Corso COORDINATORE _La gestione dei rifiuti contenenti amianto

La gestione
dei rifiuti contenenti
amianto
Corso di
Coordinatore addetto alle attività
di rimozione, smaltimento e bonifica dell’amianto
Argomenti del corso
1.Rifiuti: normativa, definizioni, tipologia …;
2.Tecniche di campionamento/analisi dei
materiali contenenti amianto e
campionamenti ambientali;
3.Deposito e accumulo, trasporto e
smaltimento
Argomenti del corso
4.Problematiche legate all’utilizzo dei
materiali alternativi all’amianto.
5.Documentazione: registro carico-scarico,
formulario e MUD
6.SISTRI
7.Iscrizione Albo Gestori Ambientali
1. Rifiuti, normativa,
definizioni, tipologia …;
NORME IN MATERIA AMBIENTALE
Decreto legislativo 152/06 e s.m.i.
Decreto legislativo 205/10
correttivo ed integrativo
Struttura della normativa
D. Lgs. N. 152 del 03.04.2006 e s.m.i.
Norma in materia ambientale
PARTE I
Disposizioni
comuni
PARTE II
Procedure per
VAS,VIA, e AAI
PARTE III
Difesa del suolo – Desertificazione
Tutela acque inquinamento
Gestione risorse idriche
PARTE IV
Gestione rifiuti
Bonifica siti inquinati
PARTE V
Tutela dell’aria
Riduzione emissioni in
atmosfera
PARTE VI
Tutela risarcitoria
contro i danni
dell’ambiente
Decreto legislativo 205/10
Recepimento della direttiva sui rifiuti 2008/98/CE
Il decreto legislativo 3.12.2010 n. 205 apporta
modifiche
alla Parte IV (rifiuti) del d.lgs 152/06
E’ entrato in vigore il 25 dicembre 2010
Campo di applicazione e finalità: art. 177
1.assicurare
1. assicurare un’elevata protezione ambientale
2.recuperare
2. recuperare o smaltire i rifiuti senza pericolo per
la salute umana ed evitando procedureprocedure-metodi
dannosi per l’ambiente
3.applicazione
3. applicazione principi di precauzione,prevenzione,
proporzionalità, responsabilizzazione e
cooperazione
Principi: art. 178
La gestione dei rifiuti è effettuata
conformemente ai principi di precauzione, di
prevenzione, di sostenibilità, di
proporzionalità, di responsabilizzazione e di
cooperazione di tutti i soggetti coinvolti nella
produzione, nella distribuzione, nell'utilizzo e
nel consumo di beni da cui originano i rifiuti,
nonché del principio chi inquina paga.
A tale fine la gestione dei rifiuti e' effettuata
secondo criteri di efficacia, efficienza,
economicità, trasparenza, fattibilità tecnica
ed economica, nonché nel rispetto delle
norme vigenti in materia di partecipazione e
di accesso alle informazioni ambientali.
Responsabilità estesa del produttore
Art. 178 bis
Per ciò che riguarda la responsabilità del produttore di rifiuto,
“il produttore di rifiuto conserva la
responsabilità per l’intera catena di
trattamento” anche quando consegna a
terzi (trasportatore, recuperatore,
smaltitore) i rifiuti.”
Per i soggetti iscritti a SISTRI…
“la responsabilità di ciascun soggetto
è limitata alla rispettiva sfera di
competenza”
stabilita da SISTRI
Per i soggetti non iscritti a SISTRI la
responsabilità si interrompe:
“All’arrivo entro 3 mesi della quarta copia del
FIR controfirmata e datata in arrivo del
destinatario”
“Al conferimento dei rifiuti al servizio pubblico di raccolta”
Criteri di priorità nella gestione dei rifiuti
art.179
a)prevenzione;
b)preparazione per il riutilizzo;
c) riciclaggio;
d) recupero di altro tipo, per esempio il
recupero di energia;
e) smaltimento.
La gerarchia è derogabile solo se questo
è giustificato dal principio di precauzione
sulla base di analisi degli impatti
(ambientale, sanitario, economico,
sociale), della fattibilità tecnica, del
risparmio di risorse
Particolare importanza riveste l’art. 183 sulle
definizioni con alcune importanti novità:
Rifiuto, rifiuto pericoloso,preparazione per il
riutilizzo, deposito temporaneo …
Riutilizzo di prodotti art. 180 bis
“Qualsiasi operazione attraverso la quale
prodotti o componenti che NON sono rifiuti
sono reimpiegati per la stessa finalità”
Il riutilizzo è promosso dalle Pubbliche
amministrazioni anche con incentivi
economici
Preparazione per il riutilizzo: art. 180 bis
E’ un concetto che non esisteva nella norma
precedente:
“Le operazioni di controllo, pulizia,
smontaggio e riparazione attraverso cui
prodotti o componenti di prodotti diventati
rifiuti sono preparati in modo da poter essere
reimpiegati senza altro pretrattamento.
E’ a tutti gli effetti un’operazione sui rifiuti e
quindi come tale deve essere autorizzata.
E’ prevista l’emanazione di:
- Procedure autorizzative semplificate
- Catalogo esemplificativo di prodotti che
possono essere sottoposti alla preparazione al
riutilizzo.
Riciclaggio: art. 181
qualsiasi operazione di recupero attraverso cui
i rifiuti sono trattati per ottenere prodotti,
materiali o sostanze da utilizzare per la loro
funzione originaria o per altri fini.
“
Include il trattamento di materiale organico
ma non il recupero di energia né il
ritrattamento per ottenere materiali da
utilizzare quali combustibili o in operazioni di
riempimento …”
Recupero: art. 181
“qualsiasi operazione il cui principale risultato
sia di permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo
utile, sostituendo altri materiali che sarebbero
stati altrimenti utilizzati per assolvere una
particolare funzione o di prepararli ad assolvere
tale funzione, all'interno dell'impianto o
nell'economia in generale…
L'allegato C della parte IV del presente decreto
riporta un elenco non esaustivo di operazioni
di recupero …”
Le operazioni di recupero devono essere
autorizzate.
Smaltimento: art. 182
“qualsiasi operazione diversa dal recupero
anche quando l'operazione ha come
conseguenza secondaria il recupero di sostanze
o di energia.
L'Allegato B alla parte IV del decreto riporta
un elenco non esaustivo delle operazioni di
smaltimento;
Le operazioni di smaltimento devono essere
autorizzate.
Hanno priorità per l’invio a smaltimento i
rifiuti non recuperabili generati nell’ambito
di attività di riciclaggio o di recupero
(codici 19XXXX)
Rifiuto: art 183
“qualsiasi sostanza od oggetto di cui il
detentore si disfi o abbia l'intenzione o
abbia l'obbligo di disfarsi”
Rifiuto pericoloso: art 183
“rifiuto che presenta una o più caratteristiche
di cui all'allegato i della parte quarta del
decreto”
Definizioni: art 183
ALLEGATO D
Elenco dei rifiuti istituito dalla Decisione della
Commissione 2000/532/CE del 3 maggio 2000.
“…Il presente elenco armonizzato di rifiuti verrà rivisto
periodicamente, sulla base delle nuove conoscenze ed in
particolare di quelle prodotte dall'attività di ricerca, e se
necessario modificato in conformità dell'articolo 39 della
direttiva 2008/98/CE.
L'inclusione di una sostanza o di un oggetto nell'elenco non
significa che esso sia un rifiuto in tutti i casi.
Una sostanza o un oggetto e‘ considerato un rifiuto solo se
rientra nella definizione di cui all'articolo 3, punto 1 della
direttiva 2008/98/CE…”
“…I rifiuti contrassegnati nell'elenco con un asterisco "*"
sono rifiuti pericolosi ai sensi della direttiva 2008/98/CE e ad
essi si applicano le disposizioni della medesima direttiva.
Si ritiene che tali rifiuti presentino una o più caratteristiche
indicate nell'Allegato III della direttiva 2008/98/CE e, in
riferimento ai codici da H3 a H8, H10 e H11 del medesimo
allegato, una o più delle seguenti caratteristiche …”
Come attribuire il codice al rifiuto
•Il Codice Europeo del Rifiuto (C.E.R.) racchiude tutte le tipologie di rifiuti (urbani, speciali non
pericolosi, pericolosi)
•E’ strutturato secondo tre livelli.
•Il C.E.R. si compone di sei cifre 00.00.00.
•Ogni coppia di cifre indica un livello di appartenenza
1° livello: attività principale generatrice di rifiuti;
2° livello: tipologia del processo all’interno dell’attività generatrice dei rifiuti;
3° livello: descrizione della specifica tipologia di rifiuto generato.
TIPO DI ATTIVITA’
PROCESSO DI LAVORAZIONE
TIPOLOGIA DI RIFIUTO
00 . 00 . 00
Se il rifiuto è contrassegnato con un asterisco è PERICOLOSO
CER 17.00.00
RIFIUTI DELLE OPERAZIONE DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONE
(COMPRESO IL TERRENO PROVENIENTE DA SITI CONTAMINATI)
CER 17.06.00
MATERIALE ISOLANTE E MATERIALE DA COSTRUZIONE CONTENENTE
AMIANTO
CER 17.06.01* (pericoloso) materiali isolanti contenenti amianto (pannelli bassa densità,
amianto spruzzato, fanghi, imballi contaminati)
CER 17.06.05* (pericoloso) materiali da costruzione contenenti amianto (cemento-amianto,
pavimentazioni viniliche)
Art. 187 - Divieto di miscelazione di rifiuti pericolosi
E’ vietato miscelare :
-Rifiuti pericolosi con non pericolosi
-Rifiuti aventi diverse categorie di pericolo
-Rifiuti al fine di diluire le sostante
pericolose
Può esserci presenza di amianto negli
aggregati riciclati?
….. Articolo diritto ambiente (allegato)
2. Tecniche di
campionamento / analisi
dei materiali contenenti
amianto
e campionamenti
ambientali;
Se il materiale è in buone condizioni e non viene
manomesso, è estremamente improbabile che esista un
pericolo apprezzabile di rilascio di fibre di amianto.
Se invece il materiale viene danneggiato per interventi di
manutenzione o per vandalismo, si verifica un rilascio di
fibre che costituisce un rischio potenziale.
Se il materiale è in cattive condizioni, o se è altamente
friabile, le vibrazioni dell´edificio, i movimenti di
persone o macchine, le correnti d´aria possono causare
il distacco di fibre di amianto scarsamente legate al resto
del materiale.
I campionamenti sono di diverso tipo:
Personali (ricerca delle fibre aerodisperse)
Ambientali indoor/outdoor
(ricerca di fibre aerodisperse)
Materiali in massa
(ricerca presenza e/o concentrazione di amianto)
… campionamenti personali per la tutela del lavoratore
Si effettua prelevando l´aria attraverso un campionatore
personale, indossato da un soggetto mentre svolge le attività
abitudinarie.
Il campionatore è costituito da una pompetta che preleva quantità
note di aria nel tempo e assorbe gli inquinanti aereo dispersi con
idonei sistemi di fissaggio.
Tale modalità è utilizzata per misurare l´esposizione media
dell´individuo alle diverse sostanze.
Le modalità operative per effettuare il campionamento prevedono:
-campionamento personale con sistemi di prelievo a flusso costante su filtri di esteri di
cellulosa con porosità 0.8 µm
-durata dei prelievi subordinata alla polverosità presente nell´ambiente
-ambienti di lavoro: D.Lgs 81/2008 e valore limite pari a 0.1 ff/cc = 100ff/L misurate come
media ponderata in un tempo di riferimento di otto ore. Metodo OMS 1997
Quando fare i monitoraggi ambientali?
…per campionare l’ambiente esterno
… per campionare l’aria dopo il crollo di una
copertura
Viene utilizzato per la determinazione delle fibre aerodisperse.
Si effettua prelevando l´aria nei luoghi oggetto di analisi.
E´ molto utile per identificare le scelte di bonifica e per testarne l´efficacia.
Le modalità operative per effettuare il campionamento prevedono:
•campionamenti ambientali a 1.6 mt dal suolo
•campionatori a flusso costante
•filtri di esteri di cellulosa e policarbonato con porosità di 0.8 µm
•durata dei prelievi compresa tra 4 - 8 ore
•ambienti di vita: D.M. 06/09/1994 con valori guida pari a 20ff/L in MOCF o 2ff/L in SEM
con micranalisi
…durante l'intervento di bonifica di amianto in matrice friabile
Dovrà essere garantito a carico del committente dei lavori un monitoraggio ambientale delle fibre
aerodisperse nelle aree circostanti il cantiere di bonifica al fine di individuare tempestivamente un'eventuale
diffusione di fibre di amianto nelle aree incontaminate.
Il monitoraggio deve essere eseguito quotidianamente dall'inizio delle operazioni di disturbo dell'amianto
fino alle pulizie finali.
Devono essere controllate in particolare:
- le zone incontaminate in prossimità delle barriere di
confinamento;
- l'uscita del tunnel di decontaminazione o il locale
incontaminato dello spogliatoio.
Campionamenti sporadici vanno effettuati all'uscita degli estrattori, all'interno dell'area di lavoro
e durante la movimentazione dei rifiuti.
I risultati devono essere noti in tempo reale o, al massimo, entro le 24 ore successive.
Per questo tipo di monitoraggio si adotteranno tecniche analitiche di MOCF.
Il campionatore deve essere posizionato ad altezza d’uomo.
Sono previste due soglie di allarme:
Preallarme - Si verifica ogni qual volta i
risultati dei monitoraggi effettuati all'esterno
dell'area di lavoro mostrano una netta tendenza
verso un aumento della concentrazione di fibre
aerodisperse;
Allarme - Si verifica quando la concentrazione
di fibre aerodisperse supera il valore di 50 ff/l.
Lo stato di preallarme prevede le seguenti procedure:
- sigillatura di eventuali montacarichi (divieto di entrata e di uscita);
- sospensione delle attività in cantiere e raccolta di tutto il materiale rimosso;
- ispezione delle barriere di confinamento;
- nebulizzazione all'interno del cantiere e all'esterno nella zona dove si e' rilevato
l'innalzamento della concentrazione di fibre;
- pulizia impianto di decontaminazione;
- monitoraggio (verifica).
Lo stato di allarme prevede le stesse procedure di preallarme, più:
-
comunicazione immediata all'autorità competente;
sigillatura ingresso impianto di decontaminazione;
accensione estrattore zona esterna;
nebulizzazione zona esterna con soluzione incollante;
pulizia pareti e pavimento zona esterna ad umido con idonei materiali;
monitoraggio.
… per la certificazione della restituibilità di ambienti bonificati
•Le operazioni di certificazione di restituibilità di ambienti bonificati dall'amianto, effettuate per assicurare
che le aree interessate possono essere rioccupate con sicurezza, dovranno essere eseguite da funzionari della
Asl competente.
•Le spese relative al sopralluogo ispettivo ed alla determinazione della concentrazione di fibre aerodisperse
sono a carico del committente i lavori di bonifica.
I principali criteri da seguire durante la certificazione sono:
assenza di residui di materiali contenenti amianto entro l'area bonificata;
assenza effettiva di fibre di amianto nell'atmosfera compresa nell'area bonificata.
•Per la verifica di questi criteri occorre seguire una procedura che comporta l'ispezione visuale preventiva e
quindi il campionamento dell'aria che deve avvenire operando in modo opportuno per disturbare le superfici
nell'area interessata (campionamento aggressivo).
•Il campionamento dell'aria può avvenire solo se l'area è priva di residui visibili di amianto
•L'esperienza ha mostrato che durante le operazioni di certificazione i livelli di concentrazione di amianto
molto raramente superano i valori limite indicati nelle varie normative vigenti nazionali e internazionali.
Prima di procedere alla ispezione visuale tutte le superfici all'interno dell'area operativa
bonificata devono essere adeguatamente asciutte.
L'ispezione visuale deve essere quanto più accurata possibile e deve comprendere non solo i
luoghi e le superfici a vista, ma anche ogni altro luogo parzialmente o completamente nascosto,
anche se di piccole dimensioni (quali angoli, rientranze, sporgenze sulle pareti, sul soffitto e sul
pavimento).
L'ispezione deve essere condotta dopo la rimozione dei teli in polietilene utilizzati durante la
bonifica ma mentre l'area è ancora confinata (prima della rimozione delle barriere, dell'unità di
decontaminazione e della sigillatura di porte, finestre e impianto di ventilazione).
I sigillanti devono essere usati, ma solo dopo l'ispezione e prima del campionamento aggressivo
finale, per incapsulare residui di amianto presenti in luoghi difficilmente accessibili o
difficilmente praticabili.
Il campionamento aggressivo comporta il disturbo con mezzi
meccanici di tutte le superfici accessibili, di regola iniziando
da quelle verticali e quindi operando su quelle orizzontali.
Può essere utile mantenere negli ambienti interessati l'aria in
movimento, creando anche una omogeneizzazione della
concentrazione, mediante ventilatori di potenza ridotta.
Poichè tali operazioni provocano la diffusione di fibre nell'atmosfera, è importante che siano
predisposte tutte le misure necessarie per la protezione degli operatori e per il controllo della
eventuale fuoriuscita di polvere.
Le operazioni di disturbo debbono iniziare contemporaneamente alla partenza degli apparecchi di
campionamento.
Effettuare, indicativamente, due campionamenti per superfici fino a 50 m², almeno tre campionamenti per
superfici fino a 200 m², un ulteriore campionamento ogni 200 m² in più. Per aree bonificate maggiori di 600
m² si può usare un numero di campioni minore. Nel caso di ambienti con molte stanze separate può essere
necessario effettuare misure in ogni stanza.
Criteri per la certificazione della restituibilità:
- I locali dovranno essere riconsegnati a conclusione dei lavori di bonifica con certificazioni finali attestanti
che: sono state eseguite, nei locali bonificati, valutazioni della concentrazione di fibre di amianto
aerodisperse mediante l'uso della microscopia elettronica in scansione;
- E’ presente, nei locali stessi, una concentrazione media di fibre aerodisperse non superiore alle 2 ff/l.
… in base a quanto stabilito dal Decreto Legislativo
n°81/2008
TITOLO IX - SOSTANZE PERICOLOSE
Capo III:
Protezione dai rischi connessi all'esposizione all'amianto
Art. 253.
Controllo dell'esposizione
•
Il datore di lavoro deve effettuare periodicamente la misurazione della concentrazione di fibre
di amianto nell'aria del luogo di lavoro. I risultati delle misure sono riportati nel documento di
valutazione dei rischi.
•
Il campionamento deve essere rappresentativo dell'esposizione personale del lavoratore alla
polvere proveniente dall'amianto o dai materiali contenenti amianto.
•
I campionamenti sono effettuati previa consultazione dei lavoratori ovvero dei loro
rappresentanti.
•
Il prelievo dei campioni deve essere effettuato da personale in possesso di idonee qualifiche.
•
La durata dei campionamenti deve essere tale da consentire di stabilire un'esposizione
rappresentativa,
•
Il conteggio delle fibre di amianto e' effettuato di preferenza tramite microscopia a contrasto
di fase,
Art. 254.
Valore limite
•
Il valore limite di esposizione per l'amianto e' fissato a 0,1 fibre per centimetro cubo di aria,
misurato come media ponderata nel tempo di riferimento di otto ore.
•
I datori di lavoro provvedono affinchè nessun lavoratore sia esposto a una concentrazione di
amianto nell'aria superiore al valore limite.
•
Quando il valore limite fissato al comma l viene superato, il datore di lavoro individua le
cause del superamento e adotta il più presto possibile le misure appropriate per ovviare alla
situazione.
•
Il lavoro può proseguire nella zona interessata solo se vengono prese misure adeguate per la
protezione dei lavoratori interessati.
•
Se l'esposizione non può essere ridotta con altri mezzi e' necessario l'uso di un dispositivo di
protezione individuale delle vie respiratorie con fattore di protezione operativo tale da
garantire tutte le condizioni previste dall'articolo 251,
… durante attività di rimozione eternit, se in posti “sensibili”
VANTAGGI
MOCF
MICROSCOPIA
ELETTRONICA
Costi limitati
Tempi rapidi
Metodica ben
standardizzata
Alto potere risolutivo
Identificazione univoco delle
fibre di amianto e del tipo
mineralogico
Costi elevati
Tempi relativamente lunghi
SVANTAGGI
INDICAZIONI
Ambiente di lavoro
Ambienti di vita
Ambiente esterno
Analisi
delle fibre aereo disperse
•
L'analisi delle fibre aerodisperse si effettua allo scopo di determinare la
concentrazione di amianto presente nell'aria in un determinato ambiente. L'analisi
viene eseguita campionando volumi noti di aria che, nell'apparecchiatura di
prelievo, passa attraverso un filtro a membrana sul quale si depongono tutte le
particelle in sospensione.
•
E' questo filtro che viene successivamente sottoposto ad analisi mediante tecniche
di microscopia, in base alle quali viene identificato e contato il numero di fibre che
vi è rimasto depositato. Tale numero assoluto viene quindi diviso per il volume di
aria che è stato campionato al momento del prelievo.
•
Il risultato finale viene espresso in termini di numero di fibre per unità di volume
di aria. Allo scopo di evitare di maneggiare numeri con troppi decimali l'unità di
volume di aria impiegata può essere il centimetro cubo (o millilitro), oppure il litro,
oppure il metro cubo in relazione all'ordine di grandezza della concentrazione.
•
Per l'analisi del filtro è possibile avvalersi sia della microscopia ottica (MOCF),
sia della microscopia elettronica (SEM o TEM).
•
Anche in questo caso la MOCF rappresenta il metodo più accessibile per quanto
riguarda i costi e la disponibilità di laboratori; tuttavia non consente
l'identificazione certa delle fibre di amianto
•
Una seconda limitazione consiste nell'elevata variabilità associata alla misura
numerica della concentrazione di fibre, soprattutto a concentrazioni molto basse.
TIPOLOGIE MICROSCOPI
• Microscopia ottica a contrasto di fase (MOCF);
• Microscopia elettronica a scansione (SEM);
• Microscopia elettronica a trasmissione (TEM).
•
La MOCF è di gran lunga la tecnica più diffusa ed accessibile, anche sotto il profilo dei
costi; tuttavia è anche quella che presenta i limiti maggiori, in quanto ha un minore
potere risolutivo e una minore profondità di campo.
Questo significa che non permette di rilevare le fibre di dimensioni più piccole, come pure
che non consente di individuare con esattezza le fibre che sul preparato sono disposte in
posizione inclinata rispetto al piano immagine del microscopio.
•
Inoltre con la MOCF non è possibile riconoscere le fibre d'amianto in maniera univoca
ed oggettiva (le fibre vengono riconosciute a vista dal tecnico analista in base alle
caratteristiche dimensionali e morfologiche).
Questo può portare ad errori anche sistematici in caso di campioni eterogenei, costituiti da
materiali fibrosi di diversa natura e / o con basso contenuto in amianto.
•
La MOCF da sola non permette di distinguere il tipo di fibre di amianto, se non grazie
all' esperienza del tecnico analista.
Per poter identificare qualitativamente le fibre bisogna ricorrere alla tecnica di dispersione
cromatica, secondo la quale l'osservazione in MOCF viene effettuata immergendo il
campione in un liquido ad alta dispersione, che provoca fenomeni di rifrazione della luce
diversi per ciascun tipo mineralogico di amianto.
•
Le tecniche di microscopia elettronica hanno un potere di risoluzione molto più alto, una
profondità di campo maggiore dello spessore del preparato e possono quindi rilevare anche
fibre estremamente piccole in concentrazioni molto basse.
•
La microscopia elettronica consente inoltre di identificare in maniera univoca le fibre di
amianto (nella SEM con la micro analisi a raggi x e nella TEM con la diffrazione elettronica
e la microanalisi a raggi x).
LA MICROSCOPIA OTTICA
-
In tutti i microscopi vale il principio secondo cui lenti particolari ingrandiscono
l'immagine sino a renderne ben visibili i dettagli della struttura.
-
Oltre all’ingrandimento, tuttavia, è importante la risoluzione, cioè la capacità di
mostrare due punti adiacenti come distinti.
-
Sebbene, in linea di principio, l’ingrandimento possa essere aumentato a piacere, la
risoluzione è invece limitata e dipende dalle caratteristiche fisiche delle luce.
-
Pertanto è la risoluzione e non l’ingrandimento che in definitiva determina i limiti
di ciò che siamo in grado di vedere al microscopio.
- La risoluzione del microscopio
ottico si aggira intorno a 0,2 µm
(0,2 micrometri o 200 nanometri)
Ingrandimento e risoluzione
•
L’ingrandimento del microscopico è dato dal prodotto degli ingrandimenti rispettivamente
degli obiettivi e degli oculari.
•
Il valore massimo di ingrandimento ottenibile con un microscopio ottico composto è di circa
1500 volte.
•
La risoluzione delle lenti conferisce questo limite; infatti, il potere risolutore è una funzione
delle lunghezza d’ onda della luce usata e costituisce una proprietà caratteristica dell’obiettivo,
conosciuta come apertura numerica (una misura dell’abilità di catturare la luce).
•
In linea generale, c'e una stretta corrispondenza tra apertura numerica e ingrandimento: le
lenti a forte ingrandimento possiedono generalmente un valore più alto di apertura numerica
(esso è riportato sulla lente accanto a quello dell'ingrandimento).
•
Il diametro dell’oggetto più piccolo in grado di essere risolto è uguale a 0,5 λ/apertura
numerica, dove λ è la lunghezza della luce usata. Tenendo in considerazione questa formula,
il potere risolutore del microscopio è maggiore quando per illuminare il campione viene usata
una luce nello spettro del blu e l’obiettivo ha un’apertura numerica elevata.
LA MICROSCOPIA ELETTRONICA
• I microscopi elettronici trovano ampio impiego nello studio dei dettagli strutturali
della cellula.
• Per lo studio della struttura interna è fondamentale l’uso del microscopio elettronico
a trasmissione (TEM). In esso un fascio di elettroni sostituisce la radiazione
luminosa e le lenti sono costituite da elettromagneti; tutto il sistema opera in alto
vuoto.
• Il potere risolutore del microscopio elettronico è molto più elevato di quello del
microscopio ottico, e ciò consente di visualizzare anche strutture molecolari quali
proteine e acidi nucleici. Il fascio di elettroni non ha però un elevato potere di
penetrazione, tanto che anche una singola cellula è troppo spessa per essere
visualizzata direttamente.
• Sezioni, estremamente sottili (20-60 nm) e possono essere esaminate
individualmente al microscopio elettronico.
La microscopia elettronica a
scansione
•
In alternativa è possibile usare il microscopio elettronico
a scansione (SEM).
•
Il campione viene ricoperto da un sottile strato di un
metallo pesante, come per esempio l'oro. Un fascio di
elettroni diretto contro la superficie del campione ne
effettua la scansione con movimento regolare. Gli
elettroni dispersi dal metallo vengono raccolti e
utilizzati per produrre immagini su schermo.
•
Nel SEM è possibile osservare campioni di dimensioni
anche piuttosto grandi e la profondità di fuoco è molto
elevata.
•
Si possono ottenere ingrandimenti che vanno da 15X a
oltre 100.000X, ma si può visualizzare solo la superficie
di un oggetto. Tutti i microscopi elettronici sono dotati
di apparecchiature fotografiche per la registrazione delle
immagini; le fotografie così ottenute sono dette
micrografie elettroniche.
MOCF
SEM
TEM
DATI OTTENIBILI
Morfologia delle
fibre
Morfologia e
composizione
chimica delle fibre
Morfologia,
composizione
chimica e struttura
cristallina delle fibre
POTERE RISOLUTIVO
0,2 µm
5 nm
0,2 nm
INGRANDIAMNTO DI
LAVORO
500
2.000
10.000
RISOLUZIONE
ANALITICA
0,3 µm
5 nm
1-2 nm
RICONIOSCIMENTO
DELLA VARIETA’
MINERALOGICA
DELLE FIBRE
Tecnica di
dispersione
cromatica
Microanalisi a raggi
X
Diffrazione
elettronica e
microanalisi a raggi
X
VANTAGGI
MOCF
MICROSCOPIA
ELETTRONICA
Costi limitati
Tempi rapidi
Metodica ben
standardizzata
Alto potere risolutivo
Identificazione univoco delle
fibre di amianto e del tipo
mineralogico
Costi elevati
Tempi relativamente lunghi
SVANTAGGI
INDICAZIONI
Ambiente di lavoro
Ambienti di vita
Ambiente esterno
TIPO DI AMBIENTE
TIPO DI
CAMPIONAMENTO
METODO
ANALITICO
AMBIENTE DI LAVORO
(valutazione esposizione
lavoratori)
Personale
MOCF
AMBIENTE DI VITA
CONFINATO
(valutazione di inquinamento
in atto)
Ambientale
SEM (preferibile)
MOCF
CONTROLLO CANTIERE DI
BONIFICA
Ambientale
MOCF
RESTITUIBILITA’ AMBIENTI
BONIFICATI
Ambientale
SEM
AMBIENTE ESTERNO
Ambientale
SEM-TEM
Tecniche di
campionamento ed analisi
dei materiali in amianto
CAMPIONI DI MASSA
Qualora all´interno dell´edificio siano presenti materiali nei quali si
sospetta la presenza amianto, occorrerà procedere alla raccolta di un
campione (porzione) del materiale e alla sua analisi da parte di un
laboratorio abilitato, evitando interventi distruttivi che possono
determinare una contaminazione degli ambienti circostanti.
Le modalità operative per effettuare il campionamento sono indicate
nel DM 06/09/1994
CAMPIONI DI MASSA
I materiali da campionare vanno selezionati in modo prioritario fra quelli che
presentano:
1) Friabilità e cattivo stato di conservazione.
2) Facile accesso o mancanza di rivestimenti e di mezzi di confinamento.
3) Suscettibilità di facile danneggiamento e conseguente possibilità di
rilascio di fibre nell'ambiente.
4) Possibilità di frequenti manomissioni.
5) Frequenti interventi di manutenzione.
Le modalità operative del campionamento possono essere schematicamente
riassunte come segue:
1)
Acquisizione di documentazione fotografica a colori la più rappresentativa possibile del
materiale da campionare, che ne evidenzi la struttura macroscopica e l'ubicazione rispetto
all'ambiente potenzialmente soggetto a contaminazione.
2)
Dotazione di adeguati mezzi personali di protezione, quali maschere contro polveri e guanti
da non più riutilizzare.
3)
Impiego di strumenti adeguati che non permettano dispersione di polvere o di fibre
nell'ambiente, e che consentano il minimo grado di intervento distruttivo, quali pinze,
tenaglie, piccoli scalpelli, forbici, cesoie, ecc. Evitare, quindi trapani, frese, scalpelli
grossolani, lime, raspe e simili.
4) Prelievo di una piccola aliquota del materiale, che sia
sufficientemente rappresentativo e che non comporti
alterazioni significative dello stato del materiale in sito.
5)
Inserimento immediato del campione in una busta di plastica ermeticamente sigillabile.
6)
Segnalazione del punto di prelievo sul materiale mediante apposizione di un contrassegno
indicante data, modalità e operatore.
7)
Riparare con adeguati sigillanti il punto di prelievo e pulire accuratamente con panni umidi
eventuali residui sottostanti.
8)
Compilazione di una scheda di prelievo, con tutte le informazioni necessarie, da allegare al
campione.
9)
Trasmissione diretta del campione, della scheda di prelievo e della documentazione
fotografica al Centro incaricato delle analisi.
TRASMISSIONE DI CAMPIONI MASSIVI POTENZIALMENTE CONTENENTI AMIANTO
(es: LABORATORIO VEDANI ITALSAE)
Ai fini della trasmissione al Laboratorio Vedani Italsae dei campioni da analizzare, è necessario attenersi
alle seguenti prescrizioni:
- Il campione da analizzare deve essere posto in imballi metallici o plastici che non sono suscettibili di
rompersi o di essere facilmente perforati.
- Il campione, sigillato come sopra descritto, deve essere quindi posto in un sacchetto di plastica con chiusura
a cerniera e confezionato in una busta imbottita (con bolle) o in una piccola e robusta scatola.
- Il modulo di prelievo deve essere compilato per ogni campione e trasmesso avendo cura di tenerlo separato
dal campione stesso.
Oltre a quanto già dettagliato sopra riguardo le modalità di confezionamento, riportiamo di seguito gli
adempimenti richiesti per il trasporto con vettore, graduati in base alla situazione peggiorativa,
indipendentemente dal fatto che la presenza di amianto sia effettivamente comprovata a seguito delle analisi
di laboratorio.
Sui due lati dell’imballo occorre riportare un rombo entro il quale deve comparire la marchiatura
UN 25921, del formato e delle dimensioni conformi a quanto prescritto dal trattato
Nel documento di trasporto (D.D.T.) riportare la dicitura “inferiore a Kg 1 - LQ272– merce in
quantità limitata”.
Vedani Italsae offre gratuitamente alla Clientela l’apposito Kit Confezionamento Campioni di
Massa, preparato in conformità con quanto prescritto dal trattato ADR.
Altre metodologie di campionamento ed
analisi dei materiali:
VALUTAZIONE DELLO STATO DI DEGRADO DI UNA
COPERTURA IN CEMENTO-AMIANTO
• Cosa fare quando siamo chiamati a valutare lo
stato di degrado di una copertura ( o altro
materiale contenete amianto)????
• Cosa fare quando siamo chiamati a valutare il
rischio di dispersione di fibre di amianto da un
materiale????
I PRINCIPALI PARAMETRI DA RILEVARE ATTRAVERSO L’ISPEZIONE
VISIVA SONO:
1. la friabilità del materiale: la matrice si sgretola facilmente dando luogo a
liberazione di fibre;
2. le condizioni della superficie: evidenza di crepe, rotture, sfaldamenti;
1.
l’integrità della matrice: evidenza di aree di corrosione della
matrice con affioramento delle fibre di amianto;
2.
i trattamenti protettivi della superficie della copertura: verniciatura,
incapsulamento, ecc….;
3.
lo sviluppo di muffe e/o licheni sulla superficie;
1.
la presenza di materiale pulverulento in
corrispondenza di scoli d’acqua e nella gronda;
2.
la presenza di materiale pulverulento aggregato in
piccole stalattiti in corrispondenza dei punti di
gocciolamento.
COME VALUTARE IL DEGRADO
ED IL TIPO DI BONIFICA PIÙ IDONEA?
• Se il manufatto in cemento amianto osservato presenta
danni evidenti ed indiscutibili (crepe, fessure evidenti,
rotture) ossia se la superficie interessata dal
danneggiamento supera il 10% dell’estensione, si procede
alla bonifica come indicato dal D.M. 6 Settembre 1994;
• Se il danno è meno evidente e la superficie appare integra
all’ispezione visiva, è necessario quantificare lo stato di
conservazione
attraverso l’applicazione dell’indice di
degrado, presenza di sfaldamenti, crepe e rotture;
INDICE DI DEGRADO PER LA VALUTAZIONE
DELLO STATO DI CONSERVAZIONE DELLE COPERTURE IN
CEMENTO AMIANTO I.D. (Linee guida amianto 8/6777 R.L.)
•
•
•
E) VENTILAZIONE, si dà valore
1
la copertura non si trova in prossimità di bocchette di ventilazione o flussi d’aria
2
la copertura si trova in prossimità di bocchette di ventilazione o flussi d’aria
•
•
•
F) LUOGO DI VITA / LAVORO , si dà valore
1
copertura non visibile dal sotto (presenza di controsoffitto e/o soletta)
2
copertura a vista dall’interno
•
•
•
G) DISTANZA DA FINESTRE/BALCONI/TERRAZZE, si dà valore
1
se la copertura è distante più di 5 m. da finestre/terrazze/balconi
2
se vi sono finestre/terrazze/balconi prospicenti ed attigue
•
•
•
H) AREE SENSIBILI, si dà valore
1
assenza, nel raggio di 300 m, di aree scolastiche/luoghi di cura
3
vicinanza ad aree scolastiche/luoghi di cura
•
•
•
•
•
I) VETUSTA’ (in anni) fattore moltiplicatore, si dà valore
2
se la copertura è stata installata dopo il 1990
3
se la copertura è stata installata tra il 1980 e il 1990
4
se la copertura è installata prima del 1980
Nel caso sia difficoltoso risalire alla vetustà della copertura in cemento amianto si farà
riferimento alla data di realizzazione dell’edificio.
INDICE DI DEGRADO PER LA VALUTAZIONE
DELLO STATO DI CONSERVAZIONE DELLE COPERTURE IN
CEMENTO AMIANTO I.D. (Linee guida amianto 8/6777 R.L.)
I.D. = (A+B+C+D+E+F+G+H ) x I (vetustà)
RISULTATO:
1) VALORE INFERIORE O UGUALE A 25:
Nessun intervento di bonifica.
E’ prevista la valutazione dell’indice di
degrado con frequenza biennale
2) VALORE COMPRESO TRA 25 e 44:
anni
Esecuzione della bonifica* entro 3
3) VALORE UGUALE O MAGGIORE A 45 :
Rimozione della copertura entro i
successivi 12 mesi
Metodo UNI 10608
•
Il metodo, definito “a strappo”, consente di misurare la quantità di fibre di amianto libere o
facilmente liberabili presenti sulla superficie di lastre ondulate o piane.
•
Si tratta di un metodo pratico ed oggettivo per la valutazione dello stato di degrado
della superficie delle lastre ondulate e piane di fibrocemento contenente amianto, fabbricate
inglobando fibre di amianto in una matrice cementizia.
•
Il giudizio può essere utilizzato ai fini della normativa vigente.
•
Lo stato di degrado si valuta pesando la quantità di materiale (fibre e matrice) che rimane
aderente ad un nastro adesivo standardizzato che si applica alla superficie in esame (un nastro
comunemente reperibile, adatto agli scopi della norma, è il nastro 3M 395 della 3M Italia).
•
La superficie della lastra su cui effettuare la prova deve essere asciutta (convenzionalmente è
asciutta una lastra sulla quale non ha piovuto per 48 ore).
•
Sulla superficie della lastra non deve essere fatta alcuna operazione di pulizia, spazzolatura od
altro.
•
Occorre evitare di effettuare le prove su lastre con significativa presenza di muffe, muschio o
licheni.
•
Se ciò non fosse possibile, si deve applicare il nastro adesivo sulla lastra ed effettuare lo
strappo del nastro con la conseguente asportazione della muffa o del muschio, quindi
applicare un nuovo nastro ed utilizzarlo per la prova.
•
Nel caso in cui l’esecuzione della prova avvenga in laboratorio, le lastre prelevate dalla
copertura devono essere condizionate nell’ambiente del laboratorio per almeno 48 ore.
•
Per ogni prova si devono utilizzare tre spezzoni di nastro, applicati sulla stessa lastra o su
lastre diverse (il nastro deve essere misurato con la precisione di 1 mm).
•
Se le lastre sono ondulate si applica il nastro trasversalmente alle onde per uno sviluppo pari a
due onde complete (evitando la sovrapposizione di testata, cioè la parte della lastra che
rimaneva sotto l’altra).
•
Se la lastra è piana il nastro viene posto parallelamente ad uno dei due lati (sempre evitando la
zona di sovrapposizione) per un tratto di almeno 20 cm.
•
Con uno strappo non violento si toglie il nastro e lo si ripiega su se stesso per non perdere il
materiale asportato.
• La prova è valida se la
differenza tra i singoli
pesi (sensibilità della
bilancia ± 1 mg) e la loro
media non supera il 20 %
(in caso contrario si
devono ripetere le prove).
• Correlazione tra la massa
del materiale (media
aritmetica di tre prove)
distaccato e lo stato della
superficie delle lastre:
mg / cm2
Stato della superficie
0 - 0,5
Ottimo
0,51- 1,00
Buono
1,01 - 2,0
Scadente
> 2,01
Pessimo
3. Deposito, accumulo,
trasporto e smaltimento
Le fasi che interessano i rifiuti sono:
Deposito temporaneo = fase immediatamente successiva alla
produzione, in attesa del conferimento a smaltimento;
Trasporto = fase di trasferimento dal luogo di detenzione ad altro
luogo (ove venga attuata una fase di gestione del rifiuto) all'esterno
dell'insediamento di detenzione;
Smaltimento = intervento finale sul RCA; comprendente quindi
tutte le varie fasi successive al trasporto (ulteriore deposito,
smaltimento, recupero).
Il criterio ispiratore delle norme speciali in tema di RCA sembra
essere "movimentare il meno possibile".
Confezionamento dei rifiuti contenenti
amianto
D.M. 6 settembre 1994:
Le lastre smontate, bagnate su entrambe le superfici, devono essere
accatastate e pallettizzate in modo da consentire un'agevole
movimentazione con i mezzi di sollevamento disponibili in cantiere.
I materiali in cemento-amianto rimossi devono essere chiusi in
imballaggi non deteriorabili o rivestiti con teli di plastica sigillati.
Eventuali pezzi acuminati o taglienti devono essere sistemati in modo
da evitare lo sfondamento degli imballaggi.
I rifiuti in frammenti minuti devono essere raccolti al momento della
loro formazione e racchiusi in sacchi di materiale impermeabile non
deteriorabile immediatamente sigillati.
Tutti i materiali di risulta devono essere etichettati a norma di legge.
Etichettatura dei rifiuti contenenti
amianto
Etichettatura dei rifiuti contenenti
amianto
DPR 215 del 24/05/1988
ALLEGATO 2 - DISPOSIZIONI PARTICOLARI RELATIVE ALL'ETICHETTATURA
DEI PRODOTTI CONTENENTI AMIANTO
I prodotti contenenti amianto o il loro imballaggio devono essere muniti
dell'etichetta definita in appresso:
a) l'etichetta conforme al modello sotto indicato deve avere almeno 5 cm di
altezza e 2,5 cm di lunghezza;
b) essa è divisa in due parti:
1. la parte superiore (h1 - 40% H) contiene la lettera "a" in bianco su fondo
nero;
2. la parte inferiore (h2 - 60% H) contiene il testo tipo in bianco e/o nero su
fondo rosso chiaramente leggibile;
Deliberazione del Comitato Interministeriale 27 Luglio 1994
Trasporto dei rifiuti tossici e nocivi:
• Sui contenitori dei rifiuti tossici e nocivi - colli o mezzi di trasporto oltre alle etichettature previste dalle norme Adr
devono essere in ogni caso apposti:
- sui mezzi di trasporto, una targa di metallo di lato di cm 40, a fondo giallo, recante la lettera R di colore nero, alta
cm 20, larga cm 15, con larghezza del segno di cm 3. La targa va posta sulla parte posteriore del veicolo, a destra ed
in modo da essere ben visibile;
- sui colli, una etichetta inamovibile o un marchio a fondo giallo aventi le misure di cm 15 × 15, recanti la lettera R di
colore nero, alta cm 10, larga cm 8, con larghezza del segno di cm 1,5.
I colori delle targhe, delle etichette e dei marchi devono essere indelebili e rispondenti alle caratteristiche cromatiche
stabilite dalle norme Uni.
Deposito temporaneo
Il “deposito temporaneo” è definito all’articolo 10 comma 1
lett. bb dello stesso D. Lgs. 205/2010 come “…
raggruppamento dei rifiuti effettuato, prima della raccolta, nel
luogo in cui gli stessi sono prodotti” a precise condizioni
NON NECESSITA DI AUTORIZZAZIONE MA
DEVE RISPETTARE ALCUNE CONDIZIONI
Deposito temporaneo
Si distinguono due diversi casi di deposito, i quali
differiscono solo per il regime amministrativo che li
legittima:
Deposito temporaneo
Deposito preliminare (stoccaggio).
•Il deposito temporaneo può esistere finché esiste il
cantiere, in quanto è il deposito presso il luogo ove sono
prodotti i rifiuti.
•Raggruppamento dei rifiuti effettuato, prima della raccolta,
nel luogo in cui gli stessi sono prodotti.
•Vi sono pertanto limitazioni spaziali e temporali.
•Quando cessa il cantiere i rifiuti devono essere conferiti a
smaltimento, altrimenti si può parlare di deposito
incontrollato, con le ovvie conseguenze sanzionatorie.
1) i rifiuti contenenti gli inquinanti organici persistenti di cui
al regolamento (CE) 850/2004, e successive modificazioni,
devono essere depositati nel rispetto delle norme tecniche che
regolano lo stoccaggio e l’imballaggio dei rifiuti contenenti
sostanze pericolose e gestiti conformemente al suddetto
regolamento;
2) i rifiuti devono essere raccolti ed avviati alle operazioni di
recupero o di smaltimento secondo una delle seguenti
modalita’ alternative, a scelta del produttore dei rifiuti:
con cadenza almeno trimestrale, indipendentemente dalle
quantita’ in deposito;
quando il quantitativo di rifiuti in deposito raggiunga
complessivamente i 30 metri cubi di cui al massimo 10 metri
cubi di rifiuti pericolosi.
In ogni caso, allorche’ il quantitativo di rifiuti non superi il
predetto limite all’anno, il deposito temporaneo non puo’ avere
durata superiore ad un anno;
3) il “deposito temporaneo” deve essere effettuato per
categorie omogenee di rifiuti e nel rispetto delle relative
norme tecniche, nonche’, per i rifiuti pericolosi, nel rispetto
delle norme che disciplinano il deposito delle sostanze
pericolose in essi contenute;
4) devono essere rispettate le norme che disciplinano
l’imballaggio e l’etichettatura delle sostanze pericolose;
Rispetto al dl 152/2006 , il nuovo dl 205/2010 cambia solo il
quantitativo massimo di rifiuti in deposito prima di doverli
smaltire :
prima il quantitativo ammesso era di 20 mc. per i “non
pericolosi”, mentre per i “pericolosi” il limite era di 10 mc.
L’art 10 lettera bb, comma 2 indica un limite complessivo di
30 mc, di cui al massimo 10 mc. di “rifiuti pericolosi”.
Quindi se non si avessero rifiuti “pericolosi”, si può arrivare
ad avere sino a 30 mc di “rifiuti non pericolosi” in deposito.
E’ mantenuto , in alternativa, il limite temporale dello
smaltimento trimestrale, indipendentemente dalle quantità. In
ogni caso, come prima, lo smaltimento deve avvenire almeno
1 volta all’anno.
•Qualora dette limitazioni non siano rispettate, il deposito, pur in cantiere, diventa uno
"stoccaggio" (chiamato deposito preliminare), e come tale soggetto ad apposita
autorizzazione regionale (rilasciata dalla Provincia).
•In generale è necessario depositare i RCA separatamente da altri rifiuti e le diverse tipologie di
RCA separate tra loro; il deposito avverrà a piede di cantiere, in cantiere; deve essere realizzato al
coperto ed ordinato.
DEPOSITO TEMPORANEO DEI RIFIUTI
CONTENENTI AMIANTO D.M. 06/09/94
Rifiuti contenenti amianto in matrice compatta
• I materiali rimossi devono essere allontanati dal cantiere il prima possibile.
• L'accatastamento temporaneo deve avvenire separatamente dagli altri detriti, preferibilmente nel
container destinato al trasporto,
• oppure in una zona appositamente destinata, in luogo non interessato dal traffico di mezzi che
possano provocarne la frantumazione.
Rifiuti contenenti amianto in matrice friabile
• Fino al prelevamento da parte della ditta autorizzata al trasporto, i rifiuti devono essere
depositati in un'area all'interno dell'edificio, chiusa ed inaccessibile agli estranei.
• Possono essere utilizzati in alternativa anche container scarrabili, purché chiusi anche nella
parte superiore e posti in un’area controllata.
Obblighi del produttore di rifiuti
• Sostenere gli oneri relativi alle attività di smaltimento
• Confezionare, etichettare e detenere i rifiuti presso il cantiere secondo le
modalità previste
• Consegnare i rifiuti ad un soggetto Autorizzato e compilare il formulario di
identificazione al trasporto;
• Tenere il registro di carico e scarico;
• Inviare annualmente la dichiarazione ambientale (MUD)
Smaltimento
-D. Lgs. 36 del 13/1/03 (criteri costruttivi e gestionali per le discariche di rifiuti), modificato
dalla L. 168/05, art. 11 (dal 22/08/05 divieto di conferimento del cemento amianto nelle ex
discariche per rifiuti inerti di II categoria tipo A titolate a ricevere tale tipologia di rifiuto
sulla base del D.P.R. 8 agosto 1994)
-L.R. 26/03, art. 17, comma 1-ter: competenza autorizzatoria regionale non delegata per
discariche e per “impianti di trasformazione a inerte”
-d.g.r. VIII/1266 del 30/11/05: "Linee guida per la realizzazione e la gestione delle discariche
per rifiuti costituiti da materiali da costruzione contenenti amianto" (modalità di
monitoraggio dei flussi extraregionali)
-D.M. 27/9/10 (criteri sull’ammissibilità dei rifiuti in discarica): in discarica monorifiuto o
con celle dedicate, per rifiuti pericolosi, o per non pericolosi purché limitati al CER 17 06
05* o purché trattati se di diverso CER
Le attuali modalità di smaltimento:
l’esportazione fuori regione…
Esportazione verso l’estero (Germania): in aumento
187.180 t nel 2009
286.350 t nel 2010
195.850 t nel 2011
Esportazione verso le altre regioni:
2.500 t nel 2008
LO SMALTIMENTO
• Fino ad oggi i rifiuti di amianto sono conferiti in
monodiscariche o discariche con cella dedicate. In questi
ultimi tempi visto che i volumi autorizzati sono stati esauriti
e vista la mancata costruzione di nuovi siti di smaltimento,
si è andati verso l´esportazione verso paesi come Germania
ed Austria che smaltiscono in miniere dimesse.
• Altre forme di recupero del rifiuto come trattamenti o
inertizzazioni del rifiuto di amianto proposte a livello
sperimentale non hanno avuto grandi applicazioni. Esiste,
con autorizzazione provvisoria, un impianto di trattamento
dei rifiuti operante in Sardegna nella bonifica di un sito
contaminato.
Il rifiuto contenente amianto:
lo smaltimento vecchie e nuove soluzioni e
valutazioni analitiche relative
Una stima dei rifiuti di amianto provenienti da bonifica di
coperture calcola in 30 milioni di metri cubi il volume di
rifiuti da smaltire sul territorio italiano nei prossimi 15-20
anni.
Si tratta di volumi che fisiologicamente mettono in
collasso il già precario sistema di collocazione in discarica
adottato attualmente nelle varie regioni italiane.
In questi ultimi anni si sta sperimentando l’esportazione
verso paesi comunitari,Germania ed Austria, dei rifiuti di
amianto che vengono collocati in vecchie miniere esaurite.
Contemporaneamente si sta verificando la difficoltà
tecnica ed amministrativa di individuazione sul territorio
di nuove discariche per rifiuti .
Lo smaltimento
1.Le discariche con celle dedicate sono la soluzione più
praticata sul territorio nazionale.
2.Il trattamento termico su impianto di inertizzazione è
stato sperimentato in alcuni impianti pilota
DISCARICHE
Vantaggi
Sono facili da edificare e hanno costi di mantenimento
ridotti
Svantaggi
Non sono localizzabili ovunque ed impattano sul
territorio vincolandone l’uso negli anni a venire
Il rifiuto non è recuperato
Smaltiscono un volume di rifiuti definito
Possono cedere nei percolati fibre di amianto
Gli impianti di inertizzazione
Vantaggi
Il rifiuto è recuperato
Sono localizzabili ovunque ed impattano sul territorio,se
gestiti bene, come un qualsiasi impianto industriale.
Possono processare un volume di rifiuti non limitato
Attualmente sembrano avere un costo di trattamento
paragonabile al costo di conferimento in discarica.
Svantaggi
Il costo di gestione è legato soprattutto al costo dell’energia
Hanno una durata di esercizio da verificare
Conclusioni
Lo smaltimento per conferimento in discarica non potrà
essere per l’immediato futuro la soluzione definitiva per i
rifiuti di amianto
Vanno considerate soluzioni alternative più compatibili
Solo il tempo potrà giudicare se tali scelte saranno vincenti
Gli impianti di inertizzazione
Il decreto del 29.07.2004 n° 248 "Regolamento relativo alla
determinazione e disciplina delle attività di recupero dei prodotti e
beni di amianto e contenenti amianto" ha aperto alcune possibilità di
recupero dei rifiuti contenenti amianto definendo i trattamenti ed i
processi che conducono alla totale trasformazione cristallochimica
dell´asbesto.
Tali trattamenti se adeguatamente realizzati permettono di evitare il
conferimento in discarica ed il riutilizzo del rifiuto trattato.
Attualmente in Italia non esistono impianti operativi di trattamento.
Si sta lavorando alla messa in funzione di un trattamento di
pirolitico per rifiuti provenienti da lavorazioni di cemento amianto e
da riutilizzare per il ripristino ambientale.
Il decreto citato rimanda al decreto 12/2/97 sui criteri di
omologazione dei prodotti sostitutivi che per il materiale trattato
termicamente deve essere esente da amianto determinato al
microscopio elettronico.
Inertizzazione delle fibre di amianto:
uno studio a Reggio Emilia
Valutazione analitica del rifiuto di cemento amianto dopo
trattamento di inertizzazione con processo pirolitico
I rifiuti di cemento amianto costituiscono dopo i rifiuti urbani la
tipologia più voluminosa esistente nel nostro paese e sicuramente la
tipologia maggiore tra i rifiuti pericolosi.
Da alcune stime sembra che attualmente le coperture in opera con
amianto ammontino a 2,5 miliardi di m2 che tradotti in peso
potrebbero corrispondere a 30 milioni di tonnellate, pari al
quantitativo di rifiuti prodotti annualmente in Italia (2003).
Considerando che tali manufatti sono stati posti in opera già alcuni
decenni fa e che in ogni caso l´esposizione agli agenti atmosferici
renderebbe nel giro di un decennio usurati anche quelli che
attualmente sono ben conservati, il panorama dello smaltimento in
discarica, come avviene attualmente, diventa veramente
preoccupante.
La messa in sicurezza dei rifiuti derivanti dalla rimozione sarebbe
problematica per diversi motivi tra cui la difficoltà a rendere
sostenibile nell´ambiente la creazione di nuove discariche dedicate e
le difficoltà economiche che i gestori di discariche dovrebbero
sopportare per l´adeguamento alla nuova normativa, D.Lgs. 13
gennaio 2003.
Infine le difficoltà delle amministrazioni locali ad autorizzare sui
territori di competenza l´insediamento di nuove discariche.
Da tale scenario balza evidente che nuovi sistemi di recupero di tali
rifiuti sono auspicabili con una certa urgenza.
Lo studio dell’Emilia Romagna (vd. Relazione) propone un
protocollo analitico adatto a rispondere alle richieste del legislatore
ed a garantire condizioni di sicurezza del rifiuto dopo la
trasformazione cristallochimica.
Le trasformazioni principali che avvengono ad alta temperatura per
i materiali contenenti amianto si possono classificare in
deossidrilazioni e ricristallizzazioni allo stato solido.
Il trattamento termico del crisolito puro mostra che, a seguito della
deossidrilazione a circa 800°C, inizia una trasformazione allo stato
solido che porta alla ricristallizzazione completa in fasi silicatiche
magnesiache .
Grazie a questa trasformazione, il crisotilo perde la propria natura
fibroso-asbestiforme e di conseguenza risulta non più pericoloso.
L´amianto di anfibolo tremolite puro trattato termicamente a
1100°C mostra dopo la deossidrilazione, una completa
trasformazione in diopside, enstatite e cristobalite.
4. I materiali alternativi
all’amianto
• Le particolari proprietà fisiche, chimiche e
meccaniche fanno dell'amianto un materiale
difficilmente sostituibile nelle varie
applicazioni.
• Tra i materiali alternativi all'amianto quelli che
possono essere definiti propriamente come
“sostitutivi” devono soddisfare integralmente
tutti i requisiti secondo le disposizioni di cui al
D.M. 12.02.1997
Decreto 12.2.1997
Il D.M. 12.2.1997, ha la sua fonte normativa nell’articolo 6
della legge 257 del 27 marzo 1992.
La Commissione interministeriale amianto nel marzo 1995
emise un documento nel quale venivano indicati i criteri
attraverso i quali si sarebbero potuti identificare i materiali
di sostituzione dell’amianto.
Tali criteri davano massimo risalto ai rischi sanitari e
ambientali.
In base a queste indicazioni fu costruito il DM 12.2.97
Il decreto si basa sulla autocertificazione resa dal titolare
dell’azienda produttrice, utilizzatrice oppure importatrice del
materiale sostitutivo dell’amianto.
A corredo della autocertificazione devono essere forniti dei certificati
di analisi e le schede di sicurezza del materiale oggetto della
richiesta.
Il materiale deve rispettare integralmente i requisiti indicati
nell’allegato 2.
Il Ministero dell’Industria cura la pubblicazione sulla Gazzetta
Ufficiale di un elenco nel quale sono riportati i nomi delle aziende e
dei materiali che hanno presentato ed ottenuto la "omologazione" il
primo elenco è stato pubblicato nell’aprile 1998: DM 26-03-98
Materiali assoggettati al D.M. 12.2.1997
Elenco materiali che dalla data di entrata in vigore
del Decreto in questione hanno ricevuto dal
Ministero dell’Industria il parere favorevole
riguardo la "omologazione
Caratteristiche, quantità annue del loro impiego e
settori di utilizzo e percentuale di uso nei vari
prodotti.
I problemi della sostituzione
L’amianto ha delle caratteristiche fondamentali
come isolante termico ( poco conduttore del calore),
resistente al fuoco e ottimo isolante acustico.
E’ inoltre inattaccabile dagli acidi.
Aveva inoltre delle caratteristiche di adattabilità
alle più svariate tecniche applicative (a spruzzo, in
matrice cementizia, come fibra tessile, in matrice
plastica, nella carta ecc)
Dobbiamo prevedere che la sostituzione dell'amianto non sia
effettuata con un solo prodotto, ma necessariamente con una serie di
materiali che, secondo le applicazioni, possa dare i migliori risultati.
Le coperture
Se il problema è la copertura di un edificio occorre stabilire: se è
necessaria una copertura leggera (per adattarsi alla intelaiatura di
sostegno); se deve avere oltre alle caratteristiche di isolamento
termico anche quelle di isolamento acustico; se devono essere
previsti camini o finestre sul tetto
Le coibentazioni di locali
Se l’intervento richiesto è la coibentazione di un locale, occorre
stabilire anche qui se viene effettuata solo per isolamento termico o
anche acustico e le caratteristiche delle controsoffittature
(pannelli PVC o cartongesso)
• Attualmente rivestono una particolare importanza Fibre
Artificiali Vetrose che indicano una serie di prodotti e
materiali costituiti da fibre che includono una larga
varietà di prodotti inorganici fibrosi ottenuti
sinteticamente.
• Le fibre costitutive sono quelle tessili di
vetro (lana di vetro) per prodotti da
coibentazione e controsoffittature, lana di
roccia e di scoria, fibre di ceramica
refrattaria, fibre di carbonio, grafite e
specialmente fibre di vetro usate per
esempio nella filtrazione di liquidi e di gas.
•Sono ininfiammabili e scarsamente attaccabili dalla umidità e da agenti
chimici corrosivi; posseggono un ottimo rapporto peso-durezza; sono
dotate di alta flessibilità ; hanno proprietà dielettrica; posseggono un'alta
qualità di isolamento acustico e termico; non sono infine degradabili da
microorganismi.
• Le analogie morfologiche e tossicologiche
esistenti tra amianto e MMVF hanno indotto
il sospetto che anche le fibre sintetiche
possano produrre effetti biologici negativi,
di diversa potenza, ma della stessa natura di
quelli causati dall'amianto.
Di fatto, non esiste un materiale che da solo è in grado di sostituire
l'amianto in tutto il vasto ambito delle sue applicazioni. In base alle
caratteristiche chimiche e fisiche ciascun tipo di materiale viene a
trovare uno o più impieghi come sostituto dell'asbesto.
Le coibentazioni di tubature
Ove viene richiesto, ci si può trovare anche nella necessità di
coibentare delle tubature anche se ormai, soprattutto per
l’impiantistica idraulica, si usano tubature pre-coibentate.
Comunque anche per questo settore è importante stabilire le
temperature di esercizio e quali livelli di manutenzione deve avere
quella tubatura in modo da stabilire le caratteristiche del prodotto
da utilizzare
Isolamenti industriali
Per la coibentazione industriale si parla di
una vasta gamma di pannelli in lana di
roccia che servono per applicazioni a partire
fino a 700°C sino a 1500°C.
Sono commercializzati anche dei pannelli in
coppelle di silicato che trova impiego in una
vasta gamma d'applicazioni industriali
ovvero, forni, caldaie, scambiatori, stufe
ecc. fino a 950°C. ed anche in edilizia come
isolante termico.
Vengono anche commercializzati pannelli
rigidi e flessibili rispettivamente in acciaio e
tessuti di vetro che sono particolarmente
idonei per isolare turbine, macchine, parti
d'aerei, motori marini.
Infine esiste anche un materassino composto
di tessuto di vetro siliconato che racchiude
un coibente per alte temperature.
Per canne fumarie
Sono state sostituite con materiali refrattari o
con il termo laterizio, calcestruzzo armato
con fibre organiche naturali e sintetiche e
con l'acciaio inox.
Per tubazioni
Molteplici sono i materiali che hanno
sostituito l'amianto nelle condotte ed in
particolare quelle destinano al collettamento
delle acque meteoriche o alla distribuzione
dell'acqua potabile, soprattutto plastiche.
Materiali sostitutivi per il trasporto delle acque
potabili e/o scarichi fognari
E' stata lanciata sul mercato in questi ultimi anni una
vasta gamma d'elementi, quali giunti, pezzi speciali,
tubi, pozzetti d'ispezione tutti collegabili
ermeticamente tra loro e destinati al trasporto delle
acque reflue.
Questi componenti possiedono una elevata resistenza
allo schiacciamento e sono resistenti ed inattaccabili
dai normali agenti chimici presenti nelle acque
reflue.
I migliori risultati si ottengono con l'uso di:
cemento (tubi in calcestruzzo, in CAP),
plastica (PVC),
politene ad alta (PEAD) e bassa densità
(PEBD),
vetroresina (PRVF),
metallo (acciaio, ghisa grigia e sferoidale),
gres (tubi in gres ceramico).
Il PVC, molto usato nei cantieri, comincia ad
essere sconsigliato in molte nazioni europee per
la sua pericolosità e per la sua non riciclabilità.
Le soluzioni proposte dalla bioedilizia fanno di
nuovo riferimento all'argilla come materia
prima.
Per la distribuzione è da preferire l'acciaio inox,
per le sue doti di garantita igienicità, in
alternativa all'acciaio zincato.
I materiali ignifughi tessili
Alcune esigenze di sicurezza antincendio
impongono l’utilizzo di materiali tessili ignifughi
(ad es. nei locali di pubblico spettacolo, nei
ristoranti, sui mezzi di trasporto pubblici, alcune
lavorazioni impongono l'uso di abiti ignifughi…)
Contro soffittature
Sono utilizzate per risolvere i problemi acustici,
d'isolamento termico e di controllo della condensa in
stabilimenti ad alto tenore d'umidità, in alternativa
all'amianto spruzzato. I contro soffitti si dividono, in
linea di massima in tre categorie di prodotti:
in fibra minerale;
metallici
a spruzzo.
Protezione antincendio
Per sostituire l'amianto in questo settore, alcune
aziende decidono di “spruzzare” componenti fibrosi,
oppure prodotti a base cementizia, resistenti agli urti
ed allo sfibramento, infine vi è la soluzione più
innovativa che utilizza pannelli per il rivestimento
auto portante e per la fabbricazione di colonne, travi
e murature.
Tessuti protettivi
Nell'ambito della sicurezza antincendio
s'impone l'utilizzo di materiali tessili ignifughi
(ad es. nei locali di pubblico spettacolo, nei
ristoranti, sui mezzi di trasporto pubblici,
alcune lavorazioni).
I tessuti in amianto per la protezione contro il
fuoco è stato sostituito dai tessuti in vetro che
resistono sino alle temperature di 600° C. e,
con opportuni trattamenti ceramici, fino a
900°C.
Guarnizioni
Sono ormai in commercio guarnizioni
metalliche, metallo plastiche fogli e baderne
dove l'amianto viene sostituito da altri
materiali pregiati come la fibra ceramica, il
Keflar e la grafite.
Alcuni dati per capire la consistenza dell’amianto nei vari
settori di impiego:
Cemento - amianto 69%
Coibentazioni di tubature 10%
Cartoni 7%
Freni e frizioni 3%
Tessuti 2%
Altro 9%
I principali materiali sostitutivi sono:
Lana di vetro
Lana di roccia
Lana di scoria
Filamenti di vetro
Altre fibre artificiali (polipropilene) o naturali (cellulosiche)
Dopo la messa al bando dell’amianto dagli ambienti di vita
e di lavoro, le fibre artificiali vetrose costituiscono spesso
il materiale “alternativo” individuato per ottenere
quell’azione di resistenza, isolamento e coibenza termica,
oltre che acustica, che si ricavava impiegando prodotti a
base di amianto.
Le FAV introdotte nei cicli produttivi italiani già dalla fine
degli anni ottanta, hanno avuto un diffuso impiego dal 1992
come sostitutive dell’amianto.
Nonostante le loro proprietà di resistenza chimica e termica
le abbiano rese una valida alternativa all’AMIANTO,
le fibre artificiali vetrose si sono rivelate patogene per
l’uomo, provocando danni a carico del polmone in ragione,
prevalentemente, della loro biopersistenza.
I principali effetti sono l’infiammazione cronica, la fibrosi e,
da studi sperimentali risulta, anche, un possibile
potenziale cancerogeno.
Le FAV costituiscono una famiglia eterogenea di fibre.
Vengono raggruppate in due macrogruppi:
filamenti
(fibre di vetro a filamento continuo)
lane
(di vetro, di roccia, di scoria, fibre ceramiche refrattarie)
Una prima classificazione effettuata dal WHO, nel 1988, ha
collocato le fibre ceramiche e le lane minerali tra i possibili
agenti cancerogeni per l’uomo.
Nel tempo si sono susseguite diverse opinioni :
FIBRE CERAMICHE REFRATTARIE (FCR) sono
considerate come un possibile cancerogeno per l’uomo
classificate in classe 2B
le altre FAVsono ricondotte a classi di pericolosità minore.
La grande attenzione posta su questi materiali trova
fondamento sul vastissimo utilizzo che ne viene fatto nei più
svariati comparti produttivi come isolanti termici, acustici e
nella protezione da incendi,
circostanza che fa individuare
una consistente platea di esposti.
Precauzioni nell’utilizzo dei materiali sostitutivi
Anche se attualmente non è possibile assimilare le
fibre di lana di vetro a quelle di amianto occorre
mantenere una grande precauzione nel loro uso
soprattutto per lavorazioni che possono disperdere
fibre "respirabili"
IARC - 2002 : per una inadeguata evidenza di
cancerogenicità nell’uomo delle FAV, riclassificazione nel
gruppo 3
(non classificabile come cancerogeno per l’uomo).
IARC - 2002: fibre ceramiche refrattarie nel gruppo 2B
(possibili cancerogeni per l’uomo)
“essendo l’evidenza sufficiente negli animali ma ancora
inadeguata per l’uomo”.
Gli effetti sulla salute delle FAV si possono così riassumere:
“effetti irritativi a carico della cute, delle mucose
congiuntivali, delle prime vie aeree e dei bronchi;
effetti sull’apparato respiratorio (ispessimenti o
placche pleuriche, alveoliti, fibrosi interstiziale polmonare,
tumore del polmone e della pleura), considerando anche il
possibile sinergismo con l’ abitudine al fumo o con
concomitanti o pregresse esposizioni ad altri fattori di
rischio noti per l’apparato respiratorio (per es. amianto)”.
In data 22 dicembre 2010 la DIREZIONE REGIONALE
SANITA’ della Regione Lombardia ha approvato – con
Decreto n.13541 - le
“Linee Guida per la bonifica di manufatti in
posa contenenti Fibre Vetrose Artificiali”
Andando nello specifico della sicurezza dei lavoratori
impegnanti in opere di bonifica di manufatti in posa
contenenti FAV,
le linee guida della regione Lombardia riportano specifiche
misure operative da adottare in relazione alla presenza di
fibre non cancerogene o di fibre cancerogene di categoria 2
o di fibre cancerogene di categoria 3.
Scopo e campo di applicazione
• Armonizzare a livello regionale le modalità operative che,
in assenza di una normativa nazionale si erano
differenziate nella prassi
• Sono finalizzate alla riduzione del rischio da esposizione a
fibre artificiali vetrose (FAV) durante le attività di bonifica
di manufatti già in posa e pertanto da considerarsi rifiuto
• Non prendono in considerazione le esposizioni legate alle
fasi produttive delle fibre artificiali vetrose e del loro
eventuale smaltimento/recupero e alla posa dei manufatti
che le contengono
Sono rivolte a:
imprese che effettuano interventi di bonifica di manufatti
contenenti fibre artificiali vetrose;
organi di controllo a tutela della salute e sicurezza dei
lavoratori e della popolazione
Materiali in posa che devono essere bonificati:
Rimozione per sostituzione RIFIUTO
Rimozione per demolizione RIFIUTO
Si tratta in genere di materiali molto vecchi per i quali:
• La documentazione di riferimento del materiale è
mancante
• La documentazione di riferimento è inadeguata
È così strutturato:
Inquadramento generale
- Le fibre e le FAV
- Produzione: cenni storici e procedimenti
- Caratteristiche chimico fisiche
- Destinazioni d’uso e principali settori industriali d’impiego
- Excursus normativo
Tossicologia ed effetti sulla salute
- Rilevanza delle proprietà chimico-fisiche nei confronti delle proprietà tossicologiche
- Possibili meccanismi di azione
- Evidenze sperimentali
- Studi di mortalità sull’uomo
- Studi degli effetti non tumorali sull’uomo
- Conclusioni
Esposizione professionale
Metodi di bonifica di manufatti in posa contenenti FAV
Metodi e Tecniche analitiche
- Metodo per la misura del diametro medio geometrico ponderato rispetto alla lunghezza
- Metodi per la determinazione degli ossidi alcalini e alcalino-terrosi
- La determinazione della concentrazione delle fibre aereodisperse
La sorveglianza sanitaria
Allegato 1: Considerazioni riguardo l’utilizzo della Microscopia Ottica
Allegato 2: Scheda di campionamento
Le fibre
Le fibre vetrose sintetiche, conosciute come fibre vetrose
artificiali FAV sono materiali inorganici fibrosi con
struttura molecolare amorfa (vetrosa, cioè non cristallina),
prodotti a partire da vari tipi di minerali.
Queste furono introdotte in commercio fin dagli inizi del
XX secolo e con il tempo hanno subito parecchie
evoluzioni.
Le particelle che presentano una forma allungata con un
rapporto lunghezza/diametro superiore a 3 sono definite
fibre.
In particolare le fibre WHO (World Health Organisation
1988) presentano una lunghezza maggiore di 5 micron e un
diametro minore di 3 micron.
Le fibre sono generalmente suddivise in fibre naturali ed
artificiali (sintetiche). Ciascuno di questi gruppi può
suddividersi in fibre organiche ed inorganiche.
Le fibre artificiali vetrose, conosciute anche come fibre
vetrose sintetiche o fibre minerali artificiali, sono un
grande sottogruppo di fibre inorganiche e costituiscono
attualmente il gruppo di fibre commercialmente più
importante.
Il declino nell´uso dell´amianto ha ulteriormente stimolato
un incremento nell´uso delle FAV.
Attualmente sono conosciute oltre trentamila utilizzazioni
commerciali delle FAV,
con un uso sempre più diffuso nel settore dell´isolamento
termoacustico e come materiali di rinforzo nei prodotti
plastici e nell´industria tessile.
Nel 2001 sono stati stimati livelli di produzione annuale
che superano 9 milioni di tonnellate (Iarc, 2002).
Una caratteristica delle fibre vetrose, che le differenzia
dalle fibre minerali naturali (in particolare dall´asbesto),
consiste nell´impossibilità di separarsi longitudinalmente
in fibrille di più piccolo diametro.
Esse si spezzano solo trasversalmente producendo
frammenti più corti.
Le fibre vetrose artificiali sono dotate di
un’ alta stabilità chimica e fisica (resistenza e
inestensibilità),
sono ininfiammabili e scarsamente attaccabili dalla
umidità e da agenti chimici corrosivi;
posseggono un alta qualità di isolamento acustico e
termico; non sono degradabili da microrganismi.
Tutte le FAV commercialmente importanti sono a base di
silice e contengono quote variabili di altri ossidi inorganici.
I componenti non a base di silice includono, ma non
esclusivamente, ossidi alcalino terrosi, alcali, alluminio,
boro, ferro e zirconio.
Le proprietà tecnologiche risultano strettamente legate alle
loro caratteristiche chimico – fisiche.
Per esempio la loro composizione chimica condiziona
strettamente la resistenza agli acidi.
Le proprietà isolanti sono invece funzione del diametro
delle fibre, indipendentemente dalla loro composizione
chimica.
Il diverso tenore di silice ne condiziona le differenti
proprietà tecniche e di conseguenza le applicazioni e gli
utilizzi, principalmente in campo tessile, per usi elettrici e
di materiali di rinforzo per plastica e cemento.
A seconda del processo produttivo implicato nella
formazione delle fibre,
le FAV sono prodotte come
lana, che è una massa di fibre intricate e discontinue, di
vario diametro e lunghezza,
oppure come
filamenti che sono fibre continue, di lunghezza
indeterminata, con range di diametri più uniformi e
tipici a seconda del tipo di lana.
La lana di vetro, la lana di scoria e la lana di roccia sono
prodotte principalmente per fibraggio in centrifuga.
Le caratteristiche di questi materiali sono la buona
resistenza alla trazione, sono molto efficaci a varie
temperature e per questo sono largamente utilizzati come
isolanti termici;
hanno una bassa resistenza all’impatto e all’abrasione.
Le fibre ceramiche sono prodotte attraverso processi
chimici a temperature più elevate, hanno una estrema
resistenza a temperature più elevate, hanno bassa
conducibilità termica, elettrica ed acustica, risultano
inattaccabili dagli acidi.
Tra le caratteristiche chimico-fisiche di rilievo dal punto di
vista tossicologico vanno annoverate le dimensioni delle
fibre, lunghezza e diametro nonché il rapporto tra le due
grandezze, oltre alle caratteristiche di struttura e
composizione chimica.
Queste differenze risultano in grado di condizionare il
comportamento tossicologico delle fibre.
Per quanto riguarda invece le caratteristiche legate alla
composizione chimica in relazione alla tossicità troviamo la
maggiore o minore attività biologica in rapporto alla
maggiore o minore biodegradabilità e biopersistenza delle
fibre.
La respirabilità e la biopersistenza delle FAVsono state
oggetto di attenzione in numerosi studi, negli ultimi anni e
così i produttori hanno sviluppato un certo numero di
nuove fibre a ridotta biopersistenza
(tra di esse sono incluse le cosiddette. “lane a silicati
alcalino terrosi.” e “lane ad alto tenore di allumina e basso
tenore di silice”).
Altre nuove fibre possono presentare, al contrario, alta
biopersistenza.
PROPRIETÀ CHIMICHE
L’ampia varietà di composizioni chimiche delle FAVè
riportato nella Tabella 3 (tratta dalla Monografia IARC n°
81/2002).
PROPRIETÀ FISICHE
Diametro delle fibre
Per tutti i materiali fibrosi, sia naturali che artificiali vale
la regola che la forma e le dimensioni delle fibre
determinano le loro caratteristiche aerodinamiche
condizionandone la capacità di penetrazione e/o di
deposizione.
La distribuzione dei diametri delle fibre nelle FAV varia
con il tipo di fibra considerato e con il processo produttivo
adottato.
A differenza delle fibre naturali le FAV, essendo ottenute
da sostanze mantenute in fusione e successivamente
raffreddate senza la possibilità di cristallizzazione, sono
generalmente caratterizzate dalla struttura amorfa (cioè
non cristallina).
Le FAV sono caratterizzate dalla presenza di micro
fenditure che si estendono in profondità a partire dalla
superficie.
Le FAV tendono a fratturarsi trasversalmente in
corrispondenza delle microfratture, con il risultato di
creare fibre più corte, senza modificazione del diametro
iniziale della fibra originale.
Lunghezza delle fibre
Come per i diametri anche la lunghezza delle fibre dipende
essenzialmente dal processo produttivo adottato.
I filamenti di vetro continuo sono prodotti attraverso un
processo di estrusione continuo che dà esito in fibre
estremamente lunghe (tipicamente di numerosi metri).
Densità delle fibre
Non esistono grandi variazioni nella densità delle varie
FAV: esse possono variare da 2.1 – 2.7 g/cm3 per le fibre da
filamento di vetro continuo a 2.8 g/cm3 per l’HTwool.
Anche la densità, come lunghezza e diametro, è una
caratteristica critica nel comportamento aerodinamico
delle fibre e della loro respirabilità.
Cambiamenti strutturali
Le FAV sono fibre non cristalline e tali rimangono se usate
a temperature inferiori a 500 gradi.
A temperature superiori esse fluidificano, fondono o
cristallizzano a seconda della loro composizione.
Fibre ad alto tenore di silice e basso tenore di ossidi
metallici e alcalini come le FCR, lane AES e alcune lane di
roccia, cominciano a cristallizzare a 900 °C.
Le fasi cristalline che si producono dipendono dalla
composizione e dalla temperatura.
Sono necessari tempi di esposizione più lunghi per la
devetrificazione delle fibre a basse temperature.
Secondo la Agenzia Internazionale per la Ricerca sul
Cancro (IARC, 2002)
nel settore termo-acustico vengono impiegati circa 3
milioni di tonnellate di lana di vetro (prevalentemente nel
Nord America) e 3 milioni di tonnellate tra lana di roccia e
lana di scoria (prevalentemente in Europa e nel resto del
mondo)
mentre le fibre ceramiche sono ampiamente usate come
isolanti nei processi ad alte temperature (circa 150.000
tonnellate, di cui 50.000 solo in Europa).
Destinazioni d’uso e
principali settori industriali d’impiego
I campi di applicazione delle fibre artificiali vetrose e dei
relativi manufatti sono definiti dalle caratteristiche
produttive specifiche:
•temperatura massima d’impiego:
dipende dal tipo di materiale con cui è costituita la fibra e
dal tipo di appretto.
Le lane, a fronte di un maggior diametro e di un materiale
chimicamente più aggressivo, presentano temperatura
d'impiego più elevata.
Le fibre di vetro nude possono lavorare fino a temperature
dell'ordine di 550° C.
•conduttività termica:
migliora al diminuire del diametro delle fibre e presenta
un valore minimo ad una densità definita in relazione alla
temperatura media d’impiego
Lane di vetro, di scoria, di roccia
Le lane sono utilizzate per l’isolamento termico, acustico e
la protezione incendio (ad es. tetti, pareti, suolo, massimali,
terrazzi, condutture, condizionamento dell’aria, impianti
di ventilazione, guaine di circolazione d’aria, caldaie, forni,
impianti frigoriferi ed apparecchi elettrodomestici).
Sono usate anche in altre applicazioni: colture fuori suolo,
camere sorde, rafforzamento di prodotti bituminosi, di
cementi, di materiali compositi ecc.
È tuttavia soprattutto l’isolamento degli edifici che assorbe
la maggior parte della produzione di manufatti in lane di
vetro, di roccia o di scorie.
I prodotti finiti si presentano sotto aspetti variati (ad es.
feltri, rulli, bande, strati o materassini, pannelli rigidi o
semirigidi, prodotti modellati, cuscinetti, funi contenute in
una guaina intrecciata).
Tipi:
1. Lana sciolta ed altri prodotti senza rivestimento:
sono prodotti costituiti da fibre artificiali (di vetro, di
roccia o di scoria) ottenute mediante un processo di
soffiatura.
La lana di roccia è stata scoperta sulle isole Hawai agli
inizi del secolo; la sua origine deriva dal processo di
risolidificazione, sotto forma di fibre, della lava fusa,
estrusa durante le attività eruttive. È quindi un prodotto
completamente naturale che combina la forza della roccia
con le caratteristiche d'isolamento termico tipiche della
lana.
Ha una capacità d'isolamento termico elevata e, grazie alla
sua struttura a celle aperte, è un ottimo materiale
fonoassorbente.
È l'unico materiale che riesce a coniugare in sé quattro
doti fondamentali:
protezione al fuoco, incombustibilità, isolamento termico e
fono assorbimento.
2. Coppelle e pannelli preformati: prodotti in lana di vetro,
di roccia o di scoria pronti all’uso, con forma e dimensioni
prefissate.
Le coppelle vengono utilizzate per la coibentazione di
tubazioni e serbatoi che trasportano o conservano fluidi
caldi; i pannelli piani sono costituiti dallo stesso materiale
e possono anche essere rivestiti su una faccia con carta,
alluminio, polietilene, polipropilene metallizzato, tessuto (o
velo) di vetro, bitume armato.
3. Materassi, pannelli, feltri isolanti a sandwich: prodotti
isolanti dove le lane sono racchiuse tra due strati di
materiale (carta, alluminio, polietilene, polipropilene
metallizzato, tessuto di vetro, bitume armato).
4. Pannelli pressati: pannelli in lane minerali “caricati”
con composti minerali non fibrosi, resinati, pressati e
verniciati, con caratteristiche meccaniche tali da poter
essere utilizzati come controsoffitti “a vista”.
5. Feltri imbustati: sono prodotti in lane sigillati all’interno
di materiali perfettamente impermeabili al passaggio delle
fibre (solitamente polietilene).
6. Fibre per scopi speciali: sono prodotte per applicazioni
specifiche, sono fibre vetrose particolarmente fini ottenute
attraverso il processo di “attenuazione alla fiamma”
(ad esempio: fibre Eglass e 475-glass usate per mezzi
filtranti ad elevata efficienza e per separatori batterici).
7. AES (Alcaline Earth Silicate wools):
sono prodotti fibrosi di nuova composizione chimica che
consente di resistere alle alte temperature ma con una
significativa minore biopersistenza e quindi una maggiore
biosolubilità.
Anche se molto somiglianti alle FCR, sono in realtà da
considerare nuovi generi di fibre piuttosto che
modificazioni o ibridi delle FCR.
Sono prodotti commercializzati dal 1991.
8. HT wools (High Temperature wools): è un prodotto
meno biopersistente e, rispetto a quelli tradizionali, ha un
maggiore tenore di allumina e un basso tenore di silice.
Fibre Ceramiche Refrattarie
Le fibre ceramiche refrattarie (FCR), commercializzate a
partire dagli anni '50, sono fibre di silicato d'alluminio,
appartenenti alle fibre artificiali inorganiche, impiegabili
per applicazioni sino a circa 1000°C, vengono prodotte a
partire da una miscela di silico-allumina (in Europa) o di
caolinite (in America e Asia);
I costituendi sono fusi tra loro a temperature comprese tra
1500 e 2100°C e, la massa vetrosa ottenuta è trasformata in
fibre tramite processi rotativi o di soffiatura.
Il prodotto finale, di colore bianco e di aspetto “cotonoso”,
molto simile ad una lana in fiocco, viene poi lavorato per
ottenere uno degli innumerevoli articoli che si possono
confezionare con tali fibre (in assoluta analogia a quanto
era possibile effettuare con le fibre di amianto):
materassini, moduli, feltri, carta, pannelli, pezzi
preformati, tessuti, corde, guarnizioni, mattoni.
Le FCR sono soprattutto utilizzate sotto forma di fiocco,
strati, pannelli, trecce, feltri, ecc. in applicazioni
industriali per l’isolamento di forni, di altoforno, di
stampi di fonderia, di condutture, di cavi, per la
fabbricazione di giunti ma anche nell’industria
automobilistica, aeronautica e nella protezione incendio.
Tipi:
1. Fiocco in ceramica: sono materiali costituiti da fibre
artificiali refrattarie ottenute mediante un processo di
soffiatura o centrifugazione con aspetto simile al cotone
idrofilo .
Con il fiocco vengono inoltre confezionati altri prodotti
di tipo tessile, coperte isolanti, carta per guarnizioni,
pannelli pressati uso cartone, feltri, prodotti preformati,
nastri adesivi, mastici, cementi.
2. Materassi, pannelli, feltri isolanti a sandwich: sono fibre
ceramiche racchiuse tra due strati di materiale tipo carta,
alluminio, polietilene, tessuto di vetro, velo di vetro, ecc.
per costituire prodotti isolanti; le fibre sono quindi visibili
solo dal lato dello spessore.
3. Whiskers: sono fibre ceramiche costituite da materiali
non ossidi, prodotte con la tecnica di “deposizione a
vapore”. Per l’elevata forza, l’elevato modulo elastico, la
bassa densità e l’alto punto di fusione sono utilizzati come
ottimi agenti di rinforzo per metalli e materie plastiche.
Fibre Policristalline
Questi tipi di fibre sono costituiti essenzialmente da ossido
di alluminio (Al2O3), mullite (3Al2O3-2SiO2) e ossido di
zirconio (ZrO2).
Le caratteristiche sono l’elevata resistenza alla trazione ed
alle alte temperature (fino a 1.700 °C).
Effetti Biologici
Essendo ancora scarse e discordanti le evidenze
scientifiche, nell’ottica della tutela della salute dei
lavoratori e della popolazione quale obiettivo principale
ed irrinunciabile, è necessario adottare nei confronti
dell’esposizione professionale a FAV un atteggiamento
cautelativo di tipo prevenzionistico e protezionistico
durante le operazioni di bonifica dei manufatti in posa
contenenti FAV
Le prime indicazioni regolamentatorie sono presenti nella Direttiva
67/548/CE relativa alla classificazione ed etichettatura delle
sostanze pericolose e recepita in Italia con la Legge 29 maggio 1974
n. 256.
La Direttiva ha regolamentato l’immissione sul mercato delle
sostanze pericolose al fine della salvaguardia della salute del
lavoratore, della popolazione e dell’ambiente.
La Direttiva 67/548/CEE ha subito, nel corso degli ultimi 30 anni,
numerosi aggiornamenti – otto modifiche e trentuno adeguamenti al
progresso tecnico scientifico - al fine di recepire le evidenze
scientifiche in merito agli effetti biologici e alle ricadute sulla salute e
sull’ambiente delle sostanze chimiche che via via si rendevano
disponibili ed adeguare le indicazioni di prevenzione e di tutela della
salute e dell’ambiente alla valutazione della pericolosità della
sostanza chimica.
Fibre artificiali vetrose:
è con l’emanazione delle Direttive 97/69/CE e 2009/2/CE
riguardanti rispettivamente il XXIII° e il XXXI°
adeguamento al processo tecnico della “Direttiva
67/548/CEE concernente il riavvicinamento delle
disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative
relative alla classificazione, all’imballaggio e
all’etichettatura delle sostanze pericolose” che vengono
introdotti elementi di distinzione, in relazione alla loro
pericolosità, tra le varie FAV presenti sul mercato.
Le due Direttive sono il risultato di studi scientifici che
hanno messo in evidenza come non tutte le fibre artificiali
vetrose presentino effetti cancerogeni e, per alcune
tipologie, escludono la classificazione di concerogeno.
Già la Direttiva 97/69/CE aveva preso atto delle prime evidenze
scientifiche emerse modificando la Direttiva “madre” e introducendo
note e disposizioni specifiche per differenziare e identificare le
diverse fibre presenti sul mercato in relazione alla loro pericolosità.
La Direttiva 97/69/CE effettua una suddivisione delle FAV, sulla
base delle caratteristiche chimico-fisiche e tossicologiche, in due
macro categorie :
1) fibre ceramiche refrattarie (FCR), fibre per scopi
speciali, [fibre artificiali vetrose con orientamento
casuale, con un tenore di ossidi alcalini e alcalino- terrosi
pari o inferiore al 18% in peso] numero della sostanza
650-017-00-8;
2) lane [fibre artificiali vetrose con orientamento casuale,
con un tenore di ossidi alcalini e alcalino-terrosi
superiore al 18% in peso] numero della sostanza 650016-00-2.
In tabella sono riportate la classificazione e l’etichettatura
armonizzata delle FAV ai sensi della Dir. 67/548/CEE, così come
aggiornata rispettivamente al XXIII° e al XXXI° adeguamento al
progresso tecnico (APT).
Sono state recentemente emanati dalla Commissione
Europea due Regolamenti - il Regolamento (CE) n.
1907/2006 (REACH) e il Regolamento (CE) n. 1272/2008
(CLP) - che esplicano la loro efficacia direttamente nei
territori dell’Unione Europea e dell’EEA EFTA (Norvegia,
Liechtestein, Islanda) senza quindi la necessità di
provvedere a recepimenti nel quadro normativo degli stati
membri.
Le nuove classificazioni ed etichettature armonizzate
previste per le Fibre Artificiali Vetrose (FAV) sono
riassunte in tabella 8 secondo i criteri del CLP;
tale classificazione sarà abbinata, fino al 1 giugno 2015,
alla classificazione armonizzata secondo i criteri della
Direttiva 67/548/CEE e riassunta in tabella 9.
Classificazione ed etichettatura
L’entrata in vigore dei regolamenti REACH e
successivamente CLP che intervengono sulla
classificazione ed etichettatura delle FAV, in realtà non si
applicano ai rifiuti e quindi anche a quelli contenenti FAV
e prodotti dalle attività di rimozione da edifici o impianti
per i quali ci si deve riferire alla specifica normativa
europea, statale (D.Lgs n. 152/ 2006 e D.Lgs 205/2010) e
regionale in materia di rifiuti.
In caso di bonifica per rimozione si delinea dunque il
seguente diagramma decisionale
Caso 1
Le FAV in questione sono da ritenersi
NON CANCEROGENE in quanto non respirabili.
• La rimozione dovrà avvenire secondo un’analisi del
rischio sito specifica ed elaborata dall’impresa che effettua
la bonifica
• Fissare le procedure più adeguate per la sicurezza dei
lavoratori e della popolazione.
• Vanno tenuti in conto gli effetti irritativi, temporanei e
localizzati, dovuti ad un effetto meccanico della fibra sulla
cute esposta.
Caso 3
In questo caso le FAV possono dare luogo AD EFFETTI
IRREVERSIBILI (CAT 3)
• Si deve procedere come previsto dal CASO 1, tenendo
sempre in conto gli effetti irritativi.
In base al principio minimizzazione del rischio, poiché
queste fibre sono respirabili, si prescrivono i (DPI):
• Maschera facciali filtranti usa e getta FFP3
• Tuta e calzari monouso
• Guanti.
Riguardo alle modalità operative di rimozione è consigliata
l’asportazione ad umido mediante nebulizzazione e utilizzo
di attrezzature manuali per minimizzare il rilascio di fibre
nell’ambiente.
Caso 2
Le FAV in questione sono da considerarsi
CANCEROGENE.
Sulle linee guida sono illustrati 3 scenari tipici.
Elemento comune ai tre scenari è la restituibilità degli
ambienti bonificati in SEM da effettuarsi presso laboratori
pubblici (in alternativa laboratori privati accreditati ai
sensi della ISO 17025 sulla metodica SEM)
Valore di riferimento è di 2 ff/l.
L’impresa è tenuta ad effettuare la valutazione del rischio,
secondo gli obblighi normativi o il Piano Operativo di
Sicurezza (POS) in caso operi in un cantiere temporaneo
mobile come definito ai sensi del Titolo IV del D.Lgs 81/08.
Lavoratori informati su: rischi da esposizione, utilizzo
DPI, tecniche predisposizione cantiere.
Caso 2: scenario a)
Manufatti contenenti FAV presenti all’interno di immobili sotto
forma di materassino allo stato libero in opera nei controsoffitti,
nelle pareti divisorie e nei sottotetti
Cantiere di bonifica: Confinamento statico/dinamico, Unità
Decontaminazione personale a 4 stadi
DPI: Maschera pieno facciale/turboventilata filtro P3, Tuta e calzari
monouso, guanti
Modalità operative: Asportazione ad umido mediante nebulizzazione
e utilizzo di attrezzature manuali
Monitoraggi ambientali in MOCF: fondo, giornaliero durante la
bonifica interno area, giornaliero spogliatoio pulito, restituibilità in
SEM
Smaltimento rifiuti: Il materiale deve essere adeguatamente
imballato
Caso 2: scenario b)
Manufatti contenenti FAV presenti all’interno e/o all’esterno degli
immobili come rivestimento di tubazioni e/o canalizzazioni di
aerazione
E’ ammesso l’utilizzo dei Glove-bags sia da utilizzare per bonifica in
sede (brevi tratti di tubazioni) sia da utilizzare in apposita area
confinata (se la tubazione non può essere bonificata in sede).
DPI: Maschera pieno facciale/turboventilata filtro P3, Tuta e calzari
monouso, guanti, unità di decontaminazione a 4 stadi
Modalità operative: Asportazione ad umido mediante nebulizzazione
e utilizzo di attrezzature manuali
Monitoraggi personali in MOCF
Smaltimento rifiuti: Il materiale deve essere adeguatamente
imballato
Caso 2: scenario c)
Altre casistiche non rientranti nelle precedenti tipologie
Si deve fare riferimento alla normativa prevista per la bonifica dei
manufatti contenenti amianto.
(D.M. 06/09/94 “Normative e metodologie tecniche di applicazione
dell'art. 6, comma 3, e dell'art. 12, comma 2, della legge 27 marzo
1992, n. 257, relativa alla cessazione dell'impiego dell'amianto” e alle
“Linee guida per la gestione del rischio amianto” approvate con d.g.r
n. VIII/6777 del 12 marzo 2008)
Metodi e tecniche analitiche
Le linee guida illustrano le tecniche analitiche da
utilizzarsi per la caratterizzazione delle FAV e per i
monitoraggi ambientali.
Distribuzione dimensionale DMGPL o DLG-2ES
(NotaR): Regolamento CE N. 761/2009 del 23 luglio 2009
(metodica ufficiale in SEM)
Contenuti di Ossidi Alcalini/alcalino terrosi: non esiste
metodo ufficiale: è un’analisi piuttosto problematica
(fluorescenza, microanalisi, spettrofotometria di
emissione al plasma)
Monitoraggi fibre aerodisperse: I metodi sono quelli
previsti dal DM 6/9/94 per le analisi sull’amianto
(MOCF e SEM).
5. Documentazione:
registro carico-scarico,
formulario e MUD
Registro di carico e scarico:
Il produttore del rifiuto ha l'obbligo di tenere un registro di carico e scarico, conforme al
modello stabilito del DM 1.4.1998 n. 148 del Ministero dell'Ambiente, intestato alla ragione
sociale del produttore e vidimato dall'Ufficio del registro.
Formulario di identificazione:
Durante il trasporto, fino al conferimento in discarica il rifiuto deve essere accompagnato
da un formulario di identificazione
(Il formulario di identificazione deve essere redatto in quattro esemplari, compilato, datato
e firmato dal produttore e controfirmato dal trasportatore. La prima copia viene trattenuta
dal produttore. Le rimanenti tre copie devono essere controfirmate in arrivo dal
destinatario e sono acquisite una dal destinatario e due dal trasportatore. Il trasportatore
provvede a recapitare una delle due copie al produttore come documento attestante il
regolare smaltimento.)
Registri di carico e scarico
Si precisa che il Registro di Carico e Scarico deve essere tenuto presso ciascun impianto di
produzione.
Sul Registro di Carico e Scarico dei rifiuti devono essere riportate le informazioni sulla tipologia, sulle
caratteristiche e sulle quantità dei rifiuti prodotti.
Tali informazioni verranno poi utilizzate per la compilazione della Comunicazione Annuale al Catasto
Nazionale dei Rifiuti (MUD).
Tempistica:
l’annotazione sul registro delle operazioni di carico e scarico dei rifiuti deve essere effettuata secondo
precise cadenze temporali:
• il carico entro dieci giorni lavorativi dalla produzione del rifiuto;
• lo scarico entro dieci giorni lavorativi dal conferimento del rifiuto alla ditta autorizzata.
Registri di carico e scarico
Formulario
Durante il trasporto effettuato da enti o imprese i rifiuti sono accompagnati da un formulario di
identificazione dal quale devono risultare almeno i seguenti dati:
a) nome ed indirizzo del produttore e del detentore;
b) origine, tipologia e quantità del rifiuto;
c) impianto di destinazione;
d) data e percorso dell'istradamento;
e) nome ed indirizzo del destinatario.
Dal formulario devono risultare in particolare i seguenti dati:
-Data di emissione;
-Numero progressivo della pagina del registro interessata dalla registrazione perché i formulari
costituiscono parte integrante del registro di carico e scarico dei rifiuti prodotti o gestiti;
-Nome ed indirizzo del produttore e/o del detentore;
-Codice fiscale e autorizzazione dell’impianto di destinazione;
-Codice fiscale e iscrizione all’albo dei trasportatori della ditta trasportatrice;
-Codifica europea del rifiuto, codice C.E.R.;
-Descrizione del rifiuto
-Lo stato fisico del rifiuto stesso;
-Quantità del rifiuto in kg o litri (oppure una quantità stimata nel caso in cui non fosse possibile la
pesatura prima del trasporto);
-Operazioni a cui è destinato il rifiuto (smaltimento-recupero).
MUD
Modello Unico Dichiarazione ambientale
I trasportatori, intermediari, smaltitori, produttori di rifiuti pericolosi, devono comunicare tutti gli
anni alla camera di Commercio competente per territorio, (dove ha sede l’unità locale cui si
riferisce la dichiarazione), entro il 30 aprile, le quantità e le caratteristiche qualitative dei rifiuti
da loro prodotti durante l’anno precedente sulla base dei dati riportati nei registri di carico e
scarico rifiuti.
La dichiarazione si effettua sul Modello Unico di Dichiarazione ambientale, in distribuzione
gratuita insieme al software, presso la Camera di Commercio di Mantova.
Esempio di compilazione
(Bibliografia: RIFIUTI-Guida pratica a cura di G. Galeazzi, M. Bonfante, G. Guastalla, M. Perini)
REGISTRO CARICOCARICO-SCARICO e FORMULARIO
6. SISTRI
SIStema di controllo della
Tracciabilità dei Rifiuti
Il ciclo di gestione di rifiuti speciali, specie quelli pericolosi,
è caratterizzato, purtroppo, da diffusi fenomeni di
illegalità che risultano di difficile contrasto, anche perché il
vigente sistema cartaceo di rilevazione dei dati non
consente di evidenziare celermente e con certezza la
movimentazione dei rifiuti da quando sono prodotti a
quando vengono recuperati/smaltiti.
Nell’ottica di controllare in modo più puntuale la
movimentazione dei rifiuti speciali lungo tutta la filiera:
produzione – trasporto – recupero/smaltimento
nasce il
SISTRI
(Sistema di tracciabilità dei rifiuti),
quale strumento ottimale di una nuova strategia volta a
garantire un maggior controllo della movimentazione dei
rifiuti speciali.
Cos‟
‟è il SISTRI? sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti; sostituisce FIR,
registro, MUD; è un sistema informatico messo a punto dal Ministero
dell'Ambiente e gestito dal Comando Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente.
A cosa serve? conoscere in anticipo e monitorare i trasporti di rifiuti pericolosi e
non;
Come funziona? dispositivi USB, black box, videosorveglianza discariche e
inceneritori, banca dati nazionale
Perché nasce il SISTRI?
Per garantire una maggiore efficacia all’azione di contrasto dei
fenomeni di illegalità e nei confronti dei comportamenti non
conformi alle regole vigenti
Per conoscere in tempo reale i dati relativi all’intera filiera dei rifiuti
speciali e per utilizzarli in particolare ai fini di specifici interventi
repressivi
Per semplificare le procedure attraverso l’informatizzazione dei
processi e l’eliminazione dei Registro carico/scarico,
formulario e MUD
D.L. 31 AGOSTO 2013:
a partire dal 1 marzo 2014
On-line l'applicazione per la compilazione della Dichiarazione MUD
2011: art. 28, comma 1 del Decreto 18 febbraio 2011 n. 52, stabilisce
che i produttori iniziali di rifiuti e le imprese e gli enti che effettuano
operazioni di recupero e smaltimento dei rifiuti devono comunicare
al SISTRI, i dati relativi ai rifiuti prodotti e smaltiti nell’anno 2011
entro il 30 aprile 2012.
Concordato un differimento al 30 novembre 2012 del termine per il
pagamento dei contributi per l’anno in corso, che scadeva il 30 aprile
prossimo.
SOGGETTI OBBLIGATI
a) le imprese e gli enti produttori di rifiuti speciali pericolosi (produttori iniziali);
b) le imprese e gli enti produttori di rifiuti speciali non pericolosi derivanti da
lavorazioni industriali, artigianali e produttori di fanghi da potabilizzazione, da
depurazione delle acque e da abbattimento fumi e che occupano più di 10
dipendenti (produttori iniziali). Le imprese e gli enti che effettuano operazioni
di recupero o di smaltimento di rifiuti e che risultino produttori di rifiuti
provenienti da tali attività, sono tenuti ad iscriversi al SISTRI anche come
produttori indipendentemente dal numero dei dipendenti;
c) le imprese e gli enti che effettuano operazioni di recupero o smaltimento di
rifiuti;
d) i commercianti e gli intermediari di rifiuti;
e) i consorzi istituiti per il recupero o il riciclaggio di particolari tipologie di rifiuti
che organizzano la gestione di tali rifiuti per conto dei consorziati;
f) le imprese e gli enti che raccolgono o trasportano rifiuti speciali a titolo
professionale;
g) i Comuni, gli enti e le imprese che gestiscono i rifiuti urbani del territorio della
Regione Campania.
h) terminalisti concessionari dell'area portuale;
i) imprese portuali cui sono affidati i rifiuti in attesa dell'imbarco o allo sbarco;
l) responsabili degli uffici di gestione merci e gli operatori logistici presso le
stazioni ferroviarie, gli interporti, gli impianti di terminalizzazione e gli scali
merci;
m) raccomandatari marittimi delegati dall'armatore o dal noleggiatore di navi che
trasportano rifiuti.
Iscrizione facoltativa
a) le imprese e gli enti produttori di rifiuti speciali non pericolosi derivanti da
lavorazioni industriali, artigianali e produttori di fanghi da potabilizzazione, da
depurazione delle acque e da abbattimento fumi che non hanno più di dieci
dipendenti;
b) le imprese e gli enti che raccolgono e trasportano i propri rifiuti speciali non
pericolosi;
c) gli imprenditori agricoli di cui all'articolo 2135 del Codice civile (coltivazione del
fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse) che producono rifiuti
speciali non pericolosi;
d) le imprese e gli enti produttori iniziali di rifiuti speciali non pericolosi derivanti da
attività diverse da quelle di cui all'articolo 184, comma 3, lettere c), d) e g) del
D.Lgs. 152/06
Prima Fase: Iscrizione
Per iscriversi le imprese devono comunicare tramite apposito modulo (modulo di iscrizione al
Sistri n. 1) i seguenti dati:
produttori e gestori di rifiuti: ragione sociale, sede legale, codice fiscale, unità locale/i,
categoria di iscrizione, rappresentante legale, delegato/i, numero di addetti, persona da contattare
e recapito (indirizzo mail, numero di fax o di telefono) ed eventuale associazione imprenditoriale
a cui si affidano gli adempimenti procedurali previsti.
trasportatori di rifiuti: ragione sociale, codice fiscale, categoria di iscrizione, rappresentante
legale, delegato/i, sede legale, unità locale/i (facoltativo), persona da contattare e recapito
(indirizzo mail, numero di fax o di telefono) e numero dei dispositivi richiesti per i veicoli (solo
per i veicoli a motore)
Modalità di iscrizione:
ON-LINE: collegandosi al sito Sistri http://www.sistri.it/
(attivo 24 ore su 24 tutti i giorni della settimana)
VIA FAX: 800 05 08 63 (servizio attivo 24 ore su 24 tutti
i giorni della settimana)
NUMERO VERDE: 800 00 38 36 (servizio attivo dalle
6 alle 22 nei giorni feriali, compreso il sabato, fino alla
scadenza del termine previsto per l'iscrizione)
VIA E-MAIL: previa scansione automatica del modulo
di iscrizione debitamente compilato da inviare
all'indirizzo di posta elettronica: [email protected]
SECONDA FASE:
CONSEGNA DEI DISPOSITIVI
Quali sono i
dispositivi
elettronici?
DOVE?
Dispositivi SISTRI
Tramite l‟
‟iscrizione, i soggetti obbligati ad utilizzare il SISTRI (e
quelli che lo vorranno utilizzare) richiedono i necessari strumenti
informatici:
• chiavetta USB, per l‟
‟accesso al sistema;
• black box, per la localizzazione dei veicoli ed il “tracciamento” dei
trasporti.
Ogni black box è associata ad una specifica chiavetta USB
Gli utilizzatori inseriscono i loro dati nel SISTRI in due sezioni o
aree:
• Sezione “Area Registro Cronologico”;
• Sezione “Area Movimentazione”.
Area Registro Cronologico
L‟area registro cronologico “sostituisce” il registro di C/S,
• è compilata solo dal produttore/detentore (entro 10 gg)
• è compilata solo per la presa in carico (e per le intermediazioni).
Le altre operazioni sul registro
• “scarico” dal registro del produttore,
• “carico e scarico” nel registro del trasportatore (e del commerciante o
intermediario),
• “carico” nel registro del destinatario vengono eseguite automaticamente
(dal SISTRI) con la compilazione, da parte dei vari soggetti, dell’area
movimentazione.
Area movimentazione
L’area movimentazione
• “sostituisce” il formulario di identificazione per il trasporto,
• è compilata, per le rispettive parti,
– dal produttore/detentore,
– dal trasportatore (impresa),
– (dal conducente del mezzo di trasporto,)
– dal destinatario.
Sezione “Area movimentazione” Produttore
Il produttore, prima di avviare a smaltimento/recupero un rifiuto già
precedentemente registrato nell'area “registro cronologico” (almeno 4 ore prima,
se si tratta di rifiuti pericolosi, tranne microraccolta), dovrà:
• selezionare il CER che intende avviare a smaltimento;
• selezionare le relative righe di carico dell‟
‟area registro cronologico;
• compilare con l‟
‟indicazione di:
– numero colli;
– tipo di imballaggio;
– operazione cui è destinato il rifiuto (R/D);
– (eventuale classe ADR e numero ONU);
– trasportatore;
– destinatario;
– (eventuale intermediario o consorzio);
allegando, se necessario, il certificato analitico in formato pdf.
Sezione “Area movimentazione” Trasportatore
Il trasportatore, prima di effettuare il trasporto (almeno 2 ore
prima, se si tratta di rifiuti pericolosi), dovrà compilare la sezione
“Area movimentazione” già predisposta dal produttore indicando:
• targa del mezzo di trasporto da utilizzare;
• nome del conducente;
• pianificazione del viaggio
• data della movimentazione;
Il conducente avrà sul veicolo:
• la black box con dispositivo USB.
Terminata il caricamento dei rifiuti il conducente inserirà il suo
dispositivo USB nel computer del produttore e darà così il via al
tracciamento dei rifiuti.
Sezione “Area movimentazione” Destinatario
Dopo aver verificato tipologia e quantità di rifiuti in entrata, il
delegato dell'impianto di destinazione accederà alla sezione “Area
movimentazione” relativa al carico ricevuto e compilerà:
• attività/linea cui è destinato il rifiuto;
• quantità accettata
• o accettata parzialmente
• o rifiutata.
Il conducente del veicolo che ha consegnato i rifiuti inserirà il
proprio dispositivo USB nel computer del destinatario per l'invio a
SISTRI dei dati memorizzati dalla black box durante il percorso.
A seguito della firma del delegato dell‟
‟impianto, il sistema genera
automaticamente una registrazione di una registrazione di carico sul
registro cronologico dell‟
‟impianto e una registrazione di scarico nel
registro cronologico del trasportatore. il sistema invia, inoltre, la
comunicazione di accettazione dei rifiuti da parte dell'impianto alla
casella di posta elettronica del produttore.
La responsabilità per il corretto recupero o smaltimento è esclusa a
seguito dell'invio da parte del SISTRI, via mail, della comunicazione
di accettazione dei rifiuti da parte dell'impianto di recupero o
smaltimento
Esempio:
Linee guida operatore …
7. Albo Gestori Ambientali
L'Albo nazionale gestori ambientali è stato istituito dal
D.Lgs 152/06 e succede all'Albo nazionale gestori rifiuti
disciplinato dal D.Lgs 22/97.
E' costituito presso il Ministero dell'Ambiente e della
Tutela del Territorio e del Mare
E’ articolato in un Comitato Nazionale, con sede presso il
medesimo Ministero e in Sezioni regionali e provinciali,
con sede presso le Camere di commercio dei capoluoghi di
regione e delle province autonome di Trento e Bolzano.
Iscrizione albo gestori ambientali
Chi deve iscriversi all'albo nazionale dei gestori
ambientali?
- le imprese che svolgono a titolo professionale attività di raccolta e
trasporto di rifiuti;
- le imprese che raccolgono e trasportano rifiuti pericolosi propri e
di terzi;
- le imprese che effettuano la bonifica di siti;
- le imprese che effettuano la bonifica di beni contenenti
amianto;
- le imprese che svolgono attività di commercio ed intermediazione di
rifiuti;
- le imprese che gestiscono impianti fissi e mobili di smaltimento e di
recupero di rifiuti di titolarità di terzi.
Le attività sottoposte ad iscrizione all'Albo (articolo 212, D.Lgs.
152/06 e s.m.i.) sono suddivise in CATEGORIE (articolo 8, D.M.
406/98 e s.m.i) a seconda dell'attività svolta dall'impresa.
L' impresa può richiedere l'iscrizione ad una o più categorie secondo
le dimensioni e l'attività che svolge.
L’ iscrizione costituisce titolo per lo svolgimento
delle attività!!!
Le imprese sono iscritte all’Albo nella persona del:
- Titolare dell’impresa
- Legale rappresentante della società
Le Ditte devono essere dimostrare di possedere specifici
requisiti:
• Iscrizione registro imprese
• Solidità e onestà dell’azienda (no fallimento, no
interdizione dagli uffici direttivi, no pene detentive per
reati ambientali, in regola con obblighi contributivi,
previdenziali ed assistenziali)
• Possedere requisiti di idoneità tecnica e capacità
finanziaria previsti per la specifica categoria
• Avere nominato un responsabile tecnico
Categoria 10: BONIFICA DEI BENI CONTENENTI AMIANTO
L'impresa deve dotarsi di almeno un responsabile tecnico, la cui
qualificazione professionale deve risultare da idoneo titolo di studio,
dall'esperienza maturata in settori di attività per i quali è richiesta
l'iscrizione o conseguita tramite la partecipazione ad appositi corsi di
formazione.
L'impresa dovrà poi attestare la propria capacità finanziaria.
ISCRIZIONE : la domanda di iscrizione deve essere compilata sugli
appositi modelli predisposti dal comitato nazionale e a disposizione
anche presso gli sportelli delle Sezioni.
Ai fini dell'iscrizione all'Albo, la delibera del Comitato Nazionale 30
marzo 2004, n. 1, ripartisce le attività della categoria 10 in
due "sottocategorie" in relazione al diverso grado di pericolosità per
l'ambiente e la salute dell'uomo dei vari tipi di materiali contenenti
amianto e alla conseguente complessità dei relativi interventi di
bonifica.
10A - per l'attività di bonifica di beni contenenti amianto effettuata sui
seguenti materiali: materiali edili contenenti amianto legato in matrici
cementizie o resinoidi;
10B - per l'attività di bonifica di beni contenenti amianto effettuata sui
seguenti materiali: materiali d'attrito, materiali isolanti (pannelli,
coppelle, carte e cartoni, tessili, materiali spruzzanti, stucchi, smalti,
bitumi, colle, guarnizioni, altri materiali isolanti), contenitori a
pressione, apparecchiature fuori uso, altri materiali incoerenti
contenenti amianto.
L'iscrizione nella categoria 10B è valida anche ai fini dello
svolgimento delle attività di cui alla categoria 10A.
ADEMPIMENTI
COORDINATORE SICUREZZA
MATERIALE CON AMIANTO
MATRICE COMPATTA
Considerare sempre la copertura non portante , salvo prove contrarie;
Verificare documentazione:
Piano Lavoro;
Iscrizione categoria 10 A Albo Smaltitori;
Verificare presenza patentini Operatori;
Verificare idoneità sanitarie;
Verificare omologa sostanza incapsulante;
Verificare presenza comunicazione/notifica all’asl di inizio lavori.
Verificare idoneità Piano Lavoro e far integrare con POS o PIMUS;
Verificare presenza verifiche periodiche mezzi sollevamento ecc;
Verificare interferenze con altre lavorazioni;
Verificare assenza materiali che possono contaminarsi;
Verificare isolamento impianto elettrico;
Se posti “sensibili” prevedere campionamenti ed analisi fibre aerodisperse;
Avvisare abitanti palazzi vicini o personale altre ditte in cantiere;
Verificare lay out cantiere: stoccaggio rifiuti,postazione piattaforma ecc.
MATERIALE CON AMIANTO CON
MATRICE FRIABILE
Coordinare lavorazioni con altre imprese e verificare eventuali interferenze;
Verificare documentazione
Piano Lavoro;
Iscrizione categoria 10 B Albo Smaltitori
Verificare presenza patentini Operatori;
Verificare idoneità sanitarie;
Verificare omologa sostanza incapsulante;
Verificare presenza comunicazione/notifica all’asl di inizio lavori.
Allegare mappatura amianto al PSC; in caso contrario dichiarare che deve essere
verificata la presenza amianto;
Fare attenzione vetustà impianto; impianti dismessi pericolosi!!!!
Prevedere campionamenti;
Isolamenti energia elettrica e dichiarazione conformità impianto elettrico di
cantiere;
Programma lavori e coordinamento con visite asl;
Verificare e porre limiti per condizioni meteoclimatiche;
Fare riunioni di coordinamento;
ISCRIZIONE: la domanda di iscrizione deve essere compilata sugli appositi
modelli predisposti dal comitato nazionale e a disposizione anche presso gli
sportelli delle Sezioni. (v. d. modulo)
L'impresa presenta la domanda di iscrizione alla Sezione della Regione o della
Provincia dove ha la propria sede legale.
PROCEDIMENTO DI ISCRIZIONE
GARANZIA FINANZIARIA
Procedimento di Iscrizione
Entro 90 giorni dalla ricezione della domanda, la Sezione regionale
effettua l'istruttoria e delibera l'accoglimento o il rigetto dandone
comunicazione dall'impresa.
Se la domanda è accolta, con la comunicazione di accoglimento la
Sezione regionale richiede all'impresa la presentazione della
garanzia finanziaria entro il termine di 90 giorni dalla data
di ricevimento della comunicazione.
Entro 45 giorni dalla presentazione della garanzia finanziaria, la
Sezione regionale iscrive l'impresa e le invia un avviso per il ritiro
del provvedimento di iscrizione all'Albo.
Le imprese non possono operare fino all'iscrizione definitiva all'Albo
Nazionale Gestori Ambientali.
Garanzia finanziaria
L'iscrizione all'Albo delle imprese che intendono effettuare l'attività
di bonifica dei beni contenenti amianto è subordinata alla
prestazione delle garanzie finanziarie ai sensi del decreto 5 febbraio
2004 del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio di
concerto con i Ministeri dell'economia e delle finanze, delle attività
produttive e delle infrastrutture e dei trasporti.
La garanzia finanziaria è una fideiussione bancaria o polizza
fideiussoria assicurativa sottoscritta a favore del Ministero
dell'Ambiente da parte dell'impresa che richiede iscrizione o
revisione all'Albo con procedura ordinaria (categorie 1- 4 -5 - 9 -10).
Può essere richiesta agli istituti bancari o alle società assicurative
abilitate al rilascio di cauzione o autorizzate all'esercizio del ramo
cauzione.
L'elenco delle società assicurative abilitate al rilascio del contratto di
fideiussione è disponibile alla voce "Albo Imprese" nel sito
http://www.isvap.it/
La garanzia finanziaria assicura la copertura di un eventuale danno
ambientale causato dall'impresa nell'esercizio della sua attività,
durante il periodo dell'iscrizione all'Albo.
Per tale motivo la garanzia finanziaria deve avere una validità di
sette anni, pari ai cinque anni di iscrizione dell'impresa all'Albo, più
un ulteriore periodo di due anni a copertura di eventuali
inadempienze che potrebbero verificarsi nel periodo successivo al
quinquennio di iscrizione.
Svincolo della garanzia finanziaria
La garanzia finanziaria resta efficace per un ulteriore periodo di due
anni dalla data di revoca, allo scadere del quale si estingue
automaticamente, così come indicato nel provvedimento di revoca
rilasciato dalla Sezione.
L'impresa, decorsi due anni dalla data di revoca, può richiedere
presso l'istituto bancario o la società assicurativa, lo svincolo della
garanzia finanziaria presentando la fideiussione originale ed il
provvedimento di revoca dell'Albo Gestori Ambientali.
Quando viene richiesta?
La garanzia finanziaria viene richiesta dalla Sezione regionale
dell'Albo Gestori Ambientali con la comunicazione di accoglimento
dell'iscrizione o della revisione.
I termini per la presentazione della garanzia finanziaria, pena la
decadenza della domanda di iscrizione o revisione, sono:
Per l'iscrizione: 90 giorni
Per la revisione: 45 giorni
Sostituzione della garanzia finanziaria
La garanzia finanziaria può essere sostituita solo nel caso in cui
l'impresa intenda rivolgersi ad un altro istituto bancario o società
assicurativa.
In questo caso nel testo della fideiussione occorre specificare:
1) che la nuova fideiussione sostituisce la precedente fino alla sua
scadenza.
In questo caso la vecchia fideiussione può essere subito svincolata.
2) se l'istituto bancario o la società assicurativa si fa carico o no del
periodo pregresso.
In questo caso la vecchia fideiussione viene revocata ma resta
efficace e vincolata per altri due anni.
Garanzia finanziaria per la categoria 10
Il testo della fideiussione bancaria o della polizza fideiussoria assicurativa deve
essere conforme allo schema approvato dal Ministero dell'Ambiente.
IMPORTI
Gli importi relativi alle classi per la categoria 10 sono i seguenti (articolo 3,
Decreto Ministero dell'Ambiente 5 febbraio 2004):
ISCRIZIONE IN ENTRAMBE LE SOTTOCATEGORIE
10A e 10B:
A parità di classe l'iscrizione nella sottocategoria 10B è valida anche ai fini dello
svolgimento delle attività della sottocategoria 10A.
Se l'impresa chiede iscrizione o revisione sia nella sottocategoria 10A che nella
sottocategoria 10B con classi diverse, deve presentare un'unica garanzia finanziaria per
la sottocategoria con la classe più alta, ma che specifichi che copre entrambe le
sottocategorie.
Se l'impresa iscritta nella sottocategoria 10B chiede integrazione della sottocategoria
10A con classe più alta, deve presentare appendice alla garanzia finanziaria in essere
con aumento del massimale e specifica di copertura per entrambe le sottocategorie.
Se l'impresa iscritta in entrambe le sottocategorie chiede una classe più bassa per la
sottocategoria 10 B deve presentare appendice alla garanzia finanziaria con specifica di
copertura sia per la sottocategoria 10A che per la sottocategoria 10B.
Requisiti di idoneità tecnica (mezzi, attrezzature, personale addetto)
La delibera n. 1 del 30 marzo 2004 individua nell’allegato A per
ciascuna delle due sottocategorie,
l'elenco delle attrezzature minime di cui le imprese devono disporre e
fissa il valore di dette attrezzature per ogni classe d'iscrizione.
La disponibilità e il valore delle attrezzature è dimostrato con una
dichiarazione sostitutiva di atto notorio sottoscritta congiuntamente
dal legale rappresentate e dal responsabile tecnico.
Requisiti di idoneità tecnica (mezzi, attrezzature, personale addetto)
Requisiti relativi al responsabile tecnico
Le funzioni e responsabilità sono definite dal Comitato Nazionale dell'Albo con
direttiva 21 aprile 1999, prot. n. 2866:
"Il Responsabile tecnico è responsabile delle scelte di natura tecnica,
progettuale e gestionale che garantiscano il rispetto delle norme di tutela
ambientale e sanitaria, con particolare riferimento alla qualità del prodotto e
della prestazione realizzata e del mantenimento dell'idoneità dei beni
strumentali utilizzati"
Il responsabile tecnico deve essere in possesso dei seguenti requisiti:
REQUISITI MORALI
- non essere in stato di interdizione legale ovvero di interdizione temporanea
dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese
-non aver riportato condanna passata ingiudicato, salvo gli effetti della
riabilitazione e della sospensione della pena:
-non si sia reso gravemente colpevole di false dichiarazioni nel fornire
informazioni all'Albo.
REQUISITI TECNICI MINIMI SUDDIVISI PER CATEGORIA E PER
CLASSE
Il responsabile tecnico deve dimostrare di disporre dei requisiti tecnici sotto
riportati allegando idonea documentazione al modello della domanda di
iscrizione o variazione
IMPORTANTE:
1) L'esperienza maturata nell'attività di bonifica dei materiali di cui alla categoria 10A è valida per l'iscrizione
nella classe e) relativa alle attività di bonifica dei materiali di cui alla categoria 10B
2) L'esperienza maturata in una classe di iscrizione è valida ai fini dell'iscrizione nella classe superiore.
Categoria 10 A: requisiti minimi responsabile tecnico
Categoria 10 B: requisiti minimi responsabile tecnico
Requisiti di capacità finanziaria
L'impresa dovrà poi attestare la propria capacità finanziaria. Tale requisito si intende soddisfatto con
gli importi stabiliti dalla delibera del Comitato nazionale 30 marzo 2004, n. 1, mediante presentazione
di un'attestazione di affidamento bancario rilasciata da istituti di credito o da società finanziarie
L'importo da comprovare deve essere corrispondente a quanto previsto dall' allegato "D" alla
delibera del Comitato Nazionale del 30 marzo 2004, n. 1, relativamente alla classe d'iscrizione
Diritto annuale di iscrizione
Le imprese devono pagare il diritto annuale per l'iscrizione all'Albo Gestori Ambientali in base alla
categoria e alla classe di appartenenza.
Il diritto annuale deve essere pagato al momento dell'iscrizione all'Albo Gestori Ambientali e,
successivamente, ogni anno entro il 30 aprile
Gli importi fissati per ogni categoria sono i seguenti:
categoria 10A
categoria 10B
Il mancato pagamento del diritto annuale comporta la sospensione d'ufficio dall'Albo che permane fino a
quando non venga effettuato il pagamento
L'eventuale richiesta di variazione di classe (aumento o declassamento di una qualsiasi categoria iscritta
all'Albo) comporta, "per l'anno in corso", il pagamento dell'importo corrispondente alla classe di
iscrizione più alta.
Nel caso di richiesta di cancellazione dall'Albo l'impresa è comunque tenuta al pagamento del diritto
annuale per l'anno in corso .
Il diritto annuale deve essere pagato tramite conto corrente postale n° 54828207 intestato alla Camera di
Commercio di Milano - Albo Gestori Ambientali.