PERIODICO della FIDAart N.8 - Agosto ANNO 2014 FIDAart 08 FIDAart sommario Agosto 2014, Anno 3 - N.8 Editoriale To build castles in the air pag. 4 Politiche culturali Quale “mission” per il Mart? pag. 5 Intervista ad un artista Luigi Penasa pag. 6-19 Mercato dell’arte? Andy Warhol pag. 20-21 Mechanical Minds Civiltà delle macchine pag. 22-23 Storia e arte Arte bestiale - 3° parte pag. 24-25 Mostra FIDA a Bolzano Galleria Civica e castel Roncolo pag. 26 Viva la FIDA Viva la FIDA - 4° Dialogo pag. 27 News dal mondo Andy Warhol “Campbell’s soup cans”,1962 pag. 30 Andy Warhol “Coca Cola”, 1962 pag. 31 Andy Warhol “Eight Elvises”, 1963 pag. 32 Andy Warhol “Quattro Marylin”, 1962 pag. 33 “Inox-box”, 2014 pag. 34 Omaggio a Andy Warhol Copyright FIDAart Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare In copertina: Luigi Penasa, Ritratti!, 1994, acrilici su tela, 100x100 cm EDITORIALE MARTEDÌ 5 AGOSTO alle ore 18.00 Inaugurazione di TO BUILD CASTLES IN THE AIR Galleria Civica - Piazza dei Domenicani, Bolzano La collettiva più ambiziosa e più impegnativa sin qui realizzata dalla FIDA-Trento prenderà l’avvio a Bolzano, in contemporanea presso due sedi: nella prima, la Galleria Civica, avrà luogo l’inaugurazione ufficiale il 5 agosto e durerà tutto il mese; nella seconda sede, presso le sale di castel Roncolo, la mostra inizierà lo stesso giorno per concludersi il 2 novembre. Quindici artisti di trentini e quindici artisti altoatesini di lingua italiana, esporranno due opere ciascuno eseguite appositamente sul tema “costruire castelli in aria”. Da cui il titolo delle manifestazioni: “To build castles in the air”. In totale, perciò, sessanta opere tra dipinti, sculture e installazioni, che esprimono una complessità di visioni e di stili sull’idea di castello. C’è chi ha visto il castello come un antico maniero in pietra, chi come un sogno ad occhi aperti e chi come uno spazio metafisico su cui si proiettano i nostri ricordi, le paure o le speranze. L’unione di artisti di provenienze culturali, linguaggi e tendenze diverse ha reso ancora più stimolanti i risultati, sempre vari e imprevedibili e, comunque, mai scontati. Il confronto fra due culture, stranamente, quasi mai dialoganti, si è dimostrato estremamente fruttoso e premessa per ulteriori future collaborazioni. E’ assurdo che due realtà confinanti e molto simili per storia e interessi, abbiano praticato fino ad oggi una rigida autoreferenzialità culturale e artistica. Trento e Bolzano sono due città capoluogo che possono e debbono lavorare per una visione meno angusta, meno provinciale. E questa mostra può essere il primo passo verso quella direzione. To build castles in the air FIDA - Trento Federazione Italiana Degli Artisti Federazione Italiana Degli Artisti & gli Artisti di Bolzano GALLERIA CIVICA DI BOLZANO / STADTGALERIE IN BOZEN Piazza Domenicani, 18 - Bolzano / Domikanerplatz, 18 - Bozen 5 - 30 Agosto 2014 / 5 - 30 August 2014 CASTEL RONCOLO - BOLZANO / SCHLOSS RUNKELSTEIN - BOZEN Con il patrocinio della Presidenza del Consiglio regionale QUALE “MISSION” PER IL MART? “Al Mart, l’esposizione ‘Situazioni Trentino Arte 2003’ presenta artisti trentini viventi degli ultimi decenni, in mostra dal 19 settembre 2003 al 6 gennaio 2004”. (vedi catalogo) Avete letto bene: nel 2003, cioè esattamente 11 anni fa, si è svolta la prima e ultima mostra che il Mart ha dedicato all’arte e agli artisti trentini. Per l’esattezza, settanta artisti “viventi” dei quali, purtroppo, nel frattempo una decina è scomparsa. Questa è l’attività svolta in oltre un decennio dal più grande museo d’arte moderna trentino a favore di quelli che dovevano essere i suoi interlocutori naturali e istituzionali. Sul sito del Mart si legge: “La nostra missione è di trasformare lo straordinario patrimonio artistico e architettonico di cui disponiamo e che intendiamo continuare ad arricchire, in uno strumento capace di valorizzare l’intera comunità, promuovendone le risorse di creatività e di iniziativa ...” Non si può che concordare con gli obbiettivi proposti, previsti anche nello Statuto del museo, perché chiariscono quale ruolo dovrebbe svolgere questa importante istituzione nei confronti dei cittadini e degli operatori del settore. Tutte le nostre strutture pubbliche promuovono e sponsorizzano metodicamente, spendendo fior di quattrini, i “prodotti trentini:” le bellezze naturali (montagne, laghi...), culturali (castelli, musei, siti antichi....), enogastronomici (vino, frutta), storici, sportivi ecc.. Solo la struttura Mart, per ragioni incomprensibil, ha investito poco o nulla nel settore dell’arte moderna trentina. Forse per l’innato provincialismo o la subordinazione psicologica nei confronti di chi viene da fuori, fossero anche altre provincie italiane o europee. E, certo, non per carenze economiche. Anzi, probabilmente proprio per un’eccesso di fondi da spendere disinvoltamente. Questo comportamento poco lungimirante del museo, oltre a disattendere i suoi compiti statutari, ha impedito la nascita di un mercato di artisti locali da proporre e far conoscere come un qualsiasi altro prodotto locale. Come, ad esempio, fa il Südtirol-Alto Adige, che sponsorizza convintamente sempre (e solo) gli artisti autoctoni. Non sembri un discorso autonomistico o, peggio, assistenzialistico; semplicemente, i nostri artisti non hanno nulla da invidiare al resto del mondo ma, al contrario, se opportunamente valorizzati sugli altri mercati attraverso i canali del Mart, potrebbero diventare una risorsa culturale ed economica importante. Ancora di più oggi in tempi di spending review generalizzata e di crisi occupazionale in tutti gli ambiti creativi. E’ masochistico investire centinaia di milioni per costruire punti di eccellenza avulsi dal territorio e interessati ad acquistare solo ciò che arrivi dall’esterno in una logica di sudditanza culturale (e commerciale) verso i poteri forti. Il Mart può e deve rimediare alla sua colpevole latitanza decennale cominciando - da subito - a mettere in cantiere un ciclo di collettive annuali sull’arte e sugli artisti trentini. 5 Agosto - 2 Novembre 2014 / 5 August - 2 Novembrer 2014 4 Città di Bolzano Stadt Bozen Con il patrocinio della PresidenzaCon delil patrocinio Consiglio regionale della Presidenza del Consiglio regionale POLITICHE CULTURALI Assessorato alla Cultura e alla Convivenza Assessorat fur Kultur und aktives Zusammenleben PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO 5 Intervista a LUIGI PENASA I dipinti di Luigi Penasa presentano alcune caratteristiche singolari e originali che li rendono immediatamente identificabili anche ai meno esperti. Innanzitutto, vi sono sempre raffigurate delle persone, delle figure o dei visi di uomini e donne dalle caratteristiche decisamente non comuni: esseri diversi, soprannaturali, mitologici oppure alieni. “Personaggi” inespressivi connotati da simboli esoterici indecifrabili e sospesi in atmosfere ambiguamente domestiche, immobili o bloccati nel mezzo di un’azione, che dalle tele scrutano l’osservatore. La fissità e la vacuità inquietante degli sguardi, le posture, le espressioni apparentemente tranquille tradiscono un’angoscia latente priva di riferimenti a situazioni reali, riproponendo costantemente una dimensione di straniamento o di attesa. Un altro stilema che si ripete nelle tele di Penasa è la ricchezza decorativa degli sfondi su cui queste improbabili creature galleggiano, fantasmi sospesi nel tempo e nello spazio che tentano di liberarsi da reti e legami che li avviluppano. Si viene così a creare un contrasto netto, uno scarto semantico, tra gli eterei soggetti in primo piano, connotati da tenui e delicati colori pastello, e i ricercati fondali su cui essi si stagliano, caratterizzati da disegni che ricordano vecchie tappezzerie, raffinati tessuti art deco oppure gli stencil a rullo usati in passato nelle case di campagna. Cosa rappresentino questi esseri che popolano i quadri di Penasa e da quali luoghi fisici o mentali emergano, non è facile capire. L’artista dichiara di essere “ossessionato” da questi ritratti di visi, di torsi seminudi ma asessuati, da questi androgini con le teste ornate di corna o lunghe antenne contorte. Ma, forse, è inutile cercare spiegazioni a certe immagini uscite più dal gesto surrealista che muove da un inconscio insondabile che da una scelta consapevole dell’autore. Paolo Tomio A sinistra: Sguardi, 2010, acrilico su carte su tavola, 80x60 cm In basso: Costellazioni (2), 2013, acrilico su carta e tela, 50x35 cm Hai conosciuto o frequentato artisti locali o nazionali? Confesso di non essere come si dice un personaggio espansivo. Nel mondo, o meglio nei mondi delle arti, essendo io un appassionato di letteratura e di musica, preferisco sempre conoscere le opere e meno chi le ha create, per questo pur essendo un vorace visitatore di mostre, per lo più di arte contemporanea, evito le giornate inaugurali proprio per non veder deluse o Ritratti! 1990, acrilico su tela, 60x60+60x60 cm Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte e dedicarti alla pittura? artisti che più ti hanno influenzato? Non posso dire di aver avuto un’infanzia e una adolescenza piena di stimoli artistici, le spinte verso una qualche sorta di creatività mi sono venute senz’altro dal dover cercare una sorta di rifugio e di fuga da tutto quello che mi era proposto come percorso di crescita nella famiglia e nella scuola. Credo di aver cominciato a disegnare prima e dipingere poi per tentare di costruirmi un universo solo mio nel quale rifugiarmi, per questo non ho mai cercato di “andare a bottega“, di seguire un qualsiasi percorso formativo, mi sono procurato gli attrezzi e li ho usati, solo dopo mi sono fatto delle domande sul perché e sul come. Ma, a quel punto, le risposte che avevo dalla Storia dell’Arte erano piacevoli conferme e stimoli a non smettere mai di ricercare una mia forma espressiva. Ho netta la percezione del momento in cui mi sono convinto che la pittura era il mezzo giusto al quale affidare le sghembe fantasie del mio cervello, e la forza scomposta e violenta del gesto, il compito di liberarmi da tensioni e paure non altrimenti esprimibili. In quei momenti ho incontrato, con gioia e riconoscenza, le teorie legate al metodo paranoico-critico di Dalì che recitavano tesi a me già note in embrione, mi dicevano che le immagini che un artista cerca nascono dal torbido agitarsi del suo inconscio (paranoie) e prendono forma solo grazie alla razionalizzazione del delirio (momento critico). Così ho sempre lasciato che la materia, il colore, la carta, la tela, si liberassero della teoria per divenire gesto e il gesto, figura. In fondo, la ragione per cui ci si rifà agli artisti del passato e li si resuscita è perché le loro opere diventano fondamento della nostra opera, strato dopo strato. Quali sono stati le correnti artistiche e gli 8 modificate in negativo le sensazioni ricevute dalla osservazione, in solitaria, delle opere. D’altro canto, occupandomi all’interno dell’Andromeda, in qualità di curatore e allestitore, di tutti gli eventi espositivi, non mi mancano certo le occasioni di incontro e di scambio con artisti dalle diverse provenienze. Mi piace qui ricordare il nutrito gruppo di giovani artisti della Bosnia che ho accompagnato negli anni di formazione Vivisezioni, 2003, acrilico su tela, 70x80+80x100 cm post accademica allestendo, tra l’altro, una loro esposizione all’interno del programma della Biennale Manifesta7. Inoltre, credo sia impossibile, per chi opera in una realtà così piccola come la nostra, non incontrare e conoscere chi si occupa, con serietà, di cultura e dii arte figurativa in particolare.. perché, pur avendo lavorato spesso con forme e colori in libertà, alla fine, l’opera finale, vedeva sempre al centro la figura, una figura senza storie da raccontare, tagliata, svuotata, denudata ma sempre alla ricerca di un qualche scambio pelle a pelle con lo spettatore. Dopo gli inizi tradizionali, quando hai cominciato a sviluppare un linguaggio meno figurativo e perché? Oggi, cosa ti interessa e cosa non ti piace dell’arte contemporanea? Una volta Francis Bacon, altro artista seminale per me, ha detto: “Non amo l’astrattismo perché non lo trovo sufficentemente crudele”. Anche se non considero le mie opere crudeli mi sento di condividere quell’affermazione Attese (5), 2012, acrilico su carte su tavola, 50x70 cm Devo premettere che io sono più un frequentatore sia di Biennali d’arte che di Fiere d’arte e che amo molto tutte le “maniere” nuove o non convenzionali di espressione artistica, per questo mi è molto difficile indicarne, anche se ci fossero, dei punti deboli. Stabilito che l’Arte contemporanea è da definire come quella che si trova in sincronia con il nostro tempo e che essa è diventata contemporanea proprio nel momento in cui ha cominciato a parlarci della nostra vita di tutti i giorni. Quella che maggiormente attira la mia attenzione è l’arte che esplora nuove modalità espressive, che tiene il passo con le nuove esperienze della civiltà o che rinnova forme preesistenti di espressione artistica portandone avanti la riflessione. Come definiresti il tuo stile? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile? Credo di potermi definire un minimalista del ritratto, prediligo la forma semplice, minimale, in ogni forma d’arte, certi racconti fatti dei semplici nulla quotidiani spesso aiutano il divenire del nostro quotidiano, così come certi brani musicali costruiti con pochissime sequenze di note, vanno ad appoggiarsi semplicemente al ritmo del nostro cuore. Così i miei sono ritratti in assenza di modelli, a memoria di visi incrociati in distratti sguardi, o più spesso ricostruiti in diretta, sul vuoto, incrociando pennellate a formare un DNA sconosciuto ma minimamente riconoscibile. Ed è proprio quel gesto minimo che innesca una continuità evidente tra il corpo dell’artista e l’opera realizzata. E allora è proprio questa apparente assenza di racconto a provocare nello spettatore la ricerca di quel senso che solo lui può conoscere e riconoscere. Sguardi, 2004, acrilico su carte su tavola, 60x45 cm Ombra (2), 2013, acrilico su carte e tele su tavola, 60x50 cm Oggi pur vivendo in un mondo coloratissimo, immersi nei mondi artificiali dei nostri schermi abbiamo difficoltà a distinguere il rosso di una rosa riprodotta con colori artificiali e il rosso di un fiore del nostro giardino. Ma tra loro non esiste continuità ma differenza, distanza, dobbiamo riscoprire i colori per poterli usare, magari come capita di fare a me, appiattiti e opachi, per sintesi o come simboli negativi di quella realtà fatta finzione che vogliamo denunciare. l’opposto e che cioè l’Arte deriva dalla Vita ma nè l’artista nè l’arte devono arrivare a quell’incontro con un carattere predefinito e con un percorso prestabilito da fare assieme. Non credo all’idea romantica dell’artista in simbiosi totale con l’arte che finisce col rifiutarsi di vivere divorato da quella impossibile passione. so però che non ci si improvvisi animali tecnologici e che non sia giusto, parlo per me, improvvisarsi registi o tecnici audio o video. Non mi manca però mai la curiosità di vedere come la tecnologia sappia, se usata nei modi giusti, comunicare in modo egregio i tempi che viviamo, la contemporaneità appunto. Contemporaneamente alla pittura, hai anche affrontato anche altre tecniche artistiche? Ti interessa rappresentare nelle tue tele concetti, emozioni o cos’altro? Nel corso della tua carriera hai spesso modificato il tuo linguaggio per naturale evoluzione, per il desiderio continuo di sperimentare…? Sebbene non abbia nessuna forma di rifiuto verso le nuove dotazioni tecnologiche, ne possiedo e uso alcune con piacere, ad esempio la tavoletta grafica mi diverte, pen- L’Arte serve, nel vero senso del termine, è al servizio della parola e del pensiero per Credo che il confine tra un bravo artigiano e un artista sia proprio questa esigenza impellente di ricercare, di trovare sempre nuove modalità espressive alle quali affidare il compito di dare sempre nuove forme ai pensieri che cercano un vestito. Possono essere, come nel mio caso, dei piccoli passi, avendo deciso di concentrare la mia ricerca, in modo maniacale forse, sul ritratto nella sua forma più iconografica e simbolica, gli esperimenti non possono che essere minimi. L’artista non può mai dire di avere raggiunto quello per cui lavora. Ciò che vi è di più intimo e costitutivo gli apparirà sempre oltre il già fatto, perché l’arte si rigenera sempre da se stessa. Vivisezioni, 2001, acrilico su tela, 120x80 cm Nelle tue opere è importante il colore. Cosa rappresenta per te? “Il colore, essendo esso stesso magico, non può essere usato che magicamente”, queste parole dette da Paul Gauguin ben sintetizzano la gioia che dall’occhio passa al cervello nel momento in cui scopriamo una nuova alchimia cromatica. Per tutti noi i colori hanno assunto dei significati simbolici, ma che bello quando riusciamo a non tenerne conto e colorare la gioia di nero e il dolore di rosa. Qual è la tecnica artistica che utilizzi principalmente nella tua attività? Dipingo. Per me dipingere è un modo di vivere, è solo così che trovo piacere in quella pratica. Questa idea potrebbe sembrare simile a quella dell’esteta del tipo: “La vita come opera d’Arte“, invece io penso che sia 12 Attese, 2012, acrilico su carte su tavola, 70x60 cm Segui la “politica culturale” trentina: pensi che si possa fare di più e meglio per il settore artistico? Sono, da decenni ormai, assieme ad un gruppo di amici, impegnato a programmare e condurre le attività dello Studio d’arte Andromeda, realtà culturale per lo più impegnata nella promozione e nella pratica delle discipline artistiche presso le realtà giovanili del territorio trentino. Ogni anno diventa sempre più difficile mantenere alta la qualità della nostra programmazione e sempre più arduo far quadrare i conti. I contatti continui con realtà a noi simili in altre parti d’Italia e all’estero, ci fanno pensare di vivere ancora in una zona di privilegio. Una cosa che mi sento di auspicare è un maggiore riconoscimento del merito e della professionalità nel campo della cultura come in ogni altro settore della società. Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori? Strano che questa domanda arrivi alla fine, anche se forse è giusto perché è una domanda che non può avere una risposta scritta, forse con il grafico di un encefalogramma? Ma davvero non è possibile stabilire quando e perché a me balla lo stomaco dall’emozione davanti ad un opera d’arte e al mio vicino invece balla per il disgusto per la stessa opera d’arte. Basta solo andarsi a scorrere almeno i più importanti movimenti della storia dell’arte del novecento, per vedere come in così poco tempo gli artisti visuali abbiano sovvertito e ingarbugliato regole estetiche praticate da secoli, per capire quanto certi codici valoriali siano fuori tempo massimo. Manteniamo Silente, 2013, acrilico su carte e tele su tavola, 50x60 cm Ritratti!, 1994, acrilico su tela, 120x60+120x60 cm Come ti sembra il panorama dei pittori trentini d’oggi? Cosa manca al Trentino per poter essere più presente sul mercato esterno? permetterci di spingerci sempre un po’ più in là, all’estremo, oltre il limite. La dignità dell’arte oggi deve essere quella di ricercare dei linguaggi comprensibili per dire cose, forse non immediatamente comprensibili, ma che stiimolano la costruzione di un pensiero che non sia banale o imposto. Io spero, con le mie rappresentazioni, di smuovere emozioni e sentimenti che rifiutino quelle immagini come destino segnato di solitudine e silenzio, per suggerire la possibilità, e come sia possibile, proprio partendo dal riconoscimento di quel mutismo rassegnato, far affiorare l’ipotesi di un altro mondo, di una realtà che cerca di riarticolarsi e di dirsi. Credo che la realtà culturale trentina viva lo stesso momento di preoccupata stagnazione dell’Italia e del mondo intero. Non mi sento in grado di analizzare la nostra realtà locale, voglio solo dire che se il tempo vuoto di questa crisi, con scarsissime possibilità di recupero, lo utilizziamo per ripensare e riscrivere modi e valori per rimpiazzare quelli che alla prova dei fatti si sono rivelati fallimentari, anche l’arte ne trarrà beneficio e forza. L’Arte può far diventare senso anche l’assenza di senso. 14 Ritratti!, 1994, acrilico su tela, 100x100 cm mercato. Ormai si sta delineando un circuito percolosissimo che rischia di esulare, escludere dai propri spazi espositivi le originalità e le ricerche veramente verginali e dirompenti (nel senso che rompono schemi e steccati). Il pericolo sta nella confusione dei ruoli imposta lucidamente dal mercato dell’arte. Capita sempre più spesso che la stessa persona sia al contempo critico, curatore, collezionista, gallerista, direttore di museo e perfino artista tanto per chiudere il cerchio, a questo punto è chiaro che gli interessi in ballo portano a privilegiare gli artisti e le opere che sono di proprietà di queste mostruose entità mercantili. invece efficenti quelle spie dentro il cervello, o più spesso dentro la pancia, che si accendono per segnalarci che quella tale opera d’arte contiene in sè l’urgenza dell’artista di comunicarvi qualcosa. E, per finire, cosa è per te l’arte? E chi è l’artista? A questo rispondo dicendo cosa non dovrebbe essere, per me, l’Arte. Per me il rischio più grande che minaccia la credibilità del sistema dell’arte e delle arti figurative in particolare, è quello di fondersi e confondersi fino a divenire un tutt’uno con il sistema di A destra: Ombra, 2013, acrilico su carte e tele su tavola, 75x60 cm 16 sempre particolare coinvolgimento, alla attenzione al preparazione e Offerta per casalinghe suprematiste Tutti i numeri 2012-2013-2014 alla promozione dei giovani artisti ai quali trasmette le capacità della rivista FIDAart tecniche e l’entusiasmo di cui è capace, basi sono scaricabili da: indispensabili nel percorso di ricerca di www.fida-trento.com/books.html ogni persone specie nel mondo artistico. Sue opere di grafica sono state pubblicate Tutti i numeri 2012-2013-2014 e premiate. La sua produzione pittorica della rivista FIDAart è stata esposta in numerose mostre LUIGI PENASA collettive e riunite, quali bilanci parziali di sono sfogliabili su: una ricerca continua, in diverse mostre http://issuu.com/tomio2013 personali in Italia e all’estero. E’ nato a Taio (TN) nel 1952 vive e lavora MOSTRE PERSONALI a Trento 1982, Salone dei Congressi, Pejo Fonti Nonostante non abbia compiuto percorsi (Tn); 1986, Sala Mayer, Pergine Valsugana formativi di tecniche artistiche, disegna (Tn); 1987, Studio d’Arte Andromeda, e dipinge da sempre seguendo una Trento; 1987, Galleria Novecento Pergine sorta di istinto acceso e alimentato (Tn); 1989, Casa degli Artisti Tenno da una curiosità cleptomane per tutto (Tn); 1989, Sala Medievale S.Jacopo quello che riguarda i linguaggi usati, in Prato (Fi); 1990, Centro d’Arte La Fonte quegli anni, dagli artisti. Frequentando Caldonazzo (Tn); 1990, Kunsternes Hus Musei e Gallerie d’Arte con una speciale Arhus (DK); 1992, Gallera Artespaziodieci predilezione per le sperimentazioni più Bologna; 1993, Fiera Internazionale Arte d’avanguardia, non disdegnando affatto Contemporanea Bari; 1994, Studio d’Arte quegli artisti che negli anni settanta Andromeda, avevano fatto della provocazione, anche Artespaziodieci, Bologna; 1997, Galleria feroce, il loro metodo di lavoro. Bertrand Poi, rientrato nello studio, era però sempre Galleria Due Spine Rovereto (Tn); 2004, il suo sguardo da antropologo ad avere Liceo A.Rosmini la meglio e la sua ricerca restringeva, d’Arte Andromeda Trento; 2006, Studio sempre più il campo d’azione limitando d’Arte Andromeda Trento; 2007, Galleria i propri confini, sconfinati, dell’uomo in Città quanto universo di contraddizioni da Circolo Wallenda, Trento; 2010, Facoltà di studiare, ritrarre, sintetizzare costringere Sociologia Trento; 2011, Galleria Puccini o liberare dentro i confini obbligati delle Ancona, 2012, Studio d’Arte Andromeda tele o delle tavole. Dagli anni ottanta Trento;2013, Negoziart, Ponte Arche (Tn); è parte attiva del progetto culturale 2014, Palazzo Thun (TorreMirana) Trento; che 2014, Galeria Sredez Ministry of Culture Andromeda attorno allo Studio d’arte Kass, 1994, Innsbruck (A); Trento; 2004, PrijedorPrijedor (BH); copertina del N.8 2014 Periodico di arte e cultura della FIDAart Curatore e responsabile Paolo Tomio FIDAart Galleria 1997, Studio 2007, PERIODICO della FIDAart N. 8 - Agosto ANNO 2014 ruota di Trento; FIDAart Sofia (Bulgaria) (www.studioandromeda. net) organizzando e realizzando progetti Via Don Sordo,6 – 38122 Trento; per concorsi internazionali, workshop, Tel.:0461 933904 – Cell:+39 346 6695888 laboratori, mostre e incontri ponendo Email: [email protected] 18 19 MERCATO DELL’ARTE ? ANDY WARHOL (1928-1987) SILVER CAR CRASH, 1963, serigrafia, vernice spray color argento su tela, 267x417 cm Sotheby’s, novembre 2013, New York Venduto per 105.445.000 $ (77.465.200 Euro) il dipinto conferma Warhol ai vertici degli artisti più valutati al mondo. A pagare questa cifra record è stata Alice Walton, ereditiera dei negozi Walmart, catena nota per sottopagare i dipen- 20 ANDY WARHOL denti (paghe 30% inferiori alla media). “Silver car crash” è una monumentale serigrafia la cui metà di sinistra è composta da quindici fotografie in bianco e nero dello stesso incidente stradale, rielaborate e accostate disordinatamente in modo seriale per creare un senso del tragico, mentre la metà di destra è interamente dipinta in color argento. Il ciclo di questi dipinti di “Morte e disastri” in cui l’artista lavora su fotografie tratte dai giornali riguardanti incidenti tragici, tumulti razziali o sedie elettriche, è ritenuta da molti la parte più significativa della sua opera. I genitori di Warhol erano due emigrati cecoslovacchi di fede bizantina-cattolica: il padre, arrivato a Pittsburg nel 1914 (la madre lo seguì nel 21) lavorava in una miniera di carbone e morì quando Andy, nato nel 1928, aveva 13 anni. Da bambino, spesso malato, isolato e costretto a letto, raccoglieva le immagini delle stelle del cinema alimentando le fantasie che avrebbero popolato la sua futura creatività artistica. Padre e profeta della Pop Art, Warhol è stato un creativo eclettico e inarrestabile che ha inventato un suo stile visivo dalle radici popolari e immediata intelligibilità perché legato al consumismo, alla pubblicità, al glamour, al successo, che tanto piacciono agli americani. Di lui si ricordano, oltre alle tante opere assolutamente innovative, anche lo stile di vita edonistico e trasgressivo che aveva contribuito a renderlo una di quelle celebrity che lui tanto ammirava. Le quotazioni raggiunte dalle sue “stampe“ serigrafiche dimostrano che il mercato ha superato il mito dell’artista abile esecutore, trasformato da Warhol in un ‘direttore creativo’ che inventa e coordina il lavoro altrui nella sua “Factory” (letteralmente, Fabbrica). La sua produzione si compone di circa 10.000 opere realizzate tra il 1961, quando l’artista abbandonò il lavoro di successo da grafico pubblicitario e il 1987, quando morì improvvisamente all’età di 58 anni dopo un’operazione. La mag- Andy Warhol, Autoritratto da ‘drag queen’ Andy Warhol, Brillo soap pads box, 1964 gior parte delle opere risultano composte dalle sue famosissime serigrafie basate su immagini raffiguranti i soggetti più vari e imprevedibili. Warhol, infatti, amava fotografare con la sua Polaroid qualsiasi cosa e, soprattutto, le persone famose che frequentava creandosi nel corso degli anni un importante archivio di ritratti di attrici, politici, cantanti, sportivi, belle donne e uomini (tra cui sè stesso) e celebrità varie a cui attingeva per le sue creazioni. Questa sua attitudine eccezionale a cogliere le immagini più potenti del suo tempo lo definisce come il pittore che meglio ha raccontato e interpretato la storia americana del 20° secolo. Celeberrimi i suoi ritratti di Marylin Monroe definita “bella, volgare e straziante”, eseguiti nell’agosto del 1962, poco dopo che l’attrice si era suicidata. Ad oltre cinquant’anni da quei dipinti Warhol è considerato l’artista più rappresentativo del secondo ‘900 perché presente, consciamente o non, nel vissuto e nell’immaginario collettivo e per aver posto le basi di gran parte dell’arte del suo e del nostro tempo. Le sue idee, infatti, continuano a condizionare la cultura visiva e iconica attuale anche attraverso le opere di J.M Basquiat e K. Haring di cui fu mentore, e l’influenza dominante avuta sui maggiori artisti viventi tra cui J. Koons, D. Hirst, T. Murakami e Richard Prince. 21 MECHANICAL MINDS Oggi, miliardi di persone eseguono con facilità opere foto-grafiche di una qualità tecnica inimmaginabile solo una decina di anni fa. Nel frattempo, le opere pittoriche non sono scomparse ma solo superate e trasformate dalle immense potenzialità espressive rese possibili dalle nuove tecniche in continuo sviluppo: cellulari, videocamere, tablet, web-cam, programmi di fotoritocco, stampanti e ora anche stampanti 3D. Per non parlare di internet, archivio mondiale di un numero infinito di immagini continuamente aggiornate. Chiunque ha la possibilità di accedere alla Rete e crearsi la propria illimitata galleria d’arte personalizzata ignorando la mediazione storicamente delegata agli artisti. Nelle arti plastiche, invece, in cui si ha a che fare con la concretezza della materia, la prassi non ha subìto la medesima accelerazione perché è ancora relativamente complesso e costoso realizzare fisicamente una scultura con le attuali tecnologie digitalizzate. Una evoluzione globale, invece, è già avvenuta per quasi tutte le opere tridimensionali utilitaristiche, storicamente realizzate dall’artigianato e ormai sostituite dalla capacità delle macchine di produrre in serie manufatti di altissima qualità. L’artista-artigiano è stato sostituito dal designer il quale studia e progetta il prototipo da cui prenderà l’avvio la produzione vera e propria dell’oggetto, mentre all’artista puro è rimasto solo il ruolo di creatore e realizzatore della “scultura artistica” che, in quanto tale, possiede il valore estetico e economico del pezzo unico. La grande differenza che esiste tra gli oggetti prodotti da macchine e quelli artistici, perciò, non è tanto la qualità intrinseca degli stessi, quanto la presenza e, soprattutto, la riconoscibilità della “mano” dell’esecutore. Quanto più si sviluppava l’uso delle macchine che garan- La rivoluzione industriale nata in Occidente nell’800 e diffusasi in gran parte dei paesi del mondo, ha radicalmente trasformato tutte le società coinvolte contribuendo a cambiare i concetti stessi di arte e di artista. In particolare questi ultimi, riconosciuti in passato dalla comunità come gli unici detentori e produttori degli Ideali di Bellezza grazie alle loro doti innate, alle conoscenze storico-artistiche e alle competenze tecniche. L’arte era patrimonio di pochi ma accessibile e ammirata nei luoghi pubblici da tutti che ne riconoscevano un ruolo fondamentale tra le attività umane. Nelle arti visive il primato dell’abilità manuale è entrato in crisi in particolare a seguito dell’invenzione della fotografia e della sua qualità delle sue immagini, in bianco e nero prima e a colori poi, perfette, riproducibili illimitatamente. Le successive evoluzioni come il cinema, la televisione e, infine, il computer con la nascita dell’immagine digitale virtuale, hanno progressivamente tolto spazio al “saper fare” artistico. 22 CIVILTA’ DELLE MACCHINE tivano forme assolutamente perfette, sempre uguali e, di conseguenza, anonime, tanto più l’arte indirizzava l’interesse verso l’imprecisione e la casualità legati all’intervento diretto dell’uomo. Al punto di rifiutare la ricerca del bello e l’utilizzo di materiali pregiati per farsi riflessione critica e sperimentare materiali poveri e antiretorici, di scarto o uso comune, recuperati e riassemblati con logiche alternative. Questa reazione culturale ed estetica contro la perfezione e la qualità ottenute grazie alle macchine e alla tecnica industriale ha lentamente portato a recuperare e a riproporre ready made anonimi, rifiuti organici e inorganici, object trouvé casuali, materiali industriali riciclati e riassemblati ecc. Il gruppo “neoluddista”di Liverpool MM, Mechanical Minds (Menti Meccaniche), che esprime una posizione di resistenza all’eccesso di tecnologia utilizzando gli argomenti chiave della disumanizzazione, cioè l’impoverimento della condizione umana, e della tecnologia fuori controllo, ha elaborato una neo-teoria artistica che si situa a metà strada tra i due estremi. Il gruppo addotta i procedimenti produttivi e tecnologici sviluppati dall’industria meccanica, indirizzandoli però verso l’esecuzione di singoli oggetti minimalisti che rientrino nella casistica artistica del pezzo unico. Le sculture così ottenute (vedi fotografie) posseggono, in ultima analisi, sia le qualità intrinseche del prodotto industriale, sia il valore connesso all’opera unica in quanto nessun pezzo eseguito è mai uguale ad un altro a causa delle variazioni dimensionali millimetriche introdotte nel corso delle lavorazioni. “Pezzi industriali unici” è l’ossimoro con cui li definisce Mechanical Minds, vale a dire: opere d’arte tutte uguali eppure tutte diverse. 23 ARTE BESTIALE - 3° parte Nell’ampio panorama degli artisti che lavorano con animali si possono individuare alcuni personaggi provocatorii ma sostanzialmente normali, altri border-line e, altri ancora, che hanno superato quella linea che dovrebbe rappresentare il confine etico invalicabile per un uomo e un artista sani di mente. Nel primo gruppo possiamo annoverare la bella STORIA E ARTE Marina Abramovich, una delle prime artiste che hanno fatto della performance una forma d’arte apprezzata internazionalmente. Dalla sua foto di moderna Medusa in cui addenta un serpente mentre altri le si arrotolano intorno al collo e sul capo, l’animale è usato per stimolare nello spettatore il terrore ancestrale nei confronti di questi rettili oltre che solleticare vaghe allusioni sessuali, ottenendo un effetto spettacolare. In questo caso l’Abramovich mostra la consueta temerarrietà con cui affronta situazioni fuori del comune ma gli animali sono sostanzialmente utilizzati solo per il loro quoziente simbolico ed estetico. Diverso è il caso del fotografo americano di origine cubana Andres Serrano, diventato famoso per un ciclo di fotografie scattate in una morgue (l’obitorio) dove aveva ripreso cadaveri di tutti i generi ed età indugiando con interesse morbosamente ‘scientifico’ su dettagli di morti violente e relative autopsie. Un genere di interesse non comune perché richiede una particolare predisposizione psicologica che il PAC di Milano ha recentemente celebrato come “l’estro creativo di un grande interprete dei nostri tempi”. Tra le sue foto non poche riguardano animali morti, alcuni dei quali in modi abbastanza crudi o violenti. Infatti, mentre la testa mozzata e insanguinata della mucca posta su un piedistallo di marmo che guarda in tralìce, è vagamente surreale, un misto di horror e di noir, l’animale impiccato (un cane?) con un nodo scorsoio esagerato, è gratuitamente spaventoso. Dove e perché Serrano abbia trovato i corpi che ha ricomposto in pose scenografiche spiacevoli non si sa. Lo sviluppo successivo del fotografo ha avuto luogo nel 2014 quando ha inaugurato una mostra intitolata “Shit”, interamente composta da macrofotografie di “merde”. Infine, rimane l’artista che ha collezionato il maggior numero di denunce da parte delle associazioni animaliste e ha subìto ben tre condanne nei tribunali austriaci per violenze su animali. Personaggio molto discusso, il settantaseienne artista austriaco Hermann Nitsch, definito il Papa dell’Action Viennese, è un anziano dalla lunga barba canuta. Nel 2012 si è anche esibito al MART con “Malaction”, una performance molto edulcorata rispetto alle sue “Action” storiche che si rifacevano alle orge pagane dionisiache in cui visceri, sangue e sesso si intrecciavano continuamente in un crescendo parossistico sottolineato da musiche rituali, processioni e riti catartici collettivi, in una collaudata commistione di Eros e Thanatos. In alto: Marina Abramovich A sinistra: Andres Serrano, fotocolor In alto: Andres Serrano, fotocolor Immagini a destra: Hermann Nitsch Spettacoli violenti e truculenti traumatizzanti per ogni persona psichicamente normale, con tori e maiali ammazzati e squartati in diretta, appesi a croci di legno e giovani donne e uomini - rigorosamente nudi - avvolti nelle interiora sanguinanti. Il sangue veniva bevuto, spruzzato sui fedeli e su tuniche e lenzuola poi esposte come delle vere e proprie reliquie. “Quando squartiamo un animale, sentiamo le sue viscere calde, beviamo il suo sangue, ritorniamo in contatto con qualcosa di primitivo che ci appartiene ed esce fuori la nostra natura, che non è né buona né cattiva, è semplicemente il nostro istinto”. Oggi Nitsch si riposa nel suo castello miliardario di Prinzerdorf a Vienna e vende le sue tele rosse (di sangue vero?) alla Saatschi Gallery. VIVA LA FIDA Gianni Anderle Luciana Antonello Laura Benaglia Nones Stefano Benedetti Matteo Boato Paola Bradamante Diego Bridi OPERE DEGLI ARTISTI PRESENTI A CASTEL RONCOLO Barbara Cappello Roberto Codroico Giovanna Da Por Sulligi Paolo De Polo Enrico Farina Marzio Ghiotto Mauro Larcher WERKE DER IN SCHLOSS RUNKELSTEIN AUSGESTELLTEN KÜNSTLER FIDA - Trento VIVA LA FIDA - LA FIDA E’ VIVA 4° DIALOGO - 17 luglio 2014 BOOKIQUE Caffe’ Letterario Parco della Predara Federazione Italiana Degli Artisti Italienischer Künstlerverband & gli Artisti di Bolzano Bozner Künstler Galleria Civica di Bolzano Stadtgalerie Bozen P i a z z a D o m en i c a n i 18 , B o l z a n o D om i n i ka n erp l a t z 18 , B oz en agosto 2014 / 5. - 30. August lunedì/sabato: ore 10.00 - 13; 16 - 19.00 Montag/Samstag: 10.00 - 13.00; 16.00 - 19.00 Uhr Domenica chiuso / Sonntag Ruhetag Castel Mareccio - Bolzano / Schloss Maretsch - Bozen Castel Roncolo - Bolzano Schloss Runkelstein - Bozen Castel Roncolo - Bolzano / Schloss Runkelstein - Bozen 5 agosto - novembre 2014 5. August - 2. November 2014 OPERE DEGLI ARTISTI PRESENTI A CASTEL RONCOLO Francesca Libardoni Anna Lorenzetti Bruno Lucchi Amedeo Masetti Beatrice Mattei Luciano Olzer WERKE DER IN SCHLOSS RUNKELSTEIN AUSGESTELLTEN KÜNSTLER Aldo Pancheri Paolo Profaizer Renato Sclaunich Stefania Simeoni Paolo Tomio Silvia Turri Elisabetta Vazzoler martedì / domenica: ore 10.00 - 18.00 Dienstag / Sonntag: 10.00 - 18.00 Uhr Pietro Verdini To build castles in the air lunedì chiuso / Montag Ruhetag Con il patrocinio della Presidenza del Consiglio regionale Città di Bolzano Stadt Bozen Con il patrocinio della PresidenzaCon del Consiglio il patrocinio dellaregionale PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO Presidenza del Consiglio regionale Assessorato alla Cultura e alla Convivenza Assessorat fur Kultur und aktives Zusammenleben Martedì 5 agosto alle ore 18.00 inaugurazione di TO BUILD CASTLES IN THE AIR Galleria Civica Bolzano - Piazza dei Domenicani - Seconda sede a Castel Roncolo Con il patrocinio della Presidenza del Consiglio regionale Città di Bolzano Stadt Bozen Con il patrocinio della PresidenzaCon delil patrocinio Consiglio regionale della Presidenza del Consiglio regionale Assessorato alla Cultura e alla Convivenza Assessorat fur Kultur und aktives Zusammenleben PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO FIDA - Trento Federazione Italiana Degli Artisti/Italienischer Künstlerverband Ausstellung 1/Prima sede & gli Artisti di Bolzano/Bozner Künstler STADTGALERIE BOZEN/GALLERIA CIVICA DI BOLZANO laden Sie ein zu/hanno il piacere di invitarla a Dominikanerplatz/Piazza Domenicani 18, Bolzano/Bozen To build 5. - 30. August / agosto 2014 Eintritt frei/Ingresso libero Montag/Samstag: 10.00 - 13.00; 16.00 - 19.00 Uhr lunedì/sabato: ore 10.00 - 13.00; 16.00 - 19.00 castles in the air Sonntag Ruhetag / domenica chiuso Ausstellung 2/Seconda sede Eröffnung / inaugurazione SCHLOSS RUNKELSTEIN/CASTEL RONCOLO, BOLZANO/BOZEN Dienstag/martedì 5. August/agosto, ore 18.00 uhr STADTGALERIE BOZEN/GALLERIA CIVICA DI BOLZANO 5. August - 2. November / 5 agosto - 2 novembre 2014 Dominikanerplatz/Piazza Domenicani 18, Bolzano/Bozen Eintritt zum Schloss kostenpflichtig/Ingresso al castello a pagamento Kurator/curatore: Paolo Zammatteo Dienstag/Sonntag: 10.00 - 18.00 Uhr martedì/domenica: ore 10.00 - 18.00 Montag Ruhetag / lunedì chiuso Incontro en plai-air tra Nadia Cultrera e Roberto Piazza con il pubblico presente nella piazzetta di Bookique alle 19.00, un‘ora e un clima forse più piacevole e rilassante delle serate precedenti. Di fronte alle opere pittoriche e alle incisioni esposte sulle gradonate e ad alcune sculture in legno di Roberto, il dialogo ha cominciato a dipanarsi e, poco a poco, gli interventi e le domande poste direttamente ai due artisti si sono rivelate più interessanti delle “tradizionali” serate condotte da un critico professionista. Se di Dialogo si deve parlare, allora è anche giusto che si cerchi di superare le inevitabili barriere che si vengono a creare tra gli “specialisti” e il pubblico che spesso avrebbe voglia di interloquire direttamente con gli autori in modo più informale per approfondire idee, temi, tecniche. I due artisti del 4° Dialogo appartengono entrambi a un filone figurativo neoromantico: Piazza più legato alla tradizione, a simbologie e allegorie naturalistiche rappresentate con grande perizia; Nadia, più giovane e interessata alla figura umana, generalmente femminile, in una ricerca psicologica delle emozioni più intime portate alla luce dall’oscurità dei suoi sfondi neri. Due tipi di pittura che saldandosi alla storia e alla nostra tradizione sono e, probabilmente saranno sempre apprezzati da un pubblico che vi si ritrova e che è sempre disposto a riconoscere e ammirare le capacità grafiche e compositive di certa arte figurativa. Gianni Anderle - Luciana Antonello - Laura Benaglia Nones - Stefano Benedetti Matteo Boato - Paola Bradamante - Diego Bridi - Barbara Cappello Roberto Codroico - Giovanna Da Por Sulligi - Paolo De Polo - Enrico Farina Marzio Ghiotto - Tanja Jarussi - Mauro Larcher - Francesca Libardoni Anna Lorenzetti - Bruno - Lucchi - Amedeo Masetti - Beatrice Mattei Luciano Olzer - Aldo Pancheri - Paolo Profaizer - Stefania Simeoni Renato Sclaunich - Paolo Tomio - Silvia Turri - Elisabetta Vazzoler - Pietro Verdini Viva la FIDA - PROGRAMMA 2014 18 settembre: Barbara Cappello e Alessia Feeela Carli 16 ottobre: Giovanni Anderle e Silvia Turri 20 novembre: Sarah Mutinelli e Doris Cologna 18 dicembre: Stefano Benedetti e Renato Sclaunich 27 Agosto 2014, Anno 3 - N.8 News dal mondo Andy Warhol “Campbell’s soup cans”, 1962 pag. 30 Andy Warhol “Coca Cola”, 1962 pag. 31 Andy Warhol “Eight Elvises”, 1963 pag. 32 Andy Warhol “Quattro Marylin”, 1962 pag. 33 “Inox-box”, 2014 pag. 34 Omaggio a Andy Warhol 29 ANDY WARHOL, Campbell’s soup cans,1962, acrilico su tela, 32 tele da 51x41 cm ciascuna 30 29 ANDY WARHOL, Coca Cola, 1962, caseina su cotone, 176,2x137,2 cm Venduto a 57.285.000 $ Christie’s, 2013 ANDY WARHOL, Eight Elvises,1963, serigrafia su tela, 200x370 cm. Venduto privatamente a 100milioni $, 2008 32 33 ANDY WARHOL, Quattro Marylin,1962, serigrafia, acrilico e matita su tela, 73,7x54,6 cm Venduto a 38.245.000 $ Phillips, 2013 MEMORANDUM INDIRIZZO FIDA-Trento C/o arch. Paolo Tomio Via Cernidor 43 - 38123 Trento Tel. 0461 934276 INDIRIZZO MAIL Indirizzo Mail di FIDA-Trento è: [email protected] SITO FIDA-Trento Sito di FIDA-Trento è: www.fida-trento.com FIDA-Trento su FACEBOOK FIDA-Trento è presente con un sua pagina: www.facebook.com/fida.trento?ref=tn_tnmn IMPORTANTE Per ragioni fiscali e contabili, TUTTI i versamenti (ad es. l’iscrizione, la quota annuale, partecipazioni a mostre o eventi FIDA ecc.) dovranno essere effettuati sul conto corrente della FIDA-Trento: Volksbank-Banca Popolare dell’Alto Adige - Piazza Lodron 31 38100 Trento IBAN: IT47 B058 5601 8010 8357 1214 752 NB! INSERIRE SEMPRE LA CAUSALE (es. iscrizione 2014) Poiché questo Conto Corrente dovrà essere utilizzato sempre, si consiglia di stamparlo e di tenerlo sul computer in una cartella FIDA Segretario-tesoriere: Nadia Cultrera - [email protected] QUOTA DI ISCRIZIONE PER L’ANNO 2014 E’ stata mantenuta la quota d’iscrizione di euro 50.00 Il versamento dovrà essere effettuato con la causale: ISCRIZIONE ANNO 2014 PAOLO TOMIO, Omaggio a Warhol, “Inox-box”, 2014, fine art, 119x84 cm
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