Abstract Seminario Il contributo delle scienze sociali alla transizione energetica Giovani ricercatori a confronto Trieste, 30-31 gennaio 2014 Sala Atti “Francesco Cacciaguerra” edificio centrale, ala destra, Piazzale Europa 1 1 INDICE DEGLI ABSTRACT Giovedì 30 gennaio 2014 Prima sessione – Dimensione politica A. Prontera Politica e politiche della transizione energetica: contesti istituzionali e dinamiche di policy p.3 E. Bozzini La difficile integrazione delle politiche ambientali e dell’energia: il caso dei biocarburanti p.4 M. Benegiamo Politiche e conflitti attorno a una (presunta) produzione di agrocombustibili in Senegal p.5 Seconda sessione – Dimensione territoriale M. Puttilli Terra di conquista, terra di giustizia. Energie rinnovabili e conflitti ambientali in Sardegna p.6 D. Minervini e I. Scotti La modernizzazione ecologica di una comunità locale. Il caso di Sasso di Castalda p.7 A. Caramis Territori rinnovabili: le tecnologie energetiche a fonti rinnovabili tra accettazione sociale e sviluppo locale Venerdì 31 gennaio 2014 p.8 Terza sessione – Dimensione socio-tecnica A. Salvati Analisi multicriteriale e scenari di efficienza energetica per il settore residenziale: il caso della Regione Veneto p.9 S. Rugiero Energia rinnovabile ed efficienza energetica tra pratiche, percezioni e riconversione verde p.10 I. Beretta Smart cities, tecnologia, ed efficienza energetica: quali ripercussioni socioeconomiche p.11 Quarta sessione – Dimensione socio-tecnica ed economica O. Arrobbio L’efficacia controproducente dell’agire ecologicamente orientato p.12 L. Groe Un mare di energia. Fonti rinnovabili e orizzonti della ricerca p.13 M. Ciervo Energia eolica e fotovoltaica. Processi di trasformazione e impatti territoriali attraverso il caso studio della Puglia p.16 2 Politica e politiche della transizione energetica: contesti istituzionali e dinamiche di policy Andrea Prontera – Università di Macerata Un parte significativa della letteratura sociologica sulle traiettorie tecnologiche si è sviluppata adottando una prospettiva multilivello – Multi-Level Perspective (MLP) – per analizzare i maggiori cambiamenti strutturali (indicati con il termine transizioni) nei sistemi tecnologici. Secondo la MLP tali trasformazioni vanno considerate come il risultato di un insieme più ampio di mutamenti istituzionali, sociali e culturali che co-evolvono in maniera interdipendente. La transizione implica un cambiamento e una riconfigurazione delle tecnologie, degli attori e delle istituzioni, attraverso le interazioni, nel corso di lunghi periodi di tempo, fra tre livelli: quello micro delle nicchie, quello meso dei regimi socio-tecnici, e quello macro dei landscapes. Anche nel campo della transizione energetica lo schema euristico della MLP ha avuto il merito di fornire alcune coordinate generali all’interno delle quali collocare i concreti processi di cambiamento tecnologico, favorendo l’accumulazione di conoscenze e il confronto a partire da un numero crescente di ricerche empiriche. Tuttavia, esso ha spesso trattato i mutamenti nei regimi energetici come un processo monolitico e deterministico, dominato da attori razionali che rispondono in modo simile agli stimoli strutturali. Gli aggiustamenti alle pressioni esterne non avvengono però in modo meccanico, ma attraverso negoziazioni, conflitti e cambiamenti nelle coalizioni fra gli attori del regime e possono variare anche molto da un contesto ad un altro. In altre parole, lo studio della transizione energetica non può trascurare la ‘politica’ della transizione – transition politics – che si manifesta a tutti i livelli. Da una prospettiva di policy si tratta incorporare l’analisi del policy process nello studio dell’evoluzione dei sistemi socio-tecnologici: se, infatti, le politiche restano dei fattori esterni non è chiaro come contribuiscono alle dinamiche nei regimi. L’obiettivo dell’intervento è proporre alcuni spunti per sviluppare un fondamento teorico più solido all’idea di co-evoluzione fra assetti tecnologici e politiche pubbliche, distinguendo con più precisione i contesti istituzionali in cui si svolgono i processi di transizione tratteggiati dalla MLP nel caso delle energie rinnovabili. In particolare, l’intervento mira ad approfondire il contributo che le recenti teorie sul policy process – incentrate sul ruolo della subsystem politics, dei policy network e delle institutonal venues – possono apportare allo studio, sia in prospettiva comparata sia diacronica, delle dinamiche politiche e sociali legate alla transizione energetica. 3 La difficile integrazione delle politiche ambientali e dell’energia: il caso dei biocarburanti Emanuela Bozzini – Università di Trento Negli ultimi 15 anni i biocarburanti sono passati dall’ essere considerati una soluzione ideale ai problemi del riscaldamento globale, della dipendenza energetica e del sostegno all’agricoltura ad essere denominati un ‘crimine contro l’umanità’ dal Relatore Speciale sulla Sicurezza Alimentare delle Nazioni Unite. Questo radicale cambiamento delle opinioni è stato sostenuto dalla crescente disponibilità di studi e ricerche che hanno evidenziato gli effetti avversi di una massiccia produzione di etanolo e biodiesel sui prezzi globali dei prodotti agricoli, la deforestazione, le emissioni di gas ad effetto serra. Questo articolo vuole indagare le modalità con cui le nuove evidenze sulla sostenibilità ambientale e sociale dei biocarburanti sono state discusse e recepite nell’ambito delle politiche sulle energie rinnovabili dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. Attraverso l’analisi comparata dei dibattiti di policy, il paper evidenzia i fattori istituzionali e politici che nei due contesti considerati facilitano o viceversa inibiscono l’integrazione di evidenze scientifiche legate alla sostenibilità nelle politiche energetiche. 4 Politiche e conflitti attorno una (presunta) produzione di agrocombostubili in Senegal Maura Benegiamo – IUAV Venezia Le transazioni terriere a larga scala, conosciute anche come Land Grabbing, rappresentano un fenomeno relativamente nuovo affermatosi negli ultimi dieci anni. La letteratura di referenza è riuscita a fornire in breve tempo un quadro interpretativo coerente di questo “boom” di investimenti . Le principali analisi hanno posto l'accento sugli impatti negativi per le popolazioni locali ed il tentativo di rendere tali investimenti più sicuri per poterne garantire l'originaria vocazione di sviluppo socioeconomico. Lo studio delle acquisizioni di terra a grande scala è stato cosi inserito all'interno di una problematica sviluppista e di miglioramento della governance. Questo, sommato al prevalere di una descrizione macro del fenomeno, ha contribuito ad inibire una migliore comprensione dei meccanismi attraverso cui il territorio e le risorse in esso contenute sono organizzati all'interno ed in funzione del sistema produttivo contemporaneo e delle trasformazioni sociali ed istituzionali che ciò comporta. Il presente intervento mira a sottolineare l'importanza, come prospettiva di ricerca, di adottare una visione dei cambiamenti ambientali che ponga al centro un'analisi della produzione della natura. Per fare ciò si propone da un lato di assumere una lettura costruttivista delle risorse naturali e dall'altro di portare l'attenzione sulla questione dell'agency degli attori, esplorando i meccanismi di soggettivazione, resistenza e potere che si organizzano nel farsi della risorsa, attraverso l'analisi dei rapporti sociali e delle pratiche che attraversano un dato territorio. Basandosi su una preliminare analisi di un caso studio in Sénégal si cercherà di operare un reframing della questione ambientale attraverso il passaggio da un'iniziale definizione del problema inteso come un problema di governance ad una in cui le questioni poste in essere dalle pratiche ambientali possano essere affrontate secondo una prospettiva di environmental justice. Si spera cosi di poter contribuire ad un dibattito circa le tensioni che la crescente finanziarizzazione delle risorse pone a categorie chiave della democrazia, e quindi dello stato moderno, quali quelle di partecipazione, rappresentanza e cittadinanza. Parole chiave: Land Grabbing, Senegal, agrocarburanti, estrattivismo, sicurezza energetica, sicurezza alimentare, conflitti. 5 Terra di conquista, terra di giustizia. Energie rinnovabili e giustizia ambientale in Sardegna Matteo Puttilli – Università di Cagliari In misura maggiore rispetto ad altri territori, il contesto sardo mostra una straordinaria concentrazione di situazioni di conflittualità sociale legate al complesso rapporto tra valori ambientali e modalità di utilizzo e sfruttamento delle risorse. Tra i vari conflitti (il cui inventario è già un’operazione complessa) le fonti rinnovabili occupano un ruolo del tutto specifico e particolare, i cui elementi sembrano apparentemente di facile lettura: da un lato, poteri pubblici, media e imprese investitrici sostengono le rinnovabili come una soluzione di efficienza ambientale e sviluppo economico; dall’altro lato, associazioni e movimenti locali le stigmatizzano come esempi di pratiche predatorie messe in atto da grandi multinazionali “verdi” per puri interessi speculativi, il più delle volte con il silenzio-assenso delle amministrazioni pubbliche. Tuttavia, uno sguardo più attento ai conflitti sardi sulle rinnovabili mostra come una simile lettura binaria sia riduttiva. I casi di conflittualità presentano una varietà di situazioni possibili, che sono l’esito di un assemblaggio complesso di rappresentazioni, attori e relazioni contestuali e specifiche i cui effetti sono il più delle volte imprevedibili. La declinazione di ciò che è “giusto” o “ingiusto” non è data a priori, ma è il frutto di una negoziazione in cui entrano scale geografiche differenti, cambiamenti a livello istituzionale, processi di apprendimento e socializzazione del conflitto “dal basso” e fenomeni di costruzione del conflitto “dall’alto”. Muovendosi tra la dimensione teorica (sui temi della giustizia ambientale e dei conflitti sociali-territoriali) e la dimensione empirica di alcuni casi di studio desunti dalla realtà sarda, l’intervento vuole contribuire al dibattito sulla territorializzazione dei concetti di giustizia e ingiustizia applicati al rapporto energia-ambiente. 6 La modernizzazione ecologica della comunità. Il caso di Sasso di Castalda Dario Minervini, Ivano Scotti - Università degli Studi di Napoli “Federico II” Le politiche di incentivazione alle energie rinnovabili hanno rappresentato uno dei principali stimoli alla modernizzazione ecologica in Italia. Questi interventi hanno tuttavia determinato la crescita di impianti green (eolici, solari, ecc.) di medio-grandi dimensioni spesso contestati dalle popolazioni locali. Alcune ricerche individuano la genesi di questi conflitti nel mismatching tra impianti e comunità locali investite dalla realizzazione di queste strutture. Esistono tuttavia anche vicende non conflittuali, soprattutto nel caso di piccoli o medi impianti di proprietà pubblica o di cittadini singoli o associati titolari di strutture energetiche di piccola taglia. In queste particolari configurazioni socio-tecniche sembra che la issue energetica sia connessa ad opzioni più eque nella distribuzione collettiva dei vantaggi economici ed ambientali a livello locale. Nonostante il limitato impatto di queste esperienze in termini economici, occupazionali, energetici, ecc., l’ipotesi che qui si avanza è che le logiche d’azione “di comunità” consentano una traduzione virtuosa dei modelli di modernizzazione ecologica espressi dalla governance energetica sovra-locale. Lo scopo di questo lavoro è pertanto quello di esplorare in profondità un caso nel quale un'azione condivisa da parte di una comunità locale ha portato alla realizzazione di piccoli impianti rinnovabili e all'adozione di politiche di sostenibilità energetica ed ambientale al fine di avanzare una prima possibile modellizzazione di questi fenomeni. In particolare si presenterà il caso di Sasso di Castalda, una piccola comunità montana del Sud Italia. Parole chiave: energie rinnovabili, comunità, modernizzazione ecologica, sociologia della traduzione. 7 Territori rinnovabili: le tecnologie energetiche a fonti rinnovabili tra accettazione sociale e sviluppo locale Alessandro Caramis – Università La Sapienza Roma Il mix-energetico verso la low carbon society ha avuto in Italia negli ultimi anni una forte accelerazione impressa dalla diffusione di tecnologie a fonti rinnovabili. Questo fenomeno ha portato ad una serie di impatti che hanno investito, nei territori dove maggiormente si è verificato, la sfera sociale economica e politico-decisionale. Tuttavia, le energie rinnovabili mentre a livello di opinione pubblica riscontrano un atteggiamento largamente favorevole, al momento della loro implementazione in alcuni contesti locali vanno talvolta incontro a forti problemi di accettazione sociale. Questo riguarda in particolare: impianti a biomasse, di compostaggio, parchi eolici, nonché tecnologie solari. L’ipotesi di lavoro intorno alla quale si intende ragionare è che le tecnologie a fonti rinnovabili vanno incontro ad una maggiore desiderabilità sociale laddove siano inserite all’interno di una pianificazione strategica funzionale ad un processo di sviluppo locale. Mediante una ricognizione delle ricerche effettuate e di case history su questo tema verranno illustrati tre percorsi di ricerca, tra loro interrelati, attraverso i quali si è studiato il rapporto tra tecnologie energetiche a fonti rinnovabili e territorio: 1) l’accettazione sociale: quali sono i principali fattori sociali che ostacolano e rendono poco desiderabili alcuni progetti riguardanti tali tecnologie; 2) sviluppo locale: quali sono i casi nei quali un investimento in tecnologie a fonti rinnovabili può fare da leva di sviluppo del territorio interagendo con altri settori strategici dal punto di vista ambientale, economico e sociale; 3) decision-making: come si muovono le amministrazioni locali che oggi devono risolvere o affrontare una situazione complessa in tale ambito per prendere decisioni volte a promuovere una conversione ecologica ed energetica del proprio territorio. 8 Analisi multicriteriale e scenari di efficienza energetica per il settore residenziale: il caso della Regione Veneto Alessandro Salvatia*, Giuseppina Sicilianoa,b, Margherita Emma Turvania a Università IUAV di Venezia, Facoltà di Pianificazione del Territorio, Ca' Tron, Santa Croce 1957, 30135 Venice, Italy bFondazione ENEL, Via Arno 64, 00198, Rome, Italy Nel 2007 l’Unione Europea ha ratificato il pacchetto clima-energia (noto anche come programma 2020-20), con gli obiettivi di: incoraggiare il risparmio energetico, ridurre le emissioni di gas serra e incrementare in maniera decisiva la produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2020. Relativamente all’obiettivo di risparmio energetico, l'Italia si è dotata di 2 piani d’azione per l’efficienza energetica ed ha promosso alcuni programmi di incentivazione fiscale (e non) che sembrerebbero aver prodotto discreti risultati nel corso degli ultimi 5 anni. Con riferimento a questo, il nostro lavoro analizza alcuni potenziali traiettorie di consumo termico nel settore residenziale della Regione Veneto, una delle regioni più ricche e a maggiore intensità nei consumi finali d’energia dell’intero paese, dove i programmi di incentivazione in corso hanno moderatamente accelerato il naturale processo di riqualificazione energetica dello stock abitativo. L’articolo descrive la struttura dello stock residenziale e i suoi profili prestazionali in termini energetici, definendo uno scenario tendenziale allo scopo di rilevare in che modo alcuni fattori (di natura prettamente tecnologica) potrebbero determinare i consumi finali di energia termica al 2020. L’articolo propone 5 scenari di breve-medio periodo che – a partire da differenti ipotesi di miglioramento tecnologico - costituiscono degli scostamenti dal trend. Gli scenari sono infine valutati mediante un'analisi multi-criteriale tecnica, con lo scopo di determinare un ordine di preferenza a partire da criteri di: risparmio energetico, costi degli interventi, lavoro impiegato, emissioni di biossido di carbonio e coerenza con gli obiettivi istituzionali prefissati. Parole chiave: Risparmio Energetico, Stock Abitativo, Scenari Energetici, Analisi Multi-criteriale. 9 Dal mutamento energetico al mutamento sociale: studi sull’energia rinnovabile e l’efficienza energetica come fattori di sviluppo tra pratiche, percezioni e riconversione verde Serena Rugiero – Associazione Bruno Trentin-Isf-Ires La transizione energetica comporta una correlata transizione economica e sociale che produce profondi e concreti effetti sui modelli di produzione e consumo e sulla qualità della vita delle persone. Il passaggio verso la low carbon society rappresenta, pertanto, una grande sfida scientifica e tecnologica ma anche etica e culturale che chiama in causa fattori di diversa natura strettamente interconnessi tra loro, all’interno di una relazione di mutua influenza tra il mutamento energetico e il mutamento sociale. Il rapporto di reciprocità tra il sistema energetico e l’organizzazione sociale pone perciò l’esigenza, sul piano della ricerca, di una combinazione ed integrazione dei diversi approcci analitici, prendendo in considerazione sia i fattori di carattere strutturale (scientifici, economici, tecnici e giuridici) sia aspetti che sono più intimamente connessi alla sfera della soggettività degli individui (percettivi, psicologici, valoriali). Lo scopo del contributo è di illustrare i percorsi di ricerca svolti sul tema dello sviluppo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica sotto diverse angolature della complessa relazione tra mutamento energetico e mutamento sociale: i) la sfera degli atteggiamenti e dei comportamenti rispetto al risparmio energetico, al consumo e alla produzione di energia rinnovabile in ambito domestico (dimensione di analisi incentrata sull’attore sociale); ii) lo sviluppo della filiera delle tecnologie verdi determinata dall’applicazione del Pacchetto Clima-Energia 20-20-20 in Italia e le sue ricadute per la produttività, l’occupazione e la riqualificazione delle competenze professionali green (dimensione di analisi incentrata sulla struttura); iii) infine, si focalizzerà l’attenzione su una recente ricerca condotta sul tema della bioedilizia, ponendo l’abitazione (sostenibile) come l’unità di analisi privilegiata per valutare le diverse dimensioni dello sviluppo della green economy energetica nell’accezione di innovazione sia tecnologica e produttiva che sociale, considerando lo spazio domestico dell’abitare, da una parte, come lo spazio privato ‘per eccellenza’ che consente di studiare gli universi di azione e di valutazione dei soggetti in merito all’uso dell’energia e, dall’altra, come ambito protagonista di una serie di interventi che derivano dall’attuale orientamento delle policy in favore della sostenibilità energetica (ad es., il Pan, il Paee, le detrazioni fiscali). La finalità dell’intervento è di poter affinare, attraverso lo scambio con la comunità scientifica più ampia, gli strumenti concettuali e metodologici dei filoni di ricerca presentati e di contribuire ad aprire una riflessione sulle sfide teoriche e metodologiche e sulle prospettive analitiche che possono essere a fondamento di un corpus di conoscenze scientifiche condivise sul tema dell’energia. 10 Smart cities, tecnologia, ed efficienza energetica: quali ripercussioni socio-economiche? Ilaria Beretta – Università Cattolica Il termine ‘smart cities’, con il suo – positivo - implicito richiamo a idee quali modernità, razionalizzazione, risparmio ed efficienza energetica, si sta prepotentemente proponendo nel vocabolario comune come panacea di tutti i mali, in sostituzione (o parziale affiancamento) di espressioni per certi versi passate di moda (es. sviluppo sostenibile, green economy) che, a suo tempo, avevano a loro volta catalizzato attenzione, speranze e risorse. Se inizialmente ci si riferiva alle ‘smart cities’ con un’accezione quasi esclusivamente tecnologica, il dibattito più recente tende a soffermarsi sul ruolo sociale rivestito dalle stesse: si afferma infatti che le innovazioni apportate dalle ICT (Information and Communications Technologies) non sono fini a se stesse ma devono permettere ai cittadini il raggiungimento di una migliore qualità della vita. In tale contesto, un’importante funzione rivestita dalle scienze sociali può essere senza dubbio rappresentata dallo sviluppo di una specifica riflessione critica su quali siano i gruppi sociali che davvero riusciranno a trarre vantaggio dalla più o meno avvenuta trasformazione delle nostre città in smart cities. Sarà in particolare utile chiedersi se non si stia correndo il rischio di creare delle città ‘a doppia velocità’, nelle quali venga ulteriormente accentuata la spaccatura tra fasce forti e fasce deboli della popolazione urbana. 11 L'efficacia controproducente dell'agire ecologicamente orientato Osman Arrobbio - Istituto di Ricerche Interdisciplinari sulla Sostenibilità Torino Le aspettative relative ai benefici della dematerializzazione dell'economia hanno portato, nell'arco di circa 40 anni, ad accogliere i miglioramenti nell'efficienza, non come l'unica, ma come una di per sé sufficiente soluzione ai problemi legati alla scarsità - e a quelli conseguenti all'uso - di risorse, sia energetiche che materiali. Su di esse convergono, seppur con enfasi diversamente accentuate, i consensi di vaste tipologie di attori: dall'Unione Europea ai partiti politici, dalle associazioni ambientaliste ai rappresentanti del settore produttivo. Appena un po' più vicina nel tempo è la riscoperta, principalmente all'interno del campo di studi dell'economia energetica, di quello che sarebbe stato poi definito “paradosso di Jevons”, e che oggi viene anche chiamato effetto rimbalzo o “backfire”. In realtà non si tratta di sinonimi. L'effetto rimbalzo può essere definito come il divario che si registra tra i risultati attesi (in termini di riduzione nell'uso di una o più risorse) e i risultati effettivi di misure finalizzate ad incrementare l'efficienza all'interno di un sistema. Laddove misurato indica la percentuale dei risparmi potenziali, basati su stime “ingegneristiche”, che è andata “perduta”. Il termine “backfire” verrebbe utilizzato per indicare specificamente la situazione nella quale l'effetto rimbalzo è maggiore del 100%, ovvero la situazione in cui, in seguito ad un incremento dell'efficienza, il livello di consumo risulta aumentato. Senza miglioramenti nell'efficienza i nostri sistemi economici starebbero consumando più risorse di quante non ne stiano effettivamente consumando oggi? Oppure il crescente uso di risorse è dovuto ai miglioramenti nell'efficienza? Sulle diverse risposte che vengono date a queste due domande si situa la profonda frattura tra gli studiosi del fenomeno. Si tratta però di una frattura che rimane sostanzialmente confinata all'interno delle sfere esperte: le politiche discendono da una risposta affermativa alla prima delle due domande e nel frattempo alcune energie vengono dedicate a produrre prove empiriche che possano un giorno condurre ad avallare definitivamente – impresa ardua da realizzare - l'una o l'altra posizione. Si vogliono qui presentare i risultati di una ricerca esplorativa fra i cui obiettivi vi erano quelli di: individuare le caratteristiche dei discorsi sull'effetto rimbalzo e sul “backfire” che travalicano le sfere esperte; individuare i meccanismi che individui “ecologicamente orientati” adottano al fine di attribuire o negare plausibilità a tali discorsi; comprendere le probabilità che i repertori individuali di azioni ecologiche possano rimodularsi in forme suscettibili di ridurre l'entità dell'effetto rimbalzo e/o di prevenire il “backfire”. 12 Un mare di energia. Fonti rinnovabili e orizzonti della ricerca Lucia Groe – Università della Calabria Il presente lavoro1 si articola nell’ambito dello studio delle ocean energies come nuovo e controverso modo di (ri)progettare l’energia. La questione energetica e quella del cambiamento climatico hanno assunto un ruolo decisivo e di rilievo nel quadro dell’attuale crisi economica. Esse rappresentano una delle sfide più dure per le società. Nonostante alcune forme di produzione e consumo dell’energia possono diminuire la sostenibilità ambientale, l’energia è e diventa sempre più cruciale per lo sviluppo economico. La riduzione delle emissioni di gas serra, prodotte in gran parte da questo settore, potrà essere ottenuta attraverso un impegno politico concreto e condiviso a livello mondiale e dovrà essere supportata da un’innovazione tecnologica pulita e realmente alternativa. Il cambiamento tecnologico è visto, quindi, come il tramite attraverso il quale si possono contenere le emissioni di CO2 e, allo stesso tempo, spingere con la forza necessaria verso una maggiore efficienza energetica. In particolare, l’analisi condotta è stata tesa a leggere e ad interpretare l’interconnessione tra le tecnologie che sfruttano la forma dell’energia alternativa delle correnti marine e le società. L’intento è stato quello di entrare, partendo dalle teorie costruttiviste di Bijker, in quello che Latour chiama la “scienza in azione” e di valutare come i soggetti (gruppi sociali rilevanti) diano senso alla tecnologia. Dunque, con il supporto del modello SCOT 2, coadiuvato dalla recentissima teoria di Florida sulle 3T3 e dal “triangolo” di Wüstenhagen4 sull’accettazione sociale di tecnologie energetiche, sono stati analizzati i processi e le dinamiche che chiariscono come una tecnologia è pensata, come è gestita e come è resa fruibile. L’approccio usato per l’analisi parte dall’idea che la chiave di lettura della relazione tra tecnologia e società non è il tipo o il livello della tecnologia, ma l’apertura della struttura sociale. I punti di domanda da cui si estrinseca l’ipotesi della ricerca sono: come la complessità tecnologica si traduce in un processo sociale? Chi e come opera nella costruzione sociale della tecnologia? In prima analisi si ritiene, sulla base del supporto teorico usato, che una tecnologia non assume una forma compiuta in maniera lineare, ma tante forme quanti sono i gruppi sociali che partecipano al dibattito creatosi attorno a essa. Essi, in altre parole, le danno un significato pertinente. Le tecnologie 1 Il testo è la rielaborazione della tesi di Dottorato in Scienza, Tecnologia e Società, ciclo, a.a. 2007/2008- 2010/2011, che fa capo al Dipartimento di Sociologia e Scienza Politica dell’Università degli Studi della Calabria. 2 Acronimo di Social Construction of Technology (Costruzione sociale della tecnologia), SCOT è un modello sviluppato da Bijker (1990) che offre gli strumenti per analizzare gli artefatti tecnologici specifici sottolineando il legame tra processi tecnici e sociali e individuando la possibilità di evoluzione di una tecnologia. 3 La teoria delle 3T (talento, tecnologia, tolleranza) descrive l’emergere di una nuova classe sociale: la classe creativa. Attraverso di essa, Florida sostiene che si possono capire i cambiamenti nella società e spiegare come il processo creativo sia un processo sociale. 4 Non esiste ad oggi una definizione universalmente diffusa e condivisa di “accettazione sociale”. È possibile però rifarsi a diversi studi che cercano di capire le dinamiche che caratterizzano i processi di accettazione di tecnologie energetiche nuove nelle comunità. Wüstenhagen ha proposto il modello “a triangolo” utilizzando tre dimensioni (socio-politica, comunità e mercato) per capire le apparenti contraddizioni tra il supporto pubblico per le innovazioni rinnovabili e la difficile realizzazione di specifici progetti. 13 vengono quindi plasmate non solamente dalle strutture sociali e dai rapporti di potere, ma anche dalla fantasia e dalla partecipazione emotiva degli individui (Bijker, 1995). Il dare senso alla tecnologia si traduce nella capacità di entrare nei processi di innovazione tecnologica, di affrontare, capire ed eventualmente risolvere i problemi posti da essa. La società si fa sempre più arena di discussione scientifica, trasformandosi in quello che Latour chiama “palazzo della ragione”. Le innovazioni tecnologiche diventano ambiti collettivi non più ristretti ai soli laboratori. Dunque, l’ipotesi da cui si parte è che i processi di innovazione tecnologica sono resi possibili da innovazione sociale (guidata da processi di accettazione e inclusione sociale non del tutto ovvi o scontati) e sono soggetti a scelte di natura politica. Il concetto di accettazione sociale, da cui facciamo dipendere le dinamiche di accoglimento e diffusione dell’innovazione tecnologica, è fortemente influenzato dalle diverse scelte tecnologiche, dalle relative applicazioni e dai contesti locali e sociali entro cui si realizzano. La portata altamente innovativa di alcune tecnologie soprattutto nel settore energetico, per esempio, ha infatti aperto un’importante esplorazione sulla tematica relativa alla gestione della transizione verso un nuovo regime tecnologico nel settore energetico appunto. L’attivazione di un processo sociale teso ad accettare e ad adottare una tecnologia fa diventare operativi i processi di partecipazione che consentono lo sviluppo della tecnologia stessa. Nei processi attivati, dove la credibilità tecnologica diventa punto fermo, ogni attore sociale definisce problemi e soluzioni. È in questo momento che appare la “controversia tecnica” che troverà soluzioni attraverso meccanismi di conflitto e negoziazioni. Il presente lavoro prende in esame, in un’ottica comparativa, i sistemi di produzione energetica legati alle correnti marine e di marea in due differenti contesti territoriali: la Scozia e la Calabria. L’analisi ha posto particolare accento sulle fasi di progettazione, di dimostrazione, di commercializzazione e sulle implicazioni sociali derivanti dai due progetti considerati5. La tecnologia oggetto di studio (turbina) è un’eredità di dispositivi idraulici precedenti applicati, oggi, alle correnti marine e fluviali. L’energia totale derivante si otteneva sfruttando la caduta d’acqua attraverso un dislivello, oppure sfruttando la velocità di una corrente d’acqua tramite l’uso di turbine. Con il subentrare, poi, delle lobbies petrolifere, le modalità di produzione di energia elettrica e idroelettrica sono state mutate e smantellate. La potenzialità dei nuovi dispositivi marini porta a focalizzare l’attenzione su una fonte rinnovabile che si pone con un ruolo attivo nell’ambito della transizione energetica, la cui produzione di energia diventa solo parte di un mix energetico. Dalle prime analisi dei contesti di riferimento è stato chiaro, fin da subito, come la problematica sotto analisi fosse una “problematica emergente” in cui le dinamiche di argomentazione e divulgazione dei progetti, tese all’accettazione, risultavano velate da processi in fieri legati allo stadio prototipale della tecnologia. I casi analizzati rappresentano livelli di operatività diversi, sia per quanto riguarda l’esperienza nel settore dei Centri di ricerca e sviluppo, sia per le fasi di progettazione, sperimentazione e dei primi approcci alla commercializzazione della tecnologia, sia per la politica energetica a supporto. La variabile “tempo” assume un ruolo decisamente importante perché scandisce le fasi del processo di innovazione ed evidenzia la diversa operatività degli attori sociali nei casi di studio. I progetti sottoposti ad analisi si collocano su punti diversi dell’asse del tempo. Il progetto BREIS, teso a promuovere l’EMEC (The European Marine Energy Centre), si inserisce nella politica energetica scozzese con lo scopo di promuovere lo sviluppo di industrie nell’ambito di I progetti analizzati tendono alla “rivalutazione del rinnovabile” come scelta e alternativa. Essi sono il progetto breis (Building Renewable Energy Innovation Systems) per il caso scozzese e il progetto crescita (Conoscenza icerca e Sviluppo per l’avvio in Calabria di Imprese a Tecnologia Avanzata) per il caso calabrese. 5 14 tecnologie energetiche rinnovabili e di rafforzare un processo teso all’indipendenza. L’ EMEC, nello specifico in quanto centro di rd&d (Research, Development and Demonstration), è quella che potremmo definire una realtà matura che ha conquistato una posizione invidiabile a livello internazionale, al punto che può essere definito il più grande laboratorio al mondo dedicato alla sperimentazione sull’energia dal mare. Gli obiettivi del caso calabrese chiariscono fin da subito che ci troviamo nelle fasi iniziali di un processo di innovazione in fieri, in cui dall’idea si sta delicatamente, ma con fermezza, passando alla fase di sperimentazione. L’innovazione è la ragione stessa dello start-up e l’obiettivo primario dell’imprenditore è quello di trovare e garantire sostegno economico in modo che l’idea possa svilupparsi, affinarsi e maturare fino alla sua realizzazione ed affermazione sul mercato. Il progetto CRESCITA è chiaramente volto a rafforzare una realtà imprenditoriale che attraverso creatività e innovazione consenta la crescita di settori e dimensioni sorti o che sorgeranno intorno all’idea imprenditoriale. Per entrambe le esperienze analizzate è bene sottolineare che le nuove forme/fonti di energia ancora oggi non sono in grado di sostituire quelle tradizionali, pur rappresentando un valido supporto. Il lavoro di indagine si è basato sull’utilizzo di metodi qualitativi6; inoltre, la partecipazione diretta a convegni, assemblee pubbliche e attività locali ha permesso di approfondire le dinamiche che si dispiegano intorno all’oggetto di analisi. L’individuazione dei gruppi sociali è avvenuta a partire dall’artefatto tecnologico oggetto di indagine e dallo schema utilizzato da Bijker sulla base dei colloqui formali e informali e sulle diverse sessioni. Per ogni gruppo sociale rilevante sono stati individuati i problemi percepiti inerenti l’oggetto di studio a cui, poi, sono state associate piccole e grandi soluzioni estrapolate dall’analisi delle interviste. L’articolazione dell’analisi empirica è posta in modo tale che gli stralci di interviste riportati fungono da guida nell’approfondita esplicazione dei progetti e dei processi che scaturiscono da essi. La scelta metodologica è ricaduta sulle interviste semistrutturate in cui ci si è prefissati l’obiettivo di raccogliere tutte le informazioni su una lista di temi stabiliti in precedenza e sul focus group. I tempi di intervista, il grado di direttività e di strutturazione sono variati a seconda della sessione di riferimento. 6 15 Energia eolica e fotovoltaica. Processi di trasformazione e impatti territoriali attraverso il caso di studio della Puglia Margherita Ciervo – Università di Foggia Lo sviluppo delle energie rinnovabili è indicato come strategia per la riduzione dell’utilizzo delle risorse fossili e, dunque, come una possibile soluzione ai problemi ambientali, sanitari, socioeconomici e geopolitici a esso legati. Tuttavia, se da un lato le energie rinnovabili sono sempre più al centro di politiche governative ai vari gradi della scala spaziale, dall’altro si osservano (a ogni grado della scala spaziale) numerose opposizioni e movimenti di protesta. Qual è la ragione di tale opposizione? Quale la chiave di lettura di questo apparente paradosso? Le energie rinnovabili possono essere considerate un’alternativa reale alle fonti fossili o, piuttosto, sono ascrivibili allo stesso paradigma del sistema produttivista dominante e alle stesse logiche di mercato? Questo contributo prova a rispondere a queste domande focalizzando l’attenzione sui seguenti fattori: la scala di produzione delle energie rinnovabili; gli attori promotori; gli impatti paesaggistici, ambientali e socio-economici delle grandi installazioni e, dunque, dei processi di deterritorializzazione. Questo testo, riguardate l’energia fotovoltaica ed eolica, rappresenta una riflessione parte di una più ampia ricerca in corso riguardante gli impatti territoriali dell’energia attraverso le fonti rinnovabili di cui una prima stesura è stata presentata al Convegno Internazionale “Géopont 2012: Nouvelle Terre et géographes d’aujourd’hui ” organizzato dal Gruppo Dupont – UMR ESPACE del CNRS e dall’Università di Avignon. L’area di osservazione è l’Italia e, alla scala regionale, la Puglia in quanto prima regione del Paese per la produzione energetica da fonte fotovoltaica e solare. 16
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