Recessioni gengivali In condizioni fisiologiche, il margine gengivale sano si colloca circa a livello della giunzione amelo-cementizia dei denti. La gengiva, retraendosi, espone la superficie radicolare del dente all’ambiente orale e causa problemi di due tipi: estetici (i denti appaiono più “lunghi”, FIG.1) e d’iper-sensibilità dentinale (a stimoli termici, meccanici e/o chimici). Secondo la diffusione nella dentatura, le recessioni gengivali sono classificate in “localizzate” o “generalizzate”; secondo la loro estensione apicale in rapporto alla linea muco-gengivale sono classificate in classi I-II-III e IV di Miller (Miller 1985). Essenzialmente due sono le cause che possono determinare una migrazione in senso apicale (= “recessione”) della gengiva: il trauma e la Parodontite (FIG.2). FIG.1 FIG.2 Epidemiologicamente, si sta assistendo a un aumento dell’incidenza nella popolazione delle recessioni gengivali (FIG.3). Nel mondo Occidentale, dove i livelli d’igiene orale domiciliare della popolazione sono in media elevati, il trauma da spazzolamento dentale è sicuramente la causa principale delle recessioni gengivali (Löe et al. 1992). La base per l’instaurarsi di questo problema è di origine anatomica: un paziente con un “biotipo parodontale sottile” (anche in relazione alla posizione dei denti nell’arcata, FIG.4) sarebbe più soggetto alle recessioni gengivali di uno con un “biotipo parodontale spesso” (Seibert 1973). FIG.3 FIG.4 A una condizione anatomica predisponente di partenza si somma un trauma di qualche tipo (es.: tecnica di spazzolamento dentale incorretta, eseguita usando strumenti d’igiene orale non idonei con pressione eccessiva; “abitudini viziate” del paziente come utilizzo improprio di stuzzicadenti o unghie; piercings orali, FIG. 5 e 6). Tipicamente, le recessioni gengivali da trauma sono confinate alle superfici vestibolari dei denti e non coinvolgono quelle interprossimali né quelle linguali: le papille interdentali sono ancora presenti e danno al margine gengivale un aspetto “festonato” e gli spazi tra un dente e l’altro sono minimi. FIG.5 FIG.6 Ovviamente, la terapia iniziale per qualsiasi recessione gengivale dovuta a trauma consiste nell’individuare ed eliminare lo stesso. Il più delle volte, si deve modificare la tecnica di spazzolamento del paziente, sostituendola con una meno traumatica per i tessuti parodontali (es.: “tecnica di Bass modificata”) o eseguita con strumenti appropriati. La soluzione ideale delle recessioni gengivali è sicuramente costituita dal trattamento chirurgico parodontale (es.: innesti di gengiva cheratinizzata e/o tessuto connettivo, FIG.7 e 8). In alternativa, si può optare per un trattamento più conservativo (es.: restauri cervicali in composito rosa), stando però attenti a non peggiorare l’armonia estetica complessiva dell’area né il profilo d’emergenza del dente. FIG.7 FIG.8 La seconda causa di recessioni gengivali è la Parodontite. Questa malattia, portando alla perdita irreversibile dei tessuti parodontali, provoca recessioni generalizzate estese anche sulle superfici interprossimali e linguali dei denti. E’ per questo motivo che, tipicamente, i denti affetti da Parodontite sembrano “più lunghi” (FIG.9). Le superfici radicolari così esposte all’ambiente orale, oltre ad essere più prone alla carie, provocano anche problemi estetici e d’iper-sensibilità dentinale al paziente. Sempre a causa della progressiva perdita di supporto, i denti possono anche cambiare di posizione, arrivando anche ad alterare la fonetica del paziente. Contemporaneamente, gli spazi solitamente occupati dalle papille interdentali ormai perse appaiono come “triangoli neri” (FIG.10) in cui il ristagno locale di cibo mantiene l’infiammazione dei tessuti parodontali. FIG.9 FIG.10 Purtroppo, le recessioni gengivali date dalla Parodontite sono irreversibili e le terapie consentono al più di “mascherare” parzialmente i difetti estetici causati dalla perdita di tessuti (es.: “faccette gengivali” removibili in resina o in silicone, FIG.11, 12 e 13). Infatti, bisogna ricordare che qualsiasi tecnica chirurgica oggi disponibile per la ricopertura della radice dentale esposta dalla Parodontite, data la mancanza di osso alveolare interprossimale (= classi III e IV di Miller), offre solamente risultati parziali e assolutamente non predicibili. FIG.11 FIG.12 FIG.13
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