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MARTEDÌ 13 MAGGIO 2014 ANNO 139 - N. 112
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Fondato
Fo
ond
ndatto nel 11876
Proposta degli Usa
Il no di Google e Facebook
al Web a doppia velocità
Dopo Roma-Juve
Tre giornate
a Chiellini
g
M Prandelli:
P
Ma
lo convoco
Con il Corriere
Il libro premio Pulitzer
sul caso Snowden
di Massimo Gaggi
a pagina 29
di Alessandro Bocci
a pagina 41
Oggi in edicola a 12,90 euro
più il prezzo del quotidiano
IL DIETROFRONT DI GRILLO SULLA TV
L’inchiesta Paris e la sponda politica. Maltauro: ho pagato 400 mila euro
Giannelli
CONVERSIONE
DI UN LEADER
Expo, due arrestati ora parlano
E Greganti entrava in Senato
di ALDO GRASSO
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40 5 1 3>
Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
B
eppe Grillo ospite
del salotto di Bruno Vespa? Succede
anche questo, nel
nostro piccolo mondo alla
rovescia. È come veder allenare la Juve da Clarence
Seedorf o chiedere al ministro Franceschini di educare le masse con la tv.
Grillo si è deciso al gran
passo, che sarà lunedì
prossimo, perché ha scoperto che in campagna
elettorale Internet non basta, serve anche la tv istituzionale. E chi meglio di Vespa, la «terza Camera dello
Stato»? L’ultima volta che
si sono visti è stata 31 anni
fa. Era una serata elettorale, la Dc di De Mita crollata,
Vespa faceva Vespa e Grillo
il giullare, per alleggerire
quel mare di chiacchiere.
La cosa che più stupisce
è che fino a poco tempo fa
la tv era per Grillo una ossessione: «Ho fatto la tv
per 40 anni, fa male non
per quello che viene detto
ma per quello che si vede.
Noi non andremo in tv, noi
la occuperemo… La tv è
morta da un pezzo, gli unici a non saperlo sono quelli che ci vanno». E ancora, i
talk show li ha sempre descritti come luogo di massima perversione tra politica e tv perché «condotti
abitualmente da giornalisti graditi o nominati dai
partiti». Per non parlare
della fatwa lanciata nel
2012, quando ai candidati
del Movimento impartì
perentorio: «Chi partecipa
ai talk show deve sapere
che d’ora in poi farà una
scelta di campo».
A cosa si deve questo
cambio di strategia? Il M5S
ha costruito la sua fortuna
sulla Rete, sul web, sul
blog. E in effetti molto della comunicazione del Movimento, ogni giorno, passa da lì. Ma fin dall’inizio
questa è stata soprattutto
la retorica tipica del «vaffa», perché la tv ha invece
svolto un ruolo decisivo: la
comunicazione di Grillo è
passata anche attraverso i
suoi palinsesti, con proclami, interviste, frammenti
di comizi e di spettacoli,
efficaci perché contrapposti ai politici «tradizionali» seduti a discutere in
studio. Dopo le ultime Politiche, però, qualcosa è
cambiato: sono emersi i
primi personaggi tra le
truppe parlamentari, qualcuno ha svelato un po’ di
«presenza», e così gli spettatori dei talk hanno imparato a conoscere i vari Fico,
Di Maio, Di Battista. Ora il
cerchio si chiude con il
grande ritorno del Capo, a
ristabilire una leadership,
a sottolineare una primogenitura, forse ad anticipare un nuovo cambiamento del suo ruolo, anche politico, nel Movimento.
La prova generale si è
avuta a Bersaglio Mobile
con Enrico Mentana: è andata bene. Abituati a sentire Grillo urlare nelle piazze, e cavalcare costantemente la linea sottile (e
sempre più confusa) che
sta tra il comizio e la gaglioffaggine, sarà interessante capire come questa
carica comunicativa reagirà con il curiale salotto di
Vespa.
Grillo presume molto di
sé, si vive come uomo della
Provvidenza (la sua sola
presenza servirà a «salvare» la vituperata tv?); il fool
turpiloquente si fa ora
stratega comunicativo e
politico.
Certo, gli arresti dell’Expo, gli scandali continui lo aiutano non poco a
cavalcare il malcontento
degli elettori, a uscire dalla sua immobilità prepolitica (attraversata da una
vis letale), a fare nuovi
adepti, a «purificare» gli
scontri interni e le polemiche che si porta dietro. A
meno che Vespa non lo
anestetizzi e ci restituisca
un Grillo d’antan, con differenti ruoli in commedia
ma con lo stesso stile comunicativo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Appalti rivisti
I quattro punti
per salvare
il grande evento
A PAGINA 5
A
SERVIZIO A PAGINA 38 - COMMENTO A PAGINA 36
arlano due degli arrestati
nell’inchiesta per gli appalti
Expo. L’imprenditore Maltauro
conferma di aver pagato: è peggio di Tangentopoli. E il general
manager di Expo 2015 Paris anticipa di voler spiegare come,
perché e per chi sia arrivato a
commettere «gli errori» di cui si
assume «la responsabilità».
DA PAGINA 4 A PAGINA 7
Imarisio, Giannattasio, Meli
Martirano, Piccolillo
Le intercettazioni
Scajola si vantava:
ho un servizio segreto
di GIOVANNI BIANCONI
elle telefonate tra Scajola e Speziali,
l’uomo del collegamento con il Libano,
l’ex ministro si vanta di avere un suo
servizio segreto e il nome di Berlusconi è
citato in relazione all’ex presidente Gemayel.
N
ALLE PAGINE 8 E 9 Caccia, Cavalli, Rosaspina
Un barcone affonda sulla rotta tra la Libia e Lampedusa: decine di vittime e dispersi
Chomsky e gli altri
Migranti, l’Italia accusa l’Europa
LA RESA
DEGLI SCIENZIATI
SULL’ORIGINE
DEL LINGUAGGIO
Renzi: salvano le banche, fanno morire madri e bambini
Boko Haram mostra le ragazze rapite: «Convertite all’Islam»
Ancora un naufragio nel
tratto di mare tra Libia e
Lampedusa. Ancora un
barcone partito con centinaia di persone e soccorso
quando all’appello mancavano già decine di dispersi,
in prevalenza donne e
bambini. Il ministro Alfano
denuncia: l’Europa ci ha lasciati soli, ora ci aiuti.
CONTINUA A PAGINA 2
CONTINUA A PAGINA 25
di FIORENZA SARZANINI
È
di ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI
C
ostrette a recitare il Corano a memoria, a cantarne i versetti, velo bianco, velo nero, fosse pure velo
integrale: qualsiasi cosa pur di salvarsi. Si sono convertite all’Islam, hanno annunciato con orgoglio i loro
rapitori di Boko Haram, mostrando le ragazze rapite in Nigeria in un video (nella foto). E chi, minacciato di
IL COMMENTO A PAGINA 36 - A PAGINA 3 Farina, Mazza, Olimpio
violenza, di morte o di schiavitù, non l’avrebbe fatto?
Elezioni in India
Dopo il referendum
Un plebiscito
per i nazionalisti
Il tramonto
dei Gandhi
I separatisti
dell’Est Ucraina
chiedono
di unirsi a Mosca
di DANILO TAINO
di GIUSEPPE SARCINA
A PAGINA 12
A PAGINA 13
P
accaduto di nuovo, come
era prevedibile. Ci sono
altri morti in quel tratto di
mare che separa la Libia
dall’Italia. Ci sono altri
naufraghi che porteranno
sempre con sé l’immagine di
figli, mogli, mariti, fratelli e
sorelle travolti dalle onde
mentre cercavano di
realizzare il sogno di
arrivare in Europa, di
costruirsi una nuova vita.
Le promesse
(svanite)
di Bruxelles
Il video: costrette a pregare con il velo
di MASSIMO
PIATTELLI PALMARINI
enso sia pura
coincidenza che
esca proprio in
questi giorni, sul numero
di maggio di Frontiers in
Psychology, una critica
devastante di molte
recenti pubblicazioni
sulle origini del
linguaggio.
Coincidenza perché ha
appena chiuso i battenti,
a Vienna, il decimo
congresso internazionale,
bi-annuale, dedicato,
appunto, all’evoluzione
del linguaggio (Evolang
X), nel corso del quale
dozzine di relatori,
provenienti dai quattro
angoli del mondo, hanno
esposto il tipo di lavori
persuasivamente
demoliti nell’articolo in
questione. Questo
impietoso saggio di
rassegna, intitolato Il
Mistero dell’Evoluzione
del Linguaggio, porta la
firma di colui che molti (e
io sono tra questi)
considerano il massimo
linguista vivente, cioè
Noam Chomsky.
A PAGINA 2 Cavallaro, Pasqualetto
Pereira e la Scala, l’ultima scena
lexander Pereira, il sovrintendente
designato della Scala, non accetta la
riduzione del cachet. E il cda del Teatro rimanda la decisione sul destino del futuro
sovrintendente. In discussione l’acquisto
di 7 opere dal Festival di Salisburgo, di cui
Pereira è ancora direttore. Pereira ritiene
di aver agito per il meglio in una situazione in cui non ha diritto di firma e deve
progettare le future stagioni, spettacoli
per Expo compresi. Per questo, non accetta di essere posto sotto tutela.
P
di ELISABETTA SOGLIO
Caso Salisburgo Il consiglio vuole ridurgli lo stipendio, il sovrintendente rifiuta
di PIERLUIGI PANZA
e UGO SAVOIA
di LUIGI FERRARELLA
I lavori
2
Primo Piano
Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Immigrazione La tragedia
A fondo il barcone con donne e bambini
In 200 recuperati in mare. Renzi: l’Ue non può salvare le banche e tollerare queste morti
Il commento
Le promesse
mai mantenute
di Bruxelles
all’Italia
SEGUE DALLA PRIMA
Europa, è questa la parola che
bisogna tenere sempre a mente
in queste occasioni. Perché
sette mesi fa, quando un altro
barcone pieno di migranti
affondò a poche centinaia di
metri dal porto di Lampedusa,
le istituzioni internazionali si
mobilitarono, promisero il loro
aiuto. E a Bruxelles
assicurarono che l’Italia non
sarebbe rimasta sola a
fronteggiare un’emergenza che
riguarda tutti. Il commissario
Cecilia Malmström volò in
Sicilia per partecipare a un
incontro con l’allora presidente
del Consiglio Enrico Letta e il
ministro dell’Interno Angelino
Alfano. Si impegnò
pubblicamente a far partire con
la massima urgenza il
programma Frontex per il
pattugliamento del
Mediterraneo, soprattutto
dichiarò che sarebbero stati
stanziati i fondi necessari per
pianificare gli interventi
necessari a regolare il flusso
delle partenze nei Paesi
d’origine. Si ipotizzò
addirittura di aprire proprio
negli Stati africani uffici di
assistenza per i richiedenti
asilo. E il presidente della
commissione Ue José Manuel
Barroso assicurò che l’intero
progetto sarebbe diventato
subito operativo. Non è
accaduto nulla. L’Italia ha fatto
partire la missione «Mare
Nostrum» che impegna mezzi e
uomini e costa oltre 300 mila
euro al giorno, circa 9 milioni
al mese. L’operazione ha
consentito di salvare centinaia
e centinaia di migranti e di
questo il nostro Paese può
andare orgoglioso. Ma
certamente non può essere
l’unico strumento per
affrontare un problema che ha
dimensioni enormi. Anche
perché non aiuta a risolverlo,
soltanto a gestirlo per un
tempo che, inevitabilmente,
deve essere limitato. Il primo
luglio il nostro Paese assumerà
la presidenza del Consiglio dei
ministri europeo. È l’ultima
occasione per riuscire a farsi
valere. Il comunicato della
Commissione Ue che ieri si è
definita «scioccata dalla nuova
tragedia tra Lampedusa e Libia,
ringrazia le autorità italiane e
chiede a tutti gli Stati membri
di dimostrare solidarietà», fa
ben comprendere quale sia la
distanza che si cerca di
marcare. Ben altro il governo
italiano deve pretendere perché
il problema dei flussi migratori
diventi una questione da
affrontare tutti insieme, perché
la gestione delle centinaia di
migliaia di persone che
fuggono dalla miseria e dalle
guerre non rimanga di nostra
esclusiva competenza.
Fiorenza Sarzanini
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DAL NOSTRO INVIATO
CATANIA — Altro barcone,
altro naufragio, altra grande
tragedia del mare. A bordo
c’erano centinaia di migranti
(c’è chi dice 400, ma la Marina
ha smentito parlando di oltre
duecento persone) salpati
dalla Libia e naufragati dopo
quarantuno miglia. Ne mancavano più del doppio a Lampedusa, primo approdo del
loro sogno. Molti sono annegati (certamente 14, alle 22 di
ieri sera) e fra gli annegati ci
sono donne e bambini. Molti
sono stati salvati, pare oltre
duecento, grazie all’allarme
lanciato da un rimorchiatore
in servizio nelle piattaforme
petrolifere di quello specchio
di mare in acque internazionali. Sul posto sono intervenute le unità navali di «Mare
Nostrum», la fregata Grecale
e il pattugliatore Sirio dove i
naufraghi sono stati trasbor-
Le cifre
I migranti arrivati via mare dall’inizio del 2014
1.000
36.000
10.300
10.300
Le persone registrate
nel Sistema di protezione
per richiedenti asilo
e rifugiati (Sprar)
Gli immigrati presenti
nelle strutture
di prima
accoglienza
In Sicilia
Nel 2013 sono sbarcati
dopo il soccorso in mare circa
38.000
2.000
migranti
Bilancio provvisorio
Recuperati quattordici
corpi, è ancora giallo
sul numero delle
persone disperse
dati con le vittime per essere
portati a terra, in Sicilia, dove
sono attesi per questa mattina.
«Non c’era solo questo barcone sullo stesso posto, ne
abbiamo soccorsi altri tre —
ricordavano ieri sera dalla
Marina militare —. Uno con
circa 200 migranti, gli altri
con 100 e 95. Abbiamo sul posto un’altra nave della Marina
militare e le vedette». E dalla
Libia rimbalza la notizia che
sempre ieri le loro autorità
hanno intercettato e salvato
altri 340 migranti che avevano appena tolto gli ormeggi
da un molo vicino alla cittadina costiera di Sabratha: «L’acqua stava entrando nella loro
imbarcazione e presto sarebbero finiti in acqua». Li hanno
riportati in Libia, in una scuola di Zawiya, a ovest di Tripoli. C’erano anche 40 donne e
13 bambini, quasi tutti sudanesi ed eritrei. Quell’Africa
12.500
Le persone presenti
oggi nei centri Cara
(centri di accoglienza
richiedenti asilo)
88%
circa del totale
annuo
di cui
LIBIA
TURCHIA
EGITTO
27.000
9.000
subsahariana dalla quale erano partiti molti dei naufraghi
che sono affondati fra le acque delle piattaforme petrolifere.
Insomma, i numeri sono
crescenti e hanno riportato
alla mente la catastrofe del 3
ottobre 2013, quando al largo
di Lampedusa morirono più
di 366 persone. La tragedia di
ieri ha rilanciato lo scontro
politico a livello continentale.
Con il ministro dell’Interno
Angelino Alfano che dall’Italia ha ribadito la sua linea:
«L’Europa non ci sta aiutando
a soccorrere queste persone,
si faccia carico di accogliere i
vivi. Quelli a quali l’Italia riconoscerà il diritto d’asilo saranno mandati in Europa, se
ci vogliono andare. L’Italia
non può diventare la prigione
dei rifugiati politici». Punta il
dito contro l’Europa anche il
premier Renzi: «Ci lascia soli,
ma non può salvare gli Stati,
le banche e poi lasciare morire le madri con i bambini».Il
presidente del parlamento
europeo Martin Schulz si è
detto «scioccato dalla tragedia: l’Europa deve urgentemente prendersi le sue responsabilità».
63.000
36.000*
36.0
13.267
13
267
Il Viminale
Il ministro Alfano:
«L’Europa non ci sta
aiutando, si faccia carico
di accogliere i vivi»
ca, fra le onde del Canale di
Sicilia stanno navigando verso l’Italia i duecento profughi
scampati alla morte. Non si
conoscono ancora le cause
dell’ennesima strage del mare
ma una cosa è certa: «Quella
barca era una carretta, la solita grande, pericolante carretta», assicurano dalla Marina
che si trova ad affrontare
un’emergenza senza precedenti. «Qui è un inferno, bisogna esserci per capire —
sospirava ieri un maresciallo
elicotterista, Vincenzo Romano, impegnato a salvare vite
fra quelle acque —. È un inferno di proporzione enormi
che solo chi fa il nostro lavoro
può capire. Basta incrociare
gli occhi di questa povera
gente per capire cos’hanno
visto».
Gli sbarchi
42.925
Ma a chi è chiamato a soccorrere questo popolo di disperati che fugge da guerre e
carestie, non si accontenta
più delle parole. «Basta lacrime, basta annunci, basta perdere tempo. Ora ci vogliono i
fatti — ha detto con forza
Francesco Rocca, presidente
della Croce Rossa Italiana —.
Bisogna aprire al più presto
un corridoio umanitario».
Mentre il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, ha scosso ancora una volta la testa:
«Il diritto d’asilo va chiesto a
terra e non rischiando la vita». Nei giorni scorsi l’intelligence libico aveva allertato il
Viminale sulla partenza di
sempre più imbarcazioni dalla costa africana: i trafficanti
di morte sanno infatti che poco più in là le navi italiane arrivano a soccorrere i migranti.
E mentre infuria la polemi-
* dall’inizio
dell’anno
a oggi
Andrea Pasqualetto
2011
2012
2013
2014
Fonti: Ministero dell’Interno,
Aeronautica Militare, Marina Militare
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La storia La dottoressa a bordo della motovedetta: «Il cuore ha ripreso a battere, è stato un vero miracolo»
Amina tiene a galla il suo neonato
«Non so come, ma siamo vivi»
Aggrappata a un legno ha visto annegare i compagni
PORTO EMPEDOCLE (Agrigento)
— Ha visto annegare i suoi compagni
di viaggio, ma ha visto rinascere il
suo bebè di appena quattro mesi,
Amina, una giovanissima somala salvata da una delle due motovedette
della capitaneria di Lampedusa arrivate nel gorgo del Mediterraneo con
la task-force sanitaria dell’Ordine di
Malta.
Compresa la giovanissima Antonella Godino, 26 anni, appena laureata in medicina a Palermo, da tempo
volontaria, da due mesi in servizio,
ieri sera sfinita ma felice al telefono:
«Perché Amina, come altri 44 naufraghi salvati dagli uomini della nostra
motovedetta e trasbordati sulle fregate della Marina, ha rischiato di non
farcela. Era assiderata, irrigidita, aggrappata a un pezzo di legno, le onde
sul mento e un pargolo da lei tenuto
non so come sul filo dell’acqua... Ma,
dopo quattro ore e tre flebo, è tornato
il colorito ed è riuscita ad allattare il
suo bimbo. Una scena meravigliosa.
La vita che vince su tutto...».
È il racconto di un’emozione grande, confidata da Antonella con la
convinzione che resterà una delle più
grandi della sua vita, come ha ripetuto alla sala regia del Cisom, a Roma, al
direttore dell’Ordine, Mauro Casighini: «Quando ci siamo ritrovati quel
fagottino fra le mani ho temuto di
non riuscire a recuperare il battito.
Asciugato, avvolto in una termocoperta, raccolto nel locale più caldo
dell’imbarcazione, accanto alla sala
macchine, ho capito di non avere
nulla per sfamarlo. Perché si parte
con acqua, aranciate, biscotti, cibo,
ma non abbiamo latte per neonati...».
E invece la disperazione di queste
colonne di migranti che attraversano
il deserto e stazionano in Libia prima
di salpare con malandate carrette
coinvolge sempre più minori, sempre più bimbi, come ha visto con i
suoi occhi Antonella Godino: «Abbiamo recuperato almeno sei, sette
bimbi. E il più piccolo è il bebè di
Amina che dopo quattro ore di pianti
In spiaggia Il recupero dei cadaveri (Tg1)
riposava sereno. Ma c’è voluto il miracolo della natura». La dottoressa
inneggia alla natura, ma stavolta alla
natura ha dato una spinta lei. Perché
se non fosse riuscita a rianimare l’esile madre, tirata su dal mare e sdraiata
senza forze sulla fiancata della motovedetta, sarebbe stato un problema
ancor più grave salvare il piccolo.
Lo confermava mentre il comandante della motovedetta, alle sette di
ieri sera, scattato l’allarme per un altro barcone con 300 migranti alla deriva, si affiancava alle fregate della
Marina, la Gregale e la Sirio, per trasbordare i superstiti e correre verso il
nuovo inferno. Con la Godino che
stringeva a sé il bimbo prima di consegnarlo ai marinai, abbracciando
Amina, riconoscente, finalmente un
sorriso per ringraziare la dottoressa
che forse non rivedrà mai più, a sua
volta colpita dalle poche parole sussurrate: «Mi chiedo solo come sono
viva, non so nemmeno dirti da dove
arrivo, sì, dalla Somalia, ma è tutto
alle mie spalle, il villaggio, il deserto,
il viaggio, la fatica...».
Pochi minuti e anche le altre donne visitate da Antonella Godino sono
salite sulle unità della Marina. Tutte
con i loro piedi. Dopo l’apprensione
per i problemi cardiaci, per gli occhi
spenti, le bocche rose dall’arsura,
serrate come quelle dei naufraghi
che la morte s’era portata via. Un pericolo scampato per Amina e il bebè
anche grazie alle motovedette partite
da Lampedusa, veloci e «inaffondabili», come le chiamano, la Cp 302 e
la Cp 301. Sulla prima la Godino. Sull’altra un infermiere dell’Ordine di
Malta. In contatto con un collega a
Le flebo e il latte
Era assiderata, ma dopo
quattro ore e tre flebo
la ragazza è riuscita
ad allattare il suo bambino
bordo di una motovedetta della
Guardia di Finanza, i due medici di
turno sulla San Giorgio e il dottore
sulla Dattilo della Guardia costiera.
Ecco la task-force di cui è fiero Casighini, commosso al telefono quando
Antonella gli descriveva l’allattamento del bebè: «È come una “natività” che ci riscatta dal tormento di
naufragi come quello del 3 ottobre a
Lampedusa».
Felice Cavallaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
3
Nigeria Il rapimento di massa
✒
Tutti i rischi
di un blitz
quasi impossibile
di GUIDO OLIMPIO
I
Il video
Due frammenti del filmato
diffuso da Boko Haram:
a fianco alcune delle
studentesse nigeriane rapite.
Sopra, il leader del gruppo
terrorista, Abubakar Shekau:
chiede al governo uno
scambio di prigionieri
«Ecco le ragazze a cui tenete tanto
Si sono convertite all’Islam»
La prima cosa che ha fatto la gente di
Chibok: accendere non un cero ma un generatore. Il governo nigeriano invece ha
subito escluso lo scambio di prigionieri
proposto da Boko Haram, «le studentesse
che non vogliono convertirsi per i nostri
fratelli in carcere», salvo poi ritrattare in
serata e prendere tempo: «Ogni opzione
è sul tavolo».
Aspettare, setacciare con il fermo immagine quel video un po’ sgranato e
aspettare, questa è l’opzione dei familiari
che ieri a mezzogiorno si sono raccolti
nelle case dei pochi con Internet. «C’è
speranza, ma vogliamo poter dire: sono
le nostre ragazze», ha raccontato Pogu
Bitrus all’agenzia Ap. Non deve essere
stato facile riconoscerle, in quei pochi
minuti su YouTube, le prime immagini a
un mese dal rapimento di massa: un centinaio di ragazzine (ne mancano più della
metà, segno che i sequestratori potrebbero averle divise in almeno due gruppi),
sedute a semicerchio in una radura sotto
gli alberi, tutte vestite con la «divisa» grigia o nera fornita da Boko Haram, una
jihab che lascia scoperti solo il viso e i
piedi nudi. Tre vengono interrogate da
una voce fuori campo. Due dicono di essersi convertite all’Islam «perché è la retta via», affermano di non essere state
maltrattate. Più delle immagini sono le
voci che si alzano tremanti a colpire: un
coro sottile che recita i primi versetti del
Il capo di Boko Haram propone uno scambio di «ostaggi»
Corano su uno sfondo che Pogu Bitrus,
uno degli anziani di Chibok, giudica
molto simile al paesaggio della foresta di
Sambisa che sta a 30 km dal villaggio.
Sambisa, una delle due roccaforti di
Boko Haram, ex riserva naturale inaccessibile e spinosa dove gli elefanti hanno
lasciato il posto ai miliziani con i kalashnikov di Abubakar Shekau. Dopo l’esibizione delle ragazze, il video diffuso ieri è
un altro monologo del capo, sprezzante
ma questa volta aperto alla trattativa. Anche gli esperti dell’antiterrorismo americano e israeliano giunti in Nigeria stanno
vagliando le immagini e le parole per verificarne l’autenticità. Il marchio è quello
di Boko Haram («l’educazione occidentale è peccato»), un Corano tra due fucili e
La risposta
Il governo nigeriano esclude
ogni trattativa con i ribelli
ma poi rettifica: «Ogni opzione
rimane aperta»
la bandiera nera della Jihad. Pensare che
il fresco capo delle Forze Armate nigeriane a gennaio aveva detto: entro aprile la
guerriglia (che ha ucciso 4mila persone
dal 2009) è finita. Nella notte del 14 aprile
Boko Haram ha rapito trecento studentesse dalla scuola superiore femminile di
Chibok. Il mese prima, in un’altra scuola,
aveva bruciato vivi 50 studenti maschi. E’
il terrore firmato Shekau, che nell’ultimo
video ironizza sulla mobilitazione globale: «Queste ragazze di cui vi preoccupate
tanto, in verità noi le abbiamo già liberate. E come le abbiamo liberate? Facendole
diventare musulmane». Nigeriano del
Nord, una quarantina d’anni, una taglia
di 7 milioni di dollari posta dagli Stati
Uniti sulla sua testa. Non è forse un caso
se non compare mai con le ragazze. Se
sono nella boscaglia di Sambisa, Shekau
è probabilmente nascosto altrove, sulle
montagne al confine con il Camerun se
non dall’altra parte della frontiera, forse
in Niger. Il leader di Boko Haram non afferma più, come nel video precedente, di
voler svendere le studentesse al mercato
per 12 dollari. Ora vuole mercanteggiare
L’intervista Parla da Abuja la scrittrice e insegnante Lola Shoneyin
«Ma i musulmani del mio Paese
preferiscono restare a guardare»
«Sarebbe bello sentire parole di condanna dai leader»
«Così tante personalità internazionali
si sono fatte fotografare con lo slogan
#BringBackOurGirls, ed è una cosa stupenda, ma c’è anche la sensazione sinistra
che questo tipo di attenzione sia esattamente quello che vuole Boko Haram. Perciò sarebbe meraviglioso
sentire un numero maggiore di leader musulmani
che critichino l’idea che
Boko Haram rappresenti
davvero l’Islam. Questo, sì,
potrebbe danneggiarli,
specialmente se queste voci vengono dal Nord della
Nigeria». La scrittrice nigeriana Lola Shoneyin parla al telefono da
Abuja, dove insegna inglese e teatro in
una scuola secondaria. Considerata tra i
più promettenti scrittori under 40 in Africa, sposata con il figlio del premio Nobel
Soyinka, il suo ultimo romanzo, «The Se-
cret Lives of Baba Segi’s wives», è tradotto
in italiano col titolo «Prudenti come serpenti» (Editrice 66th and 2nd).
Diverse autorità islamiche hanno
condannato Boko Haram, da Al Azhar in
Egitto al Gran Mufti d’Arabia Saudita e
Scrittrice e poeta Lola Shoneyin,
40 anni, autrice del romanzo «The
Secret Lives of Baba Segi’s Wives»,
tradotto in italiano col titolo «Prudenti come serpenti» (Editrice
66th and 2nd), insegna ad Abuja
all’Organizzazione per la Cooperazione
Islamica, dicendo che il gruppo applica
una interpretazione profondamente errata dell’Islam. Non basta?
«Quando il Gran Mufti ha preso posizione ho pubblicato la notizia pure su Fa-
cebook e molti altri lo stanno facendo assai più che in passato. Ma vorrei sentire
più voci di condanna tra i leader della comunità musulmana all’interno del mio
Paese, perché dobbiamo imparare ad affrontare e risolvere i nostri problemi e
perché credo che avrebbe un impatto: la
gente, che vede le cose in bianco e nero,
potrebbe iniziare a mettere a fuoco i veri
obiettivi di Boko Haram. Ma non ci sono
state voci significative tranne quella del
Sultano di Sokoto, importante leader spirituale nel Nord della Nigeria, che ha condannato duramente le loro azioni».
Perché questo silenzio?
«Bisogna comprendere i rischi. Le simpatie per Boko Haram sono radicate nel
Nord, dov’è avvenuto un vero indottrinamento aiutato dal fallimento dei leader
locali nell’istruire la popolazione. L’altro
problema è che diversi politici nigeriani,
anche importanti, sono stati sponsor ini-
Chi sono
Il rapimento
Nella notte tra il 14
e il 15 aprile i
miliziani di Boko
Haram rapiscono
oltre trecento
studentesse dai 16
ai 18 anni in un
collegio di Chibok,
Stato del Borno,
Nord-Est della
Nigeria. Una
cinquantina
riescono a fuggire. Il
mese prima in un
raid contro un’altra
scuola erano stati
uccisi cinquanta
studenti maschi
Il gruppo
Boko Haram (in
lingua hausa
significa «Vietata
l’educazione
occidentale») è un
gruppo islamico
estremista nato nel
2002 nel Borno.
L’escalation di
violenze comincia
dopo il 2009,
quando il fondatore
Muhammad Yusuf e
700 seguaci
vengono uccisi dalle
forze di sicurezza.
Sotto la guida di
Abubakar Shekau il
gruppo è diventato
una macchina di
morte: dall’inizio del
2014 ha ucciso
almeno 1.500
persone, la metà
civili. Il primo
sequestro: l’anno
scorso, una famiglia
di turisti francesi
liberati dopo il
pagamento (non
confermato) di 3
milioni di dollari
con il presidente Goodluck Jonathan: «Le
rilasceremo in cambio dei nostri fratelli».
E’ un’occasione per mettere in imbarazzo
il governo, mai come oggi sotto la pressione internazionale. Ma già in passato
scambi del genere hanno avuto luogo,
certo in un’atmosfera più discreta, dietro
le quinte dell’indifferenza mondiale, prima che un anno fa il presidente dichiarasse guerra aperta (a parole). Oggi il dialogo per chiudere l’emergenza è più
complicato, ma se possibile ancora più
necessario. Se non con i terroristi, serve il
dialogo con la maggioranza dei cittadini
del Nord che si sente impoverito e senza
prospettive. Abuja non può trattare con
Shekau? Dimostri di saper proteggere i
propri cittadini. Non saranno i droni a
farlo. La Francia del presidente Hollande
promuove una risposta internazionale a
Boko Haram «non militare» ma di intelligence, con strumenti di alta tecnologia.
Localizzare quel coro di ragazze è la parte
più facile.
Michele Farina
@mfarina9
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ziali di Boko Haram un decennio fa: usarono il gruppo come strumento per intimidire i rivali politici e, dopo averne perso il controllo, si trovano in difficoltà nel
condannarlo. Infine, ci sono imam e studiosi islamici che credono entusiasticamente nell’istruzione e nelle scienze, ma
alcuni sono stati uccisi per aver parlato
contro gli estremisti».
Lei è religiosa?
«Sono nata cristiana, sono cresciuta
❜❜
I rischi
Ci sono religiosi islamici
che credono nell’istruzione
ma, se criticano Boko
Haram, vengono uccisi
celebrando sia i Ramadan che il Natale, in
una famiglia per il 70% musulmana dal lato paterno e per il 70% cristiana dal lato
materno. Ma mi sono allontanata dalla religione, perché non accetto quel complesso di superiorità che sia i cristiani sia i
musulmani si portano dietro considerandosi eletti da Dio».
Viviana Mazza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
n teoria è una grande coalizione.
Stati Uniti, Gran Bretagna,
Francia, Israele e alcuni Paesi
africani, uniti nell’operazione
salvataggio delle studentesse di
Chibok. I governi occidentali hanno
messo a disposizione agenti, mezzi e
informazioni. Un aiuto che può essere
importante a patto che i locali
sappiano sfruttarlo al meglio, cosa
tutt’altro che scontata. Il piano ha
come primo punto la localizzazione
dei terroristi e degli ostaggi. In base al
video diffuso da Boko Haram è
probabile che un gruppo consistente
si trovi nella foresta di Sambisa, a
circa 30 chilometri dalla città del
sequestro. Altre colonne si sarebbero
sparpagliate tra Camerun e Ciad.
Tattica ovvia per rendere complicato
un eventuale blitz. Gli americani
hanno nel teatro velivoli speciali —
come gli U28 — adatti a missioni di
intelligence. Aerei per ricognizioni ma
anche in grado di intercettare le
comunicazioni radio. Inoltre in Niger
si trovano alcuni droni che potrebbero
essere spostati per perlustrazioni a
lungo raggio. Non è escluso neppure
che Londra offra un suo velivolo con
caratteristiche identiche. Sul terreno,
invece, la missione è affidata a nuclei
misti, con 007 e membri delle forze
Prudenza
Prima di intervenire, le truppe
dei vari Paesi devono misurare
le conseguenze: gli estremisti
sono pronti alla strage
speciali, schierati dai Paesi coinvolti.
Una presenza che non inizia da zero.
Gli americani, insieme agli inglesi, si
occupano da tempo del training dei
battaglioni scelti nigeriani. Gli
israeliani conoscono bene l’area. I
francesi hanno mobilitato un team
tecnico. Se gli «esploratori»
scoveranno i terroristi, saranno i
consiglieri a studiare la fattibilità di
un’azione. Che appare comunque
problematica. Boko Haram è
organizzato, non ha nulla da perdere,
agisce su un terreno esteso e ha
dimostrato, con stragi
indiscriminate, di non aver alcun
rispetto delle vite degli ostaggi. Qui
non si tratta di assaltare un edificio o
un jet, obiettivi angusti ma sempre
circoscritti, bensì si devono portare in
salvo dozzine di ragazze. Basta una
raffica di Kalashnikov per spazzarne
via molte. I precedenti non portano
bene. Nel marzo 2012 l’ostaggio
italiano Franco Lamolinara e un suo
collega britannico sono stati uccisi nel
raid sferrato dai nigeriani insieme ai
commandos Sbs inglesi. Un disastro
causato da dati incerti, scarso
coordinamento e dalla fretta. Oggi
quel pericolo è ancora più ampio. Ecco
perché la Nigeria dovrà esplorare
anche la strada del negoziato. Infine
un elemento politico. La reazione
globale alla sfida dei militanti se, da
una parte, è doverosa, dall’altra,
finisce per alimentare la fama del
movimento estremista. Boko Haram
mette in imbarazzo i nigeriani
diventando, nel contempo, il nemico
pubblico numero uno in Africa. Il
protagonismo non è un fattore
secondario, specie in fazioni che
ambiscono ad avere una proiezione
regionale. E il leader, Abubakar
Shekau le ha. Un percorso di lotta già
visto con le incursioni dei qaedisti
nell’area del Maghreb. Sono stati loro
a indicare la strada.
@guidoolimpio
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4
Primo Piano
Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
❜❜
Il caso Expo L’inchiesta
La vicenda
L’Expo è una opportunità importante, bisogna garantire che le cose
si facciano e si facciano bene
Giuliano Poletti ministro del Lavoro
Ex direttore
Angelo Paris, ex direttore
generale di Expo (foto
Salmoirago/Ansa)
L’inchiesta
Sette arresti
per gli appalti
di Expo 2015
A distanza di poco più di un
mese dall’arresto di Antonio
Rognoni, ex direttore
generale di Infrastrutture
Lombarde, società coinvolta
nella realizzazione delle più
importanti opere pubbliche
lombarde, la Procura di
Milano, giovedì scorso, ha
chiesto e ottenuto sette
arresti in relazione a presunti
illeciti legati agli appalti
pubblici per la realizzazione
dell’Expo, in programma a
Milano il prossimo anno
I nomi
Dirigenti pubblici
ed ex politici
degli anni 90
Gli ordini di arresto hanno
riguardato Angelo Paris,
responsabile dell’Ufficio
contratti e due «protagonisti»
di Tangentopoli: Primo
Greganti e Gianstefano
Frigerio, che per l’accusa
avrebbero, assieme all’ex
senatore e sottosegretario Luigi
Grillo, creato una «saldatura»
tra imprese, cooperative e un
ampio schieramento politico
per condizionare e assegnare
appalti in cambio di tangenti o
di avanzamenti di carriera
Il «sistema»
Le gare pilotate
e i metodi
della «cupola»
Per il procuratore aggiunto
di Milano Ilda Boccassini e i
pubblici ministeri Claudio
Gittardi e Antonio
D’Alessio, negli ultimi due
anni avrebbe operato in
Lombardia una vera e
propria «cupola» che
prometteva «avanzamenti
di carriera», grazie a
«protezioni politiche», a
manager e pubblici ufficiali
disponibili a pilotare le gare
e gli appalti a favore degli
imprenditori che versavano
le mazzette
Le accuse
La «sede»
dell’associazione
e le ipotesi
I pubblici ministeri hanno
spiegato che la «sede»
dell’associazione per
delinquere si trovava a
Milano nei locali del centro
culturale intitolato a
«Tommaso Moro» di cui
referente era l’ex
parlamentare Gianstefano
Frigerio.
Fra le ipotesi di reato,
contestate a vario titolo, ci
sono anche: corruzione,
turbativa d’asta e
rivelazione di segreto
d’ufficio
MILANO — Già al primo interrogatorio si spacca subito «la squadra» — come si chiamavano tra
loro ai tempi della buona sorte tangentizia — degli
arrestati nell’inchiesta sugli appalti di Expo 2015. E
così la «linea Maginot» sulla quale si attestano sia
l’ex dc parlamentare berlusconiano Gianstefano
Frigerio (che rivendica «solo proselitismo politico»
e chiede subito la scarcerazione per motivi di salute
presentandosi in sedia a rotelle), sia il consulente
delle coop rosse Primo Greganti (che rialza il muro
edificato vent’anni fa all’epoca di Mani pulite e valsogli la nomea di «compagno G»), sia l’ex senatore
pdl Luigi Grillo, a fine giornata rischia di essere già
incrinata: spiazzata dalle ammissioni che invece arrivano ai magistrati tanto da un imprenditore privato come Enrico Maltauro, che conferma di aver sinora pagato almeno 350/400 mila euro (rispetto ai 600
mila «ascoltati» dalle intercettazioni), quanto da un
pubblico ufficiale come il general manager di Expo
2015 Angelo Paris, che anticipa di voler spiegare come, perché e a causa di chi sia arrivato a commettere
«gli errori» di cui si assume «la responsabilità», cominciati a pagare con la presentazione delle proprie
dimissioni. E per chi si ritrova tra i due fuochi e sceglie sinora una linea interlocutoria, come Sergio
Cattozzo, ex segretario ligure udc e attuale membro
dell’Assemblea nazionale dell’alfaniano Nuovo Centro Destra, cominciano comunque a «parlare» già
gli incauti post-it con la contabilità dei soldi, che
(Corriere, 10 maggio) Cattozzo si è fatto sorprendere
a nascondere nelle mutande durante la perquisizione giovedì.
L’imprenditore Maltauro
L’imprenditore vicentino assistito dagli avvocati
Giovanni Dedola e Paolo Grasso premette di essere
al replay di un’esperienza vissuta in Mani Pulite: all’epoca collaborò quasi subito e, dopo poche ore di
carcere, peregrinò poi per mesi in tutta Italia facendo con i pm delle varie Procure la lista della spesa
delle tangenti che i manager della sua impresa di famiglia dicevano di essere stati costretti a pagare per
quietare la fame di soldi dei partiti. Maltauro si descrive disgustato da quegli eventi e spiega che essi
l’avevano indotto ad allontanarsi dalla gestione
operativa dell’impresa per un decennio. Quando
però le dinamiche familiari lo inducono a rioccuparsi dell’azienda, Maltauro afferma di essere rimasto allibito da come tutto non fosse cambiato, se non
per un aspetto ancora peggiore: e cioè che, al posto
dei grandi partiti, dove almeno si sapeva con chi dover parlare, un’impresa come la sua si trova a dover
invece subìre il potere d’interdizione di una pluralità di centri di potere parcellizzati, rispetto ai quali
sarebbe (a suo avviso) inevitabile e indispensabile
dotarsi di una chiave di interpretazione, di una sorta
di traduttore di esigenze, insomma di un lobbista
capace di capire chi avvicinare e come conquistarne
il via libera. Maltauro afferma che il suo lobbista era
Cattozzo, persona che gli era stata indicata dal senatore Grillo, e che a sua volta gli aveva poi presentato
Frigerio.
L’imprenditore non nega dunque la materialità
dei fatti contestatigli (anche perché in alcuni casi
sarebbe difficile tra intercettazioni e filmati), e a
memoria calcola di aver già stanziato complessivamente 350/400 mila euro a Cattozzo (tra fatturazioni
e contanti) e in parte e Frigerio; ma si impegna con i
pm a mettere a fuoco i dettagli in prossimi interrogatori, anticipando solo di escludere invece la propria partecipazione a una associazione a delinquere,
e asserendo di aver ignorato le modalità eventualmente illecite del lobbismo di Cattozzo.
25
miliardi di euro La stima dell’impatto economico di Expo
2015 tra il 2012 e il 2020 a
Milano e in Italia. Mentre sono
199 mila le persone che, direttamente o indirettamente,
saranno occupate grazie all’esposizione universale
Gli interrogatori
«Racconteremo anche degli altri»
Le ammissioni di Paris e Maltauro
Il costruttore: «È peggio di Mani pulite, ho pagato 400.000 euro»
L’incontro Enrico Maltauro, a destra, con Sergio Cattozzo, il 18 dicembre 2013 a Roma
I post -it di Cattozzo
Il secondo ad essere interrogato, difeso dagli avvocati Michele Ciravegna, Riccardo Ferrari e Rodolfo
Senes, è nella posizione più complicata, perché il
politico ncd ed ex udc è la persona che le indagini
documentano abbia materialmente incassato i soldi, ed è dunque di fronte all’alternativa di dover
spiegare non solo a che titolo, ma anche se se li sia
tenuti oppure se li abbia in parte girati come tangenti a qualche pubblico ufficiale. È una scelta che
rimanda, per adesso ieri volendosi solo dichiarare
un lobbista all’americana, cioè un consulente (di
Maltauro e di altre società che giura però estranee a
illeciti) la cui competenza sarebbe quella di verificare se esistono i presupposti perché alcune aziende
possano operare assieme e così generare lavoro. Come? Attraverso la propria rete di conoscenze politi-
che, che spiega di aver maturato quando era attivo
nella Cisl, poi nell’Udc e adesso in Ncd.
Al momento dell’arresto giovedì, durante la perquisizione a casa sua, Cattozzo era stato sorpreso dai
finanzieri mentre cercava di nascondere nelle mutande alcuni post-it che aveva strappato da una
agenda: ieri ha riproposto le sue scuse ai finanzieri e
magistrati, dicendosi vittima del panico in un momento nel quale non era ancora sopraggiunto il suo
legale: ma intanto quei foglietti contengono effettivamente la contabilità dei soldi ricevuti dall’imprenditore Maltauro e coincide con quella captata
man mano dalle intercettazioni.
Paris e gli «errori»
È l’interrogatorio forse più sofferto, nel quale il
capo operativo di Expo 2015, assistito dagli avvocati
Le indagini L’apparecchio sequestrato al «Compagno G»
Il satellitare di Greganti, ipotesi anti-intercettazione
Trovato un telefono da zone di guerra
Le visite al Senato ogni mercoledì
MILANO — Che ci faceva Primo
Greganti quando il mercoledì, giorno
di rigore delle sue visite a Roma, entrava in Senato? Chi andava a incontrare
non si sa, perché gli investigatori della
Procura di Milano che lo pedinavano
hanno sempre dovuto abbandonarlo
una volta varcato il portone di Palazzo
Madama, ovviamente per evitare che il
«compagno G» si potesse accorgere di
essere seguito. Del resto, se si pensa
che tutta questa inchiesta è stata fatta
sul campo da soli sette finanzieri —
argomento che forse potrebbe meritare qualche riflessione tra i tanti esponenti delle istituzioni accalcatisi ora a
congratularsi in buona o cattiva fede
con l’autorità giudiziaria —, si intuisce
come gli inquirenti temessero di poter
prima o poi essere riconosciuti dagli
indagati che erano pedinati quasi
sempre dalle stesse persone: al punto
che una donna del team investigativo,
per non dare nell’occhio di fronte ai
medesimi pedinati, si è procurata un
gran numero di parrucche, con le quali
cambiare almeno sommariamente il
proprio look da un giorno all’altro.
Anche intercettare non è sempre
stato agevole. Frigerio faceva spesso
«bonificare» dalle microspie il centro
culturale in cui operava. E ora c’è curiosità per quello che potrà essere verificato in un telefono satellitare sequestrato a Greganti nella perquisizione a casa sua. Utilizzato di solito dagli
Il sistema
Connessione
satellitare
Satellite
Stazione di
collegamento
terrestre
Telefono fisso
o Gsm
Connessione
satellitare
I LIMITI
Le celle satellitari sono spesso
localizzate in contesti internazionali,
la mancanza di accordi può rendere
l’intercettazione impossibile, soprattutto
quando entrambi gli utenti utilizzano
la connessione satellitare
D’ARCO
inviati di guerra in zone senza copertura ordinaria, è ingombrante, peraltro con una grossa antenna-parabola,
costa migliaia di euro e anche la telefonata ha un alto costo al minuto, insomma è incongruo per un utente ordinario. In teoria, però, può avere un
altro appeal: se un telefono satellitare
chiama un altro satellitare, la conversazione viaggia appunto solo via satellite e non «aggancia» mai alcun ponte
radio delle compagnie telefoniche nazionali, quindi non ricade nella modalità tecnica ordinaria delle intercettazioni disponibili dall’autorità giudiziaria. Soltanto una perizia sull’apparecchio potrà ora verificare se il
satellitare corrispondesse a una utenza
diversa da quelle note di Greganti e già
indirettamente intercettate, e se ne siano recuperabili almeno gli ultimi numeri chiamati.
Ieri di questo tema, come pure dei
suoi rapporti con le cooperative rosse,
non si è parlato nel breve interrogatorio in cui Greganti, difeso dagli avvocati Roberto Macchia e Nicola Durazzo, ha negato di aver mai ricevuto o
chiesto soldi a qualunque titolo, ha affermato di non aver mai avuto dagli
indagati alcun beneficio economico o
vantaggio di lavoro, ha detto di non
sapersi spiegare perché gli altri indagati parlino talvolta di lui come di una
persona alla quale dare soldi in funzione di suoi interventi. Greganti sostiene invece di aver solo promosso da anni la cosiddetta filiera del legno per i
suoi benefici ambientali e occupazionali nella realizzazione di edifici, e in
questo ambito di aver cercato contatti
con chi realizza opere pubbliche, compresi alcuni padiglioni di Expo.
L. Fer.
[email protected]
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Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
5
#
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❜❜
Rispetto agli anni 90, la corruzione non vede partecipi
i partiti, ma singoli personaggi
Michele Vietti vicepresidente Csm
Finora tre aziende sono state estromesse dagli appalti
dell’Expo
Giuseppe Sala commissario unico Expo
Milano Le richieste affidate al premier Matteo Renzi nell’incontro di oggi con i soci istituzionali
Luca Troyer e Luca Ponzoni, dichiara subito di non
volersi nascondere dietro un dito: dice di voler ammettere quelle che sono le sue responsabilità negli
«errori» (rivelazioni di notizie e turbative d’asta) fotografati dall’indagine, pur negando l’associazione a
delinquere e con la riserva di alcuni episodi che precisa invece non essere del tutto esatti nella ricostruzione accusatoria. Ma in vista degli interrogatori che
si prepara a rendere ai pm Gittardi e D’Alessio, ci tiene ad anticipare di essere scivolato a commettere illeciti non per propria volontà ma, a suo avviso, come reazione a un contesto ambientale molto difficile sul suo posto di lavoro: dove cioè, sprovvisto di
un riferimento politico, si sarebbe sentito sempre
più isolato, esposto (nonostante 18 ore di lavoro al
giorno) al rischio di diventare il capro espiatorio dei
ritardi e del possibile fallimento di Expo 2015, al
punto da cercare negli ultimi 6 mesi nel giro Frigerio-Cattozzo-Greganti-Grillo una sponda politica
che potesse supportarlo e riequilibrare le cordate al-
Ridotti Padiglione Zero e Vie d’acqua
Le condizioni per salvare l’esposizione
Più poteri all’Ente Fiera. Appalti rivisti e accorpati per risparmiare
I tre nodi
147 60
AREA
EXPO
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Palazzo Italia
La struttura permanente
del padiglione Italia,
si estenderà per 13.000 m2
1 Il progetto
❜❜
Enrico Maltauro
I tecnici di Expo stanno rivedendo
il progetto per capire dove sia possibile
semplificare. Il Padiglione Zero,
affidato a Davide Rampello
(nella foto, un dettaglio dell’opera)
si farà, ma ridotto. Le Vie d’acqua, forse
CORRIERE DELLA SERA
Prima c’erano i grandi partiti
dove almeno si sapeva con chi
dover parlare, ora i centri
di potere sono parcellizzati
l’interno della stazione appaltante. Un asserito antidoto, che però ha finito per avvelenare lui.
I no di Grillo
L’ex senatore pdl, difeso da Andrea Corradino,
nega ogni addebito, mai favorito le carriere di Paris
(che dice di aver visto una sola volta 10 minuti) o di
Rognoni, mai stato nel centro culturale «Tommaso
Moro» di Frigerio, mai ricevuto soldi o anche solo
promesse di soldi dall’imprenditore Maltauro, non
si spiega perché gli altri al telefono lo dicano di lui.
Ammette solo di essersi adoperato per la carriera di
Nucci (allora amministratore di Sogin, società pubblica delle bonifiche di siti nucleari, lo stesso per cui
si attivò anche Previti), ma solo perché lo stimava
manager di valore e ingiustamente estromesso dal
giro di poltrone di Stato. E la telefonata di fine dicembre in cui ringrazia Maltauro, in un periodo
coincidente con un pagamento appena effettuato da
Maltauro, sostiene sia un equivoco nato dal fatto
che l’imprenditore a Natale avrebbe comprato come
regalo i vini prodotti dall’azienda di Grillo. Che da
Maltauro ammette di aver ricevuto la promessa di
appoggiarlo nella campagna elettorale.
Luigi Ferrarella
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MILANO — Semplificare il progetto; passare
dalle parole ai fatti negli interventi che coinvolgono i diversi ministeri; rivedere il Dpcm (decreto del presidente del Consiglio dei ministri) che
riguarda l’evento per coinvolgere maggiormente
Fiera spa. C’era anche un quarto punto, fra le condizioni individuate dal commissario unico Giuseppe Sala per far nuovamente decollare Expo e
superare la crisi seguita all’inchiesta sulle tangenti: avere le spalle coperte, diciamo così, da
una autorità che garantisca la regolarità delle
procedure seguite sugli appalti. Su questo Sala ha
avuto subito la risposta che, considerata la situazione, è parsa più urgente: e oggi sarà presente
anche il magistrato Raffaele Cantone che coordinerà la squadra legale di supporto a Expo all’incontro del premier Matteo Renzi con i rappresentanti istituzionali soci di Expo spa.
2 Il governo
3 I poteri
Palazzo Chigi ha aperto molte partite
a sostegno di Expo, ma non
si è arrivati alla realizzazione.
Come il piano sicurezza del Viminale
o i rapporti diplomatici per gestire
i cosiddetti «Paesi sensibili»
La società chiede anche di rivedere
il decreto che ha conferito poteri
straordinari al commissario unico, in
modo da coinvolgere più direttamente
Ente Fiera spa, a cominciare dalle
pulizie all’interno dell’area espositiva
no presenti due principi: limitare il numero degli
appalti da assegnare accorpandoli e puntando
sull’essenzialità e fare una valutazione di costi e
benefici per valutare se in qualche caso valga la
pena di rescindere un contratto già firmato pur di
semplificare il progetto. C’è poi il punto di domanda delle Vie d’acqua già causa di polemiche e
rinvii: l’appalto è uno di quelli finito nel mirino
dei magistrati e assegnato all’impresa Maltauro.
Sala aveva già precisato che non sarebbero state
pronte per l’apertura di Expo. Alla luce di quanto
avvenuto, diventano ancora meno urgenti e la
società si accontenterebbe di una soluzione
contrario la Corte dei conti potrebbe avere qualcosa da eccepire sulla gestione economica complessiva. Ci sono poi gli interventi dei diversi ministeri: gli Interni devono preparare il piano sicurezza (la società fa solo la gara per la security privata agli accessi); gli Esteri devono gestire il
problema dell’arrivo di molti Paesi «sensibili»,
garantire che non ci siano incidenti diplomatici
che coinvolgano le delegazioni; le scuole stanno
ancora aspettando indicazioni precise dal ministero dell’Istruzione in merito ai programmi (ci
sarà l’ora di educazione alimentare obbligatoria?)
e la prenotazione delle visite delle classi al sito. E
così via.
Il ruolo dei ministeri
Da chiarire anche gli interventi
chiesti ai vari ministeri: la Farnesina
dovrà gestire il problema dei
Il piano di semplificazione
Si parte dal piano di semplificazione: Sala e i delegati in arrivo da aree «sensibili»
Rivedere il decreto
Sala chiederà anche di rivedere il Dpcm con
cui gli erano stati assegnati i poteri straordinari
per prevedere un maggior coinvolgimento di Ente Fiera spa. L’idea è di affidarsi alla società vicina
di casa (i padiglioni della Fiera di Rho-Pero sono
a un passo da quelli dell’esposizione e verranno
collegati con una passerella) per la gestione di
molti servizi. Un esempio? Tutto il capitolo delle
pulizie potrebbero finire in capo a Fiera togliendo
a Expo una preoccupazione e una grossa gara
d’appalto da indire, valutare e assegnare. Fiera è
disponibile ma ha a sua volta chiesto che questo
ruolo venga specificato all’interno del Dpcm riguardante l’evento del 2015. Fin qui le richieste
non più rinviabili. La premessa è garantire a Renzi che la società è pulita e può lavorare garantendo trasparenza.
suoi uomini hanno riesaminato lo stato dell’arte
delle varie opere, prese una ad una, da realizzare
all’interno del sito espositivo per capire dove sia
possibile limare o rendere più semplice. In particolare sono stati esaminati i padiglioni tematici: a
partire dal Padiglione Zero che, affidato all’architetto Davide Rampello, aprirà l’Expo. I lavori non
sono ancora cominciati, anche se due mesi fa è
stata assegnata la gara. Si tratta però di verificare
come e quanto sarà possibile ridimensionare
l’intervento previsto, accorciandone i tempi di
realizzazione. Per quanto invece riguarda la parte
degli allestimenti, non ancora avviata in nessun
padiglione e in nessuna area di servizio, si terran-
idraulica per pompare l’acqua fuori dal sito.
Gli impegni del governo
A 353 giorni dall’apertura dell’evento, non ci si
può accontentare di promesse generiche. Sala segnalerà al premier i punti ancora in sospeso, a
partire dai 60 milioni che il governo deve garantire in sostituzione della Provincia per il bilancio
2014. Dal momento che la gestione è stata avviata
e che ci sono già molte spese da sostenere per
l’anno in corso, la società ha bisogno di contabilizzare la cifra entro giugno, anche perché in caso
Elisabetta Soglio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’audizione La difesa davanti al Consiglio superiore della magistratura
Boccassini al Csm: «Su Ruby nessuna ingerenza»
Il procuratore ascoltato per oltre due ore
«Gli arresti sulle tangenti chiesti 4 mesi fa»
ROMA — «Nessuna irregolarità nelle
inchieste su Ruby e sull’Expo». Lo aveva
già detto, al Csm, il procuratore capo di
Milano, Edmondo Bruti Liberati. Lo ha
confermato ieri Ilda Boccassini, smentendo la tesi sostenuta in un esposto dal
collega Alfredo Robledo: «Non ho compiuto alcuna violazione o interferenza».
Volata a Roma in piena bufera sul caso Expo, la delicata indagine sulla nuova Tangentopoli milanese, la pm ha respinto le illazioni di chi collega gli arresti di questi giorni al polverone sullo
scontro in Procura sollevato dalle accuse di Robledo: «Le richieste — ha detto
— risalgono a quattro mesi fa». E Robledo, ha aggiunto, avrebbe potuto sapere del provvedimento su Angelo Pa-
ris, dal suo sostituto Antonio D’Alessio.
Poi si è difesa per oltre due ore dall’accusa di ingerenza in indagini di cui non
aveva titolarità. A partire dal caso Ruby:
costato a Silvio Berlusconi la condanna
a 7 anni. La Boccassini ha spiegato come
tutto nacque con il passaggio del pm
Angelo Sangermano, titolare dell’indagine, alla Direzione distrettuale antimafia, di cui lei è coordinatrice. Con i colleghi del pool che seguivano il caso, ha
detto, si concordò in una riunione che
avrebbe coordinato anche quella. E l’aggiunto Alberto Nobili fu ben felice di
spogliarsene, ha rimarcato, confermando la versione del procuratore Bruti Liberati. Per questo ascoltò lei Piero Ostuni e Giorgia Iafrate: l’ex capo di gabinet-
Chi è
Procuratore aggiunto
Ilda Boccassini, nata a Napoli 64
anni fa, è procuratore aggiunto a
Milano. Entrata in magistratura nel
1979, dopo le stragi di Capaci e via
D’Amelio nel 1992 chiese di essere
trasferita a Caltanissetta
to della Questura di Milano, cui arrivarono le pressioni di Berlusconi, per
liberare la falsa «nipote di Mubarak», e
la funzionaria di polizia che le attuò, rilasciando la frequentatrice delle «cene
eleganti» di Arcore, in barba alle procedure per i minorenni. Interrogatori da
cui scaturì l’iscrizione di Berlusconi nel
registro degli indagati. E perché non
venne coinvolto Robledo, responsabile
dei reati contro la pubblica amministrazione? Dopo l’iscrizione di Berlusconi,
ha sostenuto, non c’era più nulla da coordinare perché non fu compiuto alcun
atto fino alla richiesta di giudizio immediato. Sull’indagine Expo, ha rivendicato, la competenza è della Dda perché tutto nasce da un’indagine di mafia.
Ma sin dall’inizio, quando emersero reati di corruzione, ha assicurato, l’inchiesta venne co-assegnata a Robledo.
Prima della Boccassini, ieri, è stata
ascoltata anche Nunzia Gatto, procura-
tore aggiunto di Milano, che ha detto di
non aver condiviso la scelta di concedere gli arresti domiciliari non richiesti al
direttore del Giornale Alessandro Sallusti.
Oggi la prima e la settima commissione ascolteranno gli aggiunti Francesco Greco e Ferdinando Pomarici. Poi si
avvieranno a chiudere l’istruttoria. Come? Nel merito difficile pensare a un
esito diverso da un’archiviazione. Le
Procure, così come le ha disegnate l’ultima legge, sono uffici gerarchicamente
verticistici che non lasciano spazio a
contestazioni, per decisioni rivendicate
dal capo. E l’immagine che dà di sé in
questi giorni la Procura milanese non è
certo quella di un ufficio frammentato
dai veleni. Ma, spiegano consiglieri di
centrodestra, non si può pensare a un
procuratore «legibus solutus».
Virginia Piccolillo
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Brindisi
Gli stessi
nomi
in altre
inchieste
Le Procure di Brindisi e
Trani chiederanno ai pm
di Milano l’invio degli atti
dell’inchiesta Expo in cui
si parla rispettivamente
dei presunti appalti
truccati negli anni scorsi
per la Asl di Brindisi e
dell’appalto ritenuto
pilotato per la
costruzione del porto di
Molfetta (Bari). In effetti
gli stessi protagonisti e
personaggi si rincorrono
sia in Lombardia che in
Puglia, dove un avviso di
conclusione delle
indagini preliminari è
stato notificato a 51
persone nell’ambito di
una inchiesta che
riguarda la Asl di
Brindisi.
Nomi come Claudio
Levorato, presidente della
Manutencoop, che a
Milano è accusato di
turbativa e rivelazione di
segreto d’ufficio per un
appalto da 320 milioni,
ma il gip ha ritenuto
insussistenti le esigenze
cautelari. A Brindisi la
Procura aveva invece
chiesto per lui il carcere,
in merito all’appalto
dell’ospedale Perrino. O
come Gianstefano
Frigerio che voleva
mettere assieme il
costruttore Enrico
Maltauro con
Manutencoop, con
l’obiettivo di aggiudicarsi
l’appalto del nuovo
ospedale di Maglie.
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6
Primo Piano
Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Il caso Expo La politica
L’audizione Davanti alla commissione parlamentare Antimafia
La difesa del commissario
«Mai visto Greganti»
E Renzi: stop ai delinquenti
rivedere alcune delle gare assegnate. La procura ci sta dicendo
di andare avanti». I problemi però non mancano e Sala lo ammette quando il vice presidente
Claudio Fava (Sel) chiede lumi
sui tanti appalti assegnati con ribassi d’asta anche del 45%: «Oggi con il poco lavoro ci sono questi super ribassi....». Inoltre, ora
inizia la fase due dei cantieri,
quando le aree attrezzate verranno assegnate ai singoli Paesi
(circa 60 su 147) che dovranno
costruire i padiglioni prefabbricati in un regime che assomiglia
all’extraterritorialità. Quando il
presidente Bindi ringrazia il
commissario Sala, per la collaborazione, apre un fronte con il go-
Sala: diedi fiducia a Paris, non sospettavo nulla
La vicenda
Gli arresti
e il rischio paralisi
Gli arresti di Giuseppe
Rognoni prima e di
Angelo Paris poi
rischiano di paralizzare
i cantieri di Expo 2015 a
meno di un anno
dall’apertura della
manifestazione che
metterà Milano sotto gli
occhi del mondo
Comune e Regione
«Subito interventi»
Sia il sindaco di Milano
Giuliano Pisapia che il
presidente della Regione
Lombardia Roberto
Maroni hanno assicurato
tempi rapidissimi per la
sostituzione di Paris e
hanno chiesto al
governo interventi
pro Expo
«Non sprecare
un’occasione storica»
Giuseppe Sala,
nominato al vertice di
Expo 2015 circa un
anno fa ha sollecitato
più volte le istituzioni a
non lasciarlo solo e a
evitare che Milano e
l’Italia perdano una
storica occasione
La critica agli appalti
al massimo ribasso
Ieri mattina Sala è stato
ascoltato dalla
commissione Antimafia
dopo gli ultimi arresti: ha
garantito di non aver mai
incontrato nessuno degli
indagati e ha criticato il
sistema degli appalti al
massimo ribasso
ROMA — Quando spiega che
contro l’Expo ci si è messo anche
il maltempo, Giuseppe Sala lascia intendere che ormai nessuno può più permettersi di perdere un solo minuto in vista del
taglio del nastro previsto per la
primavera del 2015. Il commissario governativo per l’Esposizione Universale del 2015, convocato a San Macuto quando
nessuno poteva immaginare gli
sviluppi dell’inchiesta della procura di Milano, parla per oltre
due ore davanti alla commissione Antimafia presieduta da Rosy
Bindi (Pd) e cerca di far comprendere quanto sia difficile il
suo mandato. Un incarico, il suo,
che si snoda lungo un crinale assai insidioso: quello che separa
l’applicazione dei controlli anticorruzione e l’esigenza ormai
imprescindibile di fare presto e
bene.
«E Primo Greganti?», chiedono i cronisti prima che Sala si infili nell’ascensore: «Mai visto né
sentito in vita mia». Poi, in audizione, i parlamentari incalzano
Sala sulla «cupola» di Gianstefano Frigerio. Lui prende nota e risponde, con calma: «Non ho mai
parlato in vita mia con i personaggi dell’inchiesta, sarebbe
perlomeno una ingenuità parlare con persone tristemente note
sul territorio lombardo e non
solo». Solo su Angelo Paris, Sala
concede un approfondimento:
«A Paris ho dato fiducia, non ho
sospettato che potesse tenere
certi tipi di comportamento». I
commissari insistono sul direttore generale dell’Expo arrestato
la scorsa settimana e si sentono
rispondere così: «Paris fece parte del comitato di candidatura,
era stato scelto dall’ex sindaco
Moratti. Aveva fatto un lavoro
molto importante su Torino
2006, quindi era una persona
esperta su questo tipo di eventi...». Va bene, ma chi sostituirà
il dimissionario Paris? «Abbiamo il nome ma se permettete ne
discutiamo domani (oggi, ndr)
con il presidente Renzi».
«Ho assoluta fiducia in Sala»,
spiega il premier Matteo Renzi
In aula
Giuseppe Sala , presidente
di Expo 2015
ieri mattina a
Palazzo San
Macuto, sede
della commissione Antimafia. Accanto a lui la
presidente
della commissione
Rosy Bindi
(foto LaPresse)
Le referenze
«Il dirigente arrestato?
Era un esperto, aveva
lavorato molto bene alle
Olimpiadi di Torino»
uscendo da Palazzo Chigi quando ribadisce pure che indietro
non si può tornare: «L’Expo è
una grandissima opportunità e
io preferisco perdere qualche
punto nei sondaggi piuttosto
che fermare un’occasione di investimenti per l’Italia. Si fermano i delinquenti ma non i lavo-
ri». Insomma, sebbene sia stato
sconsigliato dai sondaggisti,
Renzi ha deciso di «metterci la
faccia». Ma la partita si fa dura.
Oggi , a Milano, oltre al presidente del Consiglio, arriva anche Beppe Grillo per denunciare
«gli scandali della grande abbuffata». Expo 2015 «va fermata
subito», annuncia il leader del
M5S. E il Pd cercherà di fermare
la valanga con la piattaforma
trasparenza «Open Expo», cioè
le spese e gli appalti online.
Ma quanto complessa sia
l’operazione lo spiega Sala: «Ad
oggi non c’è stata alcuna indicazione della procura di fermare o
vernatore Roberto Maroni: «Perché non ci disse, qui in audizione, che era stato siglato un protocollo con le nuove linee guida
per gli appalti dell’Expo?». L’ammorbidimento sui controlli antimafia «ci è stato comunicato solo alcuni giorni fa dal ministro
Alfano, con le nuove linee guida
elaborate dal Viminale, non dalla
Regione — ammette Maroni —
ma Bindi fa confusione. Io ero
stato ascoltato dall’Antimafia il 9
aprile».
Dino Martirano
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L’intervista La replica a Boeri: «Allontanato? È andato via perché non era d’accordo su nulla. Ma il masterplan sulle aree Expo è suo»
«In migliaia di verbali nessuno cita la giunta Pisapia»
Il vicesindaco di Milano: gli affaristi?
Abbiamo respinto tutte le pressioni
MILANO — «L’architetto Boeri non è
stato mandato via dalla giunta di Milano. L’architetto Boeri, per sua scelta precisa, si è messo nelle condizioni di non
condividere mai con nessuno della
squadra le sue decisioni».
Vicesindaco Lucia De Cesaris, Stefano Boeri non vi accusa di essere degli
«affaristi», ma di non averlo difeso dai
poteri forti.
«Questa giunta ha dimostrato in ogni
suo atto di avere la schiena drittissima e
di non scendere a patti per nessun motivo su questioni che riguardano la legalità».
Mai ricevuto pressioni?
«Voglio ricordare la battaglia portata
avanti dal sindaco Pisapia e da me sulla
Città della Salute. O quella combattuta
per capire che cosa non andava nella
parte del progetto speculativo sul Cerba
(il masterplan porta la firma dello studio
Boeri, ndr). Ricordo a Boeri che abbiamo tenuto testa a tutta la fase relativa al
fallimento Ligresti senza cedere a nessuna pressione. Abbiamo avuto il coraggio
di rimettere mano al Piano del governo
del territorio fatto dal centrodestra senza scendere a piccoli o grandi compromessi con i grandi proprietari. E vuole
sapere chi è l’unico che si è opposto?».
Dica.
Numero due Lucia De Cesaris,
avvocato, 54 anni, è vicesindaco
di Milano e assessore all’urbanistica e all’edilizia privata
«Boeri. Infine proprio Boeri ha collaborato al masterplan per Expo, proprio
su quelle aree che oggi contesta».
Pisapia ha fatto un passo indietro
rispetto a Expo, spianando la strada a
Formigoni e Maroni.
«È vero il contrario. Il sindaco ha avuto il coraggio di crederci. È Boeri che è
entrato in contrasto con Pisapia perché
non voleva condividere con lui e la
giunta le scelte».
Pisapia ha rinunciato al ruolo di
commissario.
«Non è stato un atto di debolezza, ma
di grande trasparenza perché non doveva e non deve essere la politica a gestire
l’Expo».
I manager sono migliori?
«Quello che è successo ci deve far riflettere.Si tratta però di episodi di corruzione striscianti e non prevedibili per-
ché nulla hanno a che fare con noi e con
la nostra storia».
Si spieghi meglio.
«In migliaia di pagine di verbali non
c’è mai una sola volta il nome di un appartenente alla giunta Pisapia. Nessuno
di noi è mai stato invitato a cena o chiamato in ballo da questi signori. Significherà pur qualcosa».
Anche il Pd di allora, socio di maggioranza della giunta Pisapia, finisce
nel mirino.
«Nessuno nega o può negare errori
del passato. Ma la nuova generazione sta
lavorando bene. Detto questo, mi chiedo
perché se questo Pd ha tanti difetti, Boeri ha continuato a chiedere fino a pochi
giorni fa di fare il capolista per le Europee».
Maurizio Giannattasio
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Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
7
Il confronto Oggi il capo del governo e il leader dei Cinque Stelle in contemporanea parleranno dell’esposizione
Expo, il premier a Milano contro il pessimismo
Offensiva al Nord per contrastare Grillo: «Lui sta strumentalizzando gli arresti»
ROMA — «Sono tre giorni che Grillo
usa l’Expo per attaccare me, il governo e
il Partito democratico. Ha deciso di
strumentalizzare questa vicenda per
prendere voti in campagna elettorale
soprattutto al Nord. Ma vedrà che numeri ho in serbo per lui». È un Matteo
Renzi più che determinato quello che si
accinge a combattere la battaglia finale
con il leader del Movimento Cinquestelle.
Nella guerra del Settentrione il presidente del Consiglio parte nettamente
avvantaggiato, ma ora Grillo, che oggi
sarà a Milano, in contemporanea con il
premier, per attaccare l’Expo, spera di
ribaltare la situazione e di convogliare
sul suo movimento, grazie agli ultimi
scandali giudiziari, i voti dei leghisti, di
una fetta dei forzisti della prima ora e
anche della sinistra più dura e più pura.
Matteo Renzi sa bene che questa è la
strategia del comico genovese e ha intenzione di sbarrargli il passo: «Il fallimento dell’Expo equivarrebbe al fallimento della politica ed è questo che vogliono quelli che intendono dimostrare
che noi non siamo in grado di fare niente, ma io non intendo dar loro soddisfazione. Cavalcherò io l’Esposizione universale, che è un’opportunità per l’Italia:
gli investimenti dei paesi stranieri sono
notevoli», ha spiegato il presidente del
Consiglio ai collaboratori e ai ministri
del governo che si sono occupati di questa vicenda.
Davanti alle telecamere, ai microfoni
e ai taccuini dei cronisti, Renzi sostiene
che tutti i sondaggisti gli hanno consigliato di tenersi lontano da questa contesa. L’altro ieri spiegava che intervenire in questa storia dell’Expo lo penalizza
di addirittura due punti in percentuale.
Effettivamente, il premier con le vicende di personaggi come Greganti e Frigerio, se non altro per motivi anagrafici, non c’entra nulla. È vero che il primo
di questi due nomi richiama alla mente
la storia del fu Partito comunista, ma di
certo non la sua. Ora come allora tutti
sembrano cadere dalle nuvole e tutti dicono «Greganti chi?». Eppure il «compagno G» aveva la tessera del Pd. consegnatagli da un circolo di Torino nel
2012 e partecipava a diversi eventi organizzati dal Partito democratico torinese. È di due anni fa la notizia, pubblicata dall’Espresso, di una rimpatriata in
un bar della galleria Alberto Sordi, a Ro-
I sondaggi
Secondo gli esperti
intervenire sugli scandali
costerà al Pd due punti
percentuali alle Europee
ma, tra l’ex tesoriere dei Ds Ugo Sposetti, l’ex numero uno di Unipol Giovanni
Consorte e Primo Greganti. Insomma, il
compagno G, accusato nel ‘93 dai colleghi di partito di aver lavorato in proprio
e non per il Pds, a quanto pare era stato
da tempo perdonato.
Dunque, perché mettersi in mezzo in
una storia in un cui dalle nebbie di Tangentopoli riappare Greganti? O risorge
Frigerio che in una conversazione telefonica intercettata cita Pier Luigi Bersani
(il quale ha bollato la cosa come «pura
invenzione»)? A quale scopo, quando la
mossa più scontata sarebbe stata quella
di lasciar calmare le acque? Perché in realtà fare finta di niente, tentare di scansarla non salverebbe il Pd di fronte alla
furia di Grillo che ha deciso di rimpinguare il suo bottino elettorale nel settentrione. «E già nel Nord Est sta riempiendo tutte le piazze, ora vediamo che
farà nel Nord Ovest», mormora il bersaniano Davide Zoggia.
Restare fermi potrebbe persino essere controproducente, perché così si
presterebbe il fianco alle accuse del leader del movimento Cinquestelle. A
un’offensiva mediatica come quella del
comico genovese occorre rispondere
con un’identica iniziativa, utilizzando
La strategia
Sbarrare la strada al comico
genovese che punta al
fallimento della manifestazione
per fare il pieno di voti
Fortunato Uscito ieri pomeriggio da Palazzo Chigi per una passeggiata, il premier Matteo Renzi ha trovato per terra
una banconota da 20 euro; Renzi l’ha raccolta e consegnata a uno degli uomini della sua scorta. «Poi dicono che
non trovo le risorse...»ha scherzato il presidente del consiglio con allusione alla copertura dei tagli dell’Irpef.
Nell’occasione Renzi è tornato a sfoggiare il giubbotto di pelle indossato alla trasmissione tv «Amici»
l’impatto che ha presso la gente il presidente del Consiglio. «Solo lui può metterci la faccia», dicono al Pd, dove renziani della prima e della seconda ora,
ma anche bersaniani sono consci che il
premier è la loro unica, nonché ultima,
chance. Spiega Nico Stumpo a un compagno di partito: «Ormai Grillo si sta
consolidando». Conferma il premier,
parlando con i fedelissimi: «Grillo sta
andando alla grande. I sondaggi per lui
sono buoni. Ma arriverà secondo». Anche su questo Renzi è pronto a «metterci la faccia». La disfida del Nord, affidata
anche alla vicenda dell’Expo, deciderà
se la perderà o no.
Maria Teresa Meli
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Il colloquio Il presidente dell’Autorità anticorruzione Cantone, che vigilerà sui lavori
«Non farò il capro espiatorio
Tutti gli appalti su Internet»
A volte una persona si valuta anche
dalle scelte che non ha fatto, dalle
scorciatoie che non ha voluto prendere. E così dopo anni trascorsi a rifiutare candidature da album delle figurine, a sindaco, sottosegretario, ministro, Raffaele Cantone si ritrova alle
prese con la grana di Expo 2015 a causa di un rifiuto altrui. «Infatti eccomi
qui. La verità è che la mia domanda a
procuratore aggiunto dei nuovi uffici
giudiziari di Napoli Nord non è stata
accolta. Ci tenevo a tornare alla magistratura attiva, a rendermi nuovamente utile. Se fossi stato nominato, la
partita era chiusa».
Qui è Milano, dove oggi arriverà al
seguito di Matteo Renzi, perché nell’uovo di Pasqua della sua recente
chiamata alla guida dell’Autorità contro la corruzione c’era la sorpresa
Expo 2015, con l’inchiesta che ha rivelato vecchi costumi e nuovi appetiti,
come se nulla fosse accaduto in questi
anni. «A mio avviso la corruzione è
ormai “il” male italiano, persino superiore a quello della criminalità organizzata. Credo ciecamente nell’attività
di prevenzione. È il mio terreno. Dire
di no questa volta sarebbe stato fuori
dal mondo». Il termine prevenzione
ha questo problema, che si applica in
genere a un organismo sano. Quello di
Expo 2015 invece si è rivelato già malato. «Come Autorità ce ne stavamo
già occupando, effettuando monitoraggi. C’era una evidente anomalia,
chiamiamola così, con Infrastrutture
Lombarde, una società privata che gestiva la stragrande maggioranza degli
appalti pubblici. Mi stupisco dello
stupore per quel che è accaduto. A
metterla giù leggera: non mi sembra
del tutto inatteso».
Il nuovo garante-guardiano della
manifestazione è un uomo che ha dimostrato di saper stare al suo posto,
scegliendo di non incassare facili dividendi per le sue inchieste contro i Casalesi, quando quella degli Schiavone
era la mafia più agguerrita e incontrastata, e di non accettare risarcimenti
per la vita blindata che gli è toccata in
sorte. «Io non sono il salvatore di nessuna patria. Non ritengo di averne le
qualità e non ho alcun interesse a generare aspettative del genere. La dico
in giuridichese: con questo impegno
❜❜
La società
Voglio rivedere tutti
gli incarichi
di «Infrastrutture
lombarde»
assumo una obbligazione di mezzo,
ovvero mi impegno a fare tutto il possibile, e non una obbligazione di risultato. Non sono l’uomo sul quale deve
essere scaricata la responsabilità, nè
angelo salvatore nè eventuale capro
espiatorio, due figure delle quali non
c’è bisogno. Io ce la metterò tutta e
chiedo di essere giudicato per questo,
nient’altro che questo. Ma il risultato
1,35
miliardi
Quanto
costerà
alle casse
pubbliche la
realizzazione
dell’evento
Expo 2015
si ottiene solo se arriva un esame di
coscienza collettivo». Cantone è un
uomo colto, al quale non sfugge il significato di questa sfida. Milano, Italia. «Anche per questo faccio un appello alle istituzioni e al sistema produttivo milanese: ognuno faccia la sua
parte, c’è in ballo l’onore di quella che
ho sempre riconosciuto come capitale
morale di questo Paese».
Come al solito, il problema è il tempo. Manca poco a Expo 2015. Cantone
sa bene che non gli verranno chieste
analisi sul passato ma atti concreti per
un futuro così immediato che è quasi
presente. «Nel rispetto delle competenze delle altre istituzioni e degli
Chi è
Il giudice
Raffaele Cantone, 51
anni, è nato a Giugliano
(Napoli)ed è stato
sostituto procuratore a
Napoli fino al 1991, anno
in cui è entrato a far
parte della Direzione
distrettuale antimafia
della Campania. Si è
occupato a lungo di
indagini sulla camorra e
in particolare sul clan dei
Casalesi: è riuscito a far
condannare all’ergastolo
tra gli altri il boss
Francesco Schiavone,
detto Sandokan. Dal ‘99
vive sotto scorta dopo la
scoperta di un piano
della malavita
organizzata per
ucciderlo.
La nomina
Dopo aver lavorato per
una breve periodo alla
Corte di Cassazione, il 27
marzo scorso Cantone è
stato nominato al vertice
dell’Autorità nazionale
anticorruzione. In
precedenza era stato
indicato dal governo
Letta a capo di una task
force incaricata di
elaborare progetti di
legge contro la
criminalità organizzata; il
magistrato è infine
presidente onorario della
sezione dell’associazione
Libera di Giugliano
eventuali poteri che mi verranno consegnati, ho le mie idee. Il primo punto
riguarda il pregresso. A mio avviso è
necessario rivalutare con attenzione
tutti gli appalti già assegnati, da Infrastrutture Lombarde e non solo. Quelli
che riveleranno irregolarità di qualunque genere dovrebbero essere revocati o almeno discussi nuovamente.
Il secondo punto è la prevenzione, a
cominciare dalla Città della Salute. Da
qui in poi, porte aperte. Io credo nel
controllo diffuso, il cittadino deve
avere ogni carta in mano per giudicare. Mettere i capitolati di appalto online non basta. Ci devono finire anche i
saldi di pagamento, gli stati di avanzamento dei lavori, i compensi a progettisti e tecnici, i nomi di chi fa le verifiche. Sarebbe bello fare di Expo 2015
un esempio di trasparenza. Ma noi ci
dobbiamo preoccupare soprattutto
delle società a capitale pubblico, la responsabilità di impresa però esiste
per chiunque».
Dopo tanti appelli declinati al plurale, l’ultima frase è in prima persona.
A questo punto Expo 2015 è diventata
a tutti gli effetti una patata bollente.
Cantone è nato a Giugliano, enorme
agglomerato urbano alle porte di Napoli, un posto «dove c’erano periodi in
cui i morti si contavano anche quotidianamente, spesso ammazzati in pieno giorno e in presenza di passanti
terrorizzati». È diventato magistrato
per ribellarsi a quella realtà. «Quando
Matteo Renzi mi ha detto “dammi una
mano su Milano” mi sono sentito orgoglioso. Per me, uomo del Sud, è stata una bella soddisfazione. Ho sempre
ammirato questa città e quel che rappresenta. Gli anticorpi ci sono. Usiamoli, tutti insieme».
Marco Imarisio
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Rimborsi spese
I consiglieri
piemontesi
risarciscono
la Regione
TORINO — Comincia la
resa dei conti per i
consiglieri regionali del
Piemonte indagati per le
«spese folli». In
quattordici, alla ripresa
dell’udienza preliminare,
hanno chiesto ieri di
patteggiare delle pene che
partono da un minimo di
dodici mesi a un massimo
(per Mario Carossa,
capogruppo della Lega
Nord) di diciotto mesi e
venti giorni. Sono
ventidue, invece, quelli
che hanno già risarcito la
Regione per un totale che
si avvicina al milione e
duecentomila euro.
Hanno versato una
somma equivalente a
quella contestata nel capo
d’accusa, legata
all’utilizzo dei fondi per il
funzionamento dei
gruppi consiliari: dai
pranzi ai gioielli, dalle
cene alle cravatte, dal
bagno turco ai «gratta e
vinci». Hanno però
dovuto aggiungere il 30%
a titolo di danno di
immagine. Gli indagati
sono 42, tra cui la figlia di
uno dei politici di Palazzo
Lascaris e un consigliere
comunale di Torino.
Nell’elenco manca il
governatore, Roberto
Cota, che ha scelto il
giudizio immediato e sarà
processato in solitudine
(a meno che i giudici non
decidano di unificare altre
posizioni) il 21 ottobre.
L’udienza di ieri ha
chiarito le strategie degli
indagati. L’avvocato
Alessandro Mattioda,
legale della Regione, che
segue la partita come
«persona offesa» ma non
come «parte civile»
(servirebbe un’apposita
delibera di giunta), ha
tenuto il conto di chi ha
pagato e chi no, mentre
quattordici indagati
formalizzavano la
proposta di
patteggiamento e altri
quattro optavano per il
rito abbreviato. Quanto ai
patteggiamenti, sono
calibrati con il bilancino
di precisione. Chi ha
concordato un anno di
reclusione è più vicino
degli altri a un ritorno da
protagonista sulla scena
politica. Il codice, infatti,
dice che se il danno viene
riparato e la pena non
supera i dodici mesi,
dopo un altro anno si può
ottenere la
«riabilitazione»: e quindi
ci si può di nuovo
candidare.
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Primo Piano
Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Politica e giustizia L’inchiesta
Nelle telefonate Scajola si vanta
del suo «servizio segreto»
E parla di Berlusconi con Speziali
Il nome dell’ex premier citato in relazione a Gemayel
Approfondimenti sulla scorta per l’eccessiva disponibilità
ROMA — Nelle centinaia di telefo- con la moglie di Matacena, aggiunnate tra Claudio Scajola e Vincenzo gendo però di non preoccuparsi perSpeziali, l’uomo che faceva avanti e ché «l’operazione» (verosimile riferiindietro con Beirut, il nome di Silvio mento alla possibilità di far accogliere
Berlusconi ricorre più di una volta. in Libano il marito ricercato dalla giuQuando si parla della candidatura stizia italiana) andrà avanti ugualdell’ex ministro dell’Interno al Parla- mente. Tuttavia, spiega Speziali all’ex
mento Ue, poi sfumata, ma anche e ministro, prima della domanda di asisoprattutto in relazione all’incontro lo politico bisognava assicurarsi la
che lo stesso Berlusconi avrebbe do- «rete di protezione».
vuto avere con Amin Gemayel: il potente ex presidente del Libano, spac- Gli 007 privati
Tra gli approfondimenti delegati
ciato da Speziali come zio di sua moglie, nella ricostruzione dell’accusa dalla Procura di Reggio Calabria alla
avrebbe dovuto garantire la latitanza Dia, ci sono le verifiche sugli ordini
mediorientale sia di Amedeo Matace- dati da Scajola ed eseguiti dai polina che, probabilmente, di Marcello ziotti della scorta. Per alcuni di loro si
Dell’Utri, i due ex parlamentari di For- sta vagliando l’ipotesi di inquisirli per
za Italia condannati per concorso peculato e abuso d’ufficio, visto l’uso
esterno in associazione mafiosa. Per troppo personale che hanno accettato
Matacena, di cui adesso Berlusconi da parte dell’ex ministro; dagli acsostiene di non avere ricordo, Scajola compagnamenti di Chiara Rizzo alcomunica in una telefonata del 7 feb- l’acquisto di effetti personali destinati
braio di avere già fatto preparare dagli alla signora, come un paio di calze che
avvocati una dettagliata richiesta di asilo politico, che
Speziali dice di poter agil- I soldi
mente sostenere perché a L’esame dei movimenti sui conti
Beirut si sta per formare un
correnti della famiglia Matacena sia
nuovo governo.
in Italia che a Montecarlo e in
Lussemburgo. La segretaria di
Erano i primi di febbraio,
periodo in cui Speziali parla- Scajola si occupa di sbloccare il conto
va di continuo con Dell’Utri. dell’ex parlamentare a Montecitorio
Amin Gemayel
Circa 100 telefonate in 10
giorni, in media una decina
di conversazioni al dì, e non è difficile
immaginare che parlassero della possibile meta libanese del neocondannato per mafia, bloccato proprio a Beirut
un mese fa. Un motivo in più, nei sospetti degli inquirenti, per interessare
anche Berlusconi dei contatti con Gemayel, il quale avrebbe dovuto fargli
visita in Italia alla fine di febbraio. Dai
discorsi di Scajola e Speziali si capisce
che erano loro gli artefici dell’incontro, perché non appena il secondo dice
di aver parlato con l’esponente libanese per fissare la data della visita in Italia (26 febbraio), Scajola risponde che
lo riferirà all’ex Cavaliere. L’argomento
ritorna più volte, e quando a fine mese
l’incontro salta perché Gemayel era a
Roma ma Berlusconi pretendeva che
lo raggiungesse ad Arcore, l’esponente
libanese — racconta Speziali — s’è offeso ed è ripartito senza vederlo. Dell’appuntamento saltato Scajola discute
gli agenti di scorta vengono spediti a
comprare dalla segretaria dell’ex ministro per la moglie del latitante condannato per complicità con la ‘ndrangheta. In quell’occasione, persino la
segretaria e il poliziotto della scorta si
lamentano delle pretese di Scajola. Ma
dalle intercettazioni dell’ex titolare
del Viminale emerge una circostanza
considerata più grave e inquietante:
informazioni riservate su altre persone, a partire dai loro spostamenti sul
territorio nazionale, raccolte attraverso funzionari di Stato a lui fedeli.
Scajola riceveva le notizie che aveva
chiesto e se ne vantava al telefono con
alcuni interlocutori, commentando
soddisfatto che il suo «servizio segreto» privato funzionava a dovere.
I conti correnti
Dopo gli arresti della scorsa settimana, si passa all’esame dei movi-
menti sui conti bancari della famiglia
Matacena, sia in italia che a Montecarlo e in Lussemburgo, dove hanno sede
società e proprietà costitute dall’ex
parlamentare in fuga. Anche dell’aspetto economico-finanziario,
mentre Matacena era già a Dubai per
evitare il carcere in Italia, si occupavano sua moglie e Scajola. Il quale faceva
intervenire la propria segretaria Roberta Sacco, ora agli arresti domiciliari, per risolvere ogni questione. Come
quando, mentre Scajola è in un’altra
stanza con Chiara Rizzo, chiama un
funzionario della filiale del Banco di
Napoli alla Camera dei deputati — dove l’ex deputato condannato mantiene un conto — per provare a fare in
modo che la moglie di Matacena possa muovere il denaro. Il funzionario
spiega che senza una delega bisogna
che si presenti l’onorevole, o almeno
la signora; la segretaria di Scajola replica che lui «è fuori, non può venire»,
mentre di lei comunicherà un numero di telefono per fissare un appuntamento.
Le relazioni
Tra le intercettazioni ci sono pure i
messaggi telefonici che Matacena
mandava alla moglie per avvisarla di
collegarsi via Skype, in modo da evitare spiacevoli interferenze e raccomandarle di intervenire per ottenere
o far partire bonifici, tra il Lussemburgo e il principato di Monaco, sui
quali i responsabili delle banche fanno resistenza. L’ipotesi dei pm è che
anche per affrontare queste vicende
Scajola abbia messo a disposizione
della moglie di Matacena il proprio
«mondo di relazioni». Nel quale rientrano, tra gli altri, due personaggi seguiti e fotografati con lui in un pedinamento romano dell’11 febbraio
scorso, prima di un incontro a Piazza
di Spagna con Speziali. Si tratta di
Daniele Santucci (socio in affari del
figlio dell’ex ministro che la Dia ha
verificato essere stato alle Seychelles
ad agosto 2013, quando c’era pure
Matacena, già latitante, prima di spostarsi a Dubai) e di Giovanni Morzenti, condannato per corruzione a Torino e indagato a Roma per ricettazione nell’ambito dell’indagine sullo Ior.
Giovanni Bianconi
Fiorenza Sarzanini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pedinati
Da sinistra,
Daniele
Santucci,
Claudio
Scajola e
Giovanni
Morzenti
pedinati e
fotografati
dalla Dia a
Roma lo
scorso 11
febbraio,
nell’ambito
delle indagini
sull’ex
deputato di FI
Amedeo
Matacena
L’udienza La convalida del fermo in Francia. Arriva la figlia Francesca
Lady Matacena dal giudice:
dormirò in un letto o per terra?
La richiesta di tornare in Italia per «spiegare»
DAL NOSTRO INVIATO
AIX-EN-PROVENCE — «C’è sua
figlia Francesca di là, signora —
sussurra in italiano la giovane legale d’ufficio, Geraldine Flori, all’orecchio di Chiara Rizzo — e ci sono anche i suoi avvocati, venuti apposta dall’Italia». Non potrà incontrarli, e nemmeno vederli da
lontano, l’udienza di convalida del
fermo è a porte chiuse. Ma per la
moglie di Amedeo Matacena quella
è la prima buona notizia, dopo una
notte in caserma a Nizza e prima di
altre notti di carcere in Provenza.
«La mamma ha saputo che sei qui
— completerà poco dopo la sua
missione umanitaria l’avvocata
francese — ed era davvero molto
contenta». Francesca, 20 anni, alta,
sottile e bionda come la madre, sorride silenziosa. Soltanto una porta
chiusa la separa dall’aula dove
Chiara Rizzo, in pantaloni da jogging, t-shirt e ambasce crescenti,
combatte con la stanchezza e la paura. Forse la signora Matacena comincia a chiedersi se abbia fatto bene a rientrare in Europa da Dubai:
«Voglio tornare in Italia soltanto
perché devo spiegarmi con i giudici
di Reggio Calabria — ripete attraverso l’interprete —. Non perché mi
aspetti un processo o debba scontare una condanna». Corte d’appello
di Aix-en-Provence, molto lontano
I tempi
L’ordinanza di carcerazione
non è ancora arrivata:
la sua attesa potrebbe
protrarsi per settimane
da Dubai — dove l’ex parlamentare
di Forza Italia continua in solitario
la sua latitanza — e a due ore di
macchina dalla casa di famiglia, a
Montecarlo. Chiara Rizzo arriva nel
primo pomeriggio in un furgone
della polizia francese dalla caserma
di Auvare, appena fuori Nizza: sarà
un’apparizione lampo, dieci minuti, tra una causa e l’altra.
Alla Procura generale, competente per l’esame della richiesta di
estradizione europea, non è ancora
arrivato il testo dell’ordinanza di
carcerazione firmata dal pm di Reggio Calabria: sono 150 pagine. Se
dovranno essere tradotte parola per
parola, la permanenza della moglie
di Matacena in Francia rischia di
protrarsi per giorni o settimane. La
prossima udienza, ottimisticamente è fissata per domattina. «Non sono mai stata in carcere — si è sfoga-
Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
9
Il colloquio Al senatore Barani: la richiesta d’arresto precede la presentazione delle liste elettorali
Lo sfogo dell’ex ministro in carcere:
io come Andreotti, dovranno scusarsi
«Siamo in una dittatura, mi accusano del reato di amicizia»
Chi è
ta Chiara Rizzo con Geraldine Flori
—. Avrò un letto o dovrò dormire
per terra? Mi daranno da bere e da
mangiare?». Da quando è stata fermata all’aeroporto di Nizza, oltre
24 ore prima, non ha toccato cibo
né acqua. «Non perché non le siano stati offerti» precisa l’avvocata.
Fuori, i legali di fiducia sanno di
non poterla avvicinare: lo vieta
l’ordinanza per 5 giorni. Ma il messinese Bonaventura Candido, amico di famiglia oltre che difensore, è
certo che Chiara abbia fatto la scelta giusta: «Non voleva rimanere a
Dubai senza i figli, rimasti soli a casa. Pensava però di avere qualche
diritto in più, come madre di un
minorenne, ma in casi come questo i bambini possono stare con la
mamma fino ai tre anni d’età, e il
suo ne ha 14». Non c’è stata trattativa di sorta con la Procura di Reggio: «Chiara vuole tornare in Italia
al più presto — ribadisce l’avvocato genovese Carlo Biondi — e non
ha posto condizioni. Non sappiamo ancora che cosa avverrà alla
frontiera di Ventimiglia, quando
sarà consegnata alle autorità italiane. Forse dovrà proseguire la detenzione provvisoria nel carcere di
Pontedecimo, a Genova». Poi verrà
il difficile: convincere gli inquirenti della sua buona fede.
Elisabetta Rosaspina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ex modella
Chiara Rizzo, 43 anni, nata a Messina, ex
modella, ha vissuto a lungo
a Montecarlo. Nel 2010 è comparsa
fra le undici donne più belle del
principato nel libro fotografico «Women
of Monaco» (da cui è tratta l’immagine
qui sopra di Alena Adamchy) i cui proventi
sono stati devoluti all’«Association
mondial Amis de l’enfance»
In coppia
Chiara Rizzo è la moglie di Amedeo
Matacena, 50 anni, ex deputato di FI,
condannato per concorso esterno in
associazione mafiosa e al momento
latitante a Dubai. Per loro, la Procura di
Reggio Calabria ha emesso un ordine di
custodia cautelare in carcere
In Costa azzurra
Chiara Rizzo è stata arrestata ieri
all’aeroporto di Nizza. Dopo
l’interrogatorio, è stata trasferita nel
carcere di Marsiglia in attesa
dell’udienza per l’estradizione che
dovrebbe tenersi domani
ROMA — «Lo vuoi sapere? Io qua dentro
sto attentissimo a tutto e mi curo meticolosamente. Mi curo il diabete e l’ipertensione. Sto
attento perfino alle correnti d’aria e mi faccio
la doccia, come si dice?, a pezzi e bocconi, insomma non sempre, non tutti i giorni. Perché
ho deciso per prima cosa che qui a Regina Coeli non mi devo assolutamente ammalare, devo restare sano come un pesce. Perché mi dovrò difendere e mi difenderò. E se mi vogliono far fuori con la malattia, davvero s’illudono tutti quanti. Perché io uscirò da qui in
forma. E a testa alta».
Eccolo, Claudio Scajola. Ieri pomeriggio alle cinque è andato a trovarlo in galera il senatore suo amico più che ventennale Lucio Barani, 61 anni, del gruppo Grandi autonomie e
libertà (Gal), membro della commissione
Giustizia di Palazzo Madama, craxiano di ferro, vestito elegante e con un garofano rosso
all’occhiello («Perché sono stato e rimarrò
per sempre socialista — racconta Barani —.
Quand’ero sindaco di Aulla decisi di dedicare
un monumento alle vittime e ai martiri di
Tangentopoli, Claudio all’epoca mi disse che
era perplesso davanti all’iniziativa e invece
adesso mi ha detto che avevo proprio ragione
a tirar su quel monumento...»).
«Farò come Andreotti — annuncia battagliero Scajola fuori dalla cella, in corridoio,
davanti al direttore del carcere Mauro Mariani
e al comandante degli agenti della Penitenziaria, mentre lo ascoltano in silenzio anche gli
altri detenuti —. Resisterò tenacemente a tutte le accuse e al fango, come il Divo Giulio. E
alla fine tutti, dai magistrati ai giornalisti, mi
dovranno chiedere scusa pubblicamente.
Perché quello che leggo sui giornali e ascolto
dalla televisione semplicemente non è vero. Il
conto corrente alla Camera e tutto il resto...».
«Ma io l’ho capito perché sono finito dentro: la ragione è il 25 maggio, cioè le elezioni
europee — si sfoga amaro l’ex ministro dell’Interno —. Ho letto gli atti che mi accusano e
ho scoperto una cosa importante: la mia richiesta d’arresto era precedente alla data di
presentazione delle liste elettorali. Capito?
Volevano farmi fuori dalle elezioni ed infatti
eccomi qua».
Quinta sezione, Reparto primi ingressi, già
cento ore di detenzione sono passate, la visita
medica arriva tre volte al giorno, pasti regola-
6
gli ordini di arresto della Dda
reggina: per Scajola e per un
suo assistente, Martino Politi;
ai domiciliari Chiara Rizzo, Raffaella De Carolis e Maria Grazia
Fiordalisi (moglie, madre e segretaria di Matacena) e Roberta Sacco, segretaria di Scajola
ri, cella pulita, «complimenti direttore Mariani, il
suo personale è davvero efficiente», ripete Scajola anche davanti al senatore ligure-apuano Barani, che forse è uno dei pochi parlamentari a visitare con continuità e solerzia i penitenziari d’Italia per sincerarsi che ai detenuti vengano garantiti diritti e condizioni di vita ancora umane.
«Ma qui ormai siamo in una dittatura, non è
più democrazia, ormai si agisce con metodi da
criminalità organizzata — cambia subito tono
Scajola e torna al contrattacco —. Arrestano la
madre, la moglie (di Matacena, ndr) per farle
parlare. Eccoli, i metodi. Ma io non soccomberò,
anzi ne uscirò alla grande».
Questa mattina, dopo 5 giorni di perfetto isolamento richiesto dal gip, l’ex ministro riceverà
la visita dei suoi due legali, Elisabetta Busuito e
Giorgio Perroni e insieme, naturalmente, cominceranno a studiare la linea difensiva in vista
dell’interrogatorio dei pm. Quindi, forse già domani, mercoledì, dovrebbero andarlo a trovare
Criscuolo, a cena prima dell’arresto
L’altra dama bionda:
quella sera con Claudio
per parlare di politica
ROMA — «Sì ero io ma per favore mo’ non
ci inzuppate il biscotto». La dama bionda
bis di Claudio Scajola, che ha cenato con
lui la sera prima dell’arresto all’hotel
Imperiale di via Veneto, è l’agguerrita e
procace avvocato matrimonialista
napoletano Rosa Criscuolo, 34 anni,
fondatrice dei forzisti pro Nicola
Cosentino. «Adesso diranno che porto
male, li arrestano tutti».
In politica
Rosa Criscuolo, 34
anni, di San Giorgio
a Cremano, ex
militante del Pd
poi passata al Pdl,
tra le fondatrici
del gruppo
«I Cosentiniani»,
a sostegno
dell’ex
sottosegretario
Nicola Cosentino
arrestato lo
scorso 3 aprile.
Ha cenato con
Claudio Scajola
la sera prima
dell’arresto
dell’ex ministro
(foto da Dagospia)
sua moglie Maria Teresa e i figli Lucia e Piercarlo
(«Per favore, qui con me ho solo un paio di scarpe strette — confessa l’ex ministro al senatore
Barani —. Ricordati di dire a mia moglie, quando
viene, di portarmi le pantofole...»).
Le ore in cella passano lente. Scajola le trascorre leggendo gli atti giudiziari, poi guarda un po’
di televisione, ma soprattutto prega e trova conforto nelle pagine di Gesù di Nazareth, il libro di
Joseph Ratzinger che all’ultimo momento ha voluto con sé. La visita di Barani è terminata.
Un’ora abbondante è volata via. «Ma si può sapere che reato ho commesso?», ragiona a voce alta
l’ex ministro, alludendo ai suoi rapporti con
Chiara Rizzo e Amedeo Matacena, lei ora in prigione (a Marsiglia) come lui e il marito ancora a
Dubai, in attesa di estradizione. «Reato di conoscenza, reato di amicizia, ecco che cosa ho fatto!», conclude sconsolato. E torna dentro.
Dagospia insinua.
«E lo so. Ma abbiamo parlato del partito».
Servizio in camera.
«Era tardi. Scaloppine al limone, niente
vino, sono astemia. E lui guardava un
film alla tv, una storia di avvocati, era
molto preso».
Niente dopocena?
«No grazie, la scaloppina se ne scende da
sola. Lui era alla 213, io alla 203, non mi
alzo di notte per correre da Scajola, non è
cosa, è un tipo quieto, serio e un poco
andato d’età. E aveva un fortissimo mal di
testa, forse il presentimento».
Si è accorta che lo portavano via?
«Niente. Mi ha svegliato la Dia il mattino
dopo. Mi ha fatto pena. Preciso e metodico
com’è, quello là dentro esce pazzo».
Giovanna Cavalli
Fabrizio Caccia
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Il caso Fonti del Palazzo di giustizia di Beirut: «Concluderemo in una settimana, poi tutto passerà alla politica»
Ora il Libano accelera per l’estradizione di Dell’Utri
L’ex senatore interrogato in tribunale
La difesa: «Pressioni indebite dall’Italia»
DAL NOSTRO INVIATO
BEIRUT — La magistratura libanese
imprime un’accelerazione improvvisa
alle procedure sull’estradizione e rafforza la convinzione che si prepari a dire sì
in tempi stretti alla consegna all’Italia di
Marcello Dell’Utri, condannato a 7 anni
per concorso esterno in associazione
mafiosa, mettendo al più presto la parola fine ad una vicenda sempre più ingombrante.
Il primo segnale del cambio di marcia
è l’interrogatorio di ieri dell’ex senatore
di Forza Italia. «Lo sentiremo dopo aver
esaminato la richiesta di estradizione»,
aveva detto dopo l’arresto del 12 aprile il
procuratore generale Samir Hammud.
Solo che il grosso della documentazione
italiana è arrivato in Procura appena
giovedì scorso, integrato la sera del
giorno dopo con il dispositivo della Cassazione. «Concluderemo in una settimana, poi tutto passerà alla politica»,
assicura una fonte autorevole che parla a
condizione dell’anonimato. Sulla scrivania del sostituto Nada Al Asmar, alla
quale Hammud ha assegnato il fascicolo, ci sono due copie rilegate con un nastrino del Tricolore, una in italiano l’altra in francese, della sentenza d’appello
di Palermo confermata dalla Cassazione
e il riassunto in arabo della vicenda. Per
il trattato Italia-Libano del ’70 è quanto
basta per decidere con una sentenza definitiva. «In settimana la Procura trasmetterà il parere al ministro della Giustizia che lo manderà con il proprio al
Consiglio dei ministri per la decisione
finale», assicurano nel Palazzo di giustizia di Beirut, dove qualcuno ironizza:
«Abbiamo casi molto più importanti di
cui occuparci». Sei poliziotti armati fino
ai denti ieri mattina hanno prelevato
Dell’Utri nella stanza al quarto piano
dell’ ospedale Al Hayat dove è ricoverato
per problemi di salute dal 16 aprile. Il
drappello scorta l’ex senatore ammanettato dietro la schiena fino nell’ufficio del
pm Nada Al Asmar. Maglia blu e pantaloni dello stesso colore, ma più chiari,
occhiali da sole, Dell’Utri mantiene senza difficoltà il passo spedito imposto dai
Riunione
Il Consiglio dei ministri
libanese potrebbe occuparsi
del caso giovedì o venerdì
per una prima valutazione
poliziotti. In un’ora e mezza, assistito
dall’avvocato libanese Akram Azoury e
da un’interprete dell’ambasciata italiana, ripete che «si tratta di una sentenza
politica», di non essere «un mafioso» e
che non è fuggito dall’Italia, tanto che ha
viaggiato usando il suo passaporto, la
sua carta di credito e registrandosi in albergo con il suo nome. «Ha risposto alle
domande con lucidità e precisione», dichiara Azoury che ha chiesto la scarcerazione ed è pronto all’appello in caso di
estradizione e a un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. A Palazzo di giustizia, però, dicono
che «è molto difficile che venga rimesso
in libertà prima della decisione finale».
Poi il legale definisce indebite le «pressioni sulla giustizia libanese» fatte dal
Guardasigilli italiano Andrea Orlando,
che ha chiesto «tempestività» sulla consegna di Dell’Utri.
Se il Consiglio dei ministri libanese si
dovesse occupare della vicenda, seppure
per una prima valutazione politica tra
giovedì o venerdì prossimi, come dice
qualcuno, arriverebbe un’ulteriore spinta ad una questione che comincia a infastidire i politici. Dopo essere stata quasi
ignorata, ora finisce sempre più spesso
sulla stampa per le presunte connessioni tra Dell’Utri e Vincenzo Speziali, il cui
nome appare nell’inchiesta dell’arresto
dell’ex ministro Scajola, il quale a sua
volta sarebbe legato al potente leader
cristiano-maronita Amin Gemayel che
in questi giorni è protagonista delle trattative per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica.
Dopo un’ora e mezza, finito l’interrogatorio, Dell’Utri risponde «arrivederci»
ai cronisti italiani tenuti a distanza dalla
polizia che lo riconduce in ospedale su
un’autoambulanza scortata da due enormi suv lungo le strade caotiche di Beirut.
Giuseppe Guastella
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10 Primo Piano
Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
La provocazione anti euro
Verso il voto Le strategie
La campagna elettorale
dell’ex Cavaliere
Nuova frenata sulle riforme
Berlusconi lancia il «welfare per le casalinghe»
La Nota
di Massimo Franco
Lo spauracchio M5S
sta già logorando
l’asse tra il governo e FI
L
o spauracchio di Beppe Grillo si sta gonfiando un
po’ troppo. E non si capisce se questa paura di un
successo del Movimento 5 stelle alle Europee del
25 maggio sia figlio delle insicurezze della maggioranza di governo; oppure serva a far capire il
rischio di una vittoria populista, per calamitare i voti sul
Pd di Matteo Renzi e sui suoi alleati. Il presidente del Consiglio sta cercando di arginare gli effetti della bufera giudiziaria dell’Expò di Milano e il nervosismo del suo partito,
che in gran parte lo sostiene ma aspetta di capire come andrà a finire. È logico che i comitati d’affari sopravvissuti alla fine della Prima Repubblica e alla crisi della Seconda
possono portare acqua e voti a chi dà per spacciato il sistema.
Non a caso Grillo si prepara a marciare sul capoluogo
lombardo per dire «basta» all’Expò. Renzi ha imboccato
una strada inevitabilmente opposta. E si prepara a spiegare perché la strategia del M5S punta soltanto alla destabilizzazione e allo sfascio. Sa che
interrompere l’organizzazione
di questo avvenimento sarebbe un suicidio economico e
d’immagine per l’Italia. E dunque vuole andare avanti, scanCrescono
sando le macerie che le inchiei segnali
ste della Procura di Milano
di nervosismo
stanno provocando e potranno causare; e contrapponendo
di Berlusconi
una narrativa di governo a
verso Renzi
quella antisistema di Grillo.
Ma certo, lo scontro tra i due
rischia di polarizzare i voti non
solo su Renzi. I sondaggi continuano ad apparire positivi,
per il premier: rispetto alle politiche del 2013, ci potrebbe
essere un aumento sostanzioso del Pd. A sentire i sondaggisti, forse sarà l’unico esecutivo europeo a non essere punito dall’elettorato, grazie alla «luna di miele» che gli deriva dal fatto di essere a palazzo Chigi da poco tempo. I suoi
fedelissimi alimentano la narrativa di un governo che sta
ottenendo risultati rapidamente; che combatte contro
l’immobilismo e che può offrire un bilancio incoraggiante.
Il dubbio riguarda semmai la consistenza delle sacche di
protesta che gonfieranno le liste grilline e i numeri dell’astensionismo; e il panorama politico che emergerà.
È probabile che Forza Italia sarà ridimensionata, e il
Nuovo centrodestra magari vivo ma non forte. I segnali
che arrivano da Silvio Berlusconi, per quanto soggetti a
oscillazioni quotidiane, indicano la volontà di allineare fin
d’ora una serie di motivi per contestare il patto sulle riforme stipulato con il premier: in particolare sul Senato e sulla riforma elettorale. Il capo di Fi non smette di dichiarare
che su Renzi è «molto pessimista»; e che sta pensando «di
non poter seguire le riforme» fatte dal premier, ad esempio
dando 80 euro in busta paga da maggio ai redditi più bassi
«ma nulla ai pensionati». Ancora, per un Berlusconi che
vive nell’incubo di diventare solo il terzo partito, un sistema elettorale col ballottaggio, voluto dal Pd, andrebbe
contro i suoi interessi.
«Hanno cambiato l’accordo», accusa l’ex premier. È inquieto perché indovina la possibilità che una parte di chi
votava centrodestra sia attirata da Renzi. «È stato messo
dalla sinistra come facciata per ingannare i moderati che
vedendolo pensano di dare il voto a lui», lancia l’allarme.
Ma si tratta di un’ammissione significativa, che spiega il
nervosismo di Fi e lo scontro ormai quotidiano col Nuovo
centrodestra di Angelino Alfano. Ed è la conferma di un asse istituzionale in bilico. Sembra reggere nei passaggi più
delicati, grazie anche al rapporto tra Renzi e il coordinatore di Fi, Denis Verdini. Poi viene rimesso in mora. E di nuovo sopravvive alle tensioni. Rimane da vedere se il risultato delle Europee lo consoliderà, sottolineando un rapporto
ancora più sbilanciato a favore del Pd, o se lo farà saltare.
Da quello si capirà il futuro della legislatura.
ROMA — È diventato un
gioco di difese. Di chi la tiene
più blindata, affidandosi a
qualche contropiede. Perché
l’avanzata di Beppe Grillo —
complice la disillusione per
una crisi della quale non si vede la fine e l’effetto «tutti ladri»
provocato da nuove inchieste e
condanne che stanno terremotando la politica — fa molta paura. A tutti, dal Pd a FI ai piccoli
partiti all’affannosa ricerca del
4% per superare la soglia.
La campagna elettorale è diventata ormai un ring dove
vince chi resta in piedi, e i temi
europei sono sempre più lontani. La competizione si gioca
su altri terreni, perché in palio
c’è la continuità della legislatura e gli equilibri del dopo voto.
Già messi pericolosamente a
rischio nelle dichiarazioni delle
ultime ore.
Silvio Berlusconi, impegnato in una ardua corsa per raggiungere quel 20% che darebbe
respiro al suo partito, deve
mantenere l’equilibrio tra i
messaggi di sfida a tutto e tutti
- su giustizia, Europa, governo,
politiche economiche - e quelli
che restituiscano di lui stesso e
Il deputato leghista e lo sfregio alla bandiera
Sopra, il parlamentare del Carroccio Gianluca Buonanno ieri nel corso
della trasmissione «Mattino Cinque» ha strappato la bandiera dell’Unione
Europea e si è soffiato il naso con il vessillo (Ansa). Qui a fianco, il
governatore del Veneto, Luca Zaia, leghista, con Cristiano Dal Pozzo,
bassanese, 101 anni, l’alpino più anziano del mondo, all’adunata di
Pordenone che si è tenuta domenica (Ansa)
dei suoi un’immagine rassicurante, anche allettante se - è
l’ultima proposta - è pronto a
promettere «1000 euro alle casalinghe, 800 di pensione e 200
da un fondo ad hoc. Un’immagine insomma diversa da quella del leader del M5S, che per
dirla con Giovanni Toti esprime «una rabbia comprensibile,
ma totalmente fine a se stessa:
votarlo non serve a nulla».
E però, bisogna anche prendere le distanze da Renzi. Cosa
che l’ex premier fa alzando e di
molto i toni della polemica rispetto al dialogo sulle riforme,
che rischia di far apparire lui e
il suo avversario come due sodali, obiettivo facile da abbattere per Grillo. «Sul governo
Renzi sono pessimista. Posso
dire che dopo le cose che ha
fatto Renzi come gli 80 euro solo ai dipendenti e nulla per i
pensionati, noi stiamo ritenendo di non poter seguire sulla
strada di queste proposte di riforme», dice Berlusconi. Che
aggiunge, quasi seppellendola,
che «anche sulla legge elettorale hanno cambiato l’accordo
mettendo il ballottaggio, una
cosa inaccettabile».
Quanto queste affermazioni
siano realmente una mina sul
Il partito
Le proposte
per le Europee
Al centro della
campagna elettorale di
Forza Italia per le
Europee ci sono il
welfare per pensionati e
casalinghe. Attenzione
particolare anche per
chi possiede cani e gatti:
Berlusconi sabato ha
partecipato alla «festa
degli amici animali»
I contrasti
con l’esecutivo
❜❜
Sul fronte parlamentare,
schermaglie con
l’esecutivo. Renato
Brunetta ieri ha
polemizzato per la
decisione del governo di
porre la fiducia alla
Camera sul decreto
Lavoro. Oggi invece
verranno presentate le
proposte sul decreto Irpef
La «successione»
e l’ipotesi Marina
«Tornerò molto prima
di sei anni in
Parlamento», ha detto
Berlusconi. Ma nelle
ultime settimane è
ritornata in discussione
l’idea della discesa in
politica della figlia
Marina come possibile
erede della leadership
di Forza Italia
cammino delle riforme lo si capirà solo dopo le elezioni europee, ma certo il segnale non è
dei più incoraggianti. E si capisce come il rischio di deflagrazione sarebbe reale se davvero
Grillo si avvicinasse, o addirittura superasse, il Pd: al ballottaggio a quel punto diventerebbe un pericoloso avversario, e
non solo FI, ma anche il Pd, potrebbe avere seri ripensamenti.
Così, mentre l’Ncd di Alfano
sfida gli ex amici, e invita gli alleati a non inseguire Berlusconi
sul terreno delle riforme ma a
farle a maggioranza per poi
puntare sul referendum con-
La sfida
Ncd sfida il Pd a votare
le riforme senza Forza
Italia per poi andare
al referendum
fermativo, per il Pd Lorenzo
Guerini chiede di «epurare il
confronto sulle riforme costituzionali dal momento elettorale che, invece, porta ad esasperare i toni e a sottolineare
posizioni particolari ed egoistiche dei singoli partiti». E Matteo Renzi parla del tentativo di
«girare la frittata» in commissione sulla riforma del Senato,
ma non ce la fanno, il testo base
è quello del governo». Poi, a
sua volta, reagisce alle accuse
di Grillo ricorrendo ad argomenti simili a quelli di Berlusconi: «Grillo? Speravo ci desse
una mano. Siamo italiani prima di essere politici. L’Italia ha
bisogno di progetti, non di
questi che stanno ad urlare».
Paola Di Caro
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Fiducia alla Camera sul decreto Lavoro
Sapienza, Padoan contestato
per i tagli a sanità e università
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Con un sit-in e uno striscione di protesta ieri un gruppetto di
studenti della Sapienza ha accolto il ministro dell’Economia,
Pier Carlo Padoan, in occasione della presentazione del libro
«La diversità come ricchezza», scritto insieme con Michele
Canonica. Gli studenti hanno interrotto Padoan lamentando
i tagli alle università e alla sanità e poi hanno lasciato la sala.
Un imprevisto cui il ministro ha reagito negando «tagli
indiscriminati». Padoan ha poi risposto a altri studenti
spiegando che il salario minimo «è uno strumento utile che
potrà essere preso in considerazione, magari in futuro».
Quindi, circa la polemica dei tecnici del Servizio Bilancio del
Senato sulle coperture al decreto Irpef, ha detto che «a breve
saranno disponibili in modo dettagliato risposte puntuali in
merito a osservazioni estremamente serie». In un passaggio
ha ricordato che sulle privatizzazioni il governo sta
«valutando tutte le ipotesi», compresa, dunque, l’eventuale
cessione di una quota del 10% di Eni e di Enel. Intanto ieri
sul decreto Lavoro il governo ha posto la fiducia alla Camera.
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Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
Primo Piano 11
italia: 51575551575557
#
Verso il voto Le strategie
Istituto Cattaneo
Le Europee
in salita
per chi governa
(Pd a parte)
A Brescia
Il comizio di Beppe Grillo
ieri sera a Brescia in piazza
Paolo VI. Il leader del
Movimento ha ricordato
il caso Expo (oggi oggetto di
una sua conferenza stampa
a Milano) e ha attaccato
il premier: «Questo Expo
va chiuso, risparmieremmo
quattro, cinque miliardi.
E viene l’Ebetino domani
a dirci che lui ci mette la
faccia. Lui ci mette la faccia,
il c... lo mettono i milanesi»,
ha detto dal palco
(Fotogramma)
La spinta di Grillo ai partiti
La politica riscopre i comizi 1
Le principali forze
Gran finale a Roma
per il capo del M5S
Polemiche per Renzi che sceglie piazza della Signoria
ROMA — Fuori dal bunker, fuori
dal palazzo. Il nuovo grido di battaglia dei leader è «tutti in piazza», vessillo del partito in una mano e volantino nell’altra, a stanare gli astenuti e
conquistare gli indecisi. La prova di
forza di Beppe Grillo, che ha prenotato con largo anticipo la «rossa» San
Giovanni, ha spazzato via le ultime
paure dei «dem» e convinto Renzi a
puntare sul modello tradizionale: la
campagna casa per casa, metro quadrato (di asfalto) per metro quadrato.
Come ha scritto Mario Lavia su Europa, «una campagna con le armi del
1948».
Il Pier Luigi Bersani che nel 2013
ripiegò sul Teatro Ambra Jovinelli per
paura del flop — lasciando all’ex comico genovese la scena che fu dei funerali di Togliatti e Berlinguer — è
per il capo del governo l’esempio da
non seguire: Grillo riempì l’immensa
spianata di San Giovanni e ribaltò i
pronostici. Un errore che il premier
non intende certo ripetere.
«Il Pd non può lasciare le piazze a
Grillo, ce le dobbiamo riprendere —
mette a nudo la strategia Alessandra
Moretti, capolista nel Nordest — Non
abbiamo niente da nascondere, anzi.
Abbiamo tutto da guadagnare ritornando in piazza, non possiamo lasciarla a una persona che sta raccontando balle colossali». Per milioni di
italiani le parole del «guru» dei Cinquestelle non sono balle, come prova
il successo del #VinciamoNoiTour.
Ma la Moretti è di diverso avviso: «Il
trash attira. Grillo attira anche perché
è un comico, non fa proposte, insulta
e offende». L’ultima battaglia della
guerra d’Europa si combatte così, limitando la tv per presidiare i sampietrini di Roma e le agorà, grandi o piccole, dell’Italia tutta. Anche Silvio
Berlusconi aveva accarezzato l’idea di
chiudere “on the road”, ma poi il leader di Forza Italia, al quale tutte le stime assegnano il terzo posto, ha cam-
biato idea: terrà il comizio finale a Milano, nel chiuso del Teatro Dal Verme
o del Teatro Nuovo. Per il gran finale
Renzi punta su Piazza della Signoria,
che era off-limits per i comizi. Se davvero la giunta comunale farà un’eccezione, il segretario del Pd chiuderà
nella sua Firenze in barba alle polemiche degli avversari. «La regola del
divieto d’uso è stata unilateralmente
cambiata, evidentemente su direttive
superiori — attacca la lista Tsipras —.
Il novello principe verrà il 23 maggio
Comizi ogni giorno per
Beppe Grillo prima del voto
per le Europee. Un’intera
settimana nelle piazze del
Nord, da Brescia a Torino, poi
Pescara (in Abruzzo si vota
anche per le Regionali),
Firenze infine piazza Duomo
a Milano e piazza
San Giovanni a Roma
Il premier a Palermo
per la sfida al Sud
2
Rimborsi regionali in Basilicata
Pittella e De Filippo a giudizio
Il governatore della Basilicata, Marcello Pittella, e il suo predecessore,il
sottosegretario alla Salute del governo Renzi Vito De Filippo, sono tra le 32
persone rinviate a giudizio dal gup di Potenza Tiziana Petrocelli per la
rimborsopoli lucana. L’inchiesta riguarda l’uso illecito di fondi di
rappresentanza alla Regione Basilicata fra il 2010 e il 2012. Per tutti le
accuse sono, a vario titolo, quelle di peculato e falso ideologico. Il processo
comincerà il prossimo 31 ottobre. Il rinvio a giudizio ha toccato anche l’ex
consigliere regionale Roberto Falotico, candidato a sindaco di Potenza il
prossimo 25 maggio per una parte del centrosinistra. All’ex governatore
De Filippo è stata contestata parte di una spesa per francobolli, su un
totale di poco più di duemila euro. Tra gli imputati uno soltanto ha scelto
il giudizio immediato: Attilio Martorano, ex assessore esterno alla sanità, è
stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione (pena sospesa).
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Il presidente del Consiglio
Matteo Renzi ha scelto
Palermo per l’unico
comizio. Al Sud la sfida dei
Cinque Stelle al Pd è
particolarmente sentita. Il
segretario democratico
sarà poi a Firenze per la
chiusura della campagna
elettorale di Dario Nardella
Berlusconi, comizi
prima del voto
3
Una campagna soprattutto
di interviste tv e radio per il
leader di FI. Negli ultimi
giorni arriveranno anche i
comizi: mercoledì Berlusconi
è atteso all’hotel Parco dei
Principi di Roma. Un altro
comizio dovrebbe tenerlo
sempre nella Capitale il 22,
prima di quello conclusivo a
Milano il giorno dopo
a investire il suo erede designato, Dario Nardella, all’ombra spettacolare
della torre di Adinolfo... Oligarchia
neo-feudale, non più democrazia».
Una rissa locale, che non sembra
scalfire Renzi. Per lui i dubbi dei democratici su una campagna che tanto
somiglia ad un one-man-show non
hanno fondamento alcuno: «Non capisco la critica, siamo tutti impegnati.
L’obiettivo è dare un messaggio di
speranza contro le paure». Ed ecco la
giornata tipo del favorito, oggi a Milano: ore 9 visita all’istituto scolastico
Massaua, ore 10 Expo, ore 11 Camera
di commercio. Un tour de force, su e
giù per lo Stivale.
Stando ai sondaggi del Nazareno il
Pd stacca il M5S di diversi punti, eppure in casa Grillo sono convinti che
«uno tsunami storico si abbatterà su
Bruxelles», come va pronosticando
Luigi Di Maio. Renzi ha sfidato Grillo
a ripetere il successo di San Giovanni
2013 e l’avversario ha rilanciato:
«Nella capitale arriveremo con qualche milione di persone». Peccato che
San Giovanni ne contenga a fatica 200
mila. Sono 42.700 metri quadrati e
più di quattro esseri umani per metro
proprio non ci stanno.
L’antica querelle sui numeri fa sorridere il politologo progressista Gianfranco Pasquino, che «le» piazze San
Giovanni le ha viste (e le ricorda) tutte: «Io li lascerei lì, a parlare finché
avranno fiato. Le piazze di Grillo hanno metà sostenitori e metà spettatori
e anche Renzi, che pure non è un comico, crea curiosità come per un
evento». Prova ne sia l’uscita di ieri,
quando il premier è sceso da Palazzo
Chigi con il «chiodo» di pelle stile
Fonzie, ha raccolto venti euro da terra
e li ha consegnati a un uomo della
scorta, con una battuta: «E poi dicono
che non trovo le risorse...». Applausi
(di una scolaresca in gita).
Monica Guerzoni
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«L’effetto governo
penalizzerà, in quasi
tutti i Paesi dell’Unione,
i partiti che
partecipano
all’esecutivo e che
esprimono il primo
ministro», ma «l’Italia
costituisce
un’eccezione». Sono le
conclusioni a cui è
arrivato l’Istituto
Cattaneo, dopo aver
studiato i sondaggi
delle Europee effettuati
da Pollwatch2014 il 7
maggio, prima cioè che
scattasse il divieto di
pubblicazione a 15
giorni dalle elezioni.
Dalle urne del 25
maggio, prevede
l’Istituto esperto in
analisi dei flussi
elettorali, uscirà
un’Europa fortemente
critica nei confronti dei
partiti di governo, «in
particolare quelli che si
assumono la
responsabilità di
guidare l’esecutivo».
Un calo che dovrebbe
manifestarsi in 22 Paesi
sui 27 che fanno parte
dell’Unione Europea.
Mentre quelli che sono
in «luna di miele»
perché in carica da
pochi mesi, andranno
mediamente meglio. In
questa categoria si
colloca l’Italia, dove le
previsioni parlano di
un Pd che recupera
terreno rispetto alle
politiche del 2013.
La penalizzazione dei
partiti di governo è
prevista molto forte
soprattutto in Gran
Bretagna (-29 per
cento, con i
conservatori del primo
ministro Cameron che
perderebbero oltre il 15
per cento) e in Spagna
(-8,3 per cento), meno
in Germania (con la
Cdu di Angela Merkel a
-3,5 per cento).
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12
Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Esteri
La svolta Record di votanti alle urne: 551 milioni, pari al 66,4% degli aventi diritto. Il 16 i risultati ufficiali
✒
E il cambio di governo
potrebbe favorire i marò
N
on è detto che un cambiamento politico in
India faccia male alle prospettive di
soluzione del caso dei due marò. Una scossa
potrebbe anzi introdurre una dinamica nella
vicenda, qualsiasi posizione prenda Narendra
Modi. Per un verso, il probabile prossimo
primo ministro potrà muoversi con più
flessibilità di quanto non abbia fatto finora il
governo di Delhi: con Sonia Gandhi fuori dal
potere, nessuno potrà sospettare il nuovo
esecutivo di favoreggiamento nei confronti gli
italiani, come invece malignamente si è fatto
finora. In più, le elezioni sono finite e nessuno
in India ha più una ragione elettorale per
mostrarsi duro e puro. Ma se anche Modi
volesse galvanizzare il suo partito e favorisse
una linea rigida verso Salvatore Girone e
Massimiliano Latorre, ad esempio
restringendone i movimenti, finirebbe con il
rafforzare, su basi umanitarie, il caso che
l’Italia sta costruendo per portare la vicenda a
essere discussa da un tribunale
internazionale. L’importante è che Roma tenga
ferma la linea del rifiuto del processo in India.
Sconfitto
Un manifesto
elettorale con il
ritratto di Rahul
Gandhi
DAL NOSTRO INVIATO
NEW DELHI (India) — Si profila
una svolta politica seria in India. Ieri,
le lunghe elezioni (cinque settimane) sono terminate in un clima di eccitazione: ha votato il 66,4% degli 814
milioni di indiani che avevano diritto, la percentuale più alta di tutti i
tempi. Gli exit poll — da prendere
con prudenza ma unanimi sulla tendenza — dicono che l’uomo nuovo
della politica indiana, Narendra Modi, ha vinto, forse a mani basse: sarà
quasi certamente il nuovo primo ministro. Il partito del Congresso (dei
Gandhi) ha perso, probabilmente la
sconfitta più rilevante della sua storia. Si profilano cinque anni di governo che potrebbero essere all’insegna dell’efficienza ma che rischiano
anche di essere ideologicamente divisivi. È una rivoluzione politica in
cui la famiglia dominante nella politica di Delhi dall’indipendenza del
1947, i Nehru-Gandhi, rischia di
prendere il viale del tramonto, costretta dall’ascesa spettacolare del figlio di un venditore di tè.
I voti saranno contati e annunciati
il 16 maggio. E ieri, viste le precedenti esperienze deludenti, i media hanno preso gli exit poll con prudenza.
Ciò nonostante, la svolta è evidente:
si tratta di misurarne la portata e
quindi le conseguenze. Modi ha condotto una campagna elettorale tutta
centrata su se stesso, ha tenuto più di
seimila incontri pubblici, ha viaggiato in media 2.500 chilometri al giorno con gli aerei e gli elicotteri che gli
ha messo a disposizione il gruppo
industriale Adani, che lo appoggia da
tempo, ha usato i social media, milioni di telefonate, tecnologia 3D per
presentarsi anche dove non era. Ha
creato l’iperbole attorno all’idea di
uomo nuovo, efficiente, del popolo e
positivo per l’economia: la strategia
ha pagato, l’«onda Modi» c’è stata.
Gli exit poll indicano che, sui 543
seggi del Parlamento (Lok Sabha),
l’alleanza che sostiene Modi, Nda, ne
avrebbe vinti tra i 272 e i 281, una
D. Ta.
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Comizio Il leader nazionalista indù Narendra Modi in un recente comizio: quasi certamente sarà lui a guidare l’India nei prossimi cinque anni
India, plebiscito per i nazionalisti
Il tramonto della dinastia Gandhi
Il partito indù di Modi si avvia alla maggioranza assoluta
Fabrica e Corriere.it
Il racconto per immagini
di dieci giovani fotografi
Dieci giovani fotografi indiani per
raccontare l’elezione più grande del
mondo: su Corriere.it il progetto «Lok
Sabha» di Fabrica, il centro di ricerca
sulla comunicazione di Benetton Group.
Un viaggio nelle contraddizioni e nei
colori della democrazia indiana in
collaborazione con il Corriere della Sera
(sopra, uno scatto firmato da Karthik
Subramanian).
maggioranza assoluta, minima ma
che le consentirebbe di governare
senza dovere cercare altri alleati: alle
elezioni scorse, nel 2009, ne aveva
conquistati 157. Il partito di Modi, il
Bjp, da solo potrebbe essere arrivato
a oltre 220, suo miglior risultato storico. Il partito del Congresso, che negli scorsi dieci anni ha guidato il governo, è crollato: individualmente
ben sotto i cento seggi, minimo di
sempre; e l’alleanza attorno a esso,
Upa, sarebbe precipitata da 262 a poco più di un centinaio. Ora si tratta di
aspettare venerdì prossimo e verificare se gli exit poll sono corretti. Alle
scorse elezioni avevano sottovalutato il Congresso e sopravvalutato il
Bjp. I calcoli di ieri, comunque, davano Modi vincente in tutti i gruppi sociali ed etnici esclusi i musulmani,
tra i quali avrebbe però migliorato
del 6% la performance del partito nonostante egli sia un nazionalista indù dichiarato. E tra i giovani avrebbe
trascinato il Bjp dal 17 al 35%. I partiti locali hanno mantenuto una forza
notevole, attorno ai 150 seggi. La
nuova formazione dell’Uomo comu-
ne ha conquistato voti ma non ha saputo tradurli in seggi. E la sinistra
comunista sembra avere registrato il
risultato peggiore della sua storia.
Dopo dieci anni, il governo del
Congresso uscirà dunque di scena.
Non è stato un disastro totale. Ma,
soprattutto nel secondo mandato,
dal 2009, non ha introdotto le riforme economiche che gli venivano
chieste, ha lasciato che la corruzione
corresse ed è sembrato sempre meno
interessato al buon governo. Modi
prenderà le redini di un’India nella
quale la crescita economica ha rallentato dal 9% l’anno a meno del 5%:
promette riforme e di attrarre investimenti. La Borsa da giorni festeggia
in attesa del cambio di governo e
probabilmente oggi continuerà a
farlo. Il nuovo leader dovrà però dimostrare di essere il primo ministro
di tutti gli indiani e non solo degli indù: per l’intera campagna elettorale è
stato accusato di essere un nazionalista rigido e pericoloso, che divide
l’India lungo linee etniche e religiose. Il suo avversario diretto, Rahul
Gandhi, è arrivato a dire che se vin-
La maratona
Cinque settimane
Le elezioni politiche
indiane si sono svolte
nel corso di cinque
settimane, suddivise in
dieci «tappe», ovvero
per aggregazione di
Stati dell’Unione
Affluenza
Questa tornata
elettorale ha fatto
registrare un’affluenza
record: secondo i dati
provvisori forniti dalla
Commissione
elettorale, circa 551
milioni di elettori si
sono recati alle urne,
pari al 66,4% degli
aventi diritto. Il
precedente record è
del 1984, quando
aveva votato il 63,6%
cerà ci saranno 22 mila morti, perché
mette le persone le une contro le altre. Non probabile: per gestire un
mandato elettorale massiccio e per
consolidarlo, Modi sceglierà probabilmente una linea moderata all’interno. In politica estera, invece, tende verso Est, soprattutto verso il
Giappone. Però non è nemico degli
Stati Uniti, anche se Washington gli
ha finora negato il visto d’ingresso a
causa del suo presunto ruolo in una
strage di musulmani nel 2002.
Guai seri, invece, in casa di Sonia
Gandhi, la presidente del Congresso.
La sconfitta è grave per i numeri e
per come è avvenuta. Il candidato a
primo ministro che ha lanciato, suo
figlio Rahul, non si sente un leader
politico, non ha mai voluto esserlo e
ha fallito. Ora, la scelta che il partito
storico della lotta per l’indipendenza, laico ha di fronte non è facile: ripartire da zero, cercare una guida diversa da quella della famiglia NehruGandhi oppure ricorrere ancora una
volta alla dinastia e puntare su
Prianka, l’altra figlia di Sonia, carismatica e chiamata in soccorso nelle
fasi finali della campagna elettorale?
Il rischio è la perdita non rimontabile
di influenza politica, sia del partito
che della famiglia Gandhi.
Ma il messaggio dei 551 milioni
che hanno votato è chiaro: hanno
detto che l’India è cambiata.
Danilo Taino
@danilotaino
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Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
Esteri 13
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#
La crisi Le mire del movimento: annessione o federalismo
L’Unione Europea
I separatisti ucraini
verso l’indipendenza
«Uniamoci a Mosca»
Nuove sanzioni
e negoziato
ancora aperto
L’Osce: sì di Putin alla nostra mediazione
DAL NOSTRO INVIATO
DONETSK — Annessione alla
Russia o federalismo. Il livello politico del movimento è pronto a
capitalizzare il risultato del referendum di domenica 11 maggio.
Ma, a quanto pare, con ambizioni
e programmi diversi. A Donetsk il
leader dei filorussi Denis Pushlin,
davanti ai giornalisti occidentali,
non ha risparmiato sulla retorica:
«Sulla base della volontà popolare e del ripristino della giustizia
storica, chiediamo alla Federazione russa di valutare l’assorbimento della Repubblica popolare di
Donetsk, che ha sempre fatto parte del mondo russo». Anche la
«Repubblica di Luhansk» si dichiara indipendente, ma il consiglio regionale si rivolge, invece, a
Kiev, chiedendo «un’iniziativa di
emergenza per cambiare la Costituzione e adottare il federalismo».
Ieri sono stati diffusi i numeri
della consultazione, cifre assolutamente incontrollabili. A Donetsk avrebbe votato il 79% dei
circa 3,2 milioni di elettori. I «sì»
sarebbero stati pari all’89,7%. A
Luhansk, tasso di affluenza pari
all’80% su 1,8 milioni di aventi diritto; 95,9% di «sì». Ieri è arrivata
anche la reazione di Mosca. Doppia. Il ministro degli Esteri, Sergej
Lavrov, ha dichiarato che la Russia «rispetterà» l’esito del voto e
che nessun negoziato potrà progredire senza la piena partecipazione degli «oppositori» di Kiev. E
alla capitale dell’Ucraina ci ha
pensato il gruppo russo Gazprom,
annunciando che taglierà il gas al
Paese dal prossimo 3 giugno se le
forniture non saranno pagate in
anticipo. Nello stesso tempo però
l’Organizzazione per la sicurezza
e la cooperazione in Europa ha
fatto sapere che Putin si è detto
I minatori
«Prima dei morti di
Odessa e di Mariupol si
poteva ancora dialogare
con Kiev. Ormai è tardi»
favorevole ad avviare un percorso
per allentare la tensione con la
mediazione della stessa Osce.
Il gruppo dirigente di Donetsk
dà addirittura l’impressione di
voler rendere irreversibile lo
strappo. Tra i primi annunci (subito replicato da Luhansk): niente
elezioni presidenziali il 25 maggio. Ieri è stato costituito un governo provvisorio e nel ruolo
chiave di ministro della Difesa
compare il colonnello russo (se-
condo i servizi segreti ucraini)
Igor Strelkov, finora capo delle
milizie di Sloviansk. L’autoproclamatosi sindaco del fortino separatista, Viaceslav Ponomariov,
chiede esplicitamente alle truppe
di Mosca di passare il confine.
Può darsi che tutto sia già scritto
e che per il Donbass si prepari un
futuro simile a quello della
Crimea oppure della Transdnistria, annessione o controllo indiretto. Ma nel movimento popolare non tutto è così chiaro.
Vale la pena mettersi in auto e
tentare una verifica sommaria davanti ai cancelli della miniera più
grande di Shakhtersk, cinquantasei chilometri di pessima strada a
est di Donetsk. Alle 14.30 staccano i turnisti della mattina: sei ore
per 400 euro al mese, 800 massimo se si accetta di lavorare a 1.300
metri di profondità. Davanti ai
cancelli, non si può stare. E allora
appuntamento dietro un piccolo
negozio che vende birra e taranka, pesce di fiume essiccato: il
pranzo di Alexej, 3 anni, di Andrej, 45 anni e di tanti altri uomini
e giovani con le palpebre cerchiate dalla polvere di carbone. Un
tempo costituivano l’aristocrazia
operaia e l’orgoglio di questo territorio. Oggi possono solo resistere e continuare a spremersi per
tenere in piedi un sistema indu-
In armi Filorussi alla manifestazione per l’annuncio dei risultati del referendum a Luhansk (Reuters)
Lontano da Kiev
RUSSIA
Le regioni che chiedono l’annessione
alla Russia
Le città che hanno
votato per
il referendum
indipendentista
domenica scorsa.
Secondo gli
organizzatori
i sì sarebbero
oltre il 90%
LUHANSK
UCRAINA
Artemiova
Kramatorsk
Kostyantynivka
RUSSIA
Luhansk
Sloviansk
Horlivka
Donetsk
Mariinka
DONETSK
UCRAINA
striale obsoleto e inquinante. Non
sono loro l’avanguardia del movimento. Però ne fanno parte, forse
più per mancanza di alternative
che per convinzione. Ci sono
quelli, come un giovane in maglione blu che sibila: «Bisogna
tornare con la madre Russia». Altri che ragionano di indipendenza, di federalismo. Su una cosa,
però, tutti sono d’accordo. Le parole le mette Andrej, gli altri annuiscono: «Prima dei morti di
Odessa e di Mariupol si poteva
ancora pensare di poter dialogare
con Kiev. Ora abbiamo avuto la
prova che sono fascisti. Ormai è
tardi. Nessuno qui vuole tornare
indietro».
Giuseppe Sarcina
Mariupol
Crimea
[email protected]
BRUXELLES — L’Unione
Europea vara una nuova
lista di sanzioni rafforzate
che colpiscono 13 individui
(tra russi e separatisti
dell’Est dell’Ucraina) e due
società crimeane confiscate,
ma continua a sperare nel
dialogo. Ieri i ministri degli
Esteri Ue hanno allargato la
base legale delle «misure
restrittive», ma non hanno
compiuto passi verso la
«fase 3» delle sanzioni, che
avrebbe pesanti ricadute
sull’economia europea. I 28
si affidano alla «road map»
per la mediazione presentata
dallo svizzero Didier
Burkhalter, leader di turno
dell’Osce, l’Organizzazione
per la sicurezza e la
cooperazione in Europa. Per
Bruxelles, come per
Washington, i referendum
per l’autonomia della
Repubblica popolare del
Donbass sono «illegittimi e
illegali»: i ministri
avvertono che il voto «non
sarà riconosciuto» né ora né
mai. «Se la Russia non avvia
una de-escalation — ha
dichiarato il presidente del
Consiglio europeo Herman
Van Rompuy — la Ue è
pronta ad adottare misure
supplementari di vasta
portata in diversi campi». La
decisione su eventuali
nuove sanzioni è demandata
ai leader: primo
appuntamento utile, il
Consiglio europeo informale
convocato il 27 maggio per
valutare il voto europeo.
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Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
✒
L’intervista
Esteri 15
italia: 51575551575557
Francia
Il ministro delle Finanze e leader del secondo partito nella coalizione di governo
Lapid: «Gli attacchi anticristiani
sono una macchia su Israele»
«Non pretendo che i palestinesi ci riconoscano come Stato ebraico»
LA MINISTRA TACE
ALLA MARSIGLIESE
E LA DESTRA
CHIEDE DI CACCIARLA
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME — Agli ospiti del suo show
televisivo chiedeva sempre «che cosa rappresenta Israele per te?» e il padre malato — sarebbe morto pochi mesi dopo — gli aveva sussurrato «Sei tu». Adesso Yair Lapid è ministro delle
Finanze e leader del secondo partito nella coalizione di governo. Tocca a lui dare le risposte:
anche a quella classe media arrabbiata che lo
ha eletto e un anno dopo è ancora più arrabbiata(soprattutto con lui). «Un israeliano è un
ebreo che ha il controllo del suo destino —
spiega nel suo ufficio a Gerusalemme —. È per
questo che non sono d’accordo con il premier
Benjamin Netanyahu quando pretende che i
palestinesi riconoscano Israele come lo Stato
ebraico. Non voglio dare ad Abu Mazen questo
onore».
Lapid, 50 anni, è il volto nuovo della politica
che tutti conoscevano già. Conduceva un programma molto popolare il venerdì sera, teneva
una rubrica sul quotidiano Yedioth Ahronoth, è
considerato uno degli uomini più sexy del Paese. Attore, scrittore di romanzi polizieschi,
venticinque anni fa ha composto per la seconda moglie Lihi una serenata pop e sdolcinata,
Vive a Sheinkin, diventata un successo.
A quell’epoca assieme a Lihi tappezzavate i
muri di Tel Aviv con l’adesivo «Io sono un
estremista moderato». Che cosa significa lo
slogan ora che al governo ci è arrivato?
«Che siamo il partito interessato a questioni
noiose come provare a rappresentare l’equilibrio in un mondo sempre più estremista».
Estremisti: pochi giorni fa una chiesa e un
centro religioso sono stati imbrattati con insulti anticristiani. Fouad Twal, il patriarca
latino di Gerusalemme, li ha definiti «atti
terroristici». A due settimane dalla visita di
Gli investimenti in Iran
«Agli italiani consiglio la prudenza:
rischiano di perdere gli investimenti
quando sarà chiaro che l’Iran mente»
papa Francesco che misure state prendendo?
«È giusto definirlo terrorismo ed è una macchia sullo Stato d’Israele. Posso assicurare che
agiremo duramente e li prenderemo».
Lo scrittore Amos Oz ha bollato i giovani
delle colonie che sarebbero dietro agli attacchi (anche contro simboli musulmani) come
«neonazisti ebrei».
«Sono figlio di un sopravvissuto all’Olocausto, mio nonno è morto nel campo di Mauthausen. La Shoah è imparagonabile, il nazismo un fenomeno unico. La frase di Amos Oz
nasce da rabbia e frustrazione comprensibili».
Il suo Yesh Atid (C’è un futuro) ha conquistato voti al centro e la fiducia di quei manifestanti che nel 2011 hanno protestato contro i
tagli e le tasse troppo alte. Fiducia che — dicono i sondaggi — ha perso.
«La gente non legge i rapporti del Fondo
monetario internazionale che ci elogia per aver
salvato l’economia israeliana. Legge i prezzi al
supermercato, il costo degli affitti: è infuriata e
ha ragione. In tutto il mondo occidentale la
crescita degli ultimi 20-25 anni non ha beneficiato la classe media quanto avrebbe dovuto, i
salari continuano a scendere».
Anche Israele è più ricca e meno egualitaria. Da ministro delle Finanze che progetti ha
per ridurre la frattura sociale?
«Vogliamo togliere qualunque beneficio fiscale alla parte più alta (sopra 3,5 milioni di
shekel, circa 730 mila euro) delle remunerazioni — compresi i bonus — di banchieri e manager. Imporremo la regola che stipendi così sontuosi debbano essere approvati a maggioranza
da tutti gli azionisti della società in un’assemblea generale».
I negoziati con i palestinesi ripartiranno?
«Non scriverei ancora il necrologio, il dialogo può ricominciare fra qualche settimana».
Gli americani accusano voi del tracollo:
avete continuato a pianificare altre abitazioni nelle colonie.
«Due settimane fa c’è stato un incontro molto positivo, sembrava che la svolta fosse vicina.
Il giorno dopo ci siamo svegliati con l’annuncio dell’accordo tra Abu Mazen, il presidente
palestinese, e Hamas per tentare di formare un
governo di unità. Non è il modo migliore per
rafforzare la fiducia. E ribadisco: io sono contrario a nuovi insediamenti».
Lei ha espresso il dubbio che i palestinesi
vogliano davvero uno Stato.
«L’Italia moderna all’inizio venne costituita
senza Roma. I palestinesi hanno risposto no
di STEFANO MONTEFIORI
C
La scheda
Giornalista
Yair Lapid, 50
anni, prima di
entrare in
politica era già
un giornalista
conosciuto:
conduceva un
programma
molto
popolare,
teneva una
rubrica sul
quotidiano
Yedioth
Ahronoth
In politica
Lapid è il
fondatore e
leader del
partito politico
Yesh Atid che,
presentatosi
per la prima
volta alle
elezioni nel
2013, ha
ottenuto il
secondo posto
dietro il Likud.
Oggi è ministro
delle Finanze
Il padre
Il padre di Yair
era Yosef
«Tommy»
Lapid, anche
lui giornalista e
politico
La visita
Dal 24 al 26
maggio papa
Francesco
compirà un
viaggio
in Palestina e
Israele. Il
Pontefice
visiterà la
capitale
giordana
Amman, poi
andrà a
Betlemme e
quindi a
Gerusalemme
quando gli abbiamo offerto il 94 per cento di
quello che chiedevano. Viene da pensare che
non abbiamo mai abbandonato l’idea di ottenere non una loro nazione confinante con Israele ma uno Stato al posto di Israele».
Una fonte anonima nel suo partito ha dichiarato all’agenzia Reuters: se i colloqui falliscono, spingeremo per una separazione
unilaterale.
«Ho dato ordine ai miei deputati di non rispondere mai a frasi anonime. Dico questo: faremo di tutto per evitare uno Stato bi-nazionale dove i palestinesi diventino maggioranza,
sarebbe la fine del sionismo. Resto convinto
che possiamo arrivarci con un’intesa».
L’alleggerimento delle sanzioni spinge gli
imprenditori europei, tra loro gli italiani, a
cercare accordi commerciali in Iran.
«Consiglierei di essere molto prudenti. Il rischio è perdere gli investimenti, quando diventerà evidente che gli iraniani continuano a
mentire sul programma nucleare e le sanzioni
torneranno a inasprirsi».
Davide Frattini
@dafrattini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
i sono occasioni, sempre più frequenti, in cui il dibattito
pubblico francese assomiglia pericolosamente ai momenti
meno felici di quello italiano. Ieri, ad esempio, la polemica del
giorno si è concentrata sul fatto che la ministra della Giustizia,
Christiane Taubira, non ha cantato la Marsigliese, inno
nazionale, durante le due commemorazioni di sabato scorso
sulla fine dello schiavismo. Dopo un primo attacco, la
Guardasigilli si è difesa su Facebook sostenendo che «certe
occasioni invitano più al raccoglimento che a uno spettacolo di
karaoke». Marine Le Pen ha chiesto allora le dimissioni della
Guardasigilli, perché «paragonando la Marsigliese al karaoke e
rifiutandosi di cantarla Christiane Taubira ha rivelato il suo
vero volto, e quello del governo. Questa gaffe inaccettabile è
una prova del disprezzo per la Francia, la sua storia e il suo
popolo, che ama cantare l’inno e ne è fiero». Per non lasciare al
Front National il monopolio dell’indignazione patriottica,
anche Jean-François Copé si è detto «estremamente scioccato».
L’Ump (centrodestra) punta a restare primo partito di Francia
alle europee dopo il successo delle municipali, e il leader Copé
ha il compito di frenare l’avanzata di Marine Le Pen. «Arriva un
momento in cui ognuno deve assumersi le proprie
responsabilità — ha detto, grave, il
presidente del partito —. Taubira è
Su Facebook
ministro, ci sono cose che non si
Taubira ha spiegato possono dire. Avrebbe dovuto
di essere rimasta in dimettersi già da tempo». Gli
attacchi dell’estrema destra
silenzio perché
sottintendono che Taubira, nera,
l’inno era intonato
nata nella Guyana francese,
protagonista nel 2001 della legge che
da due cantanti
ha definito la tratta degli schiavi
professionisti
come un crimine contro l’umanità,
ha scelto di non cantare l’inno in
polemica con il passato schiavista della République. Non è
vero, ma l’opposizione di centrodestra ne approfitta per
indebolire il governo, alla vigilia della riforma penale e
carceraria messa a punto da Taubira e giudicata troppo lassista.
In realtà, le spiegazioni della Guardasigilli su Facebook sono
molto chiare. Ci sono occasioni in cui è bello sentirsi uniti
cantando a squarciagola la Marsigliese, e altre in cui è meglio
ascoltare. Sabato l’inno era intonato già da due cantanti
professionisti, non avrebbe avuto senso aggiungere altre voci, e
Taubira oltretutto confessa: sono stonata. La ministra non
insulta l’inno, piuttosto difende la solennità del momento. Ma
con le elezioni che si avvicinano, estrema destra e centrodestra
colgono ogni occasione per radicalizzare il clima politico e fare
delle europee un referendum contro Hollande e il suo governo.
Poco importa se neanche gli altri ministri cantavano l’inno, o se
riaffiorano vecchi video in cui restano muti al suono della
Marsigliese sia Marine Le Pen sia Nicolas Sarkozy. «Il Paese
muore di queste polemiche assurde che fanno perdere tempo e
distolgono i compatrioti dall’essenziale», dice il primo ministro
Manuel Valls. L’unico che abbia qualche chance di evitare la
nuova sconfitta annunciata dei socialisti, il 25 maggio.
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Spagna
Vendetta in strada a Leon
Uccisa presidente provinciale
MADRID — (a. ni.) L’ha aspettata su un ponticello pedonale,
uno dei simboli degli ultimi costosissimi investimenti
pubblici di Leon, e l’ha uccisa sparandole tre volte.
L’assassina, 55 anni, già fermata, è la madre di un’ex
impiegata della Provincia di Leon. La vittima, Isabel Carrasco,
è invece la presidente della Giunta che aveva deciso il suo
licenziamento. La Carrasco, 59 anni, era la plenipotenziaria
del Partido Popular per tutta Leon. Ex ispettrice del Fisco, era
arrivata ad accumulare un potere molto discusso: 11 cariche
diverse e quasi altrettante accuse di malversazione.
L’assassina sarebbe anch’essa un’iscritta al Pp. Pochi minuti
dopo l’agguato è stata arrestata anche la figlia ingegnere.
«Vendetta personale», dice la polizia. Ma perché? Alcuni a
Leon pensano a una storia di passione e tradimenti. Altri a un
delitto dovuto alla massiccia disoccupazione della provincia
anche se l’ingegnere licenziata, 35 anni, poteva ancora
contare sull’aiuto della famiglia. Altri scommettono su una
faida interna al partito del premier Mariano Rajoy.
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Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
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Cronache
Tossicodipendenza Ma le tabelle sugli stupefacenti dividono le Comunità di recupero. Molte approvano
«Napolitano non firmi quella legge»
Appello contro i distinguo fra le droghe
San Patrignano scrive al Colle: la canapa ogm è una sostanza pesante
ROMA — Hanno preso carta
e penna per scrivere a Giorgio
Napolitano. I responsabili della
Comunità di San Patrignano
hanno chiesto ieri al presidente della Repubblica di non firmare per promulgare la legge
numero 36, quella sulle droghe. Che ancora aspetta il via
definitivo del Senato.
È stata infatti approvata soltanto dalla Camera questa nuova legge sulle droghe che è diventata necessaria dopo che la
Corte Costituzionale aveva
bocciato la precedente, la cosidetta Fini-Giovanardi. Ma
questo nuovo testo non convince i responsabili della Comunità di recupero per tossicodipendenti di San Patrignano. Per questo scrivono al Capo
dello Stato: «Gentile presidente siamo molto preoccupati per
la recente approvazione alla
Camera del decreto numero 36.
Due aspetti di questa legge, in
particolare, ci inquietano: l’inserimento della cannabis geneticamente modificata fra le
cosiddette droghe leggere e la
sostanziale depenalizzazione
dello spaccio, in primis della
cannabis e poi di tutte le altre
sostanze».
Con la nuova legge delle
droghe vengono ripristinate le
tabelle, quelle che distinguono
le sostanze stupefacenti in leggere e pesanti. Quelle tabelle
da sempre dividono i medici e
gli esperti e che anche nell’ulti-
✒
Il dibattito
Il coordinamento
nazionale: «Basta
cavalcare la paura»
mo dibattito hanno diviso i
tossicologi, gli psichiatri e le
Comunità terapeutiche.
Secondo San Patrignano «la
nuova legge sottovaluta i gravi
danni provocati dalla cannabis, in particolare della sua
versione geneticamente modificata, che presenta un principio attivo fino a 25 volte superiore rispetto a quella naturale».
Insieme alla Comunità di
San Patrignano ci sono anche
Se le t-shirt per Speziale arrivano
tra gli operai Fiat di Pomigliano
di NICOLA SALDUTTI
A
ncora. Prima all’Olimpico, poi negli stadi d’Italia e
addirittura all’estero. Adesso persino davanti ai cancelli
di una fabbrica, la Fiat di Pomigliano, luogo di particolare
sensibilità in una fase di crisi come questa. «Speziale libero»
stampato su quella maglietta nella foto qui a sinistra (il nome
di Antonino Speziale condannato a 8 anni per l’omicidio
Raciti) suscita almeno un paio di reazioni. Primo: non è stato
fatto ancora abbastanza perché quelle t-shirt non vengano più
non solo indossate ma anche prodotte. Secondo: la tentazione
di spostare i toni della violenza dagli stadi alle altre aree di
malessere potenziale è troppo forte perché non ci sia un
impegno (comune) a evitarlo. Le tute blu meritano più
rispetto di quella maglietta inneggiante alla violenza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
altre strutture di recupero per
tossicodipendenti. Ma contro
San Patrignano e in favore del
la nuova legge c’è in prima linea il Cnca, il Coordinamento
nazionale delle comunità di
accoglienza che raggruppa circa 200 strutture in tutta Italia.
Spiega Don Armando Zappolini, presidente del Cnca: «Questa legge è un primo passo verso un nuovo modo di trattare
la dipendenza dalle droghe. In
questi anni con la Fini-Giovanardi siamo stati umiliati da
un approccio che ha criminalizzato i tossicodipendenti e si
è cavalcata la paura, come si è
fatto con l’immigrazione. Non
si può dire che le droghe sono
tutte uguali, non si può riempire il carcere di tossicodipendenti».
Accanto a San Patrignano alcune altre comunità. Come
Mondo Nuovo di Civitavecchia. Dice infatti Alessandro
Diostasi, responsabile della
Comunità: «La divisione delle
tabelle per le droghe è una
grande stupidaggine. Oggi i
ragazzini cominciano a fumare
le canne a dodici anni e i semi
di marjuana sono tutti Ogm.
Non ha alcun senso definire
per legge droghe leggere e pesanti».
Simone Feder dirige la Casa
del giovane di Pavia, una struttura di trenta letti tutti dedicati
ai ragazzi di 18 anni. Spiega:
«Ho fuori dalla porta due minori di 15 anni che fanno uso
di cannabis e vorrei farveli vedere per capire. La cannabis è
un esordio psichico. Dobbiamo dirlo chiaramente: la droga
fa male, qualsiasi tipo di droga».
Alessandra Arachi
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Il Papa
«Sacramenti
anche
ai marziani»
CITTÀ DEL VATICANO — «Se
domani venisse una
spedizione di marziani, per
esempio... i marziani, no?,
quelli col naso lungo e le
orecchie grandi, come li
dipingono i bambini... ecco,
se uno di loro dicesse: “Ma io
voglio il battesimo!”, che
accadrebbe?». Che un
sacramento non si nega
neanche a un marziano, fa
capire Francesco: «Chi siamo
noi per chiudere le porte?». Il
Papa a Santa Marta non parla
esplicitamente dei divorziati e
risposati o di altre
«sofferenze» della famiglia
che si discuteranno al Sinodo.
Ma essenziale è lo stile che
chiede ai vescovi e alla Chiesa.
Parla di Pietro che «aveva
visto scendere lo Spirito» e dei
cristiani scandalizzati perché
«aveva battezzato dei
“pagani”». Ecco: «Quando il
Signore ci fa vedere la strada,
chi siamo noi per dire: “No
Signore, non è prudente!”.
Pietro prende la decisione:
“Chi sono io per porre
impedimenti?”». Il Papa invita
a essere «docili allo Spirito»,
citando Roncalli: «È lo Spirito
Santo che aggiorna la Chiesa e
la fa andare avanti: sempre
più avanti, oltre i limiti. E fa
queste scelte impensabili!».
G. G. V.
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Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
Campania Il governatore: fornitori pagati in 168 giorni
Caldoro e il porto
senza guida né progetto:
«È colpa dei ricorsi»
«Noi lavoriamo. E la sanità è in attivo»
NAPOLI — Al presidente della Regione Campania Stefano
Caldoro la questione del porto
di Napoli e dei mille problemi
che l’affliggono, non toglie il
sonno. Lo preoccupa, ma fino a
un certo punto, perché non la
sente sua. Non solo sua, almeno.
Come stiano le cose in quei
due milioni e ottocentomila metri quadrati che vanno da via
Acton a Vigliena, ieri il Corriere
lo ha raccontato ampiamente:
da due anni non si riesce a nominare il presidente, i finanziamenti europei sono sempre più
a rischio di volatilizzarsi per
mancanza di una efficace politica di investimenti, e con i fondi
se ne andrebbero anche cinquemila nuovi posti di lavoro, che
con l’indotto diventerebbero
ventimila.
Caldoro lo sa, però dice che
lui la sua parte l’ha fatta. Che il
parere sul nome del presidente,
al pari degli altri soggetti deputati a farlo, l’ha dato, e che se è
tutto fermo «è per una questione di ricorsi, è tutto molto trasparente». Dice anche che i
commissari che si sono alternati
in questi anni «sono tutti di
grande valore», e che la Regione
«i grandi progetti li ha messi in
campo», consapevole che «la
portualità è il più grande datore
di lavoro della Campania». Ma,
chiarisce, «noi siamo programmatori, non gestori. La gestione
tocca all’autorità portuale».
Quella che aspetta di avere il
presidente.
Fosse per lui, per Caldoro, la
questione dei porti dovrebbe
essere completamente rivista.
«Servono piani fatti a livello
centrale, progettualità non regionale ma nazionale. È questo
che chiedo da tempo».
Ma per ora i piani nazionali
non ci sono e la questione di Napoli resta un problema per i na-
Milano
La vicenda
Il caso
Ieri il Corriere ha raccontato la
vicenda del porto di Napoli
(2,8 milioni di metri quadrati
di estensione) che presenta
canoni non pagati per 25
milioni di euro, ma anche
concessioni illegittime,
inchieste penali e antitrust
Il blocco e i fondi Ue
Da due anni non si riesce a
nominare il presidente perché
i politici non arrivano a un
accordo. Lo stallo rischia di far
perdere 240 milioni di euro di
fondi europei se non si realizza
il progetto entro il 2015
Il governatore
Stefano Caldoro, 53 anni, è
presidente della Regione
Campania da marzo 2010. È
stato ministro per l’Attuazione
del programma di governo
Al via giovedì
Anche gli Oscar
alla 1000 Miglia
dei record
Cronache 19
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Partirà giovedì da Brescia la 32esima rievocazione della Mille
Miglia. La manifestazione, riservata alle auto storiche,
quest’anno durerà quattro giorni e vedrà al via 435 vetture, un
record, e altrettanti partecipanti (80% stranieri), che
percorreranno il classico percorso Brescia-Roma-Brescia con
soste a Padova, Bologna e Roma. Fra gli iscritti spiccano anche
gli attori premi Oscar Adrien Brody (foto in alto) e Jeremy Irons.
poletani. Quindi anche per chi
governa a Palazzo Santa Lucia.
Dove però, dice Caldoro, i problemi sono anche altri e su qualcuno giura di poter vantare risultati impensabili.
«Ok il porto, ok i fondi europei. Ma perché non parliamo
anche della sanità e dei successi
che stiamo ottenendo?». Piuttosto coraggioso a infilarsi da solo
nell’argomento. Perché se c’è
una cosa che, soprattutto dai
napoletani, è percepita come disastrosa, è la sanità pubblica,
non tanto dal punto di vista
scientifico quanto da quello amministrativo e gestionale. E invece Caldoro parla di successi.
«Non lo dico io, lo dicono i numeri. Partiamo dal deficit: nell’esercizio 2009 eravamo a meno
853 milioni di euro, nel 2013
siamo arrivati a più 6,1. Per la
prima volta il bilancio è in attivo. E pure il pagamento ai fornitori è migliorato: dai 427 giorni
di attesa del 2009, oggi siamo
scesi a 168, e contiamo di arrivare presto a cento».
Numeri a parte, è l’assistenza
quella che interessa gli utenti. «I
dati del ministero dicono che è
migliorata anche quella, del 15
per cento ma è migliorata». Il
che ancora non sposta la Campania dagli ultimi posti nei tempi di attesa per ricoveri e interventi, ma il segnale può essere
comunque incoraggiante.
«È dal pareggio di bilancio
che parte tutto — insiste Caldoro —. Ora possiamo sederci al
tavolo del ministro dove si dovrà sottoscrivere il Patto per la
salute, e chiedere di essere trattati al pari delle altre regioni,
senza più subire le sanzioni che
fino a oggi ci hanno penalizzato».
Fulvio Bufi
Truffa al Trivulzio
I pm: immobili svenduti
ad amici e politici
MILANO — Tutti i vantaggi ai privati, tutte le perdite allo
Stato: è lo schema che, per 2 milioni di euro, il procuratore
aggiunto milanese Maurizio Romanelli individua in alcune
vendite immobiliari 2009 del Pio Alberto Trivulzio (Pat), la
«Baggina» dei milanesi, già alla ribalta nel 1992 per
l’arresto di Mario Chiesa da cui nacque tutta Mani Pulite.
Stavolta sono l’ex presidente 2004-2011 Emilio Trabucchi,
il direttore generale 2007-2009 Guido Fontana e il direttore
2007-2009 della gestione Patrimonio da reddito Giovanni
Iamele, a vedersi contestare, nell’avviso di conclusione
delle indagini, abuso d’ufficio e turbativa d’asta negli«atti
attraverso i quali è stata disposta un’importante
dismissione del patrimonio immobiliare dell’Ente, con
modalità intenzionalmente dirette a favorire l’interesse di
privati acquirenti o di rilievo nella realtà amministrativa
lombarda o legati da rapporti personali/politici di favore
con gli amministratori del Pat».
Tre fasi per l’accusa. Prima:
Rapporti
individuazione degli immobili
con metodi arbitrari per
Favoriti i rapporti
consentire a specifici inquilini
personali ed
l’accesso al favore immobiliare.
economici: danni
Seconda: concessione, prima
della gara pubblica, di un
per 2 milioni
diritto di prelazione a chi era
già in affitto. Terza:
abbattimento del prezzo di vendita degli immobili offerti in
prelazione mediante robuste decurtazioni dovute proprio
al fatto che gli immobili fossero affittati. Tra gli inquilini —
indagati per truffa — che per il pubblico ministero
avrebbero fatto un affarone, l’ex assessore regionale alla
casa Domenico Zambetti con la compagna; l’allora senatore
del Pdl Romano Comincioli (morto di recente) con la
moglie; il dirigente regionale Adriano Bandera; Carla Vites,
moglie di Antonio Simone; e l’avvocato Marcello Di Capua,
presidente dell’Associazione «Casa di Letizia Moratti».
Turbativa d’asta è l’ipotesi per Trabucchi, l’ex direttore
generale Fabio Nitti, l’ex dirigente del Pat Orazio
Lombardo, l’ex direttore dell’Asl Milano Antonio Mobilia,
gli immobiliaristi Stefano Spremberg e Stefano Durelli, e il
mediatore immobiliare Carlo Compagnoni.
Luigi Ferrarella
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Ricerca La scoperta di un team del San Raffaele e di Harvard
Come riattivare il gene sentinella Fondazione Maria Grazia Cutuli
che blocca i tumori del sangue
Nei tumori esistono meccanismi che disattivano le difese dell’organismo, altrimenti in grado di uccidere le
cellule malate, e permettono
loro di agire indisturbati. In
particolare, quelli del sangue
disattivano un gene sentinella che riconosce le cellule del
tumore e ne attiva il suicidio.
Studiando questo meccanismo un’équipe di ricercatori
del San Raffaele di Milano e
della bostoniana Harvard Medical School ha scoperto la proteina responsabile del blocco
del gene. E, ancora meglio, dimostrato che se si
inattiva la proteina il gene
riparte nella sua azione di
guardiano anti-tumore.
Ricostruito il puzzle, la
strada è aperta ad una
nuova cura potenzialmente in grado di far suicidare solo le cellule del
tumore e che, comunque,
dovrebbe ridurre i pesanti effetti tossici collaterali
della chemioterapia accelerandone l’azione.
Il lavoro è pubblicato
da Nature Medicine e vede come prima firma
l’italiana Francesca Cottini, medico e ricercatrice sia a
Boston sia al San Raffaele. Già
nota per aver individuato il
meccanismo che il mieloma
(altro tumore del sangue) utilizza per evitare la morte cellulare e continuare a proliferare indisturbato. Una scoperta tira l’altra e alla fine la medicina raggiungerà l’obiettivo
di sconfiggere (o addirittura
bloccare sul nascere) il male
finora più «astuto» e più temuto (tanto che si evita di
pronunciarlo): il cancro. Per
ora è nel campo del sangue
(leucemie, mielomi, linfomi)
che si cominciano a inquadrare geni e proteine il cui gioco
manda in tilt sistemi di difesa
di per sé impenetrabili. Un
gioco di spie e servizi segreti
in cui le cellule tumorali eccellono, a tutto discapito delle
cellule sane che invece si fanno facilmente «truffare».
La ricerca scientifica è impegnata proprio nello smascherare la truffa-cancro e, in parallelo, addestrare le difese a non cadere negli imbrogli.
sigla: il gene sentinella si chiama Yap1 (un gene oncosoppressore il cui compito è riconoscere le cellule impazzite per
attivarne l’apoptosi, o suicidio),
la proteina che «spegne» Yap1
si chiama Stk4. Se la si disattiva,
il gene riprende a funzionare.
Tonon è ottimista: «C’è la possibilità di mettere a punto cure
che possono, fermando
Stk4,riattivare il ruolo fondamentale del gene sentinella che
induce la morte delle cellule dei
tumori del sangue». Aggiunge
Francesca Cottini: «Il sogno di
5x1000
Ti chiediamo una firma
Devolvi il tuo 5x1000
firmando nello spazio:
“Sostegno del volontariato
e delle altre organizzazioni
non lucrative di utilità sociale”
Codice fiscale 93148990877
Sotto brevetto
I risultati sono stati
tutelati da un brevetto
italo-statunitense
Scienziata Francesca Cottini,
medico tra Milano e Boston
Tornando alla scoperta, da
brevetto Italia-Usa, lo studio è
stato finanziato dall’Associazione italiana ricerca cancro (Airc)
e dalla Fondazione Cariplo. A
coordinare l’équipe sono stati
Giovanni Tonon, capo dell’Unità di Genomica funzionale del
cancro del San Raffaele, e Kenneth Anderson, del Department
of medical oncology alla Harvard Medical School. Qualche
ogni medico è dare un contributo scientifico che possa migliorare le aspettative e la qualità di vita
dei pazienti. In questi anni ho
studiato e identificato un meccanismo molecolare che il mieloma
utilizza per evitare la morte cellulare e continuare a proliferare
nonostante la presenza di danni
al Dna. Poi, con sorpresa, abbiamo visto che questo meccanismo
è in uso in molte patologie proliferative del sangue».
Meccanismi analoghi esistono sicuramente anche nei tumori cosiddetti solidi. La via è aperta: è caccia ai vari «talloni
d’Achille» del cancro, quelli che
il male per primi disinnesca. E la
scienza ha ora il compito di scoprire come non farli disinnescare, oppure come reinnescarli.
Mario Pappagallo
@Mariopaps
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Maria Grazia Cutuli Onlus
Un premio per il giornalismo di frontiera
Un “master” per inviati in aree di crisi
Una scuola a Herat per i bimbi afgani
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italia: 51575551575557
CONNETTIAMO L’ITALIA
ALL’ITALIA DI DOMANI.
C
i siamo dati un grande obiettivo: accompagnare tutti gli italiani nel cuore
dell’era digitale. Con la rete di fibra ottica di Telecom Italia e l’ampia copertura
4GLTE, daremo un impulso fondamentale alle passioni e ai sogni di un
Paese che, come noi, vuole andare avanti senza lasciare indietro nessuno.
Con lo stesso spirito, con l’iniziativa Italia Volta Pagina vogliamo promuovere
e continuare a credere nell’Italia, ma soprattutto nelle idee degli italiani.
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Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
Cronache 21
italia: 51575551575557
Ambiente La natura si riprende gli spazi abbandonati dall’uomo
Le regioni con più boschi
(previsione 2015 – in ettari)
Un terzo del territorio è verde
Le foreste conquistano l’Italia
1.241.409
Sardegna
1.196.992
Toscana
955.110
Piemonte
670.968
667.704
Calabria
Lazio
«Mai così tanti alberi». In 50 anni più che raddoppiati
MILANO — Il ministro dei Beni culturali Dario
Franceschini annuncia il secondo intervento sulla Reggia
di Caserta nell’arco di pochi giorni, dopo lo stanziamento
straordinario di cinque milioni conseguente al crollo di
parte del tetto della dimora borbonica del ‘700:
«L’Aereonautica militare abbandonerà presto la Reggia
di Caserta, ho appena raggiunto un’intesa con il ministro
della Difesa Roberta Pinotti». Per comunicare la notizia,
Franceschini ha scelto il convegno «Finanziare la
cultura» organizzato dall’associazione Priorità cultura di
Francesco Rutelli al Teatro Franco Parenti di Milano,
dove si stava discutendo sulla dialettica tra pubblico e
privato nel finanziamento del patrimonio storico,
architettonico, paesaggistico e museale dello Stato. «La
Reggia — ha continuato il ministro — va restituita per
intero alla sua funzione culturale e museale. Oggi solo il
20-25 per cento è destinato a questa funzione, mentre il
❜❜
Simbolo
Salvaguardare
la cultura
Il monumento
sarà un simbolo
restante 80 per cento è utilizzato dall’Aereonautica, dalle
strutture di polizia e da abitazioni private», senza alcun
coordinamento. «La situazione della Reggia — ha
concluso — è il simbolo di quello che il Paese potrebbe
fare». Le dichiarazioni di Franceschini hanno suscitato
immediate (e contrastanti) reazioni. Dal semplice «sono
contento» pronunciato del soprintendente al polo
museale della città di Napoli e della Reggia di Caserta,
Fabrizio Vona, al secco «no» del sindaco di centrodestra
della città campana Pio Del Gaudio: «Liberare l’enorme
parte della Reggia occupata dall’Aeronautica non è utile
ma dannoso», l’accusa. E se i militari si dicono
«all’oscuro» della decisione, il ministro Pinotti conferma
invece l’impegno dell’esecutivo. «Restituire la Reggia alla
sua funzione museale è un’ambizione del governo Renzi.
Ma i tempi e i modi andranno concordati».
Giacomo Valtolina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’iniziativa Lunedì lo speciale del Corriere in 20 milioni di case
Dalla famiglia a scuola e lavoro
Idee e storie del Paese che ce la fa
Ventotto pagine scritte dalle firme del Corriere
della Sera e dai più importanti collaboratori, con i
contributi dei blog multiautore della testata. Ovvero, un numero speciale gratuito del quotidiano,
dal titolo «L’Italia che ce la fa», che sarà spedito lunedì prossimo, 19 maggio, nelle cassette postali di
20 milioni di famiglie italiane. Analisi anche critiche di quello che non va nel nostro Paese, accompagnate però dalle storie positive di chi in questi
anni non si è arreso e ha continuato a scommettere sul futuro. «Nulla di artificialmente patriottico
o puramente consolatorio. Solo il racconto di uno
straordinario Paese che nonostante tutto studia,
lavora, produce e innova» scrive nell’editoriale il
direttore Ferruccio de Bortoli.
«Il recapito nelle case è un passaggio fondamentale, ma non l’unico, di questa iniziativa, che
vogliamo diventi una grande inchiesta collettiva
del giornale insieme con le sue lettrici e i suoi lettori» spiega la vicedirettrice Barbara Stefanelli
nella conferenza stampa di lancio. Presenti anche
Nicola Speroni, responsabile del Sistema Corriere
della Sera, e Raimondo Zanaboni, alla guida della
Direzione pubblicità di Rcs Mediagroup.
Già dal 20 aprile la testata ha avviato sul suo sito il progetto #Italiavoltapagina (italiavoltapagina.corriere.it). Una sezione, cioè, attraverso cui i
lettori possono inviare le loro piccole o grandi
idee per far ripartire il Paese, scegliendo tra cinque ambiti: ambiente, famiglia, lavoro, salute e
scuola. «Proprio sull’istruzione è arrivato finora il
maggior numero di proposte» osserva Stefanelli.
«Creare un portale dedicato alle borse di studio
per giovani bravi, per far incontrare chi le offre e
chi cerca» chiede ad esempio l’utente Alessandra
Losito. «Dal 20 maggio, inoltre, i lettori potranno
inviare le loro "Playlist d’Italia": dieci ragioni pubbliche o private per le quali è bello vivere in questo
Paese — annuncia la vicedirettrice —. In parallelo,
avranno l’opportunità di votare tra cento motivi
di orgoglio italiano suggeriti da Beppe Severgnini,
sia sul numero cartaceo sia online». (Un’anticipazione: «Lucia Mondella più sexy di una modella»).
«Il 19 maggio, oltre che nelle cassette postali,
“L’Italia che ce la fa” sarà disponibile gratuitamen-
Su Internet
Verrà distribuito gratuitamente anche
in edicola e in versione digitale: in più
una sezione dedicata sul sito Internet
per raccogliere proposte e commenti
te nelle edicole e all’interno della “digital edition”
su tablet, smartphone e web» aggiunge Speroni.
Che ringrazia i partner del progetto: Enel, Eni (con
cui è stata anche realizzata un’edizione digitale in
inglese dello speciale), Intesa Sanpaolo, Nutella,
Tim e Vodafone. «Si tratta di un’operazione senza
precedenti — conclude Zanaboni —. Raggiungeremo un’audience mai toccata in Italia, nemmeno
dai più grandi eventi televisivi».
Alessia Rastelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
10.982.013
ettari
La superficie boschiva
in Italia prevista entro
l’anno prossimo
dall’Inventario
nazionale delle foreste
Piemonte
Pi
Piemonte
Toscana
Molise
Mo
M
oli
ol
o
lise
se
Sardegna
eggn
egna
n
naa
Lazio
Lazi
La
L
azi
ziio
o
Basilicata
34,7
per cento
La quota di territorio che
è ricoperto dai boschi:
il dato avvicina l’Italia
ai Paesi del Centro
e del Nord Europa
1,24
miliardi di tonnellate
La quantità di carbonio
organico che
trattengono i boschi
italiani secondo il Corpo
forestale dello Stato
10
milioni
Quanti sono gli impianti
domestici in Italia che
funzionano bruciando
il prodotto delle foreste
Un quinto circa, infatti,
vanno a pellet
Calabria
Ca
C
a
Sicilia
Dove cresceranno di più le foreste
forestte
(dati 2015 su 2005)
+16,6
%
Molise
+16,2
%
Sicilia
+11,1
%
Basilicata
collina e montagna — continua
l’esperto —: gli alberi si sono
così insinuati nelle aree che non
vengono più coltivate».
Lo spiega anche il divario che
esiste tra Nord e Sud. Se al Settentrione il tasso di crescita della superficie forestale è relativamente modesto, lo stesso discorso non vale per il Meridio-
+10,5
%
Lazio
Pparra
«L’Aeronautica andrà via
La Reggia torni un museo»
Sempre più verde. Tanto che,
fatte le proporzioni, più di un
terzo di Paese sarà coperto dai
boschi. Con alcune aree, soprattutto del Sud, dove la crescita è
prevista a doppia cifra. Se poi si
fa un salto indietro, al secondo
Dopoguerra, il dato è più che
raddoppiato. Insomma, il Paese
«respira» meglio.
Secondo i calcoli del terzo Inventario nazionale delle foreste
e dei serbatoi forestali di carbonio (Infc) tra pochi mesi l’Italia
si avvicinerà alla quota record
di undici milioni di ettari di superficie forestale. Per la precisione: 10.982.013. Rispetto al
2005 — anno dell’ultimo rilevamento ufficiale — vuol dire un
aumento di oltre seicentomila
ettari. A livello regionale è
boom, in dieci anni, in alcune
aree del Mezzogiorno: al primo
posto c’è il Molise, con un incremento di quasi il 17 per cento. Seguono Sicilia (+16,2), Basilicata (+11,1), Lazio (+10,5) e
Calabria (+9,9). La Sardegna si
conferma leader nella superficie
totale con più di 1,2 milioni di
ettari. Supera — anche se di poco — la Toscana, che si ferma a
quota 1,19 milioni.
I dati, a sentire il Corpo forestale dello Stato, sono positivi
anche sotto il profilo economico. «Secondo le ultime stime,
tutti questi alberi in più evitano
all’Italia multe internazionali
pari a circa due miliardi di euro»
spiega Enrico Pompei, responsabile dell’Inventario nazionale.
Il perché è presto spiegato: «Le
foreste assorbono l’anidride
carbonica e “immobilizzano”
grandi quantità di carbonio —
dice Pompei —: questo meccanismo permette al Paese di avvicinarsi il più possibile agli
obiettivi previsti dalle politiche
climatiche internazionali».
Ma come mai i boschi aumentano? Il merito è soprattutto delle persone. Anche se in
modo del tutto involontario.
«Gli italiani negli anni hanno
abbandonato l’agricoltura di
Fonte: Corpo forestale dello Stato
Franceschini su Caserta
+9,9
%
Calabria
ne. «Le persone residenti al Sud
hanno smesso di coltivare nelle
aree collinari e montuose perché non è più conveniente».
Mentre più su, «come in Trentino e nell’Alto Adige il tasso di
abbandono umano delle aree di
montagna è basso grazie a politiche che prevedono incentivi
per chi resta».
Più alberi significa più spazio
per muoversi in cattività e quindi più animali. Anche specie
selvatiche. È il caso della lince a
Tarvisio e in Piemonte. Dell’orso in Abruzzo e in Trentino. E
del lupo che popola molte aree
dal Nord-Ovest alla Calabria.
Il Corpo forestale dello Stato
calcola che dai boschi nazionali
si potrebbe ottenere energia fino all’equivalente di 3,24 milioni di tonnellate di gasolio l’anno
— pari all’1,6 per cento dei consumi energetici nazionali —
«senza ferire gli equilibri» e «la
biodiversità». Anche perché ad
oggi circa 10 milioni di impianti
domestici sono alimentati a legna.
«La combustione si otterrebbe così da un prodotto naturale
— continua Pompei — che si
brucia sì, ma di nuovo disponibile in 20-25 anni». Il tutto con
un’avvertenza: gli impianti a
biomassa, per esempio, vanno
sì bene, «ma la loro produzione
deve tenere conto di quanto può
offrire il bosco circostante».
Ora il vero tema è la gestione
di questo patrimonio naturale.
«Incendi e diffusione delle malattie rappresentano i pericoli
principali per la superficie forestale italiana» ragionano dal
Corpo forestale dello Stato. «I
nuovi boschi sono quelli più a
rischio — dice Pompei — perché gli alberi sono più vicini alle
aree dove si muovono gli esseri
umani». L’altro problema è rappresentato dai cambiamenti climatici e dalla globalizzazione:
negli ultimi anni in Italia «sono
arrivati insetti e parassiti mai
visti prima e che mettono in pericolo i nostri alberi. Se non monitoriamo la situazione rischiamo di perderne migliaia, come
sta succedendo in Portogallo».
Leonard Berberi
@leonard_berberi
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Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
Cronache 23
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✒
Il caso La lotta del sindaco spagnolo di «Ammazza-ebrei». Nel Casertano Schiavi diventò Liberi
Quei paesi «imbarazzati»
che decidono di cambiare nome
In Italia è successo a Porcili, Cernusco Asinario e Caccavone
I toponimi
In Italia
Il caso di Castrillo
Matajudíos, il paese
spagnolo che vuole
cambiare un nome
«sgradito», non è
isolato. In Italia hanno
subito operazioni di
maquillage linguistico
anche Cernusco sul
Naviglio (Milano), Stella
Cilento (Salerno) e
Poggio Sannita (Isernia)
Per lo scrittore
Porto Empedocle
(Agrigento) si era data
per secondo nome sui
cartelli Vigata (foto), il
paese immaginato da
Camilleri, ma senza un
atto amministrativo
Sapreste trovare su una cartina Cernusco Asinario, Porcili
oppure Caccavone? Difficile: ai
loro abitanti proprio non andava di essere associati a simili toponimi. E oggi compaiono sulle
mappe in tutt’altri termini: rispettivamente, più didascalici
(Cernusco sul Naviglio), poetici
(Stella Cilento) o addirittura
epici (Poggio Sannita).
Lo stesso potrebbe succedere
presto a Castrillo
Matajudíos, paesino di 56 anime
nel Nord della
Spagna. Nonostante ne sia stato
eletto sindaco,
infatti, Lorenzo
Rodríguez Pérez
non è particolarmente fiero di
rappresentarne il
nome: alla lettera
significa «Rocca
degli ammazzaebrei». Ha iniziato così una solitaria battaglia che si deciderà
domenica 25 quando i suoi concittadini voteranno, oltre che
per le elezioni europee, al referendum sulla proposta di ribattezzare il villaggio con il più innocuo Castrillo Motajudíos
(«Rocca collina degli ebrei»).
Non è detto che la vinca: i castrillesi sono parecchio attaccati
alla tradizione. Eppure, ha giurato il sindaco al New York Times, si basa tutto su un errore
gnano — vorreste chiamare
Schiavi ancora questo paese?».
Fu così convincente che Schiavi
divenne Liberi. Peccato, scriveva nel 1924 lo storico Angelo De
Santis, che «ci troviamo qui di
fronte a un caso di assoluta
ignoranza storica», perché il toponimo «si deve riportare agli
Slavi o Bulgari».
La maggior parte delle variazioni di nomi geografici avvenne però proprio dopo il 1861:
«Con l’unità d’Italia, il nuovo
Regno si trovò molte omonimie
— spiega Enzo Caffarelli, direttore della Rivista italiana di
onomastica — e dovette risolvere in fretta il problema. Si dice
per esempio che Cellino, nel Teramano, si guadagnò l’appellativo di Attanasio in onore del
prefetto dell’epoca, che tanto insistette per distinguerlo da Cel-
L’omaggio
Nel 2003 venne
aggiunta Vigata a Porto
Empedocle come
omaggio a Camilleri
madornale: il nome Castrillo
Matajudíos non verrebbe da un
pogrom antisemita, ma dal tentativo di mascherare le proprie
origini ebraiche all’epoca dell’Inquisizione cattolica, quando
gli ebrei venivano perseguitati.
Quello spagnolo è solo l’ultimo di una serie di comuni timorosi, spesso a torto, di sporcare
le loro origini con termini sgraditi. Basti pensare a Schiavi di
Formicola, nel Casertano. «In
questo paese che ora nomasi
Le variazioni
Il sindaco di
Castrillo
Matajudíos
(«Rocca degli
ammazza-ebrei»),
nel Nord della
Spagna, ha indetto
un referendum per
togliere i riferimenti
antisemiti dal
nome del paese
(Afp)
Schiavi, i miei antenati furono i
primi nel 1799 ad inaugurare il
vessillo di libertà, e tutti ne soffrirono le tristi conseguenze»,
ricordava il 27 aprile 1862 in
un’accorata orazione il consigliere comunale Campagnano, e
poi giù a enumerare le geste
eroiche del luogo natìo fino al
1860, quando «inaugurò una
Legione che seppe meritare dalla Patria con sacrifizi di sostanze
e di sangue, e voi — chiedeva
indignato il consigliere Campa-
lino San Marco nel Brindisino».
Non è l’unico omaggio bizzarro. Nel 2003 l’allora sindaco
di Porto Empedocle (Agrigento)
Paolo Ferrara arrivò a chiedere
allo scrittore Andrea Camilleri
di poter aggiungere al nome del
suo paese d’origine quello di Vigata, il luogo fittizio in cui sono
ambientate le avventure di
Montalbano. Mossa solo estetica (mai amministrativa) per attirare i turisti. E presto rinnegata dai successori. Oggi Vigata rimane solo come parentesi sui
cartelli all’ingresso del paese.
Elena Tebano
@elenatebano
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Un esperimento
(riuscito)
di classe separata
di ALESSANDRA COPPOLA
P
rimi amori e una partita di cricket.
È quasi concluso l’anno anche alla
scuola media «Besta» di Bologna, e
l’esperimento della «classe di stranieri»
ha prodotto i suoi risultati. «È scattata
qualche simpatia — racconta il preside,
Emilio Porcaro —, e abbiamo imparato
un nuovo sport grazie ad alcuni ragazzi
pachistani». Non era (solo) questo lo
scopo, naturalmente. Il primo obiettivo
del progetto («Non una classe —
ribadisce il dirigente —, ma un
ambiente di apprendimento
temporaneo») era fornire ad alunni
appena arrivati in Italia, in genere con i
ricongiungimenti, «una minima
strumentazione linguistica e
soprattutto un lessico disciplinare», che
permettessero loro di seguire le lezioni. E
poi sì anche di socializzare. Come è
andata a finire?
«La considero una buona esperienza»,
risponde Porcaro. Ma lo dice con una
certa cautela, perché la vicenda, lo
scorso autunno, aveva attirato critiche e
polemiche. Soprattutto da sinistra: una
classe ghetto proprio a San Donato,
quartiere dell’integrazione nella rossa
Bologna? Alla fine dell’anno, dei 33
ragazzini che non parlavano italiano,
solo 5 sono rimasti nel programma
«speciale». E sono gli ultimi arrivati, tra
febbraio e marzo, che non hanno avuto il
tempo di mettersi al passo. «Tutti gli
altri, dopo quattro mesi in media di
corsi, sono stati collocati nelle rispettive
classi, dieci faranno anche l’esame per
la licenza media». Non sarà la soluzione
perfetta, ma il modello Besta
meriterebbe forse di essere valutato (e
magari perfezionato) a partire dai
risultati, fuori dalle ideologie.
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italia: 51575551575557
Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
Cronache 25
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Il dibattito
Si moltiplicano saggi
e convegni che, da
diversi punti di vista,
si propongono
come risolutivi
del problema
ILLUSTRAZIONE DI GUIDO ROSA
SEGUE DALLA PRIMA
Oltre a Chomsky è firmato da
colui che molti (e io sono anche tra
questi) considerano il massimo
evoluzionista vivente, Richard
Lewontin, e da altri sei qualificatissimi coautori: Marc Hauser,
esperto di comunicazione animale, Robert Berwick, linguista, matematico ed evoluzionista del Mit,
spesso coautore di Chomsky,
Charles Yang, esperto di apprendimento del linguaggio (Filadelfia),
Ian Tattersall, antropologo esperto
di evoluzione della specie umana
(New York), Jeffrey Watumull, linguista matematico (Cambridge,
Inghilterra) e Michael J. Ryan,
esperto di evoluzione della cognizione e della comunicazione animale (Austin, Texas).
Questi studiosi ci ricordano che,
nel 1866, la Société de Linguistique de Paris, decise di bandire
ogni articolo sull’evoluzione del
linguaggio, dato che si accumulavano contributi con le più bizzarre
e insensate speculazioni. Nessun
bando di questo tenore è mai più
stato promulgato e, specie negli
ultimi vent’anni circa, una pletora
di libri, articoli e congressi si sono
cimentati con questo problema,
corredando le speculazioni con
dati neurobiologici, genetici, paleontologici, etnografici e naturalmente evoluzionistici. Chomsky,
Lewontin e colleghi espongono in
dettaglio perché questi dati, anche
quando sono solidi, non consentono di trarne le pretese conclusioni.
Corredata da una ricchissima bibliografia, la loro rassegna critica
spazia dai modelli matematici e
computazionali alle pretese ingenue spiegazioni di tipo adattazionista neo-Darwiniano, passando
per i reperti fossili (calchi del cranio dei Neandertal), le segnalazioni vocali dei primati, i linguaggi
artificiali e la genetica comparativa. Una ad una, tutte queste ipotesi
sull’evoluzione del linguaggio sono da loro puntualmente e precisamente confutate. Non mancano,
però, alla fine dell’articolo, sensatissimi suggerimenti su come procedere, pur tra mille difficoltà, verso approcci assai più fruttuosi all’evoluzione del linguaggio. Va
precisato che questi stessi autori,
in anni precedenti, individualmente o variamente tra loro com-
Chomsky demolisce vent’anni di ricerche:
non si sa com’è nato il linguaggio
Lo scienziato: «Teorie infondate, ecco la via per ricominciare»
Chi è
L’intervento
L’articolo del celebre linguista
statunitense demolisce
spiegazioni fondate
su modelli matematici
e sulla genetica comparativa
L’evoluzionista
Insieme allo studioso americano
hanno firmato l’articolo
altri sette colleghi, tra i quali
Richard Lewontin, il più grande
evoluzionista vivente
Ipotesi non plausibili
Anche nei più importanti
seminari in materia continuano
a essere proposte
ipotesi decisamente
non plausibili
Studioso
Noam Chomsky
binati, già avevano specificamente
confutato queste ipotesi, una dopo
l’altra. Direi, purtroppo, con scarso
successo.
Posso darne testimonianza diretta. La precedente edizione del
grande congresso sull’evoluzione
del linguaggio (Evolang IX) si tenn e a Kyo to n e l M a r z o 2 0 1 2 .
Chomsky aveva inizialmente accettato di tenere il discorso inaugurale, in sessione plenaria, ma ci
aveva poi ripensato. Mi disse, saggiamente: «Non vedo l’interesse di
passare quattro giornate a sentir
proporre ipotesi implausibili». Gli
organizzatori, sgomenti, gli chies e ro c h i p o te va s o s t i t u i r l o .
Chomsky propose due nomi: quello di Robert Berwick (molto opportunamente) e il mio (assai meno opportunamente). Bob declinò
ed io mi assunsi il non lieve carico.
In sostanza, in versione abbreviata
La carriera
Avram Noam Chomsky è nato a
Philadelphia, negli Stati Uniti,
nel 1928. Linguista, filosofo e
teorico della comunicazione,
è docente presso
il Massachusetts Institute
of Technology
I saggi
Chomsky è il fondatore della
grammatica generativotrasformazionale, uno dei più
rilevanti contributi alla
linguistica teorica del XX secolo.
Tra le sue numerose opere, «Le
strutture della sintassi» (1957)
e «Il linguaggio e i problemi
della conoscenza» (1988)
In Italia
Nel nostro Paese ha avuto
diversi riconoscimenti: tra
questi, nel 2012, il PhD honoris
causa in Neuroscienze
conferitogli dalla Scuola
Internazionale Superiore di
Studi Avanzati di Trieste
Massimo Piattelli Palmarini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
GENOVA-PALERMO:
VIAGGIA IN FAMIGLIA
IN CABINA A PARTIRE DA
112€*
SALVATORE - 57 ANNI - MARINAIO
CONOSCO OGNI ANGOLO
DEL MIO TRAGHETTO,
COSÌ VI TROVO SEMPRE
UN PARCHEGGIO SICURO.
e meno analitica, offrii alla numerosa platea il tipo di critiche adesso
ben dettagliate nella rassegna di
Chomsky e coautori. Certo, nessuno poteva sostituire Chomsky e io
ero un nano in confronto a un gigante. Ma fu come non avessi parlato affatto. Per quattro lunghe
giornate sentii sciorinare le ipotesi
che avevo tentato di confutare in
apertura del congresso, senza una
parola di contro-critica.
Un ulteriore aneddoto, al ritorno
da Kyoto, rafforzò il mio disappunto. Un mio studente di dottorato,
all’Università dell’Arizona, dopo
aver sentito tre mie dettagliate lezioni di critica a quelle ipotesi, e
aver (spero) letto alcuni articoli
degli autori sopra nominati, candidamente mi confessò: «Niente
mai potrebbe persuadermi che
l’evoluzione del linguaggio non è il
risultato di pressioni selettive
Darwiniane esercitate dalla comunicazione e la cognizione in genere». Trattandosi di un corso di biolinguistica, quindi di scienza e non
di religione o ideologia, la sua confessione, con quel sinistro «niente
mai» (nothing ever), mi parve assai preoccupante. Eppure quello
studente era, almeno, più sincero
di molti studiosi criticati da
Chomsky, Lewontin e coautori. E
della stragrande maggioranza dei
partecipanti ai dieci convegnoni
Evolang. Non posso sperare che
Evolang XI, tra due anni, sarà molto diverso.
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Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
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Sede legale in Milano - Via Angelo Rizzoli n. 8
Capitale sociale Euro 475.134.602,10 interamente versato
Registro delle Imprese di Milano e Codice Fiscale n. 12086540155
AVVISO
INDAGINE DI MERCATO
Invito a manifestare interesse per la disponibilità di immobili in Milano
da adibire a Nuovo Centro di Produzione della RAI - Radiotelevisione italiana Spa
La RAI - Radiotelevisione italiana Spa (di seguito “RAI”), in attuazione del programma di razionalizzazione e sviluppo dei propri attivi immobiliari, ha interesse a valutare la possibilità di concentrare le attività direzionali, operative e di produzione radio televisiva della propria Sede di Milano,
in un nuovo complesso immobiliare, con una tempistica la più possibile ridotta.
A tal fine, con il presente invito, la RAI intende sollecitare Manifestazioni di Interesse da parte di
soggetti interessati a fornire a RAI la disponibilità di un complesso immobiliare da adibire a Nuovo
Centro di Produzione di Milano (di seguito “NCP”).
Tutte le informazioni relative alle caratteristiche dell’area e del NCP nonché i contenuti e le modalità
di presentazione delle Manifestazioni di Interesse sono riportati nel documento “Invito a
manifestare interesse per la disponibilità di immobili in Milano da adibire a Nuovo Centro
di Produzione della RAI Radiotelevisione Italiana Spa” disponibile nell’indirizzo internet
www.ncpmilano.rai.it.
Ciascun interessato dovrà far pervenire, entro le ore 13:00 del giorno 13 giugno 2014, la Manifestazione di Interesse in un plico chiuso con qualsiasi mezzo idoneo a garantire la chiusura
originaria del plico e la segretezza della manifestazione di interesse, nonché ad escludere qualsiasi manomissione, a:
RAI - RADIOTELEVISIONE ITALIANA
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Presso “Ufficio Ricezioni e Spedizioni” RAI
Via Pasubio, 7 - piano terra
00195 Roma
La pubblicazione del presente invito e la ricezione della Manifestazione di Interesse non comportano per la RAI alcun obbligo nei confronti dei soggetti interessati, né, per questi ultimi, alcun
diritto a qualsivoglia prestazione da parte della RAI, a qualsiasi titolo.
Il presente avviso costituisce un invito a manifestare interesse, e non un invito ad offrire, né un’offerta al pubblico ex art. 1336 cod. civ., né una sollecitazione del pubblico risparmio ex art. 94 e ss.
del D.Lgs. n. 88/98.
La Rai si limita a rendere pubblica la sua esigenza di immobili di certe caratteristiche, non vincolandosi però a nessun criterio di scelta e anzi riservandosi il più ampio potere di valutare liberamente la convenienza delle offerte.
La RAI si riserva di sospendere, interrompere temporaneamente o definitivamente i contatti con
uno o tutti i soggetti che hanno manifestato interesse.
Tribunale di Bari
Sezione IV Civile - Fallimenti
Fallimento n. 31/2014 R.F.
Associazione Sportiva Bari SpA in esercizio provvisorio
Giudice Delegato: Dott.ssa Anna De Simone
Curatori: Dott. Marcello Danisi - Prof. Avv. Gianvito Giannelli
Avviso di vendita per cessione di azienda mediante procedura competitiva ex artt.
105 SS L. Fall.
Il Giudice Delegato ordina procedersi, il giorno 20 maggio 2014 ore 11,00, presso
la Sezione Fallimentare del Tribunale Civile di Bari (V piano - aula C - Palazzo di
Giustizia Piazza E. De Nicola), alla vendita mediante procedura competitiva al valore di stima dell’azienda al valore di stima dell’azienda sportiva calcistica A.S.
Bari S.pA.
Lotto unico
Intero complesso aziendale “Associazione Sportiva Bari S.p.A.” composto da: diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori, struttura ed organizzazione settore
giovanile, immobilizzazioni materiali, con partecipazione ex art. 102-bis N.O.I.F.,
indumenti, targhe, coppe, trofei, marchi sociali, già meglio individuati e descritti
nella relazione di stima, disponibile al pubblico presso la Cancelleria del Tribunale
di Bari, presso i Curatori, nonché sul portale nazionale www.astegiudiziarie.it, sul
sito ufficiale del Tribunale di Bari www.tribunale.bari.it e sul sito del Distretto di
Corte di Appello di Bari www.giustizia.bari.it. La vendita non è soggetta ad IVA.
Prezzo base fissato al valore di stima pari ad Euro 2.000.000,00 (duemilioni/00);
rilancio minimo Euro 200.000,00 (duecentomila /00).
Il complesso aziendale viene posto all’asta non comprensivo del titolo sportivo
(ove il “titolo sportivo” consiste nel riconoscimento, da parte della F.I.G.C., delle
condizioni tecniche sportive che consentono, ricorrendo vari requisiti federali, la
partecipazione di una società ad un determinato campionato), in quanto il titolo
sportivo non può essere oggetto di valutazione e di cessione a terzi, ma può solo
ed eventualmente essere attribuito dalla F.I.G.C. ad una diversa società.
Ai sensi e per gli effetti di quanto previsto all’art. 52 comma 3 n° 3) delle N.O.I.F.,
gli esperti stimatori, mediante l’ausilio dei soli dati contabili ed in termini di verosimiglianza dovuti all’urgenza nella predisposizione della stima, hanno quantificato il “debito sportivo” alla data del 10/03/2014, in Euro 2.971.919,87
(duemilioninovecentosettantunomilanovecentodiciannove/87).
Unitamente all’istanza ogni concorrente dovrà depositare, a titolo di cauzione e/o
anticipo prezzo, un assegno circolare non trasferibile intestato a “Curatela del Fallimento Associazione Sportiva Bari S.p.A. - Tribunale di Bari” di importo pari ad
Euro 1.000.000,00 (unmilione/00), oppure aver già effettuato bonifico bancario
con spese a carico del richiedente (spese OUR) dello stesso importo sul c/c intestato alla procedura Fallimentare coordinate bancarie IBAN: IT
88T0578704004014570147597- SWIFT VEBHIT2M. In tale caso l’offerente dovrà
altresì depositare nella busta la disposizione di bonifico indicante il CRO e/o il codice SWIFT della banca da cui ha effettuato la disposizione, con contestuale invio
di messaggio SWIFT MT103.
Tale somma sarà trattenuta in caso di aggiudicazione e mancato versamento del
residuo del prezzo.
In caso di inadempimento dell’aggiudicatario all’obbligo di stipula del contratto
di cessione, l’aggiudicazione si intenderà automaticamente revocata e le somme
in qualsiasi modo versate a titolo di cauzione e/o anticipo prezzo saranno trattenute integralmente e definitivamente dalla Procedura a titolo di risarcimento danni,
salvi i maggiori, con espressa rinuncia dell’aggiudicatario a qualsivoglia pretesa
restitutoria. Saranno accettate le domande presentate entro e non oltre le ore
10.30 del 20 maggio 2014 presso l’Ufficio vendite della Cancellerie Fallimentare
del Tribunale di Bari.
L’apertura delle buste avverrà presso il Tribunale di Bari V piano, Aula Udienze C
il giorno 20 maggio 2014 alle ore 11.00. Il Giudice Delegato e i Curatori verificheranno l’integrità delle buste e l’effettiva corrispondenza del contenuto dell’offerta alle prescrizioni richieste e previste nel bando.
In ipotesi di pluralità di offerenti verrà indetta tra gli stessi una gara con offerte in
aumento, ove ciascun rilancio non potrà essere inferiore ad Euro 200.000,00 partendo come base d’asta dalla più alta offerta ricevuta. L’azienda verrà aggiudicata
al miglior offerente, trattenendo in deposito anche la cauzione/ anticipo prezzo
degli altri offerenti. Nel caso che nessuno degli offerenti intenda partecipare alla
gara, l’aggiudicazione avverrà in favore del migliore offerente, ovvero, in caso di
importo offerto identico tra due o più offerenti, in favore di colui che ha depositato
primo in Cancelleria la busta contenete l’offerta. L’aggiudicazione definitiva avverrà decorsi tre minuti dall’ultima offerta.
Successivamente al verbale di aggiudicazione, non saranno ammesse altre offerte,
ed è esclusa anche la possibilità di presentare offerte in aumento del 10% del
prezzo di aggiudicazione ex art. 107, comma 4 L.F. L’aggiudicazione sarà seguita
dalla stipula del rogito notarile che dovrà essere sottoscritto il giorno 23 maggio
2014 alle ore 16.00 presso il Notaio che sarà nominato. All’atto della stipula del
rogito l’aggiudicatario dovrà versare ai Curatori, tramite assegno circolare non
trasferibile intestato a “Curatela del Fallimento Associazione Sportiva Bari S.p.A.
- Tribunale di Bari” il residuo prezzo pena la perdita della cauzione e la decadenza
dall’aggiudicazione. Oppure aver già effettuato bonifico bancario dello stesso importo sul c/c intestato alla procedura Fallimentare alle coordinate bancarie IBAN:
IT 88T0578704004014570147597- SWIFT VEBHIT2M, pena la perdita dell’acconto e/o cauzione e la decadenza dall’aggiudicazione.
In caso di mancato versamento del saldo del prezzo e/o buon esito del versamento
o di mancata presentazione dinanzi al Notaio, l’aggiudicatario sarà dichiarato decaduto con conseguente definitiva acquisizione della cauzione e/o anticipo prezzo
alla procedura fallimentare. Il Giudice Delegato, rilevato il mancato adempimento
dell’aggiudicatario, assegnerà l’azienda all’offerente che, durante la gara, ha proposto la successiva offerta più alta invitando quest’ultimo alla stipula del rogito
notarile ed al versamento ai Curatori del residuo prezzo il giorno 29 maggio 2014
alle ore 16.00 presso il Notaio che sarà nominato. Il bando e la perizia di stima
sono pubblicati sui siti www.astegiudiziarie.it e www.tribunale.bari.it a cui espressamente si rinvia.
AZIENDA TERRITORIALE EDILIZIA
RESIDENZIALE PUBBLICA
DEL COMUNE DI ROMA
L.re Tor di Nona n. 1 - 00186 Roma
Tel. 06.68841
ESTRATTO DI AVVISO
1. OGGETTO: Avviso per la formazione di un
elenco imprese per l’affidamento di lavori ai
sensi dell’art. 57 c. 6 D. Lgs. 163/06 e s.m.i.
di importo fino ad € 1.000.000,00 con le
modalità previste dall’art. 122 c. 7 e per l’affidamento dei lavori in economia o cottimo
fiduciario ai sensi dell’art. 125 c. 8 e 12 del
D. Lgs. 163/06.
2. CONDIZIONI DI PARTECIPAZIONE: sono indicate nell’avviso pubblicato e integralmente
scaricabile dal sito www.aterroma.it.
3. TERMINE ULTIMO PER IL RICEVIMENTO
DELLE DOMANDE: 09/06/14, h. 12.00,
presso la sede dell’Azienda.
4. DATA ESTRAZIONE LETTERE PRESSO SEDE
ATER: 14/07/14 alle ore 10.00.
5. RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO:
Arch. Simona Serafini.
6. DATA PUBBLICAZIONE G.U.R.I.: n. 53 del
12/05/2014.
IL DIRETTORE GENERALE
(Arch. Claudio Rosi)
S.A.C. SOCIETA’
AEROPORTO CATANIA S.P.A.
BANDO DI GARA
La S.A.C. Società Aeroporto Catania S.p.A.,
bandisce una gara mediante procedura
aperta avente ad oggetto “Aggiornamento
Master Plan Aeroporto di Catania Fontanarossa 2013-2030”.
CIG: 56366495E6. Importo a base di gara
€ 535.000,00. Responsabile del procedimento: Ing. Marcello Pappalardo tel. 095
7239500 - fax 095 7239228. Bando pubblicato sulla G.U.R.I. n. 42 V s.s. - Contratti
pubblici del 11.04.2014. Data di spedizione
dell’avviso alla GUE: 04.04.2014. Termine
di presentazione delle offerte: entro le ore
13:00 del giorno 19.06.2014 Ufficio protocollo della S.A.C. S.p.A. via Fontanarossa
Catania. Data espletamento gara: giorno
26.06.2014 alle ore 10:00, presso Uffici
amministrativi della S.A.C. S.p.A. Informazioni presso il R.U.P., documentazione integrale sul sito www.aeroporto.catania.it.
Il R.U.P.
Ing. Marcello Pappalardo
COMUNE DI FOLLINA
PROVINCIA DI TREVISO
AVVISO DI GARA
E’ indetta procedura aperta, criterio prezzo più
basso artt. 81, 82 D.lgs 12.4.2006, n. 163 per
affido servizio trasporto scolastico alunni
scuole infanzia, primaria e secondaria I grado
Comuni Follina, Tarzo, Miane, Cison Valmarino e Revine Lago Provincia di Treviso;
Requisiti: possesso requisiti L.R.V. n. 46/1994
e D.M. 31.01.1997 e attestato idoneità professionale trasporto persone su strada di cui
D.Lgs. 395/2000 (già D.M.. 448/1991), iscrizione Registro Imprese C.C.I.A.A. categoria
oggetto appalto o iscrizione albo analogo
altri stati europei, aver svolto negli ultimi
tre anni servizi di trasporto scolastico per un
ammontare complessivo non inferiore a
€ 250.000,00, disponibilità di almeno sette
mezzi, con i requisiti stabiliti dal capitolato
speciale d’appalto e dalla vigente legislazione
regionale e nazionale; avere la sede del parco
macchine e/o l’ officina di riparazioni entro
un raggio di non oltre 30 km dalla sede municipale di Follina, possesso della certificazione
UNI EN ISO 9000; Importo del servizio:
€. 1.224.000,00; Pubblicazione bando:
http://www.serviziocontrattipubblici.ithttp://www.comune.follina.tv.it. Scadenza presentazione offerte: ore 12.00 del 10.6.2014;
Informazioni: Rita Fides Menegon telefono:
0438/9733205, fax: 0438/970008, e-mail:
[email protected],
PEC:
[email protected].
Il Responsabile - Rita Fides Menegon
AVVISO AGLI AZIONISTI DI RISPARMIO DI CATEGORIA A E DI CATEGORIA B DI RCS MEDIAGROUP S.P.A.
(ai sensi degli artt. 2437 e ss. del codice civile e dell’art. 84 del Regolamento Consob n. 11971/1999)
Conversione delle Azioni di Risparmio di Categoria A e delle Azioni di Risparmio di Categoria B in azioni ordinarie RCS
Modalità e termini di esercizio del diritto di recesso
***
In data 12 maggio 2014 è stata iscritta presso il Registro delle Imprese di Milano la delibera con cui l’Assemblea degli azionisti di RCS MediaGroup S.p.A. (“RCS” o
la “Società”) dell’8 maggio 2014, in sede straordinaria, ha approvato la proposta di conversione delle Azioni di Risparmio di Categoria A e delle Azioni di Risparmio di
Categoria B della Società in azioni ordinarie, che prevede, in un unico contesto (i) l’attribuzione ai possessori di Azioni di Risparmio di Categoria A e ai possessori di
Azioni di Risparmio di Categoria B della facoltà di convertire ciascuna Azione di Risparmio detenuta in un’azione ordinaria, con pagamento di un conguaglio e (ii) la
conversione obbligatoria delle Azioni di Risparmio di Categoria A e delle Azioni di Risparmio di Categoria B in circolazione al termine del periodo per l’esercizio della
facoltà di conversione di cui al punto (i) in azioni ordinarie, senza pagamento di alcun conguaglio.
L’approvazione della conversione obbligatoria delle Azioni di Risparmio da parte dell’Assemblea dell’8 maggio 2014, determinando una modifica dello Statuto sociale
riguardante i diritti di voto e di partecipazione dei possessori di Azioni di Risparmio, fa sorgere il diritto di recesso (il “Diritto di Recesso”) in capo ai possessori di
Azioni di Risparmio di Categoria A e/o di Azioni di Risparmio di Categoria B che non abbiano concorso all’adozione delle deliberazioni delle relative Assemblee Speciali del 6 maggio 2014 (i “Soggetti Legittimati”), ai sensi dell’art. 2437, comma 1, lettera g) del codice civile.
Si precisa che, in conformità a quanto previsto dall’art. 127-bis, comma 3, del D. Lgs. 14 febbraio 1998 n. 58 (“TUF”), si intenderà non aver concorso all’approvazione
della deliberazione, e pertanto legittimato all’esercizio del Diritto di Recesso, colui a cui favore sia stata effettuata la registrazione in conto delle Azioni di Risparmio di
Categoria A e/o delle Azioni di Risparmio di Categoria B successivamente alla data indicata nell’art. 83-sexies, comma 2, TUF (c.d. record date, ovvero successivamente
al 24 aprile 2014) ma prima dell’apertura dei lavori della relativa Assemblea Speciale del 6 maggio 2014.
Il valore di liquidazione delle Azioni di Risparmio oggetto di recesso è stato determinato ai sensi dell’art. 2437-ter del codice civile facendo esclusivo riferimento alla
media aritmetica dei prezzi di chiusura delle Azioni di Risparmio nei sei mesi precedenti la data di pubblicazione degli avvisi di convocazione delle Assemblee Speciali
del 6 maggio 2014 ed è pari (i) a Euro 0,872 per ciascuna Azione di Risparmio di Categoria A, e (ii) a Euro 0,519 per ciascuna Azione di Risparmio di Categoria B.
Ai sensi dell’art. 2437-bis del codice civile, i soggetti legittimati all’esercizio del Diritto di Recesso potranno esercitare il proprio diritto, per tutte o parte delle azioni
possedute, mediante lettera raccomandata (di seguito, la “Dichiarazione di Recesso”) che dovrà essere spedita presso la sede legale della Società (Via Angelo Rizzoli
8 - 20132 Milano), all’attenzione della Funzione Affari Societari, entro quindici giorni dalla data dell’iscrizione della delibera dell’Assemblea Straordinaria (e, dunque,
entro il 27 maggio 2014).
La Dichiarazione di Recesso dovrà contenere le seguenti informazioni:
- le generalità dell’azionista recedente, ivi incluso il codice fiscale;
- il domicilio dell’azionista recedente per le comunicazioni relative alla procedura, ivi incluso il numero di telefono e indirizzo e-mail;
- il numero e la categoria di azioni per le quali viene esercitato il Diritto di Recesso;
- il codice IBAN del conto corrente bancario presso il quale accreditare l’importo del rimborso delle azioni oggetto di recesso.
La Dichiarazione di Recesso dovrà, inoltre, contenere l’indicazione dell’intermediario presso cui sono depositate le azioni oggetto di recesso e una dichiarazione dell’azionista recedente che tali azioni sono libere da pegni o da altri vincoli in favore di terzi. Qualora le azioni oggetto di recesso siano gravate da pegni o da altri vincoli
in favore di terzi, l’azionista recedente dovrà, altresì, allegare alla Dichiarazione di Recesso una dichiarazione del creditore pignoratizio o del soggetto a cui favore sia
apposto il vincolo con la quale tale soggetto presti il proprio consenso irrevocabile e incondizionato alla liberazione delle azioni dal pegno e/o dal vincolo e alla relativa
liquidazione in conformità alle istruzioni dell’azionista recedente.
Fermo restando quanto previsto all’art. 127-bis del TUF, l’azionista recedente dovrà allegare alla Dichiarazione di Recesso un’idonea comunicazione, rilasciata da un
intermediario autorizzato, che attesti (i) la titolarità in conto delle azioni oggetto di recesso il giorno dell’Assemblea Speciale dei possessori di Azioni di Risparmio di
Categoria A e/o di Azioni di Risparmio di Categoria B (6 maggio 2014) e (ii) la titolarità in conto delle azioni oggetto di recesso alla data della Dichiarazione di Recesso.
Come previsto dall’art. 2437-bis del codice civile e dalle disposizioni regolamentari vigenti, il rilascio della comunicazione da parte dell’intermediario autorizzato sarà
accompagnato dal blocco delle Azioni di Risparmio corrispondenti ad opera dell’intermediario medesimo, sino alla loro liquidazione ovvero alla verifica circa il mancato
avveramento delle condizioni di efficacia concernenti il complessivo valore di liquidazione delle Azioni di Risparmio per le quali sarà eventualmente esercitato il Diritto
di Recesso da parte dei Soggetti Legittimati (come di seguito illustrata); fermo restando che il Soggetto Legittimato recedente sarà autorizzato ad esercitare il diritto di
voto spettante su tali azioni fino alla data del pagamento del valore di liquidazione.
Si segnala che (i) è onere dei Soggetti Legittimati recedenti assicurare la correttezza e completezza delle informazioni contenute nella dichiarazione di recesso e fare
in modo che la stessa sia spedita alla Società nei termini di legge indicati nel presente avviso: RCS non assume alcuna responsabilità al riguardo; (ii) le comunicazioni
inviate oltre tali termini, ovvero sprovviste delle necessarie informazioni, ovvero non corredate, nei termini indicati, della relativa comunicazione dell’intermediario,
non saranno prese in considerazione da parte della Società.
Si ricorda che:
- la conversione obbligatoria delle Azioni di Risparmio di Categoria A è condizionata alla circostanza per cui il complessivo valore di liquidazione delle Azioni di Risparmio di Categoria A per le quali sarà stato eventualmente esercitato il Diritto di Recesso da parte dei relativi possessori non ecceda Euro 3 milioni (tale importo potrà
essere incrementato della eventuale differenza, se positiva, tra l’importo di Euro 2 milioni e il complessivo valore di liquidazione delle Azioni di Risparmio di Categoria
B per le quali sarà stato eventualmente esercitato il Diritto di Recesso da parte dei relativi possessori, secondo quanto indicato al successivo punto);
- la conversione obbligatoria delle Azioni di Risparmio di Categoria B è, inoltre, condizionata alla circostanza per cui il complessivo valore di liquidazione delle Azioni
di Risparmio di Categoria B per le quali sarà stato eventualmente esercitato il Diritto di Recesso da parte dei relativi possessori non ecceda Euro 2 milioni (tale importo
potrà essere incrementato della eventuale differenza, se positiva, tra l’importo di Euro 3 milioni e il complessivo valore di liquidazione delle Azioni di Risparmio di
Categoria A per le quali sarà stato eventualmente esercitato il Diritto di Recesso da parte dei relativi possessori, secondo quanto indicato al precedente punto).
Poiché l’efficacia della conversione obbligatoria delle Azioni di Risparmio è subordinata all’avveramento delle condizioni di efficacia sopra descritte, anche l’esercizio
del Diritto di Recesso da parte dei Soggetti Legittimati sarà subordinato all’avveramento delle medesime condizioni.
La Società renderà noti i dati relativi al quantitativo di azioni oggetto di recesso e, quindi, l’avveramento ovvero il mancato avveramento delle predette condizioni di
efficacia, mediante avviso pubblicato sul sito internet della Società www.rcsmediagroup.it e sul quotidiano il Corriere della Sera entro quindici giorni lavorativi dalla
chiusura del periodo per l’esercizio del Diritto di Recesso. Le condizioni concernenti il complessivo valore di liquidazione delle azioni per le quali sarà eventualmente
esercitato il Diritto di Recesso sono poste nell’esclusivo interesse della Società la quale avrà, pertanto, facoltà di rinunciarvi dandone comunicazione mediante avviso
pubblicato sul sito internet della Società www.rcsmediagroup.it e sul quotidiano il Corriere della Sera entro quindici giorni lavorativi dalla chiusura del periodo per
l’esercizio del Diritto di Recesso.
In conformità all’articolo 2437-bis, comma 3, del codice civile, il recesso non potrà essere esercitato e, se già esercitato, sarà privo di efficacia se, entro novanta giorni,
la Società dovesse revocare la delibera che lo legittima.
Nel caso in cui uno o più Soggetti Legittimati esercitino il Diritto di Recesso e risultino avverate le condizioni di efficacia sopra descritte, il procedimento di liquidazione delle azioni per le quali sarà esercitato tale diritto si svolgerà mediante offerta in opzione ai sensi e per gli effetti dell’art. 2437-quater, comma 1, del codice civile
(l’“Offerta in Opzione”). L’Offerta in Opzione sarà effettuata in Italia e sarà rivolta, indistintamente e a parità di condizioni, a tutti gli azionisti di RCS (diversi dai
possessori di Azioni di Risparmio che avranno esercitato il Diritto di Recesso) i quali potranno esercitare il diritto di opzione proporzionalmente alle azioni RCS possedute in rapporto al capitale sociale complessivo della Società, nonché, ove ne facciano contestuale richiesta, il diritto di prelazione nell’acquisto delle azioni oggetto di
recesso che siano rimaste inoptate all’esito dell’Offerta in Opzione (l’“Offerta in Prelazione”).
Qualora, ad esito delle predette procedure di Offerta in Opzione e di Offerta in Prelazione, residuino azioni oggetto di recesso che non siano state acquistate dagli altri
azionisti RCS, tali azioni potranno essere collocate mediante offerta sul Mercato Telematico Azionario; nel caso in cui tale operazione non consenta l’integrale liquidazione di dette azioni, si procederà agli ulteriori adempimenti previsti dall’art. 2437-quater del codice civile.
RCS provvederà a comunicare tempestivamente i termini dell’Offerta in Opzione con l’avviso relativo al deposito dell’Offerta in Opzione presso il Registro delle Imprese di Milano che sarà pubblicato sul quotidiano il Corriere della Sera, oltre che sul sito internet della Società www.rcsmediagroup.it.
AVVISO AL PUBBLICO
AVVISO AL PUBBLICO
Transunion Petroleum Italia S.r.l.
Transunion Petroleum Italia S.r.l.
COMUNICAZIONE RELATIVA ALLA PROCEDURA DI VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE
In riferimento all’istanza per l’avvio della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale del progetto: intervento di ricerca di idrocarburi in mare, nell’area dell’istanza di permesso di ricerca denominata “d 361 C.R-.TU”, inviata in data 08/05/2013 al Ministero dell’ambiente e della tutela del
territorio e del mare e di cui è stato dato avviso al pubblico in data 10/05/2013 tramite pubblicazione
sui quotidiani: “L’Avvenire” e “Il Giornale di Sicilia”, oltre ad un successivo secondo avviso sul quotidiano “Il Corriere della Sera” del 14/06/2013, la Società Transunion Petroleum Italia S.r.l., con
sede legale a Roma, Viale Isacco Newton n. 6, comunica di aver depositato presso il Ministero dell’Ambiente in data 14/03/2014 documentazione integrativa allo studio di impatto ambientale, come
da richiesta ufficiale.
Copia della documentazione integrativa di cui sopra è stata inviata per la pubblica consultazione
presso:
- Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - D.G. per le valutazioni ambientali,
Via Cristoforo Colombo, 44 - Roma;
- Ministero per i Beni e le Attività Culturali - D.G. per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte
contemporanee, Via di San Michele, 22 - Roma;
- Regione Sicilia - Assessorato Territorio ed Ambiente - Dipartimento Regionale dell’Ambiente, Via
Ugo La Malfa, 169 - Palermo;
- Provincia di Ragusa (Viale del Fante n.10 - Ragusa); Provincia di Caltanissetta (Viale Regina Margherita, 28 - Caltanissetta);
- Comune di Gela (Piazza San Francesco - Gela); Comune di Acate (Piazza Libertà, 34 - Acate); Comune di Vittoria (Via Bixio, 34 - Vittoria); Comune di Ragusa (Corso Italia, 72 - Ragusa); Comune
di Santa Croce Camerina (Via Carmine, 95 - S. Croce Camerina); Comune di Scicli (Via F. Mormino
Penna, 2 - Scicli); Comune di Modica (Piazza Principe di Napoli - Modica).
La documentazione depositata è consultabile sul sito web del Ministero dell’Ambiente e della tutela
del territorio e del mare all’indirizzo www.va.minambiente.it.
Ai sensi dell’art. 24 comma 4 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. entro il termine di 60 (sessanta) giorni
dalla data di pubblicazione del presente avviso, chiunque abbia interesse può prendere visione della
documentazione e presentare in forma scritta proprie osservazioni, anche fornendo nuovi o ulteriori
elementi conoscitivi e valutativi, indirizzandoli al Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio
e del mare; l’invio delle osservazioni può essere effettuato anche mediante posta elettronica certificata al seguente indirizzo:
[email protected].
Il legale rappresentante
COMUNICAZIONE RELATIVA ALLA PROCEDURA DI VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE
In riferimento all’istanza per l’avvio della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale del
progetto: intervento di ricerca di idrocarburi in mare, nell’area dell’istanza di permesso di
ricerca denominata “d 68 F.R-.TU”, inviata in data 08/05/2013 al Ministero dell’ambiente e della
tutela del territorio e del mare e di cui è stato dato avviso al pubblico in data 10/05/2013 tramite
pubblicazione sui quotidiani: “L’Avvenire”, “La Gazzetta del mezzogiorno” (ediz. Basilicata e Puglia),
e “La gazzetta del Sud” (ediz. Calabria), oltre ad un successivo secondo avviso sul quotidiano “Il
Corriere della Sera” del 13 giugno 2013, la Società Transunion Petroleum Italia S.r.l., con sede
legale a Roma, Viale Isacco Newton n. 6, comunica di aver depositato presso il Ministero dell’Ambiente in data 07/03/2014 documentazione integrativa allo studio di impatto ambientale, come da
richiesta ufficiale.
Copia della documentazione integrativa di cui sopra è stata inviata per la pubblica consultazione
presso:
- Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - D.G. per le valutazioni ambientali,
Via Cristoforo Colombo, 44 - Roma;
- Ministero per i Beni e le Attività Culturali - D.G. per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte
contemporanee, Via di San Michele, 22 - Roma;
- Regione Calabria (Dip. Politiche dell’Ambiente - Viale Isonzo, 414 - Catanzaro); Regione Basilicata
(Dip. Ambiente, Territorio, Politiche della sostenibilità - Via Anzio, 75 - Potenza); Regione
Puglia (Assessorato alla qualità dell’Ambiente - Servizio Ecologia - Via delle Magnolie, 6/8 - Modugno - BA);
- Provincia di Crotone, Provincia di Cosenza, Provincia di Matera, Provincia di Taranto, Provincia
di Lecce;
- Comune di Cirò Marina, Comune di Cirò, Comune di Crucoli, Comune di Cariati, Comune di Scala
Coeli, Comune di Mandatoriccio, Comune di Pietrapaola, Comune di Calopezzati, Comune di Crosia, Comune di Rossano, Comune di Corigliano Calabro, Comune di Cassano all’Ionio, Comune
di Villapiana, Comune di Trebisacce, Comune di Albidona, Comune di Amendolara, Comune di
Roseto Capo Spulico, Comune di Montegiordano, Comune di Rocca Imperiale, Comune di Nova
Siri, Comune di Rotondella, Comune di Policoro, Comune di Pisticci, Comune di Bernalda, Comune di Ginosa, Comune di Castellaneta, Comune di Palagiano, Comune di Massafra, Comune
di Taranto, Comune di Leporano, Comune di Pulsano, Comune di Lizzano, Comune di Torricella,
Comune di Maruggio, Comune di Manduria, Comune di Porto Cesareo, Comune di Nardò, Comune
di Galatone, Comune di Sannicola, Comune di Gallipoli, Comune di Taviano, Comune di Racale,
Comune di Alliste, Comune di Ugento, Comune di Salve, Comune di Morciano di Leuca, Comune
di Patù, Comune di Castrignano del Capo.
La documentazione depositata è consultabile sul sito web del Ministero dell’Ambiente e della tutela
del territorio e del mare all’indirizzo www.va.minambiente.it.
Ai sensi dell’art. 24 comma 4 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. entro il termine di 60 (sessanta) giorni
dalla data di pubblicazione del presente avviso, chiunque abbia interesse può prendere visione
della documentazione e presentare in forma scritta proprie osservazioni, anche fornendo nuovi o
ulteriori elementi conoscitivi e valutativi, indirizzandoli al Ministero dell’Ambiente e della tutela del
territorio e del mare; l’invio delle osservazioni può essere effettuato anche mediante posta elettronica certificata al seguente indirizzo:
[email protected].
Il legale rappresentante
Cineca Consorzio Interuniversitario
Via Magnanelli 6/3
40033 Casalecchio di Reno (BO)
BANDO DI GARA
Oggetto: GARA1411 - Acquisizione di un sistema di
supercalcolo di classe Tier-1 - CIG 57382780CF.
CPV: 30211100. Tipo di appalto: Forniture-Acquisto.
Valore stimato, IVA esclusa: EURO 2.800.000,00.
Durata in mesi: 36 (dall’aggiudicazione dell’appalto).
Tipo di procedura: aperta. Criteri di aggiudicazione:
Offerta economicamente più vantaggiosa. Termine
per il ricevimento delle offerte: 24.6.2014 - 13:00.
Modalità di apertura delle offerte: 30.6.2014 - 10:00.
Data di spedizione del presente avviso alla GUUE:
30.4.2014.
Il Responsabile del Procedimento - Sanzio Bassini
Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
27
italia: 51575551575557
Economia
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La lente
LA STABILITÀ
DELLE PARTITE IVA
E L’IMPEGNO
DI POLETTI
A
nche nel mese di marzo
il flusso delle partite
Iva è rimasto costante: ne
sono state aperte 52.250,
+0,4% rispetto allo stesso
mese dell’anno precedente.
Se guardiamo alla natura
giuridica va segnalato
l’incremento significativo
delle società di capitali
(+11,7%) legato con tutta
probabilità alle
semplificazioni per
l’apertura di Srl. Quanto
alla ripartizione territoriale
il Nord rappresenta il 42,2%
contro il 22,9% del Centro e
il 34,8% di Sud e Isole. Il
settore produttivo preferito
è il commercio che da solo
copre il 23% delle new entry,
si segnalano però
incrementi significativi
(superiori al 5%) nei servizi
informatici,
nell’alloggio/ristorazione e
nella sanità. In caduta
attività finanziarie,
trasporti e arte e spettacolo.
Il 49% delle nuove partite
Iva è dovuto a giovani under
35 (però il trend segna
-3,4%) e il 34% alla classe di
età tra i 36 e i 50 anni. I
dati, dunque, non
presentano particolari
discontinuità ma cadono in
un momento in cui il
sindacato chiede di
intensificare la lotta alle
false partite Iva e il ministro
Giuliano Poletti ha aggiunto
di voler guardare anche ai
problemi di quelle vere. Il
ministero delle Finanze non
fornisce mensilmente i
numeri delle cessazioni ma
per avere un parametro si
può ricordare come nel 2013
in media arrivassero al 7080% rispetto alle aperture.
Dario Di Vico
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’operazione Dall’aggregazione del valore di 10 miliardi di euro nascerebbe un colosso da 20 milioni di abbonati
Piano di Murdoch per una pay tv europea
BSkyB, via alla trattativa per l’acquisto di Sky Germania e Sky Italia
Rupert Murdoch avvia le
grandi manovre per creare la
prima piattaforma europea della
pay tv targata Sky. I due perni
sono Sky Italia e Sky Deutschland, controllate la prima al
100% la seconda al 55% dalla Fox
di Murdoch, che verrebbero incorporate in BSkyB dando così
vita al primo polo europeo della
tv a pagamento con oltre 20 milioni di abbonati. Le attività tedesche valgono circa 5,5 miliardi di euro mentre per quelle italiane la cifra si aggira attorno ai 5
miliardi.
In una nota BSkyB, di cui
Murdoch è il primo azionista
con il 39%, ha annunciato l’avvio
ufficiale dei colloqui con Fox
precisando che si tratta di una
fase preliminare e che non sono
stati raggiunti accordi né presi
impegni e al momento non c’è
alcuna garanzia che l’operazione
vada in porto. «Al giusto valore
— ha però ammesso BSkyB — la
combinazione ha le potenzialità
per diventare un player internazionale nella pay tv». Mettere
ordine in Europa nelle attività
televisive è un vecchio pallino
del tycoon australiano. Lo stesso
James Murdoch, braccio destro
del padre in News Corp e a lungo
plenipotenziario per le attività
europee nei media, ha sempre
detto di non ritenere ottimale
questa frammentazione. Per
questo nel 2010 News Corp provò a prendere il controllo totalitario di BSkyB, ma l’operazione
naufragò in seguito allo scandalo delle intercettazioni che travolse il quotidiano britannico
«News of the World», di proprietà di Murdoch, accendendo
un faro sugli affari del magnate
dei media.
L’operazione, così come stata
immaginata adesso, permetterebbe di bypassare il filtro adottato dalle autorità britanniche, a
La galassia
News Corp
Ricavi
7.235 (sterline)
Ebitda
1.330 (sterline)
Numero
di impiegati
Abbonati
(al 31 marzo 2014)
Le mosse di Mediaset
Confalonieri scettico sul
progetto di Murdoch.
Ma anche Mediaset sta
studiando una pay tv
paneuropea
cui spetta valutare qualsiasi operazione che comporti un’incremento della quota di News Corp
in BSkyB. La razionalizzazione,
tuttavia, non risponde solo a una
logica interna alla società di
Murdoch.
La concorrenza in Europa sta
diventando sempre più dura e
trovare sinergie è quasi un obbligo. Murdoch si è mosso quindi
in anticipo rispetto ai grandi
1,55 mld (euro)
35 mld
(euro)
oltre 2.000
10,6 milioni
3,73 milioni
4,75 milioni
BSkyB
Sky Deutschland
Sky Italia
player televisivi, ai quali certamente la nascita di una piattaforma pay europea crea qualche
preoccupazione. Sia per la forza
negoziale che potrebbe avere
nell’acquisto dei diritti, per lo
sport o il cinema, sia per le potenzialità che avrebbe un big che
nascerebbe dall’unione dei leader della pay tv in Gran Bretagna,
Italia e Germania. Prendiamo per
esempio i diritti per la Cham-
pions League, che Mediaset ha
strappato proprio a Sky a partire
dal 2015. Secondo la Corte di
Giustizia europea i cittadini comunitari possono comprare
l’abbonamento alla pay tv in
qualunque Paese e poi guardare
la tv dove vogliono. In teoria,
quindi, una volta riunite le attività sotto il cappello di BSkyB,
Murdoch, che ha i diritti per trasmettere la Champion in Inghil-
di LORENZO SALVIA
e l’anno prossimo il 730 arriverà direttamente a casa, per il
momento la Tasi continua ad essere un rebus. Per l’acconto
di giugno della nuova tassa sulla casa il bollettino
precompilato resta un miraggio: i contribuenti saranno
chiamati ancora una volta al «fai da te» calcolando da soli la
somma da pagare. Inevitabile, visto che meno di mille Comuni
su 8 mila hanno preso una decisione su aliquote e detrazioni.
Un ritardo che rischia di creare una beffa per i proprietari di
seconde case, che potrebbero pagare più del dovuto. Per questa
(non divulgato)
24.000
✒
Seconde case, il rischio beffa (con l’anticipo)
S
2,8 mld (euro) circa
categoria di immobili a giugno va pagata sia la vecchia Imu
sia la Tasi al 5 per mille, la metà dell’aliquota standard. Ma se
poi i Comuni ritardatari dovessero esentare dalla Tasi le
seconde case, come alcuni sarebbero orientati a fare, quello 0,5
per mille andrebbe restituito o almeno scalato dai versamenti
successivi. Il presidente della commissione Bilancio della
Camera Francesco Boccia chiede il rinvio a settembre della
scadenza. Forse emendando il decreto Irpef o quello sulla casa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
circa
4.000
D’ARCO
terra, potrebbe ritrasmettere i
match in Italia sottotitolando il
commento. Potrebbe farlo con lo
sport come con le serie tv o i film.
Fedele Confalonieri è scettico
sulla riuscita del progetto. «È
molto ambizioso — secondo il
presidente di Mediaset — parlare d’Europa quando in una parte
del continente si va a cena alle
21.30 e in una alle 18.00, bisogna
vedere...». Lo stesso Biscione
tuttavia sta analizzando lo scenario e ha accelerato le riflessioni dopo che Telefonica in Spagna
ha presentato un’offerta al gruppo Prisa per salire al 78% in Digital+, di cui Mediaset ha il 22%.
Pier Silvio Berlusconi ha auspicato una collaborazione con i soci spagnoli, anche se lo stesso
gruppo milanese sta cercando di
creare una propria piattaforma
paneuropea nella pay tv, aperta
ad altri soci. Ma Mediaset
España ha prima di tutto un diritto di prelazione sulla quota di
Prisa in Digital+ e da qualche
giorno sul mercato si parla di
una controfferta allo studio. «È
price sensitive — ha detto Confalonieri — non dico nulla».
Federico De Rosa
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28
italia: 51575551575557
Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
Economia 29
italia: 51575551575557
Il salvataggio La compagnia emiratina andrà al 49% del capitale. Gli istituti diventeranno soci
La banca
Alitalia-Etihad, il sì delle banche
Unicredit
L’amministratore delegato di
Unicredit Federico Ghizzoni ieri alla
conferenza
stampa
Vertice a Palazzo Chigi. Ghizzoni: faremo la nostra parte
ROMA — Fumata «grigia» ieri a palazzo Chigi sulla trattativa
Alitalia. Le condizioni di massima per giungere a un accordo
con la compagnia emiratina
Etihad, che vuole acquistare fino al 49% del vettore tricolore,
sarebbero state finalmente raggiunte. C’è voluta l’intermediazione del governo, rappresentato dal sottosegretario Graziano
Delrio, dal ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, collegato telefonicamente, e dal capogabinetto del ministero dell’Economia,
Fabrizio Pagani, per sciogliere le
riserve delle banche socie/creditrici: Unicredit ma soprattutto
Intesa Sanpaolo, ieri presente
all’incontro con il suo massimo
esponente, il consigliere delegato Carlo Messina.
«Tutti i soggetti coinvolti
hanno definito una posizione
comune. Ci sono le condizioni
per andare avanti» spiega una
fonte bancaria. Condizioni che
dopo il vertice a palazzo Chigi
sarebbero state ripercorse in un
incontro ristretto presso l’amministratore delegato di Alitalia,
Gabriele Del Torchio. Ma bisognerà ancora metterle a punto e
limarle prima di inviarle tra domani e giovedì a Etihad, in risposta alla sua ultima missiva.
Cosa ha sbloccato la situazione? Il governo ha preso degli impegni nei confronti delle banche? «Tutti hanno fatto uno
sforzo per andare incontro agli
altri» ha proseguito la fonte. Il
comunicato dell’esecutivo si limita a assicurare che «il gover-
D’ARCO
I soci
Aura Holding 0,92
Altri 3,4
12 Capital spa
0,95
Finanziaria
di part. e inv.
1,18
Alitalia Gabriele Del Torchio
no, gli azionisti e le banche creditrici hanno convenuto che la
trattativa con Etihad dovrà proseguire e condurre ad un esito
positivo. Si tratta infatti di una
grande opportunità di sviluppo
di un importante marchio italiano e per il Sistema Paese». Un’affermazione che suona come un
impegno preciso che prima di
adesso il governo non aveva mai
assunto con tanta chiarezza, for-
G & C. Holding
1,24
Pirelli & Co spa
2,67
Macca srl 3,69
Odissea srl 3,90
Fire spa 4,28
Af/Klm 7,08
Intesa
Sanpaolo
20,59
Poste spa
19,48
Atlantia 7,44
se nel timore di non portare a
casa il risultato.
Del resto lo stesso Lupi, in
mattinata, aveva scongiurato
che non si regalasse il trasporto
aereo italiano «a zero euro a chi
ha scommesso sul fallimento»
di Alitalia. Un riferimento sempre più scoperto a Air FranceKlm che, secondo questa ricostruzione, avrebbe manovrato
nell’ombra per convincere le
Immsi
10,19
Unicredit
12,99
banche a ritirarsi dalla trattativa, giocando sulla tentazione di
Intesa Sanpaolo di concentrarsi
sul core business.
Quanto all’ad di Unicredit,
Federico Ghizzoni, impegnato a
presentare i risultati della banca
mentre l’incontro a palazzo Chigi era in corso, ancora tentennava: «Siamo disposti a fare quanto possibile, che non vuol dire
tutto, per aiutare questa trattati-
Made in Italy
VicenzaOro
sbarca
negli Emirati
con Dubai World
La Fiera di Vicenza sbarca a Dubai. Ieri è stato firmato l’accordo per
la creazione di DV Global Link, joint venture tra la società vicentina
e Dubai World Trade Center che porterà nel 2015 all’organizzazione
di VicenzaOro Dubai, destinata a diventare, nelle intenzioni dei
promotori, il riferimento per il mercato del Medio Oriente, Africa e
Sud Est asiatico. «La presenza negli Emirati rafforzerà
significativamente il nostro ruolo di event show producer globale
— ha commentato Matteo Marzotto, presidente di Fiera di Vicenza
— e di promotori di contenuti di elevata qualitá».
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va». E chissà che tra i motivi per
frenare, le banche non abbiano
ricordato al governo la «stangata» subita con l’aumento dell’aliquota sulla rivalutazione
delle quote Bankitalia. Qualcosa
come 215 milioni di tasse nel
2014 per Unicredit, ha detto ieri
in conferenza stampa Ghizzoni.
«Sono stati esaminati i differenti aspetti del negoziato e delle richieste avanzate dalla società emiratina — prosegue la nota
ufficiale —. Il governo ha invitato il management di Alitalia a
continuare la trattativa sulla base delle positive indicazioni
espresse oggi da parte degli
azionisti e delle banche». Bisogna ricordare che Etihad avrebbe chiesto di rinegoziare un minimo di 400 milioni di debiti
(ma potrebbero arrivare a 565
milioni aggiungendo la finanza
versata a inizio anno), attraverso la cancellazione o la conversione in equity. Ma una parte del
debito dovrebbe restare nella
vecchia compagnia (holding) e
forse una parte potrebbe andare
nella sottostante newco, di cui
Etihad acquisterebbe una quota.
Buone notizie dal fronte degli
aeroporti: nel primo trimestre
2014 il giudizio sulla qualità dei
servizi vede Fiumicino superare
Parigi Charles de Gaulle, Francoforte e Madrid, hub di Air
France, Lufthansa e Iberia, secondo Airports Council International, che ogni tre mesi misura
le performances di 250 scali.
Antonella Baccaro
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Usa L’Authority delle telecomunicazioni: la banda larga non rallenterà le altre connessioni
Web, Google e Facebook:
«No alla doppia velocità»
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK — Adesso Tom Wheeler, il
capo della FCC, l’”authority” del governo
americano che sorveglia e regola il sistema delle telecomunicazioni e delle connessioni digitali, promette che l’introduzione di servizi a banda larga più rapidi e
a pagamento per le società che lo richiedono (come Netflix, che negli Usa trasmette i film in “streaming”), non si tradurrà in una discriminazione delle altre
connessioni che, essendo gratuite, potrebbero anche diventare improvvisamente più lente. “Non lo permetteremo”
ha promesso ieri Wheeler a tre giorni dalla seduta della FCC che, giovedì, dovrebbe
varare la contestatissima riforma: “Non
consentiremo che ci sia una segregazione
del traffico web, le società che gestiscono
Pubblica amministrazione
le reti a banda larga verranno sottoposte a
controlli specifici in questo senso”.
Una correzione di rotta significativa,
ma ormai il governo di Washington è nella tempesta: l’aver riproposto, sia pure riveduto e corretto, un progetto già naufragato due anni fa ha provocato la reazione
veemente di tutti quelli che hanno interesse a far sì che Internet rimanga un
campo di gioco unico e pianeggiante, oltre che gratuito, come è stato fin qui. La
svolta venerdì scorso, quando sono scesi
in campo i “pezzi da 90”: in una lettera
molto dura i principali operatori digitali
— Google, Facebook, Twitter, Yahoo!
eBay e Amazon, praticamente tutta la Silicon Valley più la società di Bezos — hanno definito il progetto della Federal Communications Commission una “grave minaccia a Internet” e hanno chiesto il suo
Industria
ritiro.
Messo sotto pressione dal Congresso
— 11 senatori hanno firmato una dichiarazione nella quale si afferma che l’introduzione di un servizio a pagamento viola
il principio di una rete Internet a disposizione di tutti — e dal suo stesso ufficio
(due dei cinque commissari della FCC
chiedono il rinvio di ogni decisione),
Wheeler per ora tiene duro e ieri ha tentato di uscire dall’angolo fornendo nuove
garanzie e avviando una sorta di “rebranding” dell’intera operazione.
Finché si parlava di “net neutrality”, la
gente sbadigliava e si voltava dall’altra
parte: espressione poco comprensibile.
Difficile appassionarsi, anche perché nessuno aveva capito che in ballo c’era qualcosa che ci tocca tutti da vicino: il modo
di accedere al web, tempi e costi di connessione. Con le sue dichiarazioni ora
Wheeler cerca di fugare i timori, ma l’errore è stato quello di accreditare l’immagine di una corsia veloce per chi ha bisogno di più capacità e può pagarla. In linea
di principio la cosa è del tutto ragionevole. Grandi “carrier” telefonici come Verizon, ad esempio, notano che oggi Netflix
da sola occupa il 30 per cento della loro
capacità di trasmissione: perché non dovrebbe pagare? Ma se accrediti l’ipotesi di
una corsia veloce, la gente darà per scontata anche l’esistenza di una corsia lenta,
quella gratuita.
Convincere che non sarà così, garantirlo con norme adeguate, non è cosa facile. Anche perché i poteri regolamentari
della FCC sono limitati. Qui viene il secondo dilemma di Wheeler che deve decidere se chiedere che le società che gestiscono le reti a banda larga vengano considerate “public utility”, cioè servizi pubblici come le compagnie elettriche o
dell’acqua. Solo così la FCC avrebbe la
possibilità di regolamentare il settore in
modo più penetrante. Ma anche qui le resistenze sono fortissime: non si vogliono
dare troppi poteri al governo. Wheeler lo
sa e vorrebbe evitare forzature. Ma, con le
mani parzialmente legate, cammina su
un sentiero molto stretto. Una battaglia
da seguire attentamente: riguarda gli Usa,
ma il suo esito avrà ripercussioni anche
altrove.
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2
Fabrizio Massaro
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La trimestrale
Vertice-fiume ieri per Electrolux al
ministero dello Sviluppo economico
tra il ministro Federica Guidi e i
segretari generali di Fiom-Cgil
Maurizio Landini, Fim-Cisl Giuseppe
Farina e Uilm Rocco Palombella. La
riunione mirava a riaprire la trattativa
in vista del tavolo di domani. Il fronte
sindacale è diviso sulla riduzione
delle pause chiesta dall’azienda per
ridurre il costo del lavoro. La Fiom si
oppone a questo intervento
proponendo al suo posto un taglio del
Tfr di circa 9 euro al mese. Il piano
industriale in discussione esclude
esuberi e licenziamenti fino al 2017,
conferma in attività i quattro siti
italiani e prevede 150 milioni di
investimenti.
MILANO — Unicredit chiude con un utile netto di 712 milioni,
in rialzo del 58,8%, il primo trimestre 2014: un dato che fa
vedere all’amministratore delegato Federico Ghizzoni «più
vicino» l’obiettivo dei 2 miliardi di utili, grazie anche alla
quotazione di Fineco — la banca online che ha guadagnato 37
milioni — attesa a fine luglio. Per la prima volta dall’inizio della
crisi la banca registra anche un risultato positivo sul fronte dei
crediti deteriorati, quelli cioè che incontrano difficoltà nel
rimborso: tra gennaio e marzo sono calati a 82,5 miliardi (-1,3%
rispetto al trimestre precedente). La loro copertura è al 52,4%,
tasso «più alto tra le banche italiane e tra i migliori in Europa»,
sottolinea Unicredit. Tra questi, le sofferenze restano stabili a
49,2 miliardi con un «elevato» tasso di copertura del 62,9%. E
c’è un altro dato che fa ben sperare l’istituto di piazza Aulenti:
dopo anni di perdite il ramo italiano chiude con mezzo miliardo
di utili. Questo almeno per la parte «core», cioè strategica,
secondo la suddivisione adottata in Unicredit che ha creato
apposta una divisione «non core», da dismettere, in cui sono
stati circoscritti 83,6 miliardi di crediti. Considerando solo la
parte «core» l’utile netto di tutta Unicredit è pari a 1 miliardo.
La banca è anche tornata a prestare soldi: i nuovi crediti erogati
in Italia sono cresciuti di oltre il 63% a 2,7 miliardi. E nel
frattempo «sta cercando di collocare anche altri portafogli di
crediti deteriorati o singoli crediti. Ci sono negoziati in corso»,
ha detto Ghizzoni, confermando l’interesse «vivace» per la
controllata Uccmb, la banca
che gestisce parte dei crediti
in sofferenza.
A livello patrimoniale
l’istituto si attesta al 9,5% di
«common equity» come
miliardi di euro l’obiettivo
base per affrontare gli esami
di utile netto dell’istituto di
della Bce: «I nostri esercizi
credito guidato da Federico
interni ci danno fiducia
Ghizzoni, grazie anche
anche per gli stress test e sul
alla quotazione Fineco
fatto che l’attuale livello di
patrimonio e l’esposizione
nel complesso non creeranno bisogni di capitale aggiuntivo»,
ha spiegato Ghizzoni. Intanto continua il rimborso dei 26
miliardi di prestiti della Bce (gli «Ltro»): nei primi tre mesi
dell’anno ne sono stati rimborsati 5 miliardi, per un totale di 10.
C’è piuttosto da registrare la «stangata» dall’aumento della
tassazione sulle quote della Banca d’Italia: «Ci attendiamo un
impatto di 215 milioni di tasse addizionali nel 2014».
Il fronte orientale (Est Europa e Polonia) ha reso 300 milioni di
utili (-7,4% su un anno fa), con impatti negativi da Turchia e
Russia. Circa la crisi ucraina, l’impatto — ha detto Ghizzoni —
è quasi nullo. E comunque resta l’obiettivo dell’istituto di
uscire dal Paese: «Non abbiamo interrotto formalmente il
processo ma è difficile fare previsioni. In ogni caso stiamo
parlando con un paio di istituzioni». Un accenno anche sulla
governance di Mediobanca, di cui Unicredit è primo socio:
«L’orientamento del management è di andare verso un patto
meno complicato e più snello, cosa che per noi va bene. Stiamo
aspettando una proposta entro giugno, so che ci stanno
lavorando».
Massimo Gaggi
AUTORITA’ PORTUALE DI TARANTO
Porto Mercantile Molo S. Cataldo
Ind. Post.: C. P. Aperta Taranto Succ. 2
74123 Taranto
tel.: +39 099/4711611 - fax: + 39 099/4706877
web: port.taranto.it
mailto: [email protected]
AVVISO DI AGGIUDICAZIONE DI APPALTO
(CIG: 5018624B87)
Si comunica che si è conclusa la procedura aperta
per l’affidamento del servizio di “SERVIZIO
DI PULIZIA DI AREE, STRADE E PIAZZALI COMUNI NEL PORTO MERCANTILE DI TARANTO”,
aggiudicata con il criterio del prezzo più basso.
Aggiudicatario: ECOLOGICA Spa, con sede in
Roma che la offerto il ribasso del 26,59%.
L’avviso integrale è stato pubblicato in G.U.U.E.
n. S/84 del 30/04/2014 e in G.U.R.I. - V° n. 52, in
data 09/05/2014.
f.to il Presidente - Prof. Avv. Sergio PRETE
Pagamenti, Tajani: Electrolux,
«Dopo il voto
riunione-fiume
partirà l’infrazione» al ministero
MILANO — È scontro tra il vice
presidente della Commissione Ue,
Antonio Tajani, ora candidato di Forza
Italia alle Europee, e il ministero
dell’Economia sui ritardi nei pagamenti
della Pubblica amministrazione. Tajani
ha detto di «avere già dato mandato di
preparare la lettera di messa in mora»
dell’Italia dato che «le risposte del
governo sono state negative». Per
Tajani è il Mef che «non vuole pagare».
Dopo qualche ora è arrivata la risposta
del ministero, che ha spiegato come il
governo abbia affrontato con «urgenza»
il problema, varando con il dl Irpef di
fine aprile «tutte le norme necessarie ad
accelerare il pagamento dei debiti
arretrati e a prevenire la formazione di
un nuovo stock di debito».
Svolta Unicredit,
utile a 712 milioni
L’Italia torna in attivo
Fineco in Borsa a luglio
AUTORITA’ PORTUALE DI TARANTO
Chrysler, vendite in aumento del 10%
Chrysler chiude il primo trimestre con una perdita di 690 milioni di dollari,
in parte legata all’accordo con il Uaw del gennaio 2014 a fronte di ricavi
saliti del 23% a 19 miliardi. Le vendite sono cresciute del 10% a 621.000
unità, mentre la quota di mercato Usa è arrivata al 12,5% dall’11,4%
Porto Mercantile Molo S. Cataldo
Ind. Post.: C.P. Aperta
Taranto Succ. 2 - 74123 Taranto
tel.: +39 099/4711611
fax: +39 099/4706877
(CIG: 53942579B0)
ESTRATTO DI AGGIUDICAZIONE
Si comunica che si è conclusa la procedura per
l’affidamento in concessione del servizio di
FORNITURA DI LAVORO PORTUALE TEMPORANEO NEL PORTO DI TARANTO. Aggiudicatario: COMPAGNIA PORTUALE NEPTUNIA Soc.
Coop., con sede in Taranto al Molo Servizi S.
Nicolicchio, che ha offerto il ribasso del 4,46%
sulla tariffa posta a base di gara. L’avviso integrale è stato pubblicato sulla G.U.U.E. n. S/84
del 30/04/2014 e sulla G.U.R.I. V^ s.s. n. 52, in
data 09/05/2014.
f.to Il Presidente
Prof. Avv. Sergio PRETE
AVVISO PROCEDURA AGGIUDICATA
CESSIONE A TITOLO ONEROSO DI MATERIALE DI FERRO ZINCATO, CON SERVIZIO
DI TRASPORTO E CONSEGNA AGLI IMPIANTI DI RECUPERO A CARICO DELL’ACQUIRENTE.
MILANO SERRAVALLE - MILANO TANGENZIALI S.p.A., Via del Bosco Rinnovato n. 4/A
- 20090 Assago (MI) tel. 02 - 575941 - Codice Fiscale 00772070157. Tipo di procedura: Asta ad offerte segrete (ex art. 73 lett.
c) e art. 76 R.D. 827/1924). Data di aggiudicazione: 08/05/2014. Criterio di aggiudicazione: maggior prezzo a tonnellata rispetto
al prezzo minimo posto a base d’asta. Numero di offerte pervenute: 6. Nome e recapito dell’operatore aggiudicatario: BRIANTE
MARTEGANI S.r.l. - Via Alberto da Somma,
21 - 21019 Somma Lombardo (VA). Quantitativo totale stimato: 2.500 tonnellate.
Prezzo minimo posto a base d’asta, unico ed
inscindibile: 75,00 €/ton. Prezzo aggiudicato: 231,30 €/ton. L’appalto può essere subappaltato: No. Organo competente per le
procedure di ricorso: TAR Lombardia.
Assago, 09/05/2014
Il Direttore Generale - Avv. Mario Martino
Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a:
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
Tel. 02 2584 6665 o 02 2584 6256 - Fax 02 2588 6114
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Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
Economia 31
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L’Europa I retroscena del vertice di Cannes del novembre di tre anni fa
Nomine
L’euro e il pianto della Merkel
Cosa accadde (davvero) nel 2011
Tremonti: non era una crisi italiana ma della moneta unica
MILANO — Anche la donna più potente
del mondo ha pianto davanti all’uomo più
potente del mondo (e in uno dei posti più
glamorous del pianeta). Siamo a Cannes, è il
3 novembre del 2011: la Francia ospita il
G20, la riunione dei 20 Paesi più ricchi del
pianeta. Ci sono naturalmente Angela Merkel per la Germania e Barack Obama per gli
Stati Uniti. Poco più in là, sulle piazze finanziarie, la tempesta sul debito pubblico europeo sta travolgendo l’euro, facendo schizzare i tassi dei titoli di Stato mediterranei e gli
spread con il primo della classe, Berlino.
A Cannes è ormai sera, la riunione dei 20
capi di Stato/premier è presieduta da Obama. Per arginare l’emorragia delle vendite a
cascata su Btp, Bonos e altri titoli euromediterranei, alcuni leader chiedono ad Angela
Merkel di aprire di più il portafoglio. E qui
arriva lo sfogo di colei che, secondo ai sondaggi, è oggi uno dei politici più amati dai
rispettivi concittadini. In lacrime, stando alle ricostruzioni del Financial Times, la cancelliera perde il suo aplomb: «Non è giusto,
non posso decidere quello che non mi compete e che spetta invece alla Bundesbank (la
banca centrale, ndr.). Non posso».
Poi, da quel vertice e da quel novembre in
cui i tassi hanno raggiunto i massimi (per
l’Italia, Btp vicino al 7,5% e spread a 575
punti base), molto è cambiato in Europa.
Dalla Germania - non dalla cancelleria di
Berlino, ma dalla Banca centrale europea di
Francoforte - sono arrivati gli aiuti che hanno riportato la luce sull’euro e rilanciato i titoli di Stato del Sud. In Italia il premier Berlusconi si è dimesso a metà novembre di
quel 2011, seguito al governo da Mario
Monti, Enrico Letta e ora Matteo Renzi. Nello stesso novembre di tre anni fa, in Spagna
è diventato primo ministro Mariano Rajoy
Tre anni di spread
L’andamento del differenziale tra i rendimenti
dei Btp decennali e dei corrispondenti Bund tedeschi
575
600
151
520
punti
500
400 305
L’ex ministro
Vittorio Grilli
a Londra
per Jp Morgan
L’ex ministro dell’Economia
Vittorio Grilli (nella foto) entra
nella banca d’affari americana
Jp Morgan. Lavorerà nella sede
di Londra come responsabile
del Corporate and Investment
Banking per Europa, Medio
Oriente e Africa. Sarà
superconsulente sugli sviluppi
del mercato globale. Dal punto
di vista giuridico, la scelta
dell’ex ministro del governo
300
293
200
100
0
g
Ma
Ott
Feb
2011
Giu
2012
r
v
Ma
No
L’autunno dell’euro
«Si era arrivati al punto in cui l’eurozona
sarebbe potuta esplodere», scrive il «Financial
Times» a proposito del vertice di Cannes
Fondi e «housing sociale»
Polo da Cariplo a Del Vecchio
Il progetto di via Cenni a Milano
nell’azionariato di Polaris), Iccrea holding (cassaforte delle
banche di credito cooperativo)
con il 2,4% e dalla fondazione
della Cassa di Risparmio di
Forlì con l’1,5% delle quote.
o
Ag
2013
Dic
Sul tema della governance il
peso dei soci sarà espresso da
un board allargato a 13 componenti compresi gli amministratori indipendenti. L’iter di
fusione ora prevede il via libera da parte della Banca d’Italia
prima dell’effettiva integrazione prevista dal primo gennaio 2015. Dice Cerami che si
tratta di una «scommessa vinta dalla Fondazione Cariplo e
dalla sua volontà di investire
nell’edilizia sociale garantendo rendimenti adeguati agli
investitori pur abbassando il
prezzo degli alloggi agli acquirenti finali». Che il 2015 sia
davvero l’anno di svolta per
una casa accessibile a tutti?
Fabio Savelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Siena
Mps, il maggior costo dei Monti bond
incide sui conti del primo trimestre
Il rimborso di 3 dei 4,07 miliardi di Monti bond incide sui conti
Mps. Il primo trimestre si è chiuso in perdita per 171 milioni
prevalentemente per i 143 milioni di maggior costo del rimborso
(che avverrà dopo l’aumento di capitale da 5 miliardi) dei bond
di Stato. Senza questo onere «non ricorrente», ha spiegato la
banca guidata da Fabrizio Viola, il margine di interesse sarebbe
stato di 558 milioni. Invece a bilancio è segnata una flessione del
25,4% sul 2013 a 446 milioni. A pesare sul risultato finale anche
477 rettifiche nette su crediti, sia pure in calo rispetto a fine
2013. Il Montepaschi punta a cedere entro il semestre 500
milioni di crediti in sofferenza. Circa il patrimonio, attualmente
è al 10,8% di common equity, che salirà post aumento al 13,3%. I
numeri «confermano che la banca sta producendo risultati, non
solo sul lato del bilancio con il rafforzamento della posizione di
liquidità e del capitale, ma anche dal punto di vista commerciale
e quindi del conto economico», ha commentato Viola.
F. Mas.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Fondo monetario
Lagarde: Draghi ha detto le
parole giuste al momento giusto,
ma servono più stimoli monetari
g
Ma
2014
(che lo è tuttora). L’unione bancaria europea
è stata lanciata, è con lei la supervisione sovranazionale delle banche e la compartecipazione degli investitori alle crisi bancarie.
Eppure, a Cannes, l’Eurozona sembrava a
un passo dal precipizio. Come la Grecia. Ma,
secondo il quotidiano inglese, era l’Italia il
Paese che faceva più paura, viste le dimensioni (2 mila miliardi di debito pubblico).
Tanto che si lanciò il monitoraggio internazionale del Bel Paese. «Roma non ha più credibilità», avrebbe detto allora il numero uno
del Fondo monetario, Christine Lagarde.
«Non possiamo permetterci un default dell’Italia», avrebbe aggiunto un funzionario
francese, «sarebbe probabilmente la fine
dell’Eurozona».
Ma su come sia andata nel 2011, e negli
anni prima, l’allora ministro dell’Economia
Giulio Tremonti la pensa diversamente.
«Non era una crisi dell’Italia, ma una crisi
dell’euro», dice il ministro dell’ultimo go-
Sgr La maxi-fusione da 7 miliardi nel settore immobiliare
«Comincia l’età adulta dell’housing sociale», dice senza
remore Carlo Cerami, presidente di Polaris Real Estate, la
società di gestione del risparmio pioniera dell’edilizia sociale privata in Italia per la vitalità/la volontà dell’azionista
di riferimento Fondazione Cariplo e del suo presidente Giuseppe Guzzetti. Per Arturo
Nattino, amministratore delegato di Banca Finnat e presidente della sgr Investire Immobiliare, primo socio della
newco che si tramuterà nel secondo operatore di mercato
delle sgr immobiliari (dietro
Idea Fimit) con sette miliardi
di masse in gestione suddivise
in 30 fondi, «mettiamo a fattore comune competenze complementari». Secondo Aldo
Mazzocco, amministratore delegato di Beni Stabili Gestioni,
la ratio è quella di mettere in
atto «sinergie organizzative
come richiede l’andamento
del mercato immobiliare». Al
netto delle dichiarazioni ieri
tre delle prime società di gestione del risparmio in Italia
hanno firmato una lettera
d’intenti in prospettiva di
un’integrazione in un’unica
società (advisor finanziari
Mediobanca e Lazard). Controllata appunto al 50,2% da
Banca Finnat (che esprimerà
l’amministratore delegato nella persona di Dario Valentino,
attuale numero uno di Investire Immobiliare) e partecipata
al 17,9% da Beni Stabili (azionista Leonardo Del Vecchio),
dalla holding Regia (Gilberto
Benetton) con l’11,6%, la Fondazione Cariplo con l’8,6%, la
Cassa previdenziale dei geometri con il 7,7% (già presente
La cancelliera
tedesca Angela
Merkel
ieri
verno Berlusconi. «La colpa - secondo Tremonti - è di chi nell’Europa core, quella centrosettentrionale, ha prestato soldi ad alto
rischio e ad alto tasso più a Sud, per esempio
alla Spagna; e della Bce che non ha vigilato».
L’attuale senatore pensa «agli anni dell’euforia pre-crisi, quelli in cui le eurobanconote
alate volavano da Nord a Sud per finanziare
le olimpiadi greche e la cementificazione del
litorale iberico, una Florida europea per la
seconda vita dei popoli settentrionali». Sarebbe così nata la seconda ondata di prodotti subprime: quelli europei dopo quelli americani, «finanziati dalle banche francesi, tedesche, etc.» - prosegue Tremonti - il cui
«equilibrio finanziario, già minato dai subprime Usa, sarebbe crollato con i subprime
europei, con lo scoppio della crisi sovrana».
«Sulla Grecia - continua il senatore - l’Italia
aveva un rischio potenziale di 20 miliardi,
Francia e Germania insieme di 200 miliar-
L’ex presidente
francese Nicolas Sarkozy
L’ex ministro
del Tesoro Giulio Tremonti
di». E ancora: «A riprova di quanto sopra,
quei 200 miliardi che poi la Grecia ha ricevuto dall’Europa sono rimasti ad Atene lo spazio di un mattino, perché sono subito tornati indietro, tra le mani dei creditori». Per
Tremonti «il Financial Times è analitico sugli effetti, non sulle cause: nel 2010-12 stava
saltando l’euro, e non per colpa dell’Italia».
Cannes, adesso, sembra lontana anni luce. Ma i problemi e le spie rosse no. Anche se
nella gestione della crisi il presidente della
Bce «Mario Draghi ha detto le parole giuste
al momento giusto», «la politica monetaria
in Europa dovrebbe dare ulteriori impulsi
per la crescita», ha detto allo Handelsblatt
Christine Lagarde. Il numero uno del Fmi ha
sottolineato come «il flusso di credito nel
settore bancario sia sempre fermo, i mercati
del credito frammentati». Con una disparità
Nord-Sud, a vantaggio dei primi.
Giovanni Stringa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Monti, per altro già ipotizzata
in passato, non fa una piega. La
nostra legge sul conflitto di
interessi, quella del 2004
targata Frattini, dice che deve
passare un anno prima che gli
uomini di governo possano
accettare incarichi in società
«vicine» alle responsabilità che
avevano da politici. Per Grilli
l’anno di attesa è finito da due
settimane. Ed è quindi al
riparo dalla censura che
l’Antitrust rivolse nel 2006 ad
uno dei suoi predecessori,
Domenico Siniscalco, entrato
in Morgan Stanley 7 mesi dopo
aver lasciato il ministero.
Lorenzo Salvia
lorenzosalvia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
32
Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
AcomeA SGR - numero di tel. 800.89.39.89
[email protected]
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
AZ F. Best Cedola DIS
08/05 EUR
5,116
5,117
Asia Consumer Demand A
09/05 USD
13,550
13,450
PS - Best Global Managers B
06/05 EUR
106,150
106,260
AZ F. Best Equity
08/05 EUR
5,114
5,084
Asia Consumer Demand A-Dis
09/05 USD
13,210
13,110
PS - Best Gl Managers Flex Eq A
09/05 EUR
107,860
107,840
AZ F. Bond Target 2015 ACC
08/05 EUR
5,992
5,981
Asia Infrastructure A
09/05 USD
13,620
13,660
PS - Bond Opportunities A
09/05 EUR
163,240
163,030
AZ F. Bond Target 2015 DIS
08/05 EUR
5,496
5,487
Asian Bond A-Dis M
09/05 USD
10,185
10,167
ASIAN OPP CAP RET EUR
09/05 EUR
11,603
11,551
PS - Bond Opportunities B
09/05 EUR
121,720
121,560
Balanced-Risk Allocation A
09/05 EUR
14,750
14,710
FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR
09/05 EUR
110,040
109,941
PS - Dynamic Core Portfolio A
09/05 EUR
98,950
98,930
15,137
15,120
FLEX STRATEGY RET EUR
09/05 EUR
92,276
92,199
PS - EOS A
06/05 EUR
133,210
131,460
HIGH GROWTH CAP RET EUR
09/05 EUR
118,942
120,231
PS - Equilibrium A
09/05 EUR
100,850
100,840
ITALY CAP RET A EUR
09/05 EUR
25,470
25,537
PS - Fixed Inc Absolute Return A
09/05 EUR
99,280
99,180
SHORT DURATION CAP RET EUR
09/05 EUR
905,122
903,632
PS - Global Dynamic Opp A
09/05 EUR
100,910
100,380
PS - Global Dynamic Opp B
09/05 EUR
101,130
100,600
PS - Inter. Equity Quant A
09/05 EUR
108,440
107,930
PS - Inter. Equity Quant B
09/05 EUR
110,650
110,130
PS - Liquidity A
09/05 EUR
124,790
124,750
PS - Opportunistic Growth A
09/05 EUR
96,080
95,960
PS - Opportunistic Growth B
09/05 EUR
101,340
101,210
PS - Prestige A
06/05 EUR
98,150
98,380
PS - Quintessenza A
06/05 EUR
102,650
102,160
PS - Quintessenza B
06/05 EUR
105,750
105,240
PS - Target A
06/05 EUR
106,370
105,940
PS - Target B
06/05 EUR
106,380
105,950
PS - Titan Aggressive A
06/05 EUR
103,150
102,920
PS - Total Return A
09/05 EUR
101,740
101,720
PS - Total Return B
09/05 EUR
95,270
95,250
PS - Valeur Income A
09/05 EUR
110,820
110,640
PS - Value A
06/05 EUR
102,860
102,420
PS - Value B
06/05 EUR
105,040
104,580
AZ F. Bond Target 2016 ACC
08/05 EUR
5,414
5,397
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Num tel: 178 311 01 00
www.compamfund.com - [email protected]
Nome
AcomeA America (A1)
09/05 EUR
16,031
15,883
AZ F. Bond Target 2016 DIS
08/05 EUR
5,133
5,118
Bluesky Global Strategy A
08/05 USD
1519,541
1515,693
Em. Loc. Cur. Debt A
09/05 USD
AcomeA America (A2)
09/05 EUR
16,536
16,383
AZ F. Bond Target 2017 Eq Op ACC 08/05 EUR
5,151
5,137
Bond Euro A
08/05 EUR
1240,761
1240,107
Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M
09/05 USD
9,651
9,640
AcomeA Asia Pacifico (A1)
09/05 EUR
4,063
4,034
AZ F. Bond Target 2017 Eq Op DIS
08/05 EUR
5,151
5,137
Bond Euro B
08/05 EUR
1199,502
1198,881
Em. Mkt Corp Bd A
09/05 USD
12,259
12,177
AcomeA Asia Pacifico (A2)
09/05 EUR
4,177
4,148
AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC 08/05 EUR
5,637
5,629
Bond Risk A
08/05 EUR
1447,193
1443,583
Euro Corp. Bond A
09/05 EUR
16,662
16,630
AcomeA Breve Termine (A1)
09/05 EUR
14,675
14,684
AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS 08/05 EUR
5,216
5,208
Bond Risk B
08/05 EUR
1386,325
1382,883
Euro Corp. Bond A-Dis M
09/05 EUR
12,671
12,647
AcomeA Breve Termine (A2)
09/05 EUR
14,833
14,842
AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC 08/05 EUR
5,865
5,858
CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. A
08/05 EUR
1646,394
1641,808
Euro Short Term Bond A
09/05 EUR
10,938
10,926
CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B
08/05 EUR
1584,933
1580,535
European Bond A-Dis
CompAM Fund - SB Bond B
07/05 EUR
1071,905
1071,227
Glob. Bond A-Dis
AcomeA ETF Attivo (A1)
AcomeA ETF Attivo (A2)
09/05 EUR
4,549
09/05 EUR
4,580
4,659
4,691
AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS 08/05 EUR
AZ F. Cash 12 Mesi
08/05 EUR
5,524
5,351
5,518
5,351
09/05 EUR
5,663
09/05 USD
5,806
09/05 EUR
17,270
17,282
AZ F. Cash Overnight
08/05 EUR
5,257
5,257
CompAM Fund - SB Equity B
07/05 EUR
1108,387
1109,626
Glob. Equity Income A
09/05 USD
60,890
61,130
09/05 EUR
17,466
17,477
AZ F. Cat Bond ACC
30/04 EUR
5,305
5,304
CompAM Fund - SB Flexible B
07/05 EUR
1009,304
1010,009
Glob. Equity Income A-Dis
09/05 USD
15,330
15,400
AcomeA Europa (A1)
09/05 EUR
13,336
13,443
AZ F. Cat Bond DIS
30/04 EUR
5,268
5,286
European Equity A
08/05 EUR
1413,926
1401,220
Glob. Inv. Grade.Corp. Bond A-Dis M 09/05 USD
11,433
11,417
AcomeA Europa (A2)
09/05 EUR
13,674
13,783
AZ F. CGM Opport Corp Bd
08/05 EUR
6,061
6,050
European Equity B
08/05 EUR
1338,768
1326,757
Glob. Structured Equity A-Dis
09/05 USD
40,620
40,690
AcomeA Globale (A1)
09/05 EUR
11,148
11,122
AZ F. CGM Opport European
08/05 EUR
6,804
6,776
Multiman. Bal. A
07/05 EUR
115,704
115,754
Glob. Targeted Ret. A
09/05 EUR
10,393
10,398
AcomeA Globale (A2)
09/05 EUR
11,564
11,537
AZ F. CGM Opport Global
08/05 EUR
6,229
6,217
Multiman. Bal. M
07/05 EUR
115,248
115,296
AcomeA Italia (A1)
09/05 EUR
20,798
21,191
AZ F. CGM Opport Gov Bd
08/05 EUR
5,557
5,548
AcomeA Italia (A2)
09/05 EUR
21,347
21,749
AZ F. Commodity Trading
08/05 EUR
4,398
4,402
AcomeA Liquidità (A1)
09/05 EUR
8,907
8,908
AZ F. Conservative
08/05 EUR
6,465
6,453
AcomeA Liquidità (A2)
09/05 EUR
8,908
8,909
AZ F. Core Brands
08/05 EUR
5,617
AcomeA Paesi Emergenti (A1)
09/05 EUR
6,355
6,332
AZ F. Corporate Premium ACC
08/05 EUR
AcomeA Paesi Emergenti (A2)
09/05 EUR
6,531
6,507
AZ F. Corporate Premium DIS
08/05 EUR
Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A
09/05 EUR
12,929
12,902
72,719
Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis
09/05 EUR
11,815
11,790
Greater China Eq. A
09/05 USD
43,760
44,040
India Equity E
09/05 EUR
28,040
26,960
5,592
Japanese Eq. Advantage A
09/05 JPY
2888,000
2881,000
5,544
5,531
Pan European Eq. A
09/05 EUR
17,590
17,550
5,269
5,257
Pan European Eq. A-Dis
09/05 EUR
15,870
15,840
Pan European Eq. Inc. A-Dis
09/05 EUR
11,770
11,750
Pan European High Inc A
09/05 EUR
18,790
18,750
Pan European High Inc A-Dis
09/05 EUR
13,660
13,640
Pan European Struct. Eq. A
09/05 EUR
14,180
14,110
Pan European Struct. Eq. A-Dis
09/05 EUR
13,480
13,420
Renminbi Fix. Inc. A
09/05 USD
10,591
10,590
Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis
09/05 EUR
9,311
9,213
US Equity A EH
09/05 EUR
14,190
14,210
US High Yield Bond A
09/05 USD
11,902
11,893
AcomeA Patrimonio Aggressivo (A1) 09/05 EUR
3,933
3,931
AZ F. Dividend Premium ACC
08/05 EUR
5,658
5,614
AcomeA Patrimonia Aggressivo (A2) 09/05 EUR
4,051
4,048
AZ F. Dividend Premium DIS
08/05 EUR
5,004
4,965
72,883
Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M
07/05 EUR
75,925
75,746
Multiman.Target Alpha A
07/05 EUR
103,926
103,953
DB Platinum
AcomeA Patrimonio Dinamico (A1) 09/05 EUR
5,252
5,249
AZ F. Emer. Mkt Asia
08/05 EUR
5,640
Agriculture Euro R1C A
08/05 EUR
68,110
68,270
Comm Euro R1C A
09/05 EUR
112,880
113,090
Comm Harvest R3C E
06/05 EUR
74,490
74,360
5,628
AcomeA Patrimonio Dinamico (A2) 09/05 EUR
5,359
5,355
AZ F. Emer. Mkt Europe
08/05 EUR
3,173
3,129
AcomeA Patrimonio Prudente (A1) 09/05 EUR
6,257
6,253
AZ F. Emer. Mkt Lat. Am.
08/05 EUR
4,969
4,927
AcomeA Patrimonio Prudente (A2) 09/05 EUR
6,394
6,390
AZ F. European Dynamic
08/05 EUR
5,197
5,170
AcomeA Performance (A1)
09/05 EUR
21,922
21,912
AZ F. European Trend
08/05 EUR
3,352
3,312
AcomeA Performance (A2)
09/05 EUR
22,243
22,233
AZ F. Formula 1 Absolute
08/05 EUR
5,313
5,260
AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC
30/04 EUR
5,583
5,578
Currency Returns Plus R1C
09/05 EUR
934,540
934,860
DB Platinum IV
09/05 EUR
Croci Euro R1C B
AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS
AZ F. Formula Target 2014
Invictus Global Bond Fd
06/05 EUR
07/05 EUR
Invictus Macro Fd
Sol Invictus Absolute Return
08/05 EUR
106,673
80,123
102,269
30/04 EUR
08/05 EUR
5,522
4,765
Croci Japan R1C B
08/05 JPY
7978,820
7908,220
Croci US R1C B
09/05 USD
162,180
162,230
Dyn. Cash R1C A
09/05 EUR
101,530
101,530
Paulson Global R1C E
30/04 EUR
6156,720
6120,120
Sovereign Plus R1C A
09/05 EUR
106,940
107,210
Systematic Alpha R1C A
07/05 EUR
10321,000
10321,770
US High Yield Bond A-Dis M
4,753
AZ F. Formula Target 2015 ACC
08/05 EUR
6,066
6,043
79,564
AZ F. Formula Target 2015 DIS
08/05 EUR
5,569
5,548
AZ F. Formula 1 Conserv.
08/05 EUR
4,970
4,960
AZ F. Global Curr&Rates ACC
08/05 EUR
4,383
4,356
AZ F. Global Curr&Rates DIS
08/05 EUR
4,129
4,104
AZ F. Global Sukuk ACC
30/04 EUR
4,951
4,925
AZ F. Global Sukuk DIS
30/04 EUR
4,856
4,925
AZ F. Hybrid Bonds ACC
08/05 EUR
5,308
5,293
AZIMUT CAPITAL MANAGEMENT SGR - tel.02.88981
AZ F. Hybrid Bonds DIS
08/05 EUR
5,196
5,182
09/05 USD
09/05 USD
US Value Equity A
09/05 USD
US Value Equity A-Dis
10,796
31,240
29,870
Quota/pre.
Nome
www.multistarssicav.com [email protected]
T. +41 (0)91 640 37 80
Orazio Conservative A
08/05 EUR
100,690
100,380
Sparta Agressive A
08/05 EUR
101,160
100,970
WM Biotech A
08/05 EUR
134,810
137,050
WM Biotech I
08/05 EUR
1372,420
1395,240
www.newmillenniumsicav.com
Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475
NM Augustum Corp Bd A
09/05 EUR
190,660
190,570
NM Augustum High Qual Bd A
09/05 EUR
146,120
146,160
NM Balanced World Cons A
09/05 EUR
134,340
134,240
NM Euro Bonds Short Term A
09/05 EUR
138,230
138,290
NM Euro Equities A
09/05 EUR
47,610
47,810
NM Global Equities EUR hdg A
09/05 EUR
71,010
70,950
NM Inflation Linked Bond Europe A 09/05 EUR
105,450
105,510
NM Italian Diversified Bond A
09/05 EUR
112,250
112,250
NM Italian Diversified Bond I
09/05 EUR
114,620
114,610
NM Large Europe Corp A
09/05 EUR
135,600
135,540
NM Market Timing A
09/05 EUR
105,890
105,650
NM Market Timing I
09/05 EUR
106,660
106,420
NM Q7 Active Eq. Int. A
09/05 EUR
61,730
61,270
NM Q7 Globalflex A
09/05 EUR
105,090
104,730
NM Total Return Flexible A
09/05 EUR
122,070
122,120
NM VolActive A
09/05 EUR
99,340
98,870
NM VolActive I
09/05 EUR
99,830
99,360
10,788
31,260
29,890
www.pegasocapitalsicav.com
Strategic Bond Inst. C
08/05 EUR
106,760
106,660
Strategic Bond Inst. C hdg
08/05 USD
106,930
106,830
Strategic Bond Retail C
08/05 EUR
105,360
105,260
Strategic Bond Retail C hdg
08/05 USD
105,470
105,360
Strategic Trend Inst. C
08/05 EUR
103,810
103,650
Strategic Trend Retail C
08/05 EUR
101,690
101,540
Fondo Donatello-Michelangelo Due 31/12 EUR
51470,165
52927,939
Fondo Donatello-Tulipano
31/12 EUR
46691,916
47475,755
Fondo Donatello-Margherita
31/12 EUR
27926,454
27116,197
Fondo Donatello-David
31/12 EUR
58259,864
57863,932
Fondo Tiziano Comparto Venere
31/12 EUR 468728,464 477314,036
Caravaggio di Sorgente SGR
31/12 EUR
Tel: 02 77718.1
www.kairospartners.com
Fondi Unit Linked
07/05
Flex Equity 100
www.azimut.it - [email protected]
119,660
5,535
106,466
104,220
119,650
Quota/od.
5,811
AcomeA Eurobbligazionario (A2)
07/05 EUR
Data Valuta
5,638
AcomeA Eurobbligazionario (A1)
Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A
Nome
Kairos Multi-Str. A
31/03 EUR 873555,970 873230,021
Kairos Multi-Str. B
31/03 EUR 571470,686 571552,756
Kairos Multi-Str. I
31/03 EUR 588531,969 588092,605
Global Equity
07/05
5,339 EUR
Maximum
07/05
5,183 EUR
Progress
07/05
6,393 EUR
Azimut Dinamico
08/05 EUR
26,459
26,337
AZ F. Income ACC
08/05 EUR
6,301
6,295
Azimut Formula 1 Absolute
08/05 EUR
7,093
7,024
AZ F. Income DIS
08/05 EUR
5,813
5,808
Azimut Formula 1 Conserv
08/05 EUR
6,908
6,891
AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC 08/05 EUR
4,596
4,565
Azimut Formula Target 2013
08/05 EUR
6,942
6,924
AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS 08/05 EUR
4,309
4,279
KAIROS INTERNATIONAL SICAV
Azimut Formula Target 2014
08/05 EUR
6,749
6,733
AZ F. Institutional Target
08/05 EUR
5,565
5,537
KIS - America A-USD
07/05 USD
267,970
267,900
AZ F. Italian Trend
08/05 EUR
3,779
3,705
KIS - America P
07/05 EUR
188,420
188,370
KIS - America X
07/05 EUR
189,530
189,480
07/05
Quality
www.sorgentegroup.com
11,076 EUR
Kairos Multi-Str. P
31/03 EUR 537043,435 537063,412
Kairos Income
09/05 EUR
6,808
6,805
Kairos Small Cap
09/05 EUR
10,416
10,421
AUGUSTUM EQUITY EUROPE I
08/05 EUR
110,930
109,740
AUGUSTUM G.A.M.E.S. A
08/05 EUR
112,220
111,980
AUGUSTUM G.A.M.E.S. I
08/05 EUR
149,120
148,800
7,020 EUR
Azimut Garanzia
08/05 EUR
12,889
12,888
Azimut Prev. Com. Crescita
30/04 EUR
11,073
11,031
AZ F. Lira Plus ACC
08/05 EUR
4,924
4,894
ABS- I
31/03 EUR
15709,208
14994,109
08/05 EUR
4,823
4,794
ABSOLUTE RETURN EUROPA
09/05 EUR
5029,131
5020,233
Azimut Prev. Com. Crescita Cl. C
30/04 EUR
11,086
11,042
AZ F. Lira Plus DIS
Azimut Prev. Com. Equilibrato
30/04 EUR
12,137
12,092
AZ F. Macro Dynamic
08/05 EUR
5,996
5,973
BOND-A
28/02 EUR 721205,818 703354,240
Azimut Prev. Com. Equilibrato Cl. C 30/04 EUR
12,145
12,098
AZ F. Opportunities
08/05 EUR
5,212
5,195
BOND-B
28/02 EUR 721205,818 703354,240
Azimut Prev. Com. Garantito
30/04 EUR
11,002
10,923
AZ F. Pacific Trend
08/05 EUR
3,958
3,916
EQUITY- I
31/03 EUR 608277,667 608644,044
Azimut Prev. Com. Protetto
30/04 EUR
11,904
11,865
AZ F. Patriot ACC
08/05 EUR
6,672
6,633
PRINCIPAL FINANCE 1
31/12 EUR
Azimut Prev. Com. Protetto Cl. C
30/04 EUR
11,913
11,872
AZ F. Patriot DIS
08/05 EUR
6,193
Azimut Prev. Com. Obbli.
30/04 EUR
10,226
10,177
AZ F. Qbond
08/05 EUR
5,266
Azimut Prev. Com. Obbli. Cl. C
30/04 EUR
10,226
10,177
AZ F. Qinternational
08/05 EUR
Azimut Reddito Euro
08/05 EUR
17,537
17,518
AZ F. QProtection
Azimut Reddito Usa
08/05 EUR
5,947
5,923
Azimut Scudo
08/05 EUR
8,745
Azimut Solidity
08/05 EUR
Azimut Strategic Trend
2451,889
2506,583
Numero verde 800 124811
[email protected]
Nextam Bilanciato
09/05 EUR
6,895
6,902
Nextam Obblig. Misto
09/05 EUR
7,406
7,400
BInver International A
09/05 EUR
6,418
6,395
Cap. Int. Abs. Inc. Grower D
09/05 EUR
5,532
5,506
Asian Equity B
09/05 EUR
94,900
93,880
CITIC Securities China Fd A
09/05 EUR
4,926
4,832
Asian Equity B
09/05 USD
133,210
131,790
Fidela A
09/05 EUR
5,483
5,487
Emerg Mkts Equity
09/05 USD
442,070
440,820
Income A
09/05 EUR
5,711
5,711
Emerg Mkts Equity Hdg
09/05 EUR
431,820
430,620
International Equity A
09/05 EUR
7,023
6,990
European Equity
09/05 EUR
281,040
282,450
Italian Selection A
09/05 EUR
7,063
7,130
European Equity B
09/05 USD
347,380
349,100
Liquidity A
09/05 EUR
5,340
5,340
Greater China Equity B
09/05 EUR
101,940
102,340
Multimanager American Eq.A
09/05 EUR
4,716
4,691
Greater China Equity B
09/05 USD
145,130
145,680
68,610
KIS - Bond A-USD
08/05 USD
171,530
171,240
KIS - Bond D
08/05 EUR
122,780
122,600
KIS - Bond P
08/05 EUR
126,890
126,700
KIS - Bond Plus A Dist
08/05 EUR
125,590
125,380
KIS - Bond Plus D
08/05 EUR
130,690
130,470
6,156
KIS - Bond Plus P
08/05 EUR
132,690
132,470
5,261
KIS - Dynamic A-USD
08/05 USD
174,210
173,990
5,120
5,113
KIS - Dynamic D
08/05 EUR
121,340
121,190
08/05 EUR
5,259
5,236
KIS - Dynamic P
08/05 EUR
123,590
123,430
AZ F. Qtrend
08/05 EUR
5,034
4,979
KIS - Emerging Mkts A
07/05 EUR
121,030
121,720
8,731
AZ F. Renminbi Opport
08/05 EUR
5,253
5,251
Dividendo Arancio
09/05 EUR
49,430
49,230
KIS - Emerging Mkts D
07/05 EUR
119,530
120,220
8,882
8,858
AZ F. Reserve Short Term
08/05 EUR
6,302
6,302
Convertibile Arancio
09/05 EUR
61,270
60,990
KIS - Europa D
08/05 EUR
125,820
124,150
Multimanager Asia Pacific Eq.A
09/05 EUR
4,406
4,373
Growth Opportunities
09/05 USD
68,800
08/05 EUR
6,239
6,222
AZ F. Short Term Gl High Yield ACC 08/05 EUR
5,106
5,103
Cedola Arancio
09/05 EUR
58,830
58,860
KIS - Europa P
08/05 EUR
127,970
126,270
Multimanager Emerg.Mkts Eq.A
09/05 EUR
4,187
4,161
Growth Opportunities Hdg
09/05 EUR
75,350
75,150
Azimut Trend America
08/05 EUR
12,381
12,367
AZ F. Short Term Gl High Yield DIS 08/05 EUR
5,028
5,025
Borsa Protetta Agosto
07/05 EUR
61,890
61,890
KIS - Europa X
08/05 EUR
128,510
126,790
Multimanager European Eq.A
09/05 EUR
4,574
4,561
Japanese Equity
09/05 JPY
123,580
123,160
Azimut Trend Europa
08/05 EUR
13,461
13,312
AZ F. Solidity ACC
08/05 EUR
6,028
6,012
Borsa Protetta Febbraio
07/05 EUR
60,400
60,480
KIS - Global Bond P
07/05 EUR
102,460
102,410
Strategic A
09/05 EUR
5,222
5,221
Japanese Equity B
09/05 USD
122,580
122,170
Azimut Trend Italia
08/05 EUR
19,177
18,803
AZ F. Solidity DIS
08/05 EUR
5,631
5,617
Borsa Protetta Maggio
07/05 EUR
63,310
62,770
KIS - Income D
08/05 EUR
104,130
104,130
Usa Value Fund A
09/05 EUR
5,882
5,817
Japanese Equity Hdg
09/05 EUR
160,690
160,160
Azimut Trend Pacifico
08/05 EUR
6,627
6,550
AZ F. Strategic Trend
08/05 EUR
5,739
5,718
Borsa Protetta Novembre
07/05 EUR
60,970
61,090
KIS - Income P
08/05 EUR
107,670
107,670
Ver Capital Credit Fd A
09/05 EUR
5,574
5,573
Swiss Equity
09/05 CHF
132,030
131,860
08/05 EUR
5,064
5,045
Inflazione Più Arancio
09/05 EUR
56,600
56,620
KIS - Italia P
08/05 EUR
132,770
131,740
Swiss Equity Hdg
09/05 EUR
100,240
100,120
61951,842
59550,161
Tel: 848 58 58 20
Sito web: www.ingdirect.it
www.vitruviussicav.com
Azimut Trend Tassi
08/05 EUR
10,226
10,208
AZ F. Top Rating ACC
Azimut Trend
08/05 EUR
27,557
27,428
AZ F. Top Rating DIS
08/05 EUR
5,064
5,045
Mattone Arancio
09/05 EUR
45,870
45,910
KIS - Italia X
08/05 EUR
131,930
131,120
US Equity
09/05 USD
165,490
165,470
AZ F. Trend
08/05 EUR
6,046
6,016
Profilo Dinamico Arancio
09/05 EUR
64,570
64,520
KIS - Key
08/05 EUR
133,660
134,390
US Equity Hdg
09/05 EUR
182,220
182,150
AZ F. US Income
08/05 EUR
5,382
5,359
Profilo Equilibrato Arancio
09/05 EUR
62,240
62,130
KIS - Key X
08/05 EUR
136,340
137,090
AZ FUND MANAGEMENT SA - tel.00352 2663811
AZ F. Active Selection
08/05 EUR
5,419
5,399
Tel: 0041916403780
www.pharusfunds.com [email protected]
AZ F. Active Strategy
08/05 EUR
5,068
5,078
Profilo Moderato Arancio
09/05 EUR
58,430
58,310
KIS - Multi-Str. UCITS A USD
07/05 USD
150,280
150,930
AZ F. Alpha Man. Credit
08/05 EUR
5,473
5,472
Top Italia Arancio
09/05 EUR
50,680
51,490
KIS - Multi-Str. UCITS D
07/05 EUR
110,470
110,960
PS - 3P Cosmic A
09/05 EUR
73,010
AZ F. Alpha Man. Equity
08/05 EUR
4,802
4,775
KIS - Multi-Str. UCITS P
07/05 EUR
113,210
113,700
PS - 3P Cosmic C
09/05 CHF
72,360
73,510
AZ F. Alpha Man. Them.
08/05 EUR
3,526
3,517
Abs. UK Dynamic Fd P1
12/05 GBP
1,469
1,472
KIS - Multi-Str. UCITS X
07/05 EUR
114,010
114,500
PS - Absolute Return A
09/05 EUR
113,060
112,870
AZ F. American Trend
08/05 EUR
3,132
3,129
Abs. UK Dynamic Fd P1 H
12/05 EUR
1,613
1,616
KIS - Selection D
08/05 EUR
123,420
123,240
PS - Absolute Return B
09/05 EUR
119,230
119,040
AZ F. Asset Plus
08/05 EUR
5,522
5,519
Abs. UK Dynamic Fd P2
12/05 GBP
1,501
1,504
KIS - Selection P
08/05 EUR
125,360
125,180
PS - Algo Flex A
09/05 EUR
109,890
109,810
AZ F. Asset Power
08/05 EUR
5,345
5,334
Abs. UK Dynamic Fd P2 H
12/05 EUR
1,683
1,687
KIS - Selection X
08/05 EUR
125,000
124,850
PS - Algo Flex B
09/05 EUR
104,900
104,820
AZ F. Asset Timing
08/05 EUR
5,024
5,024
UK Abs. Target Fd P1
12/05 GBP
1,190
1,187
Invesco Funds
KIS - Sm. Cap D
08/05 EUR
101,790
101,300
PS - BeFlexible A
09/05 EUR
85,330
85,240
AZ F. Best Bond
08/05 EUR
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Asia Balanced A
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KIS - Sm. Cap P
08/05 EUR
106,600
106,090
PS - BeFlexible C
09/05 USD
84,110
84,020
AZ F. Best Cedola ACC
08/05 EUR
5,657
5,659
UK Abs Target Fd P2
12/05 GBP
1,219
1,216
Asia Balanced A-Dis
09/05 USD
16,170
16,160
KIS - Target 2014 X
08/05 EUR
100,220
100,220
PS - Best Global Managers A
06/05 EUR
102,420
102,550
La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia
è disponibile sul sito www.invesco.it
74,150
Tel 0332 251411
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8a+ Eiger
09/05 EUR
6,206
6,283
8a+ Gran Paradiso
09/05 EUR
5,255
5,268
8a+ Latemar
09/05 EUR
5,962
5,986
8a+ Matterhorn
02/05 EUR 856702,492 860696,577
Legenda: Quota/pre. = Quota precedente;
Quota/od. = Quota odierna
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Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
Piazza Affari
I CONTI SPINGONO ATLANTIA
RIALZI PER TERNA E STM
di GIACOMO FERRARI
Recuperano terreno i listini
europei, sia pure con rialzi
ridimensionati in chiusura,
escluso il tedesco Dax 30 (+1,26%).
Il Ftse-Mib di Piazza Affari, dopo
aver superato abbondantemente il
punto percentuale nel corso della
seduta, alla fine si è accontentato di un incremento
dello 0,48%. A condizionare la Borsa italiana sono stati
anche ieri i risultati trimestrali delle principali società
quotate: quelli attesi e quelli già ufficializzati. Monte
Paschi, per esempio, che nel paniere delle blue-chips
ha realizzato la migliore performance con un balzo del
5,19%, è salita grazie alle scommesse degli operatori
sui dati poi diffusi a mercati chiusi. Sull’altro fronte
Prysmian (-2,49%) ha collezionato il quarto ribasso
consecutivo dopo i conti della scorsa settimana e i
successivi downgrade degli analisti. Sempre l’attesa
dei risultati, unita alla raccomandazione buy
(comprare) da parte di Equita Sim, ha spinto Atlantia
(+4,53%). Rialzi più contenuti per Terna (+2,39%), StM
(+2,02%) e Yoox (+1,95%), mentre nel segmento Star
bene Dea Capital (+6,19%), Mondo Tv (+5,82%) e
Gefran (+4,28%). Fra i segni meno, infine, anche
Telecom Italia (-1,39%) e Mediaset (-1,27%).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sussurri & Grida
Lo strappo di Piero Ferrari sul dividendo (accantonato)
(m. ger.) Piero Ferrari, 68 anni, figlio ed erede del
fondatore del Cavallino rampante, non ci sta: vuole i dividendi della Ferrari. Ma la Fiat lo lascia a bocca asciutta. E così nell’anno del bilancio record si è consumato,
nel riserbo più totale, uno strappo tra gli unici due azionisti del Cavallino rampante: Fiat (90% del capitale) e il
vicepresidente Piero Ferrari (10%). E’ successo durante
l’assemblea che ha approvato i conti del 2013. Quando il
presidente Luca Cordero di Montezemolo mette in votazione il bilancio, è già chiaro che qualcosa non va secondo la solita prassi. Infatti la delibera viene spacchettata: un voto sul bilancio e un voto separato sulla «proposta di destinazione del risultato d’esercizio». L’utile
realizzato da Maranello è di 211,6 milioni che il presidente propone, ovviamente in linea con il consiglio di
amministrazione e l’azionista di maggioranza, di destinare per intero alla riserva «Utili portati a nuovo». Dunque nemmeno un euro di dividendo, nè per Fiat nè per
il figlio del Drake. Sul bilancio il voto favorevole è di tutti gli azionisti. Sulla destinazione dell’utile, invece, leggiamo il verbale: «L’assemblea approva con il voto favorevole dell’azionista Fiat, espresso verbalmente, e con
l’astensione dell’azionista Piero Ferrari, il quale precisa
che la sua astensione non è connessa alla bozza di bilancio, già approvata quale consigliere, bensì è determinata dalla politica aziendale di mancata distribuzione degli utili». E’ una divergenza che evidentemente
non aveva trovato composizione in consiglio di ammi-
nistrazione ed è arrivata fino alla verbalizzazione in assemblea. Non era mai successo nella storia recente di
Maranello. Ma gli anni scorsi com’era andata? Perché il
vicepresidente della Ferrari si lamenta della mancanza
di dividendi? In effetti anche con i bilanci 2012 (227 milioni di utile) e 2011 (176 milioni), la scelta della Fiat,
formalmente ed espressamente condivisa da Piero Ferrari, era stata di rafforzare il patrimonio dell’azienda,
fieno in cascina. Tutto, dunque, a riserva. Ma tre anni fa,
dopo un bilancio 2010 con 157 milioni di utile, ai due
soci andarono 24,68 euro per azione, cioè 200 milioni in
totale pescando proprio dalle riserve. Il figlio del fondatore portò a casa 20 milioni. E probabilmente servirono
a finanziare anche le sue attività imprenditoriali oltre
alla passione per i grandi yacht. Piero Ferrari con la moglie e il nipote (Enzo Ferrari, 26 anni) controlla insieme
alla famiglia Bonometti di Brescia (gruppo Omr) e Alessandro Verasani di Modena (Veca) un gruppo di aziende (High Performance Engineering e Coxa) di progettazione e sviluppo di componenti per il settore automotive. La Ferrari è uno dei migliori clienti.
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Fiumicino, a sorpresa, in testa per la
qualità
(giu.fer.) In attesa del matrimonio tra Alitalia ed
Etihad, la riscossa del trasporto aereo italiano in Europa
comincia da Fiumicino. Per la prima volta, nel primo
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(giu.fer.) La crisi finanziaria? Uno stress test per Timothy Geithner, l’ex ministro del Tesoro (dal 2009 al
2013) di Barack Obama, che «Stress test» ha intitolato il
libro autobiografico, in vendita dal 15 maggio, in cui
racconta la sua versione dei fatti. Una crisi vissuta prima
come presidente della Federal Reserve di New York e poi
al Tesoro. Più che offrire nuovi dettagli sui fatti, «Stress
test» punta piuttosto a spiegare perché certe decisioni
sono state prese da Geithner e dai suoi colleghi nei momenti più difficili della peggiore crisi dal Dopoguerra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Stress Test», la crisi secondo Geithner
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trimestre 2014, lo scalo romano supera Parigi Charles
De Gaulle, Francoforte e Madrid, cioè gli hub di Lufthansa, Air France-Klm e Iberia, nell’apprezzamento dei
passeggeri sulla qualità dei servizi rileva AirportsCouncil International, la principale organizzazione globale
per la valutazione degli aeroporti, che confronta ogni
tre mesi le performance di oltre 250 scali nel mondo. «Il
miglioramento della qualità ed efficienza dell’aeroporto di Fiumicino è il miglior contributo che possiamo
dare alla competitività del trasporto aereo nel nostro
Paese in particolare per chi, come Alitalia, ha scelto Fiumicino come hub», sostiene Giovanni Castellucci, Ceo
di Atlantia, holding che controlla Adr, oltre ad essere
socio importante della compagnia aerea italiana.
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Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
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Cultura
Il libro Deborah Lipstadt rievoca un evento La cattura Il gerarca nazista fu sequestrato
fondamentale per la memoria dell’Olocausto da alcuni agenti del Mossad in Argentina
Il processo Eichmann divise
Israele e gli ebrei americani
Le critiche a Ben Gurion dagli Usa, la sua aspra replica
di PAOLO MIELI
Wiesenthal, che avrebbe poi rivendicato una parte decisiva nella cattura di Eichmann, ebbe invece un ruolo
l pomeriggio del 23 maggio 1960, marginale nella vicenda. Anzi, una sua lettera del 23 setmentre alla Knesset era in corso tembre 1959 (sei mesi prima dell’arresto del criminale)
un dibattito sul bilancio, David all’ambasciatore israeliano a Vienna suggeriva che egli
Ben Gurion chiese la parola e an- si trovasse ancora nel Nord della Germania. Il merito di
nunciò che era stato catturato Adolf aver scoperto che Eichmann viveva in una povera casa
Eichmann, definendolo «uno dei più (senza elettricità, né acqua corrente) di via Garibaldi algrandi criminali di guerra nazisti». «È la periferia di Buenos Aires, va a Lothar Hermann, un tegià in Israele in stato d’arresto», ag- desco quasi cieco, ebreo a metà, trasferitosi in Argentigiunse, «e sarà tra breve processato». Pronunciate que- na nel 1939 dopo essere riuscito a uscire da un campo di
ste parole, il primo ministro lasciò l’aula, che restò atto- concentramento dove era recluso. Una sua figlia adolenita per qualche secondo e poi fu travolta da un’onda scente, Sylvia, aveva iniziato a frequentare un giovane
inimmaginabile di commozione. «Mai come quel gior- che diceva di chiamarsi Klaus Eichmann. Proprio così: il
no, dai tempi della Dichiarazione di indipendenza, gli padre, in fuga dalla Germania, aveva cambiato nome e
israeliani avevano provato un senso di unità nazionale cognome (quello nuovo era Ricardo Klement), ma il ficosì profondo», ha scritto Tom Segev nel
glio aveva tenuto quelli veri. La notizia per
libro Il settimo milione (Mondadori). L’invie traverse era giunta al capo dei servizi
domani, un quotidiano laico, «Maariv»,
segreti israeliani, Isser Harel, che l’aveva
titolò così: «Il Potente Iddio, a cui spetta la
presa sottogamba, anche perché Tuvia
vendetta, è apparso».
Friedman, un altro cacciatore di nazisti,
È da questo istante che prende le mosse
sosteneva di avere le prove che Eichmann
uno straordinario e coraggioso libro di
si trovasse in Kuwait. E la «rivelazione» di
Deborah E. Lipstadt, Il processo EichFriedman era finita addirittura sui giornamann, che esce oggi da Einaudi. La Lipstali, mettendo a rischio la successiva operadt è una studiosa assai nota per essere stazione di Buenos Aires.
ta sottoposta a sua volta, nel 2000, in Gran
Poi però Harel (che ha raccontato queBretagna, ad un procedimento giudiziario
sta storia in La casa di via Garibaldi, pubper un’azione legale intentata a lei e alla
blicato da Castelvecchi) si convinse della
sua casa editrice, la Penguin, da David Irbontà dell’informazione di Hermann, speving. Quell’Irving che era stato a sua volta Il premier
dì in loco un commando che, ottenuto il
accusato dalla Lipstadt di aver dolosavia libera da Ben Gurion, catturò Eichmente negato l’esistenza delle camere a David Ben Gurion
mann la sera dell’11 maggio, per strada.
gas e lo sterminio sistematico degli ebrei (1886-1973), primo
Secondo uno degli uomini che lo bloccaai tempi di Hitler. Il dibattimento ebbe ministro israeliano
rono, Peter Malkin (lo scrive in Nelle mie
ampia risonanza e quando si concluse — all’epoca del caso
mani, pubblicato da Sperling&Kupfer), Eicon una sentenza di trecento pagine che Eichmann. In alto, nella chmann quella sera si lasciò sfuggire «il
assolveva la studiosa — il «Daily Tele- foto grande, Eichmann grido primitivo di un animale intrappolagraph» scrisse: «Questo processo è stato nella gabbia durante il
to», provò a dire di essere Ricardo Kleper il nuovo secolo quel che il processo di processo in cui fu
ment, ma, poco dopo, ammise la sua vera
Norimberga o il processo Eichmann furo- condannato a morte
identità. Durante il volo che lo avrebbe
no per le generazioni precedenti». Di qui
portato a Tel Aviv, un agente del Mossad
l’autrice si è sentita in dovere di tornare sul caso Eich- offrì ad Eichmann una sigaretta, ma un capo meccanico
mann.
presente sull’aereo, orfano di genitori uccisi dai nazisti,
Il criminale nazista era già stato catturato dagli Alleati si mise a piangere e protestò contro quel gesto: «Lei a
alla fine della guerra senza però che se ne conoscesse lui dà le sigarette, lui a noi ha dato il gas».
l’identità; era poi fuggito in una zona remota della GerIsraele comunicò al mondo che la cattura di Eichmania dove aveva lavorato — sempre sotto falso nome mann era opera di alcuni «volontari» e si scusò (tramite
— in un’azienda di legname. Sarebbe poi riuscito ad il ministro degli Esteri, Golda Meir) per la violazione
espatriare all’inizio degli anni Cinquanta, per scompari- della sovranità del Paese latinoamericano. Il presidente
re una decina di anni, e poi essere ritrovato in Argentina argentino Arturo Frondizi si arrabbiò per quel rapimennel 1960, rapito dal Mossad, portato in Israele dove, do- to. E diede incarico al suo rappresentante alle Nazioni
po un processo, sarebbe stato mandato a morte nel 1961. Unite, Mario Amadeo (ammiratore dichiarato di FranciNel ricostruire questa storia, la Lipstadt si è concentrata sco Franco e di Benito Mussolini), di chiedere l’immesu alcune questioni di dettaglio, degne di interesse.
diata restituzione di Eichmann. Gli Stati Uniti sulle priL’autrice sostiene che il «cacciatore di nazisti» Simon me appoggiarono la richiesta di Frondizi, ma, in vista
I
Bibliografia
Lo sterminatore
davanti ai giudici
Esce oggi in libreria il saggio di
Deborah E. Lipstadt Il processo
Eichmann (traduzione di Maria
Lorenza Chiesara, Einaudi, pagine
183, 27). Tra i testi riguardanti
la vicenda del criminale nazista:
Isser Harel, La casa di via
Garibaldi (Castelvecchi, 2012);
Sergio Minerbi, La belva in
gabbia (Lindau, 2012); Hannah
Arendt, La banalità del male
(Feltrinelli, 2001); Peter Malkin,
Harry Stein, Nelle mie mani
(Sperling & Kupfer, 1991).
della campagna elettorale, il vicepresidente Richard
Nixon, in procinto di candidarsi contro John Kennedy,
nel timore di perdere l’appoggio della comunità ebraica, ordinò all’ambasciatore Henry Cabot Lodge di definire le scuse della Meir un «atto sufficiente di riparazione». I giornali americani, invece, si scatenarono contro
Israele. Il «New York Times», il «Washington Post», il
«New York Post» scrissero che lo Stato ebraico aveva
adottato «la legge della giungla», dando prova di un
«grande disprezzo delle norme internazionali», che il
processo sarebbe stato «inquinato dall’illegalità» e inficiato dallo «spirito di vendetta». I quotidiani tedeschi
furono invece molto più prudenti, anche perché il cancelliere Konrad Adenauer — che pure era circondato da
ex nazisti (o, forse, proprio per questo) — aveva da tempo avviato una politica molto generosa nei confronti di
Israele, atta a scoraggiare i sentimenti antitedeschi dei
superstiti della Shoah. Per non dar adito ad equivoci, la
Germania rifiutò di pagare le spese processuali per la
difesa di Eichmann (le pagò Israele).
Durissime furono, invece, le reazioni degli ebrei antisionisti come il rabbino Elmer Berger. Il celebre psicologo Erich Fromm qualificò il tutto come un «atto di illegalità del genere esatto di cui gli stessi nazisti si erano
resi colpevoli». Anche esponenti di primo piano dell’American Jewish Committee polemizzarono apertamente con Ben Gurion, accusandolo di volersi erigere a
rappresentante dell’intero popolo ebraico. Essi chiesero esplicitamente di consegnare Eichmann alla Germania e di evitare di tenere il processo in Israele. Suggerivano inoltre agli israeliani di «smorzare i toni sulle sofferenze degli ebrei durante la soluzione finale» così da
non «dare la stura a nuove manifestazioni antisemite».
Parole che oggi difficilmente potrebbero essere pronunciate da un ebreo (e anche da un non ebreo). Ben
Gurion rispose con durezza che l’ebraismo americano
stava «perdendo ogni significato» e che soltanto un cieco poteva non vedere quanto fosse prossima la sua
«estinzione». Queste loro prese di posizioni — proseguiva Ben Gurion — dimostravano che gli ebrei statunitensi si disponevano a ricevere «il bacio della morte»,
che avrebbe suggellato il loro «lento declino nell’abisso
dell’assimilazione».
In Israele il caso Eichmann andò a incrociare un processo che aveva diviso il Paese negli anni precedenti,
quello a Israel Kasztner. Kasztner era un ebreo ungherese, che nel 1944 aveva negoziato proprio con Eichmann
una cessione di autocarri in cambio della vita di un con-
L’appello dagli Stati Uniti
Esponenti di primo piano dell’American
Jewish Committee chiesero esplicitamente
di consegnare il prigioniero alla Germania
e di evitare il processo a Gerusalemme
L’avvocato difensore
Come legale dell’imputato fu scelto Robert
Servatius che, pur non avendo mai aderito al
Terzo Reich, aveva già rappresentato
alcuni collaboratori di Hitler a Norimberga
Saggi L’informazione vista da «La scuola dei grandi maestri» (edizioni Cdg) di Giuseppe Gallizzi e Vincenzo Sardelli
Il giornalismo come arte di saper aspettare
di FRANCESCO BATTISTINI
F
ebbraio 1984. A Leffe, nella Bergamasca, i corpi d’una donna e
d’una bambina vengono trovati in
un ripostiglio. Murati. Si capisce subito
chi è stato: il capofamiglia. Si capisce
meno il perché: indaga il magistrato di
turno, tale Antonio Di Pietro, e i pettegoli gli suggeriscono subito la falsa pista delle torbide verità, d’un amico di
famiglia che partecipava a bugie&videotape… La caccia ha inizio. L’inviato del
«Corriere» ha qualche dubbio, però. E
lo condivide con Di Pietro: «Se ti rivelo
il movente del delitto — gli confida il
magistrato —, comprometto le ricerche». Il cronista intuisce. E per non rovinare chi non c’entra, toglie dal pezzo
il nome di quell’uomo vittima delle voci: «Mai tappare con la fantasia le falle
della notizia…».
Chiamasi fiuto. News, not views: no-
tizie, non punti di vista, raccomandavano al «Times» dei tempi d’oro. Roba
sempre più rara. Una volta, un secolo
fa, i manuali di buoni consigli al giovane giornalista erano un genere un po’
narciso che cumulava retorica e sbuffi
annoiati: c’era qualcosa che Buzzati
non ci avesse già insegnato? Una volta.
Ora che di giornalismo tutti parlano e
tutti sanno, molti convinti che la notizia si generi solo sfiorando il tablet;
adesso che gl’italiani leggono sempre
di meno perché scrivono sempre di
più, piccoli post o blablà da blog; in
questo momento di grande confusione
sotto il cielo dell’informazione, la situazione è dunque eccellente per capire chi saremo riscoprendo chi eravamo: La scuola dei grandi maestri, scritto da un caporedattore di lungo corso
al «Corriere della Sera» come Giuseppe
Gallizzi con l’italianista Vincenzo Sardelli (edizioni Cdg), parte dall’idea che
nulla sia più inedito d’un «manuale
di giornalismo sul
campo» e torna all’abc, alle cinque W
d’una professione.
Il Vietnam dei giornalisti, come Franco di Bella chiamava ogni battaglia di via Solferino, per
tanti è stato l’avamposto dove imparare
«il coraggio dei no e l’umiltà dei sì».
Metà caserma e metà convento (cit.
Spadolini), «diventare caporedattore
qui — spiega Gallizzi — significava saper dosare, mediare, inchiodarsi alla
responsabilità d’una routine, torturati
anche dal supplizio di far sembrare
bravo il redattore che non lo era».
Quando la professione figurava sul
passaporto, ha raccontato una volta
Martin Amis, i corrispondenti americani indicavano «writer». Ma poi capita-
va che finissero in posti pericolosi e allora occultavano l’identità cambiando
la «r» in «a», da writer a waiter, da
scrittori a camerieri. C’era del vero: se
di giornalisti-camerieri (nel senso peggiore) è piena la categoria, alla lettera il
«waiter» è colui che aspetta. E chi, più
d’un cronista o d’un deskista, passa ore
nel suo deserto dei tartari ad attendere
una dritta o un titolo? Informare costa:
soldi e pazienza. Senza dirlo, ma ritraendo un Orio Vergani (nella foto) che
non staccava mai la penna dal foglio o
un Montanelli che raccomandava «mai
più di un’idea per ogni articolo», Gallizzi e Sardelli fanno capire che alla
scuola dei grandi maestri avrebbero da
imparare tanti maestrini del copia-eincolla. «Perché si può entrare in un
giornale per una raccomandazione o
per un favore. Ma rimanerci è un’altra
cosa».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
tribunale distrettuale di Gerusalemme, sarebbe spettato di presiedere il processo ad Adolf Eichmann. Halevi
pretendeva di far valere questo diritto, in molti si erano
schierati dalla sua parte e avevano sostenuto che non
era lecito «adattare» le leggi di uno Stato alle circostanze. Altrettanti, però, fecero rilevare come non ci si dovesse «nascondere dietro i formalismi» e che la politica
dovesse operare delle scelte. Tra questi ultimi, Ben Gurion. La Knesset fece propri questi dubbi e varò un’apposita legge, con la quale disponeva che il nuovo dibattimento dovesse essere guidato da un magistrato appartenente all’Alta Corte di giustizia (fu scelto Moshe
Landau). Per i due giudici che avrebbero affiancato Landau, si restò alle disposizioni di sempre, che assegnavano il diritto di scelta ad Halevi. Il quale fece due nomi: il
proprio e quello di Yitzhak Raveh. Tutti e tre erano ebrei
tedeschi, laureati in Europa prima di emigrare in Palestina.
Il processo iniziò l’11 aprile del 1961. Elie Wiesel, lì in
veste di reporter per il «Jewish Daily Forward», si disse
colpito dal fatto che Eichmann non appariva «diverso
dagli altri esseri umani». Cyrus Leo Sulzberger, sul
«New York Times», notò che «sembrava più ebreo, secondo le definizioni convenzionali, delle due abbronzate guardie israeliane» schierate a sua protezione. Protezione davvero eccezionale. Eichmann era recluso nella
prigione di Yagur: una guardia fu incaricata di sorvegliarlo, un’altra di sorvegliare la prima e una terza di occuparsi della seconda. Nessuno dei tre aveva perso parenti nell’Olocausto, né parlava tedesco. Come suo difensore fu scelto Robert Servatius, che, pur non essendo
mai stato nazista, aveva già svolto il ruolo di avvocato
della difesa dei collaboratori di Hitler al processo di Norimberga. Il ruolo di pubblico ministero toccò a Gideon
Hausner, privo di competenza in quel campo specifico
(era specializzato in diritto commerciale), ma in stretti
rapporti con Ben Gurion. Nel corso della fase istruttoria, la Corte israeliana chiese un’imponente documentazione a molti Paesi: l’Unione Sovietica e la Gran Bretagna non la concessero. Servatius nella prima fase del dibattimento fu assai abile nel sollevare una serie di obiezioni procedurali, alle quali però Hausner seppe
Rifiuto di cooperare
Nel corso dell’istruttoria la Corte domandò
numerosi documenti a diversi Paesi:
l’Urss e la Gran Bretagna non li concessero
sistente numero di ebrei. L’operazione «sangue in cambio di merci» (così fu definita) aveva consentito la messa in salvo di 1.700 persone e altre ancora avevano evitato di finire ad Auschwitz a seguito di quella trattativa.
Dopo la guerra, Kasztner era espatriato in Israele dove
aveva militato nel Mapai, divenendo portavoce del governo. Ma un altro ebreo immigrato in Palestina dall’Ungheria, Malchiel Gruenwald, si era messo a far circolare ciclostilati nei quali Kasztner veniva accusato di
aver favorito i propri familiari e altri ebrei ricchi, nonché
di essere stato per tutti gli altri (cinquecentomila) finiti
nei Lager una sorta di «assassinio vicario» dei nazisti. Il
governo aveva fatto causa a Gruenwald, ma il suo avvocato, Shmuel Tamir, era riuscito a capovolgere i termini
del procedimento giudiziario, trasformandolo in un
processo agli ebrei che avevano in qualche modo «collaborato» con i nazisti. Il dibattimento, rievoca Lipstadt,
fece venire allo scoperto «una percezione da tempo diffusa in Israele secondo cui i sopravvissuti all’Olocausto
avevano fatto qualcosa di disdicevole per salvarsi la vita». Il giudice, Benjamin Halevi, condivise pressoché
apertamente le tesi di Tamir, assolse Gruenwald e disse,
nei modi più chiari, che Kasztner, negoziando con Eichmann, aveva «venduto l’anima al diavolo». Poco tempo
dopo Kasztner era stato ucciso davanti alla porta di casa,
a Tel Aviv. E non aveva potuto sapere della successiva
sentenza della Corte suprema che avrebbe capovolto le
decisioni di Halevi, condannando il suo accusatore
Adesso, proprio quando, come ha scritto Sergio Minerbi nel libro La belva in gabbia (Lindau), in Israele «si
era diffuso il desiderio di sbarazzarsi dell’amarezza»
per il caso Kasztner, con un colpo di scena, proprio al
giudice Halevi, diventato nel frattempo presidente del
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rispondere con efficacia. Una legge israeliana del 1950 e
una delibera delle Nazioni Unite rendevano legale il
processo.
I testimoni a favore di Eichmann, che non potevano
entrare in Israele senza rischiare l’incriminazione (o
peggio), avrebbero potuto deporre all’estero. I corrispondenti dei giornali americani, in principio assai critici nei confronti del processo, lodarono la pertinenza e
la quantità di precedenti fatti valere da Hausner. Eichmann si difese con grande abilità raccontando che nei
primi anni del regime hitleriano, quando era in Austria,
aveva avuto intensi rapporti con i leader sionisti per un
piano che avrebbe consentito agli ebrei di espatriare,
qualora si fossero rassegnati a lasciare in «patria» i loro
averi. A tal fine avrebbe anche «soggiornato» a lungo in
Palestina (ma si scoprì che, dopo un giorno ad Haifa, era
stato espulso dagli inglesi alla volta dell’Egitto). Hausner smontò quel racconto grazie alla testimonianza di
Aharon Lindenstrauss che, per conto degli ebrei, aveva
«trattato» con Eichmann, venendone apostrofato «vecchio sacco di merda». Hannah Arendt, però, liquidò
l’impianto di ricostruzione di Hausner come «cattiva
storiografia e retorica a buon mercato». Deborah Lipstadt — che pure prende le distanze dalla Arendt — definisce «indubbio» che Hausner abbia presentato «gran
parte della storia in modo errato», e imputa all’esposizione del pubblico accusatore «superficialità storica e
autocelebrazione».
Un momento assai complicato fu quello dell’interrogatorio all’eroe Moshe Bejski, che raccontò di come in
Polonia 15 mila ebrei furono costretti ad assistere all’impiccagione di un bambino. Hausner gli domandò a bruciapelo: «Perché, essendo in 15 mila contro poche centi-
naia di guardie, non vi ribellaste passando all’attacco?». testimoniare Pinchas Freudiger, membro del consiglio
Bejski chiese di potersi sedere e rispose evocando il ter- ebraico ungherese, dopo che un uomo dall’aula lo aveva
rore di chi spera di aver salva la vita, ma soprattutto, ove accusato di essere responsabile della morte della promai scegliesse di ribellarsi, non saprebbe poi dove cer- pria famiglia, il processo era precipitato nel caos. Aggracar riparo. Con quella domanda, il processo rischiava di vato dal fatto che il giudice Halevi (quello che aveva consfuggire di mano ad Hausner e di trasformarsi in un dannato Kasztner) chiese a uno di quei testimoni se
procedimento d’accusa contro le vittime.
avessero mai pensato di uccidere EichMa la Lipstadt sostiene che il pubblico mimann. Senza ottenerne risposta. Con il che
Protagonisti
nistero volesse «dimostrare l’ingiustizia
Halevi aveva raggiunto lo scopo di dimointrinseca di questa domanda». Hausner,
strare che in qualche modo i dirigenti dei
scrive, «era perfettamente consapevole del
Consigli ebraici — tranne rare eccezioni —
fatto che gli israeliani nati in Israele e che
avevano delle «colpe» per quel che era acnel 1948 avevano sconfitto cinque eserciti,
caduto al loro popolo.
non capivano perché gli ebrei di numero
Il 20 giugno, dieci settimane dopo l’ini L’ebreo polacco
tanto superiore rispetto ai loro aguzzini
zio del processo, Eichmann salì sul banco
Moshe Bejski (nella
non avevano fatto lo stesso» con i nazisti. E
degli imputati. Fu assai vago e, ad un temfoto qui sotto)
aveva portato la questione allo scoperto
po, loquace. Il giudice fu costretto più volte
sopravvisse alla Shoah
proprio per far sì che comprendessero
a interromperlo: «Non le è stata chiesta
grazie a Oskar
quanto eccezionali fossero stati gli episodi
una lezione generale… Le è stata posta una
Schindler e fu uno dei
di rivolta, come quello del ghetto di Varsadomanda specifica». Ma lui decise di insitestimoni al processo
via nella primavera del 1943. Per dimostrastere con la sua vuota verbosità. E ottenne
contro Adolf Eichmann.
re questo assunto, Hausner chiamò sul
un risultato. Il «New York Times» scrisse
Più tardi divenne
banco dei testimoni Abba Kovner, capo
che non appariva «astioso o insolente»,
presidente della
della Resistenza di Vilnius. Ma qui vennero
dal momento che «si crogiolava in frasi
commissione dei Giusti
a confliggere la parte politica e quella stretburocratiche» e che, dunque, non «valeva
di Yad Vashem, il
tamente giudiziale del dibattimento. Dopo
la pena di odiarlo». Hausner, secondo Lipsacrario israeliano
che Kovner ebbe parlato, il giudice Landau
stadt, commise molti errori nell’interrodell’Olocausto. Il
con grande irritazione richiamò Hausner,
garlo. Va ad Halevi merito di averlo indotto
giudice israeliano
accusandolo di aver «divagato molto ria pronunciare la frase che lo avrebbe conMoshe Landau (nella
spetto all’argomento di questo processo»
dannato. Fu quando Eichmann, per dimofoto al centro) fu
portando quell’uomo sul banco dei testistrare di non essere stato antisemita, racpresidente della Corte
moni. E quando Zvi Zimmerman, alleato
contò di aver favorito la fuga di una coppia
al processo Eichmann
politico di Ben Gurion, andò alla sbarra per
di ebrei viennesi e, per spiegare in che moriferire quel che di Eichmann gli avevano
do, si lasciò sfuggire: «In ogni legge esiste
detto persone della Gestapo, Landau diede
qualche scappatoia». Da quel momento
in escandescenze: «Il valore di questa pronon poté più cavarsela dicendo che era stava è, direi, quasi nulla… Questi, di fatto, soto soltanto ligio alle leggi del suo tempo.
no pettegolezzi», disse ad alta voce. Il prePer lui non c’era più scampo.
A dicembre Eichmann viene condannasidente del tribunale era a tal punto spato a morte. Alcune autorità morali del Paezientito che sembrò pendere dalla parte di
se, Martin Buber, Yeshayahu Leibowitz,
Servatius, sia nel caso dell’interrogatorio a
Gershom Sholem, chiedono che ci si fermi
Leon Wells (che parlò nello specifico degli
lì. Ben Gurion che pure aveva dato battaebrei costretti a cancellare
glia per non includere la pena di morte nel
le tracce delle uccisioni in
codice penale di Israele, discute della quemassa), sia nel caso di quelstione con Buber, ma non si fa convincere.
lo a Michael Musmanno, i
Decisiva è la presa di posizione del poeta
quali non riuscirono a dire
Uri Zvi Grinberg: «Buber può rinunciare al
con precisione in che modo
castigo per la morte dei suoi genitori, se
quel che raccontavano fosse
sono stati assassinati da Eichmann, ma né
legato alla persona di Eichlui né altri Buber possono chiedere un’ammann.
nistia per l’assassinio dei miei genitori». Il
Ci riuscì, invece, il decano
31 maggio 1962 Eichmann salirà sul patiprotestante di Berlino,
bolo.
Heinrich Grueber, il quale
Merito di questo libro è di aver ripercorraccontò di un tedesco che
so le tappe del processo senza fermarsi ai
aveva dato una mano a degli
celebri reportage di Hanna Arendt, usciti
ebrei. Però al momento di farne il nome
sul «New Yorker» e poi raccolti nel libro La
non volle, per non mettere a repentaglio,
banalità del male (Feltrinelli). Ma un capidisse, la sua incolumità. Il fatto che, nella
tolo è dedicato alla stessa Arendt. Un capiGermania degli anni Sessanta, fosse ancotolo non simpatizzante: «La Arendt tra l’alra rischioso dire di aver aiutato gli ebrei
tro mancò dall’aula per buona parte del
provocò sconcerto. Il testimone aggiunse
processo», fa notare Lipstadt, «il suo fu un
che stava parlando per esperienza, dal moabuso di fiducia nei confronti dei lettori».
mento che, quando la stampa tedesca aveSi mette in risalto come la Arendt scrivesse
va rivelato la sua intenzione di testimoniadella «commedia di parlare ebraico», dere contro Eichmann, aveva ricevuto uno
La filosofa Hannah
scrivesse i poliziotti israeliani come «simili
«spesso dossier» di «minacce» e «lettere
Arendt (nella foto qui
agli arabi», «brutali», gente che «obbedidi insulti».
sopra) seguì il processo
rebbe a qualsiasi ordine», imputasse ai
In quegli stessi giorni il processo entrò
Eichmann: dai suoi
sionisti («senza offrire alcun dato per giunella fase decisiva, quella in cui si esamiarticoli scaturì il
stificare tale accusa») di «parlare un linnava il ruolo svolto da Eichmann in Unghefamoso libro «La
guaggio non del tutto diverso da quello di
ria nel 1944, dove aveva organizzato il «trabanalità del male», che
Eichmann», avesse parole sprezzanti per i
sferimento» ad Auschwitz di 437 mila
sottolinea il grigiore
Consigli ebraici, il cui capitolo definì «foebrei. Eichmann aveva suggerito di cominimpiegatizio della
sco, patetico e sordido». Anche se, alla ficiare con quelli della Carpazia, cosicché i
figura dell’imputato
ne, la Arendt fu favorevole alla pena di
loro correligionari di Budapest si «tranmorte. E diede il suo contributo a far sì
quillizzassero» al pensiero che ad essere
colpiti fossero solo gli ortodossi. Poi aveva aperto una che, se a Norimberga al centro dell’attenzione erano statrattativa con il negoziatore Joel Brand per «vendergli» ti i carnefici, adesso giungesse «l’ora delle vittime». Gli
un milione di ebrei e nello stesso tempo aveva suggerito ebrei. È questa, scrive Lipstadt, l’eredità più significativa
al comandante di Auschwitz, Rudolph Höss, di «trattar- del dibattimento che si concluse nel 1962 con le ceneri
ne» con il gas il maggior numero possibile. Infine si era di Eichmann sparse nel mare.
tornati sul caso Kasztner — su cui la Lipstadt ha parole
[email protected]
di grande comprensione — e quando si era presentato a
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Al femminile Nel romanzo «Tevere», edito da Marsilio, Luciana Capretti narra una vicenda individuale che è tutt’uno con la storia italiana del Novecento
Il passato che non passa, male di vivere di una donna chiamata Clara
di RANIERI POLESE
L
a donna che scompare si chiama
Clara. Ha 50 anni, un marito, due
figli. Soffre di depressione, ha
tentato più volte il suicidio. Nei diversi
ricoveri l’hanno sottoposta a ripetuti
elettroshock. A casa, quando la dimettono, passa il suo tempo a letto imbottita di sonniferi. Ma una sera di pioggia e freddo, in camicia da notte con
solo un giaccone sopra le spalle, se ne
va. E lascia un biglietto: «Perdonatemi,
50 anni bastano, mi troverete nel Tevere». Sulla sponda del fiume sotto l’Isola Tiberina ci sono i suoi documenti,
ma il corpo non sarà mai ritrovato. È
morta? È fuggita, inventandosi un’altra
vita, e se sì, dov’è andata? Un commissario di polizia che conduce le ricerche
è rimasto colpito da una foto di lei, il
viso spento, gli occhi che esprimono
sofferenza senza rimedio. Si chiede
perché è finita così, che cosa ha prodotto quell’accumulo di dolore intollerabile.
C’è molto malessere in quella famiglia. Giuseppe, il marito, da tempo sta
con un’altra donna, passa pochissimo
tempo a casa, non parla più né con Clara né con i figli. E Virginia e Giovanni, i
figli, crescono male, oppressi dalle tenebre in cui la madre sembra annegare, carichi d’odio per un padre troppo
assente. Tevere, il secondo romanzo di
Luciana Capretti (giornalista Rai, con
l’opera prima Ghibli aveva vinto il premio Rapallo), si propone di ricomporre i pezzi disordinati di una vita, la cui
unica costante è la pena. Dice l’autrice,
che si è ispirata a una storia vera, che
scrivere questo libro è stato un po’ come «restituire alla protagonista qualcosa del tanto che le è stato tolto».
Storia di una donna ma anche storia
italiana, tra fascismo e anni Settanta.
Più 3 per cento
Record di presenze
al Salone di Torino
Confermata la crescita del
Salone 2014 per numero di
visitatori: 339.752, più 3%
circa rispetto al 2013. Il che,
con l’aumento delle vendite
per gli editori (10-20 % in
media con punte del 35 per
Rcs e 50 per Sperling &
Kupfer) spiega la
soddisfazione alla
conferenza finale. È stato
proposto di allungare la
durata del Salone di qualche
giorno per l’edizione 2015,
ospite la Germania. (i.b.)
Sì, perché la prima giovinezza di Clara
si è consumata a Novara, negli anni di
guerra. Con un padre fascista repubblichino che costringe le due figlie (la
terza è morta bruciata dall’alcol uscito
dal fornelletto portatile, e Clara si incolpa di quella disgrazia) a diventare
ausiliarie della Rsi. Alla Liberazione, il
padre è catturato, condannato a morte,
poi rinchiuso in un manicomio criminale da cui comunque esce presto, nei
primi anni Cinquanta.
Le ragazze, picchiate, stuprate e
svergognate davanti a tutti, in qualche
modo si salvano. Ma Clara scappa a Roma, si rifà una vita, conosce Giuseppe,
giovane sceneggiatore di film, si sposa. Credendo così di aver cancellato il
passato. Purtroppo non bastano la
nuova casa, la felicità piccoloborghese,
la nascita della figlia a salvarla. Tornata
a casa dopo il parto, la cameriera la ferma mentre con in braccio la bambina
sta per buttarsi di sotto. Inizia così la
lunga trafila di ricoveri, cure brutali,
perdita di ogni interesse alla vita, che
neppure la nascita del secondo figlio
riuscirà a interrompere.
Costruito a piani alternati – le indagini del poliziotto che si spingono fino
a ricostruire gli anni di Novara; le desolate scene di vita familiare; i frammenti di memoria e di consapevolezza
che attraversano la mente ferita di Clara — Tevere dispone le vicende di questa donna infelice sotto gli occhi del
lettore. Senza giudicare, senza emette-
Ruoli maschili
Il padre e il marito della
protagonista hanno gravi
responsabilità nei fatti
che la portano alla malattia
re verdetti. Certo gli uomini (il padre,
ma anche il marito) hanno gravi responsabilità nei fatti che portano Clara
alla malattia senza ritorno. A volte
sembra che ad agire sia il destino, anche la mamma di Clara, disperata per
la morte della figlia, era finita in manicomio. E le terapie violente — i tempi
del romanzo sono ancora quelli di prima della riforma Basaglia — potevano
solo aggravare la condizione di quelle
poverette. Quello che Luciana Capretti
vuole fare, e lo fa con partecipazione e
bravura, è cercare le parole per dire il
male di vivere di una donna, delle donne come Clara. E le pagine in cui Clara
vive e descrive il vuoto doloroso, la
perdita di senso, la sofferenza, sono
quelle che più restano impresse.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il romanzo: Luciana Capretti, «Tevere»,
Marsilio, pagine 220, 17,50
36
Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
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SCENARI
Ricchezza nelle mani dei più anziani
Evitare la guerra fra le generazioni
✒
L’operazione attraverso la quale
la società farmaceutica americana Pfizer sta tentando di prendere il
controllo della concorrente inglese
AstraZeneca con una offerta complessiva tra denaro e azioni da quasi 80 miliardi di euro è, sempre più, al centro del dibattito pubblico sia nel Regno Unito sia
negli Stati Uniti. Nel Regno Unito, sede
fiscalmente attrattiva per i quartieri generali delle multinazionali (Headquarter), hanno paura di perdere i centri di
ricerca AstraZ basati sul suolo inglese,
che da soli investono in ricerca, ogni anno, circa 2 miliardi di euro. Negli Stati
Uniti, politici di primo piano, sia democratici sia repubblicani, ritengono che a
Londra si faccia concorrenza fiscale sleale e temono per la sorte dei centri di ricerca Pfizer sul suolo statunitense. È e
sarà battaglia dura, anche culturale, sui
giornali. Il Financial Times, ad esempio,
sta tenendo una posizione molto critica
verso la logica di breve periodo dei mercati azionari. Un cambiamento epocale.
E in Italia? Sembra esserci un disinteresse assoluto. Come attrarre gli headquarter e le persone fisiche ad alto reddito è considerato nel nostro Paese un
tema politicamente poco sexy e non utile alla polemica politica. Mentre in Italia
parliamo del nulla (o quasi) il Mondo ci
passa davanti. Stando all’esempio del
Regno Unito, negli ultimi 20 anni, con
una politica fiscale intelligente nel detassare gli investimenti in capitale di rischio il governo ha creato il mercato alternativo AIM, fucina di migliaia di
start-up e palestra di talenti manageriali
ed imprenditoriali. E quello di attrarre
persone fisiche ad alto reddito (e patrimonio) grazie al regime fiscale «resident non domicilied» è un altro capolavoro — bipartisan — della politica inglese. I grandi ricchi russi, indiani e arabi, tra altri, come Pfizer d’altronde, non
vogliono certo risiedere fiscalmente a
Londra per la bontà del clima.
In Italia dobbiamo imparare da queste esperienze ad attrarre investimenti,
talenti e capitali e allo stesso tempo imparare a difendere senza troppi complessi l’interesse nazionale, quando minacciato, ad esempio da migrazioni di
know-how.
Andrea Tavecchio
@actavecchio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’INCROCIO PERICOLOSO TRA EXPO E SCALA
MILANO NON PUÒ REGGERE DUE EMERGENZE
✒
Per uno di quegli strani incroci
che da qualche tempo sono sempre più frequenti, Expo 2015 e Scala, cioè i
due brand più conosciuti di Milano, in
queste settimane si ritrovano al centro di
bufere che tendono pericolosamente a
convergere. Due emergenze di diversa entità, con storie e cause completamente differenti, che stanno rimbalzando sulle pagine della stampa internazionale. Expo per gli arresti
di responsabili tecnici e
faccendieri di varia coloritura politica riuniti in una
sorta di cupola impegnata
a favorire la solita compagnia di giro di quelle imprese che vivono nell’attesa
di appalti pubblici e di decisori politici compiacenti.
La Scala con il caso Pereira, il sovrintendente designato come
successore di Stéphane Lissner, che dovrebbe prendere possesso della sua nuova
carica dal primo ottobre di quest’anno: il
problema è che il signor Alexander Pereira, come è stato abbondantemente riportato dai giornali, ha comprato dal Festival
di Salisburgo, di cui è direttore, una serie
di opere a nome e per conto dell’ente lirico
scaligero, ma senza averne i poteri. Da qui
la situazione di grande imbarazzo dei vertici della Scala e la decisione maturata ieri
di affidare a un esperto di diritto del lavoro
i termini contrattuali che legano Pereira al
teatro milanese, nell’ipotesi (al momento
non ancora definita) di un licenziamento.
Dov’è l’incrocio pericoloso? Nel fatto
che il prossimo anno, proprio in concomitanza con il semestre di Expo, è stato deciso che la Scala dovrà fare
una programmazione straordinaria con spettacoli
anche durante il periodo
estivo per aumentare l’offerta culturale della città: si
devono cioè fissare le date
e il repertorio. Questo significa che già da ora chi
ha la responsabilità di farlo
deve lavorare in questa direzione e il caso Salisburgo-Pereira non aiuta a partire subito con il
piede giusto e soprattutto con i tempi giusti. Due emergenze incrociate che vanno
risolte velocemente. Non è soltanto un auspicio dettato da orgoglio di bandiera o da
incoscienti entusiasmi, ma una delle poche speranze di non finire tutti quanti nel
Maelström del declino.
Ugo Savoia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
HACKER ALL’ATTACCO, MANAGER LICENZIATO
NESSUNO PUÒ DIRSI ESTRANEO A INTERNET
✒
Gregg Steinhafel, suo malgrado, passerà alla storia come il
primo top manager che nulla aveva a
che fare con il mondo digitale e che pure
agli hacker deve il suo licenziamento. Fino a pochi giorni Steinhafel sedeva comodamente sulla poltrona di amministratore delegato di Target, un brand
che a noi europei non dice nulla ma che
negli Stati Uniti è cresciuto fino a diventare, grazie al cosiddetto «cheap chic»,
la quinta catena di abbigliamento con
72 miliardi di dollari di ricavi. Per intendersi una sorta di Zara. È facile immaginare che dalla sua posizione si sentisse
preoccupato dalla concorrenza degli altri colossi del retail, dall’andamento delle mode, dal costo del lavoro in Cina,
dalla recessione e, infine, dalla propensione degli americani all’acquisto. Eppure è stato licenziato per non avere
adeguatamente protetto dai criminali
informatici 70 milioni di informazioni
sui propri clienti e 40 milioni tra carte di
credito e debito. Anche colossi come
Amazon e Sony erano già stati oggetto di
interesse da parte dei ladri del XXI secolo. Ma ora esiste la riprova che nessuno
può considerarsi immune dal magma
digitale che ha la capacità di infiltrarsi
anche nei business più tradizionali.
In effetti, dal punto di vista commerciale, è ormai evidente a molti, se non a
tutti, che la capacità del web di rielaborare il mondo dei segni — leggi scrittura, musica, transazioni — ha influenzato direttamente e indirettamente la formazione dei prezzi: un libro di carta come una canzone, qualunque sia il loro
supporto fisico, sono ormai una variabile di quanto e come quella stessa informazione sia presente su Internet. Ma
Steinhafel è un «pioniere» di legami
nuovi, meno scontati per ora, destinati
purtroppo a ripetersi.
Se serviva una sorta di raccolta di Esopo 2.0 per trasmettere i nuovi insegnamenti di questa entusiasmante ma difficile era in cui viviamo eccoci serviti: i difetti umani restano gli stessi. Ma al posto degli animali andrebbero messi
hacker, virus, falle digitali e ansie, virtuali come il web ma non meno concrete di quelle del mondo industriale.
Massimo Sideri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di MAURO MARÈ e PIETRO REICHLIN
N
egli ultimi tempi il dibattito
pubblico si è ampiamente concentrato sull’aumento delle
disuguaglianze tra individui che
appartengono a diverse classi
sociali o professioni, ma pochi hanno notato l’esistenza di un drammatico aumento
delle disuguaglianze tra le generazioni.
Una recente indagine della Banca d’Italia
sulla distribuzione della ricchezza finanziaria evidenzia che la coorte degli under
35 ha subito una riduzione della ricchezza
di 15 punti percentuali, mentre quella degli individui tra 55 e 64 anni è aumentata
di 10 p.p. Impressionante l’aumento degli
over 65, che sono passati dal 20 a più del
35% del totale. Più di un terzo della ricchezza italiana è in mano a individui in età
avanzata e, se consideriamo anche la classe tra 55 e 64 anni, la percentuale sul totale
diventa circa il 65%. E anche i dati sulla
distribuzione dei salari per classi di età
vanno in questa direzione.
Come spiegare questa enorme
redistribuzione tra generazioni?
Certamente la crisi ha contribuito, dati i
tratti peculiari del nostro sistema sociale
ed economico, ma il trend evidenziato dai
dati ha origini più lontane e cause
largamente strutturali, non solo
congiunturali. Ha sicuramente pesato il
dualismo del nostro mercato del lavoro,
cioè la diversa dinamica dei salari e dei
rischi occupazionali per classi di età, la
crescita della quota di gettito che deriva
dalle imposte sul lavoro, l’enorme
rivalutazione delle rendite immobiliari
verificatasi negli ultimi 30-40 anni (di cui
gli anziani sono i principali beneficiari), la
riduzione della quota dei giovani in
rapporto alla popolazione complessiva e,
infine, la lunga transizione del nostro
sistema previdenziale verso il regime
contributivo, che ha garantito agli anziani
rendite generose e pensioni anticipate
(spesso prive di copertura contributiva).
Per correggere gli squilibri di ricchezza tra
classi di età bisogna ridurre le imposte e il
cuneo contributivo per i giovani, per
accrescere l’occupazione, aumentare
l’investimento in scuola e formazione,
rendere più flessibile il mercato del lavoro.
Tuttavia, queste misure richiedono la
mobilitazione di risorse imponenti
(basterà la spending review?) e potrebbero
non essere sufficienti. I dati della Banca
d’Italia sono, infatti, un evidente
campanello d’allarme per la solidità del
nostro sistema di welfare. In assenza di
CHIARA DATTOLA
ATTRARRE I CAPITALI È UNA VIRTÙ
LA LEZIONE CHE ARRIVA DA LONDRA
una crescita sostenuta del reddito, la
distribuzione delle risorse sarà sempre più
squilibrata a svantaggio dei giovani. Ciò
potrebbe determinare un conflitto
generazionale sulla ripartizione della
spesa sociale e del carico fiscale tra classi
di età e, di conseguenza, minacciare
l’intervento pubblico così come lo
abbiamo conosciuto. Il problema non è
nuovo e non riguarda solo l’Italia. Lo
stesso allarme è stato lanciato
recentemente da due autorevoli
economisti americani, Kotlikoff e Marin, e,
già cinquant’anni fa, Einaudi e Steve ci
avvertivano con grande lucidità sul rischio
di un conflitto generazionale.
Tutti i sistemi di welfare dei Paesi Ocse
sono sostanzialmente a ripartizione,
anche se spesso accompagnati da un
pilastro a capitalizzazione, più o meno
sviluppato. Essi hanno senza dubbio
consentito di raggiungere obiettivi
importanti sul piano dei diritti sociali e
dell’equità. Tuttavia, il tema del costo di
queste macchine è stato per molto tempo
trascurato. I sistemi a ripartizione
funzionano bene solo con una demografia
favorevole e una crescita economica
sostenuta. Il vincolo di bilancio è molto
semplice: un numero inferiore di attivi
dovrà finanziare il welfare di un numero
crescente d’individui per molti più anni.
Se la quota di reddito/ricchezza dei
giovani si riduce, e di molto, rispetto alle
altre coorti, si abbassa drasticamente la
loro capacità di finanziare qualsiasi
prestazione a ripartizione. I giovani
avranno la voglia, e, soprattutto, la
possibilità di finanziare questi oneri nel
futuro? La domanda è legittima, perché i
sistemi a ripartizione non determinano
alcuna accumulazione di risorse: le
pensioni sono pagate dai lavoratori, i
diritti non sono acquisiti ma sono
promesse scritte sulla carta!
La stagione delle riforme strutturali è
appena cominciata e partiti e sindacati
dovrebbero interrogarsi senza tabù sul
modo di correggere la nostra spesa sociale
per far fronte ai futuri scenari demografici
e di crescita. È il caso, ad esempio, di
mettere in agenda un rafforzamento dei
sistemi previdenziali a capitalizzazione,
per evitare il trasferimento dell’onere
pensionistico sulle generazioni future e la
riduzione del cuneo contributivo?
Potrebbe essere necessario intaccare parte
dello stock di pensioni in essere o quello
in via di maturazione? È opportuno
aumentare la compartecipazione dei
cittadini alla spesa sanitaria in funzione
del reddito individuale? Ci auguriamo che,
su questi temi, sia possibile una soluzione
cooperativa, anziché una guerra ideologica
tra opposte fazioni.
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LE STUDENTESSE RAPITE IN NIGERIA
Quelle ragazze già vedove di tutto
di ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI
S
i sono convertite all’Islam, hanno
annunciato con orgoglio i loro rapitori. E chi, avendo quattordici,
quindici, diciotto anni o anche di
più, minacciato di violenza, di
morte o di schiavitù, non si sarebbe convertito in perfino meno di due settimane
da qualsiasi religione a qualsiasi religione? Recitare il Corano a memoria, cantarne dei versetti, velo bianco, velo nero, fosse pure velo integrale: qualsiasi cosa pur di
salvarsi e di tornare alla vecchia vita di prima.
Povere, disperate ragazze colpevoli di
essere andate a scuola, qualcuna di loro
magari controvoglia, come succede a tutti
gli scolari del mondo, obbligate dai genitori ansiosi per il loro futuro. Ragazzine,
anzi, a giudicare dall’ audio dell’ultimo video inviato dai rapitori, che ci fa ascoltare
le loro voci inconfondibilmente giovanissime, fresche, chiare nonostante la paura,
nonostante le minacce, nonostante la loro
condizione di ostaggi, infelice merce di
scambio per un ricatto che il governo nigeriano ha già proclamato che non accetterà.
Le sentiamo cantare in coro e potrebbe
essere un canto qualsiasi, una salmo religioso, un inno patriotico, una canzone popolare che tutte conoscono. Poi vediamo
le foto delle studentesse e verrebbe da
pensare che di un canto funebre si potrebbe trattare, invece. Vediamo i loro visi terrorizzati, chiusi, disperati, rassegnati: piccole donne che fino a due settimane fa
avevano le loro minime vite tranquille, liete o meno liete, tra libri di scuola e lavori
domestici, tra genitori e fratellini, e che
d’improvviso si sono ritrovate nell’inferno.
Nessuna piange, devono aver già pianto
quanto era possibile, soltanto guardano
fisso, ci guardano, e i loro occhi immobili,
scuri, profondi, esprimono l’angoscia dei
condannati a morte che neppure più chiedono aiuto, che sanno quanto sia inutile
gridare, agitarsi, chiedere pietà. Sono giovanissime ma già vedove e orfane di tutto,
non hanno più corpi avvolti come sono
nelle pezze nere, non hanno più età, non
❜❜
Visi terrorizzati, chiusi,
disperati, rassegnati.
Soltanto una persona
ride nelle foto di gruppo:
il carceriere armato
più amici né famiglia. Sono un centinaio,
sedute vicine l’una all’altra, ma dai loro visi si capisce che sono perdutamente sole.
Hanno visto morire ammazzate compagne, amiche, forse sorelle, e quello che
hanno subito probabilmente non sperano
più di poterlo un giorno confidare a qualcuno. Nemmeno sanno — anche questo è
probabile — che in tutto il mondo si parla
di loro, speriamo non soltanto per passeggera indignazione internazionale.
Sono armati fino ai denti gli uomini che
sorvegliano il gruppo, elmetti in testa e
mitra imbracciati, pronti a fare fuoco: e
hanno l’aria di chi va a caccia di passerotti
e fringuelli con un fucile da caccia grossa,
buono per leoni ed elefanti. Solo che gli
sventurati passerotti neri messi in fila per
la sceneggiata della conversione, paralizzati come sono dal terrore, nemmeno si
sognano di spiccare il volo.
Tra i volti mortalmente seri delle piccole vedove senza lacrime spicca un sorriso
soltanto, se tale si può definire l’orribile
ghigno del capo dei banditi. E chissà se ride per la contentezza di essere riuscito ad
avere la meglio, con la sua soldataglia, su
delle ragazzine di quattordici, quindici anni, a farle addirittura convertire, sotto la
minaccia delle armi.
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Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
37
italia: 51575551575557
Lettere al Corriere
IMMIGRAZIONE E DIRITTO D’ASILO
PROBLEMI DA RISOLVERE INSIEME
Risponde
Sergio Romano
Non si contano più i migranti
che arrivano quasi tutti i
giorni soprattutto sulle coste
della Sicilia.
E chissà quanti ancora ne
arriveranno durante l’estate.
Da tempo i centri di
accoglienza non sono più
sufficienti e diventa arduo
per il personale poter trattare
con umanità questi poveretti.
Adesso è necessario che
tutti gli altri Paesi
dell’Unione europea
inizino ad aprire anch’essi
dei centri affinché questa
gente possa essere trattata
dovunque con un certo
rispetto e non più
ammassata nelle strutture di
un solo Paese europeo.
Finora l’Italia il suo compito
in qualche modo
l’ha svolto; ora è giunto il
momento che si impegnino a
svolgerlo (e non più a parole)
anche gli altri Stati membri
dell’Ue.
CINEMA
Film con effetti speciali
Caro Romano, come spiega
che film con personaggi
fantastici, come maghi e
maghetti, vampiri e
vampiretti, supereroi
mostruosi, uomini ragno e
donne gatto, abbiamo successi
clamorosi al botteghino? Non
si tratta di film per bambini,
come sembrerebbe, ma
l’apprezzamento coinvolge
tutte le età, uomini e donne. È
solo divertimento o il desiderio
irrefrenabile di uscire dalla
realtà? L’ultimo film di
Spider-Man ha debuttato in
Usa con un incasso di 92
milioni di dollari. Follie?
Giorgia Gasperini
Bologna
Credo che il successo dei
due grandi filoni della cinematografia americana — la fantascienza e l’orrore — siano legati alle nuove tecnologie informatiche. Il genere richiede
effetti speciali che in altri tempi e con altri mezzi sarebbero
stati molto meno attraenti. Le
consiglio di veder o rivedere,
per un confronto, «Il viaggio
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
Perché così non si può
continuare.
Giovanni Papandrea
Reggio Calabria
Caro Papandrea,
a soluzione può essere
soltanto europea. Non è
giusto che tre Paesi mediterranei — Grecia, Italia e
Spagna — debbano fare fronte da soli a un problema che
concerne l’intera Unione europea. Ma è utile che gli italiani conoscano le ragioni per
cui una soluzione europea è
così complicata. In una lunga
intervista a un giornalista del
settimanale tedesco Spiegel,
pubblicata dalla New York
Review of Books del 7 maggio, George Soros ha riassunto i risultati di un’indagine sul
fenomeno migratorio compiuta da Open Society, l’associazione umanitaria fondata
dal finanziere anglo-ungherese dopo la fine della Guerra
L
fredda. L’indagine ha dimostrato che il nodo da sciogliere è quello della differenza fra
l’asilo concesso dai Paesi del
Nord e quello concesso dai
Paesi dell’Europa meridionale. In Germania e nei Paesi
scandinavi l’asilo è particolarmente generoso, in quelli
del Sud è molto più modesto
e garantito spesso dopo una
lunga attesa. Oggi la situazione è alquanto complicata dal
maggior numero di persone
che fuggono da zone di guerra e conflitti civili in Africa e
in Asia. Ma già negli scorsi
anni questa disparità aveva
reso il Nord molto più desiderabile del Sud e suscitato i risentimenti dei Paesi «generosi». Fu questa la ragione per
nella luna» di George Méliès
(1902), nobile antenato del cinema di fantascienza. Lo troverà in rete.
IMMOBILI
imposte che sempre più
numerose colpiscono le
proprietà? C’è qualcuno che si
occupi di questo problema o
l’unico imperativo è quello di
tassare?
Mercato fermo
Girando per le nostre città e
nei nostri paesi è sempre più
facile vedere appartamenti e
uffici vuoti, negozi chiusi e
capannoni abbandonati. Gli
immobili messi in vendita
all’asta sono sempre più
numerosi e i cartelli
scoloriscono inesorabilmente
nell’attesa di clienti. In tale
situazione si trovano
sicuramente centinaia di
migliaia di immobili. Com’e
sarà possibile per i loro
proprietari far fronte alle
La tua opinione su
sonar.corriere.it
Da Rio de Janeiro a
Roma, migliaia in marcia
per chiedere la cannabis
legale.
Siete d’accordo?
Pietro Volpi
[email protected]
cui è stato deciso che la richiesta d’asilo debba venire
indirizzata soltanto al governo del primo Paese in cui il
migrante mette piede entrando nell’Unione europea.
La decisione di Dublino,
come è stata definita, ha ridotto il numero di coloro che
arrivano nei Paesi del Nord,
ma ha svantaggiato considerevolmente i Paesi del Sud,
oggi alle prese con due gravi
inconvenienti. In primo luogo la prossimità dell’Africa e
del Levante li rende pur sempre una desiderabile «prima
tappa».
In secondo luogo il migrante non rinuncia alla sua
meta preferita ed evita in
molti casi d’iscriversi nel registro degli stranieri giunti irregolarmente in Italia. Abbiamo così un doppio problema:
centri d’accoglienza sovraccarichi e stranieri che preferiscono la clandestinità nella
speranza di raggiungere i Paesi dove le condizioni dell’asilo sono molto migliori. Con i
centri pieni d’immigrati e
molti clandestini nelle strade,
l’onda xenofoba, malauguratamente, può soltanto crescere. Non vi sarà soluzione
quindi se non adottando due
misure. Occorre anzitutto
colmare almeno in parte il divario fra i diversi trattamenti
riservati dai membri dell’Ue a
coloro che chiedono il diritto
d’asilo. E occorre consentire
che ogni migrante abbia il diritto di scegliere il Paese a cui
intende appellarsi per ottenerlo. Ciascuna di queste misure richiede una politica europea dell’immigrazione e
fondi europei.
In altre parole occorre più
Europa, non meno Europa,
come vorrebbero coloro per
cui l’Ue è la causa di tutti nostri mali.
ricorso di interventi correttivi,
quali esenzioni, agevolazioni
per famiglie monoreddito,
quoziente familiare,
detrazioni e franchigie che ne
attenuino la punitività
principalmente mirata ai ceti
più deboli e meno abbienti,
con aliquote pesantemente
penalizzanti e inaccettabili,
dove sopprimere l’evasione
rimane un semplice sogno di
mezza estate.
Giovanni Bertei, La Spezia
assistiamo a morti e danni
incalcolabili, ma una seria
programmazione di interventi
non è stata mai fatta, si
interviene in modo
disordinato qua e là,senza
risolvere minimamente il
problema. La natura ci
potrebbe fornire la più grande
occasione di crescita e di lotta
alla disoccupazione, ma si
poco o nulla per investire in
prevenzione. A metà Ottocento
in Francia, il ministro Louis
Blanc, dopo gli studi di una
commissione di imprenditori e
operai, predispose i cosiddetti
«ateliers nationaux»
incaricati di dare lavoro ai
disoccupati per svolgere opere
di pubblica utilità. Non è
possibile che qualcosa di
simile potrebbe funzionare
anche oggi creando un Fondo
Natura includendo
musei,luoghi d’arte con un
progetto di ricaduta anche sul
turismo, attingendo magari
anche alle risorse della Cassa
integrazione,oppure alla
Cassa Depositi e Prestiti o ai
Fondi Europei?
FISCO
TERRITORIO
Peso insostenibile
Come valorizzarlo
Si parla sempre a vanvera
dell’evasione fiscale, senza
riflettere su questo vecchio e
iniquo catenaccio che è il
nostro sistema tributario, una
sorta di rottame che induce al
Sappiamo tutti della fragilità
del nostro territorio, ad ogni
acquazzone, definito anomalo
e imprevedibile, quasi a
giustificare la nostra inerzia,
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
La domanda
di oggi
Sì
L’esperimento in una
scuola inglese per
studenti dormiglioni:
lezioni dalle 13.30.
Siete d’accordo?
40
No
60
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Giancarlo Torri
[email protected]
Interventi & Repliche
Infrastrutture lombarde e Policlinico
In merito all’articolo pubblicato ieri
(«Sanità, cantieri, e terreni dell’Expo, così
è partito l’assedio milionario»), desidero
innanzitutto chiarire quanto mi sembra
equivoco dal pezzo e cioè che
Infrastrutture lombarde non è coinvolta
con il Policlinico. Tengo a precisare, infatti,
che Infrastrutture Lombarde non è mai
entrata a «gamba tesa sulla gestione dei
beni che cinque secoli di beneficenza
lombarda avevano lasciato in dote al
Policlinico», ma nel 2010 ha
semplicemente concordato un’audizione
nel Cda della Fondazione, al fine di
presentare la propria attività. La direzione
e il Cda del Policlinico hanno valutato di
procedere in modo diverso, avviando un
percorso innovativo che il Corriere, per
altro, ha puntualmente documentato. Da
una parte, la costituzione di un fondo di
Social Housing sta permettendo di coprire
i costi necessari per la costruzione del
nuovo ospedale valorizzando il proprio
patrimonio immobiliare in chiave sociale;
dall’altra, la decisione di procedere verso
una fondazione che, attraverso la
valorizzazione del patrimonio rurale,
contribuirà a finanziare la ricerca
scientifica del Policlinico. In sintesi, stiamo
ricostruendo un ospedale non solo senza
gravare sull’indebitamento pubblico, ma
pure insistendo su uno sviluppo del
patrimonio finora non perseguito.Inoltre,
quando viene scritto che «con la
pressione e l’appoggio dei vertici della
Regione chi si oppone se ne va o viene
trasferito e così si possono anche gestire
gli appalti per il nuovo Policlinico», tengo
a precisare che non capisco a chi si
riferisca e, soprattutto, che il percorso
accennato sopra e la trasparenza che gli
abbiamo dato sono indizi importanti della
libertà della gestione del Cda da me
rappresentato. Da ultimo, come non mi
stancherò mai di ripetere, Cl in quanto
tale non c’entra nulla: ritengo che
l’operato delle persone sia da valutare in
base ai fatti compiuti e non in base alla
loro appartenenza che, altrimenti,
facilmente diventa discriminazione.
Giancarlo Cesana, presidente
Fondazione Irccs Ca’ Granda
Ospedale Maggiore Policlinico
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DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA
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E-mail: [email protected]
oppure: www.corriere.it
oppure: [email protected]
Il piccolo fratello
di Paolo Di Stefano
Le classifiche dei libri
discriminano la qualità
È
vero che troppi scrittori del passato sono stati dimenticati ingiustamente: capolavori mai più riproposti e abbandonati a se stessi, finiti nella terra di nessuno di
qualche scaffale polveroso di biblioteca o di remainder,
a vantaggio di caterve di libri mediocri che occupano
militarmente le vetrine e i banconi delle librerie. Quando si parla
di mercato librario, si parla di numeri, mai di livello qualitativo. E
mentre per l’economia del vino sarebbe blasfemo equiparare un
Tavernello a un Brunello, per l’oggetto più raffinato che esista,
cioè per il libro, tutto è uguale a tutto, e Fabio Volo vale Philip Roth:
1 a 1.
È un paradosso su cui non si insiste mai abbastanza. Basta fare
una prova. Se cerchi su internet una classifica dei vini italiani, ai
primi posti troverai quasi sempre un Brunello, un Barolo o anche
un Primitivo di Manduria eccetera: etichette che non sono certo le
più richieste dal bevitore comune ma sono quelle considerate il
top dagli esperti. Se cerchi una classifica dei libri, trovi invece soltanto i best seller e il giudizio dei critici non conta nulla. Non esiste il concetto di «best seller» nell’ambito dei vini, delle lavatrici,
delle lampade, dei calzini, delle stoviglie, dei dentifrici, ma esistono «i libri più venduti» e soltanto quelli. E il solo fatto di elencare
ossessivamente tutte le settimane i «libri più venduti» moltiplicherà il successo dei già «più venduti» affossando fatalmente gli
altri: tipico effetto domino, che farà da traino alle presenze televisive
fondate a loro volta sull’audience:
proprio Fabio Volo domenica sera
è stato invitato da Fazio come «tePer le opere
della Fiera del Libro, in
degli scrittori si stimonial»
virtù delle sue 600 mila copie veninsiste sempre dute. Senza dire che non appena
in una libreria di catena o di
sui più venduti, entri
supermarket, la prima visione che
ti
appare
è la lista dei best seller:
non per i vini
sempre quella. Effetto domino a
circuito rigorosamente chiuso.
Mai che qualcuno si sogni invece di rivelarci quali sono i grissini o i dopobarba o i caffè o i prosciutti o le paste più comperate
dagli italiani: sarebbe pubblicità sleale? Probabilmente ci sarebbe
una sollevazione dei produttori. Uno scrittore, invece, vale talmente poco, per la società, che lo si può sottoporre, senza timori, a
qualsivoglia tipo di concorrenza scorretta. Chi se ne frega. È logico
che gli editori si avvantaggiano a rotazione di questo sistema puramente numerico e autopromozionale, puntando a loro volta già in
partenza sui nomi che prevedibilmente saranno più graditi al
mercato, alle catene e ai supermercati, alle classifiche (e a Fazio).
Detto ciò, non tutto è perduto. Ci sono iniziative editoriali che
invitano al buonumore, incoraggiando l’idea che una qualche giustizia letteraria, alla lunga, possa esistere. Un solo esempio: sono
usciti da Feltrinelli i Romanzi di Luigi Di Ruscio, lo scrittore di Fermo, metalmeccanico emigrato dalle Marche a Oslo, autodidatta di
talento, morto più che ottantenne nel 2011, lodato da tanti lettori
eccellenti (Fortini, Volponi...) e dimenticato dai più. Oggi ritorna.
Postumo: l’unica buona ragione che impedisce a Fazio di intervistarlo. Quanta spaventosa concentrazione sui libri di Fabio Volo
(intervistato sempre!) per riuscire a distrarsi su Di Ruscio...
❜❜
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Il 14 maggio 2010 Infrastrutture
lombarde era pronta ad assumere la
gestione del patrimonio del
Policlinico, valutato un miliardo e 500
milioni: per questo il direttore Antonio
Rognoni era stato invitato in Cda. Non
credo fosse un’iniziativa in proprio:
c’era una strategia e una copertura
politica. Il piano fallì per l’opposizione
dei sindacati e della Lega, che
minacciò una crisi in Regione.
Nell’articolo ho cercato di spiegare il
sistema in cui Infrastrutture lombarde
si muove, dalla sanità all’Expo.Quanto
al percorso di trasparenza, sono
d’accordo con il presidente Cesana: più
è illuminato meno sono i rischi.
(g.g.s.)
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23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030
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na + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. € 0,93 + € 0,47; m/m/g/d
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Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 +
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La tiratura di lunedì 12 maggio è stata di 378.435 copie
ISSN 1120-4982 - Certificato ADS n. 7682 del 18-12-2013
Thailandia THB 190; UK Lg. 1,80; Ungheria Huf. 650; U.S.A. USD 5,00. ABBONAMENTI: Per informazioni sugli abbonamenti nazionali e per l’estero tel. 0039-0263.79.85.20 fax 02-62.82.81.41 (per gli Stati Uniti tel. 001-718-3610815 fax 001-718-3610815). ARRETRATI: Tel. 02-99.04.99.70. SERVIZIO CLIENTI: 02-63797510 (prodotti collaterali e promozioni).
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38
Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Spettacoli
In California
La villa di «Scarface» in vendita per 35 milioni di dollari
La casa-set di Scarface (1983), il film culto di
Brian De Palma con protagonista Al Pacino nei
panni dell’avido e spietato Tony Montana, è in
vendita. Costo: 35 milioni di dollari (oltre 25
La polemica
Il Cda del teatro
rimanda la decisione
sul destino del futuro
sovrintendente. In
discussione l’acquisto
di sette opere
da Salisburgo di cui
è ancora direttore
MILANO — Non accetta di essere dimezzato come il visconte di Calvino, né
diminuzioni sul futuro stipendio o incentivi Alexander Pereira, il sovrintendente austriaco che dovrebbe subentrare in ottobre a Stéphane Lissner alla guida della Scala. A questo irrigidimento
sarebbe dovuta — secondo alcune indiscrezioni — la decisione assunta ieri dal
Cda del teatro di rimandare (probabilmente a giovedì) la decisione sul suo futuro. Pereira ritiene di aver agito per il
meglio della Scala in una situazione che
lo vede con le mani legate (non ha diritto di firma e deve progettare le future
stagioni, spettacoli per Expo compresi)
e, per questo, non accetta di essere posto sotto tutela. Per alcuni consiglieri,
invece, è reo per l’impegno d’acquisto
— a prezzo coerente con il mercato —
di 7 apprezzati spettacoli messi in scena
in uno dei maggiori festival del mondo,
quello di Salisburgo, di cui è ancora direttore. Una situazione al limite del conflitto di interessi, sicuramente accettabile in altri tempi, difficile da spiegare
— specie se si seguono i polveroni — in
un periodo caratterizzato da vasta e generalizzata corruzione.
Così ieri, nel riferire gli esiti del Cda
(dopo una telefonata con il ministro
Franceschini), il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha annunciato lo
slittamento della decisione sul
«caso Pereira». «La Scala — ha
dichiarato — ha approvato il
pareggio di bilancio per il nono anno consecutivo e ottenuto dal ministro la conferma di
un forte impegno per restituirgli l’autonomia». Su Pereira,
invece, «c’è stata un’ampia discussione. Alcuni consiglieri,
e poi il Cda all’unanimità, mi
hanno chiesto un momento di riflessione. Credo sia giusto perché è una questione delicata, che riguarda la credibilità e il futuro della Scala, e, indirettamente, anche Expo 2015. Mi sembra
meglio riflettere e avere tutti gli elementi per prendere la decisione più
giusta per il bene comune».
Ieri erano presenti tutti i consiglieri
(non Lissner e Pereira) e tra loro non c’è
stata unanimità. La Regione Lombardia
vorrebbe troncare il rapporto con Pereira e anche il sindaco si è fatto tiepido. Ai
milioni di euro). Villa «El Fureidis» (Paradiso
Tropicale) si trova a Montecito, California. Sergey
Grishin, il padrone di casa, miliardario di origine
russa, se ne vuole disfare perché «la usa poco».
«Don Carlo»
Da sinistra, Jonas
Kaufmann, Thomas Hampson,
Anja Harteros, Maria Celeng e Matti
Salminen nel «Don
Carlo» andato in
scena a Salisburgo
La Scala è divisa sul caso Pereira
Ora lo scontro è anche sui soldi
Il manager non accetta la riduzione del cachet. Ipotesi esonero
La vicenda
L’impegno
Alexander Pereira (65 anni, nella foto
con la compagna Daniela de Souza),
futuro sovrintendente della Scala, si
è impegnato ad acquistare alcune
opere dal Festival di Salisburgo, di
cui è ancora direttore artistico
Decisione rimandata
Ieri era attesa la decisione, da parte
del Cda della Scala, sulla revoca o
sulla conferma dell’incarico a Pereira:
ma tutto è stato rimandato a giovedì
consiglieri di nomina statale il Mibac
non ha dato «indicazioni di voto». Di
tutt’altro avviso i soci privati e la Provincia. L’intero Cda è in scadenza a fine anno (questo pesa sulle scelte), termine
entro il quale il consiglio può nominare
direttamente il sovrintendente: poi entrerà in vigore il decreto Bray e l’atto
spetterà al ministero.
La soluzione di comminare una
«sanzione» a Pereira (il suo stipendio,
da ottobre sarebbe intorno alla metà di
quello percepito da Lissner, che è 507
mila euro per la parte fissa, più un’altra
parte che circa lo raddoppia) per invitarlo a maggior attenzione alle burocrazie e minore autonomia non sarebbe
funzionata. Il manager austriaco non
vuole essere posto sotto tutela o dimezzato, come chiedono i sindacati invocando l’affiancamento di un direttore
artistico. Così la situazione si sarebbe a
tal punto ingarbugliata che, in queste
ore, il sindaco avrebbe contattato un
giuslavorista per vedere se nel comportamento di Pereira si possano persino
ravvisare gli estremi per un suo allontanamento. Senza dover trovarsi a pagare,
nei prossimi mesi, tre sovrintendenti:
Lissner (che da tempo sta programm a n d o l e s t a g i o n i p e r Pa r i g i ) ,
incaricato1 (Pereira) e incaricato2. Una
figura che potrebbe corrispondere al
profilo genetico di Escobar dal Piccolo
di Milano, Chiarot da Venezia, Vergnano
da Torino, Bianchi da Firenze, Fuortes
da Roma… I più favorevoli a Pereira, invece, tenderebbero a coinvolgere Lissner nella vicenda, per conoscere il suo
Hanno detto
Regista
Andrée Ruth
Shammah
dirige il teatro
Parenti
❜❜
Shammah
❜❜
Micheli
Situazione
in contrasto
con Milano
capitale della
cultura
Occorre
un’iniezione
di cultura: dove
c’è, non c’è
il malaffare
Presidente
Francesco
Micheli, presidente del
festival MITO
❜❜
Crespi
Amici
Anna Crespi,
presidente
degli Amici
della Scala
In tre mesi
non si fa una
stagione e non
si può valutare
una persona
parere anche alla luce del fatto che esiste una lettera da lui firmata (15-102013) in cui invita Pereira a procedere
con l’acquisto dei Maestri cantori di Norimberga (diretta dal milanese Gatti),
una delle opere sotto accusa.
Questa incertezza sulla Scala riflette
il clima di generale amarezza della città,
specie dopo l’emergere della vicenda
Expo. «In città c’è un clima di mancanza
di confronto — sintetizza Andrée Ruth
Shammah, anima del Teatro Franco Parenti —. Il modo di procedere, sia della
Scala che di Expo, è in contraddizione
con una Milano capitale della cultura.
Expo non ha dimostrato di credere nel
coinvolgimento del pensiero: si è corsi a
realizzare padiglioni e infrastrutture».
Una posizione che Francesco Micheli,
patron di MITO, in margine al dibattito
«Finanziare la Cultura» accoglie in positivo: «Approfittiamo di queste difficoltà per fare un’iniezione pesante di
cultura: dove c’è, non c’è il malaffare».
Tra gli appassionati Scala, i commenti non sono avversi a Pereira. La presidente degli amici della Scala, Anna Crespi, crede che ogni aspetto e persona vada valutato nel tempo: «Qui si vuole fare
e decidere tutto subito. Ma in tre mesi
non si può valutare una persona, né fare
una stagione o trovare i soldi». Sarcastico il loggionista melomane Marco Vizzardelli, uno dei blogger più seguiti sulla Scala: «Fossi Pereira me ne andrei
sbattendo la porta e mandando a quel
paese i milanesi insipienti che non lo
meritano. È di livello troppo alto per
questa città».
Pierluigi Panza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Musica I testi di «Ghost Stories», sesto album della band inglese, riflettono la separazione fra Martin e Paltrow: «Non puoi sfuggire a quello che la vita ti mette davanti»
Coldplay, nel nuovo disco l’addio fra Chris e Gwyneth
N
ove canzoni su nove. Non
c’è scampo. Hai voglia a
dire che «sebbene possa
sembrare un album strappacuore, in realtà è la gioiosa scoperta
che non puoi sfuggire a quello
che la vita ti mette davanti».
Chris Martin ha messo i fantasmi della separazione da Gwyneth Paltrow nei testi di tutti
brani di «Ghost Stories», nuovo
album dei Coldplay (esce il 20,
19 antprima live su SkyUno).
Manca solo il nome dell’attrice e siamo a posto... «Penso a te,
non ho dormito...» è la prima
frase di «Always in My Head»,
brano che apre il sesto lavoro
della band inglese e che vede ai
cori la figlia Apple (in «O» c’è
l’altro figlio, Moses). Una ballad
delicata, eterea, con un’intro alla Peter Gabriel. «Non utilizzerei
Ex
Chris Martin
(37) e Gwyneth Paltrow (41): i
due si sono
separati dopo 10 anni
la parola rottura, è stato più un
capire che era un tentativo di
crescere», ha detto Chris a Zane
Lowe della Bbc nell’unica intervista concessa. «Magic», il primo singolo, l’aveva lasciato intuire. Con quel lamento «sono
rotto in due, ma per me è ancora
una magia quando stiamo vicini». «È una questione di essere
onesti e dire “questo è quello
che mi è successo”», ha confessato Chris. Il clima dei testi si riflette nella musica. Prevalgono
le ballad, le atmosfere sospese.
Non siamo al classico rock me-
lodico dei primi Coldplay, le
chitarre sono nascoste e prevalgono i synth, ma nemmeno a
quel suono levigato e pop dell’ultimo «Mylo Xyloto». Due
produttori sparigliano. Timbaland ha usato un groove hip hop
come appoggio per un banjo su
I premi del cinema
Nomination
ai David:
Virzì batte
Sorrentino
Il capitale umano di Paolo Virzì
guida con 19 nomination la classifica
delle candidature ai David di
Donatello, che verranno consegnati
il 10 giugno in diretta su Rai Movie
con la conduzione di Paolo Ruffini e
Anna Foglietta. Al secondo posto,
con 18 candidature, La grande
bellezza di Paolo Sorrentino, fresco
di Premio Oscar. A seguire, tra i più
votati, Smetto quando voglio
dell’outsider Sydney Sibilia (12
candidature), Allacciate le cinture di
Ferzan Ozpetek (11 candidature), La
mafia uccide solo d’estate, esordio
alla regia di Pif (9 nomination), e La
sedia della felicità, il film postumo
di Carlo Mazzacurati (8 nomination
e un premio speciale per il regista
toscano scomparso recentemente).
«True Love»; Avicii ha invece
cucito un abito dance su «A Sky
Full of Stars», paradossalmente
la più coldplaiana di tutte, perfetta per l’estate.
Finisce una storia d’amore,
ma non è la fine del mondo. «Se
non fai entrare l’amore dentro
di te è un problema: non riesci a
darlo indietro. Qui parlo dell’aprirsi all’amore. Può essere
doloroso, ma diventa una cosa
grandiosa. E alla fine del disco si
sente che è tutto ok». «O», ultima traccia, ha un piano alla David Sylvian e il falsetto di Chris
che racconta l’amore che viene e
va come uno stormo di uccelli.
«Il messaggio è “non mollare
mai”, quello che mio padre mi
ha sempre detto di fare».
Andrea Laffranchi
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Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
Dinastie
Spettacoli 39
italia: 51575551575557
La svolta
La giovane debutta al cinema e a teatro. Quarta generazione della famiglia di attori
Hemingway
e il reporter:
film Usa a Cuba
dopo 55 anni
Trio
Da sinistra, Joely
Richardson (49 anni), sua
figlia Daisy Bevan (22 anni,,
anche a destra) e Vanessa
Redgrave (77), nonna di
Daisy e mamma di Joely
Il capostipite Michael Redgrave, morto nel 1985 a 77 anni
La nuova erede Redgrave:
nascondevo la mia identità
Una malattia, il provino anonimo: i segreti di Daisy
LONDRA — Non serve sapere il suo
nome per riconoscere il suo bagaglio
genetico. Il viso è quello della mamma, che a sua volta è quello della nonna. Daisy Bevan è figlia d’arte. A 22 anni si prepara a seguire le orme dei suoi
avi. Un destino che è suo dalla nascita.
È da quando è piccola che assiste
affascinata in camerino alla preparazione delle donne della sua famiglia:
«I miei primi ricordi — sottolinea —
sono legati a mia mamma seduta davanti allo specchio, poco prima di andare in scena». Oggi è lei a calcare il
palco del Riverside Studios in Il ritratto di Dorian Gray, così come a percorrere sorridente il tappeto rosso della
prima di un film importante, I due
volti di gennaio (in uscita in Italia in
autunno). Quarta generazione di una
dinastia, i Redgrave, che nell’arco degli anni ha regalato al pubblico Sir Michael, Vanessa, Joely e Natasha Richardson, Carlo Nero. «So che è quello che voleva — ha raccontato mamma Joely —, l’ho incoraggiata senza
darle false speranze, come i miei genitori avevano incoraggiato me». Il no-
me non sempre aiuta. Per Daisy, che
pure riconosce il ruolo che teatro e recitazione hanno avuto nella sua vita,
spesso è stato un ostacolo. «Mi sono
sentita dire varie volte no, oppure “ti
prendiamo anche se sarebbe più facile per noi non averti nel cast”».
Quando tua nonna è Vanessa Redgrave, quando il tuo bisnonno è una
leggenda, i critici, se non il pubblico,
vedono soprattutto le mancanze. Non
sei semplicemente un attore al suo
esordio. Non è stata accolta bene, ad
esempio, la sua interpretazione al Riverside, dove Daisy è stata accoppiata
al rampollo di un’altra dinastia, Jack
Fox, figlio di James e nipote di Edward. «Sono bellissimi da guardare
— ha scritto con un tocco di perfidia il
critico del Daily Telegraph — ma poco meno rigidi di due statue di cera in
una camera degli orrori».
Daisy — suo papà, Tim Bevan, fondatore della società Working Titles, è
un famoso produttore (Il diario di Bridget Jones, Alta fedeltà...) — sa come
non lasciarsi intimidire. «Quando tutta la tua famiglia lavora in questo
campo sai benissimo che per ogni sì
ci saranno decine di no. Non è un lavoro facile, ma se sei preparato non
ti lasci scoraggiare». L’avventura cinematografica de I due volti di gennaio l’ha appassionata. «Per me è
stato entusiasmante lavorare con il
cast. Ho imparato tantissimo e sono
stata felicissima di trovarmi con Kirsten (Dunst), Viggo (Mortensen) e
Hossein (Amini, il regista)». Come
ha avuto la parte? «Ho mandato attra-verso il mio agente un provino anoni-mo». Non voleva favoritismi, anche see
ignorare chi sia è impossibile. Dettoo
L’ex Take That
Elusione fiscale: accuse per Gary Barlow
Bufera in Inghilterra sull’ex Take That e ora giudice di X Factor Gary
Barlow, accusato di elusione fiscale. Secondo le ricostruzioni della stampa,
Barlow, insieme ad altri due componenti della band e al loro manager, nel
2012 avrebbe investito almeno 26 milioni di sterline (32 milioni di euro) in
alcuni fondi che si è poi scoperto essere un modo per aggirare le tasse.
ciò, arrivare
ar
a questo punto non è
stato u
uno scherzo. Daisy era affetta
da un problema genetico alla circolazio
lazione ed ha subito diverse operazi
razioni. Quando aveva 15 anni sua
mad
madre aveva lasciato la serie televisiva «N
«Nip-Tuck» per dedicarsi a lei.
«Sono sscelte che noi madri dobbiamo
fare — aveva raccontato — e so che
non mi pentirò mai di essere stata al
fianco d
di mia figlia». I giornali avevano visto nell’annuncio una malattia
più grave
grav della realtà. Daisy ne era ri-
A 55 anni da Il nostro
agente all’Avana (1959) di
Carol Reed, ultima
produzione
cinematografica Usa
completata a Cuba, il
regista Bob Yari ha da poco
concluso fa le riprese di
Papa. Il film racconta la
storia vera dell’amicizia
fra Ernest Hemingway
(nella foto con Fidel
Castro), interpretato da
Adrian Sparks, e il reporter
Denne Bart Petitclerc
(Giovanni Ribisi) negli
L’infa
L’infanzia
«Rico
«Ricordo mia madre
davanti allo specchio, poco
dava
prima di andare in scena»
prim
masta ssconcertata. «Ho capito quanto
è diffici
difficile abituarsi a queste intrusioni, all’utilizzo
all’ut
di informazioni riservate p
per vvendere giornali. Non era un
problem
problema eccessivamente serio. È vero, sono stata operata, ma tutto lì».
La su
sua famiglia, d’altronde, ha avuto tragedie vere, come la morte nel
2009 di Natasha Richardson, zia di
Daisy. Stava sciando senza casco, è caduta e ha sbattuto la testa. Non c’è stato niente da fare. «È difficile parlarne,
è una cosa così seria, dolorosa. Le volevano tutti molto bene». Al collo porta quasi sempre la collana con le margherite — le margherite del suo nome
— che aveva ricevuto in dono dalla
zia. «È la mia collana preferita».
Paola De Carolis
anni ‘50. Per poter girare
nell’isola caraibica senza
problemi, Yari — più noto
come produttore di Crash:
contatto fisico (2004) e
L’illusionista (2006) — ha
aggirato l’embargo Usa
presentando il progetto
come un documentario,
genere non sottoposto alle
rigide restrizioni della
fiction. Nel cast di Papa —
nomignolo con cui gli
amici chiamavano lo
scrittore — anche Mariel
Hemingway, nipote di
Ernest, e Joely Richardson.
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Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Sport
Serie B, l’Empoli cerca punti contro il Cesena
Serie B, 38ª giornata. Oggi, ore 20.30: Avellino-Trapani, Brescia-Modena, Carpi-Bari, Cesena-Empoli, Cittadella-Palermo, Crotone-Latina, Novara-Juve Stabia, PescaraLanciano, Siena-Reggina, Spezia-Varese, Ternana-Padova. Classifica: Palermo 79; Empoli 65; Latina 61; Cesena
59; Crotone 58; Modena e V. Lanciano 56; Avellino 55;
Spezia e Bari (-4) 54; Trapani 53; Siena (-8) e Carpi 52;
Brescia e Pescara 50; Ternana e Cittadella 45; Varese 43;
Novara 40; Padova 35; Reggina (-3) 26; Juve Stabia 18. Palermo già promosso, Reggina e Juve Stabia già retrocesse.
Il mercato delle panchine Tanti gli allenatori che si dicono scontenti: il vertice tra il tecnico bianconero e Agnelli slitta ancora
Vicini e lontani
Freddezza Conte-Juve
Il piano Mihajlovic
Antonio al Milan?
Più gettonato Spalletti
I dubbi di Mazzarri
MILANO — È una specie di
vendetta. Per tutto l’anno gli allenatori sono ostaggio di presidenti che giudicano ogni tre
partite e sono specialisti dell’esonero. Così, a fine stagione,
qualcuno si vendica. Come Antonio Conte, ogni giorno più
lontano dalla panchina della Juventus, con cui ha vinto tre scudetti di fila. Il vertice decisivo
con Andrea Agnelli slitta ancora.
Un silenzio inquietante. Il vecchio capitano, punto di riferimento degli juventini, è stanco
e soprattutto convinto che meglio di così a Torino non potrebbe fare. Inoltre, le sue audaci
idee di rinnovamento non collimano con quelle della società,
In bilico
Montella piace a tanti,
calano invece
le quotazioni di Inzaghi
per la prima squadra
che non ha gradito certe uscite,
anche lontane nel tempo, quando il tecnico si lamentò della
doppia cessione di Matri al Milan e Giaccherini al Sunderland.
Tutto è aperto, sia chiaro, ma
Conte è lontano dalla Juve. Due
indizi: Marotta e Paratici, gli
strateghi del mercato bianconero, hanno cominciato a guardarsi intorno. Sondaggi, telefonate, riflessioni. Un candidato
forte ancora non c’è e non ci sarà sino al momento in cui non
sarà chiaro il destino dell’uomo
pluriscudettato. Ma le indiscrezioni si moltiplicano. Da Roberto Mancini a Diego Simeone,
dalla suggestione Zinedine Zidane sino alla tentazione Montella, giusto per riaprire un fronte polemico con i Della Valle e la
Fiorentina. Cresce però la candidatura di Sinisa Mihajlovic,
che rispecchia le caratteristiche
amate dalla proprietà: giovane,
ambizioso, preparato. Soprattutto tanto forte da sopportare
le pressioni, inevitabili, con cui
si dovrà confrontare l’erede di
Conte. Che, lo ribadiamo, non è
disarcionato.
L’attesa, però, logora. E alimenta sospetti. Conte ha avuto
un contatto con i francesi del
Monaco, ma si stanno moltiplicando le voci di un suo possibile, clamoroso, passaggio al Milan. Per i rossoneri, prossimi all’esonero di Seedorf, sarebbe un
colpo da novanta. Ma al di là
delle suggestioni, contatti non
ce ne sono stati (il Milan li ha
smentiti). Non per il momento,
almeno. Conte è specialista nel
ripartire dal nulla. Ha trascinato
la Juve allo scudetto dopo due
poco onorevoli settimi posti e
guarda caso il Milan, a 90’ dalla
fine del campionato, è ottavo.
Berlusconi e Galliani, come
Agnelli, sembrano non aver
fretta. Una decisione sarà presa
dopo le elezioni europee (il 25
maggio), ma l’ad nell’ombra sta
lavorando sodo. L’idea forte,
maturata nelle ultime ore, è di
non bruciare Filippo Inzaghi
(sarebbe il secondo debuttante
di fila) e affidarsi a un tecnico
Antonio Conte
Ha 44 anni, allena la
Juventus dal 2011:
in tre anni ha vinto
3 scudetti e 2 Supercoppe italiane
(Action Images)
(italiano) esperto. Conte è un
nome spendibile, ma il candidato principale resta Luciano Spalletti, che deve trovare un accordo sulla buonuscita con i russi
dello Zenit e poi sarebbe pronto.
La strada non è in discesa perché l’ex romanista guadagna
tanto, ha uno staff numeroso a
cui non intende rinunciare, pretende un mercato di qualità. Ma
i contatti ci sono già stati, la
trattativa è partita e un incontro
tra Spalletti e Galliani ci sarà la
prossima settimana.
Walter Mazzarri
Ha 52 anni ed è alla
sua prima stagione
all’Inter dopo quattro
al Napoli:
è arrivato quinto
(Ansa)
Più difficile Roberto Donadoni, che avrebbe il merito di essere milanista, ed è lontano Vincenzo Montella, che piace a Berlusconi ma ha una clausola da 6
milioni di euro. Il nome del tecnico della Fiorentina rimbalza
da una panchina all’altra perché
nell’ultima settimana ha alzato
l’asticella, dando l’impressione
di guardarsi intorno. Ieri, durante la premiazione del trofeo
Maestrelli, ha chiarito: «Ho
semplicemente fatto ciò che fa
un allenatore per migliorare.
Il contatto
Ma, sino a prova contraria, resterò a Firenze». Le sue parole,
insomma, mirano soltanto a stimolare la società ad allestire
una squadra più forte. Bisognerà però vedere se le idee degli
uni e degli altri collimeranno.
Il mercato degli allenatori ribolle a tutte le latitudini.
Mihajlovic tiene in scacco la
Sampdoria perché, oltre ai sondaggi della Juventus, rischia di
finire nei piani della Lazio, non
più così convinta di andare
avanti con Edoardo Reja. Lotito
Sinisa Mihajlovic
Ha 45 anni, è subentrato sulla panchina
della Sampdoria a
novembre 2013:
è dodicesimo
(Ap)
però spinge per il goriziano. E
bisognerà vedere anche cosa
succederà all’Inter. Erick Thohir
ribadisce che Walter Mazzarri
sarà la guida della prossima stagione, ma il tecnico di San Vincenzo è rimasto choccato dai fischi dello stadio alla lettura delle formazioni prima della partita
contro la Lazio. Inoltre, per continuare l’avventura in nerazzurro, chiede il rinnovo del contratto. Non è un problema di
soldi, ma semplicemente di fiducia. Se non dovesse arrivare,
Luciano Spalletti
Ha 55 anni, allo Zenit
fino allo scorso marzo: dal 2009 ha vinto
2 campionati, 1 Coppa
e 1 Supercoppa russa
(LaPresse)
lui potrebbe togliersi di torno.
Anche Inzaghi anima il mercato:
«Mi tengo stretta la panchina
del Milan Primavera: la proprietà mi vuole bene e decideremo
per il meglio di entrambi». Ma
gli estimatori non mancano:
Squinzi, patron del Sassuolo,
pensa a lui se Eusebio Di Francesco dovesse andarsene dopo
aver salvato la squadra e Tommaso Ghirardi lo vedrebbe bene
a Parma se Donadoni chiedesse
di essere liberato. E poi occhio
ad Allegri, un altro che piace alla
Qui Inter
Galliani chiama Seedorf e si scusa del «matto» Thohir: «Grazie ad Allah siamo in Europa»
Ma Berlusconi insiste: «Non sono soddisfatto» In arrivo Tom Ince, attaccante e figlio di Paul
Sotto pressione
Clarence Seedorf, 38
anni, è allenatore del
Milan dal 16 gennaio
2014, quando
è subentrato a
Massimiliano Allegri
MILANO — La forma è salva, perché
Adriano Galliani ieri ha iniziato la giornata
telefonando a Clarence Seedorf per chiudere
con una battuta la questione del labiale colto
dalle telecamere («È matto») prima di
Atalanta-Milan. Ma, appunto, trattasi di
etichetta e di rapporti da mantenere con un
minimo di cordialità, almeno per altri dieci
giorni. Perché il pensiero della società l’ha
espresso di nuovo Silvio Berlusconi, questa
volta a Sportmediaset. Insoddisfatto dei
risultati («Non mi aspettavo di perdere a
Bergamo, io soffro come i tifosi, ma in più ci
metto il grano, quindi soffro un po’ di più»)
e pure del gioco. «Ancora Seedorf in
panchina? Decideremo dopo l’ultima partita
— le parole del presidente —. Riuniremo il
consiglio e il consiglio sentendo quello che
è il parere del presidente prenderà una
decisione. Il gioco? Non sono soddisfatto.
Per niente. Quindi dovremo riflettere anche
su questo fatto». Ennesima bacchettata
anche a Mario Balotelli. «Ha grandissime
potenzialità, anche con l’Atalanta ha
mostrato un tiro eccezionale ed è stato
sfortunato perché ha colpito il palo. Deve
imparare a fare la prima punta. Fino ad
adesso non ha imparato. Mi piacerebbe
incontrarlo e fargli qualche domanda. Per
esempio: vuoi vincere o perdere? Per vincere
bisogna fare gol e allora perché tu giochi
sempre nella nostra metà campo?». E in un
fuori onda trasmesso ieri da Telelombardia
ha aggiunto: «Seedorf non solo mi sceglie il
modulo con un’unica punta, ma con uno che
non è una punta». Berlusconi chiude con un
filo di speranza: «Stiamo già lavorando per il
Milan del futuro. Vogliamo tornare a essere i
protagonisti». Ma il budget per ricostruire
non consente di sognare in grande.
a. rav.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Figlio d’arte
Tom Ince, 22 anni,
figlio di Paul Ince che
giocò nell’Inter dal
1995 al 1997, in
scadenza di contratto
col Crystal Palace
MILANO — Erick Thohir ha salutato così il
ritorno dell’Inter nelle coppe, con un
messaggio inviato al quotidiano
indonesiano Republika: «Grazie ad Allah,
siamo in Europa». Sabato sera, aveva
lasciato San Siro con la certezza dell’Europa
(League) conquistata; domenica, appena
arrivato a Londra, ha scoperto che Torino e
Parma avevano pareggiato e che era sicuro il
quinto posto. Piazzamento che consentirà ai
nerazzurri di giocare soltanto il playoff del
21 e 28 agosto, lasciando libero il periodo
tra fine luglio e i primi di agosto, quando
l’Inter andrà in tournée negli Stati Uniti, con
un buon introito per il club. Il viaggio a
Londra di Thohir ha ragioni economiche e
tecniche. Il presidente deve sistemare
alcune operazioni con le banche, per
sostituire le garanzie messe da Moratti con
gli istituti di credito italiani. Ma il viaggio a
Londra servirà a chiudere anche l’accordo
con Tom Ince, 22 anni, attaccante esterno,
in scadenza di contratto con il Crystal
Palace, che l’aveva prestato quest’anno al
Blackpool. Ince è il figlio di Paul, uno dei
primi acquisti di Moratti, nell’estate 1995,
quando giocava nel Manchester United. Un
acquisto che aveva avuto anche un forte
significato ideologico nei confronti della
tifoseria interista. Ince era rimasto in
nerazzurro soltanto due anni, ma aveva
conquistato una popolarità che non è
ancora appassita. Non c’è invece alcuna
certezza su futuro di Alvarez: l’orientamento
è quello di verificare se esiste la possibilità
di cederlo, per fare cassa e reinvestire i
soldi, puntando su altri giocatori. Ed è
confermato il silenzio assoluto sul rinnovo
del contratto di Cambiasso, l’unico fra gli
uomini del triplete che ha ancora qualche
possibilità di rimanere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
Sport 41
italia: 51575551575557
Hodgson ha scelto i 23 inglesi per il Mondiale
Zaccheroni convoca Nagatomo e Honda
Roy Hodgson ha scelto i 23 convocati dell’Inghilterra per il Mondiale in Brasile. Questa la lista dei 23
inglesi.
Portieri: Hart, F. Forster, B. Foster.
Difensori: Baines, Cahill, Jagielka, Johnson, Jones,
Due «italiani» (l’interista Nagatomo e il milanista
Honda) tra i 23 giapponesi convocati da Alberto Zaccheroni per il Mondiale.
Portieri: Kawashima, Nishikawa, Gonda
Difensori: Konno, Inoha, Nagatomo, Morishige,
15
le panchine
saltate
in serie A
in questa stagione: ora sono
i tecnici a chiedere garanzie
Shaw, Smalling.
Centrocampisti: Barkley, Gerrard, Henderson, Lallana, Lampard, Milner, Oxlade-Chamberlain, Sterling, Wilshere.
Attaccanti: Lambert, Rooney, Sturridge, Welbeck.
Violenza Una giornata con la condizionale per la curva bergamasca
La banana razzista costa
un turno all’Atalanta
Ultrà, allarme internazionale
Percassi: «Il lanciatore via dallo stadio per sempre»
Vincenzo Montella
Ha 39 anni, è alla
seconda stagione
sulla panchina della
Fiorentina: per lui
due quarti posti
(Ansa)
Juve e che dopo l’esperienza milanista si sta guardando intorno
a caccia dell’occasione giusta.
Apparentemente fuori dal mercato, invece, c’è Prandelli: il c.t.
ha l’accordo per rimanere alla
guida della nazionale sino agli
Europei 2016. Ma la firma continua a slittare e in questo vorticoso bailamme di panchine c’è
chi, sotto sotto, sta pensando a
lui.
Alessandro Bocci
Arianna Ravelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Uchida, Yoshida, H. Sakai, G. Sakai.
Centrocampisti: Endo, Hasebe, Aoyama, Yamaguchi, Honda, Kagawa.
Attaccanti: Okubo, Okazaki, Kiyotake, Kakitani,
Saito, Osako.
ROMA — Un turno con la
condizionale per la curva Nord
dell’Atalanta per i buuh a Constant e Muntari e per il lancio di
due banane in campo, più una
multa alla società di 40 mila euro. Una multa di 50 mila euro alla Roma ma nessuna chiusura
delle curve Nord e Sud perché i
cori di discriminazione territoriale contro i napoletani sono
stati «percepiti solo in alcune
zone dello stadio e non in corrispondenza della curva Sud».
Il giudice sportivo Gianpaolo
Tosel trasforma in sentenza i
rapporti inviati dai collaboratori
della Procura federale. Questa è
la prassi. E queste sono le conseguenze di una giustizia sportiva
sempre più difficile da gestire,
con norme da riscrivere e il peso
della responsabilità oggettiva
che i club (ma anche e soprattutto i tifosi per bene) sentono
sempre più come un’ingiustizia.
La curva dell’Atalanta se la cava perché è «la prima violazione». Il lancio delle due banane
ha un «giallo»: per la Procura
avviene dalla curva, ma attendibili testimoni parlano di tribuna. Il presidente Antonio Percassi promette di vietare per sempre l’accesso allo stadio al responsabile, una volta
identificato. In Spagna per la banana lanciata a Dani Alves in Villarreal-Barcellona, ci sono riusciti in pochissimo tempo. Percassi presenterà una querela
contro ignoti e si riserva di costituirsi parte civile per richiedere un risarcimento danni. Come ha fatto il Bayern contro i tifosi che avevano esposto uno
striscione di stampo omofobo
nella gara di Champions contro
l’Arsenal.
La multa alla Roma arriva per
i cori anti napoletani e gli striscioni in favore dell’ultrà Daniele De Santis (ma era apparso soltanto il nome di battesimo). Cosa ha salvato le curve dalla squa-
Razzismo Constant mostra la banana lanciata dalla tribuna dello stadio di Bergamo (Ansa)
Tennis
lifica? I fischi di altra parte dello
stadio e soprattutto la «percezione» dei collaboratori della
Procura federale «strategicamente posizionati nel recinto di
giuoco» che hanno quantificato
in «circa 2 mila i sostenitori del
club giallorosso presenti nel settore della curva Nord»: mancava
così almeno il 10% del settore.
Una correzione fatta a gennaio a
norme che prima punivano tutti
anche per i cori di pochi.
È sempre più difficile districarsi tra discriminazione territoriale, razzismo, insulti, sfottò,
percentuali dei settori. Di sicuro
il presidente James Pallotta, che
domenica aveva fatto un duro
comunicato contro chi non aveva festeggiato la Roma ma pensato «ad altri interessi», fatica a
capire perché debba pagare lui.
Così come fatica il sindaco di
Napoli, De Magistris, a capire
l’odio ormai senza quartiere tra
le due tifoserie. Un odio osmotico, visto che il Viminale otterrà
la chiusura totale della trasferta
di Genova per i tifosi romanisti
perché il Genoa è gemellato con
il Napoli.
Il presidente della Fifa, Joseph
Blatter, ha fatto l’ennesimo «pistolotto» elettorale: «Razzismo e
partite interrotte o sospese per
atti di violenza da parte dei tifosi. Ogni Federazione deve agire.
Le sanzioni esistono e vanno applicate». Parole, parole, parole.
Fatti, invece, accadono nei nostri
stadi sempre più vecchi e insicuri. E non può essere consolazione che siano apparsi striscioni a
favore di Antonino Speziale dalla Germania alla Turchia, passando per le curve della Roma-
Trasferta vietata
Multata la Roma per i cori
antinapoletani, trasferta
vietata ai tifosi a Genova
gemellata col Napoli
Alleanze Lo striscione di solidarietà ultrà esposto nella curva del Borussia Dortmund (Ipp)
Slogan a favore di De Santis
Il pm
indaga
sugli
striscioni
ROMA — La Procura di Roma indagherà sugli striscioni
esposti domenica scorsa in curva Sud: slogan offensivi
contro i napoletani e a favore di Daniele De Santis, l’ex
ultrà giallorosso, arrestato perché accusato di avere
sparato contro il tifoso del Napoli Ciro Esposito,
ricoverato in gravi condizioni al Gemelli. Il
pm Eugenio Albamonte procederà per
individuare e identificare gli autori
degli striscioni che avrebbero anche
una matrice politica.
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nia. Il Viminale ha attivato i canali internazionali per una verifica di quella che è stata
ribattezzata «internazionale ultrà». Vero allarme? Emergenza
acuita dal momento? Frase a effetto? Le autorità vogliono verificare se esistano infiltrazioni di
ultrà italiani, dopo i fatti di Coppa Italia, o se si prospetti in futuro una saldatura anche
organizzativa tra più nazioni.
Luca Valdiserri
Delusione Fabio Fognini (Eidon)
Basta Rosol:
Fognini subito
out a Roma
esce tra i fischi
ROMA — Trafitto dall’ace al
centro del numero 56 del
mondo Lukas Rosol e
totalmente vuoto di energie
emotive, Fabio Fognini esce
dagli Internazionali d’Italia tra
i fischi del centrale (cui
risponde con un provocatorio
pollice alzato) 67 minuti dopo
esserci entrato con
l’intenzione di «fare bene
dove non mi sono mai
espresso al meglio». Non è
giornata, Fabio rotola verso
l’uscita in due rapidi set (6-3,
6-2) senza procurarsi
nemmeno una palla break e
senza dare mai l’impressione
di poter ribaltare l’inerzia del
match, ha sulle spalle le
aspettative di tutti e cede di
schianto, senza lottare. «I
fischi? Meritavo anche di più
— ha detto —. Dopo quello
che sto facendo per l’Italia, 5
match di Coppa Davis vinti su
sei, quello più deluso sono io.
Alla fine ho soltanto perso
una partita, la vita va avanti.
Purtroppo succede, Rosol ha
tirato tutto dentro, ha giocato
meglio di me e ha meritato.
Ora avrò più tempo per
preparare cin tranquillità il
Roland Garros...» ha
aggiunto. Ieri altri tre azzurri
eliminati (Volandri, Lorenzi,
Travaglia nel derby con
Bolelli). Soddisfazioni tutte al
femminile: passano Flavia
Pennetta e Francesca
Schiavone, tornata grande
contro l’astro nascente
canadese (20 anni) Bouchard.
Sergio Torrisi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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La polemica Il c.t. non fa scattare il codice etico, oggi inserirà Rossi nei 30
Prova tv: tre giornate a Chiellini
Prandelli lo grazia per il Mondiale
MILANO — Il giudice sportivo Gianpaolo Tosel ha punito Giorgio Chiellini attraverso
la prova televisiva chiesta dalla procura federale con tre
giornate di squalifica. Il giudice Cesare Prandelli, invece,
conferma l’assoluzione e oggi, senza tentennamenti, lo
inserirà nella lista dei trenta
giocatori che lunedì sera si
presenteranno entro la mezzanotte al centro tecnico di
Coverciano per cominciare la
preparazione al Mondiale in
Brasile. Per Tosel la gomitata
di Chiellini ha gli estremi della condotta violenta. Per il c.t.,
invece, è solo un’intervento
duro, ma di gioco. «Ho visto e
rivisto l’azione: per me non è
un gesto violento». E siccome
il giudice è lui, non ci saranno
sanzioni. Le polemiche, invece, non mancheranno. «Giorgio non ha alzato il braccio
per fare male. Rispetto le decisioni di Tosel, ma io giudico
i comportamenti. Quanto alle
polemiche, ci sono da quando
c’è il codice etico...».
Del caso Chiellini se ne parlerà per chissà quanti giorni.
È come il pugno di Destro? O
come quello di De Rossi? I paragoni lasciano spazio alle
tensioni. Prandelli però è
convinto del fatto suo e va
dritto per la sua strada. Da
questo punto di vista si sente
Stop
La gomitata
di Chiellini a Pjanic,
costata 3 turni
di stop al difensore
bianconero
(Sky, Activa)
in una botte di ferro. «Ricordo quando Balotelli prese
due turni di squalifica in Inghilterra per un intervento
duro. Quel giorno ero a
Manchester e non giudicai
il fallo violento, così Mario
venne in nazionale». Con
lo stesso criterio convocherà
Chiellini al quale, nei primi
giorni di Coverciano, farà un
bel discorsetto: controllati
perché in Brasile rischi grosso.
Nella lista dei 30 azzurri
(che il 2 giugno diventeranno
23) c’è lo juventino, ma anche
Giuseppe Rossi. Pepito ha
vinto la sua battaglia. Il c.t.,
dopo un’ultima accurata riflessione e dopo aver parlato
con i medici della Fiorentina,
ha sciolto le riserve. La convocazione dell’attaccante
non è un premio, ma una
speranza. Rossi ci proverà, il
Mondiale è il suo sogno e dopo tutto quello che ha patito
se lo meriterebbe. Però dovrà
farci dentro. Una lotta contro
il tempo.
L’inserimento di Rossi rischia di provocare un piccolo
terremoto nel listone, che
Prandelli renderà pubblico
stasera intorno all’ora di cena.
Chi farà posto al viola? Prandelli potrebbe rinunciare ad
un difensore o più probabilmente ad un centrocampista,
lasciando a casa Aquilani, Poli
e Florenzi che in tre si giocano
un posto. Ma non è più da
escludere l’esclusione a sorpresa di uno dei sette attaccanti, mai presa in considerazione sino adesso: Gilardino,
sino a qualche settimana fa
sicuro del Mondiale, adesso
rischia di inciampare già sul
primo ostacolo.
Alessandro Bocci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
Sport 43
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Il giorno dopo Il crollo della squadra di Ballardini agita i tifosi. Il sindaco: «Gli imprenditori si facciano avanti»
C’era una volta la grande Bologna
oggi è retrocessa nella B dello sport
Il disastro del calcio, il declino del basket: una città che vive di anniversari
DAL NOSTRO INVIATO
BOLOGNA — A 50 anni dal
mitico scudetto del ’64 (settimo
e ultimo), a neanche 24 ore dalla rovinosa caduta in serie B, gli
anniversari rischiano di scolorarsi in necrologi, il passato in
rabbiosa nostalgia e il futuro in
un’apnea di pensieri. I baldi giovanotti del Catania, che domenica hanno espugnato il Dall’Ara mandando all’inferno chi
un tempo cantava «così si gioca
solo in paradiso», non hanno
solo inflitto il colpo di grazia a
un’armata pallonara allo sbando da mesi, perfetta solo nel
programmare la propria autodistruzione e con un presidente,
Albano Guaraldi, in rotta con la
città al punto da dover disertare
lo stadio su consiglio delle forze
dell’ordine. No, hanno fatto di
più: hanno sbriciolato l’ultimo
mattone di una capitale sportiva unica nel suo genere: dove
calcio, basket, motori (ma pure
una dorata parentesi di volley)
hanno rappresentato per anni
una sorta di Pil virtuoso fatto di
passioni, business, programmazione.
Ci sono risultati che sopravvivono a «90° minuto». E ci sarà
❜❜
Virginio Merola
La retrocessione è
un danno ma la città
ha le potenzialità
per risorgere
A testa bassa/1 I giocatori del Bologna lasciano il campo da
gioco e la serie A dopo la sconfitta casalinga con il Catania (Ansa)
A testa bassa/2 I giocatori della Granarolo Bologna delusi da
una stagione che li ha visti lottare nelle ultime posizioni (LaPresse)
un motivo se sotto le Due Torri
la data del 7 giugno 1964 (Bologna batte Inter 2-0 nello spareggio scudetto) divide come
un’invisibile frontiera il popolo
pedatorio: chi quel giorno c’era
e chi invece no. Allo stadio domenica avevano perfino richiamato alcuni dei «Ragazzi del
’64» (Perani, Fogli, Pavinato)
nella speranza che la loro presenza rianimasse almeno un po’
i fantasmi di mister Ballardini:
anni dalla conquista della stella
scudettata. Era l’84, i bolognesi
sconfissero la Simac di D’Antoni
e Meneghin e poi continuarono
a vincere (15 scudetti, 8 Coppe
Italia, 2 Coppe dei Campioni).
Ora la Virtus, tornata nella massima serie dopo l’esclusione del
2003 per problemi economici,
viaggia nei bassifondi. E la Fortitudo (2 scudetti, 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe italiane), un
tempo sua avversaria in derby
tutto inutile.
Brutto segno quando si vive
di soli anniversari. La chiamavano «Basket city», ricordate?
Virtus, Fortitudo. Il Madison di
piazza Azzarita. Erano qui, sotto
le Due Torri, i canestri da tramandare ai posteri. E ora? Giorni fa il presidente della Virtus,
Renato Villalta, ha chiamato a
raccolta i compagni di un tempo, Brunamonti, Bonamico, Binelli e altri, per festeggiare i 30
che valevano il primato nazionale, boccheggia in quarta serie.
Lontani pure i fasti della Zinella
Volley, che prima vinse una
Coppa Italia e poi uno scudetto,
lasciando la polvere alla mitica
Panini Modena.
Dicono che il calcio è solo un
gioco. A Bologna non sempre.
Un venticello subdolo attraversa in queste ore i portici del centro storico. Gente che si chiede
se in serie B ci è finita solo la
❜❜
Romano Prodi
Occorre una
società con più
energie, inutile
demoralizzarsi
✒
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ma il calendario
va cambiato in fretta
Un’autobomba spaventa il Giro
Francesco Battistini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di PAOLO TOMASELLI
S
Trasferimento Il Giro in viaggio verso l’Italia (Ap)
5 - Bari
33 39 46 51
5 - Bari
22
BARI
5M
5 - Bari
GIOVINAZZO
12 M
5 - Bari
5 - Bari - inizio 5° giro
mattina l’Irishs Independent, il
giornale che ha rivelato il caso,
in pagina una foto dei velocisti
al traguardo. «Non abbiamo elementi per ipotizzare o escludere
un attentato alla corsa», è cauta
la polizia, e infatti non si sbilanciano l’Irish Times, il principale
quotidiano irlandese, né la Bbc
né i grandi giornali britannici.
Difficile però pensare a una
coincidenza, insistono all’Irish
Independent: sabato, Dublino
era una città chiusa a qualunque
cosa non fosse la corsa. Troppo
evidente il tentativo di sfruttare
un evento da 125 milioni di telespettatori. E d’alzare la tensione
dopo l’arresto del capo storico
dell’Ira, Gerry Adams. E di mostrare al mondo che la pace,
propagandata anche attraverso
la normalità d’una gara, in realtà
è ancora laggiù: un traguardo.
24 - San Paolo
4 - Bari - inizio circuito
5 - Bari
5 - Lung. Augusto
Imperatore
5 - Bari
1. Matthews (Aus) in 10.06’37’’
2. Petacchi (Ita)
a 8’’
3. Oss (Ita)
a 10’’
5. Santaromita (Ita)
s.t
6. Tuft (Can)
s.t.
8. Uran Uran (Col)
a 19’’
14. Evans (Aus)
a 21’’
22. Kittel (Ger)
a 36’’
32. Scarponi (Ita)
a 41’’
55. Basso (Ita)
a 1’07’’
59. Quintana (Col)
a 1’09’’
96. Pellizotti (Ita)
a 1’28’’
106. Cunego (Ita)
a 1’34’’
116. Rodriguez (Spa) a 1’47’’
196. Carretero (Pan) a 23’23’’
Così oggi
4ª tappa, Giovinazzo-Bari
di 112 km
Così in tv
ore 14.30 Eurosport
ore 15.10 Raitre e RaiSport2
que dovesse essere portata in un
altro luogo», dice un portavoce
della Psni, la polizia dell’Irlanda
del Nord. C’è un sospetto: un
uomo di 55 anni. Ha un passato
vicino alla Real Ira, che contesta
gli accordi di pace del 1996, ed è
stato fermato a ovest di Dublino:
stava in un appartamento santabarbara, un laboratorio d’attentati.
Era una bomba destinata al
Giro? Di sicuro hanno voluto
farla trovare nella città della terza tappa, presidiata da migliaia
di poliziotti, con una telefonata
che sembra una sfida. E l’hanno
fatto la sera prima che Kittel
sfrecciasse sul traguardo di
Merrion Square. Altrettanto certo è che l’autobomba, così com’era, non potesse esplodere:
innescarla e sistemarla sul percorso, è un’operazione che richiede più di qualche ora.
«Bomba sul Giro», titolava ieri
114 - Bitonto
Oggi a Bari
7 - Molfetta
DAL NOSTRO INVIATO
Francesco Alberti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ciclismo Piazzata a Dublino, ma lontana dal percorso e dai siti che interessavano la corsa
DUBLINO — Una telefonata al
999. La corsa degli artificieri.
Una festa di matrimonio e un intero hotel sgomberati in venti
minuti. Sabato sera, mentre il
Giro si preparava a lasciare la
tanto temuta Belfast, un’autobomba è spuntata nella più rassicurante Dublino. Ventidue
chili d’esplosivo. Ricavati dai
fertilizzanti, secondo una vecchia tecnica inventata dall’Ira.
Nascosti in un bidone per il latte. Piazzati nel bagagliaio con un
timer (disinnescato) di quelli
usati dai «provos» repubblicani
negli anni bui. L’auto, immatricolata a Belfast, era parcheggiata
davanti a un albergo di lusso, in
una zona a 30 km dalla capitale
— Lucan — che non risulta
ospitasse ciclisti, organizzatori,
qualcuno della carovana rosa:
«Non escludiamo che comun-
squadra di Ballardini o un’intera
città. Il sindaco pd Virginio Merola fa trincea: «La retrocessione è certo un danno, ma la città
ha potenzialità per risorgere».
Pure Gianni Morandi, ex presidente onorario, regala ottimismo: «Restiamo da serie A». E
perfino un ministro, Gian Luca
Galletti, sente il bisogno di dire
che «come città non meritiamo
la B». Il problema sono i soldi.
Chi li mette? I debiti ufficiali del
Bologna viaggiano attorno ai
27-28 milioni. La serie B, sotto
questo aspetto, è una sanguisuga. Il progetto tecnico è stato
smantellato nell’ultimo anno:
via Taider, Gilardino e Gabbiadini, fino alla cessione ai cinesi
della star Diamanti. Merola,
senza tanti giri di parole, tira
per la giacca gli industriali: «Sono anni che si invoca un aiuto
da importanti imprenditori: per
chi si vuole fare avanti il momento è questo». In discussione
non è tanto l’attrattività del tessuto economico bolognese, di
recente oggetto di investimenti
da parte di colossi come Philip
Morris, Toyota o Audi, quanto il
modo in cui è stato gestito il
glorioso Bfc. L’ex premier Romano Prodi, che di nascita tifa
Reggiana, per amicizia (con
Squinzi) pure il Sassuolo, ma
che nel cuore ha il Bologna,
guarda già oltre Guaraldi, augurandosi una svolta radicale:
«Occorre una società con più
energie, inutile demoralizzarsi». Mica facile. Eraldo Pecci, altra ex gloria di casa, vede dura
anche la B: «Senza basi, non se
ne esce...».
i riparte dalla rimonta di Kittel a Dublino, con
una tappa breve e velocissima a Bari. Nessuno
può battere il tedesco, che è qui per impressionare
anche gli avversari lontani. Qualche ora dopo
l’impresa di Marcel, a Sacramento, Giro di
California, Mark Cavendish ha risposto con una
super volata, guarda caso sempre in rimonta,
conclusa con una vittoria su Degenkolb, compagno
di Kittel: al Tour, con l’aggiunta dell’altro
tedescone Greipel ci sarà la resa dei conti dopo il 42 subito da Cav l’anno scorso. E il Giro? Si gode,
finché sarà in corsa, la consacrazione spettacolare
di Kittel, in attesa di qualche colpo di mano di
Viviani e Nizzolo. Con una nota neanche troppo a
margine: un anno fa Cavendish e Degenkolb le
volate le vincevano qui in Italia, ora se le giocano
al Giro di California, che dura meno e per molti
sponsor è più strategico. Ma un calendario del
genere svilisce il ciclismo. E va cambiato in fretta.
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km 6
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CORRIERE DELLA SERA
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Luisa e i figli Oscar con Debora, Vincenzo con
Barbara, Caterina e Lisa, Carlo con Francesca,
Margherita, Cristoforo e Vittoria salutano con
tanto affetto il loro
Giampietro
riconoscenti per tutto l’amore ricevuto.- Uno speciale ringraziamento ai medici, agli infermieri e
agli operatori del padiglione Croff del Policlinico
di Milano per le assidue cure prestate.
- Milano, 12 maggio 2014.
Partecipano al lutto:
– Renato, Marielisa Ettorre.
– Piero e Marisa Pogliago.
– Mario, Giovannella Bazzini con Elisa.
– La famiglia Rosnati.
– Ada Piazzini Ferrera.
– Cicci Simontacchi.
– Francesca Zanotti.
– Lucia, Andrea e Maria Steffanoni.
Franca, Carlo, Filippo, Andrea e le loro famiglie ricordano con grandissimo rimpianto l’amatissimo fratello e zio
Gian
e si stringono con affetto fraterno a Luisa, Oscar,
Vincenzo, Carlo ed ai loro cari.
- Milano, 12 maggio 2014.
Edda Menzani con Piero e Giovanni, vicina a
tutti i cari cugini, ricorda
Giampietro
col grande affetto di sempre.
- Bologna, 12 maggio 2014.
Eldo, Anna, Maily abbracciano Luisa, Oscar,
Vincenzo, Carlo ricordando il carissimo
Giampietro
e tutta una vita condivisa negli affetti.
- Milano, 12 maggio 2014.
Simonetta, con Federico Beatrice e Nicolò ricorda con affetto
Gianpietro
depositario di tanti ricordi familiari abbraccia Luisa Oscar Vincenzo e Carlino.
- Milano, 12 maggio 2014.
Mirella Formenti e i figli Enrico e Lucia con Andrea sono molto vicini a Luisa, Oscar, Vincenzo,
Carlo e Franca per la perdita del loro caro
Dott. Gianpietro Podda
Livia Magrone Furlotti partecipa con tanto affetto al grande dolore del carissimo amico Oscar
per la scomparsa del suo papà
Giampietro Podda
- Roma, 12 maggio 2014.
Alessandro e Francesca Panza si uniscono al
dolore di Luisa e di Oscar, Vincenzo e Carlo per
la scomparsa di
Giampietro Podda
ricordandone l’affetto ricevuto fin da ragazzi.
- Milano, 12 maggio 2014.
I fratelli Ceretti sono affettuosamente vicini alla
famiglia Podda nel ricordo di
Giampietro
Gianpietro Podda
abbracciamo con tanto affetto Luisa con i figli e
tutti i suoi cari.- Basilico Bonetti Lampertico Longari Pavesi. - Milano, 13 maggio 2014.
Partecipano al lutto:
– Simonetta, Francesco, Francesca, Isabella
Longari.
Ci ha lasciato un carissimo amico
partecipano commossi al dolore di Luisa e famiglia. - Milano, 12 maggio 2014.
Alberto e Lavinia sono vicini con affetto all’amico Oscar e alla sua famiglia per la perdita del
padre
Giampietro Podda
- Milano, 12 maggio 2014.
Isidoro e Carla Albertini partecipano al lutto
della famiglia per la perdita di
Giampietro Podda
- Milano, 12 maggio 2014.
Giorgio, Gaetano e Luca sono vicini a Oscar
nel suo dolore per la perdita del papà
Giampietro
- Milano, 12 maggio 2014.
Beppe e Anna, Giambattista e Mariateresa,
Giordano e Federica, Filippo e Silvana, Luca e
Grazia, Mario ed Elena, Sandro e Marta, Saverio
e Stefania si stringono a Carlo addolorati e commossi per la perdita del caro papà
Giampietro Podda
che ricordano con grande affetto e stima.
- Milano, 12 maggio 2014.
Gianfranco e Luisa affettuosamente vicini al
dolore di Luisa piangono
Giampietro
indimenticabile amico.
- Milano, 12 maggio 2014.
Partecipa al lutto:
– Maura Gelpi.
Franco e Elisabetta Volontè con Lodovica Paolo
Marco e famiglie partecipano al dolore di Luisa
e figli per la scomparsa di
Gian Pietro
impareggiabile amico da sempre.
- Milano, 12 maggio 2014.
Paolo, Maria, Cesare, Chiara e Ketty sono vicini a Vincenzo, Luisa, Barbara e figlie per la
scomparsa di
GianPietro Podda
Giampietro Podda
ci stringiamo con affettuosa amicizia a Luisa e
figli nel suo ricordo.- Bellini Coppi Magnifico Panza Rainoldi. - Milano, 13 maggio 2014.
uomo di particolare spessore e intelligenza.
- Milano, 13 maggio 2014.
Giusi non dimenticherà mai l’affetto, la pazienza e il sorriso di
Giampietro
e con Gabriele si stringe a Oscar, Luisa, Vincenzo
e Carlo e alle loro famiglie, in un grande abbraccio. - Milano, 12 maggio 2014.
Caro
Gianpietro
ci hai lasciato senza rumore da persona gentile
e sensibile quale eri.- Siamo vicini alla tua Luisa
come quando eravamo tutti assieme.- Bruna Luisa Stefi Elio e Pupa Giulio e Alessandra Erminio
e Carla Nino e Giovanna Felice e Anna.
- Milano, 12 maggio 2014.
Vittorio e Marianna, Aldo ed Elena sono vicini
a Vincenzo nel momento della scomparsa del suo
papà
Giampietro
- Milano, 12 maggio 2014.
Stefano, Emma, Costanza e Giovanni sono vicini a Luisa, Oscar, Vincenzo, Carlo e alle loro
famiglie ricordando con affetto
Giampietro
- Milano, 13 maggio 2014.
Marco, Monica e Massimo con la mamma Mary
sono vicini con affetto a zia Rosy e ai cugini per
la perdita del caro
zio Alberto
- Milano, 12 maggio 2014.
I nipoti Benvenuto con Susanna ed Emanuela,
Silvia con Piero partecipano con sentita commozione alla perdita del loro caro
Gianpietro
Cesare Lanciani, Daniela Jouvenal Long, Francesco Abbozzo Franzi, Giovanni Facchinetti Pulazzini, Gianmatteo Nunziante, Corrado Rosano,
Gabriele Crespi Reghizzi, Giovanna Nicotera,
Nadia Martini, Ottorino Licci, i junior partners, gli
associati, gli of counsel ed i collaboratori tutti dello Studio Nunziante Magrone abbracciano Oscar
e partecipano al dolore suo e della sua famiglia
per la scomparsa del padre
Gianpietro Podda
Dott. Alberto Barnabò
- Milano, 12 maggio 2014.
Nicola e Clara Lianza ricordando con affetto il
caro amico
e si uniscono a loro nella preghiera.
- Milano, 12 maggio 2014.
Abbiamo perso un carissimo amico
È mancato all’affetto dei suoi cari il
Ne danno il triste annuncio la moglie Adele, i figli
Renata con Rudy, Andrea con Cristina, Anna Rita
con Giovanni e i nipoti Matteo, Davide, Alberto
ed Enrico.- Un particolare ringraziamento alla
dottoressa Maria Vittoria Taglietti e alla signora
Tina.- La funzione religiosa si svolgerà a Milano
martedì 13 maggio alle ore 11 nella chiesa di
Santa Maria del Suffragio, corso XXII Marzo.
- Milano, 12 maggio 2014.
- Milano, 12 maggio 2014.
Si è spenta
Carolina Alberici
Ne danno l’annuncio le figlie Stefania Simona e
Marinella unitamente alle loro famiglie.
- Milano, 12 maggio 2014.
Bruno e Marina con Francesco e Claudia partecipano al dolore di Marinella e Simonetta per
la perdita della loro mamma
Carolina Alberici
- Milano, 12 maggio 2014.
Tutti i componenti dello Studio Lombardi Molinari Segni partecipano al dolore dell’avvocato
Marinella Ciaccio per la scomparsa della mamma
Carolina Alberici
- Milano, 12 maggio 2014.
Isabella e Ugo Molinari sono affettuosamente
vicini a Marinella Ciaccio e alla sua famiglia nel
dolore per la perdita della mamma
Carolina Alberici
- Milano, 12 maggio 2014.
Graziella Dorigo
Ciao Cecè un abbraccio dal tuo cugino preferito
Maurizio. - Milano, 11 maggio 2014.
zio Alberto
- Milano, 12 maggio 2014.
Partecipa al lutto:
– Aldo Paolo Petrelli.
Lo Studio Legale Associato Ambrogio & Comune annuncia la prematura scomparsa del socio
fondatore
avv. Carlo Ambrogio
e si unisce al dolore dei suoi familiari.
- Milano, 10 maggio 2014.
Vincenzo Comune e tutti i collaboratori dello
Studio Legale Associato Ambrogio & Comune
partecipano commossi alla perdita dell’amico e
collega
Carlo Ambrogio
- Milano, 10 maggio 2014.
L’Ordine degli Avvocati di Milano sentitamente
partecipa al lutto dei familiari per la scomparsa
dell’
Avv. Carlo Ambrogio
- Milano, 12 maggio 2014.
"Ed ecco io sono con voi tutti i giorni
fino alla fine del mondo".
(Matteo 28, 18-20)
È mancata al nostro affetto
Clelia Stradiotti Pelliccia
Ne danno il triste annuncio il marito Peppino, le
figlie Antonella ed Elena e i generi Peter e Andrea.- I funerali verranno celebrati in Milano
mercoledì 14 maggio alle ore 11 direttamente
presso la parrocchia di Sant’Andrea (via Crema,
22). - Milano, 12 maggio 2014.
Angela e famiglia si uniscono al dolore di Peppino, Antonella ed Elena per la scomparsa di
Clelia
Buon riposo cara e un bacione.
- Milano, 12 maggio 2014.
La moglie Antonietta, i figli Roberta e Francesco, la nipote Alessandra annunciano la scomparsa del loro carissimo marito, papà, nonno
Vincenzo Corcelli
- Milano, 11 maggio 2014.
I condomini di via Correggio 75 Milano partecipano commossi al grave lutto che ha colpito la
famiglia per la scomparsa del
sig. Vincenzo Corcelli
- Milano, 12 maggio 2014.
È mancato all’affetto dei suoi cari il
prof. Fabio Buratto
ordinario di statistica sociale, già docente all’Università di Udine.- Con profondo dolore lo annunciano la moglie Luigina, il figlio Marco con Alessandra e Mariagrazia, le sorelle Madrilena ed
Ornella.- I funerali si terranno mercoledì 14 alle
ore 16 presso la chiesa arcipretale di Sernaglia
(TV).
- Sernaglia della Battaglia, 12 maggio 2014.
È mancata all’affetto dei suoi cari
Alessandra Caramico
Commossi lo annunciano i genitori Vilma e Antonio, il fratello Rino con Nicoletta, il nipote
Edoardo, gli zii Luigi con Mariuccia e Angelo, i
cugini e tutti i parenti.- I funerali avranno luogo
mercoledì 14 maggio alle ore 14.30 nella Basilica San Magno.- Dopo la cerimonia, la salma
verrà cremata. - Legnano, 12 maggio 2014.
Si è spenta
Isabella Goldstein
Lo annunciano con dolore la sorella Styra Campos Goldstein e i nipoti Isabella Conti, Emilio e
Lea Campos con Alberto, Ada e Noemi, Anna e
Carlo Goldstein con Giannina.- Un ringraziamento particolare alla signora Gina Ciotta per
l’affettuosa, filiale assistenza.
- Milano, 13 maggio 2014.
Andrea, Luca ed Emanuela si stringono con immenso affetto ad Andrea Mazzola e alla sua famiglia, partecipando al tremendo dolore per la
tragica ed improvvisa scomparsa della adorata
mamma
Daniela Crevola
- Milano, 12 maggio 2014.
Aldo Livolsi con la famiglia e i collaboratori di
Livolsi & Partners e di Brum si stringe con grande
affetto a Francesco Polidori e alla sua famiglia
per la perdita della cara mamma
Vera Polidori
- Milano, 12 maggio 2014.
I condomini di corso di Porta Romana 106 Milano partecipano al dolore della famiglia per
la scomparsa di
Bellino Bellini
- Milano, 12 maggio 2014.
È mancata un’anima eletta
Elene Zalapì Bottasso
cara amica di sempre.- Roberto e Marisa De Luca, Carlo e Patrizia Francia, Colette Colh.
- Milano, 12 maggio 2014.
Cara Barbara, Alberto ed io siamo vicini a te
ed alla tua famiglia nel ricordo del tuo caro papà
Bruno Avalle
Cristiana. - Milano, 11 maggio 2014.
Ermanno Raimondi
ti penseremo sempre con infinito affetto.- Ci
mancherai.- Tua sorella Nuccia, il marito Ivo,
l’amica Paola. - Milano, 13 maggio 2014.
Tutto il Trovocasa è vicino a Gilberto Corradi
per la dolorosa perdita della madre
Norma Summa
- Milano, 12 maggio 2014.
Sono ormai passati dieci anni dalla scomparsa
dell’
avv. Carlo Scarascia
Mugnozza
Lo ricordano la moglie Edda con le figlie Maria
Beatrice, Alessandra, Federica con Antonello, le
loro famiglie e quanti gli vollero bene.- Una Santa Messa verrà celebrata nella Basilica di Cristo
Re in viale Mazzini 32 martedì 13 alle ore 19.
- Roma, 13 maggio 2014.
14 maggio 2013 - 14 maggio 2014
Ad un anno dalla scomparsa di
Walter Dainotto
lo ricordano con immenso amore la moglie Antonella, i figli Maurizio e Simonetta, Nadia ed i
nipoti.- Una Messa verrà celebrata mercoledì 14
maggio alle ore 11.45 nella cappella del Cimitero Monumentale.
- Milano, 13 maggio 2014.
13 maggio 2012 - 13 maggio 2014
Dott. Giampaolo Vespasiani
Il tuo esempio di vita e l’amore che ci hai dato ci
accompagna ogni giorno.- Maria Grazia e Valentina.- Una Santa Messa sarà celebrata il 14 maggio alle ore 18 nella basilica di S. Vittore e il 18
maggio alle ore 19 nella basilica di S. Ambrogio.
- Milano, 13 maggio 2014.
Sono trascorsi nove anni e ancora in tutti noi
vive, e vivrà per sempre, l’indelebile traccia della
tua esistenza, oggi, come allora, indimenticabile
riferimento della nostra vita
Franco Cassina
Ti adoriamo Umberto e Danila.
- Meda, 13 maggio 2014.
2001 - 2014
Laura e il figlio Carlo Michele ricordano con
tanto amore e immutata nostalgia il
Dott. Leonardo Viotti
- Guanzate - Milano, 13 maggio 2014.
Nel sesto anniversario della scomparsa di
Mariarosa Meda
i figli, i fratelli, i nipoti e gli amici la ricordano con
grande affetto. - Milano, 13 maggio 2014.
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Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
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Il Tempo
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Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera
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Tv in chiaro
Teleraccomando
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di Maria Volpe
PER DISTRARSI
PER CAPIRE
Chiambretti:
Rosso, il re dei jeans
libri, musica, show ospite della Bruchi
L’originalità di Piero
Chiambretti (foto) si vede fin
dal titolo dei suoi programmi.
Dopo due anni e mezzo di
assenza dal video, torna
stasera con un nuovo show,
sette giorni su sette. E visto
che si tratta di supermercato,
l’hashtag #nonsolofrutta è
già un tormentone su twitter.
C’è anche la partecipazione
straordinaria di Michelle
Hunziker in qualità di
«Madonna della televisione»:
un cameo a ogni apertura di
puntata. Nel supermarket si
vende di tutto, ossia l’arte in
tutte le sue forme (quadri,
libri, musica e spettacolo).
Direttore del Supermarket,
Cristiano Malgioglio.
Renzo Rosso (foto), definito
anche «il genio dei jeans» è
l’ospite di Annalisa Bruchi.
Rosso, a capo del gruppo Otb
«Only the Brave», è uno degli
imprenditori di maggior
successo del Made in Italy e
secondo la rivista «Forbes»
uno dei dieci uomini più ricchi
del mondo. La sua azienda
fattura più di un miliardo e
mezzo di euro. La fama del suo
primo marchio Diesel esplose
proprio negli Usa, patria dei
blu jeans. Un successo, che
come dice Rosso, non è stato
facile, ma raggiunto con
«grande sofferenza e molte
lacrime». Debutta inoltre oggi
la nuova rubrica di Lorenzo
Bini Smaghi
Chiambretti supermarket
Italia 1, ore 23.50
2Next- Economia e futuro
Rai2, ore 24
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$/!2 Film e programmi
L’ottimismo
di Sally Hawkins
Amore inatteso
per Fabio Volo
Un film che invita al buonumore
e alla riflessione. Sally Hawkins
(foto) interpreta una ragazza
solare che crede nel
buonumore. Ma la sua filosofia
viene messa a dura prova.
La felicità porta fortuna
Rai5, ore 21.15
Carlo (Fabio Volo), durante una
serata organizzata dalla moglie
conosce una giovane
senegalese, Nadine (Aissa
Maiga, foto con Volo). Nascerà
una passione tra i due.
Bianco e nero
Rai Movie, ore 21.10
Pif in Messico
tra gli indios
Gigi & Ross salutano
con Salvi e Avitabile
Pif va in Messico alla scoperta
di un popolo, i Tarahaumara.
Sono indios sopravvissuti alla
dominazione spagnola che
vivono ancora con le stesse
usanze di 500 anni fa.
Il testimone
Mtv, ore 21.10
Ultima puntata del programma
comico di Gigi & Ross con Fatima
Trotta e Elisabetta Gregoraci. In
studio con loro, oltre ai comici,
Enzo Salvi, Alessandro Borghese
e Enzo Avitabile.
Made in Sud
Rai2, ore 21.10
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Corriere della Sera Martedì 13 Maggio 2014
47
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Pay Tv
Film
e programmi
Se le regole in carcere
sono uguali per tutti
Pietro Savastano (Fortunato
Cerlino, foto) trova nel carcere di
Poggioreale una situazione più
dura del previsto: un comandante
ha stabilito regole uguali per tutti,
anche per un boss temuto come lui.
Gomorra - La serie
Sky Atlantic HD, ore 21.10
Albertino in cerca
di un bravo dj
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La prima puntata di questo nuovo
talent show ripercorre i momenti
del lungo percorso di casting in cui
si sono sfidati 500 aspiranti dj.
In giuria, Albertino, Stefano Fontana
e Lele Sacchi (insieme nella foto).
Top dj
Sky Uno HD, ore 22.45
Adam Sandler
padre inaffidabile
Un padre assente (Adam
Sandler, foto) è costretto a
rintracciare il figlio che non vede
da anni, che si sta per sposare e
ha fatto credere alla ricca
famiglia di lei di essere orfano.
Indovina perché ti odio
Sky Cinema Hits, ore 21.10
Il figlio del nazista
e il bambino ebreo
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La storia dell’amicizia
tra un ragazzino (Asa Butterfield),
figlio di un ufficiale tedesco
e un suo coetaneo ebreo
rinchiuso nel lager diretto
dal padre del primo.
Il bambino con il pigiama a righe
Sky Cinema Passion, ore 21
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A fil di rete
di Aldo Grasso
«The Pills», comiche
con una nuova linfa
N
el vuoto della programmazione estiva c’è modo di
occuparsi, con più attenzione, di fenomeni che
esplodono altrove, principalmente su YouTube, approdano marginalmente in tv ma stanno assorbendo l’intera audience giovanile. Mi riferisco, per
esempio, al caso di «The Pills», una serie di «piccole comiche»
(non ancora strutturate nella forma della web serie), che ricordano non poco gli esordi di Nanni Moretti in Super8, ai tempi
di «Io sono un autarchico».
«The Pills» nasce nel 2005 da
Vincitori e vinti
un’idea di Luca Vecchi, grande
appassionato di cinema. Giorno
dopo giorno, raduna intorno al
Licia
progetto un gruppo di amici che
Colò
si spartiscono vari compiti: attoSere
ri, sceneggiatori, tecnici. I più
d’estate,
assidui sono Matteo Corradini,
Licia Colò
Luigi Di Capua. Con il contribubatte Niccolò Torielli.
to, di volta in volta, di molti altri
La prima serata
di Rai3 è dedicata
amici. «The Pills» racconta brevi
al «Kilimangiaro»
episodi di vita quotidiana tra
condotto come sempre
amici e coinquilini, con una fordalla bionda
te attenzione ai temi che gravitaLicia Colò: per
no intorno al mondo universita1.256.000 spettatori,
rio, ma non solo. Si va dal8,6% di share
l’«Amore ai tempi dell’Erasmus»
a «La borsa di studio», da «Problemi di donne», a «San ValentiNiccolò
no», da «Fabio Volo» all’irresiTorielli
stibile «Incontro con i produttoSere
ri» (diviso in due parti).
d’estate,
«The Pills» stanno per ripeteNiccolò
re il clamoroso exploit dei «SoliTorielli superato
ti idioti»? No, la loro è una comida Licia Colò:
cità diversa, più cinefila, più gela serata di Italia 1
nerazionale. Gli episodi hanno
è dedicata
sempre un aggancio reale, cui la
ad «Archimede»,
fotografia in bianco e nero stenla scienza secondo
de sopra un velo di amarezza e di
Italia 1. La seguono
irrisione. Sostiene Di Capua: «Io
714.000 spettatori,
penso che la nostra comicità sia
5,4% di share
trasversale nel senso che noi come persone apparteniamo a tutte le sottoculture giovanili e a nessuna in particolare. Abbiamo
sempre frequentato ambienti uno diverso dall’altro… A noi
piacciono molti tipi di comicità, per dire Pozzetto ci piace, come ci piace Moretti, Monthy Python, i comici americani, la
slapstick comedy». Se tv generalista e cinema non sono capaci
di nutrirsi di questa nuova linfa, rischiano di estenuarsi giorno
dopo giorno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso
Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv
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Martedì 13 Maggio 2014 Corriere della Sera