Norge Day - Clan del Volano

PRIMO PIANO
DOMENICA 11 MARZO 2012
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IL MITO
L’ORGANIZZAZIONE
IL FONDATORE
PER L’OCCASIONE È STATO APERTO IL MUSEO
CHE OSPITA LA STORIA DELLE MOTOCICLETTE
E I PROTAGONISTI DELL’AQUILA
DIETRO LA RIUSCITA DEL NORGE DAY
C’È LA FIRMA DEL MOTO GUZZI WORLD CLUB
CHE CONTA MIGLIAIA DI ISCRITTI NEL MONDO
NEL POMERIGGIO GLI APPASSIONATI
SI SONO RECATI AL MONUMENTO DEDICATO
A CARLO GUZZI IN PIAZZA DEL COMUNE
IN BIANCO E NERO
La spedizione
Il Norge è il dirigibile con cui
Umberto Nobile nel 1926
e l’esploratore norvegese
Roald Amudsen volarono sopra
il Polo Nord atterrando in Alaska
due giorni dopo 5.300 km
Nel 1928 ci provò con l’Italia
terminato con lo schianto
e i 49 passati nella tenda rossa
LA SCHEDA
Il progetto
La prima idea di creare
la Norge nasce intorno
agli anni 1926-27
Giuseppe Guzzi fratello
del fondatore Carlo
voleva creare una moto
con sospensione elastiche
Il numero
I telai prodotti negli anni
sono stati 322 sebbene
4 di questi siano stati
utilizzati solo come
ricambi; nel mondo
si conoscono meno
di 30 esemplari originali
I militari
La metà delle Norge
prodotte a Mandello
erano state vendute
all’Esercito italiano
che le ha utilizzate
durante i conflitti
Uscivano col marchio ME
Il sogno di Giuseppe
Un tributo al dirigibile
di Nobile e Amundsen
INGEGNERE
Umberto
Nobile è morto
il 30 luglio 1978
La storia del modello legata all’impresa al Polo
— MANDELLO —
LA NORGE deve il suo nome al
dirigibile con cui l’italiano Umberto Nobile, l’esploratore norvegese Roald Amundsen e allo sponsor statunitense Lincoln Ellsworth aveva sorvolato il Polo Nord
per poi approdare in Alaska. Cosa
c’entri questa storia di antesignani dell’aviazione e arditi avventurieri lo racconta Massimo Zavaglia, medico di 59 anni di Segrate,
guzzista fino al midollo («la passione me l’ha trasmessa mio nonno, peccato solo che sia morto
quando avevo solo dodici anni») e
tra i tre restauratori delle ultimissime Norge «doc» esposte nello
stabilimento di via Parodi 57.
«TUTTO NASCE da Giuseppe
Guzzi, fratello di Carlo tra i fondatori della Guzzi (con lui Giorgio
Parodi e Giovanni Ravelli, ndr) ci racconta Zavaglia - era un grande stimatore di Nobile e Amundsen. È un personaggio di cui si
parla sempre poco, un po’ per il
suo carattere schivo, ma che ha
fatto grandi cose per l’azienda».
Succede che il sogno di Giuseppe
Guzzi è quello di costruire «un te-
laio militare che potesse soddisfare le esigenze militari, visto che
l’esercito era tra i committenti
maggiori della neonata (1921)
azienda».
IL PRIMO PROGETTO risale
al 1926-27 quando Giuseppe Guzzi pensa a «una motocicletta con
una sospensione elastica, sebbene
in quel periodo non venisse vista
come una grande idea perché
quella soluzione portava a una deformazione dei telai». Una moto
innovativa per l’epoca. A dirlo è
Carlo Spotti, professionista di 50
anni di Albenga. Lui è un altro
dei fortunati possessori delle bellissime Norge originali.
«L’INCONTRO con la Norge è
stata una cosa nata per caso - ci
racconta -, sebbene sia stato sempre e solo un appassionato di Guzzi. Cosa mi ha spinto? Non lo so:
il mondo delle passioni non segue
logiche ma solo la fantasia». Due
storie, la stessa passione per una
moto unica. Sono proprio Massimo e Carlo a raccontarci le tante
singolarità della Norge, la cui produzione prese avvio agli inizi del
1928. «I telai prodotti negli anni
sono stati 322 - racconta Spotti -, sebbene
quattro di questi siano stati utilizzati solo
come ricambi». Di questi 318 esemplari, meno di
trenta sono quelli originali
sparsi nel mondo: 15 erano esposte ieri. Tutte le
moto venivano montate in modo assolutamente artigianale senza l’ausilio di
una catena di montaggio, per intenderci - e ogni singolo pezzo riportava il numero della
moto a cui apparteneva.
«LA MIA ad
esempio è la numero otto», ci spiega Spotti. Di quelle 322 motociclette la metà venne
prodotta per l’esercito italiano, il cui
telaio era siglato
«ME»: molleggiato
esercito.
A.Mor.
LA CURIOSITÀ NEL 1928 IL FRATELLO DEL FONDATORE PARTÌ PER LA SCANDINAVIA: TORNO DOPO 28 GIORNI
Quel viaggio in Norvegia simbolo di libertà e avventura
— MANDELLO —
Giuseppe
Guzzi
LA STORIA LA SCRIVONO gli uomini
con le proprie idee, i sogni e le proprie capacità. Quella della Norge non fa differenza. Dietro alla motocicletta uscita dagli stabilimenti
Guzzi agli inizi del 1928 c’è Giuseppe Guzzi.
Il fratello di Carlo, uno dei fondatori, è figura
rimasta sempre defilata in azienda ma altrettanto importante per la storia del marchio
dell’Aquila. Più riservato del fratello, Giuseppe Guzzi lavora dietro le quinte e nel progetto
della Norge mischia sogno e tecnica. La tecnica è l’idea (che si rivelerà un successo) di intro-
durre molle elastiche nel posteriore. Il sogno
sta tutto in quel nome, che è un tributo evidente all’avventura perché prima di tutto Giuseppe Guzzi è un romantico. É di quelli che vivono la moto - allora come oggi - come libertà,
come la possibilità di immergersi nella natura.
IL SUO SPIRITO LIBERO si traduce in un
viaggio che lui stesso compie a bordo della sua
Norge. È il giugno 1928 e Giuseppe Guzzi lascia Mandello intorno alle 17.30 e parte. Destinazione? Norvegia, ovvio, per quella terra che
a quella moto il nome l’ha dato e che - di sicuro - lo affascina. Tornerà a Mandello 28 giorni
e le biografie raccontano che abbia redatto anche un diario ricco più di annotazioni poetiche e romantiche, che di relazioni tecniche.
Questo era Giuseppe Guzzi, che gli appassionati di storia guzzista dicono abbia sempre lavorato in azienda nel ruolo di collaboratore e
mai di dipendente. Un uomo la cui storia è legata - insieme a quella della propria famiglia alle motociclette, simbolo di audacia, coraggio
ma anche sogni e voglia di libertà. Allora come oggi.
A.Mor.