Titania resazurina - Dipartimento di Scienze Chimiche

PLS Scienza dei Materiali
Anno 2011
3- Effetto fotocatalitico del biossido di titanio
Questa esperienza riguarda le proprieta’ fotocatalitiche del biossido di titanio nanostrutturato. Il
biossido di titanio (o titania) e’ un materiale molto diffuso, ad esempio e’ utilizzato per conferire il
colore bianco alle vernici con cui si dipingono le pareti di casa.
Quando i cristalli che compongono questo materiale vengono rimpiccioliti sino a formare particelle
con dimensioni di miliardesimi di metro (nanometro), allora diventano evidenti alcune sue
proprieta’ molto interessanti. Ad esempio la titania nanostrutturata puo’ assorbire la radiazione
luminosa generando effetti foto-catalitici, ovvero puo’ sfruttare l’energia della radiazione
elettromagnetica che ha assorbito per far avvenire delle reazioni chimiche in altre molecole che si
trovano molto vicine alla superficie delle particelle. Questo processo e’ efficace soltanto utilizzando
radiazione luminosa della giusta lunghezza d’onda, che nel caso della titania nanostrututrata
corrisponde con l’ultravioletto (UV). Piu’ in dettaglio, il meccanismo con cui i materiali come il
biossido di titanio possono trasferire l’energia assorbita dalla luce ad altre sostanze poste nelle loro
immediate vicinanze e’ la donazione di elettroni. Il processo di mineralizzazione ossidativa di
inquinanti a base organica tramite fotocatalisi ad opera di semiconduttori può essere schematizzato
nella seguente reazione:
Inquinante organico + O2 -> CO2 + H2O + minerali
L’energia per l’ossidazione viene fornita dai fotoni assorbiti dal semiconduttore. Nel caso della
titania, l’assorbimento di un fotone nel vicino ultravioletto provoca la formazione di radicali
ossidrilici OH. sulla superficie delle nanoparticelle, che hanno un fortissimo potere ossidante.
Nel caso della titania, e’ necessario usare lunghezze d’onda inferiori a λ = 388 nm (3.2 eV), perche’
si tratta di un semiconduttore a largo band gap.
Le proprieta’ fotocatalitiche della titania nanostrutturata trovano applicazione anche in materiali in
grado di rimuovere autonomamente lo sporco dalla loro superficie o di degradare le sostanze
inquinanti. Inoltre la titania puo’ essere utilizzata per creare superfici in grado di sterilizzarsi
semplicemente esponendole per breve tempo alla radiazione ultravioletta.
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In altre condizioni, il biossido di titanio puo’ comportarsi anche come accettore di elettroni. Per
questa sua proprieta’ esso ha attratto grande interesse per la creazione di sistemi fotovoltaici a basso
costo, alcuni dei quali sono in commercio da pochi anni.
Nel corso dell’esperienza, si avra’ modo di verificare le proprieta’ fotocatalitiche della titania. Si
preparera’ una miscela di polvere di titania nanostrutturata ed un inchiostro particolare.
L’esposizione della miscela per tempi crescenti alla luce ultravioletta provochera’ il progressivo
cambio di colore dell’inchiostro. Cio’ avverra’ per effetto del trasferimento di elettroni dalla titania
al colorante.
Sara’ possibile misurare il progressivo cambiamento di colore dell’inchiostro nella miscela in
funzione del tempo di esposizione alla radiazione ultravioletta mediante uno scanner ed un
computer.
Preparazione di un substrato di titania con proprieta’ fotocatalitiche
La procedura e’ stata tratta da “Simple method for the rapid simultaneous screening of
photocatalytic activity over multiple positions of self-cleaning films”, Phys. Chem. Chem. Phys.
2009, 11, 8367–8375 e da “Method of Rapid Assessment of Photocatalytic Activities of SelfCleaning Films”, J. Phys. Chem. B 2006, 110 (37), 18324.
Un inchiostro particolare puo’ essere utilizzato per valutare rapidamente l'attività fotocatalitica di
un film di titania nanostrutturata. L'inchiostro e’ composto dal colorante redox resazzurrina e da un
donatore di elettroni sacrificale (il glicerolo) in una soluzione acquosa di idrossietilcellulosa (HEC).
La fase iniziale dell’esperimento di fotodegradazione consiste nella conversione foto-riduttiva della
resazurrina a resorufina esponendo il film ad una lampada UV, il che comporta un cambiamento di
colore dal blu al rosa.
La fase successiva consiste nella fotoriduzione della resorufina, con un cambiamento lento da rosa a
incolore.
Il meccanismo di reazione può essere descritto nel seguente ciclo:
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dove SC sta per semiconduttore (le nanoparticelle di titania), Rz e’ la resazurrina, Rf e’ la
resorufina, SED e’ il donatore di elettroni sacrificale (glicerolo). L’assorbimento di un fotone
provoca la formazione di una coppia elettrone/lacuna (hole: h+) nella nanoparticella di titania. La
lacuna, migrando sulla superficie della nanoparticella, origina un radicale idrossilico che reagisce
con una molecola di glicerolo formando un radicale α-idrossialchilico.
Il radicale cosi’ formato reagisce con la resazurina (blu) riducendola a resofurina (rosa) e dando
CO2 ed H2O. Pertanto, la nanoparticella di titania esposta alla radiazione ultravioletta catalizza la
reazione di ossidazione del glicerolo a CO2 ed H2O e quella di riduzione della resazurina a
resofurina.
Con uno scanner digitale e’ possibile raccogliere delle immagini del film fotocatalitico rivestito di
resazzurrina a intervalli regolari per monitorare le reazione di fotocatalisi. Le componenti rossa e
verde dei colori rosso-verde-blu (RGB – red green blue) estratti da tali immagini sono inversamente
proporzionali alla quantita’ di resazurina o resofurina e forniscono informazioni sulla cinetica di
reazione. Un programma dal titolo RGB Extractor consente di estrarre facilmente le componenti
RGB delle immagini.
Procedura
Preparare l’inchiostro fotoindicatore aggiungendo 0.75g di HEC a 50 ml di acqua deionizzata in
una beuta da 100 ml. Utilizzare un’ancoretta magnetica per mescolare la soluzione e riscaldarla a
70°C. Quando la cellulosa e’ completamente sciolta (dai 4 ai 25 minuti), spegnere il riscaldamento
ed introdurre 5g di glicerolo e 0.065g di resazurina.
Ricoprire un vetrino da microscopio con biadesivo. Depositare 5 cucchiaini di polvere di titania
Degussa in un cristallizzatore, con molta cautela per evitare che la polvere si disperda in aria.
Inserire il vetrino nel cristallizzatore in modo che la titania ricopra per intero la superficie del
vetrino ricoperta di biadesivo e vi rimanga ben incollata.
Quando tutto il vetrino e’ coperto di titania, rimuoverlo dal cristallizzatore e pulire con un foglio di
carta imbevuto di acqua il lato inferiore del vetrino.
Con una pipetta cospargere il vetrino della soluzione di Rz e glicerolo in HEC. Bastano poche
gocce di inchiostro, quelle strettamente necessarie a colorare di blu la polvere di titania.
Far asciugare in stufa a 70°C per 10 min o all’aria (e’ indifferente).
Esporre il vetrino ad una lampada UV per 40 minuti, raccogliendo l’immagine del vetrino con uno
scanner o con una fotocamera digitale ad intervalli di tempo regolari. Ricordarsi di acquisire
l’immagine iniziale prima del trattamento. L’inchiostro dovrebbe passare da un colorito bluastro a
uno rosastro.
Per evitare di sporcare lo scanner, coprire la sua superficie con un foglio da lucidi trasparente.
Utilizzare il programma RGB extractor per monitorare la variazione delle componenti red e green
nel tempo, ottenendo cosi’ indicazioni sulla cinetica di fotoossidazione del Rz.
Materiali:
50 mL di acqua deionizzata
0.75g di idrossietil-cellulosa (HEC),
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5 g di glicerolo (attenzione e’ un liquido molto viscoso)
0.065g di resazurina
TiO2 P25 Degussa (che e’ composta da 75% anatasio e 25% rutilo)
Vetrini da microscopio (25 x 25 x 75 mm)
Biadesivo
Piastra riscaldante
Becker da 100mL
Cilindro graduato
Ancoretta magnetica
Pipetta
Cucchiaino da laboratorio
Spatolina
Strumenti:
Bilancia da laboratorio
Scanner o fotocamera digitale
Lampada UV
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