VITAOSPEDALIERA VITAOSPEDALIERA

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VITAOSPEDALIERA
Rivista mensile dei Fatebenefratelli della Provincia Romana
POSTE ITALIANE S.p.A. - SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 2 - DCB ROMA
ANNO LXIX - N° 04
APRILE 2014
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EDITORIALE
S O M M A R I O
RUBRICHE
4
CXLII Capitolo provinciale
della Provincia Romana
5
San Raffaele Arcangelo
e i Fatebenefratelli
6
Bioetica e doping
7
“Ending newborn deaths”
8
Storia di ortopedici:
la paraplegia spagnola di Pagés
9
Cristo povero per arricchirci
10
Il più tremendo
di tutti i “Ministri di morte”: il vaiolo
XLII – Abbandono del dogmatismo scolastico, e
trionfo dell’osservazione ed esperienza
11
Schegge Giandidiane N. 36c
400 anni a Benevento
e festa di san Giovanni di Dio
15
Papa Giovanni XXIII
fu gran devoto di san Giovanni di Dio
16
Promuovere la salute
attraverso i vaccini
17
L’alluce rigido:
una patologia invalidante
18
Le principali malformazioni renali
19
Esperienze dal campo:
salute e sviluppo (Senegal)
DALLE NOSTRE CASE
20-21
Ospedale Sacro Cuore
di Gesù - Benevento
Una lezione di amore in farmacia
Oltre la memoria
22
Ospedale Buccheri La Ferla - Palermo
La formazione sui Privilèges
a vantaggio dei pazienti
23
Newsletter - Filippine
VITA OSPEDALIERA
Rivista mensile dei Fatebenefratelli della Provincia Romana
ANNO LXIX
Sped.abb.postale Gr. III-70%- Reg.Trib. Roma: n. 537/2000 del 13/12/2000
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Finito di stampare: aprile 2014
In copertina: San Benedetto Menni (quadro di Eladio S. Santos, eseguito per la Comunità di
Manila, nel centenario della morte del Santo).
UNA FIRMA
IN BIANCO
L
a celebrazione della Pasqua
ci ricorda questo mese che
Gesù offrì la sua vita per
ciascuno di noi. Fu come se avesse posto per noi una firma in
bianco: ora sta a noi attingere a
tale offerta, che è senza alcun limite, e con essa raddrizzare e dar
pieno fulgore alla nostra vita.
Nonostante le nostre miserie, Lui
ha avuto piena fiducia in noi: ora
tocca a noi aver fiducia in Lui e
non mandar sprecato il Sangue
che ha versato per noi!
In questo mese ricordiamo anche la ricorrenza del Centenario della morte di san Benedetto Menni, Restauratore dell’Ordine dei Fatebenefratelli e Fondatore delle Suore
Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù. Emise i Voti a vent’anni e, cinque anni dopo, ebbe una rivelazione interiore che Dio lo chiamava a far rifiorire la presenza dei Fatebenefratelli in Spagna e, in seguito, a guidare l’Ordine intero per riportarlo all’antica osservanza. Egli rispose rimettendosi con assoluta fiducia nelle mani del Signore, “firmando in bianco” l’offerta totale della sua vita ai piani divini, che usò poi rinnovare
giorno dopo giorno col ripetere la sua giaculatoria preferita: Gesù mio, diffido di me,
in Voi confido e m’abbandono.
Fu inviato in Spagna nel 1867 e già nel dicembre di quell’anno aprì la prima Comunità a Barcellona. Crescendo le Case, nel 1884 fu eretta con esse la Provincia Spagnola,
che contava 70 religiosi professi e 25 novizi. Egli ne restò Provinciale fino al 1903,
portando le Case a 15, sparse tra Spagna, Portogallo e Messico. Fondò inoltre per l’assistenza alle donne ricoverate nei suoi Ospedali le Suore Ospedaliere del Sacro Cuore
di Gesù, riconosciute di diritto diocesano nel 1881 e di diritto pontificio nel 1892; nel
1903 avevano già 9 Comunità. Nel 1909 la Santa Sede lo nominò Visitatore Apostolico dei Fatebenefratelli e poi, nel 1911, san Pio X lo nominò Generale dell’Ordine. Egli
considerò questi successi come frutto non suo, ma del Signore; quel che più conta, egli
accolse con identico abbandono alla Divina Volontà non solo i successi, ma anche le
tante dolorose avversità, infittitesi negli ultimi due anni di vita e che purificarono a tal
punto la sua anima che dal letto di morte, avvenuta in Francia a Dinan il 24 aprile 1914,
volò direttamente in Cielo, come ce lo ha attestato la Chiesa col proclamarlo Santo il
21 novembre 1999.
A un secolo dalla sua morte, il messaggio di san Benedetto Menni rimane più che mai
vivo: fidiamoci di Dio, come Dio si è fidato di noi, minimamente esitando ad affrontare per noi un’atrocissima morte. Questo è il miglior augurio di Pasqua!
La Redazione e i Collaboratori
di Vita Ospedaliera
augurano ai lettori
che la Santa Pasqua
sia fonte di nuova vita per tutti
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CAPITOLO PROVINCIALE
CXLII CAPITOLO
PROVINCIALE DELLA
PROVINCIA ROMANA
La Redazione
uest’anno, per la prima volta a distanza di un quadriennio (St. Gen. 133),
si è svolto a Genzano di Roma, nella sala capitolare del Noviziato della
Provincia, dal 17 al 20 marzo scorso, il 142° Capitolo provinciale, presieduto dal superiore generale, fra Jesús Etayo Arrondo, e accompagnato da due
consiglieri generali, fra Giampietro Luzzato e fra Benigno Ramos Rodriguez, sac.
Q
Il Capitolo provinciale è l’organo straordinario del governo della Provincia;
in esso si manifesta la comunione delle diverse comunità locali tra loro e con tutto l’Ordine (Cost. 90).
Questi gli incarichi conferiti per il nuovo quadriennio:
Superiore provinciale:
fra Gerardo D’Auria
Consiglieri provinciali:
1°
2°
3°
4°
fra Pietro Cicinelli
fra Alberto Angeletti
fra Michele Montemurri
fra Massimo Scribano
Delegato prov. Filippine:
fra Luigi Firmino O. Paniza
Consiglieri Delegazione:
1° fra Ildefonso L. de Castro, sac.
2° fra Giuseppe Magliozzi
Superiori
Roma san Pietro:
Benevento:
Napoli:
Genzano:
Palermo:
Manila (Filippine):
Amadeo (Filippine):
fra Michele Montemurri
fra Angelico Bellino, sac.
fra Alberto Angeletti
fra Benedetto Possemato
fra Luigi Gagliardotto, sac.
fra Giuseppe Magliozzi
fra Romanito M. Salada
Direttore Generale:
Legale Rappresentante:
Segretario Provinciale:
Economo Provinciale:
Segretario Delegazione:
Economo Delegazione:
Vice Economo Delegazione:
fra Pietro Cicinelli
fra Pietro Cicinelli
fra Michele Montemurri
fra Pietro Cicinelli
fra Gerardo G. Mortera
fra Giuseppe Magliozzi
fra Vittorio M. Paglietti
Presidente del Consiglio d’Amministrazione:
fra Gerardo D’Auria
Direttore Vita Ospedaliera:
fra Angelico Bellino, sac.
Rapporti con altri Enti FBF in Italia:
fra Alberto Angeletti
4
fra Gerardo D’Auria
Presidente AFMAL:
Vice-Presidente AFMAL:
fra Pietro Cicinelli
fra Gerardo D’Auria
Missioni – Servizio Civile e Solidarietà:
fra Gerardo D’Auria
fra Benedetto Possemato
Centri di Formazione Filippine
Maestro dei Novizi:
fra L. Firmino O. Paniza
Maestro dei Scolastici: fra Ildefonso L. de Castro, sac.
Maestro dei Postulanti: fra Rocco T. Jusay
Area di Animazione
Pastorale della Salute:
fra Gerardo D’Auria
fra Luigi Gagliardotto, sac.
dr. Giuseppe D’Uva
Animazione e AccoglienzaVocazionale:
fra Massimo Scribano
Commissione provinciale
animazione vocazionale: fra Gerardo D’Auria
fra Massimo Scribano
fra Michele Montemurri
fra Lorenzo Antonio E. Gamos
Animazione e Accoglienza
Vocazionale Filippine:
fra Ildefonso L. de Castro
fra Ramiel A. Guinandan
Formazione permanente Religiosi/e:
fra Alberto Angeletti
fra Benedetto Possemato
Formazione religiosa ed etica Collaboratori:
fra Benedetto Possemato
dott. Giuseppe Failla
Formazione iniziale e permanente Collaboratori:
fra Alberto Angeletti
dott. Giovanni Roberti
La Redazione di Vita Ospedaliera augura a tutti un proficuo
lavoro, sempre attento all’esigenze dell’Ospitalità.
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CHIESA E SALUTE
SAN RAFFAELE ARCANGELO
E I FATEBENEFRATELLI
Fra Elia Tripaldi sac. o.h.
L
’esistenza di un Ordine religioso
che ha un angelo per patrono è
piuttosto inusuale nella Chiesa.
Eppure fin dall’inizio i Fatebenefratelli
hanno nutrito verso san Raffaele una devozione che ha segnato la loro vita vissuta sotto il carisma dell’ospitalità che li
configura con il Cristo compassionevole
e misericordioso del Vangelo il quale fece del bene a tutti (At 10,38) e curò ogni
sorta di malattie e di infermità (Mt 4,23;
9,35). La figura di san Raffaele, medicina
di Dio, evidenzia lo stretto legame tra l’azione dell’arcangelo che accompagna e
guarisce e l’identità della Famiglia ospedaliera di san Giovanni di Dio come presenza sanante e annuncio di salvezza nell’assistere il malato e il sofferente.
glienza nei suoi confronti. È esemplare a
tal riguardo la figura dell’arcangelo Raffaele che proprio in quanto “medicina di
Dio” è presenza accogliente oltre che sanante. La sua figura diventa così metafora non solo della “risoluzione medica del
problema”..., ma anche dell’accompagnare il malato, l’emarginato, il moribondo, il povero la cui unica medicina, a volte, è solo quella di una presenza amica.
L’ospitalità praticata da Giovanni di Dio
non esclude neppure l’interesse per un
morto abbandonato per strada del quale si
preoccupa per dargli una degna sepoltura,
così come fa Tobi (Tb 2,4) che non esita
a lasciare intatto il pranzo per togliere dalla piazza un uomo morto, suo connazionale, e seppellirlo.
La Lettera agli Ebrei ci ricorda: “Non
dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto gli angeli. Ricordatevi dei carcerati, come se
foste loro compagni di carcere e di quelli che sono maltrattati, perché anche
voi avete un corpo”. L’Autore della
Lettera, forse facendo riferimento ai
tre ignoti viandanti ospiti di Abramo
(Gn 18,3) e al giovane compagno di
Tobia (cf 5,4ss), raccomandando l’ospitalità (gr philoxenìa, “amore per lo
straniero”) e altre opere concrete di
amore fraterno (gr. philadelphìa) che
devono contraddistinguere una comunità cristiana, richiama particolarmente la virtù dell’accoglienza fraterna dello straniero, preziosa particolarmente nei tempi difficili e di persecuzione. Questa solidarietà e compassione raggiunge il suo punto più
alto nella condivisione con i tribolati
e gli incarcerati.
Il particolare legame tra san Raffaele e i
Fatebenefratelli è narrato dai biografi del
Fondatore. Va tuttavia detto che il Castro,
primo biografo, quando riferisce l’episodio che poi il grande pittore Murillo ri-
In questa prospettiva si colloca l’ospitalità del malato, cioè, come ben è
stato messo a fuoco nel documento
“Carta d’Identità dell'Ordine” edito
dai Fatebenefratelli nel 1999, l’atteggiamento e i concreti gesti di acco-
Il quadro di san Raffaele dipinto dal Murillo
trarrà in una sua tela, ossia la scena dell’arcangelo Raffaele che in una notte tempestosa e oscura viene in soccorso di Giovanni di Dio il quale, tornando nel suo
ospedale carico di una sporta piena e con
un povero sulle spalle, cade a terra sotto
il peso eccessivo, non parla esplicitamente della presenza dell’Arcangelo. Il Castro però conclude il suo racconto con le
parole: “Giovanni si schernì e dissimulò”
(Cap. XVII) l’accaduto a un testimone
che il giorno dopo chiedeva al Santo come era andata a finire la caduta.
Sorvolare su questo e su altri episodi miracolistici e soprannaturali da parte del Castro è dovuto alle direttive ecclesiastiche di
non riportare interventi divini scrivendo di
persone non canonizzate. Però tale cautela
cade già con il successivo biografo Antonio Govea che all’intervento di san Raffaele nella vita del Santo dedica l’intero
Cap. XIX, e vari riferimenti in altre parti
del testo. Egli indulge su vari episodi di apparizioni angeliche, perché confermate nel
Processo di Beatificazione del Santo.
Un altro episodio, spesso riportato in
molte iconografie presenti nella case dell’Ordine, specie in quelle intitolate a san
Raffaele, è quello che ritrae l’arcangelo vestito con lo scapolare dei Fatebenefratelli, mentre distribuisce il
pane ai poveri e rivolgendosi a Giovanni di Dio gli dice: “Apparteniamo
allo stesso Ordine, poiché Dio ci vuole fratelli nella medesima carità. Non
affliggerti dunque vedendo di non
aver abbastanza per i poveri, poiché
mai si esaurirà la dispensa celeste”.
Certo Giovanni fu quanto mai grato
di tali aiuti angelici, però ben annotò
il celebre drammaturgo spagnolo Lope de Vega (1562-1635) che Giovanni “amò tanto la povertà, che, se avesse incontrato insieme un angelo e un
povero, avrebbe lasciato l’angelo e abbracciato il povero”. Un giudizio che
condivido, sicché nel mio inno “Lodiam la tua carità” in onore del Fondatore, ho inserito la frase di Lope de
Vega: “Se avessi incontrato/ un angelo e un povero,/ lasciato avresti l’angelo/ e abbracciato il povero”.
5
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BIOETICA
BIOETICA E DOPING
Raffaele Sinno
I
l rapporto tra questioni etiche e svolgimento delle attività sportive è una
questione di particolare rilevanza per
i suoli sviluppi sociali e giuridici, perché
lo sport assume una principale funzione
educativa all’interno delle società contemporanee. Il fenomeno del doping in
questo periodo non riguarda esclusivamente il mondo dello sport, e investe altre attività umane con la creazione di un
mercato specifico che non si configura
con le classiche tipologie delle sostanze
stupefacenti.
Secondo una tesi il termine dop-ing deriverebbe dalla radice dop, una sostanza
base di alcool che i guerrieri zulu assumevano prima di andare in battaglia e che
creava eccitazione, aumento della forza
fisica e migliorava la resistenza in battaglia, mentre per altri il termine dope era
da riferirsi a una mistura di vino e tè fatta bere agli schiavi catturati in Africa e trasferiti nelle colonie in America. Il termine è stato definitivo riguardo ai progressi
e le implicazioni sportive, ma solo nel
1998 nasce un’agenzia Mondiale antidoping costituita dal C.I.O. (Comitato Olimpico Internazionale) e dalle singole federazioni sportive nazionali.
La prima definizione internazionale fu data dal CIO nel 1984: “Per doping si deve intendere la presenza nel corpo di un atleta di
una o più sostanze proibite dalla lista redatta dal Comitato Olimpico Internazionale. L’uso di tali metodi altera i risultati a
svantaggio di altri atleti, contravvenendo
alle regole fondamentali dello sport”.1
La definizione data dal WADA nel 1988,
poi aggiornata nel 1990, è più articolata
introducendo gli aspetti etici di responsabilità diretta e indiretta da parte sia dell’atleta, sia delle società che sono tenute
a un controllo preventivo e continuo della salute psico-fisica dei propri iscritti: “Il
doping è contrario ai principi di lealtà e
correttezza nelle competizioni sportive, ai
valori culturali dello sport, alla sua fun-
6
zione di valorizzazione delle naturali potenzialità fisiche e delle qualità morali degli atleti. Con il termine doping s’intende
il verificarsi di una o più violazioni previste dal Regolamento dell’attività antidoping. Le violazioni del regolamento
possono essere cosi evidenziate:
1) La presenza di una sostanza vietata o dei suoi metaboliti;
2) La presenza di per sé è indice di colpevolezza indipendentemente dal dolo, negligenza, o uso consapevole;
3) Il rifiuto di sottoporsi alle verifiche
standard, di per sé comporta l’assunzione di responsabilità;
4) L’omessa comunicazione d’informazioni equivale a compartecipazione all’evento;
5) Il possesso di sostanze dopanti, anche se non sono state usate, comporta
l’esclusione dalla gara sportiva;
6) L’uso di sostanze per scopo terapeutico deve essere comunicato certificato e verificato costantemente dalla commissione di verifica;
7) Si vieta in modo categorico il traffico di sostanze.
Nel 2003 la WADA ha introdotto il concetto di doping genetico ossia: L’uso non
terapeutico di cellule, geni, elementi genici o sintetici, della modulazione e dell’espressione genica, che possa aumentare la performance sportiva”.2
Questa riflessione sul doping ha un duplice scopo: il primo è di focalizzare gli
aspetti etici controversi tra chi assume sostanze stimolanti e coloro che direttamente o indirettamente lo costringono a
farlo, e in secondo luogo sfatare il preconcetto che il doping è un fenomeno
esclusivo del mondo dello sport, visto l’uso esteso di sostanze eccitanti nel mondo
del lavoro e anche in campo militare.
In prima istanza gli aspetti etici del delicato rapporto tra volontarietà nell’uso
incongruo e pressione del gruppo posso-
no trovare un emblema nelle frasi di Lance Armstrong, intervistato da Oraph Winfrey: ”Era umanamente possibile vincere
il Tour sette volte senza doping? Non credo per la mia generazione: non ho inventato la cultura del doping, ma non ho provato a fermarla, mi dispiace. “Al Tour ve
ne saranno stati cinque puliti, sicuramente degli eroi… “Volevo vincere a ogni
costo, avevo tutto, ora non ho più niente”…3 Da ciò emergono punti etici molto
complessi:
1) Ogni atto illecito comporta una partecipazione diretta e volontaria;
2) Ogni condanna, per uso di sostanze vietate, dovrebbe essere di fatto
estesa a tutti i settori nei quali si usano;
3) Il divieto etico - giuridico attiene al
principio di maleficenza, ossia sui
danni della salute dell’individuo che
per sé li accetta consapevolmente, e di
non giustizia nel confronto degli altri
atleti, che sarebbero penalizzati nelle
performance, anche se emerge un sistema di cultura del doping;
4) Ogni caso clamoroso dimostra che
è nella formazione preventiva e non
solo in quella repressiva-punitiva che
si vince un sistema illecito.
Il divieto degli anabolizzanti nello sport,
o nel mondo del “working doping”, oppure l’impiego delle Dextroamphetamine
in gruppi militari speciali, deve essere inquadrato nella consapevolezza etica che
ciò non è conforme al principio fondamentale del rispetto della dignità personale umana e di quella comunitaria, poiché ciò mina alla base le regole della convivenza civile.
_________________
Giuseppe Lippi, Massimo Franceschini,
Gian Cesare Guidi, Doping in competition or doping in sport?, in “Brithis Medical Bulletin”, (2008), 86 (1), 1-5
2
www.wada-ama.org, Definition of Genetic Doping, Gen. 2013
3
Cf Paolo Tomaselli, Corriere della Sera,
sabato 19 gennaio 2013, l’intervista può
essere visionata anche in www. il giornale.it/ Lance Armstrong/.
1
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SOLIDARIETÀ TRA I POPOLI
“ENDING NEWBORN DEATHS”
Simone Bocchetta
U
n milione di bambini, nel XXI secolo, muoiono ogni anno nel primo giorno di vita. Come se sparisse una Napoli ogni anno, all’incirca
(957.430 abitanti 2013 secondo l’ISTAT).
A denunciare questo dramma è Save The
Children, nel rapporto “Ending Newborn
Deaths”. La Onlus ricorda che, a parte i
casi della vita dove nulla cambierebbe in
Africa o in Europa che sia, molti di questi decessi potrebbero essere evitati. Basterebbe sostenere un piano per garantire,
entro il 2025, assistenza durante il parto
(per le informazioni contenute nell’articolo e altro cfr Un milione di bambini
muoiono ogni anno nel primo giorno di
vita, in www.ilsole24ore.com, notizia del
25 febbraio 2014).
I primi 28 giorni dalla nascita sono quelli più critici: «Dei 6,6 milioni di bambini
che ogni anno muoiono prima di aver
compiuto 5 anni, quasi la metà, 2,9 milioni, sono quelli che hanno perso la vita
nel periodo neonatale, entro cioè i primi
28 giorni dalla nascita. Tra questi - rileva
il rapporto -, un milione di bambini muore nel primo giorno di vita, spesso il più
pericoloso, a causa di nascite premature e
complicazioni durante il parto, come a
esempio travaglio prolungato, preeclampsia e infezioni, e spesso perché le
loro madri, ben 40 milioni ogni anno, partoriscono senza aiuto qualificato - si legge nel rapporto - un altro milione e 200mila bambini nascono già morti ogni anno
perché il loro cuore smette di battere durante il travaglio».
Due milioni di donne sono completamente sole quando danno alla luce il loro
bambino, questo indica il rapporto, anche
se l’ONG ammette anche che nell’ultimo
decennio sono stati compiuti enormi passi avanti per contrastare la mortalità infantile, passata da 12 milioni a 6,6 milioni, grazie a un intervento globale che ha
visto come protagonisti le vaccinazioni, i
trattamenti per polmonite, diarrea e malaria, così come la pianificazione familiare
e la lotta alla malnutrizione. Tuttavia, ha
aggiunto il direttore generale Valerio Neri, «questo percorso è ormai giunto a una
fase di stallo, se non si interviene immediatamente per contrastare la mortalità
neonatale».
Se in Europa un neonato su 1.000 muore nel periodo neonatale, in Africa o in alcune parti dell’Asia, ed è ovviamente questo il dato su cui è necessario informarsi
e informare, il rapporto è almeno 5 volte
tanto. Il Pakistan è il paese con il più alto
tasso di neonati che muoiono il primo
giorno o durante il travaglio (40,7 su
1.000 nati), seguito dalla Nigeria (32,7) e
dalla Sierra Leone (30,8).
Il rapporto di Save the Children evidenzia come l’assistenza specializzata durante il travaglio e il parto e la conseguente
tempestiva gestione delle complicazioni
potrebbero prevenire circa il 50% della
mortalità neonatale e il 45% di bambini
nati morti intra-partum. Nell’Africa Subsahariana, il 51% dei parti non è assistito
e nell’Asia sudorientale la percentuale è
del 41%. La percentuale di parti che avvengono alla presenza di personale specializzato, inoltre, varia molto tra aree rurali e aree urbane, con percentuali che si
attestano rispettivamente al 40 e al 76%.
In Etiopia, a esempio, solo il 10% delle
nascite avvengono in presenza di personale specializzato, mentre in alcune aree
rurali dell’Afghanistan c’è solo un’ostetrica per 10.000 persone.
In India, mentre il tasso di mortalità neonatale riferito al 20%
più abbiente della popolazione è di 26 neonati morti ogni 1.000
nati, quello riferito ai
più poveri è di 56 su
1.000. In paesi come la
Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica Centrafricana
le madri devono pagare
per le cure di emergenza legate al parto, che
spesso hanno lo stesso
costo del cibo per un
mese. In alcuni casi, alcune madri sono state
trattenute fino a quando
non sono state in grado
di pagare per il loro taglio cesareo urgente.
Poco importa se una vita era a rischio.
7
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STORIA DELL’ORTOPEDIA
STORIA DI ORTOPEDICI:
LA PARAPLEGIA SPAGNOLA
DI PAGÉS
Luigi Meccariello, Sara Cioffi, Maria Liberata Meccariello
F
idel Pagés Miravé è nato il 26 gennaio del 1886 e cresciuto nella città
spagnola di Huesca in una famiglia
dell’alta borghesia. Nel 1901 iniziò i suoi
studi di medicina presso l’Università di
Saragozza, dove conseguì la laurea in Medicina e Chirurgia con lode nel 1908. Durante questi anni imparò la lingua tedesca,
cosa che fu di grande importanza più tardi
nella sua carriera, in quanto gli ha dato
l’opportunità di scambiare esperienze con
i chirurghi di origine tedesca, e di leggere
in madre lingua testi di chimica e farmacologia più importanti nel mondo. Nel
1908 Pagés per mantenersi decise di entrare nel Reale Esercito Spagnolo come ufficiale medico e, dopo un anno di frequenza presso l’Accademia di Sanità Militare, ricevette i gradi di secondo ufficiale medico. Nel 1909 la seconda guerra del
Rif era al suo apice; a questo punto, l’esercito spagnolo aveva subito una serie di
drammatiche sconfitte, la più famosa quella Barranco del Lobo e i servizi sanitari di
Melilla erano oberati di lavoro. Pagés fu
Fotografia di Fidel Pagés
8
inviato nel luglio 1909 come parte di rinforzi medici che dovevano creare ospedali militare di emergenza in diverse città.
Durante il suo soggiorno a Melilla, maturò un’esperienza fondamentale nella chirurgia d’urgenza. Lasciò Melilla nel 1911,
dopo essere stato promosso a primo ufficiale medico. Pubblicò il suo primo articolo nel 1912, con il titolo “La lotta contro le malattie infettive in campagna di
guerra”.Quello stesso anno sposò Berta
Concepción y Bergenmann Quirós, una
donna di origine spagnola-tedesca. Il prestigio di Pagés crebbe durante il suo soggiorno a Madrid e fu chiamato a prestare
la sua opera in diverse occasioni per la Regina Maria Cristina, con la quale si sarebbe sviluppata un’amicizia personale. Nel
1917, durante la prima guerra mondiale,
grazie alla sua conoscenza della lingua tedesca e la sua esperienza in ferite di guerra, fu incaricato di ispezionare i prigionieri dei campi di guerra in Austria e in Ungheria. Dopo il suo ritorno a Madrid divenne il redattore capo della “Revista de
Sanidad Militar”, e tornò a lavorare presso il Ministero Spagnolo della Guerra. Nel
1919 fondò insieme al medico Ramírez de
la Mata la “Revista Española de Cirugía”
dove ha pubblicato un gran numero di saggi e articoli sull’anestesia come: l’anestesia endovenosa di Victor Horsley e l’anestesia spinale totale Le Filliatre. Pagés fu
inviato a Melilla nel 1921 in seguito al disastro coloniale spagnolo, dove praticò un
centinaio di interventi chirurgici sui feriti.
Due dei suoi principali contributi in questo periodo sono la pubblicazione del suo
articolo “principe” sull’anestesia epidurale e una serie di articoli sulla necessità dell’immediatezza dell’intervento precoce
per le lesioni addominali basato sulle sue
esperienze di guerra in contrasto con il parere generale del tempo in cui, il nichilismo terapeutico o l’intervento differito in
ospedale era il gold-standard dell’epoca.
Nel 1901, l’uso dell’anestesia attraverso
lo spazio epidurale è stata riportata, principalmente per il trattamento delle malattie urologiche, ma non per interventi chirurgici. Diverse tecniche sono state sviluppate negli anni successivi, ma non divenne mai popolare a fini chirurgici. Nel
luglio 1921 Fidel Pagés pubblicò un articolo intitolato “Anestesia Metamérica”,
cioè anestesia metamerica o anestesia epidurale.
In questo articolo, spiegò la tecnica che
aveva sviluppato in modo da essere in grado di iniettare l’anestetico nella regione
lombare, lasciando il canale spinale intatto. L’articolo spiega come le pagine, che
aveva frequentemente eseguite anestesie
spinale, ha sviluppato l’idea di iniettare
l’anestetico attraverso lo spazio tra le vertebre lombari L4 e L5, di cui 43 operazioni furono effettuate utilizzando questa
tecnica, fornendo dettagli su ogni passo e
consulenza in merito alla giusta dose di
anestetico, il doppio di quanto era stato
raccomandato precedentemente in tecniche simili. Pagés inoltre illustrò gli effetti della graduale insensibilità e paralisi
motoria, le indicazioni e le controindicazioni all’uso dell’anestesia epidurale questa tecnica per gli interventi chirurgici. La
tecnica è stata ampiamente messa in pratica nei mesi successivi durante la campagna spagnola nel Rif. Tuttavia questa metodica rimase relegata alla dimensione
spagnola, senza venir esportatata nel
mondo. La diffusione nel mondo degli
studi di Pagés negli anni 1930 e 1940 fu
data dal cardiochirurgo italiano Achille
Mario Dogliotti.
Disegno illustrativo di anestesia epidurale
fatto da Pagés
VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 9
ANIMAZIONE GIOVANILE
CRISTO POVERO
PER ARRICCHIRCI
Fra Massimo Scribano o.h.
arissimi lettori, siamo giunti alla
festa più importante dell’anno: la
Pasqua. Questo articolo è stato
scritto durante la Settimana Santa, dove
si fa memoria della Passione, Morte e
Resurrezione di Cristo.
C
Giorno per giorno ci rendiamo conto
che la nostra salvezza è la Croce di Cristo, dove tutti i nostri peccati vengono inchiodati per sempre dandoci la vita eterna e aprendo la strada verso la Gerusalemme Celeste.
Ricordare i momenti umani di Gesù,
mette in accordo la nostra esistenza umana e le sofferenze che essa comporta.
Cristo si è fatto povero per arricchirci
della Sua povertà (Papa Francesco).
La Chiesa c’invita in questo tempo a riflettere sulla nostra vita, guardandoci
dentro e verificando la nostra fede. La
realizzazione dell’uomo non è il successo, la gloria, il potere, le gioie effimere,
ma donarsi totalmente alla volontà del
Padre che conosce di noi persino i capelli del nostro capo.
I tempi bui dove sembra non esserci luce e dove la speranza è spezzata nelle tribolazioni della vita, è lì che il salmista ci
aiuta a riflettere: “In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso. Per la tua
giustizia, liberami e difendimi, tendi a
me il tuo orecchio e salvami. Sii tu la mia
roccia, una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza: davvero
mia rupe e mia fortezza tu sei! Mio Dio,
liberami dalle mani del malvagio, dal
pugno dell’uomo violento e perverso. Sei
tu, mio Signore, la mia speranza, la mia
fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza” (Salmo 70).
Carissimi fratelli e sorelle in Cristo, c’è
bisogno di adempiere fedelmente al progetto di salvezza che Gesù ci ha consegnato. Abbiamo l’esempio di molti Santi e Beati con il quale possiamo rapportarci leggendo le biografie e gli scritti che
hanno lasciato. Il nostro fondatore san
Giovanni di Dio è uno di questi uomini
che hanno fino in fondo percepito con la
consapevolezza di fare la volontà di Dio,
a tal punto di annientare se stessi, pur di
conoscere il disegno che il Padre aveva
loro ideato e donato. In questo tempo di
preparazione per la santa Pasqua siamo
tutti chiamati a revisionare la nostra vita, lasciando e buttando via tutta la zavorra dei pesi che appesantiscono la nostra esistenza e lasciare spazio a un bagaglio meno pesante ma ricco che ci aiuterà a riprendere il cammino interrotto.
La Pasqua è tempo di luce e di speranza,
in un mondo pieno di odio e di disprezzo per la vita. Il cristiano lo è a tempo pieno, non va in ferie, deve annunciare l’amore di Cristo sempre, in ogni luogo e
tempo, annunciare che Cristo ha vinto la
morte, e che se arriva la Croce, tale Croce è provvisoria, poiché l’ultima risposta
è Cristo che ha vinto la morte e ha ridato la speranza agli uomini. Tracciamo il
nostro percorso verso la vera libertà e
spezziamo le catene del peccato che ci
arenano e ci indietreggiano verso un futuro senza luce e speranza. Dio Padre ci
ama e ci vuole felici.
Auguro a tutti una buona e serena santa Pasqua estendibile ai vostri cari.
Per informazioni sulle Esperienze di
Servizio o su orientamenti vocazionali
scrivete a: [email protected], consultate il sito www.pastoralegiovanilefbf.it o la
pagina facebook Centro Pastorale Giovanile Fatebenefratelli.
Lo stesso esempio ci è stato dato da Gesù dal suo ingresso a Gerusalemme, dove si completa la volontà di aderire al
progetto del Padre nella sua vita.
Quanti di noi siamo disposti a seguire il
disegno del Padre, un disegno creato per
noi e che solo identificandoci con esso
possiamo realizzare pienamente come figli di Dio e fratelli in Cristo?
È questo il punto cruciale che ci fa disorientare: non accettare di essere creature
e di avere dei limiti. In un certo senso il
peccato in origine dell’uomo raccontato
nel Libro della Genesi risulta essere proprio questo essere come Dio, che ci impoverisce della nostra umanità e non arricchisce di nulla.
9
VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 10
IL CAMMINO DELLA MEDICINA
IL PIÙ TREMENDO DI TUTTI
I “MINISTRI DI MORTE”:
IL VAIOLO
XLII –Abbandono del dogmatismo scolastico, e trionfo
dell’osservazione ed esperienza
Fabio Liguori
T
esa a liberare i popoli dalle strutture politiche dominanti, la Rivoluzione francese aveva concluso
il XVIII secolo affrancandolo dal dogmatismo scolastico. Un esempio, in medicina, è la controversia che accompagna la
contemporanea divulgazione (1789) della
dottrina omeopatica (dal greco omeios simile, e pathos sofferenza) del tedesco S.
F. Hahnemann: che consiste nell’usare a
dosi infinitesime agenti che a dosi più elevate provocano manifestazioni della malattia simili a quelle che s’intende curare
(“similia similibus curantur”). Alla prova
dei fatti la pratica omeopatica viene abbandonata anche se, sotto il profilo storico, la teoria si rivelerà non del tutto negativa avendo rappresentato un freno all’abuso di farmaci (l’ippocratico “primum
non nocere”).
Trionfo dell’osservazione e dell’esperienza, a fine secolo avviene la fondamentale scoperta della vaccinazione antivaiolosa (inglese Edward Jenner, 1796).
Come la peste, il vaiolo era tra le malattie
infettive che più decimavano intere popo-
lazioni: basti pensare all’epidemia che seguì la conquista spagnola dell’America,
durante la quale moriranno quasi tre milioni di indigeni.
Anche in Europa, lungo i secoli, il vaiolo aveva causato numerosissime vittime;
e chi riusciva a scampare alla terribile malattia ne avrebbe comunque portato evidenti, deturpanti cicatrici a segnarlo per
tutta la vita.
Oggi si parla con facilità di anticorpi, antigeni e sierologia. Laddove Jenner che non
era medico laureato, ma semplice chirurgo
campagnolo, non sapeva e non poteva spiegarsi (non essendo allora noto il concetto
di immunità) l’efficacia di quell’antidoto
che tanto lo gratificava nella lotta contro il
vaiolo, a quel tempo definito “il più tremendo di tutti i ministri di morte”.
Nata in oriente con la medicina cinese,
la pratica della vaccinazione era stata trapiantata in Inghilterra; ma provenendo il
materiale per l’inoculazione da pustole di
vaiolo umano, questa tecnica presentava
rischi: s’infettavano, infatti, altri uomini con il pericolo (anche se lieve)
di mortalità, e soprattutto ulteriore
diffusione dell’infezione umana almeno fino a non
avvenuta guarigione del soggetto
trattato.
Esperimenti su rane (Galvani, 1781)
10
Jenner aveva osservato come, una volta contagiati dalla
La vaccinazione (E. Jenner, 1796)
forma bovina, i mungitori non contraessero più la forma umana. E volle sperimentare quello che aveva intuito: 1) inoculò in un ragazzo il siero della forma bovina e ne attese la guarigione; 2) successivamente gli iniettò il siero della forma
umana; 3) (a dimostrazione) l’infezione
non avvenne. Il ricorso a questo tipo di
profilassi fu chiamato dallo stesso Jenner
vaccinazione (termine ancora oggi universalmente adottato per ogni tipo di immunizzazione), provenendo il siero originario appunto da una vacca.
Il XVIII secolo vedrà la medicina coinvolta anche nell’elettrologia. Lazzaro
Spallanzani aveva già compiuto studi sulla torpedine, un pesce dotato di organi elettrici cui ricorre per paralizzare le prede. Ed
è storica la disputa tra il fisiologo bolognese Luigi Galvani (1737-1798), e il comasco Alessandro Volta (1745-1827), uno dei
più grandi fisici d’Europa. A sostegno che
il movimento fosse prodotto dall’elettricità dei muscoli, Galvani stabiliva un circuito con un arco bimetallico (rame e zinco)
tra i nervi crurali di una rana decapitata e i
muscoli delle sue zampe: le zampe si contraevano! Volta dimostrerà che era lo stesso arco dei due metalli a fornire l’elettricità per la contrazione dei muscoli!
Le manifestazioni elettriche che accompagnano le funzioni muscolari e nervose saranno alla base dell’elettrocardiografia e dell’elettroencefalografia; la
corrente elettrica (come quella di una pila) assumerà il termine comune di galvanismo, e il volt (da Volta) diverrà il simbolo mondiale dell’unità di misura del
potenziale elettrico.
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Schegge Giandidiane N. 36c
400 anni a Benevento
e festa di san Giovanni di Dio
C
manda più corretta da porsi è “Chi
ha una storia di 400 anni, nella città
di Benevento, che si ripropone come
attuale, valida e la cui funzione
osmotica con la realtà del quotidiano
la fa parte integrante del tessuto sociale cittadino ancora oggi?” C’è una
Visita della mostra, dopo la benedizione: mons. Mugione, il sindaco Pepe,
fra Pietro Cicinelli, mons. Iadanza e altre personalità.
sola risposta: i Fatebenefratelli
dei quali ricorre il IV centenario di
presenza a Benevento dell’Ordine
ospedaliero di san Giovanni di Dio
(1614-2014).
Su questa presenza plurisecolare,
che tante tracce ha lasciato nella
storia passata e recente, il titolo
scelto, per celebrare nella giusta
dimensione e solennità la figura di
san Giovanni di Dio e i Fatebenefratelli a Benevento, è stato il seguente «Accadde a Granada
(1539)... si irradiò a Benevento.
Giovanni di Dio, l’inizio di una
nuova vita». Questo è il filo conduttore della vita e delle opere del
Santo nella mostra iconografica su
san Giovanni di Dio visto attraverso le lunette affrescate da Ferdinando Michelini nel chiostro
dell’Ospedale Sacro Cuore di Gesù, inaugurato il 28 febbraio dal
nostro arcivescovo, mons. Andrea
Mugione e con la presenza del P.
fABeR: Schegge Giandidiane. N. 36c – 400 anni a Benevento e festa di san Giovanni di Dio
Chi, facendo mente locale, può
vantare una tradizione di 400 anni di
storia nella città di Benevento? Le vestigia Sannite, Romaniche, Longobarde sicuramente, ma la discontinuità di tali reperti con l’attualità è lampante. Forse la do-
Ospedale Sacro Cuore di Gesù
217
onoscere il passato per trarne insegnamenti per il futuro e tramandare le tradizioni o gli eventi radicati nella
storia per comprendere chi siamo
e da dove veniamo. Questo sembra essere il filo conduttore che dovrebbe collegare tutto ciò che merita di essere tenuto in debita considerazione, in quanto valido e
prezioso, e meritevole di essere tramandato ai posteri in quanto parte consolidata di un bagaglio culturale che ormai è talmente radicato da aver quasi determinato
mutazione genetica inamovibile e
indispensabile.
VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 12
celebrazione nella Cattedrale di
Benevento, presieduta dall’Arcivescovo, con la presenza di una
trentina di concelebranti, tra cui il
vicario generale e parroco, mons
Pompilio Cristino e il P. Provinciale dei Frati Minori, P. Sabino
Iannuzzi, durante la quale è stato
rinnovato il rito dell’offerta dei ceri da parte del sindaco, ing. Fausto
Pepe, al Santo, per testimoniare il
legame tra i Fatebenefratelli e la
città. Rituale storico ove il riconoscimento del valore delle attività
assistenziali a favore della comuniLa mostra
Provinciale dei Fatebenefratelli,
fra Pietro dr Cicinelli, dal sindaco,
ing. Fausto Pepe e altre autorità civili e militari.
218
fABeR: Schegge Giandidiane. N. 36c – 400 anni a Benevento e festa di san Giovanni di Dio
Artefice della divulgazione è stato il piccolo Comitato, composto
da mons. Mario Iadanza, direttore
dell’Ufficio per la Cultura e i Beni
Culturali della Diocesi, dal direttore amministrativo dell’Ospedale, dr Giovanni Carozza e dal superiore dei Fatebenefratelli di Benevento fra Angelico Bellino, che
ha organizzato un settenario itinerante in preparazione alla Festa di
san Giovanni di Dio, con le seguenti tappe: 1 marzo ore 18.00
Parrocchia della Santissima Addolorata; 2 marzo ore 11.15 Parrocchia sant’Anna e sant’Antonio; 3 marzo ore 17.30 Parrocchia
santa Maria della Pace e santa Rita; 4 marzo ore 18.00 Parrocchia
san Gennaro; 5 marzo ore 18.00
Parrocchia san Giuseppe Moscati;
6 marzo ore 18.00 Parrocchia Sacro Cuore di Gesù; 7 marzo ore
18.00 Parrocchia santa Maria di
Costantinopoli. Il giusto epilogo è
avvenuto in data 8 marzo 2014, ore
11.00 festa di san Giovanni di Dio,
fondatore dell’Ordine ospedaliero,
copatrono di Benevento e protettore degli ospedali, malati e operatori sanitari, con la solenne con-
Parrochia san Giuseppe Moscati con il parroco don Lupo Palladino, il diacono dott.
Pasquale Zagarese e altri
Parrocchia santa Maria della Pace e santa Rita:
Unzione degli infermi.
tà sannita assurge a testimonianza
della missione dell’Ordine di san
Giovanni di Dio nella città e nell’intero Sannio con il tacito proposito di riproposizione di persistenza della presenza delle preziose attività dell’Ordine ospedaliero.
L’arcivescovo mons. Mugione, attore convinto della necessità di
dare giusto rilievo alla storia dei
Fatebenefratelli in quanto fonte di
conoscenza, insegnamenti, comportamenti virtuosi, assistenza agli
ammalati, vicinanza alla città, correttezza di attività imprenditoriale, ecc. ha voluto con la sua presenza dare un sugello a testimo-
VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 13
Chiesa cattedrale: il sindaco ing. Pepe e fra Angelico accendono il cero
a san Giovanni di Dio
Parrochia santa Maria di Costantinopoli:
reliquia e statua di san Giovanni di Dio
2014, ore 9.00-13.00 si celebrerà
un convegno sul tema «I Fatebenefratelli a Benevento: una presenza secolare» con la trattazione dei seguenti quattro argomenti: a) L’assistenza ospedaliera nel Regno di
Napoli in età moderna; b) Il carisma ospedaliero di san Giovanni di
Dio da Granada a Benevento. La
fondazione dell’Ospedale san Diodato; c) Il padre De Giovanni e la
fondazione dell’Ospedale Sacro
Cuore di Gesù; d) I Fatebenefratelli a Benevento, la storia ancora
da scrivere. Problemi e prospettive, nella sede dell’Auditorium dell’Ospedale “Sacro Cuore di Gesù”.
Seguiranno il Triduo per la Solennità del Sacro Cuore di Gesù nella
Chiesa parrocchiale di santa Maria di Costantinopoli dal 24 al 26
giugno 2014 alle 18.30 con un
vescovo diverso ogni sera. Il 27
giugno 2014, ore 10.30 c’è la Festa del Sacro Cuore di Gesù-Concelebrazione dell’Eucarestia nell’Ospedale Sacro Cuore di Gesù con il
cardinale Raffaele Farina.
Significativa è la partecipazione
del Superiore Generale dell’Ordine ospedaliero di san Giovanni di
Dio che presenterà alla Città, alle
fABeR: Schegge Giandidiane. N. 36c – 400 anni a Benevento e festa di san Giovanni di Dio
L’Ordine ospedaliero ha dimostrato
come si traduce in opere il comandamento dell’amore e hanno dato esempio di vera vita cristiana”. È un testamento e un lascito di valore immenso e incommensurabile donato ai cittadini del mondo ove oltre
al comportamento virtuoso da seguire è stata fatta un’attenta analisi sociale dei bisogni. Infatti mons.
Mugione, nella sua omelia, aggiungeva: “Senza sentimenti di compassione per chi soffre non riusciremo
ad aggiustare questa nostra società
piagata da tante sofferenze sociali”.
Nella splendida cornice della Cattedrale, affollata, hanno dato testimonianza di fede, attraverso la
loro presenza, le Autorità Civili e
Militari, membri di associazioni di
volontariato e della Croce Rossa, i
medici, il personale paramedico,
amministrativo e pazienti dell’Ospedale Fatebenefratelli e tanti cittadini. Tutti hanno attinto, a piene mani (sentendo i commenti alla fine della celebrazione della
Santa Messa) dagli insegnamenti
di san Giovanni di Dio per cercare, ognuno con la propria sensibilità di metterli in pratica nell’attività quotidiana. Presente e concelebrante il superiore dei Fatebenefratelli di Benevento fra Angelico
Bellino, il direttore sanitario dr/ssa
Sorrentino e quello amministrativo dr. Carozza. La giornata non poteva concludersi senza l’attenzione
ai malati, con la processione alle
18,30 in tutti i reparti dell’Ospedale con il bacio della reliquia del
Santo per i malati, collaboratori e
visitatori. La portata dell’evento è
di tale spessore e di straordinaria
importanza al punto tale che la filiera degli eventi proseguirà con
ulteriori manifestazioni commemorative. Infatti il 23 giugno
219
nianza dell’importanza e del valore di queste attività e funzioni. In
virtù di tutto ciò, nell’omelia, l’Arcivescovo ha detto “Siamo qui per
onorare nel giorno della sua Festa la
pazzia d’amore di san Giovanni di
Dio, il fondatore dell’Ordine ospedaliero, di cui quest’anno celebriamo i
quattro secoli di presenza in città e il
fondatore dell’assistenza sociale, il
creatore dell’ospedale inteso in senso
moderno. San Giovanni di Dio è il
buon samaritano di cui parlò Gesù. Il
cristiano che pratica la carità, le opere, non si limita a parlare d’amore,
ma condivide le sofferenze del prossimo, le lenisce, cerca di rimuoverle.
VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 14
Partecipanti alla Concelebrazione nella Cattedrale
220
fABeR: Schegge Giandidiane. N. 36c – 400 anni a Benevento e festa di san Giovanni di Dio
Il bacio della reliquia
Autorità e ai dipendenti dell’Ospedale la Carta d’Identità dell’Ordine in data 28 novembre
2014, ore 16.00 presso l’Auditorium dell’Ospedale “Sacro Cuore
di Gesù”. Le manifestazioni termineranno il 28 novembre 2014,
ore 18.30 con la Concelebrazione
dell’Eucarestia presieduta dal Rev.
mo fra Jesús Etayo Arrondo, superiore generale dell’Ordine ospedaliero di san Giovanni di Dio nella
Chiesa parrocchiale di santa Maria di Costantinopoli di Benevento. In ogni attività connessa alla
divulgazione del sapere gli Americani utilizzano una citazione lapidaria “Take home” che significa, sostanzialmente, cosa sto portando a
Fra Angelico ringrazia l’arcivescovo mons. Mugione
e tutti i Partecipanti, prima della consegna del quadro
casa come insegnamento ricevuto
oggi? Credo che tutto ciò detto prima non è quantificabile in quanto
il bene comune e il rispetto della
persona non sono misurabili a metri cubi e/o a chilometri quadrati.
Se volessimo analizzare la storia di
san Giovanni di Dio dobbiamo dire che era una persona fuori dal comune al punto tale da essere scambiato per pazzo e internato. La giusta analisi delle sue attività, però,
e non poteva essere altrimenti, lo
ha portato agli onori del altari. Difficile tendere alle Sue virtù. Possiamo solo seguirne l’insegnamento facendo una cosa molto semplice: il proprio dovere e il rispetto
degli altri.
Buffet nel salone Papa Leone XIII della Curia arcivescovile
VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 15
“I L M E L O G R A N O ”
PAPA GIOVANNI XXIII FU GRAN
DEVOTO DI S. GIOVANNI DI DIO
Fra Giuseppe Magliozzi o.h.
D
omenica 27 aprile due recenti
Pontefici, già dichiarati Beati,
verranno tutti e due insieme proclamati Santi in San Pietro: Giovanni
XXIII e Giovanni Paolo II. Già scrissi di
quest’ultimo nello scorso febbraio e ora
mi soffermerò sul primo, cominciando col
ricordare che fin da ragazzo nutrì una gran
devozione per San Giovanni di Dio, come
confidò nel discorso pronunziato a Parigi
quando era Nunzio in Francia e intervenne nel 1951 alla cerimonia di chiusura del
IV Centenario della morte del nostro Santo Fondatore, tenutasi nell’Ospedale che
abbiamo in Rue Lecourbe: “Quand’ero
giovanissimo seminarista, sentii leggere
in refettorio la vita di San Giovanni di
Dio. Ho dimenticato tutto di questa lettura interessante e da me molto gustata, all’infuori della sola frase che amo ricordare, quasi fosse una voce del Cielo:
«Giovanni, Granada sarà la tua croce!».
Era l’annunzio misterioso di quanto que-
st’anima ardente avrebbe trovato nel sacrificio della sua vita immolata per gli infermi, annunzio dei suoi dolori, ma anche
della sua gloria. San Giovanni di Dio ha
preso sul serio la fatidica parola «Granada sarà la tua croce» e questa croce resta
ancora l’emblema della misericordia e
della carità”.
Nel medesimo discorso egli accennò
inoltre che il 17 aprile 1950, trovandosi in
Granada, aveva avuto la gioia di celebrare la Santa Messa dinanzi all’Urna di San
Giovanni di Dio e ne aveva riportato
“un’impressione e una devozione che ancora conservo vive nel mio cuore”.
Questa sua profonda devozione per San
Giovanni di Dio lo portò a nutrire una speciale predilezione per il nostro Ordine e
se ne ebbe la prova quando, divenuto Papa, ricevette il 29 aprile 1959 i nostri frati partecipanti al Capitolo Generale del
San Giovanni XXIII ascoltando p. Saucedo
nell’incontro con i partecipanti al Capitolo
Generale del 1959
(AMSJD. Sig. 361)
Benedicendo i frati all’Ospedale S. Pietro
1959. L’Udienza durò tre quarti d’ora e fu
così calorosa, che una Guardia svizzera
confidò al neo eletto Generale padre Igino Aparicio: “Ho assistito a tutte le
Udienze che il Santo Padre ha avuto da
quando fu eletto, ma nessuna è stata così
cordiale e fraterna come questa”. In effetti, Sua Santità s’intrattenne amichevolmente a conversare con vari confratelli e,
tra le altre cose, si lasciò andare ad una
davvero indimenticabile confidenza:
“Noi, vi teniamo sempre presenti nelle
nostre preghiere al Signore, poiché so che
voi, cari Padri, adempite una grande missione nella Chiesa. So bene che al capezzale dei malati si risolvono varie e importanti questioni per il bene della Chiesa e per il bene di molte anime. Ho diviso il Breviario in varie parti e, al recitarle, le applico al mondo e, in una di esse,
ci siete voi Fatebenefratelli”.
Tale predilezione per noi spiega perché
quando, cinque mesi dopo, venne a visitare mons. Carinci al nostro Ospedale San
Pietro, volle anche soffermarsi con la nostra Comunità e andare a pregare con essa in Chiesa. Se già quaggiù Giovanni
XXIII aveva tanta predilezione per il nostro Ordine e anche, come precisò nel citato discorso di Parigi, per tutti i collaboratori “che sotto l’insegna della carità dei
Fatebenefratelli mettono le proprie energie e i tesori della loro esperienza a servizio delle sofferenze umane”, possiamo
esser sicuri che di Lassù ben volentieri appoggerà le nostre richieste d’aiuto presso
il Padre Misericordioso.
15
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SANITÀ
PROMUOVERE LA SALUTE
ATTRAVERSO I VACCINI
Mariangela Roccu
A
l fine di garantire indistintamente la tutela della salute a tutti i cittadini e soprattutto la promozione della salute, lo Stato Italiano salvaguarda l’individuo malato che necessita
di cure, ma tutela anche l’individuo sano,
come sancito dall’art. 32 della Costituzione. In aderenza al suddetto dettato costituzionale, la vaccinazione rappresenta
uno degli interventi più efficaci e sicuri,
un miglior rapporto costo-beneficio a disposizione della Sanità Pubblica per la prevenzione primaria delle malattie infettive.
Tale pratica comporta benefici non solo
per effetto diretto sui soggetti vaccinati,
ma anche in modo indiretto, inducendo
protezione ai soggetti non vaccinati.
I vaccini hanno cambiato la storia della
medicina e si sono affermati come strumento fondamentale per la riduzione della mortalità e morbosità, modificando
profondamente l’epidemiologia delle malattie infettive. L’impiego dello strumento vaccinale ha portato a risultati spesso
clamorosi come la scomparsa del Vaiolo.
Per molte malattie, tipiche dell’infanzia
(Pertosse, Morbillo, Rosolia, Parotite), si
è pervenuti a una veloce e costante diminuzione dell’incidenza grazie all’aumento delle coperture vaccinali incluse nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Altri vaccini pediatrici attualmente disponibili sono quelli
contro: Difterite, Tetano, Poliomielite, Epatite B, Pertosse
acellulare, Haemophilus Influenzae B (disponibili in una
formulazione combinata, nota
come vaccino esavalente).
È presente un calendario
quale strumento flessibile in
continuo aggiornamento, sia
per la disponibilità di nuovi
vaccini, sia per l’eradicazione
di malattie per le quali non è
16
più necessario praticare la vaccinazione.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità
raccomanda che i programmi vaccinali
siano rivalutati con regolarità in termini
di adeguatezza, efficienza ed efficacia.
Nel panorama sanitario italiano l’offerta di prestazioni sanitarie e in particolare
di quelli vaccinali, si configura come un
mosaico estremamente variegato, a causa
delle politiche vaccinali che caratterizzano l’eterogeneità territoriale. Inoltre,
manca spesso nei cittadini, proiettati verso una cultura dell’assistenza sanitaria nei
confronti della malattia, la consapevolezza dell’importanza dell’intervento preventivo vaccinale. Tale situazione origina
da diversità nelle strategie di offerta adottate nelle realtà regionali, da differenti
standard di qualità assicurati dai servizi
vaccinali, dall’insufficienza ed eterogeneità nei livelli di performance raggiunti
dalle campagne di vaccinazione.
Contestualmente, si constata uno scarso
livello di informazione da parte dei professionisti sanitari che porta a un forte
scetticismo nei confronti dell’efficacia e
della sicurezza di alcune vaccinazioni e,
quindi, a una diffusa sottoutilizzazione.
A questo contesto destabilizzante per
l’opinione pubblica, si aggiungono le vo-
ci allarmanti di una possibile relazione tra
vaccinazione antimorbillo-parotite-rosolia (MPR) e autismo. Questo problema,
sollevato per la prima volta negli anni novanta da uno studio inglese del medico A.
Wakefield, in cui si sosteneva che questo
vaccino trivalente potesse provocare
un’infiammazione della parete intestinale,
responsabile del passaggio in circolo di
peptidi encefalo-tossici, ha causato periodici allarmi e discussioni in diversi Paesi
tra cui l’Italia.
Lo studio di A. Wakefield è stato però
smentito dalle principali autorità sanitarie
mondiali: nel 2010, il General Medical
Council britannico ha stabilito che quella
ricerca non era attendibile e che i dati erano stati falsificati. The Lancet (la rivista
che lo aveva pubblicato), qualche giorno
dopo ha addirittura ritirato l’articolo e nel
2012 Wakefield è stato definitivamente
radiato dall’Ordine dei medici.
Tuttavia, il polverone suscitato dal caso
ha comportato la nascita di diverse correnti di pensiero “anti-vaccinazione” che
sostengono le proprie tesi, nonostante l’evidenza scientifica dimostri il contrario.
Per tale motivo, l’Istituto superiore di sanità promuove, attraverso la diffusione di
informazioni scientificamente corrette,
un’adesione consapevole alle vaccinazioni.
Per aiutare operatori e genitori a fare chiarezza su questo tema e stimolare una scelta
consapevole basata sull’evidenza, diventa
prioritario non solo fornire un’informazione equilibrata e documentata, ma anche rispettare i diversi ruoli professionali.
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L’ALLUCE RIGIDO:
UNA PATOLOGIA INVALIDANTE
A. Piscopo
M
olto spesso confuso con l’alluce
valgo, l’alluce rigido (Fig.1) è
uno dei quadri morbosi che più
frequentemente colpisce l’avampiede ed è
causa di disconfort sempre più intenso e di
relativa consultazione specialistica.
A differenza dell’alluce valgo, colpisce
prevalentemente il sesso maschile: pazienti che all’anamnesi riferiscono da anni un ingrossamento doloroso della metatarso-falangea del 1° dito con associata limitazione funzionale della stessa articolazione.
Per molti anni il quadro clinico è subdolo: la metatarso-falangea del primo dito si
presenta di volume leggermente aumentato, soprattutto a carico della testa metatarsale, la flesso-estensione del dito è limitata, calzature inadatte e stress ripetitivi, come attività sportive e cammino prolungato, evocano dolore.
Verso la quarta – quinta decade di vita lo
scenario clinico inizia drasticamente a
cambiare: ingrossamento, limitazione
funzionale e dolore dell’articolazione aumentano di pari passo, l’insofferenza alla
calzatura diventa notevole, l’autonomia
della marcia si riduce.
La cinetica del passo cambia radicalmente: a causa del notevole dolore nella
fase di stacco dell’avampiede, il paziente
tende a trasferire il carico sempre più sul
versante esterno del piede. Questo adattamento automatico è responsabile a sua
volta di ulteriori problematiche locali dell’avampiede e del piede nonché di disturbi delle cosiddette articolazioni sovrasegmentarie.
In altri termini, dolore e rigidità della
prima metatarso-falangea inducono il paziente a deambulare sul bordo esterno del
piede creando delle fastidiose callosità
nel contesto di una cute non adatta a tollerare un carico abnorme. La caviglia, il
ginocchio e l’anca omolaterale risentono
inevitabilmente di questo “errore di appoggio” tanto da diventare dolorose.
Come per tutte le articolazioni, la tendenza all’anchilosi della metatarso-falangea conduce alla progressiva riduzione fino alla scomparsa del dolore (Fig.2).
L’alluce rigido molto spesso bilaterale,
come espressione di alterazioni osteocartilaginee che colpiscono prevalentemente
le piccole articolazioni, può essere anche
monolaterale e riconoscere cause posttraumatiche.
tatarso-falangea. È di fondamentale importanza la gestione del dolore postoperatorio “conditio sine qua non” per il recupero precoce della mobilità dell’articolazione sottoposta a trattamento chirurgico.
Nei pazienti in cui è stata praticata anestesia peridurale, l’analgesia postoperatoria è garantita da una pompa elastomerica
in infusione continua nello spazio peridurale.
Nei pazienti in cui è stata eseguita anestesia loco-regionale (blocco sciatico-femorale), l’anelgesia è garantita dalla infusione continua di anestetico locale attraverso il cateterino perineurale
Non eseguiamo di routine interventi preliminari nelle prime fasi della malattia
quando rigidità, dolore e tumefazione sono di grado modesto.
La diagnosi è semplice ed è caratterizzata da dolore, tumefazione e rigidità della metatarso-falangea del 1° dito in assenza della classica deviazione del primo
raggio, dell’esostosi e della borsite tipica
dell’alluce valgo.
La terapia, medica e riabilitativa nelle
prime fasi, diventa necessariamente chirurgica nelle fasi più avanzate.
La correzione chirurgica dell’alluce rigido secondo la tecnica di Viladot è quella più adoperata: consiste nella resezione
della base della falange di 8-10 mm,
asportazione dell’osso esuberante dalla
testa metatarsale, spongiosizzazione dei
sesamoidi e tenolisi del flessore lungo.
Fig.2: anchilosi della metatarso falangea
Il paziente viene recuperato al carico rapidamente già dalla prima giornata postoperatoria con appoggio stabile, morbido e
indolore su tutto l’avampiede.
L’intervento nella totalità dei casi viene
eseguito in anestesia peridurale o loco-regionale.
La mobilizzazione passiva dell’articolazione inizia subito dopo l’intervento di
correzione chirurgica ed è seguita da un
programma riabilitativo sempre più intenso mirato a prevenire la rigidità della me-
Fig.1: alluce rigido
17
VO n° 04 aprile 2014_VO n° 04 aprile 2014 24/04/14 13.00 Pagina 18
PA G I N E D I M E D I C I N A
LE PRINCIPALI
MALFORMAZIONI RENALI
Franco Luigi Spampinato
L
o sviluppo embriologico dell’Apparato Urogenitale è molto complesso, con numerosi passaggi che
dalle strutture iniziali denominate Pronefro, Mesonefro e Metanefro conducono
agli organi presenti nell’adulto. Alcune
Malformazioni sono anatomopatologicamente e funzionalmente di poca importanza e influenzano scarsamente le ordinarie abitudini di vita e spesso non vengono diagnosticate, mentre le più gravi
possono provocare gravissimi quadri clinici, anche irreversibili.
Le Malformazioni Renali sono le più
frequenti dell’Apparato Urogenitale, rilevandosi nel 3% - 4% dei reperti autoptici
e costituiscono il 30%-40% di tutte le
Malformazioni Congenite. In molti Pazienti è stata accertata la loro familiarità.
Attualmente, con l’impiego routinario
dell’Ecografia Morfologica Fetale, è possibile una diagnosi prenatale delle Malformazioni in generale e di quelle dell’Apparato Urogenitale in particolare, cosa ovviamente non possibile nel caso il
Paziente sia asintomatico e non abbia mai
eseguito un esame con Diagnostica d’Immagine. La diagnosi, in questi casi, fortunatamente non frequenti, può essere casuale e spesso viene effettuata nel corso
di esami Ecografici eseguiti con altre indicazioni.
La mancata formazione dei due Reni,
denominata Agenesia Renale Bilaterale
attualmente presenta prognosi neonatale
infausta, mentre l’Agenesia Renale Monolaterale, se il Rene presente è normale,
permette una vita regolare.
L’Aplasia Renale e l’Ipoplasia renale sono caratterizzate dalla presenza, nel primo
caso, di uno sviluppo rudimentale dell’organo e nel secondo caso da un Rene piccolo con scarso rilievo funzionale. Anche
in tali situazioni, se non si sviluppano
18
complicanze, in presenza di Rene controlaterale sano, la vita può essere normale.
Nelle Anomalie di Rotazione il Rene
presenta un’alterazione nella sua disposizione spaziale e nelle Anomalie di Posizione, o Distopie, l’organo presenta anomalie nella sua posizione intracorporea.
Dal punto di vista pratico è bene tenere
presente che spesso, nelle Malformazioni
Renali in generale, si è osservato un aumento di incidenza di calcolosi e infezioni. Dal punto di vista pratico è bene tenere presente che una delle sedi più frequenti del Rene Distopico è quella pelvica, condizione clinica da ricordare nel caso di sintomatologia dolorosa pelvica poco chiara, eventualmente accompagnata
da febbre, in Pazienti che non abbiano mai
eseguito un’Ecografia Addominopelvica.
Tale ipotesi diagnostica deve essere sempre sospettata in Pazienti con tale quadro
clinico provenienti da aree con difficile
accesso alle strutture sanitarie di base, soprattutto in sede di Pronto Soccorso.
Il Rene a Ferro di Cavallo è una delle
malformazioni più frequenti ed è caratterizzato dalla fusione dei poli inferiori dei
due Reni, che si posizionano così anteriormente alla Colonna Vertebrale. Le
complicanze più frequenti, come nella
maggior parte delle Malformazioni renali, sono le infezioni e la calcolosi, con la
loro relativa sintomatologia.
Le Degenerazioni Cistiche del Parenchima Renale sono di varia gravità. Dal
punto di vista pratico clinico, le più importanti sono il Rene Policistico, legato ad
alterazione autosomica dominante e la
Malattia Multicistica, la prima molto più
grave, legata a fattori genetici, la seconda, a evoluzione benigna, legata a genesi
multifattoriale con maggiore incidenza
familiare. Le Cisti, nella Malattia Multicistica, sono frequenti e una casistica ri-
porta un’incidenza del 50% oltre i 50 anni. Le lesioni cistiche meritano sempre un
adeguato studio con Ecografia e, se del
caso, Angiotac, per differenziarle dai Carcinomi Cistici. La terapia chirurgica, indicata solo in caso di complicanze, attualmente viene eseguita con asportazione laparoscopica della lesione.
L’Idronefrosi da Malattia del Giunto
Pieloureterale è anch’essa una Malformazione di frequente rilievo. Essa si sviluppa nel segmento iniziale dell’Uretere, ove
esso fuoriesce dal bacinetto, denominato
appunto Giunto Pieloureterale. La parete
di tale segmento presenta delle alterazioni morfofunzionali che impediscono un
regolare deflusso di urina dal Rene, con
conseguente stasi di urina all’interno delle Cavità dell’organo e loro successiva dilatazione, con conseguente danno morfofunzionale sul Rene medesimo. La terapia è ovviamente chirurgica.
Il Rene Spugnoso Midollare è caratterizzato da una malformazione cistica del
tubulo collettore, con incidenza di 1 su
5000 – 20000 casi. Purtroppo è frequentemente complicato da calcolosi e infezioni.
La diminuzione delle dimensioni dei calici renali o Microcalicosi e l’aumento del
loro numero e volume o Megapolicalicosi, per la loro quasi assoluta asintomaticità, sono spesso di reperto casuale.
Per tali loro caratteristiche, raramente richiedono trattamento.
Anche la duplicità della Via Escretrice,
se non presenta complicanze come calcolosi e infezioni, non necessita generalmente di terapia.
Le Malformazioni Renali costituiscono,
nel complesso, un gruppo di patologie
molto insidiose, che vanno sempre sospettate in presenza di quadri clinici addominali poco chiari in Pazienti mai sottoposti a indagini Ecografiche o Radiologiche su tale regione. Inoltre una tempestiva diagnosi migliora notevolmente tutte le opzioni terapeutiche, soprattutto
quelle chirurgiche.
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A.F.MA.L .
ESPERIENZE DAL CAMPO:
SALUTE E SVILUPPO
(SENEGAL)
Anastassja Gach
a nessuno interessa se
sei un “Tubab” o un
“Sérére”, se parli italiano o wolof, nessuno
ti domanda chi sei ma
se stai bene, se oggi è
La dott.ssa Gach e frère François visitano insieme un paziente
per te una buona giornata con la mano tesa per essere chiusa loro aiuto e di costruire la loro casa, così
con la tua in una forte stretta, sempre col a poco a poco è nato il centro di Dalal Xel,
sorriso sulle labbra, e vi assicuro che è un centro dapprima solo per le patologie
contagioso quel sorriso!!!
psichiatriche, che piano piano si sta specializzando anche come centro di cura per
È il Paese dei colori, dell’ospitalità. Qui l’epilessia poiché, a causa dei tanti parti
la gente la vedi ridere davvero, danzare e difficili, le malformazioni congenite, la
cantare, camminare abbracciata per la meningite e le molteplici malattie presenstrada, perché è proprio per la strada che ti in Africa, gran parte della popolazione
si svolge la vita, tutti insieme per condi- ne è affetta.
videre ogni cosa si possegga e spesso purtroppo è nulla.
A loro stiamo cercando, grazie alla
A.F.Ma.L., di dare il nostro contributo
a missione umanitaria “Sulla straSì, perché purtroppo è anche povertà, fa- con il progetto “sulla strada di Cricchio”,
da di Cricchio” è tornata in Sene- me, sporcizia, persone che vivono senza così come possiamo, facendo visite ai magal a Thies, dove a svegliarti la luce né acqua, tantomeno scarichi e im- lati nei villaggi, facendo informazione sumattina non è il suono assordante dei clac- pianti fognari ed è proprio così che facil- gli EEG (Elettroencefalogramma), sulle
son o le urla della gente che discute ai se- mente ci si ammala; bambini che la mat- varie forme di epilessia, sul loro trattamafori, bensì il canto del “Muezzin” se- tina invece di essere a scuola sono lì, su mento farmacologico e anche con aiuti
guito e/o accompagnato da quello di frè- quella strada, con un secchiello in mano per l’acquisto di apparecchiature elettrore Jean, François e Pierre che cantano la per chiedere l’elemosina, madri costrette medicali, acquisto di farmaci da dare ai
messa nella piccola cappella di Dalal Xel. a dover scegliere quale tra i figli far cura- pazienti e pagando anche qualche esame
re perché non ci sono i soldi per curarli strumentale a chi non può permetterselo.
Si, perché qui musulmani e cristiani con- tutti e a volte bisogna scegliere se salvarvivono in pace, non si fanno la guerra. Qui ne almeno uno o condannare tutti e quelTutto questo ci da gioia, ci regala il sorlo che a noi può sembra- riso, ci riempie il cuore.
re assurdo qui diventa la
normalità, la sopravviCon frère Françoise si parlava del convenza; c’è un detto che cetto di passato, presente e futuro, diceva:
ripete spesso frère Jean “il presente è l’attimo stesso che stai vi(Direttore del Centro) vendo, tra un minuto sarà gia passato e fra
che recita: se tu non poco sarà gia futuro”; e allora mi è venumangi in Africa, l’Africa to da pensare che sicuramente quello fosti mangia.
se il mio presente, perché lì, tra quelle persone, ero davvero VIVA.
Ed è proprio qui, che
dei frati dell’Ordine reliE ora che il viaggio è finito, passato, bigioso di san Giovanni di sogna tutti insieme pensare a regalare loDio (Fatebenefratelli), ro un migliore futuro, perché a noi hanno
hanno deciso di dare il donato un emozionante presente!!!
La dott.ssa Gach visita un paziente del centro
Il progetto triennale che l’AFMaL dal
marzo 2013, in collaborazione con i medici della divisione di neurologia dell’Ospedale san Pietro Fatebenefratelli di Roma, con l’obiettivo di rafforzare le capacità del centro per la Salute Mentale “Dalal-Xel” di Thies, ha raggiunto la sua terza missione.
Le missioni, grazie ai numerosi benefattori, vengono svolte due volte all’anno e
sono mirate alla cura e al trattamento
delle malattie mentali come i disturbi depressivi, schizofrenia, epilessia, ritardo
mentale, disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza, accrescendo la consapevolezza
della frequenza dei disturbi mentali, della loro curabilità, dei processi di guarigione e dei diritti umani dei bambini e degli adulti.
L
19
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OSPEDALE SACRO CUORE DI GESÙ - BENEVENTO
UNA LEZIONE DI AMORE
IN FARMACIA
L. Daniele
S
pesso ritorno con piacere a Benevento, mia città natale e, talvolta,
per la fretta di partire dimentico di
mettere nella borsa da viaggio le cose più
indispensabili, come le medicine. E poiché queste sono per me anticoagulanti
“salva vita”, le compro nella farmacia dei
“Fatebenefratelli” in viale Principe di
Napoli, che, ai tempi della mia gioventù,
era inglobata nel complesso ospedaliero
to punto l’amico, anche lui sull’ottantina,
dopo aver guardato l’orologio mi ha fatto
capire che doveva ritornare subito a casa
per dare la colazione a sua moglie, che io
sapevo era affetta d’Alzheimer.
Gli ho chiesto allora il perché della sua
premura, atteso che la povera donna non
aveva più cognizione del tempo e non lo
riconosceva più. L’amico (di cui non fac-
Interno della farmacia
rigogliosi, sollecita i nostri sensi, esalta le
nostre risorse, fa superare ogni limite, si
allarga a macchia d’olio perché produce
una serenità contagiosa.
L’amore è un tesoro di vita che non inganna e che non può essere manipolato né
illudere.
È una risposta che scende nel più profondo dell’essere umano e che può sostenerlo ed elevare.
È la verità che non passa di moda perché
è in grado di penetrare là dove nient’altro
può arrivare.
Ospedale Fatebenefratelli
ed era curata da fra Angelico Russotto,
fratello di p. Gabriele, famoso storico dell’Ordine dei Fatebenefratelli.
Dopo la morte di mia madre in giovanissima età, fra Angelico mi prese in simpatia e, atteso che il parroco don Pasquale Mazzone era abbastanza anziano e impegnato in tante cose, divenne prima mio
catechista e poi mi avviò a essere un bravo chierichetto (oggi detto ministrante), di
cui gliene sono ancora molto grato.
Ultimamente nella farmacia ho ritrovato un vecchio amico d’infanzia; abbiamo
parlato del nostro reciproco vissuto e del
tempo passato così velocemente. A un cer-
20
cio il nome per rispettare la sua privacy mi
ha sorriso e battendomi una mano sulla spalla, mi ha fatto
capire che se era vero che la moglie non
sapeva chi lui fosse,
lui, invece, sapeva
ancora perfettamente chi fosse lei.
La nostra tristezza infinita si cura soltanto con un infinito amore (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 265).
Che lezione!
L’amore è veramente la cosa più
bella che abbiamo:
ci riempie di frutti
Farmacia Fatebenefratelli
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OLTRE LA MEMORIA
e delle sue opere, interpretando l’ospitalità secondo lo stile di san Giovanni di Dio
per rendere più fraterna la vita umana e
per meglio servire il malato, il povero e il
bisognoso.
Antonio Febbraro
A
69 anni dalla sua morte si è svolta sabato 5 aprile, nella chiesa
parrocchiale di san Nicola di Castelvenere, suo paese natale, una speciale
commemorazione per ricordare fra Ferdinando Tosto.
Alla concelebrazione eucaristica, presieduta da fra Elia Tripaldi o.h., postulatore dei Fatebenefratelli hanno preso parte don Filippo Figliola, parroco di Castelvenere, il nostro superiore fra Angelico
Bellino o.h., mons. Mario Iadanza, -ufficio Beni Culturali curia arcivescovile di
Benevento-, don Gerardo De Corso, parroco di Pietradefusi, (AV), fra Bartolomeo
Coladonato o.h., compagno di fra Ferdinando. Presenti alla cerimonia il superiore provinciale dei Fatebenefratelli, fra Gerardo D’Auria, fra Michele Montemurri
o.h. e fra Fabiano Secchi o.h.
La figura di fra Ferdinando Tosto è stata
ricordata e proposta come modello di vita
evangelica, spesa al servizio dei fratelli.
”Oltre la memoria” il titolo della manifestazione, memoria non di un passato remoto ma di una storia di salvezza, che ha
incrociato l’esistenza di tanti uomini figli
dei nostri tempi e anche delle nostre terre.
E in questo senso un “Memoriale”, più
che un semplice ricordo di eventi passati,
significa una realtà che è viva e rende il
presente carico di senso. Subito dopo la
celebrazione eucaristica, nel salone parrocchiale i saluti del sindaco di Castelvenere, dott. Alessandro Di Santo, del superiore provinciale, fra Gerardo D’Auria e
del superiore dell’Ospedale Fatebenefratelli di Benevento, fra Angelico Bellino;
infine la relazione di fra Elia Tripaldi dal
titolo: Il carisma di san Giovanni di Dio
incarnato da fra Ferdinando Tosto.
Fra Elia, nella sua brillante relazione, ha
illustrato molto bene il significato di “carisma”. Talvolta noi affermiamo di una
persona, che brilla per determinate capacità, che “ha carisma”: per esempio un
calciatore, un attore, un musicista… Ma
la differenza sostanziale è che questi mettono le proprie capacità (carisma) a servizio di se stessi, per i propri fini o interessi; invece noi cristiani definiamo il carisma come dono dello Spirito a servizio del
bene e dell’utilità di tutti. Il carisma di san
Giovanni di Dio è stato il servizio ospedaliero prestato alle persone impossibilitate a essere curate nell’ambiente familiare. E per questo, fidando solo in Dio, fondò l’Ordine dei Fatebenefratelli.
Fra Ferdinando Tosto ha incarnato perfettamente la spiritualità del suo fondatore, ripercorrendo le tracce della sua vita
Guardiano di pecore da bambino, da
adolescente passò al lavoro manuale, duro
e faticoso della campagna pur di dare il
suo contributo al sostentamento della sua
famiglia, non certo agiata, ma ricca di valori e qualità umane che forgeranno il
carattere del giovane. Al lavoro unì la
preghiera, che sarà il fondamento della
sua giornata, la luce per discernere la sua
vocazione. L’incontro con un Passionista
fece maturare in lui la decisione di entrare
tra i novizi a Pontecorvo.
Per motivi di salute, dopo un anno e mezzo circa di permanenza tra i Passionisti, fu
costretto a rientrare in famiglia. Ristabilitosi, alla fine dell’estate del 1942 chiese di
entrare nell’Ordine ospedaliero di san Giovanni di Dio (Fatebenefratelli).
Fu accolto all’Isola Tiberina in Roma, assumendo il nome di “Ferdinando”. Da quel
momento, come risulta da fonti autorevoli
e documentate testimonianze, iniziò decisamente il suo cammino a seguire il
Cristo più da vicino e con cuore indiviso,
fino alla completa conformazione a Lui.
Nelle corsie dell’Ospedale, fra Ferdinando si prodigò instancabilmente alla
cura degli ammalati, confortandoli e pregando per loro e con loro.
foto di Domenico Orfitelli
Omelia di fra Elia
Da dx: il sindaco Di Santo, il presidente del Comitato Carlo Erino,
fra Gerardo, fra Elia e fra Angelico
21
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O S P E D A L E B U C C H E R I L A F E R L A - PA L E R M O
LA FORMAZIONE SUI PRIVILÈGES
A VANTAGGIO DEI PAZIENTI
Cettina Sorrenti
O
gni struttura ospedaliera pubblica e privata accreditata, per garantire una maggiore sicurezza
dei pazienti, è tenuta a effettuare il processo di conferimento dei privilèges, nei
settori professionali, quali: medicina
d’urgenza, cardiologia, ostetricia e ginecologia, secondo quanto specificato nella
Guida….». Questo è quanto prevede il
D.A. della Regione Sicilia del 26 giugno
del 2012. Non privilegi, ma modi per individuare e valorizzare le competenze.
L’attribuzione dei privilèges è il processo attraverso il quale l’organizzazione sanitaria autorizza un professionista medico
a eseguire determinate prestazioni sanitarie in termini di aree cliniche e contenuti
delle prestazioni, sulla base di una valutazione delle credenziali e delle performance del professionista. Si tratta di standard
internazionali per migliorare la qualità
delle prestazioni sanitarie e accrescere la
sicurezza dei pazienti. L’attribuzione ai
medici delle autorizzazioni per poter svolgere una prestazione sanitaria va assegnata secondo criteri ben individuati.
mai promosso l’utilizzo di strumenti e metodologie che, a garanzia della sicurezza
dei pazienti, rendano esplicito quali prestazioni sanitarie il singolo medico sia in
grado di effettuare, in funzione delle rispettive qualifiche. In altri termini, allo
stato attuale, nelle nostre organizzazioni
non esiste un processo che tuteli la sicurezza del paziente rendendo esplicito “chi
sa fare cosa” all’interno di un reparto in
funzione delle proprie competenze, delle
esperienze maturate nel corso della propria attività professionale e sulla base dei
volumi di attività realmente erogati e dei
relativi esiti. Il criterio predominante che
viene utilizzato per l’autorizzazione dei
medici a svolgere determinate procedure
o attività è rappresentato dalla valutazione dei titoli di studio, quali la laurea in medicina e chirurgia e il diploma di specializzazione. Per colmare questo problema e
tutelare la sicurezza del paziente, la Regione siciliana, sviluppa e promuove diversi standard legati alla gestione, valutazione e formazione del personale, tra le
quali anche il processo di conferimento ai
medici dei privilèges».
Questa procedura si sviluppa nell’ambito del progetto “Patient Safety & Emergency Department”, che ha definito un
programma operativo costituendo un
gruppo di lavoro regionale composto da
rappresentanti dell’assessorato, delle
direzioni sanitarie
aziendali, delle direzioni mediche di presidio, degli uffici del
personale, delle società scientifiche e da
consulenti Jci (azienda che si occupa del
miglioramento della
sicurezza nella cura
del paziente attraverDott. Michele Zagra, direttore U.O.C. di Pronto Soccorso
Continua il decreto: «tradizionalmente il
nostro SSN (Servizio Sanitario Nazionale), rispetto ai paesi anglosassoni, non ha
22
so la fornitura di servizi di accreditamento e certificazione).
Nel nostro Ospedale, già nel 2013 (e altri sono in programma per il 2014) si sono tenuti corsi di attribuzione dei Privilèges per i medici del Pronto Soccorso. Gli
stessi sono stati organizzati dal direttore
dell’Unità Operativa Complessa di Pronto Soccorso, dott. Michele Zagra. “L’obiettivo – spiega l’organizzatore - è stato
quello di divulgare gli elementi di conoscenza sui privilèges, la cui applicazione
intende valorizzare la competenza e la
performance acquisita dai singoli professionisti in funzione delle rispettive qualifiche, ma anche a verificarne il livello di
autonomia raggiunto nell’espletamento
della propria attività assistenziale al fine
di garantire una maggiore sicurezza dei
pazienti e ridurre in maniera efficace il livello di rischio clinico”.
Si tratta di corsi teorico pratici. Dopo la
formazione, ogni professionista deve autovalutarsi con una scheda regionale. Il
momento dell’assegnazione è preceduto
da un colloquio durante il quale viene
spiegato al dirigente medico il razionale
dell’assegnazione, i criteri di assegnazione e i livelli di autonomia.
Esistono tre livelli di azione: autonomo,
autorizzato con supervisione (è necessario l’affiancamento di un medico referente) e non autorizzato (si può assistere un
medico autonomo ma non operare). È
consentito comunque al medico di procedere in autonomia con una procedura, anche se non gli è stato conferito un livello
di completa autonomia, se la vita del paziente è in pericolo, se è necessaria l’esecuzione della procedura o se non ci sono
medici di livello più alto d’autonomia
presenti.
I criteri, comunque, variano da ambito
ad ambito. Si passa dal periodo di servizio al numero di procedure compiute, dalla partecipazione a corsi accreditati a casi
seguiti o interventi eseguiti. Il compito di
controllare spetta ai responsabili delle
unità operative e alle direzioni medico-sanitarie. L’assegnazione dei privilèges avviene annualmente.
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MISSIONI FILIPPINE
NEWSLETTER
FORMAZIONE IN ASIA
Dal primo al 7 marzo la Commissione
Interprovinciale per il Medio Oriente e
gli Stati Uniti si è riunita in Vietnam per
pianificare i programmi di studio a livello Regionale per Postulanti, Novizi e
Formatori. All’incontro erano presenti
per le Filippine due Formatori, fra Firmino O. Paniza, che è il Presidente della Commissione, e fra Eldy L. de Castro.
Da fine marzo è già in funzione a Manila un Centro di Formazione Interprovinciale, che ospita per ora due Scolastici della Papua Nuova Guinea.
CRESIME E PRIME COMUNIONI
A Manila quest’anno la festa di San
Giovanni di Dio ha avuto due dettagli
inediti: invece di invitare a presiedere la
Messa Solenne qualche eminente figura ecclesiastica, è sembrato giusto che
lo facesse fra Eldy, primo fatebenefratello filippino divenuto prete; e nella
Messa hanno ricevuto la prima Comunione 13 allievi del Centro di Riabilitazione per l’Infanzia Disabile, accuratamente preparati da fra Pio A. Troyo sia
per la Comunione, sia per la Cresima.
Riguardo alla Cresima questi allievi e
anche due loro docenti, l’hanno ricevuta alle 9 del mattino del 13 marzo nella
nostra Chiesa di Amadeo dalle mani del
nuovo vescovo di Imus, mons. Rinaldo
G. Evangelista, insediatosi lo scorso
Amadeo: le Cresime del 13 marzo
giugno e che per la prima volta era tra
noi. Assieme ai nostri allievi di Manila
hanno ricevuto la Cresima anche 12 allievi del nostro Centro per Disabili di
Amadeo, preparati da fra Gerardo G.
Mortera e dai Frati Missionari della Carità, nonché 7 allievi della vicina Scuola Elementare, gestita dalle Suore Missionarie Clarettiane.
CAPITOLO PROVINCIALE
Capitolari filippini a Genzano
Al Capitolo della Provincia Romana,
svoltosi a Genzano dal 17 al 20 marzo,
hanno partecipato sei frati filippini: fra
Eldy, fra Firmino, fra Romanito M. Salada, fra Giovanni di Dio C. Acosta, fra
Lorenzo Antonio E. Gamos e fra Raffaele L. Benemerito. Essi hanno profittato del loro ritrovarsi assieme in Italia
per recarsi in pellegrinaggio sulle tombe di San Riccardo Pampuri e di San
Francesco d’Assisi, ai Santuari di Genazzano e di Fatima, nonché al paese
natio di San Giovanni di Dio.
neralizia alcune ricerche sulle complesse vicende che pesantemente contrassegnarono gli ultimi anni di San Benedetto Menni, di cui ricorre questo 24 di
aprile il centenario del suo ben guadagnato ingresso in Cielo.
A rappresentare nell’Assemblea la Delegazione Provinciale delle Filippine
c’erano inoltre gli unici due frati italiani ancora operanti in quel lontano lembo d’Oriente: fra Vittorio Paglietti, che
è stato prescelto come scrutatore nelle
votazioni tenutesi durante le sedute; e il
Priore di Manila, che ha profittato della
sua venuta in Italia per tenere a Nettuno
il primo marzo una conversazione su fra
Orsenigo e per effettuare in Curia Ge-
Manila: i due promossi
PROMOSSI E PREMIATI
Anche se ora nelle Filippine si sta cercando di allineare le date d’inizio e di fine del calendario scolastico a quelle in
uso nelle maggiori nazioni, in modo di
facilitare eventuali proseguimenti di
studio all’estero, per il momento nelle
Scuole Primarie le lezioni terminano in
marzo e pertanto a Manila la cerimonia
di chiusura dell’anno scolastico è stata
fissata il mattino del 28 marzo: a due
disabili, un audioleso ed un autistico, è
stato dato il certificato d’ammissione alle Elementari e per tutti c’è stata la consegna delle medaglie per l’impegno dimostrato nei corsi di Riabilitazione.
Anche due confratelli hanno concluso
i loro studi in marzo. Primo è stato fra
Pio, che il 19 marzo ha conseguito il diploma di Baccalaureato in Scienze Religiose, rilasciatogli dall’Istituto di Formazione e Studi Religiosi, fondato a
Manila dall’Associazione dei Superiori
Maggiori. Secondo è stato il 21 marzo
fra Gian Marco L. Languez, che ha ottenuto la Licenza in Teologia con specializzazione in Vita Consacrata, rilasciatagli dall’Istituto di Teologia della
Vita Consacrata, che i Clarettiani hanno
a Manila.
23
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I FATEBENEFRATELLI
ITALIANI NEL MONDO
I Fatebenefratelli d'ogni lingua sono oggi presenti in 52 nazioni con circa 290 opere.
I Religiosi italiani realizzano il loro apostolato nei seguenti centri:
CURIA GENERALIZIA
www.ohsjd.org
• ROMA
Centro Internazionale Fatebenefratelli
Curia Generale
Via della Nocetta 263 - Cap 00164
Tel 06.6604981 - Fax 06.6637102
E-mail: [email protected]
Ospedale San Giovanni Calibita
Isola Tiberina 39 - Cap 00186
Tel 06.68371 - Fax 06.6834001
E-mail: [email protected]
Sede della Scuola Infermieri
Professionali “Fatebenefratelli”
Fondazione Internazionale Fatebenefratelli
Via della Luce 15 - Cap 00153
Tel 06.5818895 - Fax 06.5818308
E-mail: [email protected]
Ufficio Stampa Fatebenefratelli
Lungotevere de' Cenci, 5 - 00186 Roma
Tel.: 06.6837301 - Fax: 06.68370924
E-mail: [email protected]
• CITTÀ DEL VATICANO
Farmacia Vaticana
Cap 00120
Tel 06.69883422
Fax 06.69885361
• PALERMO
Ospedale Buccheri-La Ferla
Via M. Marine 197 - Cap 90123
Tel 091.479111 - Fax 091.477625
www.ospedalebuccherilaferla.it
• MONGUZZO (CO)
Centro Studi Fatebenefratelli
Cap 22046
Tel 031.650118 - Fax 031.617948
E-mail: [email protected]
• ALGHERO (SS)
Soggiorno San Raffaele
Via Asfodelo 55/b - Cap 07041
• ROMANO D’EZZELINO (VI)
Casa di Riposo San Pio X
Via Cà Cornaro 5 - Cap 36060
Tel 042.433705 - Fax 042.4512153
E-mail: [email protected]
MISSIONI
• FILIPPINE
San Juan de Dios Charity Polyclinic
1126 R. Hidalgo Street - Quiapo 1001 Manila
Tel 0063.2.7362935 - Fax 0063.2.7339918
E-mail: [email protected]
http://ohpinoy.wix.com/phils
Sede dello Scolasticato e Postulantato
della Delegazione Provinciale Filippina
San Ricardo Pampuri Center
26 Bo. Salaban
Amadeo 4119 Cavite
Tel 0063.46.4835191 - Fax 0063.46.4131737
E-mail: [email protected]
http://bahaysanrafael.weebly.com
Sede del Noviziato della Delegazione
PROVINCIA ROMANA
PROVINCIA LOMBARDO-VENETA
www.provinciaromanafbf.it
www.fatebenefratelli.it
• ROMA
Curia Provinciale
Via Cassia 600 - Cap 00189
Tel 06.33553570 - Fax 06.33269794
E-mail: [email protected]
Centro Studi e Scuola Infermieri Professionali “San Giovanni di Dio”
Via Cassia 600 - Cap 00189
Tel 06.33553535 - Fax 06.33553536
E-mail: [email protected]
Sede dello Scolasticato della Provincia
Centro Direzionale
Via Cassia 600 - Cap 00189
Tel 06.3355906 - Fax 06.33253520
Ospedale San Pietro
Via Cassia 600 - Cap 00189
Tel 06.33581 - Fax 06.33251424
www.ospedalesanpietro.it
• GENZANO DI ROMA
Istituto San Giovanni di Dio
Via Fatebenefratelli 3 - Cap 00045
Tel 06.937381 - Fax 06.9390052
www.istitutosangiovannididio.it
E-mail: [email protected]
Sede del Noviziato Interprovinciale
• BRESCIA
Centro San Giovanni di Dio
Via Pilastroni 4 - Cap 25125
Tel 030.35011 - Fax 030.348255
[email protected]
Sede del Centro Pastorale Provinciale
Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico San Giovanni di Dio
Via Pilastroni 4 - Cap 25125
Tel 030.3533511 - Fax 030.3533513
E-mail: [email protected]
Asilo Notturno San Riccardo Pampuri
Fatebenefratelli onlus
Via Corsica 341 - Cap 25123
Tel 030.3501436 - Fax 030.3530386
E-mail: [email protected]
• CERNUSCO SUL NAVIGLIO (MI)
Curia Provinciale
Via Cavour 2 - Cap 20063
Tel 02.92761 - Fax 02.9241285
Sede del Centro Studi e Formazione
Sede Legale
Milano: Via San Vittore 12 - Cap 20123
e-mail: [email protected]
Centro Sant’Ambrogio
Via Cavour 22 - Cap 20063
Tel 02.924161 - Fax 02.92416332
E-mail:a [email protected]
• SAN COLOMBANO AL LAMBRO (MI)
Centro Sacro Cuore di Gesù
Viale San Giovanni di Dio 54 - Cap 20078
Tel 037.12071 - Fax 037.1897384
E-mail: [email protected]
• SAN MAURIZIO CANAVESE (TO)
Beata Vergine della Consolata
Via Fatebenetratelli 70 - Cap 10077
Tel 011.9263811 - Fax 011.9278175
E-mail: [email protected]
Comunità di accoglienza vocazionale
• SOLBIATE (CO)
Residenza Sanitaria Assistenziale
San Carlo Borromeo
Via Como 2 - Cap 22070
Tel 031.802211 - Fax 031.800434
E-mail: [email protected]
Sede dello Scolasticato
• TRIVOLZIO (PV)
Residenza Sanitaria Assistenziale
San Riccardo Pampuri
Via Sesia 23 - Cap 27020
Tel 038.293671 - Fax 038.2920088
E-mail: [email protected]
• VARAZZE (SV)
Casa Religiosa di Ospitalità
Beata Vergine della Guardia
Largo Fatebenefratelli - Cap 17019
Tel 019.93511 - Fax 019.98735
E-mail: [email protected]
• VENEZIA
Ospedale San Raffaele Arcangelo
Madonna dellʼOrto 3458 - Cap 30121
Tel 041.783111 - Fax 041.718063
E-mail: [email protected]
Sede del Postulantato e dello Scolasticato
della Provincia
• CROAZIA
Bolnica Sv. Rafael
Milosrdna Braca Sv. Ivana od Boga
Sumetlica 87 - 35404 Cernik
E-mail: [email protected]
MISSIONI
• NAPOLI
Ospedale Madonna del Buon Consiglio
Via A. Manzoni 220 - Cap 80123
Tel 081.5981111 - Fax 081.5757643
www.ospedalebuonconsiglio.it
• ERBA (CO)
Ospedale Sacra Famiglia
Via Fatebenefratelli 20 - Cap 22036
Tel 031.638111 - Fax 031.640316
E-mail: [email protected]
• ISRAELE - Holy Family Hospital
P.O. Box 8 - 16100 Nazareth
Tel 00972.4.6508900 - Fax 00972.4.6576101
• BENEVENTO
Ospedale Sacro Cuore di Gesù
Viale Principe di Napoli 14/a - Cap 82100
Tel 0824.771111 - Fax 0824.47935
www.ospedalesacrocuore.it
• GORIZIA
Casa di Riposo Villa San Giusto
Corso Italia 244 - Cap 34170
Tel 0481.596911 - Fax 0481.596988
E-mail: [email protected]
• TOGO - Hôpital Saint Jean de Dieu
Afagnan - B.P. 1170 - Lomé
Altri Fatebenefratelli italiani sono presenti in:
• BENIN - Hôpital Saint Jean de Dieu
Tanguiéta - B.P. 7