Gennaio - Partito Repubblicano Italiano

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ISSN 1974-2037
ASSOCIATO ALL’USPI
UNIONE STAMPA
PERIODICA ITALIANA
Periodico del P.R.I. di Ravenna
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e-mail: [email protected]
N. 1 Gennaio 2014
IX FEBBRAIO 1849
ix FEBBRAIO 2014
165°
ANNIVERSARIO
DELLA
REPUBBLICA ROMANA
La Voce di Romagna
Ravenna, occorre un progetto per l’economia
di Alberto Ridolfi*
Non nascondiamocelo: il
2013 è stato un anno difficile
per l’economia ravennate.
Lo è stato per le aziende,
per la produzione, per i
lavoratori. Secondo la CGIL
ravennate: «il 2013 è stato
l’anno peggiore, dall’inizio
della fase di recessione
incominciata a fine 2008,
per il numero di lavoratori
esposti agli ammortizzatori
sociali e alle ore di cassa
integrazione utilizzate».
Molte delle aziende del
territorio sono pessimiste
sulla ripresa, dopo più di
cinque anni di crisi interrotta
della domanda, credito
ristretto, norme confuse e
fiscalità ostile.
Eppure, la stessa economia su
diversi fronti mostra risultati
molto differenti: in generale,
le esportazioni aumentano ed
i mercati esteri di riferimento
si diversificano; il porto
aumenta la propria attività,
anche grazie al lavoro degli
operatori pubblici e privati.
In realtà, sembra quasi che
le imprese ravennati, fuori
dall’Italia, abbiano una
buona performance e che il
sistema economico locale
possa rappresentare un buon
vettore.
Ma se questo è vero, è
altrettanto vero che non
basta l’estero a raddrizzare
l’economia ravennate. In
generale, il fatto che vi
siano degli ambiti e degli
indicatori positivi non basta
a migliorare l’economia in
generale; serve, in sostanza,
un sistema che renda queste
performances veri e propri
punti di forza del sistema
economico in generale.
Serve quindi rafforzare e
concretizzare il progetto per
l’economia ravennate. E
su questo deve esporsi, per
prima, la politica.
Ravenna deve saper darsi
degli obiettivi ed una strategia
per perseguirli. Innovazione,
internazionalizzazione,
digitalizzazione sono solo
slogan se non rientrano
all’interno di un piano di
sviluppo. E non è sempre
detto che siano un bene
per l’economia. Contributi,
ristrutturazioni della fiscalità,
piani di investimento
infrastrutturali, promozione,
progetti di filiera: sono
tutti strumenti che devono
essere posti al servizio di
una direzione unica. Non ha
senso muoversi, su questi
temi, con iniziative
differenti.
Per stabilire le basi
di una ripresa solida,
occorre un progetto di
questo tipo. Un vero
e proprio progetto
per Ravenna. Come
Repubblicani, siamo
già impegnati nelle
istituzioni a portare
avanti una visione
di
insieme.
Ma desideriamo ampliare
ed
allargare
questo
pensiero a tutta la Ravenna
dell’economia, sia pubblica,
sia privata.
*Segretario U.C.
PRI Ravenna
Alberto
Ridolfi
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2
La Voce di Romagna
Aboliamo le Province. Anzi NO!
di Luisa Babini*
Da anni, l’Ente Provincia
è considerato, da più parti,
sopprimibile. Tanto la destra,
quanto la sinistra ne prevedono l’abolizione. Ma, come
sempre, alle parole non seguono i fatti. Erano gli anni ’70
quando un isolato Partito
Repubblicano, con a capo Ugo
La Malfa, iniziò una solitaria
battaglia per abolire le Province a seguito della nascita delle
Regioni. La solitaria battaglia
del PRI, giusta e ben fondata,
non fu condivisa da altri partiti
e restò una delle tante battaglie, giuste, ma perse. Ora il
tema è tornato di moda.
Le Province sono previste
nella Costituzione e quindi,
per sopprimerle, occorre una
modifica alla Carta Costituzionale. Ora è stato presentato
un Progetto di legge «Disposizioni sulle Città metropolitane, le Province, le Unioni e
fusioni di Comuni». Questo
testo di legge ha superato l’esame di una delle due Camere
ed è in discussione al Senato.
Presentato dal Ministro Del
Rio e sventolato da Renzi
come l’abolizione delle Province, in realtà non abolisce
proprio niente. Ma entriamo
nel merito.
La Provincia resta con
le funzioni che saranno
riordinate e riviste. La
macchina amministrativa
rimane inalterata. Resta tutto
il personale con a capo i
Dirigenti. Il futuro Presidente,
che deve essere uno dei Sindaci
in carica, non sarà più eletto
direttamente dai cittadini, ma
sarà eletto dai Sindaci e dai
Consiglieri Comunali. Resterà
in carica 4 anni. Il Consiglio
Provinciale resterà, ma non
sarà eletto direttamente dai
cittadini. Sarà anch’esso eletto
dai Sindaci e dai Consiglieri
Comunali dei vari Comuni
del territorio. Sono eleggibili
alla carica di Consigliere i
Sindaci e i Consiglieri
Comunali. Il Consiglio
Provinciale così eletto dura
in caria 2 anni. A questo si
aggiunge l’Assemblea dei
Sindaci composta da tutti i
primi cittadini del territorio
provinciale.
Siamo di fronte all’abolizione
delle Province come ha
sventolato Renzi? No,
assolutamente.
Vengono
aboliti solo alcuni passaggi
che attengono alla Democrazia
e cioè viene meno il voto dei
cittadini. Per il resto tutto,
o quasi, resta inalterato. Si
aggiunge un problema e cioè
a chi risponde la macchina
amministrativa? Non ci
saranno più il Presidente
eletto direttamente e non ci
saranno gli Assessori.
Saranno sostituiti
da Sindaci i
quali,
però,
vengono eletti
nei rispettivi
comuni per
amministrare
la loro città.
Dovranno
poi,
nei
ritagli di tempo, occuparsi
di amministrare anche la
Provincia. È ragionevole
pensare che non abbiano né
tempo, né legittimazione per
farlo.
Sarà dunque la tecno struttura
che reggerà le sorti della
Provincia senza, peraltro,
dover rispondere a nessuno.
La grande riforma non
produrrà riduzione di costi, ma
grande confusione. Si taglia la
politica e si dà ampio spazio,
anzi uno spazio illimitato, ai
tecnici i quali decideranno
cosa fare e come farlo. Che
politiche verranno attuate e
da chi saranno decise? E se
le politiche saranno sbagliate,
chi ne risponderà a chi?
La Democrazia è fatta di
sovranità popolare, delega
a svolgere delle funzioni,
responsabilità e
controlli. Nel disegno che
emerge da questo progetto i
cittadini che ruolo hanno? Chi
esercita il potere in Provincia
da chi ha ricevuto la delega
ad esercitarlo? A chi risponde
e chi controlla che le cose
vengano fatte nel modo e nella
forma giusta? E se le cose sono
sbagliate, o peggio producono
danni, cosa succede? Come
si fa a NON rieleggere più
chi ha sbagliato, dato che non
vengono eletti?
Come è ben chiaro l’unica
cosa che si riduce è la
democrazia. Le Province
restano, i costi pure e
aumenterà a dismisura la
confusione. Le Province
andavano abolite e invece si
fa solo demagogia e con la
demagogia non si risolvono i
problemi di semplificazione
e razionalizzazione. Con
la demagogia si fa solo del
fumo e si prendono in giro i
cittadini. Se non si vogliono
abolire le Province lo si dica
chiaramente ai cittadini
e questi giudicheranno.
Quello che non è accettabile
è che si raccontino cose
non vere. Le Province
non le stanno abolendo.
Se passa questa riforma
le Province restano,
i costi pure e ci
regaleranno tanta
confusione.
*Segretario
Provinciale
PRI
Ravenna
Luisa Babini
3
Le Associazioni di categoria
su piazza Kennedy e le ragioni del PRI
La Voce di Romagna
Sulla ristrutturazione di
piazza Kennedy, finanziata
dalla Fondazione del Monte
e che dovrebbe iniziare nei
prossimi mesi, è in corso da
tempo un serrato confronto
con le associazioni del
Commercio e dell’Artigianato
relativamente alla inibizione
al traffico automobilistico del
parcheggio.
Il Vicesindaco Mingozzi
e i Consiglieri del PRI,
condividendo la posizione
delle Associazioni, non
hanno mai votato a favore
di una chiusura della
piazza senza che venisse
reperito nelle immediate
vicinanze un numero di
posti auto analogo (130) a
quelli soppressi. D’altronde
questo è un impegno
dell’Amministrazione
comunale contenuto nel
programma di mandato. La
recente presa di posizione
delle
Associazioni
di
categoria, assunta dopo
un recente incontro con
l’Amministrazione e che
pubblichiamo integralmente,
conferma la giustezza
delle preoccupazioni dei
repubblicani.
cronoprogramma dei lavori.
Si è trattato di un incontro
imbarazzante, nel quale,
dopo sei anni di discussione,
l’Amministrazione Comunale non è stata in grado
di portare soluzioni concrete alle richieste ed
alle proposte mosse dalle
nostre Associazioni. Confcommercio, Confesercenti,
Cna e Confartigianato sono
fortemente preoccupate e
critiche per la sottovalutazione
del problema:
- la perdita di 130 posti auto
in orario diurno e notturno
in quel quadrante di centro
storico;
- la perdita di 70 posti per
motoveicoli, che rischiano di
appesantire la viabilità del
centro;
PER PIAZZA KENNEDY
IL COMUNE HA PERSO
INUTILMENTE 6 ANNI
Dalle osservazioni al piano
del traffico di febbraio
2008, di fronte all’idea della
pedonalizzazione della piazza,
le Associazioni ravennati del
Commercio e dell’Artigianato
hanno posto, come unica
ed assoluta condizione, che
vi fosse immediatamente
disponibile, all’atto dell’inizio
dei lavori, un adeguato
numero di parcheggi nella
stessa zona del centro storico.
Il Consiglio Comunale
accolse questa osservazione
nell’approvazione del Piano
del Traffico. Nel corso della
riunione convocata questa
mattina dall’Amministrazione
comunale, che ha visto la
partecipazione dell’Assessore
competente coadiuvato dalla
presenza di uno stuolo di
tecnici, è stato presentato
alle scriventi Associazioni il
- il tempo prolungato dei
lavori (stimati in 12 mesi, a
partire dalla fine del prossimo
mese di giugno, che vedranno
anche la chiusura per un mese
di via D’Azeglio) ...
rischiano davvero di far
chiudere delle attività
depauperando così una
zona centrale di Ravenna.
Confcommercio, Confesercenti, Cna e Confartigianato
convocheranno a breve un
incontro con le imprese
associate, al quale saranno
invitati Sindaco ed Assessori
competenti affinchè ci si
possa confrontare direttamente sulla prospettiva dei
prossimi mesi e per valutare
ulteriori azioni da mettere
in campo.
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4
La Voce di Romagna
RICORDARE LA SHOAH
La Shoah ha indubbiamente costituito uno, se non il primo, degli avvenimenti più inquietanti del XX secolo, un aberrante genocidio, un crimine di
esseri umani contro l’umanità. Ciò che inquieta ulteriormente è la presenza, in alcune parti del mondo, di negazionisti indegni di vivere in mezzo
agli uomini liberi. Anche per questo è particolarmente meritevole l’iniziativa che l’Associazione Amici del Teatro Mazzini di Castiglione di Ravenna
ha organizzato il 25 gennaio scorso per il Giorno della Memoria. La conferenza, svoltasi a Ravenna presso l’Aula Magna della Casa Matha, aveva
come titolo: Ricordare la Shoah contro il rischio di un nuovo antisemitismo. Dopo l’apertura della Presidente dell’Associazione Claudia Foschini, vi
è stato il saluto del Vicesindaco Giannantonio Mingozzi per i saluti. Vi sono poi stati gli interventi di Mauro Perani, docente di Ebraico dell’Università
di Bologna, in qualità di oratore, e di Cesare Baccini che ha svolto un breve excursus di storia locale ebraica. Nell’ambito della conferenza è stato
presentato anche il volume di Roberto Matatia, «I vicini scomodi», storia di una famiglia ebraica di Riccione, rea di avere dimora accanto alla villa
del Duce e che sarà travolta dalle leggi razziali promulgate in Italia. (Red.)
L’arroganza di Renzi. L’arroganza del PD
L’arroganza con cui Renzi
sta portando a conclusione
la riforma elettorale è
inaccettabile. Ed inaccettabili
sono i toni con cui la vuole
imporre a tutti e senza
dialogo. Ha dunque ragione
Cuperlo nel dimettersi davanti
a tanta arroganza. Se questo
è il nuovo che avanza, mala
tempora currunt.
Questa legge che Renzi e Berlusconi vogliono approvare
prevede la morte dei piccoli partiti. Si vuole ridurre la
politica ai desiderata dei soli
due grandi partiti. Per non
avere problemi, o peggio per
recuperare dei voti dai piccoli
partiti, Renzi e Berlusconi si
sono accordati per sopprimerli
per legge. Si sta cercando di
ridurre tutta la società italiana
e la politica ad un pensiero
unico, anzi a due pensieri:
uno a destra e uno a sinistra.
Le differenze, le particolarità,
vengono soffocate, uccise.
Sul piano culturale si afferma
che le differenze sono una
ricchezza, che le pluralità
sono un bene per la società.
Che questo apre le menti
e produce solo del bene.
Anche sul piano etnico sono
considerate ricchezze (specie
a sinistra) le differenze e le
pluralità. Ma non in politica.
Da oggi, con questa legge, il
PD di Renzi ha deciso che le
diversità e le pluralità sono
Quando si vogliono fare delle
coalizioni, o si ha bisogno di
farle per raccogliere tutti i voti
necessari per vincere, occorre
partire con un atteggiamento
di pari dignità fra tutti i
contraenti. Stiamo invece
assistendo, in preparazione
delle elezioni amministrative
del nostro territorio, ad un
atteggiamento arrogante ed
insopportabile. Il PD ha già
scelto i candidati e deciso
quasi tutto. Ciò in virtù del
fatto che loro sono il partito
con più voti e che hanno nel
loro statuto la regola delle
primarie. Ma è una «loro»
regola, quella delle primarie,
che quindi deve interessare
solo «loro» e non coinvolgere
gli altri. Quando si vogliono
fare delle alleanze o quando
si ha bisogno degli altri partiti
per potere vincere, non si
può avere un atteggiamento
arrogante o di autosufficienza
con i futuri e/o probabili
alleati. Se perdura questo
atteggiamento le alleanze
e le coalizioni non sono
favorite. Non si può e non
si deve, in virtù del fatto
che si hanno più
voti, volere
dettare tutte
un peso, un fastidio di cui
liberarsi. Devono esistere
solo due grandi partiti - che
ovviamente sono i loro - e
cioè PD e FI.
Questa arroganza politica
di Renzi è insopportabile in
democrazia e non produce
nulla di buono. La politica
contempla diverse opinioni,
diversi punti di vista ed ha
mille sfaccettature. Spetta ad
un leader, se tale è, ricercare e
trovare una sintesi fra le varie
posizioni e tra le varie culture.
Le imposizioni e le forzature
non producono condivisioni,
ma reazioni quale, per
esempio, quella giusta avuta
da Cuperlo. Questa arroganza,
tuttavia, la si rileva anche
nell’operare quotidiano del
PD. Il modo con cui decide
quali regole usare nella scelta
dei candidati a Sindaco,
il modo con cui sceglie i
candidati e decide tutte le cose
che gli interessano,
prima ancora
di
avere
contattato o
ragionato con
gli eventuali
alleati, produce
un clima di non
fiducia
che
non favorisce
le alleanze
e rischia di
fare naufragare le
coalizioni.
5
le regole del gioco. Non
è così che si fanno le
alleanze, non è così che si
favoriscono le coalizioni.
Questo atteggiamento induce
di fatto a produrre reazioni
che potrebbero portare il PD
ad essere solo, in compagnia
della propria inacettabile
arroganza. O si accettano e
si valorizzano le differenze,
le diverse sensibilità, le
diverse storie e culture,
ritenendole una ricchezza, o
si deve essere capaci di essere
autosufficienti, senza avere
bisogno dell’apporto culturale
e dei voti degli altri.
PRI - Ravenna
La Voce di Romagna
Il IX febbraio nelle Sezioni
SEZIONE
LOCALITà DATA ORA
INIZIATIVA
A. GUERRINI
G. MAZZINI
E. CHIESA
COOP. A. GUERRINI
RAVENNA
Dom 9
20
Cena sociale a base di carne presso
la sezione «A. Guerrini»
G. MAMELI
RAVENNA
Dom 9
19,30
Cena sociale a base di pesce
A. SAFFI
BASTIA
Dom 9
12
Pranzo della Repubblica Romana a base
della tradizionale porchetta - estrazione numeri della sottoscrizione a premi.
Possibilmente prenotarsi: 0544/574469 347/9471120 (Oberdan Ercolani)
G. MAZZINI
CARRAIE
Dom 9
12
Pranzo tradizionale del IX Febbraio
E. FARINI
CHIUSA SAN MARCO
Dom 9
12,30
Pranzo sociale a base di carne
G. MAZZINI
CASTIGLIONE
DI RAVENNA
Dom 9
12,30
Pranzo della Repubblica a base di pesce.
Info: 338/2104730 (Renzo Sbrighi)
A. FRATTI
CLASSE
Dom 9
12
Pranzo alla romagnola e tombola
T. SPAZZOLI
COCCOLIA
Dom 9
12,30
Pranzo sociale a base di pesce
IX FEBBRAIO
GAMBELLARA
Dom 9
12,30
Pranzo sociale a base di pesce
G. MAZZINI
MADONNA
DELL’ALBERO
Dom 9
12,30
Pranzo sociale - ospite Roberta Cappelletti
prenotazioni (entro mer 5/02)
al 0544/194545 ore serali
G. MAZZINI
RONCALCECI
Dom 9
12,30
Pranzo a base di pesce
G. MAZZINI
SAN BARTOLO
Dom 9
19,30
Tradizionale cena sociale
G. MAZZINI
SAN MARCO
Dom 9
12,30
Pranzo a base di pesce
A. SAFFI
S. MICHELE
F.LLI BANDIERA
CAMERLONA
S.MICHELE
Dom 9
12,30
Pranzo della Repubblica
a San Michele
A. SAFFI S. MICHELE
S.MICHELE
Sab 8
20
Tradizionale braciolata a San Michele
6
La Voce di Romagna
della provincia di Ravenna
SEZIONE
LOCALITà DATA ORA
INIZIATIVA
F.LLI BANDIERA
S.P. IN CAMPIANO
Dom 9
19,30
Cenone
E. FARINI / M.F.R.
A. Garibaldi
S.P. IN VINCOLI
Dom 9
12,30
Pranzo della Repubblica Romana
a base di pesce
E. FARINI / M.F.R.
A. Garibaldi
S.P. IN VINCOLI
Dom 9
20,30
Piazzale «Caffè Farini»
vin brulè e dolci gratis per tutti
E. FARINI / M.F.R.
A. Garibaldi
S.P. IN VINCOLI
Dom 9
21
Spettacolo pirotecnico
A.FRATTI / A.SAFFI
SANTERNO
Dom 9
12
Pranzo sociale. Prenotazioni entro
il 06/02 presso il bar 0544/417125
(dopo le ore 18)
G. MAZZINI
SAnto STEFANO
GIOVINE ITALIA
CAMPIANO
Santo STEFANO
Dom 9
12,30
Pranzo sociale con menù romagnolo
a Santo Stefano
G. MAZZINI / M.F.R.
A. Garibaldi
SAN ZACCARIA
Dom 9
19,30
Tradizionale censa sociale
G. MAZZINI
VILLANOVA DI RA
Sab 8
20
Cena a base di pesce
G. MAZZINI
RUSSI
Dom 9
12,30
Pranzo sociale al Ristorante «Al Torrione»
piazza Baccarini 11/b 0544-580501 (ore
pasti) - 335/7616076 (Renato Ballardini)
D. SILVESTRONI
SAN PANCRAZIO
Dom 9
19,30
Cena sociale a base di paella
12,30
Pranzo sociale con menù romagnolo
presso la sala parrocchiale di
San Potito. Prenotazioni entro mer 5/02
al 0545/24006 ore pasti (Alceo Monti)
A. ORSINI
LUGO
Dom 9
M. ANGELONI
ALFONSINE
Ven 14
20,30
Concerto «Corale San Severo» diretta
dal M° Franco Segurini presso
Auditorium Scuole Medie di Alfonsine
Entrata libera e al termine buffet per tutti
A. SAFFI
COOP. A. SAFFI
CERVIA
Dom 9
12
Pranzo presso il ristorante «Da Paia»
a Villa Inferno
7
La Voce di Romagna
I ‘mille’ caduti e i combattenti ravennati nella ‘Grande Guerra’ (25)
I caduti dell’Istituto Tecnico “Ginanni”
di Enrico Baldini
Il 24 maggio 1924 s’inaugurò,
nei locali dell’Istituto Tecnico
«Ginanni» (la cui sede era allora
in via Belle Arti, adiacente
all’omonima
Accademia),
un’artistica lapide, decorata con
un festone di fronde d’alloro,
realizzato in bronzo. Sulla targa
marmorea sono incisi - con eleganti
caratteri - 36 nomi di studenti
caduti: Angelini Tomaso, Cesare
Badessi, Mario Baldini, Giuseppe
Balella, Francesco Bedeschi,
Luigi Bersotti, Bruno Brunori,
Mario Cagnoni, Franc. Caligiuri,
Anselmo Calvetti, Alberto Conti,
Martino Dalla Torre, Vincenzo
D’Amico, Vincenzo Emiliani,
Dionigio Fabbri, Giuseppe Galli,
Amedeo Ghetti, Benvenuto
Ghinassi, Domenico Gorgolini,
Antonio Lama, Enrico Mancini,
Mario Minardi, Ulrico Alfr.
Naglia, Dom. Nanni, Salvatore
Pascoli, Theo Rambaldi, Arrigo
Saporetti, Luigi Saporetti di
Ben. (Benedetto; n.d.a.), Cesare
Soprani, Ernesto Trerè, Ciro
Urbinati, Angelo Vignuzzi, Giov.
Violani, Augusto Vistoli, Renato
Zabberoni e Giuseppe Zoli.
I caduti appartenevano a famiglie
agiate e conosciute; la maggior
parte erano ravennati, ma alcuni
venivano anche da Russi,
Alfonsine, Fusignano, Lugo e
Faenza. Grazie al diploma, tutti
(1886-1960), all’epoca docente
di scultura all’Accademia di
Belle Arti di Ravenna. Nella
collocazione originaria, la parete
circostante era affrescata «da una
leonardesca descrizione di quercia
del prof. Luigi Girelli, insegnante
nell’istituto tecnico» (La Santa
Milizia del 3 novembre 1928).
Il nuovo allestimento - già pronto
in giugno del ’28(1) - fu inaugurato,
nel decennale della Vittoria, il
31 ottobre 1928(2). Parteciparono
alla cerimonia le «autorità
gerarchiche, civili, militari,
politiche e finanziarie» e la
«Sezione delle Madri e Vedove dei
Caduti, dei Mutilati ed Invalidi di
Guerra, degli ex Combattenti, dei
Presidi e rappresentanti di tutte le
Scolaresche». Il preside Brauzzi
tenne il discorso ufficiale, ringraziò
lo scultore per aver offerto l’opera
ed esaltò il sacrificio degli allievi
caduti. La madre del capitano dei
Bersaglieri Giuseppe Galli aveva
allestito, nei corridoi adiacenti,
(meno uno) diventarono ufficiali
di complemento; un paio erano
militari di carriera. A una decina
di essi fu conferita la medaglia
d’argento, ad altri quella di bronzo.
Era stato il nuovo preside, Umberto
Brauzzi, a volere che la scuola
ricordasse i «giovani che, in tempi
diversi ne frequentarono i corsi e
vi si diplomarono o interruppero
prima gli studi, e che […] caddero
nella IV Guerra di Indipendenza».
Nel 1928, quell’iscrizione, collocata
«a mezzo la scala dell’Istituto», fu
arricchita con un’ampia base in
marmo rosato, con incise retoriche
epigrafi in due riquadri ai lati:
«oltre il nembo / di sangue / e di
gloria» e «il sacrificio / degli eroi
/ arde perenne». A sottolineare
quest’ultima affermazione, venne
altresì installata una luce votiva,
sotto la lapide: una piccola
scultura in bronzo, con due figure
ammantate e inginocchiate,
che reggono un lume. L’autore
è il fiorentino Umberto Pinzauti
8
una mostra con «le effigi degli
evocati giovani che insieme al suo,
oltrepassarono la vita».
Quando l’istituto fu trasferito, e
il vecchio edificio delle scuole
tecniche in gran parte demolito (per
aprire la piazza del Littorio; poi
dedicata ai Caduti per la Libertà),
l’artistica lapide venne recuperata.
Si trova oggi nella sede di via
Carducci, nell’atrio delle scale.
Un paio d’anni fa, sulla spinta
dell’attuazione della legge 626,
l’artistica lampada - a cui mancava
da tempo la cupola di vetro e che
non era collegata alla rete elettrica
- è stata purtroppo eliminata «per
motivi di sicurezza»; rimane solo
la mensola di marmo.
Il «gruppo in bronzo» di Pinzauti
- smontato - è stato depositato
in uno scatolone, conservato nella
stanza dei bidelli; un «pezzo
unico», modellato da un artista di
buon livello (oltretutto «firmato»),
meriterebbe certo miglior sorte.
Si può solo auspicare che - in
occasione del prossimo centenario
della Grande Guerra - si trovi il
modo per rimetterlo al suo posto!
La lampada votiva all’Istituto Tecnico in La
Santa Milizia, 29.6.1928
(2)
Inaugurazione della Lampada Votiva ai
Caduti e Giornata del Risparmio in R. Istituto
Tecnico «Giuseppe Ginanni» in Ravenna Annuario per l’anno scolastico 1928-29 e dati
statistici del 1927-28, Ravenna 1929, pp. 3-9.
(1)
La Voce di Romagna
Farmacie comunali: quale futuro?
di Fabrizio Lorenzetti
Nell’ormai lontano 1970
a seguito di una delibera
del Consiglio Comunale
di Ravenna venne costituita
l’Azienda Speciale Farmacie
Comunali Ravenna che iniziò
la propria attività con la
gestione delle prime quattro
farmacie. Nel luglio del 2005
avviene la trasformazione
da Azienda Speciale in srl
nella nuova denominazione
Ravenna Farmacie srl. Nel
capitale sociale oltre al Comune
di Ravenna largamente
maggioritario, tramite la
finanziaria Ravenna Holding,
fanno parte anche i Comuni di
Cervia, Alfonsine Cotignola e
Fusignano, i quali in cambio di
quote di capitale della Società
hanno conferito le rispettive
farmacie di proprietà. Dal 1970
ad oggi, quindi, le farmacie
sono diventate sedici, di cui
10 nel Comune di Ravenna,
tre rispettivamente nei comuni
di Alfonsine, Cotignola e
Fusignano e tre nel comune di
Cervia.
Nel corso degli anni le
attività si sono notevolmente
ampliate in un ottica di
diffusione capillare del
servizio farmaceutico e di
attenzione ai bisogni della
collettività. L’Azienda, nel
suo complesso, sviluppa un
fatturato di oltre 70 milioni di
euro e dispone di un organico
di circa 180 dipendenti, oltre
alle 16 farmacie la Società
gestisce anche un magazzino
farmaceutico, che incide sul
fatturato per oltre il 50%
(circa 40 milioni di euro) e
che garantisce le forniture
di prodotti farmaceutici non
solo alle proprie farmacie ma
anche ad altre presenti su tutto
il territorio provinciale e non
solo.
Fin dalla sua costituzione,
per la prima volta nel 2012,
l’azienda ha chiuso il bilancio
con una perdita significativa
di circa 500.000 euro dovuta
in modo prevalente alla crisi
economica ancora in atto che
non ha risparmiato nessun
settore, compreso quello
della sanità quindi anche il
settore farmaceutico, nonchè
ad una modifica del sistema
di distribuzione dei farmaci
per conto dell’ Unità Sanitaria
Locale.
Occorre comunque dare
atto che pur nella difficoltà
economica l’azienda ha
conseguito
l’obiettivo
importante di non ridurre
l’organico
dei
propri
lavoratori, cosa che invece
si è verificata con una certa
importanza nel settore privato.
Il nuovo Consiglio di
Amministrazione appena
insediato, ha immediatamente
adottato alcune importanti
misure di razionalizzazione
e contenimento dei costi che
permetteranno già dal bilancio
2013 di riportare i conti della
Società in ordine registrando
anche un piccolo margine.
Se nei prossimi anni la
congiuntura economica non
darà significativi segnali di
ripresa, in un mercato già
fortemente in crisi e con
lo spettro dell’eventuale
assegnazione di nuove
farmacie, a seguito della
nuova legislazione, l’azienda
difficilmente potrà tornare a
ripetere i risultati economici
degli anni passati.
In questa delicata fase politica
in cui tutte le istituzioni
democratiche sono chiamate ad
interrogarsi sulle funzioni e sui
compiti che stanno svolgendo
e che saranno chiamate a
svolgere in futuro, avendo
presente il fattore importante
delle risorse disponibili e
del fatto che i cittadini e le
imprese non sono più in grado
di sopportare un livello di
tassazione così elevata, occorre
individuare e perseguire delle
politiche e delle soluzioni che
a parità di servizi, consentano
quanto prima una riduzione del
carico fiscale.
In questa logica, tenuto conto
anche del modificarsi dei
bisogni e delle esigenze di
una società che sarà sempre
più legata al web, vale la
pena di avviare da subito una
riflessione sulla opportunità o
meno che i Comuni continuino
ad essere proprietari e gestori
del servizio farmaceutico o
se non sia il caso di avviare
per tempo percorsi alternativi
che possono portare anche
a soluzioni diverse e più
convenienti per i cittadini e
per l’Amministrazione.
Società Cooperativa
Via G. Pastore, 1 - 48123 Ravenna
Tel. 0544 450047- Fax 0544 451720
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9
La Voce di Romagna
La costituzione della Repubblica Romana
La Repubblica Romana,
proclamata il 9 febbraio del
1849, promulgò la propria
costituzione dal Campidoglio il
3 luglio successivo mentre le
truppe francesi, dopo un mese di
strenua resistenza dei volontari
italiani, entravano nella città
di Roma e intanto Garibaldi,
al Gianicolo, si apprestava ad
uscirne per condurre la colonna
dei legionari in difesa di
Venezia ancora assediata.
La carta costituzionale era
dunque una testimonianza
a futura memoria della
straordinaria rivoluzione che si
era compiuta negli Stati della
Chiesa, con l’abbattimento
dopo secoli del governo dei papi
e la nascita di una repubblica
democratica fondata sul
consenso del popolo. Il sogno di
Giuseppe Mazzini, calunniato
come inconcludente visionario,
trovava quindi la sua più alta
espressione a meno di vent’anni
dalla fondazione, nel 1831, della
Giovine Italia; su quei princìpi
avrebbero continuato a fondarsi
le lotte risorgimentali, l’impresa
dei Mille, l’unità della Nazione,
la presa di Roma; ancora una
volta nell’arco di pochi decenni.
Sempre su quei princìpi,
meno di un secolo dopo, si
sarebbe finalmente fondata la
Costituzione della Repubblica
Italiana, che ne avrebbe
assunto l’insegnamento; più
l’equa ripartizione delle
risorse, la laicità dello Stato
e l’indipendenza del potere
spirituale esercitato dal capo
della chiesa cattolica, con i
mezzi materiali per esercitarlo.
Oggi riflettendo sull’eredità
consegnata dai costituenti della
Repubblica Romana a coloro che
cento anni più tardi ne vollero
raccogliere l’insegnamento
nella carta repubblicana,
dopo lo sconvolgimento della
parco di riconoscimenti il
consenso elettorale verso chi di
quell’insegnamento aveva con
perseveranza e determinazione
sostenuto la diffusione e
organizzato il radicamento
politico e territoriale con società
operaie, cooperative agricole,
associazioni artigiane.
La costituzione repubblicana
si componeva di 69 articoli
(compresi i quattro di norme
transitorie) raggruppati in otto
titoli ed otto erano i princìpi
fondamentali che preludevano
all’introduzione del testo. Ma
quel breve articolato, formulato
e discusso nei cinque mesi
precedenti l’approvazione,
proclamava in maniera semplice,
chiara e inequivocabile i princìpi
fondanti di una democrazia
matura, espressione e
sintesi più avanzata ed
equilibrata di secoli di
lotte per la libertà,
per l’indipendenza,
per la giustizia
sociale. I princìpi
del ’49 sancivano
infatti la sovranità
del popolo, la
sua promozione
morale e materiale,
l’istituzione
della
democrazia
e
delle
autonomie
municipali,
l’amicizia
fra i popoli,
Giuseppe Mazzini
10
Seconda Guerra Mondiale,
viene spontaneo - specialmente
in tempi in cui la «riforma»
della Costituzione è troppo
spesso evocata per finalità
di bottega - chiedersi quanto
ancora resti da realizzarsi di
quell’alto
insegnamento,
ovvero se la repubblica odierna
corrisponda alle aspettative
suscitate, ai sacrifici sostenuti
da generazioni di italiani, di ogni
pensiero politico democratico,
che con lealtà, coraggio,
impegno hanno concretizzato e
sostenuto lo sforzo solidale, sia
nel Risorgimento come negli
anni difficili del Dopoguerra.
Vicende più o meno datate,
potrebbero portare ad una
risposta pessimista, scettica o
rassegnata. Ma ci piace credere
- anche al di là delle apparenze
e delle infinite delusioni - che
un’idea buona generi un seme
che trova il suo particolare
solco, cresce in pianta,
si trasferisce in frutto;
addirittura a beneficio di chi
ne ha avversato per anni
la crescita, troppo spesso
dimentico di chi invece
ha curato la pianticella.
L’orgoglio dei repubblicani
è di avere con coerenza
partecipato - di partecipare - in
tutta la loro storia, a coltivare
proficuamente le radici della
democrazia.
M.M.
La Voce di Romagna
Repubblica Romana del 1849: il 7 febbraio
all’Alighieri è andato in scena il Risorgimento
raccontato da Roberto Mercadini
di Eugenio Fusignani
Promosso dalla Fondazione
Museo del Risorgimento
in collaborazione con la
Cooperativa Pensiero e
Azione, l’AMI di Ravenna,
La Società Conservatrice
del Capanno Garibaldi,
l’Associazione Nazionale
Veterani
e
Reduci
Garibaldini, la Cooperativa
Culturale Ricreativa Giuseppe
Mazzini di Castiglione, gli
Amici del teatro Mazzini e
il patrocinio del Comune di
Ravenna si è tenuto presso il
Ridotto del Teatro Alighieri
- Sala Corelli - lo spettacolo
«Potenti d’ira e d’amore:
Mazzini e il Risorgimento»
raccontato da Roberto
Mercadini accompagnato
dal bravo pianista ravennate,
Mirco Maltoni, che ha
eseguito alcune delle più note
arie verdiane della musica
patriottica.
Roberto
Mercadini
Nello spettacolo messo in
scena, Roberto Mercadini,
giovane e brillante poeta,
attore e monologhista, ha
raccolto il meglio dei suoi
lavori su Garibaldi e Mazzini
per comporre un rutilante
affresco del Risorgimento. Nel
segno del suo motto: «È giusto
far risorgere il Risorgimento»,
Mercadini ha mostrato i suoi
eroi per quello che furono.
Vale a dire persone di carne
e sangue: talora tenere,
comiche e disperate. Non
algidi monumenti di marmo
ma, per dirla come Mazzini,
uomini «potenti d’ira e
d’amore». Indagando l’Unità
d’Italia infatti, scopriamo che
i «padri della Patria» furono
inizialmente additati come
«nemici della Patria»; e come
tali condannati a morte e
11
costretti all’esilio. Che i primi
ad intonare quello che ora è
l’inno nazionale furono eversivi
osteggiati dall’autorità. Che
alla Costituzione della nostra
Nazione contribuirono spesso
imprese donchisciottesche e
strampalate, ma non per questo
prive di un valore pregnante e
fondante.
«La tradizione repubblicana
del 9 febbraio festa della
Repubblica Romana, che
continua ad essere celebrata
in tutte le sezioni del PRI,
ha trovato quest’anno anche
una occasione teatrale che ha
composto un interessantissimo
affresco del Risorgimento
mostrando i suoi eroi fuori
dalla monumentalità di marmo
e presentati come uomini e
donne con i propri sentimenti e
le passioni più potenti», come
ha sottolineato il vicesindaco
Giannantonio Mingozzi nel
suo intervento di saluto.
Al
termine
della
rappresentazione, i Segretari
del PRI di Ravenna, Luisa
Babini e Alberto Ridolfi, hanno
consegnato all’attore Roberto
Mercadini un riconoscimento
del mondo repubblicano
ravennate.
RiceviamoLae
Vocepubblichiamo
di Romagna
Riceviamo e pubblichiamo la
seguente mail di Lorenzo Sintini, in
merito all’articolo di Paolo Gambi,
pubblicato sull’ultimo numero del
nostro periodico:
Con stima, un attempato osservatore
del dibattito dei Repubblicani
ravennati,
Lorenzo Sintini
la nuova politica è mantenere il
doppio incarico di Segretario PD e
di Sindaco di Firenze? Questo è un
problema etico!
Rispondo volentieri a Lorenzo
Questa nota è motivata da ragioni di Sintini, che conosco da anni e giudico
etica (e anche di sostanza) in quanto uomo corretto al quale va la mia
sono rimasto sgradevolmente stima. Devo, però, aggiungere che
sorpreso
dalle
definizioni non ho nulla di cui scusarmi - il mio
immotivate ed offensive usate era ed è, naturalmente, un giudizio
nei confronti di Renzi da Paolo politico, che può tranquillamente
Gambi nel suo articolo sull’ultimo non essere condiviso.
numero de «la Voce di Romagna». Non centra nulla l’etica, qui c’è
Una caduta di stile anomala la politica e il modo di intendere
per come da decenni lo conosco la politica di Renzi è quanto di
come corretto operatore politico. più lontano esista dalla concezione
Pertanto resto persuaso che vorrà che ne ho io. Mi pare infatti, che
trovare l’occasione per scusarsi, il nuovo Segretario PD sia un
anche per rispettare quelle migliaia interprete fedele del clichè del
di concittadini che hanno voluto politico odierno: molta immagine
partecipare alla elezione del e nessuna sostanza ed, anzi, molta
Segretario nazionale del PD. superficialità ed arroganza. Chiedo:
Paolo Gambi
Paolo Gambi
AUTOBIOGRAFIA DI OTTAVIANO AUGUSTO,
UN NUOVO ROMANZO DI SILVIO GAMBI
Dopo alcuni romanzi di genere «giallo» ambientati a Ravenna in varie epoche,
Silvio Gambi ha pubblicato un nuovo romanzo, già presente nelle librerie della
città, dedicandosi questa volta al genere «storico». In esso viene narrata la vita
di Ottaviano Augusto, il fondatore dell’Impero Romano di cui ricorre nel 2014
il bimillenario della morte. Si tratta di un romanzo che attraverso una lettura
agile e priva di pesantezza della narrazione in prima persona, offe al lettore una
chiave interpretativa della vita di un uomo che, per gli aspetti enigmatici del suo
carattere, è stato oggetto nei secoli delle più grandi esaltazioni e delle critiche più
feroci, ma di cui nessuno, alla fine, ha potuto negare la straordinaria grandezza
e lungimiranza. Ottaviano Augusto è stato inoltre l’ideatore e il creatore del porto
militare di Classe, nato per ospitare la flotta adibita alla protezione dell’area
orientale dell’impero.
12
La Voce di Romagna
Giuliana Limiti: una vita dedicata
al pensiero di Mazzini e per l’affermazione
di una Repubblica repubblicana
di Cesare Baccini
INTRODUZIONE
Giuliana Limiti nasce a Roma il 30
gennaio 1930 in una famiglia
caratterizzata da una forte partecipazione al repubblicanesimo
mazziniano. Durante la clandestinità antifascista frequenta la casa
dell’intellettuale ebreo Ugo Della Seta (1879-1958), docente di
Filosofia morale e pedagogica ed
autore del fondamentale studio
«Giuseppe Mazzini pensatore».
Tale libro segnerà la formazione
umana, politica e culturale della
Limiti per tutta la sua vita.
Dopo la liberazione di Roma
dai nazi-fascisti, seguendo Della
Seta, prende parte alla rifondazione del Partito Repubblicano
Italiano (PRI), milita nella federazione giovanile e collabora alla
redazione de «La Voce Repubblicana». Nel referendum istituzionale del 2 giugno 1946, fu
molto attiva nel fare propaganda
per l’affermazione della Repubblica. Tramite Della Seta, eletto
deputato del PRI all’Assemblea
Costituente, risente del clima di
entusiasmo per la nascita della Repubblica e ne conosce i
principali esponenti (Croce, Nitti, Einaudi, Sforza, De Gasperi,
Gonella, Pacciardi, Parri, Nenni
e Terracini) a molti dei quali
resterà legata per gli anni successivi. Collaborerà anche con
Augusto Monti ed Ernesto Rossi,
che assistette nella pubblicazione
degli «Scritti scolastici» di Gaetano Salvemini. Seguirà Della
Seta anche nelle campagne elettorali successive e nella attività
parlamentare (alla Camera e al
Senato) sino alla sua scomparsa.
Si laurea in filosofia nella facoltà
di Magistero dell’Università La
Sapienza di Roma con una tesi
sul filosofo ebreo-olandese Baruch Spinoza (1632-1677), risulta
vincitrice del Premio «Giovanni
Gentile», ed inizia la carriera
accademica che la conduce ad
un’intensa attività pubblicistica
sulla rivista «I problemi della
pedagogia» ed all’insegnamento quarantennale di Educazione comparata. Nel campo della ricerca sui Sistemi educativi
divenne la principale studiosa italiana di Giovanni Amos Comenio
(1592-1670), uno dei più importanti pedagogisti della storia
moderna, conseguendo la «più
alta onorificenza culturale cecoslovacca». In tale veste, ha conosciuto e sostenuto gli intellettuali
cechi e slovacchi del «dissenso»,
vittime della brutale repressione dei comunisti sovietici (il 21
agosto 1968 le truppe sovietiche,
tedesche orientali, ungheresi,
polacche e bulgare invasero la
Cecoslovacchia).
FUNZIONARIA
DELLA
CAMERA DEI DEPUTATI
(1961-1990) Inizialmente opera
alla Biblioteca e, poi, al Servizio
Studi, avviando la documentazione in materia di Istruzione e Beni
Culturali. Conclude la carriera
come Sovrintendente all’Archivio Storico che ricostruisce in
una nuova e più idonea sede
secondo rigorosi criteri metodologici e deontologici. Per tale
attività l’Ufficio di Presidenza
della Camera la nomina Sovrintendente Onorario. Nel 1988, al
Congresso Internazionale degli
Archivi, si fa promotrice degli
Archivi Storici Parlamentari, di
cui viene eletta prima presidente
e, poi, presidente onoraria. È stata anche la prima a lanciare l’idea
di un Museo della rappresentanza
nazionale, ipotizzandone la collocazione al Vittoriano.
FONDATRICE DELL’ARCHIVIO STORICO DELLA PRESIDENZA DELLA
REPUBBLICA ITALIANA Il
Presidente Oscar Luigi Scalfaro, all’inizio del suo settennato
(1992) la chiama come Consulente storico-archivistico a titolo
gratuito. Fonda l’Archivio Storico della Repubblica (sino ad allora inesistente!) e fa bandire un
concorso per archivisti sulla Gaz-
zetta Ufficiale (unico esempio di
reclutamento selettivo del personale di quella amministrazione!).
Il successore di Scalfaro, il Presidente Carlo Azeglio Ciampi, la
conferma nell’incarico per tutto il
suo settennato (1999 -2006).
ALTRE CARICHE RICOPERTE
Vicepresidente
dell’UNLA (Unione per la lotta all’analfabetismo) dal 1982
al 1995, quando la competenza
passò alle Regioni. Presidente
della Commissione Italia dell’UNESCO (Organizzazione delle
Nazioni Unite per l’educazione,
la scienza e la cultura). Presidente del Comitato educazione (dal
1983 al 2000). Vicepresidente
del CARE - ITALIA, ong per
l’assistenza e l’autosviluppo del
Terzo Mondo, senza distinzioni politiche, religiose e razziali,
dal 1987 al suo scioglimento.
Sovrintendente onorario dell’Archivio storico della Camera dei
Deputati dal 1990. Presidente per
l’Italia dell’Organizzazione mondiale per l’Eeducazione prescolare (OMEP-ONU-UNESCO) dal
1998 al 2007. Consiglio interazionale degli archivi storici, parlamentari e politici: fondatrice
della sezione italiana nel 1988
13
e presidente onorario dal 2002.
Presidente della Mazzini Society
Italiana dal 1994.
DOMUS
MAZZINIANA
Socia benemerita, ne è stata
vicepresidente con la responsabilità del coordinamento
dell’attività scientifica, iniziando a curare gli annali da «Il
Mazzinianesimo nel mondo» e
per testimoniare l’attualità del
pensiero mazziniano nelle battaglie etiche ed educative per
una «Repubblica Repubblicana». Nel 2010 la collana scientifica della Domus Mazziniana
(PISA) ha pubblicato il libro
«Mazzini Compagno di Vita»
(studi storici dedicati a Giuliana
Limiti per il suo 80° compleanno). Nella sua presentazione
Ugo Zampetti (Segretario generale della Camera dei Deputati)
scrive: «Questa raccolta di saggi storici vuole essere il regalo
affettuoso che gli amici di Giuliana Limiti, italiani e stranieri,
hanno inteso dedicarle in occasione del suo 80° compleanno.
I nomi di coloro che vi hanno
contribuito sono sufficienti a
dare la misura dell’autorevolezza scientifica ed accademica
che caratterizza quest’opera, il
cui titolo è, non a caso, Mazzini
Compagno di Vita. In effetti,
il pensiero e l’opera di Giuseppe Mazzini hanno sempre
rappresentato per Giuliana il
vero centro di gravità della sua
attività di storica e di studiosa; da essi ha tratto innanzitutto l’intransigenza morale
della coerenza tra il pensiero
e l’azione, così come il suo
appassionato attaccamento alle
istituzioni della Repubblica.
In tale ottica, il rapporto tra
il motivo unificante della sua
poliedrica attività, nella quale si è realizzata una sintesi
assai significativa tra l’impegno al servizio del Parlamento, la docenza universitaria, la
ricerca storico-pedagogica, la
professione archivistica».
La Voce di Romagna
È morto Giuseppe Morgagni,
il PRI di Ravenna lo ricorda con affetto e stima
Il Partito Repubblicano di Ravenna, incredulo, piange la scomparsa dell’amico Giuseppe
Morgagni. Pino, come tutti lo chiamavamo, era uno di noi. Un dirigente del nostro mondo.
Stimato cooperatore, prima alla Lega delle Cooperative, poi all’ AGCI, dove attualmente
ricopriva l’incarico di presidente interprovinciale AGCI di Ravenna e Ferrara e vicepresidente
del Circolo dei Cooperatori. Impegnato dirigente del PRI di Ravenna, con noi lottava e si batteva
ogni giorno per l’affermazione dell’idea repubblicana e mazziniana. Pino è stato un uomo leale,
onesto, una persona per bene. Sincero, appassionato e sempre disponibile. Un uomo «di una
volta», che credeva in tutto quello che faceva e cercava sempre di fare il bene della collettività.
Aveva dentro di sè tante passioni: la cooperazione, il Partito Repubblicano e l’arte. Gli piaceva
dipingere per hobby ed ha riscosso notevoli riconoscimenti come uno dei pittori rappresentativi
della nostra città. Pino aveva dentro di sè la passione e la volontà che hanno coloro che non
pensano a loro stessi e alle loro carriere, ma pensano unicamente al bene degli altri, al bene della
gente e il suo impegno sia nella cooperazione che nel PRI è sempre stato caratterizzato da questo. Ci mancherà. Ci mancherà
la foga con cui esprimeva le sue convinzioni, la serietà del suo comportamento, ci mancheranno le sue idee, le sue proposte e il
modo con cui le esponeva. Alla moglie, alla figlia e a tutta la famiglia vanno le condoglianze e la vicinanza di tutto il Partito
Repubblicano di Ravenna.
Luisa Babini - PRI Ravenna
Ringraziamo gli amici che hanno sottoscritto
Per ricordare
DANIELES FUSCONI
scomparso il 9 febbraio 2008,
la moglie Iride, i figli Edera,
Fiorenzo e nipoti
fanno un’offerta al PRI
Nel 25° anniversario
della scomparsa di
MARINO MALTONI,
la moglie Anna lo ricorda
con affetto facendo
un’offerta al PRI
Nel 4° anniversario della scomparsa
del caro ERMANO MODANESI
di Piangipane che è ricorso
l’11 gennaio 2014, la moglie Oriana,
i figli Prima e Sergio
e i nipoti Lorenzo e Leonardo
fanno un’offerta al PRI
Nella ricorrenza del IX febbraio,
per ricordare ANGELO MARCHI
di Santo Stefano, la moglie Laura,
i figli Paolo e Andrea con le rispettive
famiglie, fanno un’offerta al PRI
Il 23 gennaio 2014 è ricorso il 14°
anniversario della scomparsa di
STEFANO DE MURTAS,
la moglie e i figli lo ricordano
a coloro che gli vollero bene
Nell’anniversario
della scomparsa di
DINO BRANDOLINI,
i figli Aride e Renza e famiglie
fanno un’offerta al PRI
L’8 febbraio è ricorso il 7° anniversario
della morte dell’amico
PIETRO BENAZZI, lo ricordano
con immutato affetto la moglie, i figli,
la nuora, i nipoti ed i parenti tutti.
14
In memoria di EUGENIA ANGELINI, nel 18° anniversario
Voce di Romagna
dellaLascomparsa
che è ricorso il 5 febbraio 2014 e di
CESARE CELOTTI nel 4° anniversario che è ricorso il 21 novembre
2013, i figli Ermanno, Verdiana e Marisa, il genero Valter e i nipoti,
li ricordano con un’offerta al PRI. Nell’occasione ricordano
anche i nonni DOMENICO CELOTTI e DOMENICA FOCHI
In occasione del IX febbraio, per ricordare
la scomparsa della mamma GIOVANNA SAPORETTI
e del babbo GUIDO CELOTTI,
la figlia Bruna unitamente ai familiari
fa un’offerta al PRI
Nella ricorrenza del IX Febbraio
i figli Enzo e Fabio con le rispettive famiglie
ricordano i genitori
MARINO RONCAGLIA e PAOLA VITALI,
nell’11° e 6° anno dalla scomparsa
Nel 27° anniversario della scomparsa di
ALESSANDRO GARDINI
e LINDA MONTANARI
i figli Martina, Anna e Angelo
e rispettive famiglie, ricordandoli,
fanno un’offerta al PRI
In memoria di ARTURO MAZZANTI
di Godo, nel 15° anniversario della
scomparsa e della moglie ELENA BERTI,
nel 7° anniversario della scomparsa
che è ricorso il 3 febbraio 2014,
i familiari tutti li ricordano
con tanto affetto e fanno un’offerta al PRI
In occasione del 12° anniversario
della scomparsa di
GOFFREDO RAGUSI,
il figlio Attilio e famiglia,
ricordandolo con affetto,
sottoscrivono per il PRI
In memoria di GIULIA CASADIO
di cui è ricorso il 7° anniversario il 9
febbraio 2014. La ricordano con
immutato affetto i figli Leo,
Domenica, Rosanna, Sauro e Lidia,
la nuora, i generi, i nipoti e pronipoti
Nella ricorrenza del IX febbraio,
in memoria di
ALTESINO VALBONETTI
di San Pietro in Trento,
la moglie Aurora, i figli Valmerio
e Virna e i nipoti e famiglie
fanno un’offerta al PRI
In memoria di TINO BINZONI,
scomparso il 17 settembre 2013,
i famigliari nel ricordarlo con affetto
fanno un’offerta al PRI
Il 21 febbraio 2014 ricorre il 4°
triste anniversario della morte di
ODDO RONCAGLIA.
La sua famiglia lo ricorda
con immutato affetto e fa
un’offerta a La Voce di Romagna
15
La Voce di Romagna
16