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MERCOLEDÌ 15 GENNAIO 2014 ANNO 139 - N. 12
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complementari. Prima dell’adesione leggere la nota informativa, il regolamento
e le condizioni generali di contratto pubblicati sul sito www.uniqagroup.it.
Il presidente e la relazione con Julie: chiarirò prima della visita negli Usa
Il confronto
IL RIFORMISTA
(OBBLIGATO)
dati in %
Previsioni 2014
Stime 2013
ITALIA
Francia
+0,9
Pil
+0,7
-1,6
di MASSIMO NAVA
-0,1
S
+1,9
+2,2 +2,4
+2,4
11,2
11,6 12
12,4
volta per il futuro, ravvedimento tardivo, scatto riformista dettato da necessità e urgenza. Ci sono molti modi d’interpretare il programma di François
Hollande per i prossimi mesi.
Spagna
+0,5
-1,5
+3,3
+4,2
27
26,5
Export
Disoccupazione
Fonte: Fondo monetario internazionale (Fmi)
CONTINUA A PAGINA 36
di ALDO CAZZULLO
e STEFANO MONTEFIORI
«M
omento doloroso».
Ma per il presidente
francese François Hollande la
presunta relazione con l’attrice Julie Gayet è «una questione privata», che risolverà,
dice, prima della visita negli
Usa. E Valérie Trierweiler? «È
a riposo». Hollande poi annuncia la svolta in economia.
CORRIERE DELLA SERA
ALLE PAGINE 2 E 3
Il segretario ricorda che la Idem si dimise. Poi la polemica con Alfano sulle unioni civili
Paure ed eccessi
Attacco di Renzi a De Girolamo
IL DEFICIT
DIMENTICATO
DEI DIRITTI
DI LIBERTÀ
Il Pd alza i toni. Il ministro: rispondo su tutto in Parlamento
di MICHELE AINIS
Matteo Renzi polemizza
con Alfano sulle unioni civili e stigmatizza il comportamento di Nunzia De Girolamo, ministro delle Politiche agricole al centro di polemiche a causa di presunte
pressioni per gli appalti
nella Asl di Benevento. Il
segretario del Pd: la Idem si
dimise. De Girolamo: risponderò in Parlamento.
Il referendum sulla Costituzione
I dati
L’Egitto al voto, undici morti
di CECILIA ZECCHINELLI
I
n Egitto sangue sul primo giorno di voto per il referendum costituzionale. Scontri,
11 morti, arresti. Politicamente, si delinea un successo per Al Sisi e il fronte alleato.
A PAGINA 15 con un articolo di Viviana Mazza
(Nella foto, soldati appostati fuori dai seggi)
CONTINUA A PAGINA 36
di STEFANIA
TAMBURELLO
A PAGINA 5
È nella nuova segreteria democratica
Scandalo spese in Sicilia:
97 indagati, anche Faraone
Piatti d’argento, cene e
viaggi con i fondi dei gruppi parlamentari. Inchiesta
per le «spese allegre» dell’Assemblea siciliana: sono
97 gli indagati per peculato.
Compresi 13 capigruppo.
Coinvolto anche il renziano
Davide Faraone, responsabile del Welfare del Pd: «Lascio la segreteria solo se mi
rinviano a giudizio».
A PAGINA 20 Cavallaro
Ora è il fonico del gruppo: l’accusa è violenza sessuale su ragazzini della parrocchia
Molestie, nei guai l’ex tastierista dei Modà
di LUIGI FERRARELLA
I
l primo braccialetto elettronico dopo la nuova legge scatta a Milano.
Con l’accusa di molestie sessuali su
minori, arresti domiciliari per Paolo
Bovi, fondatore ed ex tastierista dei
Modà, che dal 2005 è passato dietro il
palco come fonico della band seconda nel 2011 e terza nel 2013 al Festival
di Sanremo. Bovi, che con il leader
Kekko fondò la band in un oratorio,
come animatore di una parrocchia è
indiziato di avere molestato nel 2011
quattro ragazzini fra i 13 e i 16 anni.
A PAGINA 18
La Consulta: sì ai governi
Tagli e polemiche
Abu Omar
e segreto di Stato:
Pollari e Mancini
saranno prosciolti
Niente pulizie:
il Veneto costretto
a chiudere
alcune scuole
IL SERVIZIO
di VALENTINA SANTARPIA
A PAGINA 19
D’
Consumi giù
e l’inflazione
è ai minimi
ALLE PAGINE 8 E 9
ANSA / EPA / FOUAD GARNOUSY / ALMASRY ALYOUM
U
non basta la legge elettorale? Innanzitutto la cultura politica: partiti antichi, elettorati pragmatici,
media responsabili. Poi il
monocameralismo: una
sola Camera dà la fiducia
al governo (a questa anomalia italiana pare che finalmente si voglia porre
rimedio, speriamo). Ma,
forse più di tutto, contano
l’investitura e i poteri del
capo del governo. Che
non a caso in Spagna si
chiama presidente del governo, e in Gran Bretagna
primo ministro, e in Germania cancelliere, e solo
da noi presidente del
Consiglio, cioè niente più
che un primus inter pares, un’eredità che ci portiamo dietro dallo Statuto
Albertino.
Da anni è chiaro che
servirebbe invece un primo ministro padrone della sua maggioranza, in
grado cioè di guidarla o di
mandarla a casa se gli si
ribella. Ma finora le necessarie modifiche costituzionali sono sempre
state bloccate dalla diffidenza storica della sinistra nei confronti di ogni
rafforzamento dei poteri
del premier, nel timore
che Berlusconi potesse ritagliare sulla sua figura i
panni di un moderno tiranno. Adesso però Berlusconi è interdetto da Palazzo Chigi, e il nuovo capo della sinistra, Renzi,
non sembra proprio uno
che ha paura di un governo forte guidato da un
leader forte.
Perché allora il tema è
stato completamente abbandonato da tutte le forze politiche? Perché non si
affronta adesso, insieme
al bicameralismo, in questo anno di legislatura che
forse ci resta? C’è un modo
ambizioso di affrontarlo
(forse troppo ambizioso
per il Parlamento attuale)
ed è quello di introdurre
l’elezione diretta del capo
dell’esecutivo.
Domani Sicuro Plus
La pensione integrativa personale,
certa, crescente
nel tempo e
incentivata
+ PENSIONE
fiscalmente.
- TASSE
Hollande: è un momento doloroso
E annuncia la svolta sull’economia
di ANTONIO POLITO
na buona legge
elettorale è ovviamente necessaria per la
tanto agognata
governabilità. Però credere che un sistema elettorale, qualsiasi sistema elettorale, sia anche sufficiente a risolvere il problema è
una grande illusione, nella quale purtroppo stiamo
cadendo di nuovo.
Si dice: se c’è un premio
di maggioranza la sera
delle elezioni si sa chi ha
vinto, e chi ha vinto governa per cinque anni. Ma il
premio di maggioranza
c’era dal 2005, e nessuno
di quelli che lo hanno vinto è poi riuscito a governare per cinque anni, nemmeno nell’epoca del bipolarismo pre-Grillo: Prodi
ha resistito due anni, Berlusconi meno di tre (dall’uscita di Fini in poi il suo
governo era finito).
Rivendichiamo giustamente una legge maggioritaria per un nuovo inizio,
ma tendiamo a dimenticare che quella precedente
non era certamente poco
maggioritaria, è stata anzi
giudicata incostituzionale
proprio perché era ipermaggioritaria. Del resto in
nessuna nazione democratica una buona legge
elettorale basta di per sé a
garantire maggioranze
parlamentari omogenee.
Ai fautori del sistema spagnolo andrebbe ricordato
che Zapatero per due legislature ha governato senza
avere la maggioranza assoluta alle Cortes; ai fautori del collegio uninominale che nemmeno in Gran
Bretagna l’attuale premier
ha ottenuto col voto una
maggioranza a Westminster. E in Germania la Merkel ha stravinto le elezioni, e ciò nonostante ha dovuto fare la grande coalizione con gli avversari
socialdemocratici.
Che cos’è allora che dà
stabilità e governabilità
alla Spagna, alla Gran Bretagna e alla Germania, se
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A PAGINA 23
Molise
Affari e favori
Il pasticcio
del questore
di SERGIO RIZZO
A PAGINA 21
accordo, la legge
elettorale.
D’accordissimo, la
riforma della
Costituzione. E poi il
lavoro, le tasse, la
semplificazione
burocratica. È questa la
nostra corona di spine.
Ma c’è un’altra spina che
ci ferisce il cranio,
un’altra urgenza fin qui
rimasta sotto un cono
d’ombra, a parte qualche
battibecco fra Renzi ed
Alfano: la questione dei
diritti civili. Eppure il
lascito della Seconda
Repubblica non è soltanto
il debito pubblico, o il
debito etico della politica
verso il pubblico. Ne
abbiamo ricevuto in dono
anche un deficit di diritti,
di libertà. Non a caso
tornano adesso in
discussione la legge
Bossi-Fini
sull’immigrazione o la
Fini-Giovanardi sulle
droghe. Leggi
sopravvissute ai propri
artefici, reperti di
un’epoca trascorsa.
CONTINUA A PAGINA 36
2
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
Primo Piano
#
Francia Il presidente e la stampa
Hollande prende tempo
sull’«affaire Julie»
e punta sull’economia
53 miliardi di tagli e 30 di sgravi fiscali alle imprese
Un blogger francese: Gayet aspetta un bambino
Su Le Monde
Tutti gli errori
del capo di Stato
1
All’Eliseo
non c’è
vita privata
L’autorevole quotidiano
francese non dà tregua a
François Hollande. Sul suo
sito Web, dal quale aveva già
lanciato sei domande capaci
di imbarazzare il presidente,
ieri il giornale non ha esitato
ad accusarlo di «leggerezza»
e a sottolinearne i «tre
errori». Il primo è stato
ignorare che «il presidente
della Repubblica non è libero
nella sua vita privata»
per una sorta di
«obbligo professionale»
2
Ignorare
la dittatura
di Internet
Il secondo errore di Hollande
è di non aver compreso
quanto siano cambiati i
tempi rispetto all’epoca dei
suoi predecessori Jacques
Chirac e François Mitterrand.
Il presidente, scrive
«Le Monde», ha pensato
di potersi concedere come
loro una vita parallela,
protetto dal suo ruolo
istituzionale e dal silenzio
dei media. Ma oggi regna la
«dittatura della trasparenza
imposta da Internet»
3
Mettere
a rischio
le riforme
Infine, un grave errore
politico. All’inizio di un anno
scandito da tre importanti
appuntamenti elettorali, che
avrebbe dovuto segnare il
rilancio della sua presidenza
e aprire la stagione delle
riforme, François Hollande
rischia di mandare tutto
all’aria. Qualsiasi cosa dica
d’ora in poi, sottolinea
«Le Monde», il capo dello
Stato «avrà difficoltà a
cancellare gli interrogativi
dei francesi sulla sua
sfuggente personalità»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — Con grande abilità
il presidente della Repubblica
francese François Hollande ha affogato poche parole sull’affare
Trierweiler-Gayet in un oceano di
misure di politica economica —
alcune molto importanti — a favore delle aziende, nel corso di
una conferenza stampa fiume all’Eliseo durata oltre due ore e
mezza, davanti a quasi 600 giornalisti di tutto il mondo.
«Il patto di responsabilità è il
più grande compromesso sociale
degli ultimi decenni», ha detto
Hollande, tornando sull’annuncio fatto il 31 dicembre durante il
discorso di fine anno ai francesi.
Si tratta effettivamente di una
svolta, perché Hollande abbandona la retorica contro il mondo
degli affari inaugurata in campagna elettorale e la politica di alte
tasse alle aziende dei primi 18
mesi di presidenza, per passare a
una nuova fase in cui abbraccia il
principio liberale dell’«offerta
che crea la domanda».
Hollande si è dichiarato per la
prima volta apertamente «socialdemocratico». Mossa che può far
sorridere arrivando da un dirigente europeo nel 2014, eppure
introduce una rottura lungamente attesa rispetto allo statuto del
Partito socialista e all’ala sinistra
della maggioranza. Il patto di responsabilità — riassumibile in
meno tasse alle aziende in cambio
di assunzioni — si articola in
quattro «cantieri»: 1) abbassamento del costo del lavoro, con le
imprese e i lavoratori autonomi
che fino al 2017 non pagheranno
più i contributi familiari, con un
risparmio di 53 miliardi, finanziato con tagli alla spesa pubblica.
Sono previsti anche 30 miliardi di
sgravi fiscali 2) visibilità, dare alle
imprese un quadro fiscale chiaro
3) semplificazione, ossia ridurre
gli oneri amministrativi e burocratici 4) in cambio le aziende dovranno accettare un certo numero
di assunzioni, e un osservatorio
del governo studierà quantità e
qualità dei nuovi posti di lavoro.
Come si vede, siamo molto
Socialdemocratico
Abbandonata la retorica
anti-affari, l’obiettivo è
tornare a produrre: «Sono
socialdemocratico»
lontani dal servizio del settimanale Closer che venerdì scorso ha
travolto la vita del presidente, ritraendolo con il casco, in scooter,
al numero 20 di rue du Cirque per
gli appuntamenti con l’amante
Julie Gayet.
L’esercizio per Hollande era
molto difficile: si è presentato davanti ai media e ai francesi mentre la première dame Valérie Trierweiler è ancora in ospedale, sotto choc emotivo dopo l’uscita del
settimanale. Si può dire che il
presidente abbia superato la prova, concedendo il minimo alle legittime domande sullo scandalo,
ma evitando un rifiuto totale che
avrebbe sconfinato nell’arroganza.
Nel suo discorso introduttivo
Hollande ha evocato la libertà di
stampa, non quanto al gossip ma
a proposito dei quattro giornalisti
francesi ancora ostaggio dei terroristi.
Il presidente dell’associazione
della stampa presidenziale, Alain
Barluet, giornalista del Figaro, ha
avuto come tradizione l’onore di
parlare per primo e, comunque,
ha posto subito la domanda che
pesava come un elefante nella
stanza: «Valérie Trierweiler è ancora la première dame di Francia?».
Hollande ha evocato un «momento doloroso», ha enunciato il
principio che «gli affari privati si
regolano in privato e questo non è
il momento né il luogo per farlo»,
aggiungendo però che risponderà alla domanda prima della visita
di Stato negli Stati Uniti, l’11 febbraio. Poi, «totale indignazione»
ma nessuna causa a Closer, e alla
domanda su come stesse in ospedale Valérie Trierweiler risposta
stringata, senza nominarla: «Si riposa, non dirò altro». Ma nella
notte l’affaire si complica. Il Daily
Mail, rilanciando le indiscrezioni
del blogger francese Le Reel, rivela che Julie sarebbe al quarto mese di gravidanza. La notizia verrebbe da una fonte molto vicina al
presidente e, se confermata, non
lascerebbe più dubbi su chi è la
première dame.
Stefano Montefiori
@Stef_Montefiori
Il giudizio sul Presidente
100%
80%
72%
Negativo
60%
40%
26%
20%
Positivo
0%
2012
2013
2014
Sondaggio condotto in Francia fra il 10 e l’11 gennaio su un campione di 1018 adulti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pubblico e privato Basta un legame affettivo per vivere all’Eliseo, con persone alle proprie dipendenze, come Trierweiler?
Dalle spese ai viaggi, ripensare la première dame
Cancellare il ruolo o istituzionalizzarlo:
adesso le regole andranno cambiate
«Non esiste uno statuto ufficiale»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — Da venerdì, il giorno
della pubblicazione delle foto, il presidente Hollande cerca di ridurre la
relazione non più clandestina con
l’attrice Julie Gayet a una «questione
privata», e lo ha fatto anche ieri, ma
ci sono due aspetti che glielo impediscono: la sicurezza, e lo statuto della première dame.
Per vedere l’amante nell’appartamento a due minuti dall’Eliseo, Hollande è sembrato eludere il suo stesso apparato di sicurezza. Il fotografo
che ha scattato le immagini, Sébastien Valiela, dice «avrei potuto tranquillamente attentare alla vita del
presidente», impugnare un fucile invece di una macchina fotografica. E
infatti, su questo ieri Hollande si è
sentito in dovere di rispondere. Per
negare, certo, ripetendo «da quando
sono presidente la mia sicurezza è
stata sempre garantita, ovunque»,
ma legittimando di fatto i dubbi e il
valore pubblico dell’affaire.
Poi, c’è la questione dello statuto
della première dame: come si può so-
stenere che la vicenda sia solo privata, quando il 6 maggio 2012 Valérie
Trierweiler ha salito assieme a
François Hollande i gradini dell’Eliseo durante la cerimonia di insediamento, e da allora vive nell’ala «Est»
del Palazzo, con appartamenti, uffici,
e ben cinque consiglieri a sua dispo-
Carla Bruni
46 anni, ha sposato Nicolas
Sarkozy quando
era già presidente nel febbraio del 2008
Cecilia Attias
56 anni, è stata
la seconda moglie di Sarkozy
fino al divorzio
avvenuto nell’ottobre del 2007
sizione, a carico del contribuente?
Comunque finisca la storia, sia
Valérie o Julie a vincere, il ruolo della
première dame andrà ripensato: per
cancellarlo del tutto o istituzionalizzarlo, come è il caso negli Stati Uniti.
Per il momento la Francia sta a
metà, e anche questo è fonte degli
imbarazzi di questi giorni. François
Rebsamen è un importante senatore
socialista, sindaco di Digione, sempre vicino a François Hollande: nell’estate 2012 era destinato alla poltrona di ministro dell’Interno, ma si
dice che Valérie Trierweiler si oppo-
Da Parigi a Roma
L’attrice è nominata dalla ministra
nella giuria di Villa Medici
Risvolti romani dell’affaire tra François Hollande e Julie Gayet. L’attriceproduttrice al centro dello scandalo è tra i membri della giuria nominati dalla
ministra francese della Cultura, Aurélie Filippetti (fedelissima di Hollande), per la
selezione dei borsisti 2014 per Villa Medici, la celebre Accademia di Francia a
Roma, ospitata a Villa Medici a Trinità dei Monti. E’ il sito dell’Accademia a
rendere noti i nomi dei nuovi giurati: oltre alla Gayet, Anne Marie Clairet (arti
plastiche), Marie-Agnès Gillot, coreografa e étoile all’Opera di Parigi, Lucia
p
Ronchetti, compositrice. Intanto il settimanale «Oggi» rende noto che la
R
rrelazione tra Hollande e Gayet «è diventata una cosa seria» un anno fa, nel
ggennaio 2013 (a sinistra il nuovo numero oggi in edicola).
se suggerendo invece Manuel Valls, e
venne accontentata. Forse anche per
questa vecchia ruggine Rebsamen ha
detto in questi giorni che «la première dame in Francia è una pratica
antiquata che dovrebbe essere abbandonata», e ieri a Hollande è stato
chiesto se era d’accordo.
«Non esiste uno statuto ufficiale
del congiunto del capo dello Stato,
non è mai esistito», ha risposto Hollande, prima di aggiungere: «Quel
che per me è essenziale, è la trasparenza (brivido di imbarazzo in sala,
ndr). Il che vuol dire che i mezzi devoluti ai congiunti del capo dello Stato devono essere conosciuti e, se
posso dire, il più possibile modesti».
Nel maggio 2013, gli uffici del primo ministro resero noto quanto costa Valérie Trierweiler allo Stato per
la remunerazione dei suoi collaboratori (senza contare viaggi e apparato
di sicurezza): circa 60 mila euro al
mese.
Ma il nocciolo del problema non
sono tanto i soldi, quanto la commistione tra vita privata e pubblica:
Trierweiler vive all’Eliseo e ha persone alle sue dipendenze esclusivamente in virtù di un legame affettivo, personale. Non è Closer ad avere
per primo confuso i piani.
S. Mon.
@Stef_Montefiori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
Primo Piano
La privacy
Lo scoop
Il rischio
La coppia
❜❜
❜❜
❜❜
❜❜
Il dolore
Per me è un
momento
doloroso
ma gli affari
privati si
affrontano
in privato
Il personaggio
Closer
La mia
indignazione
è totale
ma non farò
nessuna
causa a
«Closer»
La sicurezza
La mia
sicurezza è
garantita
ovunque
anche quando
mi sposto a
titolo privato
3
Valerie
Come sta
Valerie?
Si sta
riposando,
non ho altri
commenti
da fare
Ridare fiducia al Paese è un compito al di sopra delle forze di un presidente inseguito dalla maledizione di Strauss-Kahn e Cécilia Sarkozy
Cinismo e amori hollywoodiani
Anche il «budino» si scopre spietato
Soddisfatto di sé, mostra poco interesse per le sorti della compagna
«un uso», «una pratica» che «varia a
seconda dei periodi e delle personalità», e in ogni caso le sue spese devono essere «conosciute, pubblicate
e le meno elevate possibile» (oggi
sono 19 mila euro al mese). Ma
Valérie è ancora in ospedale: come
sta? «Si riposa».
La surreale conferenza stampa era
stata convocata per annunciare la
nuova stagione socialdemocratica.
E’ diventata l’attesa da teatro dell’assurdo di una parola sullo scandalo.
Bloccato per tutto il pomeriggio, il governo al
completo assiste tra
sorrisetti imbarazzati: il
premier Ayrault, il ministro degli Esteri Fabius il cui riporto è ormai ridotto a un simbolico ciuffo, il ministro
degli Interni Valls (un
Sarkozy più bello e meno nervoso). Il presidente si dice consapevole della necessità di
«difendere la serietà
della Repubblica»; fremito in sala; ma sta parlando di Dieudonné, il
comico. Ora esalta «la
Humour francese Una vignetta fatta circolare ieri su
dignità della persona»;
Twitter. Nel testo si legge: Valérie ricoverata. Hollande
ma si riferisce alla nuovuole fermare le uscite notturne. «Bene... quindi, visto
va legge sul fine vita.
che tu sei qui... non ti dispiace se Julie dorme a casa?»
«Ci sono persone maggiorenni che vivono
cessario predatorio e spietato.
una grave sofferenza psicologica...»:
Non una parola sulla salute della qui siamo alle cure palliative. La pasua compagna, portata all’Eliseo e rola «relazione» fa sobbalzare l’uditradita nella garçonnière di fronte. torio: ma intende la partnership
Non una parola sul futuro del loro franco-tedesca. Quando poi evoca
legame. Non una parola, figurarsi, «la responsabilità del capo dello
sulla nuova storia. Valérie Trierwei- Stato», tutti pensano: finalmente ci
ler sarà ancora la première dame? siamo. Invece si discetta dell’interNon si sa, bisogna ancora discuter- vento in Mali e nella Repubblica
ne, ma in privato. Il capogruppo so- centrafricana. E’ la domanda — pacialista al Senato Rebsamen propo- lesemente concordata — del presine di abolire la figura della première dente della stampa presidenziale ad
dame? La première dame non esiste, alzargli la palla: il triangolo con
non è prevista dalla Costituzione; è Valérie e Julie è «un fatto privato»,
DAL NOSTRO INVIATO
che sarà risolto prima del viaggio a
Washington, fissato per l’11 febbraio.
L’opinione pubblica avrà un mese
per interrogarsi su quel che le élites
francesi già sapevano: dietro la maschera da omino di burro, la pappagorgia, la bonomia, Hollande nasconde una personalità tormentata
e un grande interesse, ricambiato,
per le donne. Lo spiegava la madre
dei suoi quattro figli, Ségolène Royal, nelle varie interviste, comprese
quelle rilasciate alla rivale Valérie,
allora giornalista di Paris Match:
«François ha un grande humour. Sa
ascoltare. Con lui non ci si annoia
mai». E Thomas, il primogenito:
«Papà è più arrendevole, mamma
più autoritaria. Papà la domenica va
a fare la spesa, è bravo a fare la costoletta di vitello. Mamma sparecchia». Il rapporto tra i due era stato
descritto in un saggio intitolato «La
Madone et le culbuto»: lei rappresentata come la Vergine, lui come un
Due donne
Valérie
Valérie
Trierweiler
(a sinistra),
48 anni,
giornalista
politica, dal 2007
è la compagna
ufficiale del
presidente. Per
la rivista «Paris
Match» aveva
intervistato
in passato
la socialista
Ségolène Royal,
all’epoca
compagna
di Hollande
Julie
Julie Gayet,
41 anni, attrice
cinematografica.
Nella campagna
elettorale 2012
aveva sostenuto
Hollande con un
video: «Quel
che dice, lo fa»
poltronafrau.com
PARIGI — Eccolo qui, il «budino», il presidente «moscio», il leader la cui normalità confina con la
mediocrità: roseo, truccato, i capelli
tinti, in preda a un’«indignazione
totale» per la fuga di notizie sul suo
amore segreto; eppure ringalluzzito,
quasi compiaciuto di sé, confortato
dalla risalita nei sondaggi e dal rivelarsi al mondo nella sua vera natura
di uomo fascinoso, spiritoso, se ne-
Grantorino,
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pupazzo. Nessuno però è riuscito a
persuaderlo a sposarsi. Oscar Temaru, presidente della Polinesia francese, tentò di organizzare una cerimonia esotica, con le corone di fiori
e tutto; Hollande si tirò indietro, con
lo stesso sorriso imbarazzato di ieri.
La Royal, mai nominata, è uno dei
personaggi-chiave della storia. Rebsamen, l’unico socialista ad aver criticato il presidente, nel 2007 guidava la campagna della prima donna
candidata all’Eliseo. Molti francesi
hanno visto nella Trierweiler
un’usurpatrice, a maggior ragione
dopo il tweet a sostegno dello sfidante che ha battuto la Royal nel suo
collegio e l’ha esclusa dal Parlamento. Da allora Valérie, che si era insediata nell’«aile madame» dell’Eliseo, con un consigliere, un segretario, una segretaria, un autista e una
guardia del corpo, è stata relegata ai
margini della vita pubblica. Julie
Gayet, l’attrice di sette anni più giovane, l’ha allontanata anche dall’intimità del presidente. In campagna
elettorale, Hollande mostrava ai
giornalisti il cellulare su cui arrivavano le telefonate della Trierweiler,
rubricata come «Mon Amour» e definita «donna della mia vita»; purché non si parlasse di matrimonio.
Ieri ha fatto mostra di essere poco
interessato al suo destino. Ha tenuto
però a precisare che la persona del
capo dello Stato non è mai stata in
pericolo, voltandosi verso il ministro dell’Interno, che annuiva enfaticamente.
Valls è l’altro personaggio-chiave. «Non poteva non sapere» è l’accusa. Valérie non l’amava. Si era
espressa contro l’espulsione della
giovane rom Leonarda, decisa dal
ministro. Di sicuro Valls, che sta
maturando con il presidente un rapporto di competizione analogo a
quello che oppose Sarkozy a Chirac,
non ha dato una mano. Domande su
di lui non se ne sono sentite. Rigo-
rosamente tagliata fuori la stampa
anglosassone: quando alla fine l’inviato dell’Associated Press tenta
l’affondo, Hollande risponde che
«in Francia ci sono dei valori. La libertà di stampa è tra questi. Ma lo è
anche il rispetto della vita privata».
L’orgoglio nazionale ritrovato doveva essere al centro della svolta. La
Francia oggi «si denigra, si inquieta,
non ha fiducia in se stessa»; ma «all’estero la considerano la nazione
più fortunata della terra, che ha i
migliori uomini di cultura, che possiede l’arte di vivere»; deve «ritrovare un orizzonte, tornare padrona del
proprio destino». Un compito al di
sopra delle forze di un presidente
che oggi svela una vita erotico-sentimentale da divo di Hollywood e un
cinismo da politico consumato. Una
sorta di maledizione: la caduta di
Strauss-Kahn per uno scandalo ses-
Maschere
Dietro la maschera
da omino di burro,
François nasconde una
personalità tormentata
Allergico alle nozze
Nessuno lo ha mai convinto
a sposarsi. In Polinesia
tentarono una cerimonia
esotica, lui si tirò indietro
suale accaduto non a caso all’estero,
la fuga dall’Eliseo di Cécilia Sarkozy
prontamente rimpiazzata da Carla
Bruni, la pazienza di Bernadette
Chirac amatissima dalla destra. E le
donne di Mitterrand: Danielle che
trovava pace solo nel Chiapas ribelle, la figlia segreta Mazarine oggi romanziera, sua madre Anne Pingeot
conservatrice delle sculture del Musée d’Orsay, comprese le statue dei
simboli della nazione: Giovanna
d’Arco a cavallo, di cui Marine Le
Pen si considera la reincarnazione, e
Marianne con il berretto frigio, ora
adottato dai ribelli che manifestano
contro Hollande.
Aldo Cazzullo
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4
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
5
Primo Piano
Il governo L’economia
Il calo della spesa frena i prezzi, debito record
Carovita all’1,2%, ai minimi 2009. Maxiaumento della tariffa rifiuti, cresciuta del 14%
✒
Conti pubblici e inflazione
La casa all’estero
degli italiani
di ANTONELLA BACCARO
N
on sarà più «in Canadà»,
la casetta dei sogni degli
italiani, ma certo non è
nemmeno più nel nostro Paese,
dove le tasse sulle seconde case
scoraggiano simili scelte.
L’investimento immobiliare
resta il preferito ma è sempre
più all’estero dove nel 2013 le
abitazioni comprate sono state
il 6,3% in più rispetto all’anno
precedente. In un decennio
questo mercato, secondo il
rapporto 2014 di «Scenari
immobiliari», è più che
raddoppiato e un’ulteriore
crescita è prevista anche per
l’anno in corso. Tra gli
europei, gli italiani sono i
secondi acquirenti di immobili
all’estero, dietro i tedeschi, e
davanti a inglesi e francesi. Al
primo posto ci sono i lombardi,
poi i veneti. Dove acquistano?
Sempre di più in Gran
Bretagna e Spagna, stabili gli
Usa, in calo Grecia e Francia.
E, a sorpresa, è forte l’ondata
di acquisti verso la Svizzera
dove, forse complici le norme
più restrittive sui capitali,
qualcuno avrà immobilizzato
liquidità. L’acquisto medio è di
130 mila euro ma aumenta fino
a chi spende più di un milione.
Si acquista per uso diretto,
soprattutto al mare, ma un
quinto compra per trasferirsi
all’estero: in Costarica,
Panama e Santo Domingo.
Paradisi. In tutti i sensi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — I l 2013 si è chiuso
lasciando al nuovo anno
un’inflazione in calo. Ma il raffreddamento dei prezzi è una
notizia da leggere con attenzione e prudenza visto che
l’economia ristagna, non cresce e che i consumi al contrario continuano a diminuire.
Un’indagine della Coldiretti
ipotizza addirittura che quasi
il 70% degli italiani abbia rivisto al ribasso le proprie abitudini di spesa. L’immagine dell’Italia che esce dalle rilevazioni dell’Istat sui prezzi è quella
di un Paese fermo e preoccupato per il futuro. Con la deflazione in agguato, il Paese deve
poi fare i conti con un debito
che, mese dopo mese, macina
inevitabilmente record. Ma
anche quella della ennesima
impennata del debito a oltre 2
mila e 100 miliardi di euro in
novembre, comunicata dalla
Banca d’Italia, è una notizia da
leggere con attenzione.
Iniziamo dai prezzi: in dicembre, dice l’Istat, sono aumentati dello 0,2% rispetto a
novembre e dello 0,7% rispetto a dicembre 2012. Il tasso di
inflazione medio del 2013 è
stato dell’1,2%, in «netta decelerazione» nei confronti del
3% del 2012. In dicembre l’andamento dei prezzi è stato influenzato in molti casi dal periodo festivo come per esempio in quello dei biglietti aerei,
rincarati del 9,2% su base
mensile ma diminuiti dello
0,8% su base annuale. In linea
generale a determinare il ritmo del tasso dell’inflazione
sono stati i rialzi dei prezzi degli alimentari non lavorati, in
particolare della verdura, il recupero della flessione dei prodotti energetici e l’accentuata
contrazione nel settore delle
comunicazioni. Tra i rincari
spicca anche l’aumento dei
Debito delle Amministrazioni pubbliche (in milioni di euro)
Prezzi al consumo (variazioni % tendenziali, al lordo dei tabacchi)
2.200.000
3,0
2.104.068
2.100.000
000
2,4
1,2%
1,8
il tasso
di inflazione
del 2013
1,2
2.000.000
000
0,6
0
1.900.000
000
g
f m a m g
l
a s o n d g
f m a m g
2012
Fonte: Banca d’Italia, istat
Voli, l’aumento del 9,2%
Aumenti record, per il mese
di dicembre, dei prezzi del
trasporto aereo passeggeri
che ha registrato un +9,2%
dovuto essenzialmente a
fattori stagionali. Flessione
dello 0,8% su base annua
l
a s o n
2013
d
paniere di beni delle rilevazioni Istat, emerge il rincaro dei
fiori. I prezzi dei servizi sono
saliti più di quelli dei prodotti
se si fa eccezione di quelli per
la comunicazione (calati del
4,6%) nella media del 2013. In
salita i «pacchetti vacanza» soprattutto nazionali e di montagna (+17,2% su base annua)
mentre sono calati i servizi di
alberghi e motel (-1,5% su base
annua). L’Istat infine segnala
servizi regolamentati, in particolare della raccolta di rifiuti,
salita del 6,4% su base mensile
e del 14% su base annuale. Più
del dato mensile, è
comunque più significativo quello tendenziale o quello med i o . S o t to q u es to
punto di vista a registrare i maggiori rincari sono stati i beni
alimentari, in particolare come si è detto le
verdure — e questo
ha contribuito a far
salire dello 0,5% su
base mensile e dell’1,2% su base annua i
prezzi dei prodotti acquistati con maggiore
frequenza dalle famiglie — il latte fresco, i
crostacei e meno la
carne.
Di contro sono diminuiti
frutta, zucchero e caffè. Nella
media nel 2013 sono aumentati dell’1,7% beni energetici regolamentati (in calo solo negli
ultimi mesi dell’anno). Tra i
beni durevoli, nel diversificato
g
f
m
a
m
g
2012
l
a
2013
s
o
n
d
CORRIERE DELLA SERA
ROMA — Potrebbe slittare la norma del governo per concedere ai
Comuni di aumentare (da un minimo dello 0,1 a un massimo dello
0,8 per mille) le aliquote Tasi, la tassa sui servizi indivisibili.
Nell’esecutivo starebbe maturando la scelta di ricorrere a un decreto
legge piuttosto che a un emendamento, cosicché la norma entri
subito in vigore e consenta ai Comuni di chiudere i bilanci preventivi
entro febbraio. Il primo decreto legge utile potrebbe essere sul piano
casa, previsto in Consiglio dei ministri la prossima settimana.
— è riconducibile principalmente al fabbisogno del mese
(6,9 miliardi) e all’aumento
(11,5 miliardi) delle disponibilità liquide del Tesoro che
hanno raggiunto 59 miliardi,
un surplus di raccolta sui mercati che è stato però in buona
parte assorbito in dicembre
quando il debito dovrebbe,
come sempre, ridursi. L’incremento nei primi undici mesi
dell’anno (114,6 miliardi) ha
riflesso principalmente il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche su cui ha inciso
anche per 12,8 miliardi il sostegno finanziario ai Paesi dell’area dell’euro che dal 2010,
segnalano ancora i dati della
Banca d’Italia, è stato pari a
55,1 miliardi.
Nei primi 11 mesi dell’anno
le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato
sono state pari a 339,1 miliardi
(di cui 31,2 nel mese di novembre), in lieve calo rispetto
a quelle dello stesso periodo
del 2012 (340,7 miliardi).
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Stefania Tamburello
che è L’Aquila la città con rincari tendenziali più elevati
(+1,3%) mentre a Livorno
(-0,2%) ma anche a Palermo,
Venezia e Treviso i prezzi sono
risultati in flessione (-0,1%).
Dall’inflazione al debito
pubblico, che in novembre ha
raggiunto il nuovo massimo
storico di 2.104,1 miliardi,
18,7 miliardi in più di ottobre.
L’aumento — spiega la Banca
d’Italia, che ha diffuso il dato
L’imposta
Aliquote Tasi, ancora sette giorni
L’esecutivo ora pensa a un decreto
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Assicurazioni L’Ania: pesano il costo dei sinistri e la pressione fiscale. Il nodo del risarcimento diretto e la protesta dei carrozzieri
Le compagnie ammettono: Rc Auto più cara d’Europa
Per una polizza un sovrapprezzo medio di 231 euro
ROMA — Questa volta i numeri che
tanto fanno arrabbiare gli automobilisti li forniscono le stesse compagnie
assicurative: in Italia una polizza Rc
Auto nel periodo 2008-2012 è costata
in media 231 euro in più rispetto a
quella dei quattro maggiori Paesi europei: Francia, Spagna, Germania e
Regno Unito. Parliamo di 491 euro,
tasse comprese, contro 278 (+43%).
Prendendo in considerazione le sole
auto, gli italiani hanno sborsato 526
euro, mentre gli altri 291 euro (+45%).
Per le moto siamo a 279 euro contro
150 euro (+46%).
L’Ania (l’associazione delle aziende
assicuratrici) ha reso noti questi dati,
tratti da uno studio commissionato al
Boston Consulting Group, avvertendo
però che «a incidere sensibilmente
sui costi è per il 60% il costo del sinistro». Si tratta di 126 euro in più a veicolo rispetto alla media europea, cui si
aggiungono 52 euro in più di tasse, 23
euro in più per la distribuzione, 6 per i
costi amministrativi e infine solo 6 in
più per il guadagno delle compagnie.
Nello specifico in Italia, secondo lo
studio, i risarcimenti per caso di morte sono quattro volte più alti rispetto
agli altri Paesi (649 mila euro rispetto
a 138 mila degli altri Paesi), più alto
anche il livello del danno patrimoniale a possibili beneficiari(50-60 mila
euro contro 30-40 mila). Ma pesano
anche le frodi che incidono per il 40-
Prezzi medi RcA
Il confronto
Media '08-'12: totale Premi e Tasse,
diviso per il numero dei veicoli assicurati
324
Spagna
media
altri Paesi
234
199
278
+213€
338
n.a.
160
+45%
208
291
Fonte: World Bank, National Insurance Associations, Oanda, Axco, Office of Fair Trading, OCDE, analisi BCG
45% sull’aumento dei prezzi. Segue il
rischio stradale aggravato anche da
comportamenti pericolosi, come
l’uso del cellulare e il non-uso delle
cinture posteriori (le adoperano solo
il 10%), che da solo vale il 25-30% dell’aumento.
Con queste premesse il presidente
dell’Ania, Aldo Minucci, ha criticato la
scelta del governo di non affrontare il
tema del risarcimento danni alla persona nel decreto «Destinazione Italia», che da dicembre è in vigore, ora
in conversione in Parlamento: «Se il
governo vuole che il sistema di garanzie sia alto è legittimo — ha detto Mi-
279
363
357
Francia
Motocicli
526
491
Italia
UK
Germania
Auto
nucci —. Quello che non è legittimo è
farlo pagare alle assicurazioni, perché
questa scelta ricade sui prezzi». Prezzi, che è stato spiegato, nel 2013 sono
scesi del 5% grazie alla riduzione dei
sinistri, con un calo totale dei premi a
settembre del 6,6%.
Il decreto, secondo l’Ania, «presenta una volontà impositiva in tema di
sconti sui premi Rc Auto» quando ad
esempio obbliga la compagnia a proporre un’ispezione preventiva del veicolo in cambio di uno sconto all’assicurato, norma che viene considerata
«contraria ai principi europei di libertà tariffaria» ed è inattuabile per le as-
196
n.a.
+46%
94
Il costo di un contratto
è 491 euro ad assicurato
In Italia il prezzo medio per
l’assicurato Rc Auto è di 491
euro, rispetto a una media
europea di 278 euro. In
particolare per le auto il prezzo
medio è più alto del 45%
Gli incidenti gravano
per 126 euro in più
150
D’ARCO
sicurazioni online, creando una disparità. Allo stesso modo la facoltà di
proporre la «scatola nera» viene legata a un obbligo di praticare sconti,
considerato anche qui inaccettabile.
Ania è contraria anche all’imposizione di sconti minimi nel caso l’assicurato accetti la clausola di divieto di
cessione del diritto di risarcimento, o
all’obbligo di proporre clausole contrattuali, facoltative per l’assicurato,
che prevedono prestazioni di servizi
medici-sanitari con personale delle
compagnie in cambio di uno sconto.
Ma c’è una norma che sta accendendo lo scontro tra compagnie e car-
Il prezzo maggiore della
polizza Rc auto in Italia è
scomponibile in 126 euro in
più per il costo dei sinistri e
52 per le tasse. Seguono
distribuzioni e guadagno
Il danno alla persona
vale 649 mila euro medi
In Italia, secondo lo studio, i
risarcimenti per caso di morte
sono quattro volte più alti
rispetto agli altri Paesi (649
mila euro rispetto a 138 mila
degli altri Stati)
rozzieri, quella sul «risarcimento in
forma specifica», cioè sulla facoltà
dell’impresa di offrire al danneggiato,
al posto del denaro, la riparazione del
veicolo al costo indicato dall’officina
convenzionata con la compagnia. Se
l’assicurato rifiuta la riparazione, la
somma di danaro che gli spetta non
può essere superiore alla stima fatta
per la sua riparazione dalla medesima
officina convenzionata.
Secondo l’Ania, la norma «eleva a
sistema generale una prassi che risulta applicata da decenni: la riparazione
diretta senza anticipo di spesa da parte del danneggiato». La valutazione
delle compagnie è «positiva» ma l’applicazione della norma è complessa e
richiederebbe un regime transitorio
per creare «un sistema efficiente e
moderno».
Ma i carrozzieri di Cna, Confartigianato e Casartigiani protestano perché il decreto «dà alle assicurazioni il
diritto di decidere e liquidare l’ammontare del danno sulla base delle tariffe delle proprie officine convenzionate» che «pur di lavorare, accettano
tariffe inferiori di oltre il 30% rispetto
a quelle approvate dalle associazioni
degli autoriparatori e applicate sul libero mercato». A fronte di questo le
compagnie concedono «una riduzione delle polizze del 5-10%» a seconda
delle zone. Oggi le associazioni dei
carrozzieri terranno l’assemblea generale davanti a Montecitorio mentre
in commissione Trasporti al Senato
Pd e Forza Italia presenteranno una risoluzione congiunta per eliminare la
norma in questione.
Antonella Baccaro
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6
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
Primo Piano
Il governo Il ministro
«Basta accusare l’Europa di ciò che va storto»
Saccomanni: timidi segnali di ripresa. Adesso sostegno alla crescita e al lavoro
«Potremmo ritrovarci nel
nuovo Parlamento comunitario una quota significativa di
partiti antieuropeisti. Potrebbe perfino essere uno “choc
positivo” nei confronti dei politici perché correggano l’attitudine a prendersi i meriti per
tutto ciò che va bene e ad accusare l’Europa per tutto ciò
che va storto». Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni parla in inglese al convegno organizzato dall’Ispi e
quando fa riferimento a un
“welcome choc” sono chiari
significato e registro della frase. Però l’equivoco (anche
strumentale) è in agguato e
poco dopo è necessaria una
nota del dicastero: «È evidente
che si è trattato di una battuta
e di una piccola provocazione
del ministro, che si è rivolto in
tono scherzoso al pubblico di
un convegno. Non è certo una
valutazione politica né tanto
meno un auspicio».
Il ministro, chiamato ieri a
Milano a discutere di euro e
Unione (all’azione del governo
italiano dedica poco più di
una frase a margine: «Non
serve una nuova agenda perché l’attuale è bella chiara»)
non ha dubbi sul fatto che «la
crisi sarebbe stata peggiore se
non avessimo avuto l’euro, le
istituzioni europee e la Bce». E
definisce il numero uno della
banca europea Mario Draghi
«il direttore d’orchestra che
scandisce il ritmo della ripresa». Però proprio sulla ripresa
è cauto, come del resto lo stesso Draghi. Parla di «timidi segnali» che arrivano «dopo un
lungo periodo di consolidamento del debito» e che vanno
sostenuti con politiche «per la
crescita e l’occupazione».
Il ministero dell’Economia
All’Ispi ll ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni
Agenda
❜❜
Al governo
Non serve
una nuova
agenda
perché
quella
attuale è
bella chiara
Il punto centrale, ora, è
questo. «Siamo a corto di tempo»: manca poco alle elezioni
europee e «dobbiamo dare segnali importanti». Il problema
della perdita di credibilità della politica, come conseguenza
della crisi, «è serio»: «Bisogna
lavorare su ripresa e disoccupazione, i due problemi che
hanno la priorità fra le preoccupazioni dei cittadini, e dimostrare di essere in grado di
risolverli bene». «Non sarà un
compito facile» ma nemmeno
«una missione impossibile».
1
2
3
Il caso
Ultimo trimestre, espansione dello 0,3-0,4%
Segnali positivi sono giunti in questi giorni dalla produzione industriale italiana
che, a novembre, ultimo dato disponibile, si è lasciata alle spalle un ciclo negativo
durato oltre due anni e mezzo, con un’espansione su base annua dell’1,4%. Un
dato che, agli occhi degli economisti, appare come una conferma della lenta
ripresa. La produzione dell’industria, settore che vale circa il 20% dell’economia, a
novembre ha segnato un’espansione congiunturale dello 0,3%, in linea con le
attese raccolte da Reuters in un sondaggio tra gli economisti.
di DARIO DI VICO
Un miliardo dalla fattura elettronica
A partire dal primo giugno del 2014 un decreto impone l’obbligo per tutti coloro
che hanno dei rapporti con le amministrazioni centrali di procedere nella
fatturazione secondo uno standard definito e pubblicato sul sito fattura.gov.it. Dal
giugno del 2015, questo obbligo sarà esteso anche per le amministrazioni locali.
Secondo l’osservatorio sulla fatturazione digitale del Politecnico di Milano
l’innovazione dovrebbe portare prudenzialmente a un miliardo di euro di risparmi
appena andrà a regime la nuova procedura.
La frenata dell’inflazione
Il tasso d’inflazione medio annuo per il 2013 è stato pari all’1,2%, in decisa frenata
rispetto al 3,0% che era stato registrato nel corso dell’anno precedente. Lo ha rilevato
l’Istat, confermando le stime e aggiungendo che si tratta del livello più basso dal 2009,
ovvero da quattro anni. Il tasso risulta di due volte e mezzo inferiore a quello dell’anno
precedente. Questo nonostante il mini-rimbalzo di dicembre quando l’indice
nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello
0,2% rispetto al mese precedente e dello 0,7% nei confronti di dicembre 2012.
In questo momento, sottolinea, c’è bisogno di un sostegno più forte da parte dei Paesi più importanti e credo che
questa spinta si verificherà».
Del resto anche in Germania
pesa «l’austerità nei Paesi vicini, che avrà un impatto sul
modello economico della Germania, basato sulle esportazioni. Alla fine qualche riconsiderazione di quel modello
dovrà essere fatta».
Insomma, si può e deve fare
di più a livello comunitario,
anche perché «l’euro non ha
un difetto di fabbrica», ma
creando solo la moneta unica
«siamo solo al primo piano di
un edificio molto alto». E se i
Paesi europei sull’Unione
bancaria hanno compiuto «un
passo in avanti storico» ed «è
in campo un impegno paragonabile a quello impiegato per
l’unione monetaria a Maastricht (molti erano scettici ma
poi si è fatta»), «siamo ancora
in mezzo al processo». «Bisogna pensare a un meccanismo
di sostegno per agire in caso di
crisi estrema e uno dei punti
chiave è che questo meccanismo dovrebbe essere finanziato dai sistemi bancari».
Immediate le reazioni alle
parole del ministro. Si affida a
Twitter Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia:
«Ineffabile Saccomanni: sta
creando le premesse per farsi
cacciare». E il leader di Sel, Nichi Vendola, afferma che Saccomanni parlando di ripresa
dimostra di avere «un’idea
cartacea del Paese».
Sergio Bocconi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tariffe Zaia chiede le autostrade gratuite per il Veneto. «Crescita e libertà»: va pubblicato il testo della convenzione tra Stato e gestore
Pedaggi, sconto del 20% con l’abbonamento
L’ipotesi del ministero delle Infrastrutture per i pendolari. Oggi vertice con l’Aiscat
Tutti tengono le carte coperte
ma alla fine la soluzione di mediazione potrebbe essere uno sconto
del 20% riservato ai pendolari in
possesso di Telepass. Il ministro
dei Trasporti, Maurizio Lupi, ha
convocato per questa mattina l’Aiscat (l’associazione delle concessionarie autostradali, una cinquantina) per verificare la sua
proposta di prevedere tariffe particolari per chi fa un uso frequente
e per lavoro di tratte autostradali.
Un modo per lenire le proteste di
sindacati e lavoratori dopo il blitz
di Capodanno che ha visto entrare
in vigore un aumento medio del
3,9% a fronte di una inflazione
prevista di poco più dell’1%.
La cifra del 20% circola tra gli
addetti ai lavori in virtù di una iniziativa, per ora isolata, dell’Autostrada del Brennero (controllata
dagli enti locali) che, appunto, ha
disposto lo sconto che si può ottenere con un’autocertificazione
scaricabile via Internet e condizionata all’uso del Telepass Family
(tra l’altro di proprietà di Autostrade Spa in regime di monopolio assoluto) tra due tratte che non
si possono modificare. Contro il
caro-pedaggi si è schierato anche
il governatore leghista del Veneto
Luca Zaia, la regione dove si sono
verificate le proteste più forti per il
rincaro tariffario, il quale ha proposto la «gratuità per i pendolari
veneti». Il suo collega di partito e
assessore alla mobilità in Lom-
La vicenda
Gli aumenti
La proposta
Il governo all’inizio dell’anno ha deciso
aumenti tariffari medi del 3,9% delle
autostrade italiane (molto superiore al
tasso di inflazione previsto dell’1%) in
virtù della convenzione tra Stato e gestori
bardia Maurizio Del Tenno ha
chiesto al governo di rivedere tutto il sistema degli aumenti, e
quindi le convenzioni.
Il problema centrale, che verrà
affrontato oggi nel confronto tra il
ministro e i concessionari, è capi-
Il paradosso
dei bus milanesi
appaltati
ai polacchi
La Lega
Il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi ha
proposto di introdurre pedaggi scontati
per i pendolari. E oggi al ministero
incontrerà i rappresentanti dell’Aiscat.
Possibile un bonus del 20%
re chi paga lo sconto. I privati
(Auostrade Spa di Atlantia controlla oltre il 50% del traffico) si
appelleranno alla convenzione
per la definizione delle tariffe che
non prevede agevolazioni. In pratica ai concessionari andrà bene
Lega all’attacco. Il governatore del Veneto
Luca Zaia ha proposto pedaggi gratis per
i pendolari mentre l’assessore lombardo
alla mobilità Maurizio Del Tenno chiede di
rivedere il sistema tariffario
qualsiasi bonus per i lavoratori
purché a ripianare il mancato incasso sia il ministero del Tesoro. E
qui probabilmente il ministro Lupi cercherà di arrivare a un compromesso anche se di difficile attuazione almeno per i privati quo-
Bruxelles
Barroso, la crisi
non è finita
«La recessione è alle spalle»
ma «la crisi non è finita»
perché la disoccupazione è
troppo alta e le imprese, a
cominciare dalle Pmi che non
hanno i finanziamenti
necessari per gli investimenti.
È il quadro che José Manuel
Barroso ha dipinto davanti al
Parlamento europeo tirando
il bilancio del semestre di
presidenza lituana.
tati in Borsa. Per i concessionari
delle autostrade nuove grane in
arrivo.
Il movimento «Crescita e Libertà» (nato due settimane fa su Facebook conta già 2.300 aderenti
tra avvocati, magistrati, consiglieri di Stato, imprenditori etc) oggi
a Milano raccoglierà un centinaio
di firme per costringere i ministeri competenti, l’Anas e l’Autorità
dei trasporti a fornire il testo della
convenzione con le società autostradali con cui si determinano le
tariffe e gli aumenti. Per Giuseppe
Valditara, animatore dell’iniziativa, ex senatore finiano del Pdl e
docente di diritto pubblico, esiste
il «diritto di accesso ai documenti
in questione garantito da due sentenze del Tar del Lazio». Secondo
Valditara l’aumento medio del
3,9% accordato dal ministro Lupi
è stato fatto «in modo furbesco e
poco trasparente ed è nostro diritto vederci chiaro».
Roberto Bagnoli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La notizia è di quelle che muovono
l’applauso di liberalizzatori ed europeisti: a
Milano l’Atm ha indetto una gara per
l’acquisto e la manutenzione di 85 nuovi
autobus e hanno prevalso, a sorpresa, i
polacchi della Solaris. Poco conosciuti dal
grande pubblico i vincitori sono un
competitor continentale di tutto rispetto
che si sono aggiudicati già altre piccole gare
in Italia (in Emilia e in Sardegna) e hanno
prevalso in sfide più impegnative in
Germania (Berlino, Stoccarda e Amburgo).
Verrebbe immediatamente da pensare che i
polacchi si sono affermati perché, grazie al
differenziale garantito dal basso costo del
lavoro, hanno potuto fare un prezzo
straordinariamente basso e fuori dalla
portata dei concorrenti italiani
(BredaMenarinibus e Iveco). E invece no,
all’apertura delle buste l’offerta più
vantaggiosa per il compratore era quella
della Menarini, che però deve aver
esagerato. Volendo vincere a tutti i costi
una gara considerata strategica e avendo
paura della competitività di prezzo dei
polacchi ha presentato un’offerta che la
commissione ha giudicato «anomala» e
«non credibile». E di conseguenza ha
squalificato
l’azienda italiana
Il concorrente del gruppo
Esclusa l’italiana Finmeccanica
assegnando la
Menarini:
vittoria a Solaris.
l’offerta era
I bus servono per
troppo bassa
l’Expo e dovranno
essere consegnati
entro il 31
dicembre 2014 e appartengono alla nuova
categoria Euro6. In teoria la commessa è per
250 vetture ma è garantito solo l’acquisto
della prima tranche (finanziata al 45% dalla
Regione Lombardia), per il resto si vedrà.
Con queste caratteristiche si può capire
come la gara sia stata considerata dai vari
concorrenti (ai nastri di partenza c’erano
anche i tedeschi della Man e della
Mercedes) di assoluto valore
internazionale, eppure la conclusione ha
del paradossale. E vivrà di una coda
giudiziario-amministrativa visto che la
Menarini, pur con i tempi ristretti in
calendario, ha intenzione di chiamare in
causa il Tar anche perché il sindacato
sembra premere in questa direzione.
Portando a casa la commessa milanese
l’azienda saturerebbe l’impianto di Bologna
che conta 300 dipendenti di cui 90 in uscita.
Per onor di cronaca va detto anche che il
30% delle componenti necessarie per
fabbricare i bus viene dalla Turchia. La
commissione giudicatrice era composta da
esperti interni all’Atm e si è trovata di
fronte a un rebus. Breda si era offerta di
produrre una vettura a 181 mila euro più 46
mila di richiesta per il contratto di
manutenzione quinquennale. Totale 228
mila, ottenuto comprimendo al massimo i
costi della fabbricazione e raggiungendo
l’utile previsto dalla normativa antidumping sugli appalti con un più
remunerativo contratto di service. I
polacchi hanno invece l’operazione
opposta: hanno chiesto 228 mila euro per
bus e proposto un prezzo di 32 mila per la
manutenzione. Si sono tenuti più alti nel
primo caso e hanno compresso ogni
margine di guadagno nel secondo. Totale
dell’offerta 260, un prezzo nettamente
superiore a quello della Breda. Ma la
commissione ha giudicato i 181 mila euro
come «un’anomalia tecnica» e ha proceduto
alla clamorosa estromissione nonostante i
buoni rapporti che legano Atm al gruppo
Finmeccanica e che avevano tratto in
inganno le riviste specializzate, pronte a
scommettere che gli italiani si sarebbero
portati a casa l’appalto dei bus per l’Expo.
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Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
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Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
Primo Piano
La maggioranza La polemica
Caso De Girolamo, Renzi evoca le dimissioni
Il sindaco: da Idem stile diverso. Il Pd ascolterà e poi vedrà, tocca a Letta decidere
Franceschini: risponderà venerdì. Dal ministro mandato ai legali a tutela della privacy
Caso Premafin
Milano, agli atti
una telefonata
Alfano-Ligresti
MILANO — C’è anche una telefonata
tra il ministro dell’Interno, Angelino
Alfano, e Salvatore Ligresti agli atti
dell’inchiesta milanese su Premafin
per aggiotaggio. L’ingegnere già
presidente onorario di Fonsai —
arrestato nell’ambito del filone
torinese dell’inchiesta sul falso in
bilancio del gruppo — mostra
rapporti stretti con l’attuale
vicepremier. Le telefonate si
riferiscono a giugno 2011, in un
periodo nel quale i Ligresti stavano
cercando di salvare il gruppo con un
aumento di capitale da 450 milioni,
finito poi sotto la lente degli
inquirenti. Allora Alfano era
ministro della Giustizia nel governo
Berlusconi. Con Ligresti parla al
telefono il 28 maggio per accordarsi
su una cena all’hotel Villa Pamphili a
Roma. I due poi accennano a un
appartamento — verosimilmente
nella palazzina ai Parioli di Fonsai e
che ha visto come inquilini molti big
della politica — che probabilmente
Ligresti aveva promesso in affitto ad
un collaboratore del ministro.
Alfano: «Lei è con sua moglie o è
solo?» Ligresti: «No io... c’è mio
figlio, mia figlia, mia moglie non c’è
perché è dovuta rimanere a Milano».
Ministro: «Se vuole che io venga da
solo se no io sono con mia moglie e
con un amico». Ligresti: «No, no da
solo, quanti siete perché ho fatto fare
un tavolo grande quindi più siete e
meglio è». Ministro: «Ma... suo figlio
scusami suo figlio non doveva uscire
con la Geronzi con Mezzaroma e
tutti gli altri». «Si, e va bene mio
figlio anche se non c’è non è un
problema. Poi verranno dopo (...)
Ma se avete degli amici potete
portarli qui il tavolo è grande».
Alfano: «Siamo io mia moglie e
questo mio amico che era nostro
ospite (...) non avevo altra
organizzazione se non dare
ospitalità a questo amico caro con
cui ci troviamo» E Ligresti: «Ma
anche i vostri amici quelli lì che
devono venire». Alfano: «Quelli
ancora a Milano sono se lei non gli
dà la casa non possono venire qua».
Ed entrambi ridono alla battuta.
Nulla di penalmente rilevante nella
conversazione, che risale peraltro a
un periodo nel quale non era nota
l’inchiesta del pm milanese Luigi
Orsi. La familiarità con Alfano
emerge anche in una telefonata del 3
giugno 2011 tra Ligresti e il
consulente Alberto Alderisio.
Riassume la Guardia di Finanza di
Milano: «I due parlano della nuova
nomina di Alfano (a segretario del
Popolo delle libertà, ndr) e Alderisio
gli dice che gli avrebbe fatto piacere
conoscerlo perché è una persona che
stima moltissimo. L’ingegnere gli
dice che quando vuole andarlo a
trovare glielo dice. Alderisio gli dice
che sarebbe una cosa utilissima per
il suo lavoro». Nei brogliacci
compare anche una chiamata con
Annamaria Cancellieri, futuro
ministro della Giustizia, storica
amica dei Ligresti, per un incidente
occorso al marito.
Fabrizio Massaro
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ROMA — «Il ministro De Girolamo? Il ministro Josefa Idem
si è dimessa dimostrando uno
stile profondamente diverso da
lei». Matteo Renzi non la manda
a dire. La dice, semplicemente, il
segretario del Pd parlando del
caso del ministro delle Politiche
agricole che in queste ore sta
mettendo in subbuglio il Parlamento. E, di conseguenza, il governo.
È lineare, Matteo Renzi: «Sul
ministro De Girolamo deciderà
il premier Letta. Noi ascolteremo quello che ha da dire, poi vedremo». Ma intanto è proprio il
gruppo del Pd che alla Camera
sta spingendo perché il ministro
di Ncd venga a riferire in aula.
Un’interpellanza parlamentare (prima firma del renziano Michele Anzaldi) è stata depositata
ieri, per la quale il ministro De
Girolamo dovrà rispondere a
Montecitorio, probabilmente
già venerdì prossimo. «Il ministro spieghi quali siano state le
motivazioni che hanno determinato il suo intervento poco
trasparente nelle specifiche
questioni», scrivono i deputati
del Pd, riferendosi alla bufera
che ha travolto il ministro di
Ncd in questi ultimi giorni.
Più morbida la posizione del
ministro pd Dario Franceschini:
«La ministra De Girolamo risponderà venerdì in Parlamento. Le forze politiche decideranno dopo averla sentita. Non si
può fare giustizia sommaria: al
momento non è indagata, siano
in presenza di una registrazione
abusiva. Il modo migliore è
aspettare il suo intervento in
Parlamento».
È finita nel mirino per via delle pressioni indebite per gli ap-
Al governo
Nunzia De
Girolamo,
ministro per le
Politiche
agricole, al Colle
il 28 aprile al
giuramento del
governo Letta.
Deputata del
Nuovo
centrodestra,
ha 38 anni
(Ansa)
palti nella Asl di Benevento, il
ministro delle Politiche agricole.
Ma davvero il ministro Nunzia De Girolamo non è indagata?
I deputati del Movimento 5 Stelle non ci credono e pretendono
chiarezza. La pretendono dal
ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri: «Mandi gli
ispettori nella procura di Benevento per verificare se il ministro delle Politiche agricole risulta iscritta nel registro degli
indagati», scrivono in un’interrogazione a prima firma Alfonso
Bonafede i deputati del M5S,
mentre dai banchi di Sel rivendicano di essere stati loro i primi
a tirare fuori lo scandalo nella
Asl di Benevento.
Basta leggere un’interrogazione a risposta scritta inviata al
ministero della Salute, datata 17
giugno 2013 e firmata dal deputato campano di Sel Arturo Scotto. Denunciava una gestione di
malaffare dell’appalto del servizio 118 da parte del direttore generale della Asl Michele Rossi,
indicato come persona vicino al
Le registrazioni
Dagli atti dell’inchiesta sulla
Asl di Benevento emergono
alcune intercettazioni che
riguardano Nunzia De
Girolamo, che non è indagata.
Sono registrazioni fatte di
nascosto da un ex dirigente
della struttura, indagato, nel
2012 a casa del futuro
ministro, allora deputata e
coordinatrice locale del Pdl
ministro delle Politiche agricole.
Intanto i deputati di Ncd, prima firma Enrico Costa, hanno
presentato al ministro un’interpellanza urgente per chiedere
«come intenda tutelare non solo la sua immagine ma anche le
basi dello Stato di diritto nei
confronti del soggetto che si è
reso responsabile delle registrazioni abusive di cui è stata
vittima».
Nunzia De Girolamo ieri ha
dato mandato ai suoi avvocati,
Gaetano Pecorella e Angelo Leone, di predisporre un esposto
da inviare alla magistratura di
Benevento e al garante per la
protezione dei dati personali
«per la captazione di frasi illecite registrate abusivamente in
un colloquio al quale partecipava lei allora deputato». Di più: il
ministro Nunzia De Girolamo
chiede di chiarire le responsabilità di tutti coloro che «con atti e fatti gravemente lesivi della
mia privacy hanno tentato di ledere la mia immagine e la mia
onorabilità».
Lo scandalo, infatti, è venuto
fuori per via di registrazioni effettuate durante un incontro
nella casa del padre del ministro.
Una circostanza che scandalizza
il ministro per le Riforme di Ncd
Gaetano Quagliariello.
Dice, il ministro Quagliariello: «Credo che il caso De Girolamo ponga un tema di più ampia
portata, che investe la civiltà
stessa di un Paese e la possibilità per gli italiani di vivere in una
società diversa da quella descritta nel film “Le vite degli altri”, dedicato alla Germania dell’Est».
Alessandra Arachi
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L’inchiesta I colloqui tra l’accusatore Pisapia e il manager Rossi
In Procura altre registrazioni
Gli incontri di potere nella Asl
Il direttorio e gli scenari di nuovi filoni di indagine
NAPOLI — L’inchiesta sulla sanità a
Benevento potrebbe avere a breve nuovi scossoni. E non ci sarebbe da stupirsi perché non si tratterebbe della prima
improvvisa impennata dell’indagine
del pubblico ministero Giovanni Tartaglia Polcini. Quanto finora emerso del
lavoro investigativo che il sostituto del
procuratore capo Giuseppe Maddalena
ha affidato al Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, guidato
dal colonnello Luca Lauro, è il risultato
di un percorso investigativo che si è
sviluppato nell’arco di un anno e mezzo, con fasi di intensa attività e altre di
apparente inerzia, o, forse meglio, di
attesa che gli eventi maturassero.
Quel lavoro ha portato all’incriminazione per truffa e malversazione dell’ex direttore amministrativo della Asl
di Benevento Felice Pisapia, il cui ricorso contro il provvedimento del gip che
lo obbliga a non lasciare Salerno (città
in cui risiede) è stato esaminato ieri
dalla decima sezione del Tribunale del
riesame di Napoli. Il difensore di Pisapia, l’avvocato Vincenzo Regardi, ha
depositato la trascrizione di altre registrazioni che il suo assistito fece durante le riunioni cui partecipò prima di
lasciare l’incarico. Già nei giorni scorsi
era emerso il contenuto di alcune delle
registrazioni raccolte da Pisapia: quelle
fatte durante le riunioni convocate dall’attuale ministro delle Politiche agri-
La vicenda
cole (all’epoca dei fatti solo deputata
pdl) Nunzia De Girolamo, e in cui era
presente abitualmente, tra gli altri, anche il direttore generale della Asl, Michele Rossi. Le riunioni in cui De Girolamo dava direttive sull’affidamento
della gestione del bar interno all’Ospedale Fatebenefratelli, o su come assegnare l’appalto del servizio 118. Riunioni che nell’ordinanza in cui dispone
la dimora coatta per Pisapia, il gip Flavio Cusani paragona a un «direttorio
politico partitico costituito al di fuori
di ogni norma di legge» che «si occupava in funzione di interessi privati e di
ricerca del consenso elettorale, con
modalità a dir poco deprimenti e inde-
Fuorilegge
Il gip Flavio Cusani parla
di un consesso «politico
partitico al di fuori
di ogni norma di legge»
Informativa
È nell’informativa della
Guardia di finanza, non negli
atti dell’inchiesta, che si legge
quello che il ministro diceva
corose, di ogni aspetto della gestione
della Asl».
Nelle trascrizioni depositate ieri
(che non sono tutte quelle raccolte da
Pisapia) non ci sarebbero invece registrazioni di quelle riunioni, ma di incontri a due tra il direttore generale e
l’ex direttore amministrativo, che avevano come argomento i mandati di pagamento per alcune ditte fornitrici della Asl di Benevento. Un argomento sul
quale i due manager si sono spesso
scontrati, come emerge dalle deposizioni di Pisapia, ma anche dalla memoria che il legale di Rossi, l’avvocato Roberto Prozzo, ha preparato per il giudice del lavoro in vista della causa civile
intentata dalla Asl contro Pisapia.
Davanti al Riesame, quindi, non si
discuterà di quello che faceva il «direttorio» — e non sarebbe stato possibile
perché le udienze hanno regole precise
— ma solo della posizione di Pisapia. E
le trascrizioni dei suoi incontri con
Rossi sarebbero funzionali, secondo la
linea difensiva, a dimostrare che non
commise reati nella gestione amministrativa dell’azienda sanitaria.
Ma se nuovi filoni di indagine saranno avviati dalla Procura di Benevento, non dovrebbero più riguardare
soltanto Pisapia, né gli altri funzionari
e impiegati che compaiono insieme all’ex manager nel fascicolo su cui è al lavoro Polcini Tartaglia.
Le frasi
I colloqui, poi diffusi dai mezzi
di informazione, riguardano
anche affari e appalti.
«Facciamogli capire che un
minimo di comando ce
l’abbiamo! Mandiamogli i
controlli e vaff...», dice la De
Girolamo parlando
dell’Ospedale Fatebenefratelli
di Benevento, dove il bar è
amministrato da anni da uno
zio del ministro. Altri discorsi
riguardano un bando per il
118 e la sede di un ufficio Asl
Il caso politico
Anche se il ministro De
Girolamo non è indagata, il
caso ha ripercussioni a livello
politico. Il Pd presenta
un’interpellanza alla Camera e
le chiede di riferire Aula:
«Spiegazioni necessarie».
Solidarietà dal suo partito, il
Nuovo centrodestra, che
presenta una sua interpellanza
per difendere il ministro. Lei,
intanto, accusa un «linciaggio
mediatico senza precedenti»
Le indagini
Il legale dell’ex dirigente
dell’Asl Vincenzo Pisapia ha
depositato ieri le trascrizioni
di altre conversazioni
registrate (in particolare
colloqui tra Pisapia e il
direttore generale della
struttura, Michele Rossi). Il
ministro delle Politiche
agricole ha dato mandato ai
suoi legali di presentare un
esposto per violazione della
privacy per le registrazioni
effettuate «abusivamente»
Un fascicolo che ha già una lunga vita alle spalle, se si considera che il primo esposto di Rossi contro Pisapia arrivò in Procura il 20 giugno 2012, e un
altro ne fu presentato il successivo 7
ottobre. La richiesta di provvedimenti
cautelari (per Pisapia e altri) del pm al
gip è invece datata 19 dicembre 2013, e
l’ordinanza viene emessa il 23.
In quattro giorni l’inchiesta ha subito quindi una impennata decisiva,
mentre i diciotto mesi precedenti sono
serviti al magistrato e agli investigatori
per raccogliere il materiale a sostegno
della tesi accusatoria nei confronti di
Pisapia e degli altri indagati.
Tutto il resto, «direttorio politico
partitico» compreso, non è entrato
nell’inchiesta, ma solo in una informativa alla Procura della Guardia di Finanza, protocollata il 12 dicembre
2013, in cui si dà conto in sintesi del lavoro di trascrizione di due registrazioni — una di 116 minuti e l’altra di 130
— fatto dai consulenti tecnici incaricati dal pm. È in queste poche pagine che
si legge quello che De Girolamo diceva
durante le riunioni con Pisapia, Rossi e
il direttore sanitario Mino Ventucci, e
con due persone totalmente esterne alla Asl ma vicinissime all’allora deputata: il suo portavoce Luigi Barone, e l’avvocato Giacomo Papa. «Relativamente
ad alcune vicende degne di approfondimento, sono tuttora in corso di svolgimento specifiche investigazioni che,
allo stato, non hanno evidenziato fattispecie penalmente rilevanti a carico
dei soggetti coinvolti», scriveva il colonnello Lauro. Era il 12 dicembre. È
passato un mese, qualcosa potrebbe
essere cambiato e qualcuno dei «soggetti coinvolti» ora o a breve potrebbe
anche essere indagato.
Fulvio Bufi
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Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
Primo Piano
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Firenze Matteo Renzi, 39 anni,
stacca manifesti abusivi(Biagianti)
La strategia La diretta su Twitter: sulle riforme da Ncd un clamoroso passo indietro
Il leader attacca a tutto campo:
«Subito ius soli e unioni civili»
Il segretario incalza il governo: basta figuracce come sull’Imu
ROMA — Matteo Renzi torna in diretta
su Twitter, si scusa per la mezz’ora di ritardo e poi tira giù un burrascoso torrente
di parole che rischiano di sommergere Palazzo Chigi. «È il nostro governo e dobbiamo incalzarlo, ma basta figuracce come
quella dell’Imu». Per lui affermare che
l’esecutivo «ha fatto poco è un eufemismo» e per chiarire il concetto lancia
l’hashtag «no marchette». E Nunzia De Girolamo? Per lui deve lasciare: «La Idem si è
dimessa...».
La tregua (armata) con Enrico Letta è a
rischio, tanto che domani il premier potrebbe non andare alla Direzione nazionale. A sera il leader prova a placare le acque,
giura che lui con Letta non ha «mai litigato» e definisce «stucchevole il giochino
del chi logora chi». Il problema è che adesso il segretario prende di mira Alfano:
«Quanto staremo al governo con Ncd? Il
tempo necessario a fare approvare anche a
loro lo ius soli e le unioni civili alla tedesca». Incalza, avverte, mette il vicepremier
bruscamente alla prova: «Se non vogliono
più fare le riforme costituzionali ce lo dicano, ma sarebbe una sorpresa».
Costi della politica
La sferzata ai privilegi dei
politici: «Perché i sottosegretari
devono viaggiare in auto blu?
Vadano a piedi»
Le curiosità
All’incontro con i senatori
il segretario sbaglia l’ingresso
1
«Perché sono così elegante? Vado
a divertirmi con i senatori...». Renzi
scherza, ma poi sbaglia l’ingresso del
Senato e invece di entrare a Palazzo
Madama si infila a Palazzo Giustiniani.
Lo scambio di pronostici
sul vincitore di «Masterchef»
2
«Chi deve vincere Masterchef?». Il
segretario lo chiede al suo portavoce,
Filippo Sensi. Il quale, grande esperto
di «food», risponde pronto: «Rachida».
E Renzi: «Ora sento Cracco...».
L’attacco è a tutto campo. Investe la
squadra, minaccia l’accordo di maggioranza, riaccende i dissidi interni ai democratici. «Proponiamo agli altri un patto
che tenga insieme legge elettorale, revisione del Senato e Titolo V» risponde sul
social network, legando la riforma del sistema di voto alla riscrittura della Carta. E
se a Palazzo Chigi temono che il segretario
voglia il voto, lui tranquillizza Letta: «Ci
mettiamo almeno un anno...». Ma subito
torna all’attacco e si dice «veramente colpito» dal «clamoroso passo indietro» di
Alfano: «Se Ncd dice no a una delle nostre
tre proposte, apre un problema». A farlo
arrabbiare è stata l’idea di tagliare da 315 a
210 il numero dei senatori: «Non condividiamo la proposta di Ncd. Per noi va tolta
ogni funzione elettiva». E ancora, con un
aggettivo non proprio affettuoso agli alleati di Ncd: «Per me il Senato non deve rimanere in piedi... Questi che dicono sì,
eliminano le cose e poi le tengono lì, non
pensino di far finta che noi non ce ne accorgiamo». Renzi ancora non sceglie fra i
tre modelli di legge elettorale che ha indicato, ma si dilunga in difesa di quell’«ispanicum» che piace a Berlusconi: «A noi
vanno bene tutti e tre, ma lo spagnolo garantisce governabilità e impedisce le larghe intese». E quando un oppositore lo
provoca chiedendogli se manderebbe sua
figlia ad Arcore e come pensi di fare una
legge elettorale con il Cavaliere, lui si irrigidisce: «Spero per lei che le abbiano spiegato la differenza, ma non credo».
È un nuovo, insidiosissimo fronte. Ancor più del rimpasto, «vecchio e stantio».
Renzi spazza via sospetti ed elucubrazioni:
«Piacerebbe ai grillini che il Pd si mettesse
in una sorta di compro-baratto-vendo di
poltrone... Ma non ci caschiamo. Il premier può chiedere opinioni ai partiti, ma
la scelta sui propri collaboratori spetta al
capo. Se pensa che alcuni ministri non stiano andando bene, fa benissimo a cambiarli». Il leader aspetta di sentire come,
nell’aula della Camera, De Girolamo spiegherà i fatti della Asl di Benevento e, su
quella base, i democratici prenderanno
una posizione unitaria: «Niente processi
in contumacia». Ma il punto che gli sta
cuore è questo, è prendere distanze da un
problema che non ritiene suo: «La domanda va fatta a Letta, che non mancherà di
prendere posizione in modo rapido». Come a dire che tocca al premier decidere, al
premier assumersi la responsabilità di
chiedere al ministro un passo indietro. E
Cancellieri? «Per me doveva lasciare e non
ho cambiato idea». Gli chiedono se non tema la «trappola» del Letta bis e lui, sferzante: «Il mio obiettivo non è stare col fiato sul collo a quelli del governo, c’è di meglio per me». Dove il «quelli» è rivolto a
Letta e ai suoi ministri. Ma quando gli
chiedono di Napolitano lui prontamente
lo difende: «Non si tocca». Tagliente, battagliero, a tratti ironico risponde ad oltre
cinquanta domande, senza schivare le più
antipatizzanti e spesso cavalcando l’onda
dell’anti-politica: «Perché i sottosegretari
devono viaggiare in auto blu? Vadano a
piedi».
Nel Pd il clima è tesissimo. A sera, mentre il leader incontra i senatori, Gianni Cuperlo riunisce i suoi deputati. Ci sono i dalemiani, i bersaniani, i «giovani turchi» di
Orfini e c’è anche Stefano Fassina. Che fare?
Dialogare con i renziani o dar vita a una corrente di minoranza? La riunione è stata nervosa, complessa e non ha sciolto il nodo.
Monica Guerzoni
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Il ministro La titolare dell’Agricoltura non pensa di lasciare. Boccia: «Mia moglie non è indagata, sono certo della sua correttezza»
Lei si difende: risponderò a tutto, ma in Parlamento
ROMA — Una giornata
passata in trincea, tra le mani
i quotidiani che parlano e
parlano di lei, gli occhi sulle
news della televisione, i collaboratori che le trasmettono
i dispacci di agenzia. Notizie
che sono tutto tranne che
rassicuranti. Ma Nunzia De
Girolamo non molla.
Il ministro per le Politiche
agricole ieri ha chiamato gli
avvocati per difendere il rispetto della sua privacy e si
sta preparando per affrontare
il suo discorso più difficile:
quello al Parlamento. Al suo
Parlamento.
Non teme. Non sembra temere: «Sono pronta a rispondere», dice il suo eloquio assertivo di sempre. Poi ribadisce: «Sono pronta a rispondere su tutto quello che mi
verrà chiesto. Lo farò in Parlamento, per il rispetto che
ho per le Camere».
Lo va dicendo dal primo
giorno, il ministro Nunzia De
Girolamo. Ma lo ha ripetuto
ieri, ignorando le pressioni
forti di una parte del suo Parlamento e, soprattutto, la
stoccata del segretario del Pd
Matteo Renzi che la invitava a
riflettere sull’ipotesi di dimissioni, prendendo esem-
pio da quanto fatto dal ministro del Pd, Josefa Idem.
Ma no, Nunzia De Girolamo non sta pensando di lasciare la poltrona del dicastero delle Politiche agricole:
vuole spiegare le sue ragioni
in Parlamento. E vicino a lei
ha il conforto del marito,
Francesco Boccia, che non è
soltanto un deputato ma è un
esponente di punta del Partito democratico, il partito che
in queste ore la sta mettendo
più in difficoltà.
«Mia moglie non è indagata e sono certo della sua correttezza», ha detto Francesco
L’ex segretario pd
Bersani,
prosegue
la lunga degenza
tra tv e giornali
PARMA — Un po’ di zapping alla tv, un’occhiata ai giornali («Ma
senza esagerare») e la vicinanza della moglie Daniela e delle figlie
Elisa e Margherita. Prosegue secondo la tabella di marcia il ricovero
di Pier Luigi Bersani, 63 anni, nel reparto di neurochirurgia, in
regime semi intensivo, dell’ospedale Maggiore di Parma dopo
l’intervento a cui è stato sottoposto il 5 gennaio scorso per
un’emorragia cerebrale. Le condizioni dell’ex segretario del Partito
democratico vengono definite «stabili» e i forti mal di testa di cui
ancora soffre rientrano nella norma in casi come questi. Bersani è
uscito dalla terapia intensiva domenica, a una settimana
dall’intervento. Resta in vigore il divieto di ricevere visite, ad
esclusione dei familiari. Non è ancora stato deciso quando Bersani
potrà lasciare il regime semi intensivo per passare alla normale
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degenza.
Boccia uscendo ieri sera da
Montecitorio. Prima ai microfoni dei cronisti Boccia
non ha dimenticato di confermare «il massimo rispetto
per la magistratura», ma ha
anche voluto ricordare che finita tutta la storia «ciascuno
risponderà ai magistrati di
ciò che ha fatto». Già: finita
tutta la storia. Ma quando finirà questa storia? E come finirà?
Stasera torna dal Messico il
presidente del Consiglio Enrico Letta e sarà lui il primo
scoglio del ministro delle Politiche agricole: la lascerà arrivare a spiegare alle Camere
le sue ragioni? O inviterà il
ministro De Girolamo alla
stesso passo indietro al quale
invitò il ministro Josefa Idem,
finita nel tritacarne per qualche migliaia di euro di Imu
non pagato?
Al.Ar.
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Lo stratega dei 5 Stelle
Casaleggio a Roma
per la resa dei conti
con i dissidenti
MILANO — Un viaggio — stavolta
annunciato — e una (possibile) resa
dei conti. Oggi a Roma sbarca
nuovamente Gianroberto Casaleggio.
Lo stratega del Movimento è nella
capitale per incontrare i
parlamentari, affrontare con loro i
prossimi appuntamenti dei Cinque
Stelle (legge elettorale, impeachment,
forse riforma della comunicazione),
ma la visita — a meno di 48 ore dagli
attacchi dei senatori dissidenti nei
suoi confronti — può segnare anche
lo strappo definitivo con gli
«aperturisti». Di sicuro, Casaleggio
vedrà deputati e senatori suddivisi in
base alle commissioni di cui fanno
parte in incontri di una mezz’ora
l’uno: un modo per focalizzare
l’attenzione sui singoli temi e
progetti di legge. E per avere
Sul blog L’intervento di Aldo Giannuli sulle motivazioni della Consulta
l’occasione di un faccia a faccia anche
con molti pentastellati. Impossibile
che non si parli degli affondi dei
dissidenti, che non sembrano
arretrare minimamente dalle loro
posizioni. Anzi,ieri Luis Alberto
Orellana ha rincarato la dose,
attaccando Casaleggio proprio al
cuore del sistema del Movimento. «Ci
sono piattaforme già disponibili,
qualcuna è nota — ha detto il
senatore in un’intervista a Radio24
—. Purtroppo ci si sta incaponendo
su una che risulta inadeguata, perché
c’è la gestione di uno staff poco
trasparente i cui membri non sono
noti, le cui decisioni calano in
maniera sorprendente. E in questo
caso del voto sul reato di
clandestinità, in maniera anche
inadeguata». Una presa di distanza
netta, che oggi verrà probabilmente
discussa. Così come al centro
dell’attenzione ci sarà anche il
cambio di strategia comunicativa per
i parlamentari. L’ipotesi allo studio
prevede non più una divisione per
Aule come è stato finora, ma per aree
tematiche. L’obiettivo è focalizzare
l’attività sui progetti senza rischio di
sovrapposizioni tra deputati e
senatori. E a dare l’idea che nel
Movimento si respiri sempre più aria
di campagna elettorale e una nuova
attenzione verso i media è
testimoniato dall’ingresso nello staff
pentastellato a Roma di Silvia
Virgulti, che si occuperà di «lingue,
public speaking, gestualità».
Emanuele Buzzi
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10 Primo Piano
Le riforme Il confronto
Legge elettorale all’ultimo bivio
Ma i partiti marciano ancora divisi
Il relatore Sisto: sentenza dolce, la Consulta lascia discrezionalità
La Nota
di Massimo Franco
Parole di stabilità
contraddette
da sospetti incrociati
F
ormalmente arrivano segnali di stabilità. Ma di fatto sono bilanciati e
perfino superati da quelli di precarietà. Matteo Renzi sostiene che le
sue proposte di riforma dovrebbero
tranquillizzare Enrico Letta «perché ci mettiamo almeno un anno». In parallelo, però, il segretario del Pd fa sapere che il suo partito manterrà l’alleanza col Nuovo centrodestra solo fino
all’approvazione di due leggi, sull’immigrazione e sulle unioni civili, particolarmente indigeste ad Angelino Alfano. Continua a trattare con
Forza Italia attraverso il canale del fiorentino
Denis Verdini, plenipotenziario berlusconiano.
E, pur dicendo che il problema è del premier,
lascia filtrare una preferenza per le dimissioni
del ministro Nunzia De Girolamo, nella bufera
per una storia di appalti.
Non bastasse, Renzi annuncia che «si apre un
problema» perché il Nuovo centrodestra ha risposto alla sua ipotesi di abolizione del Senato
entro un anno, con una proposta di riforma. Il
segretario del Pd la bolla come un «passo indietro». E respinge qualunque prospettiva di un
rimpasto, perché a suo avviso diventerebbe
«una grande lotta di poltrone» nel suo stesso
partito. In realtà, il problema è che vorrebbe un
cambio di ministri
così radicale da rischiare una crisi. InLe incognite
somma, per quanto
Il gioco a 360
si parli di nuovo sistema elettorale in
gradi di Renzi
dirittura d’arrivo doaumenta
po le motivazioni
le incognite
della sentenza della
anche per lui
Corte costituzionale,
le incognite rimangono.
Le prospettive di un compromesso tra Pd
renziano e Silvio Berlusconi sembrano fatte su
misura per destabilizzare palazzo Chigi. Di certo acuiscono il nervosismo del gruppo di Alfano. Le voci di un incontro tra i due nelle prossime ore si vanno infittendo. E il sospetto di uno
scambio riforme-voto anticipato, per quanto a
oggi appaia azzardato, continua ad aleggiare.
Un’intesa tra i due significherebbe dare corpo a
una maggioranza diversa da quella di governo;
e mostrare Letta in bilico.
Il premier aveva detto che «naturalmente»
l’intesa andava cercata in primo luogo nella
maggioranza. Ma non sembra così pacifico. E FI
dice e fa scrivere che se c’è accordo BerlusconiRenzi si può andare alle urne subito. Eppure,
dietro la marcia a tappe accelerate verso il «sì» a
una delle tre proposte avanzate dal vertice del
Pd, sonnecchia il dubbio che la Consulta abbia
restituito ossigeno ai nostalgici del sistema
proporzionale. Il segretario risponde all’obiezione di non avere ancora ufficializzato la legge
voluta dal suo partito, spiegando che lo farà solo quando l’accordo sarà certo: segno che nutre
qualche perplessità.
Rimane da capire se sarà davvero stipulato; e
con quali conseguenze, perché il problema non
sono le soluzioni tecniche ma i loro contraccolpi sui partiti e sulla legislatura. Il colloquio dell’altro giorno di Renzi col capo dello Stato ha
sciolto le incognite solo parzialmente. Con un
certo candore, ieri il leader del Pd ha risposto a
chi gli chiedeva se Giorgio Napolitano voglia
dimettersi: «No, Napolitano aspetta le riforme.
Dopo anni di chiacchiere finalmente ci siamo».
Non tutti, però, sono convinti che l’epilogo sia
davvero vicino. Muoversi senza ancorarsi a una
maggioranza può aumentare gli imprevisti.
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ROMA — La «sentenza dolce
della Corte», per usare le parole
del relatore della legge elettorale,
Francesco Paolo Sisto (FI), lascia
una «discrezionalità condizionata» alla politica nella scelta di
uno dei tre modelli proposti da
Matteo Renzi: modello spagnolo, sostanzialmente maggioritario, con tutela forte per i partiti
locali; Mattarellum, maggioritario per il 75% e proporzionale per
il 25%; doppio turno di coalizione, proporzionale al primo turno, che al ballottaggio diventa
maggioritario chiedendo all’elettore quale delle prime due
minoranze deve governare e
mutuando il sistema per l’elezione dei sindaci. Bene, davanti alle
tre opzioni, che hanno il placet
della Corte, i principali partiti
(Pd, FI, M5S, Ncd) procedono
ancora ognuno per la sua strada.
Le posizioni dei partiti
Renzi non scopre la carta che
ritiene vincente: «Faremo la nostra proposta solo quando il risultato sarà certo». E rilancia sul
pacchetto «legge elettorale+abolizione del bicameralismo+riforma del Titolo V della Costituzione (rapporto Stato-Regioni-Comuni): «Noi proponiamo agli altri un patto che tenga insieme
tutto questo». Si vedrà. Ma un
indizio lo fornisce il professor
Roberto D’Alimonte, molto
ascoltato dal sindaco di Firenze,
secondo il quale «il modello spagnolo pone problemi anzitutto
politici perché non vedo come
possa accettarlo Alfano, così come i montiani e l’Udc... Dipende
dalla capacità di Renzi di riuscire
a mettere insieme Alfano e Berlusconi. Se Renzi sarà costretto a
scegliere tra i due la cosa si complica».
Lo spagnolo, infatti, ha un potenziale maggioritario implicito
che tiene fuori dal Parlamento i
partiti sotto il 20%. La controprova la danno, da fronti diversi,
il ministro Gaetano Quagliariello (Ncd), secondo il quale la Corte ha rafforzato il doppio turno, e
Gianclaudio Bressa (Pd): «Il
doppio turno è l’unico che assicura la governabilità e mette al
riparto da profili di costituzionalità». Invece, Renato Brunetta
(FI) tifa per lo «spagnolo» o il
Mattarellum corretti in senso
maggioritario, affermando che
«la Corte ha bocciato il doppio
turno». Rimane l’incognita di
Grillo che non ha formulato proposte, anche se tifa per il Mattarellum.
I proporzionalisti
Gli ex dc Giuseppe Fioroni
(Pd) e Pino Pisicchio (Cd) spingono per il proporzionale puro,
magari alla tedesca, ma i renziani
già hanno alzato le antenne: «Temo che la Consulta riaccenda antiche pulsioni proporzionaliste
che sarebbero la tomba della po-
Le tre opzioni
Il modello dei sindaci
Una delle ipotesi indicate
da Matteo Renzi è il
doppio turno di coalizione
dei sindaci: chi vince
ottiene il 60% dei seggi e
il restante 40% è diviso in
maniera proporzionale tra
chi perde
Il modello spagnolo
Prevede 118 piccole
circoscrizioni e un premio
di maggioranza del 15%
da attribuire alla lista
vincente. Ogni
circoscrizione elegge un
minimo di quattro e un
massimo di cinque
deputati
Mattarellum corretto
Si prevedono 475 collegi
uninominali e il 25% dei
collegi rimanenti
andrebbe ripartito con
un premio di
maggioranza del 15% e
un «diritto di tribuna»
per i partiti più piccoli
La decisione della Consulta
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
4
Dicembre
La sentenza La Corte
costituzionale dichiara
illegittimo il Porcellum:
gli effetti giuridici
decorrono dal deposito
delle motivazioni
litica», dice l’ex dalemiano Nicola Latorre.
Il premio di maggioranza
La Corte, di fatto, ha detto che
modelli già sostanzialmente
maggioritari (spagnolo e Mattarellum) non potrebbero essere
appesantiti con un premio che
rischia di mortificare il principio
di rappresentanza in ossequio
alla governabilità. Tuttavia, il
professor Francesco Clementi,
anche lui ascoltato da Renzi, dice
che il premio previsto, che si
vorrebbe per la quota proporzionale del Mattarellum, «non sarebbe un vero e proprio premio
ma solo un riequilibrio in senso
maggioritario, di segno opposto
rispetto a quello previsto nel ‘93
quando fu varato il Mattarellum.
Quindi ammissibile alla luce
della decisione della Corte».
Le simulazioni
Alla Camera circola un documento riservato secondo il quale
lo «spagnolo» e il Mattarellum
sarebbero incapaci di produrre
una maggioranza di governo alla
Camera anche se corredati di un
premio. La simulazione sui risultati delle ultime politiche darebbe questi risultati con lo
«spagnolo»: Pd 200 seggi (invece
degli attuali 292), M5S 197
(108), Pdl 161 (97), Sc 28 (45),
Lega 18 (18), Sel 6 (37), Fratelli
d’Italia 1 (9), Svp 4 (5), altri 1 (0).
Analogo il discorso sul Mattarellum che favorisce l’aggregazione
in coalizioni: Pd-Sel-Cd 223 seggi (di cui 39 grazie alla quota
proporzionale); Pdl-Lega 250
seggi (36 con il proporzionale),
M5S 119 (48), Sc 22 (20), Svp 3.
Sul doppio turno non sono possibili simulazioni perché al ballottaggio vanno le prime due coalizioni e poi vince chi ottiene
anche un solo voto in più. Il Tg3,
infine, ha prodotto una simulazione sul proporzionale puro col
quale si voterebbe in assenza di
una nuova legge: con questo sistema oggi Pd, Ncd e Sc non
avrebbero la maggioranza. Neanche alla Camera.
Resta in vigore
il proporzionale
1
Una soglia minima
per il bonus di seggi
La legge elettorale che
rimane in vigore è «un
sistema proporzionale
depurato del premio di
maggioranza», scrive
la Consulta. Che dovrà
poi essere integrata,
visto che il listino
bloccato è stato
bocciato, «in modo da
consentire un voto di
preferenza». La
normativa in vigore è
«idonea a garantire il
rinnovo dell’organo
elettivo». Finché il
Parlamento non
cambierà la legge
2
Per i giudici il premio di
maggioranza del
Porcellum è «una
grave alterazione della
rappresentanza
democratica» perché
non è subordinato a
«una soglia minima di
voti». Trasforma «una
maggioranza relativa
di voti, potenzialmente
anche modesta, in una
maggioranza assoluta
di seggi». Per essere
legittimo un premio
deve prevedere una
soglia minima ed
essere ragionevole
Dino Martirano
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Il costituzionalista Barbera: la Consulta non esce bene da questa vicenda. Per il sindaco c’è un assist
«La Corte ha esteso i suoi compiti
Tutte legittime le tre proposte pd»
ROMA — Professor Barbera, e
adesso, dopo le motivazioni della
Consulta, cosa succede alla legge
elettorale?
«La palla ritorna al Parlamento. E
con le regole fissate dalla Corte. Le Camere rimangono libere di scegliere il
sistema ritenuto più idoneo ma devono in ogni caso consentire agli elettori
di “pronunciarsi” sui candidati e di evitare premi di maggioranza al di là di
una soglia ragionevole. Deve, cioè , esserci un equilibrio ragionevole fra il
principio di rappresentatività e la possibilità per il Parlamento di esprimere
una maggioranza e un governo».
Quali sistemi elettorali sono possibili allora ?
«La sentenza è un assist per Renzi
che, se coglie la palla, può così evitare
un estenuante dribbling. Tutte e tre le
proposte avanzate dal segretario del Pd
infatti sono legittime in base a quanto
scritto dalla Consulta. Vale a dire il cosiddetto sistema “spagnolo”, con l’aggiunta del “premio” del 15%, che affida
l’effetto selettivo dei candidati alla ridotta dimensione dei collegi. Poi, il secondo, il Mattarellum rivisitato, che
non prevede un premio — sbaglia chi lo
dice — ma l’espansione del 75% di maggioritario uninominale e la corrispondente riduzione della quota proporzionale. Infine, il terzo (il cosiddetto “sindaco d’Italia”) che fa scegliere agli elettori con un doppio turno la coalizione
vincente».
Alla Camera sono riprese le audizioni in Commissione di voi costituzionalisti. Sembra di assistere alla
classica fatica di Sisifo.
«All’inizio della mia audizione ho
detto ai miei ex colleghi parlamentari
che eravamo riuniti nella stessa Aula in
cui ben 31 anni prima, in sede di commissione Bozzi, avevamo cominciato a
discutere di legge elettorale, in particolare della proposta De Mita-Ruffilli. Roberto Ruffilli ci ha lasciato la vita: in Italia si muore per le riforme! Quando si è
cominciato a discutere alcuni dei presenti erano ai primi vagiti. Ho detto anche che l’Italia deve chiudere in fretta
queste pagine se vuole ricominciare a
crescere».
Prima la legge elettorale o la riforma del bicameralismo che è una riforma costituzionale?
«Mi rendo conto che alcuni possono
puntare alla riforma elettorale subito
❜❜
Il futuro
❜❜
I dubbi
Le Camere restano libere Le preferenze escluse
di scegliere il sistema
anche dal Mattarellum
Chi è
Giurista
Augusto
Barbera, 75 anni,
professore
ordinario di
Diritto
costituzionale
all’Università di
Bologna. Ex Pci
poi Pds, è stato
deputato dal ‘76
al ‘94 e ministro
per i Rapporti col
Parlamento nel
‘93, governo
Ciampi, per
quattro giorni
per andare presto alle urne ed altri invece alla contestualità fra le due riforme
per allungare i tempi del governo e della
legislatura, ma sarebbero giochetti non
più tollerabili. La riforma del bicameralismo è necessaria. E se si vuole votare
subito la legge rimasta in piedi c’è: il
proporzionale puro come nella Prima
Repubblica, comprese le preferenze, per
effetto della sentenza della Corte».
La Corte è rimasta nei limiti delle
sue competenze ?
«La Corte non ne esce bene da questa
vicenda: ha esteso al massimo i propri
compiti, sia facendo discutere un ricorso di assai dubbia ammissibilità, sia
ampliando oltre misura i suoi poteri di
intervento creativo. Con questa sentenza la Corte reintroduce ad esempio le
preferenze che erano state escluse anche
dalla legge Mattarella e non solo da
quella Calderoli. C’era stata infatti una
chiara indicazione del legislatore in
senso contrario, sulla base di un referendum popolare. E persino — questo
lascia sbigottiti — introduce le preferenze per il Senato che non ne ha mai
avute, dalla fondazione della Repubblica. Non meno imbarazzante è poi la facoltà concessa al governo di dare attuazione alla sentenza con norme regolamentari, scavalcando l’obbligo della riserva di legge in materia elettorale ».
M. Antonietta Calabrò
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Primo Piano 11
Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
13
Gennaio
Le motivazioni I 15
giudici della Consulta
depositano il testo,
composto da 26 pagine,
con le motivazioni
della sentenza
Il retroscena Franceschini: quel sistema piace a molti, ma pochi lo dicono
Sulle mosse del segretario pd
la mina del proporzionale
e la ragnatela premier-Alfano
Contatti con Verdini, presto con Berlusconi
Scegliere i candidati
Liste solo se piccole
3
4
Il Parlamento eletto
con la legge dichiarata
incostituzionale è
legittimo. «Le Camere
sono organi
costituzionalmente
necessari» e non
possono «cessare
di esistere». Prevale
«il principio
fondamentale della
continuità dello
Stato». Il principio di
retroattività vale solo
«per i rapporti tuttora
pendenti», precisa il
testo della Consulta
ILLUSTRAZIONI DI ROBERTO PIROLA
Le liste bloccate del
Porcellum sono
illegittime. Diverso è il
caso di «altri sistemi»
con «liste bloccate
solo per parte dei
seggi» o con «un
numero di candidati
talmente esiguo da
garantirne l’effettiva
conoscibilità». Insieme
ai collegi uninominali e
alla preferenza, sono
possibili quindi liste
bloccate piccole
(modello spagnolo) o
per quote parziali di
seggi (Mattarellum)
Il Parlamento
è legittimo
ROMA — La Corte costituzionale ha
aperto il vaso di Pandora, ha ridestato
gli animal spirit proporzionalisti, che —
dopo esser rimasti incatenati per vent’anni — si sentono di nuovo forti, rilegittimati dalla legge elettorale «varata»
dalla Consulta. «Questa legge piace a
molti, anche se in pochi lo dicono»,
spiegava ieri mattina con tono preoccupato il ministro democratico Dario
Franceschini ai dirigenti del suo partito,
avvertendo del rischio che questa area
— trasversale in Parlamento — possa
«mettere delle zeppe sul percorso della
riforma. E se ci riuscissero, avremmo le
larghe intese per sempre». Non è chiaro
se il rappresentante del governo abbia
parlato direttamente con Matteo Renzi,
di sicuro il leader del Pd era già conscio
del pericolo, se è vero che di buon mattino ha contattato Denis Verdini, insospettito dal titolo di apertura del Giornale: «Senza più alibi. Ora si può votare». Come dire: la legge elettorale c’è.
«Denis, non è che il tuo ha già cambiato
idea?», ha chiesto Renzi. «No, no, Matteo», ha provato a rassicurarlo il plenipotenziario di Silvio Berlusconi, che sta
lavorando sul modello spagnolo.
Ma il capo democrat ha fiutato la puzza di bruciato che viene dal campo forzista, dove i sostenitori del sistema «scritto» dalla Consulta non hanno atteso per
uscire allo scoperto. Basti pensare al
modo in cui Saverio Romano ha criticato pubblicamente l’attacco del capogruppo Renato Brunetta alla sentenza
della Corte, «se non altro perché mesi fa
ho presentato una proposta di legge che
ricalca proprio le motivazioni con cui è
stato abrogato il Porcellum», ha spiegato l’ex ministro del centrodestra. L’outing è appena iniziato. «Il punto è — secondo Romano — che il quadro politico
sta mutando. Di questo passo si andrà a
votare nel 2018, altro che 2015». E giusto per alimentare il clima di reciproci
sospetti, il deputato azzurro ha aggiunto
sorridendo: «Andate a vedere cosa succede nel Pd. Massimo D’Alema manda a
dire a Renzi di non fidarsi di Berlusconi.
Come se la colpa fosse del Cavaliere...».
Ecco un assaggio di cosa potrebbe accadere a scrutinio segreto alla Camera sulla legge elettorale. Ecco perché Franceschini non si stanca di ripetere a Renzi
che «serve trovare un’intesa nella maggioranza».
Il segretario del Pd fa mostra di opporsi a quella che considera «la ragnatela» di Enrico Letta e Angelino Alfano.
Perciò prosegue con la sua tattica movimentista, e si appresta a una serie di colloqui nella speranza che siano risolutivi.
Il confronto con Verdini potrebbe essere
stato il preludio a un prossimo contatto
con il Cavaliere. Ma sarebbe davvero un
rendez vous risolutivo? Potrebbe mai
Renzi siglare un patto con Berlusconi
senza scatenare l’inferno nel Pd? Di più,
in questo modo, si potrebbe assumere la
responsabilità di mettere in crisi la maggioranza che sostiene il governo? Alfano
lo attende al varco. «La fase del dettato
L’avvertimento
Il vicepremier e leader di Ncd: la
sentenza della Corte
costituzionale rende
i ricatti politici meno forti
Le barriere
Nella legge uscita dalla
Consulta rimarrebbero le
soglie minime dell’8% in
Senato e del 4% alla Camera
l’abbiamo superata in prima elementare», avvisa il vice premier, che dopo la
sentenza della Consulta ha più margini
di azione: «E siccome ci dicono che vogliamo rallentare, al contrario di altri
noi abbiamo già presentato le proposte
di legge sulla riforma del lavoro e sulla
riforma del Senato. Dunque, siamo
pronti a sederci per trattare, se gli altri
sono pronti».
Il fatto è che la sentenza della Consulta ha prodotto due novità: una tecnica e
una politica. La prima sfata il mito del
proporzionale puro, perché il modello
che emerge dalla Corte prevede ancora
regole severe per i partiti che si vogliono
presentare al voto: uno sbarramento alto per entrare in Parlamento (8% al Se-
nato, 4% alla Camera) e un tetto minimo
del 10% per le stesse coalizioni. La seconda novità, è che la riforma — potendo già essere applicata — «rende i ricatti
politici meno forti», sottolinea il leader
del Nuovo centrodestra. Tradotto da Fabrizio Cicchitto vuol dire che «o c’è
un’intesa di maggioranza o si rischia di
andare al voto con queste regole». Più
chiaro di così... Per questo l’appuntamento tra Renzi e Alfano potrebbe essere imminente. Il chiarimento servirebbe
anche per regolare il gioco di maggioranza.
Ad Alfano è chiaro che il leader del Pd,
per mettere pressione su Ncd, ha aperto
la sfida sul fronte del governo. L’affondo
sul ministro De Girolamo è evidente,
«ma su di lei toccheranno duro», ha anticipato il vice premier durante una riunione di partito, nel corso della quale gli
era stato chiesto di passare all’attacco
degli «sfascisti»: «Non si può consentire
a Renzi quello che non è stato consentito neanche a Berlusconi». «Se continueremo a tenere i nervi saldi e se continueremo a bipolarizzare il confronto con il
Pd — ha risposto Alfano — si potrà arrivare all’accordo». Un accordo dove incrociano riforma della sistema di voto,
patto di governo e rimpasto, che Renzi
— secondo i dirigenti di Ncd — vorrebbe intestare solo a Letta, alimentando in
caso contrario la guerriglia quotidiana,
che porterebbe allo stallo. «Intanto non
dovremo replicare alle provocazioni»,
ha commentato Alfano: «Poi aspettiamo
di sapere quali proposte farà».
Perché Renzi, dopo essersi intestato
la regia sulla legge elettorale e dopo aver
dettato tempi strettissimi alla soluzione
del rebus, dovrà offrire a breve una soluzione. Ed è chiaro che il segretario del
Pd gioca al momento sulla difensiva, avvertendo che terrà coperte le sue carte
«fino a risultato certo». Magari domani
potrà ancora farlo davanti alla direzione
del Pd, ma in Parlamento il presidente
della commissione Affari costituzionali
della Camera, Sisto, è lì che aspetta:
«Ora che la Consulta si è espressa, serve
l’intesa politica su un testo base per lavorare». L’intesa però al momento non
c’è, e non c’è nemmeno un testo.
Francesco Verderami
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In Messico Il premier vuole che Renzi, Alfano e Monti si impegnino in prima persona. La garanzia: una firma o magari una foto
Letta e il patto di governo: i leader ci mettano la faccia
Termina la missione in Messico
Il rilancio delle liberalizzazioni
DAL NOSTRO INVIATO
CITTÀ DEL MESSICO — La
«conferencia magistral» al ministero degli Esteri riguarda le
relazioni fra Italia e Messico.
Nell’ultimo giorno dall’altra
parte dell’Atlantico Enrico Letta
torna su un tema a lui caro, le liberalizzazioni: «Sono parte —
dice — di un percorso che necessita impegno. Da voi impegno si dice “compromiso”: in
spagnolo è una bella parola, in
italiano non tanto». Una battuta, ma anche il segnale di come
il premier non voglia rimanere
schiacciato tra chi lo tira da una
parte e dall’altra. Sta ascoltando
tutti per costruire il percorso
che nei prossimi giorni porterà
al rimpasto e al nuovo contratto
di coalizione, il programma di
governo per il 2014. Ma alla fine
a decidere vuole essere lui, sen-
za compromessi. E senza il gioco del tira e molla con Angelino
Alfano e soprattutto con Matteo
Renzi.
Non è un caso che per tutta la
sua visita messicana si sia sottratto ad ogni contatto diretto
con i giornalisti italiani. Fatto
inconsueto per lui, e scelta ben
precisa. Letta non vuole inseguire il Rottamatore che ogni
giorno, anche se segretario del
partito di maggioranza, lo incalza dall’esterno. E vuole che Renzi metta la faccia nel nuovo contratto di coalizione, insieme a
lui e agli altri leader della maggioranza come Angelino Alfano
e, forse, Mario Monti. Cosa voglia dire metterci la faccia si vedrà, anche perché sui contenuti
il lavoro è ancora in alto mare.
Potrebbe essere una firma o addirittura una foto. Un modo per
suggellare il patto, per condivi-
dere le responsabilità di quello
che accadrà nei prossimi mesi.
E soprattutto per provare a mettere fine al doppio ruolo di Renzi, azionista di maggioranza del
governo come segretario del Pd
ma anche primo a metterlo sotto pressione.
Operazione non facile e infatti nel governo la preoccupazio-
ne è forte. Sottotraccia il Pd di
Renzi continua a chiedere la testa del ministro dell’Economia
Fabrizio Saccomanni, che ieri ha
fornito nuovi argomenti con la
sua battuta sulla vittoria dei
partiti nazionalisti come «choc
salutare» per l’Europa. Parole
che hanno spinto Letta a sottolineare la necessità di avere «lea-
La missione
Il presidente del Consiglio
Enrico Letta, 47 anni, con
il ministro degli Esteri
messicano José Antonio
Meade, 44, ieri a Città del
Messico, nell’ultimo
giorno della missione
del premier
(Afp)
der politici che sostengano la
necessità di più Europa». Ma il
Pd non molla la presa nemmeno
sul ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, per la quale
a suo tempo lo stesso Renzi aveva parlato di dimissioni. E nelle
ultime ore sarebbe partita la carica anche verso Enzo Moavero,
considerato troppo morbido nei
confronti dell’Ue e dei suoi rigidi paletti. Il vero nodo, però, è
quello di Nunzia De Girolamo. Il
Nuovo centrodestra ha fatto sapere di non voler cedere. Secondo Alfano il caso del ministro
alle Politiche agricole non è altro che la testa di ariete che Renzi vuole usare per far cadere il
governo e andare al voto. Un allarme fatto arrivare con una telefonata che ha raggiunto il premier qui in Messico. E un altro
ministro aggiunge: i renziani
stanno solo cercando un alibi
per aprire la crisi. Il caso De Girolamo è il primo della lista.
Lorenzo Salvia
[email protected]
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La vicenda
Nel 2005
Cambia la legge,
via libera
al Porcellum
Il 21 dicembre 2005 viene
approvata una nuova legge
elettorale con i voti della
maggioranza della Casa delle
libertà (Forza Italia, An, Udc,
Lega Nord). Viene modificato
il sistema di voto precedente,
per tre quarti maggioritario,
in favore di un modello
proporzionale corretto, a
coalizione, con premio di
maggioranza e liste bloccate
senza possibilità di
esprimere preferenze
Il sistema
Le tre elezioni
e la richiesta
di referendum
Il Porcellum ha regolato tre
elezioni politiche: nel
2006 vince il centrosinistra
guidato da Romano Prodi,
nel 2008 prevale il
centrodestra di Silvio
Berlusconi e nel 2013 si
determina una situazione di
stallo che apre la strada al
governo «di larghe intese».
Nel 2009 si sono tenuti tre
referendum abrogativi per
modificare la legge: nessuno
dei tre ha ottenuto il quorum
del 50% più uno
La decisione
I cittadini
ricorrono
in Cassazione
Nell’autunno del 2009 alla
Corte di Cassazione viene
presentato il ricorso di 27
cittadini contro la presidenza
del Consiglio e il ministero
dell’Interno per denunciare
l’incostituzionalità
del Porcellum. Il testo
indica diversi profili di
«irrazionalità» della legge,
a cominciare dal premio
di maggioranza alla Camera
«senza una soglia minima
di voti». Lo scorso 17 maggio
la Cassazione ha accolto
il ricorso dei cittadini
Lo stop
La bocciatura
definitiva
della Consulta
Lo scorso 4 dicembre la Corte
costituzionale ha bocciato il
Porcellum. In particolare,
sono state giudicati
incostituzionali le liste
bloccate e il premio di
maggioranza, una
«alterazione — ha scritto la
Corte nelle motivazioni —
degli equilibri istituzionali».
«Resta fermo che il
Parlamento può sempre
approvare nuove leggi
elettorali, nel rispetto dei
principi costituzionali» ha
precisato la Consulta
12 Primo Piano
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
I partiti Il caso
L’agenda della Kyenge sulla «Padania»
Tutti contro la Lega: «Intimidazione»
Salvini: la faremo dimettere. E Bitonci: favorisce la negritudine
MILANO — «Qui Cécile
Kyenge». A pagina 19 della Padania compare la nuova iniziativa del Carroccio nei confronti
della ministra all’Integrazione:
la pubblicazione dei suoi appuntamenti pubblici, con bella
rilevanza. Per dire: gli eventi
organizzati dalla Lega occupano un solo colonnino. Quelli
della ministra di origine congolese, il doppio. Per suggerire
ai militanti di andare a compiere azioni di disturbo? Ma quando mai: «Noi offriamo un servizio ai lettori della Padania
che sono curiosi e vogliono andare ad ascoltare il ministro:
non c’è mica scritto “Andate a
picchiare la Kyenge”» . Dice il
segretario Matteo Salvini che
osserva come «gli incontri so-
no pubblici, pubblicati sul suo
sito. Quindi non vedo il problema nel pubblicarli».
L’iniziativa si trasforma in
caso. Cécile Kyenge questa volta fa un po’ fatica ad attenersi
alla linea autoimposta di non
rispondere alle provocazioni
nordiste. «Padania chi?» risponde a chi le chiede dell’iniziativa nordista. Per poi aggiungere: «Non so chi sia la Lega Nord. E non sapendo di chi
si tratta, praticamente saranno
cittadini e fanno quello che vogliono».
Salvini si stizzisce e controrisponde su Facebook: «La
simpatica sciura Kyenge dice
“la Padania chi? Non so chi sia
la Lega Nord”. Chi siamo? Siamo quelli che, dando voce a
Il ministro
«Non so chi
sia la Lega
Nord, saranno
cittadini e
fanno quello
che vogliono»
Le repliche
Vendola:
«Razzismo
da apartheid,
ma l’Italia è un
Paese civile»
milioni di cittadini incazzati da
Nord a Sud di cui lei non si preoccupa, la faranno dimettere».
Aggiungendo: «Ministero inutile, spesa inutile, idee pericolose».
La miccia è accesa. Matteo
Renzi, il segretario democratico, trova l’iniziativa leghista
«inqualificabile», mentre il segretario di Sel Nichi Vendola
scrive su Twitter che «i razzisti
nostrani pensano di essere nell’Alabama o nel Mississippi di
mezzo secolo fa o nel Sudafrica
dell’apartheid... Qualcuno gli
dica che siamo nel terzo millennio e in un Paese civile, nonostante loro».
Polemica nella polemica, interviene il capogruppo leghista
a Montecitorio Massimo Biton-
ci. E non lo fa da pompiere: «La
Kyenge non sa cos’è l’integrazione, non sa niente di niente,
vuole favorire la negritudine
come in Francia, ma noi possiamo farne a meno». Negritudine? Anna Finocchiaro sbotta:
«Bitonci ha infarcito il suo intervento di ingiurie razziste e
sessiste contro la ministra
Kyenge. È chiaro che i leghisti
non trovano argomenti migliori delle ingiurie per sostenere
tesi anacronistiche e senza capo né coda sull’immigrazione e
sulla sicurezza nel nostro Paese. Li invitiamo, in particolare
Bitonci e Salvini, a pensare prima di parlare». Ma in realtà, a
insorgere è mezzo Partito democratico, a partire da Khalid
Chaouki. Controreplica di Bi-
Nell’Ateneo di Bologna
tonci: «Finocchiaro studia! La
Négritude (in italiano negritudine) è stato un movimento
letterario, culturale e politico
sviluppatosi nel XX secolo nelle colonie francofone che si
proponeva di affrancare i popoli dal complesso di inferiorità imposto dai colonizzatori».
Ma la trovata non piace neppure a Forza Italia, con la deputata
Elvira Savino che parla di «autogol».
Chi non si tiene è Mario Borghezio. L’eurodeputato torinese a La Zanzara su Radio 24 augura «Buona caccia ai cacciatori padani! È una rubrica dedicata ai cacciatori padani per
cercare il leprotto? Non ho capito se c’è una vignetta col cacciatore padano per cercare il leprotto Kyenge... ». Il riferimento è a una famosa sortita dell’ex
sindaco sceriffo di Treviso,
Giancarlo Gentilini che auspicava costumi da leprotto per gli
extracomunitari in modo da far
esercitare i cacciatori.
M. Cre.
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Contestata
L’ultima
manifestazione
in ordine di tempo
contro il ministro
dell’Integrazione
Cécile Kyenge, 49
anni, è avvenuta
sabato 11 gennaio
a Brescia
(Fotogramma).
Alcuni esponenti
della Lega e di Fratelli
d’Italia hanno
protestato all’esterno
dell’auditorium San
Barnaba dove si
svolgeva una tavola
rotonda con il
ministro. In questi
mesi gli episodi sono
stati diversi: tra i più
eclatanti, il lancio di
due banane da parte
di uno sconosciuto lo
scorso 26 luglio alla
festa democratica di
Cervia
Il retroscena Dopo le polemiche il segretario annuncia: «Il nostro è un focus sui ministri inutili, ora tocca a Zanonato»
La freddezza di Maroni e Zaia. E la base si spacca
Il neoleader scalda i militanti
Ma poi è costretto al passo indietro
MILANO — Alla fine, in qualche
modo il freno è stato premuto.
L’ormai famosa rubrica «Qui Cécile
Kyenge» che avrebbe dovuto tener
traccia di tutti i pubblici spostamenti della ministra all’Integrazione, cambierà fisionomia. Lo dice
Matteo Salvini, il segretario padano: «Ma quale razzismo. Il nostro è
un focus sui ministri inutili. E infatti sulla Padania di domani (oggi), ci sarà un “Qui Flavio Zanonato” che in queste ore è in Cina a fare
chissà che cosa».
Insomma, quello che era partito
o, come minimo, pareva essere
l’ennesimo atto di ostilità nei confronti della ministra congolese,
viene normalizzato a iniziativa
contro tutti i «ministri inutili». Resta il fatto che il nuovo attacco del
Carroccio alla ministra per l’integrazione Cécile Kyenge è solo l’ultimo di una lunga serie che ha avuto i
suoi sovracuti nel paragone di Roberto Calderoli con gli oranghi e nel
lancio di banane avvenuto in Romagna. Ma le sortite e le vere e proprie offese sono tali e tante che
Gianluca Luciano ed Eugenio Balsamo ci hanno scritto sopra un libro, «I giorni della vergogna», alla
cui presentazione ha partecipato
ieri sera la ministra stessa.
Non c’è dubbio che certe sortite
di Salvini, o a cui Salvini fornisce il
via libera, non piacciano troppo alla maggior parte degli esponenti
della Lega di governo. Non una parola sull’argomento che ha infiammato la giornata è venuta da Roberto Maroni, non una sillaba da
Luca Zaia. Gli esegeti del loro pensiero, i collaboratori più vicini, parlano di «fastidio» nei confronti di
un’iniziativa «che rischia di trasformare in martire una tizia messa
lì per pure ragioni ideologico-spar-
titorie e che si limita a fare propaganda».
La preoccupazione per i governatori, ma anche per sindaci e assessori, è che Salvini imprima alla
Lega una fisionomia eccessivamente di destra, eccessivamente
razzista e xenofoba. In grado di ridare le antiche emozioni ai cuori
dei militanti più legati al passato.
Ma capace per contro di allontanare gli elettori meno oltranzisti e
meno ideologizzati. «Non siamo sicuri che campagne come questa ci
garantiscano neppure tutti i voti di
quelli che avrebbero già votato per
noi. Oggi tutti sono molto più preoccupati dal lavoro che non c’è e
dalla crisi economica».
Sarà così? Forse. Eppure, non c’è
il minimo dubbio: in un solo mese
di segreteria, Salvini è riuscito a ridare prospettiva a una militanza
che aveva attraversato una crisi di
motivazione vistosa. Svelto come
un gatto su tutte le palle, conoscitore dei suoi sostenitori grazie a un
rapporto ventennale, il neosegretario ha suscitato nella base — e anche nei passanti che si fermano in-
Il nuovo corso nel Carroccio
Alla guida
del Pirellone
1
A febbraio 2013 Roberto
Maroni vince le Regionali
(con il 42,81% contro
il 38,24% ottenuto
da Umberto Ambrosoli)
e diventa governatore
della Lombardia
Le dimissioni
e la successione
2
Dopo polemiche interne,
il 2 settembre Maroni
annuncia le sue
dimissioni da segretario.
Dichiara che il congresso
del partito avverrà entro
fine anno
Le primarie
e il congresso
3
Il 7 dicembre le primarie
degli iscritti sanciscono la
vittoria, con l’82% dei
voti, di Matteo Salvini, che
viene nominato nuovo
segretario il 15 dicembre
al congresso di Torino
curiositi ai gazebo della Lega — un
entusiasmo che non si vedeva da
un pezzo. Basterà a risalire nei consensi della pubblica opinione? Per
ora, i sondaggi sono ancora sconfortanti. Eppure, la cura Salvini nei
prossimi mesi continuerà martellante. E potrebbe rianimare il partito. Certo, c’è anche chi avanza un
altro dubbio: «Finirà come è sempre finita a Milano: il pienone di
voti per Salvini, e il resto del movimento a piangere». Chissà. Resta il
fatto che il fiuto di Salvini per quel
che piace ai suoi elettori ormai ha
superato più di una prova.
Dell’iniziativa di ieri, si assume
la responsabilità Aurora Lussana, la
direttrice della Padania, sia pure
dopo averne concordato i contenuti con il segretario. Il punto, osserva, è che «sono stati i nostri lettori a
sollecitarci a mettere a nudo l’imperatore. Da Kyenge non arriva una
proposta di legge, non un fatto
concreto. Arrivano continue cittadinanze ordinarie e la sua interpretazione del ruolo è un perenne tour
propagandistico. Una cosa che fa
arrabbiare tanta gente. Anche al di
là del fatto che ci siano problemi
più urgenti». Insomma, la vecchia
strategia dell’indicare il nemico —
la ministra, l’euro — alla fine potrebbe funzionare ancora una volta.
Marco Cremonesi
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Fischi e scritte
davanti all’ufficio
di Panebianco
«Fuori i razzisti»
DAL NOSTRO INVIATO
BOLOGNA — Gli hanno dato
appuntamento tramite i social network
e ieri a mezzogiorno si sono presentati
nel cortile della facoltà di Scienze
politiche dell’Alma Mater in Strada
Maggiore 45. In una trentina, a volto
scoperto, armati di bombolette spray,
fischietti, megafono, un fumogeno e
due barattoli di vernice rossa che
dovevano simboleggiare, nelle loro
intenzioni, «il sangue dei migranti».
Angelo Panebianco, 65 anni, ordinario
di scienza politica nell’università
bolognese, politologo, editorialista del
«Corriere della Sera», li ha visti, è sceso
in cortile e sperava in un confronto.
Sapeva che il motivo di quella (fino a
quel momento) colorata e rumorosa
invasione era un suo articolo scritto
lunedì sulla prima pagina del
quotidiano di via Solferino dal titolo
«Troppe ipocrisie sugli immigrati»
dove si proponeva un approccio
diverso al tema dell’immigrazione
attraverso una regolamentazione dei
flussi che favorisse la manodopera
specializzata e una maggiore apertura
al mondo cattolico-ortodosso rispetto
a quello islamico. Sapeva che il tema è
per molti tabù eppure, come ha scritto
concludendo l’editoriale, «quanto
meno, dovrebbe essere un legittimo
tema di discussione». Si sbagliava.
Quella trentina di ragazzi del collettivo
universitario Hobo, non collegato ad
alcun centro sociale, già protagonista
di occupazioni, tutto avevano
intenzione di fare meno che di
discutere. Il professore non ha avuto il
tempo di aprire bocca che è stato
sommerso da una valanga di fischi e
insulti («Panebianco fai schifo», «Via i
razzisti dall’università»). E quando il
docente si è avvicinato al gruppo
(«Assurdo darmi del razzista»), uno
dei ragazzi ha tentato di appendergli al
collo, senza riuscirci, un cartello con
frasi offensive. Un gruppo di studenti è
poi salito al secondo piano, dove c’è
l’ufficio del docente, imbrattando porta
e muri con scritte del tipo «Panebianco
cuore nero», «Le consegniamo noi un
foglio di via» (in alto, foto Benvenuti).
L’episodio, che ricorda quello del
novembre 2012 quando un gruppo di
studenti fece irruzione all’Alma Mater
durante un consiglio
d’amministrazione poggiando un
cartello sotto la gola del rettore Ivano
Dionigi (che ieri ha telefonato al
docente per esprimergli solidarietà),
avrà strascichi penali: gli attivisti sono
noti alla Digos e per loro sono in arrivo
denunce per imbrattamento di edificio
e altre ipotesi di reato. Solidarietà a
Panebianco dai parlamentari bolognesi
del Pd («Anche nel dissenso occorre
rispettare le persone»), dalla Lega («Le
parole del docente hanno rotto un
muro di omertà»), da Pier Ferdinando
Casini («Indegna intimidazione») e da
Fratelli d’Italia («Pseudostudenti con
vocazione distruttiva»), oltre che dal
sottosegretario all’istruzione, Gian
Luca Galletti: «Vergognoso
l’atteggiamento del collettivo».
Francesco Alberti
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Primo Piano 13
Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
I partiti Il centrodestra
«Nessun coordinatore unico
ma serve il rinnovamento»
Caso Ruby, ricorso
in 426 pagine:
non ci sono prove
MILANO — «Contraddizioni»,
«incoerenza», argomentazioni e prove
«inconsistenti», «evidenti travisamenti»:
i legali di Silvio Berlusconi non
risparmiano le critiche ai giudici del
primo grado nel ricorso con cui
chiedono alla corte d’appello di Milano
di fare piazza pulita della sentenza con la
quale il 24 giugno 2013 l’ex premier è
stato condannato a sette anni di carcere e
all’interdizione perpetua dai pubblici
uffici nel processo Ruby. In 426 pagine,
gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero
Longo chiedono che Berlusconi sia
assolto con formula piena dalle accuse di
concussione per costrizione e di
prostituzione
minorile
A Milano
conseguenti alle
pressioni che
avrebbe fatto sui
vertici della questura
di Milano il 27
maggio del 2010
Primo grado
affinché l’allora
Processo Ruby:
17enne Karima El
a giugno il
Mahroug, fermata
Tribunale di
per strada per furto,
Milano condanna
fosse affidata alla
Berlusconi in
allora consigliera
primo grado a 7
regionale lombarda
anni, con
pdl Nicole Minetti,
interdizione
evitando così che la
perpetua dai
marocchina, con la
pubblici uffici,
quale aveva avuto
per concussione
rapporti a
per costrizione e
pagamento,
prostituzione
raccontasse dei
minorile
dopocena a base di
Il ricorso
sesso nella residenza
I suoi legali
di Arcore. Ghedini e
hanno
Longo ribadiscono la
presentato
lunga serie di tesi ed
ricorso contro la
eccezioni fatte, e
sentenza
respinte, nel
Secondo grado
processo. A partire
Davanti alla II
da quella secondo la
Corte d’Appello
quale Berlusconi
di Milano, in
quella sera chiamò
primavera,
solo per «dare una
dovrebbe iniziare
informazione»
il processo di
(Ruby gli era stata
secondo grado
«segnalata» come
nipote di Mubarak) e
chiedere «una
semplice informazione». Parlano di
«acrobatica argomentazione giuridica»,
«fallace lettura delle normative», di
«ansia pervicacemente accusatoria» da
parte dei giudici i quali avrebbero usato
«il proprio personale convincimento, e
cioè il sospetto e l’illazione, per
trasformarlo in prova» attraverso una
ricostruzione che è «totalmente fallace».
Non c’è alcuna prova che il Cavaliere
abbia fato sesso con Ruby, negato dalla
stessa marocchina (mentendo, secondo
il Tribunale), e che lui sapesse che era
minorenne, perché «tutti erano convinti
che si trattasse di persona
maggiorenne». I testimoni, accusati in
«una sorta di processo nel processo» di
aver detto il falso oppure, come molte
delle olgettine, di essere stati corrotti da
Berlusconi, hanno invece detto la verità
perché non «vi è infatti la prova di alcun
inquinamento probatorio».
Giuseppe Guastella
[email protected]
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ROMA — Al grido di dolore
di Raffaele Fitto («il Cavaliere
non ci umili con quella nomina») contro l’ipotesi che la guida di Forza Italia finisca nelle
mani di Giovanni Toti, Silvio
Berlusconi replica con una nota dai toni rassicuranti. «Non
c’è stata — scrive l’ex premier
— alcuna intenzione di procedere alla nomina di un coordinatore unico, figura peraltro
non prevista dallo statuto del
nostro movimento. C’è stato
invece l’intento di rilanciare
Forza Italia dotandoci di una
nuova organizzazione e valorizzando tutta la classe dirigente che in questi anni e, particolarmente negli ultimi mesi, ha
dimostrato di sapere condurre
straordinarie battaglie politiche, affiancandomi nelle fasi
più drammatiche della vita politico-istituzionale del Paese».
Una correzione di tiro a fronte
di una levata di scudi, per
quanto leale, che comunque irrita il Cavaliere. Perché Berlusconi è convinto che occorre
reagire alla sfida del cambiamento. «Non dobbiamo perciò
avere timore — sostiene — di
aprire le porte del nostro movimento alle risorse nuove che si
affacciano e che vogliono dare
il loro contributo al nostro rilancio in un momento di grande trasformazione della politica italiana».
L’ex premier vuole quindi
andare avanti ma lo vuole fare
senza creare malumori, senza
7.000
I club Forza Silvio
che sono già
stati aperti
sul territorio.
Lo sviluppo
e la supervisione
dei circoli è stata
affidata da
Silvio Berlusconi
a Marcello Fiori
20
Gli anni dalla
discesa in campo
di Berlusconi,
il 26 gennaio 1994.
La nuova Forza
Italia celebrerà
l’anniversario
con una grande
convention
del partito
umiliare la vecchia guardia.
Occorre pertanto coniugare le
novità con la continuità. «Le
nostre vittorie del futuro, come
quelle del passato, risiederanno proprio nella capacità di
Forza Italia di rimanere un movimento aperto, determinato a
riportare il centrodestra al governo del Paese».
Questa messa a punto scalda
i cuori di quanti osservano con
crescente timore le mosse dell’ex premier. In molti infatti
hanno apprezzato e condiviso
il grido di dolore di Fitto,
espresso nell’intervista al Corriere, e hanno salutato con
soddisfazione la nota di Berlusconi. «Bene ha fatto il presidente a dare la giusta attenzione alla lealtà e all’onestà politica e intellettuale di Fitto», afferma Anna Cinzia Bonfrisco.
«C’è bisogno di tutti affinché
Forza Italia continui a essere
sempre il punto di riferimento
di tutti i moderati», auspica la
deputata pugliese Elvira Savino. «Quella di Fitto — incalza
l’ex ministro Saverio Romano
— è una critica puntuale e costruttiva». Anche Daniele Capezzone si riconosce nelle preoccupazioni di Fitto, ma nel
contempo esorta tutti a stringersi attorno al Cavaliere: «La
giusta esigenza di rinnovamento non può mettere tra parentesi il patrimonio di esperienze costruito nella comune
battaglia contro l’oppressione
fiscale, burocratica e giudizia-
Il giornalista
Toscano, 45 anni, dal 2010 Giovanni
Toti è direttore di Studio Aperto
e, dal 2012, anche del Tg4. Sempre
presente alle ultime riunioni di Forza
Italia, è stato indicato da Berlusconi
come l’uomo sul quale puntare per
il rilancio del partito. La sua ascesa
ha messo a rischio il rapporto dei
falchi con il Cavaliere, che prima
lo aveva indicato come coordinatore
unico ma poi ha congelato l’incarico
ria». Tesi sostenuta anche da
Annagrazia Calabria: «Un grande leader è colui che sa mostrare l’orizzonte a cui guardare.
Silvio Berlusconi lo ha fatto già
anni fa, portando i trentenni al
governo e i ventenni in Parlamento, riuscendo a trovare un
equilibrio perfetto tra rinnovamento e valorizzazione del-
Raffaele Fitto
I legali del Cavaliere
Giovanni Toti
Berlusconi dopo le tensioni in Forza Italia su Toti:
aprirò le porte ad altre risorse e valorizzerò i veterani
Il deputato
Pugliese, 44 anni, deputato di Forza
Italia. Governatore della sua Regione
dal 2000 al 2005, alla Camera dal
2006. Nello stesso anno Berlusconi
lo nomina responsabile per il Sud e
nel 2007, per il Pdl, dei Rapporti con i
partiti. Nel 2008 è ministro per gli
Affari regionali. Ieri nell’intervista al
«Corriere» ha lanciato un messaggio
al Cavaliere: «Non ci umili con la
nomina di Toti a coordinatore unico»
l’esperienza, mantenendo
sempre il partito in sintonia
con l’evolversi della società».
Tuttavia c’è anche chi afferma che il Cavaliere ha tutto il
diritto di scegliersi i collaboratori che desidera. «Berlusconi
— afferma Michaela Biancofiore — è l’ideatore, il fondatore, il
presidente di Forza Italia, è co-
lui che ha il consenso degli
elettori e non in ultimo colui
che finanzia il Movimento. Insomma, deve essere lasciato libero di scegliersi i dirigenti che
vuole e dare seguito alle sue intuizioni che si sono rivelate
spesso e volentieri felici».
L.Fu.
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Retroscena L’ex premier: è tornato il pollaio, come ai tempi della scissione di Alfano. Si sfoghino, poi deciderò io
L’irritazione del Cavaliere con Fitto e Verdini
Il leader vuole un ruolo di spicco
per il direttore del Tg4:
la guida dell’ufficio politico ristretto
ROMA — Arrabbiato. Deluso.
Sconfortato. Al bivio tra imporre la
sua linea senza se e senza ma, e quello di lasciar perdere tutto, nel disamore verso un partito che non riconosce più. Nella tenaglia tra il suo
desiderio di imboccare una via nuova mettendo Giovanni Toti a capo di
Forza Italia, e la realtà di un partito, o
almeno di una sua consistente parte,
che si ribella, fa resistenza, e gli lega
le mani.
Silvio Berlusconi ha vissuto una
brutta mattinata ad Arcore. L’intervista al Corriere in cui Raffaele Fitto gli
rivolgeva un «appello pubblico» a
non nominare Toti segretario, «umiliando» così un’intera classe dirigente, ha avuto un effetto deflagrante nel
partito e ha provocato la sua ira: «È
tornato il pollaio, come ai tempi della
scissione con Alfano. Adesso vengo
pure minacciato, non conta quello
che dico io ma contano i posti...
Quando è così ovvio che se non si
rinnova si va a fondo... Adesso si sfoghino, ma poi deciderò io».
È arrabbiato con Fitto il Cavaliere,
per quello che gli è parso un atto di
insubordinazione ma anche l’annuncio di bufera, nel caso avesse
proceduto a spron battuto a nominare Toti al vertice dell’organismo ristretto che dovrà guidare FI. Per questo, è l’opinione tra falchi e lealisti, la
nota in cui rassicura che mai ha pensato a un «coordinatore unico» ma a
valorizzare tutto il partito con l’aggiunta di forze nuove, è stata letta come un modo per «evitare che l’onda
diventasse Tsunami». Ma non solo
con l’ex ministro (con il quale fino a
sera non c’erano stati contatti) ha il
dente avvelenato Berlusconi: raccontano che sia irritato anche con Verdini, al quale imputerebbe la fronda dei
cosentiniani in Campania dopo che è
stato scelto come coordinatore un
uomo a loro sgradito. Come se, è il
suo sospetto, la frattura consumata
sul territorio fosse un avvertimento
di quello che potrebbe accadere se il
potere decisionale del partito passasse dalle mani di Verdini e dei suoi a
quelle «aziendal-familiari» rappresentate da Toti.
Sì perché è qui il vero nodo del
contendere, cruciale: chi comanderà
in FI, chi darà la linea quando nei
prossimi mesi Berlusconi dovrà necessariamente limitare la sua attività
politica per scontare la sua pena? Su
questo si gioca lo scontro di potere.
Con Toti nel ruolo scomodo dell’uomo che dovrebbe unire tutti e rappresentare la faccia rassicurante di
Forza Italia, ma che non può farlo se
non attraverso il conferimento di deleghe e poteri reali e con accanto forze fresche.
Il direttore Mediaset continua a ripetere quello che sostiene fin dall’inizio: lui è disponibile ad assumere
incarichi, ma solo se in un quadro di
vero rinnovamento, altrimenti è inutile. E Berlusconi, che ieri è tornato a
Roma proprio assieme a lui, che l’ha
voluto con sé a cena assieme a Verdini, al capo dei club, Fiori, a Gianni
Letta, pensa che servano anche altri
innesti in posizione visibile, magari a
capo dei Dipartimenti: il sindaco di
Pavia, Cattaneo, ricevuto ieri, come
Il viaggio
Ieri il ritorno a Roma
insieme al giornalista
disponibile a patto di un
rinnovamento vero
L’ex ministro
L’effetto deflagrante delle
parole dell’ex ministro
pugliese. E ci sono dubbi
sulla convention del 26
Polemica sulla commemorazione in Senato
Gianni Letta: per Andreotti un ricordo frettoloso
«Il 17 dicembre scorso quando il Senato ha
ricordato Giulio Andreotti io c’ero, ma mi
perdoneranno i signori senatori, quella non è stata
una pagina meravigliosa di Palazzo Madama,
Andreotti è stato ricordato in maniera frettolosa e
disordinata, non c’era il presidente, c’era un solo
sottosegretario (e non della presidenza del
Consiglio) a rappresentare il governo, e tranne Pier
Ferdinando Casini non c’erano altri leader»: Gianni
Letta, che ieri ha partecipato al ricordo di Andreotti
(scomparso nel maggio scorso) organizzato
dall’Associazione Giovane Europa all’Istituto don
Sturzo nel giorno del compleanno del senatore a
vita, è stato molto severo riguardo al trattamento
riservato all’ex premier dal Senato. «Oggi — ha
proseguito tra gli applausi — qui c’è il riscatto di
quel ricordo devoto e riconoscente che l’Italia deve
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ad Andreotti».
la Bergamini (responsabile comunicazione), come altri in rampa di lancio. È tutto ancora aperto. Un’ipotesi
è che Berlusconi nomini un Ufficio di
presidenza (36 membri) e un Ufficio
politico di 12-15 membri, dove accogliere capigruppo, ex coordinatori,
ex ministri come la Gelmini, la Carfagna, la Bernini, la Brambilla e lo stesso Fitto, che Berlusconi vorrebbe ancora coinvolgere, e ai Dipartimenti
(pure con deleghe operative) andrebbero volti nuovi. Ma Toti, nelle
sue intenzioni, dovrebbe comunque
rivestire un ruolo di spicco: segretario dell’ufficio politico o coordinatore dello stesso organo. Insomma, la
delega politica deve essere visibile e
di peso.
Esattamente quello a cui si oppone una parte del partito, che dà battaglia. Ma non tutti. Perché molte «colombe» nel gioco vorrebbero inserirsi, con Toti vorrebbero lavorare, ed
esprimono fastidio all’idea che «tutto resti ancora una volta in mano a
Verdini e a lui solo». Lo stesso Gasparri auspica una mediazione: «È
chiaro che deve esserci spazio per
tutti, e se Toti non può essere il dominus assoluto, nemmeno è possibile che si continui con un uomo solo
che detiene tutto il potere organizzativo». Nessuno sa quando la situazione si sbloccherà, in poche ore o settimane, mentre potrebbe perfino saltare la prevista kermesse del 26 gennaio a Roma per celebrare i 20 anni
della discesa in campo del Cavaliere:
l’organizzazione è ferma, il rischio di
rese dei conti alto. Serve un colpo
d’ala. Prima che «il disamore del Cavaliere», come temono i fedelissimi,
abbia la meglio.
Paola Di Caro
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14
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
15
Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
#
Esteri
Il referendum Urne aperte anche oggi per la Costituzione del dopo Morsi
Medio Oriente
L’Egitto vota la nuova Carta
Scontri al Cairo, undici morti
Americani
«oltraggiati»
dalle accuse
israeliane
Scontata la vittoria del sì che «incorona» Al Sisi
Le file di donne e di uomini
separate com’è tradizione, i
militari e la polizia a proteggere i seggi, i media che parlano
solo di questa ennesima «prova di democrazia» dell’Egitto
post rivoluzione. È sembrato
un déjà-vu, ieri, il primo dei
due giorni del referendum
sulla nuova Costituzione. Ma
molto se non tutto è cambiato
dalla caduta di Mubarak dopo
la quale «ogni egiziano è diventato un analista politico,
ogni casa sembra un talk
show», come ci aveva detto il
politologo Hisham Qassem
nel giugno 2012, ai tempi dell’elezione di Mohammad
Morsi. Da quando il raìs è stato deposto un anno dopo la
vittoria al primo voto democratico del Paese tutto è tornato com’era una volta. Non solo
il risultato è scontato ma i sì
saranno una valanga. Era dal
1999, le ultime elezioni con
unico candidato Mubarak
(che ieri ha fatto sapere di voler votare e votare sì al referendum), che l’opposizione
non veniva annientata a tal
punto. I giornalisti stranieri e i
pochi locali non schierati con
il regime sostengono di non
aver trovato un solo elettore
che ieri abbia votato (o ammesso di votare) contro la
In festa Donn
e egiziane all’
uscita dei seg
sporche di inc
gi mostrano le
hio
dita
stituzione con stro come prova del voto:
la bo
tiene alcune ap
erture sui diritti zza di Cofemminili
La crisi
30 giugno 2013
Egiziani in piazza a
migliaia per chiedere le
dimissioni del
presidente Morsi,
espressione della
Fratellanza musulmana
3 luglio
Il generale Al Sisi
destituisce il presidente.
Nasce un governo
provvisorio; la
Costituzione è sospesa
14agosto
Represse nel sangue
manifestazioni di
sostenitori dell’ex
presidente. Almeno
mille morti in tutto il
Paese; arrestati i leader
dei Fratelli musulmani
12 gennaio 2014
«Pronto a candidarmi se
il popolo lo chiede», dice
Al Sisi, uomo forte del
nuovo regime
14-15 gennaio
Referendum
confermativo sulla
nuova bozza di Carta
Guarda il video con una chiamata gratuita al
+39 029 296 61 54
Uomo forte Un elettore sventola un ritratto del generale Al Sisi, primo «testimonial» del referendum
Carta. E nemmeno nel «dibattito» pre-voto si sono sentite
voci critiche, tutte bandite.
Vietati i poster per il no, chi li
attaccava è stato arrestato.
Il «candidato unico» questa
volta non è tanto la nuova
Carta, che sostituirà quella
«islamica» del 2012 mantenendo però la sharia come
prima fonte del diritto e sancirà qualche apertura sui diritti
delle donne e la libertà di coscienza ma darà a militari, polizia e magistratura (i tre
grandi nemici della Fratellanza) poteri come mai prima. Il
sì sarà soprattutto per Abdel
Fattah Al Sisi, il pio generale
che dopo essersi alleato con
Morsi lo aveva deposto per
poi gestire la transizione. E
che si prepara, dopo questo
plebiscito, a candidarsi raìs in
aprile. E a vincere.
La Fratellanza, annientata
politicamente, con centinaia
di morti e migliaia agli arresti
compresa l’intera leadership,
ha chiamato al boicottaggio
del referendum e ordinato ai
suoi di tenersi lontano dai
seggi. Incidenti ci sono stati
comunque: una bomba in un
tribunale del Cairo, un attacco
a una chiesa a Fayyum, scontri
nella capitale e a Sohag, con
almeno 11 morti, qualche decina di feriti e molti arresti.
Per altro, quasi ogni voto in
Egitto era stato accompagnato
da bilanci simili se non peggiori.
Il referendum si profila così
un successo per Al Sisi e l’ampio fronte politico suo alleato,
compresi i partiti di sinistra e i
salafiti, gli integralisti ex alleati di Morsi che avevano poi
appoggiato il golpe. Gli egiziani, la maggioranza almeno,
hanno accettato il diktat dei
generali, «o con noi o con i
terroristi», convinti che tutti i
mali siano imputabili ai Fratelli e che Al Sisi risolverà ogni
problema. Pochissimi tra i liberal hanno espresso dissenso (e sono finiti in cella). Pochi ammettono che questa
non è democrazia ma pensano sia l’unica soluzione. E
mentre gli elicotteri Apache
volavano sopra Tahrir, come
altre volte dal colpo di Stato,
anche la Borsa è salita.
Cecilia Zecchinelli
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Anticipazione A tre anni dalle rivoluzioni del Maghreb, il bilancio nel nuovo «rapporto sulla libertà nel mondo» di Freedom House
Primavere arabe, promossa soltanto la Tunisia
Speranze per la Libia dove malgrado le milizie c’è una società civile attiva
La speranza di Tunisi e la delusione del Cairo:
tre anni dopo, è il bilancio delle Primavere arabe
dell’ong americana Freedom House, che pubblicherà tra pochi giorni il rapporto annuale «sulla
libertà del mondo». Ne anticipa le principali
tendenze il direttore della sezione Medio Oriente
e Nord Africa Charles Dunne. Mentre i tunisini
celebrano il terzo anniversario della loro rivoluzione con «un governo islamista che ha saputo
gestire il potere in modo inclusivo, cedendo il
passo a una squadra incaricata di gestire la transizione e di organizzare nuove elezioni», commenta Dunne al telefono con il Corriere, gli egiziani votano invece una nuova Costituzione che
«offre alcune libertà religiose in più ma stabilisce fermamente l’esercito come garante del potere: un passo indietro rispetto a un governo democraticamente eletto per quanto estremamente
carente; e il ritorno degli oligarchi, dei burocrati
e delle forze della sicurezza». Guardando allo
stato delle libertà (incluse quelle politiche, di
espressione e religiose) negli altri Paesi dove nel
2011 s’è levato il vento di rivolta, Dunne nutre
speranze per la Libia, dal 2012 classificata come
«parzialmente libera»: «Nonostante la mancanza
di sicurezza e il potere delle milizie, si registra lo
sviluppo di una società civile attiva e il desiderio
di creare un nuovo contesto politico». Ma l’ottimismo finisce qui: in Yemen restano i problemi
ereditati dal regime di Saleh, benché il dialogo
politico offra a lungo termine delle speranze; in
Bahrein la repressione e l’interpretazione delle
rivolte degli sciiti come un altro fronte dello
scontro di potere tra sauditi e Iran offre scarse
prospettive di miglioramento. Per la Siria, già un
anno fa classificata come uno dei 9 Paesi «meno
liberi del mondo», Freedom House parla oggi di
«crimini di genocidio» mentre l’Onu chiede al
mondo 6,5 miliardi di dollari per aiutare il Paese.
Prima che questi Stati siano «liberi», il direttore
prevede molti anniversari. Ma a renderlo ottimista è qualcosa che è già «successo irreversibilmente nel 2011»: s’è infranto «il mito dell’immutabilità politica», spiega. «Nell’intera regione,
la gente crede nel cambiamento».
Viviana Mazza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La mappa
della libertà
TUNISIA
L’indice riguarda libertà
di espressione, di associazione
e politica, di religione, delle donne
e dalla tortura
3,5
/7
Abitanti parz. libero
11 milioni (dal 2012)
41/100
Internet:
parz. libero
Stampa:
parz. libera
MAROCCO
Internet:
42/100
parz. libero
Stampa:
non libera
massima
Internet:
minima
trend
trend
positivo negativo
4,5
45/100
parz. libero
Stampa: parz. libera
GIORDANIA
5,5
/7
Abitanti
6,3 milioni non libero
Stampa:
parz. libero
Stampa:
non libera
1,5
Internet:
Stampa:
parz. libero
parz. libera
5/7
Abitanti parz. libero
82 milioni (dal 2013)
Internet:
60/100
parz. libero
Stampa:
non libera
Fonte: Freedom House: rapporto sulla libertà nel mondo 2013
6
KUWAIT
5
Abitanti
8,1 milioni
ARABIA
SAUDITA
Internet:
7/7
Stampa:
Abitanti non libero
29 milioni
Internet:
EGITTO
IRAN
EMIRATI
ARABI UNITI
4,5
45/100
6
/7
Abitanti
2,9 milioni parz. libero
Stampa: parz. libera
non libera
/7
Abitanti parz. libero
6,5 milioni (dal 2012)
IRAQ
/7
Abitanti
79 milioni non libero
91/100
Internet:
non libero
Stampa: non libera
/7
Abitanti
7,9 milioni libero
Stampa: parz. libera
Abitanti
37 milioni non libero
LIBIA
85/100
non libero
non libera
/7
Abitanti
34 milioni non libero
Stampa: non libera
46/100
Internet:
5,5/7
Stampa:
7
/7
Abitanti
23 milioni non libero
Internet:
/7
Abitanti
4,3 milioni parz. libero
ISRAELE
4,5
/7
Abitanti
33 milioni parz. libero
ALGERIA
LIBANO
SIRIA
indice di libertà
7
1
Stampa:
BAHREIN
6
/7
Abitanti
1,3 milioni non libero
Stampa:
OMAN
70/100
non libero
non libera
non libera
6/7
non libero
66/100
non libero
non libera
5,5
/7
Abitanti
3,1 milioni non libero
Stampa:
QATAR
5,5
/7
Abitanti
1,9 milioni non libero
Stampa:
non libera
YEMEN
non libera
6
/7
Abitanti
26 milioni non libero
Stampa:
non libera
CORRIERE DELLA SERA
DAL NOSTRO
CORRISPONDENTE
GERUSALEMME —
«Che gli diano il
premio Nobel e ci lasci
tranquilli». Le dieci
apparizioni di John
Kerry a Gerusalemme
in meno di un anno,
l’ultima settimana
scorsa, hanno
esasperato chi come
Moshe Yaalon, il
ministro della Difesa
israeliano, non crede
in un accordo di pace.
Lo ha detto in un
incontro con gli
studenti di Ofakim,
piccola città nel
deserto del Negev.
Quelle parole sono
finite su Yedioth
Ahronoth, il
quotidiano più
venduto, e hanno
acceso la reazione degli
americani.
Yaalon critica il
segretario di Stato sul
piano personale, lo
definisce motivato da
«un’ossessione fuori
luogo», spinto da «un
fervore messianico».
Straccia il piano per la
sicurezza presentato a
israeliani e palestinesi
(«non vale la carta su
cui sta scritto»),
smonta il dialogo con
l’Autorità di Ramallah
(«Abu Mazen resta
trincerato nelle sue
posizioni»).
Il Dipartimento di Stato
bolla le frasi come
«oltraggiose»: «Kerry
sta lavorando giorno e
notte alle trattative con
grande attenzione al
futuro di Israele.
Distorcere le sue
motivazioni non è
quello che ci
aspettiamo da uno
stretto alleato». Non è
quello che si aspettano
neppure i colleghi di
governo. Perfino
l’oltranzista Avigdor
Lieberman, il ministro
degli Esteri, lo
rintuzza: «I suoi
commenti sono
dannosi». Ancora più
imbarazzato Benjamin
Netanyahu che fatica a
mantenere un rapporto
non conflittuale con il
presidente americano
Barack Obama. Nella
notte il premier
israeliano ha costretto
Yaalon a scusarsi per
gli attacchi a
Washington. Prima di
entrare in politica con
il Likud, Yaalon è stato
anche capo di Stato
maggiore (con Ariel
Sharon premier)
durante la seconda
intifada. Assieme ad
altri ministri preme
perché un’eventuale
intesa con i palestinesi
garantisca la presenza
dell’esercito israeliano
nella valle del
Giordano.
Davide Frattini
@dafrattini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
NELLA FOTOGRAFIA È RAPPRESENTATO IL MODEELLO AURORA.
16
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
Esteri 17
Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
Diplomazia La Santa Sede presenta i suoi cinque punti
Tra argentini
Kerry in Vaticano
Una «strada comune»
per la pace in Siria
E Francesco
riceverà
il veterano
delle Falkland
Presto l’incontro tra il Papa e Obama
CITTÀ DEL VATICANO Un’ora e quaranta minuti di incontro tra segretari di Stato, il
cardinale designato Pietro Parolin con la delegazione vaticana da una parte e John Kerry
con quella statunitense dall’altra. E già la durata inusuale del
vertice «molto fruttuoso e ricco
di contenuti» la dice lunga sull’attenzione e le preoccupazioni
della Santa Sede e sull’influenza
«morale» e diplomatica che il
Vaticano sta mettendo in campo. Si parla del processo di pace
tra israeliani e palestinesi e del
piano americano, del Sud Sudan, anche delle preoccupazioni della Chiesa per «i regolamenti della riforma sanitaria»
di Obama «in rapporto alla garanzia della libertà religiosa»,
ma soprattutto si discute di Siria, alla vigilia della conferenza
di Ginevra sulla pace, il 22 gennaio: «O ci saranno risultati o
sarà la catastrofe», sillaba un
diplomatico di lungo corso come il cardinale Jean Louis Tauran, responsabile vaticano del
dialogo interreligioso.
Non a caso il Papa, nel discorso di lunedì al corpo diplomatico, aveva voluto richiamare il centenario della prima
Guerra Mondiale e le parole di
Benedetto XV che nel ‘17 invitava a porre fine all’ «inutile strage» e far prevalere «la forza mo-
rale del diritto» su quella «materiale delle armi». Francesco
ha ricordato la giornata di «digiuno e preghiera» che proclamò a settembre per «scongiurare l’aggravarsi della violenza», un’iniziativa («guerra chiama guerra!») che ebbe un peso
decisivo nel fermare l’intervento meditato dagli Usa. E ha
chiesto per la Siria «una rinnovata volontà politica comune
per porre fine al conflitto».
Così negli ultimi due giorni,
tra il discorso del Papa e l’incontro dei segretari di Stato,
proprio il cardinale Tauran ha
g u i d a t o i n Va t i c a n o u n
Condizioni
Il Vaticano chiede tregua
senza precondizioni
e la presenza a Ginevra
di tutti gli attori regionali
«workshop» a porte chiuse
«con esperti e diplomatici»
(c’era anche Romano Prodi) per
un approfondimento da «consegnare al Santo Padre». Di fatto un piano in cinque punti che
sviluppa la «strada maestra» come titola oggi a tutta prima
pagina l’Osservatore Romano della Santa Sede. L’«immediato
cessate il fuoco» e «la fine di
ogni violenza» , anzitutto,
«senza precondizioni politiche»: tutti i «combattenti interni devono deporre le armi» e
«tutte le potenze straniere» impegnarsi a «fermarne il flusso e
il finanziamento». Quindi
l’apertura di «corridoi umanitari» per aiutare la popolazione,
la «ricostruzione morale e materiale» del Paese, il «dialogo e
la riconciliazione» tra le comunità. E infine, fondamentale, la
necessità che a Ginevra e al
processo di pace «siamo presenti tutti gli attori regionali e
globali». Anche qui niente veti
e condizioni, dal governo siriano agli oppositori alle «potenze
straniere», un punto su cui lo
stesso Papa e Putin si erano trovati d’accordo nell’incontro di
fine novembre. Alla Radio Vaticana, il cardinale Tauran lo dice
chiaro con un esempio significativo: «È indispensabile che ci
sia anche l’Iran, a Ginevra 2». E
ricorda «l’accordo sul nucleare» avvenuto di recente, «un
passo molto positivo che si spera possa essere contagioso».
È questa in sostanza la linea
che la Santa Sede ha esposto al
segretario di Stato americano.
Dopo l’incontro con Parolin,
del resto, John Kerry ha fatto sapere che Obama incontrerà il
Papa «nell’immediato futuro» e
la Casa Bianca ha confermato
Salvo
Ratib Malis, un
neonato di 20 giorni,
tratto in salvo il 7
gennaio scorso
durante il
bombardamento
di Duma, un sobborgo
di Damasco (in alto),
ieri sorrideva fra le
braccia del padre,
mentre si trovavano
in casa di parenti
come il presidente Usa sia «impaziente di poter vedere presto
Francesco». Bergoglio, parlando ai diplomatici di tutto il
mondo, ha scandito: «Auspico
che la Conferenza “Ginevra 2”
segni l’inizio del desiderato
cammino di pacificazione». La
Santa Sede invoca un «nuovo
inizio» ed è pronta a lanciare
una «nuova iniziativa», osserva
il cardinale Tauran: «Sarà il Papa a decidere quale gesto si
possa compiere». Gli «attori»
del conflitto ne conoscono ormai il peso planetario, Tauran
sorride : «La grande popolarità
di Papa Francesco fa sì che i leader politici siano sempre curiosi e un po’ impressionati...».
Gian Guido Vecchi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I filantropi in salvataggio dei pensionati di Detroit
I miliardari hanno donato 330 milioni
Obiettivo: ripianare il buco del fondo
previdenziale e salvare l’istituto dell’arte
DAL NOSTRO INVIATO
DETROIT (Michigan) — Le mille luci
del Salone dell’auto sono tornare a
splendere in un Cobo Center che, dopo
il crollo di una parte del tetto, cinque
anni fa, è stato restaurato e ampliato
con una spesa di quasi 300 milioni di
dollari. Ma basta allontanarsi di pochi
isolati per finire nelle strade periferiche, deserte e spesso senza illuminazione, della metropoli fallita che il commissario straordinario Kevyn Orr deve
salvare da una situazione spaventosa:
18 miliardi di dollari di debiti che la città non è in grado di ripagare.
Detroit prova a reagire alla crisi nella
quale è sprofondata. La capitale dell’auto (è sede della General Motors,
mentre anche il quartier generale della
Chrysler, presto Fiat-Chrysler, è poche
miglia da qui, ad Auburn Hills, così come quello della Ford a Dearborn) sta lavorando alacremente al recupero di
molte delle sue aree urbane abbandonate. Come i quartieri residenziali del
centro nei quali sono tornati gli uffici e
anche un po’ di famiglie, o il Russell Industrial Center: una fabbrica d’auto abbandonata da decenni, divenuta centro
commerciale, sede di una comunità di
artisti e luogo di eventi. E’ qui che, in
un’anteprima del Salone, la General
Motors ha presentato domenica il suo
nuovo amministratore delegato, Mary
Barra, e una nuova gamma di veicoli
GMC.
Dal primo gennaio Detroit ha anche
un nuovo sindaco – Michael Duggan, il
primo bianco da 40 anni a questa parte
in una città per l’80 per cento nera – deciso a ripristinare i servizi pubblici (polizia e vigili del fuoco, oltre all’illuminazione) oggi semiparalizzati. Ma di
mezzo c’è l’incognita della bancarotta
che rischia di lasciare decine di migliaia
di anziani e di dipendenti pubblici a fine carriera senza pensione (il «buco»
previdenziale è di 3,5 miliardi di dollari), mentre i creditori hanno già fatto
fare alla casa d’aste Christie’s una perizia del valore delle opere del Detroit Institute of Arts che potrebbero essere
vendute. Una collezione straordinaria
fatta di quadri di Caravaggio, Tiziano,
Rembrandt, Rubens, ma anche impressionisti come Van Gogh, Degas e Cezanne che rischia di essere polverizzata.
3,5
Miliardi di dollari
è il buco previdenziale
della città di Detroit che
rischia di lasciare decine
di migliaia di anziani
e di dipendenti pubblici
a fine carriera
senza pensione
ziativa. La Noland si è subito messa a
caccia di benefattori e in poco tempo ha
messo insieme impegni per 330 milioni
di dollari: una cifra enorme, anche se
lontanata dai 3,5 miliardi del buco previdenziale e inferiore anche alla stima
del valore stimato delle opere del museo d’arte acquistate con soldi pubblici.
Con 100 mila creditori che si accalcano nel tentativo di recuperare i loro 18
miliardi di crediti, salvare le opere d’arte e i pensionati non sarà affatto facile.
Ma la speranza è che nell’America patria delle grandi opere filantropiche,
molte altre fondazioni scendano ora un
campo per contribuire al salvataggio di
Detroit. Città che anche di recente ha
attratto iniziativa di beneficenza come
quella del capo di Goldman Sachs,
Lloyd Blankfein, e del finanziere Warren Buffett che nell’autunno scorso
hanno messo alcune decine di milioni
di dollari in un fondo che cerca di sostenere piccole attività imprenditoriali.
Il lavoro che resta da fare è immane,
e non solo per il peso dei debiti: è difficile far funzionare una metropoli nella
quale sono rimaste appena 700 mila
persone ma ha ancora le dimensioni
sterminate (140 miglia quadrate) di
quando gli abitanti erano due milioni.
Anche qui, però, si sono messi all’opera
imprenditori che, se non proprio filantropi, si sono impegnati in un’opera socialmente utile. Come i Pulte, una famiglia di costruttori che si sono reinventati demolitori in una città disseminata
da 80 mila costruzioni abbandonate.
Demolire costa 8-10 mila dollari per
abitazione ma i Pulte, riducendo la trafila burocratica, sono riusciti a dimezzare l’onere. E i risultati di tutti questi
sforzi di risanamento cominciano a vedersi: i prezzi delle case, che per molto
tempo non avevano fatto altro che precipitare, l’anno scorso sono risaliti dei
41 per cento (da 85 a 120 mila dollari, in
media, per un appartamento in un condominio). Ancora pochissimo, ma è un
segno di vita.
Massimo Gaggi
Capolavori Il Detroit Institute of Arts potrebbe essere costretto a vendere alcuni quadri per far fronte ai debiti della città (Ap)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
✒
La città dell’auto Molti quartieri restano spettrali, ma in centro ci sono segni di rinascita. Anche se la bancarotta non è scongiurata
Ora, per evitare questo ulteriore impoverimento e questa umiliazione alla
città, scendono in campo alcune delle
più importanti fondazioni filantropiche americane – dalla Fondazione Ford
alla Kresge e alla Knight Foundation –
che si sono solennemente impegnate a
versare 330 milioni di dollari per evitare che i dipendenti pubblici della città
subiscano forti tagli delle pensioni e
scongiurare lo smembramento del museo d’arte. L’iniziativa, coraggiosa e
senza precedenti, è stata presa su sollecitazione del giudice distrettuale Gerald Rosen che, chiamato ad applicare
le pesantissime sanzioni previste in caso di bancarotta di un’intera città, ha
invitato Miriam Noland, la presidentessa della Community Foundation for
Southeast Michigan, a prendere l’ini-
Il Papa riceverà oggi in Vaticano
un ex combattente argentino
della guerra delle Falkland.
Oscar Doria Fernández sarà
ricevuto in udienza privata
nella residenza Santa Marta.
Fernández era il più giovane
sottoufficiale dell’aviazione
argentina arruolato nel
conflitto che nel 1982 oppose
Londra a Buenos Aires per il
controllo delle isole (Falkland
in inglese, Malvinas in
spagnolo) al largo della costa
argentina. Nell’incontro il
veterano chiederà a Francesco
di benedire due crocifissi
destinati ai cimiteri argentino e
inglese che si trovano
nell’arcipelago al centro del
conflitto.
E’ il primo incontro di
Francesco con un veterano
delle Falkland dopo che a
marzo il premier britannico
Cameron aveva reagito
all’omelia pronunciata da
Bergoglio l’anno prima, quando
come vescovo di Buenos Aires,
nel 30esimo anniversario della
guerra, in una messa, aveva
parlato di patria «usurpata».
«Desidero dire a papa
Francesco che ci sono percorsi
nuovi che abbiamo intrapreso e
da portare avanti e che mi
impegno a fare la mia parte» ha
dichiarato alla stampa spagnola
l’ex combattente prima di
imbarcarsi per Roma da Gran
Canaria, dove vive da 28 anni.
Fernández donerà al Papa il suo
libro «Viaje al centro de la
guerra» (Argentinidad
edizioni) e alla chiesa i suoi
diritti d’autore.
La lettera
«Portare all’Onu
il caso marò»
❜❜
Caro Direttore,
Se anche il tentativo con la
Corte suprema indiana dovesse
fallire, allora siamo pronti a
chiedere alle Nazioni Unite di
intervenire a difesa dei diritti
umani, palesemente violati
dall’India nei confronti dei
nostri due Marò, Massimiliano
Latorre e Salvatore Girone. E a
chiederlo sarà l’Unione
europea, su spinta del
Parlamento europeo. E’ infatti
impensabile che l’India possa
tenere in carcere due soldati
stranieri senza aver ancora
formalizzato dopo due anni
dall’accaduto alcun capo
d’accusa.
L’internazionalizzazione della
vicenda si è resa ormai
necessaria poiché una
violazione così palese
rappresenta un precedente
gravissimo che mina la certezza
del diritto per tutti gli Stati e i
soggetti operanti all’estero.
Siano queste missioni di pace,
difesa o commerciali. Questo
l’impegno che assumo come
vice presidente vicario del
Parlamento europeo. Per
quanto invece riguarda il mio
partito, il Partito democratico,
faccio appello al segretario
Renzi perché sproni il governo
ad agire con forza, ridando così
voce e forza internazionale alla
sinistra italiana, rimasta sulla
vicenda per troppo tempo
colpevolmente in silenzio.
Gianni Pittella
Vicepresidente
del Parlamento europeo
18
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
Cronache
Milano È l’ex tastierista della band. Il pubblico ministero: «Palpeggiamenti usati come penitenza»
Molestie ai ragazzini dell’oratorio
Agli arresti il fonico dei Modà
Paolo Bovi finisce ai domiciliari con il braccialetto elettronico
MILANO — All’oratorio,
con il leader Kekko, ha cofondato ed è stato il tastierista e
corista dei primi anni della
band di rock melodico Modà,
«era il 2000-2001 ed era una
serata di beneficenza, Kekko
era lì con la sua band, io invece ero in rotta con la mia... Il
nome lo cambiammo in Modà più tardi, in onore di una
discoteca di Erba». E sempre
all’oratorio fece il primo concerto dei Modà, «eravamo all’oratorio e venne giù il diluvio universale, eppure riuscimmo a radunare circa 500
amici e conoscenti», rievocava Paolo Bovi nel 2011 su «Il
Giorno». Ma adesso dall’oratorio arriva anche un arresto,
con l’accusa di molestie sessuali su minori, per l’ex tastierista uscito nel 2005 dal
sestetto sul palco della band
dopo la prima partecipazione
a Sanremo, ma rimasto dietro
le quinte a fare tutt’ora il fonico del gruppo vincitore nel
2011 del «disco di diamante»
per le 300.000 copie dell’album «Viva i romantici» e
classificatosi terzo all’ultimo
Festival di Sanremo e secondo (con la cantante Emma)
Il gruppo
Le origini
Nel 2000 in un
oratorio di una
chiesa alla periferia
di Milano Paolo Bovi
(foto a destra) e
Francesco Silvestre
(conosciuto come
«Kekko») fondano
la band che in seguito
si chiamerà Modà
L’uscita
Bovi, però, nel 2005
abbandona il gruppo
sul palco, anche se
resta dietro le quinte
a fare il fonico
La fama
I Modà, band musicale
italiana che realizza
canzoni pop-rock,
sono nati nel 2002
A Sanremo
Sempre nel 2011 i
Modà partecipano al
Festival di Sanremo
2011 con il brano
«Arriverà», in duetto
con Emma, e arrivano
al secondo posto
nell’edizione 2011 vinta per
un soffio da Roberto Vecchioni.
Proprio al ruolo di animatore in una parrocchia nel
2011, infatti, risalgono alcune delle accuse di molestie
sessuali su quattro ragazzini
La lettera del prete
Un sacerdote aveva
invitato per iscritto
l’uomo a chiedere
aiuto a degli esperti
fra i 13 e i 16 anni che il gip
milanese Luigi Gargiulo ora
muove al musicista, e per le
quali i pm Daniela Cento e
Lucia Minutella hanno chiesto gli arresti domiciliari in
un centro dell’hinterland milanese che qui non si indicherà (al pari della parrocchia) per non consentire
l’identificazione dei minori:
misura cautelare eseguita ieri
a Milano per la prima volta
con il braccialetto elettronico
da quando nel dicembre
scorso il decreto Cancellieri,
legge non ancora entrata in
vigore, ha molto ampliato
l’utilizzo da parte dei magistrati di questo strumento,
che sinora con la normativa
del 2001 era stato ben poco
usato (appena 55 applicazioni su 2.000 disponibili).
Il braccialetto elettronico
(che in realtà è una cavigliera, tarata per resistere a 70
gradi di temperatura e 40
chili di trazione, in un ambiente domestico «mappato»
da una apposita centralina
collegata con le forze dell’ordine) è dunque scattato per
l’ipotesi di reato di «violenza
sessuale», nella fattispecie
però della «lieve entità» che
ormai da anni assorbe e ricomprende anche i casi (co-
La vicenda
L’arresto e le accuse
all’animatore
me appunto questo) non di
rapporti sessuali consumati,
ai quali i ragazzi non sarebbero per fortuna mai arrivati,
ma di toccamenti nelle parti
intime, di finti massaggi andati oltre, di molestie mascherate da «penitenze» in
giochi a sfondo sessuale:
l’ipotesi accusatoria individua le vittime in quattro ragazzini conosciuti dal musicista in parrocchia, anche se i
fatti in contestazione sarebbero avvenuti sempre fuori
dall’oratorio, in un caso durante un campeggio in montagna.
Le denunce dei familiari
dei ragazzini hanno attivato
nel 2013 l’indagine sul musicista, ma già parecchio prima
la parrocchia lo aveva allontanato come animatore, dopo
che uno dei ragazzini aveva
accennato a un prete com-
portamenti che il sacerdote
aveva ovviamente ritenuto
inappropriati in una educatore a contatto con i ragazzi.
Per quanto è sinora possibile
ricostruire, dalla parrocchia
non era partita una segnalazione formale all’autorità
giudiziaria: tuttavia un prete,
che aveva celebrato il sacramento della confessione e
che dunque non poteva ovviamente violarne il segreto
neppure davanti all’autorità
giudiziaria, quando è stato
interrogato come testimone
ha comunque dato conto di
uno scritto che aveva indirizzato al musicista e che, in alcuni passaggi, tra i quali l’invito pressante ad affidarsi a
cure di esperti, ha comunque
permesso alle indagini di
progredire (insieme ai racconti dei ragazzi e alle intercettazioni) sino alla misura
cautelare di ieri.
Luigi Ferrarella
[email protected]
Paolo Bovi, 40 anni, ex
tastierista dei Modà (il
gruppo nella foto sotto),
è stato arrestato ieri
con l’accusa di molestie
sessuali su minori.
Bovi faceva l’animatore
e insegnava chitarra ai
ragazzi della parrocchia
nell’hinterland milanese
dove era cresciuto
I fatti del 2011
e le denunce
L’accusa ipotizza il reato
di «violenza sessuale»
di «lieve entità»
(senza cioè rapporti
consumati), su quattro
ragazzini tra i 13 e i 16
anni nel 2011. Si parla di
«toccamenti nelle parti
intime» e di molestie in
giochi a sfondo sessuale
L’allontanamento
e le indagini
I fatti sarebbero avvenuti
fuori dall’oratorio. Le
denunce dei familiari dei
ragazzini hanno attivato
nel 2013 l’indagine sul
musicista, che era stato
già allontanato dalla
parrocchia dopo la
segnalazione di uno dei
minori a un sacerdote
L’obbligo
del braccialetto
L’ex animatore è agli
arresti domiciliari.
L’ordinanza emessa
dispone anche l’obbligo
del braccialetto
elettronico,
provvedimento che
viene applicato per la
prima volta dagli
investigatori milanesi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La procura militare di Roma
Inchiesta sull’eccidio nazista in Francia
Morirono un’italiana e 7 dei suoi figli
C’è un’indagine della procura militare di Roma
sull’eccidio di civili in Francia da parte dei
tedeschi il 10 giugno 1944. Tra le 642 vittime,
infatti, ci sono anche Lucia Zoccarato e i suoi
sette figli. Tutti morti bruciati — insieme ad
altre donne e bambini — all’interno della
chiesa del paesino di Oradur-sur-Glane. Mentre
gli uomini, una volta radunati in alcuni granai,
sono stati trucidati. Ed è proprio sulle morti
italiane che ora indaga Roma. Un’indagine «che
è solo all’inizio», ha spiegato ieri il procuratore
Marco De Paolis, «non sarà facile, ma faremo
tutto il possibile». Per ora non ci sarebbero
nomi sul registro degli indagati. L’obiettivo
della procura militare della Capitale è, in questa
fase, quello di identificare formalmente le
vittime italiane. Che sono almeno otto: Lucia
Zoccarato e i figli Bruno, Antonio, Armando,
Luigi, Anna Teresa, Marcello e Giovanni. Il
massacro di Oradur-sur-Glane si compie
quattro giorni dopo lo sbarco angloamericano
in Normandia a opera del reggimento «Der
Fuhrer» della 2° divisione corazzata SS «Das
reich» come rappresaglia per l’uccisione di un
ufficiale nazista. A conflitto finito il paese non
viene volutamente ricostruito per farne una
sorta di museo a cielo aperto. E per quella
strage sono finiti alla sbarra a Bordeaux, nel
1953, una ventina di imputati, tra militari
tedeschi e alsaziani arruolati nelle SS: due
vengono condannati a morte, 12 finiscono ai
lavori forzati, 6 vengono condannati a pene
detentive a cui bisogna aggiungere una
assoluzione. Ma una successiva amnistia
commutò le condanne a morte e permise la
scarcerazione degli altri condannati. Le
indagini sono state riaperte in tempi recenti
anche in Germania. I magistrati tedeschi hanno
individuato alcuni presunti responsabili
dell’eccidio e uno di questi, oggi 88enne, è stato
formalmente incriminato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cronache 19
Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
La sentenza Gli 007 Pollari e Mancini saranno prosciolti
Religioso Osama Hassan
Mustafa Nasr, meglio conosciuto come Abu Omar, oggi
50enne, all’interno di un’aula di tribunale di Alessandria,
in Egitto nel 2007 (foto Epa)
Sequestro Abu Omar
Sì dalla Consulta
ai ricorsi del governo
Cassazione bocciata sul segreto di Stato
MILANO — Per l’ex capo del
servizio segreto militare Niccolò
Pollari e il suo allora numero tre
Marco Mancini si schiude da ieri
sera un futuro ma sicuro e definitivo proscioglimento per «non
luogo a procedere a motivo del
segreto di Stato» dall’imputazione — costata loro nel 2013 in
Appello la condanna a 10 e 9 anni di carcere — di concorso nel
sequestro di Abu Omar, l’imam
estremista che agenti della Cia
rapirono il 17 febbraio 2003
(quand’era indagato dai pm
milanesi) e
trasportarono
in Egitto, dove
subì torture.
Il futuro azzeramento
delle condanne è infatti la
conseguenza
della decisione
che ieri sera la
Corte Costituzionale ha preso sui confini del segreto di Stato, dal 2007 a oggi apposto da 4
diversi premier (Prodi, Berlusconi, Monti e Letta) non sul sequestro ma sui rapporti tra 007
italiani e stranieri «ancorché
collegato o collegabile con il sequestro»: la Consulta ha bocciato l’interpretazione data nel 2012
dalla Cassazione e sin dall’inizio
dai pm milanesi Armando Spataro e Ferdinando Pomarici, e ha
invece accolto i due conflitti di
attribuzione tra poteri dello Sta-
to che nel 2013 i presidenti del
Consiglio Mario Monti e Enrico
Letta avevano sollevato appunto
contro Cassazione e Appello.
Mentre tra notevoli frizioni
diplomatiche erano già stati
quasi tutti definitivamente condannati 23 latitanti agenti della
Cia (tra i quali il presidente Napolitano il 6 aprile 2013 ha graziato il pur latitante colonnello
Joseph Romano), e mentre il 24
gennaio la Cassazione finirà di
giudicare l’allora capo della Cia
Pedinato dalla Cia
È il 14 gennaio 2003: Abu
Omar cammina in via
Guerzoni, una traversa di viale
Jenner, sede del centro
islamico a Milano. La foto —
cancellata dalla memoria fissa
del pc e recuperata con un
sistema sofisticato — è stata
trovata dalla Digos all’interno
del computer di Robert
Seldon Lady, il responsabile
della Cia a Milano fino al 2003
in Italia Jeff Castelli, il processo
ai vertici italiani del Sismi ha
avuto percorso ancor più tormentato. Nel 2009 un primo verdetto della Consulta demandò al
Tribunale di merito l’esame di
quali prove eventualmente potessero sopravvivere al segreto
di Stato, apposto dai governi
successivamente al momento
nel quale i pm le avevano legittimamente acquisite: e il giudice
milanese Oscar Magi condannò
gli agenti Cia, ma per gli uomini
Sismi dichiarò appunto il «non
luogo a procedere», ritenendo
che il segreto di Stato stendesse
un sipario sulle prove valutabili.
Questo non luogo a procedere,
confermato nel 2010 nel primo
Appello, fu però cancellato il 19
settembre 2012 dalla Cassazione
che, oltre a confermare le condanne degli americani, ordinò
un nuovo Appello per Pollari e
Mancini. Qui l’allora premier
Mario Monti il 9 febbraio 2013
sollevò un conflitto di attribuzione contro la Cassazione per
l’interpretazione nel 2012 del segreto di Stato, e contro la Corte
d’Appello milanese. Ma questa,
presieduta da Luigi Martino,
non si arrestò, e dopo tre giorni
condannò Pollari, Mancini e altri
tre agenti Sismi. Solo che il 24
maggio 2013 anche il quarto
premier, Letta, sollevò conflitto
di attribuzione contro la Corte
d’Appello. E ieri davanti ai giudici della Consulta (assente solo
Giuliano Amato perché nel 2007
era ministro dell’Interno nel go-
verno Prodi che sollevò proprio
il primo dei conflitti di attribuzione) la Presidenza del Consiglio — tramite i suoi Avvocati
dello Stato, Raffaele Tamiozzo e
Massimo Giannuzzi — ha argomentato contro «l’errore in cui è
incorsa la Cassazione: ci auguriamo sia un episodio isolato da
parte della Suprema Corte, che
in questo caso ha errato nell’interpretazione della legge e si è
arrogata il diritto di riformulare
l’oggetto del segreto di Stato, ha
dato una bizzarra lettura della
decisione della Consulta nel
2009, ha avuto una svista, è scivolata su una buccia di banana,
ha deragliato dalla sua funzione.
Il premier non può essere condizionato da valutazioni di merito
sull’apposizione del segreto di
Stato, atto di competenza unicamente sua e che discende da una
valutazione politica, con riguardo alla sicurezza dello Stato».
Solo dalle motivazioni si capirà
se la Consulta ieri abbia sposato
la tesi per cui la legittimità procedurale di un atto di indagine
acquisito in perquisizioni e sequestri non toglie che, una volta
che emerga che i documenti sono coperti da segreto, essi non
possano essere utilizzati come
prove.
Ora è prevedibile che il 24
febbraio la nuova Cassazione,
chiamata a giudicare le condanne in Appello degli uomini Sismi
(Pollari e Mancini, Raffale Di
Troia, Luciano Di Gregori e Giuseppe Ciorra), tolga dal ruolo
questa causa e riporti le lancette
dell’orologio alla precedente
Cassazione, quella che nel 2012
doveva esaminare l’iniziale non
luogo a procedere per gli imputati a causa del segreto di Stato: e
in questa futura nuova data o
confermerà il proscioglimento,
o al massimo potrà ordinare un
nuovo Appello che valuti se possano ancora esistere prove al di
fuori di quelle coperte da segreto. Ma in questo caso scatterà
comunque già la prescrizione
che, slittata dal 6 febbraio perché sinora congelata in attesa
della Consulta, interverrà a fine
aprile. Definitive, fra gli italiani,
restano così solo le condanne
per favoreggiamento a 2 anni e 8
mesi degli agenti Sismi Pio Pompa e Luciano Seno; e i patteggiamenti nel 2007 del carabiniere
Luciano Pironi a 21 mesi per
l’ammessa partecipazione al sequestro, e del giornalista Renato
Farina 6 mesi (convertiti in 6.840
euro) per favoreggiamento. Sulla extraordinary rendition ancora una parola verrà da Strasburgo, che deciderà il ricorso della
moglie di Abu Omar contro l’Italia alla Corte europea dei diritti
dell’uomo.
Luigi Ferrarella
[email protected]
La vicenda
Giugno 2007
Il processo
di primo grado
e le condanne
Nel 2007 inizia il processo di
primo grado per il sequestro
dell’imam egiziano Abu Omar,
organizzato dalla Cia a Milano il
17 febbraio 2003. Nel 2009 23
agenti Cia e due ex funzionari
italiani del Sismi
vengono condannati
Febbraio 2013
Gli 007 italiani
e il segreto
di Stato
La sentenza d’appello nel
2010 stabilisce che l’ex
direttore del Sismi Nicolò
Pollari e lo 007 Marco Mancini
sono protetti dal segreto di
Stato. Decisione revocata nel
2012 e seguita in febbraio
2013 da una condanna per
loro e per altri 3 agenti italiani
Gennaio 2014
La Consulta
e i conflitti
di attribuzione
Quattro premier (Prodi,
Berlusconi, Monti e Letta) tra il
2007 e il 2013 sollevano sul caso
il conflitto di attribuzione
contro i giudici, appellandosi al
segreto di Stato. Ieri la Consulta
ha accolto i ricorsi contro
Cassazione e Corte d’Appello
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Trentasei anni dopo Doveva assistere il governo italiano e si dice indirizzasse le scelte di Cossiga. In un’intervista raccontò: «Il suo sacrificio serviva a salvare il Paese»
L’Italia cerca a Washington l’ultima verità sul caso Moro
Rogatoria dei magistrati di Roma per interrogare Steve Pieczenik
L’esperto di antiterrorismo fu inviato dagli Usa nei giorni del rapimento
ROMA — L’ultimo tentativo
dei magistrati romani per aggiungere qualche tassello di
verità all’omicidio di Aldo Moro passa per una rogatoria negli Stati Uniti d’America. Il sostituto procuratore Luca Palamara, tramite il ministero della
Giustizia, ha chiesto alla
«competente autorità giudiziaria» americana di rintracciare e poter interrogare Steve
Pieczenik, cittadino statunitense, già assistente al Sottosegretario di Stato nel governo di
Washington, nonché ex capo
dell’Ufficio per la gestione dei
problemi del terrorismo internazionale del Dipartimento di
Stato. Subito dopo il sequestro
del presidente della Democrazia cristiana per mano delle
Brigate rosse, avvenuto il 16
marzo 1978 con la strage dei
cinque uomini della scorta,
l’esperto antiterrorismo fu inviato a Roma per fornire assistenza al governo italiano nella
gestione della crisi. E lo stesso
Pieczenik ha raccontato in più
occasioni di aver collaborato
con l’allora ministro dell’Interno Francesco Cossiga. Almeno
fino alla metà di aprile, quando
fece ritorno negli Usa.
Nei trentasei anni di inchieste, processi, ricerche e pubblicazioni sul caso Moro, il nome
dell’americano di origini russo-francesi, nato nel 1943 nella
Cuba pre-Castro, è venuto
spesso alla ribalta, per il ruolo
svolto nell’ombra. Sarebbe stato lui a indirizzare non solo le
scelte di Cossiga (per esempio
nel sostenere che le lettere dell’ostaggio dalla «prigione del
popolo» non erano «moralmente ascrivibili» a lui), ma
Il ritrovamento
Francesco Cossiga si avvicina
alla Renault 4
rossa parcheggiata in via Caetani, a Roma, il 9
maggio 1978.
All’interno del
veicolo c’è il
corpo di Aldo
Moro, il leader
della Democrazia cristiana sequestrato dalle
Brigate Rosse il
16 marzo dello
stesso anno
(foto Epa)
anche quelle del «comitato di
crisi» insediato al Viminale all’indomani del rapimento. Dall’archivio del ministero è saltata fuori anche una relazione a
lui attribuita, in cui si analizzavano le eventuali conseguenze
politiche dell’azione terroristi-
ca in corso. Mai però Pieczenik
è stato interrogato dagli inquirenti, né dalle varie commissioni parlamentari che si sono
occupate del caso Moro. Nel
1988 la commissione stragi
aveva deciso di convocarlo, ma
dopo una prima dichiarazione
di disponibilità il testimone
declinò l’invito.
Per contro non sono mancati libri e interviste; ecco perché
la Procura di Roma vuole interrogarlo. «Questo ufficio sta
nuovamente indagando sull’omicidio dell’onorevole Aldo
Moro, che tanto scalpore ebbe
e continua ad avere nella storia
italiana», ha scritto il pubblico
ministero Palamara nel documento inviato negli Usa. Soprattutto dopo che nuove «rivelazioni», o presunte tali (alcune delle quali hanno preso la
strada della denuncia per calunnia, dopo che è stata verificata la loro inattendibilità),
«intendono affermare il coinvolgimento di soggetti esterni
ai terroristi» nella gestione del
sequestro. Tra gli elementi apparentemente più seri o fondati acquisiti dal magistrato c’è
una conversazione tra Pieczenik e Giovanni Minoli, trasmessa dall’emittente
Radio24, in cui l’esperto ha
parlato di «manipolazione
strategica» degli eventi «al fine
di stabilizzare la situazione italiana», nella quale il Pci di Enrico Berlinguer rischiava di acquisire un peso sempre maggiore. Ipotesi poco gradita al
governo statunitense.
La «manipolazione» ammessa da Pieczenik anche in
alcuni volumi passava dalla
conduzione di una trattativa
con i brigatisti in cui lo Stato
doveva irrigidire sempre più la
propria posizione, per spingere i carcerieri di Moro a uccidere l’ostaggio: «Aldo Moro era il
Il personaggio
La copertina
Il libro intervista a Steve
Pieczenik, «Abbiamo
ucciso Aldo Moro»
Pieczenik (sopra) dirigeva
l’Ufficio per il terrorismo
internazionale del
Dipartimento di Stato Usa
fulcro da sacrificare attorno al
quale ruotava la salvezza dell’Italia», ha ripetuto l’uomo
nell’intervista a Radio24. Una
rivendicazione della «linea
della fermezza» che però si
mescola ad alcune anomalie ed
interrogativi ancora aperti,
elencati nella richiesta di assistenza giudiziaria della magistratura romana agli Usa. A cominciare dalla presenza nel famoso «comitato di crisi» istituito da Cossiga, col quale
evidentemente Pieczenik ebbe
rapporti, di molti personaggi
poi risultati iscritti alla Loggia
P2 di Licio Gelli, come i responsabili dei servizi segreti
dell’epoca. O ancora, l’ipotesi
che «una qualche forma di “direzione” esterna dell’intera
operazione abbia in qualche
modo impedito la scoperta
della prigione di Moro, e sia intervenuta per ostacolare la ricerca di
una soluzione “politica” dell’intera vicenda». Più o meno
quello che l’uomo
venuto dagli Usa ha
confessato a giornalisti e scrittori, e
che adesso i magistrati vorrebbero
verbalizzare ufficialmente, chiedendo anche dettagli in più. Anche se
sono passati trentasei anni. E chissà se la domanda trasmessa a Washington
avrà mai una risposta.
Giovanni Bianconi
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20 Cronache
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
Palermo Il renziano Faraone: «Lascio la segreteria soltanto con un rinvio a giudizio»
Piatti d’argento, cene e viaggi
con i soldi dei gruppi parlamentari
Inchiesta sull’assemblea siciliana, c’è il responsabile Welfare del Pd
PALERMO — Una valanga di
scontrini, ricevute e «pizzini»
per spese allegre s’abbatte sulla
politica siciliana. Su 83 deputati e 14 fra consulenti e dipendenti dell’Assemblea regionale
indagati per peculato. Tanti
della scorsa legislatura, tanti
altri in carica. Compresi 13 capigruppo, tutti indagati e sospettati di avere acquistato con
i fondi di quello che viene definito il Parlamento più antico
del mondo una spaventosa
quantità di oggetti difficilmente collegabili all’esercizio del
mandato popolare.
Perché, oltre a cene, banchetti o viaggi non sempre giustificabili con riunioni o trasferte di lavoro, risulta complicato capire come, con il generoso appannaggio dei gruppi
parlamentari, si possa comprare una borsa Louis Vuitton, una
cravatta Hermes, il profumo
più costoso, una collana in gioielleria, biancheria intima griffata.
Tranne i Grillini, estranei
perché si tratta di pasticci maturati quando ancora le Cinque
stelle non brillavano su Palazzo
dei Normanni, per il resto tutti i
partiti vedranno sfilare loro autorevoli rappresentanti al palazzo di Giustizia di Palermo
davanti a un pool di magistrati
guidati dall’aggiunto Leonardo
Agueci, al lavoro da due anni su
un’inchiesta della Guardia di
Finanza che calcola un’appropriazione indebita di circa 10
milioni di euro.
La bufera, annunciata da
tempo, si è rovesciata ieri sera
mentre a Sala d’Ercole era in
corso l’affannato dibattito sulla
Finanziaria. Senza fughe di notizie. Con uno degli indagati,
l’ex capogruppo del Pd Antonello Cracolici che dalla tribuna
anticipa i cronisti: «Ho ricevuto
Peculato
Nel mirino
83 deputati
e 14 consulenti e
dipendenti: coinvolte
la scorsa legislatura
e quella attuale
un avviso a comparire per atti
legati al mio ruolo... Per evitare
qualche interpretazione, retroscena o misteri su un’inchiesta
giudiziaria nota e partita già
tempo fa ho ritenuto giusto comunicarlo al Parlamento e lo
farò con una conferenza stampa. Ogni contestazione riguarda la mia attività di capogruppo. Non mi viene contestato di
aver messo un euro in tasca».
Analoghe dichiarazioni si
sono accavallate in serata man
mano che emergevano i nomi.
Un elenco in cui, per il ruolo
che Matteo Renzi gli ha attribuito, spicca il nome di Davide Faraone, responsabile Welfare
nella nuova segreteria Pd, lapidario nel commento: «Se c’è
qualche ladro deve pagare».
Poi, in radio, a «La Zanzara»:
«Indagato? Non mi dimetto
Brasile
Fulmini
sul Cristo
Redentore
La natura dà
spettacolo in Brasile.
Durante un
temporale, una fitta
serie di fulmini si è
abbattuta nei pressi
della statua del Cristo
Redentore, che si
trova sulla cima della
montagna del
Corcovado e che
domina la baia di Rio
de Janeiro. La statua,
alta 38 metri, è uno
dei monumenti più
conosciuti al mondo
e simbolo della città
carioca (foto Afp).
Liguria
dalla segreteria. Via solo con
rinvio a giudizio, ma non arriverà... Se rinviato a giudizio mi
dimetto da uomo. Contento
dell’inchiesta, si capirà come
ho speso soldi pubblici».
Fibrillazioni in ogni settore.
Si va dall’ex governatore Raffaele Lombardo, all’ex presidente
dell’Assemblea Francesco Cascio, al suo successore Giovanni Ardizzone pronto alla massima collaborazione: «Più che
sereno, convinto di non avere
sbagliato. Queste cose vanno
dimostrate...». Ed ancora deputati di lungo corso come il segretario del Pd Giuseppe Lupo,
Bernardo Mattarella, Giulia
Adamo, Nunzio Cappadona,
Francesco Musotto, Rudy Maira, Giambattista Bufardeci, Marianna Caronia, Livio Marrocco, Innocenzo Leontini, Cataldo Fiorenza, Nicola Leanza, Pa-
Dieci milioni
Per la Guardia di Finanza
l’appropriazione indebita
è stata di 10 milioni
olo Ruggirello, Nicola
D’Agostino, Nino Dina.
Ovviamente non tutti hanno
comprato borse di gran marca
o preziosi piatti d’argento donati per nascite e matrimoni di
parenti e colleghi. Ma in qualche caso i «pizzini» sono quelli
del barista che rilasciava quietanza della mancia del caffè,
anche solo un euro. Grandiosi e
straccioni appaiono così tanti
inquilini di un Palazzo dove
sembra finito il tempo dei re e
dei viceré perché trionfano i
portaborse, anche loro gratificati con pagamenti extra e soldi
fuori busta.
Felice Cavallaro
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«Spese pazze»
in Regione
Arrestato
l’ex idv Scialfa
GENOVA — L’ex
vicepresidente della Regione
Liguria ed ex capogruppo
dipietrista, ora consigliere per
Diritti e Libertà, Nicolò Scialfa
è finito agli arresti domiciliari
per peculato, falso ideologico,
truffa aggravata nell’ambito
dell’inchiesta della Procura di
Genova sulle «spese pazze»
dei gruppi consiliari.
Coindagati Marylin Fusco,
Maruska Piredda e Stefano
Quaini, allora dipietristi. La
bomba però sono le
intercettazioni fra i quattro
con il tesoriere Giorgio De
Lucchi. Non basta che siano
saltate fuori nelle spese le
mutandine di Maruska, ora si
legge come il tesoriere se la
prenda con la moglie perché
si è dimenticata di togliere dai
rendiconti lo scontrino degli
slip: «Hai lasciato gli scontrini
degli slip della Maruska nella
rendicontazione, dovevi
toglierli», dice. E la moglie:
«Perché?». «Dai, non fare la
scema». «Ah, io ho tolto tutta
quella roba lì eh». «Ho tolto
anche i lines... ho tolto ogni
cosa». È quel «ogni cosa» che
fa pensare. Solo un esempio
delle decine di intercettazioni
nell’ordinanza. Scialfa è
accusato anche di avere
falsificato le firme di un
collega e i verbali del gruppo.
L’ordinanza del gip parla di
penne Mont Blanc, vestiti,
argenteria, strumenti
chirurgici, pranzi e cene, tutto
pagato con soldi pubblici.
E. D.
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Cronache 21
Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
Roma Furto nell’ufficio del giudice per le indagini preliminari
Terra dei Fuochi
Le carte sull’arresto
del re dei rifiuti
rubate un anno fa
L'Esercito
schierato
contro
le ecomafie
dici?». Mentre Spagnoli gli forniva dati, che «si ritroveranno
pedissequamente nell’articolo»
scrive il Noe, creando difficoltà
a Zaratti, Spagnoli lo invita a
mettere nei pezzi contro Zaratti
«più cattiveria»: «...e che ca... se
sei giornalista sfrutta ste cose
come aneddoti gustosi, giustissimi insomma...». E ancora: «Ti
sei tenuto come un pallone frenato...». Nell’informativa anche
l’interrogativo-ipotesi di un incontro fra il giornalista e Cerroni «Al bar Palombini» la sera
prima di una pubblicazione.
Per contrastare le ecomafie
nella Terra dei fuochi
scende in campo l’esercito:
il governo ha dato parere
favorevole all’impiego dei
militari tra le province di
Napoli e Caserta. Lo ha
annunciato ieri il
sottosegretario alla Difesa,
Gioacchino Alfano. «Le
forze politiche per una volta
si sono trovate d’accordo»,
ha detto. Con l’eccezione
dei 5 Stelle, che si sono
astenuti. Intanto prosegue
l’attività di individuazione
dei veleni interrati dal clan
dei Casalesi: continuano a
emergere rifiuti speciali e
urbani dal sottosuolo di
Villa di Briano (Caserta),
vicino alla strada statale 7
bis Nola-Villa Literno dove
dall’altro ieri sono in corso
scavi ordinati dalla
Direzione distrettuale
antimafia di Napoli sulla
base di dichiarazioni di
collaboratori di giustizia.
Finora i fusti tossici
interrati, indicati agli
inquirenti da Roberto
Vargas e Francesco Della
Corte — due ex fedelissimi
di Nicola Schiavone,
primogenito del capoclan
Francesco Sandokan
Schiavone — non sono stati
rinvenuti. È emerso solo un
bidone di latta della
capacità di 20 litri con
residui di solventi o
idrocarburi.
Ilaria Sacchettoni
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Il giallo al Palazzo di giustizia
Le tappe
Il furto
La richiesta di
custodia cautelare
contro Manlio Cerroni,
il «re della
monnezza», e di altre
6 persone viene
depositata dalla
procura di Roma il 21
marzo del 2013. Ma il
fascicolo, custodito
nell’ufficio del gip
Massimo Battistini,
sparisce
La scoperta
Della scomparsa ci si
accorge il 16 luglio
successivo. La procura
apre un’indagine
contro ignoti per furto
Gli arresti
I pm risollecitano,
con nuovo
provvedimento, le
misure cautelari. E
aggiungono: «La
sottrazione deve con
ogni probabilità
ricondursi alla sfera di
influenza esercitata
dagli odierni
indagati»
La storia
ROMA — Un’ordinanza di
arresto non bastava. Per Manlio
Cerroni ce ne sono volute due.
Finito ai domiciliari una settimana fa, «Il Supremo» delle intercettazioni e padrone della discarica di Malagrotta, era sotto
inchiesta da mesi e i magistrati
avevano chiesto, per lui, misure
cautelari già nel marzo 2013.
La prima richiesta era sparita
dagli uffici del Tribunale il 16
luglio scorso. Non proprio un
dettaglio trattandosi di una settantina di faldoni circa (l’indagine ricostruisce dieci anni di
smaltimento) custoditi nella
stanza di un giudice del Tribunale di Roma. Un furto che, al di
là del deficit nel sistema di sicurezza del palazzo — le risorse,
come è noto, sono al lumicino e
le telecamere nei corridoi funzionanti erano prive del supporto su cui registrare — sembra essere riconducibile, «alla
sfera di influenza esercitata dagli odierni indagati, la cui “onnipresenza” all’interno della
pubblica amministrazione è
conclamata da una serie infinita di riscontri» (così si legge
nell’integrazione del pm Alberto Galanti).
Non è il primo incidente di
percorso di un’inchiesta che ha
impegnato tre pubblici mini-
steri e altrettanti procuratori
prima della svolta nel 2013 sotto il coordinamento della Dda e
del procuratore capo Giuseppe
Pignatone.
Già nel 2011, mentre si indagava sullo smaltimento dei rifiuti ad Albano Laziale e gli investigatori del Noe avevano ormai il sospetto di una sponda
«cerroniana» in Regione, le verifiche rischiarono di andare a
monte per la rimozione delle
microspie dagli uffici della presidenza. «Un grave tentativo,
ordito dal Fegatelli (Luca Fegatelli, manager della Regione Lazio, ora ai domiciliari, ndr) che,
con metodi autoritari ed in
spregio alla giustizia» ottenne
di bonificare le stanze della presidenza e quelle dei dirigenti di
Renata Polverini. Una «bonifica
pilotata» e finanziata con denaro pubblico dal dirigente al servizio di Cerroni, perfettamente
«a conoscenza della liceità dei
dispositivi installati dai Carabinieri», che allungò la vita al sodalizio criminale. Da quel momento in poi, con la prospettiva
della chiusura di Malagrotta,
Cerroni alza il tiro cercando alleanze più alte (spedirà una lettera anche al presidente del
consiglio Mario Monti) facendo
pressione sui prefetti e manipo-
Imprenditore Manlio Cerroni , 87 anni, ora agli arresti domiciliari (foto Benvegnù-Guaitoli)
lando informazioni anche ambientali (vantava un suo dipendente Fabio Ermolli fra i dirigenti dell’Arpa). Siamo nel
2008. Il presidente della Regione è ancora Piero Marrazzo (indagato per abuso d’ufficio e falso, tutto sul filo della prescrizione viste le date). Cerroni può
Le intercettazioni
Nelle conversazioni
registrate c’è anche
il nome di un giornalista
del «Corriere»
contare sui suoi uomini fra cui
Arcangelo Spagnoli (deceduto),
navigato funzionario regionale
al quale il Re delle discariche
assegna il compito di neutralizzare l’unica voce contraria alle
sue attività, quella di Filiberto
Zaratti (Verdi). Spagnoli e altri
utilizzano la stampa. Affiorano
colloqui con la giornalista di Libero Beatrice Nencha e del Corriere Francesco di Frischia, che
si occupa di Regione e rifiuti. E
che, ad esempio, domanda a
Spagnoli: «Di questa Via negativa di Albano (una Valutazione
di impatto ambientale per il
termovalorizzatore, ndr) che mi
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Un finanziamento a una società di Paolo Frattura (Pd) doveva essere restituito. Ma nel fare le verifiche la polizia «disobbedisce» agli ordini del pm
«Favori al presidente del Molise»
Indagato il questore di Campobasso
Soldi pubblici dati e revocati, parentele e fascicoli imboscati
ROMA — Ha mandato la lettera al procuratore generale, al capo della sua procura e a tutti i colleghi dell’ufficio, il pubblico ministero
Fabio Papa. Spiegando in quelle due pagine le
ragioni per cui ha ritenuto di dover iscrivere
nel registro degli indagati nientemeno che il
questore di Campobasso, Gian Carlo Pozzo. La
clamorosa iniziativa prende le mosse da
un’inchiesta su contributi pubblici per un
progetto mai realizzato incassati dalla società
di cui era proprietario l’attuale presidente del
Molise Paolo Di Laura Frattura.
La storia che sta facendo tremare i piani alti
del potere nella piccola Regione comincia sei
anni fa, quando il governatore di centrodestra
Michele Iorio firma un’ordinanza con la quale
vengono destinati 3 milioni e mezzo a una serie di imprese per rilanciare l’economia regionale messa in ginocchio da un tremendo alluvione. Nell’elenco c’è anche la Bio.Com srl, società all’80 per cento di proprietà di Frattura,
che progetta di realizzare un impianto di biomasse a Termoli, e per questo ottiene 265 mila
euro. Siamo a maggio del 2008 e il futuro governatore, che in quel momento ancora condivide la fede politica di Iorio, non ha cariche
regionali: ha soltanto provato per ben due volte a candidarsi con Forza Italia, ma senza fortuna.
L’operazione però si complica. Il tempo
passa e i permessi non arrivano. Finché, invece, arriva la revoca del finanziamento. Frattura risponde con un ricorso al Tar. E nell’estate
del 2011 si apre un conflitto delicatissimo. Il
proprietario nonché presidente dell’impresa
cui la Regione ha chiesto indietro i contributi
versati per un progetto ormai sfumato, che ormai ha mollato il partito di Iorio per passare
con il Pd (ora tifa Matteo Renzi), sta infatti
preparando la propria candidatura da governatore regionale per il centrosinistra.
Fatto sta che tre mesi prima delle elezioni il
Tar Molise presieduto da Goffredo Zaccardi,
attuale capo di gabinetto del ministro dello
Sviluppo Flavio Zanonato, sospende la revoca
facendo propria la motivazione di Frattura,
secondo cui la restituzione immediata dei
contributi farebbe fallire la società. Che poche
settimane più tardi, nonostante ciò, viene
messa ugualmente in liquidazione volontaria.
Questo non impedisce altre due sospensive e
una sentenza successiva che accoglie in parte
il ricorso, bloccando il provvedimento di revoca.
Nel frattempo, a ottobre del 2011, ci sono
state le elezioni e Iorio ha rivinto, ma Frattura
è comunque in consiglio regionale come capo
dell’opposizione. L’imponderabile però è
sempre in agguato. Il medesimo Tar Molise di
Zaccardi annulla il voto del 2011, con il risultato che il 24 e 25 febbraio 2013 si deve tornare
alle urne. E questa volta Frattura la spunta.
Bipartisan
Paolo Frattura, classe ‘62, è presidente
del Molise dal febbraio del 2013 alla guida di una giunta di centrosinistra. In precedenza il governatore aveva militato in
Forza Italia, fallendo però per due volte
l’elezione. Dopo l’annullamento del voto
regionale da parte del Tar, Frattura si era
affermato sconfiggendo il suo ex compagno di partito Michele Iorio
Una settimana dopo si libera del pacchetto
azionario della Bio. Com, cedendolo a Vittorio
Del Cioppo, candidato dipietrista alle regionali, non eletto. Giusto in tempo per evitare formalmente un altro micidiale conflitto d’interessi. Perché il 26 marzo 2013 la Regione da lui
presieduta ricorre in secondo grado contro la
sentenza del Tar che ha stoppato la revoca di
quel vecchio finanziamento concesso alla sua
«ex» società. Peccato soltanto che l’Avvocatura dello Stato, cui è stata affidata la difesa, non
presenti la rituale richiesta di sospensiva. La
causa rimane quindi a bagnomaria nei cassetti del Consiglio di Stato per ben nove mesi,
tanto che gli ultimi adempimenti processuali
relativi al ricorso portano la data 19 dicembre
scorso.
Di conseguenza la revoca si impantana in
modo imbarazzante. Il Molise è piccolo e si sa
come vanno le cose: le voci fanno presto a tramutarsi in sospetto e il sospetto fa ancora prima a diventare certezza. Specialmente se la
cosa riguarda un personaggio tanto in vista
come il presidente della Regione. Ecco allora
piombare in procura gli esposti, che inevitabilmente innescano una inchiesta. Le indagini
vengono affidate alla squadra mobile di Campobasso, e a giugno del 2013 si concludono
con un rapporto condensabile in una frase:
«La vicenda Bio.Com è stata oggetto di ricorso
amministrativo a non vi sono rilievi di natura
penale».
Ma la cosa non finisce lì. Le denunce non si
arrestano e l’inchiesta si deve riaprire. La pratica arriva allora sul tavolo del sostituto Papa,
il quale dà incarico alla Digos. Senonché il
questore decide diversamente, e passa invece
la palla di nuovo alla squadra mobile che aveva concluso la precedente indagine chiedendo
l’archiviazione. Papa va su tutte le furie e
scoppia un caso senza precedenti, con risvolti
istituzionali pesanti come macigni.
Questo il suo resoconto nella lettera di cui
abbiamo parlato all’inizio: «Alla richiesta di
spiegazioni seguiva carteggio tra lo scrivente
La vicenda
Il progetto
mai realizzato
Il pubblico ministero Fabio
Papa iscrive nel registro degli
indagati il questore di
Campobasso, Carlo Pozzo.
L’iniziativa prende spunto da
un’inchiesta su contributi
pubblici incassati da una
società, la Bio. Com, per un
progetto mai realizzato di cui
era proprietario l’attuale
governatore del Molise
Paolo Di Laura Frattura (Pd)
Il ricorso al Tar
contro se stesso
Nel 2008 per un impianto a
Termoli la Bio.Com ottiene
265 mila euro. I sussidi però
vengono revocati e Frattura
ricorre al Tar che sospende la
revoca. Nel 2013 Frattura
diventa governatore e cede
la Bio.Com per evitare un
altro conflitto d’interessi: ma
la Regione da lui stesso
presieduta ricorre contro la
sentenza del Tar
Una pratica contesa
tra troppi uffici
La pratica s’impantana nei
cassetti del Consiglio di
Stato. Ma in Procura arrivano
diversi esposti da cui parte
un’inchiesta. Le indagini
sono affidate alla Mobile di
Campobasso che archivia la
pratica. Papa non ci sta e
passa la pratica alla Digos.
Ma il questore la riaffida alla
Mobile. Che ora è indagato
e il questore Pozzo, che risultava l’autore dell’inopinato, sorprendente e indebito intervento
su una delega dell’autorità giudiziaria, il quale
forniva poi giustificazioni da valutare e comunque decisamente confutabili e già confutate… A
seguito di tali evenienze procedevo a iscrivere,
in ossequio al principio dell’obbligatorietà (…)
un procedimento per i reati di abuso di ufficio e
di favoreggiamento personale, ora a Mod. 21 (il
registro degli indagati, ndr), nei confronti del
questore…»
Papa non manca di ricordare il dettaglio della
precedente inchiesta condotta a suo parere «abbastanza sbrigativamente dalla squadra mobile», e «conclusa con la proposta di archiviazione per ritenuta irrilevanza penale dei fatti». Circostanza, sottolinea il sostituto procuratore,
«che in ogni caso sconsigliava l’effettuazione
dell’indagine, in realtà mai effettuata propriamente (non risultavano neanche acquisiti gli
atti utili) nuovamente alla stessa squadra mobile, come invece voluto dal questore, che non risulta avere alcun potere di intervenire a modifi-
L’intreccio
Occhi puntati sul conflitto di interessi:
la sorella del governatore è capo di
gabinetto alla questura del capoluogo.
E il caso finisce in Parlamento
care provvedimenti dell’autorità giudiziaria».
La lettera si conclude con la richiesta al procuratore capo di acquisire una serie di atti, fra
cui l’esposto dell’ex governatore Iorio che aveva
anche denunciato pubblicamente a proposito
di un’inchiesta giudiziaria che lo riguarda, «un
presunto conflitto d’interesse fra la questura e il
presidente Di Laura Frattura…» Dettaglio peraltro richiamato nel primo atto parlamentare di
Ulisse Di Giacomo, il senatore molisano subentrato a Silvio Berlusconi, ex assessore di Iorio,
che punta il dito su una parentela ai massimi livelli istituzionali. Una interrogazione dove racconta che nella questura di Campobasso «lavora e opera in posizione di assoluto rilievo, sembra con la qualifica di capo di gabinetto e vice
questore vicario, la dottoressa Giuliana Frattura, che risulta essere la sorella dell’attuale presidente della Regione Molise Paolo Frattura».
Sergio Rizzo
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22 Cronache
La storia
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
L’idea di Vodafone
Dopo la tragedia i genitori trovano una busta: «Da aprire nel 2023». E pubblicano in Rete le parole della figlia
La pugilessa
e il surfista:
i nuovi «eroi»
degli spot
In famiglia Taylor Smith a
carnevale. Sopra, con i genitori Tim ed Ellen e il fratello.
In alto, la lettera (Facebook)
Il futuro immaginato da Taylor
uccisa dalla polmonite a 12 anni
La lettera di una bambina a se stessa da grande: «Sei al college?»
Sono sempre le pagine bianche
le più affascinanti di un diario. Le
pagine ancora da riempire. Le pagine del futuro e dell’insondabile.
Per questo forse Taylor ha deciso
di saltare dall’altra parte dello
specchio. Si è immaginata già
grande: dieci anni tondi in più dei
suoi 12. Davvero molte, molte pagine più in là. E ha scritto una lettera alla donna che sarebbe diventata.
Ha seminato ogni riga di domande e consigli, di curiosità e di
saggezza, e ha richiuso i due fogli
in una busta indirizzata a se stessa. «Solo per gli occhi di Taylor»,
ha sottolineato, con il pudore degli adolescenti, inserendo il tutto
in un involucro più grande, «confidenziale». Da riaprire e rileggere
non prima del 2023, quando le
lancette della vita reale e della vita
sognata si sarebbero finalmente
sovrapposte.
Ha fissato, con precisione, il
magico istante per il 13 aprile del
2023. «Se non è ancora il
13/4/2023, non aprirmi!» ha scritto, perentoria, sul retro della busta. Soltanto quel giorno, nel suo
programma, Taylor bambina e
Taylor ventenne si sarebbero incontrate, conosciute o riconosciute, come due amiche che si ritrovano e si scambiano ricordi e novità. Non verrà mai quel momento.
Taylor Scout Smith del Tennessee è morta domenica scorsa di
polmonite, nove mesi dopo aver
sigillato la sua corrispondenza segreta. Forse approverebbe il fatto
Il messaggio
«Sono passati dieci anni da
quando ti ho scritto. Sono
successe cose belle e brutte
Ma è la vita e devi accettarla»
che ormai non sia più segreta, se
sapesse quanto conforto sta dando ai suoi genitori. I quali, decidendo di ignorare l’ordine apposto sulla busta, non soltanto
l’hanno aperta e l’hanno letta, ma
hanno anche pensato di diffonderla nel mondo di Facebook, perché fosse fonte di riflessione per
altri genitori, altri adolescenti, altri ventenni come sarebbe dovuta
diventare Taylor, nel 2023. «Volevo solo che tutti sapessero che
persona fantastica era» ha spiegato suo padre, Tim, alla tivù Cbs11.
Di profilo in profilo, di muro in
muro quella lettera, così intima da
avere per destinatario il mittente,
è stata scorsa da migliaia di occhi
come un piccolo miracolo arrivato
dall’aldilà. Il testamento di una
bambina. È parso così, un dono
inatteso dal cielo dopo la tragedia,
anche a Tim Smith e a sua moglie,
che non sapevano nulla dell’iniziativa presa in primavera dalla fi-
Parole dal passato
La prima pagina della lettera scritta da
Taylor Smith alla se stessa del 2023:
«Cara Taylor — scrive la 12enne — come
va la vita? La mia di oggi (10 anni indietro
nel tuo passato) è abbastanza semplice.
So che sono in ritardo, ma mentre scrivo
sono in anticipo: quindi congratulazioni
per aver passato la maturità! Se non ce
l’hai fatta, non mollare, provaci ancora»
glia. E che, evidentemente, non
erano soliti curiosare nei suoi cassetti. Ma il giorno dopo la sua
morte, all’ospedale di Johnson City, nel Tennessee, i genitori hanno
trovato il coraggio di riordinare la
camera di Taylor; e poi quella busta, riposta con cura in attesa dell’avvenire.
Sarebbe stato pretendere un po’
troppo, da due genitori distrutti,
che aspettassero dieci anni per conoscerne il contenuto. Tanto più
che la piccola, ragionevole Taylor
aveva previsto l’imprevedibile,
aggiungendo una postilla alle sue
volontà: non aprire prima del
2023, salvo altre disposizioni. Ci
ha pensato il destino a disporre
diversamente; e ora quei fogli a righe, la loro busta, aperta con religiosa delicatezza, svelano la
Taylor che fu e quella che non verrà.
«So di essere in ritardo per te,
ma mentre scrivo sono in anticipo, quindi: congratulazioni per
esserti diplomata alle superiori! E
se ancora non lo sei, torna indietro e riprova! Prendi quel diploma! Sei (siamo) all’università? Se
no, capisco che abbiamo avuto
qualche buon motivo,
dopo tutto — concedeva Taylor alla futura
se stessa —. Se siamo
al college, in che cosa
ci stiamo specializzando? Ora come ora,
vorrei diventare avvocato».
Raccomanda alla
Taylor che sarebbe diventata mamma di
spiegare ai suoi figli
l’evoluzione degli
iPad, con tanto di disegnini, rammentando comunque che «noi siamo più
vecchie di loro». E poi la mette in
guardia: «Ricordati che sono passati dieci anni da quando ti ho
scritto. Sono successe parecchie
cose, belle e brutte. Ma così va la
vita e devi accettarla». Anche
quando non ha più pagine bianche da offrire a una bambina.
Elisabetta Rosaspina
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Nuoro Marcello Dell’Anna, ergastolano in regime di 41 bis, relatore in un corso di formazione giuridica: le lezioni si tengono in carcere
Il boss laureato che insegna diritto agli avvocati
Quando è andato al ristorante, due anni fa, non riusciva a tenere le forchette in mano. «Non ero più abituato a
quelle di metallo, così pesanti». E quando, lo stesso giorno, il cellulare squillava di
continuo, non ha voluto parlare con nessuno di quanti
chiamavano sua moglie per
fargli gli auguri. «Ero infastidito dalla suoneria». Ma ricorda come un’emozione fortissima, che ancora oggi lo commuove, il senso di un futuro
davvero possibile racchiuso
in quel 25 maggio del 2012,
quando si è laureato in legge
con lode all’Università di Pisa
discutendo la tesi sui diritti
fondamentali dei detenuti e
sul regime del 41 bis. Il suo.
Marcello Dell’Anna ha trascorso la maggior parte della
vita in carcere; quasi l’età di
suo figlio, che ha venticinque
anni. Sta scontando l’ergastolo ostativo per reati associativi
nel carcere nuorese di Badu ’e
Carros. Fu condannato quando aveva 23 anni ed era un
boss della Sacra corona unita:
oggi ne ha quarantasei. In prigione si è diplomato, poi laureato, e avrebbe continuato
con il corso specialistico in
Diritto penitenziario applicato, al quale si era iscritto sempre a Pisa, ma l’ultimo trasferimento in Sardegna gli ha
fatto interrompere gli studi.
La Scuola forense di Nuoro
ha deciso di dargli una mano
La corona d’alloro
Marcello Dell’Anna, 46
anni, a Pisa il giorno
della discussione della
tesi sui diritti dei detenuti e sul 41 bis: per
l’occasione ha avuto
un permesso di 14 ore
nel percorso di riscatto e gli ha
affidato il ruolo di coordinatore interno e di relatore principe nel corso di formazione
giuridica per avvocati e operatori che si terrà il 24 gennaio,
il 7 e il 28 febbraio, con un seminario conclusivo il 21 marzo. Tutti gli incontri si svolgeranno in carcere, per permettere a Dell’Anna di onorare il
suo incarico. «L’idea, unica
nel suo genere, è nata da una
chiacchierata con la direttrice
della casa circondariale, Carla
Ciavarella», racconta Monica
Murru, la legale che ha battezzato il progetto, di cui sarà coordinatrice esterna. «Mi ha
parlato del detenuto e abbiamo cominciato a pensare a
qualcosa che lo potesse gratificare e far sentire una risorsa.
Ci ho parlato, abbiamo definito insieme il programma: sui
temi dei circuiti penitenziari,
del trattamento rieducativo,
della classificazione dei reati,
nessuno poteva essere più
esperto di lui». Il direttore
della Scuola forense, Martino
Salis, ha sposato subito l’iniziativa. Spiega: «Mi sembrava
importante che l’avvocatura
facesse la sua parte. Il percor-
so di quest’uomo è molto interessante».
Per la dirigente del carcere,
il progetto «mantiene alta la
motivazione del detenuto e,
soprattutto, la speranza». I reclusi come lui in regime di
AS1 (ex 41 bis) non hanno accesso ai benefici di legge, vale
a dire semilibertà, permessi
premio, affidamento in prova
ai servizi sociali. I Radicali
hanno avviato un movimento
contro l’ergastolo ostativo e i
cosiddetti «sepolti vivi», al
quale Marcello Dell’Anna sta
contribuendo con i suoi interventi. Due anni fa, per esempio, scrisse alla rivista Ristretti orizzonti sull’onda dell’amarezza dell’ultimo trasferimento da Spoleto a Nuoro (e
in mezzo ci sono stati Pianosa,
Novara, Livorno). Ecco il suo
sfogo: «Essere detenuto a
Nuoro è come se mi avessero
Il programma
L’ideatrice: «Il programma
l’abbiamo definito
insieme: nessuno poteva
essere più esperto di lui»
riportato indietro di vent’anni
e questo mi rifiuto di accettarlo, perché il mio passato per
me è morto e sepolto».
La sua famiglia vive in Puglia. Il mare complica la possibilità di incontrarla. Un mese
e mezzo fa ha ottenuto un avvicinamento temporaneo per
colloqui. «Mia moglie Romina
l’ho lasciata a 21 anni e l’ho
riabbracciata a 42, il giorno
della discussione della tesi,
quando ho ottenuto l’unico
permesso di quattordici ore.
Finalmente non c’era più un
tavolo di marmo a dividerci,
lo sguardo delle guardie a
controllarci», ha raccontato
all’avvocato Murru.
In tutti questi anni ha scritto libri di poesie e romanzi.
Per l’ultimo — la sua vita dietro le sbarre — sta cercando
un editore. Quando non lavora per sé, prepara i ricorsi per i
detenuti di tutta Italia che gli
chiedono aiuto. Si può anche
pensare che debba finire i suoi
giorni in carcere. Ma sarebbe
un fallimento. Non soltanto
suo.
Elvira Serra
@elvira_serra
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LONDRA — Un surfista che
insegue l’onda perfetta, un
rapper alla ricerca di un suono
che rappresenti tutte le tribù
del Sudafrica, una
campionessa di pugilato che
realizza un sogno e crea un
fight club per sole donne in
India: storie di uomini e
donne capaci di realizzare
imprese straordinarie. Sono
loro i protagonisti di un’
iniziativa di Vodafone che
mette a disposizione di
persone con obiettivi,
speranze e progetti
lungimiranti tecnologia,
supporto tecnico e la cassa di
risonanza che può avere un
gigante della telefonia mobile.
Un giorno la storia potrebbe
essere quella del nostro amico
d’infanzia o del vicino di casa,
perché da aprile l’iniziativa
sarà aperta a tutti: basterà
segnalare al gruppo il proprio
progetto. Potrebbe diventare
realtà. Per Vodafone si tratta
di un investimento
«consistente» da mantenere
per almeno tre anni, con
l’obiettivo di mostrare non
tanto cosa la tecnologia può
fare per noi, ma cosa
possiamo fare con la
«tecnologia giusta», ha
spiegato ieri Barbara Haase,
direttore brand dell’azienda.
«Siamo tutti capaci di
inventarci un’impresa fuori
dal comune, con questo
progetto abbiamo incontrato
storie entusiasmanti e grandi
traguardi personali, come
un’orchestra fatta tutta di
colori o un gruppo di giovani
del Qatar che hanno
attraversato il Rio delle
Amazzoni». Un primato
personale, dal quale la
campagna — iniziata a
Capodanno con i fuochi
artificiali multisensoriali sul
Tamigi, che ai colori in cielo
ha abbinato gusti e profumi di
frutta in terra — prende il
nome: Firsts
(www.firsts.com). Non è la
prima volta che una
multinazionale centra una
campagna pubblicitaria su
personaggi positivi: la
differenza è che alla
campagna questa volta è
abbinato un piano di
attuazione che in qualche
modo può contribuire a
cambiare, si spera a
migliorare, la realtà, al ritmo
di un progetto ogni due
settimane. Per Mary Kom
(nella foto), bronzo ai giochi
olimpici di Londra, l’obiettivo
è dare alle donne indiane la
possibilità di difendersi dal
livello di violenza che le
minaccia in casa, per le strade,
nelle scuole. «Ogni donna che
è venuta da noi al fight club —
ha sottolineato — si è sentita
in pericolo almeno una volta
nella vita. Con la tecnologia il
mio corso di difesa personale
può uscire dalla palestra e
raggiungere donne nelle città
e nelle zone rurali di tutto il
Paese. Un telefonino, in
questo caso, potrebbe salvare
una vita».
Paola De Carolis
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Cronache 23
Le immagini
Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
Scienza Ricerca Ipsos
Tra i banchi
A sinistra, due
dettagli che testimoniano lo
stato di scarsa
pulizia delle aule nella scuola
Leopardi di Mira
(Venezia). A destra, un corridoio dell’elementare Pascoli
di Mestre (Errebi/Mirco Toniolo)
«Test su animali
Gli italiani sono
divisi a metà»
coinvolti. L’ultimo fronte aperto
della questione, infatti, è quello
degli operatori: dovrebbero essere riassorbiti tutti dalle nuove
aziende appaltatrici, ma si vedranno ridurre lo stipendio dal
35 al 50%, perché lavoreranno
meno ore e resteranno senza
stipendio d’estate, a scuole sono chiuse. «Una situazione
drammatica — dice Carmela
Bonvino, Usb —, il governo deve reinternalizzare il servizio».
Le fa eco Elisa Camellini, segretaria Filcams Cgil: «Le gare non
garantiscono i diritti dei lavoratori: dobbiamo studiare soluzioni per dare continuità occupazionale e mantenere aperte e
pulite le scuole».
ROMA — Negli ultimi due anni l’opinione degli italiani sulla necessità dei
test di laboratorio è cambiata. Oggi il 49
per cento delle persone, cioè un italiano
su due, si dichiara favorevole e altrettanti sono i contrari. I «non d’accordo»
nel 2011, cioè solo due anni fa, erano il
66 per cento. A rivelare questo rapido
mutamento è stata un’indagine Ipsos
condotta su un campione di mille cittadini i cui risultati sono stati presentati
ieri durante il convegno «Sperimentazione animale, diritto alla conoscenza e
alla salute» organizzato al Senato dalla
senatrice a vita Elena Cattaneo.
Un altro numero che descrive la percezione dei cittadini su questo tema riguarda la tecnologia come sostituto dei
test: sempre nel 2011 era a favore il 41
per cento degli intervistati, ora sono il
30 per cento. Ma dall’indagine emerge
anche che alla base delle opinioni degli
italiani c’è una conoscenza non adeguata sull’argomento e, a detta dei ricercatori che hanno condotto l’indagine,
«quando questa viene forniLe alternative
ta in modo corretto il panoraElena Cattaneo:
«Le simulazioni al m a c a m b i a :
spesso le persocomputer non
ne confondono
sono risolutive»
le ricerche legandole soprattutto alla
cosmetica o alle pellicce», aggiunge infatti Nando Pagnoncelli, presidente di
Ipsos.
«Il primo passo per uscire dalla contrapposizione è rispettare i fatti smettendo di dire cose false imbrogliando la
gente — sottolinea Silvio Garattini dell’Istituto Mario Negri —. Ci sono dei dati reali sui quali siamo disponibili a confrontarci. Per questo abbiamo invitato al
convegno i sostenitori di idee diverse,
ma nessuno è venuto perché si rifiuta la
discussione su conoscenze oggettive,
cioè su malattie che per essere studiate e
debellate devono far ricorso ad animali
come i topi».
«Quando io studio le anomalie patologiche dei circuiti cerebrali — nota la
senatrice Cattaneo — lo posso fare solo
attraverso dei test sui topolini. E non c’è
altra via nel campo dei tumori. Le alternative di cui si parla, come le ricerche in
vitro su cellule per diversi mali, sono
degli aiuti complementari, ma non risolutivi. Altrettanto il ricorso alle simulazioni con i computer».
«Piuttosto che legiferare in maniera
proibizionistica come è accaduto —
suggerisce con un pensiero positivo
Pierpaolo Di Fiore dell’Ifom, l’Istituto
Firc (Fondazione italiana ricerca sul
cancro) di oncologia molecolare — l’Italia potrebbe fornire l’esempio destinando finanziamenti di ricerca allo sviluppo dei metodi alternativi, che permettano non solo la soluzione etica del problema, ma che abbiamo la possibilità di
farci progredire più velocemente».
Valentina Santarpia
Giovanni Caprara
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Il caso Tagli e caos con le cooperative. Disagi anche alla polizia
Nessuno fa le pulizie
Il Veneto costretto
a chiudere le scuole
Servizi a rischio in altre tre regioni
Tre scuole chiuse in provincia di Venezia per la sporcizia
dei locali, 151 istituti sotto osservazione in tutto il Veneto, situazioni al collasso a Ravenna e
Faenza e certificati dell’Asl che
raccontano di tozzi di pane lasciati marcire in mensa, cartacce, residui di terra e polvere su
pavimenti, ripiani e mensole. È
solo la punta dell’emergenza
pulizia nelle scuole, partita dal
Nord, che rischia nei prossimi
giorni di allargarsi a tutta Italia
dopo i tagli pesanti al settore
avvenuti negli ultimi anni: nel
2011 si spendevano 600 milioni
per le pulizie assegnate all’esterno (quelle cioè che non
riescono a fare i collaboratori
scolastici interni). Nel 2013 se
ne sono spesi poco più di 400. E
il decreto legge del fare ha dato
un ulteriore colpo d’accetta: i
circa 50 milioni destinati alle
università e agli enti di ricerca
per assumere, sono coperti, si
legge nella nota di lettura della
legge, «mediante una riduzione
delle spese per l’esternalizzazione dei servizi di pulizia ed altri servizi ausiliari per le scuole». La spending review per i
prossimi anni non sarà da meno: nel 2014, e dal 2015 in poi,
la spesa per le pulizie esterne
dovrebbe essere decurtata, è
quanto prevede il dl Fare, di 110
milioni l’anno, fino ad arrivare
a 280 milioni.
Pochi mezzi, e mal assegnati:
perché se prima le risorse venivano distribuite alle scuole in
base ai metri quadrati, adesso
vengono assegnate sulla base
dello stipendio che avrebbero
ricevuto gli 11.851 collaboratori
non assunti in organico, i cosiddetti posti accantonati, che
da anni sono sostituiti da appalti a ditte di pulizia esterna. Il
risultato? «Che, ad esempio, ci
siamo ritrovati ad avere un budget alto per pulire una dirigenza scolastica, dove finiremo per
lucidare anche le maniglie, e
pochi soldi per pulire scuole
enormi», spiega Brenno Peterlini, presidente del Consorzio
nazionale servizi, che si è aggiudicato l’appalto in Piemonte
e Liguria, Centro Italia, Sardegna e Roma.
Perché questo è un altro no-
Sporcizia
Tozzi di pane lasciati
marcire in mensa,
cartacce a terra, polvere
e rifiuti sulle mensole
Le emergenze
Situazioni gravi in
Emilia-Romagna. Gare
d’appalto mai chiuse
in Campania e Sicilia
do: l’appalto. Da settembre è
partito il processo per assegnare le pulizie delle scuole con
una gara europea lanciata da
Consip, la piattaforma digitale
degli acquisti della Pubblica
amministrazione. Fino all’altroieri, tutti quei servizi che
non riuscivano a fare i bidelli
erano appaltati a storiche ditte
esterne (soprattutto al Nord) o
a convenzioni con cooperative
di ex lavoratori socialmente utili (al Sud). Il tutto doveva concludersi entro il 31 dicembre.
Ma qualcosa è andato storto:
secondo il sindacato Usb, solo 5
lotti (ogni lotto corrisponde a
un’area geografica) su 13 sono
stati avviati, altri (come Sardegna, Lazio e Centro Italia) hanno subito intoppi e dovrebbero
partire a fine mese, in alcuni casi — Campania e Sicilia — non
è stato possibile aggiudicare la
gara, per eccesso di ribasso. Ma
anche dove la convenzione è
partita, vedi il caso Veneto —
dove è emergenza anche in alcuni uffici di polizia nei quali,
come scrive oggi il Corriere del
Veneto, a pulire sono gli agenti
—, ci si è trovati di fronte a un
tale taglio delle ore di lavoro da
rendere impossibile una pulizia
decente. Al punto che l’ultima
Finanziaria ha messo dei fondi
aggiuntivi per tamponare la situazione fino al 28 febbraio.
Anche perché i dirigenti scolastici, con il listino dei prezzi
delle ditte da una parte e i fondi
(esigui) dall’altra, si trovano a
fare scelte difficili: meglio far
pulire i bagni tutti i giorni oppure a giorni alterni, garantendo così anche il lindore della
palestra? «Noi seguiamo le indicazioni fissate nei contratti
con le scuole, non possiamo fare di più — si difende Claudio
Levorato, presidente della Manutencoop, al centro delle polemiche per il caso Veneto, convocata oggi dal ministero dell’Istruzione —. Siamo un’impresa, non possiamo
sovvenzionare lo Stato». Il Miur
sta correndo ai ripari: diramerà
una circolare ai presidi per
spiegare come segnalare difficoltà e anomalie del servizio, e
domani vedrà i sindacati confederali per parlare dei lavoratori
L’agente
Pulizie in un ufficio
di polizia del Veneto
Lavori fai-da-te
Alcuni genitori di alunni radunati davanti alla
scuola elementare Pascoli di Mestre con
scope e palette (foto Errebi / Mirco Toniolo)
24
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
avviso a pagamento
Il 10 gennaio è venuto a mancare all’amore dei suoi cari
ed alla stima dei suoi amici
Alberto Zangani
uomo unico e speciale
Che l’impegno e la correttezza nel lavoro così come la generosità e l’umanità
espresse nella vita, possano essere d’esempio e di conforto
a quanti lo abbiano conosciuto.
Il vuoto della sua assenza è e sarà incolmabile.
Cronache 25
Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
Internet Il fondatore dell’azienda è Tony Fadell, il designer dell’iPod. La Borsa premia l’operazione
Un termostato che si collega online
Così Google entrerà nelle nostre case
Acquisita per 3,2 miliardi di dollari Nest Labs, start up della domotica
È la domanda che ossessiona il mondo del tech da
due giorni. Analisti, giornalisti e perfino economisti sono scesi in campo per spiegare perché Google abbia
speso 3.2 miliardi di dollari
per acquisire Nest Labs,
un’azienda produttrice di
termostati e sistemi di allarme anti-incendio. Detta così
la faccenda può sembrare
un’enorme follia. La cifra è
da capogiro per un marchingegno che ci permette di risparmiare sulla bolletta o
che suona quando ci dimentichiamo il pollo in forno.
Ma forse la ragione è più
semplice di quello che sembra: Mountain View ha speso così tanti soldi per fare
soldi.
In questi ultimi mesi le
grandi della Silicon Valley si
sono date allo shopping selvaggio di startup, idee, progetti e social network. Ulti-
potrebbero essere proprio la
domotica e le case ad alta
tecnologia. Dispositivi che ti
danno il benvenuto, schermi
ricurvi e piatti dai quali comandare le nostre vite.
Smartphone che diventano
vere e proprie estensioni
delle nostre mani. Certo, Google non mollerà la presa sui
social, i motori di ricerca e le
comunicazione. Semplice-
mente scommette sulla
prossima corsa. Che porta
dritto all’internet delle cose.
Nest oggi produce allarmi e
termostati che dialogano
con la rete. Ma questo non
La galassia di Big G
NEST LABS
Le acquisizioni del gigante di Mountain View
LE ACQUISIZIONI DEL 2013
Talaria
Società attiva
nella costruzione di siti
Internet, integrata in
Google Cloud
Plataform
DNNresearch
Startup di Toronto
specializzata
nella ricerca
di immagini on-line
La società di Palo Alto che produce dispositivi
intelligenti per la casa (domotica) è la più recente
acquisizione di Google,
per 3,2 miliardi di dollari
L’ULTIMO ACQUISTO
LE ACQUISIZIONI PIÙ IMPORTANTI DEL PASSATO
vuol dire che un domani non
possa ampliare il suo raggio
di azione. E se un giorno ci
alzeremo grazie a sveglie che
suoneranno prima in caso di
traffico, o torneremo a casa e
Channel
Intelligence
Fornitore di tecnologia
per le imprese interessate
all’e-commerce
(125 milioni
di dollari)
Makani Power
Startup attiva
nel settore
dell’energia
eolica
Flutter
Startup attiva nel campo
del riconoscimento dei gesti,
in previsione della commercializzazione
dei Google Glass
Tony Fadell con l’iPod (Infophoto)
mo caso eclatante, Zuckerbeg disposto a sborsare 3
miliardi per Snapchat, il social network che tanto piace
ai ragazzini. E se re Mark è rimasto a bocca asciutta, con
tanto di mail di offerta pubblicate online, la concorrenza per arrivare primi sul futuro dalle parti di San Francisco è sempre più spietata.
I social e i servizi web faticano a generare utili, devono
affidarsi alla pubblicità e
questo li porta inevitabilmente a doversi continuamente reinventare. Morale,
tutti, compresi Larry Page e
Sergey Brin, sono alla caccia
del prossimo cavallo su cui
puntare. E il puledro di razza
Waze
L’applicazione
di navigazione satellitare
per smartphone
basata sui contributi
degli utilizzatori
(1,3 miliardi di dollari)
Redwood Robotics
Azienda statunitense
che realizza
arti robotici
Bot & Dolly
Sue le telecamere robotizzate
usate per creare gli effetti speciali
anche del film Gravity
Autofuss
Società gemella
di Bot & Dolly
che fa produzione
video
Youtube
La piattaforma web
che consente la condivisione
e visualizzazione in rete
di video viene acquistata
nel 2006 per 1,65 miliardi
di dollari
Bump
Applicazione che
agevola lo scambio dati
da uno smartphone
Android all’altro
(35 milioni di dollari)
ari)
Behavio
Startup nata all’interno
del MIT Media Lab: analizza
il movimento degli utenti
(gesti, posizioni, velocità) per
prevedere i comportamenti
Boston
Dynamics
Produce robot
per l’esercito
Usa
Wavii
Startup che si occupa
di estrarre le informazioni
da social network, blog
e portali e ricostruirle
in un giornale
personalizzato
(30 milioni di dollari)
FlexyCore
La startup che si occupa
di migliorare le prestazioni
dei dispositivi Android
(circa 23 milioni
di dollari)
la cucina ci avrà preparato la
cena praticamente da sola,
molto probabilmente dovremo ricordarci di questa società di Palo Alto composta
da 300 impiegati e di questa
cifra da capogiro. Una scommessa azzardata? Si vedrà.
Intanto Wall Street ieri sembra aver dato ragione all’intuizione e il titolo di Mountain View è salito del 1.83 per
cento.
C’è un dettaglio che però
non va dimenticato. Come
sottolinea Forbes, la decisione di comprare Nest per gli
uomini di Big G ha a che fare
anche con il «capitale umano». Virzì e la Brianza questa
volta non hanno colpe. Il
fondatore di Nest, Tony Fadell, è l’uomo che ha disegnato il primo iPod per Apple, con la ghiera dei comandi rotonda. E non solo. Dopo
essersi licenziato nel 2010,
Fadell giurò a Steve Jobs in
persona che non sarebbe
mai andato a lavorare per la
concorrenza. Una promessa
che ha mantenuto finché
Jobs era in vita. Ma ora le cose potrebbero cambiare. Se è
vero che Fadell conserverà la
sua autonomia, è pur vero
che per Google l’acquisizione significa anche dare una
spallata ad Apple e togliere
terreno sotto i piedi di Cupertino. Quindi è molto probabile che di questo inventore di 44 anni sentiremo parlare ancora.
A Re/code Fadell ha spiegato che i colloqui per la fusione con Google sono iniziati la scorsa estate e che i
tempi sarebbero stati accelerati a novembre dello scorso
anno. Poi ha aggiunto candidamente: «O rimani indi-
Interazione
Big G scommette sul
prossimo sviluppo della
tecnologia: comunicare
con gli oggetti
Meka Robotics
Sviluppa sistemi hardware
e software per robot
Schaft
Startup giapponese attiva
St
nel campo della robotica.
ne
Il progetto, ancora
segreto,
è gestito
se
da Andy Rubin,
«papà» di Android
il «pap
Motorola
L'azienda Usa produttrice
di microprocessori e cellulari
viene acquisita nel 2011
per 12,5 miliardi di dollari
pendente o ti unisci con
qualcuno; con questa acquisizione, abbiamo il meglio
da entrambi i mondi». Ma la
vera chiave di lettura sta tutta in una frase detta da The
Verge qualche tempo fa:
«Nella Silicon tutti continuano a pensare di dover impressionare gli altri per avere
successo. Ma forse dovremmo iniziare a inventare sul
serio qualcosa di nuovo». Alla faccia degli uccellini cinguettanti, delle idee dei nerd
come Zuckerberg o del design perfetto dello smartphone che tanto piaceva a Steve.
Marta Serafini
@martaserafini
CORRIERE DELLA SERA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’analisi
IL TRAFFICO DI DATI: DAL GRANDE BUSINESS AL GRANDE FRATELLO
di IAN BREMMER*
F
ino a non molti anni fa, un dittatore
particolarmente deciso poteva ancora esercitare un controllo pressoché totale sulle informazioni all’interno
del suo Paese. Era in grado di impedire ai
propri sudditi di comunicare con il mondo esterno e, in molti casi, persino di comunicare l’uno con l’altro. Oggi, anche in
alcuni dei regimi più repressivi del mondo, i cittadini si portano dietro la tecnologia che serve per comunicare, moderni
strumenti che permettono loro di trasmettere idee e informazioni attraverso i
confini interni ed esterni alla nazione. Tv
satellitari, cellulari con fotocamera, Facebook, YouTube e Twitter hanno decentralizzato l’accesso all’informazione e
hanno dato più forza all’individuo.
Ma questa battaglia appartiene al passato. Nel 2014, la corsa per il controllo
delle comunicazioni e dell’informazione
entrerà in una fase nuova. Gli Stati stanno
adesso imparando — alcuni più velocemente di altri — che è più efficace sfruttare il flusso di informazioni piuttosto
che bloccarlo, e i governi stanno rispondendo alla rivoluzione tecnologica con
una «rivoluzione dei dati», che consente
alle autorità di passare dalla difesa all’attacco nella lotta contro quelle che avvertono come minacce.
In sintesi, il traffico di dati e di contenuti generato a livello mondiale da email,
ricerche online e acquisti, e le firme elettroniche contenute in tutti quei testi e
tweet possono essere associati in tempo
reale e immagazzinati in un unico sistema centrale. Chi ha accesso a quei dati —
e alla tecnologia per organizzarli e utilizzarli — ha in mano qualcosa di incredibilmente prezioso.
Prima erano le grandi multinazionali
(soprattutto occidentali) a possedere
quasi tutti questi dati, e li usavano per fare soldi. Ogni nuova pubblicità pop-up ci
ricordava che i dati che generiamo rivelano qualcosa di noi e aiutano chi li estrae a
convincerci con annunci personalizzati. Il
predominio di Google nell’universo delle
ricerche online lo ha trasformato in una
fonte eccezionale di ricavi pubblicitari.
Facebook è diventato una riserva di informazioni sui gusti e sugli interessi della
gente che ha raggiunto livelli senza precedenti nella storia dell’umanità. In un
certo senso, i veri clienti di Facebook sono gli inserzionisti, e gli utenti dell’azienda, oltre un miliardo, sono il suo prodotto.
Dal momento che l’uso che facciamo di
questi siti rivela qualcosa in più su chi
siamo, cosa pensiamo e cosa vogliamo,
l’analisi dei dati si è trasformata in una
fonte di interesse ancora maggiore. E non
solo per le imprese che sperano di conquistarsi una quota di mercato. Certo,
fornire così tanti dati a chi ci tratta da
consumatori può minare la nostra pri-
Chi è
Politologo
Ian Bremmer
(44 anni)
è un politologo
americano,
ricercatore presso
la New York
University,
specializzato in
politica estera e
rischi politici
globali. È anche il
presidente e
fondatore
dell’Eurasia Group,
società di
consulenza globale.
(foto Stephen Voss)
vacy. Ma passare quelle informazioni ai
governi, a chi ci considera cittadini, elettori, grandi ispiratori o grandi piantagrane è tutta un’altra storia.
Ogni governo proverà a utilizzare questo materiale a modo suo. Sia nei Paesi
industrializzati che in quelli emergenti ci
saranno idee differenti su come si dovrebbero usare le informazioni, ma
ovunque ci sarà il rischio di abusi di potere,
e man mano che gli Stati diventeranno più
coinvolti nella raccolta
di dati, le autorità esigeranno il massimo
controllo su tutto ciò
che, secondo loro, potrebbe essere importante per (quella che ritengono) la sicurezza
nazionale.
Google ha subito numerosi attacchi
agli account Gmail di presunti dissidenti
cinesi: attacchi ideati — o almeno consentiti — dalle autorità in Cina. Ma la denuncia di un enorme programma di sorveglianza americano, creato dall’Agenzia
per la sicurezza nazionale per raccogliere
informazioni sugli utenti stranieri di popolari servizi online, ci ricorda che tutti i
governi stanno accumulando dati per
proteggersi da ogni genere di presunta
minaccia.
In tutto il mondo la sfida sarà tra una
rivoluzione delle comunicazioni, che dà
più forza all’individuo, e una rivoluzione
dei dati, pensata per proteggere gli interessi dello Stato. Questa lotta, naturalmente, si manifesterà in modo diverso a
seconda dei Paesi. Non tutti si dimostreranno in grado di ricavare dati: in questo
campo, alcuni di loro otterranno gli stessi
risultati deludenti che hanno in altri settori del governo.
Gli Stati più grandi e con una politica
più efficiente, però, avranno molto più
Il controllo
Internet sarà sempre meno
governato dal basso e sempre
più guidato dall’alto, dai governi
successo. Anche se — e la decisione dell’ex dipendente della Cia Edward
Snowden di rivelare il programma di sorveglianza della Nsa lo ha dimostrato — lo
spionaggio finanziato dai governi può essere la prova che un segreto di Stato è difficile da mantenere quanto qualunque altro segreto, soprattutto in una società
aperta e con una stampa libera.
Sia i governi autoritari che quelli democratici ritengono che sia sempre più
importante migliorare la propria abilità
nello spiare i cittadini, assicurarsi di avere gli strumenti per proteggere la sicurez-
za nazionale e (in alcuni casi) mantenere
l’ordine. Molti di quei governi obbligheranno le imprese che investono nei loro
Paesi ad aiutarli a realizzare i loro obiettivi o a cedere quote di mercato alle altre
imprese disposte a farlo.
Ecco perché Internet e la sua gestione
stanno passando improvvisamente e in
modo drammatico da un settore open
source, governato dal basso, a un settore
«strategico» guidato dall’alto. Nel 2014
Internet sarà sempre più frammentato.
In molte delle principali economie mondiali, le aziende nazionali di spicco e leali
al governo diventeranno gli attori predominanti nei segmenti che dipendono dai
dati, e fare affari costerà caro per le imprese concorrenti che sono più internazionali (o che vogliono diventarlo). Dal
momento che la cyber-sicurezza rappresenterà una debolezza ancora più evidente e la cyber-supremazia un’opportunità economica ancora più golosa, questo problema non farà che aumentare.
Dicono che «su Internet nessuno sa
che sei un cane». Ora i governi sanno che
razza di cane sei, a che ora fai la tua passeggiata e qual è la tua marca preferita di
bocconcini. Nel 2014, con il coinvolgimento maggiore degli Stati nel controllo
dei dati, creare un mondo in cui cane
mangia cane sarà più facile.
* Presidente di Eurasia Group
(traduzione di Sara Bicchierini)
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26 Moda
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
#
Le sfilate Pelle dipinta a mano e tocchi oro da Cavalli. I quadri micro e macro di Scervino
di Gian Luigi Paracchini
Il panciotto
e le magagne
(della camicia)
I
l panciotto resuscitato da Giorgio Armani
sotto la sua nuova giacca da proprietario
terriero è un pezzo superclassico della
letteratura sartoriale. Leggendario per
esempio il modo in cui lo indossavano due
colossi d’eleganza come Cary Grant e il duca
di Windsor. Ma non è tanto la riscoperta a
incuriosire, quanto la motivazione che ne ha
dato lo stilista. Il panciotto conferisce un
senso di completezza all’abito, lo
impreziosisce e poi copre opportunamente
le magagne della camicia. «Perché in giro
purtroppo non si vedono più le camicie
stirate come una volta dalla mamma, dalla
zia, dalla sorella. Pieguzze di qua, grinze di
là...».
Passi con le zie, ma davvero ai suoi tempi le
sorelle erano così collaborative? Forse gioca
l’equivoco d’un ricordo personale di Armani,
quando cioè sua sorella Rosanna (ex volto di
spettacolo e pubblicità), comparve in Rocco e
i suoi fratelli, guarda caso, con il ferro da stiro
in mano. Resta il dubbio sulle mogli. Non
A confronto
Da sinistra in alto:
la mantella
cangiante di
Andrea Pompilio,
il berretto con
visiera dal taglio
militare, che scende
anche sul viso, di
Frankie Morello;
il mix di fiori, righe
e pois di Daniele
Alessandrini
MILANOMODAUOMO
Pieghe
citate perché ritenute già scarse allora e
scarsissime oggi o soltanto dimenticanza?
Nel caso, il panciotto fa miracoli.
Sulle spalle del nonno
A proposito di ripescaggi riadattati alla
modernità, ecco Ermanno Scervino con il
tabarro. Lo ha folgorato quello di suo nonno in
una vecchia foto ingiallita e pronti-via in
diverse versioni giovanilistiche sulla
passerella. Tanto più che capi del genere, un
tempo portati nelle brume a cavallo, risultano
oggi meglio adattabili dei cappotti per chi va in
bicicletta. E magari con un cappello a falde
larghe conferiscono alla pedalata un inusuale
tocco romantico. Fondamentale è che il tabarro
non finisca poco romanticamente fra i raggi.
Effetto Goldfinger
Nel ritornare all’impegno sulla collezione
maschile, Roberto Cavalli non s’è fatto
mancare nessuno dei simboli della sua storia:
dalle stampe al tigrato animalier. Normale per
una sorta di ritorno a casa. Ma data l’occasione
s’è concesso anche una specie di assalto a Fort
Knox in pieno Goldfinger-revival: nelle ultime
uscite tutti giovanotti a strati d’oro. L’ideale
per ragazze che hanno definitivamente chiuso
con fidanzati minimalisti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Foto e video delle sfilate milanesi con le collezioni
del prossimo autunno-inverno
Palestra e niente cravatta
I nuovi manager di Armani
Giacche-maglie, per portarle servono spalle importanti
MILANO — Condicio-sine-qua-non
che abbia spalle se non proprio scolpite (ora non esageriamo) comunque
strutturate. D’altronde come sostiene
Giorgio Armani non ci sono più i fisici
di una volta. Senza nostalgie però, perché sono cambiati ma in meglio grazie
a sport e palestra. E così ora la nuova
giacca dello stilista che sussurrava ai
blazer sta che è una meraviglia: è più
simile a una maglia ma la novità è il taglio «raglan» della manica: da sera a
mattina, dal gessato al velluto, dai tweed ai jersey. Non cade come quando la
spalla è insellata, nossignori. Non rende impettiti, né bellimbusti, perché
non ha imbottiture, piuttosto scattanti
(deltoide e trapezio ci guadagnano) e
scanzonati. «Non volevo che nessuno
dei ragazzi avesse l’aria di certi manager per bene in giacca e cravatta», dice
Armani, da sempre sostenitore che
l’eleganza non è solo un nodo intorno
al collo ma anzi. Anche il panciotto, per
esempio: «Con giacca e pantaloni è un
completo per giovani e senza tante elucubrazioni». Uno, due e tre: ecco la camicia bianca, che illumina. Sfila anche
tanta pelle persino per le
braghe e qualche volta la camicia. Pullo-
ver in abbondanza e sufficientemente
eleganti per alternarli alla giacca. E
quei passaggi ben orchestrati fra uno e
l’altro, collo alto e blazer, bomber e caban, cappuccio e paletot, sono la percezione che Giorgio Armani ha rieditato i
canoni dell’eleganza maschile checché
ne dicano (e vestono) «certi manager».
Cravatta mia non ti conosco anche
sulla passerella di Ermanno Scervino.
Il giovanotto si compiace di essere un
«seduttore» e pure un po’ «dannato»,
di quelli che conquistano e spariscono
avvolti di meravigliosi tabarri. «Lo indossava sempre mio nonno», racconta
lo stilista per spiegare una scelta così a
effetto. La collezione è un bel trattato di
suggerimenti con un certo gusto per le
cose ricercate e mai scontate: ecco i
completi damier, micro e macro; ancora la pelle o la pelliccia, preziosa persino per pullover o a fodera di parka e caban ampi; interessanti i gessati di tessuto di maglia. Tanto blu, nero e grigio.
Stage come una galleria d’arte da
Roberto Cavalli, opere incompiute e video installazione che proietta «Categories of being», un corto che racconta di
uno spirito libero e selvaggio. «Freedom, freedom», ripete lo stilista. Da
quando ha ripreso in mano la linea
— dopo che il figlio Daniele ha deciso
di lasciare la direzione creativa e occuparsi a tempo pieno di musica — ha
voglia di «lasciare un segno (riconoscibile) come è stato con la donna». Così
l’idea della «libertà di vestire come pare» mescolando e sovrapponendo e cogliendo nel rispetto della legge del
rock. Dunque vagamente Lenny Kravitz: cappotti neri e pull di pelle intrecciata, giacche corte e giubbotti vissuti,
spezzare il ritmo: bande inserite o elastici inaspettati. Poi cappotti con cappuccio e sovrapposizioni inusuali concesse all’età ma che attualizzano, come
il barracuda sul paletot. Un prodotto
immediato: vedo, voglio, compero.
Ispirazione e allestimento di conseguenza ma di dubbio gusto. I
Dsquared2 mettono in piedi un manicomio criminale con tanto di sbarre e
celle per raccontare la loro collezione:
dai detenuti ai secondini,
poi medici, infermieri ed avLo stilista
vocati. Camicie di forza e
bomber trapuntati, bermu«Con giacca e pantaloni, il panciotto
da e felpe, jeans e picot; tute
forma un completo per giovani,
e cappotti smanicati: qualità
senza tante elucubrazioni»
e tagli da manuale. Stilisti (i
gemelli Dean e Dan Catten)
perdonati per le sbarre? In
jeans dipinti e foulard, camicie di seta e forse. Frankie Morello, infine, un po’
più seriosi del solito, ma forse per via
blazer oro invecchiato
Interessante assai il lavoro sulla ZZe- dell’ispirazione «Odissea nello spagna, linea «giovane» del gruppo. Dato zio», film che allegrissimo non era.
per certo che prima o poi la stagione Non che la collezione ci perda, anzi. Un
delle felpe e dei panta-jogging e delle po’ di tecno-rigore non dispiace: bomsneaker finirà, ecco riproposti per il ber e t-shirt, felpe e bermuda, jeans e
guardaroba under 30 completi fatti di camicie a far la differenza sono i mategiacche (piccole) e pantaloni riali. Bravi.
Paola Pollo
(corti) Sixties ben tagliati
© RIPRODUZIONE RISERVATA
e con elementi grafici a
La manica
La «raglan» è la tipica manica che si usa
in maglieria, non facile da applicare su
tessuti e pelle, giacche ma anche cappotti,
caban e picot. Crea decisamente una diversa
figura. Giorgio Armani (nella foto a sinistra
due suoi modelli presentati ieri), nel backstage
del dopo sfilata, ha spiegato che è proprio questo
il motivo per cui ha deciso di utilizzarla nelle sue
nuove giacche: imprimere nuova energia
e vigore alla silhouette maschile. «Una volta
deciso che sarebbe stata quella la manica
di tutte le giacche non ci è voluto molto tempo
a realizzarla — ha spiegato —. Non è per uomini
senza spalle, se ancora ne esistono. E comunque
per loro ci sono sempre le imbottiture». La
raglan sancisce dunque un nuovo passo avanti
nel percorso dello stilista verso una giacca
che si avvicina sempre più a una maglia.
Raglan
Nel linguaggio
della moda e della
sartoria, con
maniche alla
raglan si
intendono quelle
piuttosto ampie,
attaccate al
«corpo» del
capospalla con
cuciture disposte a
raggio, partendo
dalla base del
collo. Prendono il
nome dal generale
inglese F. J.
Somerset Raglan
(foto) che, verso
la metà
dell’Ottocento,
per nascondere la
mutilazione di un
braccio adottò
questo tipo di
maniche per il suo
cappotto
Dsquared2 La versione «bravo ragazzo»:
pantalone corto e cappotto cammello
Moda 27
Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
Premiata l’originalità
Se la sfilata
non è più
l’unica strada
di MATTEO PERSIVALE
C
Roberto Cavalli Anima rock, grafismi
d’artista sulle giacche in seta da sera
ZZegna Piumino con l’elemento che ha
fatto da filo rosso alla sfilata: il ferma maniche
Ermanno Scervino Micro e macro, il quadro
diventa un elemento dominante
i sono quelli che andavano a Pitti e
questa volta hanno preferito
puntare tutto su una
presentazione a Milano (Boglioli,
Geox, MP Massimo Piombo). Quelli che
hanno presentato però meditano, per il
prossimo giro, l’upgrade alla categoria
superiore (ma davvero lo è ancora?), cioè
la sfilata. E quelli che hanno puntato sul
kolossal (Brioni), sul mini-concerto
(Canali con Ludovico Einaudi e le sue
note sull’acqua) o sulla sorpresa (i Kiss
comparsi sulla passerella di John
Varvatos, americano col vizietto del rock).
Quelli che hanno puntato tutto su un
articolo solo (la multinazionale Adidas,
con l’abilissimo relaunch delle storiche
Stan Smith da tennis) ignorando il resto.
Quelli che hanno puntato sull’espansione
della gamma dei prodotti (Cesare Paciotti
che dagli accessori è passato
all’abbigliamento presentando una
capsule di giacche di pelle in sintonia con
lo stile aggressivo e rock’n’roll del
marchio) e quelli che lo faranno presto.
C’è chi ha fatto sbirciare anche la pre-fall
donna (Prada), chi ha scommesso sulla
moda-moda gettando al vento prudenza e
auto-censura (Paul Surridge di Zegna con
i suoi ragazzi Mod in giacche quattro
bottoni con i cinturini ai bicipiti
dall’effetto travet del terzo millennio,
pantaloni dal risvolto esagerato, cappotti
oversize). Queste sfilate hanno
dimostrato che un business sempre più
complicato come quello della moda
maschile non può più essere affrontato
con gli strumenti di una volta: il 2013 è
stato l’anno nel quale Donatella Versace
ha affondato le certezze di una volta
spiegando che passa troppo tempo tra la
comparsa di un capo in passerella e la sua
disponibilità in negozio, e ha provato a
accorciare i tempi con il nuovo metodo
Versus: non sfilate ma concerti-evento
con look immediatamente disponibili on
line. Ma quello appena concluso è stato
anche l’anno nel quale Patrizio Bertelli
ha ricordato che serve più elasticità per
evitare i veti contrapposti da stilisti sui
calendari delle sfilate. E allora, se
elasticità deve essere, si confondono
le carte: la presentazione di Brioni alla
Permanente come inno alla staticità, una
galleria d’arte per modelli-statue, le
grandi sale che Brendan Mullane ha
trasformato in una casa giapponese con le
videoproiezioni dei ciliegi in fiore (l’estate
scorsa Mullane aveva collocato i suoi
modelli-statua all’Accademia di Brera,
un anno fa addirittura sottovetro come se
fossero esemplari rari del museo di storia
naturale). È toccato al più eccentrico (e
piccolo) di tutti, Massimo Piombo,
sintetizzare il clima di questo 2014 con il
colpo a effetto della presentazione al bar
degli artisti di Brera, il Giamaica, amici e
amiche dello stilista come modelli: lo
«stile quotidiano» della moda che fa —
o dovrebbe fare, in un mondo ideale —
parte di noi. Senza bisogno di complicate
presentazioni, o costose sfilate.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
la festa è
F A S H I ON
Gli spettinati
del coreano Gnak
Neve alla vodka
per Boy George
S
amurai del futuro, ma in stile «bedhead»,
ovvero spettinati proprio come al risveglio
di una notte agitata. D. Gnak, la giovane
promessa coreana che ha sfilato ieri per la prima
volta a Milano, ha puntato su una fusione tra
Oriente e Occidente: nel backstage, i modelli vestiti di strati e sovrapposizioni ispirati all’origami, sono passati sotto lacca e pettine del parrucchiere Jerry Rais, «come deciso da Gnak». Lo
stilista, cresciuto con il mito di Milano e di Armani, è stato selezionato tra i talenti del suo Pa-
Collezioni Da Piacenza Cashmere al Lanificio Colombo. Il rosa di Brooks Brothers
«Interessanti come le griffe»
Stranieri a caccia dei «piccoli»
Pull a collo alto sotto i completi da sera in lurex
MILANO — Ci sarà un motivo se Marc Jacobs ha fatto cucire esternamente sul polso
dello smoking in velluto nero l’etichetta
Made in Italy. «Ho parlato con gli stranieri.
Non sono interessati soltanto alle griffe, sono qui anche per scovare piccoli marchi artigianali, piccole e medie imprese che dobbiamo proteggere», spiegava ieri Jane Reeve, amministratrice delegata della Camera
nazionale della Moda che ha sfidato la fatica
delle sfilate su tacco 11. Per quanto riguarda
le presentazioni, l’americano Jacobs ha rifatto il guardaroba Anni 70 di Brian Ferry e
Jack Nicholson con giacche da smoking e
cappotti in alpaca nero con l’interno dorato.
Il pullover a collo alto bianco finisce sotto la
camicia bianca con papillon dello smoking e
persino sotto la camicia in seta stampata a
piume di pavone.
La moda maschile è vanitosa ma è sempre funzionale, in linea con i tempi difficili.
Martin Cooper, direttore creativo di Belstaff,
dice di essersi ispirato ai motociclisti inglesi
della Six Day Trial Race del 1965 per cappe e
giacche quattro tasche in cotone cerato resistenti a qualsiasi intemperie. I cappucci diventano parapioggia, i colli passamontagna
conferiscono un’aria «very masculin», spie-
ese e accompagnato in Italia da una delegazione
governativa coreana. «Niente male per uno appena uscito dalla scuola», ha commentato Carla
Sozzani, talent scout di giovani emergenti, in
prima fila per vedere da vicino questo nuovo fenomeno di cui tanto si parla in giro. Dress code:
Stan Smith. Obbedienti all’invito, ieri sera alla
festa di rilancio dell’Adidas finita fuori produzione per tre anni, quasi tutti gli ospiti si sono
presentati in scarpe da tennis. «Un’icona da
amare» per il direttore creativo di Moschino
Jeremy Scott (in pantalone pigiama a righe),
«mai tolte e dunque bentornate», per Saturnino,
al party con il giornalista Pierluigi Pardo
(«quando ero studente erano proprio “parioline”») , Anna Dello Russo e altri Stan-Smith-addicted. Codice «ghiaccio» per la festa di Bikkembergs l’altra sera al Superstudio: il tema era
«Frozen», con un tunnel di dieci modelli all’ingresso a torso nudo «ghiacciato», ma Boy George si è scaldato così tanto che ha lasciato la consolle solo alle 3 di notte (per contratto avrebbe
dovuto suonare 90 minuti). Vodka ghiacciata e
per l’arrivo di Boy George, una grande nevicata
in sala sopra gli oltre 2.000 ospiti.
Michela Proietti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ga. Ci sono anche aziende storiche di tessuti
d’alta gamma come la biellese Piacenza
Cashmere (quasi 300 anni) che ripartono da
Milano con uno show room e una collezione
uomo. A presentarla Vasily Piacenza, 30 anni (8ª generazione): giubbini reversibili con
interno in cashmere, giacche montgomery
in cashmere e maglie a trecce che sembrano
uscite dal guardaroba di un pescatore norvegese. Morbidezza ma sempre virile. Lanificio Colombo sviluppa il suo cashmere-pile
nelle varie versioni: blazer doppiopetto, tuta
da jogging e giubbotto, indossati con maglie a collo alto a punti grossi spruzzati di
metallo. E riecco il maglione — anche bianco — da Malo, marchio fiorentino rilanciato
da un gruppo di quattro ex manager Prada:
le trecce corrono accanto al chicco di riso in
un bel gioco di contrasti.
Sulle maglie finisce la civetta da Laru-
Etichette a vista
Marc Jacobs cuce l’etichetta
«made in Italy» sul polso
del suo smoking nero di velluto
smiani da Milano (1952) che oggi vende per
il 95% a clienti esteri attratti dal lusso italiano. E allora ecco la pelliccia in orilag chiusa
con zip, il completo doppiopetto in cashmere a quadri ha la giacca morbida e senza
spalline. Da Pignatelli il pull a collo alto finisce sotto i completi in velluto e lo smoking
con dettagli lurex. La moda maschile è maturata. Rivisita i codici e li mixa. Da Marni il
pantalone da jogging è portato con il cappotto nero elegantissimo. Un colletto in pelliccia staccabile è il tocco spiritoso. Maestro
di ironia e di American style è Thom Browne che cura la linea Black Fleece di Brooks
Brothers. Il blazer risicatello è di un rosa cipria elegantissimo. Gli smoking hanno motivi optical ripresi dalle fiancate mimetiche
delle navi della marina americana durante
le due guerre. Per i nuovi gentlemen Church’s rivisita la derby in versione doppia fibbia in una gamma di colori che va da nero al
tabacco al blu e al verde militare. E verdi con
lacci rosso a contrasto sono anche le sneaker di Car Shoe ispirate alle classiche pedule da montagna. Perché la moda vuole l’uomo più rilassato e intimista.
Maria Teresa Veneziani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ospiti
Sopra Jeremy
Scott e Anna Dello
Russo al party
Adidas per il rilancio della Stan Smith. A sinistra Boy
George in consolle
da Bikkembergs
alla festa «Frozen». A destra un
modello di D.
Gnak, l’emergente
coreano che ha
sfilato per la prima
volta a Milano
28
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
Direzione Regionale Calabria
Prot. n. 2014/257/DRCAL
ESTRATTO DI AVVISO DI RICERCA DI IMMOBILE AD USO UFFICIO PUBBLICO
Al fine di contenere i costi di gestione degli immobili in uso, in particolare delle locazioni
passive, l’Agenzia del Demanio – Direzione Regionale Calabria, ricerca, nel comune di Reggio
Calabria:
un immobile - o porzione - ad uso ufficio pubblico, da acquistare o locare, al fine di adibirlo a
sede della Direzione Regionale Calabria avente le seguenti caratteristiche:
• superficie lorda:
a) nel caso di nuova costruzione o di ristrutturazione integrale da 400,00 mq (200,00
ufficio + 200,00 archivio) a 475,00 mq (275,00 ufficio + 200,00 archivio);
b) nel caso di costruzioni esistenti non oggetto di ristrutturazione integrale da 475,00 mq
(275,00 ufficio + 200,00 archivio) a 575,00 mq (375,00 ufficio + 200,00 archivio);
• disponibilità di posti auto coperti e/o scoperti per circa 3 autovetture;
• fabbricato cielo terra oppure frazionato con autonomia impiantistica e di accessibilità;
• immobile già realizzato oppure da ristrutturare o in fase di costruzione, a condizione che
sia disponibile al massimo entro 6 mesi dalla data di pubblicazione del presente avviso.
L’Agenzia si riserva la facoltà di valutare anche eventuali offerte di immobili ad uso ufficio di
dimensioni superiori a quelle prima indicate.
La versione integrale dell’avviso è disponibile sul sito internet www.agenziademanio.it oppure
presso gli uffici della Direzione Regionale Calabria in via Gioacchino da Fiore n. 34 del Comune
di Catanzaro e in via dei Bianchi n. 2 del Comune di Reggio Calabria.
Catanzaro, 10/01/2014
Il Direttore Regionale - Antonio Ottavio Ficchì
REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA
ASSESSORATO AFFARI GENERALI, PERSONALE E
RIFORMA DELLA REGIONE
SERVIZIO PREVIDENZA E ASSISTENZA E F.I.T.Q
Viale Trieste 190 - 09123 Cagliari
AVVISO DI GARA
E’ INDETTA GARA D’APPALTO MEDIANTE PROCEDURA APERTA (art.
55 d.lgs.163/2006) PER L’AFFIDAMENTO DEL SERVIZIO DI TESORERIA E GESTIONE DELLE GIACENZE DEL FONDO INTEGRAZIONE
TRATTAMENTO DI QUIESCENZA, PREVIDENZA E ASSISTENZA
DEL PERSONALE REGIONALE (F.I.T.Q.) PER GLI ANNI 2014 - 2018 CODICE IDENTIFICATIVO GARA (CIG): 54764204BF.
- SCADENZA TERMINE DI PRESENTAZIONE DELLE OFFERTE: ORE
11:00 DEL 03/03/2014;
- IL BANDO DI GARA E’ STATO INVIATO PER LA PUBBLICAZIONE
SULLA GUUE IN DATA 30/12/2013;
- IL BANDO DI GARA, IL DISCIPLINARE E IL CAPITOLATO SPECIALE
SONO DISPONIBILI SUL SITO www.regione.sardegna.it AL PERCORSO Regione / Struttura organizzativa / Assessorato degli affari generali, personale e riforma della regione / Bandi e gare.
Il Direttore del Servizio ad interim - Daniela Virdis
COMUNE DI BARONISSI - Provincia di Salerno
Direzione Regionale Sicilia
Prot. 2014/00367/DR-Sicilia
ESTRATTO DI AVVISO DI RICERCA DI IMMOBILE AD USO UFFICIO PUBBLICO
Al fine di contenere i costi di gestione degli immobili in uso, in particolare delle locazioni
passive, l’Agenzia del Demanio - Direzione Regionale Sicilia, ricerca, nel comune di
Catania:
un immobile - o porzione - ad uso ufficio pubblico, da acquistare o locare, al fine di adibirlo a sede dell’Ufficio di Catania della Direzione Regionale Sicilia avente le seguenti
caratteristiche:
• superficie lorda compresa tra 200 e 350 mq;
• disponibilità di posti auto coperti e/o scoperti per circa 3 autovetture;
• fabbricato cielo terra oppure frazionato con autonomia impiantistica e di accessibilità;
• immobile già realizzato oppure da ristrutturare o in fase di costruzione, a condizioneche
sia disponibile al massimo entro 3 mesi dalla data di pubblicazione del presente
avviso.
L’Agenzia si riserva la facoltà di valutare anche eventuali offerte di immobili ad uso ufficio
di dimensioni superiori a quelle prima indicate;
La versione integrale dell’avviso è disponibile sul sito internet www.agenziademanio.it
oppure presso gli uffici della Direzione Regionale Sicilia a Palermo, Piazza Marina - Salita
Intendenza n. 2 e a Catania, Via Monsignor Domenico Orlando, 1.
Palermo, 10 gennaio 2014
F.to Il Direttore Regionale - Elia Amedeo Lasco
Piazza della Repubblica - 84081 Baronissi
P.IVA 00247810658 - Tel. 089/828211 - Telefax 089 828252
AVVISO DI GARA DI PROCEDURA APERTA
Oggetto: Gara per la progettazione ed esecuzione di interventi di efficientamento energetico agli edifici di proprietà comunale - Palairno - Scuola Aiello e Scuola Caprecano. Importo complessivo dell’appalto: Euro
920.554,78 presuntivi per lavori ed Euro 87.114,93 presuntivi per progettazione esecutiva, coordinatore della
sicurezza nella fase di progettazione ed esecuzione, direzione dei lavori. Prestazioni a rendere: Gli interventi
che formano oggetto dell’appalto riguardano i lavori edili, gli impianti e le attrezzature necessarie per l’efficientamento energetico degli immobili comunali, che possono riassumersi in: EDIFICIO PALAIRNO L’isolamento termico della copertura; L’isolamento termico delle pareti laterali; la sostituzione degli infissi; la
realizzazione di impianto di raffreddamento estivo; la realizzazione di unità elettriche ad alto rendimento alimentate da impianto fotovoltaico; la realizzazione di impianto di ACS demandata a caldaia a gas a alto rendimento e pannelli solari termici. - SCUOLA AIELLO La progettazione e realizzazione di un impianto fotovoltaico
in copertura da 16,56 Kwp in relazione al fabbisogno energetico dell’edificio; - SCUOLA CAPRECANO La progettazione e realizzazione di un impianto fotovoltaico in copertura da 16,56 Kwp in relazione al fabbisogno
energetico dell’edificio; Sistema di gara: Procedura aperta con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi dell’art. 3 del D. Lgs. n. 163/2006. Offerta tecnica punti 75, Offerta economica punti 25.Qualificazione richiesta: 1- Attestazione per qualificazione SOA per l’attività di costruzione, nella categoria OG11,
classifica III e nella categoria OG1, classifica I; 2 - Possesso dei requisiti professionali per i soggetti incaricati
della progettazione; Termine di presentazione delle offerte: ore 12,00 del giorno 12/03/2014. Data espletamento prima seduta di gara: 14/03/2014 ore 9.30 presso casa comunale. Il bando integrale e tutto quanto
necessario per la conoscenza dell’appalto è disponibile presso l’U.R.P. nei giorni lavorativi (lunedì/venerdì). Il
bando di gara è consultabile altresì sul sito Internet all’indirizzo www.comune.baronissi.sa.it nella sezione
“bandi-gare-concorsi”.
Baronissi, lì 19 dicembre 2013
IL RESPONSABILE SETTORE - Arch. Alfonso Landi
Direzione Regionale Puglia e Basilicata
Prot. n. 2014/347 del 10.01.2014
ESTRATTO DI AVVISO DI RICERCA DI IMMOBILE AD USO UFFICIO PUBBLICO
Al fine di contenere i costi di gestione degli immobili in uso, in particolare delle locazioni
passive, l’Agenzia del Demanio - Direzione Regionale Puglia e Basilicata, ricerca, nel comune di Matera:
un immobile - o porzione - ad uso ufficio pubblico, da acquistare o locare, al fine di adibirlo a ufficio di Matera della Direzione Regionale Puglia e Basilicata avente le seguenti
caratteristiche:
• superficie lorda compresa tra tra 450/500 mq di cui mq 80/100 ad uso archivio;
• disponibilità di posti auto coperti e/o scoperti per circa 5/8 autovetture;
• fabbricato cielo terra oppure frazionato con autonomia impiantistica e di accessibilità;
• immobile già realizzato oppure da ristrutturare o in fase di costruzione, a condizione
che sia disponibile al massimo entro 18 mesi dalla data con cui l’Agenzia comunicherà
l’accettazione dell’offerta.
L’Agenzia si riserva la facoltà di valutare anche eventuali offerte di immobili ad uso ufficio
di dimensioni superiori a quelle prima indicate.
La versione integrale dell’avviso è disponibile sul sito internet www.agenziademanio.it
oppure presso l’ufficio di Matera della Direzione Regionale Puglia e Basilicata in Piazza
Matteotti n. 18 o presso la sede di Bari della Direzione Regionale Puglia e Basilicata in
Via Amendola n. 164/D.
Bari, 10/01/2014
Il Direttore Regionale - Giuliana Dionisio
ENTE REGIONALE PER I SERVIZI
ALL’AGRICOLTURA E ALLE FORESTE
Bando di gara - CIG: 5525224714
ERSAF, Via Pola 12, 20124 Milano, tel. 02 67404220/
0267404258 - fax 0267404694, profilo del committente: www.ersaf.lombardia.it/servizi/bandi, pec
[email protected] indice procedura
aperta, con il criterio dell’offerta economicamente più
vantaggiosa, per l’affidamento della prestazione di servizio consistente nella stesura di documenti, obbligatori per legge, in materia di personale dipendente
dell’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e
alle Foreste. Importo complessivo Euro 300.000,00
(trecentomila/00) oltre IVA di legge, di cui Euro
201.040,20 (duecentounmilaquaranta/20) per servizio
principale ed Euro 98.959,80 (novantottomilanovecentocinquantanove/80) per servizo secondario. Ricezione offerte entro il 10 Marzo 2014 h 12:00. Apertura
il 10 Marzo 2014 h 14:30. Il Bando integrale e tutti gli
atti della procedura sono disponibili sul sito di ERSAF
e sulla piattaforma telematica SINTEL della Regione
Lombardia.
Responsabile del procedimento
dott. Alessandro Meinardi
Direzione Regionale Puglia e Basilicata
COMUNE DI MILANO
Prot. n. 2014/348 del 10.01.2014
ESTRATTO DI AVVISO DI RICERCA DI IMMOBILE AD USO UFFICIO PUBBLICO
Al fine di contenere i costi di gestione degli immobili in uso, in particolare delle locazioni
passive, l’Agenzia del Demanio - Direzione Regionale Puglia e Basilicata, ricerca, nel comune di Bari:
un immobile - o porzione - ad uso ufficio pubblico, da acquistare o locare, al fine di
adibirlo a sede della Direzione Regionale Puglia e Basilicata avente le seguenti caratteristiche:
• superficie lorda compresa tra 1.300/1.400 mq di cui mq. 100/200 ad uso archivio;
• disponibilità di posti auto coperti e/o scoperti per circa 20/25 autovetture;
• fabbricato cielo terra oppure frazionato con autonomia impiantistica e di accessibilità;
• immobile già realizzato oppure da ristrutturare o in fase di costruzione, a condizione
che sia disponibile al massimo entro 18 mesi dalla data con cui l’Agenzia comunicherà
l’accettazione dell’offerta.
L’Agenzia si riserva la facoltà di valutare anche eventuali offerte di immobili ad uso ufficio
di dimensioni superiori a quelle prima indicate;
La versione integrale dell’avviso è disponibile sul sito internet www.agenziademanio.it
oppure presso la sede di Bari della Direzione Regionale Puglia e Basilicata in via Giovanni
Amendola n. 164/D.
Bari, 10/01/2014
Il Direttore Regionale - Giuliana Dionisio
DIREZIONE CENTRALE SVILUPPO DEL
TERRITORIO
ESTRATTO DEL BANDO DI CONCORSO
INTERNAZIONALE DI PROGETTAZIONE
“Padiglione Infanzia”
E’ indetto Bando di Concorso Internazionale di
Progettazione, con procedura aperta, per la progettazione di una Ludoteca “Padiglione-Infanzia”
dedicata ai bambini con disabilità, situata all’interno del nuovo Parco pubblico “La Biblioteca
degli Alberi” previsto tra Via De Castillia, Largo
De Benedetti, Via Sassetti, Viale Melchiorre Gioia
e piazza Gae Aulenti nell’ambito del Piano Integrato di Intervento “Garibaldi-Repubblica”. Il materiale dovrà essere inviato, entro le ore 12.00
del 4 febbraio 2014, in un unico plico indirizzato
a: Comune di Milano presso Ufficio Protocollo
piano terra Concorso Internazionale di Progettazione “Padiglione-Infanzia” Via Pirelli 39 20124 Milano - Italia Estratto del bando è stato
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 151 - V Serie
Speciale, in data 27 dicembre 2013. Informazioni
relative al Concorso potranno essere tratte dal
sito internet www.comune.milano.it.
Milano, lì 2 gennaio 2014
Il Direttore del Settore
Pianificazione Urbanistica Attuativa e Strategica
Arch. Giancarlo Tancredi
ISTITUTO ZOOPROFILATTICO SPERIMENTALE
DELLA LOMBARDIA E DELL’EMILIA-ROMAGNA
“BRUNO UBERTINI” BRESCIA
IN ESECUZIONE DELLA DETERMINAZIONE DIRIGENZIALE N. 497 ADOTTATA IN DATA 23 DICEMBRE
2013 VIENE INDETTO IL SEGUENTE CONCORSO
PUBBLICO: - AVVISO DI CONCORSO PUBBLICO PER
TITOLI ED ESAMI PER LA COPERTURA DI N 1
POSTO A TEMPO INDETERMINATO - TEMPO PIENO
- DI COLLABORATORE TECNICO PROFESSIONALE ADDETTO AI SERVIZI DI LABORATORIO CAT. D - DA
ASSEGNARE AL REPARTO CHIMICO DEGLI ALIMENTI DI BOLOGNA. Le domande e i documenti
richiesti dovranno pervenire, a pena di esclusione dal
concorso, entro il 30° giorno successivo a quello
della data di pubblicazione dell’avviso nella Gazzetta
Ufficiale della Repubblica Italiana. Qualora detto
giorno sia festivo, il termine è prorogato al 1° giorno
successivo non festivo. Il bando integrale viene pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia e sul Bollettino Ufficiale della Regione Emilia
Romagna e sono inoltre disponibili sul SITO INTERNET: www.izsler.it. Per ulteriori informazioni rivolgersi all’U.O. Gestione del Personale dell’Istituto
Telefono 030/2290568 - 030/2290346 dalle ore 10.00
alle ore 12.30 dei giorni lavorativi.
Brescia, 7 gennaio 2014
IL DIRIGENTE RESPONSABILE
U.O. GESTIONE DEL PERSONALE
D.ssa Marina Moreni
ESTRATTO BANDO DI GARA
Oggetto: Fornitura EPC di un
impianto di ricezione, stoccaggio,
movimentazione e spremitura semi
oleaginosi e successivo trattamento
olii - Macchiareddu.
Denominazione conferita all’appalto dall’ente aggiudicatore:
AER000104067
Tipo di Appalto: Fornitura.
Luogo di consegna: Comune di
Assemini – Cagliari - Italia
CPV (vocabolario comune per gli
appalti): 45251100.
Divisione in lotti: NO
Quantitativo o entità totale: N° 1
(Uno) Impianto.
Durata della Fornitura: 12 mesi.
Tipo di procedura: Negoziata.
Procedura e Criterio di Aggiudicazione: Offerta economicamente più
vantaggiosa. I criteri saranno indicati
nella Richiesta di Offerta.
Termine per il ricevimento delle
domande
di
partecipazione:
14.02.2014.
Testo integrale del Bando: Il testo
integrale del Bando è stato pubblicato
sul supplemento alla Gazzetta ufficiale
dell'Unione europea (GU/S) del
13/12/2013 col numero 2013/S 242421936.
REGIONE TOSCANA - Giunta Regionale
Direzione Generale Organizzazione
Settore Sistemi Informativi e Tecnologie della
Conoscenza
Via di Novoli 26 50127 Firenze Italia
ESTRATTO DI BANDO DI GARA
Procedura e criterio di aggiudicazione: Procedura aperta indetta ai sensi del D. Lgs. n.
163/2006 art. 55 con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa art. 83 D. Lgs.
163/2006. Oggetto: Gestione, assistenza, evoluzione e manutenzione del Sistema Informativo
del lavoro, del sistema FSE e del sistema della
formazione e dell’orientamento. CPV: 72500000
Luogo di esecuzione della prestazione: Firenze
- Italia. Durata o termine d’esecuzione: 18
mesi dall’aggiudicazione. Entità dell’appalto:
(vedasi Bando di gara). Termine per la presentazione delle offerte o della presentazione
delle domande: 17/02/2014 ore 13.00.00.
Data di spedizione del bando alla G.U.C.E.:
02/01/2014. Il bando in edizione integrale è
pubblicato sulla GUCE e sulla GURI. Il capitolato
speciale d’appalto, insieme ai documenti di
gara, sono disponibili ai seguenti indirizzi Internet: http://www.regione.toscana.it/profilocommittente http://www.e.toscana.it/start.
Il Dirigente responsabile del contratto
Dr. Leonardo Borselli
COMUNE DI PALERMO
20, Boulevard Emmanuel Servais,
L-2535 Luxembourg
R.C.S. Luxembourg N. B 90 212
AVVISO AGLI AZIONISTI DI PHARUS SICAV
Si avvisano gli Azionisti che l’Assemblea Generale Ordinaria di PHARUS
SICAV (la “Società”) si terrà il giorno 24 gennaio 2014, alle ore 10.00 (ora
del Lussemburgo), presso la sede legale della Società in 20, Boulevard Emmanuel Servais, L-2535 Lussemburgo, per deliberare e votare in merito agli
argomenti posti al seguente
ORDINE DEL GIORNO
1. Presentazione della Relazione sull’attività di gestione per l’esercizio fiscale
chiuso il 30 settembre 2013.
2. Presentazione della Relazione della Società di Revisione per l’esercizio
fiscale chiuso il 30 settembre 2013.
3. Approvazione della Relazione annuale relativa all’esercizio fiscale chiuso
il 30 settembre 2013.
4. Destinazione dei risultati netti relativi all’esercizio fiscale chiuso il 30
settembre 2013.
5. Manleva degli Amministratori uscenti per lo svolgimento delle proprie
funzioni nel corso dell’esercizio fiscale chiuso il 30 settembre 2013.
6. Nomina dei seguenti Amministratori:
- Davide PASQUALI, Presidente ed Amministratore,
- Carlo MONTAGNA, Amministratore,
- Roberto COLAPINTO, Amministratore,in sostituzione di Francesca GIGLI.
7. Remunerazione degli Amministratori.
8. Nomina della Società di Revisione.
9. Varie ed eventuali.
Non è richiesto alcun quorum per la valida costituzione dell’Assemblea e le
relative delibere saranno assunte a maggioranza semplice dei voti corrispondenti alle azioni presenti o rappresentate e votanti in Assemblea.
Ogni azione dà diritto ad un voto.
Ogni Azionista può votare personalmente o farsi rappresentare in Assemblea
mediante procura.
Gli Azionisti impossibilitati a partecipare personalmente all’Assemblea Generale Ordinaria sono gentilmente pregati di compilare la procura e restituirla a
Banque Privée Edmond de Rothschild Europe;per essere valide, le procure,
debitamente compilate e sottoscritte, dovranno essere anticipate a mezzo fax
(al seguente numero: +352 2488 8491) al più tardi entro le ore 17.00 (ora del
Lussemburgo) del 23 gennaio 2014 all’attenzione della Sig.ra Géraldine DISEUR. Gli originali delle procure dovranno essere inviate a Banque Privée
Edmond de Rothschild Europe, ubicata in 20 Boulevard Emmanuel Servais,
L-2535 Lussemburgo (all’attenzione della Sig.ra Géraldine DISEUR).
Gli Azionisti che desiderino ricevere copia della Relazione annuale certificata
al 30 settembre 2013 possono rivolgersi presso la sede legale della Società
o acquisire copia di tale documento sul sito internet www.pharusfunds.com.
PHARUS SICAV
Il Consiglio di Amministrazione
REGIONE PUGLIA
Area organizzazione e riforma dell’amministrazione
Servizio Affari Generali
AVVISO DI ESITO DI GARA
Si rende noto che con A.D n.109/2013 il Dirigente del Servizio Affari Generali
della Regione Puglia ha aggiudicato in via definitiva la PROCEDURA APERTA
PER L’AFFIDAMENTO DEL SERVIZIO DI ASSISTENZA EQUIDI DELL’UFFICIO INCREMENTO IPPICO DI FOGGIA CIG: 5293931210 per un importo
di € 386.000,00 oltre IVA alla MGE S.r.l. via Silvio Pellico n. 12 Stornara (FG)
71047 Numero offerte pervenute: 1. L’atto di aggiudicazione è liberamente
disponibile sul sito internet www.regione.puglia.it sezione bandi di gara.
Avviso trasmesso alla G.U.U.E. il 20.12.2013.
Il Dirigente Ufficio E Procurement
Dr. Francesco Plantamura
PROVINCIA DI ROMA
Segretariato Generale - Servizio 3 Gare e Contratti
AVVISO BANDO DI GARA
CONCESSIONE DEI SERVIZI PER LA GESTIONE INTEGRATA DEGLI SPAZI ESPOSITIVI
ALL’INTERNO DELLA SEDE ISTITUZIONALE DELL’ENTE (PALAZZO VALENTINI) AFFERENTI IN PARTICOLAR MODO L’AREA ARCHEOLOGICA DELLE “DOMUS” ROMANE,
CON ANNESSI SPAZI DI SERVIZIO E PERTINENZIALI, COMPRESI GLI SPAZI DESTINATI
ALLA PROMOZIONE E VALORIZZAZIONE DEI PRODOTTI ENOGASTRONOMICI DEL TERRITORIO PROVINCIALE - D.D. R.U. 7873/2013 - CODICE CIG [5512281E2B] - PROCEDURA DI AGGIUDICAZIONE: Procedura Aperta (art. 30 D.Lgs. n. 163/06) CRITERIO DI
AGGIUDICAZIONE: Offerta economicamente più vantaggiosa (artt. 81, comma 1, 83 del
D.Lgs 163/2006). SCADENZA TERMINE RICEZIONE OFFERTE: 17/02/2014 ore 12,00
SEDUTA PUBBLICA DI PRESELEZIONE: 18/02/2014 ore 11.00 PUBBLICITA’: Il Bando
di Gara è stato inviato alla GUE il 18/12/2013, alla GURI il 19/12/2013 e pubblicato all’Albo Pretorio Web della Provincia di Roma dal 18/12/2013 al 17/02/2014. Il Bando di
Gara, il Disciplinare di gara, e gli altri allegati sono altresì visionabili sul sito internet
www.provincia.roma.it.
IL DIRIGENTE DEL SERVIZIO - Dott. Paolo Berno
UFFICIO CONTRATTI
AVVISO DI GARA
Il 19.02.2014 si celebrerà la procedura aperta per la fornitura, mediante
somministrazione, triennale, di omogeneizzati, dietetici e articoli sanitari,
per gli Asili Nido Comunali. C.I.G.:
5524283E88, IMPORTO DELL’APPALTO: € 221.311,47 oltre I.V.A.. Informazioni: www.comune.palermo.it
e albo pretorio. Data invio alla GUCE
20.12.2013.
IL VICE SEGRETARIO GENERALE
(Dott. Giuseppe Sacco)
ESTRATTO BANDO DI GARA
L’ Agenzia per il Diritto allo Studio Universitario dell’Umbria A.Di.S.U. con sede in Via Benedetta 14, 06123 Perugia, www.adisupg.gov.it, rende noto che all’indirizzo
internet citato è possibile reperire il bando, il disciplinare
di gara e la documentazione relativa alla procedura aperta
per l’affidamento in Global Service del servizio di manutenzione, pulizia, portierato e ristorazione presso la Casa
dello Studente S. Valentino - Terni. Importo dell’appalto,
IVA esclusa, a base d’asta, € 1.235.131,85; oneri della sicurezza non soggetti a ribasso € 9.368,80; costi della manodopera non soggetti a ribasso € 46.566,85; prestazione
principale: Servizio di portineria (CPV 98341120-2) e
pulizia (CPV 90911000-6) € 764.155,20; prestazioni
secondarie: Servizio di manutenzione impianti (CPV
50700000-2) € 107.073,43, Servizio di ristorazione (CPV
55511000-5) € 230.542,87, Lavori di manutenzione edile
(CPV 45000000) € 133.360,35. L’aggiudicazione sarà effettuata con il criterio dell’offerta economicamente più
vantaggiosa, con le modalità indicate nel Disciplinare di
gara. Il plico riportante la documentazione prevista nel
bando e nel disciplinare dovrà pervenire all’Agenzia, pena
l’esclusione, entro e non oltre le ore 12:00 del 13.02.2014
all’indirizzo postale sopra menzionato.
Il Responsabile del Procedimento - Ing. Elena Chessa
Société d’Investissement
à Capital Variable
Provincia di Bari
Via Spalato 19 - 70121 Bari
Il Dirigente del Servizio “Affari
Generali, Istituzionali, Contratti e
Gestione giuridica del Personale”,
dott. Pietro Gallidoro, comunica
la definitiva aggiudicazione dell’appalto del servizio di gestione
triennale di tutti gli archivi e
del patrimonio archivistico della
Provincia di Bari alla società
Prodeo s.p.a., Bari. Il relativo avviso è pubblicato nella sezione
“Bandi ed esiti di gare d’appalto” dell’Albo Pretorio on - line
dell’Ente www.provincia.ba.it.
COMUNE DI NOVARA
ESTRATTO BANDO DI GARA
E’ indetta procedura aperta per l’appalto relativo
a: P.I.S.U. di Novara: “Polo d’innovazione
Tecnologica e Riqualificazione Urbana Area Sant’ Agabio” cofinanziato con risorse
“POR - FESR 2007-2013 Asse Attività III.2.2
“Riqualificazione aree degradate” - CIG
5517350540. Importo complessivo dei lavori €.
8.543.415,64= oltre IVA, di cui €. 255.000,00=
per oneri per la sicurezza. Le offerte devono
pervenire entro le ore 12:00 del 10/02/2014.
L’avviso integrale e il disciplinare di gara con
le modalità di presentazione delle offerte,
sono pubblicati all’Albo Pretorio online del
Comune di Novara e sul sito internet www.comune.novara.it. Per informazioni tecniche
tel. 0321/370.2506 - 2450 - 2455; per informazioni sul bando 0321/370.3759-2702.
IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO
Arch. Franco Marzocca
CONSIP S.p.A. a socio unico
Via Isonzo, n. 19/E
00198 - Roma
Avviso per estratto esito di gara
Consip S.p.A. ha aggiudicato la gara a procedura aperta ai
sensi del D.lgs. n. 163/2006 e s.m.i. per la prestazione del
servizio di verifiche ispettive sulle forniture di beni e servizi
alle Pubbliche Amministrazioni relative alle Convenzioni ex
art. 26 L. 448/99 e s.m.i. stipulate o che verranno stipulate
dalla Consip S.p.A. e agli Accordi Quadro conclusi ex art. 59
del D.Lgs. 163/2006 - in unico lotto - di cui al Bando di gara
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea n. S
55 in data 19/03/2013 e sulla Gazzetta Ufficiale della
Repubblica Italiana n. 33 in data 18/03/2013. Il testo integrale dell’Avviso relativo agli appalti aggiudicati è stato pubblicato sulla G.U.U.E. e sulla G.U.R.I. alle quali è stato inviato il
13/01/2014 e può essere consultato sui siti www.mef.gov.it e
www.consip.it.
Dott. Domenico Casalino (L’Amministratore Delegato)
29
Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
Economia
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© RIPRODUZIONE RISERVATA
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di scommettere i propri
capitali in rischiose
operazioni che le possano
portare al fallimento.
Certo, la situazione
europea è comunque
diversa da quella
americana. Ma i rischi
sono un po’ dappertutto.
Secondo Vegas, le politiche
monetarie «superespansive di tutti i
principali paesi avanzati al
di fuori dell’area euro
prefigurano il rischio
dell’emergere di nuove bolle
sui mercati finanziari». Un
riferimento, poi, al
risparmio gestito: «Il
riparto di competenze tra
Consob e Banca d’Italia ha detto Vegas meriterebbe una
rivisitazione sistematica».
Mentre la revisione del Tuf
(Testo unico della finanza)
nella legge delega, sempre
secondo il presidente
Consob, necessita di alcune
modifiche: gli accordi e le
transazioni sulle sanzioni
dovrebbero poter essere
estesi anche a quelle di
entità rilevante. Così come
negli Stati Uniti.
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vevano «fatto
tendenza» con la
deregulation, ora la storia
si ripete con la
«regulation». Sono gli
Stati Uniti, passati dal
liberismo - anche
finanziario - degli anni
Ottanta e Novanta alla
«prudenza» post crac
Lehman. Con lo sguardo
dell’Europa, ancora una
volta, rivolto a Washington
e New York. Il presidente
della Consob Giuseppe
Vegas (foto) ha chiesto che
il Vecchio continente segua
e anzi sia più rigoroso degli
Stati Uniti nel separare
l’attività delle banche
commerciali da quelle di
investimento per prevenire
«i rischi sistemici». I
riferimenti ricordano la
«Volcker Rule», ispirata
all’ex presidente della
Federal Reserve Paul
Volcker: il principio
generale è vietare alle
grandi banche commerciali
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L’IDEA DI VEGAS
PER LE BANCHE
E LA VOLCKER RULE
ALL’EUROPEA
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Montepaschi Il consiglio respinge all’unanimità le dimissioni di Viola: «La fondazione ceda la sua quota»
Aumento Mps, Profumo: vado avanti
L’ipotesi di danni: il rinvio dell’operazione potrà costare fino a 250 milioni in più
MILANO — Resta confermato il vertice del Montepaschi.
Alessandro Profumo resta alla
presidenza dell’istituto senese,
Fabrizio Viola al comando come
amministratore delegato. Ora si
ricomincia a lavorare all’aumento di capitale da 3 miliardi necessario a ripagare gran parte dei 4
miliardi di Monti bond ottenuti
come aiuti di Stato. E si comincia
a fare il conto di quanto potrà
costare: una cifra che potrebbe
superare i 250 milioni tra maggiori interessi sui Monti bond e
costi vivi della ricapitalizzazione.
L’esito del consiglio di amministrazione di ieri pomeriggio
era dato quasi per scontato dal
mercato — anche per questo il
titolo è salito per l’intera giornata fino a 0,1861 euro, +2,65% —
specialmente dopo le pressioni
affinché i due banchieri non lasciassero la guida della banca
dopo lo scontro in assemblea
con la Fondazione Mps, primo
azionista al 33,4%. Non era invece scontato che a presentarsi dimissionario davanti al consiglio
fosse Viola: piuttosto tutti gli occhi erano puntati su Profumo,
mentre l’amministratore delegato veniva dato stabile a Rocca
Salimbeni dopo che la Banca
d’Italia nei giorni scorsi aveva
fatto capire di non gradire un
passaggio del banchiere da Siena a Milano per guidare la Bpm.
Al consiglio è stato però proprio
il capo-azienda a presentarsi con
Indiscreto
Un anno in Borsa
0,32
Ieri
0,30
+2,82%
0,28
0,1861
Compagnia
di San Paolo,
l’ipotesi
Remmert
euro
0,26
0,24
0,22
0,20
0,18
0,16
0,14
Marzo
Maggio
Luglio Settembre Novembre Gennaio
2013
2014
D’ARCO
la lettera di dimissioni, «quale
soggetto proponente» l’aumento a gennaio. Le dimissioni sono
poi state ritirate dopo aver ottenuto «all’unanimità» la conferma sulla fiducia da parte del
consiglio, che ha anche espresso
«l’auspicio» che la Fondazione
guidata da Antonella Mansi «sia
in grado di procedere alla dismissione della partecipazione
in Mps in tempi rapidi, con un
impatto positivo per realizzare
l’aumento di capitale». L’ente ha
già cominciato a cedere piccole
quote sul mercato ma è in cerca
di una soluzione strategica con
investitori istituzionali italiani e
stranieri con i quali condividere
la governance della banca, sia
pure rimanendo con una quota
poco più che simbolica.
Vertici L’amministratore delegato di Mps Fabrizio Viola e il presidente Alessandro Profumo
Profumo ha invece preferito
non mettere sul tavolo la sua
uscita dalla banca. Nei confronti
del presidente di Mps avrebbe
avuto effetto la moral suasion del
ministro dell’Economia, Fabrizio
Saccomanni. Nei giorni scorsi
un’opera di convincimento sarebbe stata svolta anche dal presidente del Consiglio, Enrico Letta, in una telefonata con lo stesso
Profumo. «Faremo l’aumento di
capitale», ha detto ieri il ban-
Colloquio
Il colloquio tra
il premier Letta
e Profumo
per evitare le dimissioni
chiere dopo il consiglio. La decisione dei vertici è «non solo un
risultato positivo per il gruppo
Mps, ma anche per l’intero sistema bancario italiano», ha commentato Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, «una
loro uscita avrebbe avuto effetti
destabilizzanti».
Ora la banca punta a far partire l’aumento nel più breve tempo
possibile, fermo restando il termine iniziale del 12 maggio deciso dall’assemblea del 28 dicembre su proposta della Fondazione
Mps — che ha superato la proposta originaria del management di
partire a gennaio — e considerando anche le condizioni del
mercato. Lo spread in calo aiuta
la banca, carica di oltre 20 miliardi di Btp in pancia, ma i maggiori
interessi sui Monti bond — 120
milioni stimati a maggio — zavorreranno i conti dell’istituto. E
potrebbero rendere più onerose
le commissioni per le banche del
consorzio di garanzia, già stimate in 120-150 milioni (comprese
le consulenze e gli altri costi).
Non a caso il consiglio ha deliberato — anche in risposta alla
Consob — di avviare approfondimenti tecnico-legali sugli
«eventuali effetti dannosi conseguenti allo slittamento» della ricapitalizzazione, anche se la banca «farà quanto in proprio potere
per effettuare l’operazione di aumento di capitale nei tempi deliberati dall’assemblea».
Fabrizio Massaro
[email protected]
VIENNA — A giudicare dagli indicatori
macroeconomici che scorrono sulle slide
l’Europa sembra divisa in due. C’è
un’area occidentale che fatica a imboccare la strada della ripresa. E una orientale
che sembra avere già superato la crisi e
cresce a ritmi sostenuti. Sarà anche per
questo che i relatori che si alternano sul
palco di Euromoney Central and Eastern
European Forum di Vienna (1.200 partecipanti) non risparmiano ottimismo nelle loro relazioni. Di crisi si parla solo al
passato. E pare che anche in Europa occidentale sia destinato a tornare il sereno.
Dopo il Pil negativo del 2013 (-0,4%)
quest’anno si dovrebbe rivedere il segno
positivo: +0,6. Previsioni. Intanto qui, nel
cuore della Mitteleuropa, si diffondono i
dati di una crescita media del Pil del 2,5%.
Ci sono Russia e Turchia. Ma anche Repubblica Ceca, Polonia e la stessa Austria.
«Se si vogliono fare affari è questo il
posto in cui bisogna essere» ha esordito
in tono trionfale Richard Ensor, capo dell’Euromoney Istitutional Investor in
apertura dei lavori. E qui c’è Unicredit,
sponsor dell’evento, che in Austria è la
prima banca del paese. Ma è sul podio in
ogni nazione dell’Europa centro orientale. «Per noi è un’area fondamentale. Abbiamo 14,5 milioni di clienti e 3.600 filiali
in 14 paesi» ha detto Gianni Franco Papa,
responsabile divisione Europa centro
orientale di Unicredit. Sommando i dati
di tutti i paesi è la prima banca per prestiti e seconda nel mercato dei bond. «La
nostra è una presenza catalizzatrice per
migliaia di imprese italiane. Avendo replicato il modello di servizio al cliente
italiano, chi si rivolge a noi non si accorge della differenza tra investire in Italia,
Turchia o Lituania».
Lavorano in quest’area oltre 3.700 im-
Governance
Bpm, Giarda stringe su Castagna
Giuseppe Castagna
5,2
miliardi il valore di
mercato complessivo del
portafoglio di attività
finanziarie detenuto dalla
Compagnia di San Paolo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Forum Euromoney Tra Turchia e Lituania un mercato da 300 milioni di persone
Unicredit e la crescita in Est Europa
«La nuova Cina? Per l’Italia è qui»
Entro la prima metà di
febbraio la successione al
vertice della Compagnia di
San Paolo sarà una partita
chiusa. A prendere il posto di
Sergio Chiamparino, l’ex
sindaco di Torino che torna in
politica candidandosi alle
regionali, si prepara Luca
Remmert, l’attuale
vicepresidente unico della
fondazione piemontese primo
socio di Intesa Sanpaolo.
Torinese doc, classe 1954,
imprenditore
nell’agroenergetica, Remmert
ha militato a lungo come
consigliere in Unicredit e
prese italiane. Un numero cinque volte
superiore rispetto a quelle presenti in Cina. Un trend facilitato dal fatto che, secondo uno studio della Banca mondiale,
nella parte alta della classifica dei paesi in
cui è più facile fare affari sono presenti
quasi tutti i paesi dell’Europa dell’Est. Per
non parlare della forza attrattiva dei fondi strutturali europei, che da queste parti
sanno sfruttare piuttosto bene.
Ma anche le nostre aziende hanno cominciato a beneficiare della crescita del-
Export
L’interscambio dell’Italia è sette
volte superiore a quello con
Pechino, con una popolazione
cinque volte inferiore
La fumata bianca si avvicina. Dino Piero Giarda avrebbe
messo a punto la lista per il nuovo consiglio di gestione di
Bpm che, salvo sorprese, venerdì dovrebbe essere
ufficializzata dal consiglio di sorveglianza. La riunione sarà
anticipata giovedì da un comitato remunerazione e nella
mattinata di venerdì si vedrà invece il comitato nomine.
Sull’incarico di consigliere delegato sarebbe stato trovato
nelle ultime ore l’accordo con Giuseppe Castagna, ex
responsabile Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, mentre
alla presidenza Giarda dovrebbe indicare Mario Anolli,
preside della Facoltà di Scienze Bancarie alla Cattolica di
Milano. Gli altri tre posti andrebbero a Davide Croff, per il
quale si tratterebbe di un riconferma, Giorgio Girelli,
presidente di Mv Agusta, e per le quote rosa la scelta dovrebbe
cadere sulla manager di Luxottica, Paola De Martini.
l’area. L’export del made in Italy è sette
volte superiore rispetto a quello verso
Pechino, con una popolazione cinque
volte inferiore. Già perché se prima si veniva a Est per delocalizzare, oggi interessa un mercato di 300 milioni di persone
che producono, si arricchiscono e consumano. «Ora l’obbiettivo di Unicredit è
darsi un nuovo modello di banca» spiega
Papa. «Dobbiamo riuscire a raccogliere
capitali autonomamente, attraverso i
clienti o con l’emissione di bond. La sfida
è questa».
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Arcangelo Rociola
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nelle controllate del gruppo
bancario e ha al suo attivo
anche un passaggio in Crt,
l’altra fondazione piemontese
azionista della banca. I
rapporti di Remmert con
Milano sono sempre stati
buoni e si sono rafforzati
negli ultimi anni grazie alla
relazione coltivata con la
Cariplo di Giuseppe Guzzetti,
sin dall’ingresso in
Compagnia. Per l’Ente è
rappresentante in Acri
l’associazione delle
fondazioni ex bancarie, sin
dal 2009. Remmert , già
vicepresidente con Angelo
Benessia, assumerà per
statuto la presidenza al
momento delle dimissioni di
Chiamparino, previste il 3
febbraio, per convocare
subito il consiglio cui spetta
la nomina del nuovo numero
uno. L’ impegno assunto in
queste ore dallo stesso
Remmert è quello di fare
presto per non lasciare la
Compagnia, e la banca, nella
vacatio in tempi tanto
impegnativi e arrivare
all’incarico entro un mese da
oggi.
Paola Pica
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30
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
Economia 31
Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
Telecomunicazioni
Strategie Replica a Landini (Fiom). I quartier generali operativi non saranno toccati
Telecom Italia, spunta
la proposta Gamberale
«Modello public company»
«Fiat in Italia investe miliardi»
Con Chrysler sede americana
Il progetto
Vito Gamberale, 70 anni,
guida F2i.
Candidato per
la lista di Marco Fossati al
cda Telecom,
lancia alcune
proposte per
la governance
Marchionne a Detroit: obiettivo un milione di Jeep
«Una società come Telecom non può avere l’azionariato spaccato a
metà. Occorre ricucire lo strappo emerso nell’ultima assemblea
perché è necessario che i soci siano coesi. Lo richiede il momento
non facile di mercato e per l’azienda». Vito Gamberale,
amministratore delegato di F2i nonché esperto di
telecomunicazioni, è molto vicino e molto ascoltato da Marco
Fossati, capofila dello schieramento opposto a Telco, finanziaria a
cui fa capo oltre il 22% di Telecom Italia, partecipata a sua volta
dagli spagnoli di Telefonica, da Mediobanca, Generali, Intesa
Sanpaolo. Gamberale è ben conosciuto per non amare il genere
delle interviste e lo conferma ma, spiega, «la situazione attuale
rende indispensabili interventi d’emergenza perché, con ogni
probabilità, è l’ultima possibilità di rilanciare il gruppo, devastato
dai 15 anni seguiti alla privatizzazione». La richiesta è di una svolta
radicale, che permetta a Telecom di ritrovare una nuova identità
superando l’impasse attuale in cui Telefonica è l’azionista più
significativo ma ha le mani legate dai conflitti d’interesse, i soci
italiani di maggiori spicco hanno già annunciato di essere venditori
delle loro quote, il management deve
lavorare a un piano industriale nella
Il consiglio
incertezza più assoluta. Per questo,
sostiene Gamberale, «è il momento
Domani il
di voltare pagina e per Telecom
consiglio per il
l’unico modello praticabile è quello
piano sulla nuova di public company, in cui il
management lavora per gli interessi
governance
di tutti gli azionisti e ha un unico
metro con il quale viene giudicato: la
capacità di definire le strategie migliori per la società e quella di
raggiungere gli obiettivi stabiliti per la valorizzazione dell’azienda.
Telecom Italia non può vivere nell’incertezza e nelle polemiche. La
priorità è trovare soluzioni condivise». Ora l’appuntamento è per il
consiglio di amministrazione convocato per domani, in cui
verranno presentate le proposte sulla nuova governance messe a
punto dall’amministratore delegato Marco Patuano. In proposito la
richiesta fatta da Fossati è perentoria: «Il mercato si attende una
modifica sostanziale», ha detto, «con un nuovo modello che sia
espressione della rappresentanza di tutti gli azionisti attraverso un
consiglio eletto su base proporzionale e indipendente». Un capitolo
particolarmente delicato riguarda il destino di Tim Brasil, la
controllata brasiliana. Lunedì scorso Fossati ha presentato
all’amministratore delegato e ai consiglieri uno studio sulla
società, che ne stabilisce il valore da 17 a 30 miliardi di euro. Nel
primo caso si fa riferimento alla valutazione base dell’azienda, che
sale considerando altre variabili come la prospettiva di spartizione
delle attività aziendali tra i concorrenti, l’evoluzione del mercato
dei servizi, le prospettive di crescita del Paese. Dice Gamberale:
«Ritengo il documento ben strutturato anche se ho avuto poco
tempo per approfondirlo. Mi riprometto di esaminarlo
attentamente». Anche sul destino della controllata brasiliana la
richiesta di Fossati è che il metodo di valutazione risulti trasparente
e condiviso, come è scritto nella lettera di accompagnamento al
documento, in cui viene sottolineato come la decisione su una
eventuale offerta di acquisto dovrà essere presa con l’astensione sia
di Telefonica sia dei suoi alleati in Telco perché il conflitto
d’interesse è evidente.
Fabio Tamburini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gli stress test
La Bce: i titoli di Stato?
Così la valutazione nelle banche
MILANO — Alle banche europee non sarà richiesto, negli
imminenti stress test, di adeguare il portafoglio di debito
sovrano - titoli di Stato - per riflettere gli attuali valori di
mercato. Lo ha detto la Banca centrale europea in una
lettera pubblicata ieri. La questione di come l’esposizione
delle banche al debito sovrano verrà trattata - nelle
valutazioni di quest’anno sui bilanci da parte della Bce e
della Eba - è cruciale per gli istituti che hanno acquistato
molti titoli di Stato durante la crisi e sono adesso
preoccupati per eventuali nuovi scenari avversi sul
mercato.
Intanto la Bce potrebbe rivedere al rialzo le proprie stime
sulla crescita europea. Secondo
Ewald Nowotny, membro del board
dell’Eurotower e governatore della
Banca centrale austriaca, quest’anno
la crescita economica potrebbe
sorprendere in positivo rispetto alle
per cento le più
attuali previsioni (+1,1% le ultime
recenti stime di
stime diffuse a dicembre). «Forse
crescita in Europa
alcuni paesi come la Germania e
l’Austria - ha rimarcato Nowotny potrebbero raggiungere la crescita del 2 per cento». Il
banchiere non vede alcun rischio di deflazione o inflazione
nella zona euro nel breve e medio periodo.
1,1
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sì, la sede va decisamente
verso gli Usa. Due settimane, da
qui a mercoledì 29 gennaio, e
poi sarà il consiglio d’amministrazione a decidere. Ma non ci
sono grandi dubbi: se Wall Street sarà la Borsa principale per
Fiat-Chrysler, la cui quotazione
«è tecnicamente possibile entro
l’anno», gli States avranno quasi
inevitabilmente anche la base
legale. Le relative polemiche, in
Italia, Sergio Marchionne le ha
già sperimentate. Ha già risposto, con John Elkann. Ieri, al secondo giorno del Salone di Detroit, ha ribadito: un conto sono
le sedi «formali», un altro quelle
operative. E sebbene qui nulla
sia destinato a cambiare — la
produzione nel nostro Paese è
semmai destinata ad ampliarsi:
da «cuore» dell’Europa a punto
di partenza per l’export anche
extra Ue — il numero uno del
Lingotto sa benissimo che il dibattito può solo salire di tono.
Così, intanto, ribadisce: quella che il board del 29 dovrà affrontare (e il cui esito appare
scontato) «è una questione difficile, ci sono componenti emozionali». Componenti di cui occorre tener conto, aggiunge. E
che lui capisce. Non però nei
termini sollevati,tra gli altri,
dalla Fiom. La Fiat e gli Agnelli
lasciano l’Italia, non investono
qui, abbandonano le fabbriche?
È l’accusa su cui insiste Maurizio Landini. A Marchionne pare
populista. E la risposta è secca:
«È falso. Abbiamo speso miliardi in Italia». Solo per gli investimenti negli impianti dell’auto,
da Pomigliano in poi, suppergiù
quattro. Almeno un altro in arrivo a Cassino, lo stabilimento
della scommessa di rilancio dell’Alfa Romeo.
Cose dette e ridette. E non
sembra avere troppa voglia,
Marchionne, di usare il palcoscenico di Detroit per parlare
della Fiom. Tanto meno nel
giorno in cui, a Torino, la trattativa con gli altri sindacati per il
rinnovo del contratto intravede
la firma. Allo stesso modo,il leader Fiat-Chrysler evita di farsi
Al salone di Detroit
Mary Barra, prossimo Ceo di
Gm con il suo predecessore,
Dan Akerson. Nella foto a sinistra Sergio Marchionne nell’intervista alla radio locale Wjr
Editoria
Rcs MediaGroup
Mediobanca
lima la quota
Cede lo 0,34%
Mediobanca ha limato la partecipazione in Rcs Mediagroup (la
società che pubblica il Corriere) vendendo lo o,34% per un
controvalore di 1,919 milioni di euro. Piazzetta Cuccia, che resta il
secondo azionista del gruppo con il 14,9%, aveva già venduto a
novembre lo 0,69%. «Non so a chi venderà Mediobanca le quote
Rcs» ha commentato Tarak Ben Ammar, consigliere di Piazzetta
Cuccia. «Sulla questione del Corriere — ha aggiunto — ho sempre
detto che un giornale ha bisogno di un editore. John Elkann può
fare molto bene l’editore se lo vuole, ma può fare molto bene anche
Diego Della Valle. Di certo una compagine di 10 persone che
sembra un club di golf non va bene».
trascinare nell’altra «trappola»,
quella della politica in senso
stretto. L’Italia ce la può fare, a
risolvere i problemi? «Ha bisogno veramente di una spinta,
ben venga qualsiasi asso possiamo trovare». Può essere Matteo
Renzi? «Non posso esprimere
un’opinione, non lo conosco abbastanza». Non sarà perché ci
ha litigato? «Io non ho mai litigato con Renzi».
Stop. Fine delle deviazioni dai
temi aziendali. E a tenere banco
sono ancora soprattutto le questioni Borsa, sede, nuovo nome
della società. Ribadisce per l’ennesima volta, Marchionne, che
le decisioni verranno dal board.
Però, certo, «c’è una naturale
propensione a muoversi verso
gli Stati Uniti, dove ci sono mercati efficienti anche se non perfetti e dove c’è tanta liquidità».
Ma non è solo questo. Mentre ha
pronto il nuovo spot per il Superbowl («Vedrete, vi piacerà»),
ricorda la differenza di «pesi»:
«Oltre il 50% delle vendite è generato qua». Attenzione in ogni
caso a non confondere «sede legale» e «quartier generale». Torino resterà base per l’Europa
come Detroit lo è per il Nord
America o Belo Horizonte, in
Brasile, per l’America Latina. E
così come «Chrysler è e rimarrà
un brand americano» (che fra
l’altro punta «a un milione di
Jeep»), e «Fiat e Alfa sono e resteranno italiani». Davvero, però, la questione è «solo emozionale»? Sì, dice: «Fiat ha 115 anni
di storia, Chrysler quasi 90. Si
deve lavorare per una soluzione
che combini due entità così importanti l’una per l’altra. Ma la
capacità di rompere le barriere è
alla base del successo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’operazione
Fondi comuni,
Anima torna
in Piazza Affari
Anima, uno dei principali gestori
di fondi comuni, taglia il traguardo
del primo annuncio di quotazione
a Piazza Affari nel 2014. Il gruppo
guidato da Giuseppe Zadra (foto
sopra) ha annunciato ieri il
collocamento della controllante
Asset Management Holding. In
realtà è un «ritorno» in Borsa: la
vecchia Anima era stata quotata
sotto la gestione di Alberto Foà da
Banco Desio nel 2005 e poi ritirata
da Bpm nel 2009.
Oggi il gruppo, primo azionista il
fondo Clessidra di Claudio Sposito,
è profondamente diverso:
rilanciato nel 2011
dall’aggregazione tra le sgr di Bpm
e Montepaschi e dopo aver
integrato a fine 2012 le gestioni del
Creval, ha un patrimonio di oltre
46 miliardi per un milione di
clienti con un portafoglio di fondi
e Sicav di diritto estero che copre il
65% del business.
«Gli accordi di alleanza strategica
tra i soci - ha spiegato Zadra avevano fin dall’inizio individuato
la quotazione quale obiettivo
primario per la valorizzazione e lo
sviluppo come leader
indipendente nel risparmio
gestito». Lo schema di quotazione
della holding consente di avere
maggiori possibilità finanziarie
per future acquisizioni (di recente
è sfumata quella di Carige Sgr,
aggiudicata ad Arca).
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R. Po.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Soluzione conservativa
JPM Global Conservative Balanced Fund
Soluzione tradizionale
JPM Global Balanced Fund
Soluzione aggressiva
JPM Global Capital Appreciation Fund
Soluzione orientata al reddito
JPM Global Income Fund
32
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
AcomeA SGR - numero di tel. 800.89.39.89
[email protected]
AcomeA America (A1)
13/01 EUR
15,646
15,829
AcomeA America (A2)
13/01 EUR
16,082
16,269
AcomeA Asia Pacifico (A1)
13/01 EUR
4,360
4,347
AcomeA Asia Pacifico (A2)
13/01 EUR
4,467
4,453
AcomeA Breve Termine (A1)
13/01 EUR
14,292
14,286
AcomeA Breve Termine (A2)
13/01 EUR
14,432
14,426
AcomeA ETF Attivo (A1)
13/01 EUR
4,486
4,480
AcomeA ETF Attivo (A2)
AcomeA Eurobbligazionario (A1)
13/01 EUR
13/01 EUR
4,582
16,638
4,575
16,618
AcomeA Eurobbligazionario (A2)
13/01 EUR
16,805
16,784
AcomeA Europa (A1)
13/01 EUR
12,780
12,706
AcomeA Europa (A2)
13/01 EUR
13,064
12,988
AcomeA Globale (A1)
13/01 EUR
11,030
11,036
AcomeA Globale (A2)
13/01 EUR
11,411
11,416
AcomeA Italia (A1)
13/01 EUR
18,905
18,751
13/01 EUR
AcomeA Italia (A2)
19,345
19,186
AcomeA Liquidità (A1)
13/01 EUR
8,874
8,873
AcomeA Liquidità (A2)
13/01 EUR
8,874
8,874
AcomeA Obbligaz. Corporate (A1)
13/01 EUR
7,795
7,781
AcomeA Obbligaz. Coroprate (A2)
13/01 EUR
7,883
7,867
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC 10/01 EUR
5,734
5,730
UK Equity Fd B
14/01 GBP
3,464
3,478
Asia Consumer Demand A
14/01 USD
13,330
13,350
KIS - Europa P
10/01 EUR
126,320
125,850
AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS 10/01 EUR
5,500
5,496
UK Equity Fd B
14/01 USD
5,682
5,712
Asia Consumer Demand A-Dis
14/01 USD
13,000
13,020
KIS - Europa X
10/01 EUR
126,640
126,170
AZ F. Cash 12 Mesi
10/01 EUR
5,326
5,326
UK Equity Fd X
14/01 EUR
4,321
4,347
Asia Infrastructure A
14/01 USD
13,320
13,390
KIS - Global Bond P
10/01 EUR
100,990
100,850
AZ F. Cash Overnight
10/01 EUR
5,240
5,240
UK Equity Fd X
14/01 EUR
4,198
4,224
Asia Infrastructure A-Dis
14/01 USD
12,580
12,650
KIS - Income D
10/01 EUR
104,350
104,340
AZ F. Cat Bond ACC
30/12 EUR
5,284
5,280
UK Equity Fd X
14/01 GBP
0,518
0,520
Asian Bond A-Dis M
14/01 USD
9,964
9,962
KIS - Income P
10/01 EUR
107,810
107,800
AZ F. Cat Bond DIS
30/12 EUR
5,284
5,279
UK Equity Fd X
14/01 GBP
3,493
3,507
Balanced-Risk Allocation A
14/01 EUR
14,450
14,460
KIS - Italia P
10/01 EUR
124,690
123,930
PS - 3P Cosmic A
13/01 EUR
AZ F. CGM Opport Corp Bd
10/01 EUR
5,901
5,897
UK Equity Fd X
Em. Loc. Cur. Debt A
14/01 USD
14,514
14,546
KIS - Italia X
10/01 EUR
123,510
122,820
PS - 3P Cosmic C
13/01 CHF
71,420
72,730
AZ F. CGM Opport European
10/01 EUR
6,726
6,713
Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M
14/01 USD
9,417
9,438
KIS - Key
10/01 EUR
123,830
122,730
PS - Absolute Return A
13/01 EUR
110,000
109,970
AZ F. CGM Opport Global
10/01 EUR
6,281
6,278
Em. Mkt Corp Bd A
14/01 USD
11,676
11,672
KIS - Key X
10/01 EUR
124,200
123,090
PS - Absolute Return B
13/01 EUR
115,870
115,830
AZ F. CGM Opport Gov Bd
10/01 EUR
5,407
5,407
Euro Corp. Bond A
14/01 EUR
16,122
16,116
KIS - Multi-Str. UCITS A USD
10/01 USD
155,860
155,830
PS - Algo Flex A
07/01 EUR
109,210
108,940
AZ F. Commodity Trading
10/01 EUR
4,064
4,020
Euro Corp. Bond A-Dis M
14/01 EUR
12,362
12,358
PS - Algo Flex B
07/01 EUR
103,930
103,670
AZ F. Conservative
10/01 EUR
6,340
6,358
Euro Short Term Bond A
14/01 EUR
10,806
10,808
PS - Best Global Managers A
07/01 EUR
104,440
104,220
PS - Best Global Managers B
07/01 EUR
107,880
107,640
PS - Best Gl Managers Flex Eq A
13/01 EUR
110,030
110,010
PS - Bond Opportunities A
13/01 EUR
159,590
159,490
PS - Bond Opportunities B
13/01 EUR
118,900
118,820
PS - Dynamic Core Portfolio A
13/01 EUR
98,390
98,320
PS - EOS A
07/01 EUR
134,120
131,530
PS - Equilibrium A
07/01 EUR
99,790
99,240
AZ F. Core Brands
10/01 EUR
5,571
5,547
AZ F. Corporate Premium ACC
10/01 EUR
5,575
5,594
AZ F. Corporate Premium DIS
10/01 EUR
5,405
5,425
Nome
14/01 USD
5,460
10/01 EUR
4,940
4,939
AZ F. Emer. Mkt Asia
10/01 EUR
5,662
5,696
AZ F. Emer. Mkt Europe
10/01 EUR
3,334
3,339
AZ F. Emer. Mkt Lat. Am.
10/01 EUR
4,742
4,712
5,178
1231,375
10/01 EUR
3,207
3,202
AZ F. Formula 1 Absolute
10/01 EUR
5,350
5,345
AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC
30/12 EUR
5,562
5,557
AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS
30/12 EUR
5,532
5,528
14/01 EUR
5,465
5,458
Glob. Bond A-Dis
14/01 USD
5,731
5,729
Glob. Equity Income A
14/01 USD
59,150
59,770
1231,061
13/01 EUR
1191,772
1191,502
Bond Risk A
13/01 EUR
1402,396
1401,169
Bond Risk B
13/01 EUR
1345,290
1344,161
Glob. Equity Income A-Dis
13/01 EUR
1611,937
14/01 USD
14,910
15,060
CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B
13/01 EUR
1553,702
1552,114
CompAM Fund - SB Bond B
10/01 EUR
1058,179
1057,577
CompAM Fund - SB Equity B
10/01 EUR
1095,929
1092,183
CompAM Fund - SB Flexible B
10/01 EUR
1005,229
1003,329
European Equity A
13/01 EUR
1397,304
1394,095
European Equity B
13/01 EUR
1325,252
1322,267
Multiman. Bal. A
10/01 EUR
116,554
116,570
Multiman. Bal. M
10/01 EUR
116,058
116,073
Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A
08/01 EUR
73,962
73,811
Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M
08/01 EUR
77,033
76,869
Multiman.Target Alpha A
08/01 EUR
105,612
105,446
97,960
PS - Inter. Equity Quant A
13/01 EUR
108,250
108,380
PS - Inter. Equity Quant B
13/01 EUR
110,290
110,420
123,880
Greater China Eq. A
14/01 USD
44,320
44,430
India Equity E
14/01 EUR
25,680
25,870
KIS - Sm. Cap X
12/11 EUR
99,050
99,610
Japanese Eq. Advantage A
14/01 JPY
3054,000
3124,000
KIS - Target 2014 X
10/01 EUR
102,110
102,110
PS - Liquidity A
13/01 EUR
123,900
Pan European Eq. A
14/01 EUR
17,500
17,570
PS - Opportunistic Growth A
13/01 EUR
95,590
95,610
Pan European Eq. A-Dis
14/01 EUR
15,850
15,920
PS - Opportunistic Growth B
13/01 EUR
100,450
100,460
PS - Podium Flex A
13/01 EUR
85,360
85,420
PS - Podium Flex C
13/01 USD
84,300
Pan European Eq. Inc. A-Dis
14/01 EUR
11,490
11,530
Pan European High Inc A
14/01 EUR
18,110
18,120
5,058
5,051
AZ F. Global Curr&Rates ACC
10/01 EUR
4,344
4,343
Pan European Struct. Eq. A-Dis
14/01 EUR
13,110
13,120
AcomeA Patrimonio Dinamico (A2) 13/01 EUR
5,148
5,141
AZ F. Global Curr&Rates DIS
10/01 EUR
4,168
4,167
Renminbi Fix. Inc. A
14/01 USD
10,857
10,853
4,940
Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis
14/01 EUR
9,839
9,843
DB Platinum
AcomeA Performance (A2)
13/01 EUR
21,050
21,001
AZ F. Hybrid Bonds DIS
10/01 EUR
5,162
5,163
Agriculture Euro R1C A
10/01 EUR
58,150
57,820
AZ F. Income ACC
10/01 EUR
6,173
6,188
Comm Euro R1C A
13/01 EUR
103,260
102,680
AZ F. Income DIS
Invictus Global Bond Fd
07/01 EUR
105,474
104,967
Invictus Macro Fd
08/01 EUR
83,687
86,484
Sol Invictus Absolute Return
09/01 EUR
107,023
10/01 EUR
5,765
5,779
Comm Harvest R3C E
13/01 EUR
79,250
79,520
4,527
4,525
Currency Returns Plus R1C
13/01 EUR
931,970
936,350
AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS 10/01 EUR
4,319
4,318
Dyn Aktien Pl R1C A
10/01 EUR
110,850
109,930
AZ F. Institutional Target
10/01 EUR
5,441
5,444
DB Platinum IV
AZ F. Italian Trend
10/01 EUR
3,412
3,396
Croci Euro R1C B
13/01 EUR
113,840
113,760
Croci Japan R1C B
10/01 JPY
8654,020
8642,800
Croci US R1C B
13/01 USD
157,490
159,390
Dyn. Bd Stabilität Plus R1C A
10/01 EUR
95,000
94,550
Dyn. Cash R1C A
13/01 EUR
101,560
101,560
106,856
www.azimut.it - [email protected]
AZIMUT CAPITAL MANAGEMENT SGR - tel.02.88981
AZ F. Lira Plus ACC
10/01 EUR
4,832
4,818
AZ F. Lira Plus DIS
10/01 EUR
4,832
4,818
AZ F. Macro Dynamic
10/01 EUR
5,949
5,943
AZ F. Opportunities
10/01 EUR
5,182
5,170
AZ F. Pacific Trend
10/01 EUR
4,193
4,188
AZ F. Patriot ACC
10/01 EUR
6,121
6,129
AZ F. Patriot DIS
Azimut Dinamico
10/01 EUR
26,396
26,361
Azimut Formula 1 Absolute
10/01 EUR
7,174
Azimut Formula 1 Conserv
10/01 EUR
Azimut Formula Target 2013
10/01 EUR
Azimut Formula Target 2014
10/01 EUR
Azimut Garanzia
10/01 EUR
5,794
5,802
08/01 EUR
Paulson Global R1C E
6197,900
10/01 EUR
Sovereign Plus R1C A
Systematic Alpha R1C A
08/01 EUR
103,910
10116,790
14/01 EUR
14/01 EUR
14/01 EUR
US Equity A EH
AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC 10/01 EUR
123,260
97,950
AcomeA Patrimonio Dinamico (A1) 13/01 EUR
5,163
123,370
13/01 EUR
Pan European Struct. Eq. A
5,162
123,700
PS - Fixed Inc Absolute Return A
AZ F. Formula 1 Conserv.
10/01 EUR
123,820
95,880
3,922
AZ F. Hybrid Bonds ACC
13/01 EUR
101,140
3,926
20,731
KIS - Selection P
96,990
AcomeA Patrimonia Aggressivo (A2) 13/01 EUR
20,779
121,160
101,350
Pan European High Inc A-Dis
13/01 EUR
121,270
13/01 EUR
AZ F. Formula Target 2015 DIS
AcomeA Performance (A1)
13/01 EUR
27/12 EUR
3,822
4,940
KIS - Selection F
KIS - Sm. Cap P
3,826
4,855
122,060
KIS - Sm. Cap D
AcomeA Patrimonio Aggressivo (A1) 13/01 EUR
30/12 EUR
122,170
11,528
5,954
AZ F. Global Sukuk DIS
13/01 EUR
11,524
4,715
6,042
KIS - Selection D
14/01 EUR
5,961
6,057
117,760
Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis
4,719
AcomeA Patrimonio Prudente (A2) 13/01 EUR
117,780
13/01 EUR
10/01 EUR
4,855
10/01 EUR
KIS - Selection X
10/01 EUR
30/12 EUR
KIS - Multi-Str. UCITS X
12,534
AZ F. Formula Target 2015 ACC
AZ F. Global Sukuk ACC
117,270
12,530
AZ F. Formula Target 2014
5,922
117,290
14/01 EUR
6,511
5,936
10/01 EUR
13,240
13,630
13,530
13,680
US High Yield Bond A
14/01 USD
11,517
11,513
US High Yield Bond A-Dis M
14/01 USD
10,626
10,623
US Value Equity A
14/01 USD
30,340
30,690
14/01 USD
US Value Equity A-Dis
29,010
13/01 EUR
12,720
12,695
PS - Prestige A
07/01 EUR
100,710
99,880
FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR
13/01 EUR
107,602
107,417
PS - Quintessenza A
07/01 EUR
102,040
102,040
FLEX STRATEGY RET EUR
13/01 EUR
89,653
89,977
PS - Quintessenza B
07/01 EUR
104,960
104,940
HIGH GROWTH CAP RET EUR
13/01 EUR
111,357
110,689
PS - Target A
07/01 EUR
109,980
109,510
ITALY CAP RET A EUR
13/01 EUR
24,314
24,125
PS - Target B
07/01 EUR
109,870
109,390
PS - Titan Aggressive A
07/01 EUR
105,060
105,090
PS - Total Return A
13/01 EUR
102,840
102,890
PS - Total Return B
13/01 EUR
96,120
96,170
PS - Valeur Income A
13/01 EUR
108,930
108,940
PS - Value A
07/01 EUR
103,260
103,320
PS - Value B
07/01 EUR
105,360
105,410
13,250
13,640
SHORT DURATION CAP RET EUR
13/01 EUR
924,385
927,011
29,340
www.multistarssicav.com [email protected]
T. +41 (0)91 640 37 80
Per ulteriori informazioni, visitate il sito
www.invescopowershares.net
9,465
Dynamic US Market
13/01 EUR
EQQQ
13/01 EUR
63,146
64,000
EuroMTS Cash 3 Months
13/01 EUR
103,467
103,467
FTSE RAFI Asia Pacific Ex-Jap
13/01 EUR
5,599
5,564
FTSE RAFI Dev. 1000 Fund
13/01 EUR
11,419
11,446
FTSE RAFI Dev. Europe Mid-Sm
13/01 EUR
11,878
11,820
Orazio Conservative A
13/01 EUR
100,110
100,010
Sparta Agressive A
13/01 EUR
101,830
101,970
WM Biotech A
13/01 EUR
148,820
148,850
WM Biotech I
13/01 EUR
1510,530
1510,740
9,613
103,510
10107,840
www.newmillenniumsicav.com
Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475
NM Augustum Corp Bd A
13/01 EUR
183,460
183,300
NM Augustum High Qual Bd A
13/01 EUR
143,330
143,260
AZ F. Qbond
10/01 EUR
5,043
5,024
7,170
AZ F. Qinternational
10/01 EUR
5,025
5,013
6,863
6,862
AZ F. QProtection
10/01 EUR
5,188
5,175
6,906
6,903
AZ F. Qtrend
10/01 EUR
4,834
4,816
6,695
6,689
AZ F. Renminbi Opport
10/01 EUR
5,407
5,401
10/01 EUR
12,881
12,883
AZ F. Reserve Short Term
10/01 EUR
6,290
6,291
Fondi Unit Linked
Azimut Prev. Com. Crescita
30/12 EUR
10,841
10,844
AZ F. Short Term Gl High Yield ACC 10/01 EUR
5,042
5,042
Flex Equity 100
08/01
10,881 EUR
Azimut Prev. Com. Crescita Cl. C
30/12 EUR
10,844
10,848
AZ F. Short Term Gl High Yield DIS 10/01 EUR
5,042
5,042
Global Equity
08/01
5,486 EUR
Azimut Prev. Com. Equilibrato
30/12 EUR
11,912
11,923
AZ F. Solidity ACC
10/01 EUR
5,832
5,838
Maximum
08/01
5,019 EUR
Global Listed Private Eq.
13/01 EUR
7,890
7,911
NM Italian Diversified Bond I
13/01 EUR
110,660
110,550
Azimut Prev. Com. Equilibrato Cl. C 30/12 EUR
11,910
11,926
AZ F. Solidity DIS
10/01 EUR
5,538
5,543
Progress
08/01
6,155 EUR
MENA NASDAQ OMX
13/01 EUR
9,862
9,774
NM Large Europe Corp A
13/01 EUR
132,620
132,520
NM Market Timing A
13/01 EUR
103,380
103,270
NM Market Timing I
13/01 EUR
103,800
103,690
NM Q7 Active Eq. Int. A
13/01 EUR
60,380
60,490
NM Q7 Globalflex A
10/01 EUR
104,770
104,380
NM Total Return Flexible A
10/01 EUR
120,260
119,720
NM VolActive A
13/01 EUR
99,400
99,650
NM VolActive I
13/01 EUR
99,560
99,800
Azimut Prev. Com. Garantito
30/12 EUR
10,692
10,707
AZ F. Strategic Trend
10/01 EUR
5,710
5,712
Azimut Prev. Com. Protetto
30/12 EUR
11,822
11,836
AZ F. Top Rating ACC
10/01 EUR
5,013
5,013
Azimut Prev. Com. Protetto Cl. C
30/12 EUR
11,825
11,838
AZ F. Top Rating DIS
10/01 EUR
5,013
5,013
Azimut Prev. Com. Obbli.
30/12 EUR
10,007
9,998
AZ F. Trend
10/01 EUR
5,958
5,968
08/01
Social Responsability
08/01
Quality
99,310 EUR
A S&P
FTSE RAFI Emerging Mkts
13/01 EUR
5,899
5,861
FTSE RAFI Europe
13/01 EUR
8,624
8,588
FTSE RAFI Hong Kong China
13/01 EUR
14,908
14,910
NM Balanced World Cons A
13/01 EUR
130,840
130,740
FTSE RAFI Italy 30
13/01 EUR
4,897
4,866
NM Euro Bonds Short Term A
13/01 EUR
136,700
136,660
NM Euro Equities A
13/01 EUR
45,820
45,700
NM Global Equities EUR hdg A
13/01 EUR
69,550
70,330
FTSE RAFI Switzerland
13/01 EUR
9,887
9,823
FTSE RAFI US 1000
13/01 EUR
9,943
10,058
Global Agriculture NASDAQ OMX
13/01 EUR
8,713
8,711
NM Inflation Linked Bond Europe A 13/01 EUR
103,460
103,430
Global Clean Energy
13/01 EUR
4,450
4,476
NM Italian Diversified Bond A
13/01 EUR
108,600
108,500
NASDAQ OMX Global Water
6,744 EUR
13/01 EUR
8,891
8,942
Azimut Prev. Com. Obbli. Cl. C
30/12 EUR
10,007
9,998
Azimut Reddito Euro
10/01 EUR
17,157
17,197
ABS- I
29/11 EUR
14057,114
13705,309
Azimut Reddito Usa
10/01 EUR
5,988
6,011
ABSOLUTE RETURN EUROPA
03/01 EUR
5005,417
5031,329
Azimut Scudo
10/01 EUR
8,517
8,545
BOND-A
29/11 EUR 694086,829 679725,682
Kairos Multi-Str. A
30/11 EUR 847479,331 838312,127
Azimut Solidity
10/01 EUR
8,583
8,593
BOND-B
29/11 EUR 694086,829 679725,682
Kairos Multi-Str. B
30/11 EUR 555514,933 549779,744
Azimut Strategic Trend
10/01 EUR
6,218
6,221
EQUITY- I
29/11 EUR 601260,400 593188,697
Kairos Multi-Str. I
30/11 EUR 570128,125 563754,177
Azimut Trend America
10/01 EUR
12,429
12,491
PRINCIPAL FINANCE 1
30/09 EUR
Azimut Trend Europa
10/01 EUR
12,896
12,873
Azimut Trend Italia
10/01 EUR
17,070
16,987
Azimut Trend Pacifico
10/01 EUR
7,043
7,054
Azimut Trend Tassi
Azimut Trend
10/01 EUR
10/01 EUR
10,032
27,118
10,065
27,150
AZ FUND MANAGEMENT SA - tel.00352 2663811
AZ F. Active Selection
AZ F. Active Strategy
10/01 EUR
10/01 EUR
5,305
5,199
AZ F. US Income
Abs. UK Dynamic Fd P1
10/01 EUR
14/01 GBP
5,442
1,554
1,557
1,710
1,713
Kairos Multi-Str. P
30/11 EUR 522536,062 517382,561
14/01 GBP
1,585
1,589
Kairos Income
13/01 EUR
6,803
6,803
Abs. UK Dynamic Fd P2 H
14/01 EUR
1,779
1,783
Kairos Small Cap
13/01 EUR
10,414
10,415
Europ. Equ. (ex UK) Fd A
14/01 GBP
2,644
2,652
KAIROS INTERNATIONAL SICAV
Europ. Equ. (ex UK) Fd A
14/01 EUR
3,174
3,190
Europ. Equ. (ex UK) Fd B
14/01 EUR
3,194
3,210
Europ. Equ. (ex UK) Fd X
14/01 EUR
3,201
3,217
5,291
Europ. Equ. (ex UK) Fd X H
14/01 GBP
2,808
2,822
5,193
Pan Europe Fd A
14/01 EUR
3,586
3,608
14/01 GBP
3,007
3,019
AZ F. Alpha Man. Credit
10/01 EUR
5,420
5,418
AZ F. Alpha Man. Equity
10/01 EUR
4,848
4,864
Pan Europe Fd A
14/01 USD
4,886
4,911
AZ F. Alpha Man. Them.
10/01 EUR
3,520
3,528
Pan Europe Fd B
14/01 EUR
3,566
3,587
AZ F. American Trend
10/01 EUR
3,161
3,177
Pan Europe Fd B
14/01 USD
4,853
4,878
14/01 EUR
3,855
3,878
14/01 EUR
3,559
3,581
5,482
5,480
AZ F. Asset Power
10/01 EUR
5,340
5,342
Pan Europe Fd X
10/01 EUR
5,007
5,007
Pan Europe Fd X
14/01 GBP
2,954
59550,161
60088,629
AUGUSTUM EQUITY EUROPE I
AUGUSTUM G.A.M.E.S. A
Tel: 848 58 58 20
Sito web: www.ingdirect.it
Dividendo Arancio
13/01 EUR
47,740
47,800
Convertibile Arancio
13/01 EUR
60,310
60,310
Cedola Arancio
13/01 EUR
56,710
56,650
Borsa Protetta Agosto
10/01 EUR
08/01 EUR
61,690
10/01 EUR
5,346
5,350
Strategic Debt Fd A
14/01 GBP
1,045
1,045
AZ F. Best Cedola ACC
10/01 EUR
5,607
5,602
Strategic Debt Fd A H
14/01 EUR
1,230
1,230
14/01 USD
1,740
1,739
105,490
105,410
13/01 EUR
103,780
103,680
Strategic Trend Retail C
13/01 EUR
101,830
101,730
Fondo Donatello-Michelangelo Due 30/06 EUR
52927,939
52659,382
Fondo Donatello-Tulipano
30/06 EUR
47475,755
48904,331
Fondo Donatello-Margherita
30/06 EUR
27116,197
26640,389
Fondo Donatello-David
30/06 EUR
57863,932
57813,049
Fondo Tiziano Comparto Venere
30/06 EUR 477314,036
Caravaggio di Sorgente SGR
30/06 EUR
www.sorgentegroup.com
2506,583
2547,337
Borsa Protetta Febbraio
08/01 EUR
59,720
59,710
Borsa Protetta Maggio
08/01 EUR
62,530
62,530
Borsa Protetta Novembre
08/01 EUR
60,160
60,050
Inflazione Più Arancio
13/01 EUR
54,860
54,770
Mattone Arancio
13/01 EUR
41,790
41,680
Profilo Dinamico Arancio
13/01 EUR
62,650
62,420
Profilo Equilibrato Arancio
13/01 EUR
60,480
60,300
Profilo Moderato Arancio
13/01 EUR
56,810
56,700
Top Italia Arancio
13/01 EUR
46,770
46,460
347,670
Greater China Equity B
13/01 EUR
113,910
114,940
147,140
103,700
106,950
Greater China Equity B
13/01 USD
162,150
163,620
KIS - America A-USD
10/01 USD
272,830
272,430
Growth Opportunities
13/01 USD
68,950
KIS - America F
10/01 EUR
186,440
186,160
Growth Opportunities Hdg
13/01 EUR
75,610
76,420
KIS - America P
10/01 EUR
191,830
191,540
Japanese Equity
10/01 JPY
140,950
140,740
KIS - America X
10/01 EUR
192,650
192,370
Japanese Equity B
03/12 SGD
0,000
116,290
KIS - Bond A-USD
10/01 USD
166,950
166,810
Japanese Equity B
10/01 USD
139,910
139,690
KIS - Bond D
10/01 EUR
119,800
119,710
Japanese Equity Hdg
10/01 EUR
183,590
183,310
Swiss Equity
13/01 CHF
130,040
128,940
Swiss Equity Hdg
13/01 EUR
98,670
97,840
US Equity
13/01 USD
163,170
165,350
US Equity Hdg
13/01 EUR
179,800
182,200
KIS - Bond F
10/01 EUR
120,650
120,560
KIS - Bond P
10/01 EUR
123,580
123,490
10/01 EUR
123,920
KIS - Bond Plus D
10/01 EUR
125,970
125,830
KIS - Bond Plus P
10/01 EUR
127,660
127,520
KIS - Dynamic A-USD
10/01 USD
170,840
170,620
1,064
1,064
KIS - Dynamic D
10/01 EUR
119,090
118,940
1,291
1,291
KIS - Dynamic F
10/01 EUR
120,140
119,990
KIS - Dynamic P
10/01 EUR
121,200
Numero verde 800 124811
[email protected]
Nextam Bilanciato
13/01 EUR
6,561
6,542
Nextam Obblig. Misto
13/01 EUR
7,166
7,174
BInver International A
13/01 EUR
6,283
6,259
Cap. Int. Abs. Inc. Grower D
13/01 EUR
5,501
121,050
69,700
5,514
CITIC Securities China Fd A
13/01 EUR
5,167
5,167
Fidela A
13/01 EUR
5,382
5,361
Income A
13/01 EUR
5,532
5,526
International Equity A
13/01 EUR
6,899
6,941
Italian Selection A
13/01 EUR
6,635
6,638
Liquidity A
13/01 EUR
5,338
5,338
Multimanager American Eq.A
13/01 EUR
4,704
4,715
Multimanager Asia Pacific Eq.A
13/01 EUR
4,321
4,301
123,780
14/01 EUR
KIS - Dynamic X
14/10 EUR
121,000
120,940
KIS - Emerging Mkts A
10/01 EUR
124,810
124,680
Multimanager Emerg.Mkts Eq.A
13/01 EUR
4,139
4,111
KIS - Emerging Mkts D
10/01 EUR
123,660
123,540
Multimanager European Eq.A
13/01 EUR
4,485
4,475
KIS - Emerging Mkts F
10/01 EUR
121,220
121,100
Strategic A
13/01 EUR
5,001
4,991
10/01 EUR
5,253
5,247
UK Abs Target Fd P2
14/01 EUR
1,179
1,179
AZ F. Bond Target 2017 Eq Op ACC 10/01 EUR
5,064
5,058
UK Abs Target Fd P2
14/01 GBP
1,261
1,262
10/01 EUR
5,064
5,058
UK Equity Fd A
14/01 GBP
3,445
3,459
Invesco Funds
AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC 10/01 EUR
5,528
5,524
UK Equity Fd A
14/01 USD
5,597
5,627
Asia Balanced A
14/01 USD
23,200
23,320
KIS - Europa D
10/01 EUR
124,560
124,110
Usa Value Fund A
13/01 EUR
5,903
5,933
AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS 10/01 EUR
5,214
5,210
UK Equity Fd B
14/01 EUR
4,124
4,149
Asia Balanced A-Dis
14/01 USD
15,310
15,390
KIS - Europa F
10/01 EUR
124,560
124,110
Ver Capital Credit Fd A
13/01 EUR
5,411
5,407
La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia
è disponibile sul sito www.invesco.it
281,150
348,360
115,270
14/01 GBP
AZ F. Bond Target 2016 DIS
430,810
281,730
13/01 USD
115,730
Strategic Debt Fd X H
1,234
431,280
13/01 EUR
European Equity B
10/01 EUR
Strategic Debt Fd X
1,232
13/01 EUR
European Equity
KIS - Ambiente X
5,877
14/01 GBP
Emerg Mkts Equity Hdg
105,990
5,118
UK Abs. Target Fd P1
440,610
102,760
5,167
5,298
136,380
441,100
13/01 SGD
5,881
5,304
146,460
110,960
97,220
137,410
13/01 USD
13/01 GBP
5,111
10/01 EUR
13/01 EUR
110,440
107,780
97,960
13/01 USD
Emerg Mkts Equity
Greater China Equity B
5,171
AZ F. Bond Target 2016 ACC
13/01 EUR
108,020
13/01 EUR
Asian Equity B
Greater China Equity B
KIS - Bond Plus A Dist
1,771
AUGUSTUM G.A.M.E.S. I
13/01 EUR
Asian Equity B
113,780
10/01 EUR
AZ F. Bond Target 2017 Eq Op DIS
13/01 USD
Strategic Trend Inst. C
111,210
10/01 EUR
1,771
105,210
Strategic Bond Retail C hdg
114,240
10/01 EUR
14/01 USD
105,300
111,650
AZ F. Bond Target 2015 ACC
Strategic Debt Fd X H
13/01 EUR
10/01 EUR
AZ F. Best Equity
5,491
106,630
Strategic Bond Retail C
10/01 EUR
AZ F. Best Cedola DIS
5,494
106,450
106,720
KIS - Ambiente P
Strategic Debt Fd A H
10/01 EUR
106,540
13/01 USD
KIS - Ambiente D
61,690
2,965
AZ F. Best Bond
AZ F. Bond Target 2015 DIS
13/01 EUR
Strategic Bond Inst. C hdg
www.vitruviussicav.com
14/01 EUR
Pan Europe Fd A
AZ F. Asset Timing
Tel: 02 77718.1
www.kairospartners.com
Abs. UK Dynamic Fd P2
AZ F. Asset Plus
www.pegasocapitalsicav.com
Strategic Bond Inst. C
5,463
Abs. UK Dynamic Fd P1 H
Pan Europe Fd X
84,350
ASIAN OPP CAP RET EUR
6136,970
Fondi Index Linked
72,440
Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A
6,357
AcomeA Patrimonio Prudente (A1) 13/01 EUR
KIS - Multi-Str. UCITS P
71,220
40,140
6,538
4,934
KIS - Multi-Str. UCITS F
115,600
Tel: 0041916403780
www.pharusfunds.com [email protected]
11,078
6,382
4,935
114,610
115,620
Quota/pre.
39,800
13/01 EUR
10/01 EUR
114,630
10/01 EUR
Quota/od.
11,080
13/01 EUR
5,566
10/01 EUR
Data Valuta
14/01 USD
AcomeA Paesi Emergenti (A2)
5,572
KIS - Multi-Str. UCITS D
Nome
Glob. Structured Equity A-Dis
AcomeA Paesi Emergenti (A1)
10/01 EUR
Nome
Glob. Inv. Grade.Corp. Bond A-Dis M 14/01 USD
1610,237
5,169
AZ F. European Trend
European Bond A-Dis
1488,594
Bond Euro B
CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. A
10/01 EUR
1489,587
5,459
AZ F. Dividend Premium DIS
AZ F. European Dynamic
13/01 USD
13/01 EUR
Bond Euro A
10/01 EUR
5,812
Num tel: 178 311 01 00
www.compamfund.com - [email protected]
Bluesky Global Strategy A
AZ F. Dividend Premium ACC
5,781
Nome
Tel 0332 251411
www.ottoapiu.it
8a+ Eiger
13/01 EUR
6,081
6,022
8a+ Gran Paradiso
13/01 EUR
5,303
5,293
8a+ Latemar
13/01 EUR
5,846
5,814
8a+ Matterhorn
03/01 EUR 751939,921 741874,762
Legenda: Quota/pre. = Quota precedente;
Quota/od. = Quota odierna
133552B
Economia/Mercati Finanziari 33
Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
Piazza Affari
ACQUISTI SU RCS MEDIAGROUP
FRENANO FERRAGAMO E YOOX
di GIACOMO FERRARI
Sussurri & Grida
L’effetto Expo e la corsa di Ferrovie Nord e Fiera Milano
Se Borsa Italiana pensa a un indice del Save, lo stadio di Venezia e la baruffa con
il sindaco
lusso
In rosso per quasi tutta la seduta,
Piazza Affari ha virato al rialzo
nell’ultima mezz’ora, con il FtseMib che ha segnato in chiusura un
leggero progresso (+0,17%).
Anche le altre Borse europee
hanno recuperato nella fase finale,
terminando di poco sopra lo zero, risentendo
probabilmente del cambio di passo di Wall Street dopo
il dato sulle vendite al dettaglio di dicembre e le
trimestrali di alcune importanti banche, in linea con le
attese. Sul listino italiano a correre di più è stata
Mediaset (+3,87%) grazie all’innalzamento del prezzo
obiettivo (da 2,6 a 3,3 euro) da parte di Hsbc, seguita da
World Duty Free (+3,81%). Tra gli editoriali in luce
anche Rcs Mediagroup (3,76%). Monte Paschi
(+2,65%) guida invece i rialzi nel comparto bancario nel
giorno in cui il cda ha riconfermato la fiducia ai vertici.
Rimbalzo per Gtech (-2,49%) dopo il calo della vigilia,
mentre nel resto del listino Zucchi (+19,18%) ha
realizzato la performance migliore dopo l’incremento
della quota da parte di Gianluigi Buffon. In frenata,
invece, Yoox (-3,35%) e Ferragamo (-2,70%) dopo che
in un report Nomura ha escluso miglioramenti per il
settore del lusso nel primo trimestre dell’anno.
(ri. que.) Il business delle fiere di questi tempi arranca. Le
imprese centellinano gli investimenti, e chi non taglia del
tutto le partecipazioni riduce gli spazi. Eppure Fiera Milano
in Borsa va che è un piacere. Più 49% nell’ultimo mese, più
80% nel semestre, più 94% rispetto a un anno fa. Pensare che
il prossimo bilancio con ogni probabilità sarà di nuovo in
rosso. Così lasciano presagire i risultati sul terzo trimestre
2013 presentati a novembre: risultato operativo netto (ebit)
negativo per 15,5 milioni di euro contro i meno 10,9 dello
stesso periodo 2012. Una possibile spiegazione del risalto
del titolo potrebbe essere legata a Expo. Nei sei mesi della
grande esposizione si concentreranno anche manifestazioni
pluriennali come Itma (macchine tessili, l’ultima volta a Milano fu 20 anni fa). Sulle fiere che con la piazza milanese
hanno più familiarità l’effetto Expo, peraltro, si vede già.
Tuttofood ha già raccolto oggi, a un anno e mezzo di distanza dall’apertura dei battenti, il numero di espositori e di metri quadrati dell’edizione appena conclusa nel 2013. Giocano a favore di Fiera Milano spa anche gli accordi con società
internazionali come Pico di Hong Kong, la coreana AeA, la
svizzera Nussli. Inoltre Expo spa ha affidato a Fiera Milano la
progettazione dei cosiddetti cluster tematici all’interno dell’esposizione. Il vento di Expo sembra far bene anche a Ferrovie Nord Milano, società controllata al 57,57% da Regione
Lombardia che a sua volta detiene il 50% di Trenord, azienda
del trasporto ferroviario lombardo (l’altro 50% è delle ferrovie). Più 67% nell’ultimo mese, più 163% nel semestre.
(f. sav.) A ben vedere sarebbe la prima Borsa a dotarsi di
un indice di questo tipo. E sarebbe anche una manifestazione di vitalità per un listino che langue da troppi anni. Per ora
da piazza Mezzanotte non confermano né smentiscono, ma
il successo della quotazione di Moncler fa presumere che sì,
in Borsa Italiana, ci stiano pensando davvero. D’altronde il
marchio dei piumini è solo l’ultima case history di successo
dopo quelle di Brunello Cucinelli, Salvatore Ferragamo, Yoox, Moleskine. L’idea di un «Luxury Index» permetterebbe
di coniugare due urgenze: da un lato attrarre capitali esteri –
come Moncler con i fondi sovrani – dall’altro permettere ai
nostri marchi non quotati di avere più risorse per l’export e
per partnership distributive nei Paesi in cui i consumi sono
in crescita. A ciò si sovrappone il particolare momento storico: sui mercati globali circola una liquidità enorme per effetto delle politiche espansive della banche centrali (vedi
Fed e Boj) e finora l’esito è stata l’appetito smisurato verso
l’obbligazionario con le ultime emissioni corporate italiane
lì a testimoniarlo. Certo, resta l’architettura familiare delle
griffe a impedire spesso l’effettiva quotazione: d’altronde
diventare a tutti gli effetti una public company può comportare il rischio di perdere il controllo societario. Ma attenuerebbe almeno il credit crunch.
(fr.bas.) Alla fine Save, la società che gestisce gli aeroporti di Venezia e Treviso, si è sfilata dal «Quadrante di Tessera», il progetto che prevedeva uno scambio di aree con il Comune di Venezia. L’accordo iniziale risaliva al 2008, giunta
Cacciari. I toni si sono accesi nell’ultimo periodo, con il
pressing del presidente del Venezia Calcio, Yuri Korablin,
che ha accusato il Comune di lungaggini nei permessi per la
realizzazione dello stadio. La tensione tra il numero uno di
Save, Enrico Marchi, e il sindaco Giorgio Orsoni è esplosa
ieri. Senza Save il Comune dovrà rivedere i propri piani per il
nuovo stadio, ma «non potrà più dire – ha detto Marchi –
che l’impianto sportivo non si fa per colpa di Save», mentre
la società potrà realizzare la seconda pista aeroportuale
«perché è nel masterplan già approvato dall’Enac. Abbiamo
già dei terreni acquisiti e poi con il masterplan definitivo
entro 18 mesi procederemo all’esproprio delle aree che ci
mancano». Quindi l’affondo sul sindaco: «Orsoni probabilmente ha qualche problema con la mia persona, ma questo
non è per volontà mia. Forse perché era una delle tante persone che avrebbe ambito a fare il presidente dell’aeroporto,
come era una delle tante persone che attorno allo scalo veneziano lavorava con ricche consulenze». «Per quanto mi riguarda – ha concluso – io non ho mai avuto l’ambizione, e
non l’ho neppure oggi, di fare il sindaco di Venezia, forse lui
aveva quella di fare il presidente della Save».
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34
IN PAGINA
✒
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
Fontanelle alla ricerca della felicità
di ARMANDO TORNO
Bernard Le Bovier de Fontanelle morì nel 1757 un mese prima di
compiere i cent’anni. Fu un filosofo cartesiano, poi empirista,
fiducioso nel progresso della scienza, convinto che occorresse
volgarizzarla (per questo è considerato un precursore degli
enciclopedisti). Ora escono con testo a fronte, a cura di Elena Pozzi,
tre suoi piccoli scritti: Sull’origine delle favole. Sulla felicità.
Trattato sulla libertà dell’anima (Edizioni La Vita Felice, pp. 144,
10,50). Il primo di essi affronta un tema caro al Settecento: come
i miti abbiano potuto nascere, trasformarsi, trasmettersi; il
secondo è dedicato a una questione più antica dell’uomo, risolta
con saggezza: «È la condizione che fa la felicità». Il terzo opuscolo,
inutile dirlo, suscitò le ire delle persone perbene: vietato e
stracciato per ordine del Parlamento, finì nella clandestinità e
riapparve anonimo nel 1743. Fontanelle era piacevole, spiritoso. Si
narra che quasi centenario si rivolse con queste parole a una bella
donna: «Ah, madame, se soltanto avessi di nuovo ottant’anni!».
Cultura
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La scomparsa di Madeleine Gins
La scrittrice e artista Madeleine Gins (nel ritratto di Sylvia
Sleigh), architetto visionario e teorica delle «case scomode»
insieme al marito Shusaku Arakawa (1936-2010), è morta a
Manhattan a 72 anni. Ha esplorato il tema della mortalità con
«la creazione di edifici costruiti per fermare l’invecchiamento».
Sue opere sono state realizzate a Parigi, Tokyo, Firenze e Berlino.
Storia In un libro di Umberto Bottazzini e Pietro Nastasi, edito da Zanichelli, il contributo (poi disconosciuto) dei nostri tecnici e logici
Il Risorgimento degli scienziati
patrioti in lotta per l’Italia unita
Protagonisti
Ma la politica non valorizzò Brioschi, Cremona e gli altri matematici
di GIULIO GIORELLO
«STUDENTI E PROFESSORI DI PAVIA NEL RISORGIMENTO» (IMMAGINE MARCELLA MILANI)
«U
na rivoluzione è una
febbre», diceva Carlo Cattaneo del 1848
in Italia. Nella notte
del 5 agosto Carlo Alberto di Savoia
aveva lasciato Milano, e qualcuno
aveva sparato un colpo, mancandolo, al sovrano che fuggiva. Quando
si era presentato tra i volontari per
l’ultima resistenza, Francesco Brioschi, rampollo di una dinastia milanese d’ingegneri e animato dalla
passione per la matematica, così veniva salutato da Garibaldi: «Ecco un
giovane che vuol morire con noi».
Dopo alcune peripezie, Francesco
sarebbe ritornato in una Milano
«protetta» dalle baionette austriache. L’ultimo focolaio della «febbre» italiana, Venezia, si sarebbe arreso il 19 agosto 1849. Tra quelli che
si ritiravano dalla Laguna, c’era un
altro matematico appassionato,
Luigi Cremona, che sarebbe tornato
in quella stessa Pavia dove Brioschi
si era formato.
Il 22 novembre 1860, ormai laureato e professore di fresca nomina,
in una prolusione all’Università di
Bologna, Cremona avrebbe invocato la luce della «vastissima scienza
che chiamasi geometria superiore»
contro gli «irosi pregiudizi» di tutti
gli apostoli delle tenebre. L’audacia
intellettuale della matematica, il rigore delle dimostrazioni, la duttilità nelle applicazioni, ne fanno la disciplina che sopra tutte è capace di
coinvolgere in grandi progetti le risorse intellettuali dei cittadini della
nuova Italia. E Francesco Brioschi
avrebbe poi dichiarato: «Qui si è
compiuta una grande rivoluzione
politica, amministrativa, economica». Meno di quarant’anni prima
Gabrio Piola, che di Brioschi era stato maestro, aveva ammonito che le
Politecnico
Indagine su origini e sviluppo
della scuola di architettura
Quest’anno si sono festeggiati i 150 anni del
Politecnico, fondato da Francesco Brioschi nel
1863. In quest’ambito, un volume è stato
dedicato anche al rapporto tra insegnamento
dell’Architettura e dimensione sociopolitica.
Si tratta del volume «Sperimentazione o
dell’Architettura politecnica» a cura di Cristina
Bergo, Raffaele Pugliese e Francesca Serrazanetti.
Riguarda le origini e sviluppi della cultura
moderna dell’architettura nella ricerca e nella
didattica al Politecnico di Milano (Maggioli
editore, pp. 400, e 30).
scienze non rappresentano un pericolo per la religione o per lo Stato;
in particolare, «le matematiche sono innocenti». Però, «tali non sono
tutti quelli che le professano»!
Umberto Bottazzini e Pietro Nastasi ci raccontano allora, nel loro
recentissimo La patria ci vuole eroi
(Zanichelli, pp. 432, 27), la perdita dell’innocenza, grazie al coraggio
e alla tenacia di un «pugno di ricercatori». La vicenda si snoda per tutto il lungo Risorgimento, per concludersi coll’Unità. Un mondo nuovo ha bisogno di nuove scuole. Le
parole di Brioschi sopra riportate
fanno parte della prolusione per la
fondazione, a Milano, del Regio Istituto Tecnico superiore che avrebbe
diretto fino alla morte (1897). È il
nostro Politecnico, primo ateneo
nella città di Milano (l’Università
degli Studi, infatti, è del 1923).
Ma il rinnovamento doveva scontrarsi con le ambiguità e i ritardi
della politica. Per esempio, lo stesso
Brioschi era passato dalle simpatie
repubblicane per «Pippo» Mazzini
al punto di vista monarchico; e Cremona, in un momento critico dell’ateneo bolognese, avrebbe stigmatizzato come sovversivi i professori
mazziniani. Sarebbero state le lungaggini parlamentari e la miopia
degli «umanisti» a vanificare le speranze della fase eroica. All’inizio del
Novecento Giovan Battista Guccia
(creatore del prestigioso Circolo
matematico di Palermo, 1884) se la
prendeva con la politica, «il micro-
Francesco
Brioschi
Nato a Milano
nel 1824 e
scomparso nel
1897, fondò il
Politecnico
150 anni fa
Luigi Cremona
Nato a Pavia
nel 1830 e
morto nel 1903,
fu matematico
e senatore.
S’impegnò nella
riforma
dell’istruzione
Federigo
Enriques
Nato a Livorno
nel 1871 e
morto a Roma
nel 1946, fu
matematico e
primo storico
della scienza
bo che in Italia entra da per tutto e
uccide tutto, in particolar modo la
scienza». Così scriveva a quello che
era uno dei più eminenti matematici d’Italia, Vito Volterra, il quale invece auspicava la collaborazione fra
tutte le «energie volonterose» del
Paese: se il Politecnico di Brioschi
aveva costituito, nel contesto della
pubblica istruzione, il corrispondente della rivoluzione politica, a
mezzo secolo di distanza Volterra
coglieva la portata delle trasformazioni socioeconomiche dovute alla
«fonte di ricchezza» scaturita dall’industrializzazione.
Bottazzini e Nastasi sottolineano
la contraddizione dei matematicipatrioti. La politica era stata la forza
della loro comunità; ora perfino la
capacità di integrarsi con la ricerca
europea (emblematico è il viaggio
intrapreso già nell’autunno del 1858
da Brioschi, insieme con Felice Casorati e Enrico Betti, per contattare i
più insigni matematici francesi e tedeschi) diventava una colpa: l’Italia
Parabola
La cultura tecnica fu ritenuta
esterofila ed emarginata
dal trionfo del pensiero
idealista di Croce e Gentile
unita rivendicava una sua peculiarità nazionale, contraria a qualsiasi
forma di «esterofilia», mentre l’idea
che le svolte del pensiero matematico avrebbero dovuto rinnovare l’intera cultura doveva venir cancellata
dalla reazione contro il pensiero
tecnico-scientifico, che culminerà
nell’opposizione di Croce e Gentile
alla fusione fra scienza e filosofia
proposta generosamente da un
grandissimo matematico come Federigo Enriques. E temo che anche
oggi la paura dei «filosofi» nei confronti degli scienziati e dei matematici in particolare non sia affatto venuta meno. Come diceva Cremona:
«O giovani felici, svegliatevi e sorgete!». Sarebbe ora.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Autobiografia Lo scrittore di lingua slovena rievoca con Tatjana Rojc il suo Novecento: la dittatura, il matrimonio, i figli, l’impegno civile
Boris Pahor, cent’anni da patriarca lungo le vie della sua Trieste
di MARISA FUMAGALLI
«N
on c’è nulla di duraturo:
l’uomo è allegro per sconfiggere la tosse e la tisi.
L’uomo pianterà di nuovo il coraggio
nei campi postbellici, troverà il verde
dentro di sé e si circonderà di verde.
Così è. Egli crea da se stesso, egli ha devastato i campi ed egli li rigenererà». Il
pensiero di Boris Pahor, sloveno-triestino, cent’anni compiuti il 26 agosto
2013, è disseminato nei suoi scritti —
romanzi, articoli, note — con venature
di stupori infantili. Scevro di granitiche
certezze e di verità rivelate.
Intendiamoci, Pahor ha tempra, non
soltanto fisica, che gli ha permesso di
superare gli orrori dei campi di concentramento nazisti, gli stenti, le malattie;
ma anche tempra spirituale. Forgiata
durante il lungo vagabondare (è lui a
definirsi «vagabondo») alla ricerca di
un’identità. Gliela strappano, infatti, da
bambino, quando, sulle ceneri dell’impero asburgico disgregato, a Trieste i
fascisti cominciano a perseguitare metodicamente la comunità slovena («noi,
cimici da schiacciare»), imponendo altresì l’italianizzazione forzata. L’annientamento dell’uomo si compie nei
lager, da cui esce fortunatamente vivo.
Viene quindi il momento di ricominciare: il matrimonio, i figli, e soprattutto l’impegno civile. E la storia personale
continua a intrecciarsi, non senza altri
tormenti e delusioni, con la Storia.
Ora, il compendio dell’esperienza di
Fuori dal coro
Pluralista, non sopportava
l’egemonia comunista
nel Fronte di liberazione
uno dei grandi autori sloveni viventi è
raccolto nell’ultima opera, Così ho vissuto. Biografia di un secolo (Bompiani), coautrice Tatjana Rojc, studiosa di
lettere slovene e letterature comparate.
A lei il compito di contestualizzare il
racconto, redatto in prima persona da
Pahor. Che, in parte, utilizza testi presi
da precedenti pubblicazioni; altre pagine, invece, sono inedite.
Per molto tempo ignorato dall’editoria nostrana (i primi a scoprire l’importanza di Necropoli, il suo libro più famoso, furono i francesi), Pahor è stato
finalmente risarcito. In Italia si traducono e si pubblicano i suoi libri. I media
lo cercano, le manifestazioni letterarie
si onorano della sua presenza, mentre
il grande vecchio persevera nel tenere
alta la bandiera identitaria, nel ripassare i crimini commessi dai fascisti verso
il popolo sloveno.
Il personaggio, certo, può essere
Qui accanto
lo scrittore
triestino
di lingua
slovena, autore
di «Così ho vissuto. Biografia
di un secolo»,
Boris Pahor
ritratto con la
moglie Rada,
scomparsa
nel 2009 (foto
Giovanni
Montanaro)
scomodo e attirare anche critiche.
Qualcuno gli rimprovera di raccontare
la Storia con parzialità, minimizzando,
per esempio, lo scempio delle foibe.
Ma Pahor è tutt’altro che manicheo. Basta scorrere Così ho vissuto, entrare
nella narrazione del suo impegno di in-
tellettuale che si avvicina alla politica,
per scoprirne l’autentica autonomia di
pensiero.
Dagli anni Cinquanta, Boris Pahor
comincia a esprimersi, oltre che con i
libri, attraverso le riviste culturali slovene movimentiste, che egli stesso dirige.
Ha una visione della società liberale e
pluralista. Dunque, non sopporta che il
Fronte di liberazione sloveno sia ben
presto predominato dai comunisti. Rifiuta la concezione dello Stato «come
una sorta di convento laico». Ciò gli costerà l’isolamento, le perquisizioni, la
censura.
Ma non si lascia scalfire. «Il peggior
nemico latente del socialismo sono le
persone che non possono muoversi liberamente in società», scrive, caparbio, l’uomo di cent’anni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il libro: Boris Pahor e Tatjana Rojc
«Così ho vissuto. Biografia di un
secolo» (Bompiani, pp. 490, 21).
Pahor incontrerà i lettori alla Feltrinelli della Galleria Sordi di Roma
venerdì 17 alle 18. Sarà presente per
un saluto l’ambasciatore della Slovenia, Iztok Mirosic
Terza Pagina 35
Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
Percorsi Giovanna De Angelis, in un testo uscito postumo, mette alla prova la tenuta dei sentimenti
Elzeviro
La raccolta di Ritsos negli anni dell’esilio
POESIE PER I MORTI
PIÙ VIVI DEI VIVI
di ROBERTO GALAVERNI
I
GHIANNIS RITSOS
❜❜
Militante della
sinistra greca
fu imprigionato
sotto la dittatura
dei colonnelli
matici, partiture dialogiche,
narrazione, registri e materiali di vario genere e provenienza. Ogni volta che la
pressione ma anche il richiamo della storia si fa più sentire e i confini della poesia diventano stretti, il poemetto
conosce un’improvvisa reviviscenza. Così è stato, tra gli
anni Cinquanta e Settanta,
con Bertolucci, Pasolini, Caproni, Sereni e vari altri con
loro. Aperto e chiuso insieme, e con uno status sempre
da ridefinire, il poemetto può
costituire per un poeta un
banco di prova a cui è impossibile resistere.
A quegli stessi anni appartiene Quarta dimensione di
Ghiannis Ritsos, uno dei maestri della poesia neogreca
del Novecento. Si tratta del libro forse più rappresentativo
di un poeta dalla produzione
peraltro sterminata: una raccolta di diciassette poemetti
prima d’ambientazione contemporanea e poi di tematica
mitico-classica, uscito per la
prima volta in traduzione italiana integrale a opera di Nicola Crocetti, che ne è anche
l’editore. Il riferimento di
La malattia sottrae certezze ma scoperchia forze inedite
di EMANUELE TREVI
Domani, alle 18, a Milano (Palazzo Sormani, Sala
del Grechetto, via Francesco Sforza, 7), viene presentata l’opera di Ghiannis Ritsos, «Quarta dimensione». Partecipano Ezio Savino, Filippo Del Corno e Nicola Crocetti, editore e traduttore del testo che con
questo volume inaugura la nuova collana «Armonia»
nclassificabile quanto a
struttura, metro e lunghezza, il poemetto rappresenta senz’altro una
delle forme poetiche più affascinanti e indispensabili.
Poesia in assetto variabile, si
potrebbe definire così. E in
verità un poemetto lo si riconosce subito, perché la sua
misura assolutamente non
prefissata è anzitutto una
questione di ritmo, respiro,
frequenze. Il suo segreto va
trovato allora nel rapporto tra
l’unità ferrea della concezione e il fatto che al suo interno
possa starci dentro un po’
tutto, momenti lirici e dram-
La scoperta della rabbia. Vera
questi monologhi liricodrammatici al mito, anche se
un mito trasposto dal punto
di vista cronologico (con un
procedimento abbastanza
comune, del resto, basti pensare a qualche film o tragedia
di Pasolini), non deve sorprendere. Quarta dimensione non va inteso infatti come
una fuga, un volgere le spalle
ai rischi e alle responsabilità
della storia, anche se una
parte dei poemetti fu scritta
durante il cosiddetto regime
dei colonnelli, un periodo
durissimo per un fiero militante della sinistra come Ritsos, che fu imprigionato e
deportato, e che vide le proprie opere messe al bando. Al
contrario, l’intenzione è d’allargare e approfondire ancor
più, chiamiamolo così, il gioco, di rendere più capiente e
universale la portata del discorso poetico. Tanto più in
un Paese in cui, per la grandezza del passato, i morti appaiono inevitabilmente più
vivi dei vivi, il rapporto col
mito non è dunque un’operazione letteraria e consolatoria stabilita a tavolino, ma
qualcosa di viscerale e inderogabile, lo snodo antropologico decisivo per la definizione della propria identità individuale, per scrivere insomma il proprio presente.
Il titolo stesso si riferisce sì
al superamento dei riferimenti circostanziali di tempo
e di luogo, ma solo per testimoniare la presenza sempre
viva delle nostre verità fondamentali: «Tutte le cose sono
quel che sono, quello che
non sono – senza storia, /
fuori della storia, – indifferenti, sole, fiere, di fronte /
alla notte che giunge».
Per un libro che si vuole
fuori dal tempo, il sentimento del tempo batte fortissimo.
Allo stesso modo la saggezza
riguardo al destino dell’uomo coincide con l’essere presenti a se stessi, l’incantamento con lo stato di veglia.
Non è forse un caso che in
questa poesia fatta anzitutto
di ritmi, cadenze e atmosfere
(possono richiamare la prosa
ritmata dei Dialoghi con Leucò di Pavese), un poeta spesso torrenziale qual è Ritsos
trovi una misura e un equilibrio davvero notevoli, sia nell’espressione sia nella costruzione del singolo monologo.
Il poemetto, insomma, impone al meglio la sua natura insieme esatta e imprevedibile,
come un sogno di pienezza
sognato nel punto esatto in
cui questa si sente perduta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’iniziativa
Romanzi gialli, rosa o storici
tutti in corsa per «BigJump»
Gialli, rosa o d’ambientazione storica. Sono i romanzi,
inediti, che possono concorrere a «BigJump», premio
letterario lanciato da Rizzoli e Amazon con la start up
20lines. Le iscrizioni, gratuite, si chiudono il 14 febbraio;
per partecipare occorre caricare l’opera sulla piattaforma
Kindle Direct Publishing (Kdp) e registrarsi su
wwwbigjump.it. Il pubblico online sarà chiamato a
esprimere giudizi e preferenze. Premiati i migliori romanzi
di ogni categoria; il più apprezzato su Kindle Store sarà
promosso sulla home page del sito. Il vincitore assoluto
sarà pubblicato in edizione cartacea da Rizzoli. (S.Col.)
U
ccisa ancora giovane da un
male tremendo e imprevedibile, Giovanna De Angelis è
stata una persona indimenticabile per tutti coloro che hanno
avuto la fortuna di conoscerla. Era
una donna bellissima e testarda, insofferente a ogni principio di autorità, anche quello che si annida nelle
mode letterarie. Aveva iniziato come
studiosa di letteratura italiana, ma a
un certo punto aveva capito che il più
avventuroso lavoro editoriale si addiceva meglio al suo carattere, nel quale l’intelligenza trovava un insolito
alimento nell’inquietudine e addirittura nell’insoddisfazione. È stata una
sorpresa apprendere che, dopo aver
collaborato attivamente alla gestazione di tanti romanzi altrui, se ne sia lasciato dietro uno scritto da lei stessa,
intitolato La frattura, che arriva in libreria a un anno circa dalla sua morte
(pubblicato da Elliot).
Immagino che sia stato composto
negli ultimi tempi, perché il racconto
della malattia e delle dure terapie alle
quali deve sottoporsi Francesca, la
protagonista, sono anche un diario
lucidissimo e spietato di insostenibili
sofferenze. Detto questo, forse nulla
come il dolore fisico mostra a nudo la
differenza tra un documento e un’invenzione narrativa. Perché, a parte
qualche rarissimo temperamento
mistico, non si può dire che la sofferenza ci serva effettivamente a qualcosa: non edifica, non istruisce, non
nobilita una vita che non abbiamo
chiesto e che non ci meritiamo di
scontare a così caro prezzo. Al contrario della nostra esistenza, invece, il
romanzo è uno spazio nel quale gli
avvenimenti sono saturi di significato, si corrispondono e si lasciano decifrare come le lettere di un alfabeto.
Se ancora si scrivono e si leggono
romanzi, ciò dipende appunto dal
fatto che la maggior parte di noi non
sa o non vuole arrendersi all’insondabile purezza, alla violenza dell’insensato. E dunque nella Frattura la malattia non si limita a sovvertire abitudini e certezze, ma possiede una sua
forza rivelatrice. Il carattere di Francesca, che è la sua unicità di essere
umano, non ne viene affatto redento,
poiché una tale prospettiva giustamente ripugna a Giovanna De Angelis, ma di sicuro trova un suo comple-
Editor
Giovanna
De Angelis
(Benevento 1969
- Roma 2013),
autrice con
Stefano
Giovanardi di
Storia della
narrativa italiana
del Novecento.
1900-1922
(Feltrinelli).
A sinistra una
installazione di
Vanessa Beecroft
(Archivio Corsera)
Addii
Osvaldo Patani
il critico d’arte
studioso di Modigliani
È morto a 90 anni
Osvaldo Patani, critico
d’arte, giornalista,
studioso dell’arte
figurativa del
Novecento.
Considerato uno dei
massimi esperti
dell’opera di Amedeo
Modigliani, aveva curato il catalogo delle
opere del grande pittore livornese. Ha
scritto libri anche sul Futurismo, su Mario
Sironi e Bonalumi. Medaglia d’oro del
Comune di Milano per la cultura nel 1988,
è stato consulente di Finarte, Sotheby’s e
Christie’s. È stato amico di molti pittori,
poeti e scrittori (da Ungaretti a Hemingway,
da Guttuso a Buzzati) e appassionato di sci.
Per i giornali è stato anche inviato sportivo.
I funerali si svolgeranno domani, a Milano,
nella Basilica di San Marco. (m.ta.)
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tamento. Tanto più che in Francesca,
fino al momento in cui si ammala,
non c’è nulla che ecceda la norma, o
si configuri come presagio. La sua vita scorre sui solidi binari borghesi
che sono quelli di tutti. Ha un marito
con cui se la intende abbastanza bene, e un amante incontrato per caso
che le dà tutte le gioie dell’eros rapido
e furtivo, che forse non saranno gioie
degne di un poema, ma rendono più
sopportabile lo scorrere del tempo,
spargendoci sopra la loro polverina
luccicante. È la malattia che spariglia
queste carte così consunte che si potrebbe continuare a giocare la partita
a occhi chiusi. E non solo perché la
sua condizione rende di fatto Francesca una prigioniera, sia nei periodi
passati in ospedale che in quelli in
cui le è permesso tornare a casa.
Accade un fatto di per sé banalissimo ma che la sconcerta, e finisce col
riempirla di una rabbia che non conosceva. Mentre è circondata dalle
premure e dall’amore dei familiari,
l’amante batte in ritirata. A fatica risponde a qualche messaggio telefonico. Non si erano promessi mai nulla più di quello che si potevano dare,
ma il brusco abbandono ha il potere
di piombare Francesca nel fondo del
pozzo della sua solitudine. E non è
solo vanità ferita, ma qualcosa di
molto più spaventoso. Quell’uomo le
sfugge per una specie di istinto animale: la sente ormai ghermita dall’ombra della morte, risucchiata nell’irrimediabile. Ed è come se, troncando i rapporti, la costringesse ad
ammettere che non ce la farà. Ma non
si sa mai cosa si trova, mettendo alla
prova con tanta violenza e per così dire scoperchiando una personalità nutrita di abitudini e certezze. Nel caso
di Francesca, è «una ferocia che non
si sarebbe perdonata mai» a tenerla
in vita e addirittura, si direbbe, a guarirla.
Giovanna De Angelis era troppo intelligente per infliggere alla sua protagonista una forma di saggezza, un
nuovo patto con la vita o ancora peggio l’ennesima apologia narrativa
dell’intelligenza femminile. Da vero
spirito libero, è riuscita a immaginare
uno scioglimento che non avesse
nulla a che vedere con una consolazione. E in questi tempi, scrivere un
romanzo senza fingere di essere più
stupidi di quello che si è, è davvero
un’impresa degna di memoria.
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Il libro: Giovanna De Angelis, «La
frattura», Elliot, pagine 173, 16,50
Memoria «È così lieve il tuo bacio sulla fronte» (Feltrinelli): il racconto di una vita spezzata dalla mafia
Nel nome del padre, un eroe solitario
La figlia sulle orme di Rocco Chinnici
di FELICE CAVALLARO
C
i sono voluti più di trent’anni per
raccogliere i frammenti di una
vita spezzata da Cosa nostra e
raccontare un padre speciale come
Rocco Chinnici, il padre del primo nucleo del pool antimafia, quello di Falcone e Borsellino. E padre di Caterina,
la primogenita di tre figli, magistrato
anche lei, una vita segnata dal sacrificio e dalla strage del 29 luglio 1983, la
prima autobomba contro un giudice,
Palermo come Beirut.
Drammatiche sequenze evocate in
un libro che lei, 29 anni da quel maledetto giorno, dopo aver lavorato nella
trincea di Caltanissetta e Gela, oggi capo del Dipartimento per la giustizia
minorile, avrebbe potuto intitolare
«Quando lo Stato non c’era». E che invece per questo saggio col passo del
romanzo, profondo, intimo, sconvolgente, ha scelto tre righe come un verso poetico: È così lieve il tuo bacio sulla fronte.
Sì, il bacio che quell’omone alto e
sorridente, mattiniero e gran lavoratore, dispensava di buon’ora dando la
sveglia a Caterina, come agli altri due
figli, Elvira e Giovanni, alzando la serranda e portando loro una tazza di latte. Sono questi personalissimi flash a
intrecciarsi, con l’impegno del fondatore di un gruppo chiamato a fronteggiare gli impasti dei Salvo, esattori mafiosi, con il peggio della politica, mentre con l’assalto dei Corleonesi cadevano Gaetano Costa e Cesare Terranova,
Mattarella e Reina, Francese e Giuliano, La Torre e Dalla Chiesa.
Racconta la carneficina di magistrati e poliziotti, politici di maggioranza e
opposizione, uomini di istituzioni decapitate e inquinate da veleni interni
Caterina Chinnici, rievocando l’ansia
del padre costretto a incontrarsi in
ascensore con il procuratore Costa per
sfuggire a cimici e colleghi infidi. Ovvero il viaggio del febbraio 1982, quando per riferire al Consiglio superiore
della magistratura volò a Roma sotto
falso nome. Come aveva fatto dieci anni prima raggiungendo, sempre sotto
falsa identità, Washington, in incognito per una settimana, a caccia di legami tra mafia siciliana e americana.
Un tema, il traffico di droga, sul
quale provò ad accendere i riflettori
anche girando le scuole, parlando con
i ragazzi, senza mai risparmiarsi. E
adesso sappiamo quanto a tutto questo contribuì un dramma maturato all’interno di quel palazzo di via Pipitone Federico 59 poi, il 29 luglio 1983, teatro della strage.
Una fiaccolata a Palermo per Rocco Chinnici
Caterina Chinnici ricorda la bella
Loreley, vent’anni, la ragazza del quinto piano che un giorno scomparve.
Con il padre della giovane terrorizzato,
in lacrime davanti al coinquilino del
terzo piano, appunto il magistrato che
si mobilitò disponendo ricerche purtroppo concluse col ritrovamento del
corpo senza vita, stroncato da una
overdose. Un colpo al cuore per la piccola affiatata comunità di quell’edificio.
Un dolore paterno e l’impegno del
magistrato si miscelarono ancora di
più cercando occasioni di incontro
con i giovani della città che restava
sonnolenta, in un più ampio contesto
di ambiguità, come denuncia Caterina
Chinnici: «Lo Stato non c’era a proteggerlo. Lo Stato non era pronto a combattere questa guerra... Abbandonò
lui, Borsellino, Falcone, Peppino Di
Lello. Erano un’isola: soli all’interno
del palazzo di giustizia, soli in una Palermo commossa e sensibile per le poche ore che dura un funerale, soli nell’indifferenza generale». E qui la riflessione si fa amarissima sui siciliani: «Ci
consideriamo dei, eredi di una storia
gloriosa, uomini superiori... apatici,
disinteressati a tutto quello che accade
appena oltre il nostro orizzonte di singoli individui... ma in qualche modo
forse abbiamo messo tra noi e il nostro futuro questa imperturbabilità
come alibi di disimpegno personale...». E ora? Ora la speranza si riaccende, pur con l’amarezza di chi ha visto
sciogliere tanti processi su quella prima strage in un niente, «oggi nessuno
è più solo nella sua lotta».
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Il libro di Caterina Chinnici, «È così breve il tuo bacio sulla fronte», Mondadori,
pp. 129, 16.50, si presenta oggi alle
18 alla Feltrinelli di Palermo con Giuseppe Ayala
36
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera SMS
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PASTICCI E BISTICCI GIURIDICI
✒
Tira una brutta aria in Italia.
Un’aria di intimidazione, carica di
veleni. Nello stesso giorno il solito presidio leghista ha lanciato invettive contro il
ministro Kyenge, bersaglio di un trattamento molto particolare, non riservato a
nessun altro ministro. Perché? Perché la
Lega vuole scatenare la guerra santa sull’immigrazione? Perché vuole mettere a
tacere un ministro da cui si dissente? E
perché un gruppo di squadristi ha fatto irruzione nella stanza del nostro Angelo Panebianco all’Università di Bologna, urlando contro il professore, intimandogli di
andare «fuori», bollandolo in modo demenziale addirittura come un «razzista»,
imbrattando i muri di un’aula universitaria che pure dovrebbe essere tutelata come un «bene comune», come recita uno
slogan che evidentemente non scalda
molto i cuori di chi se ne fa (abusivamente) portabandiera? Perché? Dobbiamo
considerare normale il raid di una pattuglia di squadristi contro un professore reo
di aver sostenuto un’opinione non gradita?
Il conflitto politico acceso non prevede
l’intimidazione dell’avversario. Non contempla il bavaglio come mezzo risolutivo
per cancellare le opinioni anche profondamente diverse. In un normale conflitto
politico un ministro viene (civilmente)
contestato per un provvedimento, per una
scelta politica, per una proposta, non per
il semplice fatto di parlare in pubblico,
con urla e grida che ne sovrastino la voce.
In un normale scontro di idee e di opinioni le tesi di Panebianco sull’immigrazione
possono essere oggetto di discussione.
Questo accade nelle democrazie normali.
Nelle democrazie deboli, dove, come in
Italia, spira una brutta di aria di sbrigatività, di intolleranza, di intimidazione di
gruppo, di gestualità squadrista, si entra
con la forza nella stanza di un docente
universitario per trasmettergli il messaggio della minaccia: non ti azzardare più a
scrivere quello che hai scritto, sappi che
sei nel nostro mirino e controlliamo ogni
tuo passo. Ecco perché non si può far finta di niente e liquidare l’aggressione a Panebianco come una ragazzata esuberante.
Ecco perché al ministro Kyenge e a Angelo
Panebianco la solidarietà è un atto dovuto. Altrimenti rischiamo di assuefarci al
peggio.
Pierluigi Battista
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IL FATTORE M SOPPIANTA IL FATTORE T
IERI TUTTE THATCHER, OGGI TUTTE MERKEL
✒
Cos’hanno in comune una sociologa cinquantenne cresciuta nel cuore petrolifero della Norvegia, una matematica lettone di 62
anni specializzata in economia agricola, un’affascinante manager quarantenne appassionata di sport e leader del centrosinistra sloveno? Il fattore Merkel. Subito dopo aver conquistato la prima linea nella
politica dei rispettivi Paesi, le premier Erna Solberg, Laimdota Straujuma e Alenka Bratušek
sono state soprannominate a turno «la Merkel»
di Oslo, Riga, Lubiana.
Da figura storica ad
astrazione, idea, modello: passaggio simbolico
forte per la prima donna
a capo di un governo tedesco. La trasfigurazione della Merkel suggella un
percorso che ha in sé il carattere dell’eccezionalità — la ragazza dell’Est,
figlia di un pastore protestante cresciuta nella Germania comunista, sacerdotessa del verbo cristiano-democratico diventata madre della nazione. E svela l’ambiguità di un atteggiamento diffuso nei confronti delle
donne al potere, che per essere riconosciute leader legittime e autorevoli
vanno ricondotte a un tipo umano e
politico variamente declinato. L’aderenza al modello originario autorizza
l’aspirazione al ruolo di comando e
conferma l’effettiva capacità di ricoprirlo.
Così, allontanato il mito della Thatcher al quale la cancelliera tedesca è stata più
volte accostata, bastano
piglio deciso, caparbietà nel tenere in ordine i
conti pubblici e il semplice fatto di essere
donne per ottenere il sigillo di qualità che accomuna sotto il segno rassicurante di Angie profili biografici e culturali
molto diversi.
Un orientamento influenzato dalle
dinamiche dell’informazione che è
chiamata a semplificare e proporre similitudini, intercettando a sua volta
riflessi profondi — ma perdendo di
vista le specificità dei singoli.
Maria Serena Natale
[email protected]
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SUL CASO MARÒ L’ITALIA HA FATTO ERRORI
MA ORA È IL MOMENTO DELL’UNITÀ
✒
Sul caso dei due marò italiani
trattenuti in India, stanno prendendo quota iniziative diplomatiche e
politiche. A Washington, a Bruxelles e in
altre capitali l’Italia cerca di creare un
consenso che non sia generico. Non si
tratta infatti solo di fare sapere a New
Delhi che la gestione del caso di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre a questo punto deve essere affrontata in modo
celere e togliendo di mezzo ogni accenno alla pena capitale. Si tratta anche di
costruire un appoggio a eventuali iniziative in direzione della giustizia internazionale se la vicenda si trascinasse.
Dopo che il governo italiano ha deciso
di chiedere alla Corte suprema indiana
di formulare i capi d’accusa nei confronti
dei due fucilieri di Marina — la qual cosa
dovrebbe chiarire la questione della pena di morte — i presidenti delle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato hanno deciso ieri di inviare una delegazione comune a Delhi per incontrare
i militari, che risiedono nella nostra ambasciata, e per avere incontri con i loro
referenti indiani. L’iniziativa è positiva
perché unitaria, toglie spazio a un uso
politico partigiano della vicenda e dà
l’idea che tutto il Paese sia interessato a
che si arrivi in fretta a celebrare il processo.
In India, intanto, ci si aspetta che una
risposta alle iniziative e alle pressioni italiane arrivi in tempi non lunghi. L’imbarazzo per l’impasse in cui si sono cacciati
i ministeri degli Esteri e degli Interni di
Delhi, l’agenzia di sicurezza Nia e i giudici sta crescendo. Ora stanno cercando di
uscire dalla contraddizione dell’avere garantito che i marò non rischiano la pena
di morte e allo stesso tempo di dovere ricorrere, per poterli processare, a una legge che la prevede. Nei quasi due anni da
quando la vicenda è iniziata, l’Italia ha
gestito la crisi in modo caotico, senza
strategia: questo per dire che non tutte le
responsabilità della situazione odierna
sono indiane. Questa però non è una ragione per non pretendere che il processo
si faccia in fretta e sia giusto. Anche se
ciò significasse rapporti tesi con Delhi: la
diplomazia non esclude le prove di forza.
Danilo Taino
@danilotaino
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Il deficit dei diritti di libertà,
spina conficcata nel buonsenso
di MICHELE AINIS
SEGUE DALLA PRIMA
Tuttavia quell’epoca si riflette ancora nel
nostro specchio normativo. Nel divieto di
fecondazione eterologa (cioè con un donatore
esterno alla coppia), permessa viceversa in
Francia, in Spagna, in Svizzera, in Norvegia.
Nonché in varie altre contrade, e infatti il
turismo riproduttivo muove 10 mila coppie
l’anno. Si riflette nelle ordinanze dei sindaci,
che proibiscono di dare l’elemosina o di
sedersi in tre su una panchina. Nei castighi di
legge se ti metti al volante dopo aver bevuto
un amaro (il tasso alcolico consentito è sceso
a 0,5%; in compenso semaforo verde agli
ottantenni). Nel reato di clandestinità, che
abbiamo potuto misurare durante l’ultima
tragedia di Lampedusa (ottobre 2013): 363
morti, un centinaio di superstiti giocoforza
incriminati. Nel tabù che ammanta le unioni
civili per i gay, o più in generale i diritti degli
omosessuali, dove i politici papalini sono
talvolta più ortodossi del Papa.
Poi, certo, c’è chi fa di meglio. Per dirne una,
in Inghilterra una legge del 1988 vieta ai
parlamentari di morire in Parlamento. Noi,
però, ai divieti insensati sommiamo
inadempienze scellerate. Nessuna legge sul
diritto d’asilo, nonostante i moniti di
Napolitano. Né contro la tortura. Né sul voto
amministrativo agli immigrati regolari,
lasciando senza rappresentanza il 5,3% della
popolazione residente. Né sul divorzio breve
(in Francia bastano 3 mesi, qui ci vogliono 3
anni). Né sul testamento biologico, come
viceversa accade negli Usa non meno che in
Germania.
CONC
INTIMIDAZIONI PARALLELE SUGLI IMMIGRATI
UNA BRUTTA ARIA CARICA DI VELENI
Verboten, proibito. D’altronde il nostro
ordinamento ospita 35 mila reati, un record
planetario. E il Senato vorrebbe adesso
aggiungervi il reato di negazionismo,
punendo con 3 anni di galera chi
(odiosamente) confuta la storia. Gli unici
progressi avvengono sotto dettatura della
Corte di Strasburgo: è il caso del diritto al
cognome della madre, è l’altolà rispetto ai 64
mila detenuti stipati nelle carceri italiane.
Sicché i diritti civili soffrono, mentre quelli
sociali avvizziscono per penuria di risorse. Il
fondo per la famiglia è passato da 346 milioni
nel 2008 a 31 milioni l’anno scorso. La Sanità
dimagrisce di 2 miliardi l’anno. Sempre nel
2008, le Regioni avevano in cassa 656 milioni
per le politiche sociali; nel 2012 hanno speso
10 milioni.
Da qui l’esigenza di voltare pagina. Possiamo
farlo in nome dei principi liberali, o
altrimenti per un principio di solidarietà
verso i più deboli. Dovremmo farlo, in ogni
caso, per riconciliarci col principio di non
contraddizione. Offeso da bisticci logici e
pasticci giuridici. Come la legge sulla
fecondazione assistita: per tutelare il diritto
del nascituro a conoscere entrambi i genitori,
gli impedisce di nascere. Come il suicidio:
provarci non è un reato, ma lo diventa se ti fai
aiutare, se sei inchiodato a un letto come
Welby; dunque puoi ucciderti soltanto se stai
bene. O infine come il voto degli italiani
all’estero (che non pagano tasse) rispetto al
non voto degli immigrati regolari (che le
pagano). Dopotutto, la questione dei diritti è
una questione di buon senso.
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SVOLTA IN ECONOMIA
Lo scatto tutto politico di Hollande
di MASSIMO NAVA
SEGUE DALLA PRIMA
Ma un dato emerge dal tradizionale appuntamento d’inizio d’anno con la stampa. Il presidente prende atto delle drammatiche condizioni economiche e sociali del Paese, sotterra la strategia piuttosto fallimentare dei
suoi primi diciotto mesi e attacca alla radice i
problemi strutturali della Francia, aggravati
dalla lunga crisi europea. Problemi che rischiano di far perdere l’ultimo treno della crescita, già intravista in quei Paesi che hanno
avuto più coraggio o, se si preferisce, più realismo. Dalla Germania alla Spagna, in attesa
che anche l’Italia metta in pratica le enunciazioni.
La diagnosi francese è impietosa. E lo stesso Hollande l’ha rievocata, pur chiedendone il
conto anche al suo predecessore, Sarkozy: debito pubblico oltre il 90 per cento del Pil, crescita al palo, bilancia delle esportazioni in
profondo rosso, disoccupazione all’11 per cento, senza conteggiare la massa di precari, il fenomeno delle migliaia di giovani che espatriano, la lunga attesa d’ingresso nel mercato
del lavoro.
Appena eletto, Hollande aveva scommesso
sul ritorno della crescita e sulla possibilità di
ridistribuire risorse senza intaccare il modello di garanzie e protezioni sociali: costoso, ma
così caro ai francesi da essere considerato da
molti irriformabile. Al tempo stesso aveva immaginato di raddrizzare i conti con un incremento delle imposte, dirette e indirette, che
hanno finito per mortificare la consumazione
e la produzione. Infine aveva sperato in un’inversione dei dati sulla disoccupazione, finanziando impieghi pubblici, mentre le imprese
hanno continuato a licenziare.
La scommessa è perduta e il punto di svolta
consiste nell’aggredire i nodi strutturali che
bloccano il Paese: costo del lavoro, carichi fiscali sulle imprese, assistenzialismo, sprechi,
eccessi e costi della macchina amministrativa
e degli organismi locali. Hollande promette
risparmi della spesa pubblica e rilancio della
produttività con una manovra dell’ordine di
qualche decina di miliardi. Il metodo resta
tradizionale, secondo mentalità francese e
cultura socialista: la svolta passa per il ruolo
dirigista dello Stato e il consenso delle parti
sociali alle quali Hollande propone formule
onnicomprensive — «patto di responsabili-
tà», «consiglio strategico» «choc di semplificazione» — che attendono di essere riempite
di contenuti, limando incrostazioni e chiusure corporative e rilanciando gli investimenti.
A tratti è sembrato di rileggere il famoso
«rapporto Attali», voluto da Sarkozy, il libro
bianco delle misure per la crescita rimasto sugli scaffali degli addetti ai lavori.
Si tratta di vedere se questo nuovo «compromesso storico socialdemocratico», realista più che liberista, spazzerà via alcuni tabù,
ieri nemmeno evocati, come ad esempio
l’orario di lavoro a 35 ore. D’altra parte, si annuncia l’eliminazione delle sovvenzioni familiari a carico delle imprese (come contropartita alla creazione di posti di lavoro) che già suscita irritazione in ambienti della gauche. I
tempi sono comunque strettissimi. I sondaggi sono al punto più basso. Le elezioni amministrative ed europee sono alle porte.
Hollande ha accennato a più riprese all’Europa e al rapporto con la Germania. Anche in
questo ambito ci sono segnali di svolta, nel
senso di una maggiore consapevolezza e
quindi convergenza delle politiche di competitività e riforme strutturali di cui altri Paesi
cominciano a raccogliere frutti. L’illusione
che un’ipotetica alleanza dei Paesi del Sud e
una sponda socialdemocratica a Berlino po-
tessero rinviare il rigore di cui anche la Francia ha bisogno è evaporata con la vittoria della
Merkel e il programma della grande coalizione.
I tempi cambiano, ma la storia sembra ripetersi. Come Mitterrand, anche Hollande
deve arrotolare qualche bandiera ideale sotto
i colpi della crisi. Lo ha fatto con uno scatto
d’orgoglio patriottico, stigmatizzando l’inclinazione molto francese al pessimismo e all’autodenigrazione.
I riflettori erano naturalmente tutti proiettati sulle vicende private del presidente. Ma
Hollande ha stoppato fin dall’inizio la raffica
di domande che le centinaia di giornalisti
avevano preparato. Una sola ammissione, sul
«momento doloroso» della coppia presidenziale e una ferma riaffermazione del diritto alla vita privata. Un solo accenno alla sua compagna, «che si riposa in ospedale», in attesa
di chiarire, pare molto presto, gli aspetti formali della convivenza e del ruolo della «premier dame». Una sola risposta davvero esaustiva, per una domanda nella sostanza politica : «La sicurezza e la protezione del presidente sono garantite in qualsiasi momento».
Anche quando esce in scooter dall’Eliseo.
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LA LEGGE ELETTORALE NON BASTA
La perenne debolezza del potere
di ANTONIO POLITO
SEGUE DALLA PRIMA
Ma c’è un modo più modesto, seppure di non
di modesta efficacia, che consisterebbe nel
dare al premier il potere di essere eletto dalla
Camera ricevendo una fiducia individuale, e
di sostituire o licenziare i suoi ministri (che
non sarebbero investiti dello stesso rapporto
fiduciario); nell’obbligare chi volesse votargli
la sfiducia a raggiungere la maggioranza
assoluta dei componenti dell’assemblea per
farlo cadere, oppure nel dare a lui la
possibilità di chiedere lo scioglimento del
Parlamento se la sua maggioranza viene
meno; e infine nel concedergli il tempo
parlamentare necessario per far passare le
sue proposte di legge e realizzare il
programma cui si è impegnato con gli
elettori, invece di diventare un fabbricante di
decreti peraltro esposti al racket degli
emendamenti. C’è oggi una formidabile
finestra di opportunità: accoppiata con una
buona legge elettorale, una riforma del
genere cambierebbe il volto della politica
italiana. Letta, Renzi, Alfano, Toti o chi per
lui, non dovrebbero lasciarsi scappare questa
occasione. Chiunque di loro governerà l’Italia
di domani sarebbe altrimenti costretto a
passare sotto le stesse forche caudine di Prodi
e Berlusconi, che pure erano stati entrambi
eletti con leggi maggioritarie.
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Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
Lettere al Corriere
UNA RICHIESTA AL GOVERNO:
CI DICA CHE EUROPA VUOLE
Risponde
Sergio Romano
Tra sei mesi l’Italia
assumerà la presidenza del
Consiglio dell’Unione
Europea, con il compito di
gestire e coordinare il
funzionamento dei suoi
numerosi consigli
ministeriali che coinvolgono
settori vitali quali gli affari
esteri, la giustizia o
l’istruzione. E in questo
periodo di crisi economica e
occupazionale è
fondamentale il Consiglio che
si occupa degli affari
economici e finanziari,
dovendo coordinare le
politiche economiche
generali dei Paesi membri
dato che questi si sono
accordati per dotare l’Europa
di una politica economica
globale. In questo contesto
che cosa vuole proporre
l’Italia? E, visto che il suo
peso in Europa è minoritario,
con quali alleati intende
FELIX KERSTEN
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
portare avanti le sue
proposte? Come intende
raccordarsi con la Grecia che
la precede e la Lettonia che la
segue nella presidenza del
Consiglio dell’Ue? Forse a
livello ministeriale e
diplomatico queste proposte
e queste alleanze già si
conoscono, ma noi elettori
non abbiamo il diritto di
sapere cosa intenda fare in
Europa il nostro governo,
prima di votare per il
Parlamento europeo a
maggio?
Ascanio De Sanctis
ascaniode_sanctis@
hotmail.com
Caro De Sanctis,
opo l’istituzione di un
presidente del Consiglio europeo, il turno
semestrale di presidenza per
ogni membro dell’Unione ha
perso una buona parte della
sua importanza. La consuetudine è stata conservata perché offre a tutti i Paesi (anche
ai più piccoli, come Malta e le
repubbliche del Baltico) sei
mesi di visibilità europea. Il
presidente di turno può organizzare incontri sul proprio
territorio, inaugurarli e presiederli, mostrare ai propri
cittadini che il loro Paese appartiene a una «Camera dei
pari» e ha diritto alla stessa
considerazione riservata ai
membri maggiori. Deve condividere il palcoscenico con
altri due presidenti (del Consiglio e della Commissione),
ma ha per sei mesi un diritto
di parola superiore a quello di
cui gode abitualmente e una
D
vati grazie al dottor Kersten
sarebbero stati 63.000.
Gli ebrei salvati
Caro Romano, a proposito
della sua risposta su Felix
Kersten, medico di Himmler,
non mi ritrovo con i numeri e
in particolare con gli 800.000
ebrei salvati alla fine della
guerra. È vero che le cifre sono
sempre da prendere col
benificio dell’inventario, ma
nel marzo 1945 gli ebrei dai
campi erano stati liberati (ad
Auschwitz trovarono solo
7.000 persone). Gli ultimi
furono quelli di Dachau (29
aprile) e Mathausen (5
maggio). I liberati, per quel
che so, furono 50.000-100.000
e quindi vorrei sapere qual è
la fonte della notizia sugli
800.000 salvati.
Aldo Astrologo
astrologo.aldo@
gmail.com
Lei ha ragione. 800.000 è il
numero di tutti i prigionieri
detenuti nei campi tedeschi di
cui Hitler aveva decretato la
morte con la sua ordinanza del
15 febbraio 1945. Gli ebrei sal-
PENSIONATO IN ATTESA
Cambiamenti
CAMBIO DI PASSO
Il debito pubblico continua a
salire, nonostante le tasse
continuino a crescere e noi
dobbiamo pagare. Ormai non
ci sono più parole per
esprimere il dissenso per
questa sorta di club privatopolitico che tra un balzello e
l’altro aumenta i propri costi
di gestione a danno, in primis,
di noi pensionati. Quando si
cambierà?
Renato Invernizzi
renato.invernizzi@
gmail.com
La tua opinione su
sonar.corriere.it
Secondo una ricerca
realizzata alla Open
University britannica, le
coppie più felici sono quelle
senza figli. Condividete?
Solo un annuncio?
Ancora una volta ci viene
annunciato un cambio di
passo del governo. Se i
camminatori sono gli stessi
che finora hanno marciato a
passo lento se non retrogrado
(vedi marce indietro su
provvedimenti inconcludenti)
quale credito possiamo mai
concedere al prossimo cambio
di passo?
Ubaldo Pasqualotto
[email protected]
SUGGERIMENTI / 1
autoveicoli e, per ultimo, il
gravosissimo aumento dei
pedaggi autostradali al Nord,
le società petrolifere non
potrebbero eliminare tutte
quelle forme di fidelizzazione
che vanno a incrementare il
costo del carburante anche per
quei clienti cui non interessa
il regalino che si otterrebbe
con la raccolta punti? Oppure
potrebbero offrire al cliente i
carburanti con due prezzi:
prezzo con raccolta punti e
prezzo senza raccolta punti.
Non sarebbe certamente più
corretto?
Ardengo Alebardi
[email protected]
SUGGERIMENTI / 2
Gadget e carburanti
Di fronte al sempre crescente
onere di gestione degli
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
Sì
20
No
di Gian Antonio Stella
sulla creazione di un debito
pubblico europeo, passaggio
fondamentale verso una
Unione integrata e solidale.
Lo deve fare per dimostrare
che l’Italia, nonostante gli
umori populisti di alcune forze politiche, continua a credere nell’unità dell’Europa.
Se reso pubblico agli inizi
di maggio, qualche settimana
prima delle elezioni per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo, il documento avrebbe un altro vantaggio. Costringerebbe i candidati italiani a uscire finalmente dalla
vaghezza, frutto di pigrizia e
ignoranza, con cui sono state
fatte le campagne elettorali
del passato. Dicano agli italiani che cosa intendono fare
se verranno eletti e, incidentalmente, quanti giorni di
ogni mese passeranno a Strasburgo.
Sempre più spesso in
incidenti stradali sono
coinvolti anziani. Nessuno
vuole vietare loro di circolare,
ma forse una grande A sulla
parte posteriore della
macchina dopo gli 80 anni
sarebbe utile, come la P per i
principianti e la B per
bambini a bordo.
80
La domanda di oggi
Secondo un rapporto
McKinsey, gli educatori
dovrebbero insegnare ai
giovani ciò che gli
imprenditori chiedono.
Approvate?
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Pierluigi Ziliotto, Verona
MASSIMILIANO ALLEGRI
Curioso anagramma
Curioso ma anche attuale,
stavolta, l’anagramma che
nella fattispecie nasce dal
nome dell’ormai ex allenatore
del Milan. Infatti,
riposizionando vocali e
consonanti di Massimiliano
Allegri, si ottiene la frase: «Si
sa, egli miro’ al Milan!».
Leone Pantaleoni, Pesaro
Casa in condivisione
per i futuri anziani
S
e è possibile condividere un’automobile, come dimostra
il successo del «car sharing» che a Milano può già contare
su sei società e 1.500 macchine usate dai cittadini che rinunciano a ingolfare il traffico con la loro auto privata,
perché non provarci con le case?
L’idea del silver cohousing (la condivisione della casa da parte
di chi ha i capelli d’argento) ha già trovato spazio in altre parti del
mondo. Ma per il nostro Paese, secondo l’architetto Sandro Polci,
ricercatore del Cresme (Centro ricerche economiche sociologiche
e di mercato) legato a Legambiente, è una strada obbligata. Proprio perché prima di altri ci troveremo a far fronte al problema
dell’invecchiamento della popolazione e delle crescenti difficoltà
abitative. Il mondo, scrive Polci nel saggio Condivisione residenziale. Il silver cohousing per la qualità urbana e sociale in terza
età, «potrà contare nel 2030 su due miliardi di anziani; in Italia,
nel 1961 gli over 65 erano il 9,5% della popolazione; nel 2011 il
20,3%». Una percentuale molto più alta di quella planetaria. Del
resto nell’ultimo mezzo secolo «la popolazione italiana è aumentata del 20%, quella anziana del 155%». Ce ne accorgiamo già oggi,
ma domani il fenomeno sarà ancora più vistoso: «L’invecchiamento collettivo è una patologia “palla di neve”: invisibile in avvio
e, quando diviene visibile, difficile e dispendiosa da gestire. Sarà
un mondo — sempre che non avvengano ad oggi eventi imprevedibili e ben peggiori — in cui essere giovani europei sarà quasi
un vezzo».
I nostri genitori mezzo secolo
fa sognavano d’avere una stanza
Secondo Sandro
a familiare. Oggi ne abbiamo
abbondanti. E per Polci
Polci, ricercatore due,
«dobbiamo porci una domanda:
del Cresme il silver come ottimizzare il patrimonio
sfuggendo anche dai mali molcohousing è una
teplici della solitudine?»
strada obbligata
I problemi, infatti, sono due.
Per cominciare, quello economico: gli anziani che vivono da
soli sono 3,5 milioni, ben 2,3 hanno più di 75 anni e in poco meno
di un terzo dei casi abitano in case di proprietà che sei volte su
dieci hanno più di quattro vani. Spesso in condizioni mediocri se
non addirittura pessime perché i proprietari, per quasi la metà
(46%), hanno pensioni inferiori ai 1.000 euro al mese e non sono
dunque in condizione di provvedere a una sana manutenzione.
Va da sé che, visto che «l’80% del bilancio mensile è impiegato
per tre voci: casa, bollette, spesa», condividere una casa ristrutturata con spazi comuni «può generare una “liberazione di risorse”
pari a 352 euro al mese a nucleo per nuclei di 2 persone, fino a
1.028 euro al mese per un nucleo di 4 persone. Si tratta di risorse
che, una volta liberate, possono consentire notevoli incrementi
della qualità della vita». Di più: una sistemazione del patrimonio
abitativo, consentirebbe di reimmettere sul mercato da cento a
duecentomila case.
Più ancora, però, questa soluzione potrebbe «liberare la popolazione anziana dalla solitudine, dall’isolamento e dall’esclusione
sociale, superando i problemi di incuria e di mancata assistenza…» Fantasie? Forse. Ma certo per uscire dalla crisi la creatività ci
serve quanto l’ossigeno.
❜❜
Interventi & Repliche
Stampa Estera in Italia: la sede
Un servizio sugli affitti di palazzi da parte
del governo aveva posto la questione su
«quanto possa sembrare assurdo che un
qualunque governo si sobbarchi la spesa
per dare una sede ai corrispondenti dei
giornali stranieri nel proprio Paese»
(Corriere, 10 gennaio). Come tanti altri
Paesi, anche l’Italia, finora, ha visto nei
giornalisti che lavorano per i media esteri, e
soprattutto nell’Associazione della Stampa
Estera in Italia, una vetrina verso il mondo.
Sembra strategico stare sui media del
mondo, per un Paese che esporta per quasi
400 miliardi di euro all’anno e vuole
affermare con il «Made in Italy» anche uno
stile di vita, un Paese che conta ogni anno
circa 50 milioni di ospiti stranieri e vuole
fare del turismo un volano per l’ulteriore
sviluppo economico, un Paese che ospita
45 monumenti nella lista dei 759 siti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Unesco dell’eredità culturale del mondo, un
Paese che aspira a un ruolo da protagonista
internazionale nei campi della politica,
cultura o scienza, un Paese che ospiterà
l’Expo del 2015, e un Paese che si accinge di
prendere la guida dell’Ue nella seconda
metà del 2014. A chi lamenta che
comunque, quel che viene trasmesso dai
corrispondenti, non contiene sempre rose e
fiori, vorremmo rispondere che fa parte
della vita globale e democratica avere degli
osservatori, che talvolta usano la libertà dei
media per commenti critici e per paragoni
anche non sempre favorevoli. In ogni caso,
non si potrebbero eliminare chiudendo la
Sede della Stampa Estera. Come mai la
Stampa Estera si trova in una Sede affittata
dalla presidenza del Consiglio dei ministri
dalla Società Milano 90 del dott. Sergio
Scarpellini? Controvoglia, l’Associazione è
stata coinvolta nel tema, perché la sua sede
faceva parte di quello che poi veniva
conosciuto come «Palazzo Marini». Per
decenni, la Stampa Estera era stata ospitata
in un immobile di un’azienda pubblica in via
della Mercede. Con le privatizzazioni e con
l’ambizione della Camera dei Deputati, di
avere più uffici per i parlamentari, la
situazione è cambiata. Purtroppo, l’allora
presidente della Camera dei Deputati
voleva solo che l’immobile fosse vuoto dal
2001, ma non mostrava nessun interesse
per la sorte dell’Associazione della Stampa
Estera. Visto che l’allora ministro delle
Comunicazioni, incaricato di occuparsi della
situazione, non aveva concluso niente e
visto i tempi stretti, sembrava una soluzione
accettabile sia per le istituzioni italiane sia
per l’Associazione Stampa Estera, fare un
trasloco in un edificio della società Milano
90, con trasloco e istallazioni necessarie
pagate dalla stessa società. In seguito, solo
Antonio Pelayo
Presidente 2000-2002 e 2004-2006
Tobias Piller
Presidente 2007-2009 e 2011-2013
Fulvio Conti, Luca Garavoglia,
Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti,
Laura Mengoni, Carlo Pesenti
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Luciano Fontana
CONSIGLIERI
Antonio Macaluso
Daniele Manca
Giangiacomo Schiavi
Barbara Stefanelli
tra i gestori della macchina di Palazzo Chigi
ci sono stati personaggi che hanno dato più
attenzione alla questione su come gestire
questa Sede, ritenendo che questo sia un
compito importante dello Stato.
Praticamente hanno commissariato la
vecchia gestione e messo a posto tutti i
vecchi problemi che si erano accumulati.
Certamente i corrispondenti esteri in Italia
sono sempre consapevoli di essere
osservatori e di essere ospiti. Comunque,
rimane da ricordare una cosa importante:
sono più di 5.100 i giornalisti esteri che
sono passati nell’Associazione in 100 anni.
Certamente sono stati anche loro che
hanno portato il mito dell’Italia in tutto il
mondo.
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4
VICEDIRETTORI
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Tuttifrutti
maggiore possibilità d’inserire nell’agenda dei lavori le
questioni che maggiormente
interessano il suo Paese. La
situazione è in parte diversa
se il semestre coincide con
l’esistenza di un nodo che è
venuto al pettine e che occorre sciogliere o tagliare. In
questo caso il presidente può
svolgere un ruolo personale
e, se il suo lavoro è coronato
dal successo, trarne qualche
vantaggio politico per sé e
per il suo Paese. Ma sei mesi
passano rapidamente.
Questo non toglie, caro De
Sanctis, che lei abbia ragione.
Il governo Letta dovrebbe approfittare del turno di presidenza per rendere pubblico
un documento sull’Europa
che piace all’Italia: obiettivi,
priorità, misure per rilanciare
la crescita e qualche suggerimento, se possibile, sulla mutualità del debito, vale a dire
Anziani in auto
@
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2,00; Monaco P. e 2,00; Olanda e 2,00; Portogallo/Isole e 2,00; SK Slov. e 2,20; Slovenia e 2,00; Spagna/Isole e 2,00; Hong Kong HK$ 45; Thailandia THB 190; UK
Como e 1,20 + e 0,20; ven. Corsera + Sette + Cor. Como e 1,20 + e 0,50 + e 0,20; sab.
Corsera + IoDonna + Cor. Como e 1,20 + e 0,50 + e 0,20. In Campania, Puglia, Matera e
prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. e 0,97 + e
0,43; m/m/g/d Corsera + CorMez. e 0,97 + e 0,43; ven. Corsera + Sette + CorMez. e 0,97
+ e 0,50 + e 0,43; sab. Corsera + IoDonna + CorMez. e 0,97 + e 0,50 + e 0,43. In Veneto,
non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. e 0,97 + e 0,43; ven. Corsera +
Sette + CorVen. e 0,97 + e 0,50 + e 0,43; sab. Corsera + IoDonna + CorVen. e 0,97 + e 0,50
+ e 0,43. In Trentino Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. e 0,97 + e 0,43; ven. Corsera + Sette + CorTrent. o CorAltoAd. e 0,97 +
e 0,50 + e 0,43; sab. Corsera + IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. e 0,97 + e 0,50 + e 0,43.
A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo e 0,67 + e 0,73;
ven. Corsera + Sette + CorBo e 0,67 + e 0,50 + e 0,73; sab. Corsera + Io Donna + CorBo e
0,67 + e 0,50 + e 0,73. A Firenze e prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera +
CorFi e 0,67 + e 0,73; ven. Corsera + Sette + CorFi e 0,67 + e 0,50 + e 0,73; sab. Corsera +
Io Donna + CorFi e 0,67 + e 0,50 + e 0,73.
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"Il grande teatro di William Shakespeare" e 12,30; con "Manara, maestro dell’Eros" e 12,39; con "Holly e Benji" e 11,39; con "Nomadi 50" e 11,39; con "Il commissario Montalbano" e 11,39; con "Luigi Pirandello. Romanzi, novelle e teatro" e 9,30; con "English da Zero" e 12,39; con "Grandi Italiani" e 13,30; con "Biblioteca della Montagna" e 10,30; con "Il Mondo" e 4,40
38
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
Spettacoli
Nel 2014
Vasco, cd nuovo e show record a Milano e Roma
Vasco Rossi protagonista del 2014.
Ieri l’annuncio ufficiale che il
nuovo album uscirà entro l’anno.
E quest’estate sette concerti con
Il documentario
Il capo del
Pentagono
ai tempi di Bush
sfida il regista Morris
che lo incalza
con domande fuori
campo: scontro
tra intelligenze
doppio record: 4 show a S. Siro;
solo lui in passato ha fatto così
tante date, e 3 all’Olimpico, nuovo
limite per lo stadio romano.
The unknown
known
Tra i supereroi Il Segretario della Difesa
Usa Donald Rumsfeld con Capitan America e l’Uomo Ragno durante un incontro
con le truppe Usa nel 2005
Le stelle
di PAOLO MEREGHETTI
Il regista Errol Morris intervista
Donald Rumsfeld sui misteri della
guerra in Iraq e la politica Usa
A
volte dimentichiamo che il
cinema, il fare cinema può
essere anche una guerra, dove i contendenti lottano davanti alla macchina da presa
invece che su un ring. Uno scontro di intelligenze, di volontà, di dialettiche dove
nessuno vuole lasciare il campo all’altro…
È quello che succede in The Unknown
Known tra Errol Morris e Donald Rumsfeld, regista il primo ex Segretario alla
Difesa con Bush figlio il secondo, ma soprattutto paladini di due idee diverse se
non opposte: convinto l’uomo di cinema
che l’immagine possa rivelare l’anima
delle cose (e delle persone) facendosi carico di una funzione maieutica capace di
penetrare il reale; certo l’uomo di potere
che le parole se usate con correttezza e
precisione possano contribuire a «costruire» la realtà. Per dirla in formule, il medium è il messaggio anche per Rumsfeld. E ancora:
il razionale è reaIl film
le, non viceversa.
del
Per questo il
fascino del film,
Mereghetti
presentato a settembre in concorso a Venezia (e ahimè dimenticato dalla giuria), distribuito ora
dall’intraprendente I Wonder Pictures,
inizia nel momento del confronto stesso,
nel vedere (e sentire) due concezioni così
distanti della Conoscenza (e del Potere) e
dei suoi grimaldelli che si scontrano a viso aperto. Da una parte Morris, seduto accanto alla macchina da presa, fuoricampo
visivamente ma ben presente con la voce
che domanda; dall’altra Rumsfeld, ripreso con un’inquadratura appena un po’ più
larga del primo piano, così da non nascondere l’eleganza formale dell’uomo e
ricordare fin dalla giacca e dalla cravatta
che lo stile è l’uomo (e viceversa). In mezzo, la forza e la debolezza della Parola.
Dice Morris, leggendo uno dei 20 mila
promemoria («fiocchi di neve» li avevano
soprannominati al Pentagono) che Rumsfeld ha scritto durante la sua permanen-
da evitare interessante
da non perdere
capolavoro
Rumsfeld e i giochi di potere
svelati con la forza della parola
Le certezze sull’Iraq, atto d’accusa contro l’ex ministro
za al ministero della Difesa: «Quattro febbraio 2004. Argomento: quello che si sa.
Ci sono fatti noti che sono noti. Ci sono i
fatti noti che sono ignoti. Ci sono i fatti
ignoti che sono ignoti. Ma ci sono anche
fatti ignoti che sono noti». E Rumsfeld
sente di dover aggiungere solo: «Vale a dire, le cose che credi di sapere e che poi
viene fuori che non le sapevi».
Sono le primissime battute di un film
che continuerà tutto su questo tono. Rumsfeld non accetta dubbi o ambiguità, e
soprattutto non lascia niente al caso. È il
campione della razionalità. Sono passati
anni da quando scrisse quei memorandum. In mezzo c’è stata una guerra finita
Il telefilm cult
«Happy Days» compie 40 anni
Amarcord Ron Howard (oggi
59 anni), nei panni di Richie,
con Henry Winkler-Fonzie (68)
Compiono 40 anni gli ex ragazzi di
«Happy Days». Il debutto della serie
tv fu il 15 gennaio ‘74 sulla Abc
americana (in Italia arrivò tre anni
dopo). Protagonisti l’impacciato
Richie e il latin lover Fonzie. A
interpretare il primo era Ron Howard,
ora regista di punta a Hollywood
(Oscar per Beautiful Mind). A dare i
famosi pollici a Fonzie invece Henry
Winkler, oggi autore di una fortunata
serie di libri per ragazzi.
all’opposto delle sue previsioni (oltre che
delle sue speranze), ci sono state le sue dimissioni da Segretario alla Difesa, c’è stata la sconfitta del suo partito, ma le sue
certezze non hanno mai vacillato. Le sue
Parole non sono mai cambiate.
Parte da qui il braccio di ferro che Morris ingaggia con Rumsfeld. Non può certo
pensare di strappargli una confessione o
un ripensamento (come gli era riuscito
con il meno coriaceo McNamara nel precedente The Fog of War) e allora usa il cinema per quello che può fare di meglio:
mostrare. Mostrare la faccia inalterabile
di Rumsfeld, riprendere le sue certezze
senza dubbi, registrare le sue parole senza sfumature. E ogni tanto ricordare allo
spettatore che la realtà aveva preso un’altra strada, che non aveva «ubbidito» alle
parole e ai memorandum del ministro.
È uno scontro impari, perché Rumsfeld sa usare le parole come pochi e non
pensa neppure un attimo di doversi ricredere, contraddire o rimangiare qualche
dichiarazione. Neppure il pantano politico in cui è precipitato l’Iraq dopo l’intervento armato americano gli fa sorgere
dubbi retroattivi. Di una cosa sola non
Segretario alla Difesa
Il profilo
Donald Henry Rumsfeld è nato a
Evanston, Illinois, il 9 luglio 1932.
È stato un importante esponente
dei Repubblicani Usa
La carriera
Segretario alla Difesa Usa durante le
amministrazioni Ford (1975-1977)
e George W. Bush (2001-2006)
sembra tener conto, ed è l’arma in mano a
Morris: la forza dell’evidenza cinematografica. Qui il genere documentario cambia pelle, si trasforma in un implacabile
accusatore della persona che ha di fronte
solo grazie all’evidenza delle immagini.
Morris sa benissimo che non può cercare
di far cadere in contraddizione un politico come Rumsfeld, troppo abituato a gestire il Potere per commettere qualche errore o soccombere di fronte alle trappole
della dialettica: non è un ospite di «Porta
a porta», è uno dei potenti della Terra! E
allora il regista sceglie di lasciargli mano
libera, gli concede la libertà di esprimersi
quasi senza contraddittorio. Perché è in
questo modo che le sue certezze possono
ribaltarsi in altrettanti atti d’accusa. Non
c’è bisogno di «togliergli
la maschera». Basta filmare con paziente precisione la faccia che mostra
per rivelare che è appunto
una maschera. E che la
Realtà è più forte delle
sue Parole. Solo alla fine
Rumsfeld sembra avere
un ripensamento, quando non sa spiegare con la
medesima razionalità le
ragioni per cui ha accettato di farsi intervistare. Ma
ormai è troppo tardi: il Cinema ha già dimostrato la forza delle sue
immagini.
P.S. A questo punto ci sarebbe da fare
«qualche» riflessione, sulla politica estera Usa e sulle certezze di chi l’ha guidata
per anni. Ma il film sembra lasciarla allo
spettatore e anch’io penso sia giusto lasciarla a chi andrà a vedere questo piccolo
grande film.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso L’attore Fabio Camilli ottiene il disconoscimento del genitore che lo ha cresciuto, la Suprema corte dovrà pronunciarsi su Mister Volare
Il «figlio segreto» di Modugno vince una causa in Cassazione
I
l «figlio segreto» di Domenico Modugno è un po’ meno segreto. Ieri è stato fatto
un altro, importante passo lungo la strada giudiziaria che Fabio Camilli - attore di diverse
serie tv, tra cui «Romanzo Criminale» (nel ruolo di un magistrato) e di alcuni film come La
meglio gioventù e I cento passi
- ha deciso di intraprendere per
dimostrare di essere il quarto
erede del grande cantante.
Ieri Camilli ha vinto un appuntamento decisivo, in Cassazione, contro la vedova e i figli
di Modugno che si oppongono
alla dichiarazione giudiziale di
paternità per la quale Camilli
sta portando avanti una battaglia legale dal 2002. Da allora
l’attore sostiene di essere nato
da una relazione tra Modugno
e Maurizia Calì, allora coreografa del teatro Sistina di Roma.
Non è ancora detto che sia
davvero così, ma ieri la Suprema Corte ha confermato che il
padre naturale di Fabio Camilli,
classe 1962, non era il padre legittimo, Romano Camilli, collaboratore di Garinei e Giovannini al Sistina e marito della Calì. Questo significa che i supre-
mi giudici hanno reso
definitiva la sentenza con la
quale la Corte di Appello di Roma nel 2011 aveva accolto la domanda di disconoscimento
della paternità avanzata dall’at-
Confronti
Domenico Modugno (192894); a sinistra
Fabio Camilli
(51 anni)
tore nei confronti di Romano
Camilli. Un passo fondamentale, appunto, a cui ora dovrebbe
seguire la dichiarazione giudiziale di paternità che attribuirebbe un quarto figlio a Modugno. Un verdetto questo che
dovrebbe arrivare presto dal
Tribunale di Roma e che stabilirebbe definitivamente che i figli del cantante non sono solo
Marcello, Marco e Massimo,
nati dal matrimonio con Franca Gandolfi, ma anche Fabio.
L’esame del dna sulla salma di
Modugno avrebbe infatti dato
esito positivo e i giudici di merito erano in attesa di questa
decisione della Suprema Corte
per depositare, a loro volta, la
sentenza che Camilli aspetta da
tanto tempo e che ora dovrebbe arrivare a giorni (le udienze
si sono già svolte nei mesi scorsi, sempre con l’opposizione
dei tre figli e della vedova di
Modugno).
Se così fosse, se il figlio segreto di Modugno tra qualche
giorno non dovesse essere più
tale, si aprirà a quel punto
un’altra, impegnativa battaglia.
Perché se Camilli dovesse in realtà chiamarsi di cognome Modugno, non si tratterebbe solo
di un riconoscimento teorico.
Entrare nell’asse ereditario del
Opposizione
La battaglia legale
è cominciata nel 2002.
L’opposizione della
famiglia del cantante
cantante vorrebbe dire dover riscrivere le divisioni sui sostanziosi diritti d’autore per le tante
canzoni scritte dall’artista di
Polignano a Mare morto il 6
agosto del 1994 nella sua amata
casa di Lampedusa.
Qualunque sia il finale di
questa storia complicata più
del copione di tanti film, di sicuro dopo dodici anni si è vicini ad arrivare a un esito. Che, in
ogni caso, non sarà il lieto fine
di quattro fratelli che possono
finalmente abbracciarsi sapendo di essere tali visto che Camilli pare sia stato per lungo
tempo un caro amico dei Modugno, frequentando spesso
anche casa loro. Questo prima
del 2002.
Chiara Maffioletti
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Spettacoli 39
Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
L’intervista
L’attrice si confronta con le proprie fragilità nel monologo «La misteriosa scomparsa di W», scritto da Stefano Benni
«Le mie nevrosi in scena:
ho il terrore dei provini»
Sul palco Ambra Angiolini (36 anni) in
«La misteriosa scomparsa di W». Sopra
con il compagno Francesco Renga (45)
Ambra: cerco la felicità almeno un’ora al giorno
«C
osì lei sembra il mio analista, però per me è terrificante fare provini. Se
fossi un bambino a cui
chiedi di disegnare il suo mostro, io
disegnerei un provino: ho il problema
di essere giudicata, mi mette davanti
alla mia fragilità, al pensare di non essere all’altezza».
Ambra Angiolini, 36 anni, è ironica
e autoironica. Il suo parlare è un flusso
di coscienza dove l’inconscio si mostra in tutta la sua logica.
Che succede, si impappina?
«Impappinata mai, la regola della
televisione mi ha insegnato ad andare
avanti, dritta alla meta, qualsiasi cosa
accada».
Il provino peggiore?
«Fu con Bellocchio. Fui pessima,
ero terrorizzata. Ci sono volte che torno a casa senza averlo fatto o in lacrime, vorrei essere più robot ma non ci
riesco».
Ha debuttato come attrice con
Ozpetek («Saturno contro»), sempre molto amato dalla critica, mentre tra i suoi ultimi lavori ci sono i
fratelli Vanzina («Mai Stati Uniti»),
che non godono di buona stampa. Si
è posta il problema?
«È una domanda che mi sono fatta:
che cosa penseranno gli altri? E subito
dopo mi sono sentita uno schifo perché sono l’ultima che può fare questi
ragionamenti. Sono cresciuta con i
film dei Vanzina, ora a Carlo lo dico
tutti i giorni: chiamami anche per fare
la coperta sul divano, ci vengo».
Adesso arriva a teatro (a Genova,
dal 17) con «La misteriosa scomparsa di W» diretto da Giorgio Gallione,
testo di Stefano Benni, un monologo. Di cosa tratta?
«È la storia di una donna, di nome
V, che va alla ricerca del suo pezzo
mancante, W, la sua vu doppia: si mostra come pazza e poco equilibrata, in
preda a tutti i suoi umori, ma poi in re-
Los Angeles
Fermato Bieber
Tirava uova ai vicini
Justin Bieber ancora al centro
delle cronache: la polizia ha
perquisito la sua abitazione a
Calabasas (Los Angeles) e
fermato otto persone, tra cui il
divo pop. Gli agenti sono
intervenuti dopo che Bieber era
stato denunciato da un vicino
per aver lanciato uova contro la
sua casa. Il teen-idol si è spesso
scontrato con gli abitanti del suo
quartiere per il caos provocato
dai suoi party.
altà si scopre la più sana di tutti».
Che conflitto vive?
«Non ha saputo accettare le incoerenze del tempo, le ipocrisie dei rapporti, e ha deciso di raccontarsi spogliandosi della pelle. Ascoltandola si
capisce che non è assolutamente fuori
di testa, ma non è riuscita a mettere
insieme i pezzi che la società ti dà e
che ti fa credere che siano il giocattolo
della vita. Fa ridere, fa piangere, è uno
spettacolo che se funziona chi lo fa —
ma qua non posso garantire che succederà (e ride, ndr) — è molto bello.
Lo definirei un fantasy horror esistenziale».
C’è qualche tratto di questa donna
a metà in cui si riconosce?
«Mi somiglia in questa voglia di
sfuggire, pur affrontandole, alle ipocrisie. Nel dire delle cose che non si
dovrebbero dire, o dirle senza preoccuparsi delle conseguenze. Magari poi
piangerci per le conseguenze. Lei non
è catalogabile in nessun tipo di faldone, e nemmeno io credo».
Ha fatto tv, inciso dischi, ora per
catalogarla in un faldone, possiamo
definirla attrice?
Ride. «Mi piace pensare di essere
una fantasista. Tutte le cose che mi sono immaginata, sono accadute. Il mio
modo di lavorare ha tanto a che fare
con quello dei bambini che si svegliano una mattina e dicono: vorrei tanto
fare il medico! Poi vuoi per studio,
vuoi per fortuna, succede che lo diventi, ma devi essere un soldato per mantenere il regalo che hai appena ricevuto».
❜❜
Amore e fedeltà
Mi è capitato di essere
stata tradita, ma non ho
mai chiuso un rapporto
solo per quel motivo
menti. Prima non lo sapevo e tutto filava liscio, quando ho capito che come
essere umano non mi piacevo più, ho
cercato altro. Non rinnegando mai
nulla, perché sono anche quella cosa
lì».
In questi anni ha ricevuto proposte televisive?
«Ho rifiutato qualche offerta, ma la
tv mi piace tantissimo, ancora di più
adesso che non la faccio. Mi manca
come le cose quando non le hai, come
gli uomini quando non sono i tuoi».
Due figli dal cantante Francesco
Renga, conferma che preferisce che
gli uomini le giurino eleganza piuttosto che fedeltà?
«Credo che ci sia la possibilità che
in un percorso di vita molto lungo si
facciano delle uscite di strada. Succede a un sacco di gente. C’è chi lo vuole
dire e chi no. Che non è un’ammissione di colpa né un’autobiografia, è
semplicemente quello che nella vita
accade. Mi è capitato di essere stata
tradita, ma non ho mai fatto finire
nessun rapporto per questo motivo».
È felice?
«Sì. Anche se il concetto della felicità è così complicato che poi bisogna
vedere cosa c’è dietro. Bisogna vedere
anche quanti minuti al giorno uno è
felice».
Lei tiene la contabilità?
«Ho l’orologio della felicità. So che
almeno un’ora al giorno devo essere
felice. Se è di più meglio, se è di meno
recupererò il giorno dopo».
«Non è la Rai» fu un fenomeno di
costume (anche per l’abbigliamento
succinto). Anche la tv fu una scelta?
«La tv mi è capitata, mentre recitare
è quello che ho inseguito da quando
ho potuto iniziare a cercarmi la mia vita. A un certo punto in tv la sfacciataggine che mi attribuivano non era mia,
o quanto meno si era un po’ sedata
con il tempo, perché era subentrato
l’imbarazzo. Mi ero resa conto che ero
un po’ imbarazzante in alcuni mo-
Renato Franco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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periodiche complessive, nonché di modificare l’ordine e la sequenza
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Edizioni scientificamente rigorose
Traduzioni fedeli
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40
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
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Verona: curva chiusa e riaperta
Il Giudice sportivo ha chiuso la curva Sud del Verona per un turno in
seguito ai cori razzisti contro Pablo Armero durante la partita con il Napoli. La sanzione, secondo le nuove regole, è stata sospesa per un anno.
Quindi curva chiusa e riaperta. Il Verona non ci sta: «Provvedimento ingiusto e privo di riscontri oggettivi». Sarà presentato reclamo ufficiale.
Il ritorno Il neo-tecnico arriva in conferenza stampa a Rio in elicottero. Oggi lo sbarco a Linate «in tempo per vedere un po’ di partita»
«Il Milan nel cuore»
MILANO — L’uomo che è nato pronto (la definizione che
preferisce di se stesso), collezionista di Champions League
(4 con tre maglie), poliglotta (5
idiomi parlati correttamente),
dotato di autostima straripante,
vanta un nuovo personale record. È l’unico giocatore al
mondo ad aver annunciato nella stessa conferenza stampa (a
cui si è recato in elicottero, il
mezzo di trasporto preferito del
suo futuro presidente, Berlusconi) l’addio al calcio giocato e
l’inizio della nuova attività. «Sarò l’allenatore del Milan». Oggi
alle 18.40 sbarcherà a Linate,
proveniente da Amsterdam.
«Cercherò di venire a San Siro
per assistere a uno spezzone di
partita» ha promesso Seedorf
prima di mettersi in viaggio.
Clarence Seedorf all’ora di
pranzo raduna a Rio nella sala
conferenze dello stadio Olimpico Joao Havelange una folla di
giornalisti per dire addio al Botafogo e ai campi da gioco in generale: «Smetto dopo 22 anni da
giocatore. È stata una decisione
difficile, la scorsa notte ho dormito poco. La telefonata di Galliani è arrivata lunedì mentre
mi stavo allenando ed è stata
una sorpresa anche per me. È
stata una notte difficile perché
Il futuro Che cosa vuole l’olandese
Qualità e fantasia
con il 4-2-3-1
A centrocampo
solo piedi buoni
MILANO — «Non so ancora come farò giocare il Milan»,
la premessa di Clarence Seedorf che non vede l’ora di farsene un’idea tanto da aver anticipato lo sbarco a oggi, magari
persino in tempo per vedere uno scampolo di partita con
lo Spezia: è facile però pensare che il primo allenatore a essersi autoproclamato tale (il Milan non ha ancora emesso
comunicati ufficiali) vorrà imprimere subito una sua personalissima impronta. Qualità, calcio offensivo, fantasia.
Se Massimiliano Allegri nei mesi scorsi ha cercato disperatamente un po’ di equilibrio, conscio delle difficoltà
in fase difensiva del suo Milan, e quindi ha imbottito il
centrocampo di giocatori dotati di muscoli, corsa ed esperienza (Muntari, per esempio, che ora rischia di trovare
meno spazio, oppure De Jong che ha ripagato la fiducia più
di altri), l’olandese è animato da altri propositi. Giocherà
d’attacco, schierando un modulo decisamente offensivo, il
4-2-3-1, qualcosa di simile al 4-2-fantasia di Leonardo.
Quindi Honda (il neo numero 10 che ha corsa, disciplina e
buona tecnica e che non può che piacere a chi ha già indossato quella maglia e ama anche la cultura giapponese), assieme a Kakà e Robinho. Almeno in attesa che si riprenda
Stephan El Shaarawy, giocatore che Seedorf stima
moltissimo (in passato ne ha
difeso persino la cresta dalle
critiche dei compagni) ma che
è destinato a stare fermo per
l’infortunio al piede ancora tre
mesi. L’unica punta sarà natu32
ralmente Mario Balotelli (o
Giampaolo Pazzini) e sarà inteAbbiati
ressante vedere come le perso2
nalità di SuperMario e del nuo5
13
vo tecnico si amalgameranno:
20
iglio
Sc
Seedorf ha sempre coltivato il riMexès De
spetto delle regole dentro lo spoRami
e
at
Ab
gliatoio, l’attaccante le regole
spesso le dribbla. Vediamo come
34
andrà a finire a giugno.
18
Davanti alla difesa a quattro doJong
De
vrebbero giocare Montolivo e De
Montolivo
Jong, ma c’è anche il giovane Cristante che, appena lanciato da Allegri, spera di continuare a trovare
7
spazio. Il più che probabile cambio
22
10
di modulo comporta inevitabilnho
bi
Ro
mente qualche correzione sul merKakà
Honda
cato: anche se il budget quello resta
e la regola, almeno per questa ses45
sione, rimane sempre prima liberarsi
di ingaggi pesanti (come già è stato
Balotelli
fatto con Matri) e poi eventualmente
cercare qualche occasione. Peraltro, il
motto «meno soldi più idee» sposato
da Seedorf e dal suo futuro staff coincide quasi alla lettera con quanto ripete sempre Barbara
Berlusconi e quindi con la realtà con cui Galliani deve fare i
conti. Anche se Seedorf è l’allenatore fortissimamente voluto da Silvio Berlusconi, questo infatti non significa che
siano tornati i tempi degli acquisti in grande stile. Quindi
resta la necessità di ingegnarsi. In che direzione però? A
questo punto è più facile che si cerchi non una mezz’ala ma
un centrocampista dai piedi buoni. Un indizio in questo
senso è stata la trattativa (mai veramente decollata però)
con la Lazio per scambiare Matri con Hernanes, che la tecnica ce l’ha e porta pure in dote un certo numero di gol.
L’identikit di un possibile oggetto del desiderio del nuovo
allenatore.
Quanto alla difesa, che fin qui è stato il vero punto dolente della squadra, chissà che per la prossima stagione SeMILANO — Alessandro Matri
edorf non vada a bussare alle porte del Botafogo, il club che
ha superato allo sprint il brasiliaha lasciato ieri e che spera presto di affrontare in un Monno Anderson: è lui il primo rinfordiale per club: il talento maggiore è il difensore Doria, 19
zo della Fiorentina. Ieri mattina
anni, che in passato era stato seguito dalla Juventus e che
l’ormai ex milanista ed ex juventiqualcuno ha già ribattezzato il nuovo Thiago Silva.
Alessandro Bocci
no ha svuotato l’armadietto a MiArianna Ravelli
lanello e ha salutato in lacrime. La
© RIPRODUZIONE RISERVATA
sua fallimentare esperienza rosso-
dorf
Il Milan di See
4-2-3-1
Seedorf: «È stata una decisione difficile
ma non potevo dire di no a Berlusconi»
D’ARCO
ho rivissuto la mia carriera
come un film nella mia testa,
una sorta di flashback. Ma
non potevo dire di no a Berlusconi».
L’outing di Clarence non
è stata però una mossa improvvida: lunedì nello studio dell’avvocato Cantamessa, presenti Adriano
Galliani e Deborah Martin,
l’agente dell’oranje, era
già stata stilata (e firmata)
una bozza di contratto che lega
l’ex 10 rossonero alla società
milanista fino al 30 giugno del
2016. Il documento è stato inviato in Brasile per fornire al
club carioca la certificazione
sulla richiesta di Seedorf di
svincolarsi dal Botafogo per assumere la guida tecnica del Milan (fatto che non comporta il
pagamento di penali).
Non nasconde la soddisfazione per aver riportato il Botafogo a qualificarsi alla Coppa Libertadores («dopo 17 anni»)
ma, nonostante non abbia ancora portato a compimento
l’iter per diventare tecnico (il
corso di Uefa Pro si concluderà
ad aprile) mostra fiducia nei
propri mezzi: «Mi piacciono le
sfide, allenare il Milan è un’altra
che si aggiunge alla mia carriera. Ho avuto quello che ho sognato da bambino e anche molto di più. In questo momento
sono alle porte di una nuova
carriera, un altro sogno da vivere con un club che mi ha dato
tantissimo e in un Paese che mi
ha dato altrettanto, sono molto
felice di questa opportunità. Sono contento, onorato e motivato. Per chi vuole fare l’allenatore, allenare una grande squadra
è un sogno».
Non intende soffermarsi sui
nomi che comporranno in futuro il suo staff («non perdete
tempo a chiedermelo»), ed è
evasivo sul modulo che intenderà adottare: «Ancora non so
come farò giocare il Milan, di
Mercato L’ex milanista: «Ho voglia di prendermi una rivincita». Lippi vuole Diamanti, il Bologna Floccari
Matri già a Firenze
Napoli a un passo
da Jorginho
nera si chiude con 15 presenze in
campionato e 3 in Champions,
1.013 minuti giocati e una sola rete a Parma, peraltro inutile. Ora ci
riproverà con Montella. La Fiorentina lo ha preso in prestito secco, garantendogli sei mesi di stipendio. L’attaccante è arrivato ieri
sera alla stazione di Santa Maria
Novella, questa mattina sosterrà
le visite mediche e nel pomeriggio
si allenerà. «Ho voglia di prendermi una rivincita e segnare tanti
gol». Vista l’emergenza in attacco,
potrebbe esordire già domenica a
Catania. Il Milan integrerà la rosa
con il rientro dalla Sampdoria del
giovane Andrea Petagna. E a proposito di attaccanti, il Bologna sta
stringendo con la Lazio per avere
Floccari.
Ma sono i centrocampisti a
rendere vivo il mercato. Con la
Fiorentina sempre protagonista.
Per Anderson ieri sono stati limati
i particolari e oggi l’operazione
con il Manchester United sarà definita: prestito con diritto di ri-
scatto fissato a 6 milioni e mezzo.
E a fine gennaio sarà prolungato il
contratto di Borja Valero sino al
2017: c’è già un’intesa di massima. Il Napoli ha avuto via libera
per il brasiliano Jorginho. Ieri l’incontro e l’accordo di massima con
il Verona sulla base di una comproprietà valutata 5 milioni e
mezzo di euro. Manca solo l’accordo con il giocatore. Ma De Lau-
Altre trattative
Viola insaziabili: prendono
anche Anderson
Mazzarri punta Hernanes
Lazio su Quagliarella
rentiis, complice l’infortunio di
Behrami, pensa di raddoppiare:
offerti 10 milioni al Tottenham
per Capoue e resta alto il pressing
sul Lione per Gonalons.
Il nome a sorpresa del mercato
d’inverno potrebbe essere Hernanes. La Lazio è pronta a cederlo,
ma alle condizioni di Lotito, cioè
di fronte a un’offerta da 16 milioni, soldi che né Milan né Inter, le
società interessate, hanno nel
proprio portafoglio. I rossoneri si
sono sfilati, i nerazzurri invece restano in corsa ma per puntare al
brasiliano dovrebbero cedere
Guarin (si è fato sotto l’Atletico
Madrid) o Ranocchia. Con i soldi
di Hernanes, la Lazio potrebbe
chiedere Quagliarella alla Juve.
Sport 41
Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
Volley, un caso di razzismo
Sci, slalom alla Shriffrin
Pattinaggio, Kostner in pista
Nneka Arinze, pallavolista della Mesagne Volley (campionato B2) domenica ha denunciato di aver ricevuto insulti razzisti durante una trasferta a Montescaglioso (Matera). «La prossima volta lasceremo il campo»,
annuncia la società. «Tutto falso», la replica di un dirigente della Vis Severiana. Solidarietà dal c.t. della nazionale di volley maschile Mauro Berruto.
Lo slalom speciale di Flachau (Austria) è stato vinto dalla statunitense Mikaela Shriffrin (al terzo successo stagionale) che ha preceduto
le svedesi Hansdotter e Pietilae-Holmner. Deludente l’Italia: l’unica azzurra è Chiara Costazza, diciassettesima. La Coppa del mondo si sposta
a Cortina d’Ampezzo: sabato discesa e domenica superG.
Carolina Kostner scenderà in pista oggi a Budapest per difendere il titolo
all’Europeo di pattinaggio. In programma il corto, venerdì sarà la volta del
lungo (diretta su RaiSport1).
TENNIS — Australian Open: avanti Andreas Seppi (che ha battuto Hewitt
in 5 set), Karin Knapp e Camila Giorgi. Sconfitti Volandri e la Schiavone.
4 432
Coppe dei Campioni
conquistate da Clarence Seedorf,
37 anni, con 3 formazioni diverse:
con l’Ajax nel 1995, con il Real
Madrid nel 1998 e con il Milan
nel 2003 e nel 2007. È l’unico
giocatore a esserci riuscito
presenze in rossonero
per Clarence Seedorf
in 10 stagioni (dal 2002 al
2012) al Milan: 300 in campionato, 25 in Coppa Italia,
107 nelle coppe internazionali.
62 i gol messi a segno
Il saluto
Clarence Seedorf riceve
un regalo d’addio dal
presidente del Botafogo,
Mauricio Assumpçao.
Nel tondo, Mauro Tassotti
(Afp, Buzzi)
Oggi in Coppa Italia
Tassotti
il traghettatore
«Ora tornino
i nostri valori»
MILANO — (m. col.)
L’uomo per tutte le stagioni,
a Milanello
ininterrottamente dal 1980,
ha risposto — per spirito
aziendale — «obbedisco»
alla richiesta societaria. In
attesa di Clarence Seedorf,
tocca a Mauro Tassotti
traghettare il Milan fuori
dalla crisi nella gara di
Coppa Italia oggi a San Siro.
Contro lo Spezia di Devis
Mangia (in passato indicato
come potenziale successore
di Allegri), in una gara da
certo mi aiuterà il fatto di ritrovare sette compagni con cui ho
già giocato». Su tutti, c’è da
scommettere, il suo punto di riferimento sarà Kakà, con cui ha
condiviso in passato momenti
indimenticabili.
Il futuro è tutto da scrivere
ma Clarence, a cui non manca
l’ottimismo e nemmeno la convinzione nei propri mezzi, dà
appuntamento agli amici del
club carioca. «Sarebbe bello
giocare una finale di Mondiale
per club fra Botafogo e Milan!
Un sogno, ma in fondo abbiamo
bisogno di sognare».
Ieri la Federazione olandese
ha inviato al centro tecnico di
Coverciano il faldone contenente la documentazione relativa al
percorso da tecnico svolto fin
Lippi vorrebbe Diamanti in Cina,
la Juve continua a lavorare sui giovani: nel mirino, per la prossima
stagione, Baselli e Zappacosta dell’Atalanta. Portieri in movimento.
Con Seedorf cambiano le priorità:
confermato Amelia, sarà ceduto
Gabriel per il quale è arrivata una
richiesta del Cagliari. La Fiorentina ha liberato Munua, vice di Neto, che torna in Uruguay e va al
Nacional, lasciando il posto a Rosati, in prestito dal Sassuolo ma di
proprietà del Napoli. Per luglio la
società dei Della Valle ha bloccato
il romeno Ciprian Tatarusanu, titolare in nazionale, che a giugno si
svincolerà dalla Steaua Bucarest.
a.b.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso I ripetuti errori hanno contribuito a complicare la vita ai nerazzurri
qui da Seedorf. Oggi la Figc dovrà esprimersi sull’argomento e
decretare se l’olandese ha i requisiti per diventare da subito
allenatore in prima o sarà (solo
formalmente) secondo di Mauro Tassotti.
«Voloooo» ha scritto ieri sera
Seedorf, dopo aver risolto le ultime pendenze economiche con
il Botafogo, dando appuntamento oggi a Linate. Non si riferiva al fatto che si stava approssimando al check in all’aeroporto di Rio de Janeiro.
Monica Colombo
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dentro o fuori, Tassotti
(senza Balotelli squalificato
e con De Jong, Saponara e
Muntari non convocati per
acciacchi assortiti) chiede
un cambiamento di
mentalità. «La Coppa Italia
è la strada meno impervia
per restare in Europa visto
che in campionato abbiamo
tanti punti di distanza».
L’esonero di Allegri lo ha
catapultato in prima linea.
«Abbiamo avuto tante
possibilità per rimediare,
alla fine quello che è
successo è sembrato
inevitabile». Da oggi
pretende atteggiamenti
diversi: «Lottare con il
coltello fra i denti e
pensare da squadra.
Chi è concentrato
solo a se stesso si
dia al tennis che è
uno sport
individuale». Da
domani lascerà il posto a
Seedorf. «Non sempre chi è
stato un grande giocatore
diventa un bravo allenatore.
Di certo competenza e
personalità non gli
mancano. Mi auguro che
con il suo arrivo avvenga un
cambio di mentalità e si
torni ai veri valori del
Milan».
m. col.
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Partenza Alessandro Matri,
29 anni, 5 mesi da rossonero
con 18 presenze e 1 gol,
ora alla Fiorentina (Newpress)
Teso Walter Mazzarri, 52 anni, in campionato 8 vittorie, 8 pareggi e 3 sconfitte (LaPresse)
L’Inter fa divertire
soltanto gli arbitri
Il dossier si ingrossa
Ma Nicchi e Braschi sono contenti
MILANO — Come diceva Gigi
Radice nei momenti difficili,
«non siam bellissimi; loro si
chiudono, noi non andiamo,
qualche giocata non è riuscita,
non siamo una macchina da
gol». Parole antiche, che però
riassumono benissimo il malinconico gennaio dell’Inter. E questa è la premessa dalla quale non
si può prescindere. Così come le
ultime parole del presidente
Thohir annunciano tempi di austerity nerazzurra: «L’Inter si
trova in un periodo di transizione. Sarà certamente dura nei
prossimi due-tre anni, ma abbiamo bisogno di rendere il club
più in salute». Siccome però
non c’è niente di più divertente
che castigare chi in passato ha
vinto molto, agli oggettivi problemi nerazzurri si aggiunge
l’atteggiamento degli arbitri,
riassunto dall’ultima partita,
quella con il Chievo: un gol regolare annullato (sarebbe stato
quello del 2-1), con il guardalinee Giachero che ha alzato la
bandiera quando il pallone era
già entrato in porta, su sollecitazione del portiere del Chievo (lo
dicono le immagini); un intervento in area sulla gamba di
Botta, che Tommasi ha giudicato regolare. Persino il d.g. Marco
Fassone, sempre conciliante con
arbitri e assistenti, si è esposto
(«sono errori gravi, bisogna fare
delle valutazioni, la società è arrabbiata, non riesce a comprendere come possano avvenire
questi errori»). Così la società
ha messo a punto un promemoria sull’argomento.
Secondo l’analisi dell’ex arbi-
Presidente Erick Thohir
Transizione
Il presidente: «Siamo
in una transizione,
nei prossimi due-tre
anni sarà dura»
tro Cesari, nella trasmissione di
Mediaset «la moviola è uguale
per tutti», all’Inter mancherebbero 7 rigori. Ma al di là del conteggio, il caso-Inter ripropone la
centralità della questione arbitrale, così come si è configurata
in questi anni. C’è una oggettiva
antipatia fra il designatore Braschi e l’Inter e risale alla famosa
partita di Coppa Italia con il Parma (17 febbraio 1999), quando
Braschi arbitrava: tre espulsi in
30” (Bergomi, Colonnese e Zanetti). L’addio all’incarico di
Braschi, destinato a lasciare a
giugno, dopo quattro stagioni,
provoca equilibri ancora più
precari, aumenta il caos, diminuisce la qualità didattica, già in
calo rispetto alla gestione di
Collina.
E non deve esserci grande
simpatia nemmeno fra il presidente dell’Aia e l’Inter, se l’8
aprile, dopo le proteste di Moratti per un rigore inesistente,
aveva replicato: «Chi non ha fiducia nelle componenti federali
non può fare calcio e dovrebbe
andarsene». Al di là dell’episodio (un dirigente federale che
mette alla porta l’azionista di
maggioranza di un club), Nicchi, che da presidente è confuso
nelle interpretazioni delle regole, come lo era da arbitro (Vicenza-Bologna 2-0, 5 gennaio 1997,
l’espulsione di Andersson era risultata così assurda da finire in
Parlamento), dimentica spesso
che quello degli arbitri resta un
servizio (ben retribuito). E come
tale andrebbe svolto senza arroganza. Nicchi, un mese fa, aveva
contestato persino una decisione della Fifa, che al Mondiale ha
deciso di utilizzare lo spray per
sistemare la barriera a m 9,15
sulle punizioni: «Una decisione
che non serve a niente».
Di fronte ai ripetuti e grossolani errori che si vedono in A,
sono apparsi del tutto fuori luogo gli slogan di domenica (Raidue): «La pressione psicologica
delle società sugli arbitri non è
più credibile. La stagione è molto positiva, c’è stata una crescita
generalizzata». In che film?
Fabio Monti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Coppa Italia Decide Perea al 91’. In programma oggi Catania-Siena e Napoli-Atalanta
La Lazio beffa il Parma al fotofinish
ROMA — La coccarda sul
petto dice due cose: la prima è
che, in teoria, la Lazio è la squadra da battere, almeno in Coppa
Italia (anche perché ha vinto
più di tutti negli ultimi 15 anni,
cinque coppe); la seconda è che
il miracolo si può fare, è successo una volta, il 26 maggio, e con
il trofeo in mano i biancocelesti
sono riusciti a guadagnare l’Europa aggirando i tormenti del
campionato. Uno per questo si
aspetta la Lazio «vecchia»,
quella che bada al sodo, in perfetto stile Reja e, invece, la
squadra che batte all’ultimo
tuffo il Parma è piena zeppa di
giovani. In attacco tre campioncini o aspiranti tali tutti insieme, con Reja, non si erano mai
visti.
Però sono proprio Perea, alla
prima doppietta nella Lazio,
l’ex canterano Keita e Felipe
Anderson, l’uomo da 9 milioni
di euro, a trascinare la squadra
ai quarti. E ci sono voluti 90 minuti di sospiri e accidenti, quasi
tutti procurati dagli svarioni
dei «vecchi» Ciani e Novaretti
Ottavi di finale
Già disputate
Juventus-Avellino 3-0
Fiorentina-Chievo 2-0
Roma-Sampdoria 1-0
Udinese-Inter
1-0
Lazio-Parma
2-1
Così oggi
ore 16: Catania-Siena
Tv: diretta RaiSport1
ore 18: Milan-Spezia
Tv: diretta Raidue
ore 21: Napoli-Atalanta
Tv: diretta Raidue
Quarti di finale
martedì 21/1
Roma
Juventus
mercoledì 22/1
vinc. Milan-Spezia
Udinese
giovedì 23/1
vinc. Catania-Siena
Fiorentina
mercoledì 29/1
vinc. Napoli-Atalanta
Lazio
in difesa, tra l’altro. Perché davanti ci pensano i baby anche se
la chioccia Klose è in panchina
pronto a fare la differenza: al 25’
è il colombiano Brayan Perea,
21 anni a febbraio a sbloccare la
partita. Onazi ispira Felipe Anderson, che finalmente tra tunnel e veroniche prova a dare un
senso ai milioni spesi da Lotito,
va al tiro e, sulla ribattuta, Perea
fa palombella e gol.
Che il Parma riesce a pareggiare un quarto d’ora dopo approfittando di un salto a vuoto
di Konko: Biabiany è lì e mette
dentro. Il secondo tempo vola
via come se le due squadre pensassero già ai supplementari. Ci
credevano un po’ tutti, da Reja a
Donadoni ai giocatori in campo. Tutti meno Candreva, entrato nella ripresa al posto di
Ederson, e Perea: al 46’ il primo
fa il cross e il secondo ci mette il
piede, e il gioco è fatto. Non è
un miracolo, ma un’indicazione quella sì, Perea c’è. Annullerà i piani per Quagliarella?
Andrea Arzilli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lazio
Parma
2
1
Marcatori: Perea 25’, Biabiany
43’ p.t.; Perea 46’ s.t.
LAZIO (4-2-3-1): Berisha 6,5;
Konko 5, Novaretti 5 (Dias 5,5
31’ s.t.), Ciani 5, Radu 5,5
(Cavanda 6 12’ s.t.); Biglia 5,5,
Onazi 6,5; Anderson 6, Ederson
5,5 (Candreva 5,5 22’ s.t.), Keita
5,5; Perea 7. All.: Reja 6
PARMA (4-3-3): Bajza 5,5;
Cassani 6,5, Paletta 6, Felipe 6,
Gobbi 6; Gargano 5,5,
Marchionni 5,5, Parolo 6,5;
Biabiany 6,5 (Palladino 5,5 21’
s.t.), Cassano 5,5, Sansone 5
All.: Donadoni 6
Arbitro: Gervasoni 5,5
Ammoniti: Biglia, Felipe, Perea,
Cassani
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Sport 43
Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
L’intervista
Il presidente del Coni spiega come intende rilanciare il movimento in Italia: «Abbiamo un tasso di sedentarietà fra i più alti al mondo. Serve cultura»
«Italiani troppo tifosi e poco sportivi
Per risalire investiremo sulla scuola»
Malagò: «È il modo migliore per spendere meno e avere più campioni»
Oggi Consiglio a Milano
Nuove nomine
torna il sereno
con la Figc
MILANO — Oggi è il giorno di
un Consiglio nazionale del Coni
di portata storica, perché, dopo
68 anni, sotto la presidenza di
Giovanni Malagò, si riunirà a
Milano (e ci saranno anche il
presidente della Lombardia
Maroni e il sindaco Pisapia).
Non succedeva dal 1946,
quando Giulio Onesti era
ancora commissario.
L’occasione è rappresentata
dalla presentazione del
palinsesto olimpico da parte di
Sky, che trasmetterà minuto per
minuto i XXII Giochi invernali
di Sochi (dal 7 al 23 febbraio. Il
capo-delegazione sarà Carlo
Mornati). Così Malagò su Sochi:
«Abbiamo luci e tante ombre,
ma anche molte carte da
giocare. Non guardiamo solo il
medagliere, dobbiamo metterci
in condizione di creare una
progettualità». Il Consiglio
nazionale di oggi è stato
preceduto dai lavori della
Giunta. Corrado Calabrò è stato
nominato Garante del codice di
comportamento sportivo,
mentre l’Alta Corte di Giustizia
Sportiva ha cinque nuovi
membri in carica fino al 30
giugno: Franco Frattini
(presidente), Massimo Zaccheo,
Attilio Zimatore,
Dante D’Alessio e Virginia
Zambrano. I cinque
sostituiscono i componenti
dell’Alta Corte che si sono
dimessi in data 20 dicembre
2013. Le delibere sono state
approvate all’unanimità.
Malagò ha negato che vi siano
tensioni con la Federcalcio,
dopo il voto contrario del
presidente Abete (oggi a Nyon
per impegni Uefa) sulla riforma
della giustizia sportiva: «Non ce
ne sono mai state. Semmai ci
possono essere stati elementi di
normale dialettica. Sarei
sempre contento di poter
trovare nella mia vita
interlocutori come Abete».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MILANO — Giovanni Malagò, lo
scorso 19 febbraio, quando è stato eletto presidente, sembrava avesse fatto
gol. Dopo quasi un anno si è mai chiesto chi me lo ha fatto fare?
«Mai. Non cambierei la mia carica con
nessun’altra carica del Paese».
La sua prima preoccupazione dopo
aver festeggiato la vittoria?
«Entrando nel palazzo mi chiedevo
come sarei stato accolto. Non ero prevenuto, però... Invece è andata bene, sono
molto soddisfatto di aver trasferito la
mia mentalità a chi si è trovato a lavorare
con me. Al Coni ho scoperto entusiasmo
e voglia di fare».
A proposito: calcio, nuoto e basket
contestano la sua riforma della giustizia sportiva.
«Ogni tanto bisogna avere il coraggio
di cambiare. In Italia cambiare è sempre
complicato, essere tutti d’accordo impossibile».
Le tre Federazioni affermano che un
❜❜
Nuovi sponsor
Se scarseggiano i soldi
dobbiamo trovare
sponsor e sfruttare
quello che abbiamo
superprocuratore uguale per tutti non
può funzionare, in sostanza: un calciatore e un giocatore di bocce non sono
la stessa cosa.
«Sono convinto che il tesserato del
calcio e quello delle bocce abbiano identici diritti e doveri. La preoccupazione
delle tre federazioni è immotivata».
Con la riforma, Tnas e Alta Corte saranno sostituiti dal Collegio di garanzia, in pratica la Cassazione dello
sport. Nell’attesa, l’Alta corte si è dimessa in massa.
«Rispetto la decisione e vado avanti.
Uno dei miei obiettivi è avere nei nostri
organi di giustizia giudici dedicati esclusivamente allo sport e non più professionisti, per quanto prestigiosi, in prestito».
Intanto ha cambiato la figura del
presidente federale.
«C’erano i gettoni di presenza, che
hanno anche creato situazioni al limite
dell’imbarazzo. Ora il presidente prende
36 mila euro lordi. Dirigere una Federazione è un lavoro, era giusto riconoscere
un indennizzo altrimenti si sarebbero
candidati solo pensionati, benestanti o
gente spinta da interessi personali».
Le prossime tre cose da fare?
Numero 1 Giovanni Malagò, 54 anni, romano, presidente del Coni (Olycom)
«Razionalizzare la struttura per liberare risorse per lo sport, gli sportivi; rendere più forte il legame col territorio perché in Italia le eccellenze nascono quasi
sempre in enclavi, in realtà locali che
vanno rispettate e premiate; lo sport nelle scuole».
Nel 2010 la Francia investiva 10,5 miliardi di euro nello sport e nelle attività
ricreative, l’Italia 3,8. Oggi addirittura
l’investimento nel nostro Paese è sceso
a 2,5 miliardi...
«Dobbiamo trovare sponsor e sfruttare quello che abbiamo. Un esempio: sono sempre di più gli impianti che possono essere coperti, anche al Centrale di
Wimbledon hanno messo il tetto. Se noi
riuscissimo a metterne uno allo stadio
del tennis del Foro italico avremmo una
struttura nella quale organizzare , oltre
al torneo, concerti ma anche convention».
Chi è
Al vertice
Giovanni Malagò
è nato a Roma
il 13 marzo 1959
ed è stato eletto
presidente del Coni
il 19 febbraio 2013
La carriera
Imprenditore,
dirigente sportivo
ed ex giocatore
di calcio a 5, ha
cominciato la
sua attività
nel Coni nel
2000, quando
è diventato
membro
della Giunta
esecutiva.
Da allora
si è occupato
di molti
avvenimenti
sportivi
di carattere
internazionale
organizzati
in Italia, come
il Campionato
europeo
di pallavolo
del 2005 e il
Campionato mondiale
di nuoto del 2009
Altre attività
Oltre che di sport,
Giovanni Malagò
si è occupato
anche di spettacolo,
come componente
del consiglio
di amministrazione
dell’Auditorium Parco
della Musica, e di
sociale, come membro
onorario dell’Ail
(Associazione italiana
contro le leucemielinfomi e mieloma)
Il sito per i Giochi
Notizie, medaglie
e tutto sugli azzurri,
per la prima volta
in lingua anche
in inglese. È da ieri
online il sito
www.sochi2014.coni.it
interamente dedicato
alla missione italiana
in partenza per i XXII
Giochi Olimpici
Invernali. Su iniziativa
del Coni il sito verrà
aggiornata in tempo
reale con tutte le gare
degli italiani.
Interessante anche
la sezione storica
con tutti i medagliati
e i finalisti azzurri
«all time»
Lo sport nelle scuole è un altro dei
grandi temi dibattuti e mai risolti.
«È fondamentale anche se, da presidente del Coni, potrei preoccuparmi solo
di Olimpiadi e Mondiali. Il nostro tasso
di sedentarietà è del 40%, uno dei più alti. L’organizzazione mondiale per la sanità ha calcolato che l’abbassamento di
un punto percentuale farebbe risparmiare allo Stato 200 milioni l’anno di spese
sanitarie. Con lo sport nelle scuole spenderemmo meno, avremmo più campioni
e miglioreremmo la nostra cultura sportiva: oggi, purtroppo, gli italiani sono
molto più tifosi che sportivi».
Ai Giochi di Londra l’Italia ha vinto
28 medaglie, ma il bilancio di atletica,
nuoto e sport di squadra è di un argento e tre bronzi. Le medaglie si contano
o si pesano?
«Si pesano e si contano. È chiaro che
l’oro dei 100 metri vale molto più di tanti
altri e proprio sugli sport, diciamo fondamentali, stiamo investendo».
Rossi, la Pellegrini, Nibali: gli sportivi italiani conosciuti nel mondo sono
pochi.
«È un dato di fatto. Abbiamo atleti eccezionali in alcune discipline, ma a livello di popolarità mondiale siamo a corto
di personaggi. Ci sono luci e ombre, cercheremo di fare più luce».
Ai Giochi di Sochi ci saranno più poliziotti che atleti, ci sono problemi per
il Mondiale di calcio in Brasile e per
❜❜
Medaglie
Chiedo al 2014 di vincere
a Sochi più medaglie
che a Vancouver e spero
in un nuovo campione
quello del 2022 in Qatar si sta pensando di giocare in inverno. Lo sport mondiale è impazzito?
«Non so se è impazzito, di sicuro alcune scelte si stanno rivelando poco felici.
Il problema è che sono sempre meno i
Paesi in rado di competere con quelli che
hanno situazioni politiche particolari o
ricchezze immense. Ma ho molta fiducia
in Thomas Bach, il nuovo presidente del
Cio. Ha vinto l’Olimpiade è l’uomo giusto per rimettere lo sport al centro».
Cosa chiede alla politica?
«Sensibilità e rispetto, con Letta e
Delrio il rapporto è ottimo, stabilità sul
medio, lungo termine. E spero, al più
presto, di poter fare una legge quadro
nella quale mettere tutto, dalla fiscalità,
allo sport nella scuola».
Al 2014, invece?
«Vincere a Sochi più medaglie di quelle vinte a Vancouver, un salto di qualità
nella cultura sportiva, almeno dei segnali per un possibile accordo sullo sport
nelle scuole e un nuovo campione».
In quale sport?
«Non ho preferenze».
Domenico Calcagno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La corsa Al via oggi l’82ª edizione con la sfida tra Loeb e Ogier. Sabato il Turini tra i ricordi della Lancia Fulvia HF e della Stratos di Munari
Montecarlo, dove il rally diventa leggenda
È la festa invernale del motorismo. Esclusiva, ambitissima. Da sempre. Prima edizione: 1911. Voluta dal Principe
Alberto I di Monaco per verificare sino a che punto l’automobile fosse un aggeggio rassicurante per attraversare il
futuro. Rally di Montecarlo.
Un marchio nella memoria
collettiva. Si parte oggi per
l’edizione numero 82, con un
antipasto nei pressi della
nuova base operativa, a Gap,
Haute Alpes. Poi, da domani,
su e giù, in una carambola di
prove speciali. Neve e asfalto,
pioggia, rocce e tornanti per
una battaglia che deve essere
memorabile e feroce, come
vuole la tradizione della corsa
che spalanca il Mondiale.
Sebastien Loeb, 9 titoli
mondiali, 7 vittorie al «Monte», contro Sebastien Ogier, il
campione iridato in carica. I
due hanno macchine diverse
(Citroen DS3 per Loeb,
Vo l k s w a g e n Po l o R p e r
Ogier), stesso nome, stesso
passaporto, ovviamente francese, gli stessi avversari. Per
nulla intimoriti. A cominciare
da Dani Sordo e Thierry Neuville con le Hyundai i20, per
finire a Robert Kubica, al debutto nel campionato mondiale con una Ford Fiesta RS,
pronto a inseguire un sogno
obbligato. Primo pilota nella
storia capace di vincere un
rally iridato e un Gran premio
di Formula 1 (Canada 2008). È
in credito con questa specialità dopo aver rischiato di morire sulle strade della Liguria,
tre anni fa, dopo essere stato
costretto a fermare la sua carriera in monoposto per le ferite, gravissime, patite alla
Sei giorni di fuoco
La gara
L’82ª edizione del Rally di
Montecarlo si svolgerà da oggi
a domenica: 98 i concorrenti
Il programma
Così oggi
presentazione sulla piazza
del Casinò di Montecarlo
e prima prova a Chateauvieux
(a 6 km da Gap)
Così domani
tre prove speciali
Così venerdì 17/1
Vitrolles-Faye (49,03 km)
Così sabato 18/1
sfide più spettacolari, anche
in notturna, con il Col de Turini
Così domenica 19/1
cerimonia di premiazione
a Monaco
mano e al braccio destri. Chi fa il tifo per lui
spera di vederlo fare i
numeri sul Col de Turini, prova speciale prevista sabato, vale a dire nei pressi del finale.
Il luogo fa mito a parte, attraversato a suo
tempo in piena notte,
la «notte dei lunghi
coltelli», con i fari
delle macchine a tagliare il
buio. Lampi, a gessare i volti
degli appassionati stretti nel
gelo, una magia.
Il Turini resta uno scrigno
magico nel quale transitano le
immagini più care. Quelle
della «Fulvietta» HF protagonista assoluta nel 1972 e poi
subito, di un’altra Lancia indimenticabile, la Stratos. Tre
centri filati, 1975, ’76 e ’77.
Sandro Munari, sempre lui,
una certezza tutta nostra,
puntuale e magnifica. Il galà,
del resto, concede il centro
della scena solo a interpreti
d’eccezione. Walter Roherl,
tedesco lungo lungo, formidabile, capace di trasportarci,
Re del Turini
Due immagini di
Sandro Munari,
oggi 73 anni,
a sinistra
(navigatore
Mannucci) sulla
Lancia Fulvia HF
nel 1972, sopra
con la Stratos
(navigatore
Maiga) nel 1977
(Ap)
vincendo, nell’era, ad altissimo rischio, delle macchine
Gruppo B. Mostri dichiarati,
500 cavalli spaventosi anche
per chi doveva domarli. Audi
Quattro, Peugeot Turbo 16,
Lancia Delta S4, Ford RS200.
Per un elenco lungo di incidenti gravissimi nel cuore degli anni Ottanta (Ari Vatanen,
Argentina, 1985; Marc Surer,
Germania, 1986) o addirittura mortali (Henry Toivonen e
Sergio Cresto, Corsica, 1986).
Si partiva da città diverse
dell’Europa per poi farla fuori
sui monti sopra il Principato.
Ora, nell’era Loeb, vincitore
anche lo scorso anno, niente
carovane, è corsa è basta, sui
monti che circondano il Principato. Il fascino mostra una
patina leggermente coperta di
brina, ma fa lo stesso. Lo
champagne, da stappare a
due passi dall’Hotel del Paris,
vale ogni rischio, la stessa,
definitiva consacrazione.
Giorgio Terruzzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
Grazia Bagnaresi con Jacopo, Filippo e Antonio partecipa al dolore di Giorgiana per la perdita del padre
Sandro, Marco, Sasà e tutto lo staff del gruppo
Ferrone si uniscono al dolore della famiglia per
la perdita del caro
Sanzio Zappieri
Sanzio Zappieri
- Faenza, 14 gennaio 2014.
- Roma, 14 gennaio 2014.
Per noi era il caro amico
Ciao
Zap
ci mancherai.- Ci hai insegnato tanto e ti siamo
riconoscenti.- Non ti dimenticheremo.- Lella e
Franco. - Milano, 15 gennaio 2014.
Eugenio Leoni partecipa commosso al dolore
della famiglia per la perdita di
Sanzio Zappieri
maestro di vita. - Milano, 14 gennaio 2014.
Grazie
Zap
per noi resterai sempre il più grande.- Marco Federica Cristina Szilvia Joe Sabrina Luisa.
- Milano, 14 gennaio 2014.
Giovina, Monica, Laura partecipano al dolore
di Domenico e Giorgiana per la perdita del padre
Sanzio Zappieri
Lo ricordiamo per la sua professionalità nella moda. - Milano, 15 gennaio 2014.
Caro
Zap
Alfonso e Stefano Ajello con Pietro Sormani e i
collaboratori dello studio notarile lo ricordano
con tanto affetto e partecipano al grande dolore
della famiglia. - Milano, 14 gennaio 2014.
Profondamente addolorato mi unisco al lutto
della famiglia per la perdita di
Sanzio
Un uomo intelligente, un punto di riferimento, un
collega stimato.- Riccardo Grassi.
- Milano, 14 gennaio 2014.
Caro
Zap
grazie a te la mia vita è cambiata trentatré anni
fa.- Ti ricorderò sempre con affetto e stima e partecipo al dolore dei tuoi cari.- Laura Morino.
- Milano, 14 gennaio 2014.
Zap
Grazie...- Resterai sempre vivo nei nostri ricordi...- ZMD Firenze - Roberta, Daniela, Antonella,
Valentina, Silvia. - Firenze, 13 gennaio 2014.
Zap
Cara Giorgiana, tuo padre
Sanzio
ti ha insegnato il "semper ad maiora".- E allora
forza!- Caterina Rivadossi.
- Milano, 13 gennaio 2014.
- Milano, 14 gennaio 2014.
Sanzio Zappieri
Partecipa al lutto:
– Alberto Gardino.
Grazia Olivetti Galletti
Lo annuncia la figlia Laura insieme con i suoi figli
Nicola con Lara, Alexander ed Elena, Giacomo,
Beniamino e il loro papà Domenico de' Liguori
Carino.- I funerali si sono svolti in forma strettamente privata e Grazia riposa ora a Ivrea vicino
a suo marito Adriano.
- Ivrea, 15 gennaio 2014.
Edoardo, Chicca, Camillo, Amerigo, Vittorio
abbracciano Lalla e i cugini per la triste perdita
della
zia Grazia
- Milano, 14 gennaio 2014.
Lidia, Bruno, Albertina, Michele e Roberto si
uniscono al dolore di Lalla con tanto affetto per
la perdita della cara
Grazia
- Roma, 14 gennaio 2014.
Grazia Olivetti
e sono fraternamente vicini a Lalla e ai suoi figlioli. - Ivrea, 15 gennaio 2014.
Arturo e Josette Martinoli sono vicini a Lalla e
ai suoi ragazzi per la morte della mamma
Grazia Olivetti
e la ricordano con affetto.
- Ivrea, 14 gennaio 2014.
- Ivrea, 14 gennaio 2014.
Sanzio Zappieri
Tomorrow Milano saluta un grande della nostra
industria. - Milano, 14 gennaio 2014.
Davide e Monica si stringono con affetto a Dome, Elena e Giorgiana in questo triste momento
per la perdita del caro papà
Sanzio
- Lugano, 14 gennaio 2014.
L'ufficio Limelight si stringe alla famiglia in un
commosso abbraccio per la scomparsa del caro
Sanzio
Ci mancherai.- Alessandra Flavia Gabriele Vera.
- Milano, 14 gennaio 2014.
Altissimo esempio di onore e riferimento che ci
ha accompagnato in tante avventure.- I nipoti
Riccardo ed Andrea ed il pronipote Valentino Junior.- A perenne ricordo.
- Roma, 15 gennaio 2014.
come grande professore di storia vissuta ed insegnante di stile di vita mancheranno le sue numerose telefonate. - Roma, 15 gennaio 2014.
Alla famiglia Zappieri, ci uniamo al vostro dolore per la scomparsa del grande
Al caro
Lo annuncia la famiglia.- I funerali avranno luogo giovedì 16 gennaio alle ore 11 nella Basilica
di San Marco, in piazza San Marco n. 2 Milano.
- Milano, 14 gennaio 2014.
Ing. Sanzio Zappieri
Partecipa al lutto:
– F-Cube S.r.l.
Sanzio
Maestro di vita, grande sportivo, comandante e
combattente, nonno premuroso.- Ne danno il triste annuncio i figli Carlo e Maria.- La messa in
suffragio, a tumulazione avvenuta, sarà officiata
da Sua Eminenza Cardinal Giovanni Battista Re
giovedì 16 gennaio alle ore 19 presso la chiesa
di Santa Maria a piazza del Popolo.- Si ringraziano Nicasio ed Udaya per la dedizione con cui lo
hanno seguito sino all'ultimo.- Non fiori ma opere di bene. - Roma, 15 gennaio 2014.
Alla figlia Maria ed al suo fido Gianluigi che
ricorda
Il Consiglio di amministrazione, il Collegio sindacale e i dipendenti tutti della Olivetti S.p.A.
partecipano con profondo cordoglio al lutto della
dottoressa Laura Olivetti per la scomparsa della
mamma
Alex e Stefano Martinetto.
- Milano, 14 gennaio 2014.
Osvaldo Patani
I condomini di via Senato n. 34 - Milano insieme all'Amministratore prendono viva parte con
sentito cordoglio al dolore della famiglia per la
scomparsa dell'
Paolo, Mietta, Roberto Marselli piangono
Caro
hai lasciato un vuoto nei nostri cuori.- Siamo certi
che da lassù ci guiderai come sempre.- Ti vogliamo bene.- Lele Rosi Anna Beatrice Andrea Gabriela Laura Tina. - Milano, 14 gennaio 2014.
Il giorno 13 gennaio è mancato all'affetto dei
suoi cari
Valentino Criscuolo
Nonnone Valentino
Ciao
Si è spenta serenamente
Sanzio
ti ricorderemo sempre con grande affetto.- Abbiamo perso un carissimo amico.- Alla moglie Edda e ai figli Domenico, Elena e Giorgiana le nostre più sentite condoglianze.- Rosy Franco Carla
Tiziano Simona. - Milano, 14 gennaio 2014.
Il giorno 13 gennaio 2014 è venuto a mancare
all'affetto dei suoi cari
Grazia Olivetti Galletti
Valentino
I dipendenti ed i collaboratori di TriumphGroup
International partecipano commossi al dolore
della Dottoressa Maria Criscuolo e di tutta la famiglia per la perdita del papà
Dott. Valentino Criscuolo
Dott. Valentino Criscuolo
Valentino Criscuolo
- Milano, 14 gennaio 2014.
I dirigenti, i dipendenti ed i collaboratori della
Tecno Engineering 2C S.r.l. partecipano con affetto e commozione al dolore della famiglia Criscuolo per la perdita del caro
Valentino Criscuolo
co-fondatore della società, ricordandone la generosità, la disponibilità ed il profondo senso del
dovere. - Roma, 14 gennaio 2014.
I dipendenti e collaboratori della Tecno Domus
S.r.l. partecipano commossi al dolore della famiglia Criscuolo e ricordano con grande affetto
Valentino Criscuolo
fondatore della società, esempio di rettitudine,
vitalità e saggezza. - Roma, 14 gennaio 2014.
Paolo Buzzetti Presidente dell'ANCE - Associazione Nazionale Costruttori Edili - e l'intero sistema associativo sono vicini alla Dottoressa Maria
Criscuolo per la scomparsa del padre
Dott. Valentino Criscuolo
- Roma, 15 gennaio 2014.
Mario e Gaby Giacomini ricordano con tanta
simpatia l'amico
Cesare (Peppo) Ortalli
fisico sperimentale di rara genialità, maestro di
intere generazioni e amico carissimo.
- Pisa, 15 gennaio 2014.
e si stringono con affetto a Nini, Federica e Francesco. - Milano, 14 gennaio 2014.
Lorenzo Foà
Addolorati, gli amici e colleghi del Dipartimento di Fisica "Enrico Fermi" dell'Università di Pisa
partecipano la scomparsa di
Lorenzo Foà
nostro primo direttore, instancabile portatore di
idee e indimenticabile docente.
- Pisa, 15 gennaio 2014.
Osvaldo
Elisabetta e Cristiana con Nella, Mattia e Nicolò;
Jan con Fabian e Julia; Beatrice con Ginevra.- Ti
penseremo sempre in cima alle tue amate Dolomiti. - Milano, 14 gennaio 2014.
Ciao
Osvaldo
sei stato un grande Maestro di vita, i tuoi insegnamenti, le tue poesie, l'amore per l'arte ed il
buon vivere, rimarranno sempre con me come il
tuo ricordo.- Grazie, Gianmarco.
- Milano, 14 gennaio 2014.
Gli zii Elvira, Giorgio, Marisa, Alberto, Carla e
Elena con le loro famiglie piangono il carissimo
Mario
e si stringono con affetto ad Anna, Francesca e
Francesco. - Milano, 14 gennaio 2014.
Osvaldo
Kikka con famiglia è vicina alla sorella Luisella
per la perdita di
Osvaldo
Partecipano al lutto:
– Mea e Stefano.
Massimo e Milly Moratti partecipano con affetto al dolore dei familiari nel ricordo del caro amico e grande Maestro
Osvaldo Patani
- Milano, 14 gennaio 2014.
Benito e Wilma Benedini rattristati per la scomparsa del
Dott. Prof. Osvaldo Patani
sono vicini alla sua famiglia in questo triste momento. - Milano, 14 gennaio 2014.
Caro indimenticabile
Osvaldo
Enrico, Carla e tutti i Masserini ti ricorderanno
sempre inesauribile e sorprendente amico.
- Milano, 14 gennaio 2014.
I condomini e l'Amministratore dello stabile di
piazzetta Brera 24/2 partecipano al lutto della signora Luisella Barzaghi e dei familiari per la
scomparsa del
Prof. Osvaldo Patani
- Milano, 14 gennaio 2014.
Partecipano al lutto:
– Gabriella Arlati e Giorgio Cavaciuti.
– Maria Pia e Maurizio Corvi Mori.
– Alberto Pederzani.
– Chiara e Beppe Regazzoni.
– Attilia e Fiorino Ferrario.
Il marito Ettore Torres, il figlio Michele con Rosaria e i parenti tutti annunciano la grave perdita
della loro meravigliosa
Anna Torres
Mario Legorini
e sono vicini con affetto e preghiere al dolore di
Anna, Francesca e Francesco.
- Milano, 14 gennaio 2014.
I cugini Patrizio e Claudia insieme a Bernardino sono vicini a Gianfranco per la perdita della
cara
Loredana
I condomini e l'Amministratore del condominio
di via Buonarroti 38 Milano esprimono alla famiglia le loro più sentite condoglianze per la perdita
della
Contessa
Giancarlo Curone
Pittore
Lo annunciano con immenso dolore la moglie Elisa, i figli Luca e Paola, i nipoti Isabella e Lorenzo
ed i parenti tutti.- I funerali si svolgeranno in Desio mercoledì 15 gennaio alle ore 15 nella chiesa
parrocchiale SS. Pietro e Paolo.
- Desio, 14 gennaio 2014.
Dopo lunga malattia mamma
Vanda Bianchini
ci ha lasciato.- Ne danno il triste annuncio gli
amatissimi figlioli Fabio e Vanna.- I funerali si
terranno mercoledì 15 gennaio alle ore 14.45
chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo via Catone 10
Milano. - Milano, 11 gennaio 2014.
È mancata all'affetto dei suoi cari
Gabriella Bracchi
Ne danno il triste annuncio il nipote Roberto ed
il pronipote Andrea.- I funerali si svolgeranno
giovedì 16 gennaio.- Per il luogo e l'ora delle esequie si prega di telefonare al n. 025513027.
- Milano, 14 gennaio 2014.
Ci ha lasciato
Aldo Cadenazzi
Ne danno il triste annuncio la figlia Antonia Cadenazzi e il nipote Michele Soldarini.- Che il suo
spirito resti per sempre nelle acque del suo lago
fra le tanto amate barche.
- Tremezzo, 14 gennaio 2014.
La Direzione ed i colleghi tutti del gruppo Edison S.p.A. sono vicini all'Avvocato Renato Riboldi
per la perdita della madre
Luigia Crepaldi
e partecipano con commozione al lutto e al dolore della famiglia.
- Milano, 15 gennaio 2014.
Partecipa al lutto:
– Massimiliano Balboni.
Manuela e Silvia abbracciano forte Federica e
la sua famiglia per la dolorosa perdita del caro
papà
I soci del Lions Club Milano Duomo prendono
parte con grande tristezza al profondo dolore di
Ettore per la prematura scomparsa della cara
Pippo
Anna
- Milano, 14 gennaio 2014.
- Milano, 15 gennaio 2014.
La famiglia di Andrea annuncia la sua scomparsa
avvenuta il 10 gennaio 2014, e invita gli amici
alla celebrazione religiosa mercoledì 15 gennaio
2014 alle 14,45 a Saronno nella chiesa di S. Pietro e Paolo in piazza della Libertà 2.
- Milano, 15 gennaio 2014.
I condomini e l'amministratore di via Castelbarco 2 Milano, partecipano con profonda commozione al lutto della famiglia per la scomparsa
della signora
I condomini di via Boccaccio 15/A - Milano - e
l'amministratore esprimono il proprio cordoglio
unendosi al dolore dei familiari, per la scomparsa del
I cugini Anna con Aldo, Annapaola con Massimo, Giovanni con Maria, Maurizio, Roberta con
Sandro e tutte le loro famiglie piangono la prematura scomparsa dell'amato
Franca Borsotti Magrì
Dott. Guido Carraresi
Roberto Lorenzet
- Milano, 14 gennaio 2014.
I soci e la Presidenza del Club Alpino Accademico Italiano annunciano la scomparsa di
Vasco Taldo
socio e past-presidente del gruppo, ricordandone
i meriti alpinistici e le qualità umane.
- Merate, 14 gennaio 2014.
È mancata all'affetto dei suoi cari
Gabriella Prina
ved. Pettorossi
Ne danno l'annuncio i figli Lavinia e Riccardo, il
genero e i nipoti. - Milano, 14 gennaio 2014.
Amedeo e Anna con Emma e Carlotta sono vicini ad Andrea e Federica Mantini per la perdita
della cara nonna
Alberta Pozzo
Andrea Pagni
- Milano, 14 gennaio 2014.
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L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO
DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’
- Milano, 14 gennaio 2014.
TARIFFE BASE IVA ESCLUSA:
La Casa di Riposo per Musicisti - Fondazione
Giuseppe Verdi comunica che nel cinquantasettesimo anniversario della scomparsa di
Corriere della Sera
PER PAROLA:
Arturo Toscanini
giovedì 16 gennaio alle ore 11 il Maestro verrà
ricordato con
Wally
Wanda
Walter
- Milano, 13 gennaio 2014.
È volato nell'azzurro dei suoi cieli
RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano
Carlo Pinotti
si è spento domenica 12 gennaio circondato
dall'affetto di tutti i suoi cari.
- Milano, 14 gennaio 2014.
Loredana Coopmans de Yoldi
Garzonio
I funerali si terranno oggi 15 gennaio presso la
parrocchia del Santissimo Redentore di via Palestrina alle ore 14.30.
- Milano, 15 gennaio 2014.
- Milano, 14 gennaio 2014.
A esequie avvenute la moglie Maria Pia annuncia con grande tristezza che
Giorgio Bagliani, Stefano e Gioia, Paolo e Marianne, Rossana, profondamente addolorati
piangono la prematura morte del carissimo nipote e cugino
- Milano, 14 gennaio 2014.
Ciao
che ricorderà sempre con tanto affetto.
- Giussano, 14 gennaio 2014.
Lorenzo Foà
Ricorderemo sempre le sue grandi doti umane,
le sue capacità di guida e i suoi indimenticabili
insegnamenti. - Pisa, 15 gennaio 2014.
Ciao papà, ciao nonno, ciao
La Vice Presidenza di TriumphGroup International, il management di Roma, Bologna, Milano,
Padova, Bruxelles, Londra e Shanghai si stringono al dolore del Presidente Maria Criscuolo per
la perdita del suo caro papà
Gli amici della "Associazione Frontier Detectors
for Frontier Physics" partecipano al dolore di Paola, dei figli e di tutti i parenti per la scomparsa di
La Sezione di Pisa dell'INFN si stringe attorno
ai familiari per la scomparsa di
Osvaldo
te ne sei andato ma rimarremo sempre mano
nella mano.- La tua Luisella.
- Milano, 14 gennaio 2014.
La sede di Roma lo ricorda con grandissimo affetto per tutto l'aiuto ricevuto, per i preziosi consigli che ha trasmesso e per l'umanità che lo ha
sempre contraddistinto.- Ora insieme a Simonetta riposa in pace nella casa del Signore.
- Roma, 15 gennaio 2014.
- Roma, 15 gennaio 2014.
Mario Legorini
Ciao
ti ricorderemo per sempre.- Patrizia e Federico.
- Milano, 14 gennaio 2014.
Giorgio e Nicoletta Carriero sono affettuosamente vicini alla loro cara amica Maria per la
scomparsa del padre
Ha raggiunto in cielo il suo papà il nostro caro
Lo annunciano con infinito dolore la mamma Anna, la sorella Francesca e il nipote Francesco.- I
funerali avranno luogo mercoledì 15 gennaio alle ore 15.30 presso la parrocchia dei SS. Cornelio
e Cipriano a Bornago.
- Milano, 14 gennaio 2014.
e
Walfredo
A MODULO:
Necrologie: € 5,00
Adesioni al lutto: € 10,00
Solo anniversari, trigesimi
e ringraziamenti: € 540,00
Gazzetta dello Sport
PER PAROLA:
Necrologie: € 1,90
Adesioni al lutto: € 3,70
A MODULO:
Solo anniversari, trigesimi
e ringraziamenti: € 258,00
nella cappella della Casa di Riposo per Musicisti
in Milano, piazza Buonarroti 29.
- Milano, 15 gennaio 2014.
Diritto di trasmissione:
pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00
A funerali avvenuti, i nipoti Nicoletta ed Adriano Ribolzi, Barbara Rosa Olivero, Daniela e Willy
Aletti, Nico e Rena Scannicchio, con i rispettivi
figli e nipoti annunciano con grande tristezza, la
perdita della loro zia
Servizio fatturazione necrologie:
tel. 02 25846632 - mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30
fax 02 25886632 - e-mail: [email protected]
Sandra Scola
Cavaliere della Repubblica Italiana
avvenuta nel Principato di Monaco il 28 dicembre
2013.- Le care spoglie riposano nella tomba di
famiglia al Cimitero di Lecco Castello.- Una Messa verrà celebrata, in occasione del trigesimo,
nella chiesa di San Marco a Milano il 27 gennaio
2014, alle ore 18.30.
- Milano, 14 gennaio 2014.
15 gennaio 1986 - 15 gennaio 2014
"E fuggirai nel tempo infinito con la tua
felicità intatta".
Sei sempre nel mio cuore
Enrico Ballico Lai
Barbara con il papà Wanni.
- Milano, 15 gennaio 2014.
Dott. Prof. Franco Viola
A funerali avvenuti in forma privata Marisa Viola
ringrazia gli amici che le sono stati vicini e che
hanno partecipato al suo grande dolore per la
perdita di Franco marito carissimo uomo di grande umanità e medico di rare qualità stimato e
amato da tutti. - Milano, 15 gennaio 2014.
Nel trigesimo della morte di
Antonio Inzaghi
lo ricordano con immutato affetto la moglie Giuse, i figli Giorgio, Petrina, Beppe, Guido con le
rispettive mogli Laura, Elena, Pinin e i nipoti.
- Vimercate, 15 gennaio 2014.
A un mese dalla scomparsa di
Pio Pigorini
una Messa di suffragio verrà celebrata in Santa
Maria delle Grazie giovedì 16 gennaio alle ore
17. - Milano, 15 gennaio 2014.
Da un anno
Giuseppe Vallardi
ci ha lasciato.- La famiglia ringrazia commossa
quanti costantemente lo hanno ricordato.
- Milano, 15 gennaio 2014.
L’accettazione delle adesioni è subordinata
al pagamento con carta di credito
Servizio sportello da lunedì a venerdì
Milano: Via Solferino 22 orario continuato dalle 9 alle 17.45
Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003
(“Codice in materia di protezione dei dati personali”).
Conformemente all’impegno e alla cura che la nostra società dedica alla
tutela dei dati personali, La informiamo sulle modalità, finalità e ambito
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e conservati su supporti elettronici protetti e trattati con adeguate
misure di sicurezza. I dati saranno trattati da RCS MediaGroup S.p.A.
esclusivamente con modalità e procedure necessarie per fornirLe il
servizio da Lei richiesto. I dati non saranno diffusi ma potranno essere
comunicati, sempre per la predetta finalità, a RCS MediaGroup S.p.A., oltre
che a società che svolgono per nostro conto compiti di natura tecnica od
organizzativa strumentali alla fornitura del servizio richiesto, e che sono
stati nominati Responsabili del Trattamento. Lei ha diritto di conoscere, in
ogni momento, quali sono i Suoi dati e come essi sono utilizzati. Ha anche
il diritto di farli aggiornare, integrare, rettificare o cancellare, chiederne il
blocco ed opporsi al loro trattamento. Ricordiamo che questi diritti sono
previsti dal Art.7 del D. Lgs 196/2003. Per ogni informazione riguardo
ai diritti può rivolgersi, a tal fine, al Responsabile del trattamento dei
dati personali di RCS MediaGroup S.p.A. scrivendo allo stesso c/o RCS
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Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
Il Tempo
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oggi alle 18
a Linate
dal Brasile.
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Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
Teleraccomando
Debora Villa
Tv in chiaro
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di Maria Volpe
PER DISTRARSI
PER FESTEGGIARE
Kevin Costner
e la vendetta
Al Bano-Romina
sul palco insieme
Al via la pluripremiata
miniserie con Kevin Costner
( foto) vincitrice di cinque
Emmy Awards, un Golden
Globe e basata su una storia
vera. La fiction racconta la
lunga faida tra le famiglie
Hatfield e McCoy che
prende il via dopo la Guerra
di secessione americana
(1861/1865). Esecuzioni,
imboscate e incendi ai
confini di Virginia e
Kentucky sono scatenati
dall’uccisione di Asa McCoy
nel 1865. I due ex compagni
d’armi William Hatfield
(Costner) e Randolph
McCoy (Paxton) si giurano
vendetta: una scia di morti
che si placa solo nel 1891.
Vietato perdere Al Bano e
Romina Power (foto) che
sono tornati a cantare
insieme. Lo show di stasera è
la registrazione del meglio
dei due concerti andati in
scena il 17 e 18 ottobre 2013,
al Crocus City Hall di Mosca,
in occasione dei 70 anni del
cantante pugliese. Le
telecamere di mezzo mondo
erano lì per la coppia da
Mulino bianco che negli Anni
70 e 80 ci ha rallegrato con
«Felicità» e molti altri brani,
riproposti per l’occasione in
questo evento musicale. Sul
palco anche tanti amici:
Morandi, Cutugno, Tozzi, I
Ricchi e Poveri, i Matia
Bazar, Pupo, Riccardo Fogli.
Hatfields & McCoys
Rete4, ore 21.10
Felicità
Rai1, ore 21.10
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Film e programmi
Le incomprensioni
tra uomini e donne
Casalegno e Russo
in cerca di misteri
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Film di Fausto Brizzi, sequel di
Maschi contro femmine. Continua
il conflitto tra uomini e donne.
Tra i protagonisti Claudio Bisio e
Nancy Brilli (foto), Solfrizzi e
Littizzetto, Ficarra e Picone.
Femmine contro maschi
Canale5, ore 21.10
Elenoire Casalegno e il pugile
Clemente Russo sono i due neoinviati della squadra degli
«acchiappa misteri» formata da:
Jane Alexander, Bossari, Berry e
Pinketts (foto tutti insieme).
Mistero
Italia1, ore 21.10
Sciarelli cerca
la mamma di Aosta
Disoccupazione
ne parla Paragone
Federica Sciarelli torna sul caso
di Christiane Seganfreddo, la
mamma di Aosta che si è
allontanata da casa forse per
paura che una malattia possa
renderla definitivamente cieca.
Chi l’ha visto?
Rai3, ore 21.05
«Disoccupazione alle stelle,
nuove tasse, privilegi della
casta». Di questo parla stasera
Paragone. In studio tra gli altri
Elisabetta Gardini (Popolo della
libertà), Sandro Gozi (Pd).
La gabbia
La7, ore 21.10
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47
Corriere della Sera Mercoledì 15 Gennaio 2014
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Film
e programmi
Il presidente Murray
ospita i reali inglesi
La visita di re Giorgio VI nel 1939
a Hyde Park, nella residenza del
presidente Roosevelt (Bill Murray,
foto), determinò conseguenze
importanti sugli sviluppi della
Seconda guerra mondiale.
A Royal Weekend
Sky Cinema 1, ore 21.10
L’angelo Nicolas Cage
ama Meg Ryan
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-"/ /,7"6- -ŽÞ -«œÀÌ Ó Seth (Nicolas Cage) è un angelo
che deve decidere se rinunciare
alla propria immortalità e
diventare uomo per conquistare
la donna dei propri sogni (Meg
Ryan, foto con Cage).
La città degli angeli
Studio Universal, ore 21.15
Tre personaggi diversi
uniti dall’amicizia
Renée (Josiane Balasko, foto) è la
portinaia di un elegante stabile di
Parigi, ma nasconde un animo
colto. Paloma è una ragazza difficile
e il signor Ozu un uomo solo. Tra
loro nascerà una solida amicizia.
Il riccio
Premium Cinema, ore 21.15
A fil di rete
di Aldo Grasso
«Calciomercato»
imbattibile in tv
I
l calcio sognato (a volte) è meglio del calcio giocato, molto meglio del calcio parlato. Forse questo è il motivo
principale per cui «Speciale calciomercato», condotto
da Alessandro Boana e Gianluca di Marzio, con la partecipazione di Fayna e (a volte) di Vera Spadini è la miglior
trasmissione sportiva (Sky Sport, dal lunedì al venerdì, ore 23).
Non solo per la speranza che la «squadra del cuore» si possa rinforzare: in proposito, «Il sabato del villaggio» ha già
spiegato tutto. No, esistono altri
motivi fondati. Intanto è la più
Vincitori e vinti
copiata delle trasmissioni: ormai non c’è appuntamento
Gabriel
sportivo che non dedichi ampio
Garko
spazio al calciomercato. Senza
Il melò
avere le informazioni di Di Mardi Garko
zio, senza essere una sorta di
batte
terminale ufficiale delle trattatil’impegno di Preziosi.
ve. E poi, dopo non pochi tentaCanale5 vince il prime
tivi, la trasmissione ha trovato il
time con la fiction
giusto equilibrio tra la «serietà»
«Il peccato e la
con cui trattare l’argomento (su
vergogna 2», con
certe cose non si scherza) e la
Gabriel Garko: gli
leggerezza con cui impacchettaspettatori sono
re l’appuntamento.
4.523.000, 16%
Ma c’è un argomento ancora
di share
più forte: tra sigle compiaciute,
curiosità internettiane, servizi
Alessandro
filmati sdrammatizzanti, «CalPreziosi
ciomercato» ha deciso di puntaL’impegno
re forte sulla competenza. Di caldi Preziosi
cio sanno parlare tutti, non tutti
superato
ne sanno parlare con autorevodal melò di Garko.
lezza. Anche per «leggere» un
«Gli anni spezzati»
gioco bisogna passare per il vedi Rai1 si fanno
stibolo del sapere e dell’analisi:
superare da Canale5:
ci vuole coscienza e competenper «Il giudice», con
za, coscienza degli interstizi
Alessandro Preziosi nei
stessi della competenza.
panni di Mario Sossi,
Le sere in cui ci sono Corrado
4.123.000, 14,7%
Orrico, Gianfranco Teotino, Paodi share
lo Condò, tanto per fare i primi
nomi che mi vengono in mente,
si percepisce che anche un diletto è meglio non sia in mano a
dilettanti. Manca solo Jack O’Malley.
Quest’anno, giusto per fare un confronto, gli uffici stampa
parlano molto di «Tiki Taka» (Italia1, lunedì, ore 23.40). Il conduttore Pierluigi Pardo è sveglio e simpatico, ma l’impianto
della trasmissione è terribilmente vecchio, costringe le sue
ambizioni a una gloria clandestina.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso
Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv
La Sindone è il lenzuolo
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che avvolse Gesù?
Un telo di lino su cui è visibile
l’immagine di un uomo che porta
segni di torture compatibili con la
crocifissione è oggetto di studio
da parte di esperti.
I segreti dei tesori antichi La Sacra Sindone
Bbc Knowledge, ore 22.50
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© 2014 McDonald’s.
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Corriere della Sera
MENTRE LA
BUROCRAZIA
FRENA IL PAESE,
ANDREA LAVORA
PER FAR ANDARE
AVANTI L’ITALIA.
Andrea lavora per Inalca, azienda agro-alimentare di Modena,
leader in Italia nel settore delle carni bovine, che collabora con noi.
Insieme a Inalca e a tutti i nostri fornitori italiani, abbiamo già
creato 24.000* posti di lavoro sul territorio.
Scopri come su mcdonalds.it/lavorare
McDONALD’S® CREDE NEGLI ITALIANI.
*Da una ricerca di SDA Bocconi