La voce di Limina Edicion No 8 ITALIANO

Pubblicazione Semestrale N°8 Luglio 2014
LA VOCE
Distribuzione gratuita
di Limina
Organo Semestrale di informazione per soci e simpatizzanti
della Societá Operaia Liminese
EDITORIALE - 2
POLITICA
Cari Liminesi - 3
Decennio
Perduto - 4-5
Interrogazione - 6
Microimprese - 7
La Galleria
Degli Errori - 8
CULTURA
Buone e cattive
semenze - 9
Nulla Salus
Bello - 10 -11
Un premio di
Narrativa Racconti Intitolato a
“Giuseppe
Cavarra” - 12
LA VOCE DI LIMINA
LA VOCE di Limina
EDITORIALE
A
Limina, dove molti cittadini
sono indignati, soffiano venti
di cambiamento. Per questo,
i cittadini, non presi dalla paura, si
oppongono, con piena ragione, a
un malgoverno che ha generato
conseguenze disastrose.
Coloro che credono che l`opposizione
dei cittadini liminesi indignati è un
prodotto di un complotto, tendente
ad offendere, screditare e squalificare
i dirigenti dell`attuale governo, non
capiscono per niente. E ciò è un
argomento che va divulgato e reso
noto, perchè tanti sappiano.
Ê risaputo che i nostri amministratori liminesi sono specializzati nel
travisare i fatti e che possiedono
un`impressionante abilità nel generare
falsità. Se così persistono continuano
a tenere la loro testa dentro la sabbia.
Le proteste che si sono manifestate nei
primi 15 anni nei confronti di questi
nostri amministratori, non hanno avuto
una risposta, una spiegazione di tutto
quello che bolliva nell`anima liminese.
Molto delusi, conseguentemente, sono
rimasti i giovani, i quali ogni giorno
sono di più nel vedere, sentire e capire
che il cammino tracciato per questo
gruppo politico non conduce a niente
di stimolante, bensì a una ripetizione
di promesse false, alla repressione del
sentimento limenese e al vile crollo
delle possibilità di crescita personale.
In questi giovani così si alimentano la
non speranza, il buio, il non futuro, la
consapevolezza della decadenza di
una piccola comunità che ha avuto nel
passato (ed ha nel presente) uomini di
spicco. Questi giovani si rifiutano ad
accettare che il loro futuro stia nelle
mani di questo gruppo politico che
ha governato in questi ultimi 20 anni.
Questi nostri validi giovani non cedono
alla paura, non si sottomettono, sanno,
per questo, opporre resistenza al
potere politico e sono riusciti a capire
il vero stato d`animo della popolazione
liminese. Per questi nostri giovani, la vita
non è sogno, ma verità, valore, rinascita,
non solo la possibilità di emigrare, come
i loro padri, i loro parenti. Sanno che si
può vivere bene e motivati e difendere
il luogo dove si è nati.
Il governo liminese degli ultimi 20 anni
ha condannato il passato, durante il
quale, come ancora ho ricordato, si
godeva certa fiducia di benessere, ma,
a parte questo, ha precluso il futuro
alla nuova generazione. Non ha per
nulla costruito, se si guardano certe
opere pubbliche che, se definite, sono
una degradazione, che, se incomplete,
sono una vergogna. Per questo i
nostri giovani continuano ad opporsi
Tutte le sottomissioni nascono dalla paura
(Bertrand Russell)
e a non arrendersi, sopratutto ad un
capo agressivo che sa intimidire, chi
si oppone a lui. Non cedono al suo
arbitrio, non accetteranno il modo
arbitrario e prepotente come i suoi
uomini amministrano, tutto a discapito
dei sacri diritti dei cittadini e della
proprietà privata. Non cedano alle
decisioni insensate di questi nostri
amministratori dei quali conosciamo,
come sopra accennato, le loro
opere pubbliche, che non hanno
rappresentato nessun beneficio per
la comunità e per i suoi cittadini. Non
accettano l´ irresponsabile abbandono
delle strade rurali
Osteggiano la loro incapacità, che pure,
fra l`altro, ha causato un`allarmante
spopolamento del paese, (quando 19
anni fà hanno assunto il governo, il paese
di Limina contava con 1.346 abitanti,
attualmente circa 900) spopolamento
che si sarebbe potuto frenare con
la creazione di piccole attività nel
campo
turistico,
nell`agricoltura,
nell`allevamento, settori che avrebbero
consentito piccole occupazioni dei
giovani. Osteggiano ancora il loro
sprezzante disinteresse per la cultura, la
loro negligenza nei confronti del nostro
patrimonio ambientale.
Ricordo, a proposito, che sono state
distrutte molte arcate scolpite in pietra
nostra da abili maestranze liminesi e
sono state portate via dal paese senza
capire che veniva sotratto un pezzo
della nostra raffinata storia artigianale.
I nostri giovani non dimenticano
l`irresponsabile indebitamento del
paese, ( che ha costretto il Comune ad
impegnare annualmente in bilancio più
di 200 mila euro per il rimborso degli
interessi e le quote di ammortamento,
più le grosse somme di prestiti bancari
con scadenza a breve termine). Un
carico troppo pesante per le future
generazioni, una frustazione che
subisce tutta la popolazione.
Lottano perchè nella nostra comunità
non vengono escluse quando si
eseguono certe opere pubbliche i nostri
professionisti, che disoccupati, sono
costretti ad abbandonare la comunità
in cerca di un lavoro in altri luoghi.
Lottano per l`inaccettabile prepotenza
dimostrata in ogni processo elettorale,
al utilizzare i voti dei liminesi che vivono
all`estero.
Conseguentemente, tutte queste
cose che abbiamo descritto, e tanti
altri che non abbiamo menzionato
hanno generato nella nostra Limina un
grande malessere che non si può più
sopportare o ignorare se non si vuole
subire una sorta di regime paesano.
Ricordiamo che sono trascorsi quasi
20 anni e il nostro paese ingloba 20
anni di risentimento, di prepotenza,
d`intolleranza.Dobbiamopurericordare
che i governanti di Limina hanno agito
nei confronti dell`opposizione con
l`utilizzo di metodi antidemocratici
e hanno combattuto con l`uso
dell`intimidazione, della minaccia, del
ricatto. Hanno considerato- invasi da
una sorta di potere indiscusso, assolutol`avversario come acerrimo nemico.
E l`utilizzo del loro potere politico e
finanziario ha funzionato bene per
piegare sempre più il cittadino debole,
che non può difendersi. Persiste ancora,
purtroppo, nella comunità liminese
l`espressione: “Qui comandiamo noi !”
Non solo, questa, una spavalderia, ma
pure una sicura indiscussa prepotenza,
che si annida in un capo.
La gente a Limina, dicevo sopra, è indignata,
stanca e reclama un cambiamento urgente,
un cambiamento profondo, che sappia di
democrazia, di conquista della libertà, e di
una sperata vita migliore.
L`indignazione, nasce fondamentalmente dalla mancanza di un futuro
che non intravedono, sopratutto, i
giovani cittadini. I governanti di Limina
hanno espropiato il futuro ai giovani .
Per loro a Limina oggi non esiste futuro.
E questo , quello che fermenta nell` anima dei giovani indignati liminesi. Ma
non va persa la speranza di riprendere
una vita dignitosa, gradevole. Come?
Con la coscienza di non accetare vili
compromessi e di lavorare uniti in
nome della comunità desolata.
Si avvicinano le nuove consultazioni
per eleggere a Limina nuove presenze
umane, quelle che credono al bene
di tutti, alla cordialità, alla pace, alla
moralizzazione dell`ambiente e ad altro
di buono.
Per affrontare la sfida, le forze democratiche si sono unite. Non mi
riferisco all`unità burocratica, bensì
all`unità viva che si ricostruisce ogni
giorno.
Ed in fine, le differenze dentro l`alleanza
politica d`opposizione, costituita l`anno
scorso, non solo sono naturali ma
utili e le discussioni e i dibattiti sono
indispensabbili.
La lotta dei liminesi e dei giovani, in
particolare, è una poderosissima forza
unitaria che porterà alla vittoria da
tanto tempo desiderata
Un gran saluto a tutti i liminesi residenti
e non residenti
Per una Limina possibile
Eligio Restifo
[email protected]
LA VOCE di Limina
v
oglio anzitutto precisare che
scrivere delle opinioni personali
su questo periodico, non significa
parteggiare per uno schieramento
politico per danneggiarne altri.
Da turista cronico del Vostro Paese,
Voi tutti sapete che mi sono sempre
limitato ad evidenziare i cambiamenti
spesso negativi ai quali ho assistito
negli ultimi quarant’anni, rilevandoli da
mero osservatore indipendente.
Ciò premesso, in questa sede considero
sia inutile ribadire le scelte politiche
che hanno trasformato Limina in pejus
negli ultimi decenni, relegandola
tra i primi posti nella Provincia di
Messina per abbandono degli abitanti,
disoccupazione e mancanza di risorse
locali, che in concreto rappresentano la
causa ostativa della ripresa economica,
artigianale, commerciale e turistica.
Sicchè presumo sia giunto il momento
di contribuire a formulare delle
proposte, che auspico siano valutate
da Voi tutti, sì da iniziare un percorso
positivo per il rinnovamento reale del
Paese che tanto amiamo.
A mio sommesso giudizio, ritengo che
tutti coloro che auspicano il benessere
di Limina debbano fare un salto di
qualità, sia sotto il profilo mentale
e professionale, sia sotto l’aspetto
organizzativo-operativo.
Gli interventi necessari per far risorgere
Limina e la propria storia, sono tanti:
sia individuali e collettivi, sia privati
e pubblici; in ogni caso eliminando i
proverbiali metodi e usi del passato.
Ricordo a me stesso che Limina
sarà in grado
di migliorarsi se
POLITICA
CARI LIMINESI
Luciano Conconi
3
incentiverà l’attività degli allevatori,
nonchè il settore artigianale agricolo,
sì da ottenere la produzione e
trasformazione dei prodotti locali per
la vendita sul mercato ed in specie per
i turisti.
Il mio pensiero corre al ripristino
delle infrastrutture quali il frantoio,
il macello, il mulino, il torchio, ecc.;
ovvero all’allevamento di suini, ovini,
pollame e altro. Il tutto collegato con
scuole professionali di artigianato
per la lavorazione dei prodotti locali,
ovvero per sarti, falegnami, operatori
turistici, cesellatori e altro.
Fulcro di tale rinnovamento e coordinamento deve essere l’Amministrazione Comunale, la quale con
progetti specifici finalizzati ad ottenere contributi europei, regionali e
provinciali- dovrà altresì migliorare
l’ambiente esterno al Paese (istallando
panchine, alberi da adorno, gazebi,
sentieri curati, recinzioni, cestini per
raccolta rifiuti, riconvertire e/o abbellire
alcune opere, migliorare la viabilità
senza cementificare, organizzare
visite guidate, ecc.), supportando gli
allevatori, agrituristi e agricoltori nel
rapporto con le Istituzioni per ottenere
finanziamenti, agevolazioni fiscali e
contributi vari.
Anche l’interno del Paese dovrà essere
migliorato nel rispetto della propria
storia, prevedendo sagre e feste in
costumi d’epoca per evocare le proprie
tradizioni, ricostruendo le mura e archi
storici, disciplinando i colori degli edifici,
promuovendo dipinti d’epoca sulle
facciate e lungo le vie, intervenendo
sulle case pericolanti e/o non in regola
col piano regolatore, espropriando
quelle in stato di abbandono,
disciplinando i parcheggi, modificando
la raccolta rifiuti e abolendo i cassonetti,
istallando panchine e piante, e -dove
possibile- piccoli angoli di sosta per i
turisti.
Anche la prevenzione e repressione
degli incendi nonché la tutela del decoro urbano ed extraurbano dovrebbe
essere oggetto di molta attenzione,
con squadre di vigilanza e relativi
rapporti alla Forestale e alle Forze
dell’Ordine per il rispetto delle leggi in
vigore afferenti il divieto di pascolo, il
taglio abusivo degli alberi, discariche
abusive, vandalismo e altro.
Intendiamoci, tutti i migliori progetti
non si realizzano con la bacchetta
magica o auspicando che siano sempre
gli altri ad impegnarsi e sacrificarsi. Chi
ama Limina deve impegnarsi in prima
persona e dare il proprio contributo
collaborando senza divisioni politiche,
tenuto conto che “il cambiamento
con le buone regole” crea lavoro per
tutti, ricchezza per il Paese, qualità
dell’ambiente, serenità e gioia per
coloro che ci vivono.
Tutto questo è possibile, si può e si
deve fare, non solo per sanaresia pure
in parte- il danno che hanno fatto le
precedenti Amministrazioni con la
complicità di Paesani poco sensibili
alla storia e tradizioni del Paese; ma per
il dovere che ogni generazione ha nei
confronti dei propri figli e nipoti.
Sono certo che la maggioranza di Voi
è composta di persone serie, sensibili,
convinte che Limina possa ridiventare
la luce di riferimento di tutta la Valle
d’Agrò.
E’ stato perso troppo tempo, con
danni all’ambiente e all’economia
quasi irreversibili, ma sono convinto
che queste persone serie sapranno
emergere ai Vostri occhi e saranno
selezionate e premiate da Voi.
E quando avete un dubbio ricordate…………..Limina non è una
proprietà politica, né una proprietà
privata di singole persone: essa è un
“bene pubblico che appartiene a
tutta la collettività Liminese”, frutto
dei sacrifici dei Vostri avi, che ad
ogni generazione la consegnavano
in prestito ai loro discendenti, con
l’obbligo
morale-consuetudinario
di restituirla migliorata per le future
generazioni.
Ora tocca a Voi.
Una sincera stretta di mano.
Milano 04 Aprile 2014
4
I
POLITICA
LA VOCE di Limina
DECENNIO PERDUTO
Eligio Restifo
l Dott. Stefano Milazzo Savoca,
marito della Dott.ssa Concetta
Santoro, titolare della farmacia di
Limina, vivono da 12 anni nel nostro
paese. Durante tutti questi anni che
vado a Limina per le vacanze estive
assieme a mia moglie abbiamo avuto sempre gradevoli e interessanti
conversazioni con questa gentilissima coppia innamorata della città
di Parigi. Nelle nostre conversazioni
abbiamo toccato temi di differenti
argomenti. Sempre mi parlavano
della bellezza del nostro paese, della
privilegiata posizione geografica,
della splendida vista al mare
circondata da stupende montagne,
di un clima invidiabile e della bontà
della nostra gente. Gente amabile,
simpatica, solidale, che ha consentito
alla coppia di vivere contenta
durante tanti anni nel nostro paese.
In agosto dello scorso anno il Dott.
Milazzo mi ha raccontato una storia
che mi ha lasciato con la bocca
aperta. Mi diceva che in riconoscenza
all`amore che aveva per il nostro
paese e per la sua gente, ha voluto
ricompensare in certa forma tutte
queste attenzioni e contribuire alla
realizzazione di un progetto che
avrebbe portato lavoro e ricchezza al
paese di Limina.
Il Dott. Milazzo è cugino
dell`avvocato Ettore Denti di Forlì
titolare dell IOM (Istituto oncologico
del Mediterraneo) importantissimo centro di ricerca oncologica
a Catania, è Presidente di AIOP
(Associazione Italiana Ospedalità
Privata), Presidente del Gruppo
Salute Sicilia oggi GRUPPO SAMED
(Casa di Cura Musumeci Gecas s.r.l.,
Istituto Oncologico del Mediterraneo
s.p.a., Fondazione IOM, IOM
Ricerca s.r.l. Rem Radioterapia s.r.l.,
Villa Lisa s.r.l., Residenza Sanitaria
Assistenziale, Residenza Sanitaria
ARKA s.r.l., Villa Lisa s.r.l., Villa del
Corso Residenza per Anziani) che
si occupa principalmente della
gestione di molti RSA (Residenza
Sanitaria Assistita) e di case di cura
in tutta la Sicilia. Il Gruppo SAMED
proviene dalla grande tradizione
ed esperienza delle Case di Cura
Majorana di Catania.
Le RSA (Residenza Sanitaria Assistita)
operano con sistema di semi convenzione, cioè una parte finanziata
con sussidio della Regione Siciliana
e una parte pagata dall`assistito.
La Residenza Sanitaria Assistita
(RSA) è una struttura extraospedaliera
territoriale
accreditata
con il SSR, destinata ad ospitare
soggetti prevalentemente non
autosufficienti, anziani e no, malati
Alzheimer, disabili non assistibili a
domicilio e richiedenti trattamenti
continui, finalizzata a fornire
accoglienza, prestazioni sanitarie,
assistenziali, di recupero funzionale,
sociale e riabilitative.
Certamente una grande rivendicazione sociale verso l`anziano che
non potendo stare con i familiari
per ragione di salute, trova in queste
strutture una attenzione personale e
medica di primo ordine.
Vedendo quella struttura del Nocellino che era stata costruita come
Casa degli Anziani e da moltissimi
anni abbandonata, il Dott. Milazzo
ha parlato con il cugino e dopo tanta
insistenza lo ha convinto a venire
ed a parlare con il Sindaco di Limina
con l`intenzione di includere dentro
la loro organizzazione la struttura
di Limina ed adibirla come RSA
(Residenza Sanitaria Assistita)
E così in ottobre del 2008 si iniziarono
le conversazioni che sono durate
fino a febbraio 2012. In questo lungo
periodo di negoziati l`Avv. Ettore
Denti assieme al Dott. Salvatore
Musumeci, Amministratore Delegato
del Gruppo, avevano spiegato al
Sindaco le loro esperienze nella
gestione di queste strutture e gli
offrivano:
1) Di adibire tutta la struttura di
Nocellito e di tutto quello che era
necessario per operare come RSA
(Residenza Sanitaria Assistita).
2) Di ottenere tutte le autorizzazioni delle Autorità Sanitarie della
Regione e sottoscrivere il sussidio
mediante una Convenzione con
l`Assessorato della Sanità della
Regione Siciliana.
3) Di portare pazienti della provincia
di Messina o di altre parti della Sicilia,
perchè la struttura di Limina sarebbe
stata utilizzata principalmente da
pazienti di fuori paese, in quanto si
sa benissimo che gli anziani liminesi
LA VOCE di Limina
preferiscono stare nelle loro case che
ricoverarsi in questi centri.
4) Infatti il positivo impatto economico per il paese di Limina sarebbe
stato proprio quello di avere
pazienti da fuori che continuamente
sarebbero visitati da parenti che
sarebbero rimasti nel paese, andare
al bar, mangiare al ristorante ecc.
Cioè muovere l`economia del paese
5) Il Dott. Milazzo Savoca aveva
già parlato con un Costruttore per
costruire un albergo a Limina di
supporto ai familiari che sarebbero
venuti a visitare i parenti ricoverati,
ma non solo a questi, ma a gente
che poteva venire a passare un
week-end o una vacanza nel paese
di montagna, senza pensare ai mesi
estivi dove potevano venire liminesi
o discendenti di liminesi che non
hanno la casa a Limina
La struttura di Limina è di 40 posti
letto. Per operare adeguatamente
era necessario
1) Un medico Direttore Sanitario
2) 3 medici per l`assistenza di 24 ore
3) Infermieri
4) Personale di Pulizia e Lavanderia
5) Personale amministrativo
6) Una ambulanza che potrebbe
stare anche al servizio del paese
7) Personale per il ristorante
In totale di stimava la necessità di più
di 40 persone
Il Sindaco si mostrava interessato
in questo importante progetto, ma
non realizzava mai e non arrivava
a nessuna conclusione. Forse una
poderosa forza occulta e indetenibile
lo trascinava verso l`immobilismo.
Cari liminesi, sicuramente vi domandate come è possibile che si è persa
la possibilità di concludere questo
importantissimo progetto per il
paese che avrebbe potuto dare
lavoro alla maggior parte di 40 posti
diretti di lavoro necessari per operare
la struttura ed altrettanto di lavori
indiretti creando ricchezza per il
paese?
POLITICA
40 posti di lavoro diretti ed altrettanti
lavori indiretti sono cifre grosse per
un paese come Limina.
Avete capito bene al pensare che
per un capriccio personale e per un
infame e distruttivo interesse politico
e partidista si è fatto tanto danno al
paese.
Hanno tolto il pane a piu´ di 40
famiglie liminesi.
Il calcolo politico è semplice dedurlo e
facile spiegarlo. Mentre si continuava
con le conversazioni, dietro le quinte
si faceva questo ragionamento. “Se
lo operiamo noi, daremo lavoro a
40 persone che saranno con noi,
moltiplicato per 5 familiari sono 200
voti sicuri”.Dopo tanti anni se ne sono
accorti che era impossibile operare la
struttura da soli perchè per gestirla
con successo ci sarebbe voluta una
grande organizzazione come quella
del Gruppo SAMED. Hanno preferito
distruggere un progetto che poteva
beneficiare quasi una quarta parte
del paese per la loro ossessiva
e malsana ambizione di potere
politico che li induce a pensare che
possono perpetuarsi nel governo.
Come si possono definire azioni di
5
questo genere? Quali qualificativi
si possono dare? Date sfogo alla
vostra immaginazione,
cercate
gli aggettivi più severi ed ancora
rimarrete insoddisfatti. Questa
inaccettabile azione contro il nostro
paese ha superato la nostra capacità
di stupore. I liminesi che li hanno
appoggiati con i loro voti per portarli
al Governo sono obbligati a fare una
profonda riflessione nel prossimo
processo elettorale . Nel mese di
maggio del prossimo anno, quando
staranno soli con la loro coscienza
nell` urna elettorale dovranno porsi
queste domande. “Davvero volete
portare al Governo per altri cinque
anni questo gruppo politico che
è stato capace di fare tanto danno
al nostro paese?“ “Che spiegazione
possiamo dare ai giovani che hanno
perso queste opportunità di lavoro?”
Questo progetto sarà la prima cosa
che dovrà realizzare la prossima
amministrazione comunale. Inoltre
questo progetto sarà il faro di una
vera trasformazione che migliorerà la
qualità della vita del paese, l`inizio di
un sostenibile sviluppo economico
e una speranza certa per il futuro dei
giovani liminesi.
6
POLITICA
A
l Sign. Sindaco di LiminaAll`Assessore Regionale alle
Infrastrutture Palermo All`Istituto
Autonomo Case Popolari Messina- Spett.
le Corte dei Conti Palermo
Oggetto: Interrogazione sull`uso e condizioni di immobili comunali acquisiti per
il loro successivo recupero e da adibire
infine ad alloggi di residenza popolare.
INTERROGAZIONE
Che gli immobili recuperati dovevano
essere adibite ad alloggi di residenza
popolare, case popolari ed assegnate
con regolare bando ai cittadini aventi
titolo;
Che l`Amministrazione, nonostante
sia trascorso circa un decennio, non ha
attivato le procedure, congiuntamente
all`IACP, per l`assegnazione degli stessi
alloggi di residenza popolare.
•
I sottoscritti Consiglieri Comunali:
Saglimbeni Domenico, Smiroldo Simone
Filippo, Occhino Concetto;
CONSIDERATO
PREMESSO:
loro destinazione originale, cioè quella di
alloggi di residenza popolare, violando
ogni regola legata alla tipologia di
finanziamento per cui gli stessi erano
stati recuperati e destinati;
Che alcune di queste case sono
arredate e vengono affittate a vacanzieri
e anche al altre persone che ne fanno
richiesta;
Che sembra non esistere nessuna
autorizzazione ufficiale che ha variato la
destinazione d`uso degli immobili, che
rimangono alloggi popolari e non “case
di vacanze”;
Che tutti gli introiti incassati dal
comune con la tipologia di“case vacanze”
sembrano illegittimi in quanto violano
le leggi sulla gestione ed assegnazione
degli alloggi di residenza popolare;
Che alcune di queste case recuperate
•vengono
utilizzate per scopi diversi alla
il Comune di Limina ha contra•tto Che
dei mutui per l`acquisto di immobili
privati fatiscenti;
per l`acquisto si è proceduto in
•dueChe
•
tranche;
Che
il
progetto
di
recupero
degli
•immobili acquisiti nella prima tranche,
mediante mutuo comunale, da oltre un
decennio risulta essere ancora bloccato •
per errori amministrativi imputabili
allo svolgimento della gara di appalto
bandita per il recupero degli immobili;
Che il mancato recupero dei sopra
citati immobili ha determinato e
continua a determinare spreco di denaro
pubblico: infatti l`Amministrazione
Comunale ha gìà provveduto e provvede
sistematicamente ad eliminare le fonti
di pericolo derivanti dalla mancata
ristrutturazione degli immobili facente
parte alla prima tranche di acquisto, in
questo contesto rientrano anche quelli
acquistati con la seconda tranche;
Che in ordine alla seconda tranche di
acquisto di immobili privati, anche`essi
da acquisire al patrimonio immobile
comunale, è stato contratto un altro
mutuo, sempre a carico del comune;
Che tuttavia e nonostante la copertura
del mutuo indicato, solo alcuni immobili
sono stati recuperati e ristrutturati, la
restante parte, inspiegabilmente, è
rimasta priva di adeguati interventi
strutturali, sono causa di frequenti
interventi di manutenzione straordinaria
per eliminare fonti di pericolo a tutela
della pubblica incolumità
Che il Comune di Limina a seguito
dell`acquisto degli immobili sopra citati
ha ottenuto dei finanziamenti tramite ex
fondi IACP per il recupero degli immobili;
Che lo scopo di entrambi i finanziamenti era quello di recuperare gli
immobili e destinarli ad alloggi di
residenza popolare (case popolari) e
di conseguenza provvedere all`assegnazione degli stessi, ai cittadini aventi
diritto;
Che i lavori per il recupero degli immobili dalla seconda trance sono stati
ultimati ormai da circa un decennio e
la loro destinazione d`uso era quella di
alloggi di residenza popolare;
•
•
•
•
•
•
LA VOCE di Limina
•
ATTESO
•si
Che l`amministrazione Comunale
è solo preoccupata di gestire,
anche se in maniera superficiale, la
manutenzione degli immobili da utilizzare arbitrariamente quale case
vacanze, abbandonando del tutto gli
altri immobili recuperati e ristrutturati
con lo stesso finanziamento e da adibire
ad alloggi di residenza popolare;
Che parecchi immobili ristrutturati
e recuperati versano in uno stato di
completo abbandono con pluviali divelti,
erbacce, rovi, infissi scrorticati o rotti,
infiltrazioni e altri danni, in particolare
quelli derivanti dalla mancata areazione
degli immobili che rimangono chiusi
365 giorni l`anno, condizioni questi che
comportano anche danni agli impianti;
La maggior parte di queste
abitazioni recuperate da adibire ad
alloggi di residenza popolare sono
completamente abbandonate.
•
•
RITENUTO:
Che l`autorizzazione di agibilità
•rilasciata
dal Sindaco annualmente
per utilizzare le case arredate come
case vacanze sembrerebbe del tutto
illegittima e infrange ogni diritto dei
cittadini che effettivamente hanno
bisogno di un alloggio di residenza
popolare (casa popolare);
E dovere del Sindaco riferire ai consiglieri comunali, ed in genere alla
cittadinanza tutta, in merito alla corretta
gestione del denaro pubblico, delle
proprietà comunali e del patrimonio
comunale tutto.
Tutto ciò premesso i sottoscritti consiglieri comunali formulano al Sig.
Sindaco la presente interrogazione per
sapere:
1. Quale è la legge che autorizza il
Sig. Sindaco a far impiegare strutture
finalizzate ad alloggi di residenza
popolare (case popolari) ed utilizzarle
ad altri scopi abitativi quali “Case
Vacanze” con pagamento di canoni
determinati da atti amministrativi interni
all`Amministrazione e non dalle leggi
in materia di residenza popolare e/o
dall`IACP
2. Com`è possibile che UTC non sia
a conoscenza del degrado di alcune
strutture comunali recuperati e quale è
il motivo del mancato intervento per il
loro ripristino;
3. Com`èpossibilechel`Amministrazione
Comunale, congiuntamente all`IACP
possa fare andare in degrado tali
strutture, anzichè assegnarli ai cittadini
in possesso dei dovuti requisiti per
ottenere un alloggio di residenza
popolare e che hanno fatto richiesta per
ottenere un alloggio popolare, e ancora
oggi in attesa di un tetto sotto il quale
vivere dignitosamente;
4. Sotto quale voce del bilancio Comunale, (capitolo, titolo, funzione) vengono inseriti i canoni derivanti dalla
gestione degli immobili indicati, e per
quali finalità vengono imputati; perchè
l`amministrazione ha scelto di buttare
il denaro pubblico senza alcuna utilità
per il paese e per la collettività, tenendo
conto anche di costi da affrontare per
ripristinare i danni venutesi a creare negli
immobili già recuperati e non assegnati
Infine, spontaneo porsi la seguente
domanda “Gli amministratori Comunali
tutti e l`UTC sono a conoscenza di
questo degrado?, oppure, cosa ancora
più grave, essersi accorti del degrado e
non aver preso nessun provvedimento
in merito”
I sottoscritti Consiglieri chiedono in
ultimo cortese ed urgente risposta
scritta.
Si allegano:
Foto di alcune immobili comunali
recuperati ad alloggi di residenza
popolare con il finanziamento citato in
premessa e che attualmente versano in
condizioni di degrado totale
Limina, lì 10/04/2014
LA VOCE di Limina
POLITICA
7
MICROIMPRESE
S.Teresa: nasceranno 12 nuove microimprese
grazie ai fondi comunitari
tratto da Gazzetta Ionica
N
asceranno 12 nuove microimprese a Santa Teresadi Riva. Hanno
infatti ottenuto un finanziamento regionale con i fondi europei
per il sostegno alla creazione e allo
sviluppo di microimprese per la
commercializzazone di prodotti tipici
artigianali. L’assessorato regionale
all’agricoltura ha approvato la graduatoria dei 215 progetti ritenuti ammissibili
a finanziamento con i fondi previsti
dal bando del 2012 (per 10 milioni di
euro) del Programma di sviluppo rurale
2007/2013, relativo alla misura Misura
312 “Sostegno alla creazione e allo
sviluppo di microimprese” - Azione A
“Trasformazione e commercializzazione
artigianale dei prodotti tipici”.
La graduatoria completa si trova
allegata al DDG 1034/2014 a firma
del dirigente generale Rosaria Barresi
e pubblicata sul sito www.psrsicilia.
it . Per quanto riguarda la provincia di
Messina sono 60 le imprese ammesse a
finanziamento, dodici delle quali hanno
sede a SantaTeresadi Riva. Ecco l’elenco
delle micro imprese finanziate, relativo
al centro jonico, con la posizione in
graduatoria, e la somma erogata.
3) Elisa Rifatto, 118.453 mila euro; 7)
Alfonso Caminiti, 65.915; 9) Alessandra
Cisto, 53.409 euro; 10) Agnieszka
Ponichtera, 200.000; 16) Roberta
Pizzolo, 108.818; 21) Cristina Antonia
Russo, 49.983; 25) Adriano Gotti, 75.000;
29) San Giorgio Energy, 200.000; 38)
Giovanni Lo Schiavo, 193.501; 102)
Giuseppa Lo Po, 138.637; 115) Alberto
Erbin Turriciano, 139.749;122) Orazio
Sturiale, 29.999 euro.
Ecco la situazione degli aventi diritto
residenti negli altri comuni della Jonica.
4) Santina Camillen, Nizza, 184.305; 15)
Loredana Palella, ForzaD’Agrò, 200.000;
17) Alessandra Gussio, Sant’Alessio,
134.669; 18) Salvina Cordaro, Scaletta,
200.000; 26) Giulio Nicolò Spartà,
Giardini, 148.500; 32) Maria Teresa
Foti, Furci, 84.221; 34) Daniela Savoca
Ruggieri, Pagliara, 199.741; 101)
Antonina Carnabuci, S.Alessio, 37.661;
113) Edil Jonica, Fiumedinisi, 199.980;
110) Giulio Nicolò Spartà, Giardini,
48.497; 118) Andrea Farruggio, Giardini,
60.000; 128) Lucrezia Mastroeni, Savoca,
198.156; 163) Massimo Giardina, Furci,
199.999 euro.
COMMENTO DELLA VOCE DI LIMINA
Nell’editoriale della Voce di Limina,
No.5 di dicembre 2012, dicevamo, fra
l’altro: “Si assiste e l’abbiamo più volte
divulgato all’incapacità dell’ Amministrazione liminese di pensare e di
progettare per creare posti di lavoro e
di benessere nel paese. Va denunciato
che manca il sostegno, pure morale,
ai piccoli lavoratori indipendenti del
settore, capaci di creare posti di lavoro
e aumento di produttività agricola ed
artigianale. Conosciamo molti casi
di liminesi instancabili lavoratori,
che stentano, con molto sacrificio,
di portare avanti piccole attività che
hanno bisogno di aiuto, che hanno
bisogno di una Amministrazioine
comunale che stia loro vicino, che li
aiuti nella ricerca di un finanziamento
regionale o bancario, che informi
loro sulle norme per potere ottenere
un sussidio, che li aiuti ad ottenere
i permessi necessari per potere
operare”.
E’ molto noto che 60
progetti di diversi paesi della provincia
di Messina sono stati beneficiati con
finanziamenti, con fondi della Comunità
Europea. Ci chiediamo perché i nostri
amministratori non hanno informato i
cittadini liminesi sull’esistenza di questi
fondi? Perché non hanno organizzato
riunioni pubbliche tendenti ad
informare e ad aiutare i nostri liminesi
ed appoggiarli nelle loro procedure
per ottenere dei finanziamenti? Forse
perché sono occupati nell’alta politica.
O forse sono occupati a pensare a
grandi progetti per aggiungerli nella
pagina della Galleria degli Errori?
8
LA VOCE di Limina
POLITICA
LA GALLERIA DEGLI ERRORI
Casa albergo per anziani 4 miliardi di vecchie lire
La escala d` oro - progetto e costruzione €13.000
Costo dell ´ opera € 676.000
Acquistati alcuni anni fa per un importo di € 15.000 Abbandonati
Centro diurno per anziani da anni abbandonato
Area Artigianale 1o lotto Costo dell´ opera € 1.150.000
Lavori di urbanizzazione per case popolari fouri del
paese in terreni coltivabili € 700.000
Scala costruita in una propietá privata con i soldi del
Comune
LA VOCE di Limina
CULTURA
9
BUONE E CATTIVE SEMENZE
Agata Salamone
I
l paesaggio dei Peloritani, quasi
americano per quel marrone
carnoso dei monti, che è il colore
della terra, e per le forme dei dirupi,
mi torna in mente con i colori e
soprattutto con i profumi della
vegetazione, così intensi e unici.
Vi ho ritrovato larghe distese di
erbe spontanee che non vedevo
dall’infanzia. In particolare è stata
un’emozione ritrovare l’intensità del
profumo del finocchietto selvatico
che vi cresce spontaneo e in larghe
distese. A ogni viaggio mi piace
portare nella casa di Bergamo, come
cimeli e come scorte per far durare
più a lungo possibile il piacere dei
sapori ritrovati, qualche prodotto,
o qualche radica, o qualche
piantina da innestare in vaso
sul mio terrazzo dove faccio
convivere nord e sud: uno
spuntone di ulivo, che resiste
alle
invernate
lombarde,
accanto a un neonato càrpino
impiantato in un piccolo vaso
in attesa che si faccia albero,
accanto all’alloro che albero è già,
ma sempre malaticcio, e via di
seguito. Da Limina quest’estate
ho portato i semi di finocchio
selvatico e ora è un piacere
accarezzare il cespuglietto tenero
delle piantine che sono cresciute. I rami
secchi da cui ho ricavato i semi, che
non ho avuto il coraggio di buttare,
penzolano, invece, appesi e profumano
la mia cantina. Rifletto sul fatto e mi
accorgo che c’è una forte somiglianza
tra questi espianti e impianti di erbe
e fiori e piante, e paralleli espianti
e impianti di uomini e donne che
hanno avuto origini a certe latitudini
e si sono adattati e sviluppati ad altre
latitudini. Le novità a cui hanno dato
vita hanno, anche sul piano umano,
hanno reso interessante e variegato
il contesto in cui hanno imparato a
vivere. La varietà che hanno innestato
dove prima c’era omogeneità è
diventata un elemento di bellezza e
di interesse aggiunto, come appunto
è accaduto per le specie vegetali
che essi stessi hanno selezionato
e ripiantato per conservare sapori
e profumi che hanno considerato
irrinunciabili. La storia naturale
si svilupperebbe nella costante
ripetizione e omogeneità senza
l’iniziativa umana che invece sceglie
e mescola gli elementi e dà vita al
nuovo. Scegliere a cosa dare valore e
decidere quali elementi della nostra
vita e della nostra cultura vale la
pena di preservare dall’oblio richiede
un esercizio che io chiamo di gusto e
che è indice del senso del bello di cui
siamo capaci, senso del bello che è
senso morale contemporaneamente.
Proprio chi migra, diversamente dal
sedentario, si trova a fare queste
cernite, e ha coscienza dei limiti
di trasportabilità delle cose del
contesto che abbandona e della
convenienza a dare o non dare
tradizione a certe cose. Si accorge
più facilmente che per quanto
possa riprodurre nella terra nuova le
presenze vegetali della terra vecchia
non può riprodurre la realtà spirituale
del passato. Quel passato idealizzato
e fissato in una sfera di lontananza
rimane irrisolvibile. Si accorge
facilmente che le cose a cui non ha
dato valore le ha perse. Si accorge
anche che alcune realtà da cui aveva
voluto allontanarsi con disgusto
desiderando consapevolmente di
non averci più mai a che fare, che
volentieri avrebbe perso, si sono
allargate invece ovunque vada come
le male erbe infestanti, senza freno,
come l’altra faccia oscura delle
cose, come un’ombra maliziosa e
insistente. Così la linea della palma si
è allungata nella direzione del polo
nord e c’è stato un posto nuovo sia per
le orchidee dei terreni lavici del sud,
ma, oscuramente e diabolicamente,
anche per un certo modo farabutto e
avido di tenere a torchio chi lavora ed
è onesto, o per un modo disonesto di
garantire privilegi e affari ai propri
protetti. C’è un ben riconoscibile
legame d’interesse tra i pescecani
che, a nord come a sud, sempre alleati
sono e tra loro fanno affari senza
darsi ostacolo, in pieno accordo e
armonia, anche se si sbracciano per
dare a intendere al povero fesso che
lavorano per lui e pensano solo al suo
interesse e alla sua fortuna. La buona
semenza portata ad altre latitudini
ha dato buoni frutti, ma ha dovuto
farsi riconoscere perché, come tutte
le cose nuove, era circondata dai
sospetti e svalutata, anzi messa alla
berlina per il colore, per la forma,
per l’aspetto insolito, ma appena
assaggiati i suoi frutti sono
entrati nel gusto e ora piacciono
molto. Tanta fatica e
dolore
ci sono voluti per trasformare
i frutti della terra che il sole fa
nascere dalle buone semenze
in prelibatezze irrinunciabili.
In sovrappiù al gusto portato
a tavola, tutti riconoscono ora
la bontà dello stile di vita che
di quei gusti e colori è stato il
contesto originario, la salubrità
e la bellezza apparecchiate
che trasformano la tavola in
luogo di trasmissione di cultura
e di sapienza antica. Ora molti
riconoscono e amano il colore e il
profumo e il sapore dell’olio d’oliva
vero, delle ricche verdure profumate,
dei frutti che hanno assorbito il sole.
Ci sono ancora, è vero, quelli che nel
mercato globale non distinguono la
plastica dalla natura e, messe a fianco
nei banchi dei supermercati, vanno
a pesarsi alle bilance coi numeri,
facendosi scrupolo di trattarle coi
guanti, le arance di plastica senza
distinguerle da quelle vere. Ma le
male erbe hanno circolato anche
quelle. La cattiva semenza si è
nascosta tra quella buona e ha fatto
danno sommandosi alla cattiva che
già stava sul posto e faceva, fino a
quel momento, minori affari. Cosa
ci vuole per “sdirregnarla”? Termine
opportuno, perché intanto, fin che
c’è, la cattiva erba regna! Una severa
e tenace sorveglianza critica. L’occhio
critico. Ora e sempre “u crivu”.
10
CULTURA
LA VOCE di Limina
NULLA SALUS BELLO
Sebastiano Saglimbeni
S
i approssima la ricorrenza che
riguarda il centenario della prima
guerra mondiale, di cui sono stati
divulgati tanti libri. Con certo rigore
storiografico se ne divulgheranno altri
che, si spera, vogliono pure insegnare
alle nuove generazioni che in guerra non
v’è alcuna salvezza, come ammoniva nel
suo poema, l’Eneide, Virgilio Marone.
“Nulla salus bello” (Nessuna salvezza
in guerra), scriveva, oltre duemila anni
or sono, e rifletteva come in guerra si
uccide alla pari e si soccombe alla pari,
vincitori e vinti. “Caedebant pariter
pariterque ruebant/ victores victique”.
Così nella sua lingua di poeta della
latinità.
Diversamente, ma dai medesimi effetti,
il poeta del nostro tempo, Giuseppe
Ungaretti, uno dei tanti uomini di cultura
in quel conflitto mondiale, esprimeva
in versi come aveva vissuto, intus et in
cute, da soldato, la guerra. E qui, come
esempio, quei suoi 4 brevissimi notissimi
versi di “Soldati”. Il poeta descriveva
quella guerra, che cagionò milioni di
morti e feriti, con questa rara sinteticità
ed incisività:
“Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie”.
Lo scrittore Elio Vittorini, uno degli
acuti interpreti della crisi del nostro
Novecento, scriveva, con amara ironia,
che “le guerre generano nuovi linguaggi
e nuove poetiche”. Ad Ungaretti, la
guerra, che allora aveva vissuto, gli
aveva generato alcune liriche, spesso
scelte dagli antologisti di testi letterari,
come testimonianza di denuncia del
gravissimo male bellico.
“I poeti non dimenticano”, scriveva
Salvatore Quasimodo, a proposito di
altre atroci morti nell’ultima guerra
mondiale. Nessuna salvezza in quella
prima guerra mondiale, che non si
riuscì a scongiurare, e che si credeva,
come l’ultima, si potesse concludere in
breve tempo. Durò tre anni. Eppure, per
scongiurarla, era stato predicato il forte
pacifismo del papa Benedetto XV, che
- lo scrive nella sua Storia d’Italia 18611958 Denis Mack Smith - si “trovava
su questo punto stranamente solidale
con socialisti ufficiali, ma il motto
dei socialisti, ‘né aderire, né sabotare’,
rispecchiava in maniera evidente le loro
divergenze interne d’opinioni”.
Diversi di quegli stessi socialisti ufficiali,
non interventisti, ma “non vigliacchi”,
come si autodefinivano, si arruolarono
volontari.
Come si sa da tanti manuali di storia,
Antonio Salandra, assurto a primo
ministro, dopo la caduta del governo
Giolitti, aveva affiancato la Triplice Intesa
e così si era assicurata l’entrata in guerra
dell’Italia. Per la memoria, il Salandra,
un ministro conservatore, che dopo gli
insuccessi della guerra, si dimise. Nel
1922 inneggiò all’ascesa del fascismo,
che, dopo, nel 1928, lo nominò senatore.
Mentre si dirà della guerra 1915/
1918 verranno alla luce tanti nomi di
“protagonisti”. Tra questi, quello del
generale Luigi Cadorna, un militare che
riscuoteva delle benemerenze, grazie
al padre Raffaele, liberatore di Roma nel
1870. “Egli era un buon organizzatore,
sia lui che i suoi principali colleghi
mancavano d’ingegno, d’inventiva
e di elasticità mentale, ed ispiravano
d’altra parte scarsa fiducia ed affetto
nei loro uomini”, scrive ancora Smith. E,
proseguendo, dirà che Cadorna venne
“accusato di aver fatto fucilare, nel corso
delle decimazioni da lui ordinate, anche
dei soldati che non si trovavano in zona
di operazione nei giorni in cui si erano
verificati gli eventi per i quali erano stati
condannati”.
I sostenitori della guerra e la maggior
parte dei vertici militari restavano
rigidamente insensibili alle morti o
fingevano amarezze. Ora su di loro
l’inesorabile oscurità ha esteso la
sua ombra e quanto di migliore per il
Paese credettero di aver fatto era stato
ambiguo e vano.
La guerra, che si può definire la conseguenza dell’insipienza della politica,
va ripudiata. Dopo l’ultimo conflitto
mondiale, la nostra Carta Costituzionale,
all’art. 11, redatta da uomini di valore
culturale e morale, la ripudia “come
strumento di offesa degli altri popoli…”.
Le madri latine la detestarono (Bellaque
matribus/ detestata). Giovanni Evangelista, alludendo al male, in senso lato,
scriveva che “gli uomini preferirono
piuttosto la tenebra alla luce” (Kai
egàpesan, oi antropoi màllon to
scòtos e to fos). Si era ornato di questa
proposizione
l’inquieto
Giacomo
Leopardi che la citava in cima al suo
testo poetico “La ginestra o il fiore del
deserto”. Francesco Petrarca con “La
canzone ai signori d’Italia” divulgava
un messaggio pacifico e umanitario,
motivato dalla caducità dell’esistere e
dalla pietas. Chiudeva quella sua grande
poesia con l’endecasillabo:
“I’ vo gridando: Pace, pace, pace”.
Si faccia conoscere, con libri, dibattiti,
film, esposizioni di immagini, quella
prima guerra mondiale, ma come
denuncia di una delle tante e tante
distruzioni del genere umano. Si
ricordino i luoghi (Isonzo, Caporetto,
Piave, Montello, ecc.); si ricordino i martiri
che leggemmo nei manuali scolastici
(Battisti, Sauro, Chiesa, Filzi, Baracca,
ecc.), ma si rifletta sulle seguenti parole
“Sfortunato quel paese che ha bisogno
di eroi”, dello scrittore Bertolt Brecht.
LA VOCE di Limina
LIMINESI NELLA GUERRA
1915-1918
Vi furono i morti, i superstiti, che
ritornarono mutilati e, se sani, con viva
ed incisiva quell’esperienza della guerra
1915/1918, di cui ricorre, quanto prima,
la ricorrenza del centenario. Certamente,
può giovare, per la circostanza, ricordarli,
ma pure credere che questi uomini
liminesi, in prevalenza contadini, pecorai
e piccoli artigiani, avrebbero voluto
rimanere al paese, dall’aria salubre ed
attendere al loro lavoro.
Non c’è comunità, grande e piccola, che
non ricordi i loro caduti in guerra, della
prima mondiale e della seconda.
In due lastre di marmo, che tanti
liminesi ricordano, in Piazza “Guglielmo
Marconi”, si leggevano un tempo i nomi
dei caduti della prima grande mondiale
e della seconda. Poi quell’arrangiato
monumento ai caduti dai simboli
fascisti, dalla piazza venne, con più stile
e fantasia, ricostruito e collocato in cima
al paese, vicino alla piazza della chiesa
di San Filippo d’Agira. Una frana l’ha
deturpato e così è rimasto.
Durante l’Amministrazione comunale,
di cui era primo cittadino il medico
Francesco Garigali, diversi superstiti
della prima guerra mondiale sono stati
insigniti dell’onorificenza di Cavaliere di
Vittorio Veneto, un riconoscimento che
aveva sostenuto l’allora Presidente della
Camera dei Deputati Sandro Pertini, che
in quella guerra v’era stato in qualità di
ufficiale. Dopo - per non dimenticare
- sotto il fascismo venne gettato in
carcere, come i due deputati di sinistra,
Antonio Gramsci, Francesco Lo Sardo ed
altri oppositori del regime mussoliniano.
Gli uomini che rimasero invalidi in quella
prima grande guerra sono: Antonino
CULTURA
Saglimbeni, dalle gambe amputate
sotto il ginocchio e dal polmone
sofferente, Sebastiano Garigali, da
una gamba, sotto amputata, sotto il
ginocchio, Cateno Garigali, privo di
un occhio, Antonino Rizzo, privo di un
occhio, Giuseppe Siligato, da un piede
amputato, Carmelo Restifo (Nzalatedda)
dal polmone colpito da una scheggia,
Filippo Saglimbeni, ammalato di cuore,
Sebastiano Saglimbeni, dal cuore
ammalato, Filippo Giardina, da un piede
amputato. Vissero con quel male, che
non vantarono eroicamente, attesero ai
lavori leggeri, presero mogli ed ebbero
figli, che pure poterono proseguire
gli studi, dopo le
Elementari e
conseguire diplomi e lauree. Alcuni di
quei soldati invalidi emigrarono con i
loro figli. Furono, alcuni di questi (altri
erano morti), come sopra accennato,
assieme a quelli ritornati sani, insigniti
dell’onorificenza di Cavaliere di Vittorio
Veneto.
Gli uomini che morirono in quella prima
guerra mondiale sono 34, alcuni di leva
alcuni richiamati. I più giovani erano
del 1900, 1897, 1898, 1899. Pertanto,
un diciottenne, quattro diciannovenni,
cinque ventenni, tre ventunenni.
Qui, di seguito, i loro nomi: Antonino
Bologna, Francesco Caminiti, Carmelo
Campagna, Antonino Chillemi, Carmelo
Chillemi, Gaetano Coglitore, Giuseppe
Costa, Domenico Galifi, Ranieri Garigali,,
Giuseppe Giardina, Filippo Lapi, Carmelo
Lo Giudice, Sebastiano Lo Giudice,
Antonino
Lombardo,
Sebastiano
Occhino, Giuseppe Palella, Carmelo
Puglia, Alfio Ragusa, Giuseppe Ragusa,
Marco Ragusa, Santo Ragusa, Sebastiano
Ragusa, Antonino Restifo, Natale Restifo,
Antonino
Saglimbeni,
Domenico
Saglimbeni, Filippo Saglimbeni, Filippo
Saglimbeni, Giuseppe Saglimbeni,
Natale Saglimbeni, Francesco Spadaro,
Concetto Straguzzi, Antonino Toscano,
Carmelo Toscano. Non pochi morti
della comunità. Cinque della famiglia
Ragusa, sei della famiglia Saglimbeni, il
cognome più diffuso nella comunità.
Al poeta analfabeta Bizzeffi (Giuseppe
Saglimbeni), il popolo liminese aveva
attribuito sette “canzuni di guerra”
(canzoni di guerra), riguardanti quella
di cui ci stiamo occupando. Alcune
vagamente inneggiano al valore conquistato, altri sanno di amaro dileggio.
11
Come la seguente:
O epica schifusa e svinturata!*
Mi purtasti ‘nta tanti patimenti.
Partìu cà mi vinni la chiamata
e mi purtàru a vìdiri turmenti.
Fu’ prigiunèru ‘nta la ritirata:
oh quantu nni patìu ‘ntortamenti!
E mi purtàru ‘nta l’Austria ingrata
e murèmmu di fami, li ‘nnuccenti.
Bizzeffi aveva composto oralmente
le “canzuni” di guerra, su ordinazione
dei reduci e, se vengono considerate
una testimonianza, quindi una fonte, si
capisce che alcuni dei committenti, in
qualche modo, avevano inteso il loro
orgoglio di combattenti e di vincitori in
quella guerra. Il testo, sopra riportato,
testimonia
l’“epoca schifosa”, che
coinvolse un uomo in quella guerra e i
conseguenti patimenti di prigionia e di
fame in Austria.
• O epoca schifosa e sventurata!
Mi portasti tra tanti patimenti.
Partii perché mi venne la chiamata
e mi portarono a subire tormenti.
Fui prigioniero nella ritirata:
o quante ne patii senza alcun torto!
E mi portarono nell’Austria ingrata
e patimmo la fame, gli innocenti
12
P
CULTURA
LA VOCE di Limina
UN PREMIO DI NARRATIVA – RACCONTI – INTITOLATO A
“GIUSEPPE CAVARRA”
Carmelo Duro
er quanto ne sappiamo nella parte
Nord-orientale della provincia
messinese della Sicilia non è mai
esistito un Premio di Narrativa. Ci ha
provato, quasi timidamente, l’Unitre
- Università delle Tre Età-Università
per la Terza Età, che ha sede a Santa
Teresa di Riva, l’anno scorso, nel 2013.
Venne presentato come un Concorso
anonimo ma, in realtà, conteneva
tutti i presupposti per una sorta di
prova generale di un Premio di grande
richiamo. L’ “esperimento” è riuscito
soprattutto per l’accoglienza che ha
avuto e per la buona partecipazione di
concorrenti nelle due sezioni, Adulti e
Giovani.
Sulla scia di questo successo l’assemblea
generale dell’Unitre, il 18 Giugno
2013, avvertì la necessità di uscire
dall’anonimato e dare una intestazione
al Premio con una indicazione ben
precisa: il personaggio a cui intitolare il
Premio doveva essere siciliano, cultore
delle lettere, autore di pubblicazioni,
umile, e, in particolare, popolare.
Il dibattito è stato molto partecipativo
e coinvolgente. I nomi proposti sono
stati tantissimi, da Verga a Capuana,
da Pirandello a Vittorini, da Sciascia
a Brancati ed altri. La cerchia però si
restrinse a Stefano D’arrigo, Vincenzo
Consolo, Giuseppe Cavarra, perché
erano accomunati dalla loro origine:
la provincia di Messina. D’Arrigo, che
è morto a Roma nel 1992, era nato ad
Alì Terme nel 1919, Consolo e Cavarra
erano coetanei, ambedue nati nel 1933
e ambedue morti nel 2012. Consolo era
originario di S. Agata di Militello, sulla
costa tirrenica, mentre Cavarra lo era
di Limina. Tutti d’accordo, per ciò, per
scegliere tra questi tre illustri personaggi
quello più indicato.
La scelta non è stata semplice perché
tutti e tre questi autori si distinguevano
per l’utilizzo di un linguaggio originale:
D’Arrigo aveva richiamato nel suo
“Orcynus Orca” radici dell’antica lingua
siciliana, Consolo aveva recuperato nelle
sue opere, come “Il sorriso dell’ignoto
marinaio”, vocaboli espulsi o dimenticati
allo scopo di salvare una certa storia,
Cavarra aveva foggiato, in tutti i suoi
scritti, il linguaggio nativo e il linguaggio
acquisito, come in“Americanismi liminesi”.
La scelta, infine, unanimemente ed
entusiasticamente, cadde su Peppino Cavarra per molti importanti motivi. Innanzitutto perché Cavarra,
a differenza di D’Arrigo e Consolo,
nella sua attività letteraria ha lavorato
molto per il recupero della storia, della
cultura e delle tradizioni locali con
appassionata ricerca nel settore delle
feste tradizionali, poi perché ha esteso
il suo lavoro al teatro portando sulla
scena, con il gruppo di ricerca “Argeno”
e le musiche di Mario Rizzo, usi, costumi,
canti, modi di essere e di lavorare della
nostra Sicilia. Non solo. Altro merito di
Cavarra, sottolineato nel dibattito, è
stata la “riesumazione” di personaggi
locali (“Bizzeffi” per tutti) e altri messinesi
di cui si era smarrita la memoria ma che
avevano rappresentato imperiosamente
le loro epoche. Elementi questi che sono
molto presenti nelle programmazioni
dell’Unitre di Santa Teresa di Riva che,
proprio alla memoria, riserva una
attenzione costante e continua affinchè
non si dimentichino tempi e personaggi
delle epoche passate che, con i loro
scritti, hanno caratterizzato usi, costumi
e cultura, ed hanno tramandato ai
posteri modi e modelli di vita spesso
sconosciuti ai più, in particolar modo
alle fasce giovanili.
A tutto ciò non è stato secondario
aggiungere e ricordare un fatto
sentimentale: Cavarra nel Gennaio precedente la sua scomparsa era stato
invitato ed era venuto due volte, a
distanza di pochi giorni, presso l’Unitre
di Santa Teresa di Riva. La prima, il 10
gennaio, quando aveva svolto una
conferenza-lezione su “Memoria, cultura
e territorio”, la seconda, due giorni dopo,
il 12, per ricordare il prof. Nino Nicotra,
nel primo anniversario della sua morte.
Erano state queste le sue ultime due
uscite pubbliche.
Per tutti questi motivi, e grazie alle
approfondite valutazioni che sono
state fatte, senza mettere in secondo
piano nessuno degli altri nominativi in
discussione, tutti meritevoli di grande
attenzione e rispetto, l’assemblea
dei soci si è orientata verso Giuseppe
Cavarra. Questa decisione, non appena
divulgata attraverso gli organi di
stampa e televisivi, ha suscitato molto apprezzamento e compiacimento
presso tutti coloro che, a vario titolo,
avevano conosciuto ed apprezzato
Cavarra, il suo lavoro, le sue opere. E
questo riscontro ha gratificato ancora
di più l’Unitre di Santa Teresa di Riva ed
inorgoglito i suoi dirigenti ed i suoi soci.
Il Premio di Narrativa “Giuseppe Cavarra”
è attualmente in corso. I termini per la
presentazione degli elaborati scadranno
il 30 Aprile 2014 e già sono pervenuti
ventuno plichi di altrettanti concorrenti
alla Segreteria del Premio. Il successo
di questa Seconda Edizione è già nella
partecipazione (l’anno scorso erano
giunti tredici elaborati nella sezione
Adulti e sei in quella Giovani). I vincitori
saranno premiati con opere d’arte
(pitture, sculture, donate da artisti locali
e non). Altri premi saranno costituiti
da targhe e trofei e tutti riceveranno
un Attestato di partecipazione. La
premiazione è prevista per la prima
decade di Luglio nel corso di una
cerimonia pubblica.
Della Prima Edizione (2013) è in corso di
stampa, per i tipi della Melvin editrice,
grazie alla disponibilità dell’editore
Eligio Restifo, liminese trapiantato in
Venezuela, una Antologia che raccoglie
tutti gli elaborati presentati con le
motivazioni dei vincitori e il profilo di
tutti i partecipanti.