Della stessa autrice presso Rizzoli Io, Christiane F. Christiane F. Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino Postfazione di Vittorino Andreoli Rizzoli Titolo originale: Wir Kinder Vom Bahnhof Zoo © 2009 by Carlsen Verlag GmbH, Hamburg © Stern im Verlag Gruner All rights reserved © 1989, 2011 RCS Libri S.p.A., Milano ISBN 978-88-17-07350-9 Traduzione di Roberta Tatafiore A cura di Kai Hermann e Horst Rieck Prima edizione Rizzoli: gennaio 1989 Prima edizione Rizzoli Vintage: marzo 2014 www.rizzoli.eu Prefazione Incontrammo per la prima volta la quindicenne Christiane all’inizio del 1978 a Berlino, dove era chiamata a testimoniare a un processo. Prendemmo appuntamento con lei per un’intervista che doveva completare una ricerca sulla situazione dei giovani. Erano previste due ore per il colloquio: diventarono due mesi. Presto ci ritrovammo non più nel ruolo degli intervistatori ma in quello di ascoltatori estremamente coinvolti: dalle trascrizioni delle bobine registrate dei colloqui è nato questo libro. Pensiamo che la storia di Christiane dica molto di più sulla situazione di tantissimi giovani di quanto non possa farlo qualsiasi inchiesta, per quanto accuratamente condotta. Christiane F. ha voluto questo libro perché, come quasi tutti i ragazzi bucomani, pretende che sia rotto il vergognoso silenzio degli adulti sulla realtà della tossicodipendenza. I sopravvissuti del suo gruppo e i genitori hanno aderito al progetto del libro e sono stati disponibili a evidenziare, con le loro testimonianze e i loro nomi, il carattere documentaristico di questo lavoro. Per desiderio delle famiglie abbiamo indicato tutti con il solo nome di battesimo. Le testimonianze della madre di Christiane e di altri che hanno avuto contatti con lei ci auguriamo contribuiscano a una visione della vicenda dai diversi punti di vista e a un’analisi più completa del problema della tossicodipendenza. Kai Hermann, Horst Rieck 5 L’accusa Stralci del procedimento d’accusa del sostituto procuratore della repubblica depositato presso il tribunale regionale di Berlino il 27 luglio 1977. La studentessa Christiane Vera F., in quanto minorenne divenuta suscettibile di responsabilità penale, a Berlino, a partire dal 20 maggio 1976, è accusata di aver detenuto intenzionalmente e continuativamente preparati sottoposti alle disposizioni di legge in materia di stupefacenti senza l’autorizzazione dell’Ufficio federale d’igiene. L’imputata è una consumatrice d’eroina dal gennaio 1976. Ella si inietta – all’inizio saltuariamente, più tardi giornalmente – una dose corrispondente al «quartino» in uso negli ambienti della droga. In occasione di due controlli – il 1° e il 13 marzo 1977 – l’imputata è stata fermata e sottoposta a perquisizione personale nell’atrio della stazione della metropolitana del Kurfüstendamm. Aveva con sé, rispettivamente nelle due circostanze, 18 mg e 140,7 mg di una sostanza contenente eroina. Inoltre il 12 maggio 1977 è stata trovata in possesso dell’accusata una bustina di stagnola contenente 62,4 mg di una sostanza contenente eroina. Presso di lei sono stati trovati anche gli utensili usati dagli eroinomani. Le perizie svolte hanno accertato tracce di sostanze contenenti eroina su detti utensili. Anche dall’analisi dell’urina è risultata una percen7 tuale di morfina. Il 12 maggio 1977 la madre dell’imputata signora U.F., ha trovato in possesso della figlia 62,4 mg di una sostanza contenente eroina che è stata da lei consegnata alla polizia criminale. Convenuta in giudizio l’imputata ha ammesso di essere una consumatrice d’eroina dal febbraio del 1976. Inoltre nel 1976 si è data alla prostituzione per procurarsi il denaro atto all’acquisto dell’eroina. Va tenuto in considerazione che l’imputata continua a consumare eroina. 8 La sentenza Stralci della sentenza della pretura di Neumiister del 14 giugno 1978 pronunciata nella causa penale contro la studentessa Christiane F. L’accusata è colpevole dell’acquisto continuato di sostanze stupefacenti e di ricettazione continuata. La decisione se infliggere una pena per minorenni viene sospesa con la condizionale. Motivazione. L’accusata ha avuto fino al tredicesimo anno d’età uno sviluppo normale. Ella è di intelligenza superiore alla media e ha senz’altro avuto consapevolezza che l’acquisto di eroina è un’azione penalmente perseguibile. Esistono infatti sufficienti indizi che l’accusata era tossicodipendente alla data del 20 maggio 1976, allorché era esclusa sia la sua responsabilità sia la consapevolezza per i reati commessi. Nel frattempo l’accusata ha acquisito ampiamente la sua condizione e si è anche adoperata per portare a termine una disintossicazione. Pertanto era pienamente capace di intendere la sua colpa e di comportarsi di conseguenza. Al momento attuale la prognosi per il futuro è in ogni caso favorevole anche se non si può dire che per l’accusata sia esclusa una ricaduta. L’ulteriore evoluzione dell’accusata deve, per lo meno nel prossimo futuro, essere seguita con attenzione. 9 Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino Era di un eccitante pazzesco. Mia madre fece bagagli, valigie e casse per giorni interi. Io capii che per noi sarebbe cominciata una nuova vita. Avevo compiuto sei anni e dopo il trasferimento sarei dovuta andare a scuola. Mentre mia madre faceva senza sosta i bagagli e diventava sempre più nervosa, io passavo tutto il giorno dai contadini Völkel. Aspettavo che le mucche entrassero nella stalla per la mungitura, davo da mangiare alle scrofe e ai polli e mi scatenavo con gli altri nel fieno, oppure portavo in giro i gattini. Era una splendida estate, la prima che ho vissuto con vera consapevolezza. Sapevo che presto saremmo andati lontano, in una grande città che si chiamava Berlino. La prima a partire con l’aereo fu mia madre, da sola. Voleva occuparsi dell’appartamento. Mia sorella piccola, io e mio padre arrivammo una settimana dopo. Per noi bambine era il primo viaggio in aereo. Tutto era immensamente emozionante. I miei genitori ci avevano raccontato storie meravigliose del gigantesco appartamento con sei grandi stanze nel quale avremmo abitato. E loro volevano guadagnare molti soldi. Mia madre diceva che avremmo avuto una grande stanza tutta per noi. Volevano comprare bei mobili. Lei allora ci spiegò con tutti i particolari come sarebbe stata la nostra stanza. Questo lo ricordo ancora perché da bambina non ho mai smesso di immaginarmela, questa stanza. 13 Man mano che crescevo diventava nella mia fantasia sempre più bella. E neanche ho dimenticato come era l’appartamento nel quale eravamo arrivati. Forse perché come prima cosa ne ebbi un orrore tremendo. Era così grande e vuoto che avevo paura di perdermi. Quando si parlava ad alta voce rimbombava terribilmente. Soltanto in tre stanze c’erano un paio di mobili. Nella stanza dei bambini c’erano due letti e un vecchio mobile da cucina con i nostri giochi. Nella seconda stanza c’era un letto per i miei genitori e nella stanza più grande un vecchio divano e un paio di sedie. Così vivevamo a Kreuzberg,1 nella Paul-Lincke-Ufer. Dopo un paio di giorni mi fidai ad andare da sola per strada con la bicicletta, dato che ci giocavano dei bambini che erano un po’ più grandi di me. Al paese i più grandi avevano sempre giocato con i piccoli, e ci sorvegliavano anche. I bambini del nostro stabile mi dissero subito: «Cosa vuoi tu qui?». Poi mi presero la bicicletta. Quando la riebbi indietro aveva una ruota a terra e un parafango piegato. Mio padre mi picchiò perché la bicicletta era rotta. Da allora andai in bicicletta solo per le nostre sei stanze. Tre stanze dovevano in realtà diventare l’ufficio. I miei genitori volevano aprire un’agenzia matrimoniale. Ma le scrivanie e le poltrone di cui parlavano non arrivarono mai. Il mobile da cucina rimase nella stanza dei bambini. Un giorno il sofà, i letti e l’armadio da cucina vennero caricati su un camioncino e portati in uno dei casermoni di Gropiusstadt. Lì prendemmo un appartamento di due stanze e mezza all’undicesimo piano. E nella nostra mezza stanzetta dei bambini tutte le cose belle di cui mia madre aveva parlato non ci sarebbero mai entrate. 1 Vecchio quartiere popolare di Berlino-ovest, a ridosso del «muro», oggi abitato in prevalenza da immigrati [NdT]. 14
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