Relazione finanziaria consolidata al 30 giugno 2014 Società soggetta all’attività di direzione e coordinamento della Capogruppo Intesa Sanpaolo S.p.A. 2 Sommario Cariche sociali 5 Dati di sintesi e indicatori alternativi di performance 7 Informazioni sulla gestione Lo scenario macroeconomico I primi sei mesi dell’esercizio della sub-holding Banca CR Firenze e delle società controllate Principali rischi ed incertezze 9 11 43 51 Il perimetro di consolidamento 53 Prospetti contabili consolidati Stato patrimoniale consolidato Conto economico consolidato Prospetto della redditività complessiva consolidata Prospetto delle variazioni del patrimonio netto consolidato Rendiconto finanziario consolidato 55 Note illustrative Politiche contabili Eventi successivi alla chiusura del semestre I risultati economici Gli aggregati patrimoniali I risultati per settori di attività Il presidio dei rischi L’azionariato e le operazioni con parti correlate Le previsioni per l’intero esercizio 63 64 67 71 79 85 87 95 97 Attestazione del bilancio consolidato semestrale abbreviato ai sensi del D.Lgs. n. 58/1998 99 Relazione della società di revisione 101 Allegati Criteri di riclassificazione del conto economico Criteri di riclassificazione dello stato patrimoniale Prospetto di raccordo tra il conto economico riclassificato e lo schema di conto economico di Banca d’Italia Prospetto di raccordo tra lo stato patrimoniale riclassificato e lo schema di stato patrimoniale di Banca d’Italia Prospetti contabili di Banca CR Firenze S.p.A. 103 103 103 104 105 106 3 4 Cariche sociali Consiglio di Amministrazione (*) Presidente Vice Presidente Giuseppe Morbidelli Francesco Taranto Consiglieri e membri del Comitato Esecutivo Paolo Maria Grandi Luciano Nebbia Sergio Ceccuzzi Lino Moscatelli Consiglieri Pio Bussolotto Ginevra Cerrina Feroni Denio D’Ingecco Francesco Pellati Fabrizio Landi Francesco Maria Mancini Collegio Sindacale Presidente Emilio Tosi Sindaci effettivi Carlo Giuseppe Angelini Lorenzo Gambi Sindaci supplenti Marco Sacconi Oliviero Roggi Direzione Generale Direttore Generale Luca Severini Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari Egidio Mancini Società di revisione KPMG S.p.A. (*) In data 7 aprile 2014 l’Assemblea dei Soci di Banca CR Firenze ha integrato il Consiglio di Amministrazione, nominando Consigliere la Prof.ssa Avv. Ginevra Cerrina Feroni. 5 6 Dati di sintesi e indicatori alternativi di performance (milioni di euro) Variazioni 30 giugno 2014 30 giugno 2013 Interessi netti 286 288 Commissioni nette 192 189 3 1,6% Risultato attività di negoziazione 16 8 8 100,0% Dati economici (milioni di euro) assoluta % -2 -0,7% Proventi operativi netti 530 523 7 1,3% Oneri operativi 317 327 -10 -3,1% Risultato della gestione operativa 213 197 17 8,6% Rettifiche di valore nette su crediti 148 243 -95 -39,1% 55 Risultato netto -90,2% -6 -61 30 giugno 2014 31 dicembre 2013 Crediti verso clientela 17.328 17.774 -446 % -2,5% Raccolta diretta da clientela 13.186 13.368 -182 -1,4% 1,8% 11,9% 0,6% Dati patrimoniali (milioni di euro) Variazioni assoluta di cui: Risparmio gestito 21.064 12.126 20.686 10.839 378 1.287 Totale attività 21.052 20.936 115 -14 Raccolta indiretta Patrimonio netto -1,2% 1.190 1.204 30 giugno 2014 31 dicembre 2013 5.789 5.856 Italia 5.789 5.856 Estero 0 0 - n.d. 570 586 Italia 570 586 -16 -16 -2,7% -2,7% Estero 0 0 - n.d. 30 giugno 2014 30 giugno 2013 Variazione assoluta Cost / income ratio (2) 59,8 62,5 -2,7 Risultato netto/ Patrimonio netto medio (ROE) -1,1 -9,0 8,0 Risultato netto/ Patrimonio netto medio (ROE) normalizzato (3) 5,9 2,5 3,4 30 giugno 2014 31 dicembre 2013 Variazione assoluta Sofferenze nette/Crediti verso clientela 6,02 5,61 0,41 Rettifiche di valore cumulate su crediti in sofferenza/Crediti in sofferenza lordi con clientela 61,7 60,7 0,96 Struttura operativa Numero dei dipendenti Numero degli sportelli bancari (1) Indicatori di redditività (%) Indicatori di rischiosità (%) Variazioni assoluta % -67 -67 -1,1% -1,1% (1) Il dato include le Filiali Retail, le Filiali Private, le Filiali Imprese e le Filiali Tesorerie. (2) Oneri operativi/Proventi operativi netti. (3) Risultato netto "normalizzato" rapportato alla media del capitale, del sovrapprezzo, delle riserve e delle riserve da valutazione nel periodo in esame. La normalizzazione ha escluso: • dall'utile netto 2014 gli oneri connessi alla partecipazione detenuta da Banca CR Firenze in Immobiliare Novoli, l'ulteriore imposta sotitutiva sulal rivalutazione delle quote detenute in Banca d'Italia, la perdita pe rriduzione di attività fiscali a seguito della diminuzione dell'aliquota IRAP e gli oneri di integrazione e incentivazione all'esodo; • dall'utile netto 2013 le maggiori rettifiche di valore nette su crediti rilevate in occasione della visita ispettiva della Banca d'Italia, la svalutazione da impairment sull'interessenza in Immobiliare Novoli S.p.A. e gli oneri di integrazione e incentivazione all'esodo sostenuti. 7 8 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary Informazioni sulla gestione 9 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary 10 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary Executive summary Lo scenario macroeconomico Il primo semestre 2014 si è caratterizzato per una crescita moderata dell’attività economica e del commercio internazionale, oltre che per marcate oscillazioni congiunturali dovute a fattori transitori, in particolare di natura climatica e fiscale. I fattori meteorologici hanno provocato una temporanea contrazione del prodotto interno lordo degli Stati Uniti nel primo trimestre, sebbene con effetti modesti sul ritmo di crescita dell’occupazione. In Giappone, l’aumento delle imposte indirette in aprile ha prodotto un’oscillazione del tutto opposta, favorendo il primo trimestre sul secondo. L’andamento dell’inflazione è divenuto più differenziato, coerentemente con il diverso stadio di maturazione della ripresa nei diversi paesi. Le oscillazioni dei cambi delle principali valute sono state relativamente contenute, con l’eccezione di sterlina, dollaro canadese e dollaro australiano. L’Eurozona è uscita dalla recessione del 2012-13, sostenuta anche dalla domanda finale interna. La ripresa è divenuta più diffusa tra i diversi stati membri e nel complesso ha confermato le attese. Il ritmo di crescita dell’attività economica appare rallentato nel secondo trimestre – evidenziando una volatilità che riflette anche l’anomalo andamento della stagione invernale sulle variazioni congiunturali, nonché effetti di calendario. Soltanto in alcuni paesi la crescita della produzione si è già tradotta in incrementi occupazionali. In tutta l’Eurozona l’andamento dell’inflazione è stato ampiamente al di sotto delle previsioni, avvicinandosi allo zero; oltre alla debolezza della domanda interna ciò riflette anche il passato apprezzamento del cambio, le dinamiche dei prezzi energetici e alimentari e il calo dei prezzi nel comparto delle comunicazioni. L’Italia è tra i paesi europei dove la ripresa economica stenta maggiormente ad affermarsi. La produzione industriale ha registrato un andamento mediamente stagnante e molto volatile nei primi cinque mesi dell’anno. Il clima di fiducia di imprese e famiglie è migliorato nel primo semestre in tutti i settori, eccetto le costruzioni, e si sono manifestati i primi segnali di rafforzamento degli ordini domestici di beni capitali. In un quadro tuttora contraddistinto dalla debolezza della domanda interna, il maggiore sostegno continua a venire dalla domanda estera. Tuttavia, questa si è rivelata insufficiente a prevenire una contrazione del PIL nel primo trimestre 2014; nel secondo trimestre, la netta flessione della produzione industriale in marzo e maggio ha spento le illusioni di osservare una significativa ripresa del PIL e ha condotto a una revisione al ribasso delle stime di consenso per l’intero 2014. Le politiche monetarie iniziano a muoversi in direzioni divergenti. La Federal Reserve ha iniziato la prevista riduzione degli acquisti di titoli e ha avviato la discussione interna sul percorso che porterà nel 2015 al rialzo dei tassi ufficiali. I rendimenti dei titoli di stato sono calati sensibilmente rispetto ai livelli di inizio anno, frenati sia dall’andamento deludente dei dati nel primo trimestre, sia dalla cautela con la quale la banca centrale sta gestendo la svolta del ciclo di politica monetaria. Anche nel Regno Unito la banca centrale ha iniziato a preparare i mercati alla futura svolta del ciclo dei tassi. Muovendosi in direzione opposta, la Banca Centrale Europea ha tagliato i tassi ufficiali in giugno, portando il tasso sulle operazioni principali di rifinanziamento allo 0,15% e il tasso sui depositi al -0,10%. Contestualmente, oltre a prospettare un lungo periodo di tassi pari o inferiori a quelli attuali, ha lanciato un nuovo programma condizionato di rifinanziamento a lungo termine (TLTROs), prorogato la piena allocazione fino al luglio 2016, sospeso la sterilizzazione degli effetti monetari del Securities Markets Programme (SMP) e annunciato preparativi per un possibile programma di acquisti di cartolarizzazioni. L’orientamento accomodante adottato dalla BCE ha favorito il calo delle aspettative sui tassi monetari e, di riflesso, dei tassi di interesse su tutte le scadenze della curva. L’Eonia, che aveva subito una moderata pressione al rialzo fino a maggio per effetto del riassorbimento spontaneo dell’eccesso di liquidità, è sceso a 1-3pb dopo l’annuncio delle misure. Il tasso Euribor trimestrale, salito in aprile fino allo 0,35%, in giugno è velocemente calato verso lo 0,20%. Sensibili flessioni hanno interessato anche i tassi IRS a medio termine: sulla scadenza quinquennale, si è passati gradualmente dall’1,25% di inizio anno allo 0,64% di fine giugno. Il giudizio degli investitori sui Paesi colpiti fra il 2010 e il 2011 dalla crisi del debito ha continuato a migliorare fino a metà giugno. Italia e Spagna hanno beneficiato di afflussi di capitale che hanno compresso i premi per il rischio (-53pb nel caso del decennale italiano). I rendimenti sono calati anche in livello assoluto, grazie alla riduzione che si è contestualmente verificata sul debito della Germania (-69pb sulla scadenza decennale). Tuttavia, i differenziali di tasso, dopo aver toccato i valori minimi nella prima metà di giugno, si sono successivamente riallargati. L’assorbimento dell’offerta sul mercato primario è continuato senza problemi, tanto che anche Portogallo e Grecia hanno potuto riavviare i propri programmi di rifinanziamento del debito pubblico mediante emissioni obbligazionarie. 11 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary I mercati azionari nel 1° semestre 2014 Le performance dei mercati azionari in Europa e negli USA sono state nel complesso positive nei primi sei mesi dell’anno, in un contesto di maggiore appetito per il rischio da parte degli investitori, e di progressiva normalizzazione delle economie e dei mercati finanziari internazionali. In particolare, i mercati dell’area euro hanno continuato a trarre supporto dalla politica monetaria ancora espansiva della BCE, nonostante i timori causati dalla dinamica disinflazionistica e dal rafforzamento dell’euro. Sono peraltro emerse preoccupazioni degli investitori riguardo ai paesi emergenti, a causa di incertezze sull’intensità della crescita economica e sull’evoluzione dei tassi di cambio. Il mercato giapponese è stato anche penalizzato dalle aspettative di politiche fiscali più restrittive con effetti negativi sui consumi. Nel periodo aprile-maggio, i mercati dell’Eurozona hanno evidenziato una fase di correzione/consolidamento dei precedenti rialzi, sia per la ripresa del rischio geopolitico (ricadute della crisi in Ucraina e tensioni in Medio Oriente), sia per l’incertezza sugli esiti delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, in un quadro di dati macroeconomici non brillanti. A seguito poi dei risultati delle elezioni, che hanno visto un’affermazione meno forte delle attese dei movimenti antieuropeisti, e delle misure annunciate ad inizio giugno dalla BCE, i mercati azionari hanno chiuso il semestre su una intonazione complessivamente positiva. E’ da rilevare anche, nel secondo trimestre, una forte ripresa delle nuove emissioni (IPO ed aumenti di capitale) sul mercato primario. Nell’area euro, i mercati periferici hanno ottenuto performance superiori a quelle dei mercati core. L’indice Euro Stoxx 50 ha chiuso il semestre in lieve rialzo (+3,8%), il CAC 40 si è marginalmente apprezzato (+2,9%) e della stessa entità è stato il rialzo registrato dal Dax 30. Il mercato azionario spagnolo ha evidenziato una performance largamente positiva, con l’IBEX 35 in rialzo del 10,1% a fine giugno. Al di fuori dell’area euro, l’indice del mercato svizzero SMI si è rivalutato del 4,3% nel semestre, mentre l’indice FTSE 100 dell’azionario britannico è rimasto invariato. L’indice S&P 500 ha registrato un rialzo del 6,1% a fine giugno. I principali mercati azionari asiatici hanno invece segnato performance negative: l’indice benchmark cinese SSE A-Share ha chiuso il semestre in calo del 3,2%, scontando un rallentamento della crescita economica attesa, mentre l’indice Nikkei 225 è diminuito del 6,7% a fine giugno, su timori per gli effetti della stretta fiscale sui consumi. In un contesto di riduzione dei tassi di interesse sui titoli pubblici e di riduzione dello spread sui rendimenti tedeschi, il mercato azionario Italiano ha sovraperformato tutti i maggiori mercati europei ed internazionali, favorito dai primi deboli segnali di ripresa economica domestica, dalla maggiore stabilità sul fronte politico e dall’attesa per l’avvio del processo di riforme istituzionali. L’indice FTSE MIB ha chiuso il periodo in rialzo del 12,2% (dopo un massimo del 18,6% al 10 giugno), con particolare evidenza per i titoli del settore banche e utilities; di analoga entità è stato il rialzo registrato dall’indice FTSE Italia All Share, +11,8% a fine giugno. Lievemente inferiore è stata la performance dei titoli a media capitalizzazione, con l’indice FTSE Italia STAR in rialzo del 7,3% a fine semestre. I mercati obbligazionari corporate nel 1° semestre 2014 I mercati del credito europei chiudono i primi sei mesi dell’anno con una performance positiva sia nel segmento cash, in particolare tra le asset class più rischiose, sia nel comparto derivato. L’andamento dei mercati continua ad essere sostenuto principalmente dalle politiche monetarie espansive delle banche centrali e dalla conseguente abbondante liquidità presente nel sistema. Dopo un primo trimestre positivo, malgrado l’avvio del “tapering” da parte della FED e l’emergere delle tensioni tra Russia ed Ucraina, anche i successivi mesi dell’anno hanno fatto registrare un continuo restringimento dei premi al rischio. Una breve battuta di arresto si è verificata in maggio, quando alcuni deludenti dati macroeconomici e le attese per le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo hanno provocato un aumento della volatilità ed un allargamento degli spread. Rasserenati dall’esito elettorale e favoriti dalle aspettative sulla dinamica del credito legate alle nuove misure annunciate dalla BCE in giugno, i mercati del credito hanno ripreso il loro andamento positivo. Nel semestre, il segmento investment grade ha visto una leggera sovra-performance dei bond industriali rispetto ai finanziari; nel comparto speculativo, la maggior propensione al rischio e la continua ricerca di rendimento da parte degli investitori hanno trainato le performance dei titoli con merito di credito più basso. Anche il comparto derivato ha evidenziato una generale riduzione del costo di copertura da rischio di insolvenza; i restringimenti sono stati maggiori negli indici sintetici Crossover e finanziari, in particolare subordinati. Sul fronte delle nuove emissioni, i primi sei mesi del 2014 hanno fatto registrare volumi sostenuti sia nel comparto investment grade che nel comparto speculativo, anche grazie alla necessità degli emittenti di ricorrere al mercato primario in sostituzione del debito bancario, approfittando allo stesso tempo di tassi di mercato ancora su livelli storicamente molto bassi. 12 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary I paesi emergenti Il ciclo economico e l’inflazione I dati disponibili su un campione di Paesi che copre il 75% del PIL dei Paesi emergenti evidenziano una fase di rallentamento del ciclo economico nel primo trimestre 2014, con una crescita tendenziale del PIL al 4,7% dal 5% del secondo semestre 2013. Il rallentamento è stato particolarmente pronunciato nei paesi CSI (dal 2,2% del 4° trimestre 2013 allo 0,6% del 1° trimestre 2014), con Russia e Ucraina segnate da eventi politici di natura eccezionale, e, in misura minore, in Asia (dal 6,8% al 6,5% negli stessi periodi). La dinamica del PIL è invece rimasta sostanzialmente invariata in America Latina (intorno all’1,5%), dove la significativa accelerazione del Messico (dallo 0,7% nel 4° trimestre 2013 all’1,8% nel 1° trimestre 2014) ha bilanciato la frenata di Brasile (+1,9% nel 1° trimestre) e la caduta in Argentina (-0,2%). Nei Paesi con controllate ISP l’andamento del PIL è stato differenziato. Nei Paesi dell’Europa Centro Orientale, caratterizzati da forti legami con il ciclo manifatturiero dell’Area Euro, e soprattutto della Germania, i dati del 1° trimestre hanno evidenziato un’accelerazione in Ungheria (+3,5%) e Slovacchia (+2,4%) e confermato al contempo la fuoriuscita dalla recessione della Slovenia (+1,9%). Nei Paesi dell’Europa Sud Orientale, accanto ad un andamento del prodotto ancora sostenuto in Romania (+3,5% da +5,4% del quarto trimestre 2013) si è invece avuto un sensibile rallentamento in Serbia (+0,1% da 2,7% del trimestre precedente). Tra i Paesi di area CSI, per effetto della crisi russoucraina, la dinamica tendenziale del PIL è passata dal 2% del 4° trimestre 2013 allo 0,9% del 1° trimestre 2014 in Russia e dal +3,3% al -1,1% in Ucraina. In area MENA, la dinamica del PIL nel 1° trimestre 2014 è tornata a risalire in Egitto al 2,5% dall’1,3% del trimestre precedente, con la progressiva stabilizzazione del quadro politico interno. Nel bimestre aprile-maggio, la crescita tendenziale della produzione industriale per lo stesso campione che copre il 75% del PIL degli emergenti, è lievemente salita al 4,5% dal 4,3% del trimestre precedente ma con forti differenze tra Paesi. Accanto infatti ad un rimbalzo in India (4,1% da -0,5%), Russia (2,6% da 1,1%) ed Egitto (2,5% da -7,5%), si è avuto un rallentamento in Cina (8,8% da 9,1%) e Turchia (3% da 5,3%) ed una sensibile caduta in Brasile (-4,5% da 0,6%). Il dato della produzione industriale di aprile-maggio segnala anche un rallentamento lieve nei Paesi CEE (6,4% dal 7,5% del 1° trimestre), più marcato in area SEE (3,3% dal 6,1% del 1° trimestre), in particolare in Serbia a causa dell’alluvione che ha severamente colpito il Paese in primavera, insieme con una caduta pesante ancora in Ucraina (4,4% da -4,9%). Con riferimento all’inflazione, la discesa dei prezzi di molti prodotti agricoli primari e la contenuta domanda interna hanno permesso di attenuare nel 1° semestre 2014 alcune delle spinte al rialzo che in diversi casi si erano manifestate nel 2013. Il tasso tendenziale di inflazione per il campione che copre il 75% degli emergenti è risultato a giugno 2014 del 4,7% rispetto al 4,9% di dicembre 2013. Nei Paesi con controllate ISP, l’inflazione ha decelerato sensibilmente nelle aree CEE/SEE (con prezzi in calo tendenziale a giugno in Ungheria, Slovacchia e Croazia) mentre è salita in Russia (al 7,8%) e Ucraina (al 12%), per il concorso di diversi fattori, in particolare il deprezzamento del cambio e le disfunzioni create dalle tensioni geopolitiche locali e, nel caso specifico dell’Ucraina per gli aumenti tariffari legati alle misure di stabilizzazione fiscale concordate con il FMI. In Egitto il tasso tendenziale è risultato ancora in decelerazione nella prima metà dell’anno (dall’11,7% del dicembre 2013 all’8,2% di giugno 2014). La politica monetaria Nelle prime settimane del 2014 in alcuni maggiori Paesi emergenti le Banche centrali hanno alzato i tassi di riferimento, in particolare in Russia (dal 5,5% al 7%), Turchia (dal 4,5% a 10%), Brasile (da 10% a 11%), oltre a India e Sud Africa dove i tassi di riferimento sono stati rialzati rispettivamente di 0,25 e di 0,5 punti percentuali. L’Ucraina ha aumentato sensibilmente il tasso di riferimento (+300 pb) ad aprile, portandolo al 9,5%. Queste azioni sono state in generale finalizzate a contrastare le spinte al deprezzamento del cambio, particolarmente forti nei Paesi con posizione esterna più vulnerabile. Azioni distensive hanno interessato invece Cile, Messico, Tailandia e Vietnam. Nel secondo trimestre, approfittando di condizioni di mercato più favorevoli, la Turchia ha riportato il tasso benchmark all’8,75%. Nei Paesi CEE e SEE è proseguita la fase di allentamento monetario, favorita dalla conferma di orientamenti accomodanti da parte della stessa BCE, con riduzioni ancora dei tassi di riferimento in Romania (al 3%), Ungheria (al 2,3%) e Serbia (all’8,5%). I mercati finanziari Nel semestre la progressiva attenuazione dei timori sul possibile impatto della manovra di tapering da parte della FED, sui rischi legati al rallentamento dell’economia cinese e sulle ripercussioni di un possibile avvitamento della crisi ucraina 13 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary ha favorito una diffusa riduzione del premio per il rischio, con parziale ritorno dei flussi di capitale di portafoglio verso gli emergenti e rialzo dei relativi indici di mercato, soprattutto obbligazionari. Nel dettaglio i mercati obbligazionari emergenti hanno registrato una performance media, misurata dal JPM total return index, del 6% nel periodo gennaio-giugno 2014 (contro un modesto 0,9% nell’intero 2013). L’EMBI+ spread è in parallelo sceso a 280 pb da 330 pb circa di fine 2013). Gli spread si sono ridotti in misura significativa in America Latina, nei paesi petroliferi del Golfo ed in Europa Centro Orientale, ma anche in Ucraina, all’indomani delle elezioni politiche. Nello stesso periodo anche l’indice azionario MSCI degli emergenti ha guadagnato (+3,3%), con una performance in linea con quella dell’Eurostoxx (+3,9%) ma inferiore a quella dell’indice S&P USA (+6,9%). La debolezza di alcune importanti piazze come Shangai (-3,2%) e Mosca (-5,3%) è stata più che bilanciata dai consistenti rialzi di alcuni mercati asiatici (India +22,9%), del Medio Oriente (Dubai + 17% ed Egitto +23%) e dell’Europa orientale, nello specifico Slovenia (+25,4%), Turchia (+15,8%) e Romania (+8%). Sempre nel primo semestre del 2014 il dollaro USA è rimasto sostanzialmente invariato nei confronti delle valute dei paesi emergenti, con l’indice OITP in deprezzamento dello 0,2%. Il dollaro si è apprezzato nei confronti del renminbi cinese (-2,5%) e del rublo russo (-2,8%) ma si è deprezzato verso altre valute dell’Asia, come la rupia indiana (+2,9%) e la rupia indonesiana (+1,4%) e dell’America latina, come il real brasiliano (+6,2%). Nei Paesi dell’Europa emergente la Hryvnia ha perso quasi metà del suo valore verso il dollaro (-42,6%) mentre in Area CEE/SEE le valute dei Paesi con cambio flessibile si sono a loro volta deprezzate verso l’euro, in particolare il fiorino ungherese (-5,5%) ed il dinaro serbo (-2,3%). Il sistema creditizio italiano I tassi e gli spread Il primo semestre 2014 ha visto ulteriori progressi nella riduzione del costo complessivo dei depositi, giunto ai minimi da tre anni. Il calo dei tassi ha interessato sia i conti correnti, soprattutto quelli corrisposti sulle giacenze delle società non finanziarie, sia le consistenze dei depositi a tempo. Nel corso del semestre è proseguita anche la graduale discesa avviata a inizio anno dal tasso medio sullo stock di obbligazioni, rivelatosi particolarmente vischioso nei mesi precedenti. Al contempo, il costo marginale delle emissioni obbligazionarie a tasso fisso è rimasto continuativamente sotto il 3%, risultando a maggio leggermente inferiore al 2,5%, un livello che non si vedeva da quattro anni. Di conseguenza, grazie al calo generalizzato dei tassi sulle singole componenti della raccolta e alla continua riduzione dell’incidenza delle obbligazioni, è proseguita la fase distensiva del costo del complesso della provvista da clientela. I tassi sui prestiti hanno continuato a mostrare una sostanziale resistenza, da ricondurre al permanere di un elevato rischio di credito. Tuttavia, pur con andamenti misti, nel secondo trimestre anche i tassi sui nuovi prestiti alle società non finanziarie hanno cominciato a mostrare segni di allentamento, sia per le operazioni di importo fino a 1 milione, sia per quelle di maggiore dimensione, col tasso medio sceso ai minimi da metà 2011 (sotto il 3,3% a maggio 2014). E’ proseguito il calo del tasso sui nuovi prestiti alle famiglie per acquisto di abitazioni, segno di condizioni creditizie più distensive (3,35% la media del bimestre aprile-maggio 2014 dal 3,46% del primo trimestre 2014 e una media annua di 3,66% nel 2013). Nonostante i primi cenni di allentamento dei tassi sulle nuove erogazioni, il tasso complessivo sulle consistenze dei prestiti ha confermato la vischiosità già osservata lungo tutto il 2013. Pertanto, grazie alla riduzione del costo della raccolta, il margine complessivo dell’intermediazione creditizia ha recuperato anche nel secondo trimestre, dopo i progressi già segnati nei primi tre mesi del 2014 e nell’esercizio 2013. La forbice tra tassi medi sulle consistenze dei prestiti e della raccolta è salita fino a superare il 2,3% (2,26% in media nel periodo gennaio-maggio 2014, +33pb rispetto al primo semestre 2013). La contribuzione unitaria dei depositi, misurata sui tassi a breve termine, è rimasta in territorio negativo, ma fino a maggio ha confermato il graduale recupero, anche per effetto del leggero rialzo dei tassi monetari (mark-down1 sull’Euribor a 1 pari a -0,11% a maggio e a -0,14% nei primi cinque mesi del 2014, da -0,38% nel primo semestre 2013 e -0,26% negli ultimi tre mesi del 2013). Il mark-up2 sull’Euribor a 1 mese è rimasto elevato, benché gradualmente in calo fino a maggio (4,87% nei primi cinque mesi del 2014, da 5,01% in media nel 2013 e 4,97% nel quarto trimestre). La discesa dei tassi Euribor a giugno, conseguente al taglio dei tassi di riferimento da parte della BCE, giustifica una temporanea inversione della tendenza dei margini unitari di contribuzione. Gli impieghi L’attività creditizia è rimasta molto debole. Il calo dello stock di prestiti alle società non finanziarie si è leggermente attenuato nel corso del semestre, lasciandosi alle spalle il punto di minimo del ciclo toccato nell’ultimo trimestre 2013 (4,7% a/a in media nei primi cinque mesi del 2014, da -5,3% nel quarto trimestre 2013). E’ proseguita la significativa contrazione dei prestiti a breve e anche quelli a medio-lungo termine hanno confermato una riduzione notevole, pur in 1 2 Differenza tra Euribor a 1 mese e tasso sui conti correnti di famiglie e imprese. Differenza tra tasso applicato al complesso di famiglie e imprese sui finanziamenti con durata inferiore a un anno e Euribor a 1 mese. 14 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary lieve attenuazione nel secondo trimestre rispetto al minimo di marzo. Nel corso del semestre il calo dei prestiti è rimasto più accentuato per le grandi imprese rispetto alle piccole, come già osservato nella seconda parte del 2013. I finanziamenti alle famiglie hanno continuato a registrare una flessione molto contenuta, pari a -1,1% a/a in media nel periodo, in lieve attenuazione nel corso del semestre. Nel complesso, i prestiti al settore privato hanno riportato un calo leggermente meno marcato di quello osservato nell’ultima parte del 2013 (-3,1% a/a nel bimestre aprile-maggio 2014, da -3,4% nel primo trimestre e -3,9% nel quarto trimestre 2013). La contrazione dei prestiti ha continuato a risentire della debolezza della domanda che, peraltro, secondo le valutazioni delle banche ha mostrato segnali di miglioramento ad inizio anno, con l’interruzione del calo di quella delle imprese e la ripresa delle richieste di mutui per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie. Tuttavia, tra i fattori che determinano l’offerta ha continuato a pesare negativamente il rischio percepito, connesso alle prospettive ancora incerte dell’attività economica in generale e di particolari settori e imprese. Nella prima metà del 2014 la crescita delle sofferenze lorde è leggermente rallentata, confermando tuttavia un ritmo superiore al 20% a/a (+22% a/a in media nel bimestre aprilemaggio 2014 dal +25% circa osservato a fine 2013). In rapporto al totale dei prestiti, lo stock di sofferenze lorde è arrivato a sfiorare il 9%. Pertanto, il mercato dei prestiti bancari è rimasto caratterizzato da un’intonazione prudente, pur registrando un chiaro miglioramento dei giudizi delle imprese sulle condizioni di accesso al credito, particolarmente significativo anche per quelle di media e piccola dimensione. La raccolta diretta La raccolta da clientela nel complesso è risultata leggermente in calo, benché in attenuazione nel secondo trimestre grazie alla dinamica della componente a vista. Nell’ambito della raccolta, i depositi sono rimasti in crescita, sebbene ad un ritmo molto moderato (+2,1% a/a la variazione media del periodo gennaio-maggio 2014, rispetto al +7,1% a/a del primo semestre 2013). L’andamento ha beneficiato della solidità dei depositi delle famiglie, caratterizzati da una variazione annua positiva anche se modesta, e della vivacità di quelli delle società non finanziarie che, pur mostrando un’elevata variabilità dei tassi di crescita, hanno toccato nuovamente ritmi di sviluppo nell’ordine del 10% a/a. Alla tenuta dei depositi ha contribuito la crescita dei conti correnti che, dopo aver proseguito al ritmo rallentato già visto a fine 2013, ha mostrato un’accelerazione a maggio (a +5,7% a/a rispetto a +3,2% a/a in media nei quattro mesi precedenti). Al contempo, i depositi con durata prestabilita sono entrati in una fase di leggera contrazione che fa seguito a quella di forte sviluppo registrata negli anni passati. Alla crescita dei depositi ha continuato a contrapporsi l’ampio calo dello stock di obbligazioni bancarie, pur leggermente meno marcato nei mesi primaverili (-7,2% a/a in media nel bimestre aprile-maggio da -9,8% del primo trimestre 2014, in linea con l’ultimo trimestre 2013, dati depurati dai titoli detenuti in portafoglio dalle banche stesse). L’andamento delle obbligazioni ha continuato a risentire dei processi di riallocazione di portafoglio della clientela domestica. D’altro canto, le banche italiane hanno proseguito nell’attività di emissione di titoli sul mercato internazionale all’ingrosso. Il risparmio gestito In tema di raccolta amministrata, è proseguita la flessione dei titoli di debito della clientela in custodia presso le banche (-3,4% a/a nei primi cinque mesi del 2014, dati al valore nominale), a un ritmo in linea con i mesi finali dell’esercizio passato, più moderato rispetto al resto del 2013. L’andamento risente, tra l’altro, del continuo calo delle obbligazioni bancarie, nonché della fase di notevole interesse attraversata dai fondi comuni. Con riferimento al risparmio gestito, il mercato italiano dei fondi comuni aperti nei primi cinque mesi dell’anno ha ottenuto una raccolta netta fortemente in attivo, confermando ulteriormente il trend positivo dell’ultimo biennio. Il saldo tra sottoscrizioni e riscatti è stato sostenuto principalmente dai fondi flessibili ma, con la sola eccezione dei fondi di liquidità, ancora negativi, tutte le categorie hanno ottenuto saldi di raccolta positivi. I fondi di diritto estero hanno ancora attratto larga parte dei flussi ma anche i fondi di diritto italiano hanno continuato a registrare saldi di raccolta positivi. Quanto alle assicurazioni, la nuova produzione Vita nei primi cinque mesi del 2014 ha registrato un’accelerazione della crescita della raccolta premi, rafforzando l’andamento positivo avviatosi nei primi mesi del 2013 (+43,5% a/a nei primi 5 mesi del 2014). L’aumento delle sottoscrizioni di polizze vita è stato trainato principalmente da quelle tradizionali (+59,7% a/a i prodotti di ramo I e V) mentre le sottoscrizioni di polizze a più elevato contenuto finanziario c.d. “linked” si sono attestate su livelli lievemente in calo (-3,9% a/a). 15 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary L’economia del territorio di riferimento La Toscana Nel corso del 2013 l’attività economica in Toscana ha mantenuto i tratti caratteristici della recessione, sebbene nella seconda parte dell’anno siano emersi i primi timidi segnali di un’attenuazione della caduta del ciclo. Gli indicatori congiunturali più prossimi al ciclo industriale (produzione e fatturato) evidenziano al più un’attenuazione della caduta, mentre miglioramenti più solidi e diffusi riguardano quella parte del sistema produttivo regionale più vocata all’export. In particolare gli ordinativi esteri al settore manifatturiero hanno accelerato nella seconda parte dell’anno, grazie ai contributi del sistema moda e dei settori tradizionali della meccanica regionale. Il buon andamento dell’export (al netto dei metalli preziosi) non è bastato a compensare la caduta della domanda interna, rilevabile in particolare nella dinamica assai negativa degli investimenti fissi e dei consumi delle famiglie, frenati da una perdita di potere d’acquisto che nel periodo 2007-2013 è stata superiore all’8,0%. La variazione tendenziale del PIL regionale, stimata sulla base di dati preliminari ISTAT e IRPET, si collocherebbe intorno al -1,7%, un risultato lievemente migliore del dato nazionale (-1,9%). Il dato finale, anche nel 2013, è pesantemente condizionato dalla componente interna della domanda aggregata. A calare sono infatti i consumi delle famiglie (-2,4%) ai quali si accompagna la contrazione della domanda pubblica (1,5%), che ormai ha perso la funzione anticiclica tradizionalmente svolta in passato dalla spesa delle Amministrazioni Pubbliche; a tutto questo si aggiunge il nuovo ulteriore ridimensionamento degli investimenti (-5,9%). Il pur negativo comportamento di ognuna di queste componenti si conferma, comunque, migliore di quello osservato a livello nazionale, anche se questo non è certo sufficiente a evitare il contributo negativo alla formazione del reddito regionale. L’indebolimento della domanda per consumi ha risentito delle incertezze relative al quadro domestico, dove il crescente peso del fisco e della disoccupazione stanno alimentando una pesante caduta degli indici di fiducia di famiglie e imprese. Un’analisi complessiva dei consumi finali interni conferma questo quadro di debolezza, ed alimenta molti dubbi su tempi, traiettorie e intensità di una futura ripresa del ciclo: da un lato infatti, le vendite al dettaglio hanno continuato a peggiorare, coinvolgendo ormai tutte le tipologie di esercizi commerciali e la grande distribuzione, e anche la stagione natalizia si è conclusa con volumi di vendita del tutto insoddisfacenti; dall’altro, i tassi di inflazione, sia ai livelli dell’output industriale che ai livelli finali, stanno sensibilmente diminuendo, con una flessione che ha assunto dinamiche molto accentuate. Ciò significa che il recupero reale della capacità di spesa non è sufficiente in questa fase a indurre atteggiamenti di consumo più disinvolti, alla luce delle incertezze prospettiche sopra accennate. Una flessione così accentuata del PIL regionale ha effetti persistenti sulle dinamiche cicliche: in particolare, il trascinamento sul 2014 andrebbe commisurato ad una variazione tendenziale non inferiore al -0,4%, cosicché risulta molto arduo ipotizzare una ripresa significativa già nel corso dell’anno corrente. E’ possibile che nella seconda parte del 2014, al netto della possibile riemersione di fattori di disturbo esogeni ed ipotizzando un recupero parziale di dinamicità delle economie asiatiche e nordamericane, per via di una maggiore elasticità del PIL regionale all’export, si possa sperimentare un più accentuato recupero della domanda aggregata, utile per realizzare un’inversione del segno della crescita. CONTO DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI DELLA TOSCANA (Tassi di variazione % su anno precedente) 2009 2010 2011 2012 2013* 2014* Prodotto Interno Lordo -4,5% 0,6% 0,5% -2,1% -1,7% 0,3% Importazioni - Resto d'Italia -5,5% 2,8% 0,2% -4,5% -3,3% 0,6% Importazioni - Estero -13,0% 10,3% 1,4% -7,3% -4,7% -2,0% Consumi delle Famiglie -3,0% 1,0% 0,8% -3,7% -2,4% -0,5% Spesa delle AA.PP. -0,8% 0,0% -1,0% -2,6% -1,5% -0,9% Investimenti Fissi Lordi -9,2% 1,2% -2,3% -5,3% -5,9% 1,3% Esportazioni - Resto d'Italia -7,6% 3,1% 0,1% -4,7% -1,4% 1,0% Esportazioni - Estero -9,1% 7,0% 3,8% 3,9% -3,6% 2,4% Fonte: Elaborazioni interne su dati IRPET; * previsioni Pertanto, come già ipotizzato in precedenza, nel nostro scenario confermiamo possibile una ripresa in Toscana, debole ma leggermente migliore delle previsioni correnti, che inizierebbe a manifestarsi nella seconda metà del 2014, quando sarà stato assorbito l’effetto dell’aggiustamento macroeconomico e di bilancio in atto nel nostro paese, saranno andati a regime i previsti trasferimenti ai privati ed alle imprese contenuti nel DEF e saranno stati sperabilmente avviati a soluzione i problemi che limitano le potenzialità di crescita dell’Eurozona, soprattutto l’estrema frammentazione delle decisioni di policy, che espongono l’intera area a frequenti shock asimmetrici, con effetti sulla credibilità dei bilanci nazionali. Più in dettaglio, nel corso del 2013 si sono gradualmente rafforzati i sintomi di un possibile consolidamento del ciclo in Toscana, benché i segnali di svolta rimangano molto flebili e confinati di fatto ai settori produttivi orientati all’export e 16 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary ad un numero ancora molto limitato di start-up attive in alcuni comparti ad alta tecnologia. Anche nel 2013, quindi, la domanda estera rappresenta l’unica componente della domanda regionale in espansione. Le imprese toscane sono riuscite, anche più di quanto accaduto nelle altre regioni italiane, a raccogliere lo stimolo proveniente dall’estero, dando segnali di un parziale recupero della competitività persa nel corso del recente passato. Il saldo estero della bilancia commerciale, sia sotto la spinta dell’export di beni e servizi che per la riduzione marcata dell’import, è infatti sensibilmente migliorato. Inoltre, a conferma della maggiore capacità di intercettare la domanda mondiale, anche nel 2013 la spesa dei turisti stranieri è aumentata in modo significativo contribuendo, più che nel resto del paese, ad attenuare gli effetti della caduta della domanda interna. Possiamo ritenere che il mezzo punto percentuale di differenziale positivo rispetto al dato italiano, può essere attribuito in larga parte alla maggior capacità del sistema produttivo toscano di agganciarsi alla domanda mondiale, nelle sue varie forme (di beni, di servizi e di turismo). Un aspetto certamente importante in quanto denota la persistenza di una certa competitività della regione, ma che non è da solo sufficiente a fronteggiare gli effetti della caduta della domanda interna. Non è ancora chiaro se l’economia regionale abbia imboccato il sentiero che potrà condurla fuori dalla lunga fase di crisi in essere dal 2008, ma certo a partire dal terzo trimestre dell’anno passato si sono notati lievi segnali di una possibile, ancorché timida, inversione di tendenza, rilevabile in particolare nel miglioramento degli indicatori di sentiment delle imprese e nella dinamica delle esportazioni. E’ rimasto debole e frammentato il mercato del lavoro, a fronte della moltiplicazione delle situazioni di crisi aziendale, ma anche qui la caduta è sembrata gradualmente arrestarsi, mentre il trend delle assunzioni per settore ha cominciato ad evidenziare caratteristiche più omogenee (in precedenza era stato soprattutto il settore dei servizi a farsi carico di compensare in parte la caduta della domanda di lavoro nel manifatturiero e nelle costruzioni). L’indagine sul comparto manifatturiero regionale, condotta da Unioncamere e Confindustria Toscana su un campione di imprese con almeno 10 addetti, dà conferma della instabilità delle dinamiche industriali in questa fase storica: nel quarto trimestre del 2013 si è registrato un nuovo peggioramento dell’indicatore di produzione (-0,5% dopo il -0,1% del terzo trimestre),accompagnato tuttavia da una sostanziale tenuta degli altri indicatori congiunturali, un elemento che induce prudenza nel giudicare già fallito il tentativo di svolta produttiva implicito negli indici di aspettativa. Nella media del 2013 la produzione industriale fa segnare una variazione negativa del -1,8%, con un sostanziale progresso rispetto al 2012 (-4,3%) che lascia comunque aperte le perplessità sulla debolezza della domanda interna e sulla continua caduta degli investimenti in capitale fisico. A fronte della flessione dell’output, l’utilizzo degli impianti del comparto manifatturiero è in sorprendente recupero (79,2% nel quarto trimestre del 2013), sia rispetto all’analogo periodo del 2012 (77,0%) sia rispetto al terzo trimestre dell’anno passato (77,9%); integrato con la caduta della produzione, Unioncamere stima un ridimensionamento del potenziale del 22,4%, un dato che rafforza la nostra previsione di possibile ripresa del ciclo di rinnovo e incremento del capitale fisico già nel corso del 2014. Peraltro, l’indagine di Unioncamere segnala già una ripresa degli investimenti privati, che nell’ultimo quarto dell’anno passato avrebbero segnato un rialzo del 3,4%; il dato è modesto alla luce delle perdite accumulate durante la crisi (nel complesso pari al -18,7%), ma è altrettanto sintomatico di aspettative più ottimistiche, visto che interviene nell’ambito di un quadro domestico debole, di un quadro esterno instabile e di persistenti criticità sul fronte dell’accesso al credito. Nonostante la nuova frenata produttiva, il fatturato ha mostrato un recupero tendenziale del +1,1% nel trimestre, soprattutto grazie alla crescita della componente internazionale (+1,8%). Tale crescita è stata favorita da una dinamica negativa dei listini di vendita che si è di fatto arrestata. La dinamica dei prezzi alla produzione, scesa al di sotto dell’1,0% già nel 2012, ha rallentato ulteriormente, fino a sfiorare la variazione nulla in media d’anno ed a scendere in territorio negativo nel comparto dei metalli. Sulle politiche di prezzo incidono senz’altro le minori pressioni sofferte sul fronte del costo delle materie prime, ma il calo registrato dal lato della produttività del lavoro (-1,7% il fatturato per addetto) ed il conseguente aumento del costo unitario del lavoro denota una persistente compressione dei margini. Anche gli ordinativi, che complessivamente hanno registrato flessioni per quattro trimestri consecutivi, sono tornati a fine anno in territorio positivo (+0,5%), trainati dalla componente estera, che segna +3,4% in termini tendenziali e porta al +2,4% il dato annuale. Tale evoluzione migliora anche la produzione assicurata dal portafoglio ordini delle imprese: si passa infatti dai 61 giorni del quarto trimestre 2012 agli attuali 70 giorni, cioè quasi due giorni in più anche rispetto all’indagine del trimestre luglio-settembre. 17 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary Variazioni % tendenziali Indicatore LA CONGIUNTURA MANIFATTURIERA IN TOSCANA 2011 2012 2013 2012 media media media 4T12 1T13 2013 2T13 Produzione 2,1% -4,3% -1,8% -3,1% -4,9% -1,8% Fatturato 3,1% -4,9% -1,9% -4,5% -5,6% -3,0% Ordinativi totali 1,2% -5,0% -1,8% -3,6% -4,5% -2,7% di cui: Esteri 2,3% 0,1% 2,4% 1,6% 0,6% 1,6% Prezzi alla produzione 2,5% 0,7% 0,3% 0,8% 0,4% 0,0% Occupati 0,7% 0,7% -0,4% 0,1% -0,7% -1,0% Utilizzo degli impianti (1) 78,5% 77,4% 77,7% 77,0% 76,0% 77,8% Fonte: Unioncamere e Confindustria Toscana; (1) in % sulla capacità produttiva installata 3T13 -0,1% 0,0% -0,4% 4,0% 0,5% -0,3% 77,9% 4T13 -0,5% 1,1% 0,5% 3,4% 0,2% 0,3% 79,2% In un contesto caratterizzato da diffuse incertezze, anche le dinamiche occupazionali restano ancorate ad una persistente stazionarietà: l’indicatore sintetico nel trimestre è tornato a registrare un risultato leggermente positivo (+0,3%), e tuttavia non sufficiente ad invertire un trend che in media d’anno rimane sfavorevole (-0,4%). Anche dalla Cassa Integrazione Guadagni non arrivano segnali incoraggianti. Mentre da un lato le ore complessivamente autorizzate negli ultimi tre mesi dell’anno sono in diminuzione su base tendenziale, tale flessione deriva per lo più dall’esaurimento dei fondi per la Cassa in Deroga. Continua ad aumentare invece il dato della Cassa Straordinaria (+2,6% a fronte del +21,5% del precedente trimestre), ammortizzatore sociale che viene richiesto in casi di crisi e riorganizzazione aziendale e che potrebbe quindi anticipare nuove riduzioni degli organici delle imprese. La scomposizione dei risultati in funzione delle diverse classi dimensionali mostra come nel 2013 la produzione sia tornata a crescere fra le grandi imprese (+1,2%, era -3,1% nel 2012), abbia sostanzialmente tenuto fra le medie imprese (-0,4%) ed abbia invece continuato a cedere fra le piccole imprese (-3,3%, era -6,0% nel 2012). Le medie imprese, al netto del leggero calo degli andamenti produttivi, costituiscono il gruppo che mette a segno performance generalmente migliori sulle altre variabili, con un valore del venduto che si conferma sui livelli del 2012 e con una leggera crescita tanto degli ordinativi (+0,8%) che degli occupati (+0,5%), rispetto ad andamenti di grandi e piccole Imprese, che sono di segno negativo per tutti questi indicatori. Le medie imprese realizzano inoltre una crescita del fatturato estero (+3,3%) più pronunciata rispetto alle piccole (+1,9%), mentre le grandi riportano una contrazione anche su tale fronte (-1,7%). Tornando alle dinamiche produttive, si osserva inoltre come la migliore tenuta delle medie imprese costituisca un fenomeno trasversale ai diversi raggruppamenti tecnologici. La positiva performance produttiva delle grandi imprese è invece legata principalmente ai risultati dei settori ad elevato contenuto tecnologico, ed in particolare della farmaceutica. Una minore variabilità di risultati, rispetto alle grandi contraddistingue infine il gruppo delle piccole imprese, che nei settori ad alta tecnologia riescono comunque a mettere a segno un risultato positivo. Con riguardo alle aspettative, il sondaggio trimestrale di Unioncamere e Confindustria Toscana segnala comunque un atteggiamento di prudente ottimismo circa l’evoluzione congiunturale dell’industria toscana. L’indicatore che misura il clima di fiducia del settore manifatturiero – sintesi delle previsioni a tre mesi relativamente all’andamento di produzione, domanda e occupazione – segnala un progressivo miglioramento a partire dalla fine del 2012 (con il passaggio dell’indicatore da -10 a -4), pur evidenziando al tempo stesso la permanenza al di sotto della linea che delimita la prevalenza dei pessimisti sugli ottimisti. La scomposizione di tale indicatore nei diversi fattori che ne determinano l’andamento mostra inoltre che, a tale miglioramento, hanno contribuito tutte le variabili prese in esame, ma che il maggiore apporto viene dalle valutazioni riguardanti la dinamica della domanda estera, con il ritorno in territorio positivo ed un recupero di otto punti percentuali fra la fine del 2012 e la fine del 2013 (da -4 a +4). Le aspettative relative ai restanti indicatori restano invece nel complesso ancora negative, soprattutto nella componente riguardante la domanda interna (-11): questa – dopo quella estera – è tuttavia la variabile di previsione che fa registrare il recupero più deciso rispetto alla fine del 2012. Le indicazioni degli imprenditori confermano come la situazione resti moderatamente recessiva: l’attenuazione dei segni negativi sulle variabili che esprimono la dinamica delle aspettative imprenditoriali può tuttavia preludere ad una fase di assestamento del ciclo economico, necessaria premessa all’avvio di una ripresa destinata gradualmente a concretizzarsi nel corso del 2014. La disaggregazione del dato relativo all’andamento della produzione evidenzia il persistere di ampi differenziali intersettoriali, con i comparti manifatturieri ad alta tecnologia che proseguono in una crescita prossima al 10% ed i restanti raggruppamenti che – malgrado una qualche attenuazione dei dati negativi rilevati – continuano a registrare cali di varia entità. Nel segmento a bassa tecnologia (-2,2% la media annua riferita al 2013, contro il -4,5% del 2012) nessun comparto riporta un incremento produttivo, anche se nell’ultimo trimestre del 2013 si registrano segni positivi sia per l’alimentare (+0,5% rispetto all’ultimo trimestre del 2012) che per la concia-pelletteria (+1,0%). Si tratta dei due comparti che, in media d’anno fanno registrare i cali più contenuti all’interno dei settori a bassa tecnologia (-1,4% l’alimentare, -2,1% la pelletteria), seguiti su valori non distanti dal calzaturiero (-2,3%) e dalle confezioni-abbigliamento (-2,9%). 18 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary In maggiore ritardo invece il tessile (-3,9%), che sperimenta comunque una forte decelerazione del calo produttivo (il 2012 si era chiuso sul -10,2%), e soprattutto il legno-mobilio (-6,2%), che conferma lo stato di difficoltà in cui si dibatte la domanda di beni di consumo durevoli ed il complesso delle produzioni per il sistema casa, anche per la profonda crisi che ancora interessa la filiera dell’edilizia residenziale. Fonte: Unioncamere Toscana e Confindustria Toscana Fra i comparti a più elevato contenuto tecnologico (+8,9% per l’alta, -4,3% per la medio-alta, -1,6% per la mediobassa tecnologia), si distingue ancora una volta la farmaceutica, l’unico settore per il quale si continua a registrare una crescita della produzione (+10,7%). Tutti gli altri segmenti manifatturieri del comparto in esame continuano invece a sperimentare una flessione dell’attività, anche se nel secondo semestre del 2013 tornano in territorio positivo sia i prodotti in metallo che l’industria meccanica. In media d’anno, prodotti in metallo (-1,4%), elettronica (-1,6%), chimica-gomma-plastica (-1,7%) e meccanica (-1,9%) riescono a contenere le perdite, seguiti a distanza dal comparto della lavorazione dei minerali non metalliferi (-2,7%) e, soprattutto, dai mezzi di trasporto (-5,4%), per i quali tuttavia nella parte finale dell’anno sembra essersi arrestata la caduta produttiva. L’eterogeneo aggregato delle manifatture varie ha infine chiuso il 2013 con una modesta crescita (+0,8%), rappresentando insieme alla farmaceutica l’unico segmento di offerta ad aver fatto segnare incrementi in tutti e quattro i trimestri del 2013. Si distinguono in tale ambito, per la rilevanza assunta, soprattutto l’oreficeria aretina, che fa registrare in media d’anno il più elevato incremento fra i tredici distretti produttivi monitorati (+7,8%), ed il cartario di Lucca (+1,2%). Nel 2013 nel settore delle costruzioni è proseguita la riduzione dell’attività in atto dal 2009, con un calo tendenziale del valore aggiunto che secondo le stime fornite da ANCE Toscana è stato di circa il -3,3%, inferiore al -7,4% registrato a fine 2012. Le imprese con almeno 10 addetti del campione Banca d’Italia hanno indicato per lo scorso anno un calo medio del valore della produzione di circa un decimo, con attese di un’ulteriore flessione dell’attività per l’anno in corso. L’indagine congiunturale sull’edilizia, realizzata da Unioncamere Toscana, mostra un calo del 10,9% dell’attività nel 2013 rispetto all’anno precedente, quando la contrazione era stata di quasi il 15%; le imprese di minori dimensioni hanno registrato un calo di maggiore intensità (-14,5%). Secondo l’ANCE il consumo di cemento si è ridotto lo scorso anno del 19,4% rispetto ai livelli già molto contenuti del 2012; l’impiego della materia prima è stato pari a circa un terzo (912.000 tonnellate) rispetto al picco ciclico registrato nel 2007 (2.446.000 tonnellate). I dati delle casse edili mostrano per l’anno passato una contrazione del numero di ore lavorate (-9,6%), delle imprese iscritte (-6,7%) e degli occupati (-9,2%). È al contempo ulteriormente cresciuto il ricorso agli ammortizzatori Sociali: la CIG è aumentata nel complesso del 25,3%, nel 2013, anche se nel primo quarto del 2014 si è notata una significativa diminuzione delle ore autorizzate. Alla dinamica negativa del settore edile ha contribuito la contrazione del comparto privato. Vi hanno inciso sia una domanda ancora debole per l’incertezza circa le prospettive economiche ed occupazionali, sia un atteggiamento ancora prudente degli intermediari nell’offerta di credito alle famiglie per l’acquisto di abitazioni. I flussi di nuovi finanziamenti erogati alle imprese nell’anno per gli investimenti in costruzioni, diminuiti di oltre il 20%, sono stati pari a circa un quarto di quelli concessi nel 2007. In base ai dati dell’Osservatorio sul mercato immobiliare (OMI) dell’Agenzia del territorio, le transazioni di immobili residenziali, già su valori storicamente molto bassi nel 2012, hanno registrato lo scorso anno una nuova contrazione (-9,6%). La debolezza della domanda si è riflessa in misura più marcata dell’anno 19 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary precedente sulle quotazioni degli immobili, che nel 2013 sono calate del 5,5% rispetto all’anno precedente, tornando sui livelli del 2005. Nel comparto delle opere pubbliche l’operatività delle imprese si è mantenuta su livelli molto contenuti. Il valore dei bandi di gara, secondo l’ANCE, sarebbe aumentato nel 2013 del 3,6%, pur rimanendo basso nel confronto storico. Quanto alle aspettative per l’intero anno 2014, se da un lato il perdurare di una fase pluriennale di restrizione degli spazi di mercato determina atteggiamenti di prudenza da parte degli operatori del settore, dall’altro si riduce la quota di imprese che prevede una ulteriore diminuzione di occupazione e investimenti, mentre aumentano le aziende che si aspettano una certa stabilità. La congiuntura nel comparto edilizia/costruzioni Produzione di cemento Imprese registrate Fin.ti oltre il b/t per inv.i in abitazioni Fin.ti oltre il b/t per inv. in fabb. non residenziali Fin.ti per acquisto di abitazioni famiglie Fin.ti per acquisto di altri immobili II-2012 -34,5% -0,9% -47,3% -23,8% -46,1% 8,6% III-2012 IV-2012 -23,7% -49,8% -1,4% -2,0% 35,1% -24,5% -53,6% -18,0% -48,7% -41,0% -23,7% -12,6% I-2013 -36,3% -2,8% -22,4% -29,7% -19,6% -42,5% II-2013 -15,0% -2,9% -8,2% -5,0% -17,8% -31,8% III-2013 IV-2013 -10,4% 3,4% -2,8% -2,5% -52,3% -41,5% 43,5% -14,1% 0,2% -2,5% -52,2% -6,0% Fonte: elaborazioni IRPET su dati MISE, Infocamere, Banca d’Italia La perdurante debolezza della domanda interna ha continuato a frenare l’attività nel terziario, il cui valore aggiunto potrebbe avere registrato una flessione tendenziale superiore all’1,0% nel 2013. Secondo i risultati del sondaggio realizzato dalla Banca d’Italia su un campione di imprese dei servizi privati non finanziari con almeno 20 addetti, nel 2013 il fatturato del comparto sarebbe rimasto stazionario, mentre gli investimenti sarebbero ulteriormente calati. Le previsioni degli imprenditori prefigurano tuttavia un quadro meno negativo per il prossimo futuro. La quota di coloro che si attendono un aumento delle vendite nei primi mesi del 2014 (41) è nettamente superiore a quella di chi ne prospetta un calo (12). L’attività di accumulazione di capitale si manterrebbe sugli attuali, contenuti livelli anche nel 2014 per quasi la metà degli intervistati; per circa un quarto salirebbe. Secondo la prima indagine sul terziario condotta da Unioncamere Toscana, sono i servizi operativi alle imprese e i trasporti, magazzinaggio e logistica i comparti più colpiti dalla crisi che sta investendo i servizi in Toscana: in entrambi i casi, le imprese che prevedono di cessare l’attività sono pari all’8,0%. Nel 2013 si sono rilevati ampi andamenti negativi delle vendite (quasi un terzo dei casi), e una quota significativa di imprese che sta riducendo livelli occupazionali e la spesa per investimenti (rispettivamente il 6,3% e il 14,9%) superiore a quella che invece prevede di aumentarli (1,5% e 2,3%). L’andamento negativo della congiuntura si è riflesso sul traffico di merci nei porti toscani. Secondo i dati delle autorità portuali la movimentazione di merci negli scali della regione si è ulteriormente contratta nel corso del 2013 (-4,6%). I cali hanno interessato il porto di Carrara (-45,0%), dove sono venuti meno i traffici di un importante operatore, e quello di Piombino (-12,7%), mentre sono tornati a crescere lievemente a Livorno (+2,0%), dove anche il volume dei container movimentati ha registrato un modesto incremento (+0,9% contro -12,0% nel 2012). Il flusso di passeggeri negli scali toscani, in calo del -3,4%, ha risentito dello spostamento di parte del traffico crocieristico verso il porto di La Spezia. In base alla rilevazione di Assaeroporti, è invece aumentato il numero di passeggeri nel sistema aeroportuale regionale (+1,8%, -1,8% in Italia). A differenza del dato medio nazionale, in Toscana l’incremento dei viaggiatori sui voli internazionali ha più che compensato il calo registrato su quelli interni. La perdurante debolezza del reddito disponibile e l’incertezza circa le prospettive occupazionali hanno inciso negativamente sui consumi delle famiglie. Nel 2013 le vendite al dettaglio a prezzi correnti sono diminuite su base tendenziale per il sesto anno consecutivo (-5,3%). È proseguita in particolare la flessione della spesa per beni durevoli (5,0% rispetto al 2012), in linea con la media nazionale; i maggiori contributi negativi hanno interessato il mobilio, nonostante le politiche di incentivo fiscale legate alla riqualificazione del patrimonio abitativo, e il settore delle auto nuove. Riguardo al commercio al dettaglio, secondo Unioncamere Toscana, nel 4° trimestre del 2013 si è registrata una variazione tendenziale pari al -4,7%, una flessione attenuata rispetto a quella registrata nel trimestre precedente (5,1%), che è anche la più contenuta dell’ultimo biennio. Il risultato è migliore di quello evidenziato a livello nazionale (5,8%), ed è migliore anche di quello registrato nelle regioni del Centro Italia (-7,1%), che si conferma l’area peggiore fra quelle nazionali. Con riferimento all’intero 2013, il gap fra i due contesti territoriali sale a due punti percentuali (5,3% Toscana, -7,3% Italia), mentre nei confronti del Centro Italia (-8,8%) la distanza è ancora più elevata e pari al 3,5%. Le piccole strutture (1-5 addetti) nel 4° trimestre 2013 hanno segnato una contrazione pari al -6,0%, migliorando dell’1,0% la perdita del trimestre precedente, ma confermando lo stato di crisi ormai pluriennale che le caratterizza. La media distribuzione (6-19 addetti), con il -3,9% ha invece ottenuto il risultato migliore dalla fine del 2011, mentre ipermercati, supermercati e grandi magazzini hanno registrato una diminuzione del -1,8% ed annullato il rimbalzo positivo del 3° trimestre (+0,6%). 20 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary Gli esercizi specializzati hanno ridotto le vendite del -5,1% sia negli alimentari che nei non alimentari; si tratta del terzo trimestre consecutivo in cui i due spaccati del commercio tradizionale acquisiscono contrazioni della stessa entità. Anche in chiusura d’anno la Toscana va meglio dell’Italia, con un gap di circa mezzo punto percentuale per quanto concerne gli alimentari, dell’1,5% per i non alimentari. Le perdite del 4° trimestre sono le meno pesanti da due anni a questa parte per abbigliamento ed accessori (-5,5%) e per prodotti per la casa ed elettrodomestici (-5,9%): per le due tipologie merceologiche la vera riduzione delle contrazioni è avvenuta fra il 1° e il 2° trimestre, a seguire c’è stato un assestamento con contrazioni di entità più ridotta. Ancora una volta il risultato migliore è quello degli altri prodotti non alimentari (farmaceutici, profumeria, libri, giornali, cartoleria, articoli di seconda mano), che nel 4° trimestre 2013 si riducono del 4,7%, il 1,0% in meno rispetto al calo del 3° trimestre. Gli operatori del settore registrano un livellamento delle giacenze di magazzino, con una normalizzazione degli stock di invenduto rispetto ai livelli toccati all’inizio del 2012. Si tratta di una evoluzione che, insieme al rallentamento nella caduta delle vendite, sembra favorire fra gli operatori una riduzione del pessimismo nel prevedere l’andamento futuro delle vendite, che nel 1° trimestre del 2014 risulterebbero in calo nel 34,0% dei casi (un anno fa erano il 44,0%). Nonostante ciò, la quota degli ottimisti è ancora minoritaria (solo l’ 8% prevede una crescita delle vendite nel trimestre gennaio-marzo): le aspettative suggeriscono quindi che anche i primi tre mesi dell’anno corrente si chiuderanno con un bilancio negativo, sebbene probabilmente in ulteriore attenuazione rispetto alla media del 2013. Fonte: elaborazioni interne su dati Unioncamere Toscana Come accennato, i risultati acquisiti nell'ultima frazione dell'anno non hanno frenato una tendenza rilevata nei precedenti trimestri 2013, che porta ad un aumento del numero di ottimisti fra gli operatori nel prevedere l'andamento futuro delle vendite. L'indicatore utilizzato è il saldo fra quanti hanno previsto un aumento e quanti una diminuzione: nel 1° trimestre 2014 il valore (destagionalizzato) delle aspettative sulle vendite resta negativo (-11), ma in calo rispetto all'ultima rilevazione (-13). Il miglioramento è generalizzato per tutte le tipologie distributive, di entità compresa fra uno e due punti: la piccola distribuzione passa da -17 a -15, la media da -11 a -10, la grande da -5 a -4. Dinamiche della stessa entità si osservano nello spaccato per settore di attività, con gli specializzati alimentari e non alimentari che si attestano, rispettivamente, a -11 (da -13) e a -10 (da -12); ipermercati, supermercati e grandi magazzini a -18 (-19 nel 4° trimestre 2013). Quanto anticipato per le aspettative sulle vendite, in termini di miglioramento del clima degli operatori, vale anche per gli ordinativi, per i quali il saldo fra ottimisti e pessimisti in Toscana scende in un trimestre di due punti (da -21 a -19), su livelli che pur restando negativi non si vedevano dal 3° trimestre 2012. Il valore più elevato di pessimisti è nella piccola distribuzione (-25), sei punti in meno delle medie strutture (-19) e venti in meno rispetto alle grandi (-6). Gli specializzati alimentari si attestano a -18 (da -19 del 4° trimestre 2013), i non alimentari a -20 (da -23), mentre il dato migliore è degli ipermercati supermercati e grandi magazzini, che con un -13 si riavvicinano ai valori sempre positivi acquisiti a partire dal 2005 e fino al 2° trimestre 2013. Dopo un 2012 molto insoddisfacente, nel 2013 il turismo in Toscana è stato caratterizzato dalla stagnazione delle presenze, che realizzano un -0,03%, a fronte di un aumento seppur modesto degli arrivi (+0,8%). Tale risultato è frutto di due dinamiche contrapposte. Aumentano le presenze di stranieri in modo cospicuo (+3,7%) e calano ancor più nettamente gli italiani (-4,1%), ma il peso ormai maggioritario della componente estera fa sì che complessivamente si 21 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary registri un sostanziale pareggio rispetto al 2012. Da sottolineare è il segnale di ripresa che arriva dagli ultimi due trimestri, che riportano in positivo una dinamica generale delle presenze in declino da circa un anno e mezzo. Importante è soprattutto il segnale di ripresa, seppur timida e iniziale, delle presenze italiane nell’ultimo trimestre del 2013 (+0,5%), dopo ben nove trimestri in diminuzione, mentre si consolida la crescita, mai venuta meno se non nel secondo trimestre 2012, dei turisti stranieri. In base all’Indagine campionaria sul turismo internazionale della Banca d’Italia, la spesa complessiva dei viaggiatori stranieri è cresciuta del 5,4% rispetto al 2012, riportandosi in termini nominali sui livelli pre-crisi. Fonte: Regione Toscana. (1) I dati fanno riferimento ai flussi regionali registrati negli esercizi alberghieri ed extraalberghieri. (2) Dati provvisori. Nel 2013 la regione Toscana ha mantenuto livelli di occupazione costanti (-0,2% la variazione tendenziale sul 2012), a differenza di quanto è avvenuto a livello nazionale (-2,1%). Il tasso di occupazione è rimasto sostanzialmente invariato, al 63,8%, grazie soprattutto al contributo della componente femminile (+1,0%). Le forze di lavoro sono tornate a crescere nel secondo semestre dell’anno passato, dopo essere rimaste pressoché stabili nel primo; il tasso di attività nel 2013 è salito dello 0,7% rispetto all’anno precedente, grazie anche in questo caso ad un aumento della partecipazione delle donne (+1,5%). A fronte della stabilità dell’occupazione, l’incremento della forza lavoro si è riflesso in un aumento del tasso di disoccupazione (8,7%), che ha toccato il nuovo massimo dell’ultimo decennio. Il totale di ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni (CIG) è leggermente cresciuto rispetto ai livelli dell’anno precedente (+3,2%); la componente ordinaria e quella straordinaria sono aumentate, rispettivamente, del 16,9% e del 22,1%. Gli interventi in deroga si sono invece contratti del 24,2%, in seguito alla riduzione dei finanziamenti. Con riferimento ai dati ISTAT provvisori più recenti, nel 1° trimestre 2014 il mercato del lavoro toscano ha mostrato, in linea con il resto del paese, un netto peggioramento della disoccupazione, che con un tasso all’11,0% ha toccato un massimo storico, pur confermando su base annua le dinamiche evolutive del trimestre precedente: aumento della disoccupazione ma in presenza di segni di recupero occupazionale (+1,7%). In questo la Toscana si differenzia positivamente dalla maggior parte delle regioni del Centro-Nord dove la più alta disoccupazione è accompagnata da un calo parallelo del numero di occupati. Prosegue, quindi, l’ascesa delle forze di lavoro e del tasso di attività, in un contesto dove all’aumento delle persone in cerca di lavoro fanno fronte solo parzialmente le opportunità di lavoro disponibili. Si sono confermati anche i segnali di maggior dinamismo nell’occupazione dell’industria, in particolare nel manifatturiero, nel quale sta emergendo una componente d’impresa che ha acquisito maggiore competitività e tende a riattivare la domanda di lavoro. E’ proseguita inoltre la tendenza al miglioramento dell’occupazione femminile, mentre è rimasta stazionaria quella maschile. In base alla Rilevazione sulle Forze di Lavoro dell’ISTAT, nel 1° trimestre del 2014 l’occupazione in Toscana ha registrato un incremento tendenziale del +1,7%, un risultato in controtendenza rispetto a quello nazionale (-0,9%) e anche a quello del complesso delle regioni del Centro-Nord (-0,3%). L’andamento dell’occupazione femminile mantiene un profilo positivo, e anche nel trimestre in esame appare un tratto determinante del recupero dell’occupazione regionale (+3,6%), rafforzando la tendenza già segnalata. È però assai meno dinamica l’occupazione maschile, dove il numero degli uomini occupati appare leggermente in aumento (+0,2%). Il tasso di occupazione femminile, in sensibile ascesa, si attesta al 56,2% rispetto al 54,0% di un anno fa, mentre si riscontra un calo stagionale rispetto al 58,7% rilevato nel trimestre precedente. Più in dettaglio, il numero totale di occupati in Toscana, pari a 1.533.000 unità, rispetto al corrispondente trimestre del 2012 ha registrato un aumento del +1,7% (+28.000 unità), mentre rispetto al trimestre precedente, in parte per effetto delle tendenze stagionali, si è osservato una flessione marcata del numero di occupati (-3,8%, pari a -60.000 unità). Il tasso di occupazione della Toscana si è attestato al 63,2%, corrispondente ad un incremento tendenziale di +1,2%, per una variazione congiunturale che tuttavia risente dei negativi effetti di stagionalità connessi al primo quarto di ogni anno(-2,2%). Il tasso di disoccupazione in Toscana è risalito all’11,0% nel 1° trimestre 2014, un dato che è molto più elevato sia su base tendenziale (9,3% a marzo 2013), sia su base congiunturale (9,0% nel 4° trimestre del 2013). Nello stesso periodo, il tasso di disoccupazione nazionale è aumentato al 13,6%, nettamente al di sopra del dato della Toscana, che si colloca tuttavia sopra la media delle regioni del Centro-Nord, dove l’indicatore si è attestato al 10,3% delle forze di 22 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary lavoro. Il numero di persone in cerca di occupazione in Toscana è risultato pari a 190.000 unità, con un aumento di 29.000 unità rispetto ad un anno prima e di 32.000 unità non destagionalizzate rispetto al 4° trimestre 2013. A livello settoriale, l’occupazione industriale complessiva ha fatto registrare una crescita tendenziale del +2,2%, corrispondente a 9.000 occupati in più. Torna l’incertezza nelle costruzioni (-7,1% e -9.000 occupati), sulla scorta dei dati nazionali. L’andamento del macro-settore dei servizi fa registrare una lieve ripresa (+1,0%), che ha un buon impatto in termini assoluti (+11.000 occupati). Infine, nel trimestre è tornato a crescere anche il numero di occupati in agricoltura (+13,4%). Fonte: Confindustria Toscana In base alle elaborazioni INPS, nel 1° trimestre 2014 si è verificata un’ulteriore flessione del ricorso alla CIG: in Toscana le ore totali autorizzate sono diminuite del -7,9% tendenziale (-1,2% a livello nazionale), in linea con quanto emerso nella seconda parte del 2013. La dinamica discendente della CIG è dovuta in gran parte alla diminuzione del trattamento ordinario, mentre è proseguita l’ascesa del trattamento straordinario. Nel trimestre in esame le autorizzazioni alla CIG in deroga sono rimaste ancora inattive, profilandosi però uno sblocco a breve, almeno per le domande di competenza 2013. In termini assoluti, le ore di CIG nel trimestre sono state 13 milioni circa, pari ad una flessione di 1.112.000 ore rispetto allo stesso trimestre del 2013. Rispetto al trimestre precedente, si è osservato un calo ancora più marcato, in parte per cause stagionali (-21,8%, pari a 3.315.000 ore in meno). Le dinamiche tendenziali appaiono piuttosto differenziate in base alla tipologia gestionale della CIG: la CIG ordinaria è diminuita del 26,5%, sia nell’industria che nell’edilizia, ma assai più nettamente nel manifatturiero (-35,6%) che nelle costruzioni (-9,0%). La CIG straordinaria fa registrare invece una significativa crescita tendenziale (+12,8%), restando sopra i livelli già molto elevati di un anno fa, che confermano la diffusione del numero di imprese coinvolte in crisi di carattere strutturale, nelle quali è elevato il rischio di licenziamento dei lavoratori. La CIG in deroga, analogamente al 4° trimestre, mostra una sensibile contrazione (-24,9%), per le cause già citate. In termini di incidenza, la gestione straordinaria ha toccato nel periodo il 56,4% del totale, quella ordinaria si è attestata al 18,2% mentre quella in deroga ha in carico il residuo 25,4%. Con riferimento ai settori, nel 1° trimestre l’industria ha fatto registrare complessivamente una diminuzione della CIG del -10,6% con andamenti molto differenziati fra i vari comparti, mentre si è interrotta la crescita nell’edilizia; nel commercio e nell’artigianato, caratterizzato dalla prevalenza della CIG in deroga, si è osservata una rilevante contrazione. La riduzione delle ore autorizzate totali ha interessato in misura significativa il settore della moda e della meccanica; aumenti di una certa intensità si sono registrati nei settori della carta, della lavorazione dei minerali e della chimica. Considerando il peso dei vari settori sulla CIG totale, l’industria meccanica rimane nettamente il principale utilizzatore, con un terzo delle ore (32,7%), seguita dalla lavorazione dei minerali (15,8%) e dalla industria cartaria (10,9%); è caduto al minimo l’utilizzo da parte del metallurgico (3,0%), presumibilmente per il ricorso ai contratti di solidarietà in importanti complessi siderurgici, in alternativa alla CIGS . 23 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary La Cassa Integrazione Guadagni Autorizzata - Totale Valori assoluti (migliaia di ore) Tipo 2012 2013 Ordinaria 11.319 13.384 Straordinaria 24.116 30.049 Deroga 21.821 17.123 Totale 57.256 60.556 Fonte: INPS e Confindustria Toscana 3T 2013 3.163 7.709 3.665 14.537 4T 2013 2.800 9.641 5.471 17.912 Var% a/a 1T 2014 2.406 8.248 3.464 14.118 2013 18,2% 24,6% -21,5% 5,8% Var% a/a 4T 2013 5,9% 10,2% -7,2% 3,6% Var% a/a 1T 2014 -25,3% 21,4% -26,2% -4,0% Nel 2013 le esportazioni di prodotti toscani sono diminuite del -3,6% rispetto al 2012, a fronte della stabilità di quelle italiane. Il calo è stato determinato principalmente dall’andamento dei metalli preziosi, al netto dei quali l’export sarebbe cresciuto del +4,7%, più della media nazionale. Al netto dei metalli preziosi sono aumentate le esportazioni verso l’Unione Europea (+3,2%) e, in linea con una tendenza in atto dal 2009, verso il Resto del Mondo (+5,8%). La dinamica è risultata positiva per le vendite verso la Germania (+3,0%), la Gran Bretagna (+14,8%) e i nuovi paesi della UE (+7,3%); anche le esportazioni verso i principali partner extra-UE sono aumentate, in particolare quelle dirette verso l’Africa (+25,8%) e la Russia (+21,5%). Le importazioni sono calate dell’8,4%, principalmente in seguito alla riduzione del valore degli acquisti di oro e altri metalli preziosi da sottoporre a lavorazione; al netto di tale componente la diminuzione sarebbe stata dello 0,9%. Il saldo della bilancia commerciale è leggermente migliorato, portandosi a 10,9 miliardi di euro dai 10,2 del 2012. Riguardo ai dati più recenti, secondo l’ISTAT l’export grezzo della Toscana nel 1° trimestre 2014 ha fatto segnare una variazione negativa del -4,6% su base tendenziale; il risultato risente ancora in maniera decisiva del contributo negativo dei metalli preziosi (-20,6% il prezzo dell’oro in dollari rispetto all’anno precedente; tale riduzione ha determinato una caduta nella domanda di oro per investimenti, rispetto al primo trimestre 2013 in cui questa aveva raggiunto livelli record). Al netto dei flussi di metalli preziosi, pur in rallentamento, il dato rimane positivo (+2,1%), allineandosi all’andamento nazionale (+2,8%). Rispetto alle altre principali regioni esportatrici, e sempre al netto dei metalli preziosi, la Toscana si posiziona prima della Lombardia, (+0,6%) e dopo Emilia Romagna, (+6,1%) e Piemonte (+9,5%), quest’ultimo condizionato positivamente da flussi di prodotti dell’industria automobilistica verso gli Stati Uniti e la Cina. Torna in positivo l’andamento delle importazioni regionali (+2,4%) in un contesto nazionale di ulteriore forte calo (-3,2%). Nel I trimestre 2014 prosegue la crescita delle vendite di beni di consumo, con andamenti sostenuti sia per i beni durevoli (+15%) che per i non durevoli (+5,6%). Ancora in lieve difficoltà i beni strumentali (-1,5%), in ripresa i prodotti intermedi (+1,1% al netto dei metalli preziosi). Sono sistema moda ed agroalimentare a trainare la crescita nelle vendite di beni di consumo. I contributi più rilevanti nel trimestre vengono forniti da cuoio-pelletteria (+7,3%), abbigliamento (+7,4%), prodotti tessili (+9,6%) e agroalimentare (+6,1%) tra i beni non durevoli; oreficeria e gioielleria (+18,9%) nella componente durevole. Difficoltà si rilevano ancora nell’andamento delle vendite di prodotti della meccanica strumentale (-7,3% le macchine per impieghi speciali) che, sempre tra i beni strumentali, si affiancano ad un nuovo tracollo della cantieristica (-44%) e di computer, apparecchi elettronici e ottici (-8,5%). La crisi produttiva del settore della raffinazione determina un ulteriore calo nelle vendite di beni energetici (-39,8%), che deprime il tasso di crescita complessivo delle esportazioni del -1,3%. In lieve ripresa le vendite di prodotti intermedi (+1,1% al netto dei metalli preziosi), grazie alla ripresa di filati (+14,2%) e tessuti (+7,1%), che si uniscono al buon andamento del lapideo, in particolare il settore estrattivo (+16,5%, +1,1% la lavorazione di pietre) ed agli intermedi della carta (+15%). Tali andamenti compensano l’ulteriore tracollo della siderurgia (-22,4%) e dei prodotti della chimica di base (-6,2%). Import e Export in Toscana per Gruppi di Industrie - 1° Trimestre 2014 Valori assoluti in €uro, var. % tendenziali e contributi % alle crescita al netto dei metalli preziosi (1) Beni di consumo durevoli Beni di consumo non durevoli Beni strumentali Energia Prodotti intermedi Altro TOSCANA Valori assoluti Import Export 83.754.095 705.363.281 1.225.423.030 2.662.822.432 959.294.346 1.566.507.742 507.738.669 130.166.938 1.208.579.680 1.545.116.845 374.861.207 275.832.192 4.359.651.027 6.885.809.430 Variazioni % a/a Import Export -17,4% 15,0% 7,4% 5,6% 20,9% -1,5% -10,0% -39,8% -1,6% 1,1% -12,6% -0,2% 2,4% 2,1% Contributi % Import Export -0,4% 1,4% 2,0% 2,1% 3,9% -0,4% -1,3% -1,3% -0,4% 0,2% -1,3% 0,0% 2,4% 2,1% (1) Per il 2013 dati revisionati, per il 2014 dati provvisori. Per le definizioni dei gruppi, vedi Reg. C.E. N. 656/2007 (Nace rev.2) Fonte: elaborazioni Unioncamere Toscana su dati Istat 24 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary Fa segnare un forte rallentamento la crescita delle esportazioni verso la UE (+1,2% al netto dei metalli preziosi) a causa delle forti contrazioni delle vendite in Germania (-4,6%) e in Spagna (-7,4%), solo in parte compensate dalla crescita delle vendite nel Regno Unito (+2,8%), Francia (+2,2%) e Polonia (+10,4%). La frenata di Spagna e Germania (nel primo caso legata a forti contrazioni nelle vendite di prodotti della raffinazione del petrolio, nel secondo a vendite di macchine di impiego generale) porta in territorio negativo il dato delle esportazioni regionali nell’area Euro (-0,8%), in cui arretrano decisamente prodotti petroliferi, prodotti elettrici, calzature, chimica di base, mentre tengono sistema moda, farmaceutica, cicli e motocicli. Migliore la crescita per i paesi UE al di fuori dell’area valutaria dell’Euro (+7,7%), guidata dalle esportazioni nette verso la Polonia e il Regno Unito. Peggiora notevolmente l’andamento delle vendite dirette nei paesi europei extra-UE (-10,9%), essenzialmente a causa dell’ulteriore brusco arretramento delle vendite in Russia (-26%, anche per la crisi Ucraina) e in Turchia (-20%, con forti decrementi per prodotti della siderurgia, prodotti in metallo, prodotti petroliferi, macchine di impiego generale). Riprendono a crescere le esportazioni della Toscana sui mercati extra europei (+2,7%), pur con andamenti molto differenziati tra aree geografiche. La crescita è trainata dal continente americano (+12,1%) e da quello asiatico (+14,0%), pur in presenza di un deciso rallentamento delle vendite in Medio Oriente (-3,0%). L’andamento positivo degli Stati Uniti (+17,7%) è legato a vendite di macchine di impiego generale. In crescita calzature, abbigliamento e agroalimentare mentre arretrano siderurgia, orafo, meccanica strumentale, cantieristica. In America centro-meridionale la crescita è legata all’andamento del Brasile (+43,2%, in gran parte macchine di impego generale) e del Messico (+7,1%). Accelera la crescita delle esportazioni in Asia con una straordinaria performance della Corea del Sud (per il 90% macchine di impiego generale, con un ottimo andamento di cuoio e calzature) ed un’accelerazione della Cina (+15,7%), con le stesse caratteristiche. L’andamento negativo delle vendite in Africa è determinato dall’effetto base di commesse per macchine di impiego generale da Marocco ed Angola relative al I trimestre 2013. Fonte: Istat e Confindustria Toscana Nel 4° trimestre 2013 il tessuto imprenditoriale regionale ha evidenziato una ripresa più sostenuta. Tra ottobre e dicembre dell’anno passato, infatti, sono risultate in aumento le iscrizioni di nuove imprese ai registri delle Camere di Commercio regionali: si sono registrate 6.373 domande, in aumento del 5,6% rispetto all’analogo periodo del 2012, cui vanno ad aggiungersi 2.622 nuove unità locali (+8,6%). Se a fine 2013 la natalità imprenditoriale appare in ripresa ed il fenomeno delle chiusure – sebbene su livelli storicamente elevati – sembra in attenuazione (le 6.250 imprese chiuse negli ultimi tre mesi dell’anno sono in diminuzione del 3,7% rispetto all’analogo periodo del 2012), preoccupazioni continua a suscitare il numero d’imprese in difficoltà: sono 2.231 le aziende toscane entrate in scioglimento e liquidazione in soli tre mesi (da ottobre a dicembre), in aumento del 9,6% su base annua; e sono 280 i fallimenti avvenuti nel quarto trimestre 2013 e 66 le aziende che hanno aperto concordati fallimentari o preventivi oppure accordi di ristrutturazione dei debiti, in aumento del 30% rispetto a ottobre-dicembre 2012. Nel corso dell’intero 2013, nonostante le difficoltà, le iscrizioni di nuove imprese (oltre 28.000) hanno continuato a superare il numero di cessazioni (circa 27.000), per un saldo positivo di 25 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary 1.336 imprese ed un numero d’imprese con sede in Toscana che, alla fine dell’anno, era pari a 414.563 unità: malgrado ciò, il tasso di crescita imprenditoriale (pari al +0,3%) è rimasto su livelli molto modesti. In termini di natura giuridica, nel 2013 si sono sviluppate le forme più complesse d’impresa: le società di capitali (2.352 unità in più rispetto al 2012) e le altre forme giuridiche (+1.377), fra cui rientrano le società cooperative e quelle consortili. Sono invece diminuite le forme giuridiche più semplici: le società di persone (-426 unità) e le imprese individuali (-1.967). Queste ultime, nonostante la forte contrazione registrata negli ultimi due anni, rappresentano ancora la metà delle aziende toscane e hanno determinato il 65% delle iscrizioni ed il 74% delle cessazioni avvenute nel 2013. A livello settoriale, sono soprattutto edilizia e agricoltura ad evidenziare forti diminuzioni nette. Per l’agricoltura la contrazione delle aziende (-1.051 nel 2013) è divenuta ormai strutturale, mentre l’emorragia di imprese nell’edilizia (1.689) è legata alle profonde difficoltà attraversate dal settore ed alla grave crisi del mondo artigiano operante nella filiera (in Toscana il 70% delle imprese dell’edilizia è artigiana, per lo più attive nella installazione di impianti e nei lavori edili di completamento). Fra le attività industriali, gli unici bilanci positivi riguardano il comparto alimentare (+93 aziende), il chimico-farmaceutico (+13) e, nel sistema moda, la filiera abbigliamento-pelli-calzature (+108 imprese). Sotto il profilo settoriale, il positivo bilancio annuale è quindi riconducibile alla dinamicità dei servizi, attività commerciali e turistiche in primis. Il settore turistico (alberghi e ristoranti), che a fine 2013 conta 32.487 imprese in Toscana, è in forte espansione (+960 imprese), così come il commercio (+1.199) che, con 101.490 aziende, rappresenta un quarto del sistema imprenditoriale regionale. Il settore del terziario più dinamico, in termini relativi, è tuttavia quello dei servizi alle imprese (+5,3% per 524 unità aggiuntive), e contributi positivi al bilancio demografico provengono anche dalle attività immobiliari (+432 unità), da quelle finanziarie-assicurative (+260) e dai servizi pubblici, sociali e alla persona (+369). Con riguardo all’inflazione, i prezzi alla produzione hanno confermato una riduzione della dinamica discendente già segnalata nel 3° trimestre del 2013, con una variazione tendenziale positiva del +0,2% nell’ultimo quarto dell’anno, che ha fatto seguito al +0,5% segnato a settembre. Ciò tuttavia segnala la disponibilità delle imprese a rinunciare a gran parte dei margini pur di mantenere le quote di mercato, da cui si ricavano indicazioni prospettiche favorevoli ad una ulteriore caduta dei prezzi ai livelli finali. I prezzi al consumo hanno in effetti continuato a scendere nella prima metà del 2014, evidenziando una variazione tendenziale del +0,1% a giugno, prossima ai minimi toccati nell’estate del 2009. La caduta dei prezzi registrata ai livelli finali del ciclo di consumo segnala che la diminuzione dell’inflazione va fatta risalire alla significativa contrazione della domanda di beni e servizi da parte delle famiglie, a sua volta causata dalla diffusione di un clima di sfiducia e incertezza, dalla flessione dell’occupazione e dalla riduzione del reddito disponibile. Nostre analisi suggeriscono che il calo proseguirà nel futuro prevedibile, anche in seguito alla flessione diffusa dei prezzi e delle quantità delle materie prime importate. Fonte: ISTAT Per quanto concerne l’intermediazione finanziaria, il credito bancario alla clientela toscana, stagnante nel corso del 2012, lo scorso anno si è contratto: includendo le sofferenze e le operazioni pronti contro termine i prestiti si erano ridotti a dicembre del 2,6% sui dodici mesi. 26 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary È proseguita con maggiore intensità la flessione del credito alle imprese e alle famiglie consumatrici, ma una contrazione significativa ha interessato anche le società finanziarie, la cui forte crescita nel 2012 aveva più che bilanciato il calo negli altri settori. Secondo le informazioni contenute nell’indagine trimestrale di Banca d’Italia presso gli intermediari, sul finanziamento delle banche a imprese e famiglie consumatrici ha pesato ancora la prudenza nella domanda di nuovi prestiti, in un contesto in cui le politiche di offerta sono rimaste improntate alla cautela in presenza di un progressivo deterioramento della qualità del credito. In particolare, nel 2013 la domanda di credito delle imprese è rimasta debole, mostrando un graduale recupero nella seconda parte dell’anno; tale dinamica ha interessato tutti i comparti di attività economica. È risultata ancora in flessione la componente legata al finanziamento degli investimenti e stazionaria quella volta alla copertura del capitale circolante, condizionata dalla dinamica insoddisfacente del fatturato. Il maggior fabbisogno di fondi è stato in genere connesso con le esigenze di ristrutturazione e consolidamento delle posizioni debitorie. Il calo nelle richieste di mutui per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie, in atto dall’insorgere della crisi del debito sovrano, si è pressoché arrestato nel secondo semestre dell’anno passato. La domanda di credito al consumo ha invece continuato a manifestare segnali di debolezza. E’ comunque rimasto prevalente fra gli intermediari intervistati un atteggiamento piuttosto rigido, che si è evidenziato sia in termini di maggiori spread applicati alla clientela più rischiosa, sia nel rapporto tra ammontare del finanziamento e valore dell’immobile finanziato. Fonte: Banca d’Italia, segnalazioni di vigilanza. (1) I dati includono le sofferenze e i pronti contro termine. Il totale include anche le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificate o non classificabili. (2) Società in accomandita semplice e in nome collettivo, società semplici, società di fatto e imprese individuali con meno di 20 addetti. (3) Società semplici, società di fatto e imprese individuali fino a 5 addetti. (4) Dati provvisori. In un quadro caratterizzato dal proseguimento della fase recessiva, nel 2013 il credito concesso alle imprese da banche e società finanziarie è diminuito del -2,9% su base tendenziale (-2,1% a fine 2012). La contrazione è stata più intensa per le imprese delle costruzioni e dei servizi (entrambe calate del 3,4%), coinvolgendo in particolare i segmenti del commercio, dell’informazione e comunicazione e le attività immobiliari. Per le imprese manifatturiere la riduzione è stata meno marcata (-2,3%), interessando soprattutto il comparto alimentare e quello chimico-farmaceutico; una dinamica positiva ha invece riguardato le imprese di prodotti elettronici e macchinari. È rimasta debole la domanda di credito per il finanziamento di circolante, anche per i flussi di liquidità derivanti dal pagamento dei crediti verso la Pubblica Amministrazione: ciò ha portato a un forte calo sia dei crediti autoliquidanti, sia delle aperture di credito in conto corrente, scesi entrambi del 9,2%. La prosecuzione del calo degli investimenti in capitale fisso ha accentuato la flessione dei prestiti a scadenza predefinita (mutui e leasing), al 7,5%. Tra il 2012 e il 2013 vi è stato un aumento del costo medio del credito a breve termine alle imprese toscane di circa 2 decimi di punto percentuale (7,2% a fine anno). L’incremento, comune a tutte le classi dimensionali di aziende finanziate, è stato contenuto per le imprese manifatturiere (1 decimo di punto) e molto elevato per quelle delle costruzioni, contraddistinte da una maggiore rischiosità (6 decimi di punto, al 9,3%). Nello stesso periodo il tasso di 27 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary interesse sui finanziamenti a protratta scadenza è rimasto invariato, al 4,6%. Nel primo trimestre dell’anno in corso i tassi sono diminuiti sia per i prestiti a breve sia, soprattutto, per quelli a più lungo termine. I prestiti alle famiglie consumatrici delle banche e delle società finanziarie hanno registrato nel 2013 una flessione dell’1,1%. La contrazione ha interessato i mutui per l’acquisto di abitazioni (-1,3%) e il credito al consumo (-2,6%). Nel primo trimestre dell’anno in corso le erogazioni dei mutui sono tornate a crescere (+0,7%). I tassi di interesse applicati alle famiglie consumatrici sui prestiti per l’acquisto di abitazioni sono rimasti in media sostanzialmente stabili: l’aumento registrato sui mutui a tasso fisso nella parte finale dell’anno si è accompagnato alla riduzione, nello stesso periodo, del costo dei mutui a tasso variabile. In un contesto di perdurante debolezza della spesa delle famiglie, soprattutto per l’acquisto di beni durevoli, i prestiti per finalità di consumo hanno mostrato una decisa flessione, in gran parte ascrivibile all’irrigidimento dell’offerta delle società finanziarie (-3,2%). È proseguito il deterioramento della qualità del credito in essere verso i prenditori toscani. Il tasso di decadimento, calcolato come rapporto fra il flusso di nuove sofferenze e la consistenza dei prestiti in essere all’inizio del periodo, è salito dello 0,8% su base tendenziale, portandosi nella media delle quattro rilevazioni del 2013 al 3,8%. Si tratta di un valore molto alto nel confronto storico, pari a circa quattro volte i livelli osservati nel periodo precedente l’insorgere della crisi. Dalla seconda metà del 2010 il tasso di decadimento in Toscana è risultato sempre più elevato nel confronto con la media italiana. Su di esso hanno inciso le difficoltà di alcune grandi imprese presenti sul territorio, prima nel settore edile e, successivamente, in quello metallurgico. La consistenza delle sofferenze, includendo anche quelle oggetto di cartolarizzazione, è salita di circa il 3,0% raggiungendo il 14,4% dei crediti segnalati alla Centrale dei Rischi alla fine del 2013. I crediti deteriorati diversi dalle sofferenze, che comprendono quelli in temporanea difficoltà (incagli), quelli scaduti da almeno 90 giorni e quelli ristrutturati, sono aumentati in misura contenuta: il loro peso sul totale risultava pari al 8,7%, contro l’8,3% del 2012. Le difficoltà di rimborso dei crediti hanno riguardato soprattutto il settore produttivo, nell’ambito del quale il tasso di decadimento è passato dal 4,3% al 5,7%. Il peggioramento è risultato diffuso fra i diversi settori di attività economica, sebbene sia stato più intenso per il manifatturiero a causa delle difficoltà del comparto metallurgico. In termini assoluti il tasso di decadimento è rimasto più alto nel settore edile, dove ha raggiunto un valore poco al di sotto del 10,0%. I prestiti deteriorati non in sofferenza, pur mantenendosi su valori rilevanti, hanno registrato un peggioramento meno marcato: alla fine del 2013 si commisuravano all’11,6% del totale dei crediti alle imprese, una quota più elevata dello 0,4% rispetto al periodo precedente. Per le famiglie consumatrici anche nel 2013 gli ingressi in sofferenza sono rimasti su valori contenuti: nella media dell’anno il tasso di decadimento è risultato pari all’1,2%, superiore soltanto dello 0,1% al dato del 2012 e non molto distante dai valori registrati negli anni precedenti il 2008. L’ammontare dei crediti deteriorati diversi dalle sofferenze aveva raggiunto alla fine del 2013 il 4,0% dei finanziamenti segnalati alla Centrale dei Rischi, in leggero aumento rispetto all’anno precedente. Nel 2013 i depositi detenuti dalle famiglie e dalle imprese toscane presso le banche, che assieme ai titoli a custodia costituiscono la principale componente del risparmio finanziario, hanno mostrato una dinamica simile a quella dell’anno precedente. Alla fine di dicembre l’aggregato era cresciuto del 5,2% su base tendenziale. Ha rallentato il processo di ricomposizione dai conti correnti ai depositi a risparmio. Per le famiglie consumatrici la crescita dei depositi si è di fatto dimezzata (dall’8,0% della fine del 2012 al 4,3% del 2013); nel settore produttivo si è registrata una maggiore vivacità (+8,4%), dopo il calo registrato dodici mesi prima (-2,1%). Il valore complessivo, ai prezzi di mercato, dei titoli a custodia nel portafoglio delle famiglie consumatrici e delle imprese toscane si è ridotto dell’1,2% al termine del 2013. Tra le diverse tipologie di attività finanziarie, è aumentato il valore delle quote di OICR e delle azioni, mentre è rimasto stazionario quello dei titoli di Stato; si è al contempo fortemente ridotto quello delle obbligazioni societarie e soprattutto bancarie (alla fine del 2013 le obbligazioni bancarie rappresentavano oltre il 40% dei titoli depositati a custodia dalle famiglie consumatrici toscane presso le banche). Tali dinamiche sono sostanzialmente analoghe con riferimento al portafoglio delle sole famiglie consumatrici, che detengono oltre l’85% del complesso dei titoli a custodia presso gli intermediari creditizi. Il Lazio La tendenza recessiva dell’economia del Lazio è proseguita nel 2013, dopo che si è arrestato anche il sostegno delle esportazioni. Permane una fase caratterizzata dalla contrazione degli investimenti delle imprese, mentre i consumi delle famiglie, in linea con il dato nazionale, continuano ad evidenziare cali piuttosto marcati. Secondo le stime più recenti, il PIL regionale si sarebbe ridotto di circa l’1,7% nel 2013, un dato che riflette gli andamenti del paese nel suo complesso, anche se in termini assoluti la flessione è lievemente meno accentuata. I segnali rivenienti dai dati congiunturali nei primi mesi dell’anno in corso sembrano meno pessimistici: le indagini condotte in marzo-aprile del 2014 dalla Banca d’Italia evidenziano una stabilizzazione della produzione e della domanda interna; migliorano lievemente i programmi di investimento delle imprese per il 2014. Nell’industria si sono ancora lievemente ridotti la produzione, il fatturato e gli investimenti. Si è anche ridotto l’effetto di traino della domanda estera, che rimane limitato ad alcune grandi imprese, concentrate nei settori chimico e farmaceutico. 28 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary Nelle costruzioni l’attività economica ha continuato a ridursi, in particolare nel comparto delle opere pubbliche; sono diminuite più lievemente le compravendite di abitazioni e le quotazioni di mercato. La redditività delle imprese edili si è ulteriormente ridotta. Il settore dei servizi ha fortemente risentito del calo nei consumi delle famiglie, soprattutto nel commercio di beni di consumo durevoli: le imprese hanno registrato un minor fatturato e rivisto al ribasso gli investimenti. È invece proseguita la crescita del numero dei turisti, in particolare degli stranieri, la cui spesa si è accresciuta. Come riflesso, l’occupazione regionale ha evidenziato una persistente tendenza alla contrazione (-2,0% circa), con un sensibile aumento della disoccupazione giovanile. Il ricorso alla Cassa integrazione è rimasto ampio, anche se il contenimento della componente in deroga ne ha contenuto le dinamiche. Il tasso di disoccupazione è cresciuto di oltre il 2,0%, superando il 12,0%, per l’aumento di coloro che hanno perso il lavoro e dei giovani in cerca di primo impiego. Le incertezze connesse agli avversi sviluppi nel mercato del lavoro hanno avuto pesanti riflessi sui consumi finali interni, nonostante la sostanziale tenuta degli indici di fiducia di famiglie e imprese. Fonte: elaborazioni interne su dati ISTAT Più in dettaglio, dalla seconda metà del 2013 si è arrestato il calo dell’attività industriale nel Lazio; la domanda interna è tornata a fornire un debole sostegno, mentre hanno rallentato le esportazioni. Gli investimenti sono rimasti contenuti, ma migliorano lievemente le prospettive per l’anno in corso. Sulla base dei giudizi qualitativi delle imprese, raccolti dall’ISTAT per l’intero Centro Italia, la produzione industriale ha mostrato un graduale recupero ad inizio 2014, grazie al contributo della domanda interna. L’indagine condotta tra marzo e aprile dalla Banca d’Italia presso un campione d’imprese industriali del Lazio con almeno 20 addetti conferma il lieve miglioramento della congiuntura del settore. Nella media del 2013, che risente dell’andamento negativo del primo semestre, circa il 45% delle imprese industriali regionali ha registrato un fatturato nominale in crescita, contro il 30% dell’anno precedente. Per il 2014 più della metà delle aziende si attende di accrescere le vendite, in linea con la tendenza nazionale. La debolezza del quadro congiunturale e il limitato grado di utilizzo della capacità si sono riflessi in negativo sugli investimenti: l’indagine della Banca d’Italia evidenzia che nel 2013 solo il 40% delle imprese industriali intervistate ha accresciuto gli investimenti in capitale fisico rispetto al 2012. Le imprese industriali di maggiori dimensioni con sede nel Lazio, che hanno ancora ridotto gli investimenti nel 2013, starebbero programmando una loro crescita per il 2014. La quota di aziende che segnala utili di bilancio nel preconsuntivo per il 2013 è diminuita rispetto ai già contenuti livelli registrati l’anno precedente. Le indagini della Banca d’Italia evidenziano come le imprese che si sono ristrutturate negli ultimi anni, indipendentemente dal comparto produttivo di appartenenza, investendo in innovazione e nello sviluppo dei canali commerciali, abbiano mostrato una miglior tenuta produttiva. All’interno dei principali settori di specializzazione regionale convivono imprese in espansione e casi di crisi aziendale. Nella farmaceutica, la lieve crescita della produzione è trainata dalle esportazioni, non soltanto per le grandi multinazionali, ma anche per alcune piccole e medie imprese. Alcune imprese stanno investendo in innovazione e nel marchio, favorendo la ripresa delle esportazioni; altre imprese attraversano fasi di ristrutturazione. Il polo alimentare tra le province di Roma e di Latina registra la crisi di marchi internazionali e le relative ristrutturazioni aziendali, anche per la debole domanda interna (sono pochi i casi di crescita del fatturato e delle esportazioni nel settore). In base alle indagini recenti di Unioncamere Lazio su un campione significativo di imprese laziali, nel 1° trimestre 2014 le condizioni complessive del sistema produttivo regionale non sembrano migliorate rispetto alla media del 2013. Nonostante siano emersi alcuni timidi segnali di attenuazione della tendenza recessiva del comparto manifatturiero regionale, la congiuntura economica è giudicata ancora critica; gran parte delle aziende intervistate evidenzia la stagnazione del fatturato e degli utili, mentre anche il mercato del lavoro presenta molti aspetti problematici e di natura 29 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary strutturale. Le stime e le misurazioni effettuate sulla base del campione considerato riportano, per il 1° trimestre dell’anno, una flessione del fatturato, degli ordini e dell’occupazione rispettivamente del 4,0%, del 4,0% e dello 0,7%, segnalando un peggioramento ulteriore benché di dimensione meno marcata di quanto rilevato a fine 2013; nei giudizi espressi dagli intervistati, le prospettive non sono di fatto mutate. Il 36% delle aziende campionarie lamenta una fase di ridimensionamento del proprio business. Questa percentuale si è leggermente ridotta (del 3,0%)) rispetto a quanto rilevato a fine 2013, ma la situazione non sembra migliorare in modo sostanziale. Restano poche le aziende che indicano di essere in una fase di crescita (il 5,9%), mentre si allarga la quota dei giudizi di stabilità (58,1%). Ne risulta un quadro in cui molte imprese stanno resistendo alla crisi, tanto da prepararsi ad una possibile leggera ripresa, ma l’inversione del ciclo appare, per il momento, molto lontana. I dati relativi ai singoli settori produttivi confermano la diffusa situazione di crisi, meno evidente nel comparto dei servizi e dell’agricoltura. Particolarmente colpiti dalle difficoltà risultano il comparto edile, seguito dal manifatturiero e dal commercio. In tali settori la percentuale di aziende che ha dichiarato di trovarsi in una fase di ridimensionamento si avvicina o supera il 40% del campione. Le esportazioni, che rappresentano l’unico aggregato in crescita, rivelano da mesi un limitato dinamismo. Nell’ambito del campione analizzato, infatti, sono poche le aziende che hanno indicato di avere incrementato, nel corso dei primi mesi del 2014, le vendite all’estero. Resta debole la dinamica degli investimenti produttivi. In particolare, nei primi tre mesi del 2014 risulta in calo la percentuale di imprese che ha effettuato nuove spese in macchinari e ICT, mentre è più vivace l’andamento degli investimenti in immobili e in mezzi di trasporto. Le previsioni sul fatturato, sugli utili, sull’occupazione e sulle esportazioni sembrano improntate ancora a estrema cautela. Sono infatti poche le aziende del campione che prefigurano nei prossimi mesi un incremento di tali grandezze e quindi un possibile miglioramento della propria condizione. Tuttavia si allarga (rispetto a quanto rilevato alla fine del 2013) l’area di chi prevede una situazione di stabilità; questo suggerisce una significativa capacità di tenuta delle imprese alle condizioni avverse del mercato, l’allentamento della fase critica e la possibilità di avviare una lenta fase di ripresa. Fonte: elaborazioni interne su dati Unioncamere Lazio Nel 2013 l’export del Lazio (17,7 miliardi, il 4,5% del totale nazionale) ha registrato un calo del -1,6% tendenziale. Si è quindi osservata la prima variazione negativa dal 2010 (+5,0% nel 2012, +13,9% nel 2011 e +25,7% nel 2010), che evidenzia quanto la crisi abbia influenzato l’attività economica sul territorio regionale. Determinante in tal senso l’indebolimento della domanda da parte dei paesi extra UE, che con un -6,6% abbattono la lieve ma continua crescita dell’export verso i paesi dell’Unione (+1,5%). Osservando il peso delle esportazioni dei singoli settori sul totale regionale, i prodotti trainanti sono risultati i farmaceutici e bio-medicali (40,7%), i chimici (11,2%), i mezzi di trasporto (7,9%). Tra tutti si segnala la forte crescita proprio degli articoli farmaceutici (+15,1%) e dei macchinari ed apparecchi n.c.a. (+11,2%), alla quale però si è accompagnato contestualmente il crollo del coke e dei prodotti petroliferi raffinati (-50,4%) e dei mezzi di trasporto (21,9%, con gli autoveicoli che raggiungono il -26,3%). Nell’ultimo quinquennio il commercio estero del Lazio ha sostanzialmente mantenuto la propria specializzazione nei settori a media e alta tecnologia (tra i quali farmaceutica e chimica) che determinano quasi il 70% delle esportazioni regionali, contro il 30% della media nazionale e delle maggiori regioni del Nord. Sono invece meno presenti i settori tradizionali delle produzioni tipiche del paese. Nel primo trimestre 2014 le esportazioni regionali (4,3 miliardi, il 4,5% del totale nazionale) sono diminuite del -1,2% in termini tendenziali. La regione continua a collocarsi tra quelle che contribuiscono maggiormente all’aumento delle vendite verso i paesi UE (+7,9%) insieme a Emilia-Romagna (+9,4%), Lombardia (+3,2%), Veneto (+5,2%) e Piemonte (+5,9%); mentre risulta determinante l’indebolimento della domanda da parte dei mercati extra UE, verso i quali il Lazio 30 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary riporta un calo pari a -17,9%. Il principale destinatario delle merci continua ad essere l’UE con il 70,7%; seguono l’Asia Orientale (7,2%), i Paesi europei extra-UE (5,7%), l’America settentrionale (5,1%) e il Medio Oriente (3,4%). Osservando l’incidenza delle esportazioni dei singoli settori sul totale regionale, i prodotti più rilevanti risultano: farmaceutici e bio-medicali (43,4%), chimici (10,1%) e mezzi di trasporto (9,1%). Nel 2013 è proseguita la marcata caduta dell’attività economica nel settore delle costruzioni. Secondo le stime Ance/CRESME Lazio, il valore aggiunto dell’edilizia sarebbe diminuito del 6,6% a prezzi costanti. Secondo i dati delle Casse Edili vi è stata una riduzione degli occupati e delle ore lavorate; è proseguito il calo del numero delle imprese attive in regione. Con riferimento alla sola provincia di Roma (che comunque spiega gran parte delle tendenze di fondo del settore edile nella regione) le costruzioni continuano a sperimentare diffuse difficoltà. In base a stime del CRESME, il valore della produzione si sarebbe ridotto del 1,3% nel 2013, mentre nei primi nove mesi dell’anno il numero di addetti delle imprese artigiane di settore sarebbe diminuito di oltre il 18,0%. Le opere pubbliche avrebbero registrato la flessione più significativa dell’output produttivo (-3,7%), a causa soprattutto dell’irrigidimento fiscale e della spesa pubblica. Il segno rimarrebbe negativo anche per l’edilizia in generale: per quella non residenziale privata la contrazione degli investimenti nell’anno passato (-1,9%) sarebbe anche il riflesso di un mercato immobiliare ancora depresso (-7,0% le transazioni nel 2013). D’altra parte, le condizioni creditizie sono rimaste mediamente rigide, causando una sensibile diminuzione dei finanziamenti al settore non residenziale (sia per quanto riguarda l’acquisto di fabbricati che per gli investimenti). Secondo il CRESME, timidi segnali di ripresa rivengono dai dati preliminari sulla nuova produzione che, spinta dal settore agricolo e produttivo, potrebbe anticipare una maggiore vivacità degli investimenti già nel 2014. Produzione edile: valore della produzione e investimenti in costruzioni in provincia di Roma Edilizia residenziale Edilizia non res. priv. Opere pubbliche TOTALE INVESTIMENTI Manutenzione ord. Tot. valore della produz. Milioni di Euro correnti 2006 2011 2012 2013 4.923 5.234 5.002 5.000 1.415 806 836 824 2.721 2.397 2.029 1.965 9.058 8.437 7.867 7.789 2.103 2.369 2.427 2.448 11.161 10.806 10.294 10.237 Variazioni % su valori a prezzi costanti 2011/2010 2012/2011 2013/2012 2013/2006 -3,1% -6,5% -0,9% -13,9% -42,6% 1,3% -1,9% -51,6% -4,5% -17,2% -3,7% -39,9% -9,4% -8,8% -1,8% -27,6% -1,2% 0,2% 0,1% -2,3% -7,7% -6,8% -1,3% -22,8% Mercato privato: nuova produzione residenziale e non residenziale in provincia di Roma Volumi ultimati ('000 MC) 2006 2011 2012 2013 Agricolo 303 109 107 239 Industriale e Artigianale 2.384 281 277 374 Commerciale e Turistico 1.242 403 162 157 Altro non residenziale 421 263 302 249 Residenziale 6.923 4.340 3.357 3.198 Totale Roma e provincia 11.273 5.396 4.205 4.217 Totale Italia 266.588 155.474 135.112 119.340 Fonte: elaborazione e stime CRESME/Si – aggiornamento maggio 2014. Variazioni % 2011/2010 2012/2011 2013/2012 2013/2006 -24,0% -1,8% 124,1% -21,0% -47,5% -1,5% 34,9% -84,3% -39,4% -59,7% -3,4% -87,4% -89,3% 14,5% -17,6% -41,0% -12,2% -22,7% -4,7% -53,8% -23,9% -22,1% 0,3% -62,6% -15,1% -13,1% -11,7% -55,2% Tra marzo e maggio 2014 la Banca d’Italia ha condotto la periodica indagine su circa 500 aziende nazionali di costruzioni con almeno 10 addetti, che per il Lazio riguarda prevalentemente grandi imprese che realizzano opere pubbliche. Anche in questo comparto nel 2013 si è ridotta l’attività, solo parzialmente sostenuta dai lavori realizzati all’estero dalle maggiori imprese. L’indagine segnala un’incidenza molto elevata dei ritardati pagamenti delle Amministrazioni Pubbliche per lavori e forniture già svolti. Le rilevazioni della Banca d’Italia presso le banche evidenziano una domanda di credito molto debole da parte delle imprese edili nella seconda parte del 2013, assieme al permanere, anche nei primi mesi di quest’anno, di tensioni nelle condizioni di accesso al credito, per l’elevata rischiosità dei finanziamenti al settore. Nel 2013 si è ridotta l’attività economica nel settore dei servizi, che determina oltre il 75% del PIL regionale; vi ha inciso la debolezza dei consumi delle famiglie. La flessione del 2013 ha interessato prevalentemente il commercio e in misura minore i trasporti, mentre è proseguita l’espansione del turismo. Nella seconda parte del 2013 e nel 1° trimestre 2014 si sono registrati primi segnali di ripresa dell’attività del settore e del clima di fiducia delle imprese. L’indagine annuale della Banca d’Italia sulle imprese dei servizi privati non finanziari con almeno 20 addetti evidenzia per il 2013 un fatturato nominale in crescita per poco meno della metà delle imprese con sede nel Lazio. Per il 2014 la maggioranza delle imprese del comparto si attende un aumento del valore delle vendite. Nel 2013 gli investimenti delle imprese dei servizi privati regionali hanno risentito del basso livello dell’attività economica. La quota di aziende che ha accresciuto gli investimenti è rimasta contenuta, in prossimità dei livelli dell’anno precedente. Molte imprese hanno 31 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary rivisto al ribasso i propri programmi di investimento nel corso dell’anno; vi ha influito anche la ridotta propensione a investire da parte delle grandi utilities di rilevanza nazionale con sede nel Lazio, che avevano invece sostenuto gli investimenti fino al 2010. È proseguito il calo dei consumi nel Lazio (-2,5% su base tendenziale), soprattutto per gli acquisti di beni durevoli. Secondo i dati dell’Osservatorio Findomestic la spesa media delle famiglie del Lazio destinata ai beni durevoli ha subìto una flessione del 6,9% nel 2013 (-13,0% nel 2012), più ampia della media nazionale. La riduzione ha interessato soprattutto l’acquisto dei prodotti dell’elettronica di consumo e di mobili. Secondo i dati ANFIA, il sensibile calo delle immatricolazioni di autoveicoli (-15,8% nel 2013) è proseguito nel primo trimestre del 2014. La riduzione è stata ampiamente superiore alla media nazionale. La prolungata crisi del commercio ha comportato anche nel 2013 numerose chiusure di esercizi commerciali. Nei dati di Movimprese, i saldi tra natalità e mortalità delle imprese commerciali sono stati negativi in tutte le province e nei principali comparti di vendita all’ingrosso e al dettaglio. E’ proseguita la crescita dei turisti nel Lazio : nel 2013, secondo i dati dell’Ente Bilaterale del Turismo del Lazio, sono cresciute del 5,3% circa le presenze dei turisti nelle strutture ricettive della provincia di Roma. Vi hanno contribuito maggiormente i turisti stranieri (+6,2%), che costituiscono i due terzi del totale, rispetto a quelli italiani (+3,7%). La permanenza media presso le strutture alberghiere è rimasta appena superiore a due giornate, come negli anni precedenti. Prime stime evidenziano un forte aumento delle presenze turistiche nei primi cinque mesi del 2014, collegate anche agli eventi religiosi del periodo. Dopo una lieve flessione registrata nel 2012, la spesa degli stranieri ha ripreso il sostenuto trend di crescita degli anni precedenti. L’indagine della Banca d’Italia sul turismo internazionale evidenzia un aumento rilevante nel 2013 della spesa dei visitatori stranieri nel Lazio (+7,2%). L’incremento è interamente dovuto ai viaggi per turismo, mentre sono rimasti stazionari gli arrivi per motivi di lavoro. Nel 2013 è proseguita la diminuzione del traffico dei passeggeri negli aeroporti di Roma Fiumicino e Ciampino (-1,4%). La riduzione complessiva è stata determinata da una contrazione dei passeggeri sui voli nazionali (-7,2%), dal lieve calo di quelli extraeuropei e dall’aumento dei voli verso i paesi dell’Unione Europea. Nel primo quadrimestre del 2014 il traffico nazionale è rimasto stazionario, mentre è proseguita la crescita dei passeggeri sui voli internazionali (+6,6%). Con 36 milioni di passeggeri all’anno, Fiumicino rimane il principale scalo aeroportuale italiano, e fra i primi dieci in Europa. La diminuzione dei voli nazionali negli ultimi anni è stata in media del -16%, un fenomeno connesso al miglioramento ed alla riduzione dei tempi di percorrenza nella tratta Roma-Milano dovuta ai treni ad alta velocità. Nel 2013 il traffico crocieristico nel porto di Civitavecchia è aumentato del 5,8%, riprendendo il trend di crescita che si era interrotto nel 2012 dopo l’incidente all’Isola del Giglio. Rispetto al 2009 il flusso dei crocieristi nel porto laziale è aumentato complessivamente del 40%. Con oltre 2,5 milioni di turisti nel 2013, il porto di Civitavecchia si conferma il principale snodo del traffico crocieristico nel Mediterraneo per numero di approdi, e il secondo dopo Barcellona per numero di passeggeri. Nello stesso anno è proseguita la caduta del traffico dei passeggeri di linea (-12,0%), avviatasi da alcuni anni. Fonte: ISTAT Nei mesi autunnali del 2013, il tasso di inflazione al consumo nel Lazio è sceso rapidamente ed in modo significativo, in linea con le dinamiche nazionali, soprattutto a causa della forte flessione delle vendite finali al dettaglio. Da settembre a dicembre si è sperimentato un calo dell’indice dei prezzi di circa lo 0,4%, che ha condotto l’indice dei prezzi al consumo regionale dall’1,0% allo 0,6%; tale tendenza è proseguita nel primo semestre del 2014, quando il tasso di incremento dei prezzi al consumo ha più volte toccato la variazione nulla. La tendenza non pare doversi attenuare nei 32 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary prossimi mesi, dal momento che riflette una dinamica comune all’intera Eurozona. I bassi prezzi dei beni energetici importati e l’elevato valore del tasso di cambio completano un quadro non favorevole ad una ripresa dell’inflazione. Riguardo al mercato del lavoro, In linea con il dato nazionale, nella media del 2013 nel Lazio gli occupati (2.208.000 unità) sono diminuiti dell’1,9% rispetto all’anno precedente. Si segnala un forte aumento del numero di disoccupati, che è salito del 14,4% e ha raggiunto le 310.000 unità. Con riferimento alla componente inattiva (1.324.000 unità), nella regione si è verificato un incremento più ampio di quello italiano, pari al +2,2%; inoltre, il tasso di inattività, pari al 34,8%, è aumentato dello 0,5%. Il tasso di occupazione si è portato al 57,5% (1,6% in meno rispetto al 2012), mentre il tasso di disoccupazione è salito al 12,3% (1,5% in più del 2012). Il tasso di disoccupazione giovanile è passato dal 40,0% del 2012 al 45,9% del 2013. In base ai dati preliminari ISTAT, nel 1° trimestre 2014 nel Lazio sono aumentati lievemente gli occupati (+0,3%) ed è cresciuto il numero di disoccupati (+7,6%), che hanno raggiunto le 338 mila unità. Il flusso degli inattivi è passato in territorio negativo, segnando una diminuzione del -1,8% in termini tendenziali. Il tasso di occupazione è rimasto sostanzialmente stabile (+0,1%) al 57,4%, mentre il tasso di disoccupazione è salito al 13,2%, in rialzo di 0,8% rispetto allo stesso trimestre del 2013. In base alle elaborazioni di Confindustria Lazio su dati INPS, nel 2013 le ore di CIG complessivamente autorizzate in regione hanno fatto segnare un calo tendenziale pari a -10,5%, raggiungendo i 76,9 milioni di ore. La contrazione delle ore autorizzate totali sintetizza, da un lato, la forte riduzione della CIG in deroga (-40,1%, 18,4 milioni di ore) e, dall’altro, un sostanziale aumento della CIG ordinaria (+9,5%, 23,5 milioni di ore) e di quella straordinaria (+3,7%, 34,9 milioni di ore). Nel 2013 il totale delle ore di cassa integrazione nell’industria del Lazio si è attestato a 47 milioni, in calo del 6,3% sullo stesso periodo dello scorso anno. Particolarmente pesante il ricorso alla CIG dell’industria meccanica, che ha assorbito il 33,4% delle ore complessivamente autorizzate (sostanzialmente invariata rispetto al 2012); seguono le imprese dei trasporti e delle telecomunicazioni, che rappresentano il 24,8% del totale e segnano un calo del 9,1%. Nel commercio le ore autorizzate (15,3 milioni) sono diminuite del 31,2% e, al suo interno registrano flessioni quasi tutti i sotto-settori. Nel comparto delle attività varie (professionisti, artisti, scuole e istituti privati di istruzione, istituti di vigilanza, case di cura private), che costituisce la componente con maggiore incidenza (8,1 milioni di ore), il calo che si è registrato è del 38,1%. Ha segnato un calo il numero di ore autorizzate nel commercio al dettaglio (-13,1%, 3,4 milioni di ore) e nel commercio all’ingrosso (-7,4%; 2,3 milioni di ore). Infine, i dati relativi all’Edilizia indicano un monte ore totale autorizzato pari a 12,7 milioni, in aumento del 12% rispetto all’anno precedente. Con riferimento ai dati preliminari, nel primo trimestre 2014 la CIG totale nel Lazio ha raggiunto 20,7 milioni di ore, con un aumento del 14,6% rispetto allo stesso periodo del 2013. L’espansione delle ore autorizzate totali si deve soprattutto alla crescita della richiesta alla cassa ordinaria pari al 40,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (8 milioni di ore). Tale aumento è accompagnato dalla dinamica più contenuta della cassa straordinaria (+6,6%, per 8,6 milioni di ore) e dalla lieve diminuzione della cassa in deroga (-4,8%, per 4 milioni di ore). Cassa Integrazione e Guadagni nel Lazio e in Italia (milioni di ore autorizzate, gennaio-marzo 2014) Fonte: Confindustria Lazio su dati INPS Nel 2013 i crediti bancari alla clientela residente nel Lazio hanno segnato una progressiva caduta, la cui intensità si è attenuata solo nell’ultima parte dell’anno. A dicembre la diminuzione rispetto a dodici mesi prima è stata del 3,8%, contro una crescita del 2,0% nell’anno precedente; informazioni preliminari segnalano che la flessione sarebbe 33 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary proseguita anche nei primi mesi del 2014. La debolezza dell’attività economica si è riflessa sui finanziamenti al settore privato non finanziario dell’economia (famiglie e imprese) che si sono contratti del 5,9% nel 2013 (-3,6% nella media nazionale); il calo è stato marcato soprattutto per le imprese (-8,7% dal -3,0% a fine 2012). Sull’intensità della riduzione dei prestiti al settore produttivo continua a influire anche il processo di sostituzione del credito bancario con emissioni obbligazionarie da parte delle imprese di maggiori dimensioni con sede in regione. La contrazione dei finanziamenti bancari alle imprese è stata più ampia per gli intermediari appartenenti ai primi cinque gruppi (-9,8%) rispetto alle altre banche (-7,4%). Il credito alle famiglie consumatrici, dopo aver rallentato nel 2012, ha iniziato a contrarsi a partire dal secondo semestre del 2013, registrando un calo del -0,7% a fine anno. Sulla base di informazioni preliminari, nei primi mesi del 2014 il calo dei prestiti alle famiglie sarebbe proseguito (-0,4% a marzo), mentre la riduzione del credito alle imprese si sarebbe mantenuta su ritmi moderatamente più contenuti rispetto a quelli della fine del 2013 (-6,7% a marzo). Secondo le risposte fornite dagli intermediari intervistati nell’ambito dell’indagine regionale condotta dalla Banca d’Italia e relativa alla seconda metà del 2013, la dinamica dei finanziamenti a famiglie e imprese nel Lazio è stata condizionata da una domanda di credito ancora debole e da residue tensioni dal lato dell’offerta. Sulla riduzione della domanda di credito da parte delle imprese ha influito, oltre che la sostituzione di credito bancario con obbligazioni, l’incertezza sulle prospettive dell’attività economica; sulle politiche di offerta delle banche, rimaste prudenti per larga parte del secondo semestre, ha inciso la rischiosità percepita della clientela. All’andamento ancora negativo della domanda delle imprese per gli investimenti produttivi, si è associata la stagnazione del fabbisogno di fondi per il finanziamento del capitale circolante. Tra i settori produttivi, la domanda di finanziamenti si è confermata più debole per le imprese edili. Dal lato dell’offerta di prestiti, le banche intervistate indicano che nel secondo semestre del 2013 le condizioni di accesso al credito sono rimaste sostanzialmente invariate rispetto al semestre precedente, prevalentemente a causa della rischiosità percepita della clientela. Le persistenti tensioni nell’accesso al credito si sono tradotte in condizioni di prezzo meno favorevoli per i prestiti più rischiosi. Nella seconda metà del 2013 si sarebbe interrotto il calo della domanda di credito per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie laziali, così come quello delle richieste per il credito al consumo. Si sarebbe inoltre arrestato l’irrigidimento delle condizioni praticate sui prestiti alle famiglie, sia per l’acquisto di abitazioni sia per motivi di consumo, come sembrano confermare sia la flessione degli spread applicati che il lieve incremento delle quantità offerte. La riduzione del credito bancario alle imprese nel 2013 è stata più ampia per le aziende di medio-grandi dimensioni (9,3%) che per quelle di più piccole dimensioni (-2,6%); vi ha influito anche la sostituzione con emissioni obbligazionarie di una quota rilevante dell’indebitamento bancario di alcune grandi imprese. In base alle informazioni della Centrale dei Rischi, i prestiti erogati da banche e società finanziarie al settore produttivo si erano ridotti a fine anno per tutti i comparti di attività. La riduzione è stata maggiore per le attività manifatturiere (-10,4%) e relativamente più contenuta per le costruzioni (-5,9%). Nei primi mesi del 2014, secondo dati preliminari, il calo dei finanziamenti bancari alle imprese è proseguito per tutte le categorie dimensionali, restando più intenso per quelle medio grandi. L’analisi condotta da Banca d’Italia su un campione di oltre 30.000 società di capitale con sede in regione mostra che nel 2013 i prestiti sono diminuiti in maniera significativa per tutte le classi di rischio dei prenditori. L’analisi fa emergere che alla contrazione dei prestiti per le aziende più rischiose si è associato, a partire dal 2012, il calo dei finanziamenti per quelle finanziariamente più solide. Su questo andamento hanno influito sia la riduzione della domanda di finanziamenti sia l’adozione da parte delle banche di politiche di offerta più selettive verso le imprese maggiormente rischiose. La dinamica della domanda, oltre che il calo degli investimenti e dell’attività produttiva per l’insieme delle imprese, ha riflesso la ricomposizione delle fonti di finanziamento per alcune realtà di grandi dimensioni. All’interno della categoria non rischiosa, la contrazione del credito è stata infatti particolarmente accentuata per le società che nel biennio 2012-13 hanno fatto ricorso al mercato obbligazionario: escludendo queste aziende la flessione del credito risulterebbe attenuata. Analizzando la dinamica dei prestiti per forma tecnica, che non includono le sofferenze e i pronti contro termine, la contrazione è stata marcata per quelli a scadenza (mutui e leasing), per il ridimensionamento dell’attività di investimento in capitale fisso. A tale dinamica negativa si è associata la riduzione del ricorso ai finanziamenti collegati alla gestione del portafoglio commerciale, come gli anticipi e le altre forme autoliquidanti; anche le linee di credito in conto corrente, che erano tornate a crescere nella seconda metà del 2012, si sono sensibilmente ridotte nel 2013. Tra la fine del 2012 e quella del 2013 i tassi d’interesse bancari a breve termine praticati alle imprese sono rimasti stabili intorno al 7,0%. Nel periodo è inoltre rimasta immutata la differenza, pari a 1,6 punti percentuali, tra il costo medio dei finanziamenti a breve termine applicato alle piccole imprese e a quelle medio-grandi. Tenendo conto non solo dei prestiti bancari, ma anche di quelli erogati dalle società finanziarie, nel 2013 il credito alle famiglie consumatrici si è ridotto dell’1,2% (a fronte di una crescita dello 0,7% del 2012), anche per la diminuzione, iniziata negli ultimi mesi dell’anno, dei finanziamenti bancari per l’acquisto delle abitazioni (-0,5% a dicembre). Il credito al consumo, dopo la crescita nella prima parte del 2013, si è contratto nella seconda (-3,1% a fine anno), in connessione con la riduzione degli acquisti di beni durevoli. Il calo dei prestiti al consumo è stato maggiore per le società finanziarie e si è concentrato in quelli finalizzati all’acquisto di mezzi di trasporto. In corrispondenza con il calo delle compravendite immobiliari, nel 2013 le nuove erogazioni di mutui per l’acquisto di abitazioni si sono ridotte del 13,2% (-52,6% nel 2012), in linea con il dato nazionale. Dopo la forte contrazione registrata nel 2012, le erogazioni di nuovi mutui si sono attestate a circa 2,8 miliardi di euro, il 63,5% in meno rispetto al picco del 2006. Nel trimestre 34 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary finale del 2013 il tasso annuo effettivo globale (TAEG) medio sui nuovi mutui si è attestato al 3,9%, un valore in linea con il dato di fine 2012. Fonte: Banca d’Italia, segnalazioni di vigilanza; (1) i dati includono le sofferenze e i pronti contro termine. Il settore privato non finanziario comprende le imprese e le famiglie consumatrici. Con riferimento alla qualità del credito, nella media dei quattro trimestri del 2013, il flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti vivi nel Lazio si è portato al 3,5%, in sensibile incremento rispetto a fine 2012 (2,0%). L’aumento del tasso d’ingresso in sofferenza è stato il riflesso del deterioramento della qualità del credito erogato alle imprese: tra dicembre 2012 e dicembre 2013 il flusso di nuove sofferenze sui prestiti è salito dal 2,9% al 5,4%, attestandosi al livello più alto dall’inizio della crisi. Per le famiglie consumatrici l’indicatore è invece rimasto stabile e su valori contenuti (1,2%). Lo scadimento della qualità del credito ha interessato in misura più ampia le imprese di dimensioni maggiori, il cui tasso d’insolvenza si è portato dal 2,8% al 5,6%; per le piccole imprese l’aumento è stato più contenuto (dal 3,1% al 3,4%). Il tasso di ingresso in sofferenza è aumentato in tutti i settori produttivi, sebbene con intensità differente. L’incremento si è rivelato più contenuto nel settore manifatturiero (dal 2,0% al 2,6%), mentre è stato più marcato nei comparti dei servizi (dal 2,3% al 5,1%) e delle costruzioni (dal 5,1% al 9,8%). Prime indicazioni relative al trimestre iniziale di quest’anno segnalano il permanere delle difficoltà di rimborso dei prestiti per le imprese, il cui tasso di decadimento si è attestato su livelli solo di poco più contenuti rispetto all’ultima parte del 2013 (5,0%). Gli effetti del prolungarsi della crisi sulla qualità del credito emergono anche dalle consistenze complessive dei crediti deteriorati detenute dall’insieme degli intermediari finanziari (banche, società finanziarie e società veicolo). Le segnalazioni della Centrale dei Rischi evidenziano che alla fine del 2013 la quota di prestiti incagliati, scaduti o ristrutturati sul totale era pari al 12,0% per le imprese e al 3,9% per le famiglie; quella dei prestiti in sofferenza aveva raggiunto il 22,0% per le imprese e il 9,7% per le famiglie. Nel corso del 2013 i depositi delle famiglie consumatrici e delle imprese residenti nel Lazio hanno gradualmente decelerato, registrando a fine anno un lieve calo (-0,5%). L’aggregato è aumentato del 2,1% nella componente dei conti correnti, mentre i depositi a risparmio hanno segnato un calo del 4,2%. A dicembre 2013 la consistenza dei depositi detenuti dalle famiglie risultava in aumento dell’1,0% e rappresentava il 71% circa del totale delle disponibilità liquide del settore privato non finanziario regionale. La crescita, sia pur moderata, dei conti correnti (+1,3%) e dei depositi a risparmio (+1,8%) è stata in parte bilanciata dal calo dei pronti contro termine. Le imprese hanno ridotto del 4,1% il totale dei depositi. Le loro scelte hanno privilegiato forme tecniche caratterizzate da elevata liquidità: i conti correnti bancari sono aumentati del 3,6%, mentre si è ridotto il ricorso ai depositi a risparmio (-29,5%). A fine 2013 il risparmio detenuto dalle famiglie nella forma di titoli a custodia presso le banche è lievemente diminuito (-0,5%). Il portafoglio titoli detenuto dalle famiglie laziali evidenziava a fine anno una preferenza verso strumenti azionari e quote di OICR; l’incidenza di queste attività finanziarie sul totale è passata dal 30% del 2012 al 36% del 2013. E’ rimasta stazionaria la quota di titoli di Stato detenuta, mentre è risultata in calo sia quella delle obbligazioni bancarie (dal 32% al 28%), sia quella dei titoli di altri emittenti privati (dall’11,7% al 9,5%). L’Umbria Nel corso del 2013 l’attività economica in Umbria ha registrato un’ulteriore contrazione, risentendo soprattutto del debole andamento delle componenti della domanda interna; al netto del settore dei metalli, le cui vendite risentono fortemente di operazioni infragruppo legate all’acciaieria di Terni, la domanda estera ha invece fornito un contributo largamente positivo. La spesa per investimenti è diminuita per il terzo anno consecutivo, come riflesso della ridotta redditività aziendale e dell’incertezza sulle prospettive economiche, mentre è proseguita la contrazione dell’attività 35 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary industriale, sebbene a ritmi inferiori rispetto a quelli registrati negli anni precedenti. La perdita di valore aggiunto nel settore delle costruzioni ha toccato il 20% dall’inizio della crisi, mentre le condizioni del mercato del lavoro hanno continuato a peggiorare, con il tasso di disoccupazione che ha superato il 10% a fine 2013. In tale contesto stime preliminari indicano che il PIL regionale sarebbe diminuito di circa il 2,0% su base tendenziale, un dato lievemente peggiore della media nazionale (-1,9%). In base all’indagine periodica della Banca d’Italia, nel 2013 il fatturato è diminuito del 3,2% in termini reali (-4,9% nel 2012); le imprese che hanno registrato una flessione delle vendite nel corso dell’anno prevalgono nettamente su quelle che hanno conseguito un aumento (52% contro 34%). Gli andamenti settoriali mostrano tuttavia sensibili differenze: la contrazione del fatturato è stata più pronunciata per le imprese del comparto dei metalli (che hanno risentito della debolezza della domanda aggregata) e della lavorazione dei minerali non metalliferi (condizionate dalla prolungata crisi delle costruzioni). La crescita dell’export ha viceversa sostenuto le vendite del tessile, abbigliamento e alimentare, favorendo al contempo un certo recupero delle produzioni meccaniche a più elevato contenuto tecnologico. In una situazione di incertezza sull’evoluzione del quadro macroeconomico, a fronte di un’ampia capacità inutilizzata, gli investimenti hanno registrato una nuova flessione. Secondo l’indagine sopra citata, la percentuale di imprese che ha ridotto la spesa rispetto a quella programmata nel 2012 è rimasta più alta di quella relativa alle aziende che hanno ampliato i propri piani di accumulazione di capitale fisso (57% contro il 35%); le previsioni formulate dagli intervistati non indicano un mutamento di scenario per l’anno 2014. Fonte: Banca d’Italia, Indagine sulle imprese industriali dell’Umbria La difficile fase congiunturale ha continuato a riflettersi sulla redditività delle aziende, seppure con minore intensità rispetto al 2012: il 34% delle imprese del campione Banca d’Italia ha chiuso il bilancio 2013 in perdita, un valore elevato ma comunque inferiore a quello registrato un anno prima (41%). La quota di aziende che segnala un utile (47%) è rimasta invariata. Evidenze più recenti e relative al 1° trimestre 2014 segnalano una rinnovata difficoltà del settore manifatturiero regionale, in linea con quanto sta avvenendo a livello nazionale. I risultati dell’indagine trimestrale, condotta su un campione di 400 imprese industriali regionali ed elaborati da Unioncamere Umbria evidenziano infatti la probabile interruzione di quella tendenza alla graduale attenuazione del ciclo recessivo che si era manifestata nel corso del 2012. In base all’indagine, la produzione industriale ha fatto segnare un decremento dello 0,1% sullo stesso trimestre dell’anno precedente, in evidente contrasto con il dato medio nazionale (che fa registrare una crescita dell’1,2%). Il risultato si colloca comunque in un contesto territoriale più ampio, quello del Centro Italia, che ha evidenziato una variazione negativa dell’1,5%. Anche dal punto di vista qualitativo le segnalazioni degli imprenditori intervistati appaiono in generale meno positive rispetto al quadro nazionale, ma per l’Umbria va segnalato un certo divario a livello di classi dimensionali, da cui si evince un migliore andamento per le imprese di medio-grandi dimensioni. In ogni caso va evidenziato come prevalga la quota degli imprenditori che ha indicato un incremento della produzione su quella che ha segnalato un calo, sia rispetto al trimestre precedente che allo stesso periodo del 2013, mentre oltre i tre quarti degli intervistati segnalano una situazione di stabilità. Le previsioni vedono prevalere quanti ritengono che la situazione sia destinata a migliorare nel trimestre successivo: ammonta a +9% la differenza tra attese di incremento e di riduzione della produzione, benché la quota preponderante (circa l’80%) si aspetti una situazione di stabilità. Le imprese di maggiori dimensioni si segnalano per una più marcata incidenza delle aspettative di aumento della produzione. Le considerazioni svolte per l’andamento della produzione sono in larga parte coerenti con le indicazioni rivenienti dall’analisi del fatturato. Nel primo trimestre del 2014 le vendite sono tornate in territorio negativo, facendo registrare un arretramento del -0,2% rispetto allo stesso trimestre dell’anno passato; il risultato si confronta con l’incremento registrato a livello nazionale (+1,4%), e con la flessione rilevata nelle regioni del Centro Italia (-0,7%). Le indicazioni qualitative fornite dagli imprenditori intervistati evidenziano una situazione di equilibrio tra coloro che segnalano un incremento (11%) e quelli che invece dichiarano una contrazione (10%) del fatturato, sia rispetto al trimestre precedente che allo stesso periodo del 2013. Se si scompone il fatturato tra la quota realizzata sull’interno e quella realizzata all’estero e ci si sofferma sui risultati di quest’ultima, si ha modo di valutare la buona perfomance del sistema produttivo umbro rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (+4,6%) che risulta leggermente inferiore al dato medio nazionale (+4,8%), ma nettamente superiore a quello del Centro Italia (2,8%). In questo caso anche le segnalazioni di qualità registrano un netto predominio dei giudizi di espansione (30%) su quelli di regressione(3%). 36 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary Anche gli ordinativi, dopo una breve pausa coincidente con il 4° trimestre 2013, hanno fatto segnare una variazione tendenziale negativa e pari al -0,8% (+1,2% il dato nazionale). Il confronto con il Centro Italia è lievemente meno penalizzante, visto che in media la flessione è stata di circa il -1,0%. A livello qualitativo i giudizi espressi dagli intervistati fanno emergere una lieve prevalenza degli imprenditori che indicano un incremento degli ordinativi rispetto al trimestre precedente, ed una situazione di perfetto equilibrio tra aumenti e cali previsti nei confronti del corrispondente trimestre del 2013. Un’evoluzione nettamente più brillante caratterizza gli ordinativi provenienti dall’estero, che fanno registrare un incremento del 2,6% rispetto al 1° trimestre 2013, un risultato sicuramente incoraggiante ma che ancora una volta è inferiore a quello medio nazionale (+3,4%). Fonte: Elaborazioni Unioncamere Umbria su indagine trimestrale del Centro Studi Unioncamere Umbria Dopo aver toccato il punto più basso nel primo trimestre 2013, pari al 59,4% della capacità complessiva, il grado di utilizzo degli impianti – riferito al solo settore industriale campionato da Unioncamere Umbria - ha fatto segnare una sensibile e rapida risalita, che l’ha portato al livello di 74,8% nel 1° trimestre 2014; tale valore è simile a quello registrato dall’Italia nel suo complesso, nonostante che il settore manifatturiero regionale si segnali per una dinamica più riflessiva rispetto a quello nazionale. La capacità produttiva utilizzata dalle imprese del Centro Italia rimane superiore (+75,7%). Alla fine del 1° trimestre 2014 la media delle settimane di produzione assicurata dal portafoglio ordini, pari a 6,5, si posiziona ad un livello inferiore sia al dato nazionale (8,6) che a quello delle regioni del Centro Italia (9,8). In occasione dell’indagine realizzata nel 4° trimestre sono state chieste indicazioni in merito agli investimenti realizzati nel corso del 2013 e alla loro destinazione da cui è risultato che il 40,5% delle imprese intervistate ha effettuato investimenti. Osservando le risposte secondo la classe dimensionale si riscontra che hanno effettuato investimenti solo il 36,6% delle imprese appartenenti alla classe dimensionale inferiore (0-9 addetti), il 61,1% di quelle da 10 a 49 addetti e ben l’80,2% della classe con più di 50 addetti. Se invece si considera la destinazione degli investimenti si nota che l’acquisto di macchine e attrezzature costituisce di gran lunga la quota maggiore (66,4%), seguita da quella degli elaboratori e sistemi elettronici (19,0%), dai fabbricati (18,7%), dagli impianti relativi alle energie rinnovabili e/o risparmio energetico (17,3%), al marketing (16,1%), ai software e sistemi informativi (15,6%) e da altre finalità con incidenze via via inferiori. Anche le previsioni per il 2014 sembrano sostanzialmente confermare lo stesso ordine di priorità attribuito dagli imprenditori interpellati circa gli investimenti previsti. Nel 2013 le esportazioni regionali a prezzi correnti sono diminuite del -7,2% (-0,1% in Italia), dopo il robusto incremento del triennio precedente. Il calo ha riflesso in particolare la dinamica del comparto dei metalli e dei prodotti in metallo (-33,9%); oltre alla contrazione della domanda mondiale, su tale andamento hanno inciso in misura significativa il venir meno di operazioni infragruppo riferite all’acciaieria di Terni e la marcata riduzione delle quotazioni dei prodotti siderurgici. Escludendo questo comparto, che incide per un quarto sul totale, le esportazioni regionali sono cresciute del 7,2%. È proseguita l’espansione delle vendite nei comparti dell’agroalimentare (+19,4%) e del tessile-abbigliamento (+7,9%), trainato dai manufatti di lusso. Sono tornate a crescere anche le esportazioni di macchinari e apparecchi (+5,3%), che hanno recuperato quasi per intero il calo dell’anno precedente. La riduzione delle esportazioni complessive ha riguardato quasi tutti i principali mercati di sbocco: verso la UE si registra una flessione del -3,4%, verso i paesi extra-UE del -11,6%. La negativa dinamica del comparto siderurgico ha determinato, in particolare, una forte contrazione dell’export verso gli Stati Uniti (-29,0%), il Messico (-40%) e la Germania (-12,5%). Nel mercato statunitense hanno invece ripreso vigore le vendite di prodotti della meccanica ed è 37 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary proseguita la robusta crescita di quelli del sistema della moda. Hanno accelerato gli acquisti di beni agricoli e alimentari dai paesi dell’Unione europea. Le importazioni a prezzi correnti sono diminuite del 9,6% (-5,5% il dato nazionale). L’attivo commerciale con l’estero è lievemente diminuito, attestandosi a 1,4 miliardi di euro. Fonte: ISTAT Nel 2013 è proseguita la flessione del livello di attività economica del settore delle costruzioni: stime preliminari delle associazioni di categoria indicano una riduzione del valore aggiunto in termini reali del 5,5% a fine anno, dopo il calo del 15,6% del quinquennio precedente. L’indagine periodica della Banca d’Italia sulle imprese delle costruzioni ha confermato il permanere dello stato di difficoltà del comparto: oltre i due terzi del campione hanno subito una riduzione dei volumi produttivi rispetto al 2012. La contrazione delle attività si è riflessa sui livelli occupazionali del settore; sulla base delle informazioni fornite dalle Casse edili, sono calati anche il numero di iscritti (-10,2%) e le ore lavorate (-16,4%). In base ai dati di InfoCamere-Movimprese, il saldo negativo tra iscrizioni e cessazioni in rapporto al totale di aziende attive all’inizio del periodo ha continuato a peggiorare (-2,7% contro il -2,3% a fine 2012). Le prospettive per il 2014 restano improntate al pessimismo. Nel 2013 la fase recessiva del settore edile ha continuato a interessare sia il comparto privato sia quello delle opere pubbliche. La costruzione di nuove abitazioni ha risentito della perdurante debolezza della domanda e dell’elevato invenduto, a cui si è associata una persistente rigidità delle condizioni di accesso al credito. Hanno continuato a diminuire i prestiti erogati per gli investimenti in costruzioni, che nel 2013 sono risultati poco più di un quinto di quelli concessi nel 2007. Il calo delle transazioni immobiliari ha ridotto la propria intensità, specialmente nell’ultimo trimestre del 2013; secondo l’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate (OMI), nel 2013 le compravendite di abitazioni sono diminuite del 12,2% (-26,1% nel 2012). Anche il livello di attività delle opere pubbliche è rimasto contenuto, benché siano tornati lievemente a crescere gli appalti. Le prospettive a breve termine sono stazionarie: secondo la rilevazione del CRESME, a fronte della flessione del numero dei bandi di gara (-35,2%) si è registrato un lieve aumento dell’importo complessivo delle opere (+3,9%). Nel corso del 2013 la flessione dell’attività economica nel settore dei servizi privati non finanziari è continuata, risentendo della prolungata caduta della domanda interna. Stime Confcommercio indicano una flessione del valore aggiunto reale del comparto intorno al -1,0% a fine anno. In base alle indagini condotte dalla Banca d’Italia, si registra una netta prevalenza di imprese che nel 2013 hanno registrato un calo delle vendite. Rispetto alla rilevazione realizzata nell’autunno dell’anno passato, è aumentato il numero di aziende in perdita e si è ridotta la quota di imprese con un risultato economico positivo. Le prospettive per il 2014 sembrano indicare un moderato miglioramento del quadro congiunturale. Nel 2013 si è accentuata la flessione del fatturato degli esercizi commerciali, in particolare quelli di minori dimensioni. In base alla rilevazione condotta dalla Banca d’Italia sulle aziende del commercio con almeno 20 addetti, il numero di imprese che hanno aumentato il fatturato è inferiore di 18 punti percentuali rispetto a quello delle aziende che hanno registrato una contrazione delle vendite; il 70% del campione ha chiuso l’esercizio 2013 in utile. Per le imprese della grande distribuzione i dati relativi al fatturato e alla redditività sono risultati migliori rispetto alla media del campione. D’altra parte, la dinamica del commercio è fortemente influenzata dall’andamento delle vendite al dettaglio, che nel 2013 hanno risentito della forte incertezza circa le prospettive reddituali e occupazionali. La flessione della spesa per beni durevoli delle famiglie umbre è stata tuttavia meno intensa rispetto al 2012; secondo l’osservatorio Findomestic, la contrazione è stata pari al 4,1% (-13,0% nel 2012). Sulla base dei dati dell’Associazione nazionale fra le industrie automobilistiche, lo scorso anno il numero di autovetture immatricolate in Umbria si è ridotto dell’8,9% (-7,0% in 38 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary Italia); nel primo trimestre del 2014 il mercato regionale è rimasto debole (-2,4% su base tendenziale), in controtendenza rispetto al dato nazionale (+5,8%). Per quanto riguarda le vendite al dettaglio, l’indagine più recente di Unioncamere Umbria segnala che nel 1° trimestre 2014 la dinamica del commercio è rimasta debole. In particolare, il volume complessivo delle vendite ha fatto registrare un sensibile arretramento (-2,0%) rispetto al corrispondente periodo del 2013. Un risultato che è frutto di diverse dinamiche dei tre settori in cui si articola il campione d’indagine: alle significative contrazioni del commercio al dettaglio di prodotti alimentari (-2,8%) e del commercio al dettaglio di prodotti non alimentari (-3,9%), si è contrapposta una marcata espansione della grande distribuzione (+6,2%). I dati regionali possono essere meglio interpretati se si confrontano con quelli calcolati a livello nazionale il cui risultato complessivo registra una contrazione del 3,7%, mentre il Centro Italia accusa una perdita ancora più pesante (-5,0%). In particolare va rilevato come in ambito nazionale il segno negativo caratterizzi tutti e tre i settori in cui si articola il campione d’indagine compresa la grande distribuzione (-1,6%). Anche le segnalazioni qualitative fornite dagli imprenditori intervistati sembrano confermare i deludenti risultati registrati nei primi tre mesi dell’anno: solo il 3% degli operatori indica un aumento delle vendite a fronte di un 39% che comunica una diminuzione. Quanto alle previsioni formulate per il prossimo trimestre circa un quarto degli imprenditori interpellati si aspettano un incremento delle vendite, il 9,0% un calo ed il restante 67,0% una situazione di stabilità. Anche le previsioni relative agli ordinativi rivolti ai fornitori mostrano una leggera prevalenza delle aspettative di crescita per il secondo trimestre, considerato che, complessivamente, il 22% del campione presume una positiva evoluzione a fronte di un 10% che al contrario si aspetta una riduzione. Anche in questo caso emerge una divaricazione tra gli operatori della grande distribuzione (che prevedono un aumento) rispetto agli altri due settori (che prevedono una stazionarietà). Alla fine del 1° trimestre 2014 l’88% delle imprese del campione ritiene adeguata la dotazione delle proprie giacenze, il 7% la valuta esuberante e il 5% scarsa. In questo caso si registra una situazione sostanzialmente uniforme tra le strutture commerciali di maggiori dimensioni e quelle più piccole. Anche per il settore commerciale sono stati raccolte ed elaborate alcune informazioni circa gli investimenti effettuati dalle imprese nell’anno 2013. Interessante la valutazione della propensione agli investimenti delle aziende secondo il settore di appartenenza; così si nota come la quota più elevata è quella delle grandi strutture commerciali (40,5%), cui seguono a distanza il commercio al dettaglio di prodotti non alimentari (37,1%) e il commercio al dettaglio di prodotti alimentari (35,6%). Per il 2014 le imprese commerciali della regione si attendono un moderato miglioramento del quadro congiunturale; per la prima volta dal 2011, la previsione riguarda in modo omogeneo sia le imprese medio-grandi che i piccoli esercizi. Secondo l’indagine della Confcommercio regionale, un terzo di questi ultimi ritiene probabile un aumento del fatturato, a fronte del 15% che prevede un ulteriore calo delle vendite. Secondo i dati della Regione Umbria, nel 2013 è proseguito il calo delle presenze turistiche: a una sostanziale stabilità degli arrivi (+0,1%) si è associata una riduzione dei pernottamenti (-2,2%). La diminuzione ha continuato a riflettere la dinamica dei turisti italiani (-3,8%), a fronte di un lieve incremento della componente straniera (+0,7%). Il ridimensionamento del movimento turistico ha riguardato sia gli esercizi alberghieri (-2,1%), sia le strutture di tipo extralberghiero (-2,3%). La debolezza della domanda si è riflessa sulla redditività: quattro aziende su dieci hanno chiuso lo scorso esercizio in perdita, mentre il 28% del campione Confcommercio ha registrato un utile. È proseguito l’aumento dei volumi di traffico dello scalo regionale. Sulla base dei dati diffusi da Assaeroporti, il numero di passeggeri è cresciuto del 6,7% rispetto al 2012, grazie soprattutto al contributo della componente dei viaggiatori nazionali (+20,8%). Le condizioni del mercato del lavoro in Umbria hanno continuato ad evidenziare un marcato peggioramento per tutto il 2013. E’ proseguita la contrazione dell’occupazione: il numero di occupati è diminuito dell’1,1% rispetto al 2012, mentre le ore lavorate sono scese del -1,8%. La marcata riduzione degli occupati nelle costruzioni (-14,1%) e nell’industria in senso stretto (-5,6%) è stata solo in parte compensata dalla crescita nei servizi e nell’agricoltura. Il tasso di occupazione si è ridotto dello 0,4% rispetto a fine 2012 (al 61,1%), a causa soprattutto della forte flessione della componente giovanile. Nel corso dell’anno passato il tasso di attività è rimasto sostanzialmente invariato, al 68,3%, a fronte di una flessione della forza lavoro dello 0,4%. Le persone in cerca di occupazione sono cresciute di circa 2.500 unità, sospingendo il tasso di disoccupazione al 10,4%, il valore più elevato dal 1992 (aveva chiuso al 9,8% alla fine del 2012). Secondo l’INPS, le ore di CIG autorizzate nel 2013 sono state circa 18 milioni. 39 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary Fonte: ISTAT Più in dettaglio, dopo i dati positivi del 1° trimestre 2013, nel 2° e nel 3° si è delineata una pesante contrazione dell’occupazione regionale, specie per gli uomini, prodotta principalmente dal commercio, dal manifatturiero e dalle costruzioni, ed una ulteriore crescita della disoccupazione che ha riguardato entrambi i sessi. Tali fenomeni sono stati solo in parte compensati dai risultati positivi del 4° trimestre, definendo quindi un quadro occupazionale complessivamente peggiore del 2012. Nel 4° trimestre 2013, l’occupazione umbra (360.000 unità) è aumentata di 2.000 unità rispetto all’analogo trimestre del 2012 (+0,6%) attestandosi su un valore di circa 20.000 unità al di sotto del livello pre-crisi. L’Umbria è tra le poche regioni d’Italia a mostrare un segno positivo; a livello nazionale l’occupazione continua a diminuire (-1,7%), data la forte contrazione delle regioni del Mezzogiorno (-4,7%) e le rinnovate difficoltà del Nord del Paese (-0,9%). Il tasso di occupazione umbro è aumentato di circa l’1,0%, attestandosi al 61,3%, un valore di circa il 4,0% più contenuto di quello che si registrava nel 2008 che, tuttavia, continua a superare quello nazionale (55,7%) e quello medio del Centro (60,5%) accusando però un gap di oltre 3 punti percentuali da quello del Nord Italia (64,3%). A generare la crescita occupazionale è stato principalmente il settore manifatturiero (77.000, +3.000) e in misura minore quello dei servizi (164.000, +1.000); è rimasta stabile l’occupazione agricola (12.000), mentre ha continuato a ridursi l’occupazione nel commercio e accoglienza (81.000, -2.000) e nelle costruzioni (25.000, -1.000). La flessione del numero di occupati nel commercio ha riguardato sia il lavoro autonomo che quello dipendente, mentre nelle costruzioni è sceso solo quest’ultimo. Il tasso di disoccupazione si è così portato al 10,8%, un valore leggermente più contenuto della media del Centro Italia (11,2%) e di circa 2,0% inferiore al dato nazionale (12,7%); esso accusa tuttavia un ritardo di circa 2 punti percentuali dal tasso di disoccupazione del Nord Italia (8,9%). I dati positivi del quarto trimestre hanno in parte ridotto il saldo negativo prodotto nei due trimestri centrali del 2013, il cui bilancio complessivo resta però negativo. Emerge, infatti, una flessione di 3.000 unità occupate (-1,1% rispetto al 2012) il cui livello attuale (360.000 unità) risulta di 17.000 unità al di sotto del livello pre-crisi (-4,6%). Il numero di ore di Cassa Integrazione ordinaria, straordinaria ed in deroga complessivamente autorizzato in Umbria nel corso del 2013 (17.975.116) risulta inferiore del 35,4% rispetto a quello registrato nel 2012. Questa flessione è principalmente conseguente alla modifica nel 2013 del modello di autorizzazione della cassa integrazione in deroga della Regione, che prevede periodi autorizzati più brevi ed un monte ore più contenuto, al fine di limitare la spesa. L'Umbria è tra le regioni che hanno fatto registrare la flessione più significativa: in media a livello nazionale la domanda del 2013 risulta di poco inferiore a quella del 2012 (-1,4%) e leggermente superiore a quella del 2011 (+10,6%) contrariamente a quanto si rileva in Umbria (-5,3% rispetto al 2011). Allo stesso tempo l'incidenza dei tre ammortizzatori in Umbria (3,5%) supera leggermente quella nazionale (3,1%). A livello di singolo ammortizzatore, le ore di cassa integrazione ordinaria (CIGO) autorizzate in Umbria nel 2013 sono state 6.417.955, un numero dell’8,3% inferiore rispetto a quello registrato nel 2012, una flessione non presente a livello nazionale dove la richiesta risulta in modesta crescita (+2,4%). La richiesta di cassa integrazione straordinaria (CIGS), pari a 6.032.937 ore, risulta in forte crescita rispetto a quella registrata nel 2012 (+34,9%) molto più di quanto avvenga nell’intero Paese (+14,6%). Le ore autorizzate di cassa integrazione in deroga (CIGD) trasmesse all’INPS nel corso del 2013 ammontano a 5.524.224, con una flessione del 66,3% rispetto al 2012 per i motivi su indicati. L’Umbria, la Puglia e il Molise sono le regioni che hanno registrato la flessione più elevata del Paese (in media a livello nazionale si ha una contrazione del 22,9%); l’incidenza di questo ammortizzatore sul monte ore complessivo (1,1%) in Umbria risulta ora in linea con la media nazionale (0,8%) e corrisponde a 2.708 unità a zero ore. Nella corso del 2013 si è accentuata la contrazione dei finanziamenti bancari alla clientela residente in regione, iniziata nella seconda metà del 2012: a dicembre, i prestiti comprensivi delle sofferenze e delle operazioni pronti contro termine erano diminuiti dell’2,9% (-0,9% a dicembre 2012). L’andamento negativo ha riguardato sia i finanziamenti alle famiglie consumatrici (-1,4%), sia quelli al comparto produttivo (-3,4%). La flessione è stata accentuata per il 40 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary credito alle imprese con almeno 20 addetti, che è passato nella seconda metà del 2013 da una sostanziale stazionarietà ad una flessione del 3,2%; i prestiti alle imprese di minori dimensioni hanno registrato un calo del 3,9%. In base all’indagine regionale condotta da Banca d’Italia presso gli intermediari, sull’andamento delle erogazioni hanno pesato criteri di accesso al credito ancora caratterizzati da cautela e una domanda di finanziamenti debole e legata principalmente alle esigenze di consolidamento delle esposizioni debitorie; nella seconda parte dell’anno sono emersi segnali di attenuazione delle restrizioni nelle politiche di offerta degli intermediari di maggiori dimensioni. Nel 2013 è proseguita la crescita del costo dei prestiti, su cui ha influito l’incremento degli spread applicati dalle banche per la maggiore rischiosità delle controparti. I tassi di interesse a breve termine applicati alla clientela regionale sono aumentati nell’ultimo trimestre, chiudendo al 7,6%, dal 7,0% della fine del 2012; l’incremento è stato più marcato per le imprese delle costruzioni e dei servizi. Le informazioni provvisorie relative al primo trimestre del 2014 fanno emergere segnali di attenuazione del calo dei prestiti (-2,7%), in particolare nel settore delle famiglie consumatrici (-0,6%). Fonte: Banca d’Italia, segnalazioni di vigilanza. (1) I dati includono le sofferenze e i pronti contro termine. Il totale include anche le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificate o non classificabili. (2) Società in accomandita semplice e in nome collettivo, società semplici, società di fatto e imprese individuali con meno di 20 addetti. (3) Società semplici, società di fatto e imprese individuali fino a 5 addetti. (4) Dati provvisori. Più in dettaglio, nel 2013 al deterioramento del quadro congiunturale si è associato un calo del credito al settore produttivo regionale. Considerando i prestiti delle banche e delle società finanziarie, la riduzione è stata del 2,8% (0,9% nel 2012). La contrazione è stata particolarmente marcata nel comparto delle costruzioni (-4,3% contro il -1,1% di dicembre 2012), che ha continuato a risentire della crisi del settore, e nell’industria manifatturiera (-4,1%) in generale. Nel secondo semestre la flessione si è estesa anche alle imprese dei servizi (-2,1%), in particolare quelle commerciali, la cui dinamica era rimasta positiva durante tutto il periodo della crisi; si è confermato infine peggiore della media l’andamento dei finanziamenti alle società immobiliari (-4,4%). La riduzione ha riguardato tutte le principali forme tecniche di affidamento. I mutui e gli altri impieghi a scadenza, che rappresentano quasi il 70% dei prestiti alle imprese, hanno proseguito il calo evidenziato dalla metà del 2012 (-5,0%); tale dinamica riflette la perdurante debolezza dell’attività di investimento. Tra i crediti a breve termine, sono diminuiti sia le aperture di credito in conto corrente (-5,8%) sia le altre forme di finanziamento del circolante (-13,7%), in corrispondenza con il calo del fatturato. Sulla base delle informazioni provvisorie, nel primo trimestre del 2014 sarebbe proseguita la flessione dei prestiti alle imprese (-3,5%), soprattutto nei settori dell’edilizia e dei servizi. Nel corso del 2013 i finanziamenti concessi alle famiglie consumatrici residenti in Umbria hanno subito una progressiva riduzione; tenendo conto dei prestiti erogati da banche e da società finanziarie, a dicembre si è registrato un calo dell’1,6%, a fronte di una sostanziale stagnazione alla fine del 2012 (+0,2%). Il credito al consumo erogato dalle società finanziarie si è ridotto del 2,2%, a fronte di una crescita del 5,4% nell’anno precedente. Le erogazioni di mutui per l’acquisto di abitazioni, già dimezzatesi durante il 2012, hanno continuato a flettere anche nel 2013 (-15,0%). La caduta dei flussi di nuovi finanziamenti si è interrotta nella seconda parte del 2013, in corrispondenza con il miglioramento delle condizioni applicate dagli intermediari. Pur essendosi ridotto il differenziale rispetto ai tassi fissi (da 1,6% nel 2012 a 1,1% nel 2013), le nuove erogazioni sono state stipulate in larga prevalenza ancora a tasso indicizzato. Il tasso annuo effettivo globale (TAEG) sui nuovi prestiti a medio e a lungo termine alle famiglie per i mutui immobiliari è sceso al 4,0% dal 4,4% della fine del 2012. Nella media dei quattro trimestri del 2013, il flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti vivi in essere all’inizio del periodo (tasso di decadimento) è stato pari al 3,5%. Il decadimento è lievemente cresciuto rispetto ai livelli già elevati 41 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary dell’anno precedente (3,4%); secondo le informazioni provvisorie relative al primo trimestre del 2014, l’indicatore sarebbe ulteriormente aumentato, portandosi al 4,2%. Anche le posizioni deteriorate con minore grado di anomalia (incagli, ristrutturati, scaduti da almeno 90 giorni) hanno continuato a crescere, raggiungendo il 9,1% dei prestiti alla clientela (7,8% nel 2012). Nel settore produttivo il tasso di decadimento è aumentato (dal 4,2% al 4,3%), restando più alto per le imprese di minori dimensioni e per le banche appartenenti ai primi cinque gruppi. I flussi di ingresso in sofferenza continuano ad essere elevati in particolare nel settore edile, dove hanno raggiunto un valore del 6,0%; nei servizi il tasso è cresciuto notevolmente, portandosi su un livello analogo a quello dell’industria manifatturiera. La debolezza del reddito disponibile e le crescenti difficoltà sul mercato del lavoro si sono riflesse in un peggioramento della qualità del credito concesso alle famiglie consumatrici. Il tasso di decadimento ha raggiunto l’1,6% (1,5% nel 2012). Anche l’incidenza delle partite anomale diverse dalle sofferenze è salita, al 4,7% dei prestiti alle famiglie (4,4% nel 2012). Nel 2013 i depositi bancari detenuti dalle famiglie e dalle imprese residenti in Umbria hanno confermato la solida crescita già evidenziata nella seconda metà del 2012 (+5,1%). Le famiglie consumatrici hanno continuato a prediligere forme di deposito con durata prestabilita o rimborsabili con preavviso, che offrono ancora remunerazioni più elevate rispetto alle forme a vista; il tasso di interesse sui conti correnti è sceso allo 0,68%. Dopo un triennio in flessione, sono tornate a crescere le disponibilità liquide detenute dalle imprese. Il valore complessivo, ai prezzi di mercato, dei titoli a custodia nel portafoglio delle famiglie e delle imprese umbre si è ridotto nell’anno (-0,7%); sono diminuiti in particolare gli investimenti effettuati dalle famiglie consumatrici in titoli obbligazionari. Le scelte degli operatori si sono orientate maggiormente verso azioni e fondi comuni di investimento. Secondo l’indagine sopra citata, nel 2013 alla flessione delle richieste di obbligazioni bancarie si è associato un aumento della domanda di depositi. Gli intermediari hanno proseguito nell’azione di contenimento della remunerazione offerta, che ha interessato per la prima volta sia la componente a vista sia quella vincolata dei depositi, oltre che le nuove emissioni obbligazionarie. Alla fine del 2013 le obbligazioni bancarie rappresentavano il 38% circa 42 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary I primi sei mesi dell’esercizio della Subholding Banca CR Firenze e delle società controllate I risultati a livello consolidato Rispetto all’analogo periodo dell’esercizio precedente, il primo semestre 2014 ha registrato una crescita dei proventi operativi netti dell’1,3%, grazie al miglioramento del margine commissionale (+1,6%) e del risultato dell’attività di negoziazione (raddoppiato grazie ai dividendi erogati da Banca d’Italia); allo stesso tempo sono risultati in netta riduzione gli oneri operativi (-3,1%), consentendo al risultato della gestione operativa di raggiungere i 213 milioni di euro (+8,6% sul 2013). Le rettifiche di valore nette su crediti hanno evidenziato una riduzione molto rilevante (-39,1%) che ha permesso di raggiungere un risultato corrente al lordo delle imposte positivo per 44 milioni di euro (-56 milioni nel 2013), nonostante la presenza di forti accantonamenti ai fondi per rischi e oneri. Dopo il passaggio di una pesante fiscalità diretta (per motivi straordinari) e dopo la deduzione della quota di utile di pertinenza dei terzi, si giunge ad un risultato netto negativo per 6 milioni di euro, comunque in netto miglioramento rispetto alla perdita netta di 61 milioni di euro del periodo di raffronto. La redditività complessiva consolidata di pertinenza di Banca CR Firenze, che costituisce l’integrazione dell’utile di periodo con le componenti reddituali non transitate a conto economico, è passata da un valore negativo per 53 milioni di euro al 30 giugno 2013 ad un valore, sempre negativo, per 13 milioni di euro al 30 giugno 2014, riflettendo in massima parte il miglioramento del risultato netto di periodo. Raccolta indiretta (milioni di euro) 22.000 21.064 20.686 30‐giu‐14 31‐dic‐13 17.000 Impieghi a clientela (milioni di euro) 18.000 17.328 17.774 Le attività finanziarie della clientela si sono attestate a 34.250 milioni di euro, registrando un incremento di 196 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2013, composto come segue: Raccolta diretta: in diminuzione di 182 milioni di euro (-1,4%), sostanzialmente a causa della contrazione dei conti correnti e depositi (-137 milioni di euro) e dello stock di titoli di debito di 90 milioni di euro (esclusi i certificati di deposito) a seguito del mancato rinnovo a scadenza, in accordo con la policy di Gruppo. A tale riguardo si fa presente che l’ammontare delle obbligazioni di Gruppo collocate dalle banche della Subholding nel corso del primo semestre 2014 è pari a circa 41 milioni di euro, mentre lo stock di obbligazioni di società del Gruppo complessivamente detenuto dalla clientela delle banche della Subholding al 31 dicembre 2013 ammonta a circa 3,1 miliardi di euro (4,0 miliardi a fine 2013). Raccolta indiretta: registra una crescita di 378 milioni di euro (+1,8%), esclusivamente grazie all’espansione del risparmio gestito dell’11,9% (+1.287 milioni di euro). Gli impieghi a clientela si attestano a 17.328 milioni di euro, in diminuzione di 446 milioni di euro rispetto al dato di chiusura dell’esercizio precedente (-2,5%), con una contrazione che è risultata estesa tutte le forme tecniche, sia a breve che a medio/lungo termine. 12.000 30‐giu‐14 31‐dic‐13 Il patrimonio netto consolidato di pertinenza di Banca CR Firenze si attesta a 1.190 milioni di euro, con un decremento di 14 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2013. 43 44 Oneri operativi 68,9 -2,6% 21,0 +0,2% 24,5 1,9% 79,5 +0,3% 28,4 +4,4% 34,6 -1,4% Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia S.p.A. Cassa di Risparmio di Civitavecchia S.p.A. Cassa di Risparmio della Provincia di Viterbo S.p.A. Casse di Risparmio dell'Umbria S.p.A. Cassa di Risparmio di Rieti S.p.A. Infogroup S.c.p.A. 1,1 +1,4% 11,0 +17,0% 35,6 +5,5% 9,4 9,0% 9,0 +9,3% 28,2 -7,6% 133,7 17,0% (2) Risultato netto rapportato alla media del capitale, del sovrapprezzo, delle riserve e delle riserve da valutazione nel periodo in esame. -33,5 -1,5% -17,4 -2,3% -44,0 -3,6% -15,1 -2,1% -12,0 -5,7% -40,7 +1,1% 290,7 4,6% -157,0 -4,1% Banca CR Firenze S.p.A. (1) Oneri operativi/proventi operativi netti Risultato della Rettifiche di valore gestione operativa nette su crediti Risultato netto Crediti verso clientela Attività finanziarie della clientela Cost/Income (1) ROE annualizzato (2) (dati in milioni di euro) Dati patrimoniali e finanziari Indici di redditività (%) (milioni di euro) 0,0 +0,0% -6,6 -15,1% -28,0 +1,3% -9,2 53,3% -3,3 -23,8% -18,9 -17,3% -82,4 -52,5% n.s. n.s. 0,4 -1,6% 3,0 1,7 -28,1% -0,3 3,4 +79,3% - +0,0% - +0,0% n.s. n.s. 868 -1,7% 1.875 +0,9% 61,2% -4,2% 2.779 -2,5% 4.422 +0,7% 55,3% -2,2% 826 -4,4% 1.594 -3,1% 61,6% -2,5% 644 +0,7% 1.107 +1,2% 57,0% -3,6% 2.563 +0,4% 4.945 +1,2% 59,1% +2,2% n.s. 9.649 -3,3% 20.236 +1,0% 54,0% -4,9% 1,5 -57,9% 9,2 n.s. 3,6% 0,9% n.s. 9,0% 1,0% 1,6% n.s. +2,9% -0,4% n.s. +4,1% -1,4% +9,2% 30 giugno 30 giugno 30 giugno 30 giugno 30 giugno 30 giugno 30 giugno 30 giugno 30 giugno Var. % Var. % Var. ass. Var. ass. Var. % Var. % Var. % Var. % Var. % 2014 2014 2014 2014 2014 2014 2014 2014 2014 Proventi operativi netti Dati economici (milioni di euro) Sintesi dei dati economico-patrimoniali di Banca CR Firenze e delle principali società controllate Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary Gli eventi significativi L’assemblea ordinaria dei soci di Banca CR Firenze S.p.A., svoltasi il 7 aprile 2014, ha approvato il bilancio di esercizio 2013, deliberando di ripianare la perdita d’esercizio tramite l’utilizzo delle altre riserve di utili. Inoltre, il Consiglio di Amministrazione, da cui nel luglio 2013 si era dimesso il consigliere Dott. Leonardo Ferragamo, è stato integrato dall’Assemblea dei soci con la nomina della Prof.ssa Avv. Ginevra Cerrina Feroni. Caricentro Servizi Srl In data 27 Maggio 2014, Banca Cr Firenze ha ceduto la partecipazione detenuta in Caricentro Servizi Srl, pari al 5,17% del Capitale Sociale, al Centro Culturale, ricreativo sportivo e di servizi Caricentro associazione non riconosciuta. SIA SpA In data 28 Maggio 2014, Banca Cr Firenze ed altre Società del Gruppo Intesa Sanpaolo, hanno ceduto al Fondo Strategico Italiano (FSIA Investimenti Srl, Orizzonte Infrastrutture Tecnologiche Srl), una parte della propria partecipazione in SIA SpA, pari al 28,9% del Capitale Sociale, mantenendo una quota del 4%. Nell’ambito della complessiva operazione, Banca Cr Firenze ha ceduto l’intera sua partecipazione pari allo 0,49%. Lo stesso hanno fatto CR Viterbo per il proprio 0,03%, CR Rieti per lo 0,03% e CR Umbria per lo 0,08%. Tebe Tours Srl “in liquidazione” La società Tebe Tours Srl, partecipata da Banca Cr Firenze al 100%, è stata posta in liquidazione con delibera dell’assemblea straordinaria dei soci in data 10 Giugno 2014. Immobiliare Novoli SpA In data 26 Giugno 2014, si è tenuta l’Assemblea Ordinaria di Immobiliare Novoli, società partecipata al 25% da Banca CR Firenze, per l’approvazione del Bilancio 2013. La Società ha chiuso l’esercizio con una perdita pari ad € 42.662.551 determinando un risultato di Patrimonio netto negativo per € 31.894.209. La Società ha altresì registrato al 31 Marzo 2014, una ulteriore perdita pari ad € 1.810.000. Il Consiglio di Amministrazione di Immobiliare Novoli SpA, ha pertanto convocato, per la stessa data del 26 Giugno, l’Assemblea dei Soci in sede straordinaria per l’assunzione delle delibere necessarie ai sensi dell’art. 2447 del codice civile. In sede di Assemblea Straordinaria, a fronte delle trattative in corso per la ridefinizione della compagine sociale, che prevedono l’uscita dalla Società dei Soci esteri e della Sansedoni Siena SpA, all’unanimità dei Soci è stato deciso di rinviare l’assunzione delle decisioni ai sensi dell’art. 2447 c.c. ad una prossima Assemblea che è stata convocata per la fine del mese di luglio. L’andamento commerciale Nella consapevolezza del fatto che la capacità di creare valore in maniera sostenibile nel tempo discende principalmente dalla cura della relazione con i Clienti, il Piano Commerciale per il 2014 si è incentrato sulle iniziative necessarie a migliorare l’acquisition, la retention e lo sviluppo della base Clienti, attraverso le attività di dettaglio che di seguito vengono descritte per i diversi segmenti di clientela. In tale ambito, sono stati definiti alcuni obiettivi prioritari: la crescita delle Attività Finanziarie e del Risparmio Gestito; l’incremento degli Impieghi a breve termine sui Clienti Investment Grade; il contenimento del flusso dei crediti deteriorati; il miglioramento dell’efficacia/efficienza commerciale (incremento numero di contatti, incontri e successi per addetto commerciale); il miglioramento dell’efficienza operativa, attraverso il progressivo trasferimento di parte delle transazioni di sportello su ATM/MTA e Canali Diretti; l’incremento del cross-selling, in particolare attraverso i Prodotti Previdenziali, le Polizze Assicurative, le Carte, i Prestiti Personali ed i POS; la raccolta dei dati di contatto della Clientela (telefoni, e-mail, ecc.) al fine di integrare le informazioni utili alla gestione della relazione e alla proposizione commerciale da parte della Banca, in un’ottica di reciproco vantaggio. 45 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary Nel mese di maggio, in coerenza con il Piano d’Impresa del Gruppo, è stata realizzata l’attività di ottimizzazione della portafogliazione della Clientela, finalizzata ad un migliore servizio a tutta la Clientela della Banca ed alla focalizzazione sulla Clientela attualmente a minor valore aggiunto (c.d. Clientela “Base”), sulla quale è partita anche l’iniziativa “Banca 5”, finalizzata allo sviluppo della relazione con la suddetta Clientela attraverso una filiera ed un’offerta dedicate, in un’ottica di vantaggio per il Cliente e per la Banca stessa. Al fine di svolgere un ruolo attivo per supportare la capacità delle aziende di innovare e di essere competitive sui mercati e contribuire, così, allo sviluppo economico del territorio, la Banca ha dato vita ad un progetto, denominato “Opportunità per la Toscana”, che prevede una serie di incontri operativi per confrontarsi con le Imprese del territorio sugli strumenti e sulle priorità che possono contribuire a dare un nuovo slancio all’economia regionale. In particolare, sono state individuate oltre 800 aziende che, per dimensione, redditività, capacità di innovare e proiezione sui mercati esteri, sono state identificate quali “campioni” attuali o potenziali nei loro settori di specifica attività; tali aziende sono oggetto di un programma di “interviste” sulle tematiche aziendali legate alla competitività in termini di sviluppi futuri e possibili vincoli alla realizzazione. Le evidenze emerse al termine di questa fase di approfondimento saranno oggetto di confronto con le realtà economiche ed istituzionali del territorio, oltre che di indirizzo per la Banca nello svolgere un ruolo attivo di supporto allo sviluppo economico del medesimo. PRIVATI Il Piano Commerciale definito per il 2014 per il Segmento Privati punta a sviluppare il potenziale della clientela in termini di cross-selling, coprendone appieno i bisogni e presidiando lo stock di attività finanziarie attraverso un approccio integrato alla consulenza sugli investimenti, focalizzando la gestione del nucleo del passaggio generazionale. In tale ambito, le attività dei Gestori sono state orientate allo svolgimento di azioni ad ampio raggio, sia in ambito di small ticket, proponendo prodotti transazionali (carte) e prestiti per migliorare cross-selling, che di up-selling verso la clientela con elevato potenziale. In particolare, l’attività sul Segmento Personal è stata ispirata da un forte presidio delle Attività Finanziarie e, quindi, della base di clientela, con una focalizzazione sul nucleo familiare, in particolare nella gestione del delicato momento del passaggio generazionale. In questo ambito, si è mantenuta forte l’attenzione verso una gestione del Risparmio della Clientela coerente con il relativo profilo di rischio e le relative esigenze di riserva, investimento e previdenza, attraverso la proposta di prodotti specifici, dando nel contempo importanza anche alla crescita della penetrazione di prodotti quali quelli di tutela (RCA, tutela abitativa, credit protection, tutela dei beni) e previdenziali (attraverso il check-up previdenziale e la valorizzazione benefici fiscali per favorire la crescita dei versamenti fatti dalla clientela). È stato implementato anche un nuovo servizio consulenziale di “Assessment di portafoglio”, per i Clienti Personal con patrimonio superiore a 500.000 euro, finalizzato a valutare le opportunità di ribilanciamento del portafoglio di investimenti, valorizzando l’offerta della Banca. Particolare attenzione è stata posta sull’offerta di prestiti personali, nell’ambito della quale, a partire dalla fine del 2013, tutti i Gestori Famiglie e Personal hanno avuto a loro disposizione la lista dei Clienti del proprio portafoglio potenzialmente propensi alla sottoscrizione di un prestito personale, al fine di contattarli direttamente o tramite Contact Unit e Canali Diretti per sottoporre la proposta commerciale della Banca in questo ambito. Lo sviluppo della clientela Privati ha beneficiato anche di una crescente sinergia con gli altri due segmenti (Small Business e Imprese), al fine di acquisire le posizioni personali di chi è già cliente della Banca solo a livello di azienda. Per facilitare lo sviluppo della base di Clientela è stata poi introdotta l’offerta “Formula 3”, che prevede un canone scontato per il Conto Facile e 2 prodotti gratuiti tra i 7 disponibili, così come è stata prorogata l’offerta modulare scadente al 31 dicembre 2013. Inoltre, a presidio della Clientela esistente, sono state attivate specifiche condizioni promozionali a favore dei clienti “Giovani”, in uscita dal pacchetto gratuito Superflash con il compimento del 26° anno di età e dei clienti “Senior” (over 65), tramite la valorizzazione di servizi collaterali quali le visite specialistiche in strutture convenzionate. SMALL BUSINESS Il Piano Commerciale definito per il 2014 per il Segmento Small Business è finalizzato a presidiare la relazione con i già Clienti e attivare meccanismi virtuosi di acquisizione di nuovi Clienti, far crescere i volumi di impiego sulla Clientela Investment Grade, rinegoziare le scadenze per il medio-lungo termine e presidiare redditività, efficienza e qualità del credito. Come per il 2013, anche nel 2014 l’attività di “Programmazione Autonoma” da parte dei Gestori, con la quale viene analizzato il portafoglio di clientela, definendo per ogni singolo Cliente strategia, offerta commerciale e pianificazione delle relative azioni commerciali in maniera “personalizzata”, rappresenta un elemento caratterizzante e imprescindibile dell’approccio della Banca a questo specifico mercato. Tra le azioni commerciali previste per il 2014, sono state focalizzate lo sviluppo degli impieghi a breve termine dei clienti che con la Banca hanno solo impieghi a medio-lungo termine, l’acquisizione della raccolta anche come strumento per migliorare il rating, l’incremento dei POS, anche come strumento di acquisition, attraverso condizioni in 46 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary promozione per specifici segmenti/settori e il correlato sviluppo dell’anticipo transato POS, grazie ad una griglia di condizioni pre-autorizzate da offrire alla clientela. È stato valorizzato il tema della multicanalità e dell’utilizzo dei canali diretti per l’effettuazione delle operazioni di incasso e pagamento, definendo anche il programma Bonus che “premia” l’utilizzo dei canali diretti e della monetica (incrementando la diffusione delle carte con un’offerta dedicata), introducendo anche un concorso “instant win” per versamenti sugli MTA da parte della clientela Small Business. Per quanto riguarda il sottosegmento dei condomìni, è stata definita la nuova gamma di offerta relativa al Conto Condominio per favorire l’acquisition di nuovi clienti, ed è stato proposto agli amministratori di condominio il nuovo nuovo portale “Condominio On-line”. Forte anche l’attenzione verso il Move and Pay Business, nuovo strumento introdotto dal Gruppo Intesa Sanpaolo nel mercato dei pagamenti elettronici, con il quale, attraverso un lettore da collegare via bluetooth a smartphone o tablet ed abbinato ad un’applicazione gratuita, è possibile ricevere pagamenti effettuati con carta di debito, di credito e prepagate. Per quanto riguarda i Clienti fornitori della Pubblica Amministrazione, in considerazione del fatto che, a partire dal 6 giugno 2014, è diventata obbligatoria la trasmissione alla PA delle fatture in formato elettronico, il prodotto Easy Fattura è stato adeguato di conseguenza, prevedendo anche delle specifiche promozioni. Anche per il Segmento Small Business, sono state valorizzate l’offerta di prodotti di tutela/copertura assicurativa, al fine di fornire un servizio sempre più a 360° su tutte le aree di bisogno della clientela, nonché le sinergie con il Segmento Privati, finalizzate ad acquisire le posizioni aziendali di chi è già cliente della Banca solo a livello personale. Inoltre, sono state sviluppate specifiche iniziative finalizzate all’acquisition delle imprese agricole che hanno fatto richiesta di contributi pubblici nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale o con Quote Latte significative. Infine, in considerazione del difficile contesto economico e delle opportunità garantite dallo scenario dei tassi previsto per il 2014 e gli anni successivi, è stata attivata una campagna di rinegoziazione degli impieghi a medio-lungo termine con durata residua inferiore ad un anno per Clienti che evidenziano indicatori di “rischio deterioramento”, al fine di realizzare una ristrutturazione del debito vantaggiosa per il Cliente e la Banca, alleggerendo l’onere della rata e/o incrementando l’importo del finanziamento. IMPRESE Come già commentato per il Segmento Small Business, il Piano Commerciale Imprese è stato definito con la finalità di presidiare la relazione con i già Clienti e attivare meccanismi virtuosi di acquisizione di nuovi Clienti, far crescere i volumi di impiego sulla Clientela Investment Grade, rinegoziare le scadenze per il medio-lungo termine e presidiare redditività, efficienza e qualità del credito. In aggiunta a quanto sopra, per le Imprese sono state oggetto di focalizzazione commerciale anche le soluzioni per l’anticipo e l’assicurazione dei crediti commerciali, l’incremento dei volumi di factoring e del transazionale Estero e Italia (sfruttando anche le opportunità offerte dall’Expo 2015, del quale Intesa Sanpaolo è Partner). Al fine di migliorare qualità della relazione con la Clientela Imprese ed a supporto del raggiungimento degli obiettivi del Piano Commerciale 2014, la Direzione di Banca dei Territori ha attivato un progetto finalizzato alla ridefinizione del modello di servizio (che adesso comprende anche i clienti “Mid-Corporate” trasferiti dalla Divisione Corporate e Investment Banking nel 2013). L’obiettivo del progetto è quello di diffondere l’adozione efficace del metodo commerciale anche nel Segmento Imprese, attraverso l’utilizzo estensivo degli strumenti messi a disposizione da Capogruppo, quali: la Scheda Relazione Cliente, all’interno della quale il Gestore deve configurare il Piano Cliente; l’ampliamento della Matrice del Potenziale, con tutte le informazioni relative al Gruppo Economico di appartenenza del singolo Cliente e con le informazioni inserite dai Gestori nella Scheda Relazione Cliente; le iniziative commerciali di periodo, che offrono spunti integrativi delle opportunità sviluppabili sul Cliente, e che vengono alimentate anche da quelle iniziative di programmazione autonoma che il Gestore individua nel Piano Cliente; la possibilità di “ingaggiare” lo Specialista di Prodotto/Settore, in modo da preparare una presentazione “personalizzata” per ciascun Cliente, corredata di dati commerciali o viste macroeconomiche di settore/territorio; la valorizzazione dei KPI di performance relazionale nella valutazione dell’andamento commerciale delle Filiali Imprese. A supporto di questo ulteriore sviluppo del modello di servizio del Mercato Imprese è stato effettuato anche l’accorpamento di tutte le società prodotto operanti nella Finanza d’Impresa sotto Mediocredito, in modo da garantire un’offerta alla Clientela orientata all’individuazione della soluzione di volta in volta più idonea alle specifiche esigenze di finanza. 47 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary Nel mondo degli impieghi, la proposta commerciale è stata focalizzata sull’incremento dei volumi a breve termine della Clientela Investment Grade, sul rinnovo delle operazioni a medio-lungo termine in scadenza, sullo sviluppo dell’anticipo su transato POS e sull’incremento dei volumi di incasso RIBA per i clienti che già convogliano sulla Banca parte delle loro quote di incasso. Per quanto riguarda lo sviluppo del comparto degli impieghi a medio-lungo termine, particolare attenzione è stata prestata anche alle erogazioni su investimenti a maggior contenuto anticiclico, ai finanziamenti finalizzati al rafforzamento patrimoniale e alla crescita del leasing. In tema di servizi, è stato effettuato un attento presidio delle opportunità presenti in ambito di Trade: Italia, con la promozione di strumenti evoluti di fatturazione elettronica e il relativo incremento dei volumi di incasso e pagamento elettronici; Estero, supportando con prodotti ad hoc le numerose Aziende esportatrici presenti nel territorio di riferimento. Nell’ottica di una gestione completa di tutte le diverse aree di bisogno della Clientela Imprese, è stata poi focalizzata la tematica della gestione della liquidità aziendale attraverso prodotti specifici (Gestione Attiva Giacenze) e sviluppata la gamma dei prodotti di anticipo e assicurazione dei crediti commerciali con alcune innovazioni. È stato predisposto un nuovo prodotto, il “Conto Impresa Più”, caratterizzato da pricing preautorizzato, modulato per scaglioni di operatività ed a forfait su alcune voci di costo quali: Bonifici SEPA, Incasso Riba, Incasso Adue (RID) e Anticipo Fatture. Inoltre, sono state sviluppate specifiche iniziative finalizzate all’acquisition delle imprese agricole che hanno fatto richiesta di contributi pubblici nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale o con Quote Latte significative. Infine, anche per il Segmento Imprese, in considerazione del difficile contesto economico e delle opportunità garantite dallo scenario dei tassi previsto per il 2014 e gli anni successivi, è stata attivata una campagna di rinegoziazione degli impieghi a medio-lungo termine con durata residua inferiore ad un anno per Clienti che evidenziano indicatori di “rischio deterioramento”, al fine di realizzare una ristrutturazione del debito vantaggiosa per il Cliente e la Banca, alleggerendo l’onere della rata e/o incrementando l’importo del finanziamento. BANCA ESTESA E OFFERTA FUORI SEDE Con la finalità di attrarre clientela negli orari estesi (sabato mattina e fasce serali), è stato definito un programma di incontri in Filiale per facilitare: il cambiamento di abitudini da parte della Clientela nella relazione con la Banca; lo sviluppo del cross-selling e l’incremento delle vendite attraverso promozioni e iniziative dedicate; lo sviluppo della multicanalità e l’incentivazione dell’utilizzo dei canali diretti. Conseguentemente, nel semestre si sono tenuti incontri in Filiale con la Clientela aventi ad oggetto temi quali “Multicanalità", “Risparmio”, “Casa Insieme”, “Viaggia con Me”, “Move and pay business”, “Previdenza”, "Accesso al credito, pricing e rating", e “Prestiti personali e mutui a privati” ed è stata anche rafforzata la Squadra dei Gestori abilitati all’offerta fuori sede. In considerazione dell’importanza del tema della diffusione della cultura dell’Accoglienza in Filiale, a partire dal mese di aprile sono stati individuati specifici team dedicati a questa importante attività sulle Filiali con un numero di Risorse superiore a 15 unità, in maniera da garantire, sempre, la tempestiva attenzione al Cliente che si reca in Filiale, comprendendone le esigenze e indirizzandolo verso il corretto interlocutore all’interno della Filiale stessa. L’attività di organizzazione: razionalizzazione della rete distributiva Sono stati effettuati i seguenti interventi sulle Filiali di Banca CR Firenze: Chiusura delle seguenti unità: Pontedera 4, Livorno 6, Chiusi Etrusco, Poggibonsi 2, Radda in Chianti, Prato 8, Capraia Sportello. Trasformazione in sportello: Prato 7, Prato Via Fabbroni, Prato 4 Sono stati effettuati i seguenti interventi sulle Filiali delle Casse di Risparmio dell’Umbria: Chiusura delle seguenti unità: Foligno Viale dei mille, Bastia Umbra via Pertini Trasformazione in Sportello delle seguenti unità: Torgiano Sono stati effettuati i seguenti interventi sulle Filiali delle Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia: Chiusura delle seguenti unità: Le Piastre sportello, Piteglio sportello, Piteccio sportello, San Leonardo in Treponzio, Marliana sportello Sono stati effettuati i seguenti interventi sulle Filiali delle Casse di Risparmio della Provincia di Viterbo: Chiusura delle seguenti unità: Viterbo 1, Viterbo 6 sportello. 48 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary L’attività di comunicazione Le iniziative di comunicazione di Banca CR Firenze e delle sue partecipate nel primo semestre 2014 hanno avuto come oggetto, oltre all’attività ordinaria di relazione con organi della stampa e istituzionali, alcuni progetti specifici. Sono stati diffusi numerosi comunicati stampa relativi ad accordi delle banche che operano nell’ambito della Direzione Regionale con associazioni imprenditoriali locali. Tra questi si segnala in particolare l’accordo di Banca CR Firenze e Agriventure con il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, con Confedilizia per il rilancio di “Servizio garanzia Affitto”, con Unione Industriale Pratese per il lancio di “Innovation Day”, oltre alla partnership di CR Umbria con Fidimpresa per destinare risorse alle PMI, o iniziative come AdottUp tra CR Umbria e Confindustria Umbria. Importante il ritorno di immagine grazie alla comunicazione del Monitor dei Distretti, che il Servizio Studi di Intesa Sanpaolo realizza per Banca CR Firenze, Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia per i distretti Toscani, e per Casse di Risparmio dell’Umbria per i distretti umbri: la diffusione dello studio alle testate giornalistiche locali costituisce un periodico e utile strumento di comunicazione per le banche locali e per la capogruppo, oltre a rappresentare una apprezzata fonte di informazioni da parte dei giornali e di altri stakeholders sui territori. E’ continuata l’attività di comunicazione sulla stampa locale del progetto “Banca Estesa”, che ha visto ulteriori comunicati stampa diffusi sulle testate locali al fine di presentare l’adozione dell’orario esteso in alcune filiali. Nell’auditorium di Banca CR Firenze è stato ospitato, nel mese di gennaio, il convegno “Alla ricerca di una nuova politica industriale. Dall’Europa ai territori”, organizzato dalla Banca e Confindustria Toscana Piccola Industria. Il convegno ha rappresentato un’occasione di confronto tra rappresentanti istituzionali europei, regionali ed industriali insieme a banche, imprese e lavoratori - su come orientare scelte e proposte verso obiettivi chiari di politica industriale. Ampia e autorevole la platea degli interventi, tra i quali quelli di Gian Maria Gros Pietro, Presidente Consiglio di Gestione Intesa Sanpaolo, Giuseppe Morbidelli, Presidente Banca CR Firenze, Antonio Tajani, Vicepresidente Commissione Europea e Responsabile industria e imprenditoria, Enrico Rossi, Presidente Regione Toscana, Alberto Baban, Presidente Confindustria Piccola Industria. L’Auditorium Cosimo Ridolfi di Banca CR Firenze ha ospitato inoltre numerosi convegni di soggetti esterni nonché eventi interni, confermando il ruolo di primario centro convegnistico oltre che di incontro per le attività del Gruppo nel centro Italia. Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia ha organizzato il 29 maggio presso la fondazione Lazzareschi a Capannori il convegno “Alta Toscana, un’area forte d’Europa” che ha visto la partecipazione di numerosi esponenti dell’imprenditoria delle provincie di Pistoia, Lucca e Massa Carrara, l’Assessore alla Produzione Economica della regione Toscana Gianfranco Simoncini, il responsabile Industry and Banking del Servizio Studi di Intesa Sanpaolo Fabrizio Guelpa. Ampia e importante visibilità e partecipazione dei media locali, che hanno seguito con interesse il dibattito sul futuro dell’Alta Toscana. Tra gli eventi di rilievo, si segnala l’incontro del 27 gennaio presso le Cantine Cardeto di Orvieto con la collaborazione di CR Umbria e Agriventure per presentare soluzioni per lo sviluppo dell’impresa agricola, anche in vista di Expo 2015. Sul fronte culturale, Banca CR Firenze ha confermato il sostegno a Teatro Verdi di Firenze, grazie al quale sono riservati sconti per la clientela sugli spettacoli della stagione. La Banca e CR Umbria hanno anche aderito al festival della Cultura Creativa – iniziativa di ABI che ha coinvolto anche altre banche del Gruppo – attivando iniziative riservate alle scuole. Banca CR Firenze ha inoltre sostenuto il Festival dei bambini, anche organizzando corsi per bambini sul Risparmio presso la filiale Superflash di Piazza della Signoria in collaborazione con il Museo del Risparmio di Torino. Rinnovata anche la sponsorizzazione di Casse di Risparmio dell’Umbria e di Intesa Sanpaolo al Festival dei Due Mondi di Spoleto, un evento di attrazione internazionale che ha visto un’ampia partecipazione di pubblico a cavallo tra giugno e luglio. Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia ha sostenuto il Campionato di Giornalismo per le scuole medie e superiori, che La Nazione ha indetto per le provincie di Pistoia e Lucca, aree di riferimento della banca. Banca CR Firenze ha inoltre rinnovato il sostegno alla manifestazione “Artigianato a Palazzo” e al “Festival del Gelato”. 49 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary Le risorse umane e la rete territoriale Al 30 giugno 2014 l’organico delle società rientranti nel perimetro di consolidamento si attesta a 5.789 risorse (di cui 2 a tempo determinato), con una diminuzione complessiva di 67 unità rispetto al 31 dicembre 2013; tale variazione è da imputare principalmente alla riduzione dell’organico di Banca CR Firenze (-39 unità), mentre l’insieme delle altre società controllate vede il proprio numero di dipendenti diminuire di complessive 28 unità. 30/06/2014 Organico dipendenti Banca CR Firenze e societa' controllate Banca CR Firenze CR Pistoia e Lucchesia CR Civitavecchia CR Viterbo CR Rieti Casse di Risparmio dell'Umbria Infogroup TOTALE Risorse a ruolo 31/12/2013 Risorse a tempo determinato 2.890 746 208 283 327 857 476 5.787 Totale personale dipendente 1 2.891 746 208 283 327 857 477 5.789 1 2 Risorse a tempo determinato Risorse a ruolo 2.936 750 210 287 333 860 479 5.855 Totale personale dipendente 1 1 2.936 750 210 287 333 860 480 5.856 La presenza sul territorio di riferimento è garantita da 538 Filiali Retail, dislocate in 15 province (3 regioni); in questo contesto sono inoltre operative 29 Filiali Imprese e 3 Centri Enti e Tesorerie. Provincia Firenze Arezzo Grosseto Livorno Lucca Massa-Carrara Perugia Pisa Pistoia Prato Rieti Roma Siena Terni Viterbo FILIALI RETAIL BANCA CR FIRENZE CR CIVITAVECCHIA CR PISTOIA CR RIETI CR VITERBO CASSE DELL'UMBRIA 250 3 33 76 42 37 41 96 116 38 20 14 26 7 69 22 43 16 26 50 24 27 40 538 FILIALI IMPRESE CENTRI ENTI E TESORERIE 14 1 1 1 5 1 2 0 2 0 5 0 29 3 TOTALE 265 35 82 44 43 101 570 50 116 38 20 14 TOTALE 26 7 69 22 43 16 26 16 30 4 24 27 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary Principali rischi ed incertezze Le informazioni sui rischi e sulle incertezze cui Banca CR Firenze e le società da questa controllate sono illustrate nel contesto della presente Relazione. Più in particolare, sono stati descritti nel capitolo sullo scenario economico i rischi connessi con l’andamento dell’economia e dei mercati finanziari ed alle azioni che gli Organismi sovranazionali ed i Governi hanno intrapreso per combattere la crisi. Ulteriori informazioni sono contenute nei successivi capitoli, nei quali viene fornita un’analisi prospettica dell’evoluzione del contesto economico e dei rischi connessi (si veda al riguardo il capitolo “Le previsioni per l’intero esercizio”), nonché un’analisi delle modalità di gestione dei rischi in Banca CR Firenze e società controllate (si veda il paragrafo “Il presidio dei rischi” delle “Note illustrative”). 51 Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary 52 Il perimetro di consolidamento Banca CR Firenze SpA (1) Note (1) (1) (1) (1) (1) (1) (1) (2) * Società partecipate almeno al 50% Cassa di Risparmio di Civitavecchia SpA Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia SpA Cassa di Risparmio Prov. di Viterbo SpA Cassa di Risparmio di Rieti SpA Casse di Risparmio dell’Umbria SpA Infogroup ScpA Tebe Tours Srl “in liquidazione” Altre controllate CR Firenze Mutui Srl Società partecipate almeno al 20% Immobiliare Novoli SpA Unimatica SpA Umbria Export Scrl 51,00% 74,88% 75,81%* 85,00% 87,85% 65,45% 100,00% CR Pistoia SpA 2,76% CR Civitavecchia SpA Infogroup ScpA 0,69% Casse dell’Umbria SpA 0,01% 10,00% Totale 51,00% 74,88% 75,81%* 85,00% 87,85% 68,91% 100,00% 10,00% 25,00% 25,00% 33,87% 25,00% 25,00% 33,87% Le percentuali rappresentative dei diritti di voto di Banca CR Firenze in CR Viterbo e CR Umbria sono pari, rispettivamente, all’82,02% e all’88,28%. (1) Le società sopra evidenziate fanno parte del Gruppo Bancario Intesa Sanpaolo. (2) Per CR Firenze Mutui Srl, società veicolo per la cartolarizzazione di mutui performing, la situazione di controllo si ravvisa ai sensi dei principi IAS/IFRS (SIC 12) nonché per quanto previsto dai patti parasociali. 53 54 Prospetti contabili consolidati riclassificati Prospetti contabili consolidati 55 Prospetti contabili consolidati riclassificati Stato patrimoniale consolidato Voci dell'attivo (migliaia di euro) 30.06.2014 31.12.2013 10. Cassa e disponibilità liquide 215.983 312.109 20. Attività finanziarie detenute per la negoziazione 126.186 148.580 30. Attività finanziarie valutate al fair value 40. Attività finanziarie disponibili per la vendita 50. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza 60. Crediti verso banche 360 312 379.205 604.379 36.004 36.025 1.441.927 503.753 70. Crediti verso clientela 17.328.001 17.773.541 80. Derivati di copertura Adeguamento di valore delle attività finanziarie oggetto di copertura generica (+/-) 89.418 95.670 Partecipazioni 13.954 90. 100. - 110. Riserve tecniche a carico dei riassicuratori 120. Attività materiali 370.479 381.251 130. Attività immateriali di cui: 120.213 120.408 - avviamento 119.312 119.312 Attività fiscali 617.229 616.157 a) correnti b) anticipate 171.913 445.316 111.121 505.036 447.541 140. - 15.276 - - di cui trasformabili in credito d'imposta (L.n. 214/2011) 380.550 150. Attività non correnti e gruppi di attività in via di dismissione 1.366 2.087 160. Altre attività 311.329 326.633 Totale dell'attivo 21.051.654 20.936.181 (migliaia di euro) Voci del passivo e del patrimonio netto 10. Debiti verso banche 20. Debiti verso clientela 30. Titoli in circolazione 40. Passività finanziarie di negoziazione 30.06.2014 31.12.2013 4.986.198 4.931.697 13.093.512 13.176.963 92.801 190.724 119.845 140.208 50. Passività finanziarie valutate al fair value 60. 70. Derivati di copertura Adeguamento di valore delle passività finanziarie oggetto di copertura generica (+/-) - 59.512 43.122 80. Passività fiscali 19.556 38.056 a) correnti b) differite 7.490 12.066 24.743 13.313 58.731 28.762 90. Passività associate ad attività in via di dismissione 100. Altre passività 933.840 710.878 110. Trattamento di fine rapporto del personale 154.995 144.786 120. Fondi per rischi ed oneri 173.400 158.599 a) quiescenza e obblighi simili b) altri fondi 29.502 143.898 29.319 129.280 130. Riserve tecniche 140. Riserve da valutazione - -21.815 - -14.984 150. Azioni rimborsabili - - 160. Strumenti di capitale - - 170. Riserve 197.062 180. Sovrapprezzi di emissione 189.357 189.357 190. Capitale 831.364 831.364 200. Azioni proprie (-) 210. Patrimonio di pertinenza di terzi (+/-) 220. Utile (perdita) d'esercizio Totale del passivo e del patrimonio netto 56 - 391.018 - 169.638 168.402 -6.342 -192.771 21.051.654 20.936.181 Prospetti contabili consolidati riclassificati Conto economico consolidato (migliaia di euro) Voci 30.06.2014 30.06.2013 10. Interessi attivi e proventi assimilati 322.348 344.963 20. Interessi passivi e oneri assimilati -56.260 -73.348 30. Margine di interesse 266.088 271.615 40. Commissioni attive 201.023 198.700 50. Commissioni passive -8.828 -9.084 60. Commissioni nette 192.195 189.616 70. Dividendi e proventi simili 80. Risultato netto dell'attività di negoziazione 90. Risultato netto dell'attività di copertura 100. Utile / perdita da cessione o riacquisto di: -967 -1.445 a) crediti -922 -1.444 -45 -1 b) attività finanziarie disponibili per la vendita 11.945 2.276 5.136 8.074 -465 -589 c) attività finanziarie detenute sino alla scadenza d) passività finanziarie 110. Risultato netto delle attività e passività finanziarie valutate al fair value 120. Margine di intermediazione 130. - - 88 -9 474.020 469.538 Rettifiche/Riprese di valore nette per deterioramento di: -125.325 -226.628 a) crediti -124.972 -221.282 -757 -4.463 b) attività finanziarie disponibili per la vendita c) attività finanziarie detenute sino alla scadenza d) altre operazioni finanziarie 140. Risultato netto della gestione finanziaria 150. Premi netti 404 -883 348.695 242.910 - - 160. Saldo altri proventi/oneri della gestione assicurativa - - 170. Risultato netto della gestione finanziaria e assicurativa 348.695 242.910 180. Spese amministrative: -326.184 -340.569 a) spese per il personale -181.979 -182.113 b) altre spese amministrative -144.205 -158.456 190. Accantonamenti netti ai fondi per rischi e oneri -21.781 -2.140 200. Rettifiche/Riprese di valore nette su attività materiali -11.007 -10.899 210. Rettifiche/Riprese di valore nette su attività immateriali 220. Altri oneri/proventi di gestione 230. Costi operativi 240. Utili (Perdite) delle partecipazioni 250. Risultato netto della valutazione al fair value delle attività materiali e immateriali -235 -1.025 51.768 55.503 -307.439 -299.130 1.680 -5.008 - - 260. Rettifiche di valore dell'avviamento 270. Utili (Perdite) da cessione di investimenti 280. 290. 300. Utile (Perdita) della operatività corrente al netto delle imposte 310. Utile (Perdita) dei gruppi di attività in via di dismissione al netto delle imposte - 251 320. Utile (perdita) d'esercizio -3.576 -58.321 330. Utile (Perdita) d'esercizio di pertinenza di terzi -2.766 -2.363 340. Utile (perdita) d'esercizio di pertinenza della capogruppo -6.342 -60.684 - - 230 969 Utile (Perdita) della operatività corrente al lordo delle imposte 43.166 -60.259 Imposte sul reddito dell'esercizio dell'operatività corrente -46.742 1.687 -3.576 -58.572 57 Prospetti contabili consolidati riclassificati Prospetto della redditività complessiva consolidata (migliaia di euro) 10. UTILE (PERDITA) D'ESERCIZIO 30.06.2014 30.06.2013 -3.576 -58.321 Altre componenti reddituali al netto delle imposte senza rigiro a conto economico 20. Attività materiali - - 30. Attività immateriali - - 40. Piani a benefici definiti 50. Attività non correnti in via di dismissione - - 60. Quota delle riserve da valutazione delle partecipazioni valutate a patrimonio netto - - -9.037 3.982 Altre componenti reddituali al netto delle imposte con rigiro a conto economico 70. Copertura di investimenti esteri - - 80. Differenze di cambio - - 90. Copertura dei flussi finanziari 100. Attività finanziarie disponibili per la vendita 228 -65 1.754 3.956 110. Attività non correnti in via di dismissione - 120. Quota delle riserve da valutazione delle partecipazioni valutate a patrimonio netto - 130. Totale altre componenti reddituali al netto delle imposte 140. REDDITIVITA' COMPLESSIVA (Voce 10 + 130) 150. Redditività consolidata complessiva di pertinenza di terzi 160. Redditività consolidata complessiva di pertinenza della Capogruppo 58 - -7.055 7.873 -10.631 -50.448 2.542 2.762 -13.173 -53.210 Prospetti contabili consolidati riclassificati Prospetto delle variazioni del patrimonio netto consolidato al 30 giugno 2014 migliaia di euro Capitale azioni azioni ordinarie di risparmio ESISTENZE ALL' 1.1.2014 Sovrapprezzi di emissione 30.06.2014 Riserve Riserve da di utili altre valutazione 906.312 - 222.657 568.396 -122.190 - - - -191.164 - -12.942 Strumenti di capitale Azioni proprie Utile (Perdita) di esercizio Patrimonio netto Patrimonio netto del Gruppo Patrimonio netto di terzi - - -189.847 1.372.386 1.203.984 168.402 ALLOCAZIONE RISULTATO ESERCIZIO PRECEDENTE Riserve Dividendi e altre destinazioni (a) 191.164 - -1.317 -1.317 - -1.317 -1.175 -1.186 11 VARIAZIONI DELL'ESERCIZIO Variazioni di riserve Operazioni sul patrimonio netto Emissione nuove azioni Acquisto azioni proprie Distribuzione straordinaria dividendi Variazione strumenti di capitale Derivati su proprie azioni Stock option Variazioni interessenze partecipative Altre variazioni - - - -185.899 184.724 - - - Redditività complessiva 906.312 - del Gruppo - 222.657 191.333 831.364 189.357 191.333 74.948 33.300 - -3.576 -10.631 -13.173 2.542 -3.576 1.359.263 1.189.625 169.638 -21.815 -6.342 1.189.626 1.818 2.766 169.637 -7.055 PATRIMONIO NETTO AL 30.06.2014 - di terzi - - 62.534 -19.997 5.729 56.805 - - (a) La voce comprende i dividendi e gli importi destinati al Fondo a disposizione dell'Assemblea dei Soci di Banca CR Firenze S.p.A., nonchè i dividendi delle società consolidate di pertinenza di terzi. 59 Prospetti contabili consolidati riclassificati Prospetto delle variazioni del patrimonio netto consolidato Capitale azioni azioni ordinarie di risparmio ESISTENZE ALL' 1.1.2013 Sovrapprezzi di emissione 30.06.2013 Riserve Riserve da di utili altre valutazione 906.332 - 222.664 575.294 -111.528 - - - -29.129 - -19.459 al 30 giugno 2013 migliaia di euro Strumenti di capitale Azioni proprie Utile (Perdita) di esercizio Patrimonio netto Patrimonio netto del Gruppo Patrimonio netto di terzi - - -19.935 1.553.368 1.383.488 169.880 29.129 - -9.194 -9.194 -4.489 -4.705 2.866 1.150 1.716 - - - - - - -58.321 -50.448 -53.210 2.762 -58.321 1.496.592 1.326.939 169.653 ALLOCAZIONE RISULTATO ESERCIZIO PRECEDENTE Riserve Dividendi e altre destinazioni (a) VARIAZIONI DELL'ESERCIZIO Variazioni di riserve Operazioni sul patrimonio netto Emissione nuove azioni Acquisto azioni proprie Distribuzione straordinaria dividendi Variazione strumenti di capitale Derivati su proprie azioni Stock option Variazioni interessenze partecipative Altre variazioni -19 - - -7 17.843 -14.952 - - - - - - Redditività complessiva 7.873 PATRIMONIO NETTO AL 30.06.2013 906.313 - del Gruppo - di terzi 1 - 222.657 564.008 -126.480 -11.585 - - 831.364 189.357 564.008 -183.190 -13.916 -60.684 1.326.939 74.949 33.300 56.710 2.331 2.363 169.653 - (a) La voce comprende i dividendi e gli importi destinati al Fondo a disposizione dell'Assemblea dei Soci di Banca CR Firenze S.p.A., nonchè i dividendi delle società consolidate di pertinenza di terzi. 60 Prospetti contabili consolidati riclassificati Rendiconto finanziario consolidato (migliaia di euro) 30.06.2014 30.06.2013 207.843 - 3.576 - 334 252 190.518 - 60.684 6.698 139.788 11.242 21.781 46.742 233.230 11.924 2.140 - 1.687 - 8.052 - 1.761 - 360.965 22.728 - 48 226.171 - 938.174 306.105 22.253 1.328.405 19.586 9 21.252 636.155 616.576 34.827 46.544 54.501 - 83.451 - 97.923 - 20.363 - 1.617.257 - 1.295.091 496.244 - 402.235 - 27.742 A. ATTIVITA' OPERATIVA 1. Gestione - risultato di esercizio (+/- ) - plus/minusvalenze su attività finanziarie detenute per la negoziazione e su attività/passività valutate al fair value (- /+) - plus/minusvalenze su attività di c opertura (- /+) - rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento (+/- ) rettifiche/riprese di valore nette su immobilizzazioni materiali e immateriali (+/- ) accantonamenti netti a fondi risc hi ed oneri ed altri costi/ricavi (+/- ) premi netti non incassati (- ) altri proventi/oneri assicurativi non incassati (- /+) imposte, tasse e c rediti d'imposta non liquidati (+/- ) - rettifiche/riprese di valore nette dei gruppi di attività in via di dismissione al netto dell’effetto fiscale (- /+) - altri aggiustamenti (+/- ) 2. Liquidità generata/assorbita dalle attività finanziarie - attività finanziarie detenute per la negoziazione - attività finanziarie valutate al fair value - attività finanziarie disponibili per la vendita - crediti verso banche - crediti verso clientela - altre attività 3. Liquidità generata/assorbita dalle passività finanziarie - debiti verso banche: a vista - debiti verso banche - debiti verso c lientela - titoli in circ olazione - passività finanziarie di negoziazione - passività finanziarie valutate al fair value - altre passività 658 193.780 - 388.433 - 106.578 - 98.334 12.233 78 11.945 21 189 - 8.097 7.783 314 - - 464 - 424 - 40 - - 2.278 - 2.087 - 191 - Liquidità netta generata/assorbita dall’attività d’investimento 11.769 5.819 C. ATTIVITÀ DI PROVVISTA - emissioni/acquisti di azioni proprie - emissione/acquisti di strumenti di capitale - distribuzione dividendi e altre finalità - 1.317 - 9.194 Liquidità netta generata/assorbita dall’attività di provvista - 1.317 - 9.194 - 96.126 - 101.709 Liquidità netta generata/assorbita dall’attività operativa B. ATTIVITÀ DI INVESTIMENTO 1. Liquidità generata da - vendite di partecipazioni - dividendi incassati su partec ipazioni - vendite/rimborsi di attività finanziarie detenute sino alla scadenza - vendite di attività materiali - vendite di attività immateriali - vendite di soc ietà controllate e di rami d’azienda 2. Liquidità assorbita da - acquisti di partec ipazioni - acquisti di attività finanziarie detenute sino alla scadenza - acquisti di attività materiali - acquisti di attività immateriali - acquisti di società controllate e di rami d’azienda LIQUIDITÀ NETTA GENERATA/ASSORBITA NELL'ESERCIZIO RICONCILIAZIONE Voc i di bilanc io Cassa e disponibilità liquide all’inizio dell'esercizio 312.109 352.622 Liquidità totale netta generata/assorbita nell'esercizio - 96.126 - 101.709 CASSA E DISPONIBILITA' LIQUIDE ALLA CHIUSURA DELL'ESERCIZIO 215.983 250.913 LEGENDA : (+) generata (–) asso rbita 61 Prospetti contabili consolidati riclassificati 62 Note illustrative 63 Politiche contabili Principi generali di redazione e altre informazioni Il Bilancio consolidato semestrale abbreviato al 30 giugno 2014 è redatto applicando i principi contabili IAS/IFRS emanati dall’International Accounting Standards Board (IASB) e le relative interpretazioni dell’International Financial Reporting Interpretations Committee (IFRIC) ed omologati dalla Commissione Europea ed in vigore al 30 giugno 2014, come stabilito dal Regolamento Comunitario n. 1606 del 19 luglio 2002. In particolare, il Bilancio consolidato semestrale abbreviato, è redatto in conformità alle prescrizioni dello IAS 34, che regola i bilanci intermedi. Nella predisposizione del bilancio consolidato semestrale abbreviato sono stati applicati i principi omologati ed in vigore al 30 giugno 2014, inclusi i relativi documenti interpretativi (SIC e IFRIC). I principi contabili adottati per la predisposizione del Bilancio consolidato semestrale abbreviato, con riferimento alle fasi di classificazione, iscrizione, valutazione e cancellazione delle diverse poste dell’attivo e del passivo, così come per le modalità di riconoscimento dei ricavi e dei costi, sono rimasti invariati rispetto al Bilancio 2013 – al quale si fa rinvio per un’esposizione completa – ad eccezione dei nuovi principi contabili o gli emendamenti ai principi contabili esistenti. Nella tabella che segue sono riportati i nuovi principi contabili internazionali o le modifiche di principi contabili già in vigore, con i relativi Regolamenti di omologazione da parte della Commissione Europea la cui applicazione obbligatoria decorre dal 1° gennaio 2014 – nei casi di bilanci coincidenti con l’anno solare – o da data successiva. Principi contabili internazionali con applicazione successiva al 31.12.2013 Regolamento omologazione Titolo Data di entrata in vigore 1254/2012 IFRS 10 Bilancio consolidato IFRS 11 Accordi a c ontrollo congiunto IFRS 12 Informativa sulle partecipazioni in altre entità IAS 27 Bilancio separato IAS 28 Partecipazioni in soc ietà collegate e joint venture 01/01/2014 Primo esercizio con inizio in data 01/01/2014 o succ essiva 313/2013 Modifiche all'IFRS 10 Bilancio c onsolidato Modifiche all'IFRS 11 Acc ordi a controllo congiunto Modifiche all'IFRS 12 Informativa sulle partec ipazioni in altre entità 01/01/2014 Primo esercizio con inizio in data 01/01/2014 o succ essiva 1174/2013 Modifiche all'IFRS 10 Bilancio c onsolidato Modifiche all'IFRS 12 Informativa sulle partec ipazioni in altre entità Modifiche allo IAS 27 Bilancio separato 01/01/2014 Primo esercizio con inizio in data 01/01/2014 o succ essiva 1374/2013 Modifiche allo IAS 36 Riduzione di valore delle attività 01/01/2014 Primo esercizio con inizio in data 01/01/2014 o succ essiva 1375/2013 Modifiche allo IAS 39 Strumenti finanziari: Rilevazione e valutazione - Novazione di derivati e 01/01/2014 continuazione della contabilizzazione di copertura Primo esercizio con inizio in data 01/01/2014 o succ essiva Attraverso il Regolamento n. 1254/2012 sono state introdotte talune novità in tema di consolidamento mediante l’omologazione di alcuni principi contabili (IFRS 10, IFRS 11, IFRS 12) e la conseguente introduzione di modifiche a standard già esistenti (IAS 27 e IAS 28). L’obiettivo dell’IFRS 10 è quello di fornire un unico modello per il bilancio consolidato, modello che prevede la presenza del “controllo” o “controllo de facto” come base per il consolidamento di tutti i possibili tipi di entità. Il principio definisce in maniera puntuale la fattispecie del controllo di un investitore in una società. Secondo l’IFRS 10, infatti, esiste controllo se – e solo se – l’investitore: ha il potere di decidere sull’attività della partecipata; è esposto alla variabilità dei rendimenti della partecipata nella quale ha investito; ha la capacità di influire, attraverso l’uso del potere di cui dispone, sui rendimenti futuri della partecipata. L’IFRS 10, in buona sostanza, stabilisce che per avere il controllo su una società, l’investitore deve avere la capacità, derivante da un diritto giuridicamente inteso o anche da una mera situazione di fatto, di incidere significativamente sul 64 tipo di scelte gestionali da assumere riguardo alle attività rilevanti della partecipata e di essere esposto alla variabilità dei risultati. L’IFRS 11 stabilisce, invece, i principi di rendicontazione contabile per le entità che sono parti di accordi che stabiliscono un “controllo congiunto”, che può avere la forma di una joint venture (entità nella quale le parti hanno diritto alla propria quota di patrimonio netto) oppure di una joint operation, ossia un’operazione sulla quale le parti, che hanno il controllo congiunto, hanno diritti sugli asset coinvolti e obblighi in merito alle passività. Infine, l’IFRS 12 combina, rafforza e sostituisce gli obblighi di informativa per le controllate, gli accordi di controllo congiunto, le società collegate e le entità strutturate non consolidate. Questo principio è stato sviluppato con lo scopo di unificare e migliorare, anche attraverso l’introduzione di alcune novità in termini di informativa richiesta, i requisiti sulla disclosure previsti dai precedenti IAS 27, 28 e 31. Infine, sempre in tema di consolidamento, è da segnalare il Regolamento 1174/2013 che nell’ambito dell’IFRS 10 ha introdotto la definizione di entità di investimento, talune eccezioni in tema di consolidamento ed i requisiti di informativa (modifiche all’IFRS 12). Come indicato nella tabella precedente, sia le prescrizioni del Regolamento n. 1254/2012 sia quelle del Regolamento n. 1174/2013 sono applicabili a partire dall’esercizio che è iniziato il 1° gennaio 2014. Il Bilancio consolidato semestrale abbreviato, predisposto utilizzando l’Euro quale moneta di conto, redatto in forma sintetica come consentito dal principio IAS 34 è composto dallo Stato patrimoniale, dal Conto economico, dal Prospetto della redditività complessiva, dal Prospetto delle variazioni del patrimonio netto, dal Rendiconto finanziario e da Note illustrative sull’andamento della gestione, ed è corredato da informazioni sugli eventi importanti che si sono verificati nel semestre, sui principali rischi ed incertezze per i mesi restanti dell’esercizio e sulle operazioni rilevanti con parti correlate. Gli importi indicati nei Prospetti contabili e nelle Note illustrative sono espressi, qualora non diversamente specificato, in milioni di euro. I prospetti contabili presentano, oltre agli importi del periodo di riferimento, anche i corrispondenti dati di raffronto riferiti al primo semestre 2013 per il conto economico e al 31 dicembre 2013 per lo stato patrimoniale. Per quanto riguarda l’area di consolidamento, si segnala che nel primo semestre 2014 non si sono verificate variazioni rispetto al 31 dicembre 2013. In accordo con quanto richiesto dal Documento Banca d’Italia/Consob/Isvap n. 4 del 3 marzo 2010, si precisa che nella presente situazione semestrale sono state adeguatamente recepite le disposizioni contenute nel suddetto documento in merito a: processo valutativo seguito per effettuare le verifiche finalizzate ad individuare eventuali riduzioni di valore delle attività (in particolare, partecipazioni, avviamento individuale e consolidato e titoli di capitale e strumenti di investimento collettivo del risparmio classificati come disponibili per la vendita) ai sensi dei principi IAS 36 e 39; ristrutturazione del debito; obblighi informativi riguardanti i criteri adottati per determinare la “Gerarchia del fair value” degli strumenti finanziari. La predisposizione del Bilancio consolidato semestrale abbreviato richiede il ricorso a stime e assunzioni nella determinazione di alcune componenti di costo e ricavo e per la valorizzazione di attività e passività. Anche per la loro descrizione si fa rinvio al Bilancio 2013. Si segnala, inoltre, che taluni processi valutativi, in particolare quelli più complessi quali la determinazione di eventuali perdite di valore di attività, sono generalmente effettuati in modo completo in sede di redazione del bilancio annuale, salvo i casi in cui vi siano rilevanti indicatori di impairment che richiedono una immediata valutazione di eventuali perdite di valore. Con riferimento all’avviamento iscritto a livello di Sub-holding, in base al principio IAS 36, esso deve essere sottoposto annualmente ad impairment test per verificare la recuperabilità del valore. Il test d’impairment è stato svolto ed ampiamente trattato nel Bilancio 2013, al quale si fa rinvio per un’esposizione completa. Per quanto riguarda i titoli di capitale e gli strumenti di investimento collettivo del risparmio presenti nel portafoglio AFS, la “diminuzione significativa o prolungata del fair value” richiesta dal principio IAS 36 è stata individuata nella presenza di una quotazione di fair value inferiore di oltre il 30% rispetto al valore di iscrizione iniziale, oppure di una riduzione di valore per un periodo superiore a 24 mesi. Il processo di individuazione di eventuali riduzioni di valore ha comportato la rilevazione in bilancio di una rettifica di valore complessivamente pari a circa 757 migliaia di euro, relativa a Strumenti Finanziari Partecipativi Targetti Poulsen per 739 migliaia di euro ed alla partecipazione in Ver Capital S.G.R. S,p.A. per 18 migliaia di euro. 65 Per quanto riguarda la tematica della ristrutturazione del debito, si rileva che le principali convenzioni stipulate dal Gruppo Intesa Sanpaolo sono scadute nel corso del 2013. Relativamente all’informativa sulle modalità di determinazione del fair value degli strumenti finanziari, si veda il seguente capitolo “Il presidio dei rischi”. Si segnala tuttavia che nel periodo in esame non si registrano movimenti significativi nelle classi gerarchiche di fair value degli strumenti finanziari detenuti da Banca CR Firenze e dalle sue controllate. 66 Relazione sull’andamento della gestione – Gli aggregati patrimoniali Gli eventi successivi alla chiusura del semestre Non si sono verificati fatti di rilievo dopo la chiusura del periodo. 67 Relazione sull’andamento della gestione – I risultati per settori di attività 68 Relazione sull’andamento della gestione Relazione sull’andamento della gestione 69 Relazione sull’andamento della gestione 70 Relazione sull’andamento della gestione I risultati economici Aspetti generali Fra gli allegati della presente Relazione vengono riportati i criteri di riclassificazione ed il prospetto di raccordo tra lo schema di conto economico previsto dalla Banca d’Italia ed il conto economico riclassificato. Conto economico consolidato riclassificato 30.06.2014 Interessi netti 30.06.2013 (milioni di euro) variazioni assolute % 286 288 -2 -0,7 1 2 -1 -50,0 192 189 3 1,6 Risultato dell'attività di negoziazione 16 8 8 100,0 Altri proventi (oneri) di gestione 35 36 -1 -2,8 Proventi operativi netti 530 523 7 1,3 Spese del personale -179 -176 -3 1,7 Spese amministrative -127 -139 12 -8,6 -11 -12 1 -8,3 Oneri operativi -317 -327 10 -3,1 Risultato della gestione operativa 213 197 17 8,6 Accantonamenti netti ai fondi rischi ed oneri -22 -2 -20 n.s. -148 -243 95 -39,1 -1 -4 3 -75,0 2 -4 6 n.s. Risultato corrente al lordo delle imposte 44 -56 100 n.s. Imposte sul reddito dell'operatività corrente -47 1 -48 n.s. - -3 3 -100,0 Utile (perdita) del periodo di pertinenza di terzi -3 -2 -1 50,0 Risultato netto -6 -61 55 -90,2 Dividendi e utili (perdite) di partecipazioni valutate al patrimonio netto Commissioni nette Ammortamento immobilizzazioni immateriali e materiali Rettifiche di valore nette su crediti Rettifiche di valore nette su altre attività Utili (perdite) su attività finanziarie detenute sino a scadenza e su altri investimenti Oneri di integrazione ed incentivazione all'esodo (al netto delle imposte) 71 Relazione sull’andamento della gestione Evoluzione trimestrale del conto economico consolidato riclassificato (milioni di euro) Voci 2014 4° trimestre Interessi netti Dividendi e utili (perdite) di partecipazioni valutate al patrimonio netto Commissioni nette Risultato dell'attività di negoziazione Altri proventi (oneri) di gestione Proventi operativi netti Spese del personale Spese amministrative Ammortamento immobilizzazioni immateriali e materiali Oneri operativi Risultato della gestione operativa Accantonamenti netti ai fondi rischi ed oneri Rettifiche di valore nette su crediti Rettifiche di valore nette su altre attività Utili (perdite) su attività finanziarie detenute sino a scadenza e su altri investimenti Risultato corrente al lordo delle imposte Imposte sul reddito dell'operatività corrente Oneri di integrazione e incentivazione all'esodo (al netto delle imposte) Rettifiche di valore dell'avviamento e delle altre attività intangibili (al netto delle imposte) Utile (perdita) del periodo di pertinenza di terzi Risultato netto 3° trimestre 2013 2° trimestre 1° trimestre 4° trimestre 3° trimestre 2° trimestre 1° trimestre 140 146 142 146 146 142 1 97 10 18 267 -88 -63 95 6 17 263 -91 -64 90 -0 20 251 -81 -65 90 4 19 259 -84 -67 2 97 0 17 263 -85 -68 0 92 8 19 260 -91 -71 -5 -156 110 -21 -71 0 -6 -161 103 -1 -77 -1 -6 -151 99 -11 -154 -8 -6 -157 102 0 -89 -1 -6 -159 105 -3 -165 -1 -6 -168 92 1 -78 -3 2 20 -35 24 -12 113 39 13 12 -11 -5 -68 13 1 12 -12 - - -4 - -3 - -2 -1 -180 -1 - - -2 -16 10 -133 1 -59 -2 Il secondo trimestre 2014 ha registrato, con i suoi 267 milioni di euro, la contribuzione dei proventi operativi netti più elevata degli ultimi 18 mesi, in particolare grazie all’incasso del dividendo erogato dalla Banca d’Italia (incluso nel risultato dell’attività di negoziazione), mentre il compendio di interessi netti e commissioni nette si è mantenuto sostanzialmente stabile; a seguito della contemporanea riduzione degli oneri operativi, il risultato della gestione operativa ha raggiunto i 110 milioni di euro. Nella parte bassa del conto economico, le rettifiche di valore nette su crediti sono state le più contenute degli ultimi sei trimestri, mentre gli accantonamenti ai fondi per rischi e oneri sono stati penalizzati da un forte stanziamento connesso all’interessenza detenuta da Banca CR Firenze in Immobiliare Novoli (17 milioni di euro) e le imposte sul reddito hanno subìto l’impatto negativo dell’ulteriore imposta sostitutiva sulla “rivalutazione” delle quote detenute in Banca d’Italia e di oneri fiscali straordinari legati alla revisione dell’aliquota IRAP (complessivamente 31 milioni di euro); di conseguenza, il trimestre si è chiuso con un risultato netto negativo per 16 milioni di euro. Peraltro, escludendo l’impatto delle componenti non ricorrenti appena menzionate, il secondo trimestre 2014 avrebbe registrato un utile netto pari a 27 milioni di euro. 72 Relazione sull’andamento della gestione Proventi operativi netti Al termine del primo semestre del 2014, l’aggregato in esame evidenzia un incremento di 7 milioni di euro rispetto all’analogo periodo del 2013 (+1,3%), per effetto delle variazioni che hanno caratterizzato in maniera diversa le varie tipologie di proventi, come di seguito descritto. Interessi netti (milioni di euro) variazioni 283 1 0,4 -1 -4 3 -75,0 Differenziali su derivati di copertura 6 13 -7 -53,8 Intermediazione con clientela 289 292 -3 -1,0 Attività finanziarie di negoziazione - - - - Attività finanziarie detenute sino alla scadenza 1 1 - - Attività finanziarie disponibili per la vendita 1 4 -3 -75,0 Attività finanziarie 2 5 -3 -60,0 Rapporti con banche -30 -30 - - Attività deteriorate 27 24 3 12,5 Altri interessi netti -2 -3 1 -33,3 286 288 -2 -0,7 Interessi netti 142 146 146 142 146 140 2/14 284 Titoli in circolazione 1/14 Rapporti con clientela Evoluzione trimestrale Interessi netti % 4/13 assolute 3/13 30.06.2013 2/13 30.06.2014 1/13 Voci Il comparto dell’”Intermediazione con clientela” accusa un ritardo di 3 milioni di euro rispetto all’analogo periodo del 2013, sostanzialmente a causa della riduzione dell’8,9% del volume medio degli impieghi; infatti, a livello di tassi praticati si rileva come le azioni di repricing tempo per tempo poste in essere abbiano effettivamente consentito di sostenere il margine d’interesse nella componente riveniente dalle forme tecniche a breve termine, mentre quelle a media e lunga scadenza si sono mostrate naturalmente più ancorate al livello dei tassi di mercato ancora storicamente basso. Il comparto delle attività finanziarie, a causa dell’ulteriore contrazione del volume dei portafogli di proprietà, ha visto il proprio contributo diminuire di 3 milioni di euro, mentre l’apporto dell’interbancario è risultato pari a quello del primo semestre del 2013, grazie alla riduzione dell’indebitamento netto che ha perfettamente compensato la maggiore onerosità della provvista. Per effetto di tali dinamiche gli interessi netti segnano, in termini percentuali, una variazione negativa frazionale (-0,7%). 73 Relazione sull’andamento della gestione Commissioni nette (milioni di euro) 6 - - 11 9 2 22,2 Conti correnti 61 64 -3 -4,7 Servizio Bancomat e carte di credito 7 6 1 16,7 Attività bancaria commerciale 85 85 - - Intermediazione e collocamento titoli 52 51 1 2,0 Intermediazione valute 2 2 - - Gestioni patrimoniali 7 5 2 40,0 26 27 -1 -3,7 1 1 0 - Attività di gestione, intermediazione e consulenza 88 86 2 2,8 Altre commissioni nette 19 18 1 5,6 192 189 3 1,6 97 1/13 Commissioni nette 92 90 90 95 97 2/14 6 Servizi di incasso e pagamento Distribuzione prodotti assicurativi Altre commissioni intermediazione / gestione Evoluzione trimestrale Commissioni nette % 1/14 variazioni assolute 4/13 Garanzie rilasciate 30.06.2013 3/13 30.06.2014 2/13 Voci Il margine commissionale, che a livello trimestrale ha raggiunto il picco già toccato nel secondo quarto del 2013 (97 milioni di euro), registra una crescita dell’1,6%. L’apporto dell’attività bancaria commerciale si è rivelato assolutamente stabile, poiché i maggiori proventi derivanti dai servizi di incasso e pagamento e dall’operatività su bancomat e carte di credito hanno perfettamente compensato i minori introiti del comparto dei conti correnti. Così, per la crescita delle commissioni nette, è risultato determinante il maggior apporto delle “Gestioni patrimoniali” (+2 milioni di euro), considerato che i più elevati proventi sul collocamento dei fondi comuni d’investimento sono stati neutralizzati dalle minori up-front incassate sul collocamento di titoli di società del Gruppo (-4 milioni di euro) e dai minori ricavi della bancassicurazione. Risultato dell’attività di negoziazione 7 30.06.2013 (milioni di euro) variazioni assolute % 6 1 16,7 Altre attività/passività finanziarie: differenze di cambio -1 3 -4 -133,3 Risultato netto dell'attività di copertura -1 -1 - 0,0 Totale utili (perdite) su attività / passività finanziarie di negoziazione 5 8 -3 -37,5 Risultato da cessione di attività finanziarie disponibili per la vendita e riacquisto di passività finanziarie - - - - Dividendi e proventi simili su azioni disponibili per la vendita 11 - 11 - - 10 8 6 4 - 8 8 100,0 2/14 16 1/13 Risultato dell'attività di negoziazione 1/14 - - 4/13 vendita Evoluzione trimestrale Risultato dell'attività di negoziazione 3/13 Risultato operatività di trading (titoli e derivati redditizi connessi, valute, derivati finanziari) 30.06.2014 2/13 Voci Il sensibile incremento del risultato dell’attività di negoziazione, pari ad 8 milioni di euro, deriva interamente dalla rilevazione del dividendo erogato da Banca d’Italia a favore della banche della Subholding (10 milioni di euro complessivamente), che nell’esercizio corrente è stato accolto in questa voce poiché le nuove quote partecipative sono classificate nel portafoglio titoli AFS. A livello di sottovoci, si registra la stabilità del risultato netto dell’attività di copertura e un minor risultato dell’operatività in cambi. 74 Relazione sull’andamento della gestione Oneri operativi 122 35 19 176 4 -1 3 3,3 -5,3 1,7 Spese per servizi informatici Spese di gestione immobili Spese generali di funzionamento 12 21 11 12 26 13 -5 -2 -19,2 -15,4 Spese legali e professionali Spese pubblicitarie e promozionali Costi indiretti del personale Altre spese Imposte indirette e tasse Recupero di spese ed oneri Spese amministrative 7 2 2 68 23 -19 127 9 2 2 69 27 -21 139 -2 -1 -4 2 -12 -22,2 -1,4 -14,8 9,5 -8,6 11 -1 -1 - 11 11 1 12 -8,3 317 327 -10 -3,1 Immobilizzazioni materiali Immobilizzazioni immateriali Ammortamenti Oneri operativi 168 159 157 151 161 156 2/14 126 35 18 179 Evoluzione trimestrale Oneri operativi 1/14 % 4/13 assolute 3/13 (milioni di euro) variazioni 30.06.2013 2/13 Salari e stipendi Oneri sociali Altri oneri del personale Spese del personale 30.06.2014 1/13 Voci Gli oneri operativi, confermando anche su base trimestrale un consolidato trend di riduzione, registrano una diminuzione di circa il 3%. Le spese del personale, nonostante la flessione dell’organico medio di 181 unità, aumentano di 3 milioni per la presenza nel 2014 della componente retributiva variabile (pari a 6 milioni di euro e assente nel 2013), per il fatto che nell’esercizio in corso è stato liquidato il VAP 2013 senza che fosse stato effettuato il relativo accantonamento alla fine di tale anno e, infine, perché il dato di raffronto includeva sopravvenienze attive pari a circa 3 milioni di euro. Al contrario, le spese amministrative segnano una decisa diminuzione (-12 milioni di euro), avendo beneficiato in particolare dei minori oneri di natura immobiliare (-5 milioni di euro connessi anche al piano di razionalizzazione degli sportelli), oltre che della riduzione dei costi generali di funzionamento e di quelli legali e professionali. Risultato della gestione operativa Il risultato della gestione operativa raggiunge i 213 milioni di euro, in crescita di 17 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del precedente esercizio, grazie ai maggiori proventi operativi netti (+7 milioni di euro) e al contemporaneo contenimento degli oneri operativi (-10 milioni di euro); il cost/income si riduce, pertanto, di quasi tre punti percentuali, passando dal 62,5% al 59,8%. Accantonamenti netti ai fondi per rischi ed oneri Il primo semestre del 2014 ha visto la rilevazione di accantonamenti della specie per un ammontare di 22 milioni di euro, dunque un livello di gran lunga più elevato rispetto ai 2 milioni del periodo di raffronto. Peraltro, si segnala che l’importo complessivamente accantonato è stato in larga parte determinato dalla presenza di uno stanziamento di 17 milioni di euro connesso all’interessenza detenuta da Banca CR Firenze in Immobiliare Novoli e destinato alla copertura delle perdite del 2013 di tale società e dell’eventuale onere che potrebbe derivare dall’adesione ad un futuro aumento di capitale a sostegno della stessa. 75 Relazione sull’andamento della gestione Rettifiche di valore nette su crediti (milioni di euro) va ria z ioni V oc i a ssolute % Evoluzione trime stra le de lle Re ttific he di va lore ne tte su c re diti 165 Sofferenze 82 122 - 40 - 32,8 Incagli e ristrutturati 59 97 - 38 - 39,0 Crediti sc aduti / sc onfinanti 24 26 -2 - 9,5 - 16 -2 14 149 243 - 94 -1 - 1 148 243 - 95 - - 39,1 1/13 R et t if ic h e d i valo re n et t e s u cred it i 71 - 38,8 2/14 R et t if ic h e n et t e p er g aran zie e imp eg n i 77 3/13 R et t if ic h e n et t e p er d et erio ramen t o d ei c red it i 89 78 2/13 Crediti in bonis 154 1/14 3 0 . 0 6 . 2 0 13 4/13 3 0 . 0 6 . 2 0 14 La voce in esame si attesta su valori nettamente più contenuti rispetto al 2013 (-95 milioni di euro); tale risultato è stato raggiunto grazie alle minori svalutazioni che hanno caratterizzato soprattutto le sofferenze (-40 milioni di euro) e gli incagli/ristrutturati (-38 milioni di euro), oltre che per le maggiori riprese di valore nette rilevate sulla componente in bonis (+14 milioni di euro). A livello trimestrale, il periodo aprile-giugno 2014 è risultato quello con la contribuzione più contenuta degli ultimi due esercizi. Rettifiche di valore nette su altre attività Il saldo al 30 giugno 2014 è negativo per un milione di euro ed è interamente riferibile alla svalutazione degli strumenti finanziari partecipativi Targetti-Poulsen; il valore di -4 milioni di euro registrato nell’analogo periodo del 2013 era relativo per 3 milioni ad analoga rettifica di valore sulla partecipazione in Immobiliare Novoli (all’epoca ancora classificata nel portafoglio AFS) e per un milione di euro alla svalutazione di taluni OICR. Utili (perdite) su attività finanziarie detenute sino a scadenza e su altri investimenti Alla fine del primo semestre 2014 gli utili della specie ammontano a 2 milioni di euro, includendo in particolare la plusvalenza da cessione della partecipazione detenuta in SIA S.p.A. da talune banche della Subholding (circa 3 milioni di euro) e la svalutazione di quella detenuta da Banca CR Firenze in Immobiliare Novoli per un milione di euro. Il dato di raffronto, negativo per 4 milioni di euro, era pressoché interamente riferibile alla rettifica di valore della stessa interessenza in Immobiliare Novoli. Risultato corrente al lordo delle imposte Il consistente ridimensionamento delle rettifiche di valore nette su crediti (-95 milioni di euro) è andato ad aggiungersi al progresso già presente a livello di gestione operativa (+17 milioni di euro), così che il risultato corrente al lordo delle imposte si è attestato a 44 milioni di euro, con una crescita di 100 milioni rispetto a quello del primo semestre 2013, che era negativo per 56 milioni di euro. 76 Relazione sull’andamento della gestione Imposte sul reddito Le imposte sul reddito di competenza del primo semestre 2014 sono risultate pari a 47 milioni di euro, mentre l’analogo periodo del 2013 aveva chiuso con un saldo della voce positivo per un milione di euro, dunque valori molto distanti che però derivano solo in parte dalla differenza tra i corrispondenti risultati lordi. Infatti, il dato del 2014 include oneri fiscali di natura straordinaria per complessivi 31 milioni di euro, connessi ai due eventi di seguito descritti: l’art. 4, comma 12, del D.L. 24/4/2014 n. 66 (“Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale”) ha previsto l’aumento dell’aliquota dell’imposta sostitutiva sulla “rivalutazione” delle nuove quote partecipative detenute in Banca d’Italia dal 12% (già rilevato a fine 2013) al 26%, con un aggravio a carico del conto economico 2014 pari a 27 milioni di euro l’art. 2, comma 1, del medesimo provvedimento legislativo sopra richiamato ha previsto una riduzione, a partire dall’esercizio 2014, dell’aliquota IRAP applicabile alle società finanziarie nella misura dello 0,45%; di conseguenza, le banche della Subholding hanno dovuto adeguare proporzionalmente i crediti per imposte anticipate IRAP iscritte in bilancio al 31 dicembre 2013, con un aggravio a carico del conto economico 2014 pari a circa 4 milioni di euro. Risultato netto Nonostante un risultato lordo ampiamente positivo, il pesante impatto della fiscalità diretta causato dagli eventi sopra illustrati ha determinato un risultato netto semestrale negativo per 6 milioni di euro, comunque in chiarissimo miglioramento rispetto alla perdita di 61 milioni del periodo di raffronto. Peraltro, per rendere maggiormente confrontabili i risultati dei due periodi, è opportuno procedere ad una loro “normalizzazione” eliminando le componenti di costo e ricavo aventi carattere non ricorrente (al netto del relativo effetto fiscale) e precisamente: dal risultato 2014 si devono scomputare 42 milioni di euro di effetto negativo sul risultato netto, attribuibili per 13 milioni di euro alla partecipazione in Immobiliare Novoli e per 31 milioni di euro ad oneri fiscali di natura straordinaria, deducendo poi una quota di 2 milioni di euro di pertinenza di terzi derivante dall’esclusione di tali impatti; dal risultato 2013 si devono scomputare 79 milioni di euro di effetto negativo sul risultato netto, attribuibile per 67 milioni di euro alle maggiori rettifiche di valore su crediti connesse all’ispezione di Banca d’Italia, per 9 milioni di euro alle svalutazioni sulla partecipazione in Immobiliare Novoli e per 3 milioni di euro agli oneri di integrazione ed incentivazione all’esodo sostenuti. L’applicazione di tali fattori di normalizzazione farebbe registrare un utile netto pari a 36 milioni di euro nel primo semestre 2014 e di 18 milioni di euro, esattamente la metà, in quello 2013. Il Roe e gli altri ratios Il ROE, pari al risultato netto rapportato alla media del capitale, del sovrapprezzo, delle riserve e della riserva da valutazione, si attesta a -1,1% rispetto al -9,0% del 30 giugno 2013. Ipotizzando di eliminare da entrambi i periodi l’impatto che hanno avuto le componenti di costo e ricavo straordinarie, si registrerebbe nel 2014 un ROE del 5,9% e nel 2013 un ROE del 2,5%. Per quanto riguarda l’andamento di alcuni ratios economici, rispetto al 30 giugno 2013 si rilevano le seguenti variazioni: il cost/income, calcolato rapportando gli oneri operativi ai proventi operativi netti, diminuisce di quasi tre punti percentuali, passando dal 62,5% al 59,8%, per effetto dell’incremento dei proventi operativi netti e della contemporanea riduzione degli oneri operativi; l’incidenza annualizzata delle spese del personale e delle spese amministrative sul totale dell’attivo si attesta, rispettivamente, all’1,70% ed all’1,21%, mentre al termine del primo semestre 2013 tali indici erano risultati pari all’1,58% ed all’1,25%. 77 Relazione sull’andamento della gestione 78 Relazione sull’andamento della gestione Gli aggregati patrimoniali Aspetti generali Tra gli “Allegati” della presente Relazione vengono riportati i criteri di riclassificazione ed il prospetto di raccordo tra lo schema di stato patrimoniale previsto dalla Banca d’Italia e lo stato patrimoniale riclassificato. Stato patrimoniale consolidato riclassificato Attività Attività finanziarie di negoziazione Attività finanziarie valutate al fair value Attività finanziarie disponibili per la vendita Attività finanziarie detenute sino alla scadenza 30.06.2014 31.12.2013 (milioni di euro) variazioni assolute % 126 149 -22 -15,1 - - - - 379 604 -225 -37,3 - 36 36 0 Crediti verso banche 1.442 504 938 Crediti verso clientela 17.328 17.774 -446 -2,5 14 15 -1 -9,0 Attività materiali e immateriali 491 502 -11 -2,2 Attività fiscali 617 616 1 0,2 1 2 -1 -50,0 617 735 -118 -16,0 21.052 20.936 115 0,6 30.06.2014 31.12.2013 Partecipazioni Attività non correnti e gruppi di attività in via di dismissione Altre voci dell'attivo Totale attività Passività variazioni assolute Debiti verso banche Debiti verso clientela e titoli in circolazione Passività finanziarie di negoziazione Passività finanziarie valutate al fair value Passività fiscali Passività associate ad attività in via di dismissione Altre voci del passivo Riserve tecniche % 4.986 4.932 55 1,1 13.186 13.368 -181 -1,4 120 140 -20 -14,5 - - - - 20 38 -19 -48,6 - - - - 1.052 783 269 34,4 - - - - Fondi a destinazione specifica 328 303 25 8,2 Capitale 831 831 0 - Riserve 386 580 -194 -33,4 Riserve da valutazione -22 -15 7 45,6 Patrimonio di pertinenza di terzi 170 168 1 0,7 -6 -193 -186 n.s. 21.052 20.936 115 0,6 Utile di periodo Totale passività e patrimonio netto 79 Relazione sull’andamento della gestione Stato patrimoniale consolidato riclassificato: evoluzione trimestrale (milioni di euro) Attività Esercizio 2014 31/12 30/9 Esercizio 2013 30/6 31/3 31/12 30/9 30/6 31/3 Attività finanziarie di negoziazione 126 141 149 154 169 203 Attività finanziarie disponibili per la vendita 379 423 604 413 681 681 Attività finanziarie detenute sino alla scadenza 36 36 36 36 39 39 Crediti verso banche 1.442 777 504 716 603 895 Crediti verso clientela 17.328 17.446 17.774 18.340 18.682 19.213 Partecipazioni 14 15 15 112 112 121 Attività materiali e immateriali 491 496 502 747 746 749 Attività fiscali 617 574 616 491 480 444 1 2 2 1 1 2 617 651 735 726 770 736 21.052 20.561 20.936 21.736 22.283 23.083 Attività non correnti e gruppi di attività in via di dismissione Altre voci dell'attivo Totale attività - - Passività Esercizio 2014 31/12 30/9 Esercizio 2013 30/6 31/3 31/12 30/9 30/6 31/3 Debiti verso banche 4.986 4.665 4.932 4.879 5.422 6.004 Debiti verso clientela e titoli in circolazione 13.186 13.106 13.368 13.753 14.183 14.237 Passività finanziarie di negoziazione 120 134 140 145 164 197 Passività fiscali 20 39 38 45 37 62 1.052 929 783 1.128 684 703 Fondi a destinazione specifica 328 305 303 290 297 323 Capitale 831 831 831 831 831 831 Riserve 386 388 580 568 570 578 Riserve da valutazione -22 -16 -15 -14 -14 -20 Patrimonio di pertinenza di terzi 170 169 168 170 170 169 Utile di periodo -6 10 -193 -60 -61 -2 21.052 20.561 20.936 21.736 22.283 23.083 Altre voci del passivo Totale passività e patrimonio netto 80 - - Relazione sull’andamento della gestione Crediti verso clientela (milioni di euro) variazioni assolute Conti correnti 2.389 13,8 2.569 14,5 -180 -7,0 Mutui 9.806 56,6 10.023 56,4 -217 -2,2 Anticipazioni e finanziamenti 2.796 16,1 2.898 16,3 -102 -3,5 Crediti da attività commerciale 14.991 86,5 15.490 87,2 -499 -3,2 Crediti rappresentati da titoli Crediti deteriorati 10 0,1 10 0,1 - - 2.327 13,4 2.274 12,7 53 2,3 - - 17.328 100,00 17.774 100,0 -446 -2,5 19.213 31/3//13 Crediti verso clientela Evoluzione trimestrale Crediti verso clientela % 18.682 18.340 17.774 17.446 17.328 30/6//14 incidenza % 31/3//14 incidenza % 31/12//13 31.12.2013 30/9//13 30.06.2014 30/6//13 Voci Gli impieghi a clientela registrano un decremento di circa 450 milioni di euro rispetto al dato di chiusura dell’esercizio 2013, per effetto di una contrazione generalizzata che ha investito tutti i comparti dei “Crediti da attività commerciale”, con un’intensità particolarmente elevata nel caso dei “Mutui” (-217 milioni di euro) e dei “Conti correnti” (-180 milioni di euro). Andamento opposto, peraltro coerente con il permanere della incerta situazione economica, hanno mostrato i “Crediti deteriorati”, aumentati di 53 milioni di euro. Crediti verso clientela: qualità del credito Voci 30.06.2014 Esposizione lorda Rettifiche di valore complessive (milioni di euro) Variazione 31.12.2013 Esposizione Grado di netta copertura % Esposizione lorda Rettifiche di valore Esposizione netta complessive Grado di copertura % Esposizione netta Sofferenze 2.723 -1.680 1.043 61,7 2.539 -1.542 997 60,7 46 Crediti incagliati e ristrutturati 1.538 -357 1.181 23,2 1.461 -340 1.121 23,3 60 118 -15 103 12,7 175 -19 156 10,9 -53 Attività deteriorate 4.379 -2.052 2.327 46,9 4.175 -1.901 2.274 45,5 53 Finanziamenti in bonis 15.130 -129 15.001 0,85 15.645 -145 15.500 0,93 -499 Crediti verso clientela 19.509 -2.181 17.328 11,18 19.820 -2.046 17.774 10,32 -446 Crediti scaduti / sconfinanti I crediti deteriorati netti devono il loro incremento rispetto a dicembre 2013 (+53 milioni di euro) all’espansione delle sofferenze (+46 milioni di euro) e delle posizioni incagliate e ristrutturate (+60 milioni di euro), mentre gli scaduti/sconfinanti hanno visto la propria esposizione netta diminuire di 53 milioni di euro. Rispetto a fine 2013 il grado di copertura dei crediti deteriorati è ulteriormente cresciuto sino a sfiorare il 47%, in particolare è stata innalzata la percentuale di accantonamento relativa alle sofferenze e agli scaduti/sconfinanti, mentre quella degli incagli/ristrutturati è rimasta stabile. L’indice di copertura complessivo è stato elevato dal 10,32% all’11,18%. 81 Relazione sull’andamento della gestione Attività finanziarie della clientela Voci 30.06.2014 (milioni di euro) variazioni 31.12.2013 incidenza % assolute % Raccolta diretta 13.186 incidenza % 38,5 13.368 39,3 -182 -1,4 Raccolta indiretta 21.064 61,5 20.686 60,7 378 1,8 Attività finanziarie della clientela 34.250 100,0 34.054 100,0 196 0,6 Le attività finanziarie della clientela registrano una crescita di 196 milioni di euro, interamente ascrivibile alla raccolta indiretta (+378 milioni di euro), mentre la diretta è diminuita di circa 180 milioni di euro. Raccolta diretta (milioni di euro) assolute % 97,1 12.937 96,8 -137 -1,1 - - - - - 0,6 167 1,2 -90 -53,9 - - - - - 16 293 0,1 2,2 23 241 0,2 1,8 -7 52 -30,4 21,6 - - - - - - 13.186 100,0 13.368 100,0 -182 -1,4 12.800 Operazioni pronti c/termine e prestito titoli Obbligazioni 77 di cui: valutate al fair value Certificati di deposito Passività subordinate Altra raccolta di cui: valutate al fair value 14.237 14.183 13.753 13.368 31/3//13 Raccolta diretta da clientela Evoluzione trimestrale Raccolta diretta 13.106 13.186 30/6//14 Conti correnti e depositi incidenza % 31/3//14 incidenza % variazioni 31/12//1 3 31.12.2013 30/9//13 30.06.2014 30/6//13 Voci Al termine del primo semestre 2014 la raccolta diretta si conferma sopra i 13 miliardi di euro, pur registrando una riduzione dell’1,4% rispetto a fine 2013. Il comparto che ha maggiormente sofferto è quello dei conti correnti e depositi (-137 milioni di euro), mentre le obbligazioni in essere sono ulteriormente diminuite essendo giunte a scadenza e non essendo state riemesse come previsto dalla policy di Gruppo. In crescita di 52 milioni di euro le altre forme di raccolta. Raccolta indiretta % 5.575 26,5 4.928 23,8 647 13,1 331 1,6 320 1,5 11 3,6 Gestioni patrimoniali 1.147 5,4 956 4,6 191 20,0 Assicurazioni 5.073 24,1 4.636 22,4 437 9,4 - - - - - - 12.126 57,6 10.839 52,3 1.287 11,9 8.938 42,4 9.847 47,6 -909 -9,2 21.064 100,0 20.686 100,0 378 1,8 Rapporti con clientela istituzionale Risparmio gestito Raccolta amministrata 21.429 31/3//13 Raccolta indiretta Evoluzione trimestrale Raccolta indiretta 21.280 20.548 20.686 21.356 21.064 30/6//14 assolute 31/3//14 Fondi di previdenza complementare incidenza % 31/12//1 3 incidenza % Fondi comuni di investimento (milioni di euro) variazioni 31.12.2013 30/9//13 30.06.2014 30/6//13 Voci Da inizio anno la raccolta indiretta ha registrato un incremento di circa 380 milioni di euro (+1,8%), frutto dell’andamento divergente mostrato dai due comparti dell’aggregato. Infatti, la raccolta amministrata ha visto scendere i propri volumi di oltre 900 milioni di euro per la contrazione dello stock di obbligazioni di società del Gruppo detenute dalla clientela per 870 milioni di euro, mentre quella gestita ha concluso il semestre con masse in crescita di quasi 1,3 miliardi di euro, per effetto dei rilevanti collocamenti di fondi comuni d’investimento (+647 milioni di euro) e di prodotti assicurativi (+437 milioni di euro). L’incidenza del risparmio gestito sul totale della 82 Relazione sull’andamento della gestione raccolta indiretta è passato dal 52,4% del 31 dicembre 2013 al 57,6%, frutto delle azioni poste in essere già nel corso dello scorso esercizio e tese ad incrementare il peso del comparto caratterizzato dalla maggiore redditività. Attività finanziarie di negoziazione nette Voci 30.06.2014 (milioni di euro) variazioni 31.12.2013 assolute % 16 -6 -6 -37,5 Obbligazioni e altri titoli di debito di negoziazione 10 16 Titoli e attività finanziarie di negoziazione diverse dai derivati 10 -37,5 Valore netto contratti derivati finanziari (valori positivi) 116 133 -17 -12,8 Valore netto contratti derivati finanziari (valori negativi) -119 -140 21 15,0 Valore netto dei contratti derivati di negoziazione -3 -7 4 57,1 Attività/Passività nette 7 9 -2 -22,2 La variazione delle attività e passività di negoziazione è interamente imputabile al comparto dei titoli di debito. Attività finanziarie disponibili per la vendita Voci 30.06.2014 (milioni di euro) variazioni 31.12.2013 incidenza % incidenza % assolute % Obbligazioni e altri titoli di debito 117 30,9 340 56,3 -223 -65,6 Titoli di capitale e quote di O.I.C.R. 262 69,1 264 43,7 -2 -0,8 Titoli disponibili per la vendita 379 100,0 604 100,0 -225 -37,3 La riduzione derivante dal comparto delle obbligazioni deriva in parte dal rimborso di titoli di stato (in particolare CCT) avvenuto nel corso del semestre, mentre quella relativa ai titoli di capitale è frutto della svalutazione degli strumenti finanziari partecipativi Targetti-Poulsen e della variazione del fair value di taluni OICR. Partecipazioni Al 30 giugno 2014 la voce in esame, complessivamente pari a 14 milioni di euro, accoglie principalmente l’interessenza detenuta in da Banca CR Firenze in Intesa Sanpaolo Bank Romania per 13 milioni di euro e quelle detenute nelle società consolidate al patrimonio netto per un controvalore di un milione di euro. Posizione interbancaria netta Al termine del primo semestre 2014 la posizione interbancaria presenta un indebitamento netto di importo pari a 3.544 milioni di euro, in diminuzione di 884 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2013. 83 Relazione sull’andamento della gestione Il patrimonio netto Voci (milioni di euro) Variazioni 30.06.2014 31.12.2013 Capitale sociale Riserve da valutazione Altre riserve Capitale e riserve Risultato netto 831 -22 386 1.196 -6 831 -15 580 1.397 -193 assolute -7 -194 -201 186 % 45,6 -33,4 -14,4 96,7 Patrimonio netto 1.190 1.204 -14 -1,2 La riduzione delle “Altre riserve” è stata pressoché interamente determinata dalla patrimonializzazione del risultato dell’esercizio 2013, pertanto la diminuzione del patrimonio netto può attribuirsi alla variazione negativa delle riserve da valutazione a causa della rilevazione di perdite attuariali sui piani pensionistici a benefici definiti e al risultato netto negativo registrato nel primo semestre dell’esercizio 2014. Prospetto di raccordo tra il patrimonio netto e l’utile di periodo di Banca CR Firenze ed i corrispondenti valori consolidati (milioni di euro) Causali Patrimonio netto di cui: risultato netto al 30 giugno 2014 Saldi dei conti di Banca CR Firenze al 30 giugno 2014 Effetto del consolidamento delle imprese controllate Dividendi incassati nel periodo Altre variazioni Saldi dei conti consolidati al 30 giugno 2014 84 1.160 9 16 6 - -1 14 -20 1.190 -6 Relazione sull’andamento della gestione – Gli aggregati patrimoniali I risultati per settori di attività Sulla base del Regolamento CE n. 1358/2007, a partire dal primo bilancio annuale chiuso successivamente al 1° gennaio 2009, le società che utilizzano i principi IAS/IFRS nella predisposizione dell’informativa societaria sono tenute ad applicare il principio IFRS 8 “Settori operativi”, in luogo dello IAS 14 “Informativa di settore” precedentemente adottato. Banca CR Firenze ha quindi analizzato il contenuto dell’informativa per settori di attività al fine di applicare la nuova normativa, in modo anche da recepire l’evoluzione dei settori operativi conseguente alla riorganizzazione delle attività di business derivante dall’ingresso nel Gruppo Intesa Sanpaolo. L’IFRS 8 stabilisce che i segmenti operativi oggetto d’informativa di bilancio devono essere individuati sulla base della reportistica interna che viene visionata dal Chief Operating Decision Maker al fine di valutare la performance dei diversi settori e di allocare le risorse tra i medesimi, con ciò segnando una differenza sostanziale rispetto all’approccio dello IAS 14 basato sui “rischi e benefici”, che prevedeva la ripartizione dei dati di bilancio in settori omogenei per natura dei rischi e delle fonti di redditività. Infatti, al paragrafo 5, l’IFRS 8 stabilisce che “Un settore operativo è una componente di un'entità: a) che intraprende attività imprenditoriali generatrici di ricavi e di costi (compresi i ricavi e i costi riguardanti operazioni con altre componenti della medesima entità); b) i cui risultati operativi sono rivisti periodicamente al più alto livello decisionale operativo ai fini dell'adozione di decisioni in merito alle risorse da allocare al settore e della valutazione dei risultati; c) per la quale sono disponibili informazioni di bilancio separate.” I settori operativi rappresentano inoltre la dimensione massima che può essere assunta dalle Cash Generating Unit (“CGU”) sulla base delle quali viene effettuato l’impairment test previsto dal principio IAS 36. Stante quanto sopra premesso e in considerazione del fatto che: Banca CR Firenze e le sue controllate fanno tutte parte, ai fini dell’informativa di settore del Gruppo Intesa Sanpaolo, della Divisione Banca dei Territori e che il suddetto Gruppo ha identificato le CGU ai fini dell’impairment test con le divisioni operative rappresentate nell’informativa per settori di attività; Banca CR Firenze, in maniera omogenea rispetto alla Capogruppo, svolge la propria attività di impairment test relativamente alla CGU rappresentata dal complesso della subholding e delle sue controllate la rendicontazione sottoposta periodicamente al Consiglio di Amministrazione della Banca (che rappresenta il più alto livello decisionale operativo cui fa riferimento il paragrafo 5 dell’IFRS 8 al punto b) non prevede un’ulteriore riarticolazione dell’informativa finanziaria per sotto-settori di attività; si ritiene non applicabile la disaggregazione dei dati riportati nel presente Resoconto intermedio di gestione consolidato per settori operativi. 85 Relazione sull’andamento della gestione – I risultati per settori di attività 86 Il presidio dei rischi I PRINCIPI DI BASE Come viene più diffusamente illustrato nel bilancio annuale, nel Gruppo Intesa Sanpaolo le politiche relative all’assunzione dei rischi sono definite dagli Organi statutari della Capogruppo, il Consiglio di Sorveglianza e il Consiglio di Gestione. Il Consiglio di Sorveglianza svolge la propria attività attraverso specifici Comitati costituiti al proprio interno, tra i quali va segnalato il Comitato per il Controllo; il Consiglio di Gestione si avvale dell’azione di Comitati manageriali, tra i quali va segnalato il Comitato Governo dei Rischi di Gruppo. Entrambi gli Organi Statutari beneficiano del supporto del Chief Risk Officer a diretto riporto del Chief Executive Officer. Il Chief Risk Officer ha la responsabilità di proporre il Risk Appetite Framework e di definire, in coerenza con le strategie e gli obiettivi aziendali, gli indirizzi e le politiche in materia di gestione dei rischi e compliance del Gruppo e ne coordina e verifica l’attuazione da parte delle unità preposte del Gruppo, anche nei diversi ambiti societari. Assicura il presidio del profilo di rischio complessivo del Gruppo, definendo le metodologie e monitorando le esposizioni delle diverse tipologie di rischio e riportandone periodicamente la situazione agli organi societari. La Capogruppo svolge funzioni di indirizzo, gestione e controllo complessivo dei rischi. Banca CR Firenze e le Casse controllate operano entro i limiti di autonomia stabiliti a livello di Gruppo e sono dotate di proprie strutture di controllo. Un contratto di servizio disciplina le attività di controllo dei rischi svolte dalle funzioni della Capogruppo che riferiscono direttamente agli Organi amministrativi delle Banche. Gli strumenti per la misurazione e la gestione dei rischi concorrono a definire un quadro di controllo in grado di valutare i rischi assunti dal Gruppo secondo una prospettiva regolamentare ed economica; il livello di assorbimento di capitale economico, definito come la massima perdita “inattesa” in cui la banca può incorrere in un orizzonte temporale di un anno, rappresenta una metrica chiave per definire l’assetto finanziario e la tolleranza al rischio ed orientare l’operatività, assicurando l’equilibrio tra i rischi assunti e il ritorno per gli azionisti. Esso viene stimato, oltre che sulla base della situazione attuale, anche a livello prospettico, in funzione delle ipotesi di budget e dello scenario economico di previsione in condizioni ordinarie e di stress. La valutazione del capitale è inclusa nel reporting aziendale ed è sottoposta trimestralmente al Comitato Governo dei Rischi di Gruppo, al Comitato per il Controllo e al Consiglio di Gestione, nell’ambito del Tableau de Bord dei rischi di Gruppo. La copertura dei rischi, a seconda della loro natura, frequenza e dimensione potenziale d’impatto, è affidata ad una costante combinazione tra azioni e interventi di attenuazione/immunizzazione, procedure/processi di controllo e protezione patrimoniale. LA NORMATIVA BASILEA 3 E IL PROGETTO INTERNO A partire dal 1° gennaio 2014 sono state trasposte nell’ordinamento dell’Unione europea le riforme degli accordi del Comitato di Basilea (“Basilea 3”) volte a rafforzare la capacità delle banche di assorbire shock derivanti da tensioni finanziarie ed economiche, indipendentemente dalla loro origine, a migliorare la gestione del rischio e la governance, a rafforzare la trasparenza e l'informativa delle banche. Nel far ciò, il Comitato ha mantenuto l’approccio basato su tre Pilastri che era alla base del precedente accordo sul capitale noto come “Basilea 2”, integrandolo e rafforzandolo per accrescere quantità e qualità della dotazione di capitale degli intermediari, nonché introducendo strumenti di vigilanza anticiclici, norme sulla gestione del rischio di liquidità e sul contenimento della leva finanziaria. Ciò premesso, in ambito comunitario i contenuti di “Basilea 3” sono stati trasposti in due atti normativi: – il Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 (CRR), che disciplina gli istituti di vigilanza prudenziale del Primo Pilastro e le regole sull’informativa al pubblico (Terzo Pilastro); – la direttiva 2013/36/UE del 26 giugno 2013 (CRD IV), che riguarda, fra l'altro, le condizioni per l'accesso all'attività bancaria, la libertà di stabilimento e la libera prestazione di servizi, il processo di controllo prudenziale, le riserve patrimoniali addizionali. Alla normativa dell’Unione europea si aggiungono le disposizioni emesse dalla Banca d’Italia riferibili alla Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013, che raccoglie le disposizioni di vigilanza prudenziale applicabili alle banche e ai gruppi bancari italiani, riviste e aggiornate per adeguare la normativa interna alle novità intervenute nel quadro regolamentare internazionale, con particolare riguardo al nuovo assetto normativo e istituzionale della vigilanza bancaria dell’Unione europea, nonché per tener conto delle esigenze emerse nell’esercizio della vigilanza sulle banche e su altri intermediari. Il Gruppo, allo scopo di adeguarsi alle nuove regole previste da Basilea 3, ha intrapreso adeguate iniziative progettuali, ampliando gli obiettivi del Progetto Basilea 2, al fine di migliorare i sistemi di misurazione e i connessi sistemi di gestione dei rischi. La Banca, appartenente al perimetro di applicazione del “Progetto Basilea 3”, è stata autorizzata dall’Organo di Vigilanza, per quanto riguarda i rischi creditizi, all’utilizzo del metodo AIRB per il segmento Corporate a partire dalla segnalazione al 31 dicembre 2010 (il metodo FIRB era in uso dal dicembre 2008). Relativamente al segmento Mutui Retail, è stato ottenuto il riconoscimento per il metodo IRB a partire da giugno 2010. Per il segmento SME Retail è stata conseguita l’autorizzazione per il passaggio al metodo IRB a partire dalla segnalazione di dicembre 2012. Lo sviluppo dei sistemi IRB relativi agli altri segmenti procede secondo un piano presentato all’Organo di Vigilanza. 87 Per quanto attiene ai rischi operativi, si evidenzia che il Gruppo ha ottenuto l’autorizzazione all’utilizzo del Metodo Avanzato AMA (modello interno) per la determinazione del relativo requisito patrimoniale a partire dalla segnalazione al 31 dicembre 2009: il perimetro di adozione dei modelli avanzati è in progressiva espansione secondo il piano di roll out presentato agli Organi Amministrativi e alla Vigilanza. Per maggiori dettagli si rimanda al paragrafo relativo ai rischi operativi. Nel mese di aprile 2014 il Gruppo ha presentato il resoconto annuale del processo di controllo prudenziale ai fini di adeguatezza patrimoniale come gruppo bancario di “classe 1”, secondo la classificazione della Banca d’Italia, basato sull’utilizzo esteso delle metodologie interne di misurazione dei rischi, di determinazione del capitale interno e del capitale complessivo disponibile. Nell’ambito dell’adozione di “Basilea 3”, il Gruppo pubblica le informazioni riguardanti l’adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti alla loro identificazione, misurazione e gestione nel documento denominato Terzo Pilastro di Basilea 3 o “Pillar 3”. Il documento viene pubblicato sul sito Internet (group.intesasanpaolo.com) con cadenza trimestrale. RISCHI DI CREDITO Le strategie, le facoltà e le regole di concessione e gestione del credito nel Gruppo sono indirizzate: – al raggiungimento di un obiettivo sostenibile e coerente con l’appetito per il rischio e la creazione di valore del Gruppo, garantendo e migliorando la qualità delle attività creditizie; – alla diversificazione del portafoglio, limitando la concentrazione delle esposizioni su controparti/gruppi, settori di attività economica o aree geografiche; – ad un’efficiente selezione dei gruppi economici e dei singoli affidati, attraverso un’accurata analisi del merito creditizio finalizzata a contenere il rischio di insolvenza e a mitigare le perdite a queste potenzialmente connesse; – a privilegiare, nell’attuale fase congiunturale, gli interventi creditizi volti a supportare l’economia reale, il sistema produttivo e a sviluppare le relazioni con la clientela; – al costante controllo delle relazioni e delle relative esposizioni, effettuato sia con procedure informatiche sia con un’attività di sorveglianza sistematica delle posizioni presentanti irregolarità, allo scopo di cogliere tempestivamente eventuali sintomi di deterioramento. Banca CR Firenze e le Casse controllate si avvalgono di un insieme di tecniche e di strumenti, sviluppati dalla Capogruppo, per la misurazione e la gestione dei rischi di credito, in grado di assicurare un controllo analitico della qualità del portafoglio degli impieghi alla clientela e alle istituzioni finanziarie, nonché delle esposizioni soggette a rischio paese. Per quanto riguarda, in particolare, gli impieghi a clientela, la misurazione del rischio fa ricorso a modelli di rating interni differenziati a seconda del segmento di operatività della controparte. Qualità del credito Il costante controllo della qualità del portafoglio crediti è perseguito attraverso l’adozione di precise modalità operative in tutte le fasi gestionali della relazione di affidamento. Il complesso dei crediti problematici e deteriorati è oggetto di uno specifico processo di gestione che contempla anche il puntuale monitoraggio attraverso un sistema di controllo e di periodico reporting direzionale. In particolare, tale attività si esplica tramite il ricorso a metodologie di misurazione e controllo andamentale che consentono la costruzione di indicatori sintetici di rischio. Essi permettono di formulare valutazioni tempestive sull’insorgere o sul persistere di eventuali anomalie ed interagiscono con i processi e le procedure di gestione e controllo del credito. Nel Gruppo, in conformità a predefinite regole, le posizioni alle quali è attribuita una valutazione di rischiosità elevata, confermata nel tempo, sono intercettate (in via manuale o automatica) e, in relazione al profilo di rischio, sono classificate nelle seguenti categorie: sofferenze, le esposizioni nei confronti dei soggetti in stato di insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili; partite incagliate, le esposizioni nei confronti di soggetti in una situazione di temporanea difficoltà che si prevede possa essere rimossa in un congruo periodo di tempo nonché quelle esposizioni per le quali, pur non ricorrendo i presupposti per la classificazione tra le sofferenze, risultino soddisfatte le condizioni oggettivamente previste dall’Organo di Vigilanza (c.d. incagli oggettivi); crediti ristrutturati, le posizioni per le quali la banca (o un pool di banche), a causa del deterioramento delle condizioni economico-finanziarie del debitore, acconsente a modifiche delle condizioni contrattuali originarie che diano luogo a una perdita. Infine, sono incluse tra i crediti deteriorati anche le posizioni scadute e/o sconfinanti che, in base alle disposizioni di Banca d’Italia, non possono considerarsi semplici ritardi nel rimborso. 88 RISCHI DI MERCATO PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE Banca CR Firenze e le Casse controllate non detengono portafoglio di negoziazione. PORTAFOGLIO BANCARIO Il profilo di rischio dell’operatività finanziaria di Banca CR Firenze e delle Casse controllate è molto contenuto ed il rischio finanziario è originato dall’operatività tipica della clientela che alimenta il portafoglio bancario, il quale viene immunizzato su proposta delle strutture della Capogruppo, in ottica di pieno rispetto dei limiti di rischio deliberati dal Comitato Rischi Finanziari di Gruppo (CRFG). La gestione dei rischi finanziari è realizzata direttamente in service dalla Direzione Tesoreria della Capogruppo, come previsto nel modello organizzativo operativo presso le Banche Rete italiane del Gruppo. Per quanto riguarda il rischio di tasso di interesse, vengono negoziate nell’ambito infragruppo operazioni di mercato prevalentemente nella forma di depositi interbancari e di strumenti derivati a breve e a medio lungo (IRS) al fine di ricondurre il profilo di rischio delle Banche verso il profilo obiettivo. Il rischio tasso di interesse generato dal portafoglio bancario di Banca CR Firenze e delle Casse controllate, misurato mediante la shift sensitivity analysis (variazione di valore del portafoglio conseguente ad uno spostamento parallelo ed uniforme di ±100 punti base della curva), ha registrato nel corso dei primi 6 mesi del 2014 un valore medio pari a 21,4 milioni attestandosi a fine giugno su di un valore pari a 12,8 milioni; tali dati si confrontano con un valore di fine esercizio 2013 pari a 11,7 milioni. Sulla base delle Linee di Guida di Governo del Rischio di Liquidità approvate dal Gruppo Intesa Sanpaolo, per la gestione del rischio di liquidità, Banca CR Firenze e le Casse controllate si avvalgono della Banca Capogruppo che, attraverso l’accesso ai mercati sia diretto sia per il tramite di sussidiarie estere, supporta le esigenze di raccolta e impiego originate dall’attività commerciale con la clientela, sovrintendendo l’equilibrio fra le poste patrimoniali con diversa vita residua. A livello individuale trovano applicazione le metodologie e gli indicatori adottati a livello di Capogruppo. In tale quadro e in coerenza con la soglia massima di tolleranza al rischio di liquidità di Gruppo, il sistema dei limiti individuali prevede l’adozione degli indicatori di LCR e NSFR, a cui sono stati apportati opportuni “adjustment” per tener conto delle particolarità gestionali legate all’accentramento delle attività di tesoreria presso la Capogruppo. DETERMINAZIONE DEL FAIR VALUE DI ATTIVITÀ E PASSIVITÀ FINANZIARIE Principi generali Nel presente capitolo vengono sintetizzati i criteri attraverso i quali Banca CR Firenze e le Casse controllate pervengono alla valorizzazione al fair value degli strumenti finanziari. Si tratta, peraltro, di criteri invariati rispetto a quelli utilizzati per il bilancio dell’esercizio precedente, dettagliatamente illustrati nel fascicolo dell’esercizio 2013, al quale si fa rinvio per maggiori informazioni. Il fair value è il prezzo che si percepirebbe per la vendita di un’attività ovvero che si pagherebbe per il trasferimento di una passività in una regolare operazione tra operatori di mercato (ossia non in una liquidazione forzosa o in una vendita sottocosto) alla data di valutazione. Il fair value è un criterio di valutazione di mercato, non specificatamente riferito alla singola impresa. Sottostante la definizione di fair value c’è la presunzione che l’impresa si trovi nel normale esercizio della sua attività senza alcuna intenzione di liquidare i propri beni, di ridurre in via significativa il livello delle proprie attività ovvero di procedere alla definizione di transazioni a condizioni sfavorevoli. L’impresa deve valutare il fair value di un’attività o passività adottando le assunzioni che gli operatori di mercato utilizzerebbero nella determinazione del prezzo dell’attività o passività, presumendo che essi agiscano per soddisfare nel modo migliore il proprio interesse economico. Per gli strumenti finanziari il fair value viene determinato secondo una gerarchia di criteri basata sull’origine, la tipologia e la qualità delle informazioni utilizzate. In dettaglio, tale gerarchia assegna massima priorità ai prezzi quotati (non modificati) in mercati attivi e minore importanza a input non osservabili. Vengono identificati tre diversi livelli di input: – livello 1: gli input sono rappresentati da prezzi quotati (non modificati) in mercati attivi per attività o passività identiche alle quali l’impresa può accedere alla data di valutazione; – livello 2: input diversi dai prezzi quotati inclusi nel livello 1 che sono osservabili, direttamente o indirettamente, per le attività o passività da valutare; – livello 3: input non osservabili per l’attività o passività. Poiché input di livello 1 sono disponibili per molte attività e passività finanziarie, alcune delle quali scambiate in più di un mercato attivo, l’impresa deve prestare particolare attenzione nella definizione di entrambi i seguenti aspetti: – il mercato principale per l’attività o la passività o, in assenza di un mercato principale, il mercato più vantaggioso per l’attività o la passività; 89 se l’impresa può concludere una transazione avente ad oggetto l’attività o la passività a quel prezzo e in quel mercato alla data di valutazione. Il mercato principale di un’attività o passività finanziaria può essere identificato con il mercato nel quale normalmente opera la banca. Un mercato è considerato attivo se i prezzi di quotazione, rappresentanti effettive e regolari operazioni di mercato verificatesi in un congruo periodo di riferimento, sono prontamente e regolarmente disponibili tramite borse, mediatori, intermediari, società del settore, servizi di quotazione o enti autorizzati. In specifiche casistiche, disciplinate da policy interne e pur in presenza di quotazioni su mercati regolamentati, vengono effettuati specifici approfondimenti, tesi a verificare la significatività delle quotazioni espresse dal mercato ufficiale. – Nel caso di significativa riduzione nel volume o nel livello di operatività rispetto alla normale attività per l’attività o passività (o per attività o passività similari) evidenziata da alcuni indicatori (numerosità delle transazioni, scarsa significatività dei prezzi espressi dal mercato, incremento significativo dei premi impliciti per il rischio di liquidità, allargamento o incremento dello spread bid-ask, riduzione o assenza totale di mercato per nuove emissioni, scarsità di informazioni di dominio pubblico), vengono effettuate analisi delle transazioni o dei prezzi quotati. Sono considerati strumenti finanziari di livello 1 i titoli azionari contribuiti, i titoli obbligazionari quotati sul circuito EuroMTS, quelli per i quali sono rilevabili con continuità dalle principali piattaforme internazionali di contribuzione di prezzi almeno tre prezzi eseguibili e quelli i cui prezzi sono forniti dalla piattaforma Markit con una profondità di almeno tre prezzi eseguibili per i bond e i convertibili e di almeno cinque prezzi eseguibili per gli ABS europei, i fondi comuni di investimento armonizzati contribuiti, le operazioni in cambi spot, i contratti derivati per quali siano disponibili quotazioni su un mercato attivo (per esempio futures e opzioni exchanged traded). Infine, si considerano strumenti di livello 1 anche i fondi “hedge” per i quali l’amministratore del fondo rende disponibile, con la periodicità prevista dal contratto di sottoscrizione, il NAV (Net Asset Value), e la check list, ovvero il documento di sintesi delle informazioni rilevanti sugli asset sottostanti al fondo, non evidenzi alcuna criticità in termini di rischio di liquidità o di rischio di controparte. Per gli strumenti finanziari di livello 1 viene utilizzato il prezzo “corrente” di offerta (“denaro”) per le attività finanziarie ed il prezzo corrente richiesto (“lettera”) per le passività finanziarie, rilevato sul mercato principale al quale si ha accesso, alla chiusura del periodo di riferimento. Nel caso di strumenti finanziari per i quali il differenziale domanda-offerta risulta scarsamente rilevante, o per le attività e passività finanziarie con caratteristiche tali da portare a posizioni compensative per il rischio di mercato, viene utilizzato un prezzo medio di mercato (sempre riferito all’ultimo giorno del periodo di riferimento) in luogo del prezzo di offerta o del prezzo richiesto. Per differenza, tutti gli altri strumenti finanziari che non appartengono alle categorie sopra descritte o che non presentano la profondità di contribuzione definita dalla Fair Value Policy non sono considerati strumenti di livello 1. In assenza di quotazione su un mercato attivo o in assenza di un regolare funzionamento del mercato, cioè quando il mercato non ha un sufficiente e continuativo numero di transazioni, spread denaro-lettera e volatilità non sufficientemente contenuti, la determinazione del fair value degli strumenti finanziari è prevalentemente realizzata grazie all’utilizzo di tecniche di valutazione aventi l’obiettivo di stabilire il prezzo al quale, in una transazione ordinaria l’attività sarebbe venduta o la passività trasferita tra partecipanti al mercato, alla data di valutazione, in condizioni attuali di mercato. Tali tecniche includono: – l’utilizzo di valori di mercato che sono indirettamente collegati allo strumento oggetto di valutazione, derivanti da prodotti similari per caratteristiche di rischio (livello 2); – valutazioni realizzate utilizzando – anche solo in parte – input non derivanti da parametri osservabili sul mercato, per i quali sono utilizzate stime e ipotesi da parte del valutatore (livello 3). Nel caso degli input di livello 2 la valutazione non è basata su quotazioni dello stesso strumento finanziario oggetto di valutazione, ma su prezzi o spread creditizi desunti dalle quotazioni ufficiali di strumenti sostanzialmente simili in termini di fattori di rischio, utilizzando una data metodologia di calcolo (modello di pricing). Il ricorso a tale approccio si traduce nella ricerca di transazioni presenti su mercati attivi, relative a strumenti che, in termini di fattori di rischio, sono comparabili con lo strumento oggetto di valutazione. Le metodologie di calcolo classificate di livello 2 consentono di riprodurre i prezzi di strumenti finanziari quotati su mercati attivi (calibrazione del modello) senza includere parametri discrezionali – cioè parametri il cui valore non può essere desunto da quotazioni di strumenti finanziari presenti su mercati attivi ovvero non può essere fissato su livelli tali da replicare quotazioni presenti su mercati attivi – tali da influire in maniera determinante sul prezzo di valutazione finale. Sono valutati secondo modelli che utilizzato input di livello 2: – i titoli obbligazionari privi di quotazioni ufficiali espresse da un mercato attivo e il cui fair value è determinato tramite l’utilizzo di un appropriato credit spread, individuato a partire da strumenti finanziari contribuiti e liquidi con caratteristiche similari; – i contratti derivati se la loro valutazione è effettuata mediante appositi modelli di pricing, alimentati da parametri di input (quali curve di tasso, cambi e volatilità) osservati sul mercato; 90 – – – gli ABS per cui non sono disponibili prezzi significativi e il cui fair value viene determinato utilizzando tecniche di valutazione che tengono conto di parametri desumibili dal mercato; titoli azionari valutati con il ricorso a transazioni dirette, ovvero transazioni significative sul titolo registrate in un arco di tempo ritenuto sufficientemente breve rispetto al momento della valutazione ed in condizioni di mercato costanti e per i quali sono, quindi, utilizzati i cosiddetti modelli valutativi “relativi” basati su moltiplicatori; i rapporti creditizi attivi e passivi la cui valutazione è effettuata attraverso l’attualizzazione dei flussi di cassa futuri. Per la determinazione del fair value di talune tipologie di strumenti finanziari è necessario ricorrere a modelli valutativi che presuppongono l’utilizzo di parametri non direttamente osservabili sul mercato e che quindi comportano stime e assunzioni da parte del valutatore (livello 3). In particolare, la valutazione dello strumento finanziario viene condotta utilizzando una data metodologia di calcolo che si basa su specifiche ipotesi riguardanti: – lo sviluppo dei cash-flows futuri, eventualmente condizionati ad eventi futuri cui possono essere attribuite probabilità desunte dall’esperienza storica o sulla base di ipotesi di comportamento; – il livello di determinati parametri in input non quotati su mercati attivi, per la cui stima sono comunque privilegiate le informazioni acquisite da prezzi e spread osservati sul mercato. Nel caso queste non siano disponibili, si ricorre a dati storici del fattore di rischio specifico sottostante o a ricerche specializzate in materia (ad es. report di Agenzie di Rating o di primari attori del mercato). – Sono valutati secondo un mark-to-model approach: – titoli di debito per i quali almeno un input significativo ai fini del calcolo del fair value non sia osservabile sul mercato; – titoli di debito e derivati di credito complessi (CDO nonché talune ABS) rientranti nel perimetro dei prodotti strutturati di credito e derivati di credito su tranche di indici; – hedge fund non considerati nell’ambito del livello 1; – quote partecipative e altri titoli di capitale la cui valutazione viene effettuata con l’utilizzo di modelli fondati su flussi finanziari attualizzati; – alcuni crediti, di importo ridotto, classificati nel portafoglio disponibile per la vendita; – alcune operazioni in derivati legate a cartolarizzazioni e alcune opzioni strutturate su rischio equity; – alcuni derivati OTC di tasso legati a correlazioni tra tassi CMS; – alcune opzioni su merci; – i derivati con controparti in default; – alcuni derivati per cui il calcolo del bCVA viene effettuato tramite l’utilizzo di PD storiche con un significativo impatto sul Fair Value complessivo dell’operazione. Quanto ai modelli di valutazione utilizzati per gli strumenti finanziari (titoli, derivati, prodotti strutturati, hedge fund) classificati nell’ambito dei livelli 2 e 3 della gerarchia del fair value non si segnalano variazioni rispetto a quanto descritto nel bilancio 2013. In particolare, si segnala che nella valutazione dei contratti derivati la banca considera il rischio di non performance (proprio e della controparte) determinato con la metodologia bilateral Credit Value Adjustment. La valutazione della componente «credit risk free» dei derivati OTC determina la scelta iniziale del livello di gerarchia di Fair Value a seconda del grado di osservabilità dei parametri di mercato. Il calcolo della componente legata al rischio di insolvenza delle controparti/emittente, con parametri non osservabili come le PD storiche, può comportare una riclassificazione a livello 3. Ai fini dell’attribuzione dei livelli della gerarchia del fair value, inoltre, si precisa che per gli hedge fund gestiti attraverso la piattaforma Managed Account Fund (MAF), le caratteristiche della piattaforma consentono di effettuare un’analisi degli strumenti finanziari sottostanti ai fondi e di attribuire il livello della gerarchia del fair value sulla base della prevalenza, in termini percentuali sul NAV, del peso degli asset prezzati in base ai diversi livelli. La misurazione del fair value degli strumenti finanziari è formalizzata e disciplinata dalla “Fair Value Policy” di Gruppo, documento predisposto a cura della Direzione Risk Management e la cui applicazione si estende alla Capogruppo e a tutte le controllate oggetto di consolidamento. La parte I “Principi Generali”, previo parere favorevole del Comitato Rischi Finanziari di Gruppo e del Consigliere Delegato e CEO, forma oggetto di approvazione e revisione con frequenza almeno annuale da parte del Consiglio di Gestione e di specifica informativa al Comitato per il Controllo ed al Comitato Bilancio. La Parte II “Metodologie di Dettaglio” forma oggetto di esame ed approvazione e revisione con frequenza almeno annuale da parte del Comitato Rischi Finanziari di Gruppo, a ciò specificatamente delegato dagli Organi Amministrativi, che esamina altresì gli interventi ed aggiornamenti materialmente rilevanti, la cui proposta compete alla Direzione Centrale Risk Management. Il processo di valutazione degli strumenti finanziari (come descritto in “Fair Value Policy”) si articola in diverse fasi che vengono brevemente riassunte qui di seguito: 91 – – – – – – – – individuazione delle fonti per le valutazioni: la Market Data Reference Guide stabilisce, per ogni categoria di riferimento (asset class), i processi necessari all’identificazione dei parametri di mercato e le modalità secondo le quali tali dati devono essere recepiti e utilizzati; certificazione e trattamento dei dati di mercato per le valutazioni: tale fase consiste nel controllo puntuale dei parametri di mercato utilizzati (rilevazione dell’integrità del dato storicizzato sulla piattaforma proprietaria rispetto alla fonte di contribuzione), nel test di verosimiglianza (congruenza di ogni singolo dato con dati simili o comparabili) e nella verifica delle concrete modalità applicative. In particolare, vengono: distinte le categorie di riferimento per differenti tipologie di parametri di mercato; stabiliti i requisiti di riferimento per determinare le fonti ufficiali di rivalutazione; fissate le modalità di fixing dei dati ufficiali; fissate le modalità di certificazione dei dati; certificazione dei modelli di pricing e Model Risk Assessment: in questa fase viene verificata la consistenza e l’aderenza delle varie metodologie valutative utilizzate con la corrente prassi di mercato, al fine di porre in luce eventuali aspetti critici insiti nei modelli di pricing usati e di determinare eventuali aggiustamenti necessari alla valutazione. Il processo di validazione è di particolare importanza quando viene introdotta l’operatività in un nuovo strumento finanziario, che necessita dello sviluppo di ulteriori modelli di pricing, così come quando si decide di utilizzare un nuovo modello per valutare payoff precedentemente gestiti con modelli ritenuti meno adeguati. Tutti i modelli utilizzati per la valutazione sottostanno ad un processo di certificazione interna che vede coinvolte le diverse strutture competenti o società esterne, in casi di elevata complessità o particolare turbolenza; monitoraggio della consistenza dei modelli di pricing nel tempo: il monitoraggio periodico dell’aderenza al mercato del modello di pricing per la valutazione consente di evidenziare tempestivamente eventuali scostamenti e avviare le necessarie verifiche e interventi. – Nella tabella che segue sono riportate le attività e le passività finanziarie misurate al fair value, suddivise tra le suddette classi gerarchiche di fair value; (milioni di euro) 30.06.2014 Attività/Passività misurate al fair value 31.12.2013 Livello 1 Livello 2 Livello 3 Livello 1 Livello 2 Livello 3 1. Attività finanziarie detenute per la negoziazione 2. Attività finanziarie valutate al fair value 3. Attività finanziarie disponibili per la vendita 4. Derivati di c opertura 5. Attività materiali 6. Attività immateriali 10 82 - 102 60 89 - 14 237 - 16 281 - 118 103 96 - 15 220 - Totale 251 92 251 297 317 235 1. Passività finanziarie detenute per la negoziazione 2. Passività finanziarie valutate al fair value 3. Derivati di c opertura - 120 59 - - 140 29 - Totale - 179 - - 169 - RISCHI OPERATIVI Il rischio operativo è definito come il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Nel rischio operativo è compreso il rischio legale, ossia il rischio di perdite derivanti da violazioni di leggi o regolamenti, da responsabilità contrattuale o extracontrattuale ovvero da altre controversie; non sono invece inclusi i rischi strategici e di reputazione. Il Gruppo Intesa Sanpaolo ha da tempo definito il quadro complessivo per la gestione dei rischi operativi, stabilendo normativa e processi organizzativi per la misurazione, la gestione e il controllo degli stessi. Il governo dei rischi operativi di Gruppo è attribuito al Consiglio di Gestione, che individua le politiche di gestione del rischio, e al Consiglio di Sorveglianza, cui sono demandate l’approvazione e la verifica delle stesse, nonché la garanzia della funzionalità, dell’efficienza e dell’efficacia del sistema di gestione e controllo dei rischi. Inoltre il Comitato tecnico manageriale competente per i rischi operativi ha, fra gli altri, il compito di verificare periodicamente il profilo di rischio operativo complessivo, disponendo le eventuali azioni correttive, coordinando e monitorando l’efficacia delle principali attività di mitigazione e approvando le strategie di trasferimento del rischio operativo. Il Gruppo ha una Funzione centralizzata di gestione del rischio operativo, che è parte della Direzione Risk Management. L’Unità è responsabile della progettazione, dell’implementazione e del presidio del framework metodologico e 92 organizzativo, nonché della misurazione dei profili di rischio, della verifica dell’efficacia delle misure di mitigazione e del reporting verso i vertici aziendali. In conformità ai requisiti della normativa vigente, le singole Unità Organizzative hanno la responsabilità dell’individuazione, della valutazione, della gestione e della mitigazione dei rischi: al loro interno sono individuate le funzioni responsabili dei processi di Operational Risk Management per l’unità di appartenenza (raccolta e censimento strutturato delle informazioni relative agli eventi operativi, esecuzione dell’analisi di scenario e della valutazione della rischiosità associata al contesto operativo). Il Processo di Autodiagnosi Integrata, svolto con cadenza annuale, consente di: – individuare, misurare, monitorare e mitigare i rischi operativi attraverso l’identificazione delle principali criticità operative e la definizione delle più opportune azioni di mitigazione; – creare importanti sinergie con le funzioni specialistiche di Direzione Personale e Organizzazione che presidiano la progettazione dei processi operativi e le tematiche di Business Continuity e con le funzioni di controllo (Compliance, Governance Amministrativo Finanziaria e Internal Audit) che presidiano specifiche normative e tematiche (D. Lgs. 231/01, L. 262/05) o svolgono i test di effettività dei controlli sui processi aziendali. – Il processo di Autodiagnosi ha evidenziato complessivamente l’esistenza di un buon presidio dei rischi operativi e ha contribuito ad ampliare la diffusione di una cultura aziendale finalizzata al presidio continuativo di tali rischi. – Il processo di raccolta dei dati sugli eventi operativi (perdite operative in particolare, ottenute sia da fonti interne che esterne) fornisce informazioni significative sull’esposizione pregressa; contribuisce inoltre alla conoscenza e alla comprensione dell’esposizione al rischio operativo da un lato e alla valutazione dell’efficacia ovvero di potenziali debolezze nel sistema dei controlli interni dall’altro. Il modello interno di calcolo dell’assorbimento patrimoniale è concepito in modo da combinare tutte le principali fonti informative sia di tipo quantitativo (perdite operative) che qualitativo (Autodiagnosi). La componente quantitativa si basa sull’analisi dei dati storici relativi a eventi interni (rilevati presso i presidi decentrati, opportunamente verificati dalla funzione centralizzata e gestiti da un sistema informatico dedicato) ed esterni (dal consorzio Operational Riskdata Exchange Association). La componente qualitativa (analisi di scenario) è focalizzata sulla valutazione prospettica del profilo di rischio di ciascuna unità e si basa sulla raccolta strutturata e organizzata di stime soggettive espresse direttamente dal Management (Società Controllate, Aree di Business della Capogruppo, Corporate Center) e aventi per obiettivo la valutazione del potenziale impatto economico di eventi operativi di particolare gravità. Il capitale a rischio viene quindi individuato come la misura minima, a livello di Gruppo, necessaria per fronteggiare la massima perdita potenziale; il capitale a rischio è stimato utilizzando un modello di Loss Distribution Approach (modello statistico di derivazione attuariale per il calcolo del Value-at-Risk delle perdite operative), applicato sia ai dati quantitativi sia ai risultati dell’analisi di scenario su un orizzonte temporale di un anno, con un intervallo di confidenza del 99,90%; la metodologia prevede inoltre l’applicazione di un fattore di correzione, derivante dalle analisi qualitative sulla rischiosità del contesto operativo, per tenere conto dell’efficacia dei controlli interni nelle varie unità organizzative. Il monitoraggio dei rischi operativi è realizzato attraverso un sistema integrato di reporting, che fornisce al Management informazioni a supporto della gestione e/o della mitigazione dei rischi assunti. Per supportare con continuità il processo di gestione del rischio operativo la Capogruppo ha pienamente attivato un programma strutturato di formazione per le persone attivamente coinvolte nel processo stesso. Oltre a ciò, il Gruppo attua da tempo una politica tradizionale di trasferimento del rischio operativo (a tutela da illeciti come l’infedeltà dei dipendenti, furto e danneggiamenti, trasporto valori, frode informatica, falsificazione, incendio e terremoto nonché da responsabilità civile verso terzi) che contribuisce alla sua attenuazione. A fine giugno, per consentire un utilizzo ottimale degli strumenti di trasferimento del rischio operativo disponibili e poter fruire dei benefici patrimoniali, nel rispetto dei requisiti stabiliti dalla normativa, il Gruppo ha stipulato una polizza assicurativa denominata Operational Risk Insurance Programme che offre una copertura in supero alle polizze tradizionali elevando sensibilmente i massimali coperti, con trasferimento al mercato assicurativo del rischio derivante da perdite operative rilevanti. La componente di mitigazione assicurativa del modello interno è stata autorizzata da Banca d’Italia nel mese di giugno 2013 e ha esplicato i suoi benefici gestionali e sul requisito patrimoniale con pari decorrenza. Per la determinazione del requisito patrimoniale, il Gruppo adotta una combinazione dei Metodi previsti dalla normativa; l’assorbimento patrimoniale così ottenuto è di 46,6 milioni al 30 giugno 2014, in diminuzione di 3 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2013 (49,6 milioni di euro). 93 94 Note illustrative L’azionariato e le operazioni con parti correlate L’azionariato Il capitale sociale al 30 giugno 2014 risulta pari a euro 831.364.347 ed è rappresentato complessivamente da 831.364.347 azioni del valore nominale di un euro, con la seguente ripartizione: Socio Intesa Sanpaolo S.p.A. Ente Cassa di Risparmio di Firenze Totale n° azioni 746.087.399 85.276.948 831.364.347 quota 89,74% 10,26% 100,00% Le operazioni con parti correlate Anche nel primo semestre 2014 i rapporti con le parti correlate sono stati oggetto di attento monitoraggio nel rispetto del Regolamento di Gruppo per la gestione delle operazioni con parti correlate, in proposito si specifica che le operazioni con Intesa Sanpaolo e con le società da essa controllate sono state effettuate nel rispetto dei criteri di correttezza sostanziale e della normativa vigente e sono state regolate sulla base di tariffe in linea con i prezzi di mercato. In generale, si precisa che nel primo semestre 2014 non sono state effettuate da Banca CR Firenze e dalle sue controllate operazioni “di natura atipica o inusuale” (né con parti correlate, né con soggetti diversi dalle parti correlate), che per significatività o rilevanza possano avere dato luogo a dubbi in ordine alla salvaguardia del patrimonio aziendale. Nel corso del secondo trimestre 2014 sono stati perfezionati gli accordi relativi ai “Contratti di servizio 2014” con la Capogruppo Intesa Sanpaolo, con Intesa Sanpaolo Group Service e per le banche controllate con Banca CR Firenze S.p.A.. Si segnalano, inoltre, il rilascio da parte di quest’ultima e delle banche controllate di linee di credito a Banca IMI S.p.A. strumentali all’operatività in prestito titoli e il trasferimento da Banca CR Firenze a Banca IMI del titolo obbligazionario UnipolSai emesso il 24 aprile 2014, in sostituzione di una parte del preesistente prestito in pool in essere a favore dello stesso cliente. Inoltre CR Viterbo ha rilasciato una linea di credito a favore di Mediocredito Italiano per lo svolgimento dell’attività caratteristica. Le operazioni del periodo perfezionate con gli esponenti aziendali, gli stretti familiari degli esponenti e i soggetti controllati da questi, sono riconducibili alla normale operatività del Gruppo Intesa Sanpaolo, nel pieno rispetto della normativa di riferimento. Una sintesi dei principali rapporti patrimoniali in essere al 30 giugno 2014 e dei rapporti economici intercorsi nell’esercizio 2014 tra le società appartenenti al perimetro di consolidamento di Banca CR Firenze e le società appartenenti al Gruppo Intesa Sanpaolo viene esposta nelle seguenti tabelle. 30.06.2014 Totale attività finanziarie Totale altre attività Totale passività finanziarie Totale altre passività Importo (milioni di euro) Incidenza (%) 1.531 129 5.089 120 8% 32% 28% 12% 95 30.06.2014 Importo (milioni di euro) Inc idenza (%) 20 - 42 80 -6 - 62 6% 75% 40% 67% 19% Totale interessi attivi Totale interessi passivi Totale c ommissioni attive Totale c ommissioni passive Totale c osti di funzionamento I “costi di funzionamento” si riferiscono principalmente al saldo tra Spese per il personale distaccato al netto dei relativi recuperi (circa +3 milioni di euro) ed Altre spese amministrative (circa -65 milioni di euro), prevalentemente riconducibili ai servizi forniti da Intesa Sanpaolo S.p.A. e Intesa Sanpaolo Group Services S.c.p.A. (milioni di euro) Attività finanziarie detenute per la negoziazione Attività finanziarie disponibili per la vendita Crediti verso banche Crediti verso clientela Altre attività Debiti verso Banche Debiti verso clientela Passività finanziarie di negoziazione Altre passività Garanzie rilasciate/ ricevute e impegni Impresa controllante (a) 11 5 1.255 - 20 3.418 - 7 38 3 Imprese controllate - - - - - - - - - - - controllate al 100% appartenenti al gruppo bancario - - - - - - - - - - - controllate non al 100% appartenenti al gruppo bancario - - - - - - - - - - - controllate non appartenenti al gruppo bancario - - 5 - - - - - - - Imprese sottoposte a controllo congiunto - - - - - - - - - - Imprese collegate - - 10 - 14 - - - 20 - Management con responsabilità strategiche e organi di controllo (b) - - - 1 - - 1 - - - Fondi pensione - - - - - - - - - - Altre parti correlate (c) 8 - 174 62 95 1.547 6 110 62 7 19 5 1.444 63 129 4.965 7 117 120 10 - - - - 14 - - - Totale Azionisti (*) (*) Azionisti e relativi gruppi societari che detengono una partecipazione al capitale con diritto di voto di Banca CR Firenze S.p.A. o della Capogruppo Intesa Sanpaolo S.p.A. superiore al 2% (calcolata sui soli titoli in proprietà). 96 Le previsioni per l’intero esercizio La moderata espansione per l’economia globale dovrebbe estendersi anche al resto del 2014, con una maggiore convergenza dei tassi di crescita delle economie avanzate e assenza di pressioni inflazionistiche. Nell’Area euro la crescita si rafforzerà. L’Italia ne risentirà positivamente, anche se con tassi di espansione che rimarranno modesti. Le politiche monetarie continueranno ad essere molto espansive anche nel secondo semestre. Entro ottobre gli Stati Uniti cancelleranno gradualmente il programma di stimolo quantitativo, ma i tassi ufficiali non saranno toccati per tutto l’anno. Non è escluso che la Banca Centrale Europea decida di introdurre nuove misure di stimolo negli ultimi mesi dell’anno, se l’andamento dell’economia risultasse deludente e l’andamento dell’inflazione continuasse a sorprendere in negativo. Ci attendiamo che i tassi di interesse a medio e lungo termine riprendano la graduale tendenza al rialzo iniziata nel 2013, scontando l’approssimarsi dei rialzi dei tassi ufficiali americani. Vi sono aspettative che ciò possa rafforzare il dollaro sui mercati valutari. Sulla base della dinamica degli indicatori anticipatori del ciclo, segnatamente nel Gruppo dei BRICS, e tenuto conto degli orientamenti di politica economica adottati in diversi Paesi per contrastare il rallentamento intervenuto nel primo trimestre, è atteso nel secondo semestre dell’anno un recupero della crescita degli emergenti, anche se lungo un profilo che per l’intero 2014 potrebbe risultare più basso rispetto alle attese di fine 2013. Con riferimento ai Paesi con controllate ISP, si prevede in area CEE una buona dinamica ancora dell’economia reale in Ungheria, Slovacchia e Slovenia. Nei Paesi di area SEE è atteso invece un assestamento, con il PIL della Croazia ancora in contrazione nell’anno. Le alluvioni della scorsa primavera comporteranno una caduta del PIL anche in Serbia insieme con una sensibile frenata in Bosnia. Nei paesi di Area CSI, le tensioni geopolitiche sono all’origine di attese di sostanziale stagnazione in Russia e nuova recessione in Ucraina. In Egitto, con la stabilizzazione del quadro politico interno, è previsto un progressivo recupero dell’economia, che dovrebbe tornare ad accelerare rispetto al modesto 1,6% del 2013. Per quanto riguarda il sistema bancario italiano, il secondo semestre 2014 vedrà il perdurare della debolezza del mercato creditizio, stretto fra carenza di domanda e prudenza dell’offerta, in considerazione dell’elevata incidenza dei crediti problematici e della valutazione approfondita delle banche in atto da parte della BCE. Sulla base dei fattori fondamentali, il ritorno alla crescita degli impieghi seguirà di alcuni trimestri la ripresa dell’economia. Le nuove operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine potranno contribuire all’ulteriore miglioramento delle condizioni di offerta sul mercato del credito. Dal lato della raccolta, è attesa una crescita molto moderata dei depositi, mentre la dinamica complessiva risentirà del processo di riallocazione dei portafogli delle famiglie verso il risparmio gestito. In un contesto di condizioni di accesso al credito in miglioramento ma ancora caratterizzato da elevata attenzione, è prevedibile che i tassi sui prestiti confermino una certa resistenza, mentre potrà proseguire la graduale distensione del costo della raccolta. 97 98 Attestazione del bilancio consolidato semestrale abbreviato ai sensi dell’art.154 bis del D.Lgs.n. 58/1998 99 100 Relazione della società di revisione 101 102 Allegati Allegati Criteri di riclassificazione del conto economico Per il conto economico le riclassificazioni hanno riguardato: - i dividendi su azioni classificate tra le attività finanziarie disponibili per la vendita e quelle detenute per la negoziazione, che sono stati riallocati nell’ambito del Risultato dell’attività di negoziazione; allo stesso modo è stato ricondotto nel Risultato dell’attività di negoziazione, dal comparto interessi, il costo figurativo inerente il finanziamento per l’acquisto di titoli azionari di trading; - le quote di Interessi netti, Dividendi e proventi simili, Commissioni nette, Risultato dell’attività di negoziazione, Altri oneri/proventi, Utili da cessione o riacquisto di attività disponibili per la vendita e il Risultato netto delle attività e passività finanziarie valutate al fair value riguardanti l’attività assicurativa, ricondotte alla specifica voce; - i differenziali su tassi di interesse attivi e passivi maturati e incassati a fronte di contratti di currency interest rate swap che prevedono lo scambio di due tassi variabili, classificati nel portafoglio di negoziazione, stipulati a copertura di operazioni di raccolta in divisa a tasso variabile, che sono stati ricondotti tra gli Interessi netti, in funzione della stretta correlazione esistente; - il Risultato netto dell’attività di copertura, che è stato ricondotto nel Risultato dell’attività di negoziazione; - gli Utili e perdite da cessione o riacquisto di attività finanziarie disponibili per la vendita o di passività finanziarie, che sono stati riallocati nell’ambito del Risultato dell’attività di negoziazione; - gli Utili e perdite da cessione o riacquisto di crediti, che sono stati appostati tra le Rettifiche di valore nette su crediti; - le Rettifiche di valore nette per deterioramento di altre operazioni finanziarie, relative a garanzie, impegni e derivati su crediti, che sono state ricondotte nell’ambito delle Rettifiche di valore nette su crediti; - il rientro del time value su crediti, che è stato ricondotto tra gli Interessi netti anziché essere allocato tra le Rettifiche di valore nette su crediti, in quanto il fenomeno deriva direttamente dall’applicazione del criterio del costo ammortizzato, in assenza di variazioni nella previsione dei flussi futuri attesi; un‘impostazione coerente è stata utilizzata per il time value del Trattamento di fine rapporto del personale e dei Fondi per rischi ed oneri; - le svalutazioni di attività materiali ed immateriali, che sono state escluse dalle Rettifiche di valore nette su attività materiali ed immateriali – che in tal modo esprimono il solo ammortamento – per essere incluse nella voce Rettifiche di valore nette su altre attività, nell’ambito della quale confluiscono le Rettifiche di valore nette per deterioramento di attività finanziarie disponibili per la vendita, detenute sino alla scadenza ed altre operazioni finanziarie; - la componente di Utile/perdita da cessione di partecipazioni che, unitamente alla voce Utili (perdite) da cessione di investimenti e al Risultato netto della valutazione al fair value delle attività materiali e immateriali, concorre a formare gli Utili e le Perdite su attività finanziarie detenute sino a scadenza e su altri investimenti, al netto dei risultati d’esercizio delle partecipazioni valutate sulla base del patrimonio netto che trovano rilevazione in un’apposita voce dei Proventi operativi netti; - gli oneri di integrazione con Intesa Sanpaolo sostenuti da Banca CR Firenze e dalle Banche partecipate, che sono stati riclassificati, al netto dell’effetto fiscale, a voce propria dalle voci Spese per il personale, Spese amministrative e Rettifiche di valore nette su attività materiali e immateriali. Criteri di riclassificazione dello stato patrimoniale Allo scopo di fornire una rappresentazione più immediata della situazione patrimoniale e finanziaria è stato predisposto uno schema sintetico delle attività e delle passività attraverso opportuni raggruppamenti, che hanno riguardato: - l’inclusione della voce Cassa e disponibilità liquide nell’ambito della voce residuale Altre voci dell’attivo; - l’inclusione del valore dei Derivati di copertura e dell’Adeguamento di valore delle attività e delle passività finanziarie oggetto di copertura generica tra le Altre voci dell’attivo e le Altre voci del passivo; - l’aggregazione in un’unica voce delle Attività materiali e delle Attività immateriali; - l’aggregazione in un’unica voce dell’ammontare dei Debiti verso clientela e dei Titoli in circolazione; - il raggruppamento in un’unica voce dei fondi aventi destinazione specifica (Trattamento di fine rapporto e Fondi per rischi ed oneri); - l’indicazione delle Riserve diverse dalle Riserve da valutazione in modo aggregato, al netto delle eventuali azioni proprie; - l’aggregazione in un’unica voce del Capitale e delle Azioni rimborsabili. 103 Allegati Prospetto di raccordo tra il conto economico consolidato riclassificato e lo schema di conto economico di Banca d’Italia (importi in mln di euro) Raccordo Voci del conto economico 30-giu-14 30-giu-13 Banca d'Italia Voce 30 - Margine di interesse 266 272 Voce 130 a) (Parziale) - Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di crediti (Rientro time value crediti) 23 19 Voce 180 a) (Parziale) - Spese per il personale (Rientro time value trattamento di fine rapporto) -3 -3 286 288 Voce 70 - Dividendi e proventi simili 12 2 Voce 70 (Parziale) - Dividendi e proventi simili (dividendi AFS/ HFT) -11 0 Interessi Netti Dividendi e utili (perdite) partecipazioni valutate al PN Voce 60 - Commissioni nette Voce 60 - (Parziale) - Riclassifica spesa perizie su mutui surrogati Commissioni nette Voce 80 - Risultato netto dell'attività di negoziazione Voce 70 - Dividendi e proventi simili (riclassifica ex AFS) Risultato dell'attività di negoziazione Voce 220 - Altri oneri/proventi di gestione Voce 220 - (Parziale) Impatto variazione perimetro Voce 220 (Parziale) - Altri oneri/proventi di gestione (recuperi imposte indirette) Altri proventi (oneri) di gestione Proventi operativi netti Voce 180a) - Spese per il personale 1 2 192 190 0 -1 192 189 5 8 11 0 16 8 52 56 0 0 -17 -20 35 36 530 523 -182 -182 Voce 180a) - Spese per il personale (oneri d'integrazione) 0 3 Voce 180 a) (Parziale) - Spese per il personale (Rientro time value trattamento di fine rapporto) 3 -3 -179 -176 -144 -159 Spese per il personale Voce 180b) - Altre spese amministrative Voce 220 (Parziale) - Altri oneri/proventi di gestione (recuperi imposte indirette) Altre spese amministrative Voce 200 - Rettifiche/riprese di valore nette su attività materiali Voce 210 - Rettifiche/riprese di valore nette su attività immateriali 17 -20 -127 -139 -11 -11 -0 -1 -11 -12 Oneri operativi -317 -327 Risultato della gestione operativa 213 197 -22 -2 Ammortamento immobilizzazionii immateriali e materiali Voce 190 - Accantonamenti netti ai fondi per rischi ed oneri Accantonamenti netti ai fondi per rischi ed oneri Voce 100 a) - Utile (Perdita) da cessione o riacquisto di crediti Voce 130 a) - Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di crediti Voce 130 a) (Parziale) - Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di crediti (Rientro time value crediti) Voce 130 d) - Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di altre operazioni finanziarie -22 -2 -1 -2 -125 -221 -23 19 0 -1 -148 -243 -1 -4 -1 -4 Voce 240 - Utili (perdite) delle partecipazioni 2 -5 Voce 270 - Utili (Perdite) da cessione di investimenti 0 1 2 -4 44 -56 -47 1 Rettifiche di valore nette su crediti Voce 130 b) - Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di attività finanziarie disponibili per la vendita Rettifiche di valore nette su altre attività Utili (perdite) su attività finanziarie detenute sino a scadenza e su altri investimenti Risultato corrente al lordo delle imposte Voce 290 - Imposte sul reddito dell'esercizio dell'operatività corrente Imposte sul reddito di periodo dell'operatività corrente Voce 330 - Utile (Perdita) d'esercizio di pertinenza di terzi Utile di periodo/esercizio Oneri di integrazione (al netto dell'effetto fiscale) Risultato netto 104 -47 1 -3 -2 -6 -58 0 -3 -6 -61 Allegati Prospetto di raccordo tra lo stato patrimoniale consolidato riclassificato e lo schema di stato patrimoniale di Banca d’Italia (milioni di euro) Raccordo Voci dello stato patrinomiale BANCA D'ITALIA Voci dello stato patrimoniale riclassificato - Attivo 31 dicembre 2013 Voci delle schema di stato patrimoniale - Attivo Attività finanziarie di negoziazione 126 Voce 20 - Attività finanziarie detenute per la negoziazione Attività finanziarie disponibili per la vendita Voce 40 - Attività finanziarie disponibili per la vendita Attività finanziarie detenute fino alla scadenza Voce 50 - Attività finanziarie detenute sino alla scadenza Crediti verso banche Voce 60 - Crediti verso banche Crediti verso clientela Voce 70 - Crediti verso clientela Partecipazioni Voce 100 - Partecipazioni 149 126 149 379 604 379 604 36 36 36 36 1.442 504 1.442 504 17.328 17.774 17.328 17.774 14 15 14 15 491 502 Voce 120 - Attività materiali 370 381 Voce 130 - Attività immateriali 120 120 617 616 617 616 1 2 Attività materiali e immateriali Attività fiscali Voce 140 - Attività fiscali Attività non correnti e gruppi in via di dismissione Voce 150 - Attività non correnti e gruppi di attività in via di dismissione 1 2 617 735 Voce 10 - Cassa e disponibilità liquide 216 312 Voce 160 - Altre attività 311 327 Altre voci dell'attivo Voce 80 - Derivati di copertura Totale attività Totale dell'attivo Voci dello stato patrimoniale riclassificato - Passivo Voci delle schema di stato patrimoniale - Passivo Debiti verso banche Voce 10 - Debiti verso banche Debiti verso clientela e titoli in circolazione Voce 20 - Debiti verso clientela Voce 30 - Titoli in circolazione Passività finanziarie di negoziazione Voce 40 - Passività finanziarie di negoziazione Passività fiscali Voce 80 - Passività fiscali Passività associate ad attività in via di dismissione Voce 90 - Passività associate ad attività in via di dismissione Altre voci del passivo Voce 100 - Altre passività 89 96 21.052 20.936 4.986 4.932 4.986 4.932 13.186 13.368 13.094 13.177 93 191 120 140 120 140 20 38 20 38 0 0 0 0 1.052 783 934 711 Voce 60 - Derivati di copertura 59 29 Voce 70 - Adeguamento di valore delle passività finanziarie oggetto di copertura generica (+/-) 60 43 328 303 Fondi a destinazione specifica Voce 110 - Trattamento di fine rapporto del personale 155 145 Voce 120 - Fondi per rischi e oneri 173 159 831 831 Capitale Voce 190 - Capitale 831 831 386 580 Voce 170 - Riserve 197 391 Voce 180 - Sovrapprezzi di emissione 189 189 Riserve Voce 200 - Azioni proprie (-) Riserve da valutazione Voce 140 - Riserve da valutazione Patrimonio di pertinenza di terzi Voce 210 - Patrimonio di pertinenza di terzi Utile di periodo Voce 200 - Utile (Perdita) d'esercizio (+/-) Totale passività e patrimonio netto 30 giugno 2014 Totale del passivo 0 0 -22 -15 -22 -15 170 168 170 168 -6 -193 -6 -193 21.052 20.936 105 Allegati Prospetti contabili di Banca CR Firenze S.p.A. Stato patrimoniale (euro) Voc i dell'attivo 10. Cassa e disponibilità liquide 20. Attività finanziarie detenute per la negoziazione 30. Attività finanziarie valutate al fair value 40. Attività finanziarie disponibili per la vendita 60. Crediti verso banc he 70. Crediti verso c lientela 80. Derivati di c opertura 100. Partec ipazioni 110. Attività materiali 120. Attività immateriali 30.06.2014 31.12.2013 112.662.000 171.546.952 90.571.260 102.679.667 233.889 311.975 301.957.544 522.833.465 898.974.639 135.838.832 9.649.273.707 9.983.260.591 53.297.004 54.433.857 858.760.291 860.004.541 275.952.549 283.122.575 70.100.027 70.100.027 di c ui: - avviamento 130. Attività fisc ali a) c orrenti b) antic ipate - di c ui trasformabili in c rediti d'imposta (L. n. 214/2011) 140. Attività non c orrenti e gruppi di attività in via di dismissione 150. Altre attività Totale dell'attivo 70.100.027 70.100.027 420.046.573 419.095.515 125.717.857 60.109.369 294.328.716 358.986.146 240.554.572 324.371.538 - 652.651 168.981.983 181.250.199 12.900.811.466 12.785.130.847 (euro) Voc i del passivo e del patrimonio netto 30.06.2014 31.12.2013 Debiti verso banc he 3.138.590.745 3.173.571.508 20. Debiti verso c lientela 7.590.597.050 7.494.460.778 30. Titoli in c irc olazione 72.009.093 161.778.545 40. Passività finanziarie di negoziazione 113.870.456 110.273.160 60. Derivati di c opertura Adeguamento di valore delle passività finanziarie oggetto di c opertura generic a 32.180.322 16.129.963 36.251.566 26.542.034 10. 70. 80. Passività fisc ali 9.100.397 21.970.224 a) c orrenti 4.182.685 16.692.495 b) differite 4.917.712 5.277.729 558.286.949 423.374.039 100. Altre passività 110. Trattamento di fine rapporto del personale 90.039.683 83.193.300 120. Fondi per risc hi ed oneri 98.743.935 116.372.046 a) quiesc enza e obblighi simili b) altri fondi 130. Riserve da valutazione 9.647.150 8.906.721 89.096.785 107.465.325 - 18.571.974 - 14.160.940 562.730.973 160. Riserve 149.788.595 170. Sovrapprezzi di emissione 189.357.249 189.357.249 180. Capitale 831.364.347 831.364.347 9.203.053 - 411.826.379 12.900.811.466 12.785.130.847 200. Utile (perdita) d'eserc izio Totale del passivo e del patrimonio netto 106 Allegati Conto economico (euro) 30.06.2014 30.06.2013 Voc i 10. Interessi attivi e proventi assimilati 172.563.328 184.400.797 20. Interessi passivi e oneri assimilati - 35.008.978 - 44.054.835 30. Margine di interesse 137.554.350 140.345.962 40. Commissioni attive 115.836.442 113.249.813 50. Commissioni passive - 5.138.535 - 5.401.328 60. Commissioni nette 110.697.907 107.848.485 70. Dividendi e proventi simili 9.405.225 10.026.421 80. Risultato netto dell'attività di negoziazione 19.189.997 5.862.782 90. Risultato netto dell'attività di c opertura 100. Utile/perdita da c essione o riac quisto di: a) c rediti b) attività finanziarie disponibili per la vendita c ) attività finanziarie detenute sino alla sc adenza d) passività finanziarie 110. Risultato netto delle attività e passività finanziarie valutate al fair value 17.634 214.629 - 440.756 - 854.291 - 396.215 - 853.298 - 44.541 - 986 88.298 -7 - 9.085 120. Margine di intermediazione 276.512.655 263.434.903 130. Rettific he/Riprese di valore nette per deterioramento di: a) c rediti b) attività finanziarie disponibili per la vendita d) altre operazioni finanziarie - 70.556.142 - 70.267.529 - 756.988 468.375 - 166.394.298 - 160.986.457 - 4.462.881 - 944.960 140. Risultato netto della gestione finanziaria 150. Spese amministrative: a) spese per il personale b) altre spese amministrative 160. Ac c antonamenti netti ai fondi per risc hi e oneri 170. Rettific he/Riprese di valore nette su attività materiali 180. Rettific he/Riprese di valore nette su attività immateriali 190. Altri oneri/proventi di gestione 200. Costi operativi 210. Utili (Perdite) delle partec ipazioni 230. Rettific he di valore dell'avviamento 240. Utili (Perdite) da c essione di investimenti 250. Utile (Perdita) della operatività c orrente al lordo delle imposte 260. Imposte sul reddito dell'eserc izio dell’operatività c orrente 270. Utile (Perdita) della operatività c orrente al netto delle imposte 280. Utile (Perdita) dei gruppi di attività in via di dismissione al netto delle imposte 290. Utile/ (perdita) d'eserc izio 205.956.513 97.040.605 - 161.497.990 - 90.403.899 - 71.094.091 - 170.496.936 - 91.842.494 - 78.654.442 - 21.627.979 - 1.906.242 - 6.899.542 - 6.913.988 - - 583.224 12.705.340 15.013.203 - 177.320.171 - 164.887.187 943.205 - 5.102.421 - - 230.496 190.547 29.810.043 - 72.758.456 - 20.606.990 13.510.096 9.203.053 - 59.248.360 9.203.053 250.970 - 58.997.390 107 Allegati Prospetto della redditività complessiva 10. UTILE (PERDITA) D'ESERCIZIO Altre c omponenti reddituali al netto delle imposte senza rigiro a c onto ec onomic o 30.06.2014 (importi in euro) 30.06.2013 9.203.053 - 58.997.390 - 6.200.799 2.219.570 20. Attività materiali - 30. Attività immateriali - 40. Piani a benefic i definiti 50. Attività non c orrenti in via di dismissione - - 60. Quota delle riserve da valutazione delle partec ipazioni valutate a patrimonio netto - - 70. Copertura di investimenti esteri - 80. Differenze di c ambio - 90. Copertura dei flussi finanziari Altre c omponenti reddituali al netto delle imposte c on rigiro a c onto ec onomic o 100. Attività finanziarie disponibili per la vendita 110. Attività non c orrenti in via di dismissione 120. Quota delle riserve da valutazione delle partec ipazioni valutate a patrimonio netto 130. Totale altre c omponenti reddituali al netto delle imposte 140. REDDITIVITA' COMPLESSIVA (Voc e 10 + 130) 108 - 6.200.799 1.789.765 2.219.570 - 2.819.866 - 228.859 - 6.519.708 1.560.905 3.699.843 - - - - - 4.411.034 - 600.296 4.792.019 - 59.597.686 Allegati Prospetto delle variazioni del patrimonio netto al 30 giugno 2014 ( euro) 30.06.2014 Capitale azioni azioni ordinarie di risparmio ESISTENZE AL 1.1.2014 ALLOCAZIONE RISULTATO ESERCIZIO PRECEDENTE 831.364.347 Sovrapprezzi di emissione altre 189.357.249 658.813.096 -96.082.123 Riserve Dividendi e altre destinazioni Riserve di utili Riserve Strumenti da di valutazione capitale -14.160.940 -411.826.379 Azioni Utile (Perdita) proprie di esercizio Patrimonio netto -411.826.379 1.157.465.250 411.826.379 (a) - VARIAZIONI DELL'ESERCIZIO Variazioni di riserve -1.115.999 -1.115.999 Operazioni sul patrimonio netto Emissione nuove azioni Acquisto azioni proprie Distribuzione straordinaria dividendi V ariazione strumenti di capitale Deriv ati su proprie azioni Stock option Altre variazioni - - Redditività complessiva PATRIMONIO NETTO AL 30.06.2014 (a) 831.364.347 189.357.249 245.870.718 -96.082.123 -4.411.034 9.203.053 4.792.019 -18.571.974 9.203.053 1.161.141.270 La voce comprende i dividendi e gli importi destinati al Fondo a disposizione dell'Assemblea dei Soci di Banca CR Firenze S.p.A. Prospetto delle variazioni del patrimonio netto al 30 giugno 2013 ( euro) 30.06.2013 Capitale azioni azioni ordinarie di risparmio ESISTENZE AL 1.1.2013 ALLOCAZIONE RISULTATO ESERCIZIO PRECEDENTE 831.364.347 Riserve Dividendi e altre destinazioni Sovrapprezzi di emissione Riserve di utili altre 189.357.249 667.131.949 -96.082.123 Riserve Strumenti di da capitale valutazione -14.174.392 1.664.876 Azioni Utile (Perdita) proprie di esercizio Patrimonio netto 6.154.243 1.583.751.273 -1.664.876 (a) -4.489.367 -4.489.367 VARIAZIONI DELL'ESERCIZIO Variazioni di riserve -14.373.597 -14.373.597 Operazioni sul patrimonio netto Emissione nuove azioni Acquisto azioni proprie Distribuzione straordinaria dividendi Variazione strumenti di capitale Derivati su proprie azioni Stock option Altre variazioni - - Redditività complessiva PATRIMONIO NETTO AL 30.06.2013 (a) -600.296 831.364.347 189.357.249 654.423.228 -96.082.123 -14.774.688 -58.997.390 -59.597.686 -58.997.390 1.505.290.623 La voce comprende i dividendi e gli importi destinati al Fondo a disposizione dell'Assemblea dei Soci di Banca CR Firenze S.p.A. 109 Allegati 110
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