al valore ideale η = 1. Esami- nando il graco si osserva che l'andamento in funzione di Nell'ambito del semplice modello che abbiamo intro- R2 non è completamente monotono per la presenza di un dotto, può essere interessante cercare una soluzione nu- (piccolo) massimo locale di rendimento che si ha quan- merica per le situazioni realistiche in cui alcune delle do si verica la condizione di matching tra resistenze che approssimazioni utilizzate non sono vericate. Ad esem- abbiamo analizzato nel caso approssimato.
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