Pubblicazione Semestrale N°8 Luglio 2014 LA VOCE Distribuzione gratuita di Limina Organo Semestrale di informazione per soci e simpatizzanti della Societá Operaia Liminese EDITORIALE - 2 POLITICA Cari Liminesi - 3 Decennio Perduto - 4-5 Interrogazione - 6 Microimprese - 7 La Galleria Degli Errori - 8 CULTURA Buone e cattive semenze - 9 Nulla Salus Bello - 10 -11 Un premio di Narrativa Racconti Intitolato a “Giuseppe Cavarra” - 12 LA VOCE DI LIMINA LA VOCE di Limina EDITORIALE A Limina, dove molti cittadini sono indignati, soffiano venti di cambiamento. Per questo, i cittadini, non presi dalla paura, si oppongono, con piena ragione, a un malgoverno che ha generato conseguenze disastrose. Coloro che credono che l`opposizione dei cittadini liminesi indignati è un prodotto di un complotto, tendente ad offendere, screditare e squalificare i dirigenti dell`attuale governo, non capiscono per niente. E ciò è un argomento che va divulgato e reso noto, perchè tanti sappiano. Ê risaputo che i nostri amministratori liminesi sono specializzati nel travisare i fatti e che possiedono un`impressionante abilità nel generare falsità. Se così persistono continuano a tenere la loro testa dentro la sabbia. Le proteste che si sono manifestate nei primi 15 anni nei confronti di questi nostri amministratori, non hanno avuto una risposta, una spiegazione di tutto quello che bolliva nell`anima liminese. Molto delusi, conseguentemente, sono rimasti i giovani, i quali ogni giorno sono di più nel vedere, sentire e capire che il cammino tracciato per questo gruppo politico non conduce a niente di stimolante, bensì a una ripetizione di promesse false, alla repressione del sentimento limenese e al vile crollo delle possibilità di crescita personale. In questi giovani così si alimentano la non speranza, il buio, il non futuro, la consapevolezza della decadenza di una piccola comunità che ha avuto nel passato (ed ha nel presente) uomini di spicco. Questi giovani si rifiutano ad accettare che il loro futuro stia nelle mani di questo gruppo politico che ha governato in questi ultimi 20 anni. Questi nostri validi giovani non cedono alla paura, non si sottomettono, sanno, per questo, opporre resistenza al potere politico e sono riusciti a capire il vero stato d`animo della popolazione liminese. Per questi nostri giovani, la vita non è sogno, ma verità, valore, rinascita, non solo la possibilità di emigrare, come i loro padri, i loro parenti. Sanno che si può vivere bene e motivati e difendere il luogo dove si è nati. Il governo liminese degli ultimi 20 anni ha condannato il passato, durante il quale, come ancora ho ricordato, si godeva certa fiducia di benessere, ma, a parte questo, ha precluso il futuro alla nuova generazione. Non ha per nulla costruito, se si guardano certe opere pubbliche che, se definite, sono una degradazione, che, se incomplete, sono una vergogna. Per questo i nostri giovani continuano ad opporsi Tutte le sottomissioni nascono dalla paura (Bertrand Russell) e a non arrendersi, sopratutto ad un capo agressivo che sa intimidire, chi si oppone a lui. Non cedono al suo arbitrio, non accetteranno il modo arbitrario e prepotente come i suoi uomini amministrano, tutto a discapito dei sacri diritti dei cittadini e della proprietà privata. Non cedano alle decisioni insensate di questi nostri amministratori dei quali conosciamo, come sopra accennato, le loro opere pubbliche, che non hanno rappresentato nessun beneficio per la comunità e per i suoi cittadini. Non accettano l´ irresponsabile abbandono delle strade rurali Osteggiano la loro incapacità, che pure, fra l`altro, ha causato un`allarmante spopolamento del paese, (quando 19 anni fà hanno assunto il governo, il paese di Limina contava con 1.346 abitanti, attualmente circa 900) spopolamento che si sarebbe potuto frenare con la creazione di piccole attività nel campo turistico, nell`agricoltura, nell`allevamento, settori che avrebbero consentito piccole occupazioni dei giovani. Osteggiano ancora il loro sprezzante disinteresse per la cultura, la loro negligenza nei confronti del nostro patrimonio ambientale. Ricordo, a proposito, che sono state distrutte molte arcate scolpite in pietra nostra da abili maestranze liminesi e sono state portate via dal paese senza capire che veniva sotratto un pezzo della nostra raffinata storia artigianale. I nostri giovani non dimenticano l`irresponsabile indebitamento del paese, ( che ha costretto il Comune ad impegnare annualmente in bilancio più di 200 mila euro per il rimborso degli interessi e le quote di ammortamento, più le grosse somme di prestiti bancari con scadenza a breve termine). Un carico troppo pesante per le future generazioni, una frustazione che subisce tutta la popolazione. Lottano perchè nella nostra comunità non vengono escluse quando si eseguono certe opere pubbliche i nostri professionisti, che disoccupati, sono costretti ad abbandonare la comunità in cerca di un lavoro in altri luoghi. Lottano per l`inaccettabile prepotenza dimostrata in ogni processo elettorale, al utilizzare i voti dei liminesi che vivono all`estero. Conseguentemente, tutte queste cose che abbiamo descritto, e tanti altri che non abbiamo menzionato hanno generato nella nostra Limina un grande malessere che non si può più sopportare o ignorare se non si vuole subire una sorta di regime paesano. Ricordiamo che sono trascorsi quasi 20 anni e il nostro paese ingloba 20 anni di risentimento, di prepotenza, d`intolleranza.Dobbiamopurericordare che i governanti di Limina hanno agito nei confronti dell`opposizione con l`utilizzo di metodi antidemocratici e hanno combattuto con l`uso dell`intimidazione, della minaccia, del ricatto. Hanno considerato- invasi da una sorta di potere indiscusso, assolutol`avversario come acerrimo nemico. E l`utilizzo del loro potere politico e finanziario ha funzionato bene per piegare sempre più il cittadino debole, che non può difendersi. Persiste ancora, purtroppo, nella comunità liminese l`espressione: “Qui comandiamo noi !” Non solo, questa, una spavalderia, ma pure una sicura indiscussa prepotenza, che si annida in un capo. La gente a Limina, dicevo sopra, è indignata, stanca e reclama un cambiamento urgente, un cambiamento profondo, che sappia di democrazia, di conquista della libertà, e di una sperata vita migliore. L`indignazione, nasce fondamentalmente dalla mancanza di un futuro che non intravedono, sopratutto, i giovani cittadini. I governanti di Limina hanno espropiato il futuro ai giovani . Per loro a Limina oggi non esiste futuro. E questo , quello che fermenta nell` anima dei giovani indignati liminesi. Ma non va persa la speranza di riprendere una vita dignitosa, gradevole. Come? Con la coscienza di non accetare vili compromessi e di lavorare uniti in nome della comunità desolata. Si avvicinano le nuove consultazioni per eleggere a Limina nuove presenze umane, quelle che credono al bene di tutti, alla cordialità, alla pace, alla moralizzazione dell`ambiente e ad altro di buono. Per affrontare la sfida, le forze democratiche si sono unite. Non mi riferisco all`unità burocratica, bensì all`unità viva che si ricostruisce ogni giorno. Ed in fine, le differenze dentro l`alleanza politica d`opposizione, costituita l`anno scorso, non solo sono naturali ma utili e le discussioni e i dibattiti sono indispensabbili. La lotta dei liminesi e dei giovani, in particolare, è una poderosissima forza unitaria che porterà alla vittoria da tanto tempo desiderata Un gran saluto a tutti i liminesi residenti e non residenti Per una Limina possibile Eligio Restifo [email protected] LA VOCE di Limina v oglio anzitutto precisare che scrivere delle opinioni personali su questo periodico, non significa parteggiare per uno schieramento politico per danneggiarne altri. Da turista cronico del Vostro Paese, Voi tutti sapete che mi sono sempre limitato ad evidenziare i cambiamenti spesso negativi ai quali ho assistito negli ultimi quarant’anni, rilevandoli da mero osservatore indipendente. Ciò premesso, in questa sede considero sia inutile ribadire le scelte politiche che hanno trasformato Limina in pejus negli ultimi decenni, relegandola tra i primi posti nella Provincia di Messina per abbandono degli abitanti, disoccupazione e mancanza di risorse locali, che in concreto rappresentano la causa ostativa della ripresa economica, artigianale, commerciale e turistica. Sicchè presumo sia giunto il momento di contribuire a formulare delle proposte, che auspico siano valutate da Voi tutti, sì da iniziare un percorso positivo per il rinnovamento reale del Paese che tanto amiamo. A mio sommesso giudizio, ritengo che tutti coloro che auspicano il benessere di Limina debbano fare un salto di qualità, sia sotto il profilo mentale e professionale, sia sotto l’aspetto organizzativo-operativo. Gli interventi necessari per far risorgere Limina e la propria storia, sono tanti: sia individuali e collettivi, sia privati e pubblici; in ogni caso eliminando i proverbiali metodi e usi del passato. Ricordo a me stesso che Limina sarà in grado di migliorarsi se POLITICA CARI LIMINESI Luciano Conconi 3 incentiverà l’attività degli allevatori, nonchè il settore artigianale agricolo, sì da ottenere la produzione e trasformazione dei prodotti locali per la vendita sul mercato ed in specie per i turisti. Il mio pensiero corre al ripristino delle infrastrutture quali il frantoio, il macello, il mulino, il torchio, ecc.; ovvero all’allevamento di suini, ovini, pollame e altro. Il tutto collegato con scuole professionali di artigianato per la lavorazione dei prodotti locali, ovvero per sarti, falegnami, operatori turistici, cesellatori e altro. Fulcro di tale rinnovamento e coordinamento deve essere l’Amministrazione Comunale, la quale con progetti specifici finalizzati ad ottenere contributi europei, regionali e provinciali- dovrà altresì migliorare l’ambiente esterno al Paese (istallando panchine, alberi da adorno, gazebi, sentieri curati, recinzioni, cestini per raccolta rifiuti, riconvertire e/o abbellire alcune opere, migliorare la viabilità senza cementificare, organizzare visite guidate, ecc.), supportando gli allevatori, agrituristi e agricoltori nel rapporto con le Istituzioni per ottenere finanziamenti, agevolazioni fiscali e contributi vari. Anche l’interno del Paese dovrà essere migliorato nel rispetto della propria storia, prevedendo sagre e feste in costumi d’epoca per evocare le proprie tradizioni, ricostruendo le mura e archi storici, disciplinando i colori degli edifici, promuovendo dipinti d’epoca sulle facciate e lungo le vie, intervenendo sulle case pericolanti e/o non in regola col piano regolatore, espropriando quelle in stato di abbandono, disciplinando i parcheggi, modificando la raccolta rifiuti e abolendo i cassonetti, istallando panchine e piante, e -dove possibile- piccoli angoli di sosta per i turisti. Anche la prevenzione e repressione degli incendi nonché la tutela del decoro urbano ed extraurbano dovrebbe essere oggetto di molta attenzione, con squadre di vigilanza e relativi rapporti alla Forestale e alle Forze dell’Ordine per il rispetto delle leggi in vigore afferenti il divieto di pascolo, il taglio abusivo degli alberi, discariche abusive, vandalismo e altro. Intendiamoci, tutti i migliori progetti non si realizzano con la bacchetta magica o auspicando che siano sempre gli altri ad impegnarsi e sacrificarsi. Chi ama Limina deve impegnarsi in prima persona e dare il proprio contributo collaborando senza divisioni politiche, tenuto conto che “il cambiamento con le buone regole” crea lavoro per tutti, ricchezza per il Paese, qualità dell’ambiente, serenità e gioia per coloro che ci vivono. Tutto questo è possibile, si può e si deve fare, non solo per sanaresia pure in parte- il danno che hanno fatto le precedenti Amministrazioni con la complicità di Paesani poco sensibili alla storia e tradizioni del Paese; ma per il dovere che ogni generazione ha nei confronti dei propri figli e nipoti. Sono certo che la maggioranza di Voi è composta di persone serie, sensibili, convinte che Limina possa ridiventare la luce di riferimento di tutta la Valle d’Agrò. E’ stato perso troppo tempo, con danni all’ambiente e all’economia quasi irreversibili, ma sono convinto che queste persone serie sapranno emergere ai Vostri occhi e saranno selezionate e premiate da Voi. E quando avete un dubbio ricordate…………..Limina non è una proprietà politica, né una proprietà privata di singole persone: essa è un “bene pubblico che appartiene a tutta la collettività Liminese”, frutto dei sacrifici dei Vostri avi, che ad ogni generazione la consegnavano in prestito ai loro discendenti, con l’obbligo morale-consuetudinario di restituirla migliorata per le future generazioni. Ora tocca a Voi. Una sincera stretta di mano. Milano 04 Aprile 2014 4 I POLITICA LA VOCE di Limina DECENNIO PERDUTO Eligio Restifo l Dott. Stefano Milazzo Savoca, marito della Dott.ssa Concetta Santoro, titolare della farmacia di Limina, vivono da 12 anni nel nostro paese. Durante tutti questi anni che vado a Limina per le vacanze estive assieme a mia moglie abbiamo avuto sempre gradevoli e interessanti conversazioni con questa gentilissima coppia innamorata della città di Parigi. Nelle nostre conversazioni abbiamo toccato temi di differenti argomenti. Sempre mi parlavano della bellezza del nostro paese, della privilegiata posizione geografica, della splendida vista al mare circondata da stupende montagne, di un clima invidiabile e della bontà della nostra gente. Gente amabile, simpatica, solidale, che ha consentito alla coppia di vivere contenta durante tanti anni nel nostro paese. In agosto dello scorso anno il Dott. Milazzo mi ha raccontato una storia che mi ha lasciato con la bocca aperta. Mi diceva che in riconoscenza all`amore che aveva per il nostro paese e per la sua gente, ha voluto ricompensare in certa forma tutte queste attenzioni e contribuire alla realizzazione di un progetto che avrebbe portato lavoro e ricchezza al paese di Limina. Il Dott. Milazzo è cugino dell`avvocato Ettore Denti di Forlì titolare dell IOM (Istituto oncologico del Mediterraneo) importantissimo centro di ricerca oncologica a Catania, è Presidente di AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata), Presidente del Gruppo Salute Sicilia oggi GRUPPO SAMED (Casa di Cura Musumeci Gecas s.r.l., Istituto Oncologico del Mediterraneo s.p.a., Fondazione IOM, IOM Ricerca s.r.l. Rem Radioterapia s.r.l., Villa Lisa s.r.l., Residenza Sanitaria Assistenziale, Residenza Sanitaria ARKA s.r.l., Villa Lisa s.r.l., Villa del Corso Residenza per Anziani) che si occupa principalmente della gestione di molti RSA (Residenza Sanitaria Assistita) e di case di cura in tutta la Sicilia. Il Gruppo SAMED proviene dalla grande tradizione ed esperienza delle Case di Cura Majorana di Catania. Le RSA (Residenza Sanitaria Assistita) operano con sistema di semi convenzione, cioè una parte finanziata con sussidio della Regione Siciliana e una parte pagata dall`assistito. La Residenza Sanitaria Assistita (RSA) è una struttura extraospedaliera territoriale accreditata con il SSR, destinata ad ospitare soggetti prevalentemente non autosufficienti, anziani e no, malati Alzheimer, disabili non assistibili a domicilio e richiedenti trattamenti continui, finalizzata a fornire accoglienza, prestazioni sanitarie, assistenziali, di recupero funzionale, sociale e riabilitative. Certamente una grande rivendicazione sociale verso l`anziano che non potendo stare con i familiari per ragione di salute, trova in queste strutture una attenzione personale e medica di primo ordine. Vedendo quella struttura del Nocellino che era stata costruita come Casa degli Anziani e da moltissimi anni abbandonata, il Dott. Milazzo ha parlato con il cugino e dopo tanta insistenza lo ha convinto a venire ed a parlare con il Sindaco di Limina con l`intenzione di includere dentro la loro organizzazione la struttura di Limina ed adibirla come RSA (Residenza Sanitaria Assistita) E così in ottobre del 2008 si iniziarono le conversazioni che sono durate fino a febbraio 2012. In questo lungo periodo di negoziati l`Avv. Ettore Denti assieme al Dott. Salvatore Musumeci, Amministratore Delegato del Gruppo, avevano spiegato al Sindaco le loro esperienze nella gestione di queste strutture e gli offrivano: 1) Di adibire tutta la struttura di Nocellito e di tutto quello che era necessario per operare come RSA (Residenza Sanitaria Assistita). 2) Di ottenere tutte le autorizzazioni delle Autorità Sanitarie della Regione e sottoscrivere il sussidio mediante una Convenzione con l`Assessorato della Sanità della Regione Siciliana. 3) Di portare pazienti della provincia di Messina o di altre parti della Sicilia, perchè la struttura di Limina sarebbe stata utilizzata principalmente da pazienti di fuori paese, in quanto si sa benissimo che gli anziani liminesi LA VOCE di Limina preferiscono stare nelle loro case che ricoverarsi in questi centri. 4) Infatti il positivo impatto economico per il paese di Limina sarebbe stato proprio quello di avere pazienti da fuori che continuamente sarebbero visitati da parenti che sarebbero rimasti nel paese, andare al bar, mangiare al ristorante ecc. Cioè muovere l`economia del paese 5) Il Dott. Milazzo Savoca aveva già parlato con un Costruttore per costruire un albergo a Limina di supporto ai familiari che sarebbero venuti a visitare i parenti ricoverati, ma non solo a questi, ma a gente che poteva venire a passare un week-end o una vacanza nel paese di montagna, senza pensare ai mesi estivi dove potevano venire liminesi o discendenti di liminesi che non hanno la casa a Limina La struttura di Limina è di 40 posti letto. Per operare adeguatamente era necessario 1) Un medico Direttore Sanitario 2) 3 medici per l`assistenza di 24 ore 3) Infermieri 4) Personale di Pulizia e Lavanderia 5) Personale amministrativo 6) Una ambulanza che potrebbe stare anche al servizio del paese 7) Personale per il ristorante In totale di stimava la necessità di più di 40 persone Il Sindaco si mostrava interessato in questo importante progetto, ma non realizzava mai e non arrivava a nessuna conclusione. Forse una poderosa forza occulta e indetenibile lo trascinava verso l`immobilismo. Cari liminesi, sicuramente vi domandate come è possibile che si è persa la possibilità di concludere questo importantissimo progetto per il paese che avrebbe potuto dare lavoro alla maggior parte di 40 posti diretti di lavoro necessari per operare la struttura ed altrettanto di lavori indiretti creando ricchezza per il paese? POLITICA 40 posti di lavoro diretti ed altrettanti lavori indiretti sono cifre grosse per un paese come Limina. Avete capito bene al pensare che per un capriccio personale e per un infame e distruttivo interesse politico e partidista si è fatto tanto danno al paese. Hanno tolto il pane a piu´ di 40 famiglie liminesi. Il calcolo politico è semplice dedurlo e facile spiegarlo. Mentre si continuava con le conversazioni, dietro le quinte si faceva questo ragionamento. “Se lo operiamo noi, daremo lavoro a 40 persone che saranno con noi, moltiplicato per 5 familiari sono 200 voti sicuri”.Dopo tanti anni se ne sono accorti che era impossibile operare la struttura da soli perchè per gestirla con successo ci sarebbe voluta una grande organizzazione come quella del Gruppo SAMED. Hanno preferito distruggere un progetto che poteva beneficiare quasi una quarta parte del paese per la loro ossessiva e malsana ambizione di potere politico che li induce a pensare che possono perpetuarsi nel governo. Come si possono definire azioni di 5 questo genere? Quali qualificativi si possono dare? Date sfogo alla vostra immaginazione, cercate gli aggettivi più severi ed ancora rimarrete insoddisfatti. Questa inaccettabile azione contro il nostro paese ha superato la nostra capacità di stupore. I liminesi che li hanno appoggiati con i loro voti per portarli al Governo sono obbligati a fare una profonda riflessione nel prossimo processo elettorale . Nel mese di maggio del prossimo anno, quando staranno soli con la loro coscienza nell` urna elettorale dovranno porsi queste domande. “Davvero volete portare al Governo per altri cinque anni questo gruppo politico che è stato capace di fare tanto danno al nostro paese?“ “Che spiegazione possiamo dare ai giovani che hanno perso queste opportunità di lavoro?” Questo progetto sarà la prima cosa che dovrà realizzare la prossima amministrazione comunale. Inoltre questo progetto sarà il faro di una vera trasformazione che migliorerà la qualità della vita del paese, l`inizio di un sostenibile sviluppo economico e una speranza certa per il futuro dei giovani liminesi. 6 POLITICA A l Sign. Sindaco di LiminaAll`Assessore Regionale alle Infrastrutture Palermo All`Istituto Autonomo Case Popolari Messina- Spett. le Corte dei Conti Palermo Oggetto: Interrogazione sull`uso e condizioni di immobili comunali acquisiti per il loro successivo recupero e da adibire infine ad alloggi di residenza popolare. INTERROGAZIONE Che gli immobili recuperati dovevano essere adibite ad alloggi di residenza popolare, case popolari ed assegnate con regolare bando ai cittadini aventi titolo; Che l`Amministrazione, nonostante sia trascorso circa un decennio, non ha attivato le procedure, congiuntamente all`IACP, per l`assegnazione degli stessi alloggi di residenza popolare. • I sottoscritti Consiglieri Comunali: Saglimbeni Domenico, Smiroldo Simone Filippo, Occhino Concetto; CONSIDERATO PREMESSO: loro destinazione originale, cioè quella di alloggi di residenza popolare, violando ogni regola legata alla tipologia di finanziamento per cui gli stessi erano stati recuperati e destinati; Che alcune di queste case sono arredate e vengono affittate a vacanzieri e anche al altre persone che ne fanno richiesta; Che sembra non esistere nessuna autorizzazione ufficiale che ha variato la destinazione d`uso degli immobili, che rimangono alloggi popolari e non “case di vacanze”; Che tutti gli introiti incassati dal comune con la tipologia di“case vacanze” sembrano illegittimi in quanto violano le leggi sulla gestione ed assegnazione degli alloggi di residenza popolare; Che alcune di queste case recuperate •vengono utilizzate per scopi diversi alla il Comune di Limina ha contra•tto Che dei mutui per l`acquisto di immobili privati fatiscenti; per l`acquisto si è proceduto in •dueChe • tranche; Che il progetto di recupero degli •immobili acquisiti nella prima tranche, mediante mutuo comunale, da oltre un decennio risulta essere ancora bloccato • per errori amministrativi imputabili allo svolgimento della gara di appalto bandita per il recupero degli immobili; Che il mancato recupero dei sopra citati immobili ha determinato e continua a determinare spreco di denaro pubblico: infatti l`Amministrazione Comunale ha gìà provveduto e provvede sistematicamente ad eliminare le fonti di pericolo derivanti dalla mancata ristrutturazione degli immobili facente parte alla prima tranche di acquisto, in questo contesto rientrano anche quelli acquistati con la seconda tranche; Che in ordine alla seconda tranche di acquisto di immobili privati, anche`essi da acquisire al patrimonio immobile comunale, è stato contratto un altro mutuo, sempre a carico del comune; Che tuttavia e nonostante la copertura del mutuo indicato, solo alcuni immobili sono stati recuperati e ristrutturati, la restante parte, inspiegabilmente, è rimasta priva di adeguati interventi strutturali, sono causa di frequenti interventi di manutenzione straordinaria per eliminare fonti di pericolo a tutela della pubblica incolumità Che il Comune di Limina a seguito dell`acquisto degli immobili sopra citati ha ottenuto dei finanziamenti tramite ex fondi IACP per il recupero degli immobili; Che lo scopo di entrambi i finanziamenti era quello di recuperare gli immobili e destinarli ad alloggi di residenza popolare (case popolari) e di conseguenza provvedere all`assegnazione degli stessi, ai cittadini aventi diritto; Che i lavori per il recupero degli immobili dalla seconda trance sono stati ultimati ormai da circa un decennio e la loro destinazione d`uso era quella di alloggi di residenza popolare; • • • • • • LA VOCE di Limina • ATTESO •si Che l`amministrazione Comunale è solo preoccupata di gestire, anche se in maniera superficiale, la manutenzione degli immobili da utilizzare arbitrariamente quale case vacanze, abbandonando del tutto gli altri immobili recuperati e ristrutturati con lo stesso finanziamento e da adibire ad alloggi di residenza popolare; Che parecchi immobili ristrutturati e recuperati versano in uno stato di completo abbandono con pluviali divelti, erbacce, rovi, infissi scrorticati o rotti, infiltrazioni e altri danni, in particolare quelli derivanti dalla mancata areazione degli immobili che rimangono chiusi 365 giorni l`anno, condizioni questi che comportano anche danni agli impianti; La maggior parte di queste abitazioni recuperate da adibire ad alloggi di residenza popolare sono completamente abbandonate. • • RITENUTO: Che l`autorizzazione di agibilità •rilasciata dal Sindaco annualmente per utilizzare le case arredate come case vacanze sembrerebbe del tutto illegittima e infrange ogni diritto dei cittadini che effettivamente hanno bisogno di un alloggio di residenza popolare (casa popolare); E dovere del Sindaco riferire ai consiglieri comunali, ed in genere alla cittadinanza tutta, in merito alla corretta gestione del denaro pubblico, delle proprietà comunali e del patrimonio comunale tutto. Tutto ciò premesso i sottoscritti consiglieri comunali formulano al Sig. Sindaco la presente interrogazione per sapere: 1. Quale è la legge che autorizza il Sig. Sindaco a far impiegare strutture finalizzate ad alloggi di residenza popolare (case popolari) ed utilizzarle ad altri scopi abitativi quali “Case Vacanze” con pagamento di canoni determinati da atti amministrativi interni all`Amministrazione e non dalle leggi in materia di residenza popolare e/o dall`IACP 2. Com`è possibile che UTC non sia a conoscenza del degrado di alcune strutture comunali recuperati e quale è il motivo del mancato intervento per il loro ripristino; 3. Com`èpossibilechel`Amministrazione Comunale, congiuntamente all`IACP possa fare andare in degrado tali strutture, anzichè assegnarli ai cittadini in possesso dei dovuti requisiti per ottenere un alloggio di residenza popolare e che hanno fatto richiesta per ottenere un alloggio popolare, e ancora oggi in attesa di un tetto sotto il quale vivere dignitosamente; 4. Sotto quale voce del bilancio Comunale, (capitolo, titolo, funzione) vengono inseriti i canoni derivanti dalla gestione degli immobili indicati, e per quali finalità vengono imputati; perchè l`amministrazione ha scelto di buttare il denaro pubblico senza alcuna utilità per il paese e per la collettività, tenendo conto anche di costi da affrontare per ripristinare i danni venutesi a creare negli immobili già recuperati e non assegnati Infine, spontaneo porsi la seguente domanda “Gli amministratori Comunali tutti e l`UTC sono a conoscenza di questo degrado?, oppure, cosa ancora più grave, essersi accorti del degrado e non aver preso nessun provvedimento in merito” I sottoscritti Consiglieri chiedono in ultimo cortese ed urgente risposta scritta. Si allegano: Foto di alcune immobili comunali recuperati ad alloggi di residenza popolare con il finanziamento citato in premessa e che attualmente versano in condizioni di degrado totale Limina, lì 10/04/2014 LA VOCE di Limina POLITICA 7 MICROIMPRESE S.Teresa: nasceranno 12 nuove microimprese grazie ai fondi comunitari tratto da Gazzetta Ionica N asceranno 12 nuove microimprese a Santa Teresadi Riva. Hanno infatti ottenuto un finanziamento regionale con i fondi europei per il sostegno alla creazione e allo sviluppo di microimprese per la commercializzazone di prodotti tipici artigianali. L’assessorato regionale all’agricoltura ha approvato la graduatoria dei 215 progetti ritenuti ammissibili a finanziamento con i fondi previsti dal bando del 2012 (per 10 milioni di euro) del Programma di sviluppo rurale 2007/2013, relativo alla misura Misura 312 “Sostegno alla creazione e allo sviluppo di microimprese” - Azione A “Trasformazione e commercializzazione artigianale dei prodotti tipici”. La graduatoria completa si trova allegata al DDG 1034/2014 a firma del dirigente generale Rosaria Barresi e pubblicata sul sito www.psrsicilia. it . Per quanto riguarda la provincia di Messina sono 60 le imprese ammesse a finanziamento, dodici delle quali hanno sede a SantaTeresadi Riva. Ecco l’elenco delle micro imprese finanziate, relativo al centro jonico, con la posizione in graduatoria, e la somma erogata. 3) Elisa Rifatto, 118.453 mila euro; 7) Alfonso Caminiti, 65.915; 9) Alessandra Cisto, 53.409 euro; 10) Agnieszka Ponichtera, 200.000; 16) Roberta Pizzolo, 108.818; 21) Cristina Antonia Russo, 49.983; 25) Adriano Gotti, 75.000; 29) San Giorgio Energy, 200.000; 38) Giovanni Lo Schiavo, 193.501; 102) Giuseppa Lo Po, 138.637; 115) Alberto Erbin Turriciano, 139.749;122) Orazio Sturiale, 29.999 euro. Ecco la situazione degli aventi diritto residenti negli altri comuni della Jonica. 4) Santina Camillen, Nizza, 184.305; 15) Loredana Palella, ForzaD’Agrò, 200.000; 17) Alessandra Gussio, Sant’Alessio, 134.669; 18) Salvina Cordaro, Scaletta, 200.000; 26) Giulio Nicolò Spartà, Giardini, 148.500; 32) Maria Teresa Foti, Furci, 84.221; 34) Daniela Savoca Ruggieri, Pagliara, 199.741; 101) Antonina Carnabuci, S.Alessio, 37.661; 113) Edil Jonica, Fiumedinisi, 199.980; 110) Giulio Nicolò Spartà, Giardini, 48.497; 118) Andrea Farruggio, Giardini, 60.000; 128) Lucrezia Mastroeni, Savoca, 198.156; 163) Massimo Giardina, Furci, 199.999 euro. COMMENTO DELLA VOCE DI LIMINA Nell’editoriale della Voce di Limina, No.5 di dicembre 2012, dicevamo, fra l’altro: “Si assiste e l’abbiamo più volte divulgato all’incapacità dell’ Amministrazione liminese di pensare e di progettare per creare posti di lavoro e di benessere nel paese. Va denunciato che manca il sostegno, pure morale, ai piccoli lavoratori indipendenti del settore, capaci di creare posti di lavoro e aumento di produttività agricola ed artigianale. Conosciamo molti casi di liminesi instancabili lavoratori, che stentano, con molto sacrificio, di portare avanti piccole attività che hanno bisogno di aiuto, che hanno bisogno di una Amministrazioine comunale che stia loro vicino, che li aiuti nella ricerca di un finanziamento regionale o bancario, che informi loro sulle norme per potere ottenere un sussidio, che li aiuti ad ottenere i permessi necessari per potere operare”. E’ molto noto che 60 progetti di diversi paesi della provincia di Messina sono stati beneficiati con finanziamenti, con fondi della Comunità Europea. Ci chiediamo perché i nostri amministratori non hanno informato i cittadini liminesi sull’esistenza di questi fondi? Perché non hanno organizzato riunioni pubbliche tendenti ad informare e ad aiutare i nostri liminesi ed appoggiarli nelle loro procedure per ottenere dei finanziamenti? Forse perché sono occupati nell’alta politica. O forse sono occupati a pensare a grandi progetti per aggiungerli nella pagina della Galleria degli Errori? 8 LA VOCE di Limina POLITICA LA GALLERIA DEGLI ERRORI Casa albergo per anziani 4 miliardi di vecchie lire La escala d` oro - progetto e costruzione €13.000 Costo dell ´ opera € 676.000 Acquistati alcuni anni fa per un importo di € 15.000 Abbandonati Centro diurno per anziani da anni abbandonato Area Artigianale 1o lotto Costo dell´ opera € 1.150.000 Lavori di urbanizzazione per case popolari fouri del paese in terreni coltivabili € 700.000 Scala costruita in una propietá privata con i soldi del Comune LA VOCE di Limina CULTURA 9 BUONE E CATTIVE SEMENZE Agata Salamone I l paesaggio dei Peloritani, quasi americano per quel marrone carnoso dei monti, che è il colore della terra, e per le forme dei dirupi, mi torna in mente con i colori e soprattutto con i profumi della vegetazione, così intensi e unici. Vi ho ritrovato larghe distese di erbe spontanee che non vedevo dall’infanzia. In particolare è stata un’emozione ritrovare l’intensità del profumo del finocchietto selvatico che vi cresce spontaneo e in larghe distese. A ogni viaggio mi piace portare nella casa di Bergamo, come cimeli e come scorte per far durare più a lungo possibile il piacere dei sapori ritrovati, qualche prodotto, o qualche radica, o qualche piantina da innestare in vaso sul mio terrazzo dove faccio convivere nord e sud: uno spuntone di ulivo, che resiste alle invernate lombarde, accanto a un neonato càrpino impiantato in un piccolo vaso in attesa che si faccia albero, accanto all’alloro che albero è già, ma sempre malaticcio, e via di seguito. Da Limina quest’estate ho portato i semi di finocchio selvatico e ora è un piacere accarezzare il cespuglietto tenero delle piantine che sono cresciute. I rami secchi da cui ho ricavato i semi, che non ho avuto il coraggio di buttare, penzolano, invece, appesi e profumano la mia cantina. Rifletto sul fatto e mi accorgo che c’è una forte somiglianza tra questi espianti e impianti di erbe e fiori e piante, e paralleli espianti e impianti di uomini e donne che hanno avuto origini a certe latitudini e si sono adattati e sviluppati ad altre latitudini. Le novità a cui hanno dato vita hanno, anche sul piano umano, hanno reso interessante e variegato il contesto in cui hanno imparato a vivere. La varietà che hanno innestato dove prima c’era omogeneità è diventata un elemento di bellezza e di interesse aggiunto, come appunto è accaduto per le specie vegetali che essi stessi hanno selezionato e ripiantato per conservare sapori e profumi che hanno considerato irrinunciabili. La storia naturale si svilupperebbe nella costante ripetizione e omogeneità senza l’iniziativa umana che invece sceglie e mescola gli elementi e dà vita al nuovo. Scegliere a cosa dare valore e decidere quali elementi della nostra vita e della nostra cultura vale la pena di preservare dall’oblio richiede un esercizio che io chiamo di gusto e che è indice del senso del bello di cui siamo capaci, senso del bello che è senso morale contemporaneamente. Proprio chi migra, diversamente dal sedentario, si trova a fare queste cernite, e ha coscienza dei limiti di trasportabilità delle cose del contesto che abbandona e della convenienza a dare o non dare tradizione a certe cose. Si accorge più facilmente che per quanto possa riprodurre nella terra nuova le presenze vegetali della terra vecchia non può riprodurre la realtà spirituale del passato. Quel passato idealizzato e fissato in una sfera di lontananza rimane irrisolvibile. Si accorge facilmente che le cose a cui non ha dato valore le ha perse. Si accorge anche che alcune realtà da cui aveva voluto allontanarsi con disgusto desiderando consapevolmente di non averci più mai a che fare, che volentieri avrebbe perso, si sono allargate invece ovunque vada come le male erbe infestanti, senza freno, come l’altra faccia oscura delle cose, come un’ombra maliziosa e insistente. Così la linea della palma si è allungata nella direzione del polo nord e c’è stato un posto nuovo sia per le orchidee dei terreni lavici del sud, ma, oscuramente e diabolicamente, anche per un certo modo farabutto e avido di tenere a torchio chi lavora ed è onesto, o per un modo disonesto di garantire privilegi e affari ai propri protetti. C’è un ben riconoscibile legame d’interesse tra i pescecani che, a nord come a sud, sempre alleati sono e tra loro fanno affari senza darsi ostacolo, in pieno accordo e armonia, anche se si sbracciano per dare a intendere al povero fesso che lavorano per lui e pensano solo al suo interesse e alla sua fortuna. La buona semenza portata ad altre latitudini ha dato buoni frutti, ma ha dovuto farsi riconoscere perché, come tutte le cose nuove, era circondata dai sospetti e svalutata, anzi messa alla berlina per il colore, per la forma, per l’aspetto insolito, ma appena assaggiati i suoi frutti sono entrati nel gusto e ora piacciono molto. Tanta fatica e dolore ci sono voluti per trasformare i frutti della terra che il sole fa nascere dalle buone semenze in prelibatezze irrinunciabili. In sovrappiù al gusto portato a tavola, tutti riconoscono ora la bontà dello stile di vita che di quei gusti e colori è stato il contesto originario, la salubrità e la bellezza apparecchiate che trasformano la tavola in luogo di trasmissione di cultura e di sapienza antica. Ora molti riconoscono e amano il colore e il profumo e il sapore dell’olio d’oliva vero, delle ricche verdure profumate, dei frutti che hanno assorbito il sole. Ci sono ancora, è vero, quelli che nel mercato globale non distinguono la plastica dalla natura e, messe a fianco nei banchi dei supermercati, vanno a pesarsi alle bilance coi numeri, facendosi scrupolo di trattarle coi guanti, le arance di plastica senza distinguerle da quelle vere. Ma le male erbe hanno circolato anche quelle. La cattiva semenza si è nascosta tra quella buona e ha fatto danno sommandosi alla cattiva che già stava sul posto e faceva, fino a quel momento, minori affari. Cosa ci vuole per “sdirregnarla”? Termine opportuno, perché intanto, fin che c’è, la cattiva erba regna! Una severa e tenace sorveglianza critica. L’occhio critico. Ora e sempre “u crivu”. 10 CULTURA LA VOCE di Limina NULLA SALUS BELLO Sebastiano Saglimbeni S i approssima la ricorrenza che riguarda il centenario della prima guerra mondiale, di cui sono stati divulgati tanti libri. Con certo rigore storiografico se ne divulgheranno altri che, si spera, vogliono pure insegnare alle nuove generazioni che in guerra non v’è alcuna salvezza, come ammoniva nel suo poema, l’Eneide, Virgilio Marone. “Nulla salus bello” (Nessuna salvezza in guerra), scriveva, oltre duemila anni or sono, e rifletteva come in guerra si uccide alla pari e si soccombe alla pari, vincitori e vinti. “Caedebant pariter pariterque ruebant/ victores victique”. Così nella sua lingua di poeta della latinità. Diversamente, ma dai medesimi effetti, il poeta del nostro tempo, Giuseppe Ungaretti, uno dei tanti uomini di cultura in quel conflitto mondiale, esprimeva in versi come aveva vissuto, intus et in cute, da soldato, la guerra. E qui, come esempio, quei suoi 4 brevissimi notissimi versi di “Soldati”. Il poeta descriveva quella guerra, che cagionò milioni di morti e feriti, con questa rara sinteticità ed incisività: “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. Lo scrittore Elio Vittorini, uno degli acuti interpreti della crisi del nostro Novecento, scriveva, con amara ironia, che “le guerre generano nuovi linguaggi e nuove poetiche”. Ad Ungaretti, la guerra, che allora aveva vissuto, gli aveva generato alcune liriche, spesso scelte dagli antologisti di testi letterari, come testimonianza di denuncia del gravissimo male bellico. “I poeti non dimenticano”, scriveva Salvatore Quasimodo, a proposito di altre atroci morti nell’ultima guerra mondiale. Nessuna salvezza in quella prima guerra mondiale, che non si riuscì a scongiurare, e che si credeva, come l’ultima, si potesse concludere in breve tempo. Durò tre anni. Eppure, per scongiurarla, era stato predicato il forte pacifismo del papa Benedetto XV, che - lo scrive nella sua Storia d’Italia 18611958 Denis Mack Smith - si “trovava su questo punto stranamente solidale con socialisti ufficiali, ma il motto dei socialisti, ‘né aderire, né sabotare’, rispecchiava in maniera evidente le loro divergenze interne d’opinioni”. Diversi di quegli stessi socialisti ufficiali, non interventisti, ma “non vigliacchi”, come si autodefinivano, si arruolarono volontari. Come si sa da tanti manuali di storia, Antonio Salandra, assurto a primo ministro, dopo la caduta del governo Giolitti, aveva affiancato la Triplice Intesa e così si era assicurata l’entrata in guerra dell’Italia. Per la memoria, il Salandra, un ministro conservatore, che dopo gli insuccessi della guerra, si dimise. Nel 1922 inneggiò all’ascesa del fascismo, che, dopo, nel 1928, lo nominò senatore. Mentre si dirà della guerra 1915/ 1918 verranno alla luce tanti nomi di “protagonisti”. Tra questi, quello del generale Luigi Cadorna, un militare che riscuoteva delle benemerenze, grazie al padre Raffaele, liberatore di Roma nel 1870. “Egli era un buon organizzatore, sia lui che i suoi principali colleghi mancavano d’ingegno, d’inventiva e di elasticità mentale, ed ispiravano d’altra parte scarsa fiducia ed affetto nei loro uomini”, scrive ancora Smith. E, proseguendo, dirà che Cadorna venne “accusato di aver fatto fucilare, nel corso delle decimazioni da lui ordinate, anche dei soldati che non si trovavano in zona di operazione nei giorni in cui si erano verificati gli eventi per i quali erano stati condannati”. I sostenitori della guerra e la maggior parte dei vertici militari restavano rigidamente insensibili alle morti o fingevano amarezze. Ora su di loro l’inesorabile oscurità ha esteso la sua ombra e quanto di migliore per il Paese credettero di aver fatto era stato ambiguo e vano. La guerra, che si può definire la conseguenza dell’insipienza della politica, va ripudiata. Dopo l’ultimo conflitto mondiale, la nostra Carta Costituzionale, all’art. 11, redatta da uomini di valore culturale e morale, la ripudia “come strumento di offesa degli altri popoli…”. Le madri latine la detestarono (Bellaque matribus/ detestata). Giovanni Evangelista, alludendo al male, in senso lato, scriveva che “gli uomini preferirono piuttosto la tenebra alla luce” (Kai egàpesan, oi antropoi màllon to scòtos e to fos). Si era ornato di questa proposizione l’inquieto Giacomo Leopardi che la citava in cima al suo testo poetico “La ginestra o il fiore del deserto”. Francesco Petrarca con “La canzone ai signori d’Italia” divulgava un messaggio pacifico e umanitario, motivato dalla caducità dell’esistere e dalla pietas. Chiudeva quella sua grande poesia con l’endecasillabo: “I’ vo gridando: Pace, pace, pace”. Si faccia conoscere, con libri, dibattiti, film, esposizioni di immagini, quella prima guerra mondiale, ma come denuncia di una delle tante e tante distruzioni del genere umano. Si ricordino i luoghi (Isonzo, Caporetto, Piave, Montello, ecc.); si ricordino i martiri che leggemmo nei manuali scolastici (Battisti, Sauro, Chiesa, Filzi, Baracca, ecc.), ma si rifletta sulle seguenti parole “Sfortunato quel paese che ha bisogno di eroi”, dello scrittore Bertolt Brecht. LA VOCE di Limina LIMINESI NELLA GUERRA 1915-1918 Vi furono i morti, i superstiti, che ritornarono mutilati e, se sani, con viva ed incisiva quell’esperienza della guerra 1915/1918, di cui ricorre, quanto prima, la ricorrenza del centenario. Certamente, può giovare, per la circostanza, ricordarli, ma pure credere che questi uomini liminesi, in prevalenza contadini, pecorai e piccoli artigiani, avrebbero voluto rimanere al paese, dall’aria salubre ed attendere al loro lavoro. Non c’è comunità, grande e piccola, che non ricordi i loro caduti in guerra, della prima mondiale e della seconda. In due lastre di marmo, che tanti liminesi ricordano, in Piazza “Guglielmo Marconi”, si leggevano un tempo i nomi dei caduti della prima grande mondiale e della seconda. Poi quell’arrangiato monumento ai caduti dai simboli fascisti, dalla piazza venne, con più stile e fantasia, ricostruito e collocato in cima al paese, vicino alla piazza della chiesa di San Filippo d’Agira. Una frana l’ha deturpato e così è rimasto. Durante l’Amministrazione comunale, di cui era primo cittadino il medico Francesco Garigali, diversi superstiti della prima guerra mondiale sono stati insigniti dell’onorificenza di Cavaliere di Vittorio Veneto, un riconoscimento che aveva sostenuto l’allora Presidente della Camera dei Deputati Sandro Pertini, che in quella guerra v’era stato in qualità di ufficiale. Dopo - per non dimenticare - sotto il fascismo venne gettato in carcere, come i due deputati di sinistra, Antonio Gramsci, Francesco Lo Sardo ed altri oppositori del regime mussoliniano. Gli uomini che rimasero invalidi in quella prima grande guerra sono: Antonino CULTURA Saglimbeni, dalle gambe amputate sotto il ginocchio e dal polmone sofferente, Sebastiano Garigali, da una gamba, sotto amputata, sotto il ginocchio, Cateno Garigali, privo di un occhio, Antonino Rizzo, privo di un occhio, Giuseppe Siligato, da un piede amputato, Carmelo Restifo (Nzalatedda) dal polmone colpito da una scheggia, Filippo Saglimbeni, ammalato di cuore, Sebastiano Saglimbeni, dal cuore ammalato, Filippo Giardina, da un piede amputato. Vissero con quel male, che non vantarono eroicamente, attesero ai lavori leggeri, presero mogli ed ebbero figli, che pure poterono proseguire gli studi, dopo le Elementari e conseguire diplomi e lauree. Alcuni di quei soldati invalidi emigrarono con i loro figli. Furono, alcuni di questi (altri erano morti), come sopra accennato, assieme a quelli ritornati sani, insigniti dell’onorificenza di Cavaliere di Vittorio Veneto. Gli uomini che morirono in quella prima guerra mondiale sono 34, alcuni di leva alcuni richiamati. I più giovani erano del 1900, 1897, 1898, 1899. Pertanto, un diciottenne, quattro diciannovenni, cinque ventenni, tre ventunenni. Qui, di seguito, i loro nomi: Antonino Bologna, Francesco Caminiti, Carmelo Campagna, Antonino Chillemi, Carmelo Chillemi, Gaetano Coglitore, Giuseppe Costa, Domenico Galifi, Ranieri Garigali,, Giuseppe Giardina, Filippo Lapi, Carmelo Lo Giudice, Sebastiano Lo Giudice, Antonino Lombardo, Sebastiano Occhino, Giuseppe Palella, Carmelo Puglia, Alfio Ragusa, Giuseppe Ragusa, Marco Ragusa, Santo Ragusa, Sebastiano Ragusa, Antonino Restifo, Natale Restifo, Antonino Saglimbeni, Domenico Saglimbeni, Filippo Saglimbeni, Filippo Saglimbeni, Giuseppe Saglimbeni, Natale Saglimbeni, Francesco Spadaro, Concetto Straguzzi, Antonino Toscano, Carmelo Toscano. Non pochi morti della comunità. Cinque della famiglia Ragusa, sei della famiglia Saglimbeni, il cognome più diffuso nella comunità. Al poeta analfabeta Bizzeffi (Giuseppe Saglimbeni), il popolo liminese aveva attribuito sette “canzuni di guerra” (canzoni di guerra), riguardanti quella di cui ci stiamo occupando. Alcune vagamente inneggiano al valore conquistato, altri sanno di amaro dileggio. 11 Come la seguente: O epica schifusa e svinturata!* Mi purtasti ‘nta tanti patimenti. Partìu cà mi vinni la chiamata e mi purtàru a vìdiri turmenti. Fu’ prigiunèru ‘nta la ritirata: oh quantu nni patìu ‘ntortamenti! E mi purtàru ‘nta l’Austria ingrata e murèmmu di fami, li ‘nnuccenti. Bizzeffi aveva composto oralmente le “canzuni” di guerra, su ordinazione dei reduci e, se vengono considerate una testimonianza, quindi una fonte, si capisce che alcuni dei committenti, in qualche modo, avevano inteso il loro orgoglio di combattenti e di vincitori in quella guerra. Il testo, sopra riportato, testimonia l’“epoca schifosa”, che coinvolse un uomo in quella guerra e i conseguenti patimenti di prigionia e di fame in Austria. • O epoca schifosa e sventurata! Mi portasti tra tanti patimenti. Partii perché mi venne la chiamata e mi portarono a subire tormenti. Fui prigioniero nella ritirata: o quante ne patii senza alcun torto! E mi portarono nell’Austria ingrata e patimmo la fame, gli innocenti 12 P CULTURA LA VOCE di Limina UN PREMIO DI NARRATIVA – RACCONTI – INTITOLATO A “GIUSEPPE CAVARRA” Carmelo Duro er quanto ne sappiamo nella parte Nord-orientale della provincia messinese della Sicilia non è mai esistito un Premio di Narrativa. Ci ha provato, quasi timidamente, l’Unitre - Università delle Tre Età-Università per la Terza Età, che ha sede a Santa Teresa di Riva, l’anno scorso, nel 2013. Venne presentato come un Concorso anonimo ma, in realtà, conteneva tutti i presupposti per una sorta di prova generale di un Premio di grande richiamo. L’ “esperimento” è riuscito soprattutto per l’accoglienza che ha avuto e per la buona partecipazione di concorrenti nelle due sezioni, Adulti e Giovani. Sulla scia di questo successo l’assemblea generale dell’Unitre, il 18 Giugno 2013, avvertì la necessità di uscire dall’anonimato e dare una intestazione al Premio con una indicazione ben precisa: il personaggio a cui intitolare il Premio doveva essere siciliano, cultore delle lettere, autore di pubblicazioni, umile, e, in particolare, popolare. Il dibattito è stato molto partecipativo e coinvolgente. I nomi proposti sono stati tantissimi, da Verga a Capuana, da Pirandello a Vittorini, da Sciascia a Brancati ed altri. La cerchia però si restrinse a Stefano D’arrigo, Vincenzo Consolo, Giuseppe Cavarra, perché erano accomunati dalla loro origine: la provincia di Messina. D’Arrigo, che è morto a Roma nel 1992, era nato ad Alì Terme nel 1919, Consolo e Cavarra erano coetanei, ambedue nati nel 1933 e ambedue morti nel 2012. Consolo era originario di S. Agata di Militello, sulla costa tirrenica, mentre Cavarra lo era di Limina. Tutti d’accordo, per ciò, per scegliere tra questi tre illustri personaggi quello più indicato. La scelta non è stata semplice perché tutti e tre questi autori si distinguevano per l’utilizzo di un linguaggio originale: D’Arrigo aveva richiamato nel suo “Orcynus Orca” radici dell’antica lingua siciliana, Consolo aveva recuperato nelle sue opere, come “Il sorriso dell’ignoto marinaio”, vocaboli espulsi o dimenticati allo scopo di salvare una certa storia, Cavarra aveva foggiato, in tutti i suoi scritti, il linguaggio nativo e il linguaggio acquisito, come in“Americanismi liminesi”. La scelta, infine, unanimemente ed entusiasticamente, cadde su Peppino Cavarra per molti importanti motivi. Innanzitutto perché Cavarra, a differenza di D’Arrigo e Consolo, nella sua attività letteraria ha lavorato molto per il recupero della storia, della cultura e delle tradizioni locali con appassionata ricerca nel settore delle feste tradizionali, poi perché ha esteso il suo lavoro al teatro portando sulla scena, con il gruppo di ricerca “Argeno” e le musiche di Mario Rizzo, usi, costumi, canti, modi di essere e di lavorare della nostra Sicilia. Non solo. Altro merito di Cavarra, sottolineato nel dibattito, è stata la “riesumazione” di personaggi locali (“Bizzeffi” per tutti) e altri messinesi di cui si era smarrita la memoria ma che avevano rappresentato imperiosamente le loro epoche. Elementi questi che sono molto presenti nelle programmazioni dell’Unitre di Santa Teresa di Riva che, proprio alla memoria, riserva una attenzione costante e continua affinchè non si dimentichino tempi e personaggi delle epoche passate che, con i loro scritti, hanno caratterizzato usi, costumi e cultura, ed hanno tramandato ai posteri modi e modelli di vita spesso sconosciuti ai più, in particolar modo alle fasce giovanili. A tutto ciò non è stato secondario aggiungere e ricordare un fatto sentimentale: Cavarra nel Gennaio precedente la sua scomparsa era stato invitato ed era venuto due volte, a distanza di pochi giorni, presso l’Unitre di Santa Teresa di Riva. La prima, il 10 gennaio, quando aveva svolto una conferenza-lezione su “Memoria, cultura e territorio”, la seconda, due giorni dopo, il 12, per ricordare il prof. Nino Nicotra, nel primo anniversario della sua morte. Erano state queste le sue ultime due uscite pubbliche. Per tutti questi motivi, e grazie alle approfondite valutazioni che sono state fatte, senza mettere in secondo piano nessuno degli altri nominativi in discussione, tutti meritevoli di grande attenzione e rispetto, l’assemblea dei soci si è orientata verso Giuseppe Cavarra. Questa decisione, non appena divulgata attraverso gli organi di stampa e televisivi, ha suscitato molto apprezzamento e compiacimento presso tutti coloro che, a vario titolo, avevano conosciuto ed apprezzato Cavarra, il suo lavoro, le sue opere. E questo riscontro ha gratificato ancora di più l’Unitre di Santa Teresa di Riva ed inorgoglito i suoi dirigenti ed i suoi soci. Il Premio di Narrativa “Giuseppe Cavarra” è attualmente in corso. I termini per la presentazione degli elaborati scadranno il 30 Aprile 2014 e già sono pervenuti ventuno plichi di altrettanti concorrenti alla Segreteria del Premio. Il successo di questa Seconda Edizione è già nella partecipazione (l’anno scorso erano giunti tredici elaborati nella sezione Adulti e sei in quella Giovani). I vincitori saranno premiati con opere d’arte (pitture, sculture, donate da artisti locali e non). Altri premi saranno costituiti da targhe e trofei e tutti riceveranno un Attestato di partecipazione. La premiazione è prevista per la prima decade di Luglio nel corso di una cerimonia pubblica. Della Prima Edizione (2013) è in corso di stampa, per i tipi della Melvin editrice, grazie alla disponibilità dell’editore Eligio Restifo, liminese trapiantato in Venezuela, una Antologia che raccoglie tutti gli elaborati presentati con le motivazioni dei vincitori e il profilo di tutti i partecipanti.
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