22 SECONDO TEMPO DOMENICA 2 NOVEMBRE 2014 il Fatto Quotidiano STORIE ITALIANE CATTIVI MAESTRI Caso Cucchi e migranti: la caccia al debole è aperta di Furio Colombo È una situazione da fiaba malefica, quella che ti trovi di fronte con il caso Cucchi, E non ha niente a che fare con il diritto e la procedura penale. Dunque: c’è un corpo martoriato di botte, lesioni, denutrizione, abbandono, complicazioni curabili ma non curate, e questo Cucchi muore per tutte queste ragioni, da solo. Ma non nel senso della solitudine, che è sempre una brutta cosa. E noi sappiamo che non può essere morto di sua iniziativa perché uno non può picchiarsi da solo, non può essere morto per denutrizione (e relative conseguenze fisiche) perché è sempre stato ospite di istituzioni (polizia di Stato, polizia carceraria, ospedale) e non può essere morto per mancanza di cure perché intorno al suo caso si alternavano ben sette medici in una rispettabile Azienda ospedaliera italiana. Adesso una sentenza d’appello, che segue una sentenza di parziale condanna, decide le seguenti tre cose: primo: Cucchi è certamente morto nelle tragiche circostanze descritte. Secondo, Cucchi è stato certamente ospite detenuto di diverse strutture pubbliche. Terzo, Cucchi è morto nelle condizioni fisiche descritte (dunque non suicida ma per grave e indotto deterioramento fisico) mentre era scortato e “assistito”. Però non ci sono colpevoli. Per esempio, non uno dei medici, che erano tutti sul luogo della sua morte e responsabili del suo corpo da vivo, lo hanno visto passare da vivo a morto senza avere la minima nozione dell’evento e del che fare. Il vento gelido della morgue per pestaggio, poi per abbandono, poi per celebrazione, ultimo scandalo (sentiamo dire: “vedete? Accuse ingiuste! Siamo tutti innocenti!” frase che implica: “Adesso chiedeteci scusa”) si sente in queste ore in Italia. Una cosa capisci, o almeno intravedi: l’abbandono crudele e totale che ha provato, morendo, Cucchi. E ti rendi conto che non una sola voce politica (ovvero a nome e in rappresentanza dei cittadini) si sente in giro, né dal “partido blanco” né dal “partido colorado” (federati insieme, dicono, causa “riforme”) per dire che l’indignazione, ma anche lo stupore, non è sul diritto della sentenza, ma sul fatto, che si spiega solo con un rito voodoo contro il povero Cucchi. QUI MI TOCCA ricordare, co- me spesso in questi casi, che i diritti umani e civili non sono apprezzati dagli apparati politici italiani di tutti i tipi, tranne quegli strani personaggi del partito Radicale e delle sue associazioni, che in questi giorni sono riuniti a congresso e di Cucchi parlano. Come parlano, da soli, dei campi di prigionia e di abbandono degli immigrati o delle carceri. Ma del loro congresso, opportunamente, per non scomporre la grande armonia, non parla nessuno. È giusto ricordare gli immigrati accanto a Cucchi. Restiamo nella categoria dei deboli, che sta diventando gran moda mettere subito e disinvoltamente sotto i piedi. Gli immigrati, infatti, se li soccorrete costano troppo (e nessuno nelle istituzioni ha speso una parola per il lavoro solitario della Marina italiana, che ne ha salvati a decine di migliaia in pochi mesi), se arrivano vivi portano tubercolosi, nella mite visione della Lega Nord. E possono essere infetti da Ebola, nella più vigorosa descrizione di Grillo, che moralmente si è messo sul piano di Salvini, ma scientificamente è più informato. Ricordiamoci però che, proprio mentre stavo scrivendo e mentre voi state leggendo, Stefano Cucchi Ansa DOPPIO SEGNALE Lo stupore non è sul diritto, ma sul fatto, che si spiega solo con un rito voodoo contro quel ragazzo. E intanto “Mare Nostrum”va in soffitta è stato posto fine all’unico impegno internazionale davvero di pace che ha onorato l’Italia in molti anni: l’operazione “Mare Nostrum”. Non ho visto invadere l’emiciclo di almeno una delle Camere da deputati o senatori decisi a denunciare che si è trattato di un delitto. All’operazione italiana di vasto soccorso a persone morenti, tra cui molti bambini e molte mamme, è infatti subentrata una molto più economica operazione di sorveglianza delle coste con bandiera europea, con un modesto finanziamento che consente di fare la guardia alle coste ma non di salvare. C’è un documento rigorosamente narrato e scrupolosamente provato su come l’Italia tratta chi soppravvive al deserto e al mare credendo di trovare rifugio nel nostro Paese. È un libretto di Donatella Di Cesare, Crimini contro l'ospitalità, (Il Melangolo). L’AUTRICE è docente di Filo- sofia teoretica all’Università La Sapienza di Roma. Ma in questo testo esemplare è implacabile investigatrice e cronista di uno dei più malfamati “centri di identificazione e di espulsione” che il crollo della nostra cultura ha costruito come un bunker di massima sicurezza guardato da mezzi militari blindati, in località Ponte Galeria, periferia di Roma. È importante leggerlo per capire come è stata devastata la cultura italiana in alcuni suoi aspetti che il mondo riteneva tipici, e che persino l’ultimo conflitto aveva confermato: accoglienza, tolleranza e un aiuto, almeno un aiuto, ai più deboli. Ecco spiegate le botte violente, ingiuste, inspiegabili con cui sono stati accolti a un ministero di Roma gli operai di Terni in cerca di solidarietà e di salvezza per il loro lavoro. Tutti sappiamo che i poliziotti non picchiano per gusto. Ma nessuno (certo non Alfano) ha confessato da dove è venuto un ordine così incivile. E come non provare disorientamento di fronte a sindacati di polizia che, invece di difendere (come merita) l’onore della divisa, si schierano con chi picchia, come se fosse un gesto volontario dei poliziotti, e non una strategia imposta dall’alto e da altri, per ragioni che noi (e gli agenti di polizia) non sappiamo. È una brutta epidemia dei periodi peggiori, la caccia ai deboli. Come dimostrano gli eventi, questo è il contagio che dobbiamo temere di più. FATTI DI VITA di Silvia Truzzi n VABBÈ, non è Kissinger. Però almeno è già stato ministro: Paolo Gentiloni, neoinquilino della Farnesina, succede a Federica Mogherini dopo le settimane di celebrazioni per il grande risultato internazionale di Matteo Renzi alle europee. Lady Pesc, premio e riconoscimento per quel 41 per cento ripetuto e sbandierato in ogni salotto televisivo dell’orbe terracqueo, domani trasloca: è l’Europa che ce la chiede. La “renzata” (la parola è quasi certo, entrerà nello Zanichelli a breve) l’ha bloccata il presidente Napolitano: l’idea del premier era ovviamente quella di mettere una donna, anche perché c’era il fondamentale problema di non far saltare l’equazione 8+8 (in tutto sedici ministri, perfettamente spartiti per generi), una specie di stigmate del Renzi I. Era stato – quello dell’uguaglianza dei sessi – lo slogan inaugurale dell’esecutivo: “Il primo governo con parità di genere”. Poi pazienza se al ministero delle Riforme costituzionali (riforme costituzionali, non merendine) ci siam dovuti beccare un’avvocatessa sconosciuta che di fronte alle obiezioni dei più importanti giuristi del Libri, illustrazione, etica I tre pilastri di una prof di Nando Dalla Chiesa C ome definirei la mia professione? La domanda di riserva, prego, avrei bisogno di troppe parole”. La professoressa Silvana Sola non esagera. È in un luogo incantato nei pressi di Firenze, per vedere se è adatto a una scuola di illustrazione internazionale. Non tira a confondere l’intervistatore. Che ha con lei, come vedremo, qualche relazione istituzionale. Snocciola solo, per chiarire, una serie di attività, opere e impegni impressionante. Quasi per concludere: “E lei come mi definirebbe?”. Complicato. Diciamo subito allora che i pilastri del suo edificio professionale sono tre: i libri, l’illustrazione e l’etica. SI ERA LAUREATA da un anno in pedagogia, con un grande maestro come Antonio Faeti, storico della letteratura per l’infanzia, quando nell’83 aprì con tre amiche e “compagne di strada” a Bologna, la sua città, una libreria per ragazzi: la “Giannino Stoppani”, il nome di Gian Burrasca, a Palazzo Bentivoglio (ora in Palazzo Re Renzo). Fondò poco tempo dopo anche una cooperativa culturale per la promozione della lettura. Una scelta non improba in una regione come l’Emilia. Ma certo meritoria in assoluto in uno dei paesi europei in cui si legge meno. Il libro illustrato. Illustrato per ragazzi. Una doppia specializzazione che l’ha portata a diventare una delle anime del settore a livello nazionale e a costruire una fittissima rete di relazioni con artisti stranieri. Quest’anno ha realizzato una mostra internazionale sullo sport come “territorio della democrazia, tra scrittura e illustrazione”: presentata in marzo al Museo civico archeologico di Bologna, sarà anche a Roma in dicembre. Il libro invece è andato alla fiera del libro per ragazzi di Bologna, la più importante al mondo: “In quell’ occasione amo portare il mio lavoro nell’area metropolitana, ad Anzola dell’Emilia, in una bellissima biblioteca ristrutturata da Italo Rota”. Mostre e cataloghi a perdifiato. L’ultima è I nostri anni 70, che an- drà al Palazzo delle Esposizioni di Roma; “nel libro, uscito per Corraini, ho raccolto le illustrazioni di Munari, di Luzzati, loro sapevano come stare in quella zona difficile e delicata che unisce i ragazzi e gli adulti”. Ma non basta. Da un po’ di tempo Silvana Sola, come presidente di Ibby Italia (il diritto al libro del bambino) è impegnata anche con la “biblioteca della legalità”, “libri e parole per crescere liberi”, un progetto che l’ha portata a lavorare con Libera. “Vede che è difficile dire che mestiere faccio? Potrei dire forse la pedagogista libraia, tanto più che sono anche impegnata, come docente, nella formazione degli adulti”. Già, gli adulti senz’altro. Solo che i talenti della professoressa Sola vengono generosamente spesi anche per i giovani Silvana Sola PEDAGOGISTA L’ultima avventura di Silvana Sola è l’Isia di Urbino, Istituto superiore delle industrie artistiche Un gioiello dell’alta formazione pubblica artisti in embrione. Più esattamente all’Isia di Urbino, dove chi scrive l’ha conosciuta (per chiarire correttamente i rapporti reciproci) quando vi è stato nominato presidente quasi due anni fa. Isia sta per Istituto superiore delle industrie artistiche. In Italia ce ne sono quattro: Urbino, appunto, Firenze, Faenza, e Roma. Gioielli dell’alta formazione pubblica. Hanno un numero contenuto di studenti, docenti scelti di volta in volta tra i professionisti del settore, spesso tra i maggiori. STRUTTURE speciali e d’avan- guardia che sfornano eccellenze nelle professioni artistiche, costano tutte insieme quanto la più piccola università, e che la politica romana, salve pochissime eccezioni, nemmeno conosce. Strutture sul filo della sopravvivenza per poche centinaia di migliaia di euro all’anno, nell’Italia della Grande Bellezza e del patrimonio artistico (ecc. ecc.). A Urbino questa intellettuale poliedrica e originale tiene tre insegnamenti e coordina il corso magistrale (ovviamente) di Illustrazione. “Che progetto ho per quest’anno? Uno che mi piace tantissimo. ‘Il paese della cuccagna’, per il secondo anno magistrale, circa 25 studenti, il tetto che abbiamo per ogni classe. Illustrare il cibo tra fame e abbondanza, tra l’accezione medievale – il paese della cuccagna, appunto – e quella dei supermercati. Penso sia anche un’occasione importante per lavorare a un’etica del cibo”. A Urbino la professoressa Silvana Sola va da Bologna ogni settimana. E ci dedica del tempo, insegnando, facendo esami e tesi, costruendo e offrendo rapporti con l’ambiente esterno. “Quanto prendo? Per i tre insegnamenti e il coordinamento del magistrale in Illustrazione non arrivo a diecimila euro all’anno. Lo faccio fondamentalmente per il piacere di farlo”. Martedì pomeriggio l’Isia di Urbino inaugurerà il suo anno accademico. E schiererà altri professionisti famosi, dal giovane direttore Luciano Perondi (suoi i caratteri dell’inserto domenicale del Sole 24 Ore) a Roberto Pieracini (già direttore per anni; scuola Olivetti, storico progettista dell’immagine di impresa). Inizierà così la nuova sfida. Roma che non sa quasi che farsene e questo pugno di professionisti e artisti che non molla. E ha addirittura in mente di creare, gli Isia insieme, un grande marchio italiano della comunicazione sociale. Arte, cultura ed etica. Hai detto niente. C’è chi a pensarci si rincuora, c’è chi gli viene l’orticaria. In mezzo a tanta incompetenza perfino Gentiloni fa bella figura Paese ad alcuni punti delle sue riforme – studiate con Denis Verdini - ha soavemente risposto: “È un’allucinazione”. n COSÌ il presidente del Consiglio per la successione alla Farnesina aveva lanciato, tra le altre, Lia Quartapelle: classe 1982, deputata del Pd, segretario della Commissione Esteri e membro della Direzione nazionale del partito. Donna, 32 anni, insomma, un concentrato dell’immagine renziana. Ma il Capo dello Stato si è messo di traverso. E ha spiegato al premier che le quote rosa forzate, in nome della parità, non erano un criterio accettabile. La stessa giovane deputata-candidata aveva con ammirevole sincerità, spiegato ai giornalisti che le sembrava impossibile pensare di diventare ministro (il buonsenso non ha età). C’è anche da dire che forse gli scongiuri dei marò Latorre e Girone, una mano a Gentiloni l’hanno data. I commentatori hanno scritto: non è una vittoria di Napolitano (invece, purtroppo, lo era stata la bocciatura di Nicola Gratteri che Renzi avrebbe voluto fare Guardasigilli). Solo un compromesso con i capelli bianchi tra Colle e premier scalpitante. Così eccolo qui, il nuovo ministro, che non è nuovo, non ha una grande esperienza internazionale come aveva chiesto Napolitano, ma – dicono gli amici – “parla correntemente tre lingue”. SOPRAVVISSUTO alla rottamazione, da subito appassionato fan della scalata renziana, il neo ministro, sta per compiere sessant’anni e dunque fa parte della riserva indiana di vecchi (e catto-margheritini) folgorati sulla via di Rignano sull’Arno. È un politico puro (è anche nobile con annesso palazzo patrizio), soprattutto è stato comunista ma si è pentito in tempi non sospetti, per diventare verde e rutelliano. Già ministro alle Telecomunicazioni per Prodi – posizione cruciale negli anni del berlusconismo – non è un mistero quale sarà la sua linea: filo Usa e filo israeliana. Ma questa, onestamente, non è una grande novità. @silviatruzzi1 n
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