4 Luglio 2014 - UIL di ROMA e del LAZIO

UIL DI ROMA E DEL LAZIO
Regione Lazio: le nostre proposte per un
territorio che ha bisogno di
cambiare
VI CONGRESSO
DELLA UIL DI ROMA E DEL LAZIO
ROMA, 2 - 3 - 4
LUGLIO 2014
INDICE
ISTITUZIONI PUBBLICHE
FISCO
MERCATO DEL LAVORO
GREEN ECONOMY
FONDI STRUTTURALI EUROPEI
INFRASTRUTTURE
MOBILITÀ E TRASPORTO SOSTENIBILE
GESTIONE DEI RIFIUTI
AGRICOLTURA
TURISMO
CULTURA
SANITÀ
POLITICHE DI WELFARE
POLITICHE MIGRATORIE
pag.3
pag.5
pag.7
pag.9
pag.11
pag.12
pag.14
pag.15
pag.17
pag.18
pag. 20
pag. 24
pag. 26
pag. 29
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ISTITUZIONI PUBBLICHE: SINERGIE E COMPETITIVITÀ
Ormai da diversi anni il sistema pubblico è oggetto di un costante attacco normativo
e mediatico, che va dal blocco della contrattazione nazionale all’imposizione di tasse
inique come quella sulla malattia, dai tagli indiscriminati di risorse e riduzioni di
personale, sino alle più infondate e negative discriminazioni che portano a
considerare tale sistema come un costo da tagliare e non come una risorsa di cui
avvalersi.
È necessario avviare un’immediata riapertura del confronto per il rinnovo dei
contratti collettivi nazionali di lavoro nel P.I., cancellare leggi scellerate come il
D.Lgs. 150/2009 e stabilizzare i rapporti di lavoro precari. Serve inoltre stimolare le
relazioni tra sistema pubblico e imprese, favorendo le sinergie con i settori dell’alta
formazione e della ricerca per il rilancio dello sviluppo ed un miglioramento
economico e sociale nella Regione.
 Utilizzare al meglio le risorse umane e finanziarie. Vanno sviluppate le
potenzialità economiche, produttive, occupazionali e sociali che derivano
dell’elevata concentrazione di risorse umane, competenza e conoscenza
rappresentate nel Lazio da Università ed Enti di Ricerca, nonché valorizzare le
cospicue risorse finanziarie in ricerca innovazione e sviluppo.
 Realizzare una più efficace rete tra i soggetti. Appare insufficiente sino ad oggi
l’impegno dei settori produttivi, delle istituzioni, degli enti di ricerca, delle
università e dei “poli tecnologici” nella costruzione di una rete unitaria
strutturata capace di facilitare l’incontro tra domanda e offerta di ricerca,
innovazione e sviluppo e per determinare conseguentemente una crescita della
competitività delle imprese. Occorre inoltre avviare iniziative dirette a sviluppare,
coordinare e supportare la partecipazione delle realtà territoriali ai progetti
europei, nazionali e regionali.
 Coinvolgere le amministrazioni locali. È necessario promuovere l’utilizzo delle
competenze universitarie e di ricerca favorendo il dialogo e l’interazione con le
Amministrazioni locali in particolare sulle tematiche della “smart cities” e “smart
communities”, con l’obiettivo (indicato anche in Horizon 2020) di determinare
concrete ricadute sociali delle nuove tecnologie per la cittadinanza. È
fondamentale sviluppare nelle amministrazioni pubbliche le competenze, in
particolare a vocazione intersettoriale, per favorire la promozione e la
realizzazione di progetti attivati da una più forte “domanda pubblica”.
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 Nuova impresa e supporto alle PMI. È essenziale incoraggiare la creazione di
nuove imprese “hi-tech” e sostenere le innovazioni di prodotto e di processo nei
settori consolidati : ICT, chimico e tecnologico. È altresì vitale creare sinergie
nelle filiere e nei distretti produttivi, con l’obiettivo di promuovere l’innovazione
tecnologica anche per la piccola e media impresa. Riteniamo determinante
l’impegno delle pubbliche amministrazioni nella realizzazione dei futuri
programmi e dei progetti in materia di Agenda Digitale.
 Semplificazione e Incentivi. Occorre favorire, anche con strumenti di
agevolazione fiscale, quelle imprese che intendono investire nelle elevate
professionalità e nell’innovazione tecnologica, anche attuando una
semplificazione amministrativa che consenta di superare gli ostacoli normativi e
di natura burocratica alla creazione di impresa.
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FISCO
 Equità fiscale e redistribuzione devono rappresentare il riferimento costante
delle politiche fiscali. La crisi economica ha, infatti, allargato l’area del disagio,
accentuando le diseguaglianze e la vulnerabilità sociale. Si tratta di realizzare
interventi che contribuiscano al riequilibrio della pressione fiscale, avviando quel
processo di redistribuzione della ricchezza a favore di lavoratori dipendenti e
pensionati.
 Riduzione della pressione fiscale. Gli aumenti delle tasse regionali e comunali
previsti per i prossimi anni incidono in particolar modo sulle buste paga dei
lavoratori dipendenti e pensionati e sulle fasce deboli della popolazione. È per
questo che ci opponiamo ad ogni ulteriore aumento della pressione fiscale,
soprattutto sui redditi minimi e medio alti. Si impone, a tale proposito, per un
prossimo futuro, un ripensamento della tassazione e una rimodulazione delle
aliquote. All’inizio dell’anno in corso ci siamo fermamente opposti al deliberato
aumento dell’IRPEF regionale stabilito nelle misure dello 0,6% per l’anno 2014 e
dell’1% per l’anno 2015. Aumento “giustificato” dalla Giunta regionale per
garantire strutturalmente l’anticipazione di 8,3 miliardi di euro ottenuta dalla
regione stessa dalla Cassa Depositi e Prestiti per soddisfare i pagamenti arretrati
verso i fornitori di servizi. Questo ulteriore aumento sarebbe stato insopportabile
per la gran parte dei redditi dei lavoratori dipendenti e pensionati già duramente
colpiti dalla crisi che si protrae ormai da molti anni. La nostra opposizione ha
convinto la Giunta Zingaretti della bontà delle nostre richieste e della qualità
delle nostre proposte di copertura strutturali, alternative all’aumento dell’IRPEF.
In data 6 marzo 2014 è stato sottoscritto dalla nostra Organizzazione, insieme a
Cgil e Cisl, un Protocollo di intesa che recepisce le nostre proposte, sia in termini
di sostanziali di riduzione-eliminazione del previsto aumento sia delle possibili
coperture alternative. Più precisamente: l’aumento dello 0,6% per il 2014 si
applicherà solo sui redditi superiori a 28.000 euro (e non sopra i 15.000 euro
come stabilito dalle norme nazionali) esentando dall’aumento, di fatto,
2.000.000 di contribuenti, pari al 70% della platea complessiva dei contribuenti
del Lazio; per quanto riguarda l’aumento dell’1% dal 2015 è stata pattuita
l’eliminazione totale su tutti i redditi.
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 Le azioni per recuperare risorse. L’aumento della pressione fiscale è stato
scongiurato per il biennio 2014-2015 e riteniamo si possa intervenire ancora
realizzando una serie di interventi che potrebbero valere centinaia di milioni di
euro di risparmi. Pensiamo, a tale riguardo, che le risorse necessarie alla
copertura del “prestito/anticipazioni” riferito al D.L. 35 vadano ricercate nella
riduzione della spesa corrente e prioritariamente in altri capitoli, agendo su:
a) rapida applicazione del nuovo ISEE per quanto attiene la
compartecipazione alla spesa sociale di competenza regionale, comprese
le RSA, evitando l’accesso a beni e prestazioni sociali da parte degli evasori.
b) lotta all’autocertificazione del reddito personale per ottenere l’esenzione
dei ticket sanitari. Misura indispensabile se si pensa che nel 2010 è stata
ipotizzata una evasione di circa 60 milioni di euro.
c) riduzione degli sprechi e dei costi della politica (vitalizi), recupero
dell’evasione fiscale, risparmi degli immobili in affitto, riduzione degli
organismi regionali, dei CdA e riduzione degli emolumenti ai dirigenti delle
aziende partecipate.
d) Accelerazione del processo di razionalizzazione delle comunità montane,
dei consorzi di bonifica, degli Ipab, delle agenzie regionali e comunali.
e) Creazione di un’azienda o gestore unico del trasporto regionale.
f) Incentivi (anche economici) per favorire la collaborazione istituzionale tra
comuni in aree omogenee per la gestione di servizi (rifiuti, TPL
intercomunali, servizi alla persona, ecc…) al fine di realizzare economie di
scala.
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MERCATO DEL LAVORO
 Promozione della buona occupazione e contrasto al lavoro nero. É necessario
rivedere tutta la frammentazione dei contratti prodotta dalle varie riforme del
lavoro. Come Uil abbiamo proposto alla Regione di aprire dei tavoli di
concertazione sulla vertenza lavoro, per tentare di trovare soluzioni che possano
portare a nuova e “buona” occupazione, stabile, non precaria e per contrastare il
lavoro nero, fenomeno dilagante in questo ultimo periodo.
 Politiche attive del lavoro. Restiamo sempre più convinti che per migliorare
l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, combattere la disoccupazione
giovanile occorre stabilire alcune linee di intervento e dei criteri prioritari con un
preciso programma di politiche attive del lavoro utilizzando adeguate risorse
finanziarie finalizzate al reimpiego del personale in esubero, del personale che ha
competenze ormai obsolete e dei giovani disoccupati/inoccupati che rischiano l
esclusione dal mercato del lavoro. È necessario mettere in campo azioni e
strumenti finalizzati ad aumentare le competenze dei dipendenti delle imprese
utili alla loro crescita e al loro sviluppo territoriale e al tempo stesso migliorare e
incrementare le capacità di adattamento delle persone che cercano e devono
mantenere il lavoro. Promuovere, quindi, una formazione che faciliti l’ingresso
dei giovani, disoccupati e inoccupati nel mondo del lavoro, ma rivolta anche agli
adulti oggi più che mai in difficoltà nel mantenere o trovare un posto di lavoro.
L’accrescimento professionale dei lavoratori, attraverso la formazione continua,
presuppone un’integrazione tra il sistema istruzione e formazione e il sistema
lavoro, dove tutti gli attori istituzionali e sociali coinvolti diano il loro contributo.
È indispensabile ampliare e rafforzare la rete dei servizi per l’impiego sempre più
rivolti verso le esigenze specifiche delle imprese e dei lavoratori, in raccordo con
le specificità dei territorio.
Bisogna, dunque, passare da una politica assistenziale ad una politica di
promozione e responsabilizzazione nei confronti di imprese e cittadini ponendoli
come soggetti attivi e non solo destinatari di interventi.
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 Promuovere l’occupazione giovanile e femminile. Particolare attenzione deve
essere rivolta all’occupazione di questa fascia della popolazione (il tasso di
disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli drammatici toccando il 40%),
intervenendo con politiche e fondi mirati, incentivi fiscali per il loro inserimento e
per la loro permanenza nel mondo produttivo. È necessario facilitare l’accesso
dei giovani al mercato del lavoro, valorizzando il contratto di apprendistato e
proponendone la decontribuzione anche per le aziende sopra i 9 dipendenti.
I fondi europei (SIE) 2014-2020, inoltre, rappresentano un’occasione irripetibile
di investimenti sulle imprese, sulle aree territoriali e sui cittadini, attraverso
programmi di promozione che riguardano anche la scuola e la formazione. Parte
delle risorse della "garanzia giovani" provenienti da Bruxelles potrebbero essere
utilizzate per migliorare il sistema dei servizi per l’impiego in centri che si
occupino prioritariamente dell’inserimento lavorativo dei giovani. Con la Regione
stiamo costruendo alcune ipotesi di lavoro in tal senso.
Occorre, più in generale, ridefinire il ruolo dei Centri per l’Impiego superando
rigidità ed esclusività non più in sintonia con i tempi e promuovendo la piena
integrazione anche con quelle iniziative locali che rischiano di rappresentare solo
uno spreco di risorse peraltro insufficienti alle necessità del momento
(coordinamento con i C.I.L.O. e i Centri Informagiovani)
 Sfruttare tutte le risorse disponibili per creare occupazione. È necessaria una
maggiore cooperazione e il coordinamento tra Regione e istituzioni locali, al fine
di mettere a sistema tutte le risorse disponibili come i Fondi SIE, altri fondi
strutturali, insomma tutte quelle risorse disponibili, a partire da quelle europee,
fino ad arrivare agli investimenti privati. Bisogna puntare sui settori strategici e di
sviluppo economico regionale, investendo su ricerca e innovazione, su
un’economia sostenibile e individuando nuovi bacini di impiego.
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GREEN ECONOMY
 Il coraggio di scegliere un nuovo modello di sviluppo. La realizzazione di un
nuovo modello di sviluppo incentrato sulla green economy deve partire da
un’accurata ricognizione del contesto territoriale, da cui derivi una conoscenza
delle criticità sulle quali intervenire e delle potenzialità sulle quali costruire. Un
nuovo modello che parta dalla consapevolezza di aver colpevolmente abusato
delle risorse a disposizione che, ricordiamo, sono 1,8 ettari/persona, contro i 3,8
ettari/persona effettivamente consumati. Questo dato impone scelte coraggiose
di cambiamento per “riconvertire” complessivamente i sistemi di produzione, lo
smaltimento dei rifiuti, la mobilità e per porre fine al cemento selvaggio che
svilisce sempre più il nostro territorio. Le alternative possibili sono molteplici e
trovano soluzione nella capacità di integrare l’attività economica alla sfera sociale
ed ambientale.
 Pianificazione strutturale e linee di intervento. Il modello di sviluppo che
abbiamo in mente richiede pianificazione e lungimiranza. È necessario porre in
essere le condizioni ideali perché gli interventi realizzati oggi producano dei
benefici futuri: la sostenibilità deve essere il riferimento costante per una crescita
equilibrata e duratura. La green economy è materia multidisciplinare e
complessa che abbraccia l’ambito economico nelle sue leggi e nelle sue finalità,
quali crescita e benessere, ma pone le basi in quello ambientale. È in questa
prospettiva che individuiamo le principali misure di intervento in materia di:
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Gestione dei rifiuti
Edilizia sostenibile
Agricoltura biologica e di qualità
Produzione di energia alternativa
Mobilità sostenibile
Turismo ambientale
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 Costruzione di una cultura ambientale. Alla base della buona riuscita di ogni
intervento si colloca la necessità di realizzare una campagna di informazione e
educazione ambientale e civica, ancora poco diffusa nel nostro territorio. È
necessario rilanciare la competitività delle aziende, orientando la produzione
verso l’industria del risparmio e dell’efficienza, in grado di ottimizzare i fattori
produttivi, sostenere la domanda e valorizzare il capitale umano. Sul fronte
opposto bisogna promuovere buone pratiche di consumo.
 Mitigazione del rischio di dissesto idrogeologico. La scarsa lungimiranza e
l’inefficienza nella manutenzione del territorio hanno esposto la nostra regione
ad un elevato rischio idrogeologico, interessando oltre il 90% dei comuni laziali. È
indispensabile una rigorosa programmazione dell’attività di mitigazione del
dissesto idrogeologico; un’azione preventiva che riguardi non soltanto la messa
in sicurezza del territorio ma anche la sua conservazione, contrastando il
consumo del suolo, l’inquinamento, il disboscamento, la cementificazione
selvaggia e la nascita di discariche abusive. Tutto ciò va previsto nel P.T.P.R.
(Piano Territoriale Paesistico Regionale) e vanno altresì individuate risorse
economiche adeguate per favorire la manutenzione del territorio prefigurando
anche una collaborazione con il privato (istituire un ALBO delle aziende
disponibili ad effettuare interventi manutentivi su strade, ponti, fossi, ecc. con
agevolazioni in conto IRAP).
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FONDI STRUTTURALI EUROPEI (FONDI SIE)
(FESR, FSE, FEASR, FEAMP)
Per una regione come il Lazio, il cui bilancio è fortemente colpito dal debito
sanitario, risulta fondamentale utilizzare nel modo migliore e compiuto i fondi
strutturali europei, unico vero apporto di mezzi freschi significativi per imprimere un
nuovo sviluppo alla regione.
Ma prima di qualunque decisione occorre “guardare” il territorio e immaginare uno
sviluppo diverso da quello sinora seguito, un nuovo modello che tenga insieme la
bellezza del paesaggio, la sua cultura, e una buona politica industriale rispettosa
dell’ambiente e forte di innovazione e ricerca. E, in questo senso, la grande
concentrazione sul territorio regionale di università e centri di ricerca, veri poli di
eccellenza, forniscono il miglior aiuto ad una amministrazione che vuole far crescere
il territorio.
Occorre quindi procedere con speditezza e rispettando tutte le regole UE, prima fra
tutte quella del confronto e della concertazione.
È necessario prima immaginare una nuova regione e, solo a seguire, un approccio
intelligente nell’esaminare la possibilità di un nuovo sviluppo della regione,
certamente non cancellando le esperienze positive esistenti, anzi valorizzandole, ma
anche, e soprattutto, ripensare il territorio e immaginando una nuova politica di
sviluppo, anche industriale, che sappia coniugare la capacità di fare impresa con la
creazione di nuova e buona occupazione.
I fondi europei devono essere posti al servizio della collettività per una crescita
complessiva e armoniosa della regione, per l’eliminazione delle inefficienze
strutturali (materiali e immateriali) e territoriali che limitano il suo sviluppo e per
dare finalmente un impulso positivo alla creazione di nuovi posti di lavoro.
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INFRASTUTTURE
 Anagrafe delle opere incompiute e nuovo piano per le infrastrutture viarie. La
carenza di infrastrutture rappresenta un grave deficit per lo sviluppo del
territorio. È quindi necessario portare a termine le opere inserite nell’intesa
quadro di gennaio 2002 tra Regione e Governo e rimaste incompiute. La
realizzazione di arterie collegate con i principali siti industriali e i principali nodi di
collegamento, permetterebbe alla nostra regione di tamponare la crisi in atto,
ridando al settore edile il ruolo di volano dell’economia laziale. I benefici si
estenderebbero a tutto l’indotto, e creerebbero nuova occupazione.
In particolare le opere da portare a compimento sono:
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la Roma-Latina, (compreso il tratto Cisterna - Valmontone),
la Orte–Civitavecchia,
il raddoppio della salaria,
le complanari in entrata su Roma,
le complanari in entrata/uscita su Roma (la “Nettunense” ed il
completamento della “Laurentina”).
 Riqualificazione e messa in sicurezza del patrimonio edilizio e infrastrutturale.
Avviare un piano straordinario di investimenti e, utilizzando i Fondi strutturali
europei e il Fondo Sviluppo e Coesione specializzato nel finanziamento delle
grandi opere infrastrutturali, agire su tre linee direttrici: riqualificazione e
trasformazione dei centri urbani, messa in sicurezza degli edifici (soprattutto
scolastici), efficientamento energetico.
Più in dettaglio:
 Potenziare l’aeroporto di Fiumicino
 Riqualificare i centri urbani (rilanciare il settore edile con un Piano
straordinario delle manutenzioni di edifici e una trattativa con lo Stato per
un mantenimento/potenziamento degli incentivi fiscali sulle
ristrutturazioni…);
 Mettere in sicurezza gli edifici scolastici (attraverso un Piano Straordinario
Regionale sull’edilizia scolastica con una destinazione finalizzata allo scopo
di una quota parte dell’Irpef regionale) e le strutture ospedaliere
(razionalizzazione della rete ospedaliera, pianificazione delle opere di
manutenzione su base pluriennale delle strutture considerate
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indispensabili sui vari territori, completamento delle strutture in corso di
realizzazione quale l’Ospedale dei Castelli ad Ariccia);
 Sviluppare la banda larga e ultra-larga su tutto il territorio regionale;
 Potenziare la rete metropolitana al livello delle altre capitali europee,
anche attraverso il ricorso a fondi di project-financing;
 Riqualificazione urbana e sicurezza nei luoghi di lavoro
 Controllo di legalità e monitoraggio costante dei costi dei lavori in appalto. Il
piano di riqualificazione e di apertura di nuovi cantieri deve essere
accompagnato da una attenzione costante al rispetto della legalità
nell’assegnazione degli appalti stessi, nonché nell’applicazione dei contratti di
lavoro e nel rispetto dei costi preventivati.
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MOBILITÀ E TRASPORTO SOSTENIBILE
 Pianificazione regionale della rete dei servizi e degli investimenti
infrastrutturali e verifica costante dei livelli della qualità. Lo sviluppo socio
economico della regione è legato strettamente alla qualità del suo sistema di
mobilità. A tale scopo è indispensabile una pianificazione regionale della rete dei
servizi, degli investimenti infrastrutturali e della verifica dei livelli della qualità
degli stessi. La mobilità delle persone e delle merci assume infatti un significato
strategico, in modo particolare in questo momento di forte crisi. È necessario
quindi dotare le regione e Roma Capitale di un efficiente sistema di mobilità,
migliorando la qualità del servizio e mettendo al centro i cittadini utenti.
A tale scopo si ritiene indispensabile valorizzare un nuovo modello di trasporto
sostenibile per fronteggiare le notevoli criticità del TPL, coinvolgendo le
istituzioni locali, le componenti sociali e i diversi soggetti industriali.
 Realizzare un Piano dei trasporti a misura del cittadino. Occorre quindi dare un
nuovo assetto complessivo del TPL regionale, attraverso la realizzazione del
piano regionale dei trasporti, centrato sulle esigenze dei cittadini del Lazio,
finalizzato alla creazione di:
 Un Bacino unico del trasporto regionale (che superi l’attuale
frantumazione);
 Una Azienda o un gestore unico della mobilità regionale, che integri la
mobilità su gomma e su ferro e il pubblico e il privato;
 Un polo delle manutenzioni regionale gomma e ferro.
Il piano regionale dei trasporti dovrà inoltre valorizzare i diversi sistemi regionali,
ed in particolare: potenziare il ruolo dell’aeroporto di Fiumicino, anche
attraverso il rilancio di Alitalia; valorizzare il sistema portuale nel Lazio attraverso
una connessione tra i porti alla luce della vocazione e specializzazione di ciascuno
di essi; realizzare le metropolitane del mare; potenziare i collegamenti tra
l’aeroporto e Roma Capitale.
 Avviare una politica di attenzione al pendolarismo. Il tema del pendolarismo
che gravita sull’area metropolitana di Roma dovrà divenire una priorità nelle
politiche di trasporto pubbliche nella duplice visione di accesso ai servizi e di
incremento della qualità della vita dei cittadini. Occorre cioè garantire ai cittadini
pendolari (oltre 700.000 che ogni giorno transitano nel Lazio e raggiungono
Roma Capitale) un’offerta di reti ferroviarie e linee di trasporto regionale
gomma-ferro adeguata e un livello dei servizi in linea con gli standard europei.
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GESTIONE DEI RIFIUTI
 Riduzione dei rifiuti e raccolta differenziata. Il Lazio è la terza regione italiana
per la quantità di rifiuti urbani prodotta, ed è questo il primo ambito dove
intervenire. La riduzione per quella che è una corretta gestione dei rifiuti è un
passo necessario, e per raggiungere tale obbiettivo è secondo noi fondamentale
l’inserimento di una tassazione alternativa alla TARSU, che prenda in
considerazione la reale quantità di rifiuti prodotta piuttosto che la metratura
dell’immobile. Il sistema di raccolta porta a porta è l’unico in grado di assicurare
un doppio risultato positivo: sia quello di misurare l’effettiva quantità di rifiuti
prodotta sia quello di garantire una buona raccolta differenziata. Tutto ciò deve
essere poi accompagnato da una campagna di informazione e sensibilizzazione
rivolta alla cittadinanza che spieghi come e perché differenziare e soprattutto
una coscienza ambientale che guidi il singolo anche nei consumi, imponendo il
valore della riduzione. Sul tema della riduzione altri interventi auspicabili, e forse
ancora più efficaci anche se non hanno un ritorno immediato sui dati regionali,
potrebbero essere misure (quali incentivi e agevolazioni economiche) rivolte a
guidare le aziende presenti sul territorio verso produzioni che tengano conto già
alla nascita del prodotto dell’intero ciclo di vita dello stesso fino alla sua fine,
riducendo quindi gli imballaggi (il packaging) e usando materiali facilmente
separabili e riciclabili.
 Sistema integrato di gestione dei rifiuti. Occorre innanzitutto definire il quadro
complessivo delle criticità e delle potenzialità del territorio, che tenga conto della
quantità di rifiuti prodotta dalle varie zone, della dislocazione e delle potenzialità
dell’impiantistica per il trattamento degli indifferenziati e per la valorizzazione
dei materiali da raccolta, della capacità delle discariche e dei termovalorizzatori,
fino a conoscere la capacità del mercato di avvalersi dei prodotti finali nella filiera
del riciclo. Sulla base di questo quadro definito è doveroso poi costruire un
sistema integrato ed unitario di gestione del servizio d’igiene urbana, secondo
criteri di efficienza, efficacia e economicità (Ambiti Territoriali Minimi).
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 Costituire una società unica di gestione dei rifiuti. Una visione unitaria, e la
conseguente gestione, è secondo noi realizzabile solo partendo da una società
unica. Il grande limite alla pianificazione è sicuramente stato l’eccessiva
frammentazione delle competenze, senza fissare, e tantomeno raggiungere,
quelli che possono essere obiettivi comuni. Nel Lazio opera una azienda che
potrebbe svolgere appieno questo compito: Gaia S.p.A., recentemente acquisita
dalla Lazio Ambiente S.p.a. (di proprietà della Regione) dopo il fallimento dovuto
alla morosità di alcune amministrazioni comunali. Gaia S.p.A. ha attualmente in
mano la gestione dei rifiuti di diversi comuni tra la Ciociaria e la provincia di
Roma, possiede il termovalorizzatore di Colleferro ed una discarica. Se si riuscisse
a far confluire in questa azienda tutti gli altri grandi attori che gestiscono lo
smaltimento e la valorizzazione dei rifiuti regionali (AMA, ACEA, Co.La.Ri, Latina
Ambiente), potremmo avere quell’unico attore in grado di garantire
unitariamente e compiutamente la gestione dell’intero ciclo dei rifiuti.
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AGRICOLTURA
L’agricoltura rappresenta un settore strategico per l’economia regionale (risultando
uno dei pochi comparti “in attivo” anche sul piano occupazionale). Occorre quindi
sostenere l’agricoltura quale elemento di sviluppo per la competitività del sistema
Lazio, valorizzando la qualità e le specificità locali.
In particolare:
 Salvaguardare la biodiversità nei territori rurali e tutelare i sistemi agricoli e
forestali ad “elevata valenza naturale”;
 Sviluppare la produzione agricola privilegiando la filiera corta e il km zero.
 Realizzare una maggiore sinergia con il sistema urbano (turismo rurale,
vendita prodotti, ristorazione di prodotti tipici e servizi culturali, ricreativi e
sportivi);
 Sostenere comuni, imprese agricole e giovani che vogliano impegnarsi nella
promozione di progetti e iniziative per promuovere l’agricoltura tradizionale e
le nuove coltivazioni;
 Favorire e accompagnare (grazie anche alle risorse del PSR), i processi di
ricambio generazionale attraverso l’insediamento di giovani agricoltori
qualificati e sostenere l’ammodernamento delle
aziende agricole
privilegiando quelle che danno valore al lavoro e alla buona occupazione,
elementi per noi indispensabili per la certificazione di qualità delle produzioni;
 Migliorare e tutelare la “risorsa del suolo” per ridurre l’erosione e limitare il
dissesto idrogeologico.
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TURISMO
 Riportare l’economia turistica al centro delle politiche locali. Il turismo
rappresenta una delle leve strategiche per lo sviluppo del territorio che,
nonostante l’attuale crisi economica, è riuscito a garantire positivi risultati.
Occorre tuttavia costruire una proposta turistica integrata e più ampia, capace di
valorizzare non solo la Capitale, ma l’intero territorio regionale. La crescente
competitività dei mercati turistici internazionali impongono infatti alla Regione
Lazio e a Roma Capitale di diversificare e potenziare la propria forza attrattiva
rispondendo alle nuove esigenze turistiche e ai diversi “turismi” (dal turismo
culturale, a quello religioso, da quello enogastronomico, a quello naturalistico e
lacuale, dal turismo congressuale a quello legato allo svago e al divertimento).
 Realizzare una sinergia costante tra Roma e gli altri territori della regione. A
tale scopo occorre ampliare l’offerta turistica, e creare un’offerta “integrata” tra
Roma e il resto del territorio regionale, recuperando e valorizzando i centri storici
dei piccoli comuni, al fine di sostenere la ripresa economica, far crescere il PIL
Regionale e creare nuova occupazione.
In particolare:
 Promuovere il turismo nei 378 comuni del Lazio, molti dei quali di antiche
origini romane o medievali, ricchi di tradizioni popolari, cultura e bellezze
naturalistiche, al fine di creare motivi e occasioni per prolungare la
permanenza media del soggiorno nella Regione o creare le condizioni per
farvi ritorno;
 Valorizzare i comuni dell’entroterra, promuovendo il turismo lacuale,
grazie alla presenza di numerosi laghi di origine naturale, vulcanica e
artificiale;
 Sostenere la creazione del Secondo Polo Turistico a Roma, valorizzando
segmenti di mercato sinora scarsamente esplorati, quali il turismo
convegnistico-fieristico, quello ludico-sportivo, quello naturalisticoarcheologico e quello aero-portuale, grazie ad un ampliamento dell’offerta
(Parchi divertimento a tema, strutture congressuali all’avanguardia, nuove
aree portuali, riserve naturali) capace di rispondere alle trasformazioni del
turismo internazionale;
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 Valorizzare a Roma i 16mila ettari di verde pubblico (un’area che si
estende da Roma fino a Castel Porziano), attraverso percorsi a piedi, a
cavallo e in bicicletta;
 Riqualificare il lungomare, attraverso la creazione di spazi culturali, sociali,
ricreativi e sportivi. Realizzare servizi più efficienti, infrastrutture, nuovi
sistemi di collegamento viario e sviluppare un’adeguata offerta di reti
ferroviarie e urbane che, insieme alle vie del mare, mettano in sinergia
tutte le città della costa laziale;
 Promuovere la realizzazione di un “front-line” del litorale tirrenico il più
possibile omogeneo (piani del colore, incentivi agli abbattimenti delle
costruzioni abusive, porti con servizi simili, lungomare pedonabile e
ciclabile….).
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CULTURA
 Valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale, beni e attività culturali,
servizi e strutture culturali, spettacolo dal vivo, arti visive, cinema, audiovisivo,
multimedialità, sport. È importante guardare alla cultura e al patrimonio
culturale anche per la loro capacità di sviluppare economie di filiera.
Sono necessarie politiche integrate tra i diversi livelli di competenza, che abbiano
le caratteristiche programmatorie richieste e che siano corroborate da
importanti investimenti, oltre che da sufficienti risorse per la copertura delle
spese correnti.
Ciò assume particolare rilievo per una regione, come il Lazio, che concentra in sé
un grande patrimonio culturale in tutto il suo territorio, con ben tre siti Unesco e
Roma Capitale, città dalle innumerevoli ricchezze storiche, artistiche, culturali.
Un centro storico patrimonio dell’Unesco e, unica città al mondo, ad ospitare un
altro Stato, la Città del Vaticano, che la rende capitale mondiale della cristianità,
concentrato a sua volta di patrimoni di inestimabile valore.
Le nostre proposte per valorizzare maggiormente il territorio sono:
 Aggiornare e rivedere l’attuale legge regionale, 24 novembre 1997, n.42
con la promulgazione di un Testo Unico dei beni culturali e del paesaggio a
livello regionale.
 Definire un programma di investimenti in ICT e in tecnologie legate alla
città intelligente per la divulgazione e il potenziamento della
comunicazione museale. Sviluppare in questo ambito poli tecnologici
dedicati che vedano la collaborazione delle Università, degli enti di Ricerca,
dei settori produttivi interessati, percorsi di formazione professionale e
aggiornamento permanente, con gli istituti periferici del Mibac. In tale
ambito sarebbe utile avere un riscontro in merito dal Distretto Tecnologico
per i beni e le attività Culturali del Lazio (DTC), per capire come e in quale
misura esso abbia risposto alle finalità per le quali è nato e,
eventualmente, ridare nuovo vigore all’iniziativa.
 Ricomporre la frammentarietà e la forte disomogeneità dimensionale,
finanziaria e gestionale dell’offerta culturale, attraverso politiche di
programmazione, valorizzazione, coordinamento e promozione degli
istituti e delle attività culturali che possono essere garantite a livello
regionale (in piena collaborazione con gli enti locali) e a livello di area
metropolitana di Roma Capitale. Il raggiungimento di tali obiettivi sarebbe
certo più agevole istituendo tavoli interassessorili tra scuola, lavoro,
ambiente, cultura e turismo.
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 L’individuazione di Distretti Culturali regionali potrebbe rappresentare uno
snodo strategico per il futuro, in quanto costituirebbe un modello di
governance decentrato che potrebbe favorire una programmazione
coordinata e condivisa delle politiche culturali (servizi, attività, progetti)
attraverso la piena applicazione dei principi di sussidiarietà, in un’ottica di
integrazione tra centri urbani e territorio, con un raccordo tra le politiche
culturali e quelle turistiche, produttive, educative e sociali. Nei Distretti
Culturali sarà quindi importante promuovere un ruolo attivo delle
istituzioni locali, che dovranno assumere un compito centrale nei processi
di governance finalizzati a connettere le politiche culturali allo sviluppo
locale.
 Rendere più stretto il rapporto tra scuola e servizi culturali, attuando
quanto già definito a livello nazionale dal MIUR. Andrebbero a questo
proposito destinati, oltre ai fondi nazionali, anche fondi regionali per la
costruzione di progetti mirati alla promozione di cultura che coinvolgano in
modo più attivo anche le istituzioni scolastiche.
 Implementare il ruolo delle Biblioteche e dei Musei, attraverso una
adeguata politica degli orari di apertura e di promozione dei servizi
culturali che dialoghi con le trasformazioni sociali e del territorio, così
come con le esigenze di sviluppo turistico. Sarebbe auspicabile una politica
integrata dei biglietti che, come avviene per le strutture statali, si ampli ai
servizi culturali dei comuni, avendo cura di prevedere nei nuovi bandi di
affidamento dei servizi il rispetto delle norme vigenti che regolano i
rapporti pubblico-privato.
 Guardare alla valorizzazione del patrimonio come intervento integrato e
strettamente connesso agli interventi di restauro e conservazione, alla
creazione di buona e qualificata occupazione, verificando che negli appalti
sia osservata (così come da normativa vigente) l’offerta economicamente
più vantaggiosa e il rispetto dei CCNL, tanto nei servizi aggiuntivi quanto
negli interventi di restauro conservativo. Avviare un monitoraggio sulle
reali esigenze professionali del settore e dell’intera filiera. Istituire
osservatori sui beni culturali, sull’audiovisivo, sul teatro e gli spettacoli dal
vivo e le istituzioni musicali, tavoli permanenti di concertazione.
 Dei tre siti Unesco riconosciuti in ambito regionale, Cerveteri-Tarquinia,
Villa d’Este e Villa Adriana a Tivoli, e l’intero centro storico di Roma,
soltanto il primo ha consegnato il proprio Piano di Gestione, mentre è in
fase di presentazione quello di Roma e per Tivoli non risulta ancora avviata
neanche la sua definizione. Si tratta di uno strumento essenziale non
soltanto ai fini del mantenimento del riconoscimento, ma anche alla
corretta manutenzione, gestione e sviluppo delle immense ricchezze
storiche, artistiche e culturali che abbiamo all’interno dei siti, in armonia
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



con il territorio loro circostante. A questo si aggiunga l’opportunità offerta
(in base alla normativa vigente) da uno sviluppo integrato dei parchi con il
territorio e le produzioni locali, favorendo la promozione di prodotti e
marchi di agricoltura biologica, salvaguardando l’equilibrio ambientale e
incrementando le strutture ricettive che possano accogliere i turisti.
La filiera dell’Audiovisivo, fiore all’occhiello per molti decenni del nostro
territorio, il cui prestigio è riconosciuto su scala mondiale, ha negli ultimi
tempi conosciuto un inesorabile declino dovuto a scelte improduttive
quando non addirittura mancate.
Per restituire il ruolo di fama planetaria al nostro territorio, con gli evidenti
ritorni positivi sul piano occupazionale ed economico, occorre quindi:
- ripristinare un Polo di livello internazionale (Istituto Luce, Centro
Sperimentale,
Studios)
unitamente
ad
una
postproduzione
tecnologicamente avanzata, peraltro già presente con alcune realtà nella
nostra regione
- incentivare la scelta di location da parte delle produzioni attraverso la
sensibilizzazione degli enti locali, per l’evidente ritorno benefico per le loro
comunità, anche attraverso una pratica positiva dell’accoglienza che renda
conveniente la scelta (ad esempio agevolazioni alberghiere, rapida
concessione di permessi ecc.)
- far vivere luoghi, paesi e città, e non soltanto nella bella stagione, e non
soltanto nei luoghi prestigiosi, porrebbe la nostra regione nella duplice
condizione di attrattore ed attivatore culturale, forte come è del suo
patrimonio e delle sue capacità innovative nel campo. Teatri, Musica e
Spettacoli dal vivo ne rappresentano in questo senso la misura tangibile,
da parte della cittadinanza tutta e dei numerosissimi visitatori stranieri.
Salvaguardare, implementare e sviluppare questi presidi culturali, anche
con l’estensione dell’agevolazione della “tax credit” allo spettacolo dal
vivo, significa incrementare questa fondamentale misura con
l’allargamento a “nuove” platee, ottenendo di conseguenza un innegabile
beneficio sociale.
Per le attività culturali e di spettacolo è necessario puntare su scelte di
valore, evitando finanziamenti a pioggia e puntando con coraggio su
percorsi di qualità che contribuiscano ad accrescere sensibilità e interesse
dei cittadini verso un allargamento del bagaglio intellettuale e di
conoscenza.
Armonizzare la governance tra i diversi livelli istituzionali, consentirebbe di
attuare politiche integrate di investimento e sviluppare economie di scala,
progettualità programmatoria pluriennale, creazione di buona
occupazione, incentivazione dei privati ad investire, pur nella differenza di
missione tra pubblico e privato.
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Occorre dare tempestivamente una risposta forte ed inequivocabile alla
domanda di benessere della nostra regione, con la quale soddisfare in termini
puntuali il bisogno di cultura, nell’accezione più ampia, più volte manifestato dai
cittadini. Così come, per una regione che ha fatto della partecipazione il proprio
“modo di essere e di agire”, occorre sviluppare le molteplici possibilità di
coinvolgimento dei giovani, troppo spesso lasciati ai margini, che collettivamente
si impegnano, o desiderano farlo, nella promozione e gestione delle attività
ricreative, culturali e sportive. Quest’ultimo ambito necessita di una
rivitalizzazione programmatoria nella convinzione che, solo attraverso un
miglioramento della qualità della vita, si possa perseguire l’obiettivo della
crescita economica, ma non solo, e della coesione sociale.
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SANITÀ
 Modifica del Piano di Rientro regionale. Il piano di rientro regionale ha
determinato una progressiva riduzione dei servizi sanitari essenziali e la perdita
di qualità ed efficienza dell’assistenza garantita ai cittadini. L’idea che abbiamo in
mente è quella di proporre una riorganizzazione del piano di risanamento, che
tenga conto del dislivello tra domanda e offerta di servizi sanitari e riorganizzi il
sistema sulla base della domanda e non dell’offerta, mettendo al centro
dell’attenzione i bisogni di salute e assistenza sul territorio e preservando l’equità
e l’universalità nell’offerta delle prestazioni sanitarie. Per fare ciò sono necessari
degli interventi di tipo strutturale, che prevedano una riqualificazione dell’intera
rete ospedaliera e delle emergenze. La riorganizzazione del piano di risanamento
consentirà altresì di recuperare ed evitare ulteriori aumenti delle addizionali
IRPEF.
 Integrazione tra politiche sanitarie e sociali. Sempre al fine di garantire un
migliore equilibrio tra domanda e offerta di servizi sanitari sul territorio e
maggiore uguaglianza nell’accesso alle prestazioni, proponiamo di dare un nuovo
assetto istituzionale alle ASL, in cui si tengano separati i servizi territoriali dalla
gestione delle Aziende Ospedaliere.
 Costruzione di una rete integrata tra settore pubblico e privato. La nuova
programmazione della gestione sanitaria deve tenere conto delle specificità del
sistema sanitario regionale, caratterizzato da una presenza sanitaria privata
superiore ad ogni altra regione d’Italia (con 91 case di cura private).
Considerando dunque il forte peso che riveste il settore privato, la nostra idea è
quella di introdurre un nuovo sistema di regole e standard organizzativi comuni
per il settore pubblico e per quello privato, in modo tale che il sistema privato
accreditato non sia sostitutivo del pubblico, ma integrativo e complementare. Le
strutture sanitarie, dunque, saranno accreditate con regole uguali e sottoposte a
revisione periodica; i controlli saranno effettuati da un ente terzo che potrà
valutare l’appropriatezza, la qualità e l’efficienza dei servizi in relazione al loro
costo e alla loro efficacia. Ciò garantirà anche una maggiore trasparenza per i
cittadini, che saranno in grado di riconoscere eventuali inefficienze e sprechi.
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 Riduzione dei tempi di attesa. Al fine di garantire ai cittadini la possibilità di
usufruire delle prestazioni sanitarie in tempi utili ed evitare una sanità pubblica a
due velocità (lenta per chi paga il ticket con la prenotazione, veloce per chi paga
attraverso l’istituto dell’intramoenia o visita privata), proponiamo, oltre
all’apertura dei servizi in h12 e, se necessario, anche nei festivi e prefestivi, anche
l’inserimento nel RECUP tutti gli istituti sia pubblici che accreditati, compresi i
classificati, gli IRCSS e i policlinici.
 Gestione del personale. Con riferimento al turn over del personale, previsto dal
piano di rientro, e ai corsi di formazione e riqualificazione, proponiamo
l’istituzione di una scuola regionale di formazione alla quale possa accedere
anche il personale precario in servizio, favorendone finalmente la stabilizzazione.
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POLITICHE DI WELFARE
 La persona al centro della riorganizzazione dei servizi socio-sanitari Sono passati
tre anni da quando la Corte di Cassazione, con la sentenza 8254/11, ha sancito il
principio secondo cui "A nessuno è consentito di anteporre la logica economica
alla logica della tutela della salute", ovvero che le esigenze di contenimento dei
costi della spesa pubblica non possono derogare al diritto del paziente ad essere
curato. Analoga è la nostra posizione in materia di welfare ed accesso ai servizi, la
cui natura universalistica ed i cui standard di qualità e attenzione alla persona
devono essere garantiti da processi di efficientamento e non progressivamente
ristretti sulla base di valutazioni ragionieristiche.
 Integrazione delle reti dei servizi sociali e sanitari. Nel sistema di welfare
intervengono lo Stato e la Regione con un ruolo di governo e di programmazione
e inoltre l’Ente locale che ha il compito di progettazione e di erogazione dei
servizi con l’impegno a perseguire obiettivi di benessere sociale per l’intera
collettività. Possono accedere alle prestazioni ed ai servizi socio assistenziali tutti
i cittadini, con priorità per le persone in stato di bisogno e disagio sociale. La
programmazione degli interventi e dei servizi socio assistenziali richiede
programmi che vanno oltre il campo di intervento strettamente sociale e che si
estendono alla programmazione delle politiche sanitarie, a quelle del lavoro,
della casa, dell’ambiente in cui le risorse per le politiche di welfare, se
correttamente orientate, possono rappresentare veri e propri investimenti per
produrre più posti di lavoro e servizi più qualificati.
 Integrazione dell’intervento pubblico, del volontariato e del privato sociale.
Compito della programmazione è quello di riorganizzare la rete dei servizi a
livello territoriale con riferimento a:
 centralità della persona e dei suoi bisogni;
 favorire il raccordo tra i programmi di intervento del servizio pubblico, del
privato sociale e del volontariato;
 qualità sociale intesa come condizione per raggiungere l’efficacia del
sistema dei servizi.
È urgente quindi aprire una stagione nuova anche per le politiche sociali nella
Regione Lazio per realizzare un “patto per il sociale” in cui occorrerà assicurare il
massimo coinvolgimento della società civile e delle istituzioni per la raccolta di
tutti gli elementi utili per conoscere la realtà del territorio laziale dal punto di
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vista della popolazione, del bisogno sociale, l’articolazione dei servizi presenti a
livello territoriale, l’insieme delle risorse a disposizione per raggiungere gli
obiettivi prefissi.
Alcuni obiettivi prefissati sono, in primis, l’approvazione della legge regionale
“Sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali” in cui sono state
presentate osservazioni unitarie da parte delle OO.SS. UIL CGIL CISL che nel
merito hanno già avviato confronti con l’Assessorato preposto sul Piano Triennale
regionale dei servizi sociali in modo tale da avere i primi effetti già nel 2014.
 Aumento delle risorse a disposizione e approvazione della legge sugli asili nido.
Nel bilancio triennale regionale si chiede di garantire un aumento delle risorse
finalizzate ai piani di zona ridefinendone i criteri di assegnazione. Occorre inoltre
il rifinanziamento del Fondo regionale per la non autosufficienza con risorse
aggiuntive a quelle previste dal Fondo nazionale. Urgente è anche l’approvazione
di una nuova legge regionale sugli asili nido e sui servizi per l’infanzia che ne
affermi il ruolo prevalentemente educativo e ne definisca i criteri di
autorizzazione ed accreditamento delle strutture pubbliche e private accreditate
che possono operare a livello regionale, compreso anche i parametri di rapporto
bambini–operatore e bambini–spazio.
 Organizzazione di un sistema integrato di interventi. I bisogni dei cittadini
residenti sono sostenuti da un sistema di finanziamento regionale e statale che
ha lo scopo di sostenere servizi ed interventi concreti con gli obiettivi
programmati da un piano Sociale ancora da approvare, dai livelli essenziali delle
prestazioni sociali (LIVEAS, nei quali vanno fatti rientrare anche servizi tipo
l’assistenza e il trasporto scolastico dei bambini disabili nelle scuole sia
dell’obbligo che superiori ) e dalla attuazione dei piani di zona.
Per dare concretezza al sistema spetta allo Stato, alla Regione, ai Comuni,
individuare le rispettive quote di compartecipazione finanziaria attraverso un
piano di utilizzazione delle risorse che vengono assegnate ai distretti in modo da
consentire ai Comuni una efficace programmazione degli interventi in un sistema
integrato in cui anche le ASL concorrono con proprie risorse e dare in questo
modo piena attuazione alla 328/2000 affinchè tutti i soggetti pubblici coinvolti
nel processo di programmazione dei servizi possono pervenire ad una adeguata
conoscenza dei bisogni nei vari ambiti territoriali. In tal senso occorre introdurre
un sistema di valutazione che possa riconoscere incentivi alla maggiore e più
efficace compartecipazione economica dei Comuni e delle Unioni dei Comuni per
la realizzazione dei servizi sui propri territori.
Si evidenzia infine l’esigenza del rispetto di una tempistica più breve per
l’erogazione delle risorse regionali ai Comuni
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 Rafforzare gli strumenti e le strutture deputate al controllo dei requisiti di
accesso ai servizi e standardizzare i criteri di accesso. C’è bisogno nella Regione
Lazio di indicazioni omogenee in tutto il territorio, per quanto attiene i requisiti e
le modalità di accesso dei percorsi e dei risultati assistenziali, dell’utilizzo di
strumenti e metodologie condivise nell’erogazione del servizio e di processi di
aggiornamento del personale nonché le tariffe applicate e la valutazione del
servizio erogato.
Inoltre sono da determinare parametri uniformi per l’accesso alla fornitura dei
servizi, per l’affidamento degli stessi per la valutazione delle prestazioni e del
diritto di scelta di chi fruisce del servizio in cui siano stati prefissati e
salvaguardati i LIVEAS.
È da definire il sistema di accreditamento che rappresenta lo strumento di
verifica e di continuo miglioramento della qualità dei servizi erogati attraverso un
sistema di governo del territorio come previsto dalla legge 328/2000 attraverso
la definizione concordata di standard qualitativi regionali riguardanti le strutture
che prestano servizi socio-assistenziali in cui ogni comune, sulla base di criteri
regionali, concorrerà a stabilire, con gli altri comuni afferenti lo stesso Distretto
socio-sanitario, un unico iter procedurale con criteri di accesso, modalità di
valutazione e di controllo dei servizi per assicurare un’omogeneità di regole sullo
stesso territorio. Tutto questo porta ad una innovazione normativa ed a un
cambiamento organizzativo che contribuirà a diffondere presso gli utenti una
cultura della qualità che li renda partecipi non solo nella fase di valutazione dei
risultati, ma anche e soprattutto nella fase di manifestazione dei bisogni e di
scelta dei servizi ad essi associati.
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POLITICHE MIGRATORIE
Il volto dell’Italia è cambiato dalla fine degli anni ‘80 con la presenza sempre più
stabile di cittadini stranieri, trasformandolo, oggi, in un paese multiculturale. Questa
particolarità impone al Governo del Paese e del territorio l’assunzione di decisioni
politiche mirate e la realizzazione di azioni che aiutino sia l’integrazione sia una
buona e civile convivenza tra tutte le persone residenti nel territorio.
La Regione Lazio è la quarta regione italiana per numero di stranieri residenti - dopo
la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Veneto - dove al 31.12.2012 risiedevano
477.544 cittadini di origine non italiana, corrispondendo all’11% della popolazione
laziale complessiva. Nella Capitale e nella sua provincia, risiedevano 383.464
cittadini di origine non italiana, essendo da sempre Roma una delle mete preferite
della popolazione migrante e che continua a collocarsi tra i comuni con più alta
percentuale di stranieri rispetto al totale della popolazione.
 Rendere più funzionale ed efficace il rapporto degli immigrati con la Pubblica
Amministrazione, migliorando l’accesso e la qualità dei servizi. Il fenomeno
dell’immigrazione ha bisogno di politiche complesse e strutturali che diano luogo
ad una politica di accoglienza che tenga conto sia delle esigenze immediate che
l’immigrato presenta nel primo periodo sia di quelle relative ad una sua stabile
integrazione, insieme alla sua famiglia, nella società italiana.
 Dare priorità alla dimensione sociale dell’immigrazione e non a quella
securitaria o amministrativa, con delle politiche destinate all’inclusione degli
immigrati in una società plurale, per evitare l’esclusione o l’accettazione solo
parziale. A tal proposito vanno ripristinate le regole che riguardano i CIE e la
finalità degli stessi. Non è tollerabile la presenza di luoghi dove vengono violati i
diritti umani. Vanno riportati alla loro motivazione di origine: luoghi temporanei
per l’accertamento dell’identità delle persone per le quali risulta difficile (pochi
casi residuali) e garantita una permanenza breve e dignitosa.
 Promuovere un welfare inclusivo ed efficiente per evitare la competizione fra gli
immigrati e le fasce deboli della popolazione italiana così come è necessario
promuovere una formazione adeguata che faciliti sia l’ingresso al lavoro dei
giovani immigrati sia una riqualificazione professionale degli adulti per una
ricollocazione adeguata nel mercato del lavoro.
Accanto al fenomeno dei migranti per ragioni economiche e sociali, cresce
significativamente il numero di coloro che raggiungono l’Italia per ragioni di
discriminazione politica, religiosa, etnica o sessuale. La Capitale è da sempre snodo
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centrale dei flussi dei rifugiati, richiedenti asilo e beneficiari di protezione
internazionale. Roma è, infatti, una realtà particolare, catalizzatrice della presenza di
richiedenti e rifugiati, per la sua posizione geografica, per la presenza di comunità
straniere radicate sul territorio e per il ruolo economico, sociale e istituzionale che
riveste nel Paese.
Molteplici problematiche riguardano oggi gli immigrati, esigenze che riguardano il
lavoro, i servizi, la scuola, i minori, la casa e, da non trascurare, il bisogno di
promozione culturale che favorisca la reciproca conoscenza con indubbi benefici
nelle relazioni interpersonali e sociali. Il fenomeno dell’immigrazione è
incredibilmente complesso e va affrontato in una prospettiva interdisciplinare.
Ed infine, così come sono necessarie politiche mirate e lungimiranti, risulta
altrettanto necessario intervenire su alcune leggi del nostro Paese modificandole o
approvandone di nuove per:
 eliminare il collegamento tra lavoro e rinnovo del permesso di soggiorno
promuovendo il diritto alla residenza stabile;
 sostenere la campagna “L’Italia sono anch’io” per il diritto alla cittadinanza
dei bambini nati in Italia e per facilitare l’accesso alla cittadinanza dei loro
genitori e degli adulti immigrati in generale;
 garantire, più in generale, pari diritti agli immigrati regolarmente
soggiornanti nella nostra regione.
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