Tares, le ragioni di un salasso Costi gonfiati, alta evasione, sprechi a Messinambiente. Ecco perchè pagheremo più che a Catania e a Palermo A PAGINA 14 ANNO XXI Numero 2 17 GENNAIO 2014 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE A REGIME SOVVENZIONATO 45% (ME) SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA EURO 1,50 ONOREVOLI SCROCCONI Borseggiati DAI NECROLOGI ALLE BORSE DI LOUIS VUITTON PASSANDO DAI FUMETTI DI DIABOLIK. TUTTI I RETROSCENA DELL’INCHIESTA SULLE SPESE PAZZE DEI PARLAMENTARI SICILIANI. CHE NON RINUNCIANO AI PRIVILEGI NONOSTANTE LE PROMESSE 17 Gennaio 2014 il punto EDITORIALE Evitare i ring istituzionali NON È ELEGANTE lo scontro che si è aperto tra il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone e il presidente della Regione, Rosario Crocetta, dopo che quest’ultimo, a seguito dell’indagine della Finanza sugli “onorevoli” rimborsi dei deputati, ha commentato, con sottile ghigno, che bene ha fatto a rinviare il rimpasto, perché altrimenti si sarebbe trovato “con una giunta di indagati”. Ardizzone ha liquidato la vicenda con una battuta salace: sciacallaggio politico. Ma la vicenda rischia di divaricare il rapporto istituzionale tra Presidenza della Regione e Presidenza dell’Ars che in un momento così delicato per la vita politico-amministrativa dell’Isola non può permettersi, ripicche e contorsionismi dialettici. Il presidente Ardizzone vive con lacerazione questa vicenda “morale” perché più di altri ha distinto la sua presidenza con i tagli: ha recepito il decreto Monti, ha riddotto gli emolumenti ai sui colleghi, con mille sforzi ha avviato percorsi di trasparenza amministrativa. Crocetta, dal canto suo, dimostra come più volte ha dichiarato di essere abile contorsionista politico. Al momento opportuno sa tirare fuori gli artigli come i gatti e in una sola, sorniona battuta, il giorno dopo la faticosa approvazione della Finanziaria, ha mediaticamente “scaricato” i pretendenti al trono di assessore. Si appanna l’immagine di alcuni deputati, ma il nodo politico resta. I nodi o si sciolgono o ti strozzano. Nunzia De Girolamo Piccole Mastella crescono Un comportamento per essere riprovevole non deve necessariamente avere rilevanza penale. Una cosa che si fatica a far comprendere a quasi tutta la clasase politica. Dalla neo zarina del Sannio al consorte Boccia del Pd DI DOMENICO BARRILÀ Quello che si fatica a fare comprendere all’onorevole Francesco Boccia, del Pd, e alla di lui consorte, Nunzia de Girolamo, del Ncd, attuale ministro dell’Agricoltura, è il fatto che un comportamento per essere riprovevole non deve necessariamente avere rilevanza penale. Anzi, per chi fa politica questa regola vale in modo potenziato. Un’altra cosa che si fatica a fare comprendere a quasi tutta la classe politica, è che i fatti sono fatti, la forma è la forma, e i primi contano assai più della seconda. Per essere più chiari, Angelino Alfano e la stessa ministra, non possono spostare il focus della questione sulla circostanza che la neo zarina del Sannio sarebbe stata intercettata illegalmente, in violazione della sua privacy, perché certe sottigliezze valgono per faccende che riguardano la sua vita privata e non per l’uso che ella fa di cose che appartengono ai cittadini. Non solo, le modalità di comunicazione che la ministra mette in bella mostra nelle conversazioni carpite, dicono molto dell’ambiente interiore della medesima e della sua concezione della politica che, se devo essere sincero, non è quella che preferiamo trasmettere ai giovani. Considerato che questa signora co-amministra un Paese di sessanta milioni di abitanti, il nostro, mi dichiaro molto interessato anche al suo comportamento fuori onda, ovviamente con alcune limitazioni. Quando il nostro giornale sarà già andato in edicola, questa ennesima sorpresa del cilindro berlusconiano spiegherà ai parlamentari le sue ragioni, racconterà, come giusto che sia, la sua versione dei fatti, sebbene mi pare ci sia poco da raccontare, giacché le cose sono già belle chiare. Naturalmente, come insegnano i veri maestri del ramo, i politici, e prima di loro i sofisti, la realtà si può ridipingere a piacimento, basta usare le parole e le emozioni in modo appropriato, tanto la gente è Vicecaposervizio: Daniele De Joannon In redazione: Gianfranco Cusumano, Alessio Caspanello, Michele Schinella Segretaria di redazione: Rossana Franzone, Rosa Lombardo, Francesco Pinizzotto. Editore: Kimon scrl, via San Camillo, 8 Messina. Tel. 090 9430208 Fax: 090 9430210 P. IVA 02131540839 Registrazione Tribunale di Messina n. 11-92 del 4 maggio 1992. Iscritto al Registro Operatori della Comunicazione n° 17229. 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Di sicuro non le mancheranno i difensori d’ufficio, i simili si difendono tra loro, consapevoli che se salta il tappo per una volta rischia di saltare a ripetizione, soprattutto quando la vittima sacrificale proviene da una civiltà politica che non è propriamente quella anglosassone. I nostri politici continuano a comportarsi come se parlassero a degli idioti, dimenticando che molti di loro sarebbero dei modesti impiegati se non “appartenessero”, letteralmente, a qualcuno. Ma soprattutto dimenticano che di fronte a loro non c’è più un paese rassicurato da premettenti prospettive economiche. Parafrasando Madama Butterfly, potremmo dire che da quel tempo felice troppi anni sono passati, ma i politici non se ne sono accorti, continuano imperterriti a vivere la loro aberrante antropologia, che poi genera entropia, perché a furia di stare nel loro mondo parallelo, saturo di arroganza e di privilegi, finiscono per convincersi che i loro comportamenti siano normali. Lo stesso meccanismo che sostiene le psicosi, dove l’autocritica è bandita. Può darsi vi sia un sussulto di pudore in Parlamento e la signora capisca che, date le circostanze, è meglio spostarsi, ma si può stare certi che, nel caso accadesse, non sarebbe certo la fine della sua carriera politica, questo avviene solo nei paesi civili. Si tratterebbe, come avviene in questi casi, solo di un breve periodo di parcheggio, il tempo di fare diradare la polvere, in attesa di tornare come nuova e assumere, non è uno scherzo, la guida del partitino di cui è aggregata dopo lo strappo dal padre politico. Il nuovo, inarrestabile e coriaceo, avanza senza tregua. Distribuzione: Gaetano Toscano Sas via Corbino Orso 9/11 - 98124 Messina telefono 090 692508. Distributore regionale: Eagleservices via M. Rapisardi, 62 - 95021 Acicastello (CT). Pubblicità legale-istituzionale-commerciale: Via San Camillo, 8 Messina Tel. 090 9430208 Fax: 090 9430211. 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Una lettera accorata del prefetto di Rovigo a quello di Messina per sbloccare le anomalie burocraticheamministrative dell’appalto-concorso per il depuratore “a membrana” di Giammoro, opera appalta per 23 milioni di euro alla impresa veneta Dondi Costruzione, ora in difficoltà finanziaria per il mancato pagamento di stati di avanzamento per cinque milioni di euro, è all’origine di un esposto-denuncia del presidente dell’Irsap Alfonso Cicero alla Procura della Repubblica di Messina e alla Corte dei Conti, che ha già determinato l’acquisizione della documentazione da parte della Guardia di Finanza. Secondo la denuncia la storia dell’appalto concorso è costellata da “procedure opache e Alfondo Cicero comportamenti non lineari”. Il depuratore di Giammoro, che sotto la direzione del direttore Giovanni avrebbe dovuto servire in una prima fase Miceli, sono andati avanti per stati di i comuni di Pace del Mela, San Filippo, avanzamento, fino a quando la Dondi Condrò, Gualtieri e San Pier Niceto e Costruzioni, impresa specializzata in successivamente il comprensorio di queste opere con cantieri in varie parti Torregrotta, è un’opera pubblica in area d’Europa, ha bloccato l’esecuzione a Sin, sito di interesse nazionale. E’ stata seguito del sopraggiunto finanziata nel 2005 dal Cipe, superando “definanziamento” dell’opera da parte un ricorso presentato dal consorzio della del Ministero dell’Economia. Ma cosa era Rete fognante di Taormina e Castelmola successo? che rivendicava i fondi per sé. Un complesso braccio di ferro e disparità I lavori all’impresa sono stati consegnati, di vedute amministrative tra il Rup, dopo anni di attesa e complesse verifiche l’ingegnere Arturo Alonci, che poi è stato dal commissario Asi Nando Caudo e, STIPENDI&INDENNITA’ Ato2 Catania acque Il pozzo senza fondo Catania. Ente in liquidazione, ma di certo non bada a spese l'ATO 2 Catania acque. Con determina dirigenziale n. 61 del 31.12.2013 il direttore amministrativo, Maria Beatrice Virzì, infatti, ha "impegnato in via prudenziale" la "somma presuntiva" di 70.000 euro per l'indennità relativa al 2013 del commissario straordinario e liquidatore, Antonella Liotta, che fino a quella data era anche commissario straordinario della Provincia di Catania e, da quasi due mesi, segretario generale e direttore generale del Comune di Catania. Il giorno prima, con determina presidenziale n. 59 del 30.12.2013, la stessa Antonella Liotta ha prorogato di altri sei mesi l'incarico alle uniche due dipendentidirigenti dell'ATO Catania Acque: l'ingegnere Laura Ciravolo, direttore tecnico, e la stessa avvocato Maria Grazie Virzì, direttore amministrativo, i cui compensi mensili sono complessivamente di circa 13.000 euro. La spending review, evidentemente, non comprende gli Ato, seppure in fase di liquidazione. sostituito da un altro professionista, Viavattene, e i tecnici dell’assessorato Attività Produttive, prima diretto da Marco Venturi, il cui capogabinetto era allora proprio l’attuale presidente Irsap, Alfonso Cicero. L’assessorato ha lamentato la presenza dell’opera in un’area Via-Vas e ha più volte richiesto l’incidenza dell’impatto ambientale. Varie riunioni si sono susseguite a Palermo, all’assessorato all’Energia e al Ministero a Roma. Ma sulla vicenda da qualche tempo è calata una pesante coltre di silenzio. Da una parte i tecnici ritengono gli interventi dell’assessorato ostativi per la realizzazione in tempi utili dell’importante opera; dall’altra i vertici dell’Irsap intravedono “percorsi sospetti” nell’affidamento dei lavori e nello svolgimento delle opere senza adeguata copertura finanziaria che hanno determinato la decisione di chiedere una ispezione documentale, “per chiarire tutti i punti oscuri” e una contabile, alla Corte dei Conti, per eventuali profili di responsabilità: l’Irsap sostiene che la mancata realizzazione dei lavori ha determinato pesanti sversamenti, per i quali l’ente ha dovuto trovare fondi straordinari per i quali potrebbe profilarsi “un danno erariale”. L’impresa, dal canto suo, stremata dalla burocrazia, ha presentato denunce, anche alla Procura per gli ventuali profili penali, per tutelarsi. Un “pasticciaccio” che dovrebbe risolversi con i fondi ora riposizionati nel nuovo Apq dell’assesorato all’Energia, diretto dal magistrato-assessore Nicolò Marino. SOMMARIO PRIMO PIANO 6. «Nonhjkl» Parte da Palermo il comitato dei familiari POLITICA 9. I pihjklsto Guerra tra il Governatoreed il Pd 10. Gjklsta Al palo la trattativa con F.I. 11. Sigjklentro Subbuglio nel movimento di Accorinti 12. Rklaledetta Stop all’organismo consiliare sui rifiuti SICILIA 13. Unioni, cambiamo registro L’Ars riconosce le coppie di fatto. Ma è scontro 14. Tares, quanto mi costi? Le ragioni del salasso nelle tasche dei messinesi 16. Peppe, in punta di piedi Il milazzese sconosciuto in Italia, vip in Spagna 18. Teatro, e consiglio fu L’Ente di Messina presto operativo. Ecco con chi ECONOMIA 19. Dacci oggi il nostro pane quotidiano La crisi dell’editoria in Sicilia 20. Sgrigno Bonina Tutto sugli affari del re dei supermercati 21. Compagnia Isole, ancora 11 mesi Rinnovata la convenzione. Così gli impegni POSTER 23. Mistero Antonello Nuovi documenti sulla sepoltura del pittore 24. Un museo a Palazzo Ciampoli La proposta di Sergio Todesco 28. Nerone, il primo femminicida L’imperatore romano e l’autoritarismo RUBRICHE 3-4-5. Settegiorni 20. Uomini & Business 22. Consumatori/Consulenti Lavoro 26.27 Libri/La Classifica 28. Lacerti di Letture 29. Rubriche 30-31. Lettere & Commenti 30. Qui Scuola / Heritage / Ecologia 31. 150 Parole da Palermo 31. Antibuddaci 31. Animal House centonove pagina 3 ARTICOLO 4 Gaetano Duca new entry MESSINA.E’ Gaetano Duca, ex assessore provinciale Mpa di Messina, la “new entry” messinese in “Articolo 4”, il movimento fondato da Lino Leanza, che dispone già di un gruppo di otto deputati all’Ars. Duca va a rafforzare la presenza nel tessuto cittadino di “Articolo 4” e avrà un occhio anche sulla provincia, in particolare sui Nebrodi, dove conta un rapporto personale con molti sindaci. NOMINE Nino Romanzo candidato all’Anci MONFORTE SAN GIORGIO. Da sindaco di Monforte San Giorgio la città della Katabba, a candidato all’Anci regionale. E’ la nuova sfida di Nino Romanzo, vicino alle posizioni di Carmelo Lo Monte, che ha deciso di correre, opponendosi alla candidatura di Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, in procinto di passare al Pd di Renzi. Terzo candidato in corsa, Paolo Amenta di Canicattini Bagni. VILLA DANTE Notti della cultura, si inizia il 15 febbraio MESSINA. Dopo un anno di “buco”, tornerà sabato 15 febbraio la prima delle “Notti della cultura” che l’amministrazione Accorinti ha intenzioe di realizzare. Ancora top secret il programma, ma la prima a mettersi in azione è l’associazione Antonello da Messina, che sta programmando una serie di manifestazioni nella galleria d’arte moderna della Provincia regionale di Messina. MESSINA La Biblioteca Longo al posto di Economia MESSINA. La Biblioteca regionale di Messina prenderà il posto della facoltà di Economia dell’Ateneo di Messina. Il direttore della “Giacomo Longo”, Sergio Todesco, in rappresentanza della Regione, e il rettore Pietro Navarra stanno chiudendo l’accordo destinato a ridare una casa alla più importante raccolta di libri in città. In cambio del palazzo che sarà utilizzato per i volumi, l’Università avrà il vecchio stabile che un tempo ospitava la Biblioteca. 17 Gennaio 2014 CHI SALE Guglielmo Stagno d’Alcontres MILANO. Coltivare fragole e produrre energia «verde». Il giovane rampollo della nobile famiglia messinese, ha messo su un duplice business a chilometro zero (un milione di euro di fatturato nel 2013). La sua azienda, la «straBerry», con sede a Cassina de' Pecchi, nel Parco agricolo sud Milano, produce fragole, mirtilli, more e lamponi ma energia solare grazie a 6.720 pannelli installati sul tetto delle serre. Crescenzo Scotti LIPARI. Lo chef de “Il Cappero” del Therasia Resort, il cinque stelle dell’isola di Vulcano, ha portato a casa, anzi in cucina, l’ennesimo riconoscimento: il premio Best in Sicily 2014, ideato da cronachedigusto.it e rivolto all'eccellenza enogastronomica e all'accoglienza. Raffaele Lombardo CATANIA. Nonostante le inchieste a suo carico, l’ex governatore non perde il senso dell’umorismo. A Palazzo di Giustizia di Catania, dove presenziava ad una udienza del processo in cui è imputato per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio, ha detto ai giornalisti che lo incalzavano sull’inchiesta per le spese parlamentari: “Ormai un collezionista di avvisi di garanzia, indagini e processi..." Rosario Reginella PALERMO. Il cortometraggio "Fresh Fruit", coprodotto dal filmaker trapanesea, girato a Favignana, ha ricevuto il Taste Awards dall'Academy of Taste Master che ogni anno premia le produzioni sui temi del cibo, moda, casa e life style. Giovedì scorso il produttore, titolare della società Solaris, ha percorso il red carpet di Hollywood per ritirare il premio, come vincitore della categoria "spotlight award".. Francesco Palano Quero MESSINA. Il presidente della Quarta Circoscrizione ha dato il meglio di sé in occasione dell’inaugurazione dell’Isola pedonale in centro. Dopo aver seguito tutti i passaggi preliminari, incontrando cittadini e commercianti, nel giorno dell’ora “x” si è recato in bicicletta a piazza Cairoli e ha monitorato il traffico per dodici ore di seguito, pubblicando aggiornamenti su Facebook. settegiorni MESSINA. Interrogazione del deputato d’Uva alla Cancellieri sui fondi che avrebbe dovuto stanziare per la realizzazione della nuovo edificio Il Palagiustizia al ministero DI TIZIANA CARUSO Messina. Il deputato Francesco D’Uva chiede lumi sui fondi che il Ministero della Giustizia avrebbe dovuto stanziare per la realizzazione del Palagiustizia satellite rivolgendosi direttamente il guardasigilli Annamaria Cancellieri. In una corposa interrogazione il deputato del Movimento 5 Stelle spiega alla Cancellieri che sede del Palazzo di Giustizia da tempo non risulta più idonea a garantire un efficiente e regolare svolgimento delle attività giudiziarie e sottopone al Ministro anche i dati relativi alle somme sborsate ogni anno per affittare gli uffici distaccati di Palazzo Piacentini. “Attualmente – spiega il giovane D’Uva – l’Ente locale per sopperire in via temporanea alla mancanza di locali adeguati a garantire il regolare svolgimento delle attività giudiziarie, ha posto in essere alcune onerose locazioni, la cui somma è pari ad € 1.871.743,62 annui, secondo le tabelle comunali dei fitti reali passivi di immobili a tal fine destinati”. Il deputato pentastellato precisa anche “Secondo quanto evidenziato dalle attuali normative in materia è competenza diretta del Comune di Messina Francesco D’Uva MESSINA. Chiesto incidente probatorio Larve nel naso del paziente Indagine sui medici Messina. Il pm di Messina, Anna Maria Arena, ha chiesto l'incidente probatorio per l'inchiesta aperta dopo la morte del paziente del Policlinico di Messina, Vincenzo Misuraca, 55 anni, palermitano, deceduto a luglio 2011 nel reparto di Rianimazione dove era ricoverato per un'emorragia cerebrale dovuta a un aneurisma. Ci sono nove indagati per il decesso tra i quali Francesco Tomasello, direttore dell'unità di Neurochirurgia e già rettore dell'università di Messina, e i due medici che eseguirono l'autopsia perché non avrebbero acquisito le relazioni sulle eventuali criticità dell'unità Anestesia e rianimazione "da cui avrebbero potuto evidenziare scrive il pm - l'esistenza di un nesso causale fra il decesso e le eventuali responsabilità omissive da parte di uno o più sanitari". All'uomo, prima del decesso, sono state trovate larve di insetti nelle narici. La moglie aveva pensato che fosse morto quando ha visto decine di larve uscirgli dal naso. Ma l'uomo si è spento qualche giorno più tardi. "Mio padre si è aggravato improvvisamente - dice la figlia, Valentina Misuraca - e i medici hanno detto che ha avuto dei problemi cardiaci. Hanno tentato di rianimarlo ma non c'è stato nulla da fare". SOCIETÀ Agriturismo “Free sex” a Fondachelli Fantina Fondachelli Fantina. Una associazione “free sex” per dare ospitalità a tutti i gay e alle lesbiche della Sicilia. Nascerà a Fondachelli Fontana, nella proprietà di sette ettari dell’agriturismo “Antico Gelso” per iniziativa del’ex sindaco Francesco Pettinato. “Vogliamo dare uno spazio libero, per dare modo di incontrarsi a tutte le persone che la società ritiene diverse e invece non lo sono” dice d’un fiato Pettinato, che di professione fa il medico a Messina e a Fondachelli. Lo statuto è già alla firma del notaio e Pettinato assicura che l’iniziativa riscontrerà successo anche fuori dalla Sicilia. Agli ospiti, inizialmente sarà data la possibilità di undici camere, con tutti i confort…”. Nella zona sono previste escursioni naturalistiche, pranzi e cene “a tema”, accesso “libero” ad internet e un portale dedicato che favorirà gli incontri, anche tra gli scambisti, oggi costretti a ricorrere a parcheggi notturni dove si dialoga con i fari intermittenti. Sarabanda al teatro Vittorio con “Il Drago” Messina. Ancora un appuntamento con l’Accademia Sarabanda per uno spettacolo dedicato ai piùà piccoli. Sabato 18 alle ore 16, la compagnia sarà in scena al Teatro Vittorio Emanuele con lo spettacolo “il Drago”. Sempre per i più piccoli arriva anche Il Teatrino di Lunaria: L’Opera dei Burattini scene musiche e spazi magici presenta “La favola di Frya”, dedicato a un pubblico di bambini e adulti. Gli appuntamenti alle ore 17.30 delle domeniche 26 gennaio, 2 e 16 febbraio in via Maddalena n.10. Messina, “Open day” allo “Jaci” domenica 19 gennaio Messina. L’Ites “jaci” apre le porte. Domenica 19 gennaio, dalle 10 alle ore 13 e dalle 17 alle 20, studenti e genitori potranno visitare l'istituto, i locali e i suoi laboratori, e conoscere alcuni dei docenti.L’istituto guidato dal dirigente scolastico Rosario Abbate dedica, ogni sabato mattina, uno spazio didattico per i ragazzi che vorranno assistere a delle lezioni sulle materie d’indirizzo. PROCESSI. Corte d’appello di Messina Assolti Bisognano e D’Amico Maurizio Marchetta Messina. La corte di Appello di Messina ha assolto con formula piena "per non aver commesso il fatto", Carmelo Bisognano, ritenuto per anni il referente del clan mafioso dei barcellonesi per il territorio di Mazzarrà Sant'Andrea, oggi collaboratore di giustizia, e il boss Carmelo D'Amico, detenuto al 41 bis. Il verdetto è stato emesso alla fine di una tranche del processo d'appello "Sistema". L'operazione "Sistema" è nata dalle dichiarazioni dell'architetto Maurizio Marchetta, che ha raccontato d'aver pagato per lungo tempo il pizzo alla centonove pagina 4 l'individuazione di una idonea struttura già esistente, ovvero la realizzazione di uno stabile, da destinare a plesso satellite dell’attuale Palazzo di Giustizia, al fine di garantire idonea sistemazione agli uffici giudiziari attualmente in preoccupante stato di sovraffollamento”. E continua: “Secondo quanto riportato da numerose agenzie di stampa locali, il Ministero di giustizia avrebbe già destinato da alcuni anni, in favore del Comune della Città di Messina, quale finanziamento per l’acquisto ovvero la ristrutturazione di uno stabile già esistente da destinare a plesso satellite dell’attuale Palazzo di Giustizia, una somma pari a circa 17.000.000 euro”. D’Uva passa, infine, alle istanze e chiede alla Cancellieri se sia a conoscenza dei fatti esposti e se intenda assumere iniziative per ripristinare il corretto funzionamento dell’attività giudiziaria nella città di Messina. Ma non solo. Il giovane parlamentare messinese chiede inoltre al Guardasigilli se sia a conoscenza di provvedimenti assunti nel corso degli ultimi anni dal Ministero di giustizia circa un finanziamento correntemente utilizzabile dal Comune della Città di Messina per la ristrutturazione di uno stabile da destinare a plesso satellite dell’attuale PalaGiustizia e, qualora ne venisse accertata l’esistenza, quali siano i requisiti per il godimento delle somme destinate nonché le relative scadenze. mafia di Barcellona, chiamando in causa tra gli altri anche Bisognano e D'Amico. In primo grado, in abbreviato, D'Amico fu condannato a 10 anni e 8 mesi e Bisognano a 7 anni e 10 mesi. "Con l'assoluzione in appello degli imputati del processo Sistema, - scrive Sonia Alfano, presidente della Commissione Antimafia Europea -, emerge finalmente la vera natura delle dichiarazioni mendaci di Maurizio Sebastiano Marchetta. Adesso una certa stampa smetta di definirlo 'testimone di giustizia': non lo è mai stato e, a quanto pare, mai potrà esserlo. Il teorema ideato da Marchetta, attualmente scortato dalla Polizia per ragioni a me sconosciute e quindi incomprensibili, è rovinosamente crollato con la sentenza di oggi". settegiorni MESSINA. Formazione INIZIATIVE. Il piacere della buona cucina per regalare un sorriso a chi è in difficoltà Corsi d’oro Si allarga l’inchiesta Detenuti, aggiungi un posto a tavola Lontani dalla devianza. Così i progetti nelle carceri della Sicilia Acireale. Il piacere della buona cucina per regalare un sorriso a chi è in difficoltà. L’esperienza della solidarietà come possibile punto di partenza per una nuova vita lontano dalla devianza. Con una cena offerta dai detenuti dell’Istituto penale per i minorenni di Acireale agli immigrati richiedenti asilo Pranzo solidale a Caltanissetta assistiti dal consorzio Il Nodo si 40 mila euro di finanziamenti è concluso il progetto “Che del Ministero della Giustizia. Natale che fa”, che da metà “Motivo ispiratore di questi dicembre ha coinvolto i giovani incontri – spiega Eugenio Ceglia, di tutti e quattro i penitenziari presidente dell’associazione minorili con sede in Sicilia Euro – è stato il voler dare ai (Palermo, Caltanissetta, Catania ragazzi che hanno problemi con e Acireale) nella realizzazione di la giustizia la possibilità di degustazioni gastronomiche per esprimere la propria creatività e persone svantaggiate. L’iniziativa di farne dono a persone che, per è stata condotta dall’associazione vari motivi, vivono Euro di Palermo utilizzando circa EVENTI. Al Museo del fango Domino... antialluvioni Messina. Da quando, nella notte del 1° ottobre 2009, il fango inghiottì 37 persone nella provincia di Messina, un gruppo di artisti di ogni parte d’Italia diede vita a una realtà che non facesse più dimenticare cosa rischiamo ogni giorno e, nello stesso tempo, nutrisse il pensiero di bellezza in contrasto con l’abbrutimento culturale, oltre che politico. Amico di lungo corso del Museo del Fango, il sindaco Renato Accorinti sarà presente all’evento del 18 gennaio in via Carlo Pisacane a Milano non solo per testimoniare la sua vicinanza alla progettualità del Museo ma per Michele Cannaò rappresentare una città che si mette in gioco nonostante le gravi difficoltà in cui le amministrazioni precedenti l’hanno ridotta. Si parlerào di progetti, cultura e sicurezza. E sarà l’occasione per il direttore e ideatore del Museo del Fango, Michele Cannaò, per raccontare le attività in cantiere nell’ambito di Expo 2015. Tra queste “Domino05, estensione del principio del Domino. Dopo varie esperienze internazionali, come quella del “Domino-Acqua” creato nel 2012 a Cincinnati (USA), ideato come Domino 01 da Vittorio Ferri, il 18 gennaio verrà presentato il “Domino05 - mare novum Nutrimenti terrestri” che rappresenta la progettazione artistica del MUD MUSEUM per Expo 2015, un ambizioso progetto internazionale che coinvolgerà centinaia di artisti. Infine verrà presentato il progetto della “Montagna ad Arte” in corso di realizzazione nei luoghi del disastro che il 1° ottobre 2009 colpì la terra siciliana di Kaló Neró (Terra delle belle acque, in greco e per beffa).. Ficarra e Picone quotidianamente in condizioni sociali e personali disagiate”. Ospiti dell’evento finale 40 persone arrivate, con vari sbarchi sull’Isola. Tra loro anche cinque bambini. Nella seconda metà di dicembre il progetto aveva toccato gli altri Istituti per minori dell’Isola. Al Bicocca anche un laboratorio su cibo e multiculturalità. MESSINA. Mentre si allarga il fronte delle indagini sui corsi professionali dell’Efal, da parte dell’Ufficio del Lavoro di Messina, che ha sentito numerosi dipendenti, compresa l’ex assessore ai servizi sociali Pinella Aliberti, entra nel vivo al Tribunale il processo “Corsi d’oro” che si svolge con il rito immediato. Hanno prestato giuramento due periti chiamati dall’accusa a sbobinare le centinaia di intercettazioni operate dalla Finanza, per depurarle di tutti i contenuti non attinenti con l’inchiesta e non si ferma il fronte delle indagini in corso. L’impressione, neanche troppo velata è che il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, intenda avvalersi fino in fondo della possibilità di una richiesta di proroga del regime di arresti domiciliari per gli imputati per altri 45 giorni, al fine di completare il quadro probatorio dell’inchiesta, pronti al ring con l’accusa sul fronte delle perizie di congruità degli affitti. ROSA E NERO Santa Eustochia, 529 anni dopo Messina. In occasione del 529° anniversario del “Dies Natalis” di Santa Eustochia Smeralda Calafato (25 marzo 1434-20 gennaio 1485) , sabato 18 gennaio, al termine della Santa Messa delle ore 17 nella Chiesa SS. Annunziata del Villaggio Annunziata, l’arch. Nino Principato terrà una conferenza con proiezione d’immagini sul tema “Eustochia Smeralda Calafato e Antonello da Messina: catechesi di una Santa”. Durante l’incontro il relatore renderà pubblici, per la prima volta, i risultati di una sua inedita ricerca sull’influenza che la Santa esercitò sui temi pittorici di Antonello. Morti ex deputati, un minuto di silenzio all’Ars Palermo. Un minuto di silenzio all’Ars in memoria di due ex parlamentari socialisti morti nei giorni scorsi, Salvino Fagone e Antonello Dato. A darne la notizia in aula è stato il deputato del Pd, Gianfranco Vullo. Fagone è stato deputato per tre legislature e vice presidente della Regione; Dato è stato parlamentare per due legislature, anche lui exc presidente Regione. Morti ex deputati, un minuto di silenzio all’Ars Messina. “ Come faremo quando lei andrà in pensione?” Con questo cruccio, manifestato dal commissario della Provincia Romano, ieri i colleghi d’ufficio hanno festeggiato con un rinfresco il 65esimo compleanno di Angela Previti, “motore” organizzativo della segreteria di Presidenza. Alla signora Angela gli auguri della redazione di Centonove. Due giorni per ricordare Borsellino Palermo. Due giorni per ricordare la lezione del giudice Paolo Borsellino, assertore della lotta alla mafia, attraverso la sensibilizzazione dei più giovani. E' l'iniziativa del centro studi Paolo Borsellino, a Palermo, venerdì 17 e domenica 19 gennaio, giorno del compleanno del magistrato ucciso nel 1992 che si concluderà al Malaspina con lo spettacolo degli attori Ficarra e Picone per un momento di animazione e dibattiti. centonove pagina 5 17 Gennaio 2014 CHI SCENDE Ivan Strozzo MESSINA. E’ durata sei giorni la sua presidenza all'Ama (azienda romana dei rifiuti). L'inchiesta della procura di Patti, che lo vede coinvolto in vari reati ambientali, lo ha costretto alle dimissioni. L'indagine che coinvolge 18 persone tra manager e amministratori, riguarda l'attività svolta nel 2005 con l'Ato Me1. Secondo gli inquirenti, la società consortile Nebrodi Ambiente - vincitrice di un maxi-appalto per la raccolta dei rifiuti e partecipata al 20% dalla multiutility padana Enia guidata da Strozzi avrebbe commesso reati ambientali. Giovanni Lazzari MESSINA. Il presidente dell’ordine degli Architetti di Messina dimostra un coraggio da leone, ma le sue parole gli potrebbero alienare le simpatie di molti colleghi. Durante un corso d’aggiornamento al salone delle Bandiere, infatti, Lazzari ha pronunciato un “anatema” nei confronti della categoria: “Con l’approvazione del nuovo piano regolatore sarà il caso di bloccare le nuove costruzioni e concentrarsi invece su riuso e consolidamento del territorio”. Non sono mancati i mugugni. Luigi De Canio CATANIA. E' ufficiale: non è più l'allenatore del Catania. La società rossazzurra ha appena formalizzato l'esonero del tecnico di Matera dopo l'eliminazione in Coppa Italia maturata in casa contro il Siena. Con De Canio, si congedano anche il vice allenatore Roberto Rizzo e i collaboratori tecnici Filippo Orlando e Paolo Pavese. Adesso si attende il via libera per Rolando Maran, ancora sotto contratto con il club etneo. Roberto Cerreti MESSINA. L’ex consigliere provinciale non riesce a stare lontano da Palazzo dei Leoni. Mentre transitava con la moto davanti alla ex “casa politica” si è fermato a salutare alcuni amici - anche loro “reduci” dalla esperienza alla Provincia - e alla fine non ha resistito a regalarsi un autoscatto per ricordare l’incontro. Nino Germanà MESSINA. Il deputato del Nuovo Centro Destra fa impazzire i suoi collaboratori. Germanà, per far comunicare la presentazione del gruppo Ncd al Comune, ha fatto inviare ben quattro messaggi. I primi, infatti, avevano la data sbagliata per colpa sua. 17 Gennaio 2014 primopiano LA SCHEDA REGIONE. La Procura di Palermo scoperchia il pentonole gli acquisti folli delle forze politiche all’Ars. Un mare di soldi in una legislatura Onorevoli scrocconi Tra pagamenti a portaborse e rimborsi incrociati tra gli eletti, emergono le spese effettuate per regali, pranzi, cene, necrologi e persino fumetti. Tra gli ottantatrè indagati, anche undici messinesi. Che si giustificano così DI DANIELE DE JOANNON PALERMO. Un mondo a parte, dove la normalità è utilizzare liberamente quasi 53 milioni durante una legislatura e non accorgersi che non si poteva. Gli 83 deputati che si sono visti recapitati gli avvisi di garanzia per peculato (ovvero uso personale di soldi destinati ai gruppi parlamentari) sono quasi increduli di fronte ai provvedimenti dei pm di Palermo. Già, perché il sostituto Leonardo Agueci, che coordina le indagini effettuate dalle Fiamme Gialle, ha detto loro, in sintesi, che non era possibile una gestione così, mettendo fuorilegge una prassi avallata dai 14 funzionari dei gruppi indagati insieme ai deputati (13 sono ex capigruppo). LA TEMPISTICA. Dal 23 gennaio dovrebbero iniziare a presentarsi davanti ai pm di Palermo proprio i 13 coinvolti nell'indagine sull'uso illegittimo dei fondi dei gruppi, ai quali è stato notificato un invito a comparire. Nel frattempo, la documentazione è stata inviata alla Corte dei Conti. Si tratta delle carte scandagliate in due anni da otto agenti della Guardia di finanza. Quelle già lette da Agueci, Maurizio Agnello, Luca Battineri e Sergio De Montis, i pubblici ministeri che hanno in mano l’inchiesta. «Siamo in una fase assolutamente iniziale dell'indagine. Ora dovremo valutare i singoli episodi che hanno destato dubbi negli inquirenti», ha spiegato Agueci. Si inizierà col sentire i capigruppo (Innocenzo Leontini, Rudy Maira, Cataldo Fiorenza, Giulia Adamo, Nunzio Cappadona, Antonello Cracolici, Francesco Musotto, Nicola Leanza, Nicola D'Agostino, Giambattista Bufardeci, Marianna Caronia, Paolo Ruggirello, Livio Marrocco) «perché le spese transitavano da loro». L'inchiesta è complessa perché la zona grigia tra il lecito e l'illecito è ampia. La legge, infatti, stabiliva che i fondi dovessero essere usati per l'attività politica dei Gruppi, un concetto tutto da interpretare. «Ad esempio - precisa un investigatore - una cena elettorale potrebbe rientrare nell'uso lecito dei fondi, diverso è il caso di cene organizzate a fini privati». Degli 83 indagati, undici sono messinesi, compreso l’attuale presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone. LA TRUPPA MESSINESE. In testa alla classifica delle spese contestate c’è Cateno De Luca, che durante la scorsa legislatura fu sia nel gruppo del Mpa che nel misto. Si comincia con il Movimento per le Autonomie: durante la sua permanenza, De Luca ha stipendiato con fondi del gruppo la sua assistente Loretta Grasso (25.200 euro dal 28 luglio 2009 al 29 luglio 2010). Ci sono poi i 2100 euro ricevuti come “differenza contributo portaborse”. Dal gruppo misto, invece, l’attuale sindaco di Santa Teresa di Riva ha ricevuto 19.460 euro a titolo di rimborso, ma anche 15.400. Da Grande Sud, invece, avrebbe pagato con 8.427 euro Ignazio Migliore, con 4.833 Placido Stagnitta e con 3.750 Loretta Grasso (l’indagine riguardo solo quest’ultima), suoi collaboratori. Sempre dal gruppo, l’ex onorevole avrebbe ricevuto indennità per circa 10 mila euro. Con 11.700 euro c’è poi l’ex An, poi Fli e attualmente Articolo 4, Pippo Currenti: oltre ai 10.500 ricevuti a titolo di rimborso dal gruppo di Futuro e Libertà, ci sono anche 1.500 di spese elettorali. Nutrito il drappello degli ex Un budget “libero” da 52 milioni di euro AMMONTA A 52,9 MILIONI il budget gestito dai gruppi parlamentari nella scorsa legislatura finito sotto la lente d'ingrandimento della Procura di Palermo che indaga sulla spesa dei fondi pubblici: si tratta di fondi assegnati dal Parlamento in base alle regole in vigore fino all'estate di due anni fa, poi modificate con l'introduzione delle rendicontazioni. Nel 2012 i gruppi incassarono 12,65 milioni di euro, 13,72 mln l'anno precedente e la stessa cifra nel 2010. Due i canali di finanziamento previsti in quel periodo: il “contributo per le spese legate allo svolgimento dell'attività parlamentare”, pari a 4.178 euro assegnato per ogni deputato aderente al gruppo e un contributo di 3.750 euro al mese per ogni parlamentare. Con il primo canale di finanziamento i gruppi dovevano pagare il portaborse, eventuali consulenti e manifestazioni con finalità istituzionali. Per quanto il secondo canale di finanziamento, cioè il contributo a ogni deputato, il gruppo tratteneva i fondi con i quali pagare i dipendenti e le spese di funzionamento (stampanti, fotocopiatrici, convegni e consulenti). Un'altra fonte di finanziamento era legata all'utilizzo dei cosiddetti dipendenti "stabilizzati", un bacino di 86 persone: se il gruppo vi faceva ricorso riceveva il contributo per il pagamento degli stipendi. Mpa. Si comincia con Santino Catalano, protagonista di una legislatura incompleta insieme a Marcello Bartolotta e Fortunato Romano), al quale vengono contestate spese per 46 mila euro. Si comincia con 2.500 versati dal Mpa, per continuare con i 29.700 erogati dal gruppo del Pid e 17.490 dal Misto. Poca roba, invece per Bartolotta (600 euro per “differenza contributo portaborse”) e Antonio D’Aquino (2.300, di cui 600 per “differenza contributo portaborse”, e 1.750 dal Misto). Altro discorso riguarda invece Fortunato Romano, a cui vengono contestate spese per 25 mila euro tutti per “differenza contributo portaborse”, più 60 euro per un fotografo in concorso col capogruppo del Mpa, D’Agostino. E se per LA SCHEDA Tutta la “long list” TRA I PARLAMENTARI NEL MIRINO, ANCHE CHI HA CALCATO LA SCENA PER POCHI MESI I 97 INDAGATI indagati dalla procura di Palermo per illecito utilizzo dei rimborsi spettanti ai gruppi parlamentari sono i capigruppo Innocenzo Leontini, Rudy Maira, Cataldo Fiorenza, Giulia Adamo, Nunzio Cappadona, Antonello Cracolici, Francesco Musotto, Nicola Leanza, Nicola D'Agostino, Giambattista Bufardeci, Marianna Caronia, Paolo Ruggirello, Livio Marrocco (che compariranno davanti ai pm dal 24 gennaio al 21 febbraio); i deputati regionali o ex parlamentari regionali Salvatore Pogliese, Francesco Cascio, Antonino Dina, Salvatore Cascio, Toto Cordaro, Marco Forzese, Pippo Gianni, Giuseppe Lo Giudice, Orazio Ragusa, Fausto Maria Fagone, Guglielmo Scamacca Della Bruca, Luigi Gentile, Giuseppe Spampinato, Francesco Mineo, Alessandro Aricò, Giovanni Cristaudo, Carmelo Currenti, Giovanni Greco, Carmelo Incardona, Ignazio Marinese, Raffaele Nicotra, Antonino Scilla, Mario Parlavecchio, Salvatore Lentini, Salvatore Giuffrida, Franco Rinaldi, Roberto De Benedictis, Giacomo Di Benedetto, Giuseppe Lupo, Roberto Ammatuna, Giuseppe Apprendi, Giovanni Barbagallo, Mario Bonomo, Antonino Di Guardo, Giuseppe Digiacomo, Michele Donato Giulio Donegani, Davide Faraone, Massimo Ferrara, Michele Galvagno, Baldassarre Gucciardi, Giuseppe Laccoto, Vincenzo centonove pagina 6 Marinello, Bruno Marziano, Bernardo Mattarella, Camillo Oddo, Filippo Panarello, Giovanni Panepinto, Salvino Pantuso, Giuseppe Picciolo, Concetta Raia, Lillo Speziale, Salvatore Termine, Gaspare Vitrano, Santo Catalano, Cateno De Luca, Riccardo Savona, Michele Cimino, Giovanni Ardizzone, Marcello Bartolotta, Francesco Calanducci, Paolo Colianni, Orazio D'Antoni, Antonio D'Aquino, Giovanni Di Mauro, Giuseppe Federico, Giuseppe Gennuso, Raffaele Lombardo, Riccardo Minardo, Fortunato Romano, Giuseppe Sulsenti, Giuseppe Arena. Gli altri indagati sono: Margherita Messina, Gregorio Di Liberto, Cinzia Di Pasquale, Vito Messana, Anna Maria Roscioli, Sergio Iraci, Vincenzo Barbaro, Lorenzo De Luca, Anna Lucia Drago, Elena Mancuso, Raimondo Sciascia, Giuseppe Cipriani, Vincenzo Oliva. primopiano 17 Gennaio 2014 PROTAGONISTI Agueci, il sostituto che fa tremare l’Assemblea TUTTE LE INCHIESTE che stanno facendo tremare la politica siciliana vedono protagonista Leonardo Agueci. Nato a Palermo nel 1947, dal 2010 ha ottenuto le funzioni semidirettive requirenti presso il Tribunale come procuratore aggiunto. La prima indagine sulla Regione risale al 2011 e riguarda il presunto abuso d’ufficio legato alle nomine dei dirigenti regionali esterni designati dall’allora presidente Raffaele Lombardo e dall’assessore alla Salute, Massimo Russo. Nello stesso anno, Agueci conduce anche l’inchiesta sul giro di mazzette per le concessioni di impianti di energia alternativa, che colpisce l’ex deputato del Pd, Gaspare Vitrano. Nel 2012, il sostituto apre il fascicolo sui “Grandi Eventi”, che vede protagonista Fausto Giacchetto, titolare della Media Partners & Consulting srl, e, da qui, il raggio dell’inchiesta si allarga anche al Circuito del Mito. Nello stesso anno, oltre all’indagine oggi sfociata negli avvisi di garanzia, Agueci si occupa anche della distrazione di fondi nell’ambito della Formazione professionale. Giuseppe Picciolo, all’epoca Pd e oggi Dr, si parla “solo” di 1.976 euro («Deve arrivare il momento in cui oltre a sbattere i nomi dei politici sulle pagine dei giornali si faccia attenzione anche alla prudenza di chi indaga e di chi da procuratore della Repubblica non ha potuto far altro che prendere atto del rapporto della Guardia di finanza», commenta), è l’esponente oggi renziano dei democratici, Pippo Laccoto, che con i suoi 4.500 euro che apre l’elenco dei rimborsi dati dal Pd ai suoi per spese legate all’attività politica. Le più alte? Quelle di Franco Rinaldi, cognato di Francantonio Genovese (45.300 euro) e di Filippo Panarello (16.026), che così commenta: «L’indagine mi coglie alla sprovvista. Se la cifra riguarda iniziative politiche connesse all’attività parlamentare, allora sono spese fatturate che venivano direttamente rimborsate, e la documentazione ci sarà. Per quanto riguarda la mia esperienza nel gruppo del Pd, le contestazioni dei pm appaiono assolutamente sorprendenti. La gestione è sempre stata trasparente e all’insegna del rigore. Datemi il tempo di guardare le contestazioni, e saprò dire di più. Riguardo al personale, c’era un contratto riconosciuto dal consiglio di presidenza, integrazioni comprese». QUI UDC. All’attuale presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, vengono contestati due bonifici. Il numero uno di Sala d’Ercole ha commentato: «Apprendo di essere indagato per una cifra di 2.090 euro, se fosse così si tratterebbe della somma pro-capite rispetto a un rimborso totale di 4 mila euro, pagata dal gruppo Misto. Sono pronto a giustificarne la tracciabilità, se poi c'è altro non so». Sempre dal Misto, infine, i 2.500 euro pagati all’Abitalia Hotels per “spese alberghiere, affitto sala dinner food, consumazione bar e n. 3 bad & breakfast per Lillo Maiolino (addetto stampa Udc), Salvatore Davì (già dipendente di Feluca spa del Comune di Messina) e Giampiero D’Alia (oggi ministro) per )” per una “iniziativa Udc persso Baia dei Mulini”. SPESE PAZZE. Dalle indagini sono emerse spese che lasciano di sasso: acquisiti di cravatte, borse, ma anche biancheria intima griffata, gioielli e rimborsi di soggiorni in alberghi di lusso. Solo per gli acquisti, la cifra è circa 10 milioni di euro. Oltre ai Diabolik in allegato al Corriere fatto pagare da Livio Marrocco sulle spese, alcune “chicche” sono state messe in luce da mensile “S”. Per esempio, nel 2009, il Gruppo Misto ha pagato 1.600 euro per le ceste regalo preparate dall’Enoteca Picone di Palermo. I destinatari erano in un elenco predisposto dalla capogruppo Giulia Adamo. Sempre su incarico dell’attuale sindaco di Marsala, viene acquistata una borsa Louis Vuitton da regalare alla signora Ferrara. Sempre dal misto, i 100 euro a bottiglia “Valpolicella Dal Forno”, acquistata per Gianfranco Miccichè (ne furono prese tre), e la coppa di argento comprata da Fecarotta, a Catania, per 1600 da regalare al figlio di Nino Strano per il matrimonio. E poi ci sono gli 8 iPad, per un totale di 5.970 euro, acquistati da Totò Lentini. E il Pd? Da segnalare i regali di nozze per un totale di 5.990 e gli sms per la politica: 20.816 euro. Giuseppe Buzzanca LA CURIOSITÀ Buzzanca, Corona e i virtuosi I DUE ESPONENTI GUIDANO IL GRUPPETTO DEGLI UNICI ELETTI CHE NON SONO STATI “TOCCATI”. GRAZIE A UNA RENDICONTAZIONE IMPECCABILE MESSINA. Alcuni di loro hanno perso il posto per vicende giudiziarie, altri per incompatibilità, altri ancora, invece, hanno mantenuto il seggio fino alla fine del mandato. Ma una cosa li accouma: si tratta degli unici deputati della XV legislatura siciliana che non sono stati toccati dalle indagini della Procura di Palermo per i rimborsi. Nutrito il drappello messinese, capeggiato da Peppino Buzzanca (che per una condanna per peculato, da cui ora è riabilitato, aveva perso la sindacatura di Messina e una prima elezione a Palazzo dei Normanni), vede presenti Nino Beninati, all’epoca esponente del Popolo delle Libertà (attualmente, dopo vari passaggi, sembra in riavvicinamento a Forza Italia), Santi Formica (già assessore alla Formazione, già Pdl e adesso deputato della Lista Musumeci, ma anche per lui si parla di un futuro in Forza Italia) e Roberto Corona, che non concluse il mandato a causa dell’indagine relativa ad Ascom Finance. La stessa indagine che ha visto coinvolto un altro ex non toccato dall’indagine attuale, Fabio Mancuso, già sindaco di Adrano ed eletto con il Pdl). Tutti dal centrodestra, gli altri deputati (alcuni dei quali riconfermati) che sono rimasti illesi: si tratta di Enzo Vinciullo (Già Pdl e ora Nuovo Centro Destra), Giuseppe Limoli (eletto all’epoca con il Popolo delle Libertà), Nino D’Asero (Pdl e ora Ncd), Mario Falcone (Pd, riconfermato), Francesco Scoma (eletto all’epoca con il Pdl). Rispetto alla loro rendicontazione, la Guardia di Finanza non ha avuno nulla da dire. Anzi, sembra che si sia complimentato con Alberto Campagna (già deputato del Pdl) per l’ineccepibilità delle pezze d’appoggio presentate al gruppo. Roberto Corona Nino Beninati RUSH FINALE Portaborse a gogò GLI ONOREVOLI ASSUMONO GLI ULTIMI ASSISTENTI PRIMA DEL FERMO DELLA SPENDING REVIEW PRIMA CHE SCOPPIASSE l’indagine, i deputati hanno fatto in modo di prevenire gli effetti della spending review, assumendo gli ultimi portaborse prima del 31 dicembre, in modo da salvaguardarne il posto di lavoro. Un modo per mettere al sicuro il contributo destinato alle spese per l’esercizio del mandato (pari a 3.180 euro). A destare scalpore, nei giorni scorsi, era stato il caso riguardante il Movimento 5 Stelle, che sul finire dell’anno ha stipulato ben 17 contratti a personale che comunque già si muoveva all’interno del gruppo. Per i Cinquestelle lavorano quattro stabilizzati, Tania Motta, Pippo Girgenti, Marzia Tarantolo e Ida Fazzese, più le new entry Alessia Cerzoso, Antonio Lombardo, Clementina Iuppa, Egidio Cottone, Fabiola Dioguardi, Giovanna Ruffino, Giovanni Antoci, Giuseppe Palazzolo, Giusy Forestiere, Caterina Lo Monaco, Loriana Muncibì, Natalia Capobianco, Paola Vetro, Romina Aiello, Vincenzo Perince, Samanta Busalacchi e Maria Chiara Graziano. Allo stato attuale, il numero totale dei portaborse si aggira tra i 150 e i 200, secondo una inchiesta fatta da Live Sicilia, che ha ottenuto risposte certe solo dal gruppo del Pd, ad eccezione dei deputati Antonello Cracolici, Franco Rinaldi e Giuseppe Arancio. Gli onorevoli hanno in media due due addetti a testa. Fanno eccezione Bruno Marziano (presidente della centonove pagina 7 commissione Attività produttive), che ai due contratti stipulati nel 2008 ne ha aggiunto uno lo scorso dicembre, Pippo Digiacomo (presidente della commissione Sanità, che può contare su Michele Digiacomo, Marco Salafia e Gianni Liuzza), Giovanni Panepinto e di Gianfranco Vullo (il terzo è entrato in servizio a ottobre. Mariella Maggio ne ha due (Antonella Folgheretti e Giuseppe Cirino), come il capogruppo Baldo Gucciardi, Filippo Panarello (uno “vecchio”, Emanuele Giglia, e uno nuovo, Nicola Alpino), Fabrizio Ferrandelli (Simone Di Stefano e Serena Antioco), Marika Cirone e Giuseppe Laccoto. Ad avere solo un portaborse sono Mario Alloro, Antonella Milazzo (Luca Colonnello), Anthony Barbagallo, Concetta Raia e il segretario regionale Giuseppe Lupo. A creare non poche polemiche sui portaborse era stata l’applicazione dei contratti da colf. 17 Gennaio 2014 primopiano ALL’ATTACCO. Il presidente della Regione a ruota libera sull’inchiesta che ha travolto l’Assemblea di Palazzo dei Normanni Crocetta, la palla al balzo Il governatore esprime disagio per il numero dei parlamentari coinvolti, dichiara la propria fiducia nei giudici, sottolinea come l’indagine non vada sottovalutata e si toglie qualche sasso dalla scarpa. A cominciare da Davide Faraone PALERMO. Nonostante l’inchiesta sulle spese allegre dei deputati con i fondi destinati ai gruppi colpisca anche persone a lui vicine, Rosario Crocetta ha colto la palla al balzo per scendere in campo lancia in resta. IL DISAGIO. «Questa indagine sulle spese dei gruppi parlamentari dell'Assemblea per me è motivo di sofferenza e persino di dolore, perché conosco l'operato cristallino di alcuni dei deputati coinvolti. Tutti quanti però - dice Crocetta - dobbiamo dare il segnale che a Palermo la politica rispetta le leggi e i magistrati. Dobbiamo intervenire con una legge molto rigida e severa per impedire che per l'assenza di legislazione tutto possa diventare reato e niente lo sia». È un presidente della Regione più pacato, quello che parla due giorni dopo l’esplosione della bomba. Perché, al momento della notizia, si era proprio scatenato. A TESTA BASSA. «Se un anno fa avessi messo in giunta politici come mi chiedevano i partiti oggi ci saremmo trovati con il governo col maggior numero di indagati in Italia. Mi mette molta tristezza l'inchiesta sui deputati regionali - aveva detto - Non è bello essere presidente di una Regione dove ci sono 97 indagati: questo mi fa rabbia. Il tema vero è quello di affrontare radicalmente e in modo drastico la riduzione della spesa pubblica con regole rigide e su questo non mi sembra che dal Parlamento siciliano siano arrivate grandi novità. Molte cose devono cambiare, vanno stabilite regole ferme con leggi che evitino ogni possibile abuso. Da questa vicenda incalzava - viene fuori una brutta immagine della Sicilia, annacquando anche il lavoro che ha fatto il governo sulla finanziaria». PD SULLA GRATICOLA. «Dobbiamo fare una valutazione generale col segretario Lupo», ha annunciato Crocetta riguardo ai rapporti con il Pd. «Una inchiesta, giusta o sbagliata che sia, merita rispetto, non si fa finta di niente. A Roma è ora che si assumano le proprie responsabilità, lo dico a Renzi ma anche al ministro D'Alia. Io sono l'unico che sta rottamando in Italia e in Sicilia; Renzi non ha rottamato proprio nulla, anzi. Il ministro Cancellieri non aveva commesso alcun reato, ma per il Pd doveva Rosario Crocetta essere sbattuta fuori per un profilo etico, ergo Faraone...». Ed è proprio il responsabile nazionale del welfare per il Pd, Davide Faraone, finito anch’egli sotto indagine, il bersaglio preferito di Crocetta: «Se fossi stato coinvolto io nell'inchiesta cosa sarebbe successo? Il problema è che se hai un incarico di rilievo sei più esposto, e Faraone è responsabile welfare del Pd. Se Julie fosse stata l'amante di un deputato regionale spiega paradossalmente - il caso non sarebbe finito in prima pagina. E invece Julie è l'amante di Hollande, così la vicenda è finita su tutti i media». PASSATO CHE RITORNA. Crocetta non si ferma: «Pensate che abbia fatto io l'inchiesta per liquidarmeli?», ha detto riferendosi ai deputati, che al momento dello scoppio dell’inchiesta erano intenti a votare la finanziaria. Per il presidente, è questione di modo di fare, e ne dà una dimostrazione: «Il mio addetto al cerimoniale per la spending review ha mandato i biglietti d'auguri fatti fare da Raffaele Lombardo. Il passato ci rincorre: sulla formazione, sulle spese della sanità, tabella H, questioni che riguardano il “sistema Giacchetto”, è un passato che stiamo superando ma che si ripropone». MA FARAONE NON CI STA. L’uomo di fiducia di Matteo Renzi in Sicilia ha assicurato di potere dimostrare la sua innocenza e l'uso a fini politici delle somme contestate: «Sono indagato per un importo di 3.300 euro e posso dimostrare che si tratta di soldi spesi per attività politica», ha commentato arrivando nella sede del partito la questione giudiziaria che lo riguarda: «Se mi accorgessi che la mia vicenda è di ostacolo o danneggi il Pd non esiterei a fare un passo indietro. Ho piena fiducia nella Guardia di Finanza e nella magistratura, se qualcuno ha usato i fondi pubblici e le risorse per fini personali, questo sarebbe molto grave. Chi ha sbagliato deve essere perseguito». Faraone ha sottolineato di non essere affatto preoccupato. Il responsabile del Welfare della segreteria nazionale del Pd è accusato di avere “richiesto ed ottenuto dal Gruppo Pd, il pagamento di spese ad egli riconducibili, attraverso indebiti anticipi sul contributo portaborse a lui spettante, per complessivi 2.149,10 euro”, di avere “richiesto ed ottenuto dal gruppo Pd, il pagamento di spese personali, attraverso indebiti anticipi sul contributo c.d. portaborse a lui spettante, per complessivi 500 euro”. Infine al parlamentare i pm contestano di avere “richiesto ed ottenuto dal Gruppo Pd il pagamento e/o il rimborso di spese, sostenute con fondi attinti dal contributo unificato del gruppo, definite come iniziative politiche ma, di fatto, inerenti a spese personali, per 3.380 euro”. LA CURIOSITA’ Galeotto fu Diabolik, ma d’Aquino non c’entra MESSINA. Tutti hanno pensato a lui, il più grande collezionista di Diabolik della Sicilia. Ma l’onorevole Antonio d’Aquino, già assessore forzista agli Enti locali, indagato nell’indagine “Arsgate”, non c’entra nulla con il rimborso agli atti dell’indagine per l’acquisto di una serie promozionale di fumetti del grande nemico dell’ispettore Ginko. “Sono stato chiamato dalla Finanza per una serie di rimborsi pari a duemila euro che ricevevo dal gruppo, alcuni in busta paga, altri fuori busta. Ho dato tutte le spiegazioni, almeno per quello che mi è stato possibile capire dell’indagine, ma nessuno mi ha chiesto nulla di Diabolik” chiarisce. “In verità ancora oggi non ho ricevuto nessun avviso di garanzia, non so neanche se sono indagato”. La serie di fumetti a rimborso, con la giustificazione che erano allegati a un quotidiano, è stato chiarito erano dell’onorevole Marrocco. Antonio d’Aquino SOTTO LA LENTE Gli addebiti di Leanza SONO 270 MILA EURO LE SPESE CONTESTATE ALL’EX MPA CANDIDATO NEL LISTINO DEL VINCITORE DELLE ELEZIONI Lino Leanza PALERMO. Con un addebbito complessivo pari a 270 mila euro, tra gli indagati c’è anche Lino Leanza, già segretario regionale del Mpa, quindi candidato da Crocetta nel suo listino e quindi, oggi, leader di Articolo 4 all’Ars. Nell’ambito dell’inchiesta, Leanza appare nell’elenco dei pagamenti effettuati in concorso con Francesco Musotto, di pagamenti del gruppo Mpa a suo favore (22 mila euro) e di altri colleghi. Ma non solo. Ci sono anche somme in favore di personale che formalmente non aveva a che fare con il gruppo del Mpa. Pagamenti con assegni che venivano utilizzati dal gruppo centonove pagina 8 anche per per le consumazioni di deputati e dipendenti del gruppo alla buvette (42.068,90 euro) o per alberghi e ristoranti (26.351). A Leanza viene contestato anche il finanziamento illecito ai partiti, a cominciare da addebiti pari a 25.305 per pagare l’affitto dell’ufficio romano del Movimento. Altra questione sono compensi più o meno dovuti che sarebbero stati erogati insieme al consulente del lavoro Raimondo Sciascia: 51.298,89 euro per le indennità agli stabilizzati. In tre casi, a parere dei magistrati, i fondi sarebbero stato ustilizzati direttamente da Leanza: 33.229 euro, prelevati complessivamente dal conto e ricevuti attraverso un assegno e bonifici da parte di altri parlamenrari. Cifre che, secondo il parlamentare, sono state utilizzate per il partito. Ultimo capitolo, infine, le spese varie ma senza pezze d’appoggio, in qualche caso. Come i 13.873,80 euro spesi lungo gli ultimi quattro mesi del 2008. Infine, le automobili: quelle prese in leasing (1.346,02 euro) e la propria (845 per la manutenzione). 17 Gennaio 2014 politica APPUNTAMENTI Debutto per Ridolfo PRIMA ASSEMBLEA PROVINCIALE PER IL COORDINATORE MESSINESE Fabrizio Ferrandelli Davide Faraone TERREMOTI. Gli avvisi inviati dalla Procura di Palermo scompaginano le trattative per l’elezione del nuovo leader del Partito Pd, segreteria sott’inchiesta Indagati, Davide Faraone, Antonello Cracolici e Giuseppe Lupo sono costretti a mettere in frigo gli accordi che comprendevano anche il rimpasto in giunta. L’unico candidato senza problemi resta Fabrizio Ferrandelli MESSINA. Non solo il possibile rimpasto in giunta, già messo in discussione dal presidente Crocetta in relazione all’ingresso di assessori-deputati, ma anche la corsa alla segreteria del Pd rischia di essere compromessa dall’inchiesta che ha messo sotto indagine 83 deputati, fra i quali l’ex capogruppo Antonello Cracolici (che sperava in un posto nella squadra del presidente), il responsabile nazionale del welfare del partito Davide Faraone (che avrebbe voluto decidere sulla corsa alla segreteria) e l’uscente Giuseppe Lupo, che puntava alla riconferma. PRIMA DELL’INCHIESTA. Sono state giornate intense quelle del Pd regionale prima del caos. Se da un lato nessun nome eclatante era venuto finora fuori, restando in pole position quello dell'ex assessore palermitano, in quota faraoniana, Giuseppe Bruno, si era assistito alla continua pressione da parte di Lupo di voler restare in carica anche dal prossimo congresso, candidatura che il segretario uscente vorrebbe idealmente smarcare dall'area di Matteo Renzi per cercare di pescare gli scontenti e i delusi delle altre aree che non vedono di buon occhio l'ascesa del deputato nazionale di Palermo. Vi era stato anzi un abboccamento tra Lupo e lo stesso Cracolici, ben lieto di ostacolare la crescita di Faraone a livello regionale. Sabato 11, a Palermo, i renziani siciliani della prima erano stati convocati a Palermo da Faraone per interrogarsi su quale strada percorrere in vista del congresso regionale. L'incontro, tenutosi al Convento di Baida, sui colli circostanti Palermo, aveva consegnato a Faraone una base abbastanza calda e oltranzista. Se è vero che Faraone aveva chiesto un impegno a ragionare in maniera unitaria ipotizzando una candidatura unitaria alla segreteria regionale - i vari esponenti delle province siciliane hanno manifestato nei loro interventi la volontà di dover esprimere una candidatura di stretta osservanza renziana e della prima ora, per dare concreta visibilità al percorso di cambiamento. Le parole a favore di una candidatura unitaria (coinvolgente le varie anime del Pd siciliano, e non solo quella renziana, che vedrebbero in pole position il capo dello staff tecnico dell'assessore regionale Luca Bianchi, Peppe Provenzano, di area cuperliana ma gradito a varie fasce di apparato palermitano) erano state poche e solo Mila Spicola - vicinissima al deputato palermitano - aveva espresso a chiare lettere la preferenza per questa opzione. Poco altro si era mosso da sabato, se non la candidatura a sorpresa di Fabrizio Ferrandelli, deputato palermitano all'Ars di area renziana, che è stata formulata in chiave chiaramente tatticistica dal senatore Beppe Lumia, alla ricerca di un poso a Strasburgo, per cui amerebbe concorrere anche Cracolici. E DOPO. A mettere tutto in stallo è stato proprio lo scandalo scoppiato sul caso dei rimborsi utilizzati per fini non istituzionali dai deputati dell'ARS . Scandalo in cui è incappato - per una cifra di poco più di 3000 euro - anche Davide Faraone. Un brutto colpo di immagine per il leader renziano siciliano, e che, seppure il deputato sostenga apertamente di essere estraneo alla vicenda e di poterlo dimostrare ai magistrati, lascia molti maldipancia tra le varie anime renziane del Pd, che pretenderebbero un passo indietro o quanto meno un rallentamento su una candidatura unitaria. Quel che è certo, a seguito dell'emersione della vicenda giudiziaria, è che il doppio binario rimpasto di Giunta/congresso regionale, sul quale proprio Faraone contava fino a pochi giorni fa, appare sempre più difficile. E adesso, a complicare le cose, potrebbe essere l’adesione di Leoluca Orlando. ENTRO LA PROSSIMA settimana, Basilio Ridolfo, convocherà la prima Assemblea provinciale del Pd della sua gestione. Il segretario provinciale, in trattativa con tutte le anime, Intenderebbe chiudere con una “quadratura” complessiva dei dirigenti locali che vedrebbe una quota di circa 250 componenti dell'Assemblea, 50 componenti della Direzione ed una segreteria composta da 12 membri, sulla stregua di quella di Matteo Renzi a Roma, espressione quanto più possibile non soltanto delle varie anime del partito, ma anche delle migliori esperienze e dei migliori volti che il partito può esprimere a livello locale. L'Assemblea dovrà anche eleggere il presidente del partito, che vede Angela Bottari come uscente. Salvo sorprese dell'ultima ora, l’ex deputato non dovrebbe essere riconfermato. Ridolfo, infatti, vuole una figura che anche per questa carica rappresenti il rinnovamento della classe dirigente. La figura dovrà però essere di assoluta garanzia per tutte le aree, e pertanto appare difficile possa venir trovata tra le fila di Francantonio Genovese. Non è un caso, a tal proposito, che la riconferma della stessa Bottari non sarebbe certamente avversata dai renziani, i quali le riconoscono da sempre autorevolezza e terzietà rispetto alle vicende di partito. La scelta dovrà certamente tenere conto anche dei nuovi equilibri, dentro il quale Pippo Laccoto mira ad assumere la leadership condivisa con il gruppo più ortodosso: un nome che possa mettere d'accordo le due anime renziane non è facilmente individuabile, in considerazione del fatto che l'altro “storico”, Giacomo D'Arrigo, è stato nominato dal governo come Direttore dell'Agenzia Nazionale Giovani. Resterebbero in piedi Filippo Cangemi,, Paolo Scarvaggi, uomo di fiducia di Laccoto e presidente uscente della Commissione di Garanzia del PD provinciale ed infine Patrizio Marino, uomo ombra di Felice Calabrò, che mira a superare le divisioni del partito degli ultimi mesi. IN PISTA In tre per guidare la città FELICE CALABRÒ, ARMANDO HYERACE E ALESSANDRO RUSSO SI CONTENDONO L’ELEZIONE IN RIVA ALLO STRETTO. OBIETTIVO, CAMBIO GENERAZIONALE SE A MESSINA QUALCOSA si muove in vista della prima assemblea provinciale dell’era Ridolfo, sul fronte della segreteria cittadina, poche novità. Felice Calabrò, infatti, continua a sostenere la propria candidatura, ed ha continuato il giro di incontri con le varie anime del Pd. Supportato da Patrizio Marino, vorrebbe lanciare una piattaforma che preveda il superamento delle divisioni, includendo la componente renziana storica (Alessandro Russo e Francesco Palano Quero). Restano poi in piedi le ipotesi di candidatura dei renziani storici, che punterebbero su Russo, e che potrebbero avere l'avallo di Davide Faraone. Su questa candidatura, dovrebbero convergere le varie componenti renziane del partito. Anche la partita messinese, però, si gioca sul tavolo del congresso regionale, non essendo escluso l'ingresso un renziano messinese nella nuova segreteria regionale. Infine, resta in piedi l'ipotesi di Armado Hyerace, supportato dalla dall'area Cuperlo (Filippo Panarello ed Antonio Saitta). Il nominativo, di cambio generazionale, tuttavia, sconterebbe chiaramente la eventuale candidatura di Russo. centonove pagina 9 Armando Hyerace 17 Gennaio 2014 politica “Ma perchè capitano tutte a me?” Il sindaco Renato Accorinti MESSINA. Nuova commissione per le valutazioni d’incidenza in Zps. Ma uno dei nomi provoca imbarazzi e malumori Accorinti inciampa sulla nomina L’ingegnere Giuliana Mirabito è stata per undici volte consulente di TirrenoAmbiente, società con cui il Comune è “in freddo”, e sulla quale si sono accesi i riflettori dell’antimafia. E il padre ricorre negli atti dell’inchiesta “Torrente” DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. L’idea era quella di riconfermare in blocco la vecchia commissione di valutazione d’incidenza per le opere ricadenti in Zps (zona a protezione speciale), quella nominata dall’ex commissario straordinario Luigi Croce a maggio del 2013, poi il progetto è sfumato. E sulle nuove nomine, Renato Accorinti è inciampato. VECCHI E NUOVI. Con determina sindacale sono stati riconfermati l’agronomo Sandro Giaimi, l’architetto Francesca Villari ed il biologo Giuseppe Contarini. La geologa Stefania Lanza non ha presentato candidatura per la riconferma, e le è IL COMMENTO subentrato Gabriele Denaro, mentre all’ingegnere acustico David Germanò, dopo le prime voci che davano per favorito Enzo Colavecchio, storico fondatore di Legambiente Messina (associazione delle quale è stato presidente l’attuale assessore all’Ambiente Daniele Ialacqua), è subentrata Giuliana Mirabito. Una nomina, la sua, che ha provocato un terremoto tra i sostenitori di Accorinti. NOMINA CON GRATTACAPO. Il nuovo ingegnere è figlia di Lorenzo Mirabito, tecnico tirato in ballo dalle dichiarazioni del boss pentito Carmelo Bisognano raccolte nelle informative dei Carabinieri del Ros all’interno dell’inchiesta “Torrente”, benchè non sia mai stato indagato. Renzo Mirabito, per conto di Tirrenoambiente (società che gestisce la discarica di Mazzarrà, finita nel mirino dell’antimafia, e con la quale i rapporti il comune di Messina ha bruscamente interrotto ad ottobre, andando a scaricare i suoi rifiuti in provincia di Catania) è stato consulente ambientale del comune di Mazzarrà per l’ampliamento della discarica. L’inchiesta denominata “Torrente” riguarda proprio sugli affari ruotanti intorno all’impianto. La nomina della figlia Giuliana è balzata all’occhio di Fabio Repici, uno dei firmatari del manifesto di sostegno ad Accorinti in campagna elettorale, e soprattutto avvocato di Bisognano: in settimana, l'ex boss dei “Mazzarroti”, ritenuto per anni il referente del clan mafioso dei barcellonesi per il territorio di Mazzarrà sant’Andrea, è stato assolto dalla Corte d’appello con formula piena "per non aver commesso il fatto", nell’ambito di un’inchiesta diversa, la “Sistema”. RETROMARCIA IN ARRIVO. Il tam tam della notizia ha destabilizzato l’ambiente accorintiano, tanto che sulla scrivania di Renato Accorinti sarebbe pronta una ulteriore determina che, in autotutela, ritirerebbe le nomine. Giuliana Mirabito, assolutamente estranea ai fatti e mai tirata in ballo, ha presentato un curriculum da dodici pagine, in base al quale è avvenuta la nomina. L’ingegnere trentanovenne ha ricevuto, negli anni, una dozzina di incarichi di relazioni d’impatto ambientale e direzione lavori da parte di Tirrenoambiente, e immediatamente dopo la laurea ha iniziato a collaborare alla redazione di studi di impatto ambientale: a Monforte san Giorgio un mese dopo la laurea, a Mazzarà sant'Andrea dopo due. UN RUOLO POCO AMBITO. Incredibilmente, per i cinque ruoli in commissione, pagati con un gettone di presenza uguale a quello dei consiglieri comunali, si sono presentati in pochissimi: i curricula arrivati a palazzo Zanca, infatti, si contavano in poche decine. D'altra parte, sulle commissioni di valutazione per la Zps sembra gravare una maledizione. Nella prima, attiva dal 2007 al 2009, tre membri su cinque sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di falso per aver affermato che, per La residenza sul torrente Trapani, non erano previste significative sbancature. La seconda è stata invece travolta dallo scandalo che ha portato ai domiciliari l'ex consigliere comunale e biologo della commissione Ciccio Curcio, episodio che di fatto ha "smembrato" l'ufficio Zps spostando ad altri dipartimenti i funzionari coinvolti. LE COLPE DEI PADRI. Contrariamente al precetto biblico, non è giusto che le “colpe dei padri” ricadano sui figli, ma la contestata nomina di Giuliana Mirabito è la seconda che provoca grattacapi nell’entourage di Renato Accorinti. A qualche giorno dall'insediamento, infatti, per "consulenza" sull'organizzazione della vara, Accorinti si è giovato dei figli di Franco Celona e Franco Molonia, storici capivara accusati di minacce nei confronti dei ragazzi di Addiopizzo, "colpevoli" di aver fatto circolare un volantino antimafia durante la passeggiata della statua della Vergine nel 2012. Un’isola pedonale per continuare a sperare LE UNICHE ATTIVITÀ PRODUTTIVE DEGLI ULTIMI VENT’ANNI? IN UNA STRADA CHIUSA AL TRAFFICO. CHE HA DESTATO POLEMICHE Gaetano Cacciola E’ stato necessario che trascorressero sette mesi perchè l’amministrazione guidata da Renato Accorinti riuscisse ad assumere una decisione che non sia stata imposta dalle circostanze (i bilanci consuntivo e preventivo) o subite per cause di forza maggiore (la Tares o la questione mense). E’ accaduto mercoledi 15, alle nove di mattina, con l’entrata in vigore dell’isola pedonale, svolta epocale in direzione della civilizzazione di una città che da questo punto di vista è ancorata fortemente nei dintorni del diciottesimo secolo. Accompagnata dalle inevitabili polemiche, dalle prese di posizione ideologiche e da zavorre mentali impossibili da estirpare, la chiusura di piazza Cairoli e delle vie immediatamente vicine, contro tutte le cassandre, non ha provocato i cataclismi che qualcuno aveva preventivato e sperato. Qualche disagio ampiamente atteso, un periodo di rodaggio che servirà per rendersi conto di cosa cambiare e cosa mantenere, ma nonostante gli allarmismi, non solo la città non è caduta nel caos, ma le prime avvisaglie di speranza si sono subito centonove pagina 10 manifestate. Dalla sua inaugurazione, oltre vent’anni fa, il parcheggio Cavallotti si è riempito. Un miracolo ascrivibile alla testardaggine di Gaetano Cacciola, ad oggi unico vero fuoriscasse dell’amministrazione Accorinti. Che, da scienziato quale è, ha l’abitudine di far parlare i risultati, che deve raggiungere non inporta quanto sia irto il cammino. Quello che è surreale, piuttosto, è che ancora si discuta dell’opportunità o meno di pedonalizzare ampie porzioni del centro, pratica che da cinquant’anni dà lustro a città di tutto il mondo e di tutte le forme e dimensioni, anche quelle simili a Messina. E d’altra parte, a troncare ogni discussione basterebbe ricordare che le uniche attività produttive che durante gli ultimi vent’anni hanno funzionato sono quelle nate grazie alla pedonalizzazione dei cento metri di via Cardines. Lì dove una volta c’erano lavaggisti e meccanici, lì dove, alla chiusura, si erano evocati spettri di catastrofici effetti sul traffico cittadino. Una risata li ha seppelliti. Una risata e una ventina di prospere attività. (A.C.) 17 Gennaio 2014 politica Nino Beninati Roberto Corona Bernadette Grasso MESSINA. Si studia la nomina di tre vice coordinatori regionali mentre nascono i nuovi club Forza Italia si fa in tre I primi tredici presidenti arapporto nella sede storica di via Martinez. Ma il nodo dei responsabili provinciali è difficile da sciogliere. A Messina scalpitano Nino Beninati, Bernadette Grasso e Roberto Corona MESSINA. Work in progress la nascita dei club di Forza Italia a Messina. Mentre si susseguono gli incontri tra i possibili coordinatori chiamati a gestire il movimento, dopo la fuoriscita del coordinatore cittadino Enzo Garofalo e di quello provinciale Nino Germanà, traslocati al Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, la settimana scorsa è sbarcato nella sede storica di via Martinez 5, il coordinatore regionale Enzo Gibiino chiamato a riorganizzare la rete dei club e il lifting del Movimento forzista. Presente Angelo Caristi, da sempre vicino al senatore Marcello Dell’Utri, si sono presentati a Gibiino i primi tredici presidenti del fan club: Fabrizio Sottile, Maria Fernarda Gervasi, Gianluca Libro, Francesco Alibrandi, Daniele Vecchio, Carmelo Abate, Giuseppe Ivo Bongiovanni, Federico D’Amico, Danilo Ficarra, Federico Pagano, Marco Italiano, Antonio Russo e Salvatore Mirabello. Nell’ultima settimana sono nati altri dieci fan club in provincia di Messina. Per costituirne uno, ai sensi dello Statuto, occorrono almeno cinque componenti. L’aria che si respira tra i giovani aderenti, è quella della prima ora di Forza Italia: Kit, coccarda, letture consigliate, tra cui testi sui giudici anche di Luciano Violante. Da martedì scorso, con cadenza settimanale, sono pure partiti i corsi di formazione politica: primo relatore, l’amministrativista Salvatore Vernaci. Ma i problemi più grossi per Gibiino sono nell’organizzazione della strutturapartito. Qui pronti a dare l’adesione la partito, a patto però di precisi incarichi nella struttura in via di definizione, si trovano l’ex deputato Nino Beninati, che ha rivendicato un ruolo per la città, il deputato di Grande Sud, vicina a Gianfranco Miccichè, Bernardette Grasso, l’onorevole Roberto Corona, il deputato, ex An, Santi Formica. Se Bernardette Grasso, all’incontro svoltosi domenica scorsa a Villa Itria a Catania, presente l’eurodeputato Salvatore Iacolino, ha rivendicato con molta decisione il coordinamento della segreteria provinciale, un riconoscimento di pari portata, secondo Denis Verdini, andrebbe assegnato a Roberto Corona. A scalpitare, per un incarico politico, “di visibilità” sul territorio tra gli altri, anche Santi Formica, in cerca di nuova collocazione in vista delle europee di primavera. La decisione allo studio è quella di nominare tre vice coordinatori regionali, rispecchiando le varie anime del partito, nell’ambito della regione, e poi passare alla nomina dei coordinatori provinciali. Una partita aperta, sulla quale Gibiino si è riservato l’ultima parola. Enzo Giibino L’INTERVENTO C’era una volta il Drago Verde DI GIOVANNI FRAZZICA Nella seconda metà degli anni Sessanta, sul Viale della Libertà, in un seminterrato, aprì i battenti un night club. Fatto inconsueto per quei tempi per una città come Messina, attirò moltissime attenzioni e curiosità, soprattutto tra i tanti adolescenti che non vedevano l’ora di compiere il diciottesimo anno di età per potere accedere al tempio dove si esibivano in spogliarelli mozzafiato professioniste parigine. Ma per molti, anzi per i più, il Drago Verde rimase un sogno proibito, perché, prima ancora che potessero maturare i requisiti per assistere alla tanto agognata visione delle performance delle francesine, il club venne chiuso. Ma poco male, la vita continua, i giovani diventarono universitari e scoppiò il sessantotto, il sesso diventò libero, soprattutto nelle Facoltà occupate e chi sapeva appena strimpellare una chitarra veniva coccolato come un divo di Hollywood. Anni facili, bellissimi, supportati dalla gioventù, poi la società cominciò a chiudersi in se stessa, i sessantottini non erano più di moda. Si tornò ai partiti, a quel tempo un po’ anemici, che presero molta classe dirigente che si era formata nelle assemblee del Movimento Studentesco. Ma lo fecero tirando il freno a mano, stabilendo regole e gerarchie. Ed ai giovani che scalpitavano dicevano: “Ogni cosa a suo tempo, un giorno avrete voi la responsabilità di guidare il Partito e le Istituzioni”. Ma fu un po’ la ripetizione della storia del Drago Verde, quando nel 92 la classe dirigente che era partita negli anni Settanta era pronta a spiccare il volo, si squagliarono i partiti e le Istituzioni divennero preda del nuovismo. Cosa non fecero i professionisti della politica per rimanere a galla, diedero fondo alle loro riserve di fantasia e inventarono nuovi simboli e nuovi partiti: la rosa, la colomba, la quercia, il sole che ride, la colomba, l’asinello, l’elefante, la margherita, fu una stagione feconda per la grafica politica italiana, un po’ confusa per i contenuti e gli obiettivi, come lo sono del resto tutte le fasi transitorie. Semplificando abbiamo avuto un ventennio di bipolarismo anomalo con una prevalenza del liberismo berlusconiano sull’ulivismo prodiano, con i risultati centonove pagina 11 che sono sotto gli occhi di tutti e che sul piano politico hanno generato il fenomeno Cinque Stelle. In alcune realtà regionali e municipali hanno preso corpo fenomeni localistici singolari, con mutande verdi, profumo di Ilva o di petrolio, volenterosi che volevano ricostruire dal basso le loro città, ma che, con l’aiuto dei Colbert de noiantri, riuscivano appena ad innalzare la Tares. Ma su una cosa questi nuovi personaggi sono uniti, nei loro cerchi magici non vogliono fare entrare assolutamente soggetti che in qualunque modo ed a qualsiasi titolo abbiano avuto esperienze nella prima repubblica. La regola è severa: solo vergini nei moderni bordelli della politica. Stessa cosa succede ovviamente nel Partito di Grillo, dove le modalità di accesso non appaiono ne chiare ne democratiche. E nei partiti tradizionali che succede? Spesso in Fi, Pd e Udc nei posti chiave ci sono figli di coloro che negli anni 70 dicevano ai giovani “Ogni cosa a suo tempo”, ora sono loro che dicono ai vecchi militanti:”Alla vostra età, ma che volete fare?”. Esperienze destinate a perdersi definitivamente per la paura che hanno i nuovi di confrontarsi e nei ricordi affiora il Drago Verde, mitico, come il Deserto dei Tartari. 17 Gennaio 2014 politica MILAZZO Pergolizzi, politica i tribunale Nichi Vendola Antonio Isgrò MESSINA. I coordinatori dei circoli della provincia contestano i risultati del congresso messinese. E scrivono al leader del partito Sel: «Nichi aiutaci tu» Da Barcellona a Roccalumera, passando per Barcellona, contestata la gestione di Francesco Alparone. Ripercussione a livello regionale: «Anche la consultazione palermitana sarà viziata» GIANFRANCO CUSUMANO MESSINA. Finisce sulla scrivania di Nichi Vendola la frattura che sta dilaniando Sel in provincia di Messina. I rappresentanti dei circoli messinesi contestano la gestione del coordinatore Francesco Alparone e mettono in dubbio i metodi con cui sono stati eletti i rappresentanti nel corso dell’ultimo congresso. Visto il slenzio degli organi di garanzia, Pasquale Rosania (“E. Berlinguer”- Barcellona), Antonio Isgrò (“Danilo Dolci” - Milazzo), Gioacchino Messina (“G. Fava” di Falcone- Furnari), Pasquale Cannetti (“Pancrazio de Pasquale” - Messina), Pippo Parisi (Costa Jonica- Roccalumera), Antonio Portaro (“Porto Alegre”- Torregrotta), Francesco Mastrolembo (“Pier Paolo Pasolini”Nebrodi), si rivolgono al leader del movimento. «Siamo rimasti finora in attesa di una risposta alla lettera aperta da noi inviata il 4 Dicembre scorso sulla DI vicenda congressuale di Messina scrivono - Purtroppo registriamo con amarezza che il problema politico che abbiamo posto non è stato compreso o non siamo stati capaci di esplicitarlo nella sua gravità. O forse chi ha letto la lettera, per Tuo conto, tra i collaboratori, ha ritenuto si trattasse delle solite controversie di competenza degli organi di garanzia. Non è così, o meglio non è solo così, da 20 giorni è stato trasmesso alla commissione nazionale per il congresso un contenzioso per violazioni delle regole, che giace tuttora senza risposta. Registriamo altresì il rifiuto di consentire la visione del verbale del congresso e di rendere noto chi sia stato eletto, come e quando in coordinamento provinciale, commissione di garanzia e presidenza». I firmatari contestano “la pretesa”, durante il congresso, che in commissione elettorale, si garantisse il 60% di rappresentanza negli organismi dirigenti da eleggere attraverso un “listino” di fiducia scelto dalla candidata coordinatrice provinciale: una sorta di “porcellum” maggioritario di partito. Tesi, sostenuta dal reggente Francesco Alparone e dallo stesso garante al congresso Andrea Di Martino, che ha provocato la rottura. Risultato? «Come dimostrato dalla scheda allegata - continua la lettera - una ventina di Compagni, sempre gli stessi, si sono spartiti tutte le rappresentanze: assemblea provinciale, coordinamento, delegati regionali, delegati nazionali. E si preparano a spartirsi le rappresentanze negli organismi regionale e nazionale lasciando fuori i compagni della provincia, rappresentanza della maggioranza politica ed elettorale nel territorio. Tale voluta esclusione risalta soprattutto per realtà come Barcellona Pozzo di Gotto, dove più alto è stato il Milazzo. La politica a Milazzo si fa in tribunale. Se ormai non fa più notizia lo scontro tra Tar e Cga da parte dei consiglieri decaduti che chiedono il reintegro, a riscaldare l’ambiente è stata la querela che un alto dirigente del Comune avrebbe presentato nei confronti del presidente del consiglio uscente, Saro Pergolizzi. Pergolizzi, in un comunicato diffuso dall’ufficio stampa del Comune, non ha avuto parole tenere nei confronti del dipendente comunale. In sostanza Pergolizzi lo accusava di avere contribuito a portare avanti l’iter del dissesto disattendendo le indicazioni e le richieste dell’aula consiliare. Pergolizzi è stato già contattato dai carabinieri. Nel frattempo si allunga sempre di più il percorso che dovrebbe portare al reintegro dell’aula. L’udienza al Consiglio di giustizia amministrativa prevista mercoledì 15 gennaio è stata rinviata al prossimo 4 febbraio per un difetto di notifica ad una delle parti in causa. risultato elettorale politico e amministrativo. Caro Compagno Vendola, ci fermiamo qui per lealtà Partito. Pare che i sondaggi diano a SEL, in Sicilia , una proiezione elettorale del 2%. Ti pare una bella trovata politica quella di escludere il 55% degli iscritti e il 60% dei votanti SEL dalla rappresentanza nella provincia di Messina? Non ti pare che ci sia anche qualche problema che attiene al gruppo dirigente regionale che ha manovrato il congresso di Messina attraverso il reggente Alparone?». Secondo i rappresentanti dei circoli «il congresso di Sel Messina ha prodotto un’anatra zoppa, perché ha eletto un gruppo dirigente in cui manca la maggioranza del partito. Il congresso regionale del partito produrrà anch’esso un’anatra zoppa perché è stata esclusa la rappresentanza di 259 iscritti alla Federazione di Messina e di quasi 5000 elettori». CAPIZZI Nebrodi più vicini ad Enna UN COMITATO PER STUDIARE UNA NUOVA AREA POLITICOAMMINISTRATIVA. DA ACQUEDOLCI A TUSA Giacomo Purrazzo CAPIZZI. Un comitato per studiare in tempi brevi l’uniformità tra i centri della provincia di Enna e quelli di Messina e definire una nuova area politico-amministrativa più rispondente alle esigenze dei territori. Su iniziativa del sindaco di Capizzi, Giacomo Purrazzo, alcuni colleghi dei comuni nebroidei hanno incontrato altri sindaci della provincia di Enna, capeggiati da Paolo Garofalo, primo cittadino del capoluogo ennese, al fine di fare il punto sul processo di riforma dell'assetto degli enti locali, alla luce della volontà espressa dall’Ars con il voto di fine dicembre, con cui è stata respinta la richiesta di proroga del mandato ai commissari nominati dal Presidente della Regione. Nel corso dell’incontro i sindaci presenti (Francesco Re di centonove pagina 12 Santo Stefano di Camastra, Salvatore Zappulla di Gagliano Castelferrato, Francesco Sinatra di Leonforte, Michele Pitronaci di Cerami, Giuseppe Franco di Castel di Lucio, Armando Glorioso di Nissoria, Giuseppe Liberti di Pettineo, Salvatore Villardita di Reitano e Francesco Gianni, presidente del Consiglio comunale di Motta d'Affermo, in sostituzione del sindaco Nunzio Marinaro) hanno evidenziato la necessità di rivedere l’assetto territoriale degli enti locali siciliani e la suddivisione delle province così come ideata nel secolo scorso, al fine di poter condurre una battaglia a tutela di un territorio omogeneo dal punto di vista dell’identità storica, culturale, socio-economica, geografica, infrastrutturale. All’esito dell’incontro i sindaci intervenuti hanno unanimemente manifestato la volontà di costituire un comitato di cui faranno parte tutti i sindaci dei comuni interessati (tutta la provincia di Enna, i comuni della provincia di Messina da Acquedolci a Tusa, da Cesarò a Castel di Lucio, nonché i comuni limitrofi delle Madonie) affinché si possa predisporre un testo da portare all’attenzione degli organi regionali. 17 Gennaio 2014 sicilia DIRITTI. L’Ars riconosce agevolazioni per le coppie di fatto. Ma per diventare operative i comuni dovranno censire le “nuove” famiglie Unioni, cambiamo registro A lanciare l’appello è Paolo Patanè, già presidente nazionale di Arcigay. «Per evitare disparità si deve istituire immediatamente un elenco regionale». I conviventi potranno avere agevolazioni per mutui, sanità e tributi Paolo Patanè (Arcigay) DI GIANFRANCO CUSUMANO PALERMO. «E ora si passi all’istituzione del Registro regionale delle unioni civili. Senza questo ulteriore passo sarà complicato rendere concreta la svolta epocale votata dall’Ars». Paolo Patanè, già presidente nazionale di Arcigay, oggi presidente onorario regionale, guarda avanti lasciandosi alle spalle la polemica che ha accompagnato la norma della Legge Finanziaria con la quale l’Ars estende i benefici regionali anche alle coppie di fatto e gay. Si tratta di contribuzioni, agevolazioni e benefici previsti "a qualsiasi titolo per la famiglia" che sono estese anche alle coppie di fatto iscritte negli appositi registri istituiti dai comuni. Ed è questo il problema. Solo pochi enti hanno istituito il registro (Palermo e Siracusa ce l’hanno, a non istituirlo capoluoghi come Caltanissetta e Messina) e si rischia di creare disparità tra gli aventi diritto. Patanè, consulente legale di Giarre, ha già la soluzione. «Il prossimo passo dovrà essere quello di istituire un registro regionale delle coppie di fatto sostiene - se pensiamo che a stretto giro i comuni, specialmente i più piccoli, si dotino di un simile strumento, aspetteremo secoli per applicare le norme». Patanè, in ogni caso, preferisce guardare il bicchiere mezzo pieno e godersi la svolta che pone la Sicilia all’avanguardia nazionale in materia di diritti civili. «In nessuna regione i conviventi (eterosessuali e non) possono usufruire delle stesse agevolazioni in materia sanitaria, scolastica, economica (mutui per la prima casa)delle famiglie tradizionali - spiega - si tratta di un successo per una serie di motivi. Intanto, a livello nazionale non esiste alcun tipo di normativa e questo provvedimento pone la regione all’avanguardia . Queste agevolazioni, inoltre, sanciscono il principio di equità. Toccano la quotidianità delle persone e questo soprattutto in tempo di crisi aiuta le coppie fino ad ora non riconosciute che avevano meno strumenti ad affrontare e dunque sancisce un principio di equità». Le contestazioni all’emendamento, però, di certo non sono mancate. Nello Musumeci, avversario di Crocetta nella corsa alla presidenza, l’ha definito un provvedimento “demoniaco”. «Si tratta del solito spot del presidente Crocetta” e di “norma-manifesto - attacca l’onorevole Giuseppe Castiglione, uno dei due coordinatori regionali di Ncd non ci sono soldi per sostenere le famiglie per l’acquisto della prima casa, figuriamoci per le coppie di fatto». L’esponente di Arcigay apre le braccia. «E’ avvilente constatare che ancora la classe politica dia vita a dibattiti anche vecchi dando una connotazione ideologica stantia - ribatte l’esponente di Arcigay che in Sicilia vanta oltre 15 mila iscritti - In tutta Europa questi tempi appartengono a tutta la politica perché la democrazia e la civiltà non hanno colori, non sono né destra, né sinistra). Ricordo che in Inghilterra è stata la destra a introdurre i matrimoni gay». Contestato anche l’appellativo di “Norma manifesto”. «Sono diritti concreti - ribatte - si parla di accesso ai mutui, di sanità, case popolari. Se fai parte di una coppia dove vige un meccanismo di reciproca solidarietà morale e materiale, ognuna di queste cose è importante. Molte coppie omosessuali hanno figli anche di precedenti relazioni e serie difficoltà nel riconoscimento. Queste norme non si occupano di problema che ci sarà, ma problema che c’è. I diritti di questi figli quali sono? Il figlio che può essere riconosciuto solo da uno dei genitori pone problemi di natura ereditaria, viene escluso dalla successione di uno dei due. Senza considerare i problemi di relazione all’interno delle strutture scolastiche. Queste battaglie non riguardano solo omosessuali o coppie eterosessuali di fatto, ma anche parenti e amici che vi ruotano attorno». ZOOM Torregrotta supera Crocetta L’AMMINISTRAZIONE CASELLA HA GIÀ APPROVATO IL REGISTRO. RESISTENZE A MILAZZO E BARCELLONA MESSINA. Gli unici enti che hanno istituito i registri comunali delle unioni di fatto in provincia di Messina sono stati Torregrotta e Mazzarrà Sant’Andrea. Per il resto, nonostante le pressioni fatte dal presidente provinciale di Arcigay, i comuni - fino ad ora - hanno sempre chiuso le porte alle coppie di fatto. E’ il caso di Milazzo dove la delibera è stata bocciata dal consiglio comunale tre anni fa (a proporla l’ex assessore Massimo D’Amore) e negli ultimi mesi la stessa giunta Pino) stessa incertezza a Lipari. A Sant’Agata Militello il sindaco Carmelo Sottile si è incontrato con Duca il mese scorso promettendo un intervento. Ad avere approvato la delibera in giunta sono stati, invece, Barcellona e Messina. Si deve esprimere il consiglio comunale. A Taormina l’atto approderà giovedì prossimo direttamente in aula. «Ora che la Regione imporrà l’istituzione di questi registri speriamo in una maggiore presa di coscienza da parte degli amministratori - dice Rosario Duca - la mancata istituzione non penalizza solo le coppie omosessuali, ma anche quelle eterosessuali che rischiano di non potere accedere ad agevolazioni economiche previste dalla legge dell’Ars». In realtà, fino ad ora, anche nei comuni dove è stato istituito è rimasto un gesto simbolico. «Intanto abbiamo dato un segnale - dice il sindaco Nino Caselli - ora anche la normativa regionale ci consente di potere dare un contenuto concreto. In un momento di forte tensione politica l’approvazione del registro ha consentito una sinergia e una unione di intenti tra maggioranza e opposizione». A Barcellona la delibera votata centonove pagina 13 dalla giunta arriverà in aula nelle prossime settimane, ma le resistenze sono tante. Gli unici voti certi sono dei due componenti della lista “Voltiamo pagina” che ha sostenuto l’elezione del sindaco Maria Teresa Collica in quanto si tratta di un punto programmatico. «La delibera di istituzione è stata approvata in giunta - spiega Collica - si sta ultimando il regolamento che poi sarà portato in consiglio comunale dove ci sono parecchie resistenze. Le norme regionali ora cambiano le carte in tavola, a questo punto i comuni devono dotarsi di questo strumento. Speriamo di potere dibattere in aula serenamente e portare alla luce l’importanza del documento che non riguarda solo le coppie di omosessuali ma principalmente centinaia di conviventi e i relativi figli». Clima più disteso a Taormina. «Il nostro comune è sempre stato meno rigido su queste tematiche - dice il sindaco Eligio Giardina - credo che sia normale adeguare le leggi in base all’evoluzione della società». (Gia.C.) 17 Gennaio 2014 sicilia INCHIESTA. Tutti i motivi del salasso nelle tasche dei messinesi. A causa della “munnizza” Tares, quanto mi costi? Altissima evasione, Comune che non elargisce le risorse necessarie, gestioni “allegre” e perizie gonfiate secondo consiglieri e assessori. Ecco perchè DI ALESSIO CASPANELLO E per la prima volta Renato Accorinti si è trovato a fronteggiare quella piazza che per una vita ha invece capeggiato. Duemila, forse tremila, domenica 12 gennaio hanno affollato piazza Municipio, inveendo contro la Tares, il nuovo tributo che sostituisce la Tarsu e accolla sulle spalle dei cittadini la copertura integrale dei costi dei servizi di igiene urbana. A Messina sono quarantaquattro milioni e rotti di euro, arrivati tra capo e collo, e con puntualità, a chi per anni di “cartelle per pagare la spazzatura” a casa non ne ha ricevute nè si è premurato ad andare ad informarsi. Ed è stata subito protesta. E la colpa? Di chi è? I PERCHE’ DEL SALASSO. Con l’introduzione della Tares, e in conformità con quanto stabilito dal governo di Mario Monti nel 2012, il cittadino messinese dovrà pagare per intero i costi del servizio di igiene ambientale. Quasi 45 milioni, quindi, quando fino allo scorso anno i costi da coprire con la vecchia tassa erano del 66%. La soluzione? Pagare meno, ma pagare tutti. A Messina, per esempio, non risultano censite oltre ventimila famiglie (su settantaduemila), alle quali non arriverà un solo euro da pagare. Non solo: esiste una “volumetria occulta” fatta di superfetazioni e abusi edilizi da sanare con uno dei cinque condoni che l’amministrazione sta sfruttando per far rientrare nella normalità trent’anni di lassismo, che di fatto non sono conteggiate ai fini della tariffazione. Le due storture determinano qualche milione di euro di conti che saranno addebitati a chi oggi è in regola. Non moltissimi, a dire il vero, se è vero come è vero che, a settembre del 2012, il dirigente ai Tributi Romolo Dell’acqua scriveva incazzatissimo alla Serit perchè il tasso di riscossione sull’accertato era un incredibile 0,24%. Praticamente, a pagare era uno su quattrocento. La situazione è andata migliorando col passare dei mesi, ma non di molto. E infatti, palazzo Zanca ha messo in mano ad Equitalia quattro milioni di euro di “ruoli”: cartelle esattoriali non pagate del recupero delle quali (con sostanziosa mora) dovrà occuparsi l’agente riscossore del comune di Messina. LE BOMBE. Con il candore che lo contraddistingue, è Daniele Ialacqua a mettere nero su bianco il segreto di Pulcinella: “I costi sono basati su perizie, da anni sempre le stesse, basate su un personale che è stato superiore alle necessità”, ha spiegato l’assessore all’Ambiente durante una delle commissioni consiliari dedicate all’approfondimento sulla Tares. Altro siluro non da poco, nella stessa sede, lo spara ad alzo zero Guido Signorino, assessore al Bilancio: “Il Comune, pur avendo approvato nelle qualità di socio di Ato3 e Messinambiente il piano industriale, non ha mai corrisposto integralmente le risorse necessarie a coprire i costi dedotti dallo stesso piano”. Accuse, quelle lanciate dal vicesindaco all’indirizzo delle precedenti amministrazioni, suffragate dai numeri: l’anno emblematico è il 2009, in cui, per la prima, unica ed ultima volta, la perizia effettuata dall’Ato3 sul costo dei servizi “appaltati” a Messinambiente e da questa svolti per conto del comune di Messina (un intreccio fatale, questo degli incroci tra palazzo Zanca e partecipate) è stata proposta dall’Ato3 e controfirmata da Guido Signorino ZOOM Cosa resterà di Messinambiente AFFIDAMENTO AI PRIVATI, SOCIETÀ MISTA O SERVIZIO IN HOUSE: DECISIONE TRA SEI MESI. NEL FRATTEMPO LE FIAMME GIALLE INDAGANO SULL’IVA MAI PAGATA Ancora sei mesi, poi per Messinambiente verrà il giorno del giudizio. L’amministrazione, infatti, la cui intenzione è di trasformare Messinambiente in una “bad company” e ricominciare daccapo, sarà chiamata a sciogliere il nodo tra affidare ai privati il servizio, svolgerlo con un’azienda mista con partner scelto con gara o riportare tutto in house. Nel frattempo, ulteriori nuvoloni neri si addensano sulla partecipata di via Dogali. In settimana la Guardia di Finanza ha bussato per due volte alla porta della Spa, acquisendo documentazione e interrogando personale. La novità è che, contrariamente alle visite precedenti, l’inchiesta da cui sono scaturiti i controlli è “autonoma”; non legata quindi ai tre anni, dal 2010 al 2012 nei quali la Spa nel dilemma tra pagare gli stipendi e soddisfare fisco ed erario, ha preferito la prima ipotesi, omettendo di versare l’Iva dal 2010 al 2012. Per lo stesso problema, negli anni precedenti, è in corso di svolgimento un giudizio penale per l’ex presidente Nino Dalmazio e per l’attuale commissario liquidatore Armando Di Maria. (A.C.) Armando Di Maria centonove pagina 14 Messinambiente: dei 31 milioni previsti ad inizio anno, il comune di Messina ha comunicato, ad ottobre, di poterne corrispondere solo 24. A fine anno sarebbero stati ventuno. Il risultato? Debiti fuori bilancio a mai finire per Messinambiente: quasi quaranta con fisco ed erario e poco meno di otto verso i fornitori. Fosse solo questo, però, i messinesi potrebbero dormire sonni relativamente tranquilli. Invece no. PERIZIE COL MISTERO. A prendersi la briga di spulciare dentro i 44 milioni di euro da coprire con la Tares, ci ha pensato Daniele Zuccarello, consigliere del Pd che, in questo primo scorcio di esperienza amministrativa ha deciso di andare in fondo alla questione che tutti si domandano: se il tributo è salatissimo e il servizio indecente, l’inghippo dove sta? “Quello approntato dall’Ato3 è un piano che presenta diverse anomalie - ha spiegato il consigliere del Pd in aula come i cinque milioni di euro circa previsti per la gestione delle isole ecologiche, a fronte dei ritardi riconosciuti dal commissario di MessinAmbiente (conflitti di competenze sulla gestione, ndr.), oppure un servizio di raccolta porta a porta della differenziata che dovrebbe essere garantito da un solo autista e due automezzi o, ancora, i costi dei 35 operatori dell’Ato3 che dovrebbero curare il verde pubblico, inesistente, di Messina (e che fino a qualche anno fa venivano regolarmente affidati a cooperative esterne, ndr.)”. Non sono solo le anomalie segnalate da Zuccarello a saltare all’occhio. Perchè, per esempio, gridano vendetta di fronte a Dio i tre milioni e 600mila euro di costi per la raccolta differenziata, che a Messina ha percentuali da terzo mondo 17 Gennaio 2014 sicilia CHI NON PAGHERA’ Sgravi ed esenzioni per cinque categorie MESSINA. Nella delibera di introduzione della Tares è presente un fondo di “salvaguardia” per ammortizzare il rischio di mancata riscossione, che il Ministero dell’Economia aveva previsto nello 0,5% del totale complessivo ma che a Messina, conoscendo le cattive abitudini di pagamento dei cittadini, si è preferito portare, mettendo le mani avanti, ad un milione e mezzo di euro. Oltre che per garantirsi dai morosi, che le manifestazioni di domenica hanno fatto capire sarà categoria parecchio nutrita, il milione e mezzo di fondo determinerà sgravi per le famiglie indigenti. Secondo l’assessore al Bilancio Guido Signorino, circa cinquemila famiglie godranno di una riduzione totale. Quali sono le categorie che usufruiranno degli sgravi? Gli ultrasettantenni con il 100% di invalidità come unici membri di un nucleo familiare, le famiglie di chi fino al 2013 è stato in carcere, donne e uomini separati con reddito inferiore a 4000 euro annui, chi dal 2012 non risulta occupato, e i nuclei familiari al cui interno vi siano uno o più invalidi al 75%. Il provvedimento, e le aliquote di sgravio, ancora allo studio, andranno votati. (A.C.) che da anni, nonostante dal 2012 sia obbligo di legge portarla vicino al 65%, non si schioda dai decimali del 6%. Dodici milioni di euro vengono stanziati per spazzamento e lavaggio strade: lo spazzamento regolare diventa un miraggio man mano che ci si sposta anche solo di pochi metri dal ristretto perimetro del centro, il lavaggio è un evento a cadenza talmente casuale da poter essere considerato praticamente incidentale. E il personale? I quasi seicento dipendenti di Messinambiente costano ogni anno poco meno di venti milioni, mentre per far funzionare i sessanta scarsi dell’Ato3, la maggior parte assunti a cavallo tra il 2006 ed il 2007 con un “colpo di mano” dell’amministrazione guidata da Francantonio Genovese, sono necessari tre milioni e qualcosa. Più un milione e spiccioli per manutenzione di ville e aree a verde, servizi che, durante l’amministrazione di centrodestra di Giuseppe Buzzanca, andavano regolarmente a cooperative. Ecco perchè la proposta di Piero Adamo, consigliere di Siamo Messina (quindi Pdl) di istituire una commissione consiliare che spulciasse i conti e riuscisse a capire quando, come e perchè l’igiene cittadina a Messina è il disastro che è, è stata affossata, rispedendola in commissione per “ulteriori accertamenti”. E lì langue da settembre. Perchè, dietro l’ombra della “munnizza”, destra, centro e sinistra hanno i loro scheletri ben nascosti dentro l’armadio. E nessuna voglia di tirarli fuori. Oltre la protesta, però, c’è anche chi propone. Antonella Russo, consigliere del Pd sta per portare in aula una proposta di delibera che obbliga l’amministrazione a prevedere, in tempi celeri, l’avvio della raccolta porta a porta. LAVORI IN CORSO Biostabilizzazione, si inizia nel 2015 A MARZO GARA PER L’IMPIANTO DI PACE. COSA PREVEDE IL PIANO REGIONALE APPROFONDIMENTO. Messina più salata del capoluogo, e alle pendici dell’Etna... I più tartassati Catania resta con la Tarsu ma la tassa peserà di più alle famiglie ridotte, Palermo ha aliquote più basse ma applica due “balzelli”. Ecco la proiezione CATANIA. Settantuno milioni di costi da pagare con un tributo a metà tra la vecchia Tarsu e la nuova Tares. A Catania hanno scelto la strada “morbida”. Perchè? Perchè i costi del servizio di igiene cittadina, fin dal 2012, era coperto per il 90% dalla vecchia imposta (a Messina la Tarsu copriva il 66% dei costi), rendendo inutile l’introduzione della Tarsu. “Che comunque il prossimo anno cambierà di nuovo”, spiega l’assessore al Bilancio della città etnea, Giuseppe Girlando. “La nostra è stata una scelta, anche in considerazione del fatto che, essendo la Tares parametrata non più solo sulla superficie degli immobili ma anche dai componenti i nuclei familiari, avremmo avuto, almeno per il primo periodo, margini d’incertezza nei calcoli delle tariffe. Alla fine, la Tares semplificata non è altro che una Tarsu elevata fino a copertura integrale dei costi del servizio: quel 10% che a Catania è servito per arrivare al 100%. E Palermo? Finchè era gestito dall’Amia, il costo del servizio di igiene cittadina era spaventosamente alto, circa 140 milioni di euro. Col fallimento della partecipata, ed il conferimento del “ramo d’azienda” alla Rap, i costi da coprire con la Tares per il 2013 sono scesi considerevolmente, fino a 122 milioni di euro. Per il 2014, però, la copertura prevista è tornata ad essere di 140 milioni di euro. Rispetto alla Tarsu, l’amministrazione comunale del capoluogo aveva ottimisticamente Giuseppe Girlando previsto rincari compresi mediamente tra il 30 ed il 40%. In realtà, all’atto del pagamento dell’acconto, durante gli ultimi mesi del 2013, più di uno ha avuto la sgradita sorpresa di aumenti tra il 60 e l’80%. Al di là delle percentuali, chi pagherà di più nelle tre città metropolitane siciliane? Le tabelle di calcolo diffuse dalle amministrazioni delle tre città riservano sorprese. A Palermo, un appartamento da cento metri quadrati abitato da un single costerà al suo occupante, di Tares, 286 euro (erano 218 con la Tarsu), che diventano 333, nel caso in cui gli abitanti fossero due. A Messina il “single” paga di meno, 256 euro, mentre per la coppia il costo della Tares sarebbe superiore, arrivando a 350 euro. La sorpresa però è Catania, che nonostante abbia deciso di non adottare la Tares “piena” optando per la sua versione semplificata, è la città, tra le tre, in cui il servizio di igiene urbana verrà a costare di più. Un appartamento da cento metri quadrati (la Tarsu non fa differenza rispetto al numero degli abitanti), infatti, riceverà ben 414 euro di bollettino da pagare. Che, addirittura, sarebbero stati inferiori se l’amministrazione etnea avesse deciso di adottare la Tares: col nuovo tributo, infatti, gli euro da pagare si sarebbero ridotti, seppur di poco, a 408. Il “risparmio”, rispetto alla Tares, si avrebbe con nuclei familiari più numerosi: quattro persone, a Catania, pagherebbero comunque 414 euro, a Messina, sempre per 100 mq, 450 euro, a Palermo poco meno di 400. (A.C.) centonove pagina 15 MESSINA. Messinambiente spende 950mila euro al mese di costi di trasporto e smaltimento in discarica: con raccolta e trattamento sono diciassette milioni di euro all’anno, più o meno, da quando la discarica cittadina non è più Mazzarrà sant’Andrea, sopra Barcellona, ma Motta sant’Anastasia a Catania. Con il trasloco obbligato, i costi sono passati da 830 a 950mila euro al mese. Un salasso al quale il comune di Messina potrebbe porre rimedio grazie al bando di gara europeo per la realizzazione di un impianto di biostabilizzazione a Pace. Il bando è già stato pubblicato in Gazzetta ufficiale del direttore del dipartimento Acque e rifiuti, Marco Lupo: dodici milioni la base d’asta, offerte entro il 5 marzo, qualche mese per l’assegnazione della gara poi, se tutto va come deve andare, e al netto di ricorsi al tar che in questi casi sono sempre da preventivare, la Regione realizzerà l’impianto e lo “girerà” al comune di Messina. Ed entro giugno del 2015 potrebbe entrare a regime consentendo, secondo i calcoli di Messinambiente, sei Daniele ialacqua milioni di euro all’anno di risparmio. Ad allontanare il sospetto che si possa trattare di una discarica è stato Daniele Ialacqua, assessore all’Ambiente del comune di Messina che, pur riluttante e a denti stretti, ha spiegato come l’impianto si occuperà di “biostabilizzare” i rifiuti. Come? Con un ciclo, lungo ventuno giorni, in cui la frazione umida, quella che produce il micidiale percolato, sarà sottoposta a trattamento e diventerà secca, non inquinante e pronta ad essert reciclata. E’ il primo passo verso la realizzazione di quanto il piano regionale per i rifiuti prevedeva per Messina: la realizzazione dell’impianto di pre-selezione meccanica del RUR già approvato nel 2009, e l’attivazione di un impianto per la stabilizzazione della frazione organica in uscita dall’impianto di preselezione del RUR con una capacità di trattamento pari a 40.000 tonnellate all’anno. (A.C.) 17 Gennaio 2014 sicilia MILAZZO. In Italia non è conosciuto, in Spagna firma autografi ed è un divo della tv Peppe, in punta di piedi Il ventisettenne ha vinto la versione iberica di “Ballando con le stelle”, si esibisce a “Tale e quale show” e recita in soap opera. Con un sogno DI GIANFRANCO CUSUMANO MILAZZO. A Milazzo per tutti è Peppe Di Bella, frequenta i locali del Borgo antico, gli ex compagni del Liceo Impallomeni e passa ore sui libri di giurisprudenza col desiderio di concludere il corso di studi. Un ragazzo come tanti altri. Se non fosse che in Spagna, dove trascorre buona parte dell’anno, Peppe si trasforma in Giuseppe Di Bella, idolo delle ragazzine, con fan adoranti a caccia di autografi e migliaia di seguaci su twitter e facebook. Il motivo? Il ballerino e coreografo milazzese ha vinto l’ultima stagione della versione iberica di “Mira quein baiula” (Ballando con le stelle), è uno dei ballerini di “Tu cara me suena” (format originale dell’italiano “Tale e quale show”), ha alle spalle la partecipazione nel corpo di ballo di “Operacion Triunfo”, una sorta di “Amici di Maria De Filippi” con ascolti stellari ed ha preso parte pure a soap opera e ad un Peppe Di Bella nelle vesti di inviato per una trasmisisone tv “cinepanettone”. «Quando ho cominciato ad avere un po’ di notorietà mi hanno spiegato che non mi potevo far chiamare Peppe, ma Giuseppe. In Spagna Peppe è un diminuitivo con poco “appeal”, mentre Giuseppe per loro diventa anche esotico”, sorride. Lo scorso dicembre Peppe Di Bella ha ricevuto un riconoscimento nel corso di una serata dedicata alle eccellenze centonove pagina 16 milazzesi a Palazzo d’Amico. Da sei anni si divide tra Madrid e Barcellona dove è diventato una presenza fissa nella tv nazionale grazie alla sa duttilità: ballerino, attore, conduttore, cantante e corista, ma anche modello. Per fare un esempio, ha la stessa notorietà di cui in passato ha goduto il ballerino Kledi Kadiù, per anni nelle trasmissioni di Mediaset. sicilia Peppe era partito alla volta della spagna per rimanere qualche mese grazie al progetto Erasmus dell’Università di Messina. Dal successo che sta ottenendo, difficilmente ritornerà presto a Milazzo. «Non me lo so proprio spiegare questa attenzione nei miei confronti - racconta alcune volte mi diverte, altre volte mi mette a disagio. E’ strano ritornare a casa e vedere su Twitter o Facebook che la gente ti fotografa, scrive il nome del supermercato che frequenti e fa commenti sull’abbigliamento». Giuseppe ha cominciato a ballare a 13 anni. Si dedicava principalmente all’Hip Hop e al latino americano, nel tempo, però, la passione cresce e si perfeziona con insegnanti di fama internazionale. Nel 2007 si trasferisce a Madrid; oltre a studiare si iscrive all’accademia di danza Karen Taft. «Un giorno mi dicono che l’indomani mattina ci sarebbe stata una audizione per il corpo di ballo di “Operacion Triunfo”. Ci andavano diversi amici e mi sono aggregato. Eravamo in centinaia per quattro posti. Vedevo tanta tensione, c’erano ballerini professionisti noti, io, al contrario, ero tranquillo. Non conoscendo l’impatto mediatico della trasmissione in Spagna (in Italia condotto da Miguel Bosè è stato un flop, ndr) credevo che si trattasse di una esperienza come tante. Solo dopo essere stato scelto ho capito che mi avrebbe cambiato la vita». I contratti si susseguono "Mira quein baiula! (Ballando con le stelle), "20 annos de tu Vida" (Galà celebrativo dei 20 anni di Telecinco, il nostro Canale 5), "Cantame Una Canciòn" (Io Canto), "Que tiempo tan feliz" (una sorta di Domenica in). E’ Peppe Di Bella con Pilar Rubio Zita, conduttrice di Ballando con le stelle (Spagna) stato conduttore è inviato dalla piazza Cibeles per la finale dei mondiali per un programma di approfondimento sportivo. «Ho interpretato anche una parte nella sesta stagione di "Amar en tiempos revueltos": è uno sceneggiato simile all'italiano "Centovetrine" - racconta Giuseppe - ho fatto un cammeo anche in Torrente 4, il primo film in 3D spagnolo, tipo il nostro cinepanettone diventato campione di incassi». Nonostante la notorietà gli studi rimangono un obiettivo prioritario. In questo momento sta portando a compimento un master in diritto d’autore. «La carriera artistica per un ballerino dura poco - racconta - in futuro non escludo la carriera giuridica (il padre è uno stimato notaio di Milazzo, centonove pagina 17 17 Gennaio 2014 ndr), magari come consulente per la tv». Milazzo rimane sempre nel cuore. «Mi manca il mare, le braciolettine di mia mamma, gli amici di sempre. Su mio invito molti amici spagnoli sono venuti a Milazzo rimanendo affascinati. Purtroppo difficilmente si potrà parlare seriamente di turismo fino a quando non si risolverà il problema dei trasporti. Per volare da Madrid o Barcellona a New York ci vogliono 6 ore, per venire a Milazzo 8 ore». Guardando Milazzo da fuori non si possono non notare anche i difetti. «Rispetto alla Spagna c’è troppa burocrazia che impedisce di investire ai locali pubblici o a chi lavora nell’intrattenimento. Va bene il mare o il paesaggio ma poi, la sera, i turisti vogliono divertirsi». E’ stata la burocrazia a bloccare la sua esibizione durante la premiazione a Palazzo d’Amico. «Mi dovevo calare dal tetto con una fune e fare una esibizione di danza - racconta divertito - purtroppo non abbiamo avuto il permesso dal Comune, mancava l’assicurazione. A quel punto avevamo superato il problema trovando una compagnia disposta a coprirci. Ma anche in questo caso non bastava perchè secondo gli uffici comunali la copertura doveva superare il milione di euro». Impedimenti burocratici che lo hanno scoraggiato nel proporre all’assessore al Turismo Dario Russo uno spettacolo di danza verticale con funi calate dalle mura del Castello per la prossima estate. «L’ho già fatta con altri colleghi spagnoli al Castello di Ibiza. A Milazzo non immagino la mole di permessi necessari», sorride Peppe. 17 Gennaio 2014 sicilia DIETROFRONT. Dopo due emendamenti bocciati, la Regione decide di accogliere le indicazioni del sindaco e del commissario alla Provincia Teatro, e consiglio fu L’Ente di Messina sarà finalmente operativo nei prossimi giorni. «Certo, sarà un cda con sette membri, circostanza che avrei voluto evitare», spiega Michela Stancheris. In agenda, i cartelloni e la successione alla sovrintendenza Michela Stancheris Il Teatro Vittorio Emanuele di Messina DI DANIELE DE JOANNON MESSINA. I 250 mila euro che servivano per la programmazione dell’assessorato al Turismo? Non ci saranno, perché l’emendamento proposto è stato silurato dall’Ars. In compenso, però, il Teatro di Messina potrà avviare le due stagioni con cinque milioni e 100 mila euro (7000 in meno dello scorso anno) e un consiglio di amministrazione nuovo di zecca anche se “vecchio” nelle modalità. L’assessore al Turismo Michela Stancheris, infatti, dopo il siluramento della norma che prevedeva la modifica della legge istitutiva dell’Ente, con la conseguente riduzione del numero dei componenti (tre in tutto, presidente compreso), ha deciso di procedere con la ratifica delle indicazioni presentate dal sindaco e dal presidente della Provincia di Messina. IL SETTIMO PRESCELTO. «Purtroppo, il Teatro Vittorio Emanuele avrà un cda composto con le regole vigenti prima delle imposizioni legate ai tagli imposti dal governo nazionale», spiega Stancheris. Che aggiunge: «Ho già dato mandato ai miei uffici di perfezionare in nomine le indicazioni provenienti dagli amministratori di Messina e sto pensando a chi sarà il consigliere che intendo designare». Ma chi sarà? L’assessore ancora non ha un nome, ma si limita a tracciare un profilo: «Voglio puntare su una persona con grandi esperienze amministrative nel campo dell’arte e della cultura. La prossima settimana annuncerò la mia scelta». COSI’ IL CONSIGLIO. Tra qualche giorno, quindi, l’Ente Teatro potrà andare a regime. Ad affiancare il presidente Maurizio Puglisi (unica designazione fatta per tempo dal sindaco Renato Accorinti e non legata al placet della Regione) saranno Daniele Macris (vicepresidente), Giovanni Moschella (attore), Giovanni Giacoppo (avvocato), Laura Pulejo (già indicata, nonché “tradita”, dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, come commissario dell’Ente) e l’attore e regista teatrale Totò D’Urso. I primi due sono stati indicati dal Commissario della Provincia regionale, Filippo Romano, gli altri dal primo cittadino. Una volta in carica, il cda potrà designare i direttori artistici (ovvero Ninni Bruschetta per la Prosa e Giovanni Renzo per la Musica), approvare i cartelloni già da tempo pronti e affrontare l’ultima grana: il sovrintendente del Teatro. MAGAUDDA ADDIO. Paolo Magaudda, il cui mandato non può essere rinnovato, lascerà il Vittorio Emanuele il prossimo 20 gennaio. In punta di Statuto, il compito del sovrintendente è anche quello di coordinare i cartelloni artistici, ma non solo. Nell’ultimo periodo, l’uscente aveva anche ricoperto il ruolo di direttore amministrativo, figura mancante da tempo e mai sostituita con il bando per la direzione generale, finito sotto la lente della Procura. RITARDI E RETROSCENA. Ma per quale motivo, quando era ancora in carica il commissario con i poteri del consiglio, Rosario Cultrone, non si designarono i direttori artistici. Sembra che lo stop, senza alcun nome alternativo, sia giunto dal senatore Giuseppe Lumia (Megafono). Il tutto, nonostante Accorinti avesse ricevuto l’okay telefonico dallo stesso presidente della Regione, Rosario Crocetta. SCENARI Il saluto di Magaudda IL SOVRINTENDENTE INDICE UNA CONFERENZA STAMPA E ORGANIZZA UNA FESTA PER DIRE ADDIO AL VITTORIO Paolo Magaudda MESSINA. Una conferenza stampa per dire tutto ciò che pensa (ma da questo punto di vista non si è mai risparmiato) e una “spaghettata” al Circolo per festeggiare il suo addio al Teatro Vittorio Emanuele alla presenza di tutti: dipendenti, amici, giornalisti e artisti. Dopo più di dieci anni, Paolo Magaudda dà l’addio alla sovrintendenza del Teatro di Messina. Succeduto a Pompeo Oliva (che era poi divenuto presidente), è stato un elemento di continuità all’interno dell’Ente dal sindaco Turi Leonardi ad oggi. Ma come sarà il Teatro del dopo Magaudda? A centonove pagina 18 leggere l’emendamento che l’assessore regionale al Turismo, Michela Stancheris, aveva presentato in sede di bilancio, è destinato ad avere un cda ridottissimo e a trazione palermitana. Fino ad ora, infatti, la Regione, unica finanziatrice del Vittorio Emanuele, ha sempre espresso un solo membro nell’ambito dell’amministrazione. Negli intenti del governo, però, la suonata è destinata a cambiare. Per il Teatro di Messina e per il Massimo Vincenzo Bellini di Catania, infatti, è previsto un consiglio della durata di quattro anni composto da soli tre componenti: il presidente, designato dal sindaco, e due consiglieri nominati dall’assessorato al Turismo. Il cda, potrà essere riconfermato soltanto una volta. In caso di scioglimento, potrà essere nominato un commissario per soli tre mesi. Una volta approvata la modifica della legge, entro trenta giorni dovranno essere adeguati gli statuti dei due Teatri. Unico dato a non essere chiaro, vista la designazione di un consiglio a 7, è: cosa accadrà a Messina? Ovvero, i nominati resteranno in carica fino a fine mandato? economia 17 Gennaio 2014 OCCORRE SAPERE Pubblicità on line Ma nessuno la guarda EDITORIA. La crisi morde il mondo dei giornali. Le testate siciliane passano al setaccio i conti per fare economia di gestione LA PUBBLICITÀ è da tempo crisi e questo ha coinvolto a catena una serie di altri mercati, dalla Tv alla carta stampata. L'unico comparto che regge bene sembra essere quello dell'advertising online. Secondo l'ultimo studio di IAB (Interactive Advertising Bureau) nell'anno appena chiuso i ricavi della pubblicità online hanno registrato una crescita a doppia cifra e solo per il primo semestre del 2013 il mercato valeva 20,1 miliardi di dollari in aumento del 18% rispetto allo stesso periodo del 2012. Ma anche questo settore ha i suoi nei. Una recente ricerca ha dimostrato che oltre la metà (54%) delle inserzioni online non viene neanche guardata dagli utenti. Non importa allora quanto denaro viene investito nel digitale, perché se non si riesce ad arrivare alle persone giuste tutto diventa inutile, ha sottolineato Irfon Watkins, CEO di Coull, società britannica attiva sul mercato del video advertising. Secondo Watkins, infatti, l'attuale business model è superato e se non si interviene si rischia che la situazione degeneri. Dacci oggi il nostro pane quotidiano Il Giornale di Sicilia esternalizza la stampa affidandosi alle rotative del Centro di Pantano d’Arci di Catania. La Sicilia di Mario Ciancio ha già chiesto la solidarietà per i giornalisti. I tagli più traumatici alla Gazzetta del Sud di Messina. Che perde il 20 per cento delle copie e il 40 di pubblicità MESSINA. La crisi morde il mondo dell’editoria e i quotidiani siciliani passano al setaccio i conti per fare economie di gestione. Il passo più importante lo ha fatto il Giornale di Sicilia, che dopo 130 ha deciso di esternalizzare la stampa del quotidiano più antico dell’Isola, cambiando formato e affidandosi alle rotative del Centro stampa di Pantano d’Arci di Catania del socio-editore Mario Ciancio. La svolta, per il quotidiano palermitano, arriva dopo un piano di razionalizzazione dei costi che ha investito anche le redazioni periferiche della Sicilia orientale. Se “La Sicilia” di Catania ha chiesto già lo stato di crisi, chiedendo la solidarietà per i giornalisti, i tagli più traumatici si registrano a Messina dove il 7 gennaio scorso, il direttore editoriale de la “Gazzetta del Sud” Lino Morgante e il direttore responsabile Alessandro Notarstefano, hanno consegnato al comitato di redazione il “piano per fronteggiare la crisi aziendale”. Una flessione del 20% delle vendite e del 40% dei ricavi pubblicitari ha portato l’azienda editoriale fondata da Uberto Bonino a registrare nel 2013 una perdita di tre milioni di euro, a fronte di un valore della produzione di di 15.970.000 e costi operativi per 18.555.000. Una situazione di difficoltà, che si aggiunge alle “perdite degli ultimi cinque anni”. Di qui il piano che dopo 62 anni porta il quotidiano di via Taormina a interventi di riduzione dei costi di produzione e distribuzione, di riduzione del lavoro giornalistico e poligrafico, già interessato a un piano di esodo concluso il 31 ottobre, riduzione dei costi editoriali esterni (collaboratori, agenzie, fotografi…) e completa revisione dell’impostazione giornalistica. Se da una parte si invitano i giornalisti a fare maggiore selezione delle notizie, a dare respiro alle inchieste e a cavalcare di più la sfida della multimedialità, sulla quale l’azienda punta con nuove soluzione quali il giornale sfogliabile “on line” con aggioramenti, dall’altra la cura che si prescrive prevede un forte impatto sulla organizzazione del lavoro. Cinque edizioni, ottanta giornalisti in organico, il piano firmato da Notarstefano e Morgante prevede il taglio di una pagina alla sezione generalista dove sono impegnati undici giornalisti, che scenderanno a dieci, due pagine per edizione tra città e provincia saranno eliminate in tutte le edizioni calabresi, Reggio Calabria, Cosenza, Catanzaro, Vibo Valenzia, Crotone e a Lamezia e le direttive saranno affidate a un vicecaporedattore della sezione Calabria, che coordinerà da Messina, dalla redazione centrale, e avrà occhio di omogeneizzare l’informazione. Trasformata in ufficio di corrispondenza la redazione di Crotone. Stessa logica di accorpamento a Messina, dove la cronaca cittadina sarà integrata alla redazione Sicilia, che occuperà due pagine: una pagina salterà dalla cronaca di Messina e due dalle pagine provinciali. Taglio netto invece per le redazioni di Catania, Siracusa e Ragusa dove gli scarsi livelli di vendita “300 copie” non giustificano la presenza delle redazioni periferiche. A questi tagli si aggiunge il blocco del turn over e si raccomanda la mobilità interna per le esigenze dei vari settori produttivi. Risultato: una eccedenza di sedici giornalisti per i quali l’azienda chiede il riconoscimento dello stato di crisi e la concessione della cassa integrazione ai sensi della legge sull’editoria, la 416 dell’81, per un periodo di 24 mesi a partire dal 24 febbraio 2014. INIZIATIVE Editoria e legalità, festival di Kaos Peppe Zambito Agrigento. Fervono i preparativi per la prima edizione del Kaos Festival dell'editoria, della legalità e dell'identità siciliana. L'iniziativa culturale è promossa dall'associazione Top Stage di Siculiana con la direzione artistica di Peppe Zambito. L'appuntamento con "Kaos" è nell'auditorium di Montallegro (Agrigento) il 25 e 26 gennaio prossimi. "Sarà un ampio spazio per l'arte, la letteratura, l'eccellenza artigianale. Un luogo di incontro e riflessione sulla Sicilia ideale per quanti credono nella cultura come elemento propulsore della conoscenza e della promozione del territorio", spiega Zambito. Nel "palazzo di vetro" di Viale della Vittoria verrà allestito uno spazio fiera che oltre ad editori e librai accoglierà artigiani locali e creatori centonove pagina 19 di prodotti enogastronomici siciliani. A fare gli onori di casa anche il sindaco Pietro Baglio. Previsti vari incontri con alcuni scrittori siciliani e con diverse personalità del mondo dell'arte, della cultura e della politica che parte. "Saranno consegnati riconoscimenti – spiega in una nota la scrittrice Anna Burgio, responsabile dell'organizzazione a personalità che si sono distinte per iniziative di legalità e per avere rappresentato in modo positivo l'identità siciliana". È prevista la partecipazione all'evento, tra gli altri, degli assessori regionali all'Istruzione e Formazione Nelli Scilabra e al Turismo Michela Stancheris. La kermesse si chiuderà il 26 gennaio con la proclamazione del libro vincitore del concorso letterario "Kaos". 17 Gennaio 2014 economia UOMINI&BUSINESS. Dalla bottega del padre ai vertici di Sigma Scrigno Bonina Ritratto dell’imprenditore barcellonese e delle sue tante imprese. Tra scelte aggressive che portano il debito/patrimonio ad un rischioso 3,68% DI VINCENZO LOMBARDO Messina. Nell’ultimo decennio il settore del commercio è stato rivoluzionato dalla Grande Distribuzione. Un sistema moderno di vendita al dettaglio effettuato attraverso una rete di supermercati, che a sua volta costituisce lo sviluppo del negozio tradizionale. In Italia il sistema della GD si afferma con circa 150 di ritardo rispetto al paese pioniere: la Francia. Ma l’esperienza di più largo successo matura in America, a valle della grande depressione del 1929, nel primo punto vendita della King Kullen a Cincinnati. Il 27 novembre 1957 apre a Milano il primo supermercato in Italia, sotto l’insegna Supermarkets Italiani, oggi meglio nota come Esselunga. Il settore, in Italia, assume un profilo particolare, apparentemente simile nel contrassegno: Grande Distribuzione (GD) e Grande Distribuzione Organizzata (GDO). Sotto la prima insegna operano grosse strutture centrali controllate da un unico soggetto proprietario, che gestiscono punti di vendita quasi sempre diretti. Gli attori più importanti sul mercato Italiano sono attualmente Lidl, Carrefour, Auchan, Coop, Esselunga ed Eurospin. Dietro la seconda vi sono dei veri e propri Distributori Associati (DA). Minuscoli soggetti aggregati tra loro secondo la logica de l'unione fa la forza. Consorziandosi in gruppi d'acquisto i piccoli e medi dettaglianti possono ottenere agevolazioni economiche in termini di approvvigionamento, derivanti dal maggior potere contrattuale nei confronti dei fornitori. A questo si aggiungono i vantaggi conseguibili dallo sfruttamento del marchio e dall'ottenimento di supporto in termini di know-how e coordinamento strategico. Nel nostro paese i gruppi più importanti sono Conad, Sigma, Interdis, Selex, Sisa e Despar. In questo nuovo mercato si affaccia Immacolato Bonina, imprenditore barcellonese di 46 anni. Ha cominciato a muovere i primi passi, maturando una esperienza empirica, nella piccola bottega del padre, tra una lezione e l’altra all’Universita di Messina, dove si laurea presso la facoltà di Economia e Commercio. Al conseguimento del titolo di studio non lascia quell’attività. Ad essa vi rimane legato. Subodora i nuovi orizzonti che si stanno aprendo nel comparto. Con sprezzo del pericolo, si butta a capofitto negli affari e imprime alla modesta gestione familiare una marcia supersonica, al punto che essa in breve tempo decolla. Nel 1991 il giovane imprenditore barcellonese fa nascere nella sua città il primo punto vendita Sigma. Negli anni successivi saetta il proprio business fuori dal suo borgo natio, estendendosi, prima nella provincia, e in seguito in tutta la Sicilia, fino ad oltrepassare lo stretto e insediarsi in un territorio difficile come la Calabria. Nel 2004 Immacolato Bonina si struttura in una forma societaria moderna e funzionale dando vita ad un Gruppo economico polivalente basato su una Holding, la Bondial Srl, alla quale fanno capo tutte le società controllate. Tra queste spicca per i suoi notevoli volumi e per gli apprezzabili indici finanziari, il Centro Supermercati Regione Sicilia Spa (CSRS) Srl , affiliata al Gruppo Nazionale Sigma Società Italiana Gruppi Mercantili Associati, con sede a Bologna, e nel cui consiglio di amministrazione siede come Vice Presidente l’intraprendente imprenditore barcellonese. La rete di vendita è poi integrata da numerosi affiliati, che operano sotto il marchio Sigma, che si Nella foto in basso Immacolato Bonina approvvigionano dal Centro Distributivo del gruppo (CSRS) che, forte di oltre 10mila metri quadrati di superficie di stoccaggio, riesce a presidiare commercialmente il territorio peloritano, nonché aree di distribuzione a Catania e in Calabria. Gli impianti produttivi e gli immobili commerciali, condotti in locazione infragruppo, fanno capo ad un’altra società, Cedi Bon. Srl, scrigno immobiliare del pianeta Bonina. Il modello di business si basa su una rete distributiva di 65 punti vendita, la maggior parte dei quali appaltati a terzi mediante contratti di franchising. Il Gruppo Bonina dà lavoro a oltre 700 dipendenti, destinati a crescere a quota 1000 con la recente acquisizione dalla GDM dell’ipermercato ex Carrefour di Olivarella. Investire in tempi di crisi è la filosofia aziendale di Bonina, secondo il quale “la contrazione dei consumi e la crisi economica non si contrastano con strategie difensivistiche, bensì con azioni finalizzate a rendere la struttura del Gruppo sempre più efficiente per conquistare aree di business sempre più importanti. E con questa consapevolezza che abbiamo deciso di rilevare l’ex Carrefour perché convinti che ci sono tutti i mezzi per rilanciarlo”. Musica per le orecchie delle maestranze dell’ipermercato di Olivarella. Immacolato Bonina ha legato il suo nome allo sport. Prima, diventando Presidente dell’ F.C. Igea Virtus. Formazione che dai campi dei gironi dilettantistici Interregionali è riuscito a portare tra i professionisti guidandola per dieci anni. E dopo, nel 2007, prendendo in mano le redini della squadra di basket Progetto Basket Barcellona, militante in serie C1., e dopo tre anni riuscendo a portarla in serie B1 divenendone sponsor ufficiale, contrassegnando il team con il nome Sigma Basket Barcellona. La controindicazione di una strategia centonove pagina 20 LA SCHEDA RATING ECONOMICO SOCIALE (0 a 10): 7,25 - Storia ultradecennale: 7 - Andamento economico: 6 - Rapporto Occupazione Territorio Partner di Iniziative Sociali: 8 - Sponsor Attività Sportive: 8 imprenditoriale così aggressiva, quasi temeraria, non può che riflettersi sulla solidità dell’attivo di bilancio. I dati del 2012 del consolidato del Gruppo da un lato ne confermano la vitalità: 189milioni di euro realizzati con un incremento del 17,5% rispetto all’anno precedente, utili di esercizio circa 277mila euro in aumento dell’1,15% rispetto al 2011. Dall’altro lato, troviamo un Margine operativo lordo (Mol) di Euro 8.892mila in discesa dell’1,23% rispetto all’esercizio precedente. Il Patrimonio Netto attestatosi a euro 9.409mila, seppur sostanzialmente immutato rispetto al dato 2011, subito un significativo indebolimento reale per la ricaduta su di esso del peso degli oneri finanziari derivanti dai robusti investimenti realizzati. Infatti l’indebitamento finanziario, al netto della liquidità aziendale, ammonta a complessivi euro 34.650mila. Il che porta il rapporto Debito/Patrimonio ad un rischioso 3,68%. Una forbice troppo ampia rispetto all’indice massimo sostenibile (2%). Un Gruppo importante come quello del dott. Bonina non può non adottare misure adeguate al fine di salvaguardarne l’ampiezza e il futuro. Occorre una energica iniezione di capitali da reperire o nelle disponibilità degli attuali soci ovvero nel mercato. 17 Gennaio 2014 economia MESSINA TRASPORTI. Rinnovata la convenzione con la società che garantisce i collegamenti con aliscafi e traghetti verso le isole minori Compagnia Isole, ancora 11 anni Non scatterà dunque la risoluzione ventilata nei giorni scorsi a causa delle gravi inadempienze rilevate a carico della compagnia guidata da Seminara. Che spiega: «In regola al più presto. Disponiamo già di mezzi adeguati» LIPARI. "La Compagnia delle Isole ha ancora 11 anni di convenzione con il ministero dei trasporti e con la Regione...". Lo ha detto l'amministratore delegato della società che garantisce i collegamenti con aliscafi e traghetti anche da e per le isole minori di Sicilia Alessandro Seminara durante una riunione alla quale ha preso parte a Lipari insieme con gli albergatori. Non scatterà dunque a dicembre la risoluzione della convenzione tra Ministero delle Infrastrutture e Compagnia delle Isole che assicura i collegamenti con le isole minori siciliane. Di una possibile risoluzione si era parlato nei giorni scorsi a causa delle gravi inadempienze che erano state rilevate a carico della società titolare della concessione, che sono state illustrate nel corso di un’audizione convocata dal presidente della commissione Ambiente dell’Ars, il deputato del Movimento 5 Stelle Giampiero Trizzino, con i sindaci delle isole minori e dell’assessore dei Trasporti Bartolotta, dice una nota del M5s. "Vogliamo sgomberare il campio dai dubbi - ha precisato Seminara - che nelle scorse settimane avevano avvolto la solidità della convenzione che regola i rapporti con il Ministero e la Regione. E' vero che non sempre i nostri servizi sono stati all'altezza delle aspettative, ma abbiamo fatto del nostro meglio con i mezzi che ci sono stati consegnati". Per queste inadempienze – secondo quanto riferito da Bartolotta, dice il M5s – la Compagnia delle Isole è stata richiamata ad adempiere alle obbligazioni assunte, mentre il Ministero delle Infrastrutture ha dovuto comminare una serie di sanzioni pecuniarie, puntualmente contestate dalla Compagnia delle Isole con un serie di ricorsi al Tar. Il Consiglio di Stato, il 9 ottobre scorso – secondo quanto riferito sempre dall’assessore – avrebbe respinto i ricorsi e disposto le esecuzioni del pagamento delle penali. “Sono disfunzioni – afferma Trizzino – inaccettabili. Chi firma una convenzione deve assumerne onori, ma soprattutto oneri, considerato che a farne le spese poi è il cittadino, specie se rischia di essere fortemente penalizzato da servizi approssimativi. Ma Seminara all’incontro con gli albergatori è stato rassicurante. "Ad oggi, dopo gli investimenti posti in essere - ha spiegato - la compagnia può dichiarare di disporre di mezzi con un buon stato di manutenzione e che stiamo continuando ad adeguare per poter rispettare i termini della convenzione". Soddisfatto il presidente di Federalberghi Isole Eolie e isole minori Sicilia Christian Del Bono per le rassicurazioni relative alla sostituzione, da metà marzo, sulla tratta EolieNapoli della motonave "Veronese" con un mezzo equivalente o migliore rispetto alla "Laurana". "Chiediamo invece alla Regione - ha sottolineato Del Bono - che questa si faccia quanto prima promotrice dell'istituzione di un tavolo tecnico per una rimodulazione degli itinerari orari che rispecchi maggiormente le esigenze dei territori e della domanda turistica. Auspichiamo, inoltre, che la gara sui servizi a contributo regionale, andata deserta, non sia foriera di altri tagli ai collegamenti marittimi che oggi le piccole isole, ancor più che in passato, non sarebbero in grado di sopportare senza subire ingenti danni ad settore turistico già in forte crisi". Rada san Francesco, Caronte & co. vanno al Tar MESSINA. Il fulmine è arrivato a ciel sereno: Caronte, Tourist e Rfi hanno inoltrato ricorso al tar di Catania contro l’ordinanza, firmata dal sindaco Renato Accorinti, che interdice al traffico pesante la rada san Francesco. Ai tre si è aggiunta, interpellando però il tribunale amministrativo del Lazio, anche l’Aias, l’associazione italiana degli autotrasportatori. Quattro ricorsi in tutto, contro la decisione dell’amministrazione di non far approdare più i tir nel molo al centro della città, “costringendoli” ad utilizzare il molo di Tremestieri. In realtà, il provvedimento non è mai stato perentorio. In caso di chiusura dell’approdo della zona sud o qualora l’attesa alla chiocciola di Tremestieri superi l’ora, i mezzi pesanti sono autorizzati a recarsi alla rada san Francesco. Decisioni, queste, che Accorinti ha lasciato alla discrezione delle compagnie di traghettamento, dopo averla all’inizio riservata ai vigili urbani. Una retromarcia che, qualche mese fa, aveva provocato frizioni tra il sindaco ed il generale della polizia municipale Calogero Ferlisi: frizioni culminate con le dimissioni (poi ritirate) di questi. I quattro ricorrenti hanno inserito motivazioni differenti nei loro atti: Rfi contesta la titolarità del Comune sulla decisione, dal momento che il portoè demanio portuale di competenza dell’Autorità portuale. Caronte e Tourist sostengono l’illegittimità dell’ordinanza, mentre secondo l’Aias il provvedimento rappresenterebbe di un “abuso” da parte del Comune. LEGALMENTE ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE “G.MINUTOLI” Estratto avviso di gara mediante procedura aperta - CIG: 5467959E7F ENTE APPALTANTE: ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE “G.MINUTOLI” - Appalto lavori “PON FESR 2007-2013 ASSE II QUALITA’ DEGLI AMBIENTI SCOLASTICI – OBIETTIVO C”, da eseguire nell’ I.S. Minutoli plesso centrale di C.da Gazzi Fondo Fucile. Importo appalto: € 520.164,21 ( cinquecentoventimilacentosessantaquattro,21), di cui € 17.153,37 (diciassettemilacentocinquantatre/37) oneri per la sicurezza e di cui € 90.726,34 (novantamilasettecentoventisei/34) oneri relativi al costo della manodopera, non soggetti a ribasso. Termine presentazione offerte : 21 Febbraio 2014 , presso i locali dell’Istituto Minutoli Via 38A C.da Gazzi Fondo Fucile, 98147 Messina; Categoria prevalente: OS6, classifica II. Per informazioni rivolgersi presso: I.S. Minutoli, tel. 090685218. Responsabile degli adempimenti di gara: A.A. Bruno Francesco. Il Responsabile Unico del Procedimento Dirigente Scolastico (Prof. Pietro G. La Tona) SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA PUBBLICA GLI AVVISI ED ESITI DI GARA D’APPALTO SU CENTONOVE PER CONTATTARE LA REDAZIONE CHIAMA I SEGUENTI NUMERI: 090.9430208 - 9430206 fax 090.9430210 - 090.9430211 RICHIEDI PREVENTIVI ANCHE VIA E-MAIL A: [email protected] centonove pagina 21 17 Gennaio 2014 economia NOMINE AGENTI DI COMMERCIO ALIMENTARE. Allevatori,produttori, assaggiatori ed esperti di degustazione a Enna per celebrare il formaggio Dop Tutti pazzi per il pecorino Una giuria di nove maestri ha testato le aziende in concorso: al migliore è andato il Premio Trinacria d’oro 2013. Mauro Ricci, responsabile Onaf: «C’è la volonta di far crescere l’economia della caseificazione” Enna. Allevatori, produttori, assaggiatori, esperti di degustazione. Tutti assieme ad Enna nell'ultimo week end, per una riflessione sul più importante formaggio dell'Isola, il "Pecorino siciliano Dop", considerato da molti il più antico d'Europa. Far conoscere, promuovere, attraverso un workshop, messo a punto dall'Onaf (Organizzazione nazionale assaggiatori formaggi), in collaborazione con il Consorzio volontario per la tutela del Pecorino siciliano, Dop un cacio che in Sicilia si produce e si trova un po' dappertutto, ma che al momento paga abbastanza in termini di qualità. Spazio alle esperienze raccontate direttamente da chi lo produce, ma anche al gusto, con assaggiatori in grado di divulgare, meglio di chi lo caseifica, le peculiarità di un cacio che ha bisogno ancora di crescere, ma che soprattutto nella zona del ragusano ha raggiunto negli anni una connotazione di particolare qualità, grazie anche al Consorzio di Ricerca Filiera LattieroCasearia. "In Sicilia si produce ovunque spiega Mauro Ricci, responsabile Onaf per la Sicilia Occidentale, ma le produzioni CONSUMATORI Locali in affitto I motivi della disdetta Alla prima scadenza dei contratti di locazione ad uso abitativo, il locatore può avvalersi della facoltà di non rinnovare il contratto dandone comunicazione al conduttore con preavviso di almeno sei mesi ma solo per determinati motivi stabiliti dalla legge, come nel caso in cui intenda destinare l'immobile ad uso abitativo, commerciale, artigianale o professionale proprio, del coniuge, dei genitori, dei figli o dei parenti entro il secondo grado. Quindi, secondo quanto previsto dalla legge, il locatore, nella comunicazione di disdetta, dovrà specificare il motivo, tra quelli tassativamente indicati dalla normativa, sul quale è fondata. Ciò, in modo da consentire al conduttore di poter verificare, dopo l'avvenuto rilascio, l'effettiva destinazione dell'immobile all'uso indicato dal locatore. Tuttavia, secondo la giurisprudenza, per il legittimo esercizio del diritto di non rinnovare il contratto alla prima scadenza non è necessario che il locatore fornisca la prova dell'effettiva necessità, ma è sufficiente una semplice volontà. Avv. Francesco Suria, esperto legale Il pecorino Dop sono diversificate sia per il pascolo che per il caglio che può essere di pecora o di capra. Oggi la produzione è abbastanza bassa e c'è poca attenzione alla vendità del prodotto di qualità. Infatti, il Pecorino siciliano lo troviamo anche nei mercatini". Si trova in forma che vanno dai 5 ai 12 chili, semistagionato o stagionato, e "rispetto al pecorino romano - prosegue Ricci - è un formaggio molto più fine e più ricco di profumi, poi dal punto di vista nutrizionale è più assimilabile, digeribile, perché il latte viene utilizzato a crudo, perciò si gusta con piacere, ma anche per la sua piacevolezza che lo fa mangiare sempre con un certo gradimento". Una giuria di nove maestri assaggiatori Onaf ha 'testato' tutte le aziende in concorso che producono Pecorino siciliano Dop; al migliore è andato il Premio Trinacria d'oro 2013. Un modo anche per offrire un riconoscimento a coloro che tramandano la tradizione del formaggio simbolo della Sicilia. "L'intenzione conclude Ricci - è dare risalto a chi, grazie a questo formaggio di pregio e di altissimo livello, è capofila di altre pregiatissime produzioni come il maiorchino, il caprino girgertano, la vastedda del Belice, il piacentinu e molti altri ancora. Si vuole contribuire a diffondere una forma di economia della caseificazione che ancora non riesce a vendersi come meriterebbe". AVVISO AI CONTRIBUENTI Amministratori, occhi ai consulenti La gestione delle entrate ha costituito, da sempre, l’ideale brodo di coltura del consenso clientelare delle forze politiche. La tolleranza della evasione e della elusione fiscale mal si coniuga, di questi tempi, con le casse vuote degli enti locali. Ma un nuovo fantasma si aggira alle spalle dei contribuenti. Ha il volto del consulente e veste i panni, anzi la toga, del legale di fiducia dell’Amministrazione. Esso volteggia a caccia di poveri contribuenti tartassati, ma immoto nei confronti dell’evasore. Amministratori deboli rischiano di essere fagocitati da agguerrite corporazioni, ovvero finire, inconsapevoli, promotori di una nuova catena clientelare ai confini della legalità. La legge non prevede la gestione del servizio attraverso l’impiego di figure professionali autonome al di fuori dai “soggetti preposti all’esercizio del servizio espressamente individuati dal legislatore nell’art. 52 d.lgs. 446/1997”. Ove la riscossione avvenisse fuori dalle norme che la regolano, ogni eventuale decadenza o prescrizione che dovesse derivare dall'affidamento a soggetti non abilitati contribuisce a creare il presupposto per l'insorgenza del danno erariale. Inoltre il conferimento di uno o più incarichi legali poiché si configura come “ una prestazione d’opera intellettuale” ( Consiglio di Stati sez. V sentenza 11.05.2012 n. 2730) è inconciliabile con l’unica modalità contrattuale prevista a norma di legge per il servizio di accertamento e riscossione degli enti locali . Le Associazioni dei Consumatori aprono i loro sportelli e patrocineranno le iniziative in loro potere in difesa dei diritti del cittadino contribuente sul quale potrebbero essere scaricati impropri oneri derivanti da una diseconomica gestione del servizio da parte dei Comuni. Antonio Russo – Segretrario Unione Consumatori Italiani centonove pagina 22 Nuovo direttivo a Ragusa RAGUSA. Eletto dall'assemblea provinciale degli agenti di commercio (Fnaarc) il nuovo direttivo. I componenti sono Orazio Grassiccia di Modica, Mario Iacono di Chiaramonte, Lorenzo Battaglia, Salvo Ingallinera, Carmelo Licitra, Giovanni Ottaviano, Gabriele Schininà, Roberto Sica, Pippo Vitale, tutti di Ragusa. Il neo eletto comitato direttivo con voto unanime ha eletto Lorenzo Battaglia alla presidenza e Salvo Ingallinera e Roberto Sica alla vice presidenza. CAMERA DI COMMERCIO Rizzo commissario RAGUSA. Il dirigente regionale Roberto Rizzo è il nuovo commissario ad acta della Camera di Commercio. Sostituisce il dimissionario Sebastiano Gurrieri. Il neo commissario dovrà garantire lo svolgimento delle funzioni essenziali dell' ente e con il compito di provvedere, con i potere del presidente, della giunta e del consiglio agli adempimenti ritenuti urgenti ed indifferibili per consentire la prosecuzione dell' ordinaria gestione dell' ente camerale. La durata dell' incarico è naturalmente riferita al periodomassimo di sei mesi, inattesa della definizione della nomina degli organismi amministrativi regolari della Camera di Commercio di Ragusa, i cui dati necessari presentati dalle associazioni di categoria sono stati definiti dall' ente camerale lo scorso 15 ottobre e trasmessi per il seguito di competenza all' Assessorato Regionale alle attività produttive. NOTIZIE DAI CONSULENTI DEL LAVORO Giurisprudenzae lavoratore trasfertista Ancora novità in materia di trasfertismo: con la sentenza n. 22796 del 7 ottobre 2013 la Corte di Cassazione delinea una nuova figura di lavoratore trasfertista guardando alle modalità di esercizio della prestazione lavorativa e non alla volontà manifestata dalle parti nella definizione delle modalità di espletamento del rapporto di lavoro liberamente instaurato. Fino ad oggi, le caratteristiche principali del trasfertista erano individuate dalla circolare 326/E del dicembre 1997 nella mancata indicazione nel contratto e/o lettera di assunzione della sede di lavoro, nello svolgimento di una attività lavorativa che richiedeva la continua mobilità e nella corresponsione di indennità o maggiorazioni di retribuzione in misura fissa senza considerare se il dipendente si era effettivamente recato in trasferta né il luogo della stessa. Già con la sentenza 396 del 13 gennaio 2012 la Corte considerava trasfertisti anche tutti i lavoratori tenuti per contratto all’espletamento di attività lavorative in luoghi sempre variabili e diversi anche se le indennità non venivano corrisposte con carattere di continuità ovvero nei giorni di assenza (per ferie, malattia,…). Lavoratore in trasferta è invece il lavoratore temporaneamente assegnato ad una sede di lavoro diversa da quella abituale. L’esatta qualificazione delle due fattispecie ha importanti conseguenze sotto il profilo del trattamento fiscale e contributivo delle somme percepite. Al lavoratore in trasferta si applica il regime agevolato di cui all’art. 51, comma 5 del D.P.R. 917/1986; le indennità e le maggiorazioni retributive corrisposte ai trasferisti sono invece imponibili nella misura del 50% del loro ammontare (art. 51, comma 6, TUIR). Con la sentenza del 7 ottobre 2013 per l’applicazione di questo speciale regime diventa essenziale la modalità di esercizio dell’attività lavorativa, in luoghi sempre diversi, a prescindere dalla corresponsione variabile ed occasionale dell’indennità e rileva particolarmente che la sede aziendale venga “solo utilizzata per la mera predisposizione di quanto occorrente, ogni mattina, prima di partire per i vari cantieri di lavoro”. Se confermato il superamento dei requisiti individuati fino ad oggi da INPS ed Agenzia delle Entrate per i trasfertisti, per le aziende sono certi maggiori oneri e aggravi di bilancio. PROPOSTE Un museo a Palazzo Ciampoli Pagina 24. L’esperto Sergio Todesco “ridisegna” il futuro per l’edificio di Taormina che sarà ristrutturato dopo anni di colpevole abbandono. L’ipotesi di trasferire il fondo von Gloeden e l’archivio Panarello poster 17 Gennaio 2014 CULTURA Nerone, il primo fenninicida Pagina 28. Attraverso la personalità dell’imperatore romano l’analisi di chi ha fame di asservire ma anche di essere servo fondando la propria vita sul principio dell’autoritarismo. Ieri come oggi MURALES DI UMANITÀ VARIA Foto della lapide funeraria famiglia Picardi MESSINA. A proposti della possibile sepoltura del grande pittore nel convento di Santa Maria del Gesù Mistero Antonello DI GIUSEPPE PREVITI Messina. In “Storia, arte e tradizione nelle chiese di Messina” di Mons. Giuseppe Foti (Me, Grafo editor 1983) prezioso e certosino lavoro sulla storia delle chiese di Messina, nulla è detto in merito alla scoperta di eventuali reperti archeologici (di qualsiasi epoca) rinvenuti nell'area di scavo relativa alla costruzione della nuova chiesa di S. Maria di Gesù Sup., eretta nel 1934 “in un'area molto vicina, ma al di qua del torrente, mentre prima si trovava al di là”. L'area era di proprietà del Barone Marullo di Condojanni che ne fece donazione, cosi come si legge nella lapide affissa sul prospetto della chiesa, che porta la seguente epigrafe: “Questa lapide a ricordo di don Francesco Marullo di Condojanni Barone Arau di Giampaolo che dono il terreno perché si edificasse questo luogo di raccoglimento e di preghiera 27 Maggio 1934”. Né ritrovamento, di alcun tipo, è stato rilevato durante la costruzione dell'adiacente sede dell'Azienda Acquedotto. Nulla di nulla. Nessun testo storico oggi conosciuto, tra l'altro, ci dà notizie di costruzioni religiose in quel sito, contrariamente a quanto avvenne per l'antico Monastero/Convento di S. Maria di Gesù Sup. Sorto nel 1161, o secondo altre fonti storiche, agli inizi del 1200, su preesistenti resti di terme romane, di cui alcuni reperti -diverse colonne – sono ancora oggi visibili e riutilizzati dai frati in varie epoche successive. Dal Samperi al Reina, dal Grosso Cacopardo al Bonfiglio, da La Farina al Tramontana,(per citare i più recenti), tutti individuano l'attuale sito con l'antico Convento di S. Maria di Gesù Sup. e ancor prima conosciuto con il nome di S. Maria del Carmelo. Due appassionati di storia patria come il La Corte Cailler e Gioacchino di Marzo entrambi in contesa per la paternità della scoperta del testamento di Antonello da Messina) a un certo punto convengono sull'ipotesi della sepoltura di Antonello nel sito da Lui stesso indicato, ovvero nel Convento di S. Maria di Gesù Sup. a Ritiro: “Che finalmente Antonello venne sepolto nel convento di S. Maria di Gesù, com'egli volle: anch'io e il La Corte Cailler fummo concordi ad opinar di leggieri, che ne sia stata la tomba nel Sopra una veduta del campo nella fiumara di S.Maria di Gesù di Paolo Filocamo –stampa D’Amico 1718, dove sono indicati chiaramente al n.1 il Convento di S. Maria di Gesù Sup e al n.4 quello inferiore; Sotto, Anonimo, sec. XVIII. Pianta e veduta della Nobile Bella e forte Città di Messina scossa dal terremoto del 1783. Si vede il Convento di S.Maria di Gesù inf. nei pressi del forte dei Cappuccini (Forte Vivonne) e sopra il Convento omonimo. In realtà il Convento di S. Maria di Gesù inf. è in posizione leggermente più a valle del forte Cappuccini e occupava l’area dell’attuale scuola L.Boer . primo convento di quel titolo, dei frati Minori Osservanti di San Francesco, ossia nell'antica chiesa di esso, di già fondato nel 1478 ( 1418 0 1421, secondo fonti storiche diverse )dal beato Matteo di Girgenti sulla sinistra sponda del torrente di San Michele, ( i torrenti venivano indicati nel senso di marcia monte-valle), a due chilometri da Messina, e che poi fu detto di Santa Maria di Gesù Superiore e più comunemente fin oggi il Ritiro.” G. di Marzo su Nuovi studi ed appunti su Antonello da Messina con 25 documenti – Me 1905. Tutti gli atti trascritti dal notaio Antonio Mangianti, ( Notaio che raccolse le volontà testamentarie di Antonello ), per A sinistra stampa di Nicolas de Fer. Sopra il Convento di S.Maria di Gesù inf. si vede il quadrato di forte Vivonne e, più in alto, il Convento dei Cappuccini. A destra, stampa di James Basire. Londra 1751. Si vede , al n.14 il Convento di S. Maria di Gesù inf., al n.13 il Fortino Vivonne e, al n.12 il Convento dei Cappuccini centonove pagina 23 le sepolture in quel sito, sono indicate con il toponimo di S. Maria di Gesù. Recentemente un erede del notaio, il prof. Paolo Mangianti, da Genova, ci segnala che anche a Barcellona, presso la cappella Picardi, esiste una lapide funeraria (vedi foto) a firma del notaio A. Mangianti e riferita al Convento di S. MARIAE DE IESU, datata 1462. Probabilmente i resti mortali sono stati traslati, dagli eredi, e portati nella Cappella di famiglia a Barcellona Pozzo di Gotto dopo un evento alluvionale o un terremoto. 17 Gennaio 2014 posterpatrimonio PRPOSTE. L’esperto della Soprintendenza di Messina “ridisegna” il futuro per l’edificio che sarà ristrutturato dopo anni di colpevole abbandono Un museo a Palazzo Ciampoli Secondo il direttore della Biblioteca regionale la struttura potrebbe ospitare sia il fondo von Gloeden che la collezione Panarello, ormai da anni emarginata e “mutilata” a Palazzo Corvaja DI SERGIO TODESCO Negli ormai lontani anni Novanta, allora responsabile della Sezione per i Beni Etno-antropologici della Soprintendenza di Messina, ebbi modo di sottoporre a tutela, ai sensi della legge vigente, l’apparecchio fotografico ottocentesco appartenuto al Barone fotografo Wilhelm Von Gloeden, esteta omosessuale vissuto a Taormina dal 1878 al 1931, anno della sua morte. In quell’occasione scopersi che il proprietario del bene tutelato possedeva anche una raccolta di straordinario valore culturale e documentario, la terza al mondo per consistenza, comprendente alcune centinaia di lastre e fotografie originali di von Gloeden, timbrate a secco e da questi firmate, che egli si dichiarava disposto a cedere ad un’Amministrazione che intendesse promuovere la creazione di un Museo Von Gloeden a Taormina. Come spesso accade, non se ne fece nulla. Qualche anno dopo mi venne offerta, sempre a Taormina, l’opportunità di lavorare alla tutela, e alla successiva valorizzazione, di uno straordinario patrimonio di cultura siciliana, le collezioni private dell’antiquario Giovanni Panarello. Tali raccolte costituivano nel loro complesso una famiglia di oggetti di eccezionale interesse etno-antropologico, estremamente preziosa ai fini di una ricostruzione dello svolgimento della cultura figurativa popolare in Sicilia. L'iniziativa museale che nel giro di qualche anno portò alla pubblica fruizione di tale patrimonio, assai opportunamente assunta da un'Amministrazione Comunale non a caso a quel tempo guidata da un antropologo, Mario Bolognari, consentì di conservare la concreta memoria storica di un passato importante per la storia civile e culturale del centro ionico e, più in generale, della nostra isola. Naturalmente, ciò non sarebbe potuto avvenire senza la disponibilità del proprietario delle raccolte, l'antiquario-collezionista Giovanni Panarello, figura singolare di mecenate, anfitrione ed esteta che costituì per oltre mezzo secolo uno dei punti di riferimento per una ricostruzione della vita e della cultura taorminesi in anni cruciali della storia di questo centro. Panarello, uomo di grande gusto estetico, aveva avuto la ventura di venire a contatto con gli oggetti di arte popolare prima della scomparsa delle lucciole, come avrebbe detto Pasolini, ossia quando tali oggetti erano ancora in qualche modo organicamente inseriti nell'universo culturale che li aveva storicamente prodotti, e quando addirittura essi non erano ancora percepiti come manufatti dotati di una propria autonoma valenza espressiva, né tantomeno museale. La lungimiranza di costui era dunque consistita nell'intravedere assai anzitempo il valore figurativo e documentario di tale patrimonio. I materiali facenti parte della collezione, ancora vivente il loro proprietario, vennero perciò esposti, su progetto del dottor Franz Riccobono, acuto studioso di antichità e di cose siciliane in genere, e con un sobrio quanto rigoroso allestimento curato dall’architetto Nino Principato, nel "Museo Siciliano di Arte e Tradizioni Popolari" di Palazzo Corvaja, ove per alcuni anni dispiegarono tutto il loro valore testimoniale in ordine a una migliore conoscenza storica della particolare temperie culturale registrabile in un ambito antiquariale "privilegiato" quale quello taorminese dei primi settant'anni del XX secolo, nella Taormina cioè di Von Gloeden e di Peyrefitte, di D.H. Lawrence e dei gerarchi nazisti, di Luchino Visconti e dei divi hollywoodiani, che fu al contempo la Taormina per la quale transitava nel corso degli anni '60 quell'infaticabile ricercatore di oggetti del mondo popolare siciliano che fu Antonino Uccello. L’intuizione della progettualità sottesa al “Museo Panarello”, come lo si è chiamato per tanti anni, è stata quella di comprendere che la cultura tradizionale, nelle sue varie forme, costituisce una struttura profonda che ha segnato il territorio siciliano marcandone l’identità. Ma, in un senso più ampio, proprio a partire dai multiformi interessi estetici del collezionista, tale modello museografico esprimeva l’esigenza di uno sguardo antropologico rivolto alle forme di identità territoriale costruite a Taormina nel corso dei secoli. “L’antropologia è lo sguardo che la modernità rivolge verso gli angoli di mondo”. Se questo è vero, lo è in grado eminente nel caso di quell’angolo di mondo che è Taormina, la cui identità si è sempre venuta delineando a partire dal suo rapporto con i diversi “sguardi” che su di essa si sono rivolti. Quali declinazioni hanno connotato gli sguardi altrui su Taormina? Due, sostanzialmente: la “storia” (i monumenti, le tracce del passato, le antichità, l’archeologia, il Grand Tour etc.) e la “natura” (il paesaggio, le bellezze naturali etc.). Forse un solo “sguardo”, quello di Wilhelm Von Gloeden, ha cercato di sintetizzare in un’ottica unitaria, attraverso l’icona dei nudi efebici e delle ambientazioni arcadiche, l’articolato palinsesto umano e territoriale espresso da Taormina nel corso della sua storia. L’accostamento dialettico di tali elementi ha determinato nel corso del XX secolo l’insorgere di un particolare fenomeno, quello del turismo culturale, che inizia storicamente come forma di fruizione estetica (o, in alcuni casi, estetizzante) ma che ben presto degenera nella seconda metà del XX secolo, in concomitanza con l’avvento della cultura di massa, sortendo forme di “reazione” locale basate sulla Nel servizio fotografico alcune sale del museo A MARGINE Musei e archivi, fiore all’occhiello dimenticati È grave in Italia la crisi gestita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali: archivi di Stato e siti museali statali presentano dappertutto situazioni di estrema criticità sia per la manutenzione ordinaria, ormai ridotta al lumicino che per l’atavica carenza degli organici. Eppure, in Italia si calcola che esistano 1500 km di scaffali pieni di archivi storici, che sono un tesoro e hanno come caratteristica quella di portare documentazione relativa a tutti gli altri beni culturali. Quanto ai Musei, l’Italia è famosa nel mondo per il suo patrimonio ed essi dovrebbero essere un fiore all’occhiello del nostro Paese. Invece negli ultimi anni le politiche di austerità hanno ridotto all’osso la spesa dello Stato e degli Enti Locali e il drastico ridimensionamento delle risorse rappresenta un pesante tributo per le arti in Italia, minacciandone l’anima culturale con una disastrosa scelta nel campo di una politica culturale chiave per un Paese come l’Italia. Felice Irrera centonove pagina 24 17 Gennaio 2014 posterpatrimonio “messa in vetrina”; all’onesta esibizione delle reciproche identità (che sta alla base di ogni corretto incontro tra culture) si è così venuta progressivamente sostituendo una fruizione onnivora e frettolosa, opera di un turismo annoiato e distratto che non riesce più a vedere l’altro ma si specchia nelle sue proiezioni fantasmatiche. Per approfondire tali questioni mi paiono estremamente stimolanti i saggi di Walter Benjamin sulla perdita dell’aura (L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica) e di Giorgio Agamben sulla “perdita” moderna dell’esperienza (Infanzia e storia). Il dilemma in cui si trova oggi impegnata la comunità taorminese risulta in pratica essere il seguente: a- riscoprire il proprio Genius Loci attraverso un’educazione permanente alle patrie culturali, ovvero bconsegnarsi definitivamente ai processi di mercificazione che sempre più connotano la società globalizzata. Si tratta in ogni caso di scelte non indolori né prive di conseguenze per il futuro di questo luogo e per la sua “qualità”. Nel comune sentire del nostro tempo si registra infatti, a tutti i livelli, un oscuro desiderio di recidere ogni legame con un passato avvertito come miserevole e vergognoso, o ancora più spesso la disinvolta assenza di qualunque sentimento del tempo. Il problema di declinare una qualche identità, per una società che ha espresso in passato forme tradizionali di cultura, comporta viceversa, a mio parere, il tentativo di recuperare quelle forme non già in maniera rozza e immediata (quale, ad esempio, suggerisce il modello leghista, propugnatore di una chiusura egoistica e ottusa nel recinto della “piccola patria”) bensì attraverso una lucida e al contempo “appassionata” operazione di filtraggio consapevole di “ciò che è vivo e ciò che è morto” in ogni aspetto della vita associata. Alla luce di quanto esposto, mi pare ragionevole avanzare in questa sede la proposta di una congrua destinazione d’uso per il prestigioso Palazzo Ciampoli di Taormina, cui un recente finanziamento PO-FESR 2007-2013 assicurerà, dopo decenni di colpevole abbandono, il completamento dei restauri parziali fin qui condotti e una piena funzionalità atta a trasformarlo in sede museale destinata, secondo le previsioni, a museo civico etnoantropologico. La mia proposta è quella di trasferire al futuro Museo di Palazzo Ciampoli tanto il fondo Von Gloeden (apparecchio fotografico compreso) quanto la collezione Panarello, ormai da anni emarginata e mutilata negli spazi espositivi di Palazzo Corvaja, dei quali si è negli ultimi anni preferito un utilizzo rotatorio ed “effimero”. Le ragioni di una tale proposta sono diverse. In questa sede cercherò di esplicitarle. Sotto il profilo della consapevolezza del proprio patrimonio culturale, Taormina ha registrato nel corso dell'ultimo cinquantennio - forse in misura maggiore di quanto avvenuto nel caso di altre località turistiche - il traumatico passaggio da un turismo di élite, all'interno dei cui quadri concettuali l'intero territorio veniva percepito come "pittoresco" scenario naturale, a un turismo di massa, confuso e frettoloso, la cui cifra dominante, quella della fagocitazione onnivora delle merci (e tali vengono comunemente considerati anche il paesaggio e i beni culturali), ottunde di fatto qualunque comprensione del genius loci taorminese. Anche a seguito di tale contraddittorio processo, Taormina stenta oggi a trovare una sua specifica identità, proprio perché non riesce a contemperare le giuste esigenze del mutamento con quelle, altrettanto sacrosante, della persistenza. Eppure, all'interno della straordinaria galleria di Palazzo Ciampoli potrebbero in futuro essere conservate schegge di cultura in grado di fornire, in un futuro che auspico già alle porte, elementi di conoscenza e di emozione utili alla costruzione di un’identità possibile. Si potrebbe affermare che finora Taormina è stata pensata, rappresentata e disegnata dai suoi viaggiatori. Forse è giunto il momento che i taorminesi stessi inizino a ri-pensarla, a rappresentarla, a ridisegnarla. Se la comunità locale e i suoi amministratori sapranno attingere consapevolmente a tali giacimenti di memorie, allora forse si potrà pensare a una nuova primavera per questa città. RITRATTI La Perla del nudo ECCO COME IL NOBILE TEDESCO HA RESO CELEBRE LA CITTADINA JONICA. SPOGLIANDO I PASTORELLI Von Gloeden era un piccolo nobile tedesco del Meclemburgo che, sofferente di quella che sembra essere stata tubercolosi, si trasferì a Taormina in Sicilia nel 1878. Secondo alcuni storici, data la sua ricchezza, egli procurò una considerevole scossa all'economia locale di questa povera zona d'Italia. Von Gloeden, che aveva iniziato a fotografare ragazzi negli anni ottanta dell'Ottocento, ma che aveva anche fatto degli studi per ritratti di contadini del luogo e foto di paesaggi, trasformò il suo hobby in una professione redditizia dopo il 1895, quando la sua famiglia ebbe un crollo economico. Da tempo una celebrità locale a Taormina, il suo lavoro (e i suoi modelli) attirarono in Sicilia personaggi in vista dell'epoca, come Oscar Wilde, il "re dei cannoni" Friedrich Alfred Krupp, Richard Strauss, nonché l'imperatore tedesco Guglielmo II, anche se è opportuno ricordare che la fama di Taormina, come meta turistica d'élite, si andava affermando già da tempo. La maggior parte dei lavori di von Gloeden si colloca in questo periodo fino allo scoppio della prima guerra mondiale. Le sue idilliache "illustrazioni di Omero e Teocrito", ovvero fotografie di giovani scarsamente vestiti in pose classiche, vennero anche riprodotte come cartoline e godettero di una certa popolarità come souvenir per turisti. Wilhelm von Gloeden è noto soprattutto per i suoi studi pastorali di nudo maschile di ragazzi siciliani, di Taormina, che fotografava assieme ad anfore o costumi dell'antica Grecia, per suggerire una collocazione idilliaca nell'antichità. centonove pagina 25 Wilhelm von Gloeden 17 Gennaio 2014 posterlibri RECENSIONI. Il libro di Marco Aime e di Nuccio Ordine ci ricordano che scuola e conoscenza sono le vie di salvezza per l’umanità al bivio La cultura ci salverà ZOOM In Sicilia i libri non fanno più sognare Contro il degrado e la crisi, l’elogia alla “inutilità che rafforza lo spirito” e che diventa il fondamento della sopravvivenza stessa della nostra specie. Contro l’utilitarismo e il delirio di onnipotenza del denaro DI FELICE IRRERA Basta guardarsi intorno. Dappertutto nel nostro Paese e non solo al Sud: le file dei questuanti si allungano e le istituzioni caritatevoli e i volontari non bastano più. Eppure, nel deserto in cui sembriamo non trovare più la pista giusta l’oasi è a portata di mano: si chiama cultura, si chiama scuola. Nell’oceano dei libri che hanno affollato le librerie durante le feste di fine anno, ne abbiamo rintracciato due che raccomandiamo ai lettori: “Cultura” di Marco Aime (Bollati Boringhieri 2013, pp. 218, € 9,00); e “L’utilità dell’inutile” di Nuccio Ordine (Bompiani 2013, pp. 261, € 9,00). Una frase colpisce subito nel volumetto dell’antropologo Aime: “La cultura non è solo un supporto della natura umana, ma è il fondamento della sopravvivenza stessa della nostra specie. Facciamone buon uso”. Riflettiamo allora sul fatto che la cultura, cioè quell’insieme che include conoscenze, credenze, arte, morale, legge e costume, è quella che orienta le scelte degli individui, fornisce loro i punti di riferimento comportamentali di cui hanno bisogno e tiene insieme gli uomini, esseri sociali per natura o per necessità. E tuttavia l’uomo, messo in piedi quest’insieme di regole, ne cade vittima, in quanto abitudine, conformismo e convenienza lo inducono a conformarsi ai costumi vigenti e, a forza di seguire le regole, queste finiscono con l’apparirgli immutabili e imprescindibili, come se, invece di essere state da lui create, fossero dettate dalla natura. Per esempio, aggiungiamo noi, troppo spesso la misura di tutte le cose diviene il denaro, il profitto, la mercificazione. È questo il sistema di regole che ha prodotto la crisi in cui ci dibattiamo: il capitalismo sfrenato ha LACERTI DI LETTURE creato le sue regole e ha alimentato con un’inestinguibile sete di profitto la speculazione finanziaria, che ha costruito castelli in aria destinati, prima o poi a crollare, ma non sulle spalle di chi li aveva generati, bensì su quelle dell’uomo comune. Molti non si sono ancora accorti che le regole create dai profittatori, e purtroppo accettate supinamente (forse per difetto di cultura?), non sono immutabili e, soprattutto, non sono affatto naturali perché non tengono conto dell’inevitabile esaurimento delle risorse che ne conseguirebbe. Qualcosa, però, comincia a muoversi e un nuovo modello di sviluppo, più “umano”, è possibile se a svegliarsi saranno tanti. Propone, appunto, ciò il bel libro del professore universitario di letteratura italiana Nuccio Ordine, teso tutto a rovesciare, nel suo ossimorico “L’utilità dell’inutile”, l’apparentemente incontrovertibile assioma secondo il quale tutto ciò che non produce profitto è inutile. Non possiamo non condividere il suo pensiero secondo il quale per una vera crescita civile e culturale dell’umanità, è “utile” solo tutto ciò che ci aiuta a diventare migliori. La logica del profitto non lo è ed essa, purtroppo, è penetrata anche nelle scuole, nelle università, nei centri di ricerca, nei laboratori, nei musei, negli archivi, in tutti quei luoghi, cioè, il cui valore dovrebbe coincidere con il sapere in sé, indipendentemente dalla capacità di produrre guadagni immediati. Da qui i tagli alla cultura, che non si può giustificare con gli scarsi incassi, perché scuole, università, musei e archivi sono, appunto, tesori che la collettività deve gelosamente preservare. Ragionando in tali termini, l’uomo s’indebolisce fisicamente e spiritualmente e mentre passano in secondo piano le motivazioni per cui la crisi è scoppiata, il rigore distruttivo che colpisce la cultura non intacca né la I dati Istat 2013 sulla produzione e la lettura di libri in Italia parlano chiaro: in Sicilia non si legge più. L’isola secondo i dati elaborati dall’istituto di ricerca si trova all’ultimo posto della classica con solo il 27,6% di libri letti nello scorso anno e quindi con il 68,9% dei siciliani che non ha sfogliato nemmeno un libro. Le cause di questi dati allarmanti sono tante: oggi la società ha meno tempo libero, le distrazioni sono tante e la tecnologia con i suoi smartphone risulta essere una buona alternativa. Si guardano dunque più film, si passa più tempo ai video giochi mentre il “cibo” per la nostra mente viene messo da parte. Alte percentuali di lettura si hanno ancora tra i ragazzi, in particolar modo nella fascia d’età che va tra gli 11 e i 14 anni. ra le donne e gli uomini chi legge di più sono le donne, 1 su 2 l’anno appena trascorso ha letto almeno un libro, mentre ad abbassare la media ci pensano gli uomini, solo 1 su 3 infatti dichiara di aver letto almeno un libro. In Italia 6 famiglie su 10 dichiara di non possedere libri a casa. corruzione dilagante né i favolosi stipendi di politici, manager, banchieri e consulenti, per nulla turbati dal fatto che a pagare siano i più deboli. Osserva Ordine: “Trasformando gli uomini in merce e denaro, questo perverso meccanismo economico ha dato vita a un mostro, senza patria e senza pietà, che finirà col negare anche alle future generazioni qualsiasi forma di speranza”. C’è un rimedio a tutto ciò? Risponde ancora Ordine: “In questo brutale contesto, l’utilità dei saperi inutili si contrappone radicalmente all’utilità dominante che, in nome di un esclusivo interesse economico, sta progressivamente uccidendo la memoria del passato, le discipline umanistiche, l’istruzione, la libera ricerca, la fantasia, l’arte, il pensiero critico e l’orizzonte civile che dovrebbe ispirare ogni attività umana. Nell’universo dell’utilitarismo, infatti, un martello vale più di una sinfonia, un coltello più di una poesia, una chiave inglese più di un quadro: perché è facile capire l’efficacia di un utensile mentre è sempre più difficile comprendere a cosa possano servire musica, letteratura o l’arte”. Ma al delirio d’onnipotenza del denaro, solo il sapere che col denaro non si compra - può opporsi. LA CLASSIFICA DI FELICE IRRERA L’Africa di Roberta Lepri Ambientato negli anni Cinquanta, il libro narra, attraverso una scrittura luminosa e di gran fascino, una storia vera di emigrazione e razzismo al centro di un’Africa accogliente e spietata, bellissima e violenta. Roberta Lepri, Io ero l’Africa, Avagliano 2013, pp. 184, € 13,00 Sepulveda Margaret Mazzantini 1tanzaLuis Storia di una lumaca che scoprì l'impor- 4 Splendore - Mondadori della lentezza - Guanda Suzanne Collins Michele Serra 5 Il canto della rivolta. Hungar Games 2Gli sdraiati - Feltrinelli Mondadori Volo 3Fabio Verso casa - Mondadori Collin 6Suzanne Hungar Games - Mondadori www.wuz.it FRASI CHE FANNO UN RACCONTO, DIVERSO DA QUELLO NARRATO DALL’AUTORE (A CURA DI CARMELO CELONA) Gli occhi del cane LA DIGNITÀ SI perde quando vince il bisogno di pietà. “Una silenziosa dignità, un certo distacco, forse, come se lui non avesse davvero bisogno di me né della mia cortese simpatia nei suoi confronti. Era proprio un’alterigia che dichiarava di non avere bisogno della pietà di nessuno.” Per un bimbo vi è una condizione esistenziale peggiore di quella di essere orfano: esserlo con i genitori viventi. “Ha minimizzato la sua infanzia rifiutandosi di parlare del proprio passato. Un padre che lo ha consegnato allo Stato. Ha incapsulato la sua vera infanzia come un corpo incapsula una scheggia, formando una massa compatta di cellule per separare il corpo estraneo ed eliminarlo.” Quando si lotta per un principio non si hanno alternative: o la vittoria o la morte. Ecco perché la maggioranza degli uomini evita di avere principi e pratica il disimpegno morale. “Come quegli antichi gladiatori, sapevano che la sconfitta non è un’opzione. ” Quando la povertà improvvisamente colpisce i ricchi si presenta in termini paradossali. “E troppo imbarazzato per chiedere una tariffa agevolata, chi crederebbe ad un uomo che piange miseria con indosso un completo da mille dollari.” Niente è più disarmante dello sguardo di un cane; quella fiducia assoluta che nessuno potrà mai darci, tranne i bambini, impedisce ogni umano cattivo proposito. “Gli occhi marroni del cane. I soli occhi che non lo guardano mai con disappunto.” La rabbia sorge quando l’ingiustizia subita è umanamente insopportabile e le risposte ai perché sono come certi silenzi che nascondono la verità. “Perché? Non ci sono risposte alle sue domande, nessuna che riesca a cancellare quarant’anni di rabbia.” La disperazione degli onesti a cui oggi giornalmente assistiamo è uno spettacolo atroce e centonove pagina 26 diseducativo. “L’uomo che non ha mai accettato di avere un debito di due dollari alla fine del mese ora è disoccupato e senza la minima speranza di trovare un lavoro.” Quell’infame sadismo applicato ai bambini e chiamato: misura educativa. “Ha visto la cinghia scivolare fuori dai passanti, l’ha sentita schioccare minacciosa. E’ stato picchiato. E tutto, sempre, nel nome delle buone maniere, dell’educazione, del rispetto.” Vi sono tristi figure professionali costretti ad essere sempre goffamente e inutilmente spietati. “Un uomo, sempre pronto alla lotta nel mondo dei dirigenti che <non fanno prigionieri>.” Coloro che nelle cose misere competono come se fossero alle olimpiadi, ovviamente dopati, per garantirsi ad ogni costo quella medaglia di cartone che spacciano per oro. “La debolezza l’ha sostituita con l’ambizione. E’ un uomo che corre sempre per la medaglia d’oro.” Lacerti tratti da: “Lezioni di vita randagia ” - 2010 Susan Wilson 17 Gennaio 2014 posterlibri NOVITA’ DA NON PERDERE. La raccolta di storielle di Giufà e di racconti siciliani di Pitrè Fiabe alla Crisantino Curata e fruibile grazie anche alla traduzione in italiano permette un tuffo nella civiltà contadina dell’800. Protagoniste indiscusse: le donne e la miseria DI MARIA D’ASERO Palermo. In contemporanea all’edizione completa delle Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani dello studioso palermitano appassionato di tradizioni popolari, pubblicata in quattro volumi dall’editore Donzelli, nell’ottobre 2013 Amelia Crisantino di Giuseppe Pitrè ha pubblicato quarantuno Fiabe siciliane e tredici storielle di Giufà, il semplicione il cui nome in Sicilia è ormai sinonimo di comportamento goffo e ingenuo. La raccolta della Crisantino è assai curata e fruibile da un vasto pubblico grazie all’ottima traduzione dal dialetto siciliano all’italiano e all’accessibilità anche economica della proposta editoriale (Di Girolamo, Trapani, 2013, € 12). Le protagoniste delle Fiabe siciliane sono per lo più donne: in Caterina la sapiente, Caterina ci appare una femminista ante litteram; in questa e in altre storie troviamo l’esaltazione di un riscatto femminile possibile non solo grazie alla seduzione erotica, ma anche per merito della sapienza arguta della protagonista. Ne Il gran Narbone e Il re di Spagna e il Milord inglese la protagonista come Mulan, eroina cinese del fortunato cartone Disney - deve fingersi uomo per recuperare il ruolo prestigioso e l’onore ingiustamente perduto. Non mancano fiabe dichiaratamente misogine, come Il diavolo zoppino, Vai a credere alle donne e Il devoto di san Michele Arcangelo: in quest’ultima san Michele ha tratti spietati e vendicativi assolutamente umani. Mentre L’infanta Margherita e Sole, Perla, Anna, sono, con significative varianti, una versione nostrana di Biancaneve e i sette nani, dei fratelli Grimm; e una versione noir de La bella addormentata nel bosco di Perrault, simile a sua volta a Sole, Luna e Talia, inclusa nel 1634 nel Pentamerone di Giambattista Basile. La rilettura delle Fiabe siciliane ci permette un tuffo nella società in prevalenza contadina della Sicilia del 1800, quando c’erano le onze e i tarì come moneta contante; quando le donne venivano chiuse in casa, a porte murate ma con viveri a sufficienza, se non c’era un padre o un marito a custodirne l’onore (in Ninetta e il ramo di datteri); quando solo un indovino, poteva predire il sesso del nascituro (in Griddu Pintu); quando insaponare e risciacquare i panni a mano, lavare periodicamente la lana dei materassi, lucidare le pentole di rame, ricavare le camicie da un pezzo informe di tela, erano le quotidiane fatiche femminili. Lavori umili e gravosi che si intravedono tra la filigrana di Sfortuna e Malvina, storie che, peraltro, ci offrono un trionfo dell’immaginazione colorita e senza freni. Come sottolineato da Amelia Crisantino nella prefazione, nelle fiabe le tensioni sociali e politiche rimangono sullo sfondo. Ci vorranno Serafino Amabile Guastella prima, Leonardo Sciascia e Giuliana Saladino poi per interpretare e connotare storicamente queste tensioni. Le fiabe di Pitrè ci squadernano un universo irredento, senza una netta distinzione tra buoni e cattivi. Protagonista indiscussa dei racconti è la miseria fisica e la povertà psicologica dei protagonisti: povertà imperante nella Sicilia ottocentesca popolata da contadini e da proletari urbani, sostanzialmente privi di un orizzonte di riscatto etico-politico, abitanti di una società immobile e arcaica, che aveva ignorato la riforma protestante, l’illuminismo e la rivoluzione francese. Società dove solo una magia poteva generare il cambiamento. Nella raccolta non mancano anche fiabe di moderno taglio horror-noir: come Sarinella, dove non c’è nessuna pietà per il diverso, perché lo sguardo liberatorio del neuropsichiatra Franco Basaglia è davvero di là da venire; o La figlia di Biancofiore dove: Il re ammazzò la ragazza brutta che aveva avuto per moglie: la fece salare dentro un barile come se fosse un tonno, mettendo sul fondo la testa e la mano con l’anello. Infine mandò questo barile a sua suocera; ne Lo schiavo: Rosetta cominciò a guardare quella mano provando sempre più ripugnanza; non riuscendo a mangiarla finì per pestarla in un mortaio. In Tredicino, il protagonista ammazza una mammadraga e, quando fu cotta, la uscì ben pulita, la fece a pezzi e le portò a tavola. Michele Serra Gli sdraiati di Michele Serra Monologo rivolto al figlio sulle colpe reciproche DI LUIGI FERLAZZO NATOLI Messina. Giornalista, scrittore, recensore per il teatro e la televisione, Michele Serra con “Gli sdraiati” (Feltrinelli, pp.108, euro 12) supera a parer mio il genere racconto e romanzo per cimentarsi in un monologo rivolto al figlio adolescente, simbolo di una generazione apparentemente incomprensibile, aggiungerei io, ma probabilmente non totalmente incolpevole, in quanto le colpe semmai sono da dividere asimmetricamente tra padri e figli, cioè più ai padri e meno ai figli. Correttamente osserva, quindi, Bruno Ventavoli: “Dialogo senza interlocutore, diario famigliare, lettera aperta, satira di costume, persino romanzo fantapolitico…” Si tratta indubbiamente non soltanto di una invettiva ironica, di una presa in giro senza risparmiare nulla al figlio e alla generazione degli «sdraiati», ma anche autoironica e autocritica con assunzione di responsabilità per la educazione permissiva impartita – quel ch’è peggio – da un padre che si definisce «borghese di sinistra» e/o «relativista etico». L’incipit va riportato perché presenta il tono generale del monologo-invettiva al figlio «sdraiato»: “Ma dove cazzo sei? Ti ho telefonato almeno quattro volte, non rispondi mai. Il tuo cellulare suona a vuoto, come quello dei mariti adulteri o delle amanti offese”. Ma, il corpo del monologo o dialogo mancato del padre sessantenne con il figlio più o meno diciottenne acquista via via anche vertici di grande ilarità come quando il padre registra “con zelo scientifico”: “Eri sdraiato sul divano, dentro un accrocco spiegazzato di cuscini e briciole…Sopra la pancia tenevi appoggiato il computer acceso. Con la mano destra digitavi qualcosa sullo smartphone…La sinistra, semi-inerte, reggeva con due dita per un lembo un lacero testo di chimica…La televisione era accesa, a volume altissimo… Alle orecchie tenevi le cuffiette collegate all’iPod…Non essendo quadrumane, non eri in grado di utilizzare i piedi per altre connessioni…”. Il finale è a sorpresa e non posso trascriverlo: basta ricordare che il padre invita il figlio (ripetendo l’invito come un mantra) a salire su in cima al Colle della Nasca, dove tante volte era salito da ragazzo accompagnato dal proprio padre o da altri parenti. Quando pensa che il figlio non accoglierà mai l’invito, ecco la sorpresa. E il finale tutto da scoprire e meditare sulla generazione degli «sdraiati» che forse non sono più né tali, né bamboccioni come sono stati chiamati prima, ma ragazzi che hanno bisogno solo di essere compresi e semmai seguiti, aiutati e non soltanto facilitati. PRESENTAZIONI Calabrese, Tutta la mia vita Messina. E’ stato presentato lunedì 13 alla libreria Feltrinelli Point dagli onorevoli Federico Martino e Mario Bolognari, l’opera prima dello scrittore Alfonso Calabrese di Alì Terme. Mudir Tutta la mia prima vita. Un originale racconto scritto sul filo di una memoria fotografica, dipanato su una trama sentimentale densa di richiami delle origini, guarnite dalle storie di una vita. Il titolo è un curioso idioma arabo, dal flessibile significato letterale, ma preciso nel suo carico di deferente rispetto. Adoperato dalle popolazioni indigene del nord Africa e dell’Arabia, dove Calabrese ha lavorato per lunghi anni come dirigente di un’azienda di telecomunicazioni, nei confronti degli stranieri ritenuti “importanti”. L’influenza della sua formazione politica e culturale, maturata nella stagione dei movimenti centonove pagina 27 studenteschi, diventa la lente attraverso la quale, lo scrittore, guarda la realtà politica e sociale che lo circonda. Il punto di osservazione è sempre quello degli ultimi, dei più svantaggiati, di quell’umanità ricca di una semplice generosità, ma anche portatrice sana di quelle reticenze e di quelle ordinarie malvagità che caratterizzano le comunità chiuse. Una prima vita, quella di Alfonso Calabrese, vissuta con temeraria voracità , e segnata da tre vicende laceranti: una malattia e una separazione e il distacco dall’amata figlia. Il libro è stato scritto come il messaggio di un naufrago, consegnato alle acque del mare per giungere ai lettori e alla propria figlia per riannodare, con quest’ultima, le fila di un amore interrotto ma mai sopito. 17 Gennaio 2014 posterstudi POLVERE DI STORIA. Attraverso il ritratto dell’imperatore romano, l’analisi del sadismo e delle sue mille facce Nerone, il primo femminicida La fame di asservire ma anche di essere servi nel carattere di chi fonda la propria via sul principio dell’autoritarismo DI LUCIA CAROLLO La storia è nota: Nerone fu un femminicida seriale, come i tantissimi che affollano le nostre cronache, e soffocò nel sangue una congiura contro di lui condannando a morte il poeta e amico d'infanzia Lucano, il suo arbiter elegantiarum, Petronio, e il suo stesso maestro Seneca. Quanto è attuale questa vicenda, lontana nel tempo? Una fondamentale considerazione del pensatore latino (nella sua opera De ira) era che il proprium dell'ira consiste nella sua resistenza alla ragione: chi si adira non vuole ragionare sulle motivazioni dell'altro, sente solo il proprio dolore e lo trasforma in diritto. Questo dolore dipende dalla immaturità dell'offeso: quanto più l'ego di una persona è fragile, tanto più grande sarà il dolore di cui la sua ira avrà fame. L'ira, di fatto, non vuole punire: vuole ricostruire un ego ferito. Ciò avviene trasformando la vittima in un oggetto da eliminare: la non-persona viene, ad esempio, bastonata, bruciata, assassinata, dimenticata, 'cancellata' nell'attuale mondo virtuale in cui siamo facce e indirizzi. L'ego ferito rinasce da questo rogo. Gli stimoli e il carattere sadico Nerone era un adulto bambino: come fanno i bambini o i vecchi, le persone per lui erano rimaste giocattoli coi quali divertirsi o bastoni ai quali appoggiarsi. Chi vuole affrontare l'ira, è una persona che vuole affrontare se stessa, guardarsi dentro: chi impara ad astenersi dall'ira non è un apatico privo di energie; al contrario ha reso più intensi e attivi i propri rapporti affettivi. Una persona che affronta l'ira è attiva; una persona che si abbandona ad essa è attiva nell'apparenza ma è passiva nel profondo del proprio ego. In un saggio del 1973, Anatomia della distruttività umana, lo psicanalista Eric Fromm distingueva le risposte agli stimoli in 'pulsioni' e 'tensioni': le prime sono passive e la persona ne è guidata, le seconde sono attive e la persona le elabora autonomamente. Se la persona riceve una formazione fondata su paura e inibizione, la sua reazione agli stimoli sarà passiva e potrebbe restare tale anche davanti a La statua di Nerone, siullo sfondo del rogo stimoli massimi. Continuerà ad agire in modo pulsionale, sviluppando una personalità sadica: questa non si configura, infatti, né come il carattere ribelle che rivendica una libertà sessuale né come il carattere che gode del dolore altrui; per Fromm la personalità sadica è quella che fonda la propria vita sul principio dell'autoritarismo. Il sadico è un annoiato cronico che spesso non sa di esserlo: vive del bisogno di esercitare un controllo assoluto su un essere vivente (un animale, la moglie, il figlio, il fidanzato, i compagni di partito, i propri studenti), perché gli unici stimoli che lo attivano sono quelli passivi; ama ciò che è dotato di vita solo nella misura in cui può usarlo come si fa appunto con gli oggetti inanimati; adora i potenti e si sottomette ad essi; maltratta gli umili e li comanda; teme tutto ciò che non è controllabile e si adira con il caso avverso. Non ha potere di essere e vive solo nell'avere. È fondamentale osservare che spesso il sadico è un individuo 'benevolo' che si comporta come un dio buono di cui qualcuno o tutti devono aver bisogno: ciò che conta è che ci sia qualcuno che venga legato come servo. Non è un caso che il sadismo psicologico e verbale sia più diffuso di quello fisico: la personalità sadica concentra tutte le sue energie mentali non nello sviluppare stimoli attivi in se stesso e negli altri, ma adula o umilia con comportamenti e parole in modo da sviluppare dipendenza. Ogni sforzo è volto a fare in modo che l'altro non possa fare a meno di lui. Il sadismo è, insomma, la sublimazione della propria impotenza in illusione di onnipotenza: per questo Fromm definisce il sadismo come la “religione di chi è psichicamente zoppo”. Dall'avere all'amore di essere In questo ritratto del sadico tratteggiato da Fromm non riconosciamo solo personaggi come Hitler. Io vi riconosco il ritratto di Nerone: un imbelle, letargico e ignavo, appunto annoiato cronico, come chi non sviluppa stimoli attivi, incapace di essere e concentrato solo sull'avere. Se per lui il mondo era fatto di giocattoli che si possono rompere o buttare quando non funzionano più, anche lui si era visto come un giocattolo: il giocattolo più bello che i proprietari non avevano saputo coccolare. Chi si crede un gioiello inimitabile e un dio insuperabile non può accettare il benché minimo tradimento. Amare per lui è adorare il dio-giocattolo: assecondarne i capricci, ringraziarne devotamente l'aiuto. Se qualcuno dà segno di non aver più bisogno del dio-giocattolo, questi muore, giacché da solo non è nulla. La risposta al terrore di questo nulla è l'ira: minacciare e distruggere, o quanto basta per ricostruire il rapporto di servitù o quanto serve per eliminare uno schiavo, inutile perché libero. Ma nel ritratto di Nerone leggiamo tanti altri ritratti: il fidanzato che uccide la 'sua' ragazzina che ha osato lasciarlo; il marito che bastona a sangue la moglie perché pretendeva l'autonomia lavorativa; la fidanzata che sfigura con l'acido il partner perché aveva un'altra; il figlio che ammazza i genitori perché non gli volevano dare abbastanza soldi; il tifoso o il manifestante che distrugge i negozi dei bastardi borghesi (come lui); l'attivista che 'gambizza' o assassina l'avversario in nome della causa rivoluzionaria; il politico che durante un talk-show o meglio durante una seduta parlamentare o lancia 'urli' o oggetti per umiliare e zittire gli avversari; molti genitori e professori che disprezzano e esaltano figli e studenti a seconda di come ubbidiscano agli ordini, non in base all'autonomia morale o intellettuale che elaborano; e tutte quelle persone che, anche senza arrivare a gesti estremi, si adirano in nome del proprio amore. Il ritratto di Nerone, alla luce di una lettura incrociata di Seneca e Fromm, è quello di tante coppie che non giungono ad esplodere, proprio perché si sono costruite sulla permanenza di un sistema fatto di adulazioni e umiliazioni, di minacce e ricatti; numerosi rapporti durevoli sono fatti di liti periodiche che hanno la funzione di riaccendere il desiderio proprio attraverso l'ira; ciascuno dei due partner gioca i due ruoli di vittima e carnefice, magari alternandoli, perché solo così si sente vivo. Questo ritratto di Nerone è, infine, quello di molte esperienze politiche in cui il gruppo ha bisogno di un leader che pretende venerazione e ubbidienza assoluta in nome della sua presunta perfezione: la minima deroga agli ordini del leader deve essere punita con l'eliminazione dal partito. In realtà, proprio il leader è il 'gigante dai piedi di argilla'. Se ricordassimo che amare è libertà, ci adireremmo di meno: essere clementi non vuol dire affatto essere assolutori. Si tratta di imparare a instaurare rapporti collaborativi, nei quali le persone non 'appartengono' le une alle altre, ma 'sono insieme per libera scelta'. PASSATO E PRESENTE Cicerone e i Verre di oggi LA STORIA SI RIPETE TRA CRIMINALI POLITICI E CONGIURE DI PIPPO ISGRÒ La storia sembra ripetersi, dal punto di vista politico affaristico, nella nostra martoriata Sicilia. Era l’anno 70 a.C. Marco Tullio Cicerone viene chiamato in aiuto al popolo siciliano per sostenere l’accusa in una delle cause più famose del tempo, contro il Sen Gaio Licinio Verre che fu Governatore della Sicilia. Questo commise innumerevoli reati, dalla concussione alla corruzione. Subì un processo, nel quale Cicerone pronunciò contro di lui le famose orazioni denominate verrine e per la vergogna, Verre scelse l’esilio a Marsiglia dove trovò la morte. Francesco Belsito, Luigi Lusi e Franco Fiorito finiti di recente agli onori della cronaca per gli stessi reati, degni eredi di Verre, possono stare tranquilli, nessun triunvirato li potrà condannare a morte.Per loro ci sarà sempre una amnistia o un indulto! Ma torniamo a Cicerone, il successo ottenuto dal celebre oratore col processo contro il sen Verre lo rese celebre. Fu così, che prendendo parte a dibattiti e convegni sul tema della giustizia, si arriverà finalmente alla revisione di tutto il sistema giudiziario del tempo cambiando anche la formazione delle giurie, che fino al quel momento erano designate dai senatori e quindi sfacciatamente di parte. Tredici anni dopo, era il 63 a.C. tra il consenso generale ottiene il Consolato, sostenuto dal fratello Quinto e fu cosi, giorno dopo giorno, che Cicerone riuscì a farsi accettare ed amare da tutti, Senato compreso. La gente aveva visto in lui il garante della “Pace Sociale” che ancora oggi alla fine del 2013, la politica cerca di conquistare, con scarsi risultati, anzi ha quasi distrutto lo Stato Sociale, voluto dai “Padri Costituenti” che fino ad ieri garantiva i più centonove pagina 28 deboli. Finalmente Marco Tullio Cicerone entra a pieno titolo nella vita politica della Res.Pubblica, che grazie alla sua attività di difensore, gli apre la strade per allacciare utili rapporti, oltre ad assaporare i piacere del potere, abilmente dà prova, di saper interpretare le aspirazioni del popolo. Il 63 a.C. fu per Cicerone un anno difficile causa la congiura ordita da Lucio Sergio Catilina nel, tentativo poi rivelatosi fallimentare e che gli costò la vita, di instaurare la dittatura a Roma. La situazione precipitò, e Cicerone prese una decisione, forse intempestiva, condannando a morte i congiurati, senza un regolare processo. Questa scelta gli costò assai cara, infatti nel 58 a.C. venne condannato all’esilio nella lontana e impervia Durazzo, sulla spinta di una feroce campagna denigratoria rivolta alla sua persona dal tribuno della plebe Clodio. I fatti narrati sembrano la sceneggiatura di una storia, che può essere raccontata oggi, avremmo solo l’imbarazzo della scelta di un nome di eguale peso criminale al posto del sen. Gaio Licinio Verre. posterrubriche 17 Gennaio 2014 MOSTRE MUOVE VISIONI MUSICA DI MARCO OLIVIERI DI CESARE NATOLI L’apparenza inganna Ultimi cori natalizi IN ATTESA degli Oscar. Mentre “La grande bellezza” di Sorrentino si aggiudica il Golden Globe nella categoria film straniero, "American Hustle - L'apparenza inganna" ottiene i premi come migliore commedia e per le attrici Amy Adams e Jennifer Lawrence. Reduce dall’apprezzato “Il lato positivo”, il regista e sceneggiatore David O. Russel, complici il direttore della fotografia Linus Sandgren e il costumista Michael Wilkinson, firma un’esaltazione estetica degli anni Settanta in chiave pop. Un racconto scoppiettante, con qualche momento di stanca nella seconda parte, di un mondo di falsari e truffatori, tra piccoli criminali, Fbi, mafia e politica. Il tutto puntando sui dialoghi ad effetto, l’ironia delle situazioni e un cast azzeccato: dal camaleontico Christian Bale, maestro nelle trasformazioni fisiche, alla carica sessuale di Amy Adams, fino alla nevrotica eccitazione di Bradley Cooper e agli amorali Jennifer Lawrence e Jeremy Renner, senza dimenticare il divertente cameo di Robert De Niro. Oggi come ieri, e l’ambiguità filmica lo conferma, nessuno può dichiararsi innocente. CATANIA Emozionante Giannini Catania. Tre giorni intensi, emozionanti quelli trascorsi con Giancarlo Giannini e Pietro Tenoglio, protagonisti de "La maschera dell'attore", il seminario organizzato da Alfredo Lo Piero nella sede del Centro studi laboratorio d'arte di Catania. Per i corsisti, aspiranti attori, registi, truccatori, una full immersion con uno dei maggiori attori italiani, conosciuto e apprezzato anche a livello internazionale. "Abbiamo voluto offrire a coloro che vogliono avvicinarsi e conoscere il mestiere dell'attore di confrontarsi con una delle massime espressioni artistiche: Giancarlo Giannini", ha dichiarato Alfredo Lo Piero. Giancarlo Giannini ha trovato anche il tempo per una "carrambata" con Tuccio Musumeci, suo "maestro" di catanesità nel 1972, ai tempi di "Mimì metallurgico ferito nell'onore", ritrovato dopo decenni e abbracciato e ringraziato con affetto. "Tuccio e il grandissimo Turi Ferro mi hanno insegnato ad interpretare un catenese credibile. Il successo del personaggio e del film è anche merito loro" ha sottolineato Giannini, sul palco del Teatro Brancati, dove è stata proiettata la pellicola che ha lanciato l'attore ligure verso una carriera prestigiosa. La coppia Giannini-Lo Piero tornerà a lavorare insieme nella produzione di un film sugli ultimi giorni di vita di Vincenzo Bellini, a Puteaux. Un momento dello spettacolo Chi ha paura delle badanti A Catania e a Siracusa il nuovo spettacolo di “Suttascupa” DI PAOLO RANDAZZO Catania. Chi ha paura delle badanti? Ovvero perché proviamo diffidenza, o persino paura, nei confronti degli stranieri che lavorano con noi e spesso per noi? È questa l’interrogazione centrale dello spettacolo “Chi ha paura delle badanti” che la compagnia palermitana “Suttascupa” sta portando in giro per l’ Italia e potrà vedersi dal 15 al 19 gennaio al Teatro Coppola di Catania, il 21 a Siracusa (Sala Randone), per tornare a Palermo (Teatro Mediterraneo Occupato) giovedì 23. Lo spettacolo è scritto e diretto da Giuseppe Massa, mentre in scena ci sono Emiliano Brioschi, Simona Malato e Cristiano Nocera. Ne abbiamo parlato col regista: «Ho iniziato a lavorare a questo spettacolo per partecipare ad un progetto europeo sui flussi demografici. Quindi la mia conoscenza del teatro contemporaneo rumeno (in particolare della realtà del teatro di Kluj Napoca) mi ha indotto a guardare anche alla condizione dei rumeni che vivono in Italia e a Palermo. Si tratta soprattutto di donne che svolgono il mestiere di badante. Da qui una lunga fase di osservazione con interviste, incontri, studio del rumeno e dello slang italorumeno che spesso parlano questi immigrati, infine la definizione dell’azione teatrale». Qual è il soggetto della storia? «In Italia la stragrande maggioranza delle migranti rumene trova occupazione come badante nelle case di anziani o di giovani donne afflitte da handicap. Per i rumeni di DE GUSTIBUS sesso maschile trovare lavoro è invece assai più complicato. Allora Emil e George fingono di essere due donne per accaparrarsi i due posti di badante, di cui Olga, giovane paraplegica, ha bisogno. Qui si genera un prima finzione teatrale, in verità preceduta da altre finzioni: i migranti rumeni sono interpretati da due attori italiani; Olga da una “sanissima” attrice. Questa scelta mi ha permesso di affrontare la materia da un punto di vista politico, rifuggendo a priori ogni tipo di buonismo. Olga controlla, spia, ruba frammenti di vita a Emil e George. L’erotica morbosità con la quale osserva i due migranti potrebbe essere la risposta al perché finga di non accorgersi che di fronte a lei si trovano due uomini che, a loro volta, fingono di essere due donne. A questo punto ci siamo chiesti quali conseguenze provoca nell’animo umano vivere in un costante clima di umiliazione? Ne è scaturita una commedia degli equivoci che prova a manifestare la tragedia dei migranti». Una storia intrigante, ma è evidente che sono diversi motivi che la legano ad una più profonda riflessione teatrale. «Sì, la prima connessione si è sviluppata quasi naturalmente con “le Serve”, il celeberrimo testo di Genet: non solo per l’ovvia similitudine del travestimento femminile di due uomini ma anche, per tutta una serie di motivi che appartengono a quel testo e al nostro: l’odio verso i padroni, la conflittualità tra poveri, le nuove forme di schiavitù e gli effetti che provocano nella nostra società». LA MUSICA corale, a Messina, ha una bella tradizione. La cosa ha diverse origini ma è fuor di dubbio che buona parte del merito è di Eugenio Arena, indimenticato cultore di musica polifonica, fondatore del coro “Giovanni Pierluigi da Palestrina” (almeno per tre decenni, dagli anni ’60 alle soglie del 2000, tra le primissime formazioni corali in Italia) e docente di esercitazioni corali al Conservatorio “Corelli”. Dalle sue mani sono passati centinaia di coriti e futuri direttori, che ne hanno raccolto l’eredità; arricchendola, ovviamente, con il contributo specifico della propria formazione. Ne ha avuto l’ennesima conferma chi ha assistito venerdì 10 gennaio, nella Cappella S. Maria all’Arcivescovado, alla Rassegna di Cori polifonici “Insieme ... cantando il Natale”. Alla kermesse hanno partecipato i seguenti cori cittadini: “Palestrina”, diretto da Dario Pino, “Note Colorate”, diretto da Giovanni Mundo, “S. Maria dei Miracoli”, diretto da Giacomo Arena, “Eugenio Arena”, diretto da Giulio Arena, “Luca Marenzio”, diretto da Daniele Lisanti, “San Nicolò”, diretto da Nazzareno De Benedetto. È stata, dunque, un’occasione unica per ascoltare, tutti insieme, i cori polifonici più importanti della città e per gustare ancora una volta le più belle e tradizionali melodie natalizie. Al termine, tutti i cori riuniti hanno eseguito “Adeste fideles” e “Astro del ciel”. Pregevoli e ben curate le esecuzioni, nelle quali è emerso l’ottimo lavoro svolto dai direttori con gli appassionati coristi e il buon contributo offerto dai diversi solisti coprotagonisti della serata e meritevoli di menzione: Piero Blanca, Carlo Oliva, Mattia Scimone, Claudio Ruello, Martina Noli Maio, Daniela Dimoli. DI MASSIMO LANZA Anteprima Amarone Con l’Anteprima Amarone del 25 e 26 gennaio 2014 nel Palazzo della Gran Guardia di Verona comincia in Italia la stagione delle anteprime delle denominazioni più importanti e conosciute. Edizione molto importante questa per l’Amarone anche perché si presenta la prima annata Docg di questo vino, festeggiata anche con un nuovo marchio del Consorzio Tutela Vini Valpolicella. È il primo Amarone che ha potuto fregiarsi della Docg quello dell'annata 2010, che debutta sul mercato dopo i canonici tre anni di maturazione. La manifestazione che celebra il Grande Rosso, ormai annoverato unanimemente tra i vini top a livello mondiale, mai come quest'anno si presenta con innumerevoli motivi di centonove pagina 29 interesse. Innanzitutto il cammino che ha condotto al conseguimento della Denominazione di Origine Controllata e Garantita, traguardo che ha definitivamente suggellato l'inscindibile rapporto dell'Amarone col suo territorio di produzione, sarà ripercorso dal presidente del Consorzio Christian Marchesini. Il nuovo marchio del Consorzio, che esordirà ufficialmente proprio in questa occasione, vuole essere ulteriore elemento di identificazione e appartenenza per le aziende. Esso è parte integrante dell'allestimento e della comunicazione predisposti per Anteprima Amarone. Un percorso nel quale il visitatore può leggere il passato e il presente dell'Amarone attraverso le tecniche di produzione e l'appassimento (che ne è la cifra distintiva), le cure meticolose che le aziende gli prodigano dal vigneto alla botte, senza trascurare nulla e impiegando cura e amore per far sì che lo standard qualitativo sia sempre al livello più alto possibile. Se avete il fine settimana libero, programmate quindi una visita a Verona. Per info [email protected] 17 Gennaio 2014 posterlettere QUI SCUOLA HERITAGE DI ANDREA SMITH DI SERGIO BERTOLAMI Alunni, così le iscrizioni DOPO LA procedura per i pensionamenti, è stata attivata quella per le iscrizioni degli alunni. Rispetto a quelle attese, che erano state indicate nell’ultima rubrica del 2013, ancora mancano all’appuntamento la mobilità e gli organici. Secondo la C. M. n. 28 del 10/1/2014, le iscrizioni, ad eccezione di quelle alla scuola dell’infanzia, devono essere effettuate online. Il termine di scadenza per le iscrizioni alle scuole dell’infanzia, alle prime classi delle scuole del primo ciclo, alle prime classi del secondo ciclo, è fissato al 28 febbraio 2014. Le domande possono essere presentate dal 3/2/2014, ma le famiglie possono già avviare la la registrazione al portale delle iscrizioni online www.iscrizioni. istruzione.it - dal 27 gennaio. Con anticipo sull´avvio delle procedure di iscrizione, viene messa a disposizione la pagina dedicata che consente alle famiglie di esplorare con calma le informazioni relative alla ricerca della scuola, alle modalità di registrazione e di compilazione della domanda. Il sistema “Iscrizioni on line” del MIUR si farà carico di avvisare le famiglie, via posta elettronica, in tempo reale dell’avvenuta registrazione. Le istituzioni scolastiche destinatarie delle domande offriranno un servizio di supporto per le famiglie prive di strumentazione informatica. Qualora necessario, anche le scuole di provenienza offriranno il medesimo servizio di supporto. Per ciascun studente è possibile presentare una sola domanda di iscrizione. L’iscrizione alle sezioni di scuola dell’infanzia è effettuata a domanda presso la scuola prescelta, compilando anche il modello per avvalersi o meno dell’insegnamento della religione cattolica. Per i bambini che non se ne avvalgono, dovrà essere compilato, all’inizio dell’anno scolastico, anche il modello per la scelta delle attività alternative. Alla scuola dell’infanzia possono essere iscritti i bimbi che abbiano compiuto o compiano entro il 31/12/2014 il terzo anno di età. Possono, altresì, essere iscritti coloro che compiono tre anni dopo il non oltre il 30 aprile 2015. ECOLOGIA&AMBIANTE Poco di nuovo sul fronte turismo GUI MESSINADRASTICA DI FABIO AMATO Occhio, che d’estate arriva la Mares E finalmente sono finite le feste e tutto ritornerà come prima. Sicuramente anche noi, in città avremo la raccolta differenziata. E' sicuramente un nuovo modo, particolarmente avanzato ed avveniristico, ma purtroppo virtuale di intendere la raccolta differenziata ma forse funzionerà! Siamo stati, infatti, invitati dal nostro caro Assessore Ambientalista a tenere la spazzatura in casa, per tutto il periodo delle feste di Natale e quindi abbiamo differenziato rispetto agli altri paesi. Cioè fate la differenziata e tenetevi la spazzatura in casa! Inoltre abbiamo escogitato un nuovo metodo per fare sparire la spazzatura . Fare sparire i cassonetti, cioè i cassonetti sprofondano nell''asfalto , vanno sottoterra e non si vede più niente. E' già partito un progetto pilota in Viale Boccetta, perfettamente riuscito . Magicamente l'altro giorno è sparito un cassonetto e per magia abbiamo eliminato un buon quantitativo di rifiuti, organici e non senza ricorrere a discariche ed affini. Siamo anche altruisti e diamo lavoro agli stranieri, poichè abbiamo permesso ai familiari del monumento dedicato ai Russi, di fronte alla capitaneria di Porto, di ripulire la Piazzetta antistante e di sistemare le aiuole .E nonostante queste buone intenzioni adesso dovremo pure pagare la Tares, più pagheremo più la Nostra Città sarà sporca. D'estate, ci faranno pagare la "Mares”, una tassa che ogni bagnante dovrà pagare se vorrà farsi un bagno nel mare. Perchè a Messina se non hai la villa al mare non puoi farti il bagno !!! Perche' non istituiscono , solo per Messina , la "Macchines" cioe' una tassa che ogni cittadino deve pagare, ogni volta che prende la macchina , cosi risolveremo ,forse , il problema del traffico. L'unica tassa che non paghiamo è la "Verdes" dato che ormai non abbiamo più alberi, poichè gli ultimi li hanno distrutti, quando hanno fatto Villa Dante, e sembrava che dovessero fare l'Expo! Buon Anno a tutti, e buon lancio di sacchetto nel cassonetto . Le analisi condotte dall’Agenzia Nazionale del Turismo, sui dati riguardanti le festività appena trascorse, testimoniano che «l'incoming turistico dall'estero rimane una delle risorse fondamentali del nostro turismo - come osserva Pier Luigi Celli, il presidente dell’ENIT - grazie alla capacità di appeal del brand Italia che vive oggi, nonostante il perdurare della crisi economico finanziaria, un periodo di ripresa sui mercati stranieri». Ne usufruiscono, manco a dirlo, le grandi città d'arte alle quali si uniscono piccoli tesori di provincia. Questo grazie al particolare fascino delle festività: shopping, luoghi di culto, musei, eventi culturali e mostre, spettacoli e mercatini. Le tradizioni gastronomiche ed enologiche si attestano fra i maggiori fattori di attrazione per i visitatori stranieri. Tutto ciò dimostra come il turismo sia oggi un reale punto di forza da mettere concretamente a frutto. Infatti, le risorse culturali e paesaggistiche da offrire, insistenti sul territorio nazionale e a più forte ragione su quello siciliano , non sono paragonabili ad altre realtà, sia per variegata quantità, che per qualità e diffusione omogenea. È questo, perciò, un settore vitale per l’economia. Nonostante ciò gli indici disponibili (vecchi di un anno nell’era informatica) relegano l’Italia al quinto posto per gli arrivi internazionali e al 6° posto per gli introiti valutari. Davanti a noi Francia, USA, Cina, Spagna e, per gli introiti, Macao. Questo comporta la necessità di ridisegnare una politica organica e specifica. A cominciare da un provvedimento legislativo, quale la riforma del titolo V della Costituzione, che ridia vitalità alla politica del turismo per mezzo di un sistema unitario d’interazione tra Stato e Regioni. Nondimeno si può constatare che, dopo più di otto mesi dall'insediamento del Governo Letta, l’unico provvedimento è stato il nome dell'ex Mibac modificato in Mibact: Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Poca cosa, no? DI ANNA GIORDANO Grazie forestale e carabinieri Ci si alza la mattina, si prende una ruspa e via, si apre una pista di 500 metri senza alcun pathos, ansia, angoscia per quelle che possono essere le conseguenze, soprattutto se si è perfettamente consapevoli di agire in piena riserva naturale, in SIC e altri vincoli discendenti (paesaggistico), ai quali aggiungo, sicuramente, anche il vincolo idrogeologico. E’ successo sotto il magnifico Monte Scuderi, vetta anomala e magica che si staglia metà tra Dinnammare (altro posto magico) e l’Etna. Con il suo aspetto apparentemente piatto, è tesoro di leggende e meraviglie naturali, meta, quando ancora avevo tempo, di bellissime camminate faticosissime, liberazioni uniche, percorsi da trekking che conservo nella mia memoria, sognando il giorno in cui potrò rifare le follie di allora. E’ tale il senso di impunità legato anche alle distanze oggettive dai centri urbani e relativi presidii dello Stato sul territorio, che ci si permette di distruggere paesaggio, suolo, natura con una ruspa in zona plurivincolata. Per fortuna i Carabinieri di Scaletta Zanclea e il Distaccamento forestale di Colle San Rizzo se ne sono accorti e sono intervenuti in tempo, impedendo il proseguo di questo scempio e denunciando i due responsabili (allevatori) e il ruspista. Già, io allevatore, consapevolissimo di essere in zona pluri protetta, decido che devo perdere meno tempo per gli spostamenti e fregandomene anche del grave rischio idrogeologico che innesco con la mia necessità da attuare con mezzi devastanti e su suoli fragili, affido i lavori al ruspista e chissenefrega. Non smetterò mai di dire che il lavoro delle forze dell’Ordine, tutte, è prezioso, e centonove pagina 30 dovrebbero essere molti ma molti di più, ovunque. Sono costretti invece a dividersi, in pochi rispetto alla popolazione e un numero sempre crescente di reati di ogni genere, non potendoli ovviamente perseguire tutti con lo stesso sforzo investigativo necessario. Così come non smetterò mai di dire che servono come l’acqua e il pane più guardie forestali che possano controllare territori lontani dai centri abitati, dove quasi nessuno arriva se non chi ci va per dolo. Al novero di costoro aggiungo i bracconieri, diversi denunciati in questi mesi a fare stragi in aree protette e un grazie è doveroso alla Forestale che con grandi sforzi e pochi numeri, fa l’impossibile per riportare legalità lontano dalla folla urbana e ai Carabinieri che riescono ad andare oltre i tanti problemi dei centri urbani. L’ambiente (e gli animali) non può difendersi, non può rispondere con uguale forza a chi lo danneggia, subisce impotente. Un grazie di cuore a chi lo difende, qualunque sia la divisa, il ruolo, lo sforzo. Grazie. postercommenti LA LETTERA ALFABETO MINIMO Da Papa Francesco ai portaborse DI GIOVANNI MERENDA A come AIDO. Oggi mi sono iscritto all'AIDO, Associazione Italiana per la Donazione di Organi. Mi è sembrata una buona idea. Prendetela in considerazione anche voi. A come americani. Grande scandalo a New York. Pubblicate foto del nuovo sindaco Bill De Blasio mantre mangia la pizza con forchetta e coltello, come del resto faccio io. Secondo loro la pizza può essere mangiata solo con le mani. Ho sempre sostenuto e pure scritto che gli americani quando sono cretini lo sono per davvero. Del resto sono quelli che col 65% credono che la pizza sia una invenzione americana. E sono pure quelli che hanno creduto a Bush quando diceva che Saddam aveva le armi chimiche. B come Berlusconi. Berlusconi ha dichiarato: spero di essere capolista alle europee. Ma non era fuori gioco per la sua condanna come ladro dei nostri soldi? Bastaaaa. Ha pure dichiarato:"Se italiani impareranno a votare bene, sarò al servizio del paese". Ehì, Silviuccio loro, come fai a pensare che gli italiani possano imparare a votare bene? Se cosi fosse non ti avrebbero dato tanti voti in 20 anni. Non essere ipocrita, tu speri che gli italiani si facciano infinocchiare una volta di più. Poi l'ex premier rilancia la sua proposta di riforma: "Solo con la maggioranza assoluta a Fi sarà possibile cambiare l'architettura istituzionale." E qua siamo in piena fantascienza... C come comma 22. Chi di voi conosce il comma 22 quello che dice che chi è pazzo in guerra può essere esentato dal combattimento, ma chi chiede di essere 150 PAROLE DA PALERMO Il mantello dell’invisibilità DI MARIA D’ASARO E’ successo a dicembre, vicino casa mia: uno strattone improvviso e la preziosa valigetta scolastica mi è stata scippata da due ragazzi in ciclomotore. Sono caduta a terra malamente, con braccia e ginocchia un pò doloranti. So che episodi come questi non fanno notizia. Anche perché per fortuna, tranne qualche ematoma, ne sono uscita quasi illesa e con poco danno economico: gli scippatori hanno preso la borsa sbagliata e hanno lasciato quella che custodiva chiavi, soldi e vari documenti. Però l’accaduto mi ha fatto capire due cose, dure da digerire. La prima, piuttosto scontata: a Palermo una donna che cammina a piedi da sola corre dei rischi. La seconda, più triste: sebbene lo scippo sia stato visto da una decina di persone in fila davanti al postamat, nemmeno una si è avvicinata per darmi una mano e dirmi una parola gentile: a Palermo, se non ti conosce nessuno, diventi invisibile. 17 Gennaio 2014 esentato dal combattimento è sano di mente? Grillo dice che questo parlamento non è legittimato a fare una nuova legge elettorale in quanto eletto col porcellum che la Consulta ha dichiarato incostituzionale. E quindi questo parlamento deve essere sciolto. E il prossimo come lo eleggiamo senza una nuova legge elettorale? Sempre col porcellum facendo finta di niente o facendo un sondaggio sul sito di Grillo? E come elezioni in Sardegna. Il M5S ha trovato il modo di evitare una nuova sconfitta elettorale, dopo quelle seguite al loro grande successo alle politiche, alle elezioni regionali in Sardegna. Non partecipando. Geniale. P come Papa Francesco. Io non sono credente e non ho simpatia per le religioni anche quella cattolica, anzi sopratutto per quella cattolica, responsabile insieme alla religione musulmana di milioni di morti nei secoli. E quindi non ho mai avuto simpatia per i Papi (anche se devo confessare di avere avuto un leggero innamoramento quando ero giovane per Giovanni XXIII), anzi. Secondo me anche quelli recenti hanno fatto parecchi danni. E ora arriva un nuovo Papa come Francesco che spiazza me e tante altre persone. Non riuscirà a convertirmi, ma già è riuscito a convincermi che anche un Papa può fare delle belle cose. Diavolo di un uomo! P come Piemonte. Illeggitima la vittoria del centrodestra in Piemonte 4 anni fa. I birichini hanno falsificato le firme per la presentazione di una lista. Quattro anni fa? Con il ricorso che faranno questi avranno governato per l'intera durata del mandato. Non esiste nella giustizia una priorità nell'esaminare i casi? S come Sicilia. Al fascino del portaborse, e del relativo contributo, hanno ceduto anche loro. I grillini siciliani di stanza all'Ars hanno moltiplicato la spesa per i collaboratori esterni: fino al 31 dicembre ne avevano 12, adesso sono 28. Una folla di attivisti e sostenitori di 5stelle ingaggiati a carico della collettività, fra i quali non mancano tre candidati non eletti alle ultime elezioni regionali e amministrative. Eppure gli stessi esponenti di M5S, durante la campagna elettorale dell'autunno 2012, avevano giurato: "Rinunceremo alle indennità". Promesse da marinaio, Grillo è di Genova. ANIMAL HOUSE Presidi, a scuola come gli ad delle grandi società GENTILE PRESIDE, le scrivo in quanto ritengo sia opportuno analizzare quanto accaduto nella scuola da lei diretta e nelle altre scuole superiori (di Messina in particolare). Con un parallelismo tutt’altro che forzato, il suo ruolo potrebbe essere raffrontato con quello dell’Amministratore Delegato di un azienda ad altissima concentrazione di capitale, tipologia ben rara nella regione Siciliana. Una realtà produttiva così importante è stata di fatto abbandonata per tre settimane alla mercé di alcuni studenti, con intenti sicuramente validi, ma con strategie e tattiche operative semplicistiche e inutili. L’attività da lei gestita non può essere interrotta da arbitrarie iniziative che comportano dei danni concreti e irreversibili al processo produttivo che lei avrebbe il dovere di tutelare e garantire. Non speri di trovare appoggio nella politica che guarda a questi ragazzi abbandonati a sè stessi come a un banale bacino di voti da cui attingere alla bisogna. Tenga presente che lei ha l’obbligo e il dovere sociale e morale di mobilitare i genitori e, se questi non danno risposte adeguate, di utilizzare la forza pubblica per impedire situazioni a cui molti magari guarderanno con compiacente accondiscendenza, ma che comportano delle conseguenze rilevanti per i ragazzi che si troveranno a competere su mercati globali altamente competitivi. Orbene, in tutte le realtà serie una siffatta gestione superficiale ed approssimativa comporterebbe l’immediata rimozione dell’Amministratore Delegato; nelle aziende pubbliche è tutto diverso. Sarebbe tuttavia stato quantomeno apprezzabile un tentativo determinato e concreto di ricondurre la struttura a funzionare e “produrre” quanto dovuto: forse anche gli studenti ne avrebbero guadagnato in visibilità delle loro rimostranze. Mi permetto di suggerire ai genitori più attenti e disincantati, che ne avranno la disponibilità economica, di mandare i propri figli a studiare fuori, meglio se dal 40 esimo parallelo in su. Cordiali saluti Un ex studente ANTIBUDDACI DI DINO CALDERONE No tares Vedremo nei prossimi giorni se l'imponente manifestazione di piazza, promossa da alcuni comitati messinesi contro la Tares, si tradurrà in proposte costruttive o, se, si confermerà l'impressione di alcuni, che il ventre profondo della città è sempre quello: un populismo protestatario più disponibile a dire di no che a esprimere sostegno ad azioni positive. La responsabilità dell'attuale giunta comunale non nasce dal problema Tares, su cui poteva fare ben poco, ma da un'errata lettura della realtà locale. L'illusione che la cultura sociale e politica dei messinesi sia cambiata grazie al successo elettorale (Accorinti parlò allora ingenuamente di “svolta culturale epocale”) non produce solo analisi sbagliate, ma induce anche ad azioni illusorie e cattiva comunicazione con i cittadini. Fra chi era presente domenica scorsa davanti a Palazzo Zanca non erano pochi quelli che avevano esultato nella stessa piazza lo scorso giugno per la vittoria di Accorinti. Ma allora, si dirà, cosa è cambiato fra i messinesi nel giro di pochi mesi? Nel profondo probabilmente nulla. Dalle elezioni amministrative del 1946, quando Il Fronte dell'Uomo Qualunque risultò il primo partito cittadino, è sempre stato così, con piccole minoranze attive e qualche intellettuale che si sono percepiti in maniera talmente diversa da tutto il resto (la maggioranza dei messinesi!) da rinchiudersi in se stessi, fino al punto di crogiolarsi in una compiaciuta superiorità morale e culturale. Messina ha bisogno di elite illuminate, ma meno boriose e sicure di sé, con una cultura riformista forte e competente che per poter migliorare alcune cose essenziali (non tutto, per favore, non la rivoluzione totale che se non produce violenze lascia le cose come sono) sappia guardare in maniera spietata alla società così com'è (non come dovrebbe essere!) prima di capire cosa si può fare per poterla realisticamente, almeno in parte, trasformare in una prospettiva di maggiore giustizia e solidarietà. [email protected] DI ROBERTO SALZANO Botti killer, meglio lo spumante Capodanno è un'esplosione di gioia, ma non solo: esplodono, puntuali, i botti. Per molti non sono solamente una passione, ma una vera e propria tradizione. Sono anche un business. Sono soprattutto un pericolo. Il primo giorno di gennaio, mentre ancora in tanti brindano e continuano a fare festa, si contano non pochi feriti, più o meno gravi. Il bilancio si fa ancora più pesante quando si parla di animali. La pericolosità dei petardi ha portato ad adottare misure sempre più severe e parecchie sono state le ordinanze anti-botti ed antirumore nelle città italiane. E forse i primi risultati confortanti sono finalmente arrivati. Qualche giorno fa, l'AIDAA (Associazione Italiana in Difesa degli Animali e dell'Ambiente) ha reso noti i numeri di quest'anno. Le vittime sono diminuite: nel 2013 sessantacinque cani e centoundici gatti, calati nel 2014 centonove pagina 31 rispettivamente a quarantaquattro e settantasei. Dati incoraggianti? Sicuramente, ma va pure ribadito che qualsiasi numero superiore allo zero va considerato comunque troppo alto. C'è stata un'importante inversione di tendenza, ma il percorso da fare è ancora lungo. È inconcepibile che dei festeggiamenti debbano essere segnati da morti assurde e vittime innocenti, perché, mentre gli uomini sono consapevoli dei rischi e vengono colpiti dalla loro stessa incoscienza, gli amici a quattro zampe subiscono l'ostinata idiozia degli esseri umani. Per questo motivo le campagne di sensibilizzazione devono continuare, perché le segnalazioni di animali in fuga ed animali uccisi sono state ugualmente troppe. Fino a quando i bilanci non raggiungeranno lo zero, andrà ricordato e ribadito ogni anno che a Capodanno l'unico scoppio davvero innocuo è quello dei tappi dello spumante.
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