La gestione dei rifiuti contenenti amianto Corso di Coordinatore addetto alle attività di rimozione, smaltimento e bonifica dell’amianto Argomenti del corso 1.Rifiuti: normativa, definizioni, tipologia …; 2.Tecniche di campionamento/analisi dei materiali contenenti amianto e campionamenti ambientali; 3.Deposito e accumulo, trasporto e smaltimento Argomenti del corso 4.Problematiche legate all’utilizzo dei materiali alternativi all’amianto. 5.Documentazione: registro carico-scarico, formulario e MUD 6.SISTRI 7.Iscrizione Albo Gestori Ambientali 1. Rifiuti, normativa, definizioni, tipologia …; NORME IN MATERIA AMBIENTALE Decreto legislativo 152/06 e s.m.i. Decreto legislativo 205/10 correttivo ed integrativo Struttura della normativa D. Lgs. N. 152 del 03.04.2006 e s.m.i. Norma in materia ambientale PARTE I Disposizioni comuni PARTE II Procedure per VAS,VIA, e AAI PARTE III Difesa del suolo – Desertificazione Tutela acque inquinamento Gestione risorse idriche PARTE IV Gestione rifiuti Bonifica siti inquinati PARTE V Tutela dell’aria Riduzione emissioni in atmosfera PARTE VI Tutela risarcitoria contro i danni dell’ambiente Decreto legislativo 205/10 Recepimento della direttiva sui rifiuti 2008/98/CE Il decreto legislativo 3.12.2010 n. 205 apporta modifiche alla Parte IV (rifiuti) del d.lgs 152/06 E’ entrato in vigore il 25 dicembre 2010 Campo di applicazione e finalità: art. 177 1.assicurare 1. assicurare un’elevata protezione ambientale 2.recuperare 2. recuperare o smaltire i rifiuti senza pericolo per la salute umana ed evitando procedureprocedure-metodi dannosi per l’ambiente 3.applicazione 3. applicazione principi di precauzione,prevenzione, proporzionalità, responsabilizzazione e cooperazione Principi: art. 178 La gestione dei rifiuti è effettuata conformemente ai principi di precauzione, di prevenzione, di sostenibilità, di proporzionalità, di responsabilizzazione e di cooperazione di tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella distribuzione, nell'utilizzo e nel consumo di beni da cui originano i rifiuti, nonché del principio chi inquina paga. A tale fine la gestione dei rifiuti e' effettuata secondo criteri di efficacia, efficienza, economicità, trasparenza, fattibilità tecnica ed economica, nonché nel rispetto delle norme vigenti in materia di partecipazione e di accesso alle informazioni ambientali. Responsabilità estesa del produttore Art. 178 bis Per ciò che riguarda la responsabilità del produttore di rifiuto, “il produttore di rifiuto conserva la responsabilità per l’intera catena di trattamento” anche quando consegna a terzi (trasportatore, recuperatore, smaltitore) i rifiuti.” Per i soggetti iscritti a SISTRI… “la responsabilità di ciascun soggetto è limitata alla rispettiva sfera di competenza” stabilita da SISTRI Per i soggetti non iscritti a SISTRI la responsabilità si interrompe: “All’arrivo entro 3 mesi della quarta copia del FIR controfirmata e datata in arrivo del destinatario” “Al conferimento dei rifiuti al servizio pubblico di raccolta” Criteri di priorità nella gestione dei rifiuti art.179 a)prevenzione; b)preparazione per il riutilizzo; c) riciclaggio; d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; e) smaltimento. La gerarchia è derogabile solo se questo è giustificato dal principio di precauzione sulla base di analisi degli impatti (ambientale, sanitario, economico, sociale), della fattibilità tecnica, del risparmio di risorse Particolare importanza riveste l’art. 183 sulle definizioni con alcune importanti novità: Rifiuto, rifiuto pericoloso,preparazione per il riutilizzo, deposito temporaneo … Riutilizzo di prodotti art. 180 bis “Qualsiasi operazione attraverso la quale prodotti o componenti che NON sono rifiuti sono reimpiegati per la stessa finalità” Il riutilizzo è promosso dalle Pubbliche amministrazioni anche con incentivi economici Preparazione per il riutilizzo: art. 180 bis E’ un concetto che non esisteva nella norma precedente: “Le operazioni di controllo, pulizia, smontaggio e riparazione attraverso cui prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro pretrattamento. E’ a tutti gli effetti un’operazione sui rifiuti e quindi come tale deve essere autorizzata. E’ prevista l’emanazione di: - Procedure autorizzative semplificate - Catalogo esemplificativo di prodotti che possono essere sottoposti alla preparazione al riutilizzo. Riciclaggio: art. 181 qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i rifiuti sono trattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini. “ Include il trattamento di materiale organico ma non il recupero di energia né il ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o in operazioni di riempimento …” Recupero: art. 181 “qualsiasi operazione il cui principale risultato sia di permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile, sostituendo altri materiali che sarebbero stati altrimenti utilizzati per assolvere una particolare funzione o di prepararli ad assolvere tale funzione, all'interno dell'impianto o nell'economia in generale… L'allegato C della parte IV del presente decreto riporta un elenco non esaustivo di operazioni di recupero …” Le operazioni di recupero devono essere autorizzate. Smaltimento: art. 182 “qualsiasi operazione diversa dal recupero anche quando l'operazione ha come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia. L'Allegato B alla parte IV del decreto riporta un elenco non esaustivo delle operazioni di smaltimento; Le operazioni di smaltimento devono essere autorizzate. Hanno priorità per l’invio a smaltimento i rifiuti non recuperabili generati nell’ambito di attività di riciclaggio o di recupero (codici 19XXXX) Rifiuto: art 183 “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l'intenzione o abbia l'obbligo di disfarsi” Rifiuto pericoloso: art 183 “rifiuto che presenta una o più caratteristiche di cui all'allegato i della parte quarta del decreto” Definizioni: art 183 ALLEGATO D Elenco dei rifiuti istituito dalla Decisione della Commissione 2000/532/CE del 3 maggio 2000. “…Il presente elenco armonizzato di rifiuti verrà rivisto periodicamente, sulla base delle nuove conoscenze ed in particolare di quelle prodotte dall'attività di ricerca, e se necessario modificato in conformità dell'articolo 39 della direttiva 2008/98/CE. L'inclusione di una sostanza o di un oggetto nell'elenco non significa che esso sia un rifiuto in tutti i casi. Una sostanza o un oggetto e‘ considerato un rifiuto solo se rientra nella definizione di cui all'articolo 3, punto 1 della direttiva 2008/98/CE…” “…I rifiuti contrassegnati nell'elenco con un asterisco "*" sono rifiuti pericolosi ai sensi della direttiva 2008/98/CE e ad essi si applicano le disposizioni della medesima direttiva. Si ritiene che tali rifiuti presentino una o più caratteristiche indicate nell'Allegato III della direttiva 2008/98/CE e, in riferimento ai codici da H3 a H8, H10 e H11 del medesimo allegato, una o più delle seguenti caratteristiche …” Come attribuire il codice al rifiuto •Il Codice Europeo del Rifiuto (C.E.R.) racchiude tutte le tipologie di rifiuti (urbani, speciali non pericolosi, pericolosi) •E’ strutturato secondo tre livelli. •Il C.E.R. si compone di sei cifre 00.00.00. •Ogni coppia di cifre indica un livello di appartenenza 1° livello: attività principale generatrice di rifiuti; 2° livello: tipologia del processo all’interno dell’attività generatrice dei rifiuti; 3° livello: descrizione della specifica tipologia di rifiuto generato. TIPO DI ATTIVITA’ PROCESSO DI LAVORAZIONE TIPOLOGIA DI RIFIUTO 00 . 00 . 00 Se il rifiuto è contrassegnato con un asterisco è PERICOLOSO CER 17.00.00 RIFIUTI DELLE OPERAZIONE DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONE (COMPRESO IL TERRENO PROVENIENTE DA SITI CONTAMINATI) CER 17.06.00 MATERIALE ISOLANTE E MATERIALE DA COSTRUZIONE CONTENENTE AMIANTO CER 17.06.01* (pericoloso) materiali isolanti contenenti amianto (pannelli bassa densità, amianto spruzzato, fanghi, imballi contaminati) CER 17.06.05* (pericoloso) materiali da costruzione contenenti amianto (cemento-amianto, pavimentazioni viniliche) Art. 187 - Divieto di miscelazione di rifiuti pericolosi E’ vietato miscelare : -Rifiuti pericolosi con non pericolosi -Rifiuti aventi diverse categorie di pericolo -Rifiuti al fine di diluire le sostante pericolose Può esserci presenza di amianto negli aggregati riciclati? ….. Articolo diritto ambiente (allegato) 2. Tecniche di campionamento / analisi dei materiali contenenti amianto e campionamenti ambientali; Se il materiale è in buone condizioni e non viene manomesso, è estremamente improbabile che esista un pericolo apprezzabile di rilascio di fibre di amianto. Se invece il materiale viene danneggiato per interventi di manutenzione o per vandalismo, si verifica un rilascio di fibre che costituisce un rischio potenziale. Se il materiale è in cattive condizioni, o se è altamente friabile, le vibrazioni dell´edificio, i movimenti di persone o macchine, le correnti d´aria possono causare il distacco di fibre di amianto scarsamente legate al resto del materiale. I campionamenti sono di diverso tipo: Personali (ricerca delle fibre aerodisperse) Ambientali indoor/outdoor (ricerca di fibre aerodisperse) Materiali in massa (ricerca presenza e/o concentrazione di amianto) … campionamenti personali per la tutela del lavoratore Si effettua prelevando l´aria attraverso un campionatore personale, indossato da un soggetto mentre svolge le attività abitudinarie. Il campionatore è costituito da una pompetta che preleva quantità note di aria nel tempo e assorbe gli inquinanti aereo dispersi con idonei sistemi di fissaggio. Tale modalità è utilizzata per misurare l´esposizione media dell´individuo alle diverse sostanze. Le modalità operative per effettuare il campionamento prevedono: -campionamento personale con sistemi di prelievo a flusso costante su filtri di esteri di cellulosa con porosità 0.8 µm -durata dei prelievi subordinata alla polverosità presente nell´ambiente -ambienti di lavoro: D.Lgs 81/2008 e valore limite pari a 0.1 ff/cc = 100ff/L misurate come media ponderata in un tempo di riferimento di otto ore. Metodo OMS 1997 Quando fare i monitoraggi ambientali? …per campionare l’ambiente esterno … per campionare l’aria dopo il crollo di una copertura Viene utilizzato per la determinazione delle fibre aerodisperse. Si effettua prelevando l´aria nei luoghi oggetto di analisi. E´ molto utile per identificare le scelte di bonifica e per testarne l´efficacia. Le modalità operative per effettuare il campionamento prevedono: •campionamenti ambientali a 1.6 mt dal suolo •campionatori a flusso costante •filtri di esteri di cellulosa e policarbonato con porosità di 0.8 µm •durata dei prelievi compresa tra 4 - 8 ore •ambienti di vita: D.M. 06/09/1994 con valori guida pari a 20ff/L in MOCF o 2ff/L in SEM con micranalisi …durante l'intervento di bonifica di amianto in matrice friabile Dovrà essere garantito a carico del committente dei lavori un monitoraggio ambientale delle fibre aerodisperse nelle aree circostanti il cantiere di bonifica al fine di individuare tempestivamente un'eventuale diffusione di fibre di amianto nelle aree incontaminate. Il monitoraggio deve essere eseguito quotidianamente dall'inizio delle operazioni di disturbo dell'amianto fino alle pulizie finali. Devono essere controllate in particolare: - le zone incontaminate in prossimità delle barriere di confinamento; - l'uscita del tunnel di decontaminazione o il locale incontaminato dello spogliatoio. Campionamenti sporadici vanno effettuati all'uscita degli estrattori, all'interno dell'area di lavoro e durante la movimentazione dei rifiuti. I risultati devono essere noti in tempo reale o, al massimo, entro le 24 ore successive. Per questo tipo di monitoraggio si adotteranno tecniche analitiche di MOCF. Il campionatore deve essere posizionato ad altezza d’uomo. Sono previste due soglie di allarme: Preallarme - Si verifica ogni qual volta i risultati dei monitoraggi effettuati all'esterno dell'area di lavoro mostrano una netta tendenza verso un aumento della concentrazione di fibre aerodisperse; Allarme - Si verifica quando la concentrazione di fibre aerodisperse supera il valore di 50 ff/l. Lo stato di preallarme prevede le seguenti procedure: - sigillatura di eventuali montacarichi (divieto di entrata e di uscita); - sospensione delle attività in cantiere e raccolta di tutto il materiale rimosso; - ispezione delle barriere di confinamento; - nebulizzazione all'interno del cantiere e all'esterno nella zona dove si e' rilevato l'innalzamento della concentrazione di fibre; - pulizia impianto di decontaminazione; - monitoraggio (verifica). Lo stato di allarme prevede le stesse procedure di preallarme, più: - comunicazione immediata all'autorità competente; sigillatura ingresso impianto di decontaminazione; accensione estrattore zona esterna; nebulizzazione zona esterna con soluzione incollante; pulizia pareti e pavimento zona esterna ad umido con idonei materiali; monitoraggio. … per la certificazione della restituibilità di ambienti bonificati •Le operazioni di certificazione di restituibilità di ambienti bonificati dall'amianto, effettuate per assicurare che le aree interessate possono essere rioccupate con sicurezza, dovranno essere eseguite da funzionari della Asl competente. •Le spese relative al sopralluogo ispettivo ed alla determinazione della concentrazione di fibre aerodisperse sono a carico del committente i lavori di bonifica. I principali criteri da seguire durante la certificazione sono: assenza di residui di materiali contenenti amianto entro l'area bonificata; assenza effettiva di fibre di amianto nell'atmosfera compresa nell'area bonificata. •Per la verifica di questi criteri occorre seguire una procedura che comporta l'ispezione visuale preventiva e quindi il campionamento dell'aria che deve avvenire operando in modo opportuno per disturbare le superfici nell'area interessata (campionamento aggressivo). •Il campionamento dell'aria può avvenire solo se l'area è priva di residui visibili di amianto •L'esperienza ha mostrato che durante le operazioni di certificazione i livelli di concentrazione di amianto molto raramente superano i valori limite indicati nelle varie normative vigenti nazionali e internazionali. Prima di procedere alla ispezione visuale tutte le superfici all'interno dell'area operativa bonificata devono essere adeguatamente asciutte. L'ispezione visuale deve essere quanto più accurata possibile e deve comprendere non solo i luoghi e le superfici a vista, ma anche ogni altro luogo parzialmente o completamente nascosto, anche se di piccole dimensioni (quali angoli, rientranze, sporgenze sulle pareti, sul soffitto e sul pavimento). L'ispezione deve essere condotta dopo la rimozione dei teli in polietilene utilizzati durante la bonifica ma mentre l'area è ancora confinata (prima della rimozione delle barriere, dell'unità di decontaminazione e della sigillatura di porte, finestre e impianto di ventilazione). I sigillanti devono essere usati, ma solo dopo l'ispezione e prima del campionamento aggressivo finale, per incapsulare residui di amianto presenti in luoghi difficilmente accessibili o difficilmente praticabili. Il campionamento aggressivo comporta il disturbo con mezzi meccanici di tutte le superfici accessibili, di regola iniziando da quelle verticali e quindi operando su quelle orizzontali. Può essere utile mantenere negli ambienti interessati l'aria in movimento, creando anche una omogeneizzazione della concentrazione, mediante ventilatori di potenza ridotta. Poichè tali operazioni provocano la diffusione di fibre nell'atmosfera, è importante che siano predisposte tutte le misure necessarie per la protezione degli operatori e per il controllo della eventuale fuoriuscita di polvere. Le operazioni di disturbo debbono iniziare contemporaneamente alla partenza degli apparecchi di campionamento. Effettuare, indicativamente, due campionamenti per superfici fino a 50 m², almeno tre campionamenti per superfici fino a 200 m², un ulteriore campionamento ogni 200 m² in più. Per aree bonificate maggiori di 600 m² si può usare un numero di campioni minore. Nel caso di ambienti con molte stanze separate può essere necessario effettuare misure in ogni stanza. Criteri per la certificazione della restituibilità: - I locali dovranno essere riconsegnati a conclusione dei lavori di bonifica con certificazioni finali attestanti che: sono state eseguite, nei locali bonificati, valutazioni della concentrazione di fibre di amianto aerodisperse mediante l'uso della microscopia elettronica in scansione; - E’ presente, nei locali stessi, una concentrazione media di fibre aerodisperse non superiore alle 2 ff/l. … in base a quanto stabilito dal Decreto Legislativo n°81/2008 TITOLO IX - SOSTANZE PERICOLOSE Capo III: Protezione dai rischi connessi all'esposizione all'amianto Art. 253. Controllo dell'esposizione • Il datore di lavoro deve effettuare periodicamente la misurazione della concentrazione di fibre di amianto nell'aria del luogo di lavoro. I risultati delle misure sono riportati nel documento di valutazione dei rischi. • Il campionamento deve essere rappresentativo dell'esposizione personale del lavoratore alla polvere proveniente dall'amianto o dai materiali contenenti amianto. • I campionamenti sono effettuati previa consultazione dei lavoratori ovvero dei loro rappresentanti. • Il prelievo dei campioni deve essere effettuato da personale in possesso di idonee qualifiche. • La durata dei campionamenti deve essere tale da consentire di stabilire un'esposizione rappresentativa, • Il conteggio delle fibre di amianto e' effettuato di preferenza tramite microscopia a contrasto di fase, Art. 254. Valore limite • Il valore limite di esposizione per l'amianto e' fissato a 0,1 fibre per centimetro cubo di aria, misurato come media ponderata nel tempo di riferimento di otto ore. • I datori di lavoro provvedono affinchè nessun lavoratore sia esposto a una concentrazione di amianto nell'aria superiore al valore limite. • Quando il valore limite fissato al comma l viene superato, il datore di lavoro individua le cause del superamento e adotta il più presto possibile le misure appropriate per ovviare alla situazione. • Il lavoro può proseguire nella zona interessata solo se vengono prese misure adeguate per la protezione dei lavoratori interessati. • Se l'esposizione non può essere ridotta con altri mezzi e' necessario l'uso di un dispositivo di protezione individuale delle vie respiratorie con fattore di protezione operativo tale da garantire tutte le condizioni previste dall'articolo 251, … durante attività di rimozione eternit, se in posti “sensibili” VANTAGGI MOCF MICROSCOPIA ELETTRONICA Costi limitati Tempi rapidi Metodica ben standardizzata Alto potere risolutivo Identificazione univoco delle fibre di amianto e del tipo mineralogico Costi elevati Tempi relativamente lunghi SVANTAGGI INDICAZIONI Ambiente di lavoro Ambienti di vita Ambiente esterno Analisi delle fibre aereo disperse • L'analisi delle fibre aerodisperse si effettua allo scopo di determinare la concentrazione di amianto presente nell'aria in un determinato ambiente. L'analisi viene eseguita campionando volumi noti di aria che, nell'apparecchiatura di prelievo, passa attraverso un filtro a membrana sul quale si depongono tutte le particelle in sospensione. • E' questo filtro che viene successivamente sottoposto ad analisi mediante tecniche di microscopia, in base alle quali viene identificato e contato il numero di fibre che vi è rimasto depositato. Tale numero assoluto viene quindi diviso per il volume di aria che è stato campionato al momento del prelievo. • Il risultato finale viene espresso in termini di numero di fibre per unità di volume di aria. Allo scopo di evitare di maneggiare numeri con troppi decimali l'unità di volume di aria impiegata può essere il centimetro cubo (o millilitro), oppure il litro, oppure il metro cubo in relazione all'ordine di grandezza della concentrazione. • Per l'analisi del filtro è possibile avvalersi sia della microscopia ottica (MOCF), sia della microscopia elettronica (SEM o TEM). • Anche in questo caso la MOCF rappresenta il metodo più accessibile per quanto riguarda i costi e la disponibilità di laboratori; tuttavia non consente l'identificazione certa delle fibre di amianto • Una seconda limitazione consiste nell'elevata variabilità associata alla misura numerica della concentrazione di fibre, soprattutto a concentrazioni molto basse. TIPOLOGIE MICROSCOPI • Microscopia ottica a contrasto di fase (MOCF); • Microscopia elettronica a scansione (SEM); • Microscopia elettronica a trasmissione (TEM). • La MOCF è di gran lunga la tecnica più diffusa ed accessibile, anche sotto il profilo dei costi; tuttavia è anche quella che presenta i limiti maggiori, in quanto ha un minore potere risolutivo e una minore profondità di campo. Questo significa che non permette di rilevare le fibre di dimensioni più piccole, come pure che non consente di individuare con esattezza le fibre che sul preparato sono disposte in posizione inclinata rispetto al piano immagine del microscopio. • Inoltre con la MOCF non è possibile riconoscere le fibre d'amianto in maniera univoca ed oggettiva (le fibre vengono riconosciute a vista dal tecnico analista in base alle caratteristiche dimensionali e morfologiche). Questo può portare ad errori anche sistematici in caso di campioni eterogenei, costituiti da materiali fibrosi di diversa natura e / o con basso contenuto in amianto. • La MOCF da sola non permette di distinguere il tipo di fibre di amianto, se non grazie all' esperienza del tecnico analista. Per poter identificare qualitativamente le fibre bisogna ricorrere alla tecnica di dispersione cromatica, secondo la quale l'osservazione in MOCF viene effettuata immergendo il campione in un liquido ad alta dispersione, che provoca fenomeni di rifrazione della luce diversi per ciascun tipo mineralogico di amianto. • Le tecniche di microscopia elettronica hanno un potere di risoluzione molto più alto, una profondità di campo maggiore dello spessore del preparato e possono quindi rilevare anche fibre estremamente piccole in concentrazioni molto basse. • La microscopia elettronica consente inoltre di identificare in maniera univoca le fibre di amianto (nella SEM con la micro analisi a raggi x e nella TEM con la diffrazione elettronica e la microanalisi a raggi x). LA MICROSCOPIA OTTICA - In tutti i microscopi vale il principio secondo cui lenti particolari ingrandiscono l'immagine sino a renderne ben visibili i dettagli della struttura. - Oltre all’ingrandimento, tuttavia, è importante la risoluzione, cioè la capacità di mostrare due punti adiacenti come distinti. - Sebbene, in linea di principio, l’ingrandimento possa essere aumentato a piacere, la risoluzione è invece limitata e dipende dalle caratteristiche fisiche delle luce. - Pertanto è la risoluzione e non l’ingrandimento che in definitiva determina i limiti di ciò che siamo in grado di vedere al microscopio. - La risoluzione del microscopio ottico si aggira intorno a 0,2 µm (0,2 micrometri o 200 nanometri) Ingrandimento e risoluzione • L’ingrandimento del microscopico è dato dal prodotto degli ingrandimenti rispettivamente degli obiettivi e degli oculari. • Il valore massimo di ingrandimento ottenibile con un microscopio ottico composto è di circa 1500 volte. • La risoluzione delle lenti conferisce questo limite; infatti, il potere risolutore è una funzione delle lunghezza d’ onda della luce usata e costituisce una proprietà caratteristica dell’obiettivo, conosciuta come apertura numerica (una misura dell’abilità di catturare la luce). • In linea generale, c'e una stretta corrispondenza tra apertura numerica e ingrandimento: le lenti a forte ingrandimento possiedono generalmente un valore più alto di apertura numerica (esso è riportato sulla lente accanto a quello dell'ingrandimento). • Il diametro dell’oggetto più piccolo in grado di essere risolto è uguale a 0,5 λ/apertura numerica, dove λ è la lunghezza della luce usata. Tenendo in considerazione questa formula, il potere risolutore del microscopio è maggiore quando per illuminare il campione viene usata una luce nello spettro del blu e l’obiettivo ha un’apertura numerica elevata. LA MICROSCOPIA ELETTRONICA • I microscopi elettronici trovano ampio impiego nello studio dei dettagli strutturali della cellula. • Per lo studio della struttura interna è fondamentale l’uso del microscopio elettronico a trasmissione (TEM). In esso un fascio di elettroni sostituisce la radiazione luminosa e le lenti sono costituite da elettromagneti; tutto il sistema opera in alto vuoto. • Il potere risolutore del microscopio elettronico è molto più elevato di quello del microscopio ottico, e ciò consente di visualizzare anche strutture molecolari quali proteine e acidi nucleici. Il fascio di elettroni non ha però un elevato potere di penetrazione, tanto che anche una singola cellula è troppo spessa per essere visualizzata direttamente. • Sezioni, estremamente sottili (20-60 nm) e possono essere esaminate individualmente al microscopio elettronico. La microscopia elettronica a scansione • In alternativa è possibile usare il microscopio elettronico a scansione (SEM). • Il campione viene ricoperto da un sottile strato di un metallo pesante, come per esempio l'oro. Un fascio di elettroni diretto contro la superficie del campione ne effettua la scansione con movimento regolare. Gli elettroni dispersi dal metallo vengono raccolti e utilizzati per produrre immagini su schermo. • Nel SEM è possibile osservare campioni di dimensioni anche piuttosto grandi e la profondità di fuoco è molto elevata. • Si possono ottenere ingrandimenti che vanno da 15X a oltre 100.000X, ma si può visualizzare solo la superficie di un oggetto. Tutti i microscopi elettronici sono dotati di apparecchiature fotografiche per la registrazione delle immagini; le fotografie così ottenute sono dette micrografie elettroniche. MOCF SEM TEM DATI OTTENIBILI Morfologia delle fibre Morfologia e composizione chimica delle fibre Morfologia, composizione chimica e struttura cristallina delle fibre POTERE RISOLUTIVO 0,2 µm 5 nm 0,2 nm INGRANDIAMNTO DI LAVORO 500 2.000 10.000 RISOLUZIONE ANALITICA 0,3 µm 5 nm 1-2 nm RICONIOSCIMENTO DELLA VARIETA’ MINERALOGICA DELLE FIBRE Tecnica di dispersione cromatica Microanalisi a raggi X Diffrazione elettronica e microanalisi a raggi X VANTAGGI MOCF MICROSCOPIA ELETTRONICA Costi limitati Tempi rapidi Metodica ben standardizzata Alto potere risolutivo Identificazione univoco delle fibre di amianto e del tipo mineralogico Costi elevati Tempi relativamente lunghi SVANTAGGI INDICAZIONI Ambiente di lavoro Ambienti di vita Ambiente esterno TIPO DI AMBIENTE TIPO DI CAMPIONAMENTO METODO ANALITICO AMBIENTE DI LAVORO (valutazione esposizione lavoratori) Personale MOCF AMBIENTE DI VITA CONFINATO (valutazione di inquinamento in atto) Ambientale SEM (preferibile) MOCF CONTROLLO CANTIERE DI BONIFICA Ambientale MOCF RESTITUIBILITA’ AMBIENTI BONIFICATI Ambientale SEM AMBIENTE ESTERNO Ambientale SEM-TEM Tecniche di campionamento ed analisi dei materiali in amianto CAMPIONI DI MASSA Qualora all´interno dell´edificio siano presenti materiali nei quali si sospetta la presenza amianto, occorrerà procedere alla raccolta di un campione (porzione) del materiale e alla sua analisi da parte di un laboratorio abilitato, evitando interventi distruttivi che possono determinare una contaminazione degli ambienti circostanti. Le modalità operative per effettuare il campionamento sono indicate nel DM 06/09/1994 CAMPIONI DI MASSA I materiali da campionare vanno selezionati in modo prioritario fra quelli che presentano: 1) Friabilità e cattivo stato di conservazione. 2) Facile accesso o mancanza di rivestimenti e di mezzi di confinamento. 3) Suscettibilità di facile danneggiamento e conseguente possibilità di rilascio di fibre nell'ambiente. 4) Possibilità di frequenti manomissioni. 5) Frequenti interventi di manutenzione. Le modalità operative del campionamento possono essere schematicamente riassunte come segue: 1) Acquisizione di documentazione fotografica a colori la più rappresentativa possibile del materiale da campionare, che ne evidenzi la struttura macroscopica e l'ubicazione rispetto all'ambiente potenzialmente soggetto a contaminazione. 2) Dotazione di adeguati mezzi personali di protezione, quali maschere contro polveri e guanti da non più riutilizzare. 3) Impiego di strumenti adeguati che non permettano dispersione di polvere o di fibre nell'ambiente, e che consentano il minimo grado di intervento distruttivo, quali pinze, tenaglie, piccoli scalpelli, forbici, cesoie, ecc. Evitare, quindi trapani, frese, scalpelli grossolani, lime, raspe e simili. 4) Prelievo di una piccola aliquota del materiale, che sia sufficientemente rappresentativo e che non comporti alterazioni significative dello stato del materiale in sito. 5) Inserimento immediato del campione in una busta di plastica ermeticamente sigillabile. 6) Segnalazione del punto di prelievo sul materiale mediante apposizione di un contrassegno indicante data, modalità e operatore. 7) Riparare con adeguati sigillanti il punto di prelievo e pulire accuratamente con panni umidi eventuali residui sottostanti. 8) Compilazione di una scheda di prelievo, con tutte le informazioni necessarie, da allegare al campione. 9) Trasmissione diretta del campione, della scheda di prelievo e della documentazione fotografica al Centro incaricato delle analisi. TRASMISSIONE DI CAMPIONI MASSIVI POTENZIALMENTE CONTENENTI AMIANTO (es: LABORATORIO VEDANI ITALSAE) Ai fini della trasmissione al Laboratorio Vedani Italsae dei campioni da analizzare, è necessario attenersi alle seguenti prescrizioni: - Il campione da analizzare deve essere posto in imballi metallici o plastici che non sono suscettibili di rompersi o di essere facilmente perforati. - Il campione, sigillato come sopra descritto, deve essere quindi posto in un sacchetto di plastica con chiusura a cerniera e confezionato in una busta imbottita (con bolle) o in una piccola e robusta scatola. - Il modulo di prelievo deve essere compilato per ogni campione e trasmesso avendo cura di tenerlo separato dal campione stesso. Oltre a quanto già dettagliato sopra riguardo le modalità di confezionamento, riportiamo di seguito gli adempimenti richiesti per il trasporto con vettore, graduati in base alla situazione peggiorativa, indipendentemente dal fatto che la presenza di amianto sia effettivamente comprovata a seguito delle analisi di laboratorio. Sui due lati dell’imballo occorre riportare un rombo entro il quale deve comparire la marchiatura UN 25921, del formato e delle dimensioni conformi a quanto prescritto dal trattato Nel documento di trasporto (D.D.T.) riportare la dicitura “inferiore a Kg 1 - LQ272– merce in quantità limitata”. Vedani Italsae offre gratuitamente alla Clientela l’apposito Kit Confezionamento Campioni di Massa, preparato in conformità con quanto prescritto dal trattato ADR. Altre metodologie di campionamento ed analisi dei materiali: VALUTAZIONE DELLO STATO DI DEGRADO DI UNA COPERTURA IN CEMENTO-AMIANTO • Cosa fare quando siamo chiamati a valutare lo stato di degrado di una copertura ( o altro materiale contenete amianto)???? • Cosa fare quando siamo chiamati a valutare il rischio di dispersione di fibre di amianto da un materiale???? I PRINCIPALI PARAMETRI DA RILEVARE ATTRAVERSO L’ISPEZIONE VISIVA SONO: 1. la friabilità del materiale: la matrice si sgretola facilmente dando luogo a liberazione di fibre; 2. le condizioni della superficie: evidenza di crepe, rotture, sfaldamenti; 1. l’integrità della matrice: evidenza di aree di corrosione della matrice con affioramento delle fibre di amianto; 2. i trattamenti protettivi della superficie della copertura: verniciatura, incapsulamento, ecc….; 3. lo sviluppo di muffe e/o licheni sulla superficie; 1. la presenza di materiale pulverulento in corrispondenza di scoli d’acqua e nella gronda; 2. la presenza di materiale pulverulento aggregato in piccole stalattiti in corrispondenza dei punti di gocciolamento. COME VALUTARE IL DEGRADO ED IL TIPO DI BONIFICA PIÙ IDONEA? • Se il manufatto in cemento amianto osservato presenta danni evidenti ed indiscutibili (crepe, fessure evidenti, rotture) ossia se la superficie interessata dal danneggiamento supera il 10% dell’estensione, si procede alla bonifica come indicato dal D.M. 6 Settembre 1994; • Se il danno è meno evidente e la superficie appare integra all’ispezione visiva, è necessario quantificare lo stato di conservazione attraverso l’applicazione dell’indice di degrado, presenza di sfaldamenti, crepe e rotture; INDICE DI DEGRADO PER LA VALUTAZIONE DELLO STATO DI CONSERVAZIONE DELLE COPERTURE IN CEMENTO AMIANTO I.D. (Linee guida amianto 8/6777 R.L.) • • • E) VENTILAZIONE, si dà valore 1 la copertura non si trova in prossimità di bocchette di ventilazione o flussi d’aria 2 la copertura si trova in prossimità di bocchette di ventilazione o flussi d’aria • • • F) LUOGO DI VITA / LAVORO , si dà valore 1 copertura non visibile dal sotto (presenza di controsoffitto e/o soletta) 2 copertura a vista dall’interno • • • G) DISTANZA DA FINESTRE/BALCONI/TERRAZZE, si dà valore 1 se la copertura è distante più di 5 m. da finestre/terrazze/balconi 2 se vi sono finestre/terrazze/balconi prospicenti ed attigue • • • H) AREE SENSIBILI, si dà valore 1 assenza, nel raggio di 300 m, di aree scolastiche/luoghi di cura 3 vicinanza ad aree scolastiche/luoghi di cura • • • • • I) VETUSTA’ (in anni) fattore moltiplicatore, si dà valore 2 se la copertura è stata installata dopo il 1990 3 se la copertura è stata installata tra il 1980 e il 1990 4 se la copertura è installata prima del 1980 Nel caso sia difficoltoso risalire alla vetustà della copertura in cemento amianto si farà riferimento alla data di realizzazione dell’edificio. INDICE DI DEGRADO PER LA VALUTAZIONE DELLO STATO DI CONSERVAZIONE DELLE COPERTURE IN CEMENTO AMIANTO I.D. (Linee guida amianto 8/6777 R.L.) I.D. = (A+B+C+D+E+F+G+H ) x I (vetustà) RISULTATO: 1) VALORE INFERIORE O UGUALE A 25: Nessun intervento di bonifica. E’ prevista la valutazione dell’indice di degrado con frequenza biennale 2) VALORE COMPRESO TRA 25 e 44: anni Esecuzione della bonifica* entro 3 3) VALORE UGUALE O MAGGIORE A 45 : Rimozione della copertura entro i successivi 12 mesi Metodo UNI 10608 • Il metodo, definito “a strappo”, consente di misurare la quantità di fibre di amianto libere o facilmente liberabili presenti sulla superficie di lastre ondulate o piane. • Si tratta di un metodo pratico ed oggettivo per la valutazione dello stato di degrado della superficie delle lastre ondulate e piane di fibrocemento contenente amianto, fabbricate inglobando fibre di amianto in una matrice cementizia. • Il giudizio può essere utilizzato ai fini della normativa vigente. • Lo stato di degrado si valuta pesando la quantità di materiale (fibre e matrice) che rimane aderente ad un nastro adesivo standardizzato che si applica alla superficie in esame (un nastro comunemente reperibile, adatto agli scopi della norma, è il nastro 3M 395 della 3M Italia). • La superficie della lastra su cui effettuare la prova deve essere asciutta (convenzionalmente è asciutta una lastra sulla quale non ha piovuto per 48 ore). • Sulla superficie della lastra non deve essere fatta alcuna operazione di pulizia, spazzolatura od altro. • Occorre evitare di effettuare le prove su lastre con significativa presenza di muffe, muschio o licheni. • Se ciò non fosse possibile, si deve applicare il nastro adesivo sulla lastra ed effettuare lo strappo del nastro con la conseguente asportazione della muffa o del muschio, quindi applicare un nuovo nastro ed utilizzarlo per la prova. • Nel caso in cui l’esecuzione della prova avvenga in laboratorio, le lastre prelevate dalla copertura devono essere condizionate nell’ambiente del laboratorio per almeno 48 ore. • Per ogni prova si devono utilizzare tre spezzoni di nastro, applicati sulla stessa lastra o su lastre diverse (il nastro deve essere misurato con la precisione di 1 mm). • Se le lastre sono ondulate si applica il nastro trasversalmente alle onde per uno sviluppo pari a due onde complete (evitando la sovrapposizione di testata, cioè la parte della lastra che rimaneva sotto l’altra). • Se la lastra è piana il nastro viene posto parallelamente ad uno dei due lati (sempre evitando la zona di sovrapposizione) per un tratto di almeno 20 cm. • Con uno strappo non violento si toglie il nastro e lo si ripiega su se stesso per non perdere il materiale asportato. • La prova è valida se la differenza tra i singoli pesi (sensibilità della bilancia ± 1 mg) e la loro media non supera il 20 % (in caso contrario si devono ripetere le prove). • Correlazione tra la massa del materiale (media aritmetica di tre prove) distaccato e lo stato della superficie delle lastre: mg / cm2 Stato della superficie 0 - 0,5 Ottimo 0,51- 1,00 Buono 1,01 - 2,0 Scadente > 2,01 Pessimo 3. Deposito, accumulo, trasporto e smaltimento Le fasi che interessano i rifiuti sono: Deposito temporaneo = fase immediatamente successiva alla produzione, in attesa del conferimento a smaltimento; Trasporto = fase di trasferimento dal luogo di detenzione ad altro luogo (ove venga attuata una fase di gestione del rifiuto) all'esterno dell'insediamento di detenzione; Smaltimento = intervento finale sul RCA; comprendente quindi tutte le varie fasi successive al trasporto (ulteriore deposito, smaltimento, recupero). Il criterio ispiratore delle norme speciali in tema di RCA sembra essere "movimentare il meno possibile". Confezionamento dei rifiuti contenenti amianto D.M. 6 settembre 1994: Le lastre smontate, bagnate su entrambe le superfici, devono essere accatastate e pallettizzate in modo da consentire un'agevole movimentazione con i mezzi di sollevamento disponibili in cantiere. I materiali in cemento-amianto rimossi devono essere chiusi in imballaggi non deteriorabili o rivestiti con teli di plastica sigillati. Eventuali pezzi acuminati o taglienti devono essere sistemati in modo da evitare lo sfondamento degli imballaggi. I rifiuti in frammenti minuti devono essere raccolti al momento della loro formazione e racchiusi in sacchi di materiale impermeabile non deteriorabile immediatamente sigillati. Tutti i materiali di risulta devono essere etichettati a norma di legge. Etichettatura dei rifiuti contenenti amianto Etichettatura dei rifiuti contenenti amianto DPR 215 del 24/05/1988 ALLEGATO 2 - DISPOSIZIONI PARTICOLARI RELATIVE ALL'ETICHETTATURA DEI PRODOTTI CONTENENTI AMIANTO I prodotti contenenti amianto o il loro imballaggio devono essere muniti dell'etichetta definita in appresso: a) l'etichetta conforme al modello sotto indicato deve avere almeno 5 cm di altezza e 2,5 cm di lunghezza; b) essa è divisa in due parti: 1. la parte superiore (h1 - 40% H) contiene la lettera "a" in bianco su fondo nero; 2. la parte inferiore (h2 - 60% H) contiene il testo tipo in bianco e/o nero su fondo rosso chiaramente leggibile; Deliberazione del Comitato Interministeriale 27 Luglio 1994 Trasporto dei rifiuti tossici e nocivi: • Sui contenitori dei rifiuti tossici e nocivi - colli o mezzi di trasporto oltre alle etichettature previste dalle norme Adr devono essere in ogni caso apposti: - sui mezzi di trasporto, una targa di metallo di lato di cm 40, a fondo giallo, recante la lettera R di colore nero, alta cm 20, larga cm 15, con larghezza del segno di cm 3. La targa va posta sulla parte posteriore del veicolo, a destra ed in modo da essere ben visibile; - sui colli, una etichetta inamovibile o un marchio a fondo giallo aventi le misure di cm 15 × 15, recanti la lettera R di colore nero, alta cm 10, larga cm 8, con larghezza del segno di cm 1,5. I colori delle targhe, delle etichette e dei marchi devono essere indelebili e rispondenti alle caratteristiche cromatiche stabilite dalle norme Uni. Deposito temporaneo Il “deposito temporaneo” è definito all’articolo 10 comma 1 lett. bb dello stesso D. Lgs. 205/2010 come “… raggruppamento dei rifiuti effettuato, prima della raccolta, nel luogo in cui gli stessi sono prodotti” a precise condizioni NON NECESSITA DI AUTORIZZAZIONE MA DEVE RISPETTARE ALCUNE CONDIZIONI Deposito temporaneo Si distinguono due diversi casi di deposito, i quali differiscono solo per il regime amministrativo che li legittima: Deposito temporaneo Deposito preliminare (stoccaggio). •Il deposito temporaneo può esistere finché esiste il cantiere, in quanto è il deposito presso il luogo ove sono prodotti i rifiuti. •Raggruppamento dei rifiuti effettuato, prima della raccolta, nel luogo in cui gli stessi sono prodotti. •Vi sono pertanto limitazioni spaziali e temporali. •Quando cessa il cantiere i rifiuti devono essere conferiti a smaltimento, altrimenti si può parlare di deposito incontrollato, con le ovvie conseguenze sanzionatorie. 1) i rifiuti contenenti gli inquinanti organici persistenti di cui al regolamento (CE) 850/2004, e successive modificazioni, devono essere depositati nel rispetto delle norme tecniche che regolano lo stoccaggio e l’imballaggio dei rifiuti contenenti sostanze pericolose e gestiti conformemente al suddetto regolamento; 2) i rifiuti devono essere raccolti ed avviati alle operazioni di recupero o di smaltimento secondo una delle seguenti modalita’ alternative, a scelta del produttore dei rifiuti: con cadenza almeno trimestrale, indipendentemente dalle quantita’ in deposito; quando il quantitativo di rifiuti in deposito raggiunga complessivamente i 30 metri cubi di cui al massimo 10 metri cubi di rifiuti pericolosi. In ogni caso, allorche’ il quantitativo di rifiuti non superi il predetto limite all’anno, il deposito temporaneo non puo’ avere durata superiore ad un anno; 3) il “deposito temporaneo” deve essere effettuato per categorie omogenee di rifiuti e nel rispetto delle relative norme tecniche, nonche’, per i rifiuti pericolosi, nel rispetto delle norme che disciplinano il deposito delle sostanze pericolose in essi contenute; 4) devono essere rispettate le norme che disciplinano l’imballaggio e l’etichettatura delle sostanze pericolose; Rispetto al dl 152/2006 , il nuovo dl 205/2010 cambia solo il quantitativo massimo di rifiuti in deposito prima di doverli smaltire : prima il quantitativo ammesso era di 20 mc. per i “non pericolosi”, mentre per i “pericolosi” il limite era di 10 mc. L’art 10 lettera bb, comma 2 indica un limite complessivo di 30 mc, di cui al massimo 10 mc. di “rifiuti pericolosi”. Quindi se non si avessero rifiuti “pericolosi”, si può arrivare ad avere sino a 30 mc di “rifiuti non pericolosi” in deposito. E’ mantenuto , in alternativa, il limite temporale dello smaltimento trimestrale, indipendentemente dalle quantità. In ogni caso, come prima, lo smaltimento deve avvenire almeno 1 volta all’anno. •Qualora dette limitazioni non siano rispettate, il deposito, pur in cantiere, diventa uno "stoccaggio" (chiamato deposito preliminare), e come tale soggetto ad apposita autorizzazione regionale (rilasciata dalla Provincia). •In generale è necessario depositare i RCA separatamente da altri rifiuti e le diverse tipologie di RCA separate tra loro; il deposito avverrà a piede di cantiere, in cantiere; deve essere realizzato al coperto ed ordinato. DEPOSITO TEMPORANEO DEI RIFIUTI CONTENENTI AMIANTO D.M. 06/09/94 Rifiuti contenenti amianto in matrice compatta • I materiali rimossi devono essere allontanati dal cantiere il prima possibile. • L'accatastamento temporaneo deve avvenire separatamente dagli altri detriti, preferibilmente nel container destinato al trasporto, • oppure in una zona appositamente destinata, in luogo non interessato dal traffico di mezzi che possano provocarne la frantumazione. Rifiuti contenenti amianto in matrice friabile • Fino al prelevamento da parte della ditta autorizzata al trasporto, i rifiuti devono essere depositati in un'area all'interno dell'edificio, chiusa ed inaccessibile agli estranei. • Possono essere utilizzati in alternativa anche container scarrabili, purché chiusi anche nella parte superiore e posti in un’area controllata. Obblighi del produttore di rifiuti • Sostenere gli oneri relativi alle attività di smaltimento • Confezionare, etichettare e detenere i rifiuti presso il cantiere secondo le modalità previste • Consegnare i rifiuti ad un soggetto Autorizzato e compilare il formulario di identificazione al trasporto; • Tenere il registro di carico e scarico; • Inviare annualmente la dichiarazione ambientale (MUD) Smaltimento -D. Lgs. 36 del 13/1/03 (criteri costruttivi e gestionali per le discariche di rifiuti), modificato dalla L. 168/05, art. 11 (dal 22/08/05 divieto di conferimento del cemento amianto nelle ex discariche per rifiuti inerti di II categoria tipo A titolate a ricevere tale tipologia di rifiuto sulla base del D.P.R. 8 agosto 1994) -L.R. 26/03, art. 17, comma 1-ter: competenza autorizzatoria regionale non delegata per discariche e per “impianti di trasformazione a inerte” -d.g.r. VIII/1266 del 30/11/05: "Linee guida per la realizzazione e la gestione delle discariche per rifiuti costituiti da materiali da costruzione contenenti amianto" (modalità di monitoraggio dei flussi extraregionali) -D.M. 27/9/10 (criteri sull’ammissibilità dei rifiuti in discarica): in discarica monorifiuto o con celle dedicate, per rifiuti pericolosi, o per non pericolosi purché limitati al CER 17 06 05* o purché trattati se di diverso CER Le attuali modalità di smaltimento: l’esportazione fuori regione… Esportazione verso l’estero (Germania): in aumento 187.180 t nel 2009 286.350 t nel 2010 195.850 t nel 2011 Esportazione verso le altre regioni: 2.500 t nel 2008 LO SMALTIMENTO • Fino ad oggi i rifiuti di amianto sono conferiti in monodiscariche o discariche con cella dedicate. In questi ultimi tempi visto che i volumi autorizzati sono stati esauriti e vista la mancata costruzione di nuovi siti di smaltimento, si è andati verso l´esportazione verso paesi come Germania ed Austria che smaltiscono in miniere dimesse. • Altre forme di recupero del rifiuto come trattamenti o inertizzazioni del rifiuto di amianto proposte a livello sperimentale non hanno avuto grandi applicazioni. Esiste, con autorizzazione provvisoria, un impianto di trattamento dei rifiuti operante in Sardegna nella bonifica di un sito contaminato. Il rifiuto contenente amianto: lo smaltimento vecchie e nuove soluzioni e valutazioni analitiche relative Una stima dei rifiuti di amianto provenienti da bonifica di coperture calcola in 30 milioni di metri cubi il volume di rifiuti da smaltire sul territorio italiano nei prossimi 15-20 anni. Si tratta di volumi che fisiologicamente mettono in collasso il già precario sistema di collocazione in discarica adottato attualmente nelle varie regioni italiane. In questi ultimi anni si sta sperimentando l’esportazione verso paesi comunitari,Germania ed Austria, dei rifiuti di amianto che vengono collocati in vecchie miniere esaurite. Contemporaneamente si sta verificando la difficoltà tecnica ed amministrativa di individuazione sul territorio di nuove discariche per rifiuti . Lo smaltimento 1.Le discariche con celle dedicate sono la soluzione più praticata sul territorio nazionale. 2.Il trattamento termico su impianto di inertizzazione è stato sperimentato in alcuni impianti pilota DISCARICHE Vantaggi Sono facili da edificare e hanno costi di mantenimento ridotti Svantaggi Non sono localizzabili ovunque ed impattano sul territorio vincolandone l’uso negli anni a venire Il rifiuto non è recuperato Smaltiscono un volume di rifiuti definito Possono cedere nei percolati fibre di amianto Gli impianti di inertizzazione Vantaggi Il rifiuto è recuperato Sono localizzabili ovunque ed impattano sul territorio,se gestiti bene, come un qualsiasi impianto industriale. Possono processare un volume di rifiuti non limitato Attualmente sembrano avere un costo di trattamento paragonabile al costo di conferimento in discarica. Svantaggi Il costo di gestione è legato soprattutto al costo dell’energia Hanno una durata di esercizio da verificare Conclusioni Lo smaltimento per conferimento in discarica non potrà essere per l’immediato futuro la soluzione definitiva per i rifiuti di amianto Vanno considerate soluzioni alternative più compatibili Solo il tempo potrà giudicare se tali scelte saranno vincenti Gli impianti di inertizzazione Il decreto del 29.07.2004 n° 248 "Regolamento relativo alla determinazione e disciplina delle attività di recupero dei prodotti e beni di amianto e contenenti amianto" ha aperto alcune possibilità di recupero dei rifiuti contenenti amianto definendo i trattamenti ed i processi che conducono alla totale trasformazione cristallochimica dell´asbesto. Tali trattamenti se adeguatamente realizzati permettono di evitare il conferimento in discarica ed il riutilizzo del rifiuto trattato. Attualmente in Italia non esistono impianti operativi di trattamento. Si sta lavorando alla messa in funzione di un trattamento di pirolitico per rifiuti provenienti da lavorazioni di cemento amianto e da riutilizzare per il ripristino ambientale. Il decreto citato rimanda al decreto 12/2/97 sui criteri di omologazione dei prodotti sostitutivi che per il materiale trattato termicamente deve essere esente da amianto determinato al microscopio elettronico. Inertizzazione delle fibre di amianto: uno studio a Reggio Emilia Valutazione analitica del rifiuto di cemento amianto dopo trattamento di inertizzazione con processo pirolitico I rifiuti di cemento amianto costituiscono dopo i rifiuti urbani la tipologia più voluminosa esistente nel nostro paese e sicuramente la tipologia maggiore tra i rifiuti pericolosi. Da alcune stime sembra che attualmente le coperture in opera con amianto ammontino a 2,5 miliardi di m2 che tradotti in peso potrebbero corrispondere a 30 milioni di tonnellate, pari al quantitativo di rifiuti prodotti annualmente in Italia (2003). Considerando che tali manufatti sono stati posti in opera già alcuni decenni fa e che in ogni caso l´esposizione agli agenti atmosferici renderebbe nel giro di un decennio usurati anche quelli che attualmente sono ben conservati, il panorama dello smaltimento in discarica, come avviene attualmente, diventa veramente preoccupante. La messa in sicurezza dei rifiuti derivanti dalla rimozione sarebbe problematica per diversi motivi tra cui la difficoltà a rendere sostenibile nell´ambiente la creazione di nuove discariche dedicate e le difficoltà economiche che i gestori di discariche dovrebbero sopportare per l´adeguamento alla nuova normativa, D.Lgs. 13 gennaio 2003. Infine le difficoltà delle amministrazioni locali ad autorizzare sui territori di competenza l´insediamento di nuove discariche. Da tale scenario balza evidente che nuovi sistemi di recupero di tali rifiuti sono auspicabili con una certa urgenza. Lo studio dell’Emilia Romagna (vd. Relazione) propone un protocollo analitico adatto a rispondere alle richieste del legislatore ed a garantire condizioni di sicurezza del rifiuto dopo la trasformazione cristallochimica. Le trasformazioni principali che avvengono ad alta temperatura per i materiali contenenti amianto si possono classificare in deossidrilazioni e ricristallizzazioni allo stato solido. Il trattamento termico del crisolito puro mostra che, a seguito della deossidrilazione a circa 800°C, inizia una trasformazione allo stato solido che porta alla ricristallizzazione completa in fasi silicatiche magnesiache . Grazie a questa trasformazione, il crisotilo perde la propria natura fibroso-asbestiforme e di conseguenza risulta non più pericoloso. L´amianto di anfibolo tremolite puro trattato termicamente a 1100°C mostra dopo la deossidrilazione, una completa trasformazione in diopside, enstatite e cristobalite. 4. I materiali alternativi all’amianto • Le particolari proprietà fisiche, chimiche e meccaniche fanno dell'amianto un materiale difficilmente sostituibile nelle varie applicazioni. • Tra i materiali alternativi all'amianto quelli che possono essere definiti propriamente come “sostitutivi” devono soddisfare integralmente tutti i requisiti secondo le disposizioni di cui al D.M. 12.02.1997 Decreto 12.2.1997 Il D.M. 12.2.1997, ha la sua fonte normativa nell’articolo 6 della legge 257 del 27 marzo 1992. La Commissione interministeriale amianto nel marzo 1995 emise un documento nel quale venivano indicati i criteri attraverso i quali si sarebbero potuti identificare i materiali di sostituzione dell’amianto. Tali criteri davano massimo risalto ai rischi sanitari e ambientali. In base a queste indicazioni fu costruito il DM 12.2.97 Il decreto si basa sulla autocertificazione resa dal titolare dell’azienda produttrice, utilizzatrice oppure importatrice del materiale sostitutivo dell’amianto. A corredo della autocertificazione devono essere forniti dei certificati di analisi e le schede di sicurezza del materiale oggetto della richiesta. Il materiale deve rispettare integralmente i requisiti indicati nell’allegato 2. Il Ministero dell’Industria cura la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale di un elenco nel quale sono riportati i nomi delle aziende e dei materiali che hanno presentato ed ottenuto la "omologazione" il primo elenco è stato pubblicato nell’aprile 1998: DM 26-03-98 Materiali assoggettati al D.M. 12.2.1997 Elenco materiali che dalla data di entrata in vigore del Decreto in questione hanno ricevuto dal Ministero dell’Industria il parere favorevole riguardo la "omologazione Caratteristiche, quantità annue del loro impiego e settori di utilizzo e percentuale di uso nei vari prodotti. I problemi della sostituzione L’amianto ha delle caratteristiche fondamentali come isolante termico ( poco conduttore del calore), resistente al fuoco e ottimo isolante acustico. E’ inoltre inattaccabile dagli acidi. Aveva inoltre delle caratteristiche di adattabilità alle più svariate tecniche applicative (a spruzzo, in matrice cementizia, come fibra tessile, in matrice plastica, nella carta ecc) Dobbiamo prevedere che la sostituzione dell'amianto non sia effettuata con un solo prodotto, ma necessariamente con una serie di materiali che, secondo le applicazioni, possa dare i migliori risultati. Le coperture Se il problema è la copertura di un edificio occorre stabilire: se è necessaria una copertura leggera (per adattarsi alla intelaiatura di sostegno); se deve avere oltre alle caratteristiche di isolamento termico anche quelle di isolamento acustico; se devono essere previsti camini o finestre sul tetto Le coibentazioni di locali Se l’intervento richiesto è la coibentazione di un locale, occorre stabilire anche qui se viene effettuata solo per isolamento termico o anche acustico e le caratteristiche delle controsoffittature (pannelli PVC o cartongesso) • Attualmente rivestono una particolare importanza Fibre Artificiali Vetrose che indicano una serie di prodotti e materiali costituiti da fibre che includono una larga varietà di prodotti inorganici fibrosi ottenuti sinteticamente. • Le fibre costitutive sono quelle tessili di vetro (lana di vetro) per prodotti da coibentazione e controsoffittature, lana di roccia e di scoria, fibre di ceramica refrattaria, fibre di carbonio, grafite e specialmente fibre di vetro usate per esempio nella filtrazione di liquidi e di gas. •Sono ininfiammabili e scarsamente attaccabili dalla umidità e da agenti chimici corrosivi; posseggono un ottimo rapporto peso-durezza; sono dotate di alta flessibilità ; hanno proprietà dielettrica; posseggono un'alta qualità di isolamento acustico e termico; non sono infine degradabili da microorganismi. • Le analogie morfologiche e tossicologiche esistenti tra amianto e MMVF hanno indotto il sospetto che anche le fibre sintetiche possano produrre effetti biologici negativi, di diversa potenza, ma della stessa natura di quelli causati dall'amianto. Di fatto, non esiste un materiale che da solo è in grado di sostituire l'amianto in tutto il vasto ambito delle sue applicazioni. In base alle caratteristiche chimiche e fisiche ciascun tipo di materiale viene a trovare uno o più impieghi come sostituto dell'asbesto. Le coibentazioni di tubature Ove viene richiesto, ci si può trovare anche nella necessità di coibentare delle tubature anche se ormai, soprattutto per l’impiantistica idraulica, si usano tubature pre-coibentate. Comunque anche per questo settore è importante stabilire le temperature di esercizio e quali livelli di manutenzione deve avere quella tubatura in modo da stabilire le caratteristiche del prodotto da utilizzare Isolamenti industriali Per la coibentazione industriale si parla di una vasta gamma di pannelli in lana di roccia che servono per applicazioni a partire fino a 700°C sino a 1500°C. Sono commercializzati anche dei pannelli in coppelle di silicato che trova impiego in una vasta gamma d'applicazioni industriali ovvero, forni, caldaie, scambiatori, stufe ecc. fino a 950°C. ed anche in edilizia come isolante termico. Vengono anche commercializzati pannelli rigidi e flessibili rispettivamente in acciaio e tessuti di vetro che sono particolarmente idonei per isolare turbine, macchine, parti d'aerei, motori marini. Infine esiste anche un materassino composto di tessuto di vetro siliconato che racchiude un coibente per alte temperature. Per canne fumarie Sono state sostituite con materiali refrattari o con il termo laterizio, calcestruzzo armato con fibre organiche naturali e sintetiche e con l'acciaio inox. Per tubazioni Molteplici sono i materiali che hanno sostituito l'amianto nelle condotte ed in particolare quelle destinano al collettamento delle acque meteoriche o alla distribuzione dell'acqua potabile, soprattutto plastiche. Materiali sostitutivi per il trasporto delle acque potabili e/o scarichi fognari E' stata lanciata sul mercato in questi ultimi anni una vasta gamma d'elementi, quali giunti, pezzi speciali, tubi, pozzetti d'ispezione tutti collegabili ermeticamente tra loro e destinati al trasporto delle acque reflue. Questi componenti possiedono una elevata resistenza allo schiacciamento e sono resistenti ed inattaccabili dai normali agenti chimici presenti nelle acque reflue. I migliori risultati si ottengono con l'uso di: cemento (tubi in calcestruzzo, in CAP), plastica (PVC), politene ad alta (PEAD) e bassa densità (PEBD), vetroresina (PRVF), metallo (acciaio, ghisa grigia e sferoidale), gres (tubi in gres ceramico). Il PVC, molto usato nei cantieri, comincia ad essere sconsigliato in molte nazioni europee per la sua pericolosità e per la sua non riciclabilità. Le soluzioni proposte dalla bioedilizia fanno di nuovo riferimento all'argilla come materia prima. Per la distribuzione è da preferire l'acciaio inox, per le sue doti di garantita igienicità, in alternativa all'acciaio zincato. I materiali ignifughi tessili Alcune esigenze di sicurezza antincendio impongono l’utilizzo di materiali tessili ignifughi (ad es. nei locali di pubblico spettacolo, nei ristoranti, sui mezzi di trasporto pubblici, alcune lavorazioni impongono l'uso di abiti ignifughi…) Contro soffittature Sono utilizzate per risolvere i problemi acustici, d'isolamento termico e di controllo della condensa in stabilimenti ad alto tenore d'umidità, in alternativa all'amianto spruzzato. I contro soffitti si dividono, in linea di massima in tre categorie di prodotti: in fibra minerale; metallici a spruzzo. Protezione antincendio Per sostituire l'amianto in questo settore, alcune aziende decidono di “spruzzare” componenti fibrosi, oppure prodotti a base cementizia, resistenti agli urti ed allo sfibramento, infine vi è la soluzione più innovativa che utilizza pannelli per il rivestimento auto portante e per la fabbricazione di colonne, travi e murature. Tessuti protettivi Nell'ambito della sicurezza antincendio s'impone l'utilizzo di materiali tessili ignifughi (ad es. nei locali di pubblico spettacolo, nei ristoranti, sui mezzi di trasporto pubblici, alcune lavorazioni). I tessuti in amianto per la protezione contro il fuoco è stato sostituito dai tessuti in vetro che resistono sino alle temperature di 600° C. e, con opportuni trattamenti ceramici, fino a 900°C. Guarnizioni Sono ormai in commercio guarnizioni metalliche, metallo plastiche fogli e baderne dove l'amianto viene sostituito da altri materiali pregiati come la fibra ceramica, il Keflar e la grafite. Alcuni dati per capire la consistenza dell’amianto nei vari settori di impiego: Cemento - amianto 69% Coibentazioni di tubature 10% Cartoni 7% Freni e frizioni 3% Tessuti 2% Altro 9% I principali materiali sostitutivi sono: Lana di vetro Lana di roccia Lana di scoria Filamenti di vetro Altre fibre artificiali (polipropilene) o naturali (cellulosiche) Dopo la messa al bando dell’amianto dagli ambienti di vita e di lavoro, le fibre artificiali vetrose costituiscono spesso il materiale “alternativo” individuato per ottenere quell’azione di resistenza, isolamento e coibenza termica, oltre che acustica, che si ricavava impiegando prodotti a base di amianto. Le FAV introdotte nei cicli produttivi italiani già dalla fine degli anni ottanta, hanno avuto un diffuso impiego dal 1992 come sostitutive dell’amianto. Nonostante le loro proprietà di resistenza chimica e termica le abbiano rese una valida alternativa all’AMIANTO, le fibre artificiali vetrose si sono rivelate patogene per l’uomo, provocando danni a carico del polmone in ragione, prevalentemente, della loro biopersistenza. I principali effetti sono l’infiammazione cronica, la fibrosi e, da studi sperimentali risulta, anche, un possibile potenziale cancerogeno. Le FAV costituiscono una famiglia eterogenea di fibre. Vengono raggruppate in due macrogruppi: filamenti (fibre di vetro a filamento continuo) lane (di vetro, di roccia, di scoria, fibre ceramiche refrattarie) Una prima classificazione effettuata dal WHO, nel 1988, ha collocato le fibre ceramiche e le lane minerali tra i possibili agenti cancerogeni per l’uomo. Nel tempo si sono susseguite diverse opinioni : FIBRE CERAMICHE REFRATTARIE (FCR) sono considerate come un possibile cancerogeno per l’uomo classificate in classe 2B le altre FAVsono ricondotte a classi di pericolosità minore. La grande attenzione posta su questi materiali trova fondamento sul vastissimo utilizzo che ne viene fatto nei più svariati comparti produttivi come isolanti termici, acustici e nella protezione da incendi, circostanza che fa individuare una consistente platea di esposti. Precauzioni nell’utilizzo dei materiali sostitutivi Anche se attualmente non è possibile assimilare le fibre di lana di vetro a quelle di amianto occorre mantenere una grande precauzione nel loro uso soprattutto per lavorazioni che possono disperdere fibre "respirabili" IARC - 2002 : per una inadeguata evidenza di cancerogenicità nell’uomo delle FAV, riclassificazione nel gruppo 3 (non classificabile come cancerogeno per l’uomo). IARC - 2002: fibre ceramiche refrattarie nel gruppo 2B (possibili cancerogeni per l’uomo) “essendo l’evidenza sufficiente negli animali ma ancora inadeguata per l’uomo”. Gli effetti sulla salute delle FAV si possono così riassumere: “effetti irritativi a carico della cute, delle mucose congiuntivali, delle prime vie aeree e dei bronchi; effetti sull’apparato respiratorio (ispessimenti o placche pleuriche, alveoliti, fibrosi interstiziale polmonare, tumore del polmone e della pleura), considerando anche il possibile sinergismo con l’ abitudine al fumo o con concomitanti o pregresse esposizioni ad altri fattori di rischio noti per l’apparato respiratorio (per es. amianto)”. In data 22 dicembre 2010 la DIREZIONE REGIONALE SANITA’ della Regione Lombardia ha approvato – con Decreto n.13541 - le “Linee Guida per la bonifica di manufatti in posa contenenti Fibre Vetrose Artificiali” Andando nello specifico della sicurezza dei lavoratori impegnanti in opere di bonifica di manufatti in posa contenenti FAV, le linee guida della regione Lombardia riportano specifiche misure operative da adottare in relazione alla presenza di fibre non cancerogene o di fibre cancerogene di categoria 2 o di fibre cancerogene di categoria 3. Scopo e campo di applicazione • Armonizzare a livello regionale le modalità operative che, in assenza di una normativa nazionale si erano differenziate nella prassi • Sono finalizzate alla riduzione del rischio da esposizione a fibre artificiali vetrose (FAV) durante le attività di bonifica di manufatti già in posa e pertanto da considerarsi rifiuto • Non prendono in considerazione le esposizioni legate alle fasi produttive delle fibre artificiali vetrose e del loro eventuale smaltimento/recupero e alla posa dei manufatti che le contengono Sono rivolte a: imprese che effettuano interventi di bonifica di manufatti contenenti fibre artificiali vetrose; organi di controllo a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e della popolazione Materiali in posa che devono essere bonificati: Rimozione per sostituzione RIFIUTO Rimozione per demolizione RIFIUTO Si tratta in genere di materiali molto vecchi per i quali: • La documentazione di riferimento del materiale è mancante • La documentazione di riferimento è inadeguata È così strutturato: Inquadramento generale - Le fibre e le FAV - Produzione: cenni storici e procedimenti - Caratteristiche chimico fisiche - Destinazioni d’uso e principali settori industriali d’impiego - Excursus normativo Tossicologia ed effetti sulla salute - Rilevanza delle proprietà chimico-fisiche nei confronti delle proprietà tossicologiche - Possibili meccanismi di azione - Evidenze sperimentali - Studi di mortalità sull’uomo - Studi degli effetti non tumorali sull’uomo - Conclusioni Esposizione professionale Metodi di bonifica di manufatti in posa contenenti FAV Metodi e Tecniche analitiche - Metodo per la misura del diametro medio geometrico ponderato rispetto alla lunghezza - Metodi per la determinazione degli ossidi alcalini e alcalino-terrosi - La determinazione della concentrazione delle fibre aereodisperse La sorveglianza sanitaria Allegato 1: Considerazioni riguardo l’utilizzo della Microscopia Ottica Allegato 2: Scheda di campionamento Le fibre Le fibre vetrose sintetiche, conosciute come fibre vetrose artificiali FAV sono materiali inorganici fibrosi con struttura molecolare amorfa (vetrosa, cioè non cristallina), prodotti a partire da vari tipi di minerali. Queste furono introdotte in commercio fin dagli inizi del XX secolo e con il tempo hanno subito parecchie evoluzioni. Le particelle che presentano una forma allungata con un rapporto lunghezza/diametro superiore a 3 sono definite fibre. In particolare le fibre WHO (World Health Organisation 1988) presentano una lunghezza maggiore di 5 micron e un diametro minore di 3 micron. Le fibre sono generalmente suddivise in fibre naturali ed artificiali (sintetiche). Ciascuno di questi gruppi può suddividersi in fibre organiche ed inorganiche. Le fibre artificiali vetrose, conosciute anche come fibre vetrose sintetiche o fibre minerali artificiali, sono un grande sottogruppo di fibre inorganiche e costituiscono attualmente il gruppo di fibre commercialmente più importante. Il declino nell´uso dell´amianto ha ulteriormente stimolato un incremento nell´uso delle FAV. Attualmente sono conosciute oltre trentamila utilizzazioni commerciali delle FAV, con un uso sempre più diffuso nel settore dell´isolamento termoacustico e come materiali di rinforzo nei prodotti plastici e nell´industria tessile. Nel 2001 sono stati stimati livelli di produzione annuale che superano 9 milioni di tonnellate (Iarc, 2002). Una caratteristica delle fibre vetrose, che le differenzia dalle fibre minerali naturali (in particolare dall´asbesto), consiste nell´impossibilità di separarsi longitudinalmente in fibrille di più piccolo diametro. Esse si spezzano solo trasversalmente producendo frammenti più corti. Le fibre vetrose artificiali sono dotate di un’ alta stabilità chimica e fisica (resistenza e inestensibilità), sono ininfiammabili e scarsamente attaccabili dalla umidità e da agenti chimici corrosivi; posseggono un alta qualità di isolamento acustico e termico; non sono degradabili da microrganismi. Tutte le FAV commercialmente importanti sono a base di silice e contengono quote variabili di altri ossidi inorganici. I componenti non a base di silice includono, ma non esclusivamente, ossidi alcalino terrosi, alcali, alluminio, boro, ferro e zirconio. Le proprietà tecnologiche risultano strettamente legate alle loro caratteristiche chimico – fisiche. Per esempio la loro composizione chimica condiziona strettamente la resistenza agli acidi. Le proprietà isolanti sono invece funzione del diametro delle fibre, indipendentemente dalla loro composizione chimica. Il diverso tenore di silice ne condiziona le differenti proprietà tecniche e di conseguenza le applicazioni e gli utilizzi, principalmente in campo tessile, per usi elettrici e di materiali di rinforzo per plastica e cemento. A seconda del processo produttivo implicato nella formazione delle fibre, le FAV sono prodotte come lana, che è una massa di fibre intricate e discontinue, di vario diametro e lunghezza, oppure come filamenti che sono fibre continue, di lunghezza indeterminata, con range di diametri più uniformi e tipici a seconda del tipo di lana. La lana di vetro, la lana di scoria e la lana di roccia sono prodotte principalmente per fibraggio in centrifuga. Le caratteristiche di questi materiali sono la buona resistenza alla trazione, sono molto efficaci a varie temperature e per questo sono largamente utilizzati come isolanti termici; hanno una bassa resistenza all’impatto e all’abrasione. Le fibre ceramiche sono prodotte attraverso processi chimici a temperature più elevate, hanno una estrema resistenza a temperature più elevate, hanno bassa conducibilità termica, elettrica ed acustica, risultano inattaccabili dagli acidi. Tra le caratteristiche chimico-fisiche di rilievo dal punto di vista tossicologico vanno annoverate le dimensioni delle fibre, lunghezza e diametro nonché il rapporto tra le due grandezze, oltre alle caratteristiche di struttura e composizione chimica. Queste differenze risultano in grado di condizionare il comportamento tossicologico delle fibre. Per quanto riguarda invece le caratteristiche legate alla composizione chimica in relazione alla tossicità troviamo la maggiore o minore attività biologica in rapporto alla maggiore o minore biodegradabilità e biopersistenza delle fibre. La respirabilità e la biopersistenza delle FAVsono state oggetto di attenzione in numerosi studi, negli ultimi anni e così i produttori hanno sviluppato un certo numero di nuove fibre a ridotta biopersistenza (tra di esse sono incluse le cosiddette. “lane a silicati alcalino terrosi.” e “lane ad alto tenore di allumina e basso tenore di silice”). Altre nuove fibre possono presentare, al contrario, alta biopersistenza. PROPRIETÀ CHIMICHE L’ampia varietà di composizioni chimiche delle FAVè riportato nella Tabella 3 (tratta dalla Monografia IARC n° 81/2002). PROPRIETÀ FISICHE Diametro delle fibre Per tutti i materiali fibrosi, sia naturali che artificiali vale la regola che la forma e le dimensioni delle fibre determinano le loro caratteristiche aerodinamiche condizionandone la capacità di penetrazione e/o di deposizione. La distribuzione dei diametri delle fibre nelle FAV varia con il tipo di fibra considerato e con il processo produttivo adottato. A differenza delle fibre naturali le FAV, essendo ottenute da sostanze mantenute in fusione e successivamente raffreddate senza la possibilità di cristallizzazione, sono generalmente caratterizzate dalla struttura amorfa (cioè non cristallina). Le FAV sono caratterizzate dalla presenza di micro fenditure che si estendono in profondità a partire dalla superficie. Le FAV tendono a fratturarsi trasversalmente in corrispondenza delle microfratture, con il risultato di creare fibre più corte, senza modificazione del diametro iniziale della fibra originale. Lunghezza delle fibre Come per i diametri anche la lunghezza delle fibre dipende essenzialmente dal processo produttivo adottato. I filamenti di vetro continuo sono prodotti attraverso un processo di estrusione continuo che dà esito in fibre estremamente lunghe (tipicamente di numerosi metri). Densità delle fibre Non esistono grandi variazioni nella densità delle varie FAV: esse possono variare da 2.1 – 2.7 g/cm3 per le fibre da filamento di vetro continuo a 2.8 g/cm3 per l’HTwool. Anche la densità, come lunghezza e diametro, è una caratteristica critica nel comportamento aerodinamico delle fibre e della loro respirabilità. Cambiamenti strutturali Le FAV sono fibre non cristalline e tali rimangono se usate a temperature inferiori a 500 gradi. A temperature superiori esse fluidificano, fondono o cristallizzano a seconda della loro composizione. Fibre ad alto tenore di silice e basso tenore di ossidi metallici e alcalini come le FCR, lane AES e alcune lane di roccia, cominciano a cristallizzare a 900 °C. Le fasi cristalline che si producono dipendono dalla composizione e dalla temperatura. Sono necessari tempi di esposizione più lunghi per la devetrificazione delle fibre a basse temperature. Secondo la Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC, 2002) nel settore termo-acustico vengono impiegati circa 3 milioni di tonnellate di lana di vetro (prevalentemente nel Nord America) e 3 milioni di tonnellate tra lana di roccia e lana di scoria (prevalentemente in Europa e nel resto del mondo) mentre le fibre ceramiche sono ampiamente usate come isolanti nei processi ad alte temperature (circa 150.000 tonnellate, di cui 50.000 solo in Europa). Destinazioni d’uso e principali settori industriali d’impiego I campi di applicazione delle fibre artificiali vetrose e dei relativi manufatti sono definiti dalle caratteristiche produttive specifiche: •temperatura massima d’impiego: dipende dal tipo di materiale con cui è costituita la fibra e dal tipo di appretto. Le lane, a fronte di un maggior diametro e di un materiale chimicamente più aggressivo, presentano temperatura d'impiego più elevata. Le fibre di vetro nude possono lavorare fino a temperature dell'ordine di 550° C. •conduttività termica: migliora al diminuire del diametro delle fibre e presenta un valore minimo ad una densità definita in relazione alla temperatura media d’impiego Lane di vetro, di scoria, di roccia Le lane sono utilizzate per l’isolamento termico, acustico e la protezione incendio (ad es. tetti, pareti, suolo, massimali, terrazzi, condutture, condizionamento dell’aria, impianti di ventilazione, guaine di circolazione d’aria, caldaie, forni, impianti frigoriferi ed apparecchi elettrodomestici). Sono usate anche in altre applicazioni: colture fuori suolo, camere sorde, rafforzamento di prodotti bituminosi, di cementi, di materiali compositi ecc. È tuttavia soprattutto l’isolamento degli edifici che assorbe la maggior parte della produzione di manufatti in lane di vetro, di roccia o di scorie. I prodotti finiti si presentano sotto aspetti variati (ad es. feltri, rulli, bande, strati o materassini, pannelli rigidi o semirigidi, prodotti modellati, cuscinetti, funi contenute in una guaina intrecciata). Tipi: 1. Lana sciolta ed altri prodotti senza rivestimento: sono prodotti costituiti da fibre artificiali (di vetro, di roccia o di scoria) ottenute mediante un processo di soffiatura. La lana di roccia è stata scoperta sulle isole Hawai agli inizi del secolo; la sua origine deriva dal processo di risolidificazione, sotto forma di fibre, della lava fusa, estrusa durante le attività eruttive. È quindi un prodotto completamente naturale che combina la forza della roccia con le caratteristiche d'isolamento termico tipiche della lana. Ha una capacità d'isolamento termico elevata e, grazie alla sua struttura a celle aperte, è un ottimo materiale fonoassorbente. È l'unico materiale che riesce a coniugare in sé quattro doti fondamentali: protezione al fuoco, incombustibilità, isolamento termico e fono assorbimento. 2. Coppelle e pannelli preformati: prodotti in lana di vetro, di roccia o di scoria pronti all’uso, con forma e dimensioni prefissate. Le coppelle vengono utilizzate per la coibentazione di tubazioni e serbatoi che trasportano o conservano fluidi caldi; i pannelli piani sono costituiti dallo stesso materiale e possono anche essere rivestiti su una faccia con carta, alluminio, polietilene, polipropilene metallizzato, tessuto (o velo) di vetro, bitume armato. 3. Materassi, pannelli, feltri isolanti a sandwich: prodotti isolanti dove le lane sono racchiuse tra due strati di materiale (carta, alluminio, polietilene, polipropilene metallizzato, tessuto di vetro, bitume armato). 4. Pannelli pressati: pannelli in lane minerali “caricati” con composti minerali non fibrosi, resinati, pressati e verniciati, con caratteristiche meccaniche tali da poter essere utilizzati come controsoffitti “a vista”. 5. Feltri imbustati: sono prodotti in lane sigillati all’interno di materiali perfettamente impermeabili al passaggio delle fibre (solitamente polietilene). 6. Fibre per scopi speciali: sono prodotte per applicazioni specifiche, sono fibre vetrose particolarmente fini ottenute attraverso il processo di “attenuazione alla fiamma” (ad esempio: fibre Eglass e 475-glass usate per mezzi filtranti ad elevata efficienza e per separatori batterici). 7. AES (Alcaline Earth Silicate wools): sono prodotti fibrosi di nuova composizione chimica che consente di resistere alle alte temperature ma con una significativa minore biopersistenza e quindi una maggiore biosolubilità. Anche se molto somiglianti alle FCR, sono in realtà da considerare nuovi generi di fibre piuttosto che modificazioni o ibridi delle FCR. Sono prodotti commercializzati dal 1991. 8. HT wools (High Temperature wools): è un prodotto meno biopersistente e, rispetto a quelli tradizionali, ha un maggiore tenore di allumina e un basso tenore di silice. Fibre Ceramiche Refrattarie Le fibre ceramiche refrattarie (FCR), commercializzate a partire dagli anni '50, sono fibre di silicato d'alluminio, appartenenti alle fibre artificiali inorganiche, impiegabili per applicazioni sino a circa 1000°C, vengono prodotte a partire da una miscela di silico-allumina (in Europa) o di caolinite (in America e Asia); I costituendi sono fusi tra loro a temperature comprese tra 1500 e 2100°C e, la massa vetrosa ottenuta è trasformata in fibre tramite processi rotativi o di soffiatura. Il prodotto finale, di colore bianco e di aspetto “cotonoso”, molto simile ad una lana in fiocco, viene poi lavorato per ottenere uno degli innumerevoli articoli che si possono confezionare con tali fibre (in assoluta analogia a quanto era possibile effettuare con le fibre di amianto): materassini, moduli, feltri, carta, pannelli, pezzi preformati, tessuti, corde, guarnizioni, mattoni. Le FCR sono soprattutto utilizzate sotto forma di fiocco, strati, pannelli, trecce, feltri, ecc. in applicazioni industriali per l’isolamento di forni, di altoforno, di stampi di fonderia, di condutture, di cavi, per la fabbricazione di giunti ma anche nell’industria automobilistica, aeronautica e nella protezione incendio. Tipi: 1. Fiocco in ceramica: sono materiali costituiti da fibre artificiali refrattarie ottenute mediante un processo di soffiatura o centrifugazione con aspetto simile al cotone idrofilo . Con il fiocco vengono inoltre confezionati altri prodotti di tipo tessile, coperte isolanti, carta per guarnizioni, pannelli pressati uso cartone, feltri, prodotti preformati, nastri adesivi, mastici, cementi. 2. Materassi, pannelli, feltri isolanti a sandwich: sono fibre ceramiche racchiuse tra due strati di materiale tipo carta, alluminio, polietilene, tessuto di vetro, velo di vetro, ecc. per costituire prodotti isolanti; le fibre sono quindi visibili solo dal lato dello spessore. 3. Whiskers: sono fibre ceramiche costituite da materiali non ossidi, prodotte con la tecnica di “deposizione a vapore”. Per l’elevata forza, l’elevato modulo elastico, la bassa densità e l’alto punto di fusione sono utilizzati come ottimi agenti di rinforzo per metalli e materie plastiche. Fibre Policristalline Questi tipi di fibre sono costituiti essenzialmente da ossido di alluminio (Al2O3), mullite (3Al2O3-2SiO2) e ossido di zirconio (ZrO2). Le caratteristiche sono l’elevata resistenza alla trazione ed alle alte temperature (fino a 1.700 °C). Effetti Biologici Essendo ancora scarse e discordanti le evidenze scientifiche, nell’ottica della tutela della salute dei lavoratori e della popolazione quale obiettivo principale ed irrinunciabile, è necessario adottare nei confronti dell’esposizione professionale a FAV un atteggiamento cautelativo di tipo prevenzionistico e protezionistico durante le operazioni di bonifica dei manufatti in posa contenenti FAV Le prime indicazioni regolamentatorie sono presenti nella Direttiva 67/548/CE relativa alla classificazione ed etichettatura delle sostanze pericolose e recepita in Italia con la Legge 29 maggio 1974 n. 256. La Direttiva ha regolamentato l’immissione sul mercato delle sostanze pericolose al fine della salvaguardia della salute del lavoratore, della popolazione e dell’ambiente. La Direttiva 67/548/CEE ha subito, nel corso degli ultimi 30 anni, numerosi aggiornamenti – otto modifiche e trentuno adeguamenti al progresso tecnico scientifico - al fine di recepire le evidenze scientifiche in merito agli effetti biologici e alle ricadute sulla salute e sull’ambiente delle sostanze chimiche che via via si rendevano disponibili ed adeguare le indicazioni di prevenzione e di tutela della salute e dell’ambiente alla valutazione della pericolosità della sostanza chimica. Fibre artificiali vetrose: è con l’emanazione delle Direttive 97/69/CE e 2009/2/CE riguardanti rispettivamente il XXIII° e il XXXI° adeguamento al processo tecnico della “Direttiva 67/548/CEE concernente il riavvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative relative alla classificazione, all’imballaggio e all’etichettatura delle sostanze pericolose” che vengono introdotti elementi di distinzione, in relazione alla loro pericolosità, tra le varie FAV presenti sul mercato. Le due Direttive sono il risultato di studi scientifici che hanno messo in evidenza come non tutte le fibre artificiali vetrose presentino effetti cancerogeni e, per alcune tipologie, escludono la classificazione di concerogeno. Già la Direttiva 97/69/CE aveva preso atto delle prime evidenze scientifiche emerse modificando la Direttiva “madre” e introducendo note e disposizioni specifiche per differenziare e identificare le diverse fibre presenti sul mercato in relazione alla loro pericolosità. La Direttiva 97/69/CE effettua una suddivisione delle FAV, sulla base delle caratteristiche chimico-fisiche e tossicologiche, in due macro categorie : 1) fibre ceramiche refrattarie (FCR), fibre per scopi speciali, [fibre artificiali vetrose con orientamento casuale, con un tenore di ossidi alcalini e alcalino- terrosi pari o inferiore al 18% in peso] numero della sostanza 650-017-00-8; 2) lane [fibre artificiali vetrose con orientamento casuale, con un tenore di ossidi alcalini e alcalino-terrosi superiore al 18% in peso] numero della sostanza 650016-00-2. In tabella sono riportate la classificazione e l’etichettatura armonizzata delle FAV ai sensi della Dir. 67/548/CEE, così come aggiornata rispettivamente al XXIII° e al XXXI° adeguamento al progresso tecnico (APT). Sono state recentemente emanati dalla Commissione Europea due Regolamenti - il Regolamento (CE) n. 1907/2006 (REACH) e il Regolamento (CE) n. 1272/2008 (CLP) - che esplicano la loro efficacia direttamente nei territori dell’Unione Europea e dell’EEA EFTA (Norvegia, Liechtestein, Islanda) senza quindi la necessità di provvedere a recepimenti nel quadro normativo degli stati membri. Le nuove classificazioni ed etichettature armonizzate previste per le Fibre Artificiali Vetrose (FAV) sono riassunte in tabella 8 secondo i criteri del CLP; tale classificazione sarà abbinata, fino al 1 giugno 2015, alla classificazione armonizzata secondo i criteri della Direttiva 67/548/CEE e riassunta in tabella 9. Classificazione ed etichettatura L’entrata in vigore dei regolamenti REACH e successivamente CLP che intervengono sulla classificazione ed etichettatura delle FAV, in realtà non si applicano ai rifiuti e quindi anche a quelli contenenti FAV e prodotti dalle attività di rimozione da edifici o impianti per i quali ci si deve riferire alla specifica normativa europea, statale (D.Lgs n. 152/ 2006 e D.Lgs 205/2010) e regionale in materia di rifiuti. In caso di bonifica per rimozione si delinea dunque il seguente diagramma decisionale Caso 1 Le FAV in questione sono da ritenersi NON CANCEROGENE in quanto non respirabili. • La rimozione dovrà avvenire secondo un’analisi del rischio sito specifica ed elaborata dall’impresa che effettua la bonifica • Fissare le procedure più adeguate per la sicurezza dei lavoratori e della popolazione. • Vanno tenuti in conto gli effetti irritativi, temporanei e localizzati, dovuti ad un effetto meccanico della fibra sulla cute esposta. Caso 3 In questo caso le FAV possono dare luogo AD EFFETTI IRREVERSIBILI (CAT 3) • Si deve procedere come previsto dal CASO 1, tenendo sempre in conto gli effetti irritativi. In base al principio minimizzazione del rischio, poiché queste fibre sono respirabili, si prescrivono i (DPI): • Maschera facciali filtranti usa e getta FFP3 • Tuta e calzari monouso • Guanti. Riguardo alle modalità operative di rimozione è consigliata l’asportazione ad umido mediante nebulizzazione e utilizzo di attrezzature manuali per minimizzare il rilascio di fibre nell’ambiente. Caso 2 Le FAV in questione sono da considerarsi CANCEROGENE. Sulle linee guida sono illustrati 3 scenari tipici. Elemento comune ai tre scenari è la restituibilità degli ambienti bonificati in SEM da effettuarsi presso laboratori pubblici (in alternativa laboratori privati accreditati ai sensi della ISO 17025 sulla metodica SEM) Valore di riferimento è di 2 ff/l. L’impresa è tenuta ad effettuare la valutazione del rischio, secondo gli obblighi normativi o il Piano Operativo di Sicurezza (POS) in caso operi in un cantiere temporaneo mobile come definito ai sensi del Titolo IV del D.Lgs 81/08. Lavoratori informati su: rischi da esposizione, utilizzo DPI, tecniche predisposizione cantiere. Caso 2: scenario a) Manufatti contenenti FAV presenti all’interno di immobili sotto forma di materassino allo stato libero in opera nei controsoffitti, nelle pareti divisorie e nei sottotetti Cantiere di bonifica: Confinamento statico/dinamico, Unità Decontaminazione personale a 4 stadi DPI: Maschera pieno facciale/turboventilata filtro P3, Tuta e calzari monouso, guanti Modalità operative: Asportazione ad umido mediante nebulizzazione e utilizzo di attrezzature manuali Monitoraggi ambientali in MOCF: fondo, giornaliero durante la bonifica interno area, giornaliero spogliatoio pulito, restituibilità in SEM Smaltimento rifiuti: Il materiale deve essere adeguatamente imballato Caso 2: scenario b) Manufatti contenenti FAV presenti all’interno e/o all’esterno degli immobili come rivestimento di tubazioni e/o canalizzazioni di aerazione E’ ammesso l’utilizzo dei Glove-bags sia da utilizzare per bonifica in sede (brevi tratti di tubazioni) sia da utilizzare in apposita area confinata (se la tubazione non può essere bonificata in sede). DPI: Maschera pieno facciale/turboventilata filtro P3, Tuta e calzari monouso, guanti, unità di decontaminazione a 4 stadi Modalità operative: Asportazione ad umido mediante nebulizzazione e utilizzo di attrezzature manuali Monitoraggi personali in MOCF Smaltimento rifiuti: Il materiale deve essere adeguatamente imballato Caso 2: scenario c) Altre casistiche non rientranti nelle precedenti tipologie Si deve fare riferimento alla normativa prevista per la bonifica dei manufatti contenenti amianto. (D.M. 06/09/94 “Normative e metodologie tecniche di applicazione dell'art. 6, comma 3, e dell'art. 12, comma 2, della legge 27 marzo 1992, n. 257, relativa alla cessazione dell'impiego dell'amianto” e alle “Linee guida per la gestione del rischio amianto” approvate con d.g.r n. VIII/6777 del 12 marzo 2008) Metodi e tecniche analitiche Le linee guida illustrano le tecniche analitiche da utilizzarsi per la caratterizzazione delle FAV e per i monitoraggi ambientali. Distribuzione dimensionale DMGPL o DLG-2ES (NotaR): Regolamento CE N. 761/2009 del 23 luglio 2009 (metodica ufficiale in SEM) Contenuti di Ossidi Alcalini/alcalino terrosi: non esiste metodo ufficiale: è un’analisi piuttosto problematica (fluorescenza, microanalisi, spettrofotometria di emissione al plasma) Monitoraggi fibre aerodisperse: I metodi sono quelli previsti dal DM 6/9/94 per le analisi sull’amianto (MOCF e SEM). 5. Documentazione: registro carico-scarico, formulario e MUD Registro di carico e scarico: Il produttore del rifiuto ha l'obbligo di tenere un registro di carico e scarico, conforme al modello stabilito del DM 1.4.1998 n. 148 del Ministero dell'Ambiente, intestato alla ragione sociale del produttore e vidimato dall'Ufficio del registro. Formulario di identificazione: Durante il trasporto, fino al conferimento in discarica il rifiuto deve essere accompagnato da un formulario di identificazione (Il formulario di identificazione deve essere redatto in quattro esemplari, compilato, datato e firmato dal produttore e controfirmato dal trasportatore. La prima copia viene trattenuta dal produttore. Le rimanenti tre copie devono essere controfirmate in arrivo dal destinatario e sono acquisite una dal destinatario e due dal trasportatore. Il trasportatore provvede a recapitare una delle due copie al produttore come documento attestante il regolare smaltimento.) Registri di carico e scarico Si precisa che il Registro di Carico e Scarico deve essere tenuto presso ciascun impianto di produzione. Sul Registro di Carico e Scarico dei rifiuti devono essere riportate le informazioni sulla tipologia, sulle caratteristiche e sulle quantità dei rifiuti prodotti. Tali informazioni verranno poi utilizzate per la compilazione della Comunicazione Annuale al Catasto Nazionale dei Rifiuti (MUD). Tempistica: l’annotazione sul registro delle operazioni di carico e scarico dei rifiuti deve essere effettuata secondo precise cadenze temporali: • il carico entro dieci giorni lavorativi dalla produzione del rifiuto; • lo scarico entro dieci giorni lavorativi dal conferimento del rifiuto alla ditta autorizzata. Registri di carico e scarico Formulario Durante il trasporto effettuato da enti o imprese i rifiuti sono accompagnati da un formulario di identificazione dal quale devono risultare almeno i seguenti dati: a) nome ed indirizzo del produttore e del detentore; b) origine, tipologia e quantità del rifiuto; c) impianto di destinazione; d) data e percorso dell'istradamento; e) nome ed indirizzo del destinatario. Dal formulario devono risultare in particolare i seguenti dati: -Data di emissione; -Numero progressivo della pagina del registro interessata dalla registrazione perché i formulari costituiscono parte integrante del registro di carico e scarico dei rifiuti prodotti o gestiti; -Nome ed indirizzo del produttore e/o del detentore; -Codice fiscale e autorizzazione dell’impianto di destinazione; -Codice fiscale e iscrizione all’albo dei trasportatori della ditta trasportatrice; -Codifica europea del rifiuto, codice C.E.R.; -Descrizione del rifiuto -Lo stato fisico del rifiuto stesso; -Quantità del rifiuto in kg o litri (oppure una quantità stimata nel caso in cui non fosse possibile la pesatura prima del trasporto); -Operazioni a cui è destinato il rifiuto (smaltimento-recupero). MUD Modello Unico Dichiarazione ambientale I trasportatori, intermediari, smaltitori, produttori di rifiuti pericolosi, devono comunicare tutti gli anni alla camera di Commercio competente per territorio, (dove ha sede l’unità locale cui si riferisce la dichiarazione), entro il 30 aprile, le quantità e le caratteristiche qualitative dei rifiuti da loro prodotti durante l’anno precedente sulla base dei dati riportati nei registri di carico e scarico rifiuti. La dichiarazione si effettua sul Modello Unico di Dichiarazione ambientale, in distribuzione gratuita insieme al software, presso la Camera di Commercio di Mantova. Esempio di compilazione (Bibliografia: RIFIUTI-Guida pratica a cura di G. Galeazzi, M. Bonfante, G. Guastalla, M. Perini) REGISTRO CARICOCARICO-SCARICO e FORMULARIO 6. SISTRI SIStema di controllo della Tracciabilità dei Rifiuti Il ciclo di gestione di rifiuti speciali, specie quelli pericolosi, è caratterizzato, purtroppo, da diffusi fenomeni di illegalità che risultano di difficile contrasto, anche perché il vigente sistema cartaceo di rilevazione dei dati non consente di evidenziare celermente e con certezza la movimentazione dei rifiuti da quando sono prodotti a quando vengono recuperati/smaltiti. Nell’ottica di controllare in modo più puntuale la movimentazione dei rifiuti speciali lungo tutta la filiera: produzione – trasporto – recupero/smaltimento nasce il SISTRI (Sistema di tracciabilità dei rifiuti), quale strumento ottimale di una nuova strategia volta a garantire un maggior controllo della movimentazione dei rifiuti speciali. Cos‟ ‟è il SISTRI? sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti; sostituisce FIR, registro, MUD; è un sistema informatico messo a punto dal Ministero dell'Ambiente e gestito dal Comando Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente. A cosa serve? conoscere in anticipo e monitorare i trasporti di rifiuti pericolosi e non; Come funziona? dispositivi USB, black box, videosorveglianza discariche e inceneritori, banca dati nazionale Perché nasce il SISTRI? Per garantire una maggiore efficacia all’azione di contrasto dei fenomeni di illegalità e nei confronti dei comportamenti non conformi alle regole vigenti Per conoscere in tempo reale i dati relativi all’intera filiera dei rifiuti speciali e per utilizzarli in particolare ai fini di specifici interventi repressivi Per semplificare le procedure attraverso l’informatizzazione dei processi e l’eliminazione dei Registro carico/scarico, formulario e MUD D.L. 31 AGOSTO 2013: a partire dal 1 marzo 2014 On-line l'applicazione per la compilazione della Dichiarazione MUD 2011: art. 28, comma 1 del Decreto 18 febbraio 2011 n. 52, stabilisce che i produttori iniziali di rifiuti e le imprese e gli enti che effettuano operazioni di recupero e smaltimento dei rifiuti devono comunicare al SISTRI, i dati relativi ai rifiuti prodotti e smaltiti nell’anno 2011 entro il 30 aprile 2012. Concordato un differimento al 30 novembre 2012 del termine per il pagamento dei contributi per l’anno in corso, che scadeva il 30 aprile prossimo. SOGGETTI OBBLIGATI a) le imprese e gli enti produttori di rifiuti speciali pericolosi (produttori iniziali); b) le imprese e gli enti produttori di rifiuti speciali non pericolosi derivanti da lavorazioni industriali, artigianali e produttori di fanghi da potabilizzazione, da depurazione delle acque e da abbattimento fumi e che occupano più di 10 dipendenti (produttori iniziali). Le imprese e gli enti che effettuano operazioni di recupero o di smaltimento di rifiuti e che risultino produttori di rifiuti provenienti da tali attività, sono tenuti ad iscriversi al SISTRI anche come produttori indipendentemente dal numero dei dipendenti; c) le imprese e gli enti che effettuano operazioni di recupero o smaltimento di rifiuti; d) i commercianti e gli intermediari di rifiuti; e) i consorzi istituiti per il recupero o il riciclaggio di particolari tipologie di rifiuti che organizzano la gestione di tali rifiuti per conto dei consorziati; f) le imprese e gli enti che raccolgono o trasportano rifiuti speciali a titolo professionale; g) i Comuni, gli enti e le imprese che gestiscono i rifiuti urbani del territorio della Regione Campania. h) terminalisti concessionari dell'area portuale; i) imprese portuali cui sono affidati i rifiuti in attesa dell'imbarco o allo sbarco; l) responsabili degli uffici di gestione merci e gli operatori logistici presso le stazioni ferroviarie, gli interporti, gli impianti di terminalizzazione e gli scali merci; m) raccomandatari marittimi delegati dall'armatore o dal noleggiatore di navi che trasportano rifiuti. Iscrizione facoltativa a) le imprese e gli enti produttori di rifiuti speciali non pericolosi derivanti da lavorazioni industriali, artigianali e produttori di fanghi da potabilizzazione, da depurazione delle acque e da abbattimento fumi che non hanno più di dieci dipendenti; b) le imprese e gli enti che raccolgono e trasportano i propri rifiuti speciali non pericolosi; c) gli imprenditori agricoli di cui all'articolo 2135 del Codice civile (coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse) che producono rifiuti speciali non pericolosi; d) le imprese e gli enti produttori iniziali di rifiuti speciali non pericolosi derivanti da attività diverse da quelle di cui all'articolo 184, comma 3, lettere c), d) e g) del D.Lgs. 152/06 Prima Fase: Iscrizione Per iscriversi le imprese devono comunicare tramite apposito modulo (modulo di iscrizione al Sistri n. 1) i seguenti dati: produttori e gestori di rifiuti: ragione sociale, sede legale, codice fiscale, unità locale/i, categoria di iscrizione, rappresentante legale, delegato/i, numero di addetti, persona da contattare e recapito (indirizzo mail, numero di fax o di telefono) ed eventuale associazione imprenditoriale a cui si affidano gli adempimenti procedurali previsti. trasportatori di rifiuti: ragione sociale, codice fiscale, categoria di iscrizione, rappresentante legale, delegato/i, sede legale, unità locale/i (facoltativo), persona da contattare e recapito (indirizzo mail, numero di fax o di telefono) e numero dei dispositivi richiesti per i veicoli (solo per i veicoli a motore) Modalità di iscrizione: ON-LINE: collegandosi al sito Sistri http://www.sistri.it/ (attivo 24 ore su 24 tutti i giorni della settimana) VIA FAX: 800 05 08 63 (servizio attivo 24 ore su 24 tutti i giorni della settimana) NUMERO VERDE: 800 00 38 36 (servizio attivo dalle 6 alle 22 nei giorni feriali, compreso il sabato, fino alla scadenza del termine previsto per l'iscrizione) VIA E-MAIL: previa scansione automatica del modulo di iscrizione debitamente compilato da inviare all'indirizzo di posta elettronica: [email protected] SECONDA FASE: CONSEGNA DEI DISPOSITIVI Quali sono i dispositivi elettronici? DOVE? Dispositivi SISTRI Tramite l‟ ‟iscrizione, i soggetti obbligati ad utilizzare il SISTRI (e quelli che lo vorranno utilizzare) richiedono i necessari strumenti informatici: • chiavetta USB, per l‟ ‟accesso al sistema; • black box, per la localizzazione dei veicoli ed il “tracciamento” dei trasporti. Ogni black box è associata ad una specifica chiavetta USB Gli utilizzatori inseriscono i loro dati nel SISTRI in due sezioni o aree: • Sezione “Area Registro Cronologico”; • Sezione “Area Movimentazione”. Area Registro Cronologico L‟area registro cronologico “sostituisce” il registro di C/S, • è compilata solo dal produttore/detentore (entro 10 gg) • è compilata solo per la presa in carico (e per le intermediazioni). Le altre operazioni sul registro • “scarico” dal registro del produttore, • “carico e scarico” nel registro del trasportatore (e del commerciante o intermediario), • “carico” nel registro del destinatario vengono eseguite automaticamente (dal SISTRI) con la compilazione, da parte dei vari soggetti, dell’area movimentazione. Area movimentazione L’area movimentazione • “sostituisce” il formulario di identificazione per il trasporto, • è compilata, per le rispettive parti, – dal produttore/detentore, – dal trasportatore (impresa), – (dal conducente del mezzo di trasporto,) – dal destinatario. Sezione “Area movimentazione” Produttore Il produttore, prima di avviare a smaltimento/recupero un rifiuto già precedentemente registrato nell'area “registro cronologico” (almeno 4 ore prima, se si tratta di rifiuti pericolosi, tranne microraccolta), dovrà: • selezionare il CER che intende avviare a smaltimento; • selezionare le relative righe di carico dell‟ ‟area registro cronologico; • compilare con l‟ ‟indicazione di: – numero colli; – tipo di imballaggio; – operazione cui è destinato il rifiuto (R/D); – (eventuale classe ADR e numero ONU); – trasportatore; – destinatario; – (eventuale intermediario o consorzio); allegando, se necessario, il certificato analitico in formato pdf. Sezione “Area movimentazione” Trasportatore Il trasportatore, prima di effettuare il trasporto (almeno 2 ore prima, se si tratta di rifiuti pericolosi), dovrà compilare la sezione “Area movimentazione” già predisposta dal produttore indicando: • targa del mezzo di trasporto da utilizzare; • nome del conducente; • pianificazione del viaggio • data della movimentazione; Il conducente avrà sul veicolo: • la black box con dispositivo USB. Terminata il caricamento dei rifiuti il conducente inserirà il suo dispositivo USB nel computer del produttore e darà così il via al tracciamento dei rifiuti. Sezione “Area movimentazione” Destinatario Dopo aver verificato tipologia e quantità di rifiuti in entrata, il delegato dell'impianto di destinazione accederà alla sezione “Area movimentazione” relativa al carico ricevuto e compilerà: • attività/linea cui è destinato il rifiuto; • quantità accettata • o accettata parzialmente • o rifiutata. Il conducente del veicolo che ha consegnato i rifiuti inserirà il proprio dispositivo USB nel computer del destinatario per l'invio a SISTRI dei dati memorizzati dalla black box durante il percorso. A seguito della firma del delegato dell‟ ‟impianto, il sistema genera automaticamente una registrazione di una registrazione di carico sul registro cronologico dell‟ ‟impianto e una registrazione di scarico nel registro cronologico del trasportatore. il sistema invia, inoltre, la comunicazione di accettazione dei rifiuti da parte dell'impianto alla casella di posta elettronica del produttore. La responsabilità per il corretto recupero o smaltimento è esclusa a seguito dell'invio da parte del SISTRI, via mail, della comunicazione di accettazione dei rifiuti da parte dell'impianto di recupero o smaltimento Esempio: Linee guida operatore … 7. Albo Gestori Ambientali L'Albo nazionale gestori ambientali è stato istituito dal D.Lgs 152/06 e succede all'Albo nazionale gestori rifiuti disciplinato dal D.Lgs 22/97. E' costituito presso il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare E’ articolato in un Comitato Nazionale, con sede presso il medesimo Ministero e in Sezioni regionali e provinciali, con sede presso le Camere di commercio dei capoluoghi di regione e delle province autonome di Trento e Bolzano. Iscrizione albo gestori ambientali Chi deve iscriversi all'albo nazionale dei gestori ambientali? - le imprese che svolgono a titolo professionale attività di raccolta e trasporto di rifiuti; - le imprese che raccolgono e trasportano rifiuti pericolosi propri e di terzi; - le imprese che effettuano la bonifica di siti; - le imprese che effettuano la bonifica di beni contenenti amianto; - le imprese che svolgono attività di commercio ed intermediazione di rifiuti; - le imprese che gestiscono impianti fissi e mobili di smaltimento e di recupero di rifiuti di titolarità di terzi. Le attività sottoposte ad iscrizione all'Albo (articolo 212, D.Lgs. 152/06 e s.m.i.) sono suddivise in CATEGORIE (articolo 8, D.M. 406/98 e s.m.i) a seconda dell'attività svolta dall'impresa. L' impresa può richiedere l'iscrizione ad una o più categorie secondo le dimensioni e l'attività che svolge. L’ iscrizione costituisce titolo per lo svolgimento delle attività!!! Le imprese sono iscritte all’Albo nella persona del: - Titolare dell’impresa - Legale rappresentante della società Le Ditte devono essere dimostrare di possedere specifici requisiti: • Iscrizione registro imprese • Solidità e onestà dell’azienda (no fallimento, no interdizione dagli uffici direttivi, no pene detentive per reati ambientali, in regola con obblighi contributivi, previdenziali ed assistenziali) • Possedere requisiti di idoneità tecnica e capacità finanziaria previsti per la specifica categoria • Avere nominato un responsabile tecnico Categoria 10: BONIFICA DEI BENI CONTENENTI AMIANTO L'impresa deve dotarsi di almeno un responsabile tecnico, la cui qualificazione professionale deve risultare da idoneo titolo di studio, dall'esperienza maturata in settori di attività per i quali è richiesta l'iscrizione o conseguita tramite la partecipazione ad appositi corsi di formazione. L'impresa dovrà poi attestare la propria capacità finanziaria. ISCRIZIONE : la domanda di iscrizione deve essere compilata sugli appositi modelli predisposti dal comitato nazionale e a disposizione anche presso gli sportelli delle Sezioni. Ai fini dell'iscrizione all'Albo, la delibera del Comitato Nazionale 30 marzo 2004, n. 1, ripartisce le attività della categoria 10 in due "sottocategorie" in relazione al diverso grado di pericolosità per l'ambiente e la salute dell'uomo dei vari tipi di materiali contenenti amianto e alla conseguente complessità dei relativi interventi di bonifica. 10A - per l'attività di bonifica di beni contenenti amianto effettuata sui seguenti materiali: materiali edili contenenti amianto legato in matrici cementizie o resinoidi; 10B - per l'attività di bonifica di beni contenenti amianto effettuata sui seguenti materiali: materiali d'attrito, materiali isolanti (pannelli, coppelle, carte e cartoni, tessili, materiali spruzzanti, stucchi, smalti, bitumi, colle, guarnizioni, altri materiali isolanti), contenitori a pressione, apparecchiature fuori uso, altri materiali incoerenti contenenti amianto. L'iscrizione nella categoria 10B è valida anche ai fini dello svolgimento delle attività di cui alla categoria 10A. ADEMPIMENTI COORDINATORE SICUREZZA MATERIALE CON AMIANTO MATRICE COMPATTA Considerare sempre la copertura non portante , salvo prove contrarie; Verificare documentazione: Piano Lavoro; Iscrizione categoria 10 A Albo Smaltitori; Verificare presenza patentini Operatori; Verificare idoneità sanitarie; Verificare omologa sostanza incapsulante; Verificare presenza comunicazione/notifica all’asl di inizio lavori. Verificare idoneità Piano Lavoro e far integrare con POS o PIMUS; Verificare presenza verifiche periodiche mezzi sollevamento ecc; Verificare interferenze con altre lavorazioni; Verificare assenza materiali che possono contaminarsi; Verificare isolamento impianto elettrico; Se posti “sensibili” prevedere campionamenti ed analisi fibre aerodisperse; Avvisare abitanti palazzi vicini o personale altre ditte in cantiere; Verificare lay out cantiere: stoccaggio rifiuti,postazione piattaforma ecc. MATERIALE CON AMIANTO CON MATRICE FRIABILE Coordinare lavorazioni con altre imprese e verificare eventuali interferenze; Verificare documentazione Piano Lavoro; Iscrizione categoria 10 B Albo Smaltitori Verificare presenza patentini Operatori; Verificare idoneità sanitarie; Verificare omologa sostanza incapsulante; Verificare presenza comunicazione/notifica all’asl di inizio lavori. Allegare mappatura amianto al PSC; in caso contrario dichiarare che deve essere verificata la presenza amianto; Fare attenzione vetustà impianto; impianti dismessi pericolosi!!!! Prevedere campionamenti; Isolamenti energia elettrica e dichiarazione conformità impianto elettrico di cantiere; Programma lavori e coordinamento con visite asl; Verificare e porre limiti per condizioni meteoclimatiche; Fare riunioni di coordinamento; ISCRIZIONE: la domanda di iscrizione deve essere compilata sugli appositi modelli predisposti dal comitato nazionale e a disposizione anche presso gli sportelli delle Sezioni. (v. d. modulo) L'impresa presenta la domanda di iscrizione alla Sezione della Regione o della Provincia dove ha la propria sede legale. PROCEDIMENTO DI ISCRIZIONE GARANZIA FINANZIARIA Procedimento di Iscrizione Entro 90 giorni dalla ricezione della domanda, la Sezione regionale effettua l'istruttoria e delibera l'accoglimento o il rigetto dandone comunicazione dall'impresa. Se la domanda è accolta, con la comunicazione di accoglimento la Sezione regionale richiede all'impresa la presentazione della garanzia finanziaria entro il termine di 90 giorni dalla data di ricevimento della comunicazione. Entro 45 giorni dalla presentazione della garanzia finanziaria, la Sezione regionale iscrive l'impresa e le invia un avviso per il ritiro del provvedimento di iscrizione all'Albo. Le imprese non possono operare fino all'iscrizione definitiva all'Albo Nazionale Gestori Ambientali. Garanzia finanziaria L'iscrizione all'Albo delle imprese che intendono effettuare l'attività di bonifica dei beni contenenti amianto è subordinata alla prestazione delle garanzie finanziarie ai sensi del decreto 5 febbraio 2004 del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio di concerto con i Ministeri dell'economia e delle finanze, delle attività produttive e delle infrastrutture e dei trasporti. La garanzia finanziaria è una fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa sottoscritta a favore del Ministero dell'Ambiente da parte dell'impresa che richiede iscrizione o revisione all'Albo con procedura ordinaria (categorie 1- 4 -5 - 9 -10). Può essere richiesta agli istituti bancari o alle società assicurative abilitate al rilascio di cauzione o autorizzate all'esercizio del ramo cauzione. L'elenco delle società assicurative abilitate al rilascio del contratto di fideiussione è disponibile alla voce "Albo Imprese" nel sito http://www.isvap.it/ La garanzia finanziaria assicura la copertura di un eventuale danno ambientale causato dall'impresa nell'esercizio della sua attività, durante il periodo dell'iscrizione all'Albo. Per tale motivo la garanzia finanziaria deve avere una validità di sette anni, pari ai cinque anni di iscrizione dell'impresa all'Albo, più un ulteriore periodo di due anni a copertura di eventuali inadempienze che potrebbero verificarsi nel periodo successivo al quinquennio di iscrizione. Svincolo della garanzia finanziaria La garanzia finanziaria resta efficace per un ulteriore periodo di due anni dalla data di revoca, allo scadere del quale si estingue automaticamente, così come indicato nel provvedimento di revoca rilasciato dalla Sezione. L'impresa, decorsi due anni dalla data di revoca, può richiedere presso l'istituto bancario o la società assicurativa, lo svincolo della garanzia finanziaria presentando la fideiussione originale ed il provvedimento di revoca dell'Albo Gestori Ambientali. Quando viene richiesta? La garanzia finanziaria viene richiesta dalla Sezione regionale dell'Albo Gestori Ambientali con la comunicazione di accoglimento dell'iscrizione o della revisione. I termini per la presentazione della garanzia finanziaria, pena la decadenza della domanda di iscrizione o revisione, sono: Per l'iscrizione: 90 giorni Per la revisione: 45 giorni Sostituzione della garanzia finanziaria La garanzia finanziaria può essere sostituita solo nel caso in cui l'impresa intenda rivolgersi ad un altro istituto bancario o società assicurativa. In questo caso nel testo della fideiussione occorre specificare: 1) che la nuova fideiussione sostituisce la precedente fino alla sua scadenza. In questo caso la vecchia fideiussione può essere subito svincolata. 2) se l'istituto bancario o la società assicurativa si fa carico o no del periodo pregresso. In questo caso la vecchia fideiussione viene revocata ma resta efficace e vincolata per altri due anni. Garanzia finanziaria per la categoria 10 Il testo della fideiussione bancaria o della polizza fideiussoria assicurativa deve essere conforme allo schema approvato dal Ministero dell'Ambiente. IMPORTI Gli importi relativi alle classi per la categoria 10 sono i seguenti (articolo 3, Decreto Ministero dell'Ambiente 5 febbraio 2004): ISCRIZIONE IN ENTRAMBE LE SOTTOCATEGORIE 10A e 10B: A parità di classe l'iscrizione nella sottocategoria 10B è valida anche ai fini dello svolgimento delle attività della sottocategoria 10A. Se l'impresa chiede iscrizione o revisione sia nella sottocategoria 10A che nella sottocategoria 10B con classi diverse, deve presentare un'unica garanzia finanziaria per la sottocategoria con la classe più alta, ma che specifichi che copre entrambe le sottocategorie. Se l'impresa iscritta nella sottocategoria 10B chiede integrazione della sottocategoria 10A con classe più alta, deve presentare appendice alla garanzia finanziaria in essere con aumento del massimale e specifica di copertura per entrambe le sottocategorie. Se l'impresa iscritta in entrambe le sottocategorie chiede una classe più bassa per la sottocategoria 10 B deve presentare appendice alla garanzia finanziaria con specifica di copertura sia per la sottocategoria 10A che per la sottocategoria 10B. Requisiti di idoneità tecnica (mezzi, attrezzature, personale addetto) La delibera n. 1 del 30 marzo 2004 individua nell’allegato A per ciascuna delle due sottocategorie, l'elenco delle attrezzature minime di cui le imprese devono disporre e fissa il valore di dette attrezzature per ogni classe d'iscrizione. La disponibilità e il valore delle attrezzature è dimostrato con una dichiarazione sostitutiva di atto notorio sottoscritta congiuntamente dal legale rappresentate e dal responsabile tecnico. Requisiti di idoneità tecnica (mezzi, attrezzature, personale addetto) Requisiti relativi al responsabile tecnico Le funzioni e responsabilità sono definite dal Comitato Nazionale dell'Albo con direttiva 21 aprile 1999, prot. n. 2866: "Il Responsabile tecnico è responsabile delle scelte di natura tecnica, progettuale e gestionale che garantiscano il rispetto delle norme di tutela ambientale e sanitaria, con particolare riferimento alla qualità del prodotto e della prestazione realizzata e del mantenimento dell'idoneità dei beni strumentali utilizzati" Il responsabile tecnico deve essere in possesso dei seguenti requisiti: REQUISITI MORALI - non essere in stato di interdizione legale ovvero di interdizione temporanea dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese -non aver riportato condanna passata ingiudicato, salvo gli effetti della riabilitazione e della sospensione della pena: -non si sia reso gravemente colpevole di false dichiarazioni nel fornire informazioni all'Albo. REQUISITI TECNICI MINIMI SUDDIVISI PER CATEGORIA E PER CLASSE Il responsabile tecnico deve dimostrare di disporre dei requisiti tecnici sotto riportati allegando idonea documentazione al modello della domanda di iscrizione o variazione IMPORTANTE: 1) L'esperienza maturata nell'attività di bonifica dei materiali di cui alla categoria 10A è valida per l'iscrizione nella classe e) relativa alle attività di bonifica dei materiali di cui alla categoria 10B 2) L'esperienza maturata in una classe di iscrizione è valida ai fini dell'iscrizione nella classe superiore. Categoria 10 A: requisiti minimi responsabile tecnico Categoria 10 B: requisiti minimi responsabile tecnico Requisiti di capacità finanziaria L'impresa dovrà poi attestare la propria capacità finanziaria. Tale requisito si intende soddisfatto con gli importi stabiliti dalla delibera del Comitato nazionale 30 marzo 2004, n. 1, mediante presentazione di un'attestazione di affidamento bancario rilasciata da istituti di credito o da società finanziarie L'importo da comprovare deve essere corrispondente a quanto previsto dall' allegato "D" alla delibera del Comitato Nazionale del 30 marzo 2004, n. 1, relativamente alla classe d'iscrizione Diritto annuale di iscrizione Le imprese devono pagare il diritto annuale per l'iscrizione all'Albo Gestori Ambientali in base alla categoria e alla classe di appartenenza. Il diritto annuale deve essere pagato al momento dell'iscrizione all'Albo Gestori Ambientali e, successivamente, ogni anno entro il 30 aprile Gli importi fissati per ogni categoria sono i seguenti: categoria 10A categoria 10B Il mancato pagamento del diritto annuale comporta la sospensione d'ufficio dall'Albo che permane fino a quando non venga effettuato il pagamento L'eventuale richiesta di variazione di classe (aumento o declassamento di una qualsiasi categoria iscritta all'Albo) comporta, "per l'anno in corso", il pagamento dell'importo corrispondente alla classe di iscrizione più alta. Nel caso di richiesta di cancellazione dall'Albo l'impresa è comunque tenuta al pagamento del diritto annuale per l'anno in corso . Il diritto annuale deve essere pagato tramite conto corrente postale n° 54828207 intestato alla Camera di Commercio di Milano - Albo Gestori Ambientali.
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