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SECONDO TEMPO
DOMENICA 2 NOVEMBRE 2014
il Fatto Quotidiano
STORIE ITALIANE
CATTIVI MAESTRI
Caso Cucchi e migranti:
la caccia al debole è aperta
di Furio Colombo
È
una situazione da
fiaba
malefica,
quella che ti trovi di
fronte con il caso
Cucchi, E non ha niente a che
fare con il diritto e la procedura penale. Dunque: c’è un
corpo martoriato di botte, lesioni, denutrizione, abbandono, complicazioni curabili ma
non curate, e questo Cucchi
muore per tutte queste ragioni,
da solo. Ma non nel senso della
solitudine, che è sempre una
brutta cosa. E noi sappiamo
che non può essere morto di
sua iniziativa perché uno non
può picchiarsi da solo, non
può essere morto per denutrizione (e relative conseguenze
fisiche) perché è sempre stato
ospite di istituzioni (polizia di
Stato, polizia carceraria, ospedale) e non può essere morto
per mancanza di cure perché
intorno al suo caso si alternavano ben sette medici in una
rispettabile Azienda ospedaliera italiana.
Adesso una sentenza d’appello, che segue una sentenza di
parziale condanna, decide le
seguenti tre cose: primo: Cucchi è certamente morto nelle
tragiche circostanze descritte.
Secondo, Cucchi è stato certamente ospite detenuto di diverse strutture pubbliche. Terzo, Cucchi è morto nelle condizioni fisiche descritte (dunque non suicida ma per grave e
indotto deterioramento fisico)
mentre era scortato e “assistito”. Però non ci sono colpevoli.
Per esempio, non uno dei medici, che erano tutti sul luogo
della sua morte e responsabili
del suo corpo da vivo, lo hanno
visto passare da vivo a morto
senza avere la minima nozione
dell’evento e del che fare.
Il vento gelido della morgue per
pestaggio, poi per abbandono,
poi per celebrazione, ultimo
scandalo (sentiamo dire: “vedete? Accuse ingiuste! Siamo
tutti innocenti!” frase che implica: “Adesso chiedeteci scusa”) si sente in queste ore in
Italia.
Una cosa capisci, o almeno intravedi: l’abbandono crudele e
totale che ha provato, morendo, Cucchi. E ti rendi conto
che non una sola voce politica
(ovvero a nome e in rappresentanza dei cittadini) si sente
in giro, né dal “partido blanco”
né dal “partido colorado” (federati insieme, dicono, causa
“riforme”) per dire che l’indignazione, ma anche lo stupore,
non è sul diritto della sentenza,
ma sul fatto, che si spiega solo
con un rito voodoo contro il
povero Cucchi.
QUI MI TOCCA ricordare, co-
me spesso in questi casi, che i
diritti umani e civili non sono
apprezzati dagli apparati politici italiani di tutti i tipi, tranne
quegli strani personaggi del
partito Radicale e delle sue associazioni, che in questi giorni
sono riuniti a congresso e di
Cucchi parlano. Come parlano, da soli, dei campi di prigionia e di abbandono degli
immigrati o delle carceri. Ma
del loro congresso, opportunamente, per non scomporre la
grande armonia, non parla
nessuno. È giusto ricordare gli
immigrati accanto a Cucchi.
Restiamo nella categoria dei
deboli, che sta diventando gran
moda mettere subito e disinvoltamente sotto i piedi. Gli
immigrati, infatti, se li soccorrete costano troppo (e nessuno
nelle istituzioni ha speso una
parola per il lavoro solitario
della Marina italiana, che ne ha
salvati a decine di migliaia in
pochi mesi), se arrivano vivi
portano tubercolosi, nella mite
visione della Lega Nord. E possono essere infetti da Ebola,
nella più vigorosa descrizione
di Grillo, che moralmente si è
messo sul piano di Salvini, ma
scientificamente è più informato. Ricordiamoci però che,
proprio mentre stavo scrivendo e mentre voi state leggendo,
Stefano Cucchi Ansa
DOPPIO SEGNALE
Lo stupore non è sul
diritto, ma sul fatto, che
si spiega solo con un rito
voodoo contro quel
ragazzo. E intanto “Mare
Nostrum”va in soffitta
è stato posto fine all’unico impegno internazionale davvero
di pace che ha onorato l’Italia
in molti anni: l’operazione
“Mare Nostrum”. Non ho visto
invadere l’emiciclo di almeno
una delle Camere da deputati o
senatori decisi a denunciare
che si è trattato di un delitto.
All’operazione italiana di vasto
soccorso a persone morenti,
tra cui molti bambini e molte
mamme, è infatti subentrata
una molto più economica operazione di sorveglianza delle
coste con bandiera europea,
con un modesto finanziamento che consente di fare la guardia alle coste ma non di salvare.
C’è un documento rigorosamente narrato e scrupolosamente provato su come l’Italia
tratta chi soppravvive al deserto e al mare credendo di trovare rifugio nel nostro Paese. È
un libretto di Donatella Di Cesare, Crimini contro l'ospitalità, (Il
Melangolo).
L’AUTRICE è docente di Filo-
sofia teoretica all’Università La
Sapienza di Roma. Ma in questo testo esemplare è implacabile investigatrice e cronista di
uno dei più malfamati “centri
di identificazione e di espulsione” che il crollo della nostra
cultura ha costruito come un
bunker di massima sicurezza
guardato da mezzi militari
blindati, in località Ponte Galeria, periferia di Roma. È importante leggerlo per capire come è stata devastata la cultura
italiana in alcuni suoi aspetti
che il mondo riteneva tipici, e
che persino l’ultimo conflitto
aveva confermato: accoglienza, tolleranza e un aiuto, almeno un aiuto, ai più deboli. Ecco
spiegate le botte violente, ingiuste, inspiegabili con cui sono stati accolti a un ministero
di Roma gli operai di Terni in
cerca di solidarietà e di salvezza
per il loro lavoro. Tutti sappiamo che i poliziotti non picchiano per gusto. Ma nessuno (certo non Alfano) ha confessato
da dove è venuto un ordine così incivile.
E come non provare disorientamento di fronte a sindacati di
polizia che, invece di difendere
(come merita) l’onore della divisa, si schierano con chi picchia, come se fosse un gesto volontario dei poliziotti, e non
una strategia imposta dall’alto
e da altri, per ragioni che noi (e
gli agenti di polizia) non sappiamo. È una brutta epidemia
dei periodi peggiori, la caccia ai
deboli. Come dimostrano gli
eventi, questo è il contagio che
dobbiamo temere di più.
FATTI DI VITA
di Silvia
Truzzi
n VABBÈ, non è Kissinger. Però almeno è già stato
ministro: Paolo Gentiloni, neoinquilino della Farnesina, succede a Federica Mogherini dopo le settimane
di celebrazioni per il grande risultato internazionale di
Matteo Renzi alle europee. Lady Pesc, premio e riconoscimento per quel 41 per cento ripetuto e sbandierato in ogni salotto televisivo dell’orbe terracqueo,
domani trasloca: è l’Europa che ce la chiede. La “renzata” (la parola è quasi certo, entrerà nello Zanichelli
a breve) l’ha bloccata il presidente Napolitano: l’idea
del premier era ovviamente quella di mettere una
donna, anche perché c’era il fondamentale problema
di non far saltare l’equazione 8+8 (in tutto sedici
ministri, perfettamente spartiti per generi), una specie di stigmate del Renzi I. Era stato – quello
dell’uguaglianza dei sessi – lo slogan inaugurale
dell’esecutivo: “Il primo governo con parità di genere”.
Poi pazienza se al ministero delle Riforme costituzionali (riforme costituzionali, non merendine) ci
siam dovuti beccare un’avvocatessa sconosciuta che
di fronte alle obiezioni dei più importanti giuristi del
Libri, illustrazione, etica
I tre pilastri di una prof
di Nando Dalla Chiesa
C
ome definirei la mia
professione? La domanda di riserva, prego, avrei bisogno di
troppe parole”. La professoressa Silvana Sola non esagera. È in
un luogo incantato nei pressi di
Firenze, per vedere se è adatto a
una scuola di illustrazione internazionale. Non tira a confondere l’intervistatore. Che ha
con lei, come vedremo, qualche
relazione istituzionale. Snocciola solo, per chiarire, una serie
di attività, opere e impegni impressionante. Quasi per concludere: “E lei come mi definirebbe?”. Complicato. Diciamo subito allora che i pilastri del suo
edificio professionale sono tre: i
libri, l’illustrazione e l’etica.
SI ERA LAUREATA da un anno
in pedagogia, con un grande
maestro come Antonio Faeti,
storico della letteratura per l’infanzia, quando nell’83 aprì con
tre amiche e “compagne di strada” a Bologna, la sua città, una
libreria per ragazzi: la “Giannino Stoppani”, il nome di Gian
Burrasca, a Palazzo Bentivoglio
(ora in Palazzo Re Renzo). Fondò poco tempo dopo anche una
cooperativa culturale per la promozione della lettura. Una scelta non improba in una regione
come l’Emilia. Ma certo meritoria in assoluto in uno dei paesi
europei in cui si legge meno.
Il libro illustrato. Illustrato per
ragazzi. Una doppia specializzazione che l’ha portata a diventare una delle anime del settore a
livello nazionale e a costruire
una fittissima rete di relazioni
con artisti stranieri. Quest’anno
ha realizzato una mostra internazionale sullo sport come “territorio della democrazia, tra
scrittura e illustrazione”: presentata in marzo al Museo civico archeologico di Bologna, sarà
anche a Roma in dicembre. Il libro invece è andato alla fiera del
libro per ragazzi di Bologna, la
più importante al mondo: “In
quell’ occasione amo portare il
mio lavoro nell’area metropolitana, ad Anzola dell’Emilia, in
una bellissima biblioteca ristrutturata da Italo Rota”. Mostre e cataloghi a perdifiato.
L’ultima è I nostri anni 70, che an-
drà al Palazzo delle Esposizioni
di Roma; “nel libro, uscito per
Corraini, ho raccolto le illustrazioni di Munari, di Luzzati, loro
sapevano come stare in quella
zona difficile e delicata che unisce i ragazzi e gli adulti”.
Ma non basta. Da un po’ di tempo Silvana Sola, come presidente di Ibby Italia (il diritto al libro
del bambino) è impegnata anche con la “biblioteca della legalità”, “libri e parole per crescere
liberi”, un progetto che l’ha portata a lavorare con Libera. “Vede
che è difficile dire che mestiere
faccio? Potrei dire forse la pedagogista libraia, tanto più che sono anche impegnata, come docente, nella formazione degli
adulti”. Già, gli adulti senz’altro.
Solo che i talenti della professoressa Sola vengono generosamente spesi anche per i giovani
Silvana Sola
PEDAGOGISTA
L’ultima avventura
di Silvana Sola è l’Isia di
Urbino, Istituto superiore
delle industrie artistiche
Un gioiello dell’alta
formazione pubblica
artisti in embrione. Più esattamente all’Isia di Urbino, dove
chi scrive l’ha conosciuta (per
chiarire correttamente i rapporti reciproci) quando vi è stato
nominato presidente quasi due
anni fa. Isia sta per Istituto superiore delle industrie artistiche. In Italia ce ne sono quattro:
Urbino, appunto, Firenze,
Faenza, e Roma. Gioielli dell’alta formazione pubblica. Hanno
un numero contenuto di studenti, docenti scelti di volta in
volta tra i professionisti del settore, spesso tra i maggiori.
STRUTTURE speciali e d’avan-
guardia che sfornano eccellenze
nelle professioni artistiche, costano tutte insieme quanto la
più piccola università, e che la
politica romana, salve pochissime eccezioni, nemmeno conosce. Strutture sul filo della sopravvivenza per poche centinaia di migliaia di euro all’anno,
nell’Italia della Grande Bellezza
e del patrimonio artistico (ecc.
ecc.). A Urbino questa intellettuale poliedrica e originale tiene
tre insegnamenti e coordina il
corso magistrale (ovviamente)
di Illustrazione. “Che progetto
ho per quest’anno? Uno che mi
piace tantissimo. ‘Il paese della
cuccagna’, per il secondo anno
magistrale, circa 25 studenti, il
tetto che abbiamo per ogni classe. Illustrare il cibo tra fame e abbondanza, tra l’accezione medievale – il paese della cuccagna,
appunto – e quella dei supermercati. Penso sia anche un’occasione importante per lavorare
a un’etica del cibo”. A Urbino la
professoressa Silvana Sola va da
Bologna ogni settimana. E ci dedica del tempo, insegnando, facendo esami e tesi, costruendo e
offrendo rapporti con l’ambiente esterno. “Quanto prendo? Per
i tre insegnamenti e il coordinamento del magistrale in Illustrazione non arrivo a diecimila euro all’anno. Lo faccio fondamentalmente per il piacere di
farlo”. Martedì pomeriggio
l’Isia di Urbino inaugurerà il suo
anno accademico. E schiererà
altri professionisti famosi, dal
giovane direttore Luciano Perondi (suoi i caratteri dell’inserto domenicale del Sole 24 Ore) a
Roberto Pieracini (già direttore
per anni; scuola Olivetti, storico
progettista dell’immagine di
impresa). Inizierà così la nuova
sfida. Roma che non sa quasi che
farsene e questo pugno di professionisti e artisti che non molla. E ha addirittura in mente di
creare, gli Isia insieme, un grande marchio italiano della comunicazione sociale. Arte, cultura
ed etica. Hai detto niente. C’è chi
a pensarci si rincuora, c’è chi gli
viene l’orticaria.
In mezzo a tanta incompetenza
perfino Gentiloni fa bella figura
Paese ad alcuni punti delle sue riforme – studiate con
Denis Verdini - ha soavemente risposto: “È un’allucinazione”.
n COSÌ il presidente del Consiglio per la successione
alla Farnesina aveva lanciato, tra le altre, Lia Quartapelle: classe 1982, deputata del Pd, segretario della
Commissione Esteri e membro della Direzione nazionale del partito. Donna, 32 anni, insomma, un concentrato dell’immagine renziana. Ma il Capo dello
Stato si è messo di traverso. E ha spiegato al premier
che le quote rosa forzate, in nome della parità, non
erano un criterio accettabile.
La stessa giovane deputata-candidata aveva con ammirevole sincerità, spiegato ai giornalisti che le sembrava impossibile pensare di diventare ministro (il
buonsenso non ha età). C’è anche da dire che forse gli
scongiuri dei marò Latorre e Girone, una mano a
Gentiloni l’hanno data.
I commentatori hanno scritto: non è una vittoria di
Napolitano (invece, purtroppo, lo era stata la bocciatura di Nicola Gratteri che Renzi avrebbe voluto
fare Guardasigilli). Solo un compromesso con i capelli
bianchi tra Colle e premier scalpitante.
Così eccolo qui, il nuovo ministro, che non è nuovo,
non ha una grande esperienza internazionale come
aveva chiesto Napolitano, ma – dicono gli amici –
“parla correntemente tre lingue”.
SOPRAVVISSUTO alla rottamazione, da subito
appassionato fan della scalata renziana, il neo ministro, sta per compiere sessant’anni e dunque fa
parte della riserva indiana di vecchi (e catto-margheritini) folgorati sulla via di Rignano sull’Arno. È un
politico puro (è anche nobile con annesso palazzo
patrizio), soprattutto è stato comunista ma si è pentito in tempi non sospetti, per diventare verde e rutelliano.
Già ministro alle Telecomunicazioni per Prodi – posizione cruciale negli anni del berlusconismo – non è
un mistero quale sarà la sua linea: filo Usa e filo
israeliana. Ma questa, onestamente, non è una grande novità.
@silviatruzzi1
n