Anno V - n. 2 Q 17 ottobre · 2014 Consegna delle linee pastorali 2014/2015 4 Michele Castoro* ueste Linee pastorali vogliono concludere il percorso iniziato quattro anni fa, nel 2010, con la mia Lettera pastorale “Andate anche voi a lavorare nella mia vigna (Mt 20, 7)”, dove presentavo una Chiesa-comunità caratterizzata dalla ministerialità e dalla corresponsabilità. Abbiamo poi riflettuto sulla comunione e sulla missione per una nuova stagione di evangelizzazione all’altezza delle sfide del nostro tempo. Nel Convegno di maggio Mons. Superbo ci ha ricordato che non ci può essere evangelizzazione senza una vera passione. E non una passione qualsiasi, ma la passione per il Vangelo. Questa passione può essere accesa e sostenuta nel tempo solo da un incontro costante e sincero con Cristo risorto. Ecco perché ho scelto come icona biblica di queste Linee pastorali il racconto dei discepoli di Emmaus da cui ha preso spunto il titolo “Non ci ardeva forse il cuore?” Senza trascurare altri aspetti, le Linee pastorali indicano quattro ambiti preferenziali dove siamo chiamati a vivere questa passione evangelica con spirito missionario. (Mt 20, 7) Novembre 2010. “sACERDOTI DELL’uOMO, sACERDOTI DELLA sTRADA” Linee Pastorali per l’anno 2011/2012 sul ruolo dei laici nella Chiesa e nel mondo. Settembre 2011. PER LA COsTRuZIONE DEL TEMPIO” Linee Pastorali per l’anno 2012/2013 sul ruolo dei laici nella Chiesa e nel mondo. Settembre 2012. “PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI” Linee Pastorali per l’anno 2013/2014 sul ruolo dei laici nella Chiesa e nel mondo. Settembre 2013. “NON CI ARDEVA fORsE IL CuORE?” Passione per il Vangelo tra corresponsabilità e misterialità Linee Pastorali per l’anno 2014/2015 sul ruolo dei laici nella Chiesa e nel mondo. Settembre 2014. In copertina: Cena in Emmaus, 1601 Caravaggio National Gallery, Londra (particolare) duoMo di Monreale, capitello del chiostro (particolare) 1 1. Passione in famiglia e passione per la famiglia Dove nascono le passioni se non in famiglia? Ecco perché la nostra missione e la nostra evangelizzazione non possono non cominciare che OMMARIO 4. Passione per gli ultimi L’attuale crisi economica e sociale ci chiede un supplemento di carità e di attenzione verso tutti coloro che sono rimasti indietro. La missione e la nuova evangelizzazione non possono prescindere dalla scelta preferenziale dei poveri che ogni comunità parrocchiale è chiamata a fare a livello pastorale. I poveri, quindi, vanno Linee Pastorali per l’anno 2014/2015 cercati e non aspettati. sul ruolo dei laici nella Chiesa e nel mondo Vanno amati e non sopportati con fastidio. Vanno curati e non giudicati o valutati per vedere se sono degni del nostro aiuto. Essi per noi sono un vero e proprio sacramento, perché Cristo stesso è presen“Andate anche voi a lavorare nella mia vigna” te in loro (Mt 25, 31-46). In conclusione le Linee pastorali di tere al centro la questione educativa, per quest’anno propongono 5 itinerari di unire in stretta sinergia famiglia, par- cambiamento: rocchia, scuola, associazioni e istituzio- -- Per un maggior coinvolgimento dei laini, allo scopo di realizzare quell’idea di ci: passare da una Chiesa intesa come “alleanza educativa” che ormai ci accomstruttura giuridica, dove il rapporpagna da diversi anni. Ma non vi è auto è tra gestori e utenti, ad una Chietentica educazione umana senza edusa intesa come popolo dove tutti, ciacazione cristiana. Da qui la necessità scuno secondo il proprio carisma, sodella formazione spirituale, teologica no responsabili di tutti, perché il rape pastorale di tutti i battezzati, specie porto è regolato non da un prestaziodegli operatori pastorali. È necessario ne, ma dall’amore e dalla passione acquindi rendere le nostre catechesi mecesa dal vangelo. no noiose e più attente alle domande e -- Per vincere il consumismo religioso: ai bisogni di chi chiede che il pane della passare dalla logica della frequenParola venga spezzato in percorsi di fetazione alla logica della partecipade significativi e incisivi. zione. -- Per essere più incisivi: passare dalla 3. Passione per il sociale preoccupazione di creare servizi alNon possiamo dimenticare come ci rila costruzione di comunità capaci di corda Papa Francesco che vi è una propraticare un accompagnamento affonda ed “intima connessione tra evan2. Passione educativa e formativa fidabile. La passione per il vangelo genera anche gelizzazione e promozione umana” (EG -- Per essere credibili: diventare “Chiela passione per l’educazione e per la 178). È necessario che tutta la pastorasa del grembiule”, come diceva don Toformazione. La rinuncia a educare o la le – dalla liturgia alla catechesi, dalla nino Bello, per essere una chiesa che delega nell’educare rappresentano due preparazione ai sacramenti ai ritiri spiaccoglie e condivide le fragilità della grandi tentazioni che spesso toccano ge- rituali, dalle omelie alle opere di carità gente in mezzo alla quale siamo chianitori stanchi, scoraggiati o impotenti, – deve rispettare una tale dimensione, mati a piantare la nostra tenda di dima anche le altre agenzie educative, co- perché come sostiene il pontefice la rescepoli posti sulla strada dell’uomo. me ad es. la scuola, spesso lasciata sola ligione non può essere relegata «alla se- -- Per essere più vicini alla gente: passaad operare. Lo scorso anno la nostra Dio- greta intimità delle persone, senza alcure da un coinvolgimento parziale ad cesi in preparazione dell’incontro di tut- na influenza nella vita sociale e nazionaun coinvolgimento totale. te le scuole italiane con il Papa a Roma le […] Una fede autentica – che non è mai Allora cosa ci attende in questo nuovo ha organizzato una “Settimana dell’edu- comoda e individualista – implica sem- anno? cazione” che ha coinvolto dirigenti, do- pre un profondo desiderio di cambiare il -- maggiore coinvolgimento dei laici centi, alunni, genitori, ma anche istitu- mondo, di trasmettere valori, di lasciare -- vincere le abitudini religiose zioni. Posso testimoniare personalmen- qualcosa di migliore dopo il nostro pas- -- essere più incisivi te che è stata un’iniziativa di grande suc- saggio sulla terra… la Chiesa non può né -- essere credibili cesso. Desidero che tale iniziativa conti- deve rimanere al margine della lotta per -- essere più vicini alla gente nui ogni anno quale occasione per rimet- la giustizia» (EG 183). Che il Signore sia al nostro fianco in questo nuovo anno, perché l’azione pastora10 pagg. 1-3 Libripag. le della nostra Chiesa porti semi di speranza nel cuore della gente. Cultura e società pag. 11 pagg. 4-5 Grazie e buon anno a tutti. dalla famiglia considerata come il cardine di tutta la vita sociale, il luogo dove si formano le coscienze delle future generazioni, il primo ambiente dove la fede viene custodita, trasmessa, testimoniata. Papa Francesco ci invita a mettere in evidenza “il contributo indispensabile del matrimonio alla società” (EG 66), sottolineando che “l’individualismo … e snatura i vincoli familiari” (EG 67). La pastorale familiare usando la metodologia dell’accompagnamento deve prestare attenzione alla famiglia in tutti i suoi momenti: da quando si forma la coppia fino a quando i figli, crescendo, si preparano a mettere su nuove famiglie. Tutta la famiglia – ma in particolare la coppia – deve trovare nella propria parrocchia di appartenenza il pane adeguato per poter alimentare quelle relazioni che nella Familiaris consortio Giovanni Paolo II ha individuato come costitutive di ogni autentica comunità familiare, e cioè: ·· la sponsalità ·· la genitorialità: paternità-maternità ·· la figliolanza ·· la fraternità ad intra e ad extra (socialità) ·· la parentela ·· l’inter-generazionalità (figli, nonni, nipoti…) Solo se affiancheremo le famiglie nel tessere tutte queste relazioni in modo graduale e armonico esse potranno davvero costituirsi come una “comunità di persone fondata sull’amore”. Lettera pastorale alla Chiesa di Manfredonia - Vieste - San Giovanni Rotondo sul ruolo dei laici nella Chiesa e nel mondo. “PIETRE VIVE 2 (Madeleine Delbrel, Indivisibile amore) (Mt 20, 7) 3 Linee Pastorali Ottobre Missionario Famiglia e società pag. 6 Attualità territoriali Caritaspag. 7 Comunicazioni Sociali Liturgia, fons et culmen, AMCI pag. 8 Ecclesia in Gargano SOMM A R IO l cristiano davanti a Dio non è un “privilegiato”, un capitalista di Dio: è lui, anzi, che appartiene a Dio come a tutti gli uomini. Non è neppure un capitalista di virtù umane: molti uomini possono essere umanamente più virtuosi di lui. Un cristiano è “caricato” - nel senso in cui lo si dice di una pila elettrica - di una vita. Questa vita gli è donata da Dio per il mondo, è un dono fatto da Dio al mondo attraverso di lui. La redenzione di Cristo non è stata affidata ai cristiani come a persone perfette, ma come a uomini che si sanno peccatori, chiamano il peccato con il suo nome, cercano di evitarlo, ma riconoscono il male che commettono. Sono uomini che, sapendosi contagiati dal male come tutti e come tutti chiamati a guarirne, hanno la consapevolezza che le loro sofferenze portano a compimento nel mondo la redenzione di Cristo e immettono nel mondo la guarigione da lui portata. I cristiani nel mondo sono “conduttori” - nel senso di un filo elettrico - di ciò che il mondo non può cavar fuori da sé. E quanto più i cristiani hanno una forte “carica” per il mondo, tanto più sono predestinati al mondo. La loro croce normale è una tensione spinta al massimo tra la loro intima appartenenza al mondo e la loro funzione, che li situa nel cuore del mondo, ma da “stranieri” nel mondo”. arcivescovo di Manfredonia-vieste-san Giovanni rotondo “ANDATE ANCHE VOI A LAVORARE NELLA MIA VIGNA” “I ✠ Michele castoro Nella stessa collana: pag. 12 pag. 13 pagg.14-20 *arcivescovo 17 OTTOBRE 2014 [Linee Pastorali] Assemblea diocesana Testimoni di una solidarietà a tutto campo Giuseppe Barracane* A ll’ultima Assemblea diocesana e prima della consegna delle Linee pastorali del nostro Arcivescovo per il 2014/2015, sono state presentate tre testimonianze su esperienze di solidarietà incarnate nella vita di tutti i giorni, lì proprio dove c’è sofferenza e/o emarginazione. Ma che cos’è la solidarietà? Ci facciamo illuminare dal vocabolario: “La solidarietà è un sentimento di fraternità che nasce dalla consapevolezza di un’appartenenza comune e dalla condivisione di interessi e di fini, e trova espressione in comportamenti di reciproco aiuto e di altruismo. La solidarietà può instaurarsi tra i membri di un particolare gruppo sociale – ne è un esempio la solidarietà operaia – ma può essere anche un sentimento di fratellanza universale”. Senza andare troppo lontano, è Gesù Cristo che mette in moto, per così dire, una prassi di solidarietà nella sua vita, così come appare da alcuni gesti rivelatori: il discorso a Nazareth (cf Lc 4,14 ss), l’affermazione di Mc 10,45, il gesto eucaristico, la Croce. La solidarietà di Gesù è quella di “farsi uno” (cf Gv 17, 11) e trova in Dio Padre (nel suo amore verso l’uomo) la sua radice, la sua misura e il suo metodo. La solidarietà di Cristo, inoltre, non è un valore da vivere semplicemente in situazioni o in ambiti particolari, ma è un modo di concepire e gestire l’intera esistenza. I contributi e le riflessioni a pubblicarsi nel prossimo numero di VOCI e VOLTI che uscirà venerdì 21 novembre, devono, per motivi tecnici, pervenire in redazione per e-mail , entro e non oltre lunedì 10 novembre. VOCI E Periodico dell’Arcidiocesi di Manfredonia-ViesteSan Giovanni Rotondo Anno V - n. 2 del 17 ottobre 2014 Iscritto presso il Tribunale di Foggia al n. 13/2010 del Registro Periodici - Cronologico 1868/10 del Registro Pubblico della Stampa Direttore responsabile Alberto C avallini Redazione Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Via s. Giovanni Bosco n. 41/b - Tel 0884.581899 71043 Manfredonia e-mail: [email protected] [email protected] Le foto pubblicate sono di Michele Martino e di Alberto Cavallini ed appartengono all’archivio fotografico dell’Ucs dell’Arcidiocesi Hanno collaborato a questo numero: don Leo Abbascià, don Luigi Carbone, don Domenico Facciorusso, don Michele Pio Cardone, Massimo Milone, Pasquale Troìa, VOLT I Lorenzo Pellegrino, Daniele Nardi, Raffaele De Feudis, Antonio Stuppiello, Giuseppe Barracane, Tiziano Samele, Michele Marino, Mimmo Delle Fave, Marco Lauriola, Giuseppe Grasso, Giuseppe Laganella, Matteo Piemontese, Lorenzo Accarrino, Leonardo Ciuffreda, Antonio Latino, Francesco Panella, gli Insegnanti dell’Istituto S. Cuore, Elisabetta Schiavi, Antonia Palumbo, Lina Piemontese, Anna Spagnuolo, Bruna Visentin. Il periodico VOCI e VOLTI è iscritto alla Stampa: Grafiche Grilli - Via Manfredonia Km 2,200 - 71121 Foggia Il giornale diocesano VOCI e VOLTI può essere letto in formato elettronico o scaricato dall’home page del sito della nostra Arcidiocesi: www.diocesimanfredoniaviestesangiovannirotondo.it Questo numero è stato chiuso in redazione il 13 ottobre 2014 Possiamo dire che la sua vita è pregna di solidarietà. La solidarietà, però, è possibile soltanto all’interno di una concezione rinnovata della vita. Essa condensa «non un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, ma la determinazione ferma e perseverante d’impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti» (Giovanni Paolo II, Enciclica Sollicitudo rei socialis, n. 38). Per Gesù, che si è fatto “vicino” (cf Ef 2, 13), la solidarietà è la via, l’unica via, capace di superare la barriera della morte: attraverso la croce, che è la via della solidarietà radicale, si giunge alla risurrezione. La solidarietà è la forza vittoriosa della storia. Ecco perché non possiamo più esimerci affermando che tocca ad altri, che non ci spetta. Dobbiamo svegliarci dal nostro quietismo, dal nostro perbenismo; scuoterci dalle nostre false sicurezze. La nostra vita è molto più intrecciata a quella degli altri più di quanto potremmo pensare. Per questo nell’Assemblea diocesana, in un breve intervento, accennavo ad una solidarietà a trecentosessanta gradi e non solo riservata ai poveri di beni materiali. Ecco perché «Il nostro impegno non consiste esclusivamente in azioni o programmi di promozione e assistenza; quello che lo Spirito mette in moto non è un eccesso di attivismo, ma prima di tutto un’attenzione rivolta all’altro “considerandolo come un’unica cosa con se se stesso”. Quest’attenzione d’amore è l’inizio di una vera preoccupazione per la sua persona e a partire da essa desidero cercare effettivamente il suo bene» (Papa Francesco, Evangelii gaudium, n. 199). E, rimarcando, il Papa afferma ancora: «È indispensabile prestare attenzione per esser vicini a nuove forme di povertà e di fragilità in cui siamo chiamati a riconoscere Cristo sofferente, anche se questo apparentemente non ci porta vantaggi tangibili e immediati: i senza tetto, i tossicodipendenti, i rifugiati, i popoli indigeni, gli anziani sempre più soli e abbandonati, ecc.» (Ib., n.210). Ma, diciamolo, chi non è “povero” davanti a Dio? Chi si sente a posto davanti a Lui? Per questo, «Vivere la povertà è innanzitutto un atto di onestà radicale nei confronti della propria verità di uomini, il riconoscimento di una condizione esistenziale propria della creatura, a cui, solo a costo di una più grave povertà – quella dell’illusione e del torpore che accecano l’anima – si può sfuggire» (G. Savagnone, «Il punto di vista filosofico», in Vita morale e beatitudini). Bisogna rendersi conto che non possiamo più far finta di niente perché «Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente degli altri. Aspetta che rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinché accettiamo veramente di entrare in contatto con l’esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza» (Papa Francesco, Enc. cit., n. 270). A noi dunque il compito di essere testimoni di questa solidarietà a tutto campo perché «Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere se stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare» (Ib., n. 273). Che programma di vita! Il Signore risorto e vivo ci aiuti ad essere così. *dottore in sacra teologia 3 a partire dalle linee pastorali per l’anno 2014/2015 Passione per il Vangelo tra corresponsabilità e ministerialità Antonio Stuppiello* L e linee pastorali proposte quest’anno dal nostro Arcivescovo alla riflessione dei fedeli sono molto stimolanti per una eventuale maggiore comprensione del messaggio evangelico. In verità l’approfondimento di quanto i Vangeli dicono è senza un termine preciso: più si legge, più si medita, più ci si compenetra con quanto Gesù Cristo ha detto e fatto e più s’assapora l’amore ineffabile che Egli ha per gli uomini. Il servire (ministerialità) e la corresponsabilità, in quanto membri di un popolo ecclesiale, sono i fondamenti della buona notizia di Gesù. Con Lui molti luoghi comuni della religiosità e della prassi giudaica vengono interpretati diversamente, e diversamente praticati alla luce della grazia, del dono, del servizio che Dio è per l’uomo. Ormai si è capito che non si può essere “battezzati sociologici”, cioè cristiani per nascita. Il senso di responsabilità, la consapevolezza, la coscienza di quello che si dice e si fa deve caratterizzare il fedele, il battezzato: si deve essere cristiani per scelta personale, solo così potrà nascere l’interesse per il Vangelo, il desiderio di sapere come ha operato e parlato Gesù Cristo. Ma diciamo pure che occorre conoscere ciò che il Vangelo annuncia, e con il Vangelo gli altri scritti neo e vetero testamentari. Anche se l’interpretazione della Bibbia compete al Magistero, non possiamo sin- golarmente disinteressarci e non conoscere le Scritture. Non è una conoscenza meramente intellettualistica, ma di vita; è una relazione amorosa con la Parola, è un andare verso il Mistero di Dio, del Dio uni-trino che, con lo Spirito Santo, nel Figlio s’è fatto Figlio dell’uomo per fare dell’uomo il Figlio di Dio. Un abbassamento, uno svuotarsi: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo la condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.”(Fil 2, 5-8). Essere cristiani significa andare dietro a Gesù Cristo, il servizio è quello che Lui ci ha mostrato concretamente, anche la preghiera viene portata ad una relazione filiale, ma responsabile con Dio, il Padre nostro. “Fuori” è la dimensione vissuta da Gesù. Egli nacque fuori Betlemme, in una grotta stalla, tra i pastori, gente ritenuta religiosamente impura per le tante infrazioni alle norme di purità che la legge prescriveva. Fuori, per la strada Gesù ha proclamato la Buona notizia del Regno di Dio. Per la strada, nelle piazze dei villaggi ha guarito uomini e donne bisognose di essere reintegrate nel consesso degli uomini e della comunità: lebbrosi, storpi, meretrici, esattori delle tas- se (pubblicani), ciechi. Per la strada ha ridato la vita ai morti. Un uomo che passava facendo il bene, un uomo che non escludeva, ma includeva, reintegrava. Lasciava il resto del gregge per andare a soccorrere la pecora che s’era persa nel cammino. È questa la gioia del Vangelo di cui parla Papa Francesco nell’Evangeli Gaudium. Solo guardando a Gesù Cristo può nascere il senso di responsabilità e di corresponsabilità. Ma qui necessita un maggiore coinvolgimento del fedele, non è assolutamente sufficiente la semplice frequenza, bisogna vivere la partecipazione. Come battezzati si ha il diritto-dovere, di sapere che cosa il battesimo comporta: non siamo spettatori, ma attori della vita secondo il Vangelo. Essere attori significa coinvolgersi nell’azione personalmente e con gli altri. Il popolo di Dio cammina insieme e va profeticamente secondo l’amore del Dio che per amore ha creato il mondo e l’uomo. Siamo tutti crea- ture, uno solo è il Creatore. In questa nostra creaturalità siamo tenuti a non ritenerci superiori agli altri uomini, a non schiacciarli. Uno solo è il Signore. Non possiamo servire Dio e Mammona altrimenti diventiamo idolatri. Nella nostra creaturalità siamo responsabili degli altri, non possiamo tenerli in servitù o nell’ignoranza della Parola, abbiamo la responsabilità di testimoniare il Vangelo di Gesù, che è Gesù. La piccolezza del seme piccolissimo che diventa albero alto ci ispiri sentimenti di minorità, Gesù, il Figlio incarnato ci ispiri l’umiltà di Dio, la sua piccolezza e ci sorprenda sempre, quando pensiamo di possederlo, ci inquieti, quando siamo intorpiditi dalla nostra tranquillità indifferente di potenti e/o bigotti che non aspettano più nessuno e si servono della Chiesa per promuovere se stessi. La profezia di Papa Francesco ci sia di esempio. *collaboratore parrocchia s. Maria del Carmine – Monte S. Angelo 17 OTTOBRE 2014 Riflessioni Riflessioni [Linee Pastorali] 17 OTTOBRE 2014 [Ottobre Missionario] 88ª Giornata Arcidiocesi di Manfredonia - Vieste - San Giovanni Rotondo PROSPETTO GENERALE DELLE OFFERTE MISSIONARIE 2013 GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE VICARIA - MANFREDONIA S. Camillo de Lellis S. Carlo Borromeo S. Giuseppe S. Lorenzo Maiorano - Cattedrale S. Maria Regina in Siponto S. Michele Arcangelo S. Maria del Carmine Sacra Famiglia Spirito Santo SS. Redentore SS. Trinità Stella Maris S.Pio da Pietrelcina S. Maria del Grano (Borgo Mezzanone) SS.mo Salvatore (Fraz. Montagna) Rettoria di S. Domenico Rettoria di S.Francesco d’Assisi Rettoria di S. Leonardo in Lama Volara Rettoria di S. Andrea Rettoria di S. Matteo Chiesa S. Maria delle Grazie S Francesco da Paola Suore della Carità S. Giov. Antida Ferrara Angela Offerta Libera N.N. ISOLE TREMITI S. Maria a mare MATTINATA S. Maria della Luce Cappella succursale Suore Discepole di Gesù ZAPPONETA S. Michele Arcangelo ADOZIONI INFANZIA E 1.600,00 E 100,00 E E E E 250,00 E E E E 200,00 E E E E 150,00 E E 200,00 E E E E E E E E 2.800,00 300,00 850,00 2.475,00 700,00 1.300,00 1.200,00 1.050,00 700,00 1.000,00 500,00 1.050,00 300,00 170,00 107,00 300,00 450,00 210,00 E E E E 100,00 100,00 450,00 50,00 E E E E E E E E E E E E E E E E E E 1.100,00 300,00 850,00 2.200,00 700,00 1.300,00 1.000,00 1.050,00 700,00 850,00 300,00 500,00 300,00 170,00 82,00 300,00 200,00 210,00 E E 100,00 100,00 E 50,00 E 300,00 E 300,00 E E 645,00 70,00 E E 645,00 70,00 E 220,00 E E 25,00 E 550,00 E 25,00 E 250,00 E VICARIA - VIESTE Gesù Buon Pastore S. Croce S. Giuseppe Operaio S. Maria Assunta in Concattedrale S. Maria delle Grazie S. Maria di Merino SS. Sacramento Rettoria S.Francesco e S.Pietro d’Alcantara Suore Ripatrici “S. Cuore”- Scuola”Fazzini” Chiesa “Gesù e Maria” -Suore Discepole PESCHICI S. Antonio da Padova S. Elia 450,00 520,00 E 2.080,00 E E 200,00 E E E 100,00 E E E E E E E E 300,00 E 1.000,00 E 300,00 E 300,00 E 1.300,00 VICARIA - MONTE SANT’ANGELO E E E E E E E E E E 3.600,00 1.872,00 3.900,00 2.400,00 8.000,00 400,00 1.955,00 100,00 500,00 260,06 E 1.600,00 S. Francesco d’Assisi S. Giuseppe Artigiano S. Leonardo Abate S. Onofrio Trasfigurazione del Signore Santuario - S. Maria delle Grazie Reparto Ostetricia-Ginecologia Suore,malati,offerenti della Casa Sollievo S. E 890,00 E 1.200,00 E E 820,00 E 1.180,00 E 450,00 E 2.600,00 E 300,00 E 5.200,00 E 7.550,00 VICARIA - SAN GIOVANNI ROTONDO TOTALE TOTALE per le PP. OO. MM. Quota Diocesana spese del 7% Quota Ufficio Nazionale Chiese 1% SOMMA INVIATA a PP. OO. MM. E 1.340,00 E 1.200,00 E 435,00 E 930,00 E 770,00 E 230,00 E 1.000,00 E 1.600,00 E 500,00 E 3.430,00 E 150,00 E 400,00 E 525,00 E 400,00 E 180,00 E 100,00 Maria Immacolata S. Francesco d’Assisi S. Maria del Carmine S. Maria Maggiore Sacro Cuore S. Maria della Libera (Macchia) Basilica Santuario S.Michele Arcangelo Santuario-Abbazia S. Maria di Pulsano Rettoria di Confraternita S. Giuseppe Legato San Michele (2 sem2012+1sem2013) Don Faffaele Rinaldi CAGNANO VARANO S. Francesco d’Assisi S. Maria della Pietà Confraternita S. Cataldo CARPINO S. Cirillo d’Alessandria - S. Nicola di Mira ISCHITELLA S. Francesco d’Assisi S. Maria Maggiore SS. Annunziata di Varano Pia Unione SS. Crocifisso RODI GARGANICO S. Maria della Libera S. Nicola di Mira Rettoria di S. Pietro e Paolo VICO DEL GARGANO SS. Apostoli Pietro e Paolo S. Marco evangelista - S. Maria Assunta S. Antonio da Padova (S. Menaio) Confraternita dei Carmelitani Scalzi TOTALE 650,00 E 200,00 E 5.400,00 E 1.872,00 E 6.500,00 E 300,00 E 3.000,00 E 2.500,00 E 15.700,00 E 400,00 E 380,00 E 2.335,00 E 100,00 E 500,00 E 260,06 E 7.550,00 E 250,00 E 1.140,00 E 1.850,00 E 820,00 E 200,00 E 1.380,00 E 450,00 E 100,00 E 100,00 E 2.330,00 E 2.330,00 VICARIA - GARGANO NORD E E E 375,00 400,00 50,00 E 400,00 E 2.675,00 E E 700,00 350,00 E 55,00 E E E 450,00 80,00 150,00 E E 500,00 E 450,00 E RACCOLTO IN DIOCESI 1.635,00 1.130,00 1.000,00 2.700,00 3.930,00 150,00 925,00 400,00 180,00 100,00 E E E E 481,00 E 3.075,00 E 100,00 E E E E 800,00 350,00 481,00 55,00 E 70,00 E E 450,00 150,00 150,00 E E 775,00 610,00 E 275,00 160,00 E 54.344,06 E 31.131,00 E 54.344,06 E 31.131,00 E 3.779,58 E 539,94 E 49.674,54 E 31.131,00 375,00 400,00 50,00 E 6.940,00 E 6.870,00 E 493,99 E 66,20 E 6.059,81 E 92.415,06 E 92.345,06 E 4.273,57 E 606,14 E 86.785,35 «Il mese di ottobre deve essere considerato, in tutti i paesi, come il mese della Missione Universale. La penultima domenica è chiamata Giornata Missionaria Mondiale e costituisce l’apice della festa della cattolicità e della solidarietà universale». s. Giovanni Paolo II Missionaria Mondiale don Leo Abbascià* “P eriferie, cuore della missione” è lo slogan per la prossima Ottantesima Giornata Missionaria Mondiale (Gmm) 2014, scelto da Missio, Organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana. Prendendo lo spunto dal magistero di Papa Francesco, l’obiettivo della giornata missionaria è quello di richiamare l’attenzione dei fedeli e delle comunità sulla centralità dell’impegno ad gentes, per raggiungere le periferie, le frontiere, tutto ciò che è distante da noi, non solo geograficamente, ma anche a livello esistenziale. Essere credenti, infatti, significa assumerci le nostre responsabilità di battezzati, l’impegno alla conversione del cuore, al bene condiviso, alla pace, alla giustizia, alla riconciliazione, al rispetto del creato. Ecco che allora la periferia si qualifica come il locus per eccellenza della missione, traguardo da raggiungere e dunque “dove andare” e “da cui ripartire”. Papa Francesco, che si è presentato come ”venuto dalla fine del mondo”, ci spinge continuamente a “uscire”, a creare nelle comunità le condizioni per favorire l’“inclusione”. Lui stesso non poteva che richiamare tutta la Chiesa a raggiungere le “periferie esistenziali”: dimenticati, esclusi, stranieri, umanità insomma ai “margini” della nostra vita (ma possiamo considerarci “noi” centro?). Nel tema della prossima giornata missionaria mondiale è contenuta una duplice “provocazione” per le nostre Chiese locali: ·· accogliere l’invito a uscire dal nostro modo di pensare e vivere, per essere Chiesa attratta dai “lontani della terra”, per riscoprire il “cuore” della missionarietà, sapendo che annunciando Gesù, tutti sono arricchiti e resi testimoni della gioia del Vangelo (= lieta notizia). Soffermiamoci sul termine “periferia” per assimilare quale stile viene richiamato con questo tema: la periferia è il cuore della missione della Chiesa, è il cuore di ciò che vibra, ciò che raccoglie i desideri e le scelte dell’uomo, infatti chi pone il suo cuore nelle periferie è uno che esce continuamente dalle sue sicurezze e s’incammina verso l’altro che vive lontano da sé … Dio ci spinge a uscire da noi stessi per incontrare, nel volto dei fratelli, il suo stesso volto: “Ciò che avete fatto a uno di questi piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Dio s’identifica coi miei fratelli … il cuore paterno di Dio vuole abitare tra gli ultimi… ·· Andare/Uscire verso gli ultimi (poveri e peccatori) per i cristiani non vuol dire solo andare verso i fratelli e le sorelle, ma scoprire che Dio è già qui, è accanto all’umanità. Se le “periferie” sono il “luogo” dove si converte la Chiesa, andare verso le periferie (e abitarvi da poveri in mezzo ai poveri) significa far risuonare l’annuncio del Regno che libera dall’attaccamento disordinato nei confronti delle ricchezze… Mi auguro che anche noi sapremo accogliere questa provocazione per essere autentici missionari della Buona Notizia. *direttore dell’Ufficio Missionario diocesano OTTOBRE MISSIONARIO don Leo Abbascià D al Concilio Vaticano II (1962-1965) in poi si è venuta formando nella Chiesa una nuova e più forte coscienza missionaria. Essa ha generato un vero e proprio bisogno di conoscere, studiare, meditare e vivere la vocazione battesimale-missionaria, non più in modo episodico, ma secondo criteri validi e universalmente condivisi. Si è fatta strada l’esigenza di un “tempo forte” dedicato alla missione universale della Chiesa per tutto il popolo di Dio. Ecco che – dalla fine degli anni ’60 – un’intuizione dell’Opera della Propagazione della fede italiana fece sì che il mese di Ottobre fosse dedicato interamente alla missione universale. Un mese scandito da un itinerario di cinque settimane di cui la Giornata Missionaria Mondiale, fissata per la penultima domenica di Ottobre, costituisce il punto culminante del “Mese Missionario”. Questo “tempo forte” è promosso oggi, in tutto il mondo, dalle PP.OO.MM. La celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale è un’importante occasione per riportare l’attenzione ai numerosi bisogni materiali delle cosiddette Chiese di missione, mediante una particolare raccolta di fondi. Il Papa stesso, ogni anno, invia un Messaggio per la celebrazione di questo importante appuntamento. Le offerte pervenute vengono poi adeguatamente ripartite tra le giovani Chiese di missione, secondo i bisogni di ciascuna. Il Fondo Universale di Solidarietà delle Pontificie Opere Missionarie è la somma totale di tutte le offerte ricevute durante l’anno dai fedeli dei vari Paesi del mondo, destinate alle Chiese. Le nostre comunità parrocchiali, da anni, rispondono con generosità all’appello di sovvenire le chiese giovani e missionarie. Dal grafico pubblicato a lato potete leggere e capire gli sforzi di carità espressi verso le Missioni. Posta la Via, azienda dell’Opera di s. Pio, da più anni in Congo L’esperienza missionaria di un laico Raffaele Antonio De Feudis* E ntrando nella camera che i Padri Saveriani mi avevano messo a disposizione, stanco e ricoperto di una polvere rossa sottilissima che con il sudore si era impastata ed attaccata come argilla, senza ottenere alcun effetto, ho schiacciato l’interruttore per accendere la lampadina. Quando da queste parti la lampadina si accende, il raro evento mi mette sempre di buon umore anche se la cosa avviene in piena notte. Devo confessare che le agiatezze alle quali sono abituato, entrano spesso in conflitto con l’essenzialità di quei luoghi e gravato di questi pesanti macigni, a volte mi ritrovo in difficoltà a collocarmi in una realtà che sistematicamente assume un aspetto troppo duro e troppo crudo per le mie risorse di adattamento. Dalla finestra entrava una leggera brezza che trasportava il profumo del lago rischiarato dalla luna e da miriadi di stelle giganti. I riflessi della luna sulla increspatura del lago, di rimbalzo entravano nella camera e come in un film ne proiettavano il movimento contro il soffitto. Dopo qualche minuto con l’adattamento delle pupille mi sono accorto che vedevo benissimo, anche se la lampadina rimaneva ancora spenta. Quella che volgeva al termine, era stata una giornata edificante e memorabile, e nonostante la stanchezza, la grande impolverata, la lampadina spenta e l’acqua fredda dalla doccia, mi sentivo contento. Con il carissimo don Andrea tornavamo da Mugogo, una località distante circa trenta chilometri da Bukawu che è la capitale della regione del Kiwu e dove attualmente è in corso la costruzione della chiesa parrocchiale finanziata dalla COMIS. Dall’incontro con padre Gerard “Parroco di Mugogo” e con la comunità parrocchiale in pieno fermento, erano finalmente venute fuori le condizioni migliori per l’ampliamento e il definitivo completamento delle opere murarie della erigenda chiesa parrocchiale. Erano tutti al settimo cielo e sprizzavano gioia da ogni poro. Don Andrea era felicissimo, sul viso e nel sorriso si leggeva tutta la gioia di quel momento speciale; mentre continuava a stringere ad uno ad uno le mani di tutti i rappresentanti delle comunità che avevano partecipato all’incontro. Anch’io di riflesso mi ero lasciato condizionare emotivamente da quella gioia diffusa e coinvolgente. Erano tutti poveri quelli che avevamo incontrato e molti di loro vivevano in capanne costruite con il fango e con la paglia. Quello che attraverso gli occhi vedevo compiersi intorno a me, evidenziava il contrasto con i pregiudizi culturali dell’individualismo della mia forma di pensiero. Per il bene comune che in quel momento si polarizzava nella costruzio- ne della chiesa di tutti, quegli uomini se pur poverissimi erano disposti a contribuire con tutto ciò che avevano. Erano felici e motivati, volevano ad ogni costo costruire la loro chiesa, la casa nella quale incontrarsi e ritrovarsi e implorare lo Spirito. Dal mio canto mi sentivo piacevolmente coinvolto da quel colorato frastuono emotivo fino a voler diventare parte attiva di quella solidale comunità. Forse è vero che promuovere il Regno di Dio significa anche gettare le fondamenta sulle quali costruire la Pace, la Gioia e la Fraternità. Don Andrea sa guardare molto lontano; però la sua profonda fede e il suo stesso abito, procurano anche un’anima alle sue mille iniziative che non sono mai prive di difficoltà. *dipendente di Posta la Via Ottobre missionario al Sacro Cuore di Gesù Matteo e Lina Piemontese Monte Sant’Angelo I In ottobre la nostra comunità è in pieno fermento:le prime settimane sono dedicate alla preghiera, l’ultima al ringraziamento. Molto bene è stata espressa l’idea da una neo-parrocchiana che ci ha detto:”Si ha la netta sensazione di trovarsi di fronte ad un febbricitante formicaio nel periodo della mietitura. Dico mietitura perché il raccolto è frutto di un lavoro paziente e capillare che dura l’intero anno: a sentire qualche veterano, che spesso torna agli albori della vita nascente della parrocchia, lo spirito missionario è stato sempre una sua prerogativa; quindi ha una lunga storia che ancora si tesse giorno dopo giorno con la preghiera e il sacrificio nella prospettiva della condivisione.” La terza settimana invece è vissuta in prospettiva della Giornata Missionaria Mondiale e quindi della “Festa del dolce”: una geniale trovata che coinvolge l’intera parrocchia, per cui ogni famiglia si impegna nel preparare dolciumi di tutte le forme e misure, da offrire ad un prezzo “molto salato” così da stravolgere le più sofisticate leggi economiche. Quintali di pasta di pane per le fragranti “pettole” che ‘fuori tempo’ sono ancora più buone e quintali di patate per le morbide e squisite ciambelle. La giornata missionaria coinvol- ge tutti come in una vera e propria azienda di famiglia: nonni e genitori alla produzione, bambini, ragazzi e giovani alla piccola e grande distribuzione porta a porta, per cui ogni occasione è buona per avvicinare e coinvolgere i più lontani e invitarli a partecipare alle iniziative parrocchiali che si svolgono durante l’anno:la missione parte da qui. Proficua anche la “Lotteria Missionaria”. I fortunati che possiedono i biglietti vincenti, estratti la sera della festa della Sacra Famiglia, hanno il grande privilegio di ospitare nella loro casa un quadro ricamato a mano con grande maestria, ormai noto come “Madonna Missionaria”. Quando il nostro primo parroco, don Francesco Ciuffreda, a fine giornata gioiva con noi per la grande somma raccolta, con l’indice puntato in alto e la sua voce dolce e pa- cata diceva: “Attenzione! Siete stati bravi, ma non è merito nostro.” Poi, incrociando le mani sul petto continuava:”Dobbiamo sempre ringraziare la Provvidenza!”. È vero che per don Ciccio la Provvidenza era ormai di casa, ma noi, quando non ancora era chiaro il concetto, sinceramente pensavamo che “questa signora”ci sottraeva un bel po’ di meriti! Fiducia nell’intervento divino e fede incrollabile sono alla base dello spirito missionario che i nostri sacerdoti e le nostre suore hanno saputo infonderci e testimoniare. Tutto questo perché la fede chiede di diventare testimonianza nell’orizzonte della missione. Non è casuale che alla ripresa di un anno pastorale, proprio la missione ci accolga sull’uscio del tempo che sta per iniziare. Si perché la missione non e’ un “affare” da sa- crestia, ma trova il suo habitat nella quotidiana storia dell’uomo intercettando bisogni, attese, speranze, mettendo a disposizione di tutto questo l’annuncio del Vangelo che trova modo di esprimersi in ogni cultura e tradizione. Un mese, quello di ottobre, che ci ricorda come la vita di fede non è riconducibile a banalità di alcuni riti e gesti, ma che riti e gesti assumono tutta la loro rilevanza perché capaci di prendersi cura della vita. L’impegno dei missionari nel mondo raggiunge spesso contesti e persone che altri rifiutano, si spende per situazioni che sembrano senza ritorno, raggiunge limiti di sopportazione e di accettazione. Non è eroismo ma testimonianza di fede. 17 OTTOBRE 2014 [Ottobre Missionario] 17 OTTOBRE 2014 [Famiglia e Società] 6 La famiglia è l’unico possibile faro per il futuro della nostra società: I cristiani, laici e pastori, lo sanno bene e lo testimoniano e vogliono, da Roma, far brillare insieme questa luce Preghiera per il sinodo e luci accese in famiglia I n vista della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi “Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, in svolgimento dal 5 al 19 ottobre, anche nel nostro territorio, in forma domestica e comunitaria è stato invocato lo Spirito Santo e sono stati posti sulle finestre di tante abitazioni lumi accesi. Il Santo Padre, nella recente Lettera alle famiglie, ha espresso tutta la portata della sfida che attende la Chiesa nei prossimi anni di cammino sinodale. La questione in gioco è non solo il futuro della famiglia, ma dell’intera società umana, di cui la famiglia è la cellula vivificante. Egli ha così sottolineato: “… il sostegno della preghiera è quanto mai necessario e significativo, specialmente da parte vostra, care famiglie. Infatti, questa Assemblea sinodale è dedicata in modo speciale a voi, alla vostra vocazione e missione nella Chiesa e nella società, ai problemi del matrimonio, della vita familiare, dell’educazione dei figli, e al ruolo delle famiglie nella missione della Chiesa. Pertanto vi chiedo di pregare intensamente lo Spirito Santo, affinché illumini i Padri sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito. Preghiamo dunque tutti insieme perché, attraverso questi eventi, la Chiesa compia un vero cammino di discernimento e adotti i mezzi pastorali adeguati per aiutare le famiglie ad affrontare le sfide attuali con la luce e la forza che vengono dal Vangelo”. La coppia della nostra arcidiocesi presente al sinodo Alberto Cavallini A proposito della famiglia, agli oltre 700 operatori pastorali, sacerdoti e religiosi, partecipanti alla recente assemblea diocesana, l’arcivescovo mons. Michele Castoro ha detto tra l’altro: “…Visto che parliamo di famiglia, ho una bella notizia che voglio partecipare a tutti. Sapete che dal 5 al 19 ottobre a Roma il Papa ha convocato il Sinodo straordinario sulla famiglia. Per preparare questa importante assemblea sinodale, Papa Francesco ha voluto consultare tutte le parrocchie, le associazioni, le diocesi… insomma si è messo in ascolto della base. Anche noi abbiamo inviato il nostro contributo. Al Sinodo, il Papa ha invitato i rappresentanti dei Vescovi di tutto il mondo, nazione per nazione, ed ha invitato anche alcuni laici, come singoli e come coppie. I nomi di queste persone invitate al Sinodo sono stati pubblicati ieri su L’Osservatore Romano. Potete immaginare quale sia stata la nostra sorpresa nel leggere che il Papa ha scelto a partecipare al Sinodo una coppia della nostra diocesi. È l’unica coppia italiana. Si tratta di Peppino Petracca e Lucia Miglionico, che tutti conosciamo. Lucia e Peppino, per quindici giorni, alla presenza del Papa, parteciperanno ai lavori del Sinodo. È la prima volta nella storia della nostra diocesi che questo avviene. È una scelta che ci onora grandemente, che dice la benevolenza del Papa verso questa nostra Chiesa, ma è anche un evento che ci riempie di grande responsabilità. A Lucia e Peppino, le nostre felicitazioni e i nostri auguri, avvalorati dalla preghiera. Centro per la famiglia NAZARETH L’allatto alla luce del sole C L ucia Miglionico e Giuseppe Petracca Ciavarella, entrambi medici dell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, sono una delle due coppie italiane presenti al Sinodo sulla famiglia. Sposati da 32 anni, sono genitori di quattro figli di età compresa tra i 30 e i 24 anni. Fanno parte della parrocchia s. Giuseppe artigiano di S. Giovanni Rotondo ove curano da anni il cammino di preparazione dei fidanzati al matrimonio. Lucia e Peppino hanno individuato una strategia per aiutare le coppie a restare a galla in una società che, invece, è diretta vertiginosamente in tutt’altra direzione con semplici ma efficaci meccanismi di reciprocità e sinergia che prevedono “la presenza di coppie e famiglie nei seminari e allo stesso tempo di sacerdoti giovani accanto alle famiglie”. Raccontano Lucia e Peppino che “sin da fidanzati, abbiamo capito l’importanza di accompagnare i giovani a scoprire l’amore di Dio per la coppia attraverso la testimonianza di altre famiglie. Ai Vescovi del Sinodo vorremmo trasmettere questo amore per la famiglia, ma anche rappresentare le difficoltà di vivere, ogni giorno, il progetto di Dio. Per questo è necessario il connubio sacerdoti-coppie. Per crescere insieme nell’amore alla famiglia”. Anna Spagnuolo* on il patrocinio del Comune di Manfredonia, il Centro Nazareth ha organizzato lo scorso 4 ottobre in piazza del Popolo un momento di sensibilizzazione e promozione dell’allattamento al seno, aderendo all’iniziativa di un flash mob nazionale, fatto da Ministero della Salute, comunità scientifiche ed associazioni, che sostiene l’allattamento al seno ritenendolo un obiettivo nei confronti dei figli, vincente per tutta la vita. Scopo, quindi, dell’evento è stato quello di ricreare la cultura dell’allattamento al seno libera dai falsi miti esistenti e dai condizionamenti esterni. Tante mamme incontrate, hanno raccontato la bellezza dell’esperienza di allattare al seno i propri figli. Mi ha colpito una madre che dopo un parto pre-termine, non solo ha allattato comunque il figlio ma ha anche orgogliosamente donato il suo latte ad altri neonati grazie all’esistenza della “banca del latte”. Questa stessa sensibilità e ricchezza è alla base del gruppo di AutoMutuo-Aiuto che si incontra regolarmente da qualche anno al Centro Nazareth. A tutti sono state spiegate le ragioni dell’iniziativa ed illustrati i vantaggi dell’allattamento al seno sia per il neonato che per la madre, vantaggio in termini di salute, ma anche affettivo-relazionali e sociali. In un clima di festa della famiglia, mentre le mamme raccontavano le proprie esperienze, i papà giocavano con i figli attratti dai palloncini bianchi che qui e là volavano vicino al gazebo con la scritta “Io sostengo l’allattamento al seno”. È stato un piccolissimo gesto, ma chi vi ha partecipato ha sperimentato la bellezza della famiglia per la quale nello stesso giorno Papa Francesco ha pregato con tanti fedeli in una ben più importante piazza. *medico del Centro per la famiglia Nazareth Bagnasco. La famiglia è la risposta alla crisi che stritola società e cuori «S ono molti i passaggi della prolusione del card. Bagnasco che ci scaldano il cuore» afferma Francesco Belletti, presidente del Forum. «Ci piace la mappa delle priorità con lo sguardo aperto a tutto l’umano, all’intimo della persona, ma al tempo stesso a tutto il mondo. «Ovviamente non poteva mancare l’attenzione al Sinodo, all’educazione, al lavoro e alla crisi, Ci piace la centralità della famiglia, soprattutto per la chiarezza: ci piace la definizione della famiglia come “grembo naturale della vita dove i figli non si producono ma si generano”. «Perché generare vuol dire non possede- re ciò che si crea, anzi, procrea. E questo diventa subito, da orizzonte antropologico, responsabilità sociale. «Questo è esattamente quello che le nostre associazioni, da sole e nella rete del Forum, cercano di testimoniare e di realizzare quotidianamente, con tutte le fatiche e le difficoltà di questi anni, ma anche con Daniele Nardi* la serena consapevolezza che la famiglia naturale è davvero una buona notizia, per la felicità di ogni persona e per la costruzione di una società più umana». *Capo ufficio stampa del Forum delle associazioni familiari LungoTevere dei Vallati 10, 00186 Roma – tel. 06.6830.9445 – fax 06.8778.1510 caritas 7 Dalla mensa alla strada per una dal volto missionario don Domenico Facciorusso* L a costruzione di una società più giusta e accogliente – secondo l’auspicio di papa Francesco – si realizza attraverso gesti concreti di solidarietà. È il volto reale di quella “fantasia della carità” che, nel nome di Cristo, desidera accostare, con passione e competenza crescente, le vecchie e nuove “periferie esistenziali”. L’urgenza della crisi odierna, poi, chiede profetiche alleanze contro la povertà, l’attivazione di reti e sinergie tra diversi attori sociali, pur nella diversità di ruoli e ispirazioni. Già nelle precedenti linee pastorali il vescovo Michele suggeriva di prendere il largo e gettare le reti anche con una pastorale integrata e missionaria, dato che “è finito il tempo della parrocchia autosufficiente”: “È necessario introdurre una logica integrativa, cioè un modo di pensare e di procedere capace di accogliere la diversità”. Come a dire che, pur nel rispetto dell’identità missionaria di ogni comunità, i luoghi della sofferenza possono essere abitati anche attraverso una pastorale capace di progettare a livello interparrocchiale e cittadino, in modo da “affrontare insieme situazioni del territorio che sono comuni”. Un “welfare di comunità”: pubblico e privato insieme, pur nel rispetto delle rispettive identità. “Sebbene il giusto ordine sociale sia compito principale della politica -ricordava Benedetto XVI- la chiesa non può e né deve rimanere ai margini della lotta per la giustizia”. In quest’ottica la società giusta e accogliente si edifica con un operato solidale sostenuto da una solida spiritualità cristiana e da una carità appassionata ed intelligente. Il bene va fatto bene ed insieme. D’altra parte, però, oggi si è invitati a conoscere le “periferie esistenziali” e a servirle con nuovi stili di prossimità sociale. La “conversione pastorale” in chiave missionaria non può non percorrere anche il “farsi prossimo”. Nel racconto evangelico della parabola del Buon Samaritano, infatti, Gesù pone agli uditori proprio la domanda: “Chi si è fatto prossimo?” (Lc 10, 39). In un certo senso capovolge l’iniziale interrogativo del dottore della legge: “Chi è il mio prossimo?” (Lc 10, 29). In altre parole, oltre a censire e conoscere le vulnerabilità territoriali occorre anche imparare ad accoglierle per indirizzarle nella speranza. La “necessità” è quella del “far- si” prossimo, del rendersi prossimo a chiunque s’incontri. “Non ci si deve avvicinare all’altro perché è nel bisogno -sosteneva Enzo Bianchi nel recente convegno nazionale delle Caritas diocesane- ma l’altro deve essere reso prossimo in quanto uomo o donna, fratello o sorella in umanità”. Pertanto si abita il territorio nel momento in cui si conoscono le miserie materiali, morali e spirituali, che graffiano la dignità umana. Ma per avviare il riscatto sociale della persona in fragilità occorre investire in sane relazioni. Si tratta del saper essere per saper fare. Non solo imparare ad “integrarsi” con gli altri attori sociali per la promozione condivisa del bene comune, ma anche apprendere i modi più efficaci e rispettosi per accostare ed lenire con delicatezza i diversi dolori dell’umanità. In definitiva, essere “chiesa sulla soglia” significa vigilare sulle diverse “soglie” dei vissuti umani. “La nostra pastorale -ricorda il nostro vescovo Michele - deve prestare maggiore attenzione a quanto accade sulla strada, a quanto accade per strada. La strada è il luogo dove Gesù si fa Samaritano”. *direttore Caritas diocesana Si è svolto a Vieste l’annuale Convegno di Caritas diocesana UNA SOLIDARIETà PROFUMATA DI VANGELO Lorenzo Accarrino* “C on il Vangelo nella Periferie esistenziali”. Questo è stato il titolo del Convegno delle Caritas parrocchiali della nostra Diocesi, svoltosi a Vieste e illuminato dal sole dell’ultima domenica di settembre. La bella chiesa “Gesù Buon Pastore” ha accolto i convenuti provenienti da tutte le Vicarie della Diocesi. L’accogliente salone parrocchiale ha fatto risuonare la esplicativa relazione del Direttore della Caritas diocesana, don Domenico Facciorusso, gli accorati interventi dei vari rappresentanti delle Caritas parrocchiali, le considerazioni conclusive del nostro arcivescovo Michele. Tanti umili “lavoratori della vigna” hanno portato la loro silenziosa testimonianza. Tante belle realtà, inapparenti ai più, decisive e vitali per quelli che ne usufruiscono, sono emerse dagli interventi: le due mense di Manfredonia, una delle quali aperta 365 giorni all’anno, accolgono tanti ospiti, cui è offerto non solo un pasto caldo, ma anche familiare attenzione; l’esperienza non meno impegnata della mensa di San Giovanni Rotondo; il conforto dei giovani volontari agli ospiti della Residenza Sanitaria per Anziani a Monte Sant’Angelo o quello analogo per “i giovani di ieri”, come gli operatori amano definirli, a San Giovanni Rotondo; l’aiuto precoce e generoso alle popolazioni garganiche colpite dalle recenti alluvioni che hanno inginocchiato l’economia di interi paesi; il doposcuola di sostegno ai bambini meno fortunati; l’accoglienza dei migranti, ormai ultradecennale e sempre piena di nuove sfide e problematiche , a Borgo Mezzanone. Bella e acuta la definizione, in antitesi a quella di operatori di Caritas “attivi”, quella di operatori “di supporto” data a coloro che non possono offrire altro che la loro preghiera o la loro malattia a sostegno della carità. Una delle ultime e sempre efficaci immagini, proposte da Papa Bergoglio, ci mostra Gesù che cammina, vede e si avvicina… che ha compassione… che tocca e guarisce, è il paradigma esemplare dell’andare col Vangelo e che con massima efficacia sintetizza il significato dell’essere uomini di annuncio e di carità. Sono l’avvicinarsi, cioè il farsi prossimo, ed il compatire, cioè il provare la stessa sofferenza con l’altro, condividendola, le due azioni fondamentali che fanno sì che quando tocchiamo e teniamo per mano la persona bisognosa, possiamo trasmettere carità e speranza. L’andare col Vangelo fa sì che le periferie esistenziali si trasformano in centri esistenziali, che da dimore di sofferenza di- ventano luoghi di persone abitati dall’amore di Dio, come ha sottolineato l’ Arcivescovo nella parte finale del suo intervento:. Il Direttore della Caritas diocesana ci ha lanciato un messaggio: col cuore, con la mente , con la rete sono le tre modalità chiave che permettono l’esercizio di una moderna carità: senza il cuore non si cammina, ma senza la sana e indispensabile scaltrezza evangelica, il cammino della sollecitudine verso i bisognosi si interrompe. è decisivo il lavoro generoso di laici preparati perché non è più possibile, oggi, accontentarsi di un operare isolato e al bisogno, nè è più eludibile la necessità di mettere insieme le esperienze e le competenze dei vari Centri Caritas per un’azione più globale e coordinata. In definitiva, il Convegno della Caritas diocesana, “giornata profumata di Vangelo”, ha fatto emergere realtà “vere” e persone “autentiche” che nel silenzio e nel nascondimento si avvicinano, si fanno prossimo, toccano la sofferenza, danno speranza. *parrocchia s. Maria del Carmine Monte Sant’Angelo. IL SERVIZIO ALLA PERSONA NEL CENTRO DI ASCOLTO CARITAS Bruna Visentin* I referenti delle Caritas parrocchiali e dell’arcipelago del volontariato cattolico hanno vissuto a Vieste l’annuale convegno diocesano alla presenza del vescovo Michele Castoro. In questo modo si è avuta la possibilità di riflettere sul rapporto Vangelo e luoghi della sofferenza, accostati da quella “fantasia della carità” già auspicata da s. Giovanni Paolo II.Il tema “Con il Vangelo nelle periferie esistenziali” ha permesso di analizzare le difficoltà dei tempi odierni, insieme al desiderio di continuare a fare il “bene, bene”. Il riferimento è alla fase formativa degli operatori impegnati in opere-segno, quali: mense, dispensari, immigrati, centri d’ascolto e sportelli della speranza diocesana (“prestito della speranza” e “usura”). Dal confronto è emerso il bisogno di fare rete di fronte all’aumento delle persone che bussano alle comunità, soprattutto, per la mancanza di lavoro. Venendo meno, infatti, la risorsa economica, la famiglia non riesce ad adempiere alle normali spese di gestione: fitto arretrato, bollette non pagate, spese scolastiche e le necessità primarie. L’osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse, strumento di monitoraggio e studio delle richieste d’aiuto pervenute in Caritas diocesana, ha registrato nel periodo da settembre 2013 a settembre 2014, i seguenti dati: gli utenti sono stati 97; di questi l’ 80% donne e il 20% uomini; l’età media 42 anni. Di rilevante importanza è il fatto che a rivolgersi al Centro di Ascolto della Caritas diocesana, sono soprattutto Italiani (92%) e sporadici stranieri (8%). Per quanto concerne invece al tipologia delle richieste emerge che: il 70% cerca lavoro, il 20% chiede un sostegno economico ed il 10% esprime la richiesta di alimenti. Lo sportello con più accessi (40%) è stato quello del “prestito della speranza”, che ha erogato 168.000,00 euro a famiglie provenienti da molte città della diocesi. Il monitoraggio dell’osservatorio della Caritas rivela anche che la maggiore ed indiretta richiesta dell’utenza è relativa al sostegno psicologico. L’attuale situazione economica, infatti, chiude sempre più nella solitudine, portando ansia e disperazione a causa dell’impossibilità di adempiere al pagamento di bollette e mutui. Una sofferenza nascosta per la vergogna nel trovarsi in condizioni di disagio. Tutto ciò richiede operatori formati che sappiano leggere i bisogni nascosti delle persone. Spesso, infatti, dietro la richiesta di beni materiali si celano altre fragilità familiari. Gli operatori devono essere “cuori che pulsano” e mani che si protendono verso l’altro, per trasmettere un messaggio di speranza evangelica. Una chiesa operante, capace di farsi “acqua e pane” per quanti bussano alla solidarietà comunitaria. *centro di ascolto Caritas diocesana 17 OTTOBRE 2014 [Caritas diocesana] 17 OTTOBRE 2014 8 I luoghi della celebrazione: L’altare a dossale nel basso Medioevo erso la fine del primo Millennio il cambiamento diventa evidente: l’altare maggiore, posto idealmente al centro dell’assemblea, comincia ad allontanarsi da essa e viene chiuso nel presbiterio, dove il sacerdote celebra normalmente rivolto verso oriente, o verso l’abside considerato alla stessa maniera un “oriente liturgico” (non tutte le chiese per vari motivi erano orientate). Se il presbiterio era elevato, poiché cominciavano a costruirsi le cripte, nella chiesa vi era una frattura netta tra il clero e l’assemblea. La liturgia ormai è del tutto clericalizzata e distante. L’altare perde anche il ciborio e si sviluppa nella parte terminale dell’abside un nuovo spazio: il coro. Già dal IX V secolo il culto dei santi ricevette un nuovo incremento e sull’altare comincerà ad essere collocato un nuovo elemento: il reliquiario… tra il XII e il XIV secolo, l’altare comincerà ad avere un nuovo elemento sul quale poggiare i vari reliquiari: il dossale; un prolungamento verticale dell’altare. Man mano l’altare si riempie di nuove strutture architettoniche ed elevandosi sempre più in alto con diversi piani e scomparti, spesso ornato di statue e pitture, perderà col tempo la sua funzione simbolica di mensa del convito. Tra Rinascimento e Baracco: l’altare come monumento trionfalistico dell’Eucarestia In questo periodo l’altare maggiore diventa ancora più fastoso e spettacolare: assume le caratteristiche di un monumento che deve manifestare la gloria dell’Eucarestia, in forte polemica con la riforma protestante, che negava la dottrina della presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche del pane e del vino. La pala d’altare ora è a scena unica e senza l’altare (2) scomparti e offre agli artisti il motivo per sviluppargli attorno una vasta inquadratura a architettonica tra stucchi, marmi cornicioni e timpani. L’altra trasformazione è la seguente: l’altare da “mensa” per l’Eucarestia si trasforma in “mensola” per sostenere il tabernacolo. L’interesse nella Controriforma del Concilio di Trento si sposta infatti dalla celebrazione dell’Eucarestia all’adorazione dell’Eucarestia, ormai centro della vita spirituale e devozionale dei fedeli. Se il tabernacolo sopra l’altare assume proporzioni grandiose e visibilità, ormai il centro dell’attenzione è esso, non più l’altare e la celebrazione che su esso si compie. Tutto è un convergere verso il tabernacolo: luogo misterioso che contiene Gesù Eucaristico da adorare. L’altare è ormai una mensola allungata per esporre il Santissimo Sacramento. L’uso delle balaustre ormai è d’obbligo: sono quasi un prolungamento dell’altare: inginocchiati davanti ad essa, i fedeli si comunicano devotamente al passaggio del sacerdote, pensando che è l’unico luogo verso [Caritas] don Luigi Carbone* il quale possono avvicinarsi rispetto all’altare: così vicino (qualche metro più in là), ma allo stesso tempo così “lontano dal loro mondo”. *direttore dell’Ufficio Liturgico diocesano MANFREDONIA AMCI D opo la gita-pellegrinaggio a Gravina sulle orme di Orsini e nel comune culto micaelico e il ritiro fatto a Pulsano domenica 5 ottobre con la partecipazione dell’arcivescovo mons. Michele Castoro, dal 17 al 19 ottobre si terrà il ritiro Amci nazionale ad Ascoli Piceno con mons D’Ercole e padre Raniero Cantalamessa. Il 9 novembre si terrà l’incontro mensile con l’assistente ecclesiasti- Ritiro dell’AMCI di Manfredonia e San Giobvanni Rotondo all’Abazia di Pulsano co sulle linee pastorali dell’Arcivescovo Castoro. Il 14 e 15 novembre a Roma si terrà il Convegno celebrativo per i 70 anni dell’Amci e l’udienza col santo Padre. Il 19 novembre, alle 19, nella sala Vailati, il convegno presieduto dall’Arcivescovo su “la famiglia nella realtà della malattia”- relatrice dott. Lucia Miglionico. Dr. Giuseppe Grasso, presidente AMCI - Manfredonia 17 OTTOBRE 2014 [Libri] 10 Vieste e s. Maria di Merino Un libro dettato dal cuore Pasquale Troìa C i sono delle passioni che non si stemperano negli anni, né si consumano tra le quotidianità. Sono le passioni del cuore. E per gente come l’Autore le passioni del cuore si sposano con quelle della mente e dell’intelligenza. Sono decenni che il prof. Innangi si appassiona a quello che può sembrare un argomento per pochi, ma che per lui – come dovrebbe essere per tutti i ‘veri’ viestani – è un intreccio di ricordi, di storie familiari, di infanzia e di contemporaneità vissuta tra la considerazione della realtà presente e la storia che le ha determinate. La pubblicazione è modesta nel numero di pagine, nella sua confezione redazionale, nella sua stessa scrittura. Come modesta e inadeguata ne è stata la presentazione a Vieste. Ma. La potente novità del contenuto di queste pagine, oltre alla passione nella loro gestazione, è nell’impensabilità della sua ipotesi. Un’ipotesi coraggiosa, meditata e proposta con una pluralità e varietà di argomenti ed anche di metodologie. Brevemente: Vieste gode da secoli di una statua lignea di Maria: la santa Maria di Merino. Maria è un personaggio biblico che non è mai rappresentata da sola: sempre con il suo Figlio Gesù Cristo o negli eventi della sua vita (dall’annunciazione alla pentecoste). Questa statua è senza altre presenze. Ma la sua postura sembra richiamare una relazione, una prossemicità: molo probabilmente quella con l’arcangelo Gabriele che Le annuncia la pienezza di grazia per divenire Madre del Figlio di Dio. Manca l’arcangelo. Manca il contesto dell’evento. E poi tutti i pittori e gli scultori si sono chiesti: cosa faceva Maria in quel ‘mentre’ dell’annunciazione? I vangeli canonici non ritagliano questo particolare e i vangeli apocrifi non ne fanno cronaca. Ecco allora l’ipotesi dell’Autore: Maria filava e lo faceva con il fuso che usavano le nostre nonne, cioè «filava la matassa». E non è un’ipotesi bizzarra perché altre opere (come l’Annunziata di Pisa) ipotizzano questo atteggiamento. Ma per l’Autore questa intuizione lo porta a riconsiderare la dualità di statue, perché esiste un’altra statua di santa Maria che è di eredità della famiglia Innangi già dal bisnonno Michele. Una piccola statua di 35 cm. «Pensai allora – scrive l’Autore - e se questa di Vieste stesse facendo lo stesso gesto dell’Annunziata [di Nicola Pisano, nel pulpito del Battistero di Pisa]? Stesse cioè tenendo fra le dita della mano sinistra un fuso? Se fosse così, vuol vedere che la statua originaria di Vieste è questa [cioè quella della famiglia Innangi] e non quella venerata ora in chiesa, che tra le mani non può tenere assolutamente niente?» (p. 12). Una scena simile di annunciazione, «di Maria che ha nella mano sinistra la conocchia piena di lana grezza e con la destra tira la lana» la si può ricercare al Museo Nazionale di Manfredonia, Ante 1223» (pp. 34-35). «Da quel momento – confida l’Autore – ho affrontato la questione con impegno, caparbietà e sempre più profondi chiarimenti» E lo fa “inquadrando questo tema (cioè che la statua più antica fosse la piccola e non la grande)» in un contesto di altre sue ricerche che vanno dalla fondazione ‘mitica’ della città di Vieste alla costruzione della cattedrale e a tutti quegli autori locali o meno, ecclesiastici o civili, che parlano della statua grande (quella attualmente venerata e festeggiata il 9 maggio di ogni anno). Uno studio al carbonio 14, richiesto a spese dell’Autore all’Università del Salento, conferma che la statua di proprietà della famiglia Innangi ha un «range temporale al 95,4% tra il 1470 e il 1650» (p. 15). Confermato e confortato anche da questo da- to ‘scientifico’ nonché da docenti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, l’Autore si avventura in un’analisi comparativa tra questa piccola statua di santa Maria ed altri capolavori figurativi e scultorei simili. Per dimostrare tanti particolari a soprattutto che questa piccola statua è quella originale, è il ‘prototipo’ di quella grande ed è quella che era originariamente venerata. E un altro titolo di credito – che spinge l’Autore in un’altra affascinante ipotesi – è che «la statua piccola di Santa Maria di Merino è stata scolpita da Nicola Pisano [1215/1220 – 1278/1284]» (pp. 73-98). Al quale Nicola Pisano l’Autore attribuisce «l’opera di ristrutturazione della Cattedrale di Vieste all’epoca di Federico II» (pp. 43-72). La pubblicazione merita di essere letta. Anche per apprezzare e valutare la criticità e la validità di alcuni «paragoni e confronti», come anche di alcune metodologie dimostrative che l’Autore utilizza o personalmente configura. E va letta con gratitudine verso il prof Innangi che non scrive soltanto per «seguire una sua antica passione e propensione», ma anche con il nobile intento di chi – avendo insegnato per tanti anni – sa benissimo che repetita iuvant: «siccome credo che non tutti a Vieste abbiano letto [i miei scritti pubblicati sulla rivista Garaganostudi di Montesantangelo] e soprattutto perché molte cose sono state da me approfondite e riviste, ritengo che sia cosa utilissima presentare a un pubblico più vasto queste mie scoperte e intuizioni» (p. 13). Come si fa a non farsi compagno di un così caro e vecchio Amico, guardando l’ignoranza e l’accidia di chi non si giova e non merita questo patrimonio di fede e di cultura, nonostante alcuni, come il prof. Innangi, ancora si affaticano a voler testimoniare e far conoscere le tradizioni storiche e religiose di Vieste? A proposito delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia Lorenzo Pellegrino* L a Società di Storia Patria per la Puglia ha degnamente onorato l’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia, avviando all’interno delle sue sezioni più attive un vivace dibattito storico che ha coinvolto la società civile ed il mondo della scuola. Conferenze, convegni, mostre hanno scandito la vita dell’Istituto per l’intero 2011. Tra le importanti iniziative in provincia di Foggia vi è il convegno fortemente voluto ed organizzato dal compianto Cristanziano Serricchio Presidente della Sezione Garganica. Si è svolto, tra il 18 febbraio ed il 3 dicembre 2011, in sedi diverse: Manfredonia, Cagnano Varano, Rodi Garganico, Vico del Gargano, Monte Sant’Angelo, Vieste. Di queste manifestazioni in Puglia diverse Sezioni più attive hanno editato i testi: Barletta, Lecce, Brindisi, Taranto e dal 2014, ovviando ad una evidente carenza, anche Manfredonia. L’interesse suscitato dal convegno garganico è stato notevole. Ho accolto, pertanto, con grande piacere l’invito rivoltomi dal Presidente della Società di Storia Patria per la Puglia prof. Cosimo D’Angela, di curare la pubblicazione degli Atti al fine di lasciarne traccia duratura. Costituiscono il volume XXIV della prestigiosa “Collana” pugliese “Convegni” del 2014. Le relazioni coprono un arco temporale diverso: alcune gli anni immediatamente prima e dopo l’Unità d’Italia, altre si estendono a periodi molto più ampi. Tutte, comunque, con contenuti diversi, frutto di ricerche di archivio e bibliografiche, raggiungono l’obiettivo di ricordare le reazioni agli avvenimenti, l’impegno profuso ed il contributo dato dai cittadini del territorio garganico a questo importante processo storico. Costituiscono, inoltre, non solo un punto di arrivo per le aumentate conoscenze, ma anche un punto di partenza per ulteriori ricerche che possano inquadrare gli avvenimenti in un ambito più vasto, anche nazionale. *presidente della Sezione di Manfredonia Francesco INNANGI, Santa Maria di Marino. Storia di un’immagine nei secoli, presentazione di Giuseppe Disanti, Grafiche Iaconeta, Vieste 2013 (s.i.p.). Acquistabile presso Libreria Disanti o Edico- la in piazza a Vieste, al prezzo di 12 euro. L’Italia da salvare U n viaggio in tutte le regioni d’Italia attraverso le comunità che si prendono cura e danno valore spirituale allo straordinario e spesso sconosciuto patrimonio d’arte del paese.Da Milano a Roma, da Matera a Cesena, da Torino a Pisa, sono decine le comunità e le libere aggregazioni di persone che si prendono cura del patrimonio storicoartistico dei loro luoghi. Questo viaggio dalla Val di Susa alla Lunigiana, dall’altipiani di Cassino alle gravine di Taranto, dall’Appennino toscoemiliano alle colline marchigiane, è un lungo viaggio e una riflessione attraverso le sfide educative, spirituali e valoriali più importanti che Nannipieri ha conosciuto attorno all’arte e alle bellezze del paese. Come in ogni terra di questo mondo, ciò che c’è da salvare è soltanto il fatto che una persona possa unirsi a un’altra persona, e poi ancora a un’altra, e nell’insieme possano dire: noi ci prendiamo cura di questo, noi lo amiamo, noi gli daremo significato, noi gli daremo futuro. La comunità nasce in quel momento: dal mettere in comunione una cosa che sembra di nessuno mentre invece il suo senso, la sua memoria, la sua consistenza sopravvivono nelle mani, nelle premure, nelle attenzioni, nelle vite di molti che noi neanche conosciamo. Un libro, che è anche un viaggio, attraverso alcune delle esperienze di fraternità e di comunione più fervide che si possano conoscere nelle regioni d’Italia. “L’ITALIA DA SALVARE. (ed. San Paolo euro 10) del saggista e firma di Panorama e Il Giornale Luca Nannipieri. Elisabetta Schiavi Centro studi umanistici dell’abbazia di San Savino 11 Collezione Rizzon, uno scrigno di antichi reperti della nostra terra considerano solo altri territori ricchi di storia e di oggetti dell’antichità e non si comprende che “l’erba verde è anche quella del proprio orto”. Un’altra collezione è stata presentata il 26 settembre all’interno del Castello Svevo-Angioino-Aragonese. Si tratta del “tesoretto di Arpi”, composto da 418 monete antiche finora custodite nel Museo Nazionale Criminologico di Roma. Le monete, 414 delle quali in argento, risalgono al V e al III sec. a.C.. Nel 1952 i Carabinieri sequestrarono un chilo e mezzo circa di monete, rinvenuto nel corso di lavori agricoli nelle campagne di Arpi. Su continue richieste del Sindaco, che ne apprese la loro esistenza tramite internet, il “tesoretto”, appartenente al territorio di Manfredonia, è finalmente ritornato. Prossima anche l’apertura del Museo del Mare nato dopo dieci anni di gestazione. L’atto costitutivo è stato sottoscr it to i l 7 settembre scorso a Palazzo Dogana a Foggia da pa r te del la provincia, del Comune di Manfredonia e dell’Autorità Portuale. Un luogo Ricerche e studi molto caro che lega la Capitanata al mare. Ciò che si auspica è che il Museo non rimanga solo un luogo di ricordi, di cultura e di arti marinaresche, ma possa diventare uno scrigno di idee, vivo e dinamico. Di collezioni ed esposizioni si parla, altresì, anche in ambiente ecclesiastico con l’apertura del Museo Diocesano. Impresa che non ancora riesce a vedere la “luce”, ma che ci si auspica possa al più presto decollare. Certo negli ambienti curiali si sta lavorando a riguardo, ma eventuali attese e ritardi dipendono da fattori più grandi dei semplici e propositivi pensieri personali. Tra il Museo Archeologico del Castello, la Collezione Rizzon, il Museo del Mare e il Museo Diocesano non si rischia forse di far diventare Manfredonia una città eccessivamente dedita alla cultura? Certo che no. La cultura non è mai troppa, soprattutto quando un pae se offre tante ricchezze diverse tra loro. La gente , non solo quella del posto, non potrà fare altro che apprezzare la città tanto cara a Manfredi. Manfredonia sellame e da un acquerello di fine ‘700 realizzato dall’artista francese Claude Louis Chatelet – “Vista di Manfredonia” – mandato dall’Abate di Saint Non, insieme ad altri, nel sud Italia per documentare il territorio. La collezione è adesso visibile in modo permanente nella Cappella della Maddalena, sita all’interno del Comune sipontino. “Sono davvero lieto che finalmente questo pezzo di storia del nostro territorio, diventato proprietà della nostra Città, possa essere restituito ad essa. Non mi dispiace – ha commentato il Sindaco Angelo Riccardi – aver deciso, insieme con la Giunta, di acquistarli, così come di aver acquistato il meraviglioso acquerello dello Chatelet, nonostante le difficoltà finanziarie del momento. Spendere per riappropriarsi della propria storia e di ciò che ci appartiene è meritorio. Bisogna preoccuparsi, infatti, di allontanarsi, nelle scelte, dall’opinione comune e soprattutto dagli interessi personali e premurarsi, piuttosto, di quelli che verranno dopo di noi”. È ovvio che un patrimonio storico, di si fatta importanza, debba essere restituito alla sua terra. Spesso, molto spesso, si Ischitella È stata presentata alla città d i Ma n fredonia il 10 settembre scorso, nel chiostro del Palazzo comunale, la “collezione Rizzon”. Alla presenza del Sindaco Angelo Riccardi, dell’Arcivescovo Michele Castoro, della Presidente di Promodaunia Billa Consiglio e del Soprintendente per i Beni Archeologici della Puglia Luigi La Rocca, si è aperto lo scrigno dei 77 reperti antichi appartenuti all’area dell’antica Siponto e custoditi fino al 1990 nella collezione privata di Mario Rizzon, appunto, acquistata poi dallo Stato e infine, nel 2008, dalla Provincia di Vicenza. Il comune di Manfredonia dal canto suo, una volta individuati i reperti, ha inoltrato dovuta richiesta di acquisto alla provincia veneta. Fatto curioso è la simultaneità della richiesta avanzata sia da parte del Comune che della Provincia di Foggia la quale, una volta accertata la provenienza dei beni, sapientemente e secondo un logico accordo decise di fare un passo indietro a favore di Manfredonia. Uno scrigno di antichi reperti, dicevamo, composto da va- Tiziano Samele Rinvenuta la tomba dei Turbolo, baroni d’Ischitella e marchesi di Peschici Giuseppe Laganella C he la chiesa s. Francesco d’Assisi in Ischitella fosse un autentico scrigno di storia ischitellana lo si sapeva da tempo,ma che ci dovesse riservare ancora gradite sorprese, non lo si poteva proprio immaginare. Dopo le scoperte dello stemma dei Dentice,di un affresco commissionato dai Di Sangro, delle sepolture dei Pinto, mancava qualcosa dei feudatari Turbolo, e manco a farlo a posta, siamo stati accontentati. Una botola di chiusura di una tomba presente all’interno della chiesa che aveva tutto l’aspetto di una tomba nobiliare aveva suscitato la mia curiosità,ma non ero mai riuscito a capire a quale famiglia essa potesse appartenere. Grazie alla recente disponibilità d’accesso agli archivi parrocchiali da parte del parroco don Dino Iacovone sono venuto a sapere, dopo attenta lettura, della morte in Ischitella di don Giovanni Battista Turbolo,barone d’Ischitella e marchese di Peschici, sepolto dal 1634 unitamente a Ignazio Turbolo, suo consanguineo, nella chiesa di s.Francesco d’Assisi. La tomba su citata mi ha suggerito ipotesi e indizi. Che non sia proprio la tomba dei Turbolo? Per saperne di più sull’araldica dei Turbolo ho preso contatti con Stefano Ruocco dell’archeoclub di Massalubrense, cittadina del Napoletano che ha avuto come feudatari i Turbolo, sul cui stemma sono incise delle on- 17 OTTOBRE 2014 [Cultura e società] de e un delfino. Dopo aver fotografato la tomba con la collaborazione di don Francesco Agricola e ingrandita la foto al computer ho scoperto che al centro dello stemma c’è proprio un delfino, l’altro elemento dello stemma indicatomi dal Ruocco. Dunque, non ci sono dubbi: sotto la botola della chiesa s. Francesco in Ischitella sono sepolti i baroni d’Ischitella e marchesi di Peschici. Affascinante è la ricerca storica; a volte essa ti dona tante belle soddisfazioni. La parola dell’Arcivescovo “…Consentitemi una menzione particolare per i sacerdoti e i collaboratori pastorali dei paesi del nostro Gargano, che nei giorni scorsi si sono prodigati per alleviare le sofferenze di quanti sono stati colpiti dall’alluvione. Ieri sono stato a Peschici e a Vico del Gargano, a visitare le famiglie di Vincenzo e del giovane Antonio, le due vittime dell’uragano. In casa di quelle famiglie ho ascoltato solo parole di gratitudine e di apprezzamento per i nostri sacerdoti e le nostre parrocchie, che hanno assicurato vicinanza, solidarietà e preghiere. Il nostro pensiero, in questo momento, va ai proprio nostri fratelli di quelle zone, implorando dal Signore la forza di ricominciare…” (mons. Michele Castoro ai 700 partecipanti all’Assemblea diocesana) Rodi Garganico dalla lettera del parroco di s. Nicola Don Michele Pio Cardone C arissimi fratelli , la Parrocchia è la tenda che il Signore ha piantato in mezzo al suo popolo per starci assieme e condividerne il cammino dell’esistenza.… abbiamo vissuto nei giorni scorsi momenti di grande paura. Nonostante la crisi abbia già violentemente colpito tutte le nostre attività economiche e produttive pensavamo almeno di poter tirare un sospiro. ...Le violente piogge abbattutesi nelle ultime ore e le valanghe di fango hanno messo in ginocchio anche il nostro Comune. Ma oggi, dobbiamo stringerci nel dolore di chi ha visto travolti e spazzati via i propri cari, distrutte le proprie case e infrante le speranze e per questo personalmente e con l’Arcivescovo ringrazio tutti coloro che si sono adoperati, per contenere le conseguenze devastanti della calamità. Per l’occasione il nostro Arcivescovo Michele Castoro scrivendo ai sacerdoti del Gargano Nord, e quindi anche a me, ha manifestato la sua vicinanza e ha promesso preghiera, impegno e sostegno per le famiglie più colpite. Concludendo il messaggio ha detto.”Il Signore dia a tutti la forza di ricominciare”. Proprio per quanto accaduto ho pensato di iniziare il Nuovo Anno pastorale visitando tutti quelli che nella nostra città hanno avuto forti disagi a causa del maltempo... Il Presidente del Consiglio Renzi a Peschici PESCHICI FLAGELLATA Michele Marino Q ueste foto mostrano Peschici del Gargano, uno dei promontori più belli del mondo, ‘stravolto’ dopo l’alluvione. Queste immagini descrivono il disastro della nostra bellissima cittadina. Due vite spezzate, il giovane Antonio Facenna, di Vico del Gargano e Vincenzo Blenx – peschiciano. Quindi ci risiamo. Dopo sette anni dall’incendio che ha colpito vari centri turistici provocando la morte di tre persone, a Peschici l’acqua ha spazzato via campeggi, villaggi e lidi cancellando le spiagge più rinomate della zona, alcune case private e appezzamenti di ulivo e di ortaggi. E ancora una volta la popolazione peschiciana si è rimboccata le maniche in silenzio dandosi una mano gli uni con glia altri. Nella speranza che domani non sia un altro giorno … rimosso il fango … «Il Gargano non è chiuso per lutto. È in grado di accogliere, è nelle condizioni di continuare a essere quel capolavoro di bellezza che ho potuto ammirare giungendo qui. Noi come Governo faremo la nostra parte, ma questo non potrà bastare. Per rialzarsi e ripartire la popolazione deve dire va bene, ci siamo. E qui c’e’ la forza e la fierezza necessaria per farlo». Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi nella sala consiliare del Comune di Peschici affollata di sindaci, cittadini, autorità e operatori economici ha sottolineato che da Roma governo e ministri «non saranno latitanti». «In questo momento - ha detto Renzi - il dissesto idrogeologico è la priorità dell’Italia che affronteremo insieme alle Regioni snellendo al massimo la burocrazia». Ricordo di un figlio speciale travolto dall’alluvione Chi suona e canta non muore mai A d un mese dalla morte di Antonio Facenna, i sentimenti più limpidi obbligano mente e cuore ad esprimerne un ricordo. Certo, la vita di un giovane non può essere racchiusa in uno scritto, né tantomeno l’affetto per un amico si può tradurre in una commemorazione perchè AntoMimmo Delle Fave nio è vivo più che mai. Nel ringraziare quanti hanno presa prima settimana di settembre so parte alle sue esequie, sul manifeè stata caratterizzata sul Garga- sto, la mamma esprimeva la sorpreno da eccezionali fenomeni atmo- sa: “Sapevo di avere un figlio spesferici, già annunciati, col nome di ciale, ma non sapevo che lo fosse “Electra. Dei 16 paesi garganici almeno 10 per tutti”. Si, speciale per tutti è Ansono stati interessati dai terribili fenomeni tonio, ma senza le caratteristiche di atmosferici e tra questi i più colpiti sono S. un eroe per un giorno o la vanagloMarco in L., S.Giovanni R., Carpino, Rodi ria di chi si introduce nel cammino G.co e Peschici. Quando tali tragici eventi della vita con superbia. Semplicità e accadono e vengono subìti e vissuti diretta- genuinità: ecco le specialità di Anmente si riesce a comprendere cosa signi- tonio. fica quando la natura si muove e si ribella Antonio avrebbe compiuto 24 anni a alle malefatte dell’uomo! In questi giorni novembre, ma la sua freschezza gioal capezzale del Gargano sono giunti im- vanile corrispondeva alla limpidezportanti personaggi ed autorità per porta- za e alla sicurezza che trasmetteva re non solo, si spera, il loro contributo di nel parlare dei suoi progetti con rasolidarietà alle popolazioni ed agli ammi- dici profonde. Tutto ciò che uno denistratori locali, ma anche quanto occor- sidera con amore è poesia. ra ovviamente per risollevare le sorti di E tu, Antonio, ne scrivevi tante di poquella che rappresenta una delle perle d’I- esie. Ti sei diplomato e hai salutato talia per il turismo e per la produzione di tutti cosi, come fa un gran signore: prodotti agricoli con l’olio extra vergine di alzando il cappello e facendo l’inchiolive in testa. Alcuni di loro, con gli elicot- no. Con gioia poi hai riabbracciato la teri, hanno sorvolato i territori più colpiti tua terra, i tuoi animali. Continuanper la verifica e la quantificazione dei dan- do a lavorare con la tua famiglia, per ni e quasi tutti hanno visitato direttamen- la tua famiglia. te, insieme ai Sindaci dei paesi interessa- Sant’Agostino dice: “le parole inseti, i luoghi dove i disastri sono stati ancora gnano, gli esempi trascinano”. E tu più eccezionali ed evidenti. parlavi poco, insegnando molto. Così Le popolazioni garganiche che sono sta- hai realizzato il tuo sogno silenzioso te interessate dagli eventi alluvionali ol- di attirare tutti davanti alla verità; tre che attendere dalle Autorità preposte per donarci l’occasione di toccare e gli urgenti e dovuti interventi, auspicano vedere i valori della nostra terra conche cessi l’abusivismo edilizio e la cemen- servati nei tempi e nei gesti antichi. tificazione selvaggia dei territori, la defo- Valori di amore, pace e fratellanza. restazione incontrollata ed una maggiore E ci ha trascinati in tanti anche diee più precisa difesa dagli incendi boschi- tro al tuo corteo funebre, ma come vi, e che canali (o valloni) e torrenti di sca- si segue un vivente. I ragazzi hanno rico delle acque meteoriche che portano al danzato come a te piaceva, non per Lago di Varano e nel Mare Adriatico non nascondere il dolore, ma per ricordavengano più ostruiti da rifiuti di ogni ge- re più forte che “chi suona e canta nere, attivando una maggiore vigilanza. non muore mai”. L’alluvione che ha colpito “la montagna del sole” L Carpino 17 OTTOBRE 2014 [Attualità territoriali] In occasione della festa della transumanza, la tua presenza ha fatto da padrona, e anche il tuo modo di pensare, quell’“essere podolico è uno stile di vita”. Essere in cerca di uno stile di vita, trovarlo e perseguirlo, è il desiderio inespresso di ogni giovane. Tu non lo nascondevi, non te ne vergognavi, sei stato capace di spenderti per questo ideale. Niente si perderà di questo stile di vita: l’Istituto professionale per l’agricoltura e l’ambiente di Fabro, in Umbria, ha dedicato il primo giorno di scuola a te che hai creduto e lavorato per il futuro. Avevi fede, Antonio, quella fede che parte dai santi e dagli inviti alla preghiera conservati nel portafoglio; ma anche quella fede che sa di rispetto e di condivisione, di disponibilità al confronto e alla crescita, capace anche di incassare un no e continuare ad avere fiducia. Hai frequentato per un certo periodo la parrocchia ed è li che abbiamo conosciuto anche il lato interiore che combaciava perfettamente con quello che traspariva dalla tua semplicità. Dice uno scrittore: “ il lavoro è amore reso visibile; e che grande è solo colui che trasforma la voce del vento in una canzone resa più dolce dal proprio sentimento”. E noi tutti ti abbiamo sentito cantare e ballare; abbiamo sentito quel vento che ti entrava dentro e cantava le melodie della tua terra. Il 28 settembre scorso, presso il Teatro del Fuoco di Foggia, si è tenuto un evento musicale in tua memoria; grazie alla sinergia delle associazioni musicali folk, è iniziata anche una raccolta fondi perché la masseria Facenna, in tuo ricordo, diventi una fattoria didattica. E in occasione della Festa della beata Vergine del Rosario, a Carpino si è svolto l’evento “Note per un Amico”, sempre con la stessa finalità e in collaborazione con la tua famiglia. Grazie per averci insegnato l’arte dell’ Amore. L’incanto del tuo sorriso rimarrà sempre con noi. Verso Firenze 2015 Un logo per Firenze 2015: parte il concorso U n logo per Firenze 2015… il tuo! Con questo slogan il Comitato preparatorio del 5° Convegno Ecclesiale Nazionale ha lanciato un concorso per la realizzazione del logo che identificherà il Convegno e verrà utilizzato su tutti i canali di comunicazione dell’evento. Il concorso è aperto a tutti senza limitazioni: giovani (anche minorenni) e adulti, religiosi e laici, individui o gruppi (per esempio classi scolastiche o famiglie) potranno inviare una proposta seguendo il regolamento pubblicato sul sito del convegno www.firenze2015.it. Per partecipare dunque non occorre essere professionisti della grafica, dell’illustrazione o del design. Basta un pizzico di gusto estetico e la capacità di esprimere visivamente lo spirito e il tema del Convegno: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Per faci- litare l’arduo compito dei concorrenti, il Comitato organizzatore ha scelto alcune parole chiave a cui ispirarsi e fare riferimento: Umano, Chiesa, Gesù, Firenze, Partecipazione. Non a caso anche i social media avranno un ruolo centrale nel processo di selezione del logo. Dopo il 21 novembre 2014, data di chiusura del concorso, sulla pagina Facebook ufficiale del Convegno (www.facebook.com/firenze2015) verranno pubblicate tutte le proposte pervenute. Fra queste, le migliori 10, selezionate dalla Giuria tecnica, saranno sottoposte al voto social: durante la settimana dal 24 al 30 novembre 2014 chiunque potrà esprimere la propria preferenza dichiarando il proprio “Like”. La Presidenza del Comitato preparatorio giudicherà la migliore fra le tre proposte più votate. La proclamazione del vincitore avverrà l’8 dicembre 2014. Michelangelo Mansueto C arissimi, in vista del Convegno Ecclesiale che si terrà a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015, il Comitato preparatorio e l’Ufficio comunicazioni sociali Cei hanno lanciato il concorso “Un logo per Firenze 2015… il tuo!” L’iniziativa è aperta a tutti: giovani (anche minorenni) e adulti, religiosi e laici, individui e gruppi (classi scolastiche, famiglie…). I partecipanti potranno inviare una proposta seguendo il regolamento pubblicato nel sito www.firenze2015.it. Il coinvolgimento e la partecipazione di tutte le realtà ecclesiali e laicali del territorio è uno degli aspetti essenziali del percorso di preparazione al 5° Convegno Ecclesiale Nazionale, pertanto siamo tutti vivamente invitati a pubblicare sui nostri siti i banner allegati. Un cordiale saluto a tutti. Il direttore di VOCI e VOLTI Il nuovo sito internet dell’Istituto Pastorale Pugliese Comunicato RaiTre e Rai Vaticano PAOLO VI Alberto Cavallini* S i è tenuta presso il Seminario Regionale di Molfetta, lo scorso 30 settembre, una riunione dei direttori diocesani per le Comunicazioni sociali per presentare la ‘bozza’ del nuovo sito internet dell’Istituto Pastorale Pugliese che prevede una collaborazione con gli Uffici diocesani per le Comunicazioni sociali. La riunione presieduta da don Pietro De Santis, direttore dell’Istituto Pastorale Pugliese, ha voluto anche riprendere il cammino regionale di dialogo e organizzazione in materia di comunicazioni sociali. È stato sottolineato che il nuovo sito dell’ITP è un’opportunità da valorizzare il più possibile nell’ottica di quella cultura dell’incontro e del farsi prossimo che il Papa continua a raccomandare e praticare. Il web è una «periferia digitale» dove è possibile andare incontro anche ai lontani, a chi non entrerebbe in una chiesa, ma che può lasciarsi raggiungere da una parola diversa, captata semmai in un ambiente ormai familiare. È stato rimarcato da più parti il ruolo dei social network che incrementano rapidamente i membri e che hanno un importante ruolo di rilancio per valorizzare i materiali via via pubblicati, a partire dalle esperienze pervenute e da una loro rilettura tematica, e per segnalare di volta in volta i nuovi materiali pubblicati. E anche per raggiungere, attraverso le forme di condivisione tipiche del web, chi non entrerebbe mai nel sito di un’iniziativa magari sentita come lontana, ma che può essere incuriosito da una questione, una domanda, una notizia, incontrate nei territori digitali che frequenta abitualmente. Soprattutto il web è un ponte verso le periferie per una comunicazione in rete ad intra, come ha ben sottolineato Enzo Quarto, e ad extra, con i giornalisti e la società. Di qui la necessità di creare un gruppo ristretto di collaboratori, guidati da un giornalista professionista, per far veicolare al meglio le notizie pervenute. Il nuovo sito, insomma, vuole essere luogo di comunicazione, formazione, incontro. L’obiettivo è che rimanga un punto di riferimento per la informazione e lo scambio di esperienze nel cammino delle Chiese di Puglia. Con un intervento del vescovo di Parma, S.E.Mons. Enrico Solmi, il sito sarà presentato e inaugurato ufficialmente in Molfetta il prossimo 5 novembre alla presenza dei Vescovi di Puglia. *direttore dell’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali IL GRANDE TIMONIERE I l 19 ottobre ci sarà la beatificazione di Papa Paolo VI. Con Rai 3, abbiamo realizzato uno speciale docufilm di 50 minuti, dal titolo “Paolo VI, il grande timoniere”, che andrà in onda sabato 18 ottobre, ore 18.00. Massimo Milone responsabile RAI Vaticano Il profilo spirituale di papa Paolo VI resta ancora sconosciuto. La grande passione di servire la Chiesa insieme alla grande passione di servire l’uomo, dialogando con tutti instancabilmente. Forse è questo che lo accomuna a Papa Francesco. E anche se la Storia ci ha consegnato un pontefice dimesso, i gesti, gli atti e le parole sue sono ora più presenti che mai. Benedetto XVI lo ha definito un «grande timoniere» forse perché è stato il primo a riformare la Chiesa, a rinnovarla, a spogliarla di guardie e flabelli. Paolo VI è stato il primo a scendere dal trono e a mescolarsi alla folla, ad aprire la prima breccia nel «muro della Controriforma». Paolo VI è stato il primo a impugnare il pastorale, a presentarsi con mitria e casula, a rivendicare il suo ruolo di semplice vescovo, il «vescovo di Roma», proprio come Francesco. Da questo e dagli altri suoi “primi passi”, è iniziata la nuova storia del Papato contemporaneo, sul cammino indicato dalla grande passione di Paolo VI: comunicare a tutti i Pastori che “Cristo è il centro della storia e del mondo”. 15 MAGGIO 2014 [Comunicazioni Sociali] Con grande giubilo dei fedeli, riaperta al culto la Chiesa Abbaziale U nanimi sentimenti di gioia e letizia il 15 settembre scorso, quando durante la Solenne Concelebrazione Eucaristica in occasione della Festa Patronale, il nostro Arcivescovo Mons. Michele Castoro ha benedetto e riaperto al culto la Chiesa Abbaziale. Hanno partecipato il Vicario Generale, una rappresentanza del presbiterio diocesano, della comunità dei Padri Micaeliti, Camiliani, Scalabriniani, Orionini, del Presidente e membri dell’UAL, della comunità monastica di Pulsano, oltre alle autorità civili e militari del territorio. Il Parroco Don Francesco La Torre ha introdotto la celebrazione con il saluto all’Arcivescovo, ai presbiteri e a tutti gli intervenuti presentando in sintesi i complessi e articolati lavori eseguiti. La quantizzazione dei danni, la dettagliata programmazione degli interventi da parte dei tecnici e della commissione pro-restauro, la fedele esecuzione da parte delle maestranze, nelle specifiche competenze, hanno richiesto certosina pazienza, coordinamento attento e collaborazione da parte di tutti. Un coro di partecipazione che ha visto protagonisti tutti i membri della comunità cristiana di Mattinata, mo- Mattinata 17 OTTOBRE 2014 [Ecclesia in Gargano] Marco Lauriola * strando grande affezione verso il Sacro Tempio intitolato alla Madre della Vera Luce. La dinamica pastorale, durante la parentesi di chiusura, non ha subito arresti o rallentamenti, grazie alla corresponsabilità e all’impegno corale degli operatori pastorali, dei gruppi ecclesiali, dalle associazioni e delle varie articolazioni della comunità parrocchiale. I lavori non sono terminati, ha precisato Don Francesco, ma proseguono con una nuova struttura liturgicopastorale in fase di completamento per la celebrazione del mistero del Perdono: l’ampia Sono previsti l’ampliamento del salone parrocchiale e nuovi impianti ludici all’aperto sull’area nord contigua alla Chiesa. Il nostro Arcivescovo dopo aver ringraziato ed espresso la sua piena soddisfazione per le opere realizzate, nella sua omelia tra l’altro ha detto: Al termine della celebrazione dopo la lettura della Benedizione Apostolica pervenuta dalla Segreteria di Stato Vaticano, il sindaco di Mattinata Avv. Michele Prencipe a nome della Civica Amministrazione, dopo aver preso atto della mole degli interventi che hanno messo completamente a nuovo la Chiesa parrocchiale nello spazio temporale di soli alcuni mesi, ha consegnato all’Arcivescovo e al Parroco quale espressione di gratitudine della cittadinanza, una doppia targa-ricordo, segno documentale di memoria storica della nostra Parrocchia-Abbazia. A nome della Comunità ecclesiale è intervenuto il Dott. Michele Di Bari – prefetto di Modena – sottolineando come la parrocchia, per propria esperienza di vita e di tante generazioni, resta sempre un riferimento qualificato e credibile per formazione alla fede e per la comunicazione dei valori più profondi della convivenza civile. Ha voluto rinnovare il ringraziamento a tutti, in primis, all’Arcivescovo come Padre, Pastore, e guida magisteriale dell’Arcidioce- “Una Comunità viva” Leonardo Ciuffreda H a riaperto al culto la chiesa abbaziale s. Maria della Luce di Mattinata, seriamente danneggiata lo scorso anno da un incendio fortuito che ha danneggiato uno dei luoghi più cari ai cittadini della “farfalla bianca”. Nel giorno della festa in onore della Patrona, s. Maria della Luce, mons. Michele Castoro ha benedetto e riaperto al culto la chiesa nella sua rinnovata veste. Nel corso della concelebrazione eucaristica sono venute parole di speranza dal Presule che ha sottolineato: “non è tanto importante il denaro che occorre per terminare i lavori, ma siamo rimasti impressionati nel constatare che questa è una comunità viva, che vive della parola di Dio, che vive dei sacramenti, che vive della carità e della solidarietà; perciò non abbiamo timore, neanche degli eventi calamitosi che possono abbattersi su di noi”. All’importante evento erano presenti il prefetto di Modena, Michele Di Bari, il sindaco, Michele Prencipe, e la Giunta comunale, gli ex sindaci Roberto Prencipe ed Angelo Iannotta. si, ascoltato e amato dalla comunità cristiana e civica di Mattinata. Quali pietre vive, avvertiamo la profonda esigenza di lodare e ringraziare il Signore per quanto con i doni del suo Spirito, attraverso eventi e persone, opera per il suo popolo. Al nostro Don Francesco va la nostra rinnovata stima e gratitudine non solo in questo evento, per aver coordinato i lavori in ogni particolare con scrupolosa fedeltà alle normative della Chiesa, ma prima di tutto per lo zelo pastorale, senza risparmi e riserve, che quotidianamente dispiega nella nostra comunità parrocchiale. * animatore della liturgia Montesant’Angelo si è stretta intorno a un suo figlio, il francescano p. Giuseppe Piemontese, Vescovo di Terni-Narni-Amelia Antonia PALUMBO C on un ricevimento nell’aula consiliare del Comune, i Rappresentanti della civica Amministrazione hanno accolto il padre Giuseppe Piemontese, francescano conventuale, nativo di Monte Sant’Angelo, divenuto da qualche mese Vescovo di TerniNarni-Amelia. Nel suo saluto il sindaco, ing. Antonio Di Iasio, ha ricordato fra l’altro, che la città all’annuncio della nomina episcopale si è rallegrata e si è stretta idealmente intorno al suo figlio, p. Giuseppe, ricordato da tutti con vivo affetto fraterno. Nel ricordare, poi, le cinque doti elette di un Vescovo tutte racchiuse, secondo quanto stigmatizzato dal cardinal Siri, nell’esercizio della “pazienza”, ha chiesto a mons. Piemontese di pregare sempre per questa sua città natia che custodisce il millenario santuario micaelico del Gargano. Mons. Giuseppe Piemontese nel ringraziare il Sindaco e la città ha ricordato il suo forte legame con Monte Sant’Angelo, dove nella parrocchia s. Francesco, retta dai Minori Conventuali, si è formato, è stato ordinato sacerdote da mons. Valentino Vailati, ed ha svolto i primi anni del suo ministero sacerdotale. Ha voluto anche partecipare ai presenti che quando ha ricevuto la nomina a vescovo fattagli da papa Francesco è rimasto molto “sorpreso, confuso, intimorito”, ma poi ricordandosi delle parole del padre san Francesco ai suoi frati di essere “sudditi e soggetti a santa madre Chiesa, prestando obbedienza e riverenza al signor Papa” , non ha esitato a dire il suo sì al Papa. Ha promesso, poi, alla Civica Amministrazione e ai cittadini presenti che si attiverà per far rinsaldare i secolari legami, oggi nuovamente intrapresi, tra Assisi, terra di s. Francesco pellegrino al Monte Gargano nel 1222, e Monte Sant’Angelo. L’arcivescovo mons. Michele Castoro ha espresso tutta la gioia dell’Arcidiocesi per questa nuova nomina episcopale e ha sottolineato come essa sia importante in quel progetto di rinnovamento della Chiesa intrapreso da Papa Francesco che ha voluto un vescovo francescano in Umbria, cuore del Francescanesimo. Ha anche assicurato a mons. Piemontese che non sarà mai solo perché sentirà a sé vicino le preghiere che da questo santo monte saliranno, per l’intercessione di s. Michele, all’Altissimo che donerà ogni sapienza, lume e conforto a lui, Pastore e Apostolo della Chiesa che è nel Ternano. È seguita da parte del sindaco l’offerta al novello Vescovo del dono di una statua dell’Arcangelo a ricordo di questa visita alla sua città natale. Un corteo di Autorità e di cittadini dal Palazzo di Città ha accompagnato mons. Giuseppe Piemontese alla basilica-santuario di s. Michele arcangelo ove il novello presule è stato accolto dall’Arcivescovo mons. Michele Castoro e dal Rettore del santuario, p. Ladislao Suchy, che ha porto il Crocifisso che il vescovo Piemontese ha baciato con amore. Quindi è seguita la concelebrazione eucaristica presieduta da mons. Giuseppe Piemontese cui hanno partecipato mons. Michele Castoro, sacerdoti e religiosi, e una gran folla di popolo. Nel suo saluto iniziale l’arcivescovo mons. Michele Castoro ha detto, fra l’altro, al nuovo presule che in terra umbra non si sentirà solo perché “le preghiere che saliranno da questa santa grotta di s. Michele per sostenere il tuo ministero in terra umbra, ti faranno sentire vicina con tutto il suo calore la nostra terra garganica, tanto amata, e la nostra Chiesa che ti ha generato e istruito nella fede.” I figli dell’antico Monte Gargano, oggi Monte Sant’Angelo, divenuti vescovi - VESCOVI NATIVI DI MONTE SANT’ANGELO DALL’XI SECOLO AD OGGI LEONE GARGANICO, 1° arcivescovo dal 1023 al 1050 della di nuovo autonoma sede metropolitana di Siponto; la città gli ha dedicato una strada nei pressi della centrale piazza Duca d’Aosta; GREGORIO DE GALGANIS o DEL GARGANO, secolo XII-XIII, vescovo-cardinale, legato di papa Innocenzo III quale tutore, dal 1198 al 1202, del piccolo Friedrich Schwab Hohenstaufen, il grande imperatore Federico II, stupor mundi; la città ha dedicato al cardinal De Galganis un’importante piazza del centro storico; GABRIELE DEL GARGANO, già abate di Pulsano, o.S.B., nel 1303 eletto vescovo di Vieste; GIOVAN GIACOMO GIORDANO, garganico, sec. XVII, abate di Montevergine, dal 1651 al 1661 fu vescovo di Lacedonia; la città gli ha dedicato il vico Giordano che dal corso principale porta verso la chiesa s. Francesco. BARTOLOMERO GAMBADORO, 1669-1730, vescovo di Ruvo di Puglia dal 1705 al 1730; la città gli ha dedicato una strada nel centro storico; di lui è conservata in Monte Sant’Angelo una casula romana con stemma di famiglia e alcuni vasi liturgici in argento; DOMENICO GIORDANI, dal 1749 al 1755 vescovo di Teano, poi patriarca di Antiochia, Gerente per 14 anni della città di Roma, cardinal Vicario nel 1769, amico personale del cardinal Carlo Rezzonico, eletto papa col nome di Clemente XIII, e che ancora cardinale ospitò a lungo in estate nella bella villa di famiglia alla località del nostro territorio “La Cavola”. Sia nel centro di Monte Sant’Angelo che in quello di Manfredonia si possono ammirare due bei palazzi settecenteschi della famiglia Giordani; GIAN FRANCESCO DEI NOBILI, 1712-1774, scolopio, riordinò e portò a grande splendore il Seminario Sipontino; fu vescovo di Larino e promotore della causa di beatificazione di s. Giuseppe Calasanzio; la città gli ha dedicato una piazza nel centro storico; GIUSEPPE PIEMONTESE, frate minore conventuale, ordinato presbitero nel 1971 a Monte Sant’Angelo dall’arcivescovo mons. Valentino Vailati, già ministro provinciale dei frati conventuali di Puglia e dal 2005 al 2009 custode del Sacro Convento di Assisi e rettore della basilica di San Francesco, vicario episcopale per i santuari e le basiliche guidate dai frati minori conventuali in Assisi per la diocesi di AssisiNocera Umbra-Gualdo Tadino; dall’ aprile 2014 è vescovo di Terni-Narni-Amelia. - ALTRI DUE NOTI VESCOVI, “GARGANICI DI ADOZIONE” A questi 8 vescovi tutti nativi di Monte Sant’Angelo, sono da aggiungere altri due importanti personaggi storici, assai conosciuti anche a distanza di secoli, non nativi, ma di certo garganici di adozione, per aver soggiornato almeno per più di un decennio sul Monte Gargano e scritto importanti testi sul millenario santuario dell’Arcangelo Michele e sull’antica arcidiocesi sipontino-garganica: MARCELLO CAVAGLIERI, domenicano, nativo di Bergamo, devotissimo dell’arcangelo Michele: scrisse la monumentale opera “Il pellegrino al Gargano” in due tomi; ha soggiornato per molti anni in Monte Sant’Angelo per cui è da considerarsi un autentico garganico di adozione; la sua memoria è ancora assai viva e la città gli ha dedicato una strada del centro storico; dal 1690 al 1705 fu vescovo di Gravina di Puglia, ove curò e diffuse il culto verso l’Arcangelo e pazientemente migliorò la forma dell’altare di s. Michele delle Grotte, ove è custodita una seicentesca statua commissionata ai nostri “Samm’calèr”, e di s. Michele della cattedrale; POMPEO SARNELLI, conterraneo pugliese, anch’egli garganico di adozione: fu a lungo residente tra noi come aiutante di studio dell’arcivescovo Vincenzo Maria Orsini che lo ordinò presbitero nell’anno 1672 proprio nella basilica di s. Michele a Monte Sant’Angelo; scrisse la celebre opera “Cronologia dei Vescovi ed Arcivescovi Sipontini” edita nel 1680 a Manfredonia. Dal 1691 al 1724 fu vescovo di Bisceglie. (a cura di Alberto Cavallini) 17 OTTOBRE 2014 [Ecclesia in Gargano] 17 OTTOBRE 2014 16 H o letto da qualche parte che questo Santuario ha ricevuto un ulteriore riconoscimento. Si tratta del “Certificato di Eccellenza 2014”. Ad attribuirlo è stato il Portale Turistico Internazionale presso il quale sono giunti i pareri di numerosi pellegrini, visitatori e turisti che, dopo essere stati al Santuario, lo hanno ritenuto meritevole di un ottimo giudizio anche riguardo alla ricettività e all’accoglienza. Questo riconoscimento, da un lato giunge a conforto dell’impegno dei sacerdoti, del personale e dei volontari, dall’altro stimola ad una sempre più degna ospitalità. (dall’omelia dell’arcivescovo mons. Michele Castoro della messa di s. Michele) IL SANTUARIO-GROTTA DI S. MICHELE Vincitore del certificato d’eccellenza 2014 Ha dichiarato Marc Charron, President of TripAdvisor: “Il Certificato di Eccellenza dà a luoghi e strutture nel mondo che vantano un’ ottima performance il riconoscimento che meritano, sulla base del feedback di coloro che contano di più: i visitatori attenti e non frettolosi.” Pellegrinaggi al Santuario dell’Arcangelo sul Gargano A Alberto Cavallini Monte Sant’Angelo si va come pellegrini anche quando la visita alla città ha qualche altro scopo: il luogo obbliga di per sé a riflettere sulle ragioni per cui ci si è mossi, sul senso del nostro ricercare, sulla meta ultima della nostra vita, pure essa un viaggio, sulla bellezza insita nel luogo che nelle sue viscere ha il bramato ‘scrigno’, pregno di fede e di storia . Tale riflessione è più importante dello stesso cammino fisico perché il vero pellegrinaggio è movimento dell’anima; per il cristiano è una conversione, è un momento per andare incontro al Signore. È Lui, infatti, l’archetipo del pellegrino. E’ Lui il Lògos che lasciò il seno del Padre per camminare nel tempo e nella storia degli uomini, donando i tesori inestimabili della salvezza a quanti lo invocano e cercano con cuore sincero. I pellegrinaggi a piedi, poi, non sono uno sguardo imitativo del passato, ma forma del credere di ogni tempo perché contengono in sé la consapevolezza profonda dell’uomo di essere sempre in cammino, in ricerca, sulle tracce dell’Eterno. Percorrendo sentieri, tratturi, mulattiere della nostra terra, le vie dell’antico santuario micaelico del Gargano, si diventa e si è quegli homines viatores , secondo l’espres- [Ecclesia in Gargano] sione resa famosa da Gabriel Marcel, che hanno la consapevolezza profonda di essere in cammino e in ricerca. Le vie del pellegrino non sono quelle dell’escursionista che passa senza lasciare nulla a chi viene dopo, ma strade che immettono il pellegrino nella corrente invisibile di una folla sterminata che ha desiderato la stessa meta e che ha lascito tracce e simboli della fede. In ogni passo, il pellegrino raccoglie il testimone di chi è venuto prima, anche di secoli o di un millennio, in una catena di solidarietà e di storia che sostiene e rinvigorisce. E il cammino in gruppo, poi, aggiunge l’immancabile condivisione di sé con i noti o da poco conosciuti compagni di pellegrinaggio. Accogliere, ascoltare, seguire i pellegrini è un commovente ed autentico atto di pietas cristiana che ti coinvolge e trasforma. Ogni pellegrino cammina in modo essenziale e tutto orientato alla meta, quella che lo ha messo in cammino e che agogna visitare. E se questo è vero, per andare nella giusta direzione e raggiungere la scenografica grotta dell’Arcangelo e lì piegare il capo in preghiera e adorazione, non ci resta che farci anche noi pellegrini come i tanti che sono saliti al Monte Gargano anche in questo autunno 2014. Sono stati premiati luoghi di tutto il mondo capaci di distinguersi agli occhi dei viaggiatori per la costanza nell’eccellenza del servizio accoglienza e tra questi anche il nostro millenario santuario dell’Arcangelo. Il Certificato di Eccellenza è una vera e propria fonte di orgoglio per chi lo riceve, poiché si basa esclusivamente sulle recensioni e sui pun- teggi pubblicati dai viaggiatori TripAdvisor. Ai Padri Micaeliti, custodi del Santuario, le congratulazioni di VOCI e VOLTI per questo prestigioso riconoscimento e gli auguri di proseguire al meglio nell’accoglienza di pellegrini e visitatori di tutto il mondo per raggiungere sempre più alti riconoscimenti mondiali. (Alberto Cavallini) Più di 2000 giovani pellegrini a s. Michele G iovani del Cammino Neocatecumenale di Marche e Abruzzo, guidati dai responsabili, hanno invaso la scorsa estate la città dell’Arcangelo e sostato a lungo in preghiera nel millenario santuario. Accolti dal rettore del santuario, suddivisi in gruppi, i giovani hanno sostato, pregato, cantato in basilica e riascoltato le parole di grande attualità, pronunciate proprio a Monte Sant’Angelo nel 1987 dal santo padre Giovanni Paolo II. Nel pomeriggio in Via Carlo d’Angiò, adiacente al santuario, si è tenuta la celebrazione comunitaria vocazionale del movimento neocate- cumenale con il canto del Vespro e con la manifestata disponibilità, tra la gioia e la commozione dei presenti, di ben 35 ragazzi al presbiterato e di 20 ragazze alla vita consacrata, cammino che hanno intrapreso dallo scorso settembre. Il grande pellegrinaggio ha offerto ai presenti uno scenario incredibile e per la testimonianza di fede e per il numero dei partecipanti, tutti giovani. (Antonia Palumbo) 2° Pellegrinaggio micaelico MattinataMonte Sant’Angelo 29 settembre: dall’omelia dell’Arcivescovo Michele Castoro Dio è nostro custode; custodiamo noi stessi, il fratello, il creato Antonio Latino S i è svolto il Pellegrinaggio Micaelico da Mattinata fino al Sacro Speco arcangelico di Monte Sant’Angelo. La sera della vigilia della festa di s. Michele, domenica 28 settembre, nel corso della s. Messa vespertina nella parrocchia s. Maria della Luce, l’arciprete canonico don Francesco La Torre ha impartito la benedizione ai partenti, muniti di bordone, bisaccia e borraccia. Alle 23,00 tutti i partecipanti, circa quaranta, si sono ritrovati all’ingresso del paese, da dove, dopo un breve riflessione sui temi del pellegrinaggio, cammino di fede diverso da una gita fuori porta, si sono incamminati recitando il Santo Rosario lungo la SS. 89 in direzione di Manfredonia, per raggiungere l’antico tratturo utilizzato quotidianamente dalle popolazioni mattinatesi e montanare, a piedi o con animali da soma, fino ai primi anni ’50 quando pochissimi, o addirittura inesistenti, erano i collegamenti automobilistici. Giunti all’imbocco della galleria Monte Saraceno, all’altezza del Ponte a Tre Luci, la processione ha deviato a destra sulla strada dell’Ombratico che costeggia il vallone di Carbonara. Dopo circa un chilometro, in prossimità della grotta della ‘Nfantasma, è iniziata la salita al monte lungo il tratturo denominato de li Scanèle, a motivo della lunga serie di gradoni scanalati nella dura roccia dalle acque piovane. L’ascesa notturna, scandita dal salmodiare delle preghiere, nelle primissime ore del 29 settembre, ha riservato ai pellegrini uno spettacolo molto suggestivo con vedute mozzafiato sul sottostante panorama notturno mattinatese. Giunti a Monte Sant’Angelo in prossimità dell’alba e dopo aver attraversato cantando il centro cittadino, preceduti da una croce i pellegrini mattinatesi si sono ritrovati nell’atrio della Basilica con i pellegrini giunti nel frattempo da Manfredonia e da San Marco in Lamis, e sono poi scesi nella Grotta arcangelica dove è stata celebrata la prima Messa. A detta dei più, questo secondo Pellegrinaggio è stato scandito meglio nei tempi, dando la possibilità a tutti i pellegrini, anche ai meno allenati, di camminare senza eccessivo affanno. L’augurio di tutti è che la futura terza edizione diventi fin da oggi un appuntamento sentito e ancor più partecipato, con l’aiuto di Dio e di s. Michele arcangelo. “T erribilis est locus iste Questo luogo incute rispetto”. Ed è proprio qui, in questa impressionante grotta, in questa celeste Basilica di San Michele, che anche noi ci siamo fatti pellegrini oggi per celebrare la festa dell’Arcangelo. “Hic domus Dei est et porta coeli - come recita la scritta sul Portale - Qui è la casa di Dio e la porta del Cielo”. Percorrere la scalinata del Santuario ha significato compiere un percorso introspettivo. Discendere quella scala fin nelle viscere della terra ci ha fatto ricordare quanto sia duro toccare il fondo del nostro peccato, ma quanto più sia gioioso risalirvi pentiti e purificati, secondo le parole che lo stesso San Michele proferì nella sua prima apparizione del 490: “La caverna è a me sacra… Là dove si spalanca la roccia possono essere perdonati i peccati degli uomini. Quel che sarà qui chiesto nella preghiera sarà esaudito”. E’ con questo spirito di fede e col desiderio di tornare a casa interiormente rinnovati, che siamo venuti su questo monte, per invocare la protezione dell’Arcangelo. Carissimi, la pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato, nota come “La parabola della zizzania”, ci dice che non siamo ancora nel tempo del raccolto, per cui a nessuno è permesso di giudicare o di condannare, ma siamo sempre e ancora nel tempo della semina, faticosa e paziente. Siamo chiamati a seminare sapendo che non siamo soli, fiduciosi che il seme che siamo chiamati a spargere, a modo suo porta sempre il frutto sperato. E che non siamo soli ci viene testimoniato dal fatto che Dio si rende presente tramite i suoi angeli ed Arcangeli. ...Le forze presiedute dall’Arcangelo Michele sono forze di equilibrio e di giustizia, pronte a liberare il bene e a impedire il male. Ma il bene e il male sono così strettamente uniti che non li si può separare prematuramente senza provocare lacera- zioni. L’arte del discernimento è la più difficile che ci sia, perché richiede fede e sapienza. ...Angeli ed Arcangeli ci rivelano la cura e la premura che Dio ha sempre avuto per il popolo d’Israele e per la Chiesa; per l’umanità intera e per ogni uomo che è a sua immagine e somiglianza. Dio si prende cura di ciò che ama. Ma se Dio è nostro custode, anche noi siamo chiamati a custodire. Custodire chi e che cosa? Vorrei accennare a tre forme di custodia. In primo luogo siamo chiamati a custodire noi stessi, il nostro corpo, il nostro cuore, il nostro tempo, la vita che ci è stata donata. Custodire se stessi significa custodire l’immagine di Dio in noi. Non dimentichiamolo: la bellezza che gli Arcangeli contemplano sul volto di Cristo è la stessa bellezza che Dio ha scritto sul volto di ciascuno di noi. In secondo luogo, ognuno di noi è anche custode dell’altro. ...Infine siamo custodi del creato. Questa montagna sacra, scelta dall’Arcangelo Michele quale sua dimora in mezzo a noi, è posta su uno dei luoghi più belli al mondo: il nostro Gargano, segno di una natura che merita rispetto e cura, prevenzione e protezione. Essa nelle ultime settimane è stata ferita dalle alluvioni, che hanno provocato distruzione e morte. Questo evento tragico sia un monito per noi, affinché possiamo pensare e praticare uno sviluppo che non sia mosso da interessi speculativi, ma che sia in armonia con la natura, la cui bellezza ci parla di quella grandezza di Dio che continuamente viene osannata dalla voce degli Angeli e degli Arcangeli. Perciò diamoci alle opere di bene e facciamoci custodi gli uni degli altri, custodi di questo creato che ci è stato affidato, per fare della nostra vita un’opera gradita a Dio. Invochiamo San Michele perché ci protegga nella lotta della vita, tenga lontano da noi ogni male e ci procuri tutto il bene. “Quis ut Deus? Chi come Dio?”. Lasciamoci contagiare dalla missione dell’Arcangelo e proclamiamo anche noi oggi con forza che Dio è l’unico degno di onore e gloria, è l’unico di cui il mondo ha veramente bisogno, mentre risuona in questa assemblea la parola dell’Apocalisse: “Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo… Esultate, dunque, o cieli e voi che abitate in essi”. Così sia. 17 OTTOBRE 2014 [Ecclesia in Gargano] 17 OTTOBRE 2014 [Ecclesia in Gargano] San Giovanni Rotondo Festa di S. Pio: nella Croce la certezza dell’amore di Cristo L’ annuale festa in onore di s. Pio da Pietrelcina è stata intensamente vissuta da pellegrini e sangiovannesi radunatisi numerosi nella chiesa progettata da Renzo Piano che custodisce l’argentea urna che contiene le reliquie del santo frate del Gargano, conosciuto e amato in tutto il mondo. Il cardinale George Pell, prefetto della Segreteria per l’Economia della S. Sede, ha presieduto al termine della lunga e partecipata veglia notturna, la concelebrazione eucaristica del mattino durante la quale ha sottolineato particolarmente che “ … l’esperienza della Croce è centrale nella spiritualità di Padre Pio. Amava la Croce perché la vedeva sempre sulle spalle di Gesù e voleva aiutarlo a portarla come Simone di Cirene … Egli ci insegna l’importanza della fede, ci insegna a conoscere Dio e a riconoscere il suo amore e la sua misericordia.” L’arcivescovo Michele Castoro nell’omelia della messa pomeridiana, cui è seguita la processione cittadina con la statua del santo Frate cappuccino, ha detto tra l’altro: “La fede in Cristo Risorto ci ha attirati qui, attorno al suo altare, nel giorno in cui insieme ricordiamo e veneriamo la santità di Padre Pio. Di que- sta santità oggi vorrei, con voi, ricordare un aspetto particolare, che forse ci appare inusuale, enigmatico, eppure certamente centrale: lo potremmo chiamare il combattimento, la lotta, l’agone di San Pio. Si tratta di un elemento caratterizzante la sua vicenda e il suo cammino di santità, e quindi anche la sua esemplarità per noi … Dalla biografia di San Pio sappiamo che all’età di quindici anni, poco tempo prima del suo ingresso nel noviziato dei Padri Cappuccini, egli ebbe una visione, che ha poi raccontato in una lettera al suo confessore. Egli vede al suo fianco un uomo che, presolo per mano, lo incoraggia nel momento in cui in una pianura vastissima si trova ad affrontare una figura altissima ed orrenda, con il volto furente. Il ragazzo ha paura, ma chi gli è accanto lo sostiene e lo rincuora: “Io ti starò appresso: ti aiuterò e non permetterò che egli ti abbatta”. Una profezia che si sarebbe compiuta non in un singolo momento della vita di San Pio, ma lungo tutto il cammino della sua esistenza. In molti modi, e in diverse fasi della sua vita, Padre Pio ha dovuto lottare contro la presenza del male, ingaggiando un combattimento per sé e per i suoi fratelli. Miei Cari, la stessa vita cristiana, nella sua normalità, è caratterizzata da questa lotta contro il male. Non possiamo dirci veri discepoli del Signore senza imparare, nella nostra sequela, a dire con forza no al demonio e ai segni della sua presenza nel mondo. E come per Padre Pio questa lotta ha assunto molti nomi (incomprensioni, gelosie, fraintendimenti, tentazioni), così avviene anche per noi, e nelle diverse fasi della nostra vita essa può portarci ad affrontare tante situazioni diverse, e assumere aspetti complessi e variegati. Vorrei con voi, per qualche istante, rileggere alla luce di questa verità ciò che ci dice Papa Francesco nella sua Esortazione Evangelii gaudium, invitandoci all’impegno per ritrovare la gioia della nostra fede, quella gioia che nasce solo dal Vangelo: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù” (n. 1). Il Papa ci richiama fortemente a quell’atteggiamento che unico può farci ritrovare la gioia, e cioè incontrare personalmente il Signore e poi uscire per portare l’annuncio della fede ai nostri fratelli e alle nostre sorelle. Poi disegna precisamente gli elementi verso cui dobbiamo rivolgere la nostra lotta, a che cosa dobbiamo dire no per dire sì a Cristo e alla gioia che Egli può darci. Ecco il richiamo del Papa: no all’accidia egoista, no al pessimismo sterile, non alla mondanità spirituale, no alla guerra tra di noi (cf. i nn. 76-109). Fratelli e Sorelle, il Vangelo oggi ci parla di ristoro. Gesù lo ha promesso a chi lo segue e lo imita: “impara- te da me”. La testimonianza di San Pio ci insegna che vivere in questo ristoro è possibile. In tutte le vicende della sua esistenza egli ha sempre mantenuto una dimensione di pace nel cuore, ha vissuto in una serenità intima, spirituale, davvero ha trovato in Gesù il suo riposo. Anche San Paolo, nella seconda lettura, allude con alcune sue espressioni a questa esperienza. L’apostolo parla di fastidi, di contrarietà, e afferma che il mondo, per lui, è stato crocifisso. La crocifissione del mondo, oggi diremmo della mondanità, è la via che ci indica il magistero di Papa Francesco. È la via che vogliamo seguire, la saggezza a cui vogliamo ispirarci e che non viene da noi né dalle nostre capacità, ma da Dio, come ci ha esortati il Signore per mezzo del profeta Geremia. La sapienza che contrappone all’accidia l’entusiasmo della fede, al pessimismo la speranza fondata sull’amore di Dio, alla mondanità spirituale l’umiltà dell’amore, alle rivalità e alle contese, la via della fraternità. È la via di San Pio. Anzi, di più: è la via di Gesù! E dove conduca questa via è ancora il Papa a ricordarcelo. Al termine della sua Esortazione Apostolica, egli afferma: “La sua risurrezione non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione. È una forza senza uguali … In un campo spianato torna ad apparire la vita, ostinata e invincibile … Questa è la forza della risurrezione” (n. 276) 17 OTTOBRE 2014 [Ecclesia in Gargano] Scuola paritaria “Non lasciamoci rubare l’ amore per la scuola!” Abbazia di Pulsano Quando l’ecumenismo si avvera Alberto Cavallini vacchi, che hanno eseguito mirabilmente canti liturgici in paleo-slavo. Cuori elevati a Dio, lode, fraternità, condivisione, comunità partecipe e segno visibile dell’unità, sotto la guida dell’Arcivescovo, Angelo e Pastore della nostra Chiesa locale, sono fatti e realtà di intenti profondi che concepiscono e realizzano per davvero l’ecumenismo. Se le iniziative di dialogo e di confronto tra i cristiani, in sé proficue, necessarie ed importanti, non vivono di questo “gomito a gomito” fraterno, di questa conoscenza reciproca, di questa amorevole appartenenza all’unico Corpo, esitano un pacifismo teologico più che la ripresa di una vera comunione che testimonia e partecipa l’unità. Insomma, un grazie a questi fratelli greco-cattolici per averci donato una giornata di gioia e di autentica festa di verità, incontro tra persone che cercano e trovano Gesù, l’unico Maestro. Papa Francesco ha ricordato che mai come oggi abbiamo bisogno di una cultura dell’ incontro per conoscerci, amarci, camminare insieme. Ma per realizzarla è sempre più urgente e necessaria un’alleanza, termine che richiama a noi cristiani importanti esperienze bibliche, e che ricorda un punto fermo del nostro lavoro di educatori: collaborare sinceramente e costruttivamente con le famiglie per un progetto comune, senza antagonismi e rivalità per avere risultati efficaci. L’Istituto S. Cuore, attraverso i suoi ordini di scuola - materna, primaria e secondaria di I grado - vuole esserci davvero per gli alunni, per creare con loro quelle relazioni che generano ciò che è nuovo, sorprendente, vero, buono e bello. Ognuno sa far bene qualcosa, ha qualcosa da offrire, ha un suo modo “unico” di essere e voi cari ragazzi con l’ aiuto di chi vi ama e crede in voi, avete la responsabilità di scoprirlo! Gli insegnanti dell’Istituto “Sacro Cuore” Cinquantesimo dell’Ordinazione sacerdotale di don Francesco Agricola Francesco Panella* L a comunità di Ischitella ha ricordato il 25 settembre scorso il cinquantesimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di don Francesco Agricola, avvenuta il 28 Giugno 1964. L’evento è stato preparato con un triduo durante il quale si è pregato per le vocazioni e per i sacerdoti, supplicando il Padrone della messe di continuare a mandare nella Sua Vigna operai bravi, volenterosi, pronti al sacrificio, santi. Ischitella L a Chiesa, comunità dei discepoli, unita e compatta, che rende visibile nell’amore fraterno il mistero dell’unità divina e che “respira con i due polmoni d’oriente e di occidente” è un autentico “mysterium” dell’Amore, ha sottolineato l’arcivescovo mons. Michele Castoro durante la concelebrazione della divina liturgia secondo il rito bizantino, che ha presieduto, tenutasi all’abbazia di Pulsano domenica 5 ottobre. Un gruppo di 60 pellegrini grecocattolici della diocesi di Kosice in Slovacchia, guidati da quattro sacerdoti, ha fatto sosta in Pulsano donando a tutti la gioia di sentirci parte dell’unico Corpo di Cristo, sparso nel mondo, la Chiesa “una, santa, cattolica e apostolica”, opera di Dio fondata da Cristo e animata dall’unico Spirito, istituita sull’unica roccia che è Pietro. La divina liturgia presieduta dall’Arcivescovo è stata animata da un folto coro di pellegrini slo- E’ quasi un mese che gli alunni delle nostre scuole sono tornati nei loro banchi, alcuni carichi di aspettative, altri un pò disillusi. Noi dell’Istituto Sacro Cuore abbiamo inaugurato quest’avvenimento il 6 ottobre scorso con la celebrazione della s. Messa, presieduta dall’arcivescovo mons. Michele Castoro. E’ stato un bel momento di condivisione e di riflessione per piccoli e grandi, e le parole dell’Arcivescovo hanno sottolineato quanto la nostra scuola ha a cuore la vita di tanti alunni che hanno trascorso qui degli anni indimenticabili, guidati, amati ed educati dalle Suore Discepole di Gesù Eucaristico. Questo forte legame è stato confermato dalla partecipazione di genitori, ragazzi e docenti, ma soprattutto da un’apprezzabile presenza di ex alunni ed ex insegnanti. “Impariamo soprattutto a vivere da buoni cristiani: è la cosa più importante, e in quest’ istituto questa formazione è assicurata al cento per cento”: sono queste alcune delle parole dell’Arcivescovo che sono riecheggiate nell’accogliente chiesa dove gli alunni si rifugiano, a volte, prima dell’ ingresso a scuola, per una breve preghiera. E sono proprio i ragazzi i protagonisti di tutte le attività educative promosse dall’Istituto perché ognuno “impari ad imparare”, sempre accompagnati dallo sguardo di chi li aiuta a crescere alla maniera di Gesù che “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52). Incommensurabile il bene che può compiere un sacerdote in mezzo secolo di apostolato! Quanto ci dovremmo sentire obbligati nei suoi confronti e in quelli di tutti i sacerdoti. Preghiamo, allora, Dio che continui a sostenere don Francesco con la Sua grazia, sicché possa ancora per molto continuare il suo apostolato. Grazie, don Francesco, da tutta la comunità e grazie soprattutto a Colui che ti ha mandato. *ministro straordinario dell’Eucaristia Un nuovo presbitero per la nostra Chiesa L Domenica 19 Raduno dei Gruppi di Preghiera di P. Pio della Sicilia - Siracusa Martedì 21 12.00 Consiglio di amministrazione della CSS - Roma Giovedì 23 18.00 Concelebrazione presieduta da S. Em. Card. De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo. Concattedrale - Vieste Venerdì 24 9.30 Formazione permanente del clero Seminario diocesano - Manfredonia 20.30 Veglia missionaria. Cattedrale - Manfredonia Domenica 26 Raduno dei Gruppi di preghiera di P. Pio - Crotone Venerdì 31 9.30 Consiglio presbiterale diocesano 17.30 Ordinazione presbiterale di don Michele Abatantuono Concattedrale - Vieste Novembre Ottobre OTTOBRE a nostra Arcidiocesi è in festa per il dono dell’ordiNOVEMBRE nazione di un nuovo sacerSabato 1 – Tutti i Santi dote. Venerdì 31, alle 17,30 11.00 S. Messa S. Salvatore - Montagna nella concattedrale dell’Assunta in 19.00 S. Messa Cattedrale - Manfredonia Vieste mons. Michele Castoro imDomenica 2- I defunti porrà le mani ed ordinerà sacerdo11.00 S. Messa - Cimitero di Vieste te, il diacono Michele Abatantuono, 16.00 S. Messa - Cimitero di Manfredonia 27 anni, viestano. Martedì 4 L’annuale ricorrenza della solenni18.00 S. Messa S. Carlo - Manfredonia tà di Tutti i Santi dona ancora una volta al nostro Gargano la gioia di Mercoledì 5 9.30 Conferenza Episcopale Pugliese una nuova ordinazione: tutta la co Seminario Regionale - Molfetta munità diocesana si stringe con vivo affetto intorno al nuovo presbiGiovedì 6 tero “chiamato a portare agli uomi18.00 S. Messa S. Leonardo - S. Giovanni R. Don Michele Abatantuono, 27 anni del nostro tempo, come ha sottoliVenerdì 7 ni, originario di Vieste, è cresciuto neato mons. Michele Castoro, il do18.00 S. Messa per i Vescovi e sacerdoti defunti. sotto la guida di don Michele Ascono vivo che è Gesù Cristo e a testimo Cattedrale - Manfredonia li nella parrocchia s. Giuseppe openiare con la propria vita, la gioia e la Sabato 8 raio e in quella di Gesù Buon Pastosperanza tra i fedeli del nostro GarIncontro dei Gruppi di Preghiera di P. Pio - Roma re, già guidata da don Stefano Mazgano” e non cessa, perciò, di conzone ed oggi da don Tonino Baldi. Domenica 9 tinuare a pregare il Padrone della Ha frequentato l’ISSAR Mattei di 12.00 S. Messa con l’Associazione “SS. Redentore” messe affinché invii operai genero Regio Hotel Manfredi - Manfredonia Vieste e il Seminario Regionale Pusi nella sua messe. gliese “Pio XI” di Molfetta, ove ha L’augurio di tutti i fedeli è che il noLunedì 10 – giovedì 13 conseguito il baccellierato in sacra vello sacerdote sappia conservare Conferenza Episcopale Italiana - Roma wlaw w. b c ce slaarobustezn g i o v a n nTeologia. i r o t o nÈ dstato o . iordinato t w wdiacono w. sempre freschezza Lunedì 17 da mons. Castoro il 31 ottobre za del giorno della sacra ordinaziob c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v adelnniro 18.30 S. Messa - S. M. delle Grazie - Manfredonia lo scorso anno ed ha prestato il suo ne per essere il fratello che fa sorgei tre, w w w.custodire b c c sila“noi” n gdeli o v a nservizio niro t o n presso d o . ilatparrocw w w. Merdoledì 19 pastorale costruire, 19.00 Convegno AMCI. Sala Mons. Vailati - Manfredonia Marco b c c s a n g i lao nostra v a n nfede iro n d ole. sue i t raw w w.chia b cs. cMaria s a nAssunta g i o ve as. n nirot chet o affonda Evangelista di Vico del Gargano. Venerdì 21 dici in età apostolica. 9.30 Ritiro diocesano del clero Seminario diocesano - Manfredonia i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n iAlberto r o tCavallini o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t
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