VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 1 VITAOSPEDALIERA Rivista mensile dei Fatebenefratelli della Provincia Romana POSTE ITALIANE S.p.A. - SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 2 - DCB ROMA ANNO LXIX - N° 04 APRILE 2014 VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 2 VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 3 EDITORIALE S O M M A R I O RUBRICHE 4 CXLII Capitolo provinciale della Provincia Romana 5 San Raffaele Arcangelo e i Fatebenefratelli 6 Bioetica e doping 7 “Ending newborn deaths” 8 Storia di ortopedici: la paraplegia spagnola di Pagés 9 Cristo povero per arricchirci 10 Il più tremendo di tutti i “Ministri di morte”: il vaiolo XLII – Abbandono del dogmatismo scolastico, e trionfo dell’osservazione ed esperienza 11 Schegge Giandidiane N. 36c 400 anni a Benevento e festa di san Giovanni di Dio 15 Papa Giovanni XXIII fu gran devoto di san Giovanni di Dio 16 Promuovere la salute attraverso i vaccini 17 L’alluce rigido: una patologia invalidante 18 Le principali malformazioni renali 19 Esperienze dal campo: salute e sviluppo (Senegal) DALLE NOSTRE CASE 20-21 Ospedale Sacro Cuore di Gesù - Benevento Una lezione di amore in farmacia Oltre la memoria 22 Ospedale Buccheri La Ferla - Palermo La formazione sui Privilèges a vantaggio dei pazienti 23 Newsletter - Filippine VITA OSPEDALIERA Rivista mensile dei Fatebenefratelli della Provincia Romana ANNO LXIX Sped.abb.postale Gr. III-70%- Reg.Trib. Roma: n. 537/2000 del 13/12/2000 Via Cassia 600 - 00189 Roma Tel. 0633553570 - 0633554417 Fax 0633269794 - 0633253502 e-mail: [email protected] [email protected] Direttore responsabile: fra Angelico Bellino o.h. Redazione: Franco Piredda Collaboratori: fra Elia Tripaldi sac. o.h., fra Giuseppe Magliozzi o.h., fra Massimo Scribano o.h., Mariangela Roccu, Maria Pinto, Raffaele Sinno, Pier Angelo Iacobelli, Alfredo Salzano, Cettina Sorrenti, Simone Bocchetta, Fabio Liguori, Raffaele Villanacci, Bruno Villari, Antonio Piscopo Archivio fotografico: Fabio Fatello Orsini Segreteria di redazione: Marina Stizza, Katia Di Camillo Amministrazione: Cinzia Santinelli Grafica e impaginazione: Duemme grafica srl Stampa: Fotolito Moggio Strada Galli s.n.c. - 00010 Villa Adriana - Tivoli (RM) Abbonamenti: Ordinario 15,00 Euro Sostenitore 26,00 Euro IBAN: IT 58 S 01005 03340 000000072909 Finito di stampare: aprile 2014 In copertina: San Benedetto Menni (quadro di Eladio S. Santos, eseguito per la Comunità di Manila, nel centenario della morte del Santo). UNA FIRMA IN BIANCO L a celebrazione della Pasqua ci ricorda questo mese che Gesù offrì la sua vita per ciascuno di noi. Fu come se avesse posto per noi una firma in bianco: ora sta a noi attingere a tale offerta, che è senza alcun limite, e con essa raddrizzare e dar pieno fulgore alla nostra vita. Nonostante le nostre miserie, Lui ha avuto piena fiducia in noi: ora tocca a noi aver fiducia in Lui e non mandar sprecato il Sangue che ha versato per noi! In questo mese ricordiamo anche la ricorrenza del Centenario della morte di san Benedetto Menni, Restauratore dell’Ordine dei Fatebenefratelli e Fondatore delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù. Emise i Voti a vent’anni e, cinque anni dopo, ebbe una rivelazione interiore che Dio lo chiamava a far rifiorire la presenza dei Fatebenefratelli in Spagna e, in seguito, a guidare l’Ordine intero per riportarlo all’antica osservanza. Egli rispose rimettendosi con assoluta fiducia nelle mani del Signore, “firmando in bianco” l’offerta totale della sua vita ai piani divini, che usò poi rinnovare giorno dopo giorno col ripetere la sua giaculatoria preferita: Gesù mio, diffido di me, in Voi confido e m’abbandono. Fu inviato in Spagna nel 1867 e già nel dicembre di quell’anno aprì la prima Comunità a Barcellona. Crescendo le Case, nel 1884 fu eretta con esse la Provincia Spagnola, che contava 70 religiosi professi e 25 novizi. Egli ne restò Provinciale fino al 1903, portando le Case a 15, sparse tra Spagna, Portogallo e Messico. Fondò inoltre per l’assistenza alle donne ricoverate nei suoi Ospedali le Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù, riconosciute di diritto diocesano nel 1881 e di diritto pontificio nel 1892; nel 1903 avevano già 9 Comunità. Nel 1909 la Santa Sede lo nominò Visitatore Apostolico dei Fatebenefratelli e poi, nel 1911, san Pio X lo nominò Generale dell’Ordine. Egli considerò questi successi come frutto non suo, ma del Signore; quel che più conta, egli accolse con identico abbandono alla Divina Volontà non solo i successi, ma anche le tante dolorose avversità, infittitesi negli ultimi due anni di vita e che purificarono a tal punto la sua anima che dal letto di morte, avvenuta in Francia a Dinan il 24 aprile 1914, volò direttamente in Cielo, come ce lo ha attestato la Chiesa col proclamarlo Santo il 21 novembre 1999. A un secolo dalla sua morte, il messaggio di san Benedetto Menni rimane più che mai vivo: fidiamoci di Dio, come Dio si è fidato di noi, minimamente esitando ad affrontare per noi un’atrocissima morte. Questo è il miglior augurio di Pasqua! La Redazione e i Collaboratori di Vita Ospedaliera augurano ai lettori che la Santa Pasqua sia fonte di nuova vita per tutti VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 28/04/14 09.31 Pagina 4 CAPITOLO PROVINCIALE CXLII CAPITOLO PROVINCIALE DELLA PROVINCIA ROMANA La Redazione uest’anno, per la prima volta a distanza di un quadriennio (St. Gen. 133), si è svolto a Genzano di Roma, nella sala capitolare del Noviziato della Provincia, dal 17 al 20 marzo scorso, il 142° Capitolo provinciale, presieduto dal superiore generale, fra Jesús Etayo Arrondo, e accompagnato da due consiglieri generali, fra Giampietro Luzzato e fra Benigno Ramos Rodriguez, sac. Q Il Capitolo provinciale è l’organo straordinario del governo della Provincia; in esso si manifesta la comunione delle diverse comunità locali tra loro e con tutto l’Ordine (Cost. 90). Questi gli incarichi conferiti per il nuovo quadriennio: Superiore provinciale: fra Gerardo D’Auria Consiglieri provinciali: 1° 2° 3° 4° fra Pietro Cicinelli fra Alberto Angeletti fra Michele Montemurri fra Massimo Scribano Delegato prov. Filippine: fra Luigi Firmino O. Paniza Consiglieri Delegazione: 1° fra Ildefonso L. de Castro, sac. 2° fra Giuseppe Magliozzi Superiori Roma san Pietro: Benevento: Napoli: Genzano: Palermo: Manila (Filippine): Amadeo (Filippine): fra Michele Montemurri fra Angelico Bellino, sac. fra Alberto Angeletti fra Benedetto Possemato fra Luigi Gagliardotto, sac. fra Giuseppe Magliozzi fra Romanito M. Salada Direttore Generale: Legale Rappresentante: Segretario Provinciale: Economo Provinciale: Segretario Delegazione: Economo Delegazione: Vice Economo Delegazione: fra Pietro Cicinelli fra Pietro Cicinelli fra Michele Montemurri fra Pietro Cicinelli fra Gerardo G. Mortera fra Giuseppe Magliozzi fra Vittorio M. Paglietti Presidente del Consiglio d’Amministrazione: fra Gerardo D’Auria Direttore Vita Ospedaliera: fra Angelico Bellino, sac. Rapporti con altri Enti FBF in Italia: fra Alberto Angeletti 4 fra Gerardo D’Auria Presidente AFMAL: Vice-Presidente AFMAL: fra Pietro Cicinelli fra Gerardo D’Auria Missioni – Servizio Civile e Solidarietà: fra Gerardo D’Auria fra Benedetto Possemato Centri di Formazione Filippine Maestro dei Novizi: fra L. Firmino O. Paniza Maestro dei Scolastici: fra Ildefonso L. de Castro, sac. Maestro dei Postulanti: fra Rocco T. Jusay Area di Animazione Pastorale della Salute: fra Gerardo D’Auria fra Luigi Gagliardotto, sac. dr. Giuseppe D’Uva Animazione e AccoglienzaVocazionale: fra Massimo Scribano Commissione provinciale animazione vocazionale: fra Gerardo D’Auria fra Massimo Scribano fra Michele Montemurri fra Lorenzo Antonio E. Gamos Animazione e Accoglienza Vocazionale Filippine: fra Ildefonso L. de Castro fra Ramiel A. Guinandan Formazione permanente Religiosi/e: fra Alberto Angeletti fra Benedetto Possemato Formazione religiosa ed etica Collaboratori: fra Benedetto Possemato dott. Giuseppe Failla Formazione iniziale e permanente Collaboratori: fra Alberto Angeletti dott. Giovanni Roberti La Redazione di Vita Ospedaliera augura a tutti un proficuo lavoro, sempre attento all’esigenze dell’Ospitalità. VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 5 CHIESA E SALUTE SAN RAFFAELE ARCANGELO E I FATEBENEFRATELLI Fra Elia Tripaldi sac. o.h. L ’esistenza di un Ordine religioso che ha un angelo per patrono è piuttosto inusuale nella Chiesa. Eppure fin dall’inizio i Fatebenefratelli hanno nutrito verso san Raffaele una devozione che ha segnato la loro vita vissuta sotto il carisma dell’ospitalità che li configura con il Cristo compassionevole e misericordioso del Vangelo il quale fece del bene a tutti (At 10,38) e curò ogni sorta di malattie e di infermità (Mt 4,23; 9,35). La figura di san Raffaele, medicina di Dio, evidenzia lo stretto legame tra l’azione dell’arcangelo che accompagna e guarisce e l’identità della Famiglia ospedaliera di san Giovanni di Dio come presenza sanante e annuncio di salvezza nell’assistere il malato e il sofferente. glienza nei suoi confronti. È esemplare a tal riguardo la figura dell’arcangelo Raffaele che proprio in quanto “medicina di Dio” è presenza accogliente oltre che sanante. La sua figura diventa così metafora non solo della “risoluzione medica del problema”..., ma anche dell’accompagnare il malato, l’emarginato, il moribondo, il povero la cui unica medicina, a volte, è solo quella di una presenza amica. L’ospitalità praticata da Giovanni di Dio non esclude neppure l’interesse per un morto abbandonato per strada del quale si preoccupa per dargli una degna sepoltura, così come fa Tobi (Tb 2,4) che non esita a lasciare intatto il pranzo per togliere dalla piazza un uomo morto, suo connazionale, e seppellirlo. La Lettera agli Ebrei ci ricorda: “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto gli angeli. Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere e di quelli che sono maltrattati, perché anche voi avete un corpo”. L’Autore della Lettera, forse facendo riferimento ai tre ignoti viandanti ospiti di Abramo (Gn 18,3) e al giovane compagno di Tobia (cf 5,4ss), raccomandando l’ospitalità (gr philoxenìa, “amore per lo straniero”) e altre opere concrete di amore fraterno (gr. philadelphìa) che devono contraddistinguere una comunità cristiana, richiama particolarmente la virtù dell’accoglienza fraterna dello straniero, preziosa particolarmente nei tempi difficili e di persecuzione. Questa solidarietà e compassione raggiunge il suo punto più alto nella condivisione con i tribolati e gli incarcerati. Il particolare legame tra san Raffaele e i Fatebenefratelli è narrato dai biografi del Fondatore. Va tuttavia detto che il Castro, primo biografo, quando riferisce l’episodio che poi il grande pittore Murillo ri- In questa prospettiva si colloca l’ospitalità del malato, cioè, come ben è stato messo a fuoco nel documento “Carta d’Identità dell'Ordine” edito dai Fatebenefratelli nel 1999, l’atteggiamento e i concreti gesti di acco- Il quadro di san Raffaele dipinto dal Murillo trarrà in una sua tela, ossia la scena dell’arcangelo Raffaele che in una notte tempestosa e oscura viene in soccorso di Giovanni di Dio il quale, tornando nel suo ospedale carico di una sporta piena e con un povero sulle spalle, cade a terra sotto il peso eccessivo, non parla esplicitamente della presenza dell’Arcangelo. Il Castro però conclude il suo racconto con le parole: “Giovanni si schernì e dissimulò” (Cap. XVII) l’accaduto a un testimone che il giorno dopo chiedeva al Santo come era andata a finire la caduta. Sorvolare su questo e su altri episodi miracolistici e soprannaturali da parte del Castro è dovuto alle direttive ecclesiastiche di non riportare interventi divini scrivendo di persone non canonizzate. Però tale cautela cade già con il successivo biografo Antonio Govea che all’intervento di san Raffaele nella vita del Santo dedica l’intero Cap. XIX, e vari riferimenti in altre parti del testo. Egli indulge su vari episodi di apparizioni angeliche, perché confermate nel Processo di Beatificazione del Santo. Un altro episodio, spesso riportato in molte iconografie presenti nella case dell’Ordine, specie in quelle intitolate a san Raffaele, è quello che ritrae l’arcangelo vestito con lo scapolare dei Fatebenefratelli, mentre distribuisce il pane ai poveri e rivolgendosi a Giovanni di Dio gli dice: “Apparteniamo allo stesso Ordine, poiché Dio ci vuole fratelli nella medesima carità. Non affliggerti dunque vedendo di non aver abbastanza per i poveri, poiché mai si esaurirà la dispensa celeste”. Certo Giovanni fu quanto mai grato di tali aiuti angelici, però ben annotò il celebre drammaturgo spagnolo Lope de Vega (1562-1635) che Giovanni “amò tanto la povertà, che, se avesse incontrato insieme un angelo e un povero, avrebbe lasciato l’angelo e abbracciato il povero”. Un giudizio che condivido, sicché nel mio inno “Lodiam la tua carità” in onore del Fondatore, ho inserito la frase di Lope de Vega: “Se avessi incontrato/ un angelo e un povero,/ lasciato avresti l’angelo/ e abbracciato il povero”. 5 VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 6 BIOETICA BIOETICA E DOPING Raffaele Sinno I l rapporto tra questioni etiche e svolgimento delle attività sportive è una questione di particolare rilevanza per i suoli sviluppi sociali e giuridici, perché lo sport assume una principale funzione educativa all’interno delle società contemporanee. Il fenomeno del doping in questo periodo non riguarda esclusivamente il mondo dello sport, e investe altre attività umane con la creazione di un mercato specifico che non si configura con le classiche tipologie delle sostanze stupefacenti. Secondo una tesi il termine dop-ing deriverebbe dalla radice dop, una sostanza base di alcool che i guerrieri zulu assumevano prima di andare in battaglia e che creava eccitazione, aumento della forza fisica e migliorava la resistenza in battaglia, mentre per altri il termine dope era da riferirsi a una mistura di vino e tè fatta bere agli schiavi catturati in Africa e trasferiti nelle colonie in America. Il termine è stato definitivo riguardo ai progressi e le implicazioni sportive, ma solo nel 1998 nasce un’agenzia Mondiale antidoping costituita dal C.I.O. (Comitato Olimpico Internazionale) e dalle singole federazioni sportive nazionali. La prima definizione internazionale fu data dal CIO nel 1984: “Per doping si deve intendere la presenza nel corpo di un atleta di una o più sostanze proibite dalla lista redatta dal Comitato Olimpico Internazionale. L’uso di tali metodi altera i risultati a svantaggio di altri atleti, contravvenendo alle regole fondamentali dello sport”.1 La definizione data dal WADA nel 1988, poi aggiornata nel 1990, è più articolata introducendo gli aspetti etici di responsabilità diretta e indiretta da parte sia dell’atleta, sia delle società che sono tenute a un controllo preventivo e continuo della salute psico-fisica dei propri iscritti: “Il doping è contrario ai principi di lealtà e correttezza nelle competizioni sportive, ai valori culturali dello sport, alla sua fun- 6 zione di valorizzazione delle naturali potenzialità fisiche e delle qualità morali degli atleti. Con il termine doping s’intende il verificarsi di una o più violazioni previste dal Regolamento dell’attività antidoping. Le violazioni del regolamento possono essere cosi evidenziate: 1) La presenza di una sostanza vietata o dei suoi metaboliti; 2) La presenza di per sé è indice di colpevolezza indipendentemente dal dolo, negligenza, o uso consapevole; 3) Il rifiuto di sottoporsi alle verifiche standard, di per sé comporta l’assunzione di responsabilità; 4) L’omessa comunicazione d’informazioni equivale a compartecipazione all’evento; 5) Il possesso di sostanze dopanti, anche se non sono state usate, comporta l’esclusione dalla gara sportiva; 6) L’uso di sostanze per scopo terapeutico deve essere comunicato certificato e verificato costantemente dalla commissione di verifica; 7) Si vieta in modo categorico il traffico di sostanze. Nel 2003 la WADA ha introdotto il concetto di doping genetico ossia: L’uso non terapeutico di cellule, geni, elementi genici o sintetici, della modulazione e dell’espressione genica, che possa aumentare la performance sportiva”.2 Questa riflessione sul doping ha un duplice scopo: il primo è di focalizzare gli aspetti etici controversi tra chi assume sostanze stimolanti e coloro che direttamente o indirettamente lo costringono a farlo, e in secondo luogo sfatare il preconcetto che il doping è un fenomeno esclusivo del mondo dello sport, visto l’uso esteso di sostanze eccitanti nel mondo del lavoro e anche in campo militare. In prima istanza gli aspetti etici del delicato rapporto tra volontarietà nell’uso incongruo e pressione del gruppo posso- no trovare un emblema nelle frasi di Lance Armstrong, intervistato da Oraph Winfrey: ”Era umanamente possibile vincere il Tour sette volte senza doping? Non credo per la mia generazione: non ho inventato la cultura del doping, ma non ho provato a fermarla, mi dispiace. “Al Tour ve ne saranno stati cinque puliti, sicuramente degli eroi… “Volevo vincere a ogni costo, avevo tutto, ora non ho più niente”…3 Da ciò emergono punti etici molto complessi: 1) Ogni atto illecito comporta una partecipazione diretta e volontaria; 2) Ogni condanna, per uso di sostanze vietate, dovrebbe essere di fatto estesa a tutti i settori nei quali si usano; 3) Il divieto etico - giuridico attiene al principio di maleficenza, ossia sui danni della salute dell’individuo che per sé li accetta consapevolmente, e di non giustizia nel confronto degli altri atleti, che sarebbero penalizzati nelle performance, anche se emerge un sistema di cultura del doping; 4) Ogni caso clamoroso dimostra che è nella formazione preventiva e non solo in quella repressiva-punitiva che si vince un sistema illecito. Il divieto degli anabolizzanti nello sport, o nel mondo del “working doping”, oppure l’impiego delle Dextroamphetamine in gruppi militari speciali, deve essere inquadrato nella consapevolezza etica che ciò non è conforme al principio fondamentale del rispetto della dignità personale umana e di quella comunitaria, poiché ciò mina alla base le regole della convivenza civile. _________________ Giuseppe Lippi, Massimo Franceschini, Gian Cesare Guidi, Doping in competition or doping in sport?, in “Brithis Medical Bulletin”, (2008), 86 (1), 1-5 2 www.wada-ama.org, Definition of Genetic Doping, Gen. 2013 3 Cf Paolo Tomaselli, Corriere della Sera, sabato 19 gennaio 2013, l’intervista può essere visionata anche in www. il giornale.it/ Lance Armstrong/. 1 VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 7 SOLIDARIETÀ TRA I POPOLI “ENDING NEWBORN DEATHS” Simone Bocchetta U n milione di bambini, nel XXI secolo, muoiono ogni anno nel primo giorno di vita. Come se sparisse una Napoli ogni anno, all’incirca (957.430 abitanti 2013 secondo l’ISTAT). A denunciare questo dramma è Save The Children, nel rapporto “Ending Newborn Deaths”. La Onlus ricorda che, a parte i casi della vita dove nulla cambierebbe in Africa o in Europa che sia, molti di questi decessi potrebbero essere evitati. Basterebbe sostenere un piano per garantire, entro il 2025, assistenza durante il parto (per le informazioni contenute nell’articolo e altro cfr Un milione di bambini muoiono ogni anno nel primo giorno di vita, in www.ilsole24ore.com, notizia del 25 febbraio 2014). I primi 28 giorni dalla nascita sono quelli più critici: «Dei 6,6 milioni di bambini che ogni anno muoiono prima di aver compiuto 5 anni, quasi la metà, 2,9 milioni, sono quelli che hanno perso la vita nel periodo neonatale, entro cioè i primi 28 giorni dalla nascita. Tra questi - rileva il rapporto -, un milione di bambini muore nel primo giorno di vita, spesso il più pericoloso, a causa di nascite premature e complicazioni durante il parto, come a esempio travaglio prolungato, preeclampsia e infezioni, e spesso perché le loro madri, ben 40 milioni ogni anno, partoriscono senza aiuto qualificato - si legge nel rapporto - un altro milione e 200mila bambini nascono già morti ogni anno perché il loro cuore smette di battere durante il travaglio». Due milioni di donne sono completamente sole quando danno alla luce il loro bambino, questo indica il rapporto, anche se l’ONG ammette anche che nell’ultimo decennio sono stati compiuti enormi passi avanti per contrastare la mortalità infantile, passata da 12 milioni a 6,6 milioni, grazie a un intervento globale che ha visto come protagonisti le vaccinazioni, i trattamenti per polmonite, diarrea e malaria, così come la pianificazione familiare e la lotta alla malnutrizione. Tuttavia, ha aggiunto il direttore generale Valerio Neri, «questo percorso è ormai giunto a una fase di stallo, se non si interviene immediatamente per contrastare la mortalità neonatale». Se in Europa un neonato su 1.000 muore nel periodo neonatale, in Africa o in alcune parti dell’Asia, ed è ovviamente questo il dato su cui è necessario informarsi e informare, il rapporto è almeno 5 volte tanto. Il Pakistan è il paese con il più alto tasso di neonati che muoiono il primo giorno o durante il travaglio (40,7 su 1.000 nati), seguito dalla Nigeria (32,7) e dalla Sierra Leone (30,8). Il rapporto di Save the Children evidenzia come l’assistenza specializzata durante il travaglio e il parto e la conseguente tempestiva gestione delle complicazioni potrebbero prevenire circa il 50% della mortalità neonatale e il 45% di bambini nati morti intra-partum. Nell’Africa Subsahariana, il 51% dei parti non è assistito e nell’Asia sudorientale la percentuale è del 41%. La percentuale di parti che avvengono alla presenza di personale specializzato, inoltre, varia molto tra aree rurali e aree urbane, con percentuali che si attestano rispettivamente al 40 e al 76%. In Etiopia, a esempio, solo il 10% delle nascite avvengono in presenza di personale specializzato, mentre in alcune aree rurali dell’Afghanistan c’è solo un’ostetrica per 10.000 persone. In India, mentre il tasso di mortalità neonatale riferito al 20% più abbiente della popolazione è di 26 neonati morti ogni 1.000 nati, quello riferito ai più poveri è di 56 su 1.000. In paesi come la Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica Centrafricana le madri devono pagare per le cure di emergenza legate al parto, che spesso hanno lo stesso costo del cibo per un mese. In alcuni casi, alcune madri sono state trattenute fino a quando non sono state in grado di pagare per il loro taglio cesareo urgente. Poco importa se una vita era a rischio. 7 VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 8 STORIA DELL’ORTOPEDIA STORIA DI ORTOPEDICI: LA PARAPLEGIA SPAGNOLA DI PAGÉS Luigi Meccariello, Sara Cioffi, Maria Liberata Meccariello F idel Pagés Miravé è nato il 26 gennaio del 1886 e cresciuto nella città spagnola di Huesca in una famiglia dell’alta borghesia. Nel 1901 iniziò i suoi studi di medicina presso l’Università di Saragozza, dove conseguì la laurea in Medicina e Chirurgia con lode nel 1908. Durante questi anni imparò la lingua tedesca, cosa che fu di grande importanza più tardi nella sua carriera, in quanto gli ha dato l’opportunità di scambiare esperienze con i chirurghi di origine tedesca, e di leggere in madre lingua testi di chimica e farmacologia più importanti nel mondo. Nel 1908 Pagés per mantenersi decise di entrare nel Reale Esercito Spagnolo come ufficiale medico e, dopo un anno di frequenza presso l’Accademia di Sanità Militare, ricevette i gradi di secondo ufficiale medico. Nel 1909 la seconda guerra del Rif era al suo apice; a questo punto, l’esercito spagnolo aveva subito una serie di drammatiche sconfitte, la più famosa quella Barranco del Lobo e i servizi sanitari di Melilla erano oberati di lavoro. Pagés fu Fotografia di Fidel Pagés 8 inviato nel luglio 1909 come parte di rinforzi medici che dovevano creare ospedali militare di emergenza in diverse città. Durante il suo soggiorno a Melilla, maturò un’esperienza fondamentale nella chirurgia d’urgenza. Lasciò Melilla nel 1911, dopo essere stato promosso a primo ufficiale medico. Pubblicò il suo primo articolo nel 1912, con il titolo “La lotta contro le malattie infettive in campagna di guerra”.Quello stesso anno sposò Berta Concepción y Bergenmann Quirós, una donna di origine spagnola-tedesca. Il prestigio di Pagés crebbe durante il suo soggiorno a Madrid e fu chiamato a prestare la sua opera in diverse occasioni per la Regina Maria Cristina, con la quale si sarebbe sviluppata un’amicizia personale. Nel 1917, durante la prima guerra mondiale, grazie alla sua conoscenza della lingua tedesca e la sua esperienza in ferite di guerra, fu incaricato di ispezionare i prigionieri dei campi di guerra in Austria e in Ungheria. Dopo il suo ritorno a Madrid divenne il redattore capo della “Revista de Sanidad Militar”, e tornò a lavorare presso il Ministero Spagnolo della Guerra. Nel 1919 fondò insieme al medico Ramírez de la Mata la “Revista Española de Cirugía” dove ha pubblicato un gran numero di saggi e articoli sull’anestesia come: l’anestesia endovenosa di Victor Horsley e l’anestesia spinale totale Le Filliatre. Pagés fu inviato a Melilla nel 1921 in seguito al disastro coloniale spagnolo, dove praticò un centinaio di interventi chirurgici sui feriti. Due dei suoi principali contributi in questo periodo sono la pubblicazione del suo articolo “principe” sull’anestesia epidurale e una serie di articoli sulla necessità dell’immediatezza dell’intervento precoce per le lesioni addominali basato sulle sue esperienze di guerra in contrasto con il parere generale del tempo in cui, il nichilismo terapeutico o l’intervento differito in ospedale era il gold-standard dell’epoca. Nel 1901, l’uso dell’anestesia attraverso lo spazio epidurale è stata riportata, principalmente per il trattamento delle malattie urologiche, ma non per interventi chirurgici. Diverse tecniche sono state sviluppate negli anni successivi, ma non divenne mai popolare a fini chirurgici. Nel luglio 1921 Fidel Pagés pubblicò un articolo intitolato “Anestesia Metamérica”, cioè anestesia metamerica o anestesia epidurale. In questo articolo, spiegò la tecnica che aveva sviluppato in modo da essere in grado di iniettare l’anestetico nella regione lombare, lasciando il canale spinale intatto. L’articolo spiega come le pagine, che aveva frequentemente eseguite anestesie spinale, ha sviluppato l’idea di iniettare l’anestetico attraverso lo spazio tra le vertebre lombari L4 e L5, di cui 43 operazioni furono effettuate utilizzando questa tecnica, fornendo dettagli su ogni passo e consulenza in merito alla giusta dose di anestetico, il doppio di quanto era stato raccomandato precedentemente in tecniche simili. Pagés inoltre illustrò gli effetti della graduale insensibilità e paralisi motoria, le indicazioni e le controindicazioni all’uso dell’anestesia epidurale questa tecnica per gli interventi chirurgici. La tecnica è stata ampiamente messa in pratica nei mesi successivi durante la campagna spagnola nel Rif. Tuttavia questa metodica rimase relegata alla dimensione spagnola, senza venir esportatata nel mondo. La diffusione nel mondo degli studi di Pagés negli anni 1930 e 1940 fu data dal cardiochirurgo italiano Achille Mario Dogliotti. Disegno illustrativo di anestesia epidurale fatto da Pagés VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 9 ANIMAZIONE GIOVANILE CRISTO POVERO PER ARRICCHIRCI Fra Massimo Scribano o.h. arissimi lettori, siamo giunti alla festa più importante dell’anno: la Pasqua. Questo articolo è stato scritto durante la Settimana Santa, dove si fa memoria della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo. C Giorno per giorno ci rendiamo conto che la nostra salvezza è la Croce di Cristo, dove tutti i nostri peccati vengono inchiodati per sempre dandoci la vita eterna e aprendo la strada verso la Gerusalemme Celeste. Ricordare i momenti umani di Gesù, mette in accordo la nostra esistenza umana e le sofferenze che essa comporta. Cristo si è fatto povero per arricchirci della Sua povertà (Papa Francesco). La Chiesa c’invita in questo tempo a riflettere sulla nostra vita, guardandoci dentro e verificando la nostra fede. La realizzazione dell’uomo non è il successo, la gloria, il potere, le gioie effimere, ma donarsi totalmente alla volontà del Padre che conosce di noi persino i capelli del nostro capo. I tempi bui dove sembra non esserci luce e dove la speranza è spezzata nelle tribolazioni della vita, è lì che il salmista ci aiuta a riflettere: “In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso. Per la tua giustizia, liberami e difendimi, tendi a me il tuo orecchio e salvami. Sii tu la mia roccia, una dimora sempre accessibile; hai deciso di darmi salvezza: davvero mia rupe e mia fortezza tu sei! Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio, dal pugno dell’uomo violento e perverso. Sei tu, mio Signore, la mia speranza, la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza” (Salmo 70). Carissimi fratelli e sorelle in Cristo, c’è bisogno di adempiere fedelmente al progetto di salvezza che Gesù ci ha consegnato. Abbiamo l’esempio di molti Santi e Beati con il quale possiamo rapportarci leggendo le biografie e gli scritti che hanno lasciato. Il nostro fondatore san Giovanni di Dio è uno di questi uomini che hanno fino in fondo percepito con la consapevolezza di fare la volontà di Dio, a tal punto di annientare se stessi, pur di conoscere il disegno che il Padre aveva loro ideato e donato. In questo tempo di preparazione per la santa Pasqua siamo tutti chiamati a revisionare la nostra vita, lasciando e buttando via tutta la zavorra dei pesi che appesantiscono la nostra esistenza e lasciare spazio a un bagaglio meno pesante ma ricco che ci aiuterà a riprendere il cammino interrotto. La Pasqua è tempo di luce e di speranza, in un mondo pieno di odio e di disprezzo per la vita. Il cristiano lo è a tempo pieno, non va in ferie, deve annunciare l’amore di Cristo sempre, in ogni luogo e tempo, annunciare che Cristo ha vinto la morte, e che se arriva la Croce, tale Croce è provvisoria, poiché l’ultima risposta è Cristo che ha vinto la morte e ha ridato la speranza agli uomini. Tracciamo il nostro percorso verso la vera libertà e spezziamo le catene del peccato che ci arenano e ci indietreggiano verso un futuro senza luce e speranza. Dio Padre ci ama e ci vuole felici. Auguro a tutti una buona e serena santa Pasqua estendibile ai vostri cari. Per informazioni sulle Esperienze di Servizio o su orientamenti vocazionali scrivete a: [email protected], consultate il sito www.pastoralegiovanilefbf.it o la pagina facebook Centro Pastorale Giovanile Fatebenefratelli. Lo stesso esempio ci è stato dato da Gesù dal suo ingresso a Gerusalemme, dove si completa la volontà di aderire al progetto del Padre nella sua vita. Quanti di noi siamo disposti a seguire il disegno del Padre, un disegno creato per noi e che solo identificandoci con esso possiamo realizzare pienamente come figli di Dio e fratelli in Cristo? È questo il punto cruciale che ci fa disorientare: non accettare di essere creature e di avere dei limiti. In un certo senso il peccato in origine dell’uomo raccontato nel Libro della Genesi risulta essere proprio questo essere come Dio, che ci impoverisce della nostra umanità e non arricchisce di nulla. 9 VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 10 IL CAMMINO DELLA MEDICINA IL PIÙ TREMENDO DI TUTTI I “MINISTRI DI MORTE”: IL VAIOLO XLII –Abbandono del dogmatismo scolastico, e trionfo dell’osservazione ed esperienza Fabio Liguori T esa a liberare i popoli dalle strutture politiche dominanti, la Rivoluzione francese aveva concluso il XVIII secolo affrancandolo dal dogmatismo scolastico. Un esempio, in medicina, è la controversia che accompagna la contemporanea divulgazione (1789) della dottrina omeopatica (dal greco omeios simile, e pathos sofferenza) del tedesco S. F. Hahnemann: che consiste nell’usare a dosi infinitesime agenti che a dosi più elevate provocano manifestazioni della malattia simili a quelle che s’intende curare (“similia similibus curantur”). Alla prova dei fatti la pratica omeopatica viene abbandonata anche se, sotto il profilo storico, la teoria si rivelerà non del tutto negativa avendo rappresentato un freno all’abuso di farmaci (l’ippocratico “primum non nocere”). Trionfo dell’osservazione e dell’esperienza, a fine secolo avviene la fondamentale scoperta della vaccinazione antivaiolosa (inglese Edward Jenner, 1796). Come la peste, il vaiolo era tra le malattie infettive che più decimavano intere popo- lazioni: basti pensare all’epidemia che seguì la conquista spagnola dell’America, durante la quale moriranno quasi tre milioni di indigeni. Anche in Europa, lungo i secoli, il vaiolo aveva causato numerosissime vittime; e chi riusciva a scampare alla terribile malattia ne avrebbe comunque portato evidenti, deturpanti cicatrici a segnarlo per tutta la vita. Oggi si parla con facilità di anticorpi, antigeni e sierologia. Laddove Jenner che non era medico laureato, ma semplice chirurgo campagnolo, non sapeva e non poteva spiegarsi (non essendo allora noto il concetto di immunità) l’efficacia di quell’antidoto che tanto lo gratificava nella lotta contro il vaiolo, a quel tempo definito “il più tremendo di tutti i ministri di morte”. Nata in oriente con la medicina cinese, la pratica della vaccinazione era stata trapiantata in Inghilterra; ma provenendo il materiale per l’inoculazione da pustole di vaiolo umano, questa tecnica presentava rischi: s’infettavano, infatti, altri uomini con il pericolo (anche se lieve) di mortalità, e soprattutto ulteriore diffusione dell’infezione umana almeno fino a non avvenuta guarigione del soggetto trattato. Esperimenti su rane (Galvani, 1781) 10 Jenner aveva osservato come, una volta contagiati dalla La vaccinazione (E. Jenner, 1796) forma bovina, i mungitori non contraessero più la forma umana. E volle sperimentare quello che aveva intuito: 1) inoculò in un ragazzo il siero della forma bovina e ne attese la guarigione; 2) successivamente gli iniettò il siero della forma umana; 3) (a dimostrazione) l’infezione non avvenne. Il ricorso a questo tipo di profilassi fu chiamato dallo stesso Jenner vaccinazione (termine ancora oggi universalmente adottato per ogni tipo di immunizzazione), provenendo il siero originario appunto da una vacca. Il XVIII secolo vedrà la medicina coinvolta anche nell’elettrologia. Lazzaro Spallanzani aveva già compiuto studi sulla torpedine, un pesce dotato di organi elettrici cui ricorre per paralizzare le prede. Ed è storica la disputa tra il fisiologo bolognese Luigi Galvani (1737-1798), e il comasco Alessandro Volta (1745-1827), uno dei più grandi fisici d’Europa. A sostegno che il movimento fosse prodotto dall’elettricità dei muscoli, Galvani stabiliva un circuito con un arco bimetallico (rame e zinco) tra i nervi crurali di una rana decapitata e i muscoli delle sue zampe: le zampe si contraevano! Volta dimostrerà che era lo stesso arco dei due metalli a fornire l’elettricità per la contrazione dei muscoli! Le manifestazioni elettriche che accompagnano le funzioni muscolari e nervose saranno alla base dell’elettrocardiografia e dell’elettroencefalografia; la corrente elettrica (come quella di una pila) assumerà il termine comune di galvanismo, e il volt (da Volta) diverrà il simbolo mondiale dell’unità di misura del potenziale elettrico. VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 11 Schegge Giandidiane N. 36c 400 anni a Benevento e festa di san Giovanni di Dio C manda più corretta da porsi è “Chi ha una storia di 400 anni, nella città di Benevento, che si ripropone come attuale, valida e la cui funzione osmotica con la realtà del quotidiano la fa parte integrante del tessuto sociale cittadino ancora oggi?” C’è una Visita della mostra, dopo la benedizione: mons. Mugione, il sindaco Pepe, fra Pietro Cicinelli, mons. Iadanza e altre personalità. sola risposta: i Fatebenefratelli dei quali ricorre il IV centenario di presenza a Benevento dell’Ordine ospedaliero di san Giovanni di Dio (1614-2014). Su questa presenza plurisecolare, che tante tracce ha lasciato nella storia passata e recente, il titolo scelto, per celebrare nella giusta dimensione e solennità la figura di san Giovanni di Dio e i Fatebenefratelli a Benevento, è stato il seguente «Accadde a Granada (1539)... si irradiò a Benevento. Giovanni di Dio, l’inizio di una nuova vita». Questo è il filo conduttore della vita e delle opere del Santo nella mostra iconografica su san Giovanni di Dio visto attraverso le lunette affrescate da Ferdinando Michelini nel chiostro dell’Ospedale Sacro Cuore di Gesù, inaugurato il 28 febbraio dal nostro arcivescovo, mons. Andrea Mugione e con la presenza del P. fABeR: Schegge Giandidiane. N. 36c – 400 anni a Benevento e festa di san Giovanni di Dio Chi, facendo mente locale, può vantare una tradizione di 400 anni di storia nella città di Benevento? Le vestigia Sannite, Romaniche, Longobarde sicuramente, ma la discontinuità di tali reperti con l’attualità è lampante. Forse la do- Ospedale Sacro Cuore di Gesù 217 onoscere il passato per trarne insegnamenti per il futuro e tramandare le tradizioni o gli eventi radicati nella storia per comprendere chi siamo e da dove veniamo. Questo sembra essere il filo conduttore che dovrebbe collegare tutto ciò che merita di essere tenuto in debita considerazione, in quanto valido e prezioso, e meritevole di essere tramandato ai posteri in quanto parte consolidata di un bagaglio culturale che ormai è talmente radicato da aver quasi determinato mutazione genetica inamovibile e indispensabile. VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 12 celebrazione nella Cattedrale di Benevento, presieduta dall’Arcivescovo, con la presenza di una trentina di concelebranti, tra cui il vicario generale e parroco, mons Pompilio Cristino e il P. Provinciale dei Frati Minori, P. Sabino Iannuzzi, durante la quale è stato rinnovato il rito dell’offerta dei ceri da parte del sindaco, ing. Fausto Pepe, al Santo, per testimoniare il legame tra i Fatebenefratelli e la città. Rituale storico ove il riconoscimento del valore delle attività assistenziali a favore della comuniLa mostra Provinciale dei Fatebenefratelli, fra Pietro dr Cicinelli, dal sindaco, ing. Fausto Pepe e altre autorità civili e militari. 218 fABeR: Schegge Giandidiane. N. 36c – 400 anni a Benevento e festa di san Giovanni di Dio Artefice della divulgazione è stato il piccolo Comitato, composto da mons. Mario Iadanza, direttore dell’Ufficio per la Cultura e i Beni Culturali della Diocesi, dal direttore amministrativo dell’Ospedale, dr Giovanni Carozza e dal superiore dei Fatebenefratelli di Benevento fra Angelico Bellino, che ha organizzato un settenario itinerante in preparazione alla Festa di san Giovanni di Dio, con le seguenti tappe: 1 marzo ore 18.00 Parrocchia della Santissima Addolorata; 2 marzo ore 11.15 Parrocchia sant’Anna e sant’Antonio; 3 marzo ore 17.30 Parrocchia santa Maria della Pace e santa Rita; 4 marzo ore 18.00 Parrocchia san Gennaro; 5 marzo ore 18.00 Parrocchia san Giuseppe Moscati; 6 marzo ore 18.00 Parrocchia Sacro Cuore di Gesù; 7 marzo ore 18.00 Parrocchia santa Maria di Costantinopoli. Il giusto epilogo è avvenuto in data 8 marzo 2014, ore 11.00 festa di san Giovanni di Dio, fondatore dell’Ordine ospedaliero, copatrono di Benevento e protettore degli ospedali, malati e operatori sanitari, con la solenne con- Parrochia san Giuseppe Moscati con il parroco don Lupo Palladino, il diacono dott. Pasquale Zagarese e altri Parrocchia santa Maria della Pace e santa Rita: Unzione degli infermi. tà sannita assurge a testimonianza della missione dell’Ordine di san Giovanni di Dio nella città e nell’intero Sannio con il tacito proposito di riproposizione di persistenza della presenza delle preziose attività dell’Ordine ospedaliero. L’arcivescovo mons. Mugione, attore convinto della necessità di dare giusto rilievo alla storia dei Fatebenefratelli in quanto fonte di conoscenza, insegnamenti, comportamenti virtuosi, assistenza agli ammalati, vicinanza alla città, correttezza di attività imprenditoriale, ecc. ha voluto con la sua presenza dare un sugello a testimo- VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 13 Chiesa cattedrale: il sindaco ing. Pepe e fra Angelico accendono il cero a san Giovanni di Dio Parrochia santa Maria di Costantinopoli: reliquia e statua di san Giovanni di Dio 2014, ore 9.00-13.00 si celebrerà un convegno sul tema «I Fatebenefratelli a Benevento: una presenza secolare» con la trattazione dei seguenti quattro argomenti: a) L’assistenza ospedaliera nel Regno di Napoli in età moderna; b) Il carisma ospedaliero di san Giovanni di Dio da Granada a Benevento. La fondazione dell’Ospedale san Diodato; c) Il padre De Giovanni e la fondazione dell’Ospedale Sacro Cuore di Gesù; d) I Fatebenefratelli a Benevento, la storia ancora da scrivere. Problemi e prospettive, nella sede dell’Auditorium dell’Ospedale “Sacro Cuore di Gesù”. Seguiranno il Triduo per la Solennità del Sacro Cuore di Gesù nella Chiesa parrocchiale di santa Maria di Costantinopoli dal 24 al 26 giugno 2014 alle 18.30 con un vescovo diverso ogni sera. Il 27 giugno 2014, ore 10.30 c’è la Festa del Sacro Cuore di Gesù-Concelebrazione dell’Eucarestia nell’Ospedale Sacro Cuore di Gesù con il cardinale Raffaele Farina. Significativa è la partecipazione del Superiore Generale dell’Ordine ospedaliero di san Giovanni di Dio che presenterà alla Città, alle fABeR: Schegge Giandidiane. N. 36c – 400 anni a Benevento e festa di san Giovanni di Dio L’Ordine ospedaliero ha dimostrato come si traduce in opere il comandamento dell’amore e hanno dato esempio di vera vita cristiana”. È un testamento e un lascito di valore immenso e incommensurabile donato ai cittadini del mondo ove oltre al comportamento virtuoso da seguire è stata fatta un’attenta analisi sociale dei bisogni. Infatti mons. Mugione, nella sua omelia, aggiungeva: “Senza sentimenti di compassione per chi soffre non riusciremo ad aggiustare questa nostra società piagata da tante sofferenze sociali”. Nella splendida cornice della Cattedrale, affollata, hanno dato testimonianza di fede, attraverso la loro presenza, le Autorità Civili e Militari, membri di associazioni di volontariato e della Croce Rossa, i medici, il personale paramedico, amministrativo e pazienti dell’Ospedale Fatebenefratelli e tanti cittadini. Tutti hanno attinto, a piene mani (sentendo i commenti alla fine della celebrazione della Santa Messa) dagli insegnamenti di san Giovanni di Dio per cercare, ognuno con la propria sensibilità di metterli in pratica nell’attività quotidiana. Presente e concelebrante il superiore dei Fatebenefratelli di Benevento fra Angelico Bellino, il direttore sanitario dr/ssa Sorrentino e quello amministrativo dr. Carozza. La giornata non poteva concludersi senza l’attenzione ai malati, con la processione alle 18,30 in tutti i reparti dell’Ospedale con il bacio della reliquia del Santo per i malati, collaboratori e visitatori. La portata dell’evento è di tale spessore e di straordinaria importanza al punto tale che la filiera degli eventi proseguirà con ulteriori manifestazioni commemorative. Infatti il 23 giugno 219 nianza dell’importanza e del valore di queste attività e funzioni. In virtù di tutto ciò, nell’omelia, l’Arcivescovo ha detto “Siamo qui per onorare nel giorno della sua Festa la pazzia d’amore di san Giovanni di Dio, il fondatore dell’Ordine ospedaliero, di cui quest’anno celebriamo i quattro secoli di presenza in città e il fondatore dell’assistenza sociale, il creatore dell’ospedale inteso in senso moderno. San Giovanni di Dio è il buon samaritano di cui parlò Gesù. Il cristiano che pratica la carità, le opere, non si limita a parlare d’amore, ma condivide le sofferenze del prossimo, le lenisce, cerca di rimuoverle. VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 14 Partecipanti alla Concelebrazione nella Cattedrale 220 fABeR: Schegge Giandidiane. N. 36c – 400 anni a Benevento e festa di san Giovanni di Dio Il bacio della reliquia Autorità e ai dipendenti dell’Ospedale la Carta d’Identità dell’Ordine in data 28 novembre 2014, ore 16.00 presso l’Auditorium dell’Ospedale “Sacro Cuore di Gesù”. Le manifestazioni termineranno il 28 novembre 2014, ore 18.30 con la Concelebrazione dell’Eucarestia presieduta dal Rev. mo fra Jesús Etayo Arrondo, superiore generale dell’Ordine ospedaliero di san Giovanni di Dio nella Chiesa parrocchiale di santa Maria di Costantinopoli di Benevento. In ogni attività connessa alla divulgazione del sapere gli Americani utilizzano una citazione lapidaria “Take home” che significa, sostanzialmente, cosa sto portando a Fra Angelico ringrazia l’arcivescovo mons. Mugione e tutti i Partecipanti, prima della consegna del quadro casa come insegnamento ricevuto oggi? Credo che tutto ciò detto prima non è quantificabile in quanto il bene comune e il rispetto della persona non sono misurabili a metri cubi e/o a chilometri quadrati. Se volessimo analizzare la storia di san Giovanni di Dio dobbiamo dire che era una persona fuori dal comune al punto tale da essere scambiato per pazzo e internato. La giusta analisi delle sue attività, però, e non poteva essere altrimenti, lo ha portato agli onori del altari. Difficile tendere alle Sue virtù. Possiamo solo seguirne l’insegnamento facendo una cosa molto semplice: il proprio dovere e il rispetto degli altri. Buffet nel salone Papa Leone XIII della Curia arcivescovile VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 15 “I L M E L O G R A N O ” PAPA GIOVANNI XXIII FU GRAN DEVOTO DI S. GIOVANNI DI DIO Fra Giuseppe Magliozzi o.h. D omenica 27 aprile due recenti Pontefici, già dichiarati Beati, verranno tutti e due insieme proclamati Santi in San Pietro: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Già scrissi di quest’ultimo nello scorso febbraio e ora mi soffermerò sul primo, cominciando col ricordare che fin da ragazzo nutrì una gran devozione per San Giovanni di Dio, come confidò nel discorso pronunziato a Parigi quando era Nunzio in Francia e intervenne nel 1951 alla cerimonia di chiusura del IV Centenario della morte del nostro Santo Fondatore, tenutasi nell’Ospedale che abbiamo in Rue Lecourbe: “Quand’ero giovanissimo seminarista, sentii leggere in refettorio la vita di San Giovanni di Dio. Ho dimenticato tutto di questa lettura interessante e da me molto gustata, all’infuori della sola frase che amo ricordare, quasi fosse una voce del Cielo: «Giovanni, Granada sarà la tua croce!». Era l’annunzio misterioso di quanto que- st’anima ardente avrebbe trovato nel sacrificio della sua vita immolata per gli infermi, annunzio dei suoi dolori, ma anche della sua gloria. San Giovanni di Dio ha preso sul serio la fatidica parola «Granada sarà la tua croce» e questa croce resta ancora l’emblema della misericordia e della carità”. Nel medesimo discorso egli accennò inoltre che il 17 aprile 1950, trovandosi in Granada, aveva avuto la gioia di celebrare la Santa Messa dinanzi all’Urna di San Giovanni di Dio e ne aveva riportato “un’impressione e una devozione che ancora conservo vive nel mio cuore”. Questa sua profonda devozione per San Giovanni di Dio lo portò a nutrire una speciale predilezione per il nostro Ordine e se ne ebbe la prova quando, divenuto Papa, ricevette il 29 aprile 1959 i nostri frati partecipanti al Capitolo Generale del San Giovanni XXIII ascoltando p. Saucedo nell’incontro con i partecipanti al Capitolo Generale del 1959 (AMSJD. Sig. 361) Benedicendo i frati all’Ospedale S. Pietro 1959. L’Udienza durò tre quarti d’ora e fu così calorosa, che una Guardia svizzera confidò al neo eletto Generale padre Igino Aparicio: “Ho assistito a tutte le Udienze che il Santo Padre ha avuto da quando fu eletto, ma nessuna è stata così cordiale e fraterna come questa”. In effetti, Sua Santità s’intrattenne amichevolmente a conversare con vari confratelli e, tra le altre cose, si lasciò andare ad una davvero indimenticabile confidenza: “Noi, vi teniamo sempre presenti nelle nostre preghiere al Signore, poiché so che voi, cari Padri, adempite una grande missione nella Chiesa. So bene che al capezzale dei malati si risolvono varie e importanti questioni per il bene della Chiesa e per il bene di molte anime. Ho diviso il Breviario in varie parti e, al recitarle, le applico al mondo e, in una di esse, ci siete voi Fatebenefratelli”. Tale predilezione per noi spiega perché quando, cinque mesi dopo, venne a visitare mons. Carinci al nostro Ospedale San Pietro, volle anche soffermarsi con la nostra Comunità e andare a pregare con essa in Chiesa. Se già quaggiù Giovanni XXIII aveva tanta predilezione per il nostro Ordine e anche, come precisò nel citato discorso di Parigi, per tutti i collaboratori “che sotto l’insegna della carità dei Fatebenefratelli mettono le proprie energie e i tesori della loro esperienza a servizio delle sofferenze umane”, possiamo esser sicuri che di Lassù ben volentieri appoggerà le nostre richieste d’aiuto presso il Padre Misericordioso. 15 VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 16 SANITÀ PROMUOVERE LA SALUTE ATTRAVERSO I VACCINI Mariangela Roccu A l fine di garantire indistintamente la tutela della salute a tutti i cittadini e soprattutto la promozione della salute, lo Stato Italiano salvaguarda l’individuo malato che necessita di cure, ma tutela anche l’individuo sano, come sancito dall’art. 32 della Costituzione. In aderenza al suddetto dettato costituzionale, la vaccinazione rappresenta uno degli interventi più efficaci e sicuri, un miglior rapporto costo-beneficio a disposizione della Sanità Pubblica per la prevenzione primaria delle malattie infettive. Tale pratica comporta benefici non solo per effetto diretto sui soggetti vaccinati, ma anche in modo indiretto, inducendo protezione ai soggetti non vaccinati. I vaccini hanno cambiato la storia della medicina e si sono affermati come strumento fondamentale per la riduzione della mortalità e morbosità, modificando profondamente l’epidemiologia delle malattie infettive. L’impiego dello strumento vaccinale ha portato a risultati spesso clamorosi come la scomparsa del Vaiolo. Per molte malattie, tipiche dell’infanzia (Pertosse, Morbillo, Rosolia, Parotite), si è pervenuti a una veloce e costante diminuzione dell’incidenza grazie all’aumento delle coperture vaccinali incluse nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Altri vaccini pediatrici attualmente disponibili sono quelli contro: Difterite, Tetano, Poliomielite, Epatite B, Pertosse acellulare, Haemophilus Influenzae B (disponibili in una formulazione combinata, nota come vaccino esavalente). È presente un calendario quale strumento flessibile in continuo aggiornamento, sia per la disponibilità di nuovi vaccini, sia per l’eradicazione di malattie per le quali non è 16 più necessario praticare la vaccinazione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda che i programmi vaccinali siano rivalutati con regolarità in termini di adeguatezza, efficienza ed efficacia. Nel panorama sanitario italiano l’offerta di prestazioni sanitarie e in particolare di quelli vaccinali, si configura come un mosaico estremamente variegato, a causa delle politiche vaccinali che caratterizzano l’eterogeneità territoriale. Inoltre, manca spesso nei cittadini, proiettati verso una cultura dell’assistenza sanitaria nei confronti della malattia, la consapevolezza dell’importanza dell’intervento preventivo vaccinale. Tale situazione origina da diversità nelle strategie di offerta adottate nelle realtà regionali, da differenti standard di qualità assicurati dai servizi vaccinali, dall’insufficienza ed eterogeneità nei livelli di performance raggiunti dalle campagne di vaccinazione. Contestualmente, si constata uno scarso livello di informazione da parte dei professionisti sanitari che porta a un forte scetticismo nei confronti dell’efficacia e della sicurezza di alcune vaccinazioni e, quindi, a una diffusa sottoutilizzazione. A questo contesto destabilizzante per l’opinione pubblica, si aggiungono le vo- ci allarmanti di una possibile relazione tra vaccinazione antimorbillo-parotite-rosolia (MPR) e autismo. Questo problema, sollevato per la prima volta negli anni novanta da uno studio inglese del medico A. Wakefield, in cui si sosteneva che questo vaccino trivalente potesse provocare un’infiammazione della parete intestinale, responsabile del passaggio in circolo di peptidi encefalo-tossici, ha causato periodici allarmi e discussioni in diversi Paesi tra cui l’Italia. Lo studio di A. Wakefield è stato però smentito dalle principali autorità sanitarie mondiali: nel 2010, il General Medical Council britannico ha stabilito che quella ricerca non era attendibile e che i dati erano stati falsificati. The Lancet (la rivista che lo aveva pubblicato), qualche giorno dopo ha addirittura ritirato l’articolo e nel 2012 Wakefield è stato definitivamente radiato dall’Ordine dei medici. Tuttavia, il polverone suscitato dal caso ha comportato la nascita di diverse correnti di pensiero “anti-vaccinazione” che sostengono le proprie tesi, nonostante l’evidenza scientifica dimostri il contrario. Per tale motivo, l’Istituto superiore di sanità promuove, attraverso la diffusione di informazioni scientificamente corrette, un’adesione consapevole alle vaccinazioni. Per aiutare operatori e genitori a fare chiarezza su questo tema e stimolare una scelta consapevole basata sull’evidenza, diventa prioritario non solo fornire un’informazione equilibrata e documentata, ma anche rispettare i diversi ruoli professionali. VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 17 L’ALLUCE RIGIDO: UNA PATOLOGIA INVALIDANTE A. Piscopo M olto spesso confuso con l’alluce valgo, l’alluce rigido (Fig.1) è uno dei quadri morbosi che più frequentemente colpisce l’avampiede ed è causa di disconfort sempre più intenso e di relativa consultazione specialistica. A differenza dell’alluce valgo, colpisce prevalentemente il sesso maschile: pazienti che all’anamnesi riferiscono da anni un ingrossamento doloroso della metatarso-falangea del 1° dito con associata limitazione funzionale della stessa articolazione. Per molti anni il quadro clinico è subdolo: la metatarso-falangea del primo dito si presenta di volume leggermente aumentato, soprattutto a carico della testa metatarsale, la flesso-estensione del dito è limitata, calzature inadatte e stress ripetitivi, come attività sportive e cammino prolungato, evocano dolore. Verso la quarta – quinta decade di vita lo scenario clinico inizia drasticamente a cambiare: ingrossamento, limitazione funzionale e dolore dell’articolazione aumentano di pari passo, l’insofferenza alla calzatura diventa notevole, l’autonomia della marcia si riduce. La cinetica del passo cambia radicalmente: a causa del notevole dolore nella fase di stacco dell’avampiede, il paziente tende a trasferire il carico sempre più sul versante esterno del piede. Questo adattamento automatico è responsabile a sua volta di ulteriori problematiche locali dell’avampiede e del piede nonché di disturbi delle cosiddette articolazioni sovrasegmentarie. In altri termini, dolore e rigidità della prima metatarso-falangea inducono il paziente a deambulare sul bordo esterno del piede creando delle fastidiose callosità nel contesto di una cute non adatta a tollerare un carico abnorme. La caviglia, il ginocchio e l’anca omolaterale risentono inevitabilmente di questo “errore di appoggio” tanto da diventare dolorose. Come per tutte le articolazioni, la tendenza all’anchilosi della metatarso-falangea conduce alla progressiva riduzione fino alla scomparsa del dolore (Fig.2). L’alluce rigido molto spesso bilaterale, come espressione di alterazioni osteocartilaginee che colpiscono prevalentemente le piccole articolazioni, può essere anche monolaterale e riconoscere cause posttraumatiche. tatarso-falangea. È di fondamentale importanza la gestione del dolore postoperatorio “conditio sine qua non” per il recupero precoce della mobilità dell’articolazione sottoposta a trattamento chirurgico. Nei pazienti in cui è stata praticata anestesia peridurale, l’analgesia postoperatoria è garantita da una pompa elastomerica in infusione continua nello spazio peridurale. Nei pazienti in cui è stata eseguita anestesia loco-regionale (blocco sciatico-femorale), l’anelgesia è garantita dalla infusione continua di anestetico locale attraverso il cateterino perineurale Non eseguiamo di routine interventi preliminari nelle prime fasi della malattia quando rigidità, dolore e tumefazione sono di grado modesto. La diagnosi è semplice ed è caratterizzata da dolore, tumefazione e rigidità della metatarso-falangea del 1° dito in assenza della classica deviazione del primo raggio, dell’esostosi e della borsite tipica dell’alluce valgo. La terapia, medica e riabilitativa nelle prime fasi, diventa necessariamente chirurgica nelle fasi più avanzate. La correzione chirurgica dell’alluce rigido secondo la tecnica di Viladot è quella più adoperata: consiste nella resezione della base della falange di 8-10 mm, asportazione dell’osso esuberante dalla testa metatarsale, spongiosizzazione dei sesamoidi e tenolisi del flessore lungo. Fig.2: anchilosi della metatarso falangea Il paziente viene recuperato al carico rapidamente già dalla prima giornata postoperatoria con appoggio stabile, morbido e indolore su tutto l’avampiede. L’intervento nella totalità dei casi viene eseguito in anestesia peridurale o loco-regionale. La mobilizzazione passiva dell’articolazione inizia subito dopo l’intervento di correzione chirurgica ed è seguita da un programma riabilitativo sempre più intenso mirato a prevenire la rigidità della me- Fig.1: alluce rigido 17 VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 18 PA G I N E D I M E D I C I N A LE PRINCIPALI MALFORMAZIONI RENALI Franco Luigi Spampinato L o sviluppo embriologico dell’Apparato Urogenitale è molto complesso, con numerosi passaggi che dalle strutture iniziali denominate Pronefro, Mesonefro e Metanefro conducono agli organi presenti nell’adulto. Alcune Malformazioni sono anatomopatologicamente e funzionalmente di poca importanza e influenzano scarsamente le ordinarie abitudini di vita e spesso non vengono diagnosticate, mentre le più gravi possono provocare gravissimi quadri clinici, anche irreversibili. Le Malformazioni Renali sono le più frequenti dell’Apparato Urogenitale, rilevandosi nel 3% - 4% dei reperti autoptici e costituiscono il 30%-40% di tutte le Malformazioni Congenite. In molti Pazienti è stata accertata la loro familiarità. Attualmente, con l’impiego routinario dell’Ecografia Morfologica Fetale, è possibile una diagnosi prenatale delle Malformazioni in generale e di quelle dell’Apparato Urogenitale in particolare, cosa ovviamente non possibile nel caso il Paziente sia asintomatico e non abbia mai eseguito un esame con Diagnostica d’Immagine. La diagnosi, in questi casi, fortunatamente non frequenti, può essere casuale e spesso viene effettuata nel corso di esami Ecografici eseguiti con altre indicazioni. La mancata formazione dei due Reni, denominata Agenesia Renale Bilaterale attualmente presenta prognosi neonatale infausta, mentre l’Agenesia Renale Monolaterale, se il Rene presente è normale, permette una vita regolare. L’Aplasia Renale e l’Ipoplasia renale sono caratterizzate dalla presenza, nel primo caso, di uno sviluppo rudimentale dell’organo e nel secondo caso da un Rene piccolo con scarso rilievo funzionale. Anche in tali situazioni, se non si sviluppano 18 complicanze, in presenza di Rene controlaterale sano, la vita può essere normale. Nelle Anomalie di Rotazione il Rene presenta un’alterazione nella sua disposizione spaziale e nelle Anomalie di Posizione, o Distopie, l’organo presenta anomalie nella sua posizione intracorporea. Dal punto di vista pratico è bene tenere presente che spesso, nelle Malformazioni Renali in generale, si è osservato un aumento di incidenza di calcolosi e infezioni. Dal punto di vista pratico è bene tenere presente che una delle sedi più frequenti del Rene Distopico è quella pelvica, condizione clinica da ricordare nel caso di sintomatologia dolorosa pelvica poco chiara, eventualmente accompagnata da febbre, in Pazienti che non abbiano mai eseguito un’Ecografia Addominopelvica. Tale ipotesi diagnostica deve essere sempre sospettata in Pazienti con tale quadro clinico provenienti da aree con difficile accesso alle strutture sanitarie di base, soprattutto in sede di Pronto Soccorso. Il Rene a Ferro di Cavallo è una delle malformazioni più frequenti ed è caratterizzato dalla fusione dei poli inferiori dei due Reni, che si posizionano così anteriormente alla Colonna Vertebrale. Le complicanze più frequenti, come nella maggior parte delle Malformazioni renali, sono le infezioni e la calcolosi, con la loro relativa sintomatologia. Le Degenerazioni Cistiche del Parenchima Renale sono di varia gravità. Dal punto di vista pratico clinico, le più importanti sono il Rene Policistico, legato ad alterazione autosomica dominante e la Malattia Multicistica, la prima molto più grave, legata a fattori genetici, la seconda, a evoluzione benigna, legata a genesi multifattoriale con maggiore incidenza familiare. Le Cisti, nella Malattia Multicistica, sono frequenti e una casistica ri- porta un’incidenza del 50% oltre i 50 anni. Le lesioni cistiche meritano sempre un adeguato studio con Ecografia e, se del caso, Angiotac, per differenziarle dai Carcinomi Cistici. La terapia chirurgica, indicata solo in caso di complicanze, attualmente viene eseguita con asportazione laparoscopica della lesione. L’Idronefrosi da Malattia del Giunto Pieloureterale è anch’essa una Malformazione di frequente rilievo. Essa si sviluppa nel segmento iniziale dell’Uretere, ove esso fuoriesce dal bacinetto, denominato appunto Giunto Pieloureterale. La parete di tale segmento presenta delle alterazioni morfofunzionali che impediscono un regolare deflusso di urina dal Rene, con conseguente stasi di urina all’interno delle Cavità dell’organo e loro successiva dilatazione, con conseguente danno morfofunzionale sul Rene medesimo. La terapia è ovviamente chirurgica. Il Rene Spugnoso Midollare è caratterizzato da una malformazione cistica del tubulo collettore, con incidenza di 1 su 5000 – 20000 casi. Purtroppo è frequentemente complicato da calcolosi e infezioni. La diminuzione delle dimensioni dei calici renali o Microcalicosi e l’aumento del loro numero e volume o Megapolicalicosi, per la loro quasi assoluta asintomaticità, sono spesso di reperto casuale. Per tali loro caratteristiche, raramente richiedono trattamento. Anche la duplicità della Via Escretrice, se non presenta complicanze come calcolosi e infezioni, non necessita generalmente di terapia. Le Malformazioni Renali costituiscono, nel complesso, un gruppo di patologie molto insidiose, che vanno sempre sospettate in presenza di quadri clinici addominali poco chiari in Pazienti mai sottoposti a indagini Ecografiche o Radiologiche su tale regione. Inoltre una tempestiva diagnosi migliora notevolmente tutte le opzioni terapeutiche, soprattutto quelle chirurgiche. VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 19 A.F.MA.L . ESPERIENZE DAL CAMPO: SALUTE E SVILUPPO (SENEGAL) Anastassja Gach a nessuno interessa se sei un “Tubab” o un “Sérére”, se parli italiano o wolof, nessuno ti domanda chi sei ma se stai bene, se oggi è La dott.ssa Gach e frère François visitano insieme un paziente per te una buona giornata con la mano tesa per essere chiusa loro aiuto e di costruire la loro casa, così con la tua in una forte stretta, sempre col a poco a poco è nato il centro di Dalal Xel, sorriso sulle labbra, e vi assicuro che è un centro dapprima solo per le patologie contagioso quel sorriso!!! psichiatriche, che piano piano si sta specializzando anche come centro di cura per È il Paese dei colori, dell’ospitalità. Qui l’epilessia poiché, a causa dei tanti parti la gente la vedi ridere davvero, danzare e difficili, le malformazioni congenite, la cantare, camminare abbracciata per la meningite e le molteplici malattie presenstrada, perché è proprio per la strada che ti in Africa, gran parte della popolazione si svolge la vita, tutti insieme per condi- ne è affetta. videre ogni cosa si possegga e spesso purtroppo è nulla. A loro stiamo cercando, grazie alla A.F.Ma.L., di dare il nostro contributo a missione umanitaria “Sulla straSì, perché purtroppo è anche povertà, fa- con il progetto “sulla strada di Cricchio”, da di Cricchio” è tornata in Sene- me, sporcizia, persone che vivono senza così come possiamo, facendo visite ai magal a Thies, dove a svegliarti la luce né acqua, tantomeno scarichi e im- lati nei villaggi, facendo informazione sumattina non è il suono assordante dei clac- pianti fognari ed è proprio così che facil- gli EEG (Elettroencefalogramma), sulle son o le urla della gente che discute ai se- mente ci si ammala; bambini che la mat- varie forme di epilessia, sul loro trattamafori, bensì il canto del “Muezzin” se- tina invece di essere a scuola sono lì, su mento farmacologico e anche con aiuti guito e/o accompagnato da quello di frè- quella strada, con un secchiello in mano per l’acquisto di apparecchiature elettrore Jean, François e Pierre che cantano la per chiedere l’elemosina, madri costrette medicali, acquisto di farmaci da dare ai messa nella piccola cappella di Dalal Xel. a dover scegliere quale tra i figli far cura- pazienti e pagando anche qualche esame re perché non ci sono i soldi per curarli strumentale a chi non può permetterselo. Si, perché qui musulmani e cristiani con- tutti e a volte bisogna scegliere se salvarvivono in pace, non si fanno la guerra. Qui ne almeno uno o condannare tutti e quelTutto questo ci da gioia, ci regala il sorlo che a noi può sembra- riso, ci riempie il cuore. re assurdo qui diventa la normalità, la sopravviCon frère Françoise si parlava del convenza; c’è un detto che cetto di passato, presente e futuro, diceva: ripete spesso frère Jean “il presente è l’attimo stesso che stai vi(Direttore del Centro) vendo, tra un minuto sarà gia passato e fra che recita: se tu non poco sarà gia futuro”; e allora mi è venumangi in Africa, l’Africa to da pensare che sicuramente quello fosti mangia. se il mio presente, perché lì, tra quelle persone, ero davvero VIVA. Ed è proprio qui, che dei frati dell’Ordine reliE ora che il viaggio è finito, passato, bigioso di san Giovanni di sogna tutti insieme pensare a regalare loDio (Fatebenefratelli), ro un migliore futuro, perché a noi hanno hanno deciso di dare il donato un emozionante presente!!! La dott.ssa Gach visita un paziente del centro Il progetto triennale che l’AFMaL dal marzo 2013, in collaborazione con i medici della divisione di neurologia dell’Ospedale san Pietro Fatebenefratelli di Roma, con l’obiettivo di rafforzare le capacità del centro per la Salute Mentale “Dalal-Xel” di Thies, ha raggiunto la sua terza missione. Le missioni, grazie ai numerosi benefattori, vengono svolte due volte all’anno e sono mirate alla cura e al trattamento delle malattie mentali come i disturbi depressivi, schizofrenia, epilessia, ritardo mentale, disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza, accrescendo la consapevolezza della frequenza dei disturbi mentali, della loro curabilità, dei processi di guarigione e dei diritti umani dei bambini e degli adulti. L 19 VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 20 OSPEDALE SACRO CUORE DI GESÙ - BENEVENTO UNA LEZIONE DI AMORE IN FARMACIA L. Daniele S pesso ritorno con piacere a Benevento, mia città natale e, talvolta, per la fretta di partire dimentico di mettere nella borsa da viaggio le cose più indispensabili, come le medicine. E poiché queste sono per me anticoagulanti “salva vita”, le compro nella farmacia dei “Fatebenefratelli” in viale Principe di Napoli, che, ai tempi della mia gioventù, era inglobata nel complesso ospedaliero to punto l’amico, anche lui sull’ottantina, dopo aver guardato l’orologio mi ha fatto capire che doveva ritornare subito a casa per dare la colazione a sua moglie, che io sapevo era affetta d’Alzheimer. Gli ho chiesto allora il perché della sua premura, atteso che la povera donna non aveva più cognizione del tempo e non lo riconosceva più. L’amico (di cui non fac- Interno della farmacia rigogliosi, sollecita i nostri sensi, esalta le nostre risorse, fa superare ogni limite, si allarga a macchia d’olio perché produce una serenità contagiosa. L’amore è un tesoro di vita che non inganna e che non può essere manipolato né illudere. È una risposta che scende nel più profondo dell’essere umano e che può sostenerlo ed elevare. È la verità che non passa di moda perché è in grado di penetrare là dove nient’altro può arrivare. Ospedale Fatebenefratelli ed era curata da fra Angelico Russotto, fratello di p. Gabriele, famoso storico dell’Ordine dei Fatebenefratelli. Dopo la morte di mia madre in giovanissima età, fra Angelico mi prese in simpatia e, atteso che il parroco don Pasquale Mazzone era abbastanza anziano e impegnato in tante cose, divenne prima mio catechista e poi mi avviò a essere un bravo chierichetto (oggi detto ministrante), di cui gliene sono ancora molto grato. Ultimamente nella farmacia ho ritrovato un vecchio amico d’infanzia; abbiamo parlato del nostro reciproco vissuto e del tempo passato così velocemente. A un cer- 20 cio il nome per rispettare la sua privacy mi ha sorriso e battendomi una mano sulla spalla, mi ha fatto capire che se era vero che la moglie non sapeva chi lui fosse, lui, invece, sapeva ancora perfettamente chi fosse lei. La nostra tristezza infinita si cura soltanto con un infinito amore (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 265). Che lezione! L’amore è veramente la cosa più bella che abbiamo: ci riempie di frutti Farmacia Fatebenefratelli VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 21 OLTRE LA MEMORIA e delle sue opere, interpretando l’ospitalità secondo lo stile di san Giovanni di Dio per rendere più fraterna la vita umana e per meglio servire il malato, il povero e il bisognoso. Antonio Febbraro A 69 anni dalla sua morte si è svolta sabato 5 aprile, nella chiesa parrocchiale di san Nicola di Castelvenere, suo paese natale, una speciale commemorazione per ricordare fra Ferdinando Tosto. Alla concelebrazione eucaristica, presieduta da fra Elia Tripaldi o.h., postulatore dei Fatebenefratelli hanno preso parte don Filippo Figliola, parroco di Castelvenere, il nostro superiore fra Angelico Bellino o.h., mons. Mario Iadanza, -ufficio Beni Culturali curia arcivescovile di Benevento-, don Gerardo De Corso, parroco di Pietradefusi, (AV), fra Bartolomeo Coladonato o.h., compagno di fra Ferdinando. Presenti alla cerimonia il superiore provinciale dei Fatebenefratelli, fra Gerardo D’Auria, fra Michele Montemurri o.h. e fra Fabiano Secchi o.h. La figura di fra Ferdinando Tosto è stata ricordata e proposta come modello di vita evangelica, spesa al servizio dei fratelli. ”Oltre la memoria” il titolo della manifestazione, memoria non di un passato remoto ma di una storia di salvezza, che ha incrociato l’esistenza di tanti uomini figli dei nostri tempi e anche delle nostre terre. E in questo senso un “Memoriale”, più che un semplice ricordo di eventi passati, significa una realtà che è viva e rende il presente carico di senso. Subito dopo la celebrazione eucaristica, nel salone parrocchiale i saluti del sindaco di Castelvenere, dott. Alessandro Di Santo, del superiore provinciale, fra Gerardo D’Auria e del superiore dell’Ospedale Fatebenefratelli di Benevento, fra Angelico Bellino; infine la relazione di fra Elia Tripaldi dal titolo: Il carisma di san Giovanni di Dio incarnato da fra Ferdinando Tosto. Fra Elia, nella sua brillante relazione, ha illustrato molto bene il significato di “carisma”. Talvolta noi affermiamo di una persona, che brilla per determinate capacità, che “ha carisma”: per esempio un calciatore, un attore, un musicista… Ma la differenza sostanziale è che questi mettono le proprie capacità (carisma) a servizio di se stessi, per i propri fini o interessi; invece noi cristiani definiamo il carisma come dono dello Spirito a servizio del bene e dell’utilità di tutti. Il carisma di san Giovanni di Dio è stato il servizio ospedaliero prestato alle persone impossibilitate a essere curate nell’ambiente familiare. E per questo, fidando solo in Dio, fondò l’Ordine dei Fatebenefratelli. Fra Ferdinando Tosto ha incarnato perfettamente la spiritualità del suo fondatore, ripercorrendo le tracce della sua vita Guardiano di pecore da bambino, da adolescente passò al lavoro manuale, duro e faticoso della campagna pur di dare il suo contributo al sostentamento della sua famiglia, non certo agiata, ma ricca di valori e qualità umane che forgeranno il carattere del giovane. Al lavoro unì la preghiera, che sarà il fondamento della sua giornata, la luce per discernere la sua vocazione. L’incontro con un Passionista fece maturare in lui la decisione di entrare tra i novizi a Pontecorvo. Per motivi di salute, dopo un anno e mezzo circa di permanenza tra i Passionisti, fu costretto a rientrare in famiglia. Ristabilitosi, alla fine dell’estate del 1942 chiese di entrare nell’Ordine ospedaliero di san Giovanni di Dio (Fatebenefratelli). Fu accolto all’Isola Tiberina in Roma, assumendo il nome di “Ferdinando”. Da quel momento, come risulta da fonti autorevoli e documentate testimonianze, iniziò decisamente il suo cammino a seguire il Cristo più da vicino e con cuore indiviso, fino alla completa conformazione a Lui. Nelle corsie dell’Ospedale, fra Ferdinando si prodigò instancabilmente alla cura degli ammalati, confortandoli e pregando per loro e con loro. foto di Domenico Orfitelli Omelia di fra Elia Da dx: il sindaco Di Santo, il presidente del Comitato Carlo Erino, fra Gerardo, fra Elia e fra Angelico 21 VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 22 O S P E D A L E B U C C H E R I L A F E R L A - PA L E R M O LA FORMAZIONE SUI PRIVILÈGES A VANTAGGIO DEI PAZIENTI Cettina Sorrenti O gni struttura ospedaliera pubblica e privata accreditata, per garantire una maggiore sicurezza dei pazienti, è tenuta a effettuare il processo di conferimento dei privilèges, nei settori professionali, quali: medicina d’urgenza, cardiologia, ostetricia e ginecologia, secondo quanto specificato nella Guida….». Questo è quanto prevede il D.A. della Regione Sicilia del 26 giugno del 2012. Non privilegi, ma modi per individuare e valorizzare le competenze. L’attribuzione dei privilèges è il processo attraverso il quale l’organizzazione sanitaria autorizza un professionista medico a eseguire determinate prestazioni sanitarie in termini di aree cliniche e contenuti delle prestazioni, sulla base di una valutazione delle credenziali e delle performance del professionista. Si tratta di standard internazionali per migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie e accrescere la sicurezza dei pazienti. L’attribuzione ai medici delle autorizzazioni per poter svolgere una prestazione sanitaria va assegnata secondo criteri ben individuati. mai promosso l’utilizzo di strumenti e metodologie che, a garanzia della sicurezza dei pazienti, rendano esplicito quali prestazioni sanitarie il singolo medico sia in grado di effettuare, in funzione delle rispettive qualifiche. In altri termini, allo stato attuale, nelle nostre organizzazioni non esiste un processo che tuteli la sicurezza del paziente rendendo esplicito “chi sa fare cosa” all’interno di un reparto in funzione delle proprie competenze, delle esperienze maturate nel corso della propria attività professionale e sulla base dei volumi di attività realmente erogati e dei relativi esiti. Il criterio predominante che viene utilizzato per l’autorizzazione dei medici a svolgere determinate procedure o attività è rappresentato dalla valutazione dei titoli di studio, quali la laurea in medicina e chirurgia e il diploma di specializzazione. Per colmare questo problema e tutelare la sicurezza del paziente, la Regione siciliana, sviluppa e promuove diversi standard legati alla gestione, valutazione e formazione del personale, tra le quali anche il processo di conferimento ai medici dei privilèges». Questa procedura si sviluppa nell’ambito del progetto “Patient Safety & Emergency Department”, che ha definito un programma operativo costituendo un gruppo di lavoro regionale composto da rappresentanti dell’assessorato, delle direzioni sanitarie aziendali, delle direzioni mediche di presidio, degli uffici del personale, delle società scientifiche e da consulenti Jci (azienda che si occupa del miglioramento della sicurezza nella cura del paziente attraverDott. Michele Zagra, direttore U.O.C. di Pronto Soccorso Continua il decreto: «tradizionalmente il nostro SSN (Servizio Sanitario Nazionale), rispetto ai paesi anglosassoni, non ha 22 so la fornitura di servizi di accreditamento e certificazione). Nel nostro Ospedale, già nel 2013 (e altri sono in programma per il 2014) si sono tenuti corsi di attribuzione dei Privilèges per i medici del Pronto Soccorso. Gli stessi sono stati organizzati dal direttore dell’Unità Operativa Complessa di Pronto Soccorso, dott. Michele Zagra. “L’obiettivo – spiega l’organizzatore - è stato quello di divulgare gli elementi di conoscenza sui privilèges, la cui applicazione intende valorizzare la competenza e la performance acquisita dai singoli professionisti in funzione delle rispettive qualifiche, ma anche a verificarne il livello di autonomia raggiunto nell’espletamento della propria attività assistenziale al fine di garantire una maggiore sicurezza dei pazienti e ridurre in maniera efficace il livello di rischio clinico”. Si tratta di corsi teorico pratici. Dopo la formazione, ogni professionista deve autovalutarsi con una scheda regionale. Il momento dell’assegnazione è preceduto da un colloquio durante il quale viene spiegato al dirigente medico il razionale dell’assegnazione, i criteri di assegnazione e i livelli di autonomia. Esistono tre livelli di azione: autonomo, autorizzato con supervisione (è necessario l’affiancamento di un medico referente) e non autorizzato (si può assistere un medico autonomo ma non operare). È consentito comunque al medico di procedere in autonomia con una procedura, anche se non gli è stato conferito un livello di completa autonomia, se la vita del paziente è in pericolo, se è necessaria l’esecuzione della procedura o se non ci sono medici di livello più alto d’autonomia presenti. I criteri, comunque, variano da ambito ad ambito. Si passa dal periodo di servizio al numero di procedure compiute, dalla partecipazione a corsi accreditati a casi seguiti o interventi eseguiti. Il compito di controllare spetta ai responsabili delle unità operative e alle direzioni medico-sanitarie. L’assegnazione dei privilèges avviene annualmente. VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 23 MISSIONI FILIPPINE NEWSLETTER FORMAZIONE IN ASIA Dal primo al 7 marzo la Commissione Interprovinciale per il Medio Oriente e gli Stati Uniti si è riunita in Vietnam per pianificare i programmi di studio a livello Regionale per Postulanti, Novizi e Formatori. All’incontro erano presenti per le Filippine due Formatori, fra Firmino O. Paniza, che è il Presidente della Commissione, e fra Eldy L. de Castro. Da fine marzo è già in funzione a Manila un Centro di Formazione Interprovinciale, che ospita per ora due Scolastici della Papua Nuova Guinea. CRESIME E PRIME COMUNIONI A Manila quest’anno la festa di San Giovanni di Dio ha avuto due dettagli inediti: invece di invitare a presiedere la Messa Solenne qualche eminente figura ecclesiastica, è sembrato giusto che lo facesse fra Eldy, primo fatebenefratello filippino divenuto prete; e nella Messa hanno ricevuto la prima Comunione 13 allievi del Centro di Riabilitazione per l’Infanzia Disabile, accuratamente preparati da fra Pio A. Troyo sia per la Comunione, sia per la Cresima. Riguardo alla Cresima questi allievi e anche due loro docenti, l’hanno ricevuta alle 9 del mattino del 13 marzo nella nostra Chiesa di Amadeo dalle mani del nuovo vescovo di Imus, mons. Rinaldo G. Evangelista, insediatosi lo scorso Amadeo: le Cresime del 13 marzo giugno e che per la prima volta era tra noi. Assieme ai nostri allievi di Manila hanno ricevuto la Cresima anche 12 allievi del nostro Centro per Disabili di Amadeo, preparati da fra Gerardo G. Mortera e dai Frati Missionari della Carità, nonché 7 allievi della vicina Scuola Elementare, gestita dalle Suore Missionarie Clarettiane. CAPITOLO PROVINCIALE Capitolari filippini a Genzano Al Capitolo della Provincia Romana, svoltosi a Genzano dal 17 al 20 marzo, hanno partecipato sei frati filippini: fra Eldy, fra Firmino, fra Romanito M. Salada, fra Giovanni di Dio C. Acosta, fra Lorenzo Antonio E. Gamos e fra Raffaele L. Benemerito. Essi hanno profittato del loro ritrovarsi assieme in Italia per recarsi in pellegrinaggio sulle tombe di San Riccardo Pampuri e di San Francesco d’Assisi, ai Santuari di Genazzano e di Fatima, nonché al paese natio di San Giovanni di Dio. neralizia alcune ricerche sulle complesse vicende che pesantemente contrassegnarono gli ultimi anni di San Benedetto Menni, di cui ricorre questo 24 di aprile il centenario del suo ben guadagnato ingresso in Cielo. A rappresentare nell’Assemblea la Delegazione Provinciale delle Filippine c’erano inoltre gli unici due frati italiani ancora operanti in quel lontano lembo d’Oriente: fra Vittorio Paglietti, che è stato prescelto come scrutatore nelle votazioni tenutesi durante le sedute; e il Priore di Manila, che ha profittato della sua venuta in Italia per tenere a Nettuno il primo marzo una conversazione su fra Orsenigo e per effettuare in Curia Ge- Manila: i due promossi PROMOSSI E PREMIATI Anche se ora nelle Filippine si sta cercando di allineare le date d’inizio e di fine del calendario scolastico a quelle in uso nelle maggiori nazioni, in modo di facilitare eventuali proseguimenti di studio all’estero, per il momento nelle Scuole Primarie le lezioni terminano in marzo e pertanto a Manila la cerimonia di chiusura dell’anno scolastico è stata fissata il mattino del 28 marzo: a due disabili, un audioleso ed un autistico, è stato dato il certificato d’ammissione alle Elementari e per tutti c’è stata la consegna delle medaglie per l’impegno dimostrato nei corsi di Riabilitazione. Anche due confratelli hanno concluso i loro studi in marzo. Primo è stato fra Pio, che il 19 marzo ha conseguito il diploma di Baccalaureato in Scienze Religiose, rilasciatogli dall’Istituto di Formazione e Studi Religiosi, fondato a Manila dall’Associazione dei Superiori Maggiori. Secondo è stato il 21 marzo fra Gian Marco L. Languez, che ha ottenuto la Licenza in Teologia con specializzazione in Vita Consacrata, rilasciatagli dall’Istituto di Teologia della Vita Consacrata, che i Clarettiani hanno a Manila. 23 VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 24 I FATEBENEFRATELLI ITALIANI NEL MONDO I Fatebenefratelli d'ogni lingua sono oggi presenti in 52 nazioni con circa 290 opere. I Religiosi italiani realizzano il loro apostolato nei seguenti centri: CURIA GENERALIZIA www.ohsjd.org • ROMA Centro Internazionale Fatebenefratelli Curia Generale Via della Nocetta 263 - Cap 00164 Tel 06.6604981 - Fax 06.6637102 E-mail: [email protected] Ospedale San Giovanni Calibita Isola Tiberina 39 - Cap 00186 Tel 06.68371 - Fax 06.6834001 E-mail: [email protected] Sede della Scuola Infermieri Professionali “Fatebenefratelli” Fondazione Internazionale Fatebenefratelli Via della Luce 15 - Cap 00153 Tel 06.5818895 - Fax 06.5818308 E-mail: [email protected] Ufficio Stampa Fatebenefratelli Lungotevere de' Cenci, 5 - 00186 Roma Tel.: 06.6837301 - Fax: 06.68370924 E-mail: [email protected] • CITTÀ DEL VATICANO Farmacia Vaticana Cap 00120 Tel 06.69883422 Fax 06.69885361 • PALERMO Ospedale Buccheri-La Ferla Via M. Marine 197 - Cap 90123 Tel 091.479111 - Fax 091.477625 www.ospedalebuccherilaferla.it • MONGUZZO (CO) Centro Studi Fatebenefratelli Cap 22046 Tel 031.650118 - Fax 031.617948 E-mail: [email protected] • ALGHERO (SS) Soggiorno San Raffaele Via Asfodelo 55/b - Cap 07041 • ROMANO D’EZZELINO (VI) Casa di Riposo San Pio X Via Cà Cornaro 5 - Cap 36060 Tel 042.433705 - Fax 042.4512153 E-mail: [email protected] MISSIONI • FILIPPINE San Juan de Dios Charity Polyclinic 1126 R. Hidalgo Street - Quiapo 1001 Manila Tel 0063.2.7362935 - Fax 0063.2.7339918 E-mail: [email protected] http://ohpinoy.wix.com/phils Sede dello Scolasticato e Postulantato della Delegazione Provinciale Filippina San Ricardo Pampuri Center 26 Bo. Salaban Amadeo 4119 Cavite Tel 0063.46.4835191 - Fax 0063.46.4131737 E-mail: [email protected] http://bahaysanrafael.weebly.com Sede del Noviziato della Delegazione PROVINCIA ROMANA PROVINCIA LOMBARDO-VENETA www.provinciaromanafbf.it www.fatebenefratelli.it • ROMA Curia Provinciale Via Cassia 600 - Cap 00189 Tel 06.33553570 - Fax 06.33269794 E-mail: [email protected] Centro Studi e Scuola Infermieri Professionali “San Giovanni di Dio” Via Cassia 600 - Cap 00189 Tel 06.33553535 - Fax 06.33553536 E-mail: [email protected] Sede dello Scolasticato della Provincia Centro Direzionale Via Cassia 600 - Cap 00189 Tel 06.3355906 - Fax 06.33253520 Ospedale San Pietro Via Cassia 600 - Cap 00189 Tel 06.33581 - Fax 06.33251424 www.ospedalesanpietro.it • GENZANO DI ROMA Istituto San Giovanni di Dio Via Fatebenefratelli 3 - Cap 00045 Tel 06.937381 - Fax 06.9390052 www.istitutosangiovannididio.it E-mail: [email protected] Sede del Noviziato Interprovinciale • BRESCIA Centro San Giovanni di Dio Via Pilastroni 4 - Cap 25125 Tel 030.35011 - Fax 030.348255 [email protected] Sede del Centro Pastorale Provinciale Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico San Giovanni di Dio Via Pilastroni 4 - Cap 25125 Tel 030.3533511 - Fax 030.3533513 E-mail: [email protected] Asilo Notturno San Riccardo Pampuri Fatebenefratelli onlus Via Corsica 341 - Cap 25123 Tel 030.3501436 - Fax 030.3530386 E-mail: [email protected] • CERNUSCO SUL NAVIGLIO (MI) Curia Provinciale Via Cavour 2 - Cap 20063 Tel 02.92761 - Fax 02.9241285 Sede del Centro Studi e Formazione Sede Legale Milano: Via San Vittore 12 - Cap 20123 e-mail: [email protected] Centro Sant’Ambrogio Via Cavour 22 - Cap 20063 Tel 02.924161 - Fax 02.92416332 E-mail:a [email protected] • SAN COLOMBANO AL LAMBRO (MI) Centro Sacro Cuore di Gesù Viale San Giovanni di Dio 54 - Cap 20078 Tel 037.12071 - Fax 037.1897384 E-mail: [email protected] • SAN MAURIZIO CANAVESE (TO) Beata Vergine della Consolata Via Fatebenetratelli 70 - Cap 10077 Tel 011.9263811 - Fax 011.9278175 E-mail: [email protected] Comunità di accoglienza vocazionale • SOLBIATE (CO) Residenza Sanitaria Assistenziale San Carlo Borromeo Via Como 2 - Cap 22070 Tel 031.802211 - Fax 031.800434 E-mail: [email protected] Sede dello Scolasticato • TRIVOLZIO (PV) Residenza Sanitaria Assistenziale San Riccardo Pampuri Via Sesia 23 - Cap 27020 Tel 038.293671 - Fax 038.2920088 E-mail: [email protected] • VARAZZE (SV) Casa Religiosa di Ospitalità Beata Vergine della Guardia Largo Fatebenefratelli - Cap 17019 Tel 019.93511 - Fax 019.98735 E-mail: [email protected] • VENEZIA Ospedale San Raffaele Arcangelo Madonna dellʼOrto 3458 - Cap 30121 Tel 041.783111 - Fax 041.718063 E-mail: [email protected] Sede del Postulantato e dello Scolasticato della Provincia • CROAZIA Bolnica Sv. Rafael Milosrdna Braca Sv. Ivana od Boga Sumetlica 87 - 35404 Cernik E-mail: [email protected] MISSIONI • NAPOLI Ospedale Madonna del Buon Consiglio Via A. Manzoni 220 - Cap 80123 Tel 081.5981111 - Fax 081.5757643 www.ospedalebuonconsiglio.it • ERBA (CO) Ospedale Sacra Famiglia Via Fatebenefratelli 20 - Cap 22036 Tel 031.638111 - Fax 031.640316 E-mail: [email protected] • ISRAELE - Holy Family Hospital P.O. Box 8 - 16100 Nazareth Tel 00972.4.6508900 - Fax 00972.4.6576101 • BENEVENTO Ospedale Sacro Cuore di Gesù Viale Principe di Napoli 14/a - Cap 82100 Tel 0824.771111 - Fax 0824.47935 www.ospedalesacrocuore.it • GORIZIA Casa di Riposo Villa San Giusto Corso Italia 244 - Cap 34170 Tel 0481.596911 - Fax 0481.596988 E-mail: [email protected] • TOGO - Hôpital Saint Jean de Dieu Afagnan - B.P. 1170 - Lomé Altri Fatebenefratelli italiani sono presenti in: • BENIN - Hôpital Saint Jean de Dieu Tanguiéta - B.P. 7
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