Sulla Guida dei 10 mestieri Green

10
MESTIERI
GREEN
con interviste ad alcuni
green workers campani
Short handbook 1.0
CAMPANI AEC O FES T I VAL.I T
10
MESTIERI
GREEN
con interviste ad alcuni
green workers campani
Short handbook 1.0
a cura di
Francesco P. Innamorato
con la collaborazione di
Nicoletta Fasanino, Mafalda Angrisani,
Aldo Padovano, Adamo Crespi e Alice Volino.
progetto grafico
www.and-then-we.com
IL CAMPANIA ECO FESTIVAL
Il CEF (Campania ECO Festival) è un progetto di carattere socio-culturale
che ha come principale scopo la promozione dell’eco-sostenibilità, intesa quale
divulgazione di un messaggio che, anche attraverso le arti, promuove le
opportunità che la cultura del paesaggio e dell’ambiente possono offrire nella
vita quotidiana e nel mondo professionale (green economy - green jobs).
WWW.CAMPANI AEC O FES T I VAL .IT
Stampato a maggio 2014
INDICE
04
10 MESTIERI GREEN, OCCUPAZIONE
VERDE E DISPERSIONE SCOLASTICA.
05
MESTIERI GREEN,
LAVORO DIGNITOSO E INCLUSIONE SOCIALE
06
CAMPANIA:
I NUMERI DEL SETTORE GREEN
07
01. ENERGY MANAGER
02. CERTIFICATORE ENERGETICO
03. INSTALLATORE PANNELLI FOTOVOLTAICI
04. ECOAUDITOR
05. MOBILITY MANAGER
06. ESPERTO IN BIOEDILIZIA
07. BIO AGRICOLTORE
08. EDUCATORE E GUIDA AMBIENTALE
09. ECO DESIGNER
10. COMUNICATORE AMBIENTALE
39
INTERVISTE GREEN WORKERS
FONTI ED ALTRI RIFERIMENTI UTILI
CONSULTABILI SUL WEB O REPERIBILI IN LIBRERIA:
Green Economy Report dell’UNEP (United Nations Environment Programme);
Sezione Green Jobs dell’ILO - International Labour Organization, aggiorna
su programmi e ricerche nel settore a livello internazionale; Green Jobs - come
l’ambiente sta cambiando il mondo del lavoro, guida edita da Edizioni
Ambiente, scritta da Marco Gisotti e Tessa Gelisio; Rapporto GreenItaly
2013, (Unioncamere, Fondazione Symbola); Concorsilavoro.it
10 MESTIERI GREEN,
OCCUPAZIONE VERDE
E DISPERSIONE
SCOLASTICA.
Già nel 2013, in Italia le assunzioni complessive di green workers sono
state circa 52 mila, corrispondenti a circa il 9% del totale. Tali assunzioni
si vanno a sommare ai circa 3 milioni di persone che ad oggi svolgono
professioni verdi, in amministrazioni pubbliche o in aziende private.
“10 Mestieri green” è un importante e lungimirante primo passo per
rafforzare il ruolo della formazione nello sviluppo di competenze innovative
a sostegno della green economy e dello sviluppo strategico e sostenibile
dei nostri paesaggi. I cosiddetti “mestieri green” (in ambito internazionale
definiti green jobs), su cui si fonda la green economy, rappresentano uno
dei più promettenti settori di sviluppo e occupazione giovanile, in un periodo
in cui la crisi economica e professionale ha incrementato le difficoltà di
inserimento professionale per i giovani che, terminati gli studi universitari,
si avvicinano per la prima volta al mondo del lavoro.
Per la provincia di Salerno e per l’intera regione Campania, il ruolo della
formazione come leva strategica è irrinunciabile per uno sviluppo che miri
a una crescita dell’occupazione verde, anche per combattere il drammatico
problema della dispersione scolastica e della disoccupazione giovanile,
offrendo ai giovani tirocini e iniziative di apprendistato.
Alfonso Cantarella
Presidente Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana, CARISAL.
04
MESTIERI GREEN,
LAVORO DIGNITOSO
E INCLUSIONE
SOCIALE
Questo short handbook è un contributo per avvicinare giovani e meno giovani
al mondo green, attraverso una panoramica sulle eco-professioni e sulle
opportunità offerte nei settori delle energie rinnovabili, dello sviluppo sostenibile e della tutela ambientale.
Si parla ormai da qualche tempo di green economy (“economia verde”),
un settore in continua crescita e in grado di creare nuova occupazione.
Il comune denominatore di tutte le definizioni di green economy è la critica
alla visione economica tradizionale che non ha tenuto nel giusto conto i
danni, anche economici, legati agli impatti ambientali causati dall’attuale
sistema economico e produttivo, soprattutto in settori quali l’agricoltura,
la pesca, l’allevamento e il turismo che dipendono da un sano contesto
ambientale. In questo ambito stanno nascendo nuove figure professionali,
alle quali sono richieste competenze specifiche nell’ambito dello sviluppo
sostenibile, della tutela ambientale e del risparmio energetico. Lo scopo
primario dei green jobs (“lavori verdi”) è dunque quello di produrre beni e
servizi con tecniche che rispettino l’ambiente e la natura.
Le opportunità di occupazione green riguardano diversi settori:
● il settore della produzione, fornitura e vendita di energie rinnovabili;
● il settore agro-alimentare;
● il turismo;
● l’edilizia e l’architettura;
● l’ingegneria;
● la biotecnologia;
● i trasporti;
● la gestione dei rifiuti.
La spinta della green economy è dunque trasversale e riguarda molti più
settori di quelli tradizionalmente legati all’ambiente. Ci sono poi attività,
servizi e professioni strumentali alla crescita del settore green, come ad
esempio il design per la creazione di nuovi eco-prodotti, l’informatica
per l’ideazione di nuovi software, il marketing per comunicare il valore
ambientale di un’azienda e delle sue attività, economisti e legali esperti
della normativa specifica.
05
CAMPANIA: I NUMERI
DEL SETTORE GREEN
Benevento Caserta Napoli Avellino Salerno * Imprese con almeno un dipendente dell’industria e dei servizi che hanno investito tra il 2008 e il 2012 e/o hanno programmato di investire nel
2013 in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico e/o minor
impatto ambientale. Fonte: Centro Studi Unioncamere - Elaborazione
cartografica: CEF, F.P. Innamorato.
06
10
MESTIERI
GREEN
07
01
ENERGY
MANAGER
Un energy manager (Esperto in Gestione dell’Energia)
ha il compito di gestire ciò che riguarda l’energia all’interno
di un’azienda o di un ente pubblico.
L’Energy manager è un “soggetto
che ha le conoscenze, l’esperienza
e la capacità necessarie per gestire
l’uso dell’energia in modo efficiente” (norma UNI CEI 11339).
struttura energeticamente consapevoli e proponendo investimenti
migliorativi.
Questo si traduce in un ruolo differente a seconda delle caratteristiche dimensionali della struttura
considerata:
● nel caso di un’organizzazione
complessa (grandi-medie aziende
pubbliche e/o private), l’Energy manager sarà un dirigente alla guida di
un gruppo di persone di estrazione
prevalentemente tecnica;
● nel caso di aziende ed enti di
piccole dimensioni si tratterà di un
consulente esterno con competenze tecniche. In questo caso la parte
gestionale sarà limitata, seppure
presente.
Di cosa si occupa l’Energy
manager
Un Energy manager (Esperto in
Gestione dell’Energia) ha il compito di gestire ciò che riguarda l’energia all’interno di un’azienda o di un
ente pubblico:
● verificando i consumi, attraverso controlli ad hoc (audit) o, se
disponibili, tramite i report prodotti
da sistemi di telegestione, telecontrollo e automazione;
● ottimizzando i consumi attraverso la corretta regolazione degli
impianti e il loro utilizzo appropriato
dal punto di vista energetico;
● promuovendo interventi mirati
all’efficienza energetica e all’uso
di fonti rinnovabili, incentivando
comportamenti da parte dei dipendenti e/o degli occupanti della
Un’altra funzione che spesso riguarda l’Energy manager è quella
degli acquisti di energia elettrica.
In questo caso l’obiettivo è quello
di ridurre i costi di acquisto, promuovendo la corretta gestione dei
carichi elettrici in modo da evitare
08
09
percorso formativo adeguato. Non
è, quindi, una qualifica che si possa conseguire unicamente grazie a
corsi o alla nomina in base alla normativa vigente.
punte di potenza che comportino
costi maggiori.
Come si diventa Energy
manager?
Sbocchi professionali
Per quanto riguarda la formazione,
i percorsi disponibili sono molteplici e si basano su una formazione
preferibilmente universitaria (p.e.
ingegneria con indirizzi energetici),
eventualmente integrata da master
dedicati all’efficienza energetica
ed alle fonti rinnovabili e/o corsi di
formazione e, soprattutto, dall’esperienza sul campo. É poi fondamentale curare l’aggiornamento
professionale, per cui esistono
varie iniziative a livello nazionale e
regionale.
Sono state emanate alcune norme tecniche che prevedono il
coinvolgimento di tale figura,
come la norma europea EN 16001
sui sistemi di gestione dell’energia
(SGE) – nel 2001 sostituita dallo
standard internazionale ISO 50001
–, la EN 15900 sui servizi di efficientamento energetico, la UNI
CEI 11339 sugli esperti in gestione dell’energia (EGE) e la UNI CEI
11352 sulle ESCO - Società per la
fornitura di servizi energetici.
L’Energy manager, dunque, è una
figura professionale moderna ed
interdisciplinare che associa alle
competenze tecniche delle solide
basi in materie ambientali, economico-finanziarie, di gestione aziendale e di comunicazione. Si tratta di
capacità sviluppabili attraverso un
Al 2013, in Campania risultano
nominati 52 Energy manager tra i
settori dell’industria, della Pubblica
Amministrazione, dei trasporti e del
terziario; sono 81 gli Energy manager
che operano nel servizio energia
nominati dai soggetti obbligati (fonte:
fire-italia.it).
Link utili
www.sviluppoeconomico.gov.it — www.autorita.energia.it — www.efficienzaenergetica.enea.it — www.gse.it — Associazioni di ESCO (Energy
Service Company): www.agesi.it, www.assoesco.org, www.federesco.org
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02
CERTIFICATORE
ENERGETICO
Il Certificatore energetico si occupa di: determinare e certificare le prestazioni energetiche dell’edificio o dell’unità
immobiliare, ispezionare gli impianti di climatizzazione,
formulare indicazioni sul corretto modo di ridurre i consumi.
gatorio produrre un Attestato di
Prestazione Energetica (APE), in
vigore dal 2013 (Legge del 3 agosto 2013, n. 90), in sostituzione del
precedente Attestato di Certificazione Energetica (ACE).
La politica energetica europea ha
individuato come obiettivi prioritari
l’uso di energia prodotta da fonti
rinnovabili e la riduzione dei consumi energetici. In considerazione
del fatto che il 40% dell’energia
consumata è attribuibile agli edifici
ed al loro funzionamento, anche il
mondo dell’edilizia ha dovuto adottare un approccio «bio» per le nuove costruzioni e per l’adeguamento
delle strutture esistenti. Sono sorte
così nuove figure professionali, tra
le quali il Certificatore energetico.
L‘APE ha una validità temporale
massima di dieci anni a partire dal
suo rilascio ed è aggiornato a ogni
intervento di ristrutturazione o riqualificazione che modifichi la classe energetica dell’edificio o dell’unità immobiliare (cappotto termico,
installazione di infissi dotati di vetro
camera, sostituzione di impianto di
riscaldamento, ecc.). Nel caso di
edifici utilizzati da pubbliche amministrazioni e aperti al pubblico con
superficie utile totale superiore a
500 mq è fatto obbligo al proprietario, o al soggetto responsabile della gestione, di produrre l’APE e di
affiggerlo con evidenza all’ingresso
dell’edificio stesso o in altro luogo
chiaramente visibile al pubblico.
Di cosa si occupa il
Certificatore energetico
Il Certificatore energetico si occupa di determinare e certificare le
prestazioni energetiche dell’edificio
o dell’unità immobiliare, ispezionare gli impianti di climatizzazione,
formulare indicazioni sul corretto
modo di ridurre i consumi. Ad oggi,
nel caso di vendita o affitto delle
singole unità immobiliari, è obbli-
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● tecnici dipendenti di enti/organismi pubblici o di società di servizi
pubbliche/private (comprese le società di ingegneria).
Il professionista deve essere estraneo alla proprietà, alla progettazione o alla realizzazione dell’edificio/
unità immobiliare.
A partire dal 9 luglio 2015, la soglia
di 500 mq di cui sopra, è abbassata a 250 mq. La Politica energetica europea ha individuato come
obiettivi prioritari l’uso di energia
prodotta da fonti rinnovabili e la riduzione dei consumi energetici. In
considerazione del fatto che il 40%
dell’energia consumata è attribuibile agli edifici ed al loro funzionamento, anche il mondo dell’edilizia
ha dovuto adottare un approccio
«bio» per le nuove costruzioni e per
l’adeguamento delle strutture esistenti. Sono sorte così nuove figure
professionali, tra le quali il Certificatore energetico.
Che cosa è l’APE?
L’ Attestato di Prestazione Energetica comprende tutti i dati relativi
all’efficienza energetica dell’edificio
che consentano ai cittadini di valutare e confrontare edifici diversi.
Tra tali dati sono obbligatori la prestazione energetica globale dell’edificio, la classe energetica globale
dell’edificio, le emissioni di anidride
carbonica ed altro ancora.
Quindi, esattamente come frigoriferi e televisori, anche gli
immobili hanno una propria etichetta energetica legata alla loro
efficienza. Le compravendite e le
locazioni stipulate senza allegare la
certificazione energetica sono validi
ma, se l’Attestato non viene consegnato entro 45 giorni, i trasgressori
sono puniti con multe dai 3.000 ai
18.000 euro. Sono previste multe
anche per i professionisti che compilino e rilascino Attestati di Prestazione Energetica degli edifici senza
il rispetto dei criteri e delle metodologie dettate dalla normativa vigente
(dai 500 ai 3.000 euro).
I valori di prestazione energetica indicati nell’APE dipendono da
tanti fattori: metratura dell’appartamento, numero dei vani, anno di costruzione, materiali edili, etc. Chi è
autorizzato a fornire un documento
così importante? Secondo la normativa vigente i soggetti abilitanti
sono i Certificatori energetici.
Chi può assumere il ruolo di
Certificatore energetico?
In Campania l’Attestato di Prestazione Energetica è redatto dai seguenti soggetti:
● professionista libero o associato, iscritto ai relativi ordini e collegi
professionali (ingegneri, architetti,
geometri e periti);
Accesso alla procedura telematica
La Regione Campania, con apposito Decreto Dirigenziale 290 del
23/12/2013, ha stabilito che la trasmissione degli Attestati di Prestazione
Energetica (A.P.E.) degli Edifici può avvenire solo telematicamente tramite
il seguente link: www.economia.campania.it/. Il sistema è operativo dal 2
Gennaio 2014.
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03
INSTALLATORE
DI PANNELLI
FOTOVOLTAICI
Questa figura gestisce le attività relative all’installazione, al
collaudo e alla manutenzione ordinaria, straordinaria
e migliorativa dei pannelli fotovoltaici.
Di cosa si occupa l’Installatore
di pannelli fotovoltaici
responsabilità. Tale figura professionale deve far si che l’impianto
aziendale presso il cliente, risulti
perfettamente funzionante e rispondente ai requisiti richiesti, ma
soprattutto, che sia perfettamente
integrato agli altri apparati e dispositivi. Questa attività si esercita in
cantieri edili di nuove costruzioni, di
immobili in ristrutturazione, o presso abitazioni private.
Questa figura gestisce le attività
relative all’installazione, al collaudo
e alla manutenzione ordinaria, straordinaria e migliorativa dei pannelli
fotovoltaici, eseguendo l’assemblaggio, il controllo e la messa in
opera dell’impianto, in conformità
con le normative vigenti, utilizzando
le tecnologie più moderne e secondo le specifiche tecniche definite
dalla progettazione.
Come si diventa Installatore
di pannelli fotovoltaici?
Si tratta di un tecnico particolarmente qualificato che deve
possedere un ampio spettro di
conoscenze (tecniche, normative,
economiche, ecc.) ed essere capace di gestire rapporti con clienti,
progettisti e fornitori.
Quello dell’Installatore di pannelli
fotovoltaici è un lavoro di grande
Per svolgere la professione di Installatore di pannelli fotovoltaici
è sufficiente il Diploma di scuola
media superiore ad indirizzo elettrotecnico/elettronico (Perito Industriale) che va integrato con formazione ad hoc e “training on the job”
(formazione sul posto di lavoro).
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● le normative e le tendenze costruttive;
● le strutture ed i metodi installativi;
● lo studio delle componenti e dei
concetti base dei sistemi fotovoltaici;
● consigli utili per il migliore approccio con il cliente e per il sopralluogo;
● esempi per la preventivazione;
● la progettazione degli impianti fotovoltaici;
● le fasi di montaggio dei sistemi
fotovoltaici;
● lo studio del montaggio di un
sistema fotovoltaico con diverse
strutture per tetti inclinati e per tetti
piani.
L’adeguata competenza si acquisisce con dei corsi professionali, al
termine dei quali verrà rilasciato un
attestato di partecipazione. Per frequentare questi corsi è comunque
necessario esercitare già nel campo elettrico ed essere in possesso
delle competenze necessarie come
elettricista o impiantista.
All’interno di questi corsi, sono vari
gli argomenti trattati riguardanti i
problemi legati agli impianti fotovoltaici ed alla loro installazione. Tra
questi, i principali sono:
● l’introduzione alla tecnologia fotovoltaica;
● lo studio della conversione e
dell’uso dell’energia solare;
Link utili
www.poienergia.gov.it — www.qualenergia.it — www.energymed.it/infoesp/elencoesp.htm (info espositori energymed, Campania) — www.enel.
it/it-IT/reti/efficienza_energetica/offerte_al_pubblico/Fotovoltaico/(Enel,
fotovoltaico)
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04
ECOAUDITOR
L’Ecoauditor, o Verificatore ambientale d’impresa, è la
figura professionale che accerta che gli impianti e i processi
produttivi di un’azienda siano conformi alla legislazione nazionale ed europea in materia di impatto ambientale.
Di cosa si occupa l’Ecoauditor
tor deve conoscere le tecniche di
comunicazione e le norme tecniche
dei sistemi di gestione ambientale,
dei prodotti e processi alternativi
ecocompatibili, e deve possedere conoscenze di analisi dei rischi
ambientali e di sistemi di qualità
ambientale.
L’Ecoauditor, o Verificatore ambientale d’impresa, è la figura professionale che accerta che gli impianti
e i processi produttivi di un’azienda
siano conformi alla legislazione
nazionale ed europea in materia di
impatto ambientale.
L’esperto opera come dipendente
interno soprattutto nella grande impresa; le piccole e medie imprese
si rivolgono infatti prevalentemente a un’altra figura professionale, il
Consulente ambientale.
Si tratta di una delle figure emergenti nella moderna gestione
aziendale: è il responsabile dei
problemi dell’ambiente inerenti
all’impresa, partecipa all’elaborazione delle politiche ambientali e
garantisce l’applicazione delle norme di legge sull’ambiente e la sicurezza del lavoro.
Come si diventa Ecoauditor?
Per svolgere questa professione è
necessaria una formazione universitaria (anche di primo livello) di
tipo tecnico-scientifico o economico. Diversi enti, comunque, incluse
le camere di commercio, organizzano corsi specialistici e master. È
importante un’ottima conoscenza
del panorama normativo in materia
ambientale. Il Verificatore ambientale che lavori in proprio e voglia
poter rilasciare Certificati Emas o
Ecolabel deve accreditarsi presso il
Deve, inoltre, assicurare il perfetto
funzionamento del sistema di gestione ambientale attraverso la collaborazione con i diversi livelli organizzativi previsti dall’azienda.
Infine, gestisce i rapporti con gli
enti istituzionalmente competenti
alla difesa dell’ambiente (Comuni,
ASL, Regioni).
Tra le varie competenze, l’Ecoaudi-
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di gara europei o nazionali, hanno
reso questa figura di un certo interesse anche in Italia.
Se, infatti, un decennio fa essa
era ricercata quasi esclusivamente in ambito europeo, negli ultimi
anni abbiamo visto allargarsi il suo
mercato anche nel nostro Paese:
l’Ecoauditor può svolgere le proprie competenze come dipendente
o libero professionista, all’interno di
società di consulenza e certificazione ambientale oppure nelle imprese particolarmente attive sui temi
dell’ambiente.
Comitato Ecolabel Ecoaudit al Ministero dell’Ambiente.
Per accedere è necessario presentare apposita domanda e, dopo la
presentazione dei propri titoli di
studio e/o di merito, superare una
prova d’esame. Il possesso di specifici titoli, come l’attestato di una
“Scuola Emas”, consente agevolazioni.
Sbocchi professionali
I vantaggi derivanti dall’ottenere
una certificazione ambientale, per
esempio per partecipare a bandi
Link utili
Il Comitato Ecolabel Ecoaudit: www.minambiente.it/pagina/comitato-lecolabel-e-lecoaudit — Accredia: Sistema italiano di accreditamento www.
accredia.it — Cepas - Certificazione delle professionalità della formazione
www.cepas.it
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05
MOBILITY
MANAGER
Il Mobility management rappresenta un nuovo approccio ai
problemi del traffico e dell’inquinamento veicolare, orientato
essenzialmente alla gestione della domanda di mobilità.
Di cosa si occupa il
Mobility manager
I punti di forza del Mobility management sono:
Il Mobility management rappresenta
un nuovo approccio ai problemi
del traffico e dell’inquinamento
veicolare, orientato essenzialmente alla gestione della domanda di
mobilità (e non all’offerta di trasporto - quindi non si realizzano opere)
e, nel caso specifico, alla gestione
degli spostamenti casa-lavoro.
● il nuovo approccio ai problemi del
traffico e dell’inquinamento veicolare, orientato essenzialmente alla
gestione della domanda di mobilità,
soprattutto per quanto riguarda gli
spostamenti sistematici casa-lavoro;
● l’ottimizzazione dell’esistente (gestione della domanda, offerta di
sistemi di trasporto ecocompatibili) piuttosto che la realizzazione
di nuovi interventi infrastrutturali,
ipotesi quest’ultima che, in genere,
richiede grossi finanziamenti e non
sempre produce i risultati attesi;
● la possibilità di realizzare una rete
di contatti che veicoli le iniziative,
ad esempio, dei comuni e, quindi,
rafforzi la campagna di informazione.
Tutte le imprese con più di 300
addetti per unità produttiva locale,
o con più di 800 dipendenti totali
nelle unità produttive, ubicate nei
comuni compresi in zone a rischio
di inquinamento atmosferico, che
sono state individuate dalle Regioni, devono nominare un Responsabile della mobilità aziendale
(Mobility Manager Aziendale)
che redigerà, ogni anno, il “Piano
degli Spostamenti Casa-Lavoro”
(nel seguito PSCL) dei propri dipendenti (sito web Comune di
Napoli).
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In linea generale è possibile identificare due aree nel mobility management:
● area “tecnica”, legata a competenze di indagine statistica, analisi dei
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bracciano diverse tematiche, quali
gli aspetti generali della mobilità,
impatto ambientale del traffico e
dei trasporti, trasporto collettivo e
sistemi alternativi alla mobilità privata, raccolta dati e tecniche di marketing , Mobility management per le
imprese.
sistemi di trasporto e pianificazione;
● area “relazionale”, incentrata sugli
aspetti di comunicazione (aziendale
e interpersonale) e del change management (lo sviluppo di una nuova
cultura).
Come si diventa
Mobility manager?
Durante i corsi di formazione vengono trasferiti alcuni fondamentali relativi al trasporto e ai nuovi
servizi di mobilità, con particolare attenzione alle tematiche della
comunicazione e del marketing, che
rappresentano alcune delle skills
(competenze) prioritarie per l’attività
del Mobility manager.
Per quanto riguarda la formazione,
i percorsi disponibili sono molteplici, e si basano su una formazione
preferibilmente universitaria. Esistono diversi corsi di formazione
post-universitari che hanno solitamente una durata media di 4/6
giornate. Gli argomenti trattati ab-
Link utili
www.acam-campania.it — Agenzia Campana per la Mobilità Sostenibile
— www.minambiente.it/pagina/settimana-europea-della-mobilita-sostenibile-2014 — Settimana europea per la mobilità sostenibile. — http://
mobilitymanagement.info — www.euromobility.org
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06
ESPERTO IN
BIOEDILIZIA
L’Esperto in bioedilizia è una figura professionale che
possiede conoscenze nell’ambito dell’utilizzo dei
materiali bioecologici ad elevata efficienza energetica.
che in Europa si traduce al meglio
nei paesi di cultura tedesca, pionieri in questo modo di intendere
l’architettura.
L’attività edilizia è uno dei settori
a più alto impatto ambientale per
gli effetti del consumo di territorio,
per l’alto consumo energetico e per
le emissioni in atmosfera ad esso
connesse.
Con “Architettura bioecologica o
bioedilizia” non si deve intendere, quindi, un settore specialistico
dell’edilizia o una moda, ma una
rilettura dell’architettura, e, quindi,
del modo di costruire e trasformare
il territorio.
Per questo motivo, negli ultimi anni,
è nata una nuova concezione di
edilizia e architettura che sappia
rapportarsi in maniera equilibrata
con l’ambiente, pensata per le necessità dell’uomo e in grado di soddisfare i bisogni attuali senza limitare, con il consumo indiscriminato
di risorse e l’inquinamento, quello
delle generazioni future.
Di cosa si occupa
l’Esperto in bioedilizia
Parliamo dunque di edilizia e
architettura bioecologica, definizione che nasce dai termini ‘bio’
(favorevole alla vita), ‘eco’ (in
equilibrio con l’ambiente), ‘logica’ (intelligente, razionale).
É una definizione che in Italia è stata introdotta dall’Associazione Nazionale Architettura Bioecologica e
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L’Esperto in bioedilizia è una figura professionale che possiede
conoscenze nell’ambito dell’utilizzo dei materiali bioecologici
ad elevata efficienza energetica.
É in grado di gestire gli interventi
sia sull’involucro edilizio che sugli
impianti. Esegue consulenza e valutazioni sui costi e benefici delle
opere realizzate mediante la bioedilizia e certifica le costruzioni e i
materiali bioecologici.
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● i materiali bio edili e gli aspetti
relativi alla salubrità e alla qualità
del costruire;
● gli aspetti relativi alla progettazione
bioclimatica;
● i differenti impianti ad alta efficienza energetica dal punto di vista
tecnologico e della gestione;
● gli elementi di domotica;
● la normativa sull’incentivazione e
le agevolazioni per la bioarchitettura;
● gli aspetti di economia ambientale
correlati alla bioarchitettura.
Come si diventa
Esperto in bioedilizia?
L’Esperto di bioedilizia è solitamente geometra, ingegnere edile
o architetto, iscritto ai relativi albi
professionali e che ha frequentato
corsi di bioarchitettura attivati presso alcune facoltà di architettura ed
ingegneria.
Si tratta di una figura professionale
che in particolare conosce:
Sbocchi professionali
● gli aspetti relativi alla progettazione
sostenibile;
● le modalità applicative degli elementi strutturali e impiantistici;
● le norme e le leggi sull’efficienza
energetica edificio-impianto;
● gli elementi di termografia;
L’Esperto in bioedilizia è un libero
professionista o dipendente presso strutture pubbliche e private,
quali studi tecnici, imprese edili e
impiantistiche, aziende che si occupano di bioedilizia.
Link utili
www.anab.it — www.architettisalerno.it — www.na.archiworld.it
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07
BIO
AGRICOLTORE
Il Bio-agricoltore non è un contadino nel senso tradizionale del
termine, ma si tratta, solitamente, di un laureato in Agraria
o in Scienze naturali, esperto della terra,
dei cicli stagionali, della struttura del suolo e delle
tecnologie verdi di ultima generazione.
Di cosa si occupa
il Bio-agricoltore
nosce la terra e la sua composizione chimica, ha rapporti con buyers
esteri, partecipa a fiere, promuove i suoi prodotti con packaging
eco-friendly e slogan mirati e gira
il mondo per promuovere la sua attività.
É un imprenditore che investe
nell’agricoltura biologica e/o biodinamica.
Al Bio-agricoltore va il merito di aver
salvato varietà autoctone dall’estinzione e di aver ridato dignità a paesi
e colture ormai dimenticate.
Il Bio-agricoltore non è un contadino nel senso tradizionale del termine, ma si tratta, solitamente, di un
laureato in Agraria o in Scienze Naturali, esperto della terra, dei cicli
stagionali, della struttura del suolo
e delle tecnologie verdi di ultima
generazione.
Lavora la terra e i prodotti da essa
derivanti seguendo rigorosi processi eco-compatibili ed eco-sostenibili:
● evita l’uso di sostanze chimiche
dannose per l’ambiente e per l’uomo;
● ricorre ad energie rinnovabili;
● usa e riusa tutto ciò che dalla terra
viene prodotto.
Si tratta, fondamentalmente, di un
contadino–imprenditore, che co-
Sbocchi professionali
Negli ultimi anni sono aumentati
coloro che sono tornati alle origini
contadine per dedicarsi alla coltivazione di erbe officinali, piante, prodotti naturali etc. Alcuni hanno ripreso l’azienda di famiglia e l’hanno
stravolta, altri hanno cominciato da
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zero, altri ancora hanno inseguito il
sogno di una vita.
del bio è diventato molto richiesto
e redditizio.
La vendita di prodotti provenienti da agricoltura bio ha generato
un forte interesse anche da parte dell’industria cosmetica e della
grande distribuzione, che hanno incominciato ad usare materie prime
bio per i propri prodotti. Il mercato
Un Bio-agricoltore lavora come libero imprenditore o, in alternativa,
come partner di industrie più grandi
a cui vende le materie prime. Può
gestire gruppi di aziende bio, imprese altrui, e molti sbocchi professionali sono ancora tutti da scoprire.
Link utili
ww.sito.regione.campania.it/agricoltura/home.htm — www.sito.regione.
campania.it/agricoltura/pubblicazioni/guida-aziende-bio.html — www.sito.
regione.campania.it/agricoltura/bio/SIB.html (sistema informativo agricoltura biologica – SIB) — www.sito.regione.campania.it/agricoltura/bio/
bio_normativa.html (Normativa) — http://ec.europa.eu/agriculture/organic/index_en.htm
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08
EDUCATORE
E GUIDA
AMBIENTALE
L’Educatore ambientale svolge il ruolo di formatore per
insegnanti, aggiorna gli addetti ai lavori in campo ambientale, progetta e coordina attività di informazione per giovani
e adulti, anche con sistemi didattici innovativi.
La Guida ambientale accompagna le persone nella visita
di luoghi di pregio naturalistico e paesaggistico, spesso
anche storico e culturale, in particolar modo nei parchi
nazionali e nelle aree protette.
Di cosa si occupa
l’Educatore ambientale (EA)
contri con amministratori, politici,
rappresentanti del mondo delle associazioni e studiosi. Organizza e
gestisce mostre, laboratori didattici
e predispone materiali per percorsi
formativi.
L’Educatore ambientale svolge il
ruolo di formatore per insegnanti,
aggiorna gli addetti ai lavori in campo ambientale, progetta e coordina
attività di in-formazione per giovani
e adulti, anche con sistemi didattici
innovativi.
L’EA favorisce la partecipazione
dei cittadini alla gestione sostenibile del territorio attraverso eventi
pubblici, conferenze, dibattiti, in-
Di cosa si occupa la
Guida ambientale (GA)
La Guida ambientale accompagna
le persone nella visita a luoghi di
pregio naturalistico e paesaggistico, spesso anche storico e culturale, in particolar modo nei parchi na-
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percorsi turistici e conduzione di
gruppi.
zionali e nelle aree protette. La GA
interpreta e accoglie le esigenze
dei turisti e li orienta verso un utilizzo sostenibile dell’area protetta.
Spesso il tour si svolge a piedi, su
percorsi di trekking, a cavallo, più
raramente su veicoli a motore.
Sbocchi professionali
Si tratta di figure richieste da enti
pubblici, istituti scolastici di ogni
ordine e grado e agenzie turistiche.
Il tramite, il più delle volte, sono le
associazioni ambientaliste e professionali in ambito locale o cooperative che operano in vari settori dei
servizi ambientali.
La Guida ambientale spiega e racconta la storia, i miti, la cultura, le
bellezze artistiche e naturali, le
tradizioni locali del territorio, svolgendo quindi anche una funzione di
divulgatore, specie nell’accompagnamento di gruppi scolastici.
La Guida ambientale è una professione riconosciuta ma diversamente regolamentata da regioni ed enti
a cui occorre riferirsi per verificare
l’iter di accreditamento. Esiste ed
è riconosciuta da parte degli enti
di gestione delle aree protette anche la “guida parco”, ma anche in
questo caso occorre verificare direttamente le modalità di accreditamento.
Per i giovani può rappresentare il
primo passo di una carriera diretta
al settore turistico come a quello
naturalistico.
Come si diventa
Educatore-Guida ambientale?
L’Educatore e/o Guida ambientale
è spesso laureato in Scienze ambientali, in Agraria, in Geologia o
Scienze naturali, percorsi di laurea che forniscono un bagaglio di
conoscenze di base per svolgere
questo lavoro con professionalità.
Sono inoltre utili competenze nelle scienze dell’educazione, metodologia didattica, pianificazione di
Link utili
Sistema nazionale Infea (INFormazione Educazione Ambientale): www.
minambiente.it/pagina/il-sistema-nazionale-infea — Legambiente: www.
legambiente.it - www.legambiente.campania.it — WWF: http://regionali.
wwf.it — FAI: http://www.fondoambiente.it — CTS: www.ctsassociazione.
it — Associazione italiana guide ambientali escursionistiche: www.gae.it
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ECO DESIGNER
L’Eco-designer è un designer specializzato nella
progettazione di prodotti eco friendly.
tecniche per ridurre gli sprechi.
Tutto viene disegnato nell’ottica
di un possibile riuso dei materiali.
L’Eco-designer è un designer specializzato nella progettazione di
prodotti eco-friendly.
L’obiettivo è ridurre l’impatto ambientale non solo in termini di
materiali impiegati, ma anche di
spazio, riciclo e spreco.
Gli oggetti disegnati dai nuovi specialisti dell’eco-design sono a basso impatto ambientale e rispondono al principio che lo spreco può
essere ridotto fin dall’origine.
Come si diventa Eco-designer?
Non esiste un percorso unico, a
volte si arriva a questa professione
per vie diverse.
L’Eco-designer è solitamente laureato in disegno industriale, in architettura o in ingegneria. Esistono anche specifiche scuole, e le
stesse università possiedono corsi
e dipartimenti presso cui è possibile specializzarsi. Negli ultimi anni
sono nati anche master in disegno
industriale e ambientale.
Di cosa si occupa
l’Eco-designer
L’Eco-designer controlla l’intero ciclo di vita del bene che progetta,
trasformando in opportunità economiche la possibilità di riciclare il
prodotto una volta esaurita la sua
attività. Deve conoscere, oltre agli
aspetti ambientali legati al suo progetto, anche quelli sociali ed etici.
Può preferire materiali che non siano stati trattati chimicamente o che
siano stati già riciclati in precedenza o prodotti da aziende dove non
si sfrutta la manodopera.
Tutti aspetti che devono coincidere anche con una forte conoscenza
sulle norme di sicurezza (ad esempio in caso di prodotti per l’industria), dei materiali utilizzati e delle
Sbocchi professionali
L’Eco-designer lavora come libero
professionista o anche alle dipendenze di studi o aziende più grandi. Ci sono, infatti, realtà produttive
molto importanti che hanno al loro
interno un intero gruppo di lavoro
che si dedica, appunto, al design
verde. Le aziende principalmente
interessate a questa figura sono le
aziende della moda, sempre pronte a catturare le nuove tendenze,
e quelle automobilistiche, con la
creazione di gadget e accessori
eco-friendly, ma anche aziende che
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trattano oggettistica per la casa.
Di recente anche le piccole realtà
artigianali si stanno rivolgendo agli
Eco-designer per proporre qualcosa di nuovo e originale per conquistare fette di mercato.
Link utili
ADI - Associazione per il disegno industriale: www.adi-design.org — Dipartimento di Industrial Design, Ambiente e Storia - Ideas , Luigi Vanvitelli Seconda Università degli Studi di Napoli: www.architettura.unina2.
it — www.istitutoitalianodesign.it — Consiglio Nazionale degli Architetti
— Consiglio Nazionale Ingegneri
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COMUNICATORE
AMBIENTALE
Il Comunicatore ambientale crea ed elabora strategie di
comunicazione e campagne di informazione e/o sensibilizzazione
per conto di enti pubblici, aziende e associazioni.
Di cosa si occupa il
Comunicatore ambientale (CA)
viamo, quindi, la figura del Green
marketer, addetto alla comunicazione delle attività ecosostenibili
delle aziende.
Il Comunicatore ambientale crea
ed elabora strategie di comunicazione e campagne di informazione e/o sensibilizzazione per
conto di enti pubblici e aziende
private.
Come si diventa
Comunicatore ambientale?
L’iter formativo di questa figura
può arrivare da due strade distinte ma che devono poi convergere
su un panorama di conoscenze e di
competenze comuni. Si può, quindi, giungere da percorsi di lauree
scientifiche (Biologia, Scienze naturali e ambientali, Ingegneria, etc.)
oppure umanistiche (Scienze della
comunicazione,
Giurisprudenza,
etc.) ma è bene specializzarsi con
master e corsi sulla comunicazione
ambientale che offrano un panorama multisettoriale e che includano
– oggi fortemente necessari - percorsi sul marketing verde, la responsabilità sociale, la scrittura e i
social media.
Ad un comunicatore occorre aggiungere alle competenze le pro-
Per fare questo, il CA deve conseguire competenze in diversi settori
e discipline ambientali, dalla mobilità sostenibile alle energie rinnovabili, dai rifiuti alla biodiversità, dalla
finanza etica e sostenibile fino alle
best practices (migliori pratiche)
dell’eco-turismo.
Il CA è, quindi, una figura fondamentale per guidare enti ed aziende in
efficaci strategie di comunicazione
dirette ai cittadini in generale o agli
stakeholder di riferimento (gruppi
di soggetti interessati al tema che
si comunica).
Tra i Comunicatori ambientali tro-
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o come responsabile della comunicazione, in molte realtà produttive o
della Pubblica Amministrazione. La
versatilità di questa figura, inoltre,
può rivelarsi fondamentale per trovare collocazioni affini tra loro ma
con ruoli sempre diversi.
Se si vuole fare i comunicatori,
quello ambientale è un settore in
cui vale la pena investire.
prie capacità creative e la passione
per la materia, sulla quale bisogna
tenersi in formazione continua. Necessarie le capacità di gestire e coordinare gruppi di persone e di lavoro e attitudine al problem solving.
Sbocchi professionali
Il Comunicatore ambientale può trovare collocazione, come consulente
Link utili
AICA - Associazione italiana Comunicatori Ambientali www.assaica.org —
Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale www.
compubblica.it — Associazione professionale dei comunicatori www.professionecomunicatore.org — www.campaniaecofestival.it
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INTERVISTE
GREEN
WORKERS
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MARCO
MANFREDINI
Età: 30 anni
Nato a: Nocera Inferiore
Lavora presso: Sativa Alimentari
Ti occupi di: Alimentazione e Benessere
Sito web: www.foodsativa.com
In cosa consiste il tuo lavoro?
Produzione e commercializzazione di prodotti alimentari a base di semi di
Canapa.
Qual è stato il percorso di studi-lavorativo che ti ha permesso di realizzare il tuo progetto?
Sono laureato in Biologia e ho sempre creduto nelle nobili proprietà alimentari, e non solo, della Canapa.
Da cosa è nato il tuo progetto e in che modo si è evoluto?
È nato dall’esigenza di riportare nella nostra cultura una risorsa (la canapa
appunto) che per centinaia di anni ha rappresentato una fonte di benessere sociale, economico e culturale, in particolare in Campania. Ricordo che
la Canapa Campana era quella tra le migliori qualità al mondo. Purtroppo
motivi occulti hanno portato ad una parziale scomparsa di questa risorsa.
Che prospettive di lavoro offre il settore di cui ti occupi?
La canapa è una coltura di cui non si butta via niente, oltre che nella alimentazione, la canapa trova migliaia di applicazioni in svariati altri settori
come: tessile, energetico, edile e terapeutico. Quindi, se si sviluppasse
una vera e propria filiera della canapa in Campania, questo porterebbe alla
nascita di nuove imprese che potranno trasformare in centinaia di modi
diversi la materia prima. Quindi, se crei impresa crei occupazione.
Le Istituzioni hanno facilitato la realizzazione del tuo progetto?
Direi più no che si.
Consiglieresti ad un giovane di intraprendere il tuo percorso?
Certo. L’importante è crederci.
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IVAN
DI PALMA
Età: 33 anni
Nato a: Polla
Lavora Presso: Azienda Agricola Asineria Equinotium
Ti occupi di: Agricoltura/Allevamento
Sito web: www.asineriaequinotium.com
In cosa consiste il tuo lavoro/progetto?
Un’azienda agricola (una fattoria) che seleziona grani antichi (Carosella
Lucana, Segale “Iurumana”’, Senatore Cappelli), produce verdura a foglia
in maniera naturale, organizza trekking someggiati con gli asini e attività
ludico-ricreative con gli stessi.
Abbiamo un laboratorio di trasformazione dove, tra le altre cose, lavoriamo
i nostri cereali producendo biscotti e pane integrale cotti nel forno a legna.
Sta inoltre partendo un progetto di agricoltura sociale dal nome “Innesti”,
con la collaborazione del Piano Sociale di Zona, sulla riabilitazione di pazienti affetti da schizofrenia cronica.
Qual è stato il percorso di studi e lavorativo che ti ha permesso di
realizzare il tuo progetto?
Laurea in Filosofia con tesi in Antropologia filosofica. E pratica quotidiana
nella terra e con gli animali.
Da cosa è nato il tuo progetto e in che modo si è evoluto?
Amore per la terra e il rispetto per essa. Si è evoluta e si evolve lentamente
grazie alla fatica e all’impegno di tutti coloro i quali collaborano con noi.
Il tuo progetto potrebbe coinvolgere numerose figure professionali,
anche in diversi settori, fino a creare una rete?
Si, coinvolge attualmente una esperta in tecniche di riabilitazione psichiatrica, un giovane psicologo ed una serie di figure legate alle iniziative che
organizziamo.
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GIUSEPPE
RIVELLO
Età: 26 anni
Nato a: Sapri
Lavora presso: Jepis di Giuseppe Rivello in InOutLab Co-working
Ti occupi di: Web content Marketing e Rural storytelling
Sito web: www.jepis.it – www.inoutlab.it
In cosa consiste il tuo lavoro?
Faccio il digital maker, mi occupo di creare contenuti web (video, foto,
testi) che raccontino al meglio delle storie, di imprese, di progetti o di
persone. Nel pratico mi occupo quindi di video making e di progettare
la comunicazione web di aziende e istituzioni. Il mio lavoro però è molto
orientato a progetti ed aziende che operano nell’ambito rurale e ambientale in genere.
Qual è stato il percorso di studi-lavorativo che ti ha permesso di
svolgere questa professione?
Mi sono laureato in Scienze della Comunicazione nell’ateneo di Fisciano
qualche anno fa. Mi sono appassionato, quindi, ai corsi di comunicazione di impresa, semiotica, cinema e sociologia cercando di non prestare
ascolto a chi mi diceva che questo non mi avrebbe dato lavoro. Già al
secondo anno di università ho aperto la partita IVA come artigiano digitale
ed ho cercato di portare i concetti appresi nei corsi di studi universitari
nel mio territorio, una comunità del basso Cilento, Caselle in Pittari. Il mio
percorso di studi quindi a trovato dei primi sfoghi concreti sia grazie a
qualche coraggioso artigiano che mi ha dato fiducia, sia grazie ad alcuni
progetti di innovazione rurale e sociale che da anni io alcuni miei amici
portiamo avanti nel mio territorio, uno di questi è il Palio del Grano (www.
paliodelgrano.it).
In questi anni ho poi lavorato in diversi progetti sia all’interno del mio territorio che fuori, dopotutto il mio lavoro mi permette di non emigrare e di
poter rimanere con i piedi ben saldi nel Cilento.
Che prospettive di lavoro offre il settore di cui ti occupi?
Il mio lavoro, “apparentemente” offre buone prospettive. Credo, però, che
bisogna essere visionari, che bisogna immaginare cosa potrebbe accadere nel futuro prossimo per avere eventualmente buone prospettive. Certo,
le aziende hanno sempre più bisogno di servizi web oriented, però hanno
anche bisogno di manodopera e, quindi, non tutti possiamo fare i marketer
o i pubblicitari.
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Le Istituzioni hanno facilitato l’avvio della tua professione?
Non ho avuto nessun tipo di agevolazione pubblica quando ho avvitato la
mia attività di impresa. Nè ho ricevuto particolari incentivi economici nella
fase iniziale del mio lavoro.
Il tuo progetto potrebbe coinvolgere numerose figure professionali,
anche in diversi settori, fino a creare una rete?
La rete, le partnership sono essenziali in un progetto come il mio. Non si
può realizzare quasi nulla da soli, abbiamo bisogno di stare in compagnia,
abbiamo bisogno di sognare insieme, ideare insieme, progettare insieme
e realizzare insieme.
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CARMINE
AMATO
Età: 37 anni
Nato a: Agropoli
Lavora presso: ENERGY ON SRL
Ti occupi di: Produzione e vendita di generatori micro-eolici
Sito web: www.energy-on.it
Come è nata l’idea di dedicarti alla tua professione?
Sono stato sempre un tipo dall’occhio lungo e subito dopo aver finito gli
studi ho iniziato a viaggiare, a visitare fiere, aziende, etc., per conoscere
materiali e impianti innovativi, sentivo che di lì a poco tempo le cose sarebbero cambiate velocemente e io volevo essere un passo avanti rispetto
agli altri.
Che prospettive di lavoro offre il settore di cui di occupi?
L’esaurimento delle risorse mondiali di energia fossile spingono a puntare
nel futuro verso l’uso di energie rinnovabili e verso edifici e impianti a risparmio energetico, quindi le prospettive sono ottime, ma il guaio non è il
futuro ma il presente.
Le istituzioni hanno facilitato l’avvio della tua professione?
Purtroppo no! Ho sempre dovuto contare sulle mie risorse e capacità per
affrontare qualsiasi spesa e/o investimento, e, anche in caso di vincita di
concorsi, le banche richiedevano sempre un buon bilancio aziendale.
Consiglieresti ad un giovane di intraprendere il tuo percorso?
Si, lo consiglierei ma lo avviserei anche che è un percorso bello ma pieno
di ostacoli, che prevede una notevole forza psicofisica.
Dove si possono recuperare informazioni sulla tua professione/progetto?
Ordine degli Ingegneri della Provincia di Salerno, Camera di Commercio
di Salerno, Internet.
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GENNARO
GALDO
Età: 40 anni
Lavora presso: CIAL – Consorzio Nazionale per il recupero e
il riciclo degli Imballaggi in Alluminio
Ti occupi di: Comunicazione
Sito web: www.cial.it
In cosa consiste il tuo lavoro?
Lavoro in CIAL ormai da dieci anni e fin dall’inizio mi sono occupato di
comunicazione, in particolare di progetti di comunicazione sul territorio.
Il nostro Consorzio lavora sull’intero territorio nazionale e, pur trattando il
riciclo degli imballaggi, non si occupa direttamente della raccolta differenziata, che spetta, per legge, alle amministrazioni pubbliche o alle società
da queste delegate. Il mio ruolo, in particolare, sta nel lavorare con questi
soggetti affinché le campagne di comunicazione legate alla raccolta differenziata, in particolare dell’alluminio, siano efficaci. Ovviamente negli anni
il lavoro è cambiato molto e oggi, seguendo anche la comunicazione web
del Consorzio e diversi eventi sul territorio, il mio ruolo si è ampliato fino
a coinvolgere anche ambiti non sempre immediatamente riconducibili al
settore dei rifiuti.
L’importante è tenere sempre in mente l’obiettivo finale del mio compito:
spiegare ai cittadini perché fare la raccolta differenziata è un gesto necessario per la salvaguardia del nostro pianeta, riuscendo al tempo stesso a
rendere la tematica facile e fruibile per tutti.
Qual è stato il percorso di studi-lavorativo che ti ha permesso di
svolgere questa professione?
Mi sono laureato in Giurisprudenza all’Università di Salerno e durante gli
anni universitari ho svolto la pratica giornalistica. Dopo la laurea ho fatto
un master in comunicazione pubblica.
Come è nata l’idea di dedicarti alla tua professione?
Ho sempre voluto occuparmi di comunicazione. Ho iniziato con il giornalismo, dopo di che sono passato alla gestione di uffici stampa e media
relation. L’arrivo in CIAL e il mio impegno nel settore ambientale sono stati
il risultato di una serie di esperienze che ho fatto fra i 26 e i 30 anni. Di una
cosa, però, sono sempre stato sicuro: non mi è mai interessato il settore
profit e la comunicazione cosiddetta di prodotto.
Sono sempre stato incline, per mia natura e interessi, al mondo del sociale
e alla responsabilità sociale d’impresa.
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Che prospettive di lavoro offre il settore di cui di occupi?
La crisi economica ha colpito, ovviamente, molte imprese che si occupano
di rifiuti. Anche nel settore del riciclo. Di sicuro però è un segmento che
ha sofferto meno di altri. Le nuove offerte lavorative, ad oggi, sono molto
specifiche e richiedono competenze di alto livello fin dal primo ingresso
in azienda. Le occasioni, però, ci sono, non soltanto nel mondo del riciclo
dei materiali, ma anche in altri comparti green come le energie alternative
e la mobilità sostenibile.
Le Istituzioni hanno facilitato l’avvio della tua professione?
No, non ho mai usufruito di incentivi particolari.
Consiglieresti ad un giovane di intraprendere il tuo percorso?
Consiglierei ad un giovane di fare qualsiasi mestiere senza badare troppo
alle prospettive di guadagno ma di concentrarsi su una passione o una
particolare affinità. La crescita professionale e il guadagno economico
sono poi consequenziali. Certo è che la passione deve essere accompagnata da una buona capacità critica e concretezza, per non correre il
rischio di finire imprigionati in progetti che non decollano mai.
Il tuo progetto potrebbe coinvolgere numerose figure professionali,
anche in diversi settori, fino a creare una rete?
Noi lavoriamo in rete. I Consorzi di Filiera del Sistema Conai, al quale CIAL
appartiene, raggruppano diverse figure professionali green: dagli ingegneri ambientali a chi si occupa di marketing territoriale; da chi segue la
logistica e il flusso dei materiali fino a chi fa comunicazione, come nel mio
caso. Al tempo stesso lavoriamo con le pubbliche amministrazioni, con le
società territoriali, con enti e associazioni, e anche con le università e gli
istituti di ricerca.
Dove si possono recuperare informazioni sulla tua professione?
Sul nostro sito web: www.cial.it
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ROCCANDREA
IASCONE
Età: 46 anni
Lavora presso: Consorzio RICREA Consorzio Nazionale riciclo e recupero Imballaggi Acciaio
Ti occupi di: Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne
Sito web: www.consorzioricrea.org
In cosa consiste il tuo lavoro?
Il mio compito è promuovere e diffondere l’identità di RICREA, adempiendo in particolare ad una delle sue mission principali che è quella di
agevolare i comuni d’Italia alla sensibilizzazione della raccolta differenziata
degli imballaggi d’acciaio (barattoli, scatolette, tappi corona, fusti e bombolette spray).
Qual è stato il percorso di studi-lavorativo che ti ha permesso di
svolgere questa professione?
Dopo il Liceo Classico e la Facoltà di Giurisprudenza, sono approdato al
mondo del lavoro scrivendo per qualche quotidiano e per diverse riviste
del settore meccanico ed ambientale. Dopo aver lavorato per dieci anni in
varie società di comunicazione sono diventato responsabile comunicazione e relazioni esterne di RICREA, soggetto per il quale lavoravo da un po’
di tempo come consulente.
Come è nata l’idea di dedicarti alla tua professione?
Mi ha sempre affascinato il mondo del giornalismo, l’immagine dei reporter, degli inviati che risultavano da certi film tipo “ Quinto potere”, “Tutti gli
uomini del presidente”, “Sbatti il mostro in prima pagina”... mondo che ho
appena sfiorato, ma che mi ha formato in maniera straordinaria.
Dove si possono recuperare informazioni sulla tua professione/progetto?
Dal nostro sito consorzioricrea.org e dalle nostre pagine social Facebook
e Twitter: “Consorzio Ricrea” e “Ricreaedu”.
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MONICA
MARTINENGO
Lavora presso: Rilegno Consorzio Nazionale per la raccolta,
il recupero e il riciclaggio degli imballaggi di legno
Ti occupi di: Comunicazione ambientale
Sito web: www.rilegno.org
In cosa consiste il tuo lavoro?
Seguo la comunicazione dell’azienda per la quale lavoro: declino la parola
“legno” in materia prima, imballaggi, rifiuti, riprodotti, riciclo, mille vite…
raccontando quello che fa Rilegno.
Qual è stato il percorso di studi-lavorativo che ti ha permesso di
svolgere questa professione?
Ho frequentato il Liceo Scientifico, poi Chimica e poi Lettere: nasco
come giornalista scientifica radio televisiva. É stata una gavetta che mi ha
portato a fare l’ufficio stampa, e da lì mi ha indirizzata (con un passo non
breve) alla comunicazione a tutto tondo (fiere, eventi, house organ, comunicazione on e off-line: tutto passa dal mio ufficio).
Come è nata l’idea di dedicarti alla tua professione?
L’interesse per la comunicazione ambientale nasce insieme alla mia passione per Primo Levi, lo scrittore che è riuscito a coniugare il racconto
della sua vita (e della sua esperienza nei campi di concentramento) e della
sua professione di chimico, facendone letteratura. Informare e comunicare l’ambiente mi aiuta – coniugando correttezza e rigore - a non svilire il
lavoro dell’ufficio stampa, che a volte “purtroppo” è costretto a raccontare
cose non del tutto limpide e trasparenti, come se fossero l’unico percorso
coerente e cristallino. Ecco, lavorare in ambito ambientale per uno dei
consorzi di filiera del recupero di materia mi dà l’idea di contribuire a mantenere pulite le acque della narrazione.
Che prospettive di lavoro offre il settore di cui ti occupi?
Il mio è un settore molto vasto, e come in tutti i mestieri legati alla comunicazione ci sono nicchie di lavoro in continua evoluzione. Di sicuro parlare
di ambiente in modo competente e puntuale è la sfida dei prossimi anni,
anche sui social network.
Le Istituzioni hanno facilitato l’avvio della tua professione?
Non mi sono rivolta a istituzioni per l’avvio della professione. Non so se
ora ci siano supporti e incentivi per chi vuole diventare comunicatore ambientale, anche se conosco corsi di approfondimento e master specifici.
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Consiglieresti ad un giovane di intraprendere il tuo percorso?
Il percorso che ho seguito io era creato su misura perché all’inizio degli anni novanta la figura del comunicatore ambientale non era ancora
riconosciuta (a malapena erano iniziati i corsi universitari in Scienze della
Comunicazione). Credo che ci siano molte vie per comunicare l’ambiente,
e che tutte siano ugualmente valide. Come in ciascun mestiere, prima di
decidere se darà lavoro, bisogna capire se è il mestiere adatto a noi: in
questo caso, infatti, si riescono anche a superare in modo creativo gli
ostacoli che non mancano mai, in alcuna professione.
Dove si possono recuperare informazioni sulla tua professione?
Un insieme di link per chi volesse diventare comunicatore ambientale?
Direi che l’offerta formativa è molto ampia. Concluso il percorso di studi,
molto dipende dalla specializzazione a cui ci si vuole avvicinare. I riferimenti per i giornalisti si trovano sull’Agenda del Giornalista, edita ogni
anno e con una ottima panoramica iniziale di siti utili e cose da sapere
(www.agendadelgiornalista.it); e anche la Federazione Italiana di Relazioni
Pubbliche (Ferpi) offre una serie di utili suggerimenti su ciò che serve
sapere per intraprendere questo mestiere (www.ferpi.it).
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GIANCARLA
DEL MESE
Età: 34 anni
Nato a: Roma
Lavora presso: centro di educazione ambientale
circolo Legambiente “Occhi Verdi” di Pontecagnano
Ti occupi di: Laboratori didattici, per bambini e adolescenti,
di simulazione di scavo archeologico, compostaggio e orto didattico In cosa consiste il tuo lavoro?
Nella formazione didattica di bambini e adolescenti di diverse fasce d’età,
avvicinandoli alle pratiche eco-sostenibili e contribuendo alla creazione
della loro coscienza civica e della tutela ambientale, partendo dall’idea
che tutti noi discendiamo dalla terra con la quale abbiamo un legame indissolubile ed imprescindibile che deve guidarci nella nostra quotidianità
ed in tutte le nostre azioni.
Come è nata l’idea di dedicarti alla tua professione?
Ho capito che avevo buone capacità comunicative di partenza e che
su queste avrei dovuto lavorare per migliorarle ed affinarle, indirizzandole
all’interazione soprattutto con i più giovani. Ciò mi ha spinto ad interessarmi di didattica anche in ambito ambientale dove ho pian piano raccolto
i primi gratificanti risultati. L’indignazione per l’indifferenza delle persone
verso l’ambiente in cui vivono ha fatto il resto, spingendomi a militare attivamente nel circolo di Legambiente di Pontecagnano, dove vivo e del
quale, da qualche anno, sono diventata anche il Presidente. Che prospettive di lavoro offre il settore di cui ti occupi?
La figura dell’educatore ambientale è attualmente ancora poco conosciuta
e riconosciuta, a mio avviso, dunque, poche e rare oggi sono le opportunità lavorative possibili per questo tipo di professione . Tuttavia credo che
essa è e sarà uno dei mestieri del futuro più prossimo, perciò ritengo che
possa creare una rete occupazionale all’interno delle scuole o presso enti
ed istituzioni che incentrino il loro operato sulla creazione di una coscienza green collettiva .
Dove si possono recuperare informazioni sulla tua professione/progetto?
Sono iscritta all’albo regionale degli educatori ambientali di Legambiente
ed inoltre si può consultare il profilo Facebook del mio circolo “Occhi Verdi” che registra ed illustra tutti i progetti a cui partecipo e che promuovo.
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CARMELA
MALVANO
Età: 32 anni
Nato a: Avellino
Lavora presso: Studio Tecnico Carmela Malvano
Ti occupi di: Ingegneria Ambientaleo Sito web: www.studiomalvano.it
In cosa consiste il tuo lavoro?
Mi occupo di consulenza alle aziende private ed alle pubbliche amministrazioni in materia di impatti ambientali, rispetto della normativa di settore, progettazione di impianti dell’ingegneria sanitaria – ambientale. Nello specifico offro la mia consulenza per studi di Life Cycle Assessment
(LCA) per la valutazione degli impatti ambientali di prodotti e servizi ai fini
della certificazione di prodotto EPD e della determinazione della “Carbon
Footprint” e “Water Footprint” secondo le recenti standardizzazioni internazionali; fornisco consulenza alle imprese in merito alla gestione dei rifiuti
ed in generale di tutti gli scarichi nell’ambiente ed infine svolgo attività di
progettazione di sistemi di raccolta differenziata e di Centri di Raccolta a
servizio dei comuni. Svolgo, inoltre, attività di comunicazione ambientale.
Qual è stato il percorso di studi-lavorativo che ti ha permesso di
svolgere questa professione?
Sono laureata in Ingegneria dell’Ambiente e del Territorio presso l’Università degli Studi di Salerno dove ho svolto anche il corso di dottorato di
ricerca conseguendo il titolo di Dottore di ricerca in Ingegneria Civile per
l’Ambiente ed il Territorio nel mese di Aprile 2010.
Che prospettive di lavoro offre il settore di cui ti occupi?
Il campo dell’ingegneria ambientale è sicuramente un campo in forte
espansione alla luce della crescente sensibilità della popolazione e delle amministrazioni locali e centrali rispetto alle problematiche connesse
all’inquinamento ed alla prevenzione degli impatti negativi sull’ambiente
nell’ottica del concetto di sviluppo sostenibile.
Dove si possono recuperare informazioni sulla tua professione?
Sono iscritta all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Avellino, sez. A
(Civile ed Ambientale). Ho partecipato e faccio parte dei seguenti programmi di ricerca presso l’Università degli studi di Salerno: Rifiuti solidi:
Life Cycle Assessment; Tecnologie per la gestione delle acque e delle
acque reflue nelle Antiche Civiltà; Le acque, il percorso e le opere di ingegneria ambientale dell’antico acquedotto augusteo Serino-Miseno.
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con il contributo di:
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Nuove professionalità e occasioni lavorative per tanti giovani grazie alla
green economy. In questo short handbook trovate alcune delle figure più
ricercate tra i green workers (“lavoratori verdi”):
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
Energy manager
Certificatore energetico
Installatore di pannelli fotovoltaici
Ecoauditor
Mobility manager
Esperto in bioedilizia
Bio Agricoltore
Educatore e Guida ambientale
Eco-designer
Comunicatore ambientale
Altre figure professionali green verranno incluse nella prossima versione di
questo short handbook (Chimico ambientale, Agronomo, Botanico, Tecnico-commerciale prodotti da riciclo, Paesaggista, Esperto di sistemi di accumulo del gas dei rifiuti, Esperto legale in materia ambientale ed altri ancora).
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