Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino¶28 luglio 2014¶N. 31 2 Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino¶28 luglio 2014¶N. 31 3 Società e Territorio Vivere la multiculturalità Inizia in questo numero una serie di articoli dedicati alla multiculturalità attraverso l’esperienze di persone che la vivono quotidianamente. Incontro con Cristiana Zenari docente di danza africana A cena in infradito La moda delle ciabattine resiste facendo la felicità di chi le adora e le indossa in qualsiasi occasione, ma non mancano i mugugni di chi rimpiange una tramontata «arte del vestire» pagina 5 Scegliere con il cuore Competenze e attitudini Alla scoperta dell’attività di orientatrice pagina 6 scolastica e professionale indipendente con Giovanna Ballabio-Malandra: le passioni al centro del sostegno offerto a giovani e adulti Stefania Hubmann Lavorare sospesi Edilizia Abilità e rischi di chi monta e smonta le gru nei cantieri: intervista a Giancarlo Marabese pioniere dei corsi di formazione in Ticino «Ma guarda quante gru ci sono». L’espressione è di chi usa le gru come una sorta di termometro per misurare la temperatura dell’edilizia. Più gru ci sono e meglio vanno le cose, per il settore e in definitiva anche per tutta l’economia. Meno frequente è invece una riflessione sulla sicurezza di queste gru e sulla formazione di chi le innalza e le usa. Lo scorso 8 luglio il braccio di una gru è caduto in un cantiere di Paradiso, fortunatamente senza provocare feriti. L’11 giugno a Saint-Sulpice nel canton Vaud si è invece rovesciata una gru intera, uccidendo un operaio. Di che chiederci se in questo mondo che sovrasta le nostre teste tutto funziona a dovere. E così per saperne di più abbiamo interpellato un esperto in materia. Oggi pensionato, Giancarlo Marabese ha vissuto nel settore per una quarantina d’anni ed ha trascorso tutta la sua vita professionale sulle gru. Alla fine degli anni ’70 è stato uno dei pionieri in Ticino dei corsi di formazione per questo tipo di lavoro, che oggi si tengono presso il centro professionale di Gordola. «Ci vuole una certa passione – ci dice il signor Marabese – come prima cosa bisogna superare alcune visite mediche perché lassù non ci può salire chiunque, ci si deve muovere cum grano salis. C’è bisogno di sangue freddo e di equilibrio psico-fisico». Al di là di queste attitudini di base, il montatore di gru deve avere prima di tutto una solida formazione elettrica e meccanica. E deve essere disposto a mantenersi sempre formato e informato perché le marche delle macchine sono tantissime e ognuna ha i suoi segreti. In questo settore esistono dei veri e propri libroni che raccolgono tutte le informazioni necessarie, fornite dai fabbricanti, per conoscere questo o quell’altro tipo di gru. Insomma come in tante altre professioni – forse in tutte – occorre rimanere al passo con i tempi. Per il montatore di gru non esser aggiornati significa mettere in pericolo un cantiere e tutto quello che ci sta attorno. La gru deve essere in mani capaci e la formazione del manovratore, del Azione Settimanale edito da Migros Ticino Fondato nel 1938 Redazione Peter Schiesser (redattore responsabile), Barbara Manzoni, Manuela Mazzi, Monica Puffi Poma, Simona Sala, Alessandro Zanoli, Ivan Leoni gruista avviene in un centro specializzato. Come per le automobili, dapprima si fa un esame teorico che permette di ottenere un patentino. Dopo un periodo di ulteriore formazione si affronta l’esame pratico, con alla fine l’eventuale diploma: la patente federale di gruista. È la Suva, la società assicurativa in caso di infortunio, che gestisce questi esami e che controlla non solo i gruisti ma anche lo stato di salute, chiamiamolo in questo modo, delle stesse gru, con frequenti collaudi tecnici. I controlli vengono fatti molto spesso sui cantieri ma sui cantieri non operano solo i gruisti. La gru – con la base, la torre, il gruppo di rotazione, braccio e controbraccio – viene eretta non dal gruista ma da una squadra di montatori. E qui cominciano i problemi. «Di montatori qualificati ce ne sono pochi – fa notare il signor Marabese – di montatori improvvisati invece ce ne sono parecchi». E il signor Marabese sa di cosa parla perché, seppur pensionato, tra i suoi compiti c’è ancora quello del controllo delle gru e il loro collaudo. Il problema si pone in particolare per le imprese edili più piccole che molto spesso non posseggono una gru, anche perché quelle più grandi possono costare fino a mezzo milione di franchi. Queste piccole società devono limitarsi a noleggiare le macchine. E il noleggio comprende anche il montaggio. «In questo ambito c’è chi fa il proprio lavoro seriamente e chi invece spacca i prezzi – ci dice il signor Marabese – E poi il personale non sempre rispetta i principi deontologici della professione e mal digerisce i richiami degli esperti che operano sul campo». Certo le macchine, salvo rare eccezioni, non cadono ma lavorano male e non sfruttano in pieno le loro capacità operative. «Tra i noleggiatori non abbiamo a che fare con degli esperti del settore – continua Marabese – ma con dei commercianti di gru e di altro materiale da cantiere. Sono loro ad assumere i montatori, e spesso mi chiedo con quale criteri lo facciano, visto che a mio modo di vedere il montatore è lasciato alla stato brado, impara lavorando. Invece tocca al datore di lavoro provvedere ad una formazione continua per i propri dipendenti». E qui val la pena ricordare che il montatore lavora sospeso nel vuoto. Dispone di un’imbracatura e di funi di sicurezza ma rimane una sorta di acrobata del cantiere, con tutti i rischi che questo comporta. «Esistono delle norme ben precise – fa notare il signor Marabese – ma i montatori spesso non le conoscono, i loro datori di lavoro non li hanno informati». «Ricordo comunque che gli incidenti dovuti alle gru sono rarissimi – fa notare Nicola Bagnovini, vice-di- rettore della società impresari costruttori, sezione Ticino – Questo vuol dire che i criteri di sicurezza sono rispettati. È vero manca un curriculum formativo per i montatori, ma la realtà ci dice che il loro lavoro viene svolto nel pieno rispetto delle regole di sicurezza. Anche perché le nostre ditte lo sanno bene, in questo ambito non ci si può permettere di speculare». Gli incidenti sono effettivamente molto rari ma la fretta con cui oggi si lavora sui cantieri e la concorrenza a cui sono sottoposti gli operatori rappresen- tano certamente un fattore di rischio. «Se il montaggio di una gru un tempo richiedeva dieci ore, oggi bisogna farlo in sei ore e con prezzi ridotti al minimo», ci dice ancora Giancarlo Marabese, ribadendo che per la sicurezza delle gru occorre fare di più. Agli operatori del settore – imprese edili, gruisti, noleggatori e montatori – il compito di analizzare nei dettagli la situazione, per capire se la sicurezza delle gru e dei cantieri è davvero la migliore possibile o se ci sono margini per accrescerla ulteriormente. Sede Via Pretorio 11 CH-6900 Lugano (TI) Tel 091 922 77 40 fax 091 923 18 89 [email protected] www.azione.ch Editore e amministrazione Cooperativa Migros Ticino CP, 6592 S. Antonino Telefono 091 850 81 11 Tiratura 98’645 copie Abbonamenti e cambio indirizzi Telefono 091 850 82 31 dalle 9.00alle 11.00 e dalle 14.00 alle 16.00 dal lunedì al venerdì fax 091 850 83 75 [email protected] La corrispondenza va indirizzata impersonalmente a «Azione» CP 6315, CH-6901 Lugano oppure alle singole redazioni Stampa: Centro Stampa Ticino SA Via Industria 6933 Muzzano Telefono 091 960 31 31 Ti-Press Roberto Porta Inserzioni: Migros Ticino Reparto pubblicità CH-6592 S. Antonino Tel 091 850 82 91 fax 091 850 84 00 [email protected] Scoprire le proprie passioni, focalizzare i propri interessi e in seguito valutarli, tenendo in considerazione competenze e attitudini. Per trovare un percorso formativo e professionale fonte di soddisfazione è questa la via da seguire con, se necessario, il sostegno e l’accompagnamento di un orientatore o un’orientatrice. Giovanna Ballabio-Malandra l’ha sperimentato personalmente, completando gli studi di psicologia all’Università di Zurigo con un’ulteriore formazione di due anni in orientamento scolastico e professionale. Oggi è una delle poche diplomate a svolgere anche un’attività indipendente nel suo studio di Origlio. Questa figura professionale in Ticino è infatti presente soprattutto nel settore pubblico, in particolare presso l’Ufficio dell’orientamento scolastico e professionale e tramite il medesimo nelle scuole medie e medie superiori. Meno diffusa e conosciuta la sua attività a livello privato. Nella Svizzera tedesca invece gli orientatori indipendenti sono una quarantina, lavorano come liberi professionisti, sono riuniti in un’associazione e si possono facilmente rintracciare via internet. Interesse e necessità sono in crescita ovunque, viste anche le mutate condizioni economiche e sociali che sempre più spesso portano gli adulti a dover rivedere il proprio percorso professionale, come pure l’accresciuta scelta nell’ambito formativo con la quale si devono confrontare gli adolescenti al termine della scuola dell’obbligo. Al rientro in Ticino alla fine degli anni Novanta Giovanna Ballabio-Malandra è stata dapprima attiva quale formatrice per l’Associazione Dialogare con la quale collabora tuttora. Una pausa dedicata alla famiglia e diverse supplenze – come orientatrice per adulti all’Ufficio dell’orientamento scolastico e professionale e sempre presso Dialogare – caratterizzano gli anni seguenti fino alla decisione nel 2012 di aprire uno studio privato. Attraverso «Gio ti orienta» offre consulenza per un bilancio professionale e personale, la scelta scolastica e professionale e le modalità di candidatura. Un ambiente ospitale immerso nel verde accoglie adolescenti e adulti che attraversano un periodo di confusione, indecisione e anche scoraggiamento. Non sapere cosa fare, nutrire dubbi sulle scelte passate o comunque non essere contenti della propria situazione professionale crea malessere. Come uscirne? In che cosa consiste la consulenza dell’orientatrice? Risponde Giovanna Ballabio-Malandra: «Gli interessi sono un ottimo punto di partenza, perché quando c’è passione, l’impegno è meno gravoso. Lo studio diventa più facile e il successo più accessibile. Se poi succede che in futuro fattori esterni impongano un cambiamento, dopo un simile percorso si hanno comunque a disposizione gli strumenti necessari per trasformarsi. Oggi la professione per la vita non esiste più. Tutto evolve molto in fretta ed è difficile prevedere quali saranno le esigenze del mercato del lavoro fra dieci o quindici anni quando il percorso formativo di un adolescente che intende proseguire gli studi sarà concluso. Per completare ad esempio liceo, bachelor e master bisogna calcolare almeno nove anni. È chiaro che sono necessarie anche determinate competenze e attitudini come il piacere di studiare. Queste valutazioni vengono approfondite in un secondo tempo, unitamente alle particolari condizioni di lavoro di certe professioni. Ad esempio non tutti sono fisicamente in grado di adattarsi a un lavoro a turni. Come orientatrice mi prendo il tempo per ascoltare in modo empatico i miei utenti. Per individuare gli interessi a volte ricorro anche a un test d’interessi in immagini, fotografie che le persone scelgono d’istinto secondo ciò che le attira e stimola e non in base a quello che pensano di saper fare. Il test è basato su fotografie scattate nel mondo del lavoro da due orientatori confederati. L’Università di Zurigo ha trasformato la loro iniziativa, risalente già a diversi decenni fa, in un vero e proprio strumento di valutazione valido per tutte le regioni linguistiche del Paese. Il test si basa su due differenti modelli teorici inerenti agli interessi professionali. Da una parte fornisce indicazioni sui campi d’interesse, dall’altra sul tipo di personalità legato ai medesimi, ad esempio realistica, sociale, artistica. È evidente che lavorare in un ambiente che corrisponde alla propria personalità è più gratificante». Costi di abbonamento annuo Svizzera: Fr. 48.– Estero: a partire da Fr. 70.– L’orientatore aiuta ad affrontare indecisione e scoraggiamento. (Keystone) Allievi di scuola media (terza e quarta) e giovani adulti che dopo un primo anno di apprendistato o di una scuola superiore a tempo pieno (o anche al termine di queste formazioni) non sono contenti della strada imboccata rappresentano la casistica principale dell’attuale attività indipendente di Giovanna Ballabio-Malandra. Non manca nemmeno qualche adulto già iscritto all’università o alla Scuola Universitaria Professionale SUP. «In questi casi si tratta spesso di un momento di crisi, magari legato all’avvicinarsi dell’entrata nel difficile mondo del lavoro. La consulenza è utile perché permette di confrontarsi con i propri dubbi, di parlarne senza essere giudicati, potendo comunque giungere anche alla conclusione di mantenere la propria scelta». Le donne che devono o desiderano valutare la loro situazione professionale e formativa l’orientatrice le incontra soprattutto quale consulente allo Sportello Donna dell’Associazione Dialogare. La consulenza privata rappresenta un’offerta complementare a quanto già proposto sul territorio, come avviene nel resto della Svizzera. L’intervistata sottolinea a questo proposito l’importanza del lavoro in rete. «Da un lato il sito del Cantone www.orientamento.ch costituisce una preziosa fonte di informazione per il professionista come pure per i diretti interessati. Di fronte alla quantità d’informazioni disponibili l’orientatrice aiuta a capire, confrontare e valutare i possibili scenari formativi e/o professionali del suo assistito. Dall’altro lato, in presenza di particolari situazioni di disagio, derivanti ad esempio da problemi di ansietà o mancanza di autostima, si consigliano altri servizi o specialisti, nei casi citati una consulenza psicologica o dei corsi ad esempio per rafforzare la considerazione di sé». Al termine della consulenza Giovanna Ballabio-Malandra consegna un diario di bordo che intende riassumere gli interessi, i punti forti del carattere, le competenze specifiche, i prossimi passi da compiere per la realizzazione del progetto elaborato. «In molti casi ci soffermiamo anche sulla questione delle candidature. Redigere correttamente un curriculum vitae e una lettera di presentazione ha la sua importanza, così come prepararsi a un colloquio, che a volte simuliamo». E non mancano nemmeno i feed-back. «Dopo diversi mesi può capitare di ricevere una email o una breve chiamata per un aggiornamento, la richiesta di un piccolo consiglio o di un nuovo incontro». Ascoltare, capire, riuscire a motivare sono le forme di sostegno e accompagnamento che l’orientatrice offre, certo a pagamento, ma in linea con la tariffa applicata dall’inizio del 2013 anche dall’Ufficio per l’orientamento scolastico e professionale per i giovani adulti (sopra i 16 anni) con una prima formazione conclusa e ben al di sotto di quanto fatturato dai professionisti oltre Gottardo. La possibilità di rivolgersi a un’orientatrice privata in Ticino non è ancora scontata come nel resto della Svizzera. La nostra interlocutrice lo capisce anche dall’orario in cui si richiede l’appuntamento, di preferenza extrascolastico. Il cambiamento culturale è sicuramente in atto ma ci vorrà ancora un po’ di tempo affinché si realizzi pienamente. Accendere la curiosità Vacanze al Museo I laboratori creativi presso il Museo Cantonale d’Arte di Lugano avvicinano i bambini all’arte Veronica Tanzi: «mi interessa insegnare al bambino che dal semplice si può creare tutto». (Stefano Spinelli) Sara Rossi Come far trascorrere ai propri bambini in modo divertente e costruttivo una parte delle vacanze scolastiche nei periodi in cui si resta in città? Al Museo Cantonale d’Arte a Lugano, per il quinto anno consecutivo, vengono proposte le «Vacanze al Museo»: nel corso del mese di luglio si susseguono quattro diversi laboratori creativi, di durata settimanale, che offrono la possibilità ai partecipanti – giovani visitatori dai 4 ai 10 anni – di avere un approccio approfondito con l’arte, alternando alle visite negli spazi museali attività pratiche e momenti di gioco. Un modo per «infarinarsi» con l’arte senza avere l’impressione di smettere di giocare. L’idea è venuta a Benedetta Giorgi Pompilio, responsabile della mediazione culturale, mamma anche lei, quindi consapevole della necessità di impegnare la propria figlia durante i periodi estivi: «Mi è sembrato interessante offrire ai bambini una vacanza un po’ speciale, solo per loro, per conoscere l’arte partendo dalle opere esposte in museo. Alle classi, durante l’anno scolastico, vengono proposti atelier con visita guidata, ma normalmente si fermano circa un’ora e mezza. Ho pensato che potesse essere invece affascinante passare un’intera settimana in un museo». Visto il successo riscosso già dalla sua prima edizione nel 2010, le «Vacanze al Museo» sono state organizzate anche in altri periodi dell’anno, in particolare durante le vacanze autunnali, natalizie e pasquali. D’estate, però, è possibile iscriversi a più di un atelier, perché ogni settimana si è guidati da un animatore differente, che organizza il tempo al museo (mattina o pomeriggio, a seconda della fascia d’età) tra le sale espositive e il laboratorio creativo. Così, nel luglio 2014, traendo ispirazione dalla mostra attualmente in corso dal titolo «Ti-Ch. Arte svizzera nelle acquisizioni del Museo Cantonale d’Arte 1999–2014», due artiste, Carolina Maria Nazar e Veronica Tanzi, un attore, Luca Chieregato, e una ceramista, Claudia Ferrando, stanno animando le giornate dei bambini. I partecipan- ti possono anche restare per il pranzo, preparato e servito dal Laboratorio Al Ronchetto della Fondazione Diamante. Visitiamo l’atelier creativo «L’arte a misura di bambino» di Veronica Tanzi, art director e artista, il secondo che si tiene quest’estate. La raggiungiamo di mattina, quando è il turno della fascia d’età dei più grandi. I bimbi sono in cortile e giocano: è la pausa di metà mattina, dopo una piccola merenda. Poi li seguiamo nelle sale del museo, per guardare insieme a loro alcune opere in mostra. Il tema di oggi è la natura. Ci avviciniamo dunque ad alcuni lavori che raffigurano immagini di boschi, fiumi, animali, paesaggi. Veronica guida con domande i bambini e questi descrivono, interpretano, fanno ipotesi. In breve: si incuriosiscono. «Questo è lo scopo: incuriosire i bambini avvicinandoli all’arte attraverso il gioco», dice lei. Ogni giorno l’animatrice sceglie un filo conduttore e lungo quello si va alla scoperta di una parte sempre nuova della mostra. Poi ci sono i momenti in atelier: una sala molto bella, all’ultimo piano con ogni sorta di materiale a disposizione. Per chi ha finito il suo lavoro, ci sono libri e giocattoli. «Mi interessa usare materiali di riciclo, per insegnare al bambino che dal niente, dal semplice, si può creare tutto», indica l’artista. I bambini, dopo aver osservato un quadro, alcune fotografie e un video al primo piano, sanno che ora tocca a loro. Dalle sale del museo salgono verso l’atelier e si mettono all’opera con foglie secche e colori. Fierissimi mi mostrano anche i pupazzi che hanno costruito il giorno precedente con dei barattoli vuoti di shampoo e detersivo. I bambini, si sa, si avvicinano all’arte in maniera molto aperta. Dicono quello che percepiscono senza paura di sbagliare (se messi nelle condizioni adatte), e poi sono pronti per nuovi esperimenti usando mani, braccia e cervello: vederli lavorare con il grembiulino sporcandosi faccia e dita è un piacere. Informazioni www.museo-cantonale-arte.ch
© Copyright 2024 Paperzz