llaa RReeppuubbbblliiccaa MARTEDÌ 4 FEBBRAIO 2014 CRONACA ■V BARI Pellegrino, un’ora dal pm: “Ho chiarito tutto” Il capo di gabinetto di Vendola indagato per il caso Labriola: “La mia telefonata fraintesa” GABRIELLA DE MATTEIS ARLA per un’ora dinanzi al pm. E chiarisce il senso di una conversazione, finita agli atti dell’inchiesta. Il capo di gabinetto del presidente della Regione Davide Pellegrino si difende. Dalla procura ha ricevuto un avviso a comparire con l’accusa di concorso in abuso di ufficio. «Il colloquio è stato frainteso» dice il manager della Regione Puglia. Il colloquio in questione è con il direttore generale dell’Asl Domenico Colasanto. Lo hanno registrato gli agenti della squadra mobile, intercettando il numero uno dell’azienda sanitaria di Bari, accusato di aver fatto pressioni, all’indomani dell’omicidio della psichiatra Paola Labriola, su tre dirigenti perché falsificassero i cosiddetti Dvr (Documenti di valutazione dei rischi) dei Centri di salute mentale. È l’inizio di novembre. Domenico Colasanto ha da poco ricevuto un avviso di garanzia per l’ipotesi di reato di concussione per induzione e ha facoltà a partecipare all’incidente probatorio, chiesto e ottenuto dalla procura per ascoltare il dirigente dell’Asl che ha raccontato delle pressioni ricevute per falsificare il Documento di valutazione dei rischi. Colasanto, dopo la notizia dell’indagine, è pronto a lasciare P Psichiatra uccisa secondo il dirigente nessun baratto sulla sospensione di Colasanto l’incarico. Consegna le proprie dimissioni. La Regione Puglia, però, decide diversamente. E due giorni dopo per il direttore generale dell’Asl di Bari arriva un provvedimento di sospensione di due mesi. Provvedimento, firmato dal presidente Nichi Vendola che, secondo la ricostruzione del pubblico ministero Baldo Pisani, a Colasanto sarebbe stato preannunciato proprio da Davide Pellegrino. I due parlano. Il capo di gabinetto, spiegando la decisione della Regione di sospenderlo per due mesi, avrebbe incassato la rassicurazione di Colasanto a non impugnare il provvedimento. La sospensione, in altri termini, sarebbe stata concordata. Dopo due mesi il manager torna a ricoprire l’incarico. Questo, almeno, secondo la procura. Davide Pellegrino, invece, dinanzi al magistrato e al capo della squadra mobile Luigi Rinella, ha offerto un’altra chiave di lettura. Il provvedimento di sospensione, è il senso dell’audizione di Pellegrino, è stato deciso autonomamente dai vertici della Regione Puglia e non soltanto per la necessità di consentire lo svolgimento dell’incidente probatorio in un clima di assoluta serenità, ma anche perché proprio la Regione Puglia sul caso aveva avviato una indagine interna. E non è escluso che il risultato dell’inchiesta amministrativa confluisca nell’indagine penale. «Ha chiarito la propria posizione» spiega Michele Laforgia, legale di Pellegrino. Ora sarà la procura a decidere se le spiegazioni, offerte dal capo di gabinetto del presidente della Regione, siano sufficienti per chiarire il senso della conversazione. L’inchiesta, un filone di indagine aperto dopo l’omicidio della psichiatra nel centro di via Tenente Casale, va avanti. Il punto di partenza sono le dichiarazioni del funzionario Alberto Gallo che il 31 ottobre scorso si è presentato agli investigatori, rendendo dichiarazioni spontanee. Racconta di essere stato indotto dal direttore generale Colasanto a redigere il Piano di valutazione dei rischi per il Centro di salute mentale di via Tenente Casale. Piano obbligatorio per legge (fondamentale per la predisposizione delle misure necessarie a garantire la sicurezza dei lavoratori) ma del quale, hanno scoperto gli agenti della squadra mobile, la struttura sanitaria dove lavorava la dottoressa Labriola e gli altri Csm, erano sprovvisti. «Sono stato costretto da Colasanto - ha spiegato Gallo - a falsificare le date. Mi diceva: “Ricordati che sei un precario”». Il caso Fiera, l’offerta di Volpicella “Dieci mensilità e vado via” DIECI mensilità per levare il disturbo. Sarebbe la richiesta avanzata dai legali di Leonardo Volpicella, direttore generale di Fiera del levante ai ferri conti col presidente Ugo Patroni Griffi. Ma dalla Caravella, fanno spallucce: si limiterebbero a ritirare l’azione di responsabilità nei confronti del manager, e basta. Volpicella guadagna 172mila euro all’anno e la “buonuscita” non supererebbe, secondo queste indiscrezioni, i 122mila euro. Il negoziato va avanti. Tant’è che ieri mattina il cda in cui si sarebbe dovuta stabilire la sorte professionale del dg, con un contratto destinato a scadere solo nel 2016, decide di aggiornarsi a giovedì pomeriggio. Sempre ieri il consiglio generale di Fdl vota all’unanimità la proposta, suggerita da Invitalia, di concedere per trent’anni ai privati le aree del quartiere fieristico. Questo permetterà a Patroni Griffi di stilare il bando pubblico, che sarà discusso lunedì 10 dallo stesso consiglio generale. Le proposte degli imprenditori potrebbero essere vagliate non prima della conclusione della prossima Fiera del levante, a settembre. Saranno privilegiate quelle di industriali che accetteranno di tutelare i livelli occupazionali e valorizzare le attività caratteristiche di Fdl. (l. p.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Volti e accuse PELLEGRINO COLASANTO Il capo di gabinetto della Regione Puglia si è difeso dall’accusa di concorso in abuso di ufficio Il direttore generale dell’Asl di Bari è accusato dal pm di concussione per induzione L’annuncio © RIPRODUZIONE RISERVATA La denuncia Petizione dei cittadini: “C’è chi si oppone, tra medici e amministratori”. Anche l’assessore Gentile è scesa in campo Pronto dal 2011 e mai entrato in funzione il giallo del poliambulatorio di Casamassima Una guardia giurata Il “Faro” licenzia 45 vigilanti NUOVA crisi nel settore della vigilanza. La società “Il Faro” ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per i suoi 45 dipendenti. La perdita dell'appalto in Fiera del Levante, che ha deciso di servirsi del semplice servizio di portierato, ha influito sulla scelta della società “Il Faro” di licenziare i dipendenti che non percepiscono lo stipendio da due mesi. Una situazione simile a quella dei 150 lavoratori dell'istituto di Vigilanza Taricone, che non vengono retribuiti da oltre sei mesi. Per la Taricone la situazione si è ulteriormente complicata negli ultimi giorni in seguito alla decisione della Prefettura di Lecce di avviare l'istruttoria per il provvedimento di revoca della licenza di vigilanza. (an.cas.) © RIPRODUZIONE RISERVATA ANTONELLO CASSANO A GUARDIA medica, un piccolo pronto soccorso, una postazione 118, un ambulatorio, un consultorio, un centro prelievi, un centro per la riabilitazione. Sono solo alcuni dei reparti contenuti all'interno della Casa della salute di Casamassima, poliambulatorio realizzato all'interno dell'ex ospedale di paese. La ristrutturazione, costata 2,9 milioni di euro, si è conclusa nel 2011. L'inaugurazione della struttura era prevista nei mesi successivi. Peccato però che siano passati ormai quasi tre anni, ma quella Casa della salute è ancora chiusa. Intanto i cittadini del distretto, che comprende oltre a Casamassima anche Gioia del Colle, Sammichele di Bari e Turi, sono costretti a rivolgersi agli ospedali di Bari, Acquaviva e alcuni addirittura a Matera. E così mentre la Regione spende 12 milioni di euro per abbattere le liste d'attesa, si mantiene chiusa una struttura territoriale che potrebbe decongestionare l'afflusso di pazienti in città. I motivi della chiusura sono ancora sconosciuti. A sollevare il caso nei giorni scorsi è stata la Uil Pensionati che in una nota inviata all'Asl di Bari ha denunciato il rischio di deperimento sia dell'immobile, di due piani e decine di stanze, che delle strumentazioni contenute all'interno. La vicenda non è passata inosservata neanche tra i I numeri L 2,9 MILIONI È il costo sostenuto per la casa della salute 3 ANNI Nel 2011 è stata inaugurata ma mai inaugurata 2 PIANI Con decine di stanze e ambulatori IL MISTERO L’ingresso del poliambulatorio; a destra, la Gentile cittadini di Casamassima che hanno costituito un comitato pubblico per chiedere l'apertura della struttura. In pochi giorni il comitato ha già raccolto oltre 300 firme. Per trovare una soluzione è scesa in campo anche l’assessore alla Salute, Elena Gentile. Su sollecitazione della Uil e del comitato cittadino costituitosi spontaneamente, nei giorni scorsi l'assessore ha fatto visita nel centro a pochi chilometri da Bari per confrontarsi con i medici di medicina generale «senza però trovare nessun accordo», come è scritto nella nota diffusa dal sindacato. «Vogliamo sapere chi si sta opponendo – denuncia Rocco Matarozzo, segretario della Uil pensionati di Bari e Puglia – se sono i medici di medicina generale o qualcuno all'interno dell'amministrazione comunale. Prendiamo atto dell'interesse dell'Asl di Bari ad aprire la struttura, ma anche della sua difficoltà a far sentire la sua vo- ce e a eliminare ogni forma di opposizione. Per questo ora pensiamo di passare alle maniere forti». Domani il sindacato incontrerà il comitato cittadino. In quella sede si decideranno le azioni da intraprendere. «Chi non vuole l’apertura della Casa della salute deve dirlo con chiarezza ai residenti di Casamassima e dei comuni vicini. Poi, a tempo debito, la gente potrà trarne le conseguenze». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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