11Position Paper Il ritorno al buon senso Empatia degli spazi. Architettura + Neuroscienza — Lombardini22, Alessandro Gattara e Franco Guidi Negli ultimi anni è stato ampiamente riconosciuto che un ambiente di lavoro piacevole migliori il rendimento e la produttività delle risorse umane, e da quando le aziende di servizi si organizzano sempre più come le aziende creative, gli spazi dedicati ad attività di interazione - sia formale, sia informale - stanno crescendo in valore assoluto e in percentuale rispetto alle postazioni di lavoro, come dimostrato da una ricerca di DEGW nel 2009. Gli spazi per ufficio e gli interni in generale, tuttavia, hanno sempre avuto un ruolo secondario nel dibattito sull’architettura, ma alcuni segnali prefigurano una nuova sensibilità. Come evidenziato sulla rivista Volume, n. 33, ottobre 2012, l’economia stagnante, il calo demografico, e gli imperativi ambientali sono segnali che indicano una diminuita necessità di costruire, e motivi in più per fare un uso migliore di quello che abbiamo. Frank Duffy ha dimostrato già negli anni ‘60, a partire dalla sua tesi di dottorato a Princeton e a seguire con una serie di pubblicazioni e realizzazioni, l’efficacia di una buona correlazione tra layout degli spazi per ufficio e struttura organizzativa dell’azienda. Alcune tra le aziende più innovative del mondo che oggi hanno in programma l’ampliamento delle proprie sedi stanno costruendo degli ottobre 2013 spazi che rispecchiano anche l’unicità della cultura aziendale di cui sono espressione. L’Apple Campus 2, per fare esempi noti a tutti, sorgerà a Cupertino a poca distanza da 1 Infinite Loop su progetto di Foster and Partners e dello stesso Steve Jobs che ha voluto “lasciare un campus che esprimesse i valori dell’azienda per generazioni”. Proprio in quella che è stata la sua ultima apparizione pubblica, nel giugno 2011, Steve Jobs ha presentato il nuovo progetto al City Council di Cupertino comparandolo con gli “edifici non molto belli” in cui l’azienda era cresciuta intorno all’odierno campus principale. L’efficienza dei parametri quantitativi, la semplicità delle forme e la purezza delle linee, insieme alle ampie superfici di alberi da frutto tipiche della zona prima della recente urbanizzazione, rappresentano al meglio la filosofia dell’azienda californiana. A pochi chilometri di distanza, a Menlo Park, Mark Zuckerberg nel 2012 ha scelto Gehry Partners per ampliare la sede di Facebook dalla parte opposta della strada rispetto a 1 Hacker Way. La prima proposta del progetto però non è piaciuta a Facebook che ha ritenuto il progetto “troppo appariscente e non in sintonia con la cultura aziendale.” E’ stato quindi chiesto agli architetti di rendere il progetto più “anonimo” ed employee friendly. Zuckerberg ha detto di volere gli uffici con “il più ampio open space del mondo” e completamente riconfigurabili secondo le esigenze dei team che si formano intorno ad un progetto, come se lo spazio fosse lo script di un programma informatico. Marissa Mayer, CEO di Yahoo, un’altra delle maggiori aziende di Silicon Valley, ha acceso un dibattito molto sentito negli USA abolendo nel febbraio 2013 la workfrom-home policy e di fatto obbligando tutti gli impiegati a lavorare presso gli uffici di Yahoo. Sulla breve nota inviata a tutti i dipendenti si legge: “Per diventare il posto migliore in assoluto per lavorare, la comunicazione e la collaborazione saranno importanti, quindi abbiamo bisogno di lavorare fianco a fianco. Ecco perché 1 di 4 è fondamentale che siamo tutti presenti nei nostri uffici. Alcune delle decisioni e delle intuizioni migliori provengono da discussioni tenute in corridoio e in caffetteria, dal conoscere nuove persone, e da improvvisate riunioni dei team. [...] Abbiamo bisogno di essere un solo Yahoo!, e questo inizia con l’essere fisicamente insieme.” Condividere idee, conoscenze, e informazioni è di fondamentale importanza per ogni azienda, e il modo migliore per farlo è attraverso gli incontri informali tra le persone. Il contatto umano - anche se la crescente e inevitabile dipendenza dalla tecnologia potrebbe far pensare il contrario - resta lo strumento più potente ed efficace per la comunicazione e l’apprendimento. La crisi finanziaria globale, che ha avuto origine dal fallimento della banca d’investimento Lehman Brothers nel settembre 2008, ha avuto forti ripercussioni non solo sui portafogli e sui bilanci delle aziende multinazionali. Il principio enunciato da Louis Sullivan per la prima volta nel 1896 e che ha pervasivamente influenzato la cultura architettonica del ventesimo secolo con lo slogan Form Follows Function, è oggi sostituito dalla formula Form Follows Finance con cui Carol Willis nel 1995 sottolinea l’importanza dello sviluppo speculativo e l’impatto dei cicli immobiliari sulle forme degli edifici e sulla loro distribuzione spaziale. Willis sostiene che la città debba essere intesa come un ambiente commerciale complesso in cui gli edifici sono a loro volta le aziende, lo spazio è un bene, e la posizione e l’immagine hanno un valore economico. Proprio nel suo discorso di insediamento, nel settembre 2013, Stephen Hodder, neo presidente del Royal Institute of British Architects, ha annunciato una ricerca per sottolineare e dimostrare il valore di un buon progetto in architettura. Hodder ha detto che “tutti sosteniamo che un buon progetto nelle scuole migliori il comportamento degli studenti, negli ospedali aiuti la guarigione dei pazienti e che nei luoghi di lavoro migliori l’efficienza, ma di questo non vi sono prove scientifiche”. La ricerca del RIBA avrà una durata di tre anni e inizierà dal mettere insieme alcuni studi già effettuati, ad esempio dall’American Institute of Architects, prima di commissionare una propria ricerca. Sostiene ancora Hodder che “se fossimo in grado di dimostrare che l’architettura può portare valore economico, o migliorare le prestazioni in ambienti di lavoro, o generare un migliore senso di comunità, saremmo in grado di portare questo tema fino all’agenda di governo”. Il cosiddetto evidence-based design si è sviluppato specialmente nel Nord America nel campo dell’edilizia ospedaliera e prende spunto da diverse discipline tra cui la psicologia ambientale e architettonica, l’architettura, le neuroscienze, e l’economia comportamentale. Studi relativamente recenti nelle discipline della biologia e delle scienze umane ci permettono oggi di considerare con maggiore consapevolezza il fatto che nel dare forma all’ambiente costruito, questo di conseguenza influenza le abilità cognitive e gli atteggiamenti mentali. Si può supporre quindi che lo spazio di lavoro influenzi i comportamenti dei lavoratori e che rappresenti uno strumento di leva per le aziende innovative per stimolare la creatività. Tra le discipline architettoniche numerosi studi sono stati svolti anche - ad esempio da Judith Heerwagen nel campo del biophilic design, secondo cui le persone dovrebbero preferire gli ambienti di lavoro con abbondante luce naturale priva di abbagliamento, vista sulla vegetazione o paesaggi naturali, aria fresca quando il clima lo permette, viste profonde e lontane per rilassare gli occhi stressati dal computer, qualche forte stimolazione sensoriale e un luogo all’interno o all’esterno dove potersi muovere. Dal 2003, l’anno della sua fondazione, l’Academy of Neuroscience for Architecture promuove e contribuisce a far avanzare la conoscenza che collega la ricerca neuroscientifica a una crescente comprensione delle reazioni umane all’ambiente costruito. Nel 2012 al Salk Institute for Biological Studies a San Diego si è tenuta la prima conferenza dell’ANFA in cui sono stati presentati lo stato dell’arte e alcuni studi pioneristici in materia. Fred H. Gage, neuroscienziato al Salk Institute e allora 2 di 4 presidente dell’ANFA, da circa quindici anni ha iniziato a rendersi conto che la struttura delle connessioni neurali, e quindi il cervello stesso, si modifica come risultato delle esperienze e degli ambienti in cui viviamo e lavoriamo. Gage ha illustrato come “i geni forniscono la base generale dell’organismo; gli stimoli che provengono dall’ambiente influenzano molte caratteristiche dell’organismo; gli stimoli che provengono dall’ambiente agiscono attraverso la regolazione dei geni per influenzare l’organismo e il suo comportamento.” Gage sostiene quindi che l’esperienza di un ambiente costruito possa modificare la struttura del cervello e così del nostro comportamento. Inoltre non solo il cervello è più plastico di quanto si credesse fino a qualche decennio fa, ma lo è anche il genoma e alcuni dei nuovi tratti possono essere passati in eredità. Proprio sulla base dell’esperienza dello Human Genome Project, che a partire dal 1990 ha portato nel 2003 alla mappatura completa del genoma umano, il presidente americano Barack Obama, nella primavera 2013, ha annunciato la costituzione del Brain Research through Advancing Innovative Neurotechnologies (BRAIN) Initiativa che investirà, secondo le prime stime, oltre 300 milioni di dollari all’anno per dieci anni con il fine di mappare l’attività di ogni neurone del cervello umano. La Commissione Europea nel gennaio 2013 ha annunciato lo stanziamento di 500 milioni di euro in dieci anni (gli altri 700 milioni previsti saranno coperti dalla Confederazione Svizzera e da altre fondazioni) a favore dello Human Brain Project, coordinato dal neuroscienziato Henry Markram presso l’Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL). L’obiettivo del progetto è di mettere insieme tutte le attuali conoscenze sul cervello umano e di ricostruire il funzionamento del cervello stesso in modelli e simulazioni basati sui calcoli di un supercomputer. Harry Francis Mallgrave, professore presso il College of Architecture dell’IIT di Chicago, nella sua ultima pubblicazione “Architecture and Embodiment” del febbraio 2013, sostiente che due scoperte sono particolarmente rilevanti per l’architettura: la migliore comprensione delle emozioni che precognitivamente informano la nostra reazione alle cose e la scoperta dei neuroni specchio che ci fanno simulare mentalmente o incarnare parte di quello che apprendiamo attraverso i sensi. Il lavoro di Mallgrave sul tema dell’empatia è iniziato nei primi anni ‘90 quando al Getty Research Institute di Los Angeles ha curato la traduzione delle teorie tedesche sull’Einfühlung e si è poi arricchito, tra le altre, delle successive ricerche sull’embodied simulation (simulazione corporea) dello storico David Freedberg e del neuroscienziato Vittorio Gallese. Le implicazioni per l’architettura e in particolare per la progettazione degli spazi per ufficio dovute alla scoperta dei neuroni specchio, avvenuta all’Università di Parma nei primi anni ‘90 ad opera di Rizzolatti, Fadiga, Fogassi, e Gallese, sono ancora lontane da una compiuta spiegazione, tuttavia rappresentano il maggiore avanzamento per la comprensione dello spazio architettonico inteso come, soprattutto, un’esperienza emotiva e multisensoriale, cioè la reazione di un organismo con un corpo ad un ambiente che produce continui stimoli. L’applicazione della teoria di Gallese sull’embodied simulation implica che uno spazio abbia la capacità di esprimere immediate reazioni emotive, somatiche e viscerali. Meglio l’architetto può comprendere questo processo, più efficace sarà il suo progetto. Al paradigma dominante secondo cui Form Follows Finance si può oggi quindi affiancare anche la formula Form Follows Feeling, insieme al suo inverso Feeling Follows Form. Non si annunciano rivoluzioni all’orizzonte dei corporate interiors, bensì un radicale (e atteso) cambiamento di paradigma che si allontana dalla visione moderna dell’architettura come oggetto e si concentra sull’uomo come essere incarnato la cui mente, corpo, ambiente e cultura sono interconnessi a diversi livelli. Gli uffici in cui vorremo lavorare avranno ancora pavimenti sopraelevati, controsoffitti, scrivanie, computer, 3 di 4 sale riunioni, cassettiere, sedute, armadi e archivi, ma saranno meno generici e forse meno fotogenici. Saranno invece più rappresentativi della unicità della cultura aziendale, più stimolanti per i knowledge workers creativi e in conclusione, soprattutto, più produttivi. — Alessandro Gattara —Architetto — Franco Guidi AD, Lombardini22 Lombardini22 è una società di architettura e ingegneria, un laboratorio in continuo fermento, uno spazio aperto alle contaminazioni e al territorio, che genera curiosità ed energia intorno a sé. Un gruppo di professionisti internazionale e multidisciplinare che in pochi anni di attività si è conquistato un ruolo di rilievo nella progettazione architettonica e impiantistica per grandi clienti nazionali e internazionali. Lombardini22 si rivolge al mercato immobiliare privilegiando il metodo del “design thinking”, basato sul pieno coinvolgimento del cliente nella leadership e nel controllo del progetto e sulla felice interazione di competenze eterogenee. Lombardini22 è il nome della società e anche il suo indirizzo, nella zona tra i due Navigli, per la quale ha sviluppato con successo il progetto di rigenerazione urbana Mesopotamia Milanese. Incubatore per aziende del terziario innovativo, aperto alla creatività e alla cultura, è anche luogo di feste e di eventi legati all’architettura e all’arte. www.lombardini22.com 4 di 4
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