Qui - Socrate al Caffè per la cultura e la conversazione civile

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Numero novantasei – Aprile 2014
Mensile di cultura e conversazione civile diretto da Salvatore Veca
Direttore responsabile Sisto Capra
L’EDITORIALE
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L
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E
Un disegno di futuro
per l’umanità
di Salvatore Veca
ANNA MALACRIDA - PAOLA BERNARDI
da pagina 2 a pagina 7
l tema di
Expo 2015,
“Nutrire il
pianeta.
Energia per
la vita”,
richiede in
primo luogo
una
riflessione che prenda le
mosse dalla realtà del nostro
mondo globale e da una
ricognizione di come stanno le
cose. Questo è quanto è
dovuto al senso della realtà.
In secondo luogo, il tema
richiede una riflessione e una
discussione pubblica su come
dovrebbero stare le cose e che
cosa dovremmo fare, alla luce
di alcuni fondamentali
obiettivi di sviluppo
sostenibile e qualità di vita, al
centro della ricerca nella
comunità internazionale. E
questo è quanto è dovuto al
senso della possibilità.
Cominciamo dicendo che il
senso della realtà ci mette di
fronte ad alcuni dati
elementari, sottolineati nel
documento delle Nazioni
Unite, The Zero Hunger
Challenge. United for a
Sustainable World,
predisposto per la
partecipazione di ONU
all’Expo 2015. Il mondo
produce oggi più cibo per
persona di quanto non sia
mai avvenuto nel passato.
Tuttavia, fame e
malnutrizione sono all’ordine
del giorno. Più di 800 milioni
di persone soffrono di fame
cronica. Circa due bilioni di
persone sono malnutrite.
Circa 1.4 bilioni di persone
sono afflitte da obesità. Circa
un terzo del cibo prodotto per
il consumo umano è sprecato
o si perde nella filiera
alimentare. E domani? Nei
prossimi decenni la domanda
globale di cibo crescerà in
rapporto all’aumento della
popolazione mondiale. E ciò
metterà sotto pressione il
nostro pianeta che già oggi è
minacciato dal degrado
ambientale, dalla perdita di
biodiversità, dal
supersfruttamento delle
(Continua a pagina 12)
la Feltrinelli a Pavia,
in via XX Settembre 21.
Orari:
Lunedì - sabato 9:00-19:30
Domenica 10:00-13:00 / 15:30-19:30
Elogio delle donne
palestinesi
FONDAZIONE
SARTIRANA
ARTE
CONOSCETE
LA STORIA
DEL COLIBRÌ?
MARTA GHEZZI
Alle pagine 8-9
GIORGIO FORNI
alle pagine 10-11
Pagina 2
Numero novantasei - Aprile 2014
Un Collegio
per la formazione
universitaria
di donne di talento
Storia e futuro
dell’istituzione
fondata nel 1978
da Sandra Bruni Mattei
Senza
dimenticare
che
completamente
soli non si va
da nessuna
parte”. Così
chiude un suo
articolo
un’Alumna del Collegio
Nuovo, una delle centinaia
che - in 35 anni compiuti di
attività dell’istituzione fondata
dall’imprenditrice di origine
veneta, Sandra Bruni Mattei
- sono cresciute con il
Collegio Nuovo e hanno fatto
crescere il Collegio stesso.
Consapevoli di questo, come
Presidente e Rettrice,
abbiamo deciso di condividere
il racconto di quello che è
stato il Collegio, ma anche la
visione di quello che sarà o
potrà essere, in piena
sintonia con gli altri
componenti del
Consiglio di
Amministrazione. Un
Consiglio che governa la
Fondazione che
inquadra il Collegio,
presieduto nel primo
triennio (dal 1978) dalla
stessa Fondatrice, poi, sino
all’agosto 2013, dalla nipote,
Bruna Bruni. Due donne che
con intelligenza, discrezione,
sensibilità e concretezza
hanno lavorato con l’obiettivo
del bene del Collegio e delle
Alunne: un obiettivo
condiviso con i medesimi
valori dalla neo-Consigliera,
anche in rappresentanza della
famiglia della Fondatrice,
Margherita Sosio,
ricercatrice nel settore
farmaceutico.
LA FONDATRICE:
MANAGER, MATEMATICA,
MECENATE
SENZA RETORICA
Sandra Bruni Mattei mise la
sua lungimiranza e la sua
tenacia al servizio della
promozione della formazione
femminile, regalando alla
nostra città due collegi
universitari per studentesse,
con oltre 200 posti
complessivi: in accordo con il
Collegio Ghislieri e con il
supporto dell’allora Rettore
Aurelio Bernardi, istituì
dapprima, a metà degli anni
Sessanta, la sezione
femminile dello storico
Collegio fondato da San Pio V.
Nel 1978 poi, in anni non
Un atto di coraggio
che continua e si aggiorna
alle sfide del mondo globale.
Nel segno della condivisione.
di Anna Malacrida
Presidente della Fondazione Sandra e Enea Mattei
Paola Bernardi
Rettrice del Collegio Nuovo - Fondazione Sandra e Enea Mattei
facili, fu la volta della “nuova”
creatura, appunto, di
un’intraprendente e generosa
donna come lei. Una
generosità che Aurelio
Bernardi riuscì a rendere
esemplare descrivendo così la
Fondatrice, con cui collaborò
strettamente anche alla
nascita e all’avvio del
Collegio Nuovo: “Non
menava vanto delle sue
iniziative mecenatesche: una
Il giornale di Socrate al caffè
Direttore Salvatore Veca
Direttore responsabile Sisto Capra
Editore
Associazione “Il giornale di Socrate al caffè”
(iscritta nel Registro Provinciale di Pavia delle Associazioni senza scopo di lucro, sezione culturale)
Direzione e redazione via Dossi 10 - 27100 Pavia
0382 571229 - 339 8672071 - 339 8009549 [email protected]
Redazione: Mirella Caponi (editing e videoimpaginazione), Pinca-Manidi Pavia Fotografia
Stampa: Tipografia Pime Editrice srl via Vigentina 136a, Pavia
Autorizzazione Tribunale di Pavia n. 576B del Registro delle Stampe Periodiche in data 12 dicembre 2002
piccola goccia, diceva, che
altri incrementerà”. La
“goccia” è il segno di un vero
understatement, se si pensa
che il patrimonio personale di
Sandra Bruni Mattei,
derivante dai proventi
dell’azienda meccanica
fondata con il marito
valtellinese, ingegner Enea
Mattei, costituì il fondo
messo al servizio degli
obiettivi statutari del Collegio,
I PUNTI SOCRATE
primo fra tutti “contribuire
concretamente al progresso
intellettuale del Paese,
provvedendo allo sviluppo
culturale di giovani donne
con spiccata attitudine agli
studi e iscritte all’Università
di Pavia”.
Gli “altri” arriveranno grazie
anche al riconoscimento
legale, nel 1980, con Decreto
del Presidente Sandro
Pertini, pubblicato l’anno
successivo sulla Gazzetta
Ufficiale: un riconoscimento
che sancì il Collegio come
istituzione di alta
qualificazione culturale e
come tale meritevole di
contributi, sotto la vigilanza
del MIUR. Un risultato
importante raggiunto anche
grazie alla tenacia di Aurelio
Bernardi e di Alberto Gigli
Berzolari, allora Rettore
dell’Ateneo pavese, nonché
componente del primo CdA
del Collegio.
Nella Fondatrice, oltre alla
generosa intraprendenza e
apertura internazionale,
valori con cui il Collegio è
nato e cresciuto, abbiamo
sempre visto espressa la
convinzione che le donne, per
affermarsi, non debbano
dimenticare la loro
femminilità, quanto
piuttosto valorizzare i
propri talenti in
armonia con un mondo
fatto alla pari, e
insieme, da donne e
uomini. Dal ritratto
fornito in diverse
occasioni istituzionali,
Sandra Bruni Mattei esce non
solo come instancabile globetrotter, ma anche come donna
manager ante litteram che
seppe intuire, anche in
questo caso ante litteram, il
grande apporto che donne
preparate e competenti, e
pure “cittadine del mondo”,
possono dare allo sviluppo
anche economico della
società. Una figura come
Sandra Bruni Mattei, di
indiscutibile fascino e di fiero
carattere, esercitò su molti,
tra cui chi aveva ricevuto
dalla stessa Fondatrice
l’incarico di dirigere il
Collegio, una grande
influenza, i cui effetti parlano
da soli attraverso quello che è
il Collegio oggi: questo grazie
anche, e vogliamo sottolineare
soprattutto, alle personalità
che via via si sono succedute
in Consiglio e, in generale,
nella vita culturale e
accademica del Collegio
Nuovo.
SIN
DALLE PRIME ALUNNE,
UN COLLEGIO
CHE GUARDA AL MONDO
Il primo anno (1978), insieme
alle primissime 24 Alunne
provenienti da tutta Italia,
(Continua a pagina 3)
Ecco dove viene distribuito gratuitamente Il giornale di Socrate al caffè
Aprile 2014 - Numero novantasei
Pagina 3
L’avvio degli incontri
culturali e accademici
“apre” all’esterno
e al futuro
Tra le prime Alunne,
la traduttrice francese
di Antonio Tabucchi
(Continua da pagina 2)
faceva già parte della
comunità collegiale la prima
studiosa straniera, Faduma
Egal, venuta dalla Somalia
per perfezionarsi in Tecnica
bancaria. Con lei c’erano le
prime lettrici madrelingua di
inglese e tedesco, cui si
sarebbero via via aggiunte
altre di francese (come la
traduttrice di Antonio
Tabucchi, Lise Chapuis),
spagnolo e persino arabo
(negli anni Novanta, con
Faten Bethabet, studentessa
di Farmacia), a consolidare
l’ambiente di apertura
internazionale e di
impostazione liberale del
Collegio, secondo i voleri
espressi dalla Fondatrice.
Intenzioni per altro già
rispecchiate nella primissima
partnership del Collegio,
siglata già nel 1981 con
l’Università di Mainz, cui
seguirà una decina di anni
dopo quella con l’Università
di Heidelberg.
Sin dai primissimi anni, poi,
si iniziò a impostare la
programmazione di incontri
culturali e accademici,
dapprima riservati alle alunne
(spesso su loro proposta), poi
aperti anche al pubblico
esterno. Dalle prime
conferenze, di taglio più
accademico e specialistico,
soprattutto in ambito medico
e biologico, si passa ad
appuntamenti di argomento
storico, letterario e di
attualità, in armonia con il
potenziamento del carattere
interdisciplinare (e di stimolo
culturale più generale)
proprio di un collegio
universitario, anche in
collaborazione, e non in
concorrenza, con l’Università.
Una visione che è
rispecchiata pure nella
costruzione della biblioteca
interna del Collegio che
accoglie via via, accanto ai
classici dei vari settori,
riviste, video e saggi di
attualità. Riservata alle
alunne, la biblioteca diventa
nel tempo anche loro
privilegiata sala di studio
comune e struttura aperta, su
appuntamento, al pubblico
esterno. Il Collegio acquista
sempre più la fisionomia di
luogo riservato, ma aperto: è
questa la vera sfida,
l’equilibrio difficile che si
cerca di mantenere seguendo
lo spirito dei tempi e nel
rispetto di una tradizione
comune rappresentata dai
Collegi pavesi. Tradizione a
cui, nella sua “eterna
giovinezza” (il “Nuovo” resta
sempre “nuovo”!), il Collegio,
anche nelle sue successive
addizioni fisiche, dalla
palestra alla Sezione Laureati
(mista!), attinge con lo
sguardo aperto sul futuro.
UN COLLEGIO
SEMPRE PIÙ IN RETE
Questo è il “segno” del
Collegio Nuovo: consolidare
NELLE
FOTO
Nell’altra pagina
Il giardino
del Collegio
Nuovo
Qui, sopra
La “prima pietra”
del Nuovo,
nel 1975
Sandra
Bruni Mattei
l’esperienza, sapendola
aggiornare ai tempi. E in
questo senso abbiamo anche
condiviso la nostra sensibilità
per i temi specificamente
legati alla formazione
femminile, anche con
l’inclusione, a livello
istituzionale, in reti
internazionali come Women’s
Education Worldwide
(WEW), network prestigioso di
oltre una sessantina, oggi, di
istituzioni accademiche
impegnate nella formazione
femminile, consapevoli di
quanto cammino resti ancora
da percorrere per una
effettiva parità dei generi,
pure nei Paesi occidentali.
Grazie anche alla partnership
con il New Hall (oggi Murray
Edwards) College
dell’Università di Cambridge
(UK) - di cui “Socrate al
Caffè” ha parlato in un
inserto speciale del gennaio
2004 - il Collegio è stato tra i
primissimi membri invitati a
far parte di WEW sin dalla
fondazione. Un invito, da
parte di due storici college
statunitensi come Mount
Holyoke e Smith, che è stato
preludio a un’attività
intensificatasi in questo
ultimo decennio improntato
alla dimensione globale e che
si è avvalsa anche del
supporto e della sensibilità di
Grazia Bruttocao. Alumna
sempre molto vicina
all’attività soprattutto
culturale del Collegio, Grazia
Bruttocao, durante un
triennio cruciale per il Nuovo
(2003-2005), fu formalmente
parte dello staff collegiale,
prima di assumere il
prestigioso ruolo di Portavoce
del Rettore dell’Ateneo pavese,
lasciando una preziosa
eredità a un’altra Nuovina,
Saskia Avalle, che dal 2006
collabora con la Rettrice per
le attività culturali,
accademiche e internazionali
del Collegio, oltre che nelle
relazioni esterne. Non poche
sono le Nuovine, nella storia
del Collegio, con ruoli anche
manageriali in istituzioni
accademiche: oltre a Kamal
Singh, fino al 2010 Rettore
dell’Università Amravati in
India, Piera Molinelli, ad
esempio, è Pro-Rettore
dell’Università di Bergamo e
Maria Francesca Nespoli,
prima di passare all’Italian
Academy di New York e ora
alla Marines Corps
University di Quantico (in
prossimità di Washington), ha
collaborato come
Responsabile Relazioni
esterne e Ufficio Stampa ai
primissimi anni dell’Istituto
Universitario di Studi
Superiori (IUSS), di cui il
Collegio Nuovo, insieme
all’Università e agli altri
Collegi di merito, è tra i
membri fondatori. E il cui
Direttore per oltre tre lustri,
Roberto Schmid, Ordinario a
Ingegneria e già Rettore
dell’Università di Pavia, è
ancora oggi, dal 1994,
membro del CdA del Collegio.
Senza dimenticare, poi, che
l’Associazione Alumni dello
IUSS è stata presieduta,
nell’anno della sua
costituzione da... una
Nuovina, Anna Lanzani,
marketing manager, e che la
prima diplomata IUSS della
Classe scientifica è stata
un’altra Nuovina, la
matematica Riccarda Rossi,
ora docente universitaria. E
anche che, per diversi anni, Il
Collegio è stato sede del
Master IUSS in Scienza e
Tecnologia dei Media, ideato e
diretto da Virginio Cantoni e
frequentato da molte nostre
neolaureate. Tra le
primissime Bruna Bovolenta,
oggi responsabile della
programmazione fiction e
documentari per una delle
principali reti televisive
italiane.
Un triennio cruciale, si
diceva, quello 2003-2005, in
cui vengono a maturazione
molti frutti del lavoro degli
anni precedenti. Infatti, non
solo si consolida una serie di
insegnamenti promossi dal
Collegio e accreditati
dall’Università di Pavia (oggi
siamo arrivati a oltre 300 ore
di lezione l’anno, con
l’erogazione di circa 2.000
crediti), che fanno dell’Ateneo
pavese una sorta di
“Università diffusa” tra i
Collegi, ma nel 2005 giunge
pure il riconoscimento dello
IUSS come Scuola Superiore
a ordinamento speciale. Un
traguardo prestigioso conseguito da Roberto
Schmid durante il mandato
del Ministro Letizia Moratti di cui il Collegio è
naturalmente orgoglioso come
partner istituzionale della
Scuola: oggi ne è allieva una
buona metà della comunità
collegiale.
Il 2005 è anche l’anno in cui
il Collegio ha assunto la
Presidenza dei Collegi
Universitari Italiani di
Merito, 14 istituzioni su tutto
il territorio nazionale: tra i
contributi è da segnalare
certamente anche la
sensibilizzazione sui temi
legati alla leadership
femminile, ora sempre più
nell’agenda delle priorità
anche nazionali, come
testimoniano le recenti
misure legislative a favore di
quote di genere (Legge GolfoMosca). Quest’anno è stato
un onore inaugurare la
stagione culturale del Collegio
proprio con Lella Golfo,
Presidente della Fondazione
Bellisario; l’ultima, con la
virologa Ilaria Capua e la
corrispondente da Istanbul e
Atene, Marta Ottaviani,
nostre ospiti in novembre, di
una serie di donne “eccellenti”
che negli anni sono salite sul
palco della nostra Aula
Magna a dare testimonianza
concreta alle studentesse che
(Continua a pagina 4)
Pagina 4
Numero novantasei - Aprile 2014
L’impegno costante
per un’effettiva parità
dei generi
nel nome del talento
Un’istituzione sempre
più in rete con partner
prestigiosi per la
formazione femminile
(Continua da pagina 3)
anche le donne possono
raggiungere posizioni di
vertice. Grazie anche alla
partnership avviata con
l’Associazione Pavia Città
Internazionale dei Saperi,
abbiamo avuto ospite Cini
Boeri, figura storica del
design italiano e
internazionale.
Un triennio, ancora, il 200305, in cui, all’interno della
rete WEW, si sono poste le
basi per rapporti più stretti
con alcune istituzioni, come
con il Dubai Women’s
College: in dieci anni quindici
alunne e due Alumnae hanno
partecipato, con il supporto
del Collegio, all’Insight Dubai
Program, dando il via a un
crescente dialogo con la
cultura araba.
UN COLLEGIO
CHE GUARDA AL FUTURO
In generale, è la storia intera
del Collegio - a partire dallo
sforzo sempre a sostegno del
merito e dei progetti di studio
anche post-laurea,
soprattutto se prevedevano
una esperienza all’estero - ad
avere accreditato il Collegio
come istituzione con cui
progettare il futuro.
Lo sa bene un’Alumna come
Barbara Casadei, una delle
primissime 24 a varcare la
soglia del Collegio nel 1978
come studentessa di Medicina
e a oggi l’unica Ospite d’onore
Nuovina della Giornata del
Laureato all’Università di
Pavia (e siamo fiduciose che
se ne aggiungeranno presto
altre!). Barbara ha usufruito,
nel 1989, di una delle prime
borse di perfezionamento post
laurea per l’estero assegnate
dal Collegio. Una borsa che
l’ha portata a Oxford dove poi
ha conseguito uno dopo l’altro
una serie di primati che sono
certo una conquista
personale, ma anche un
simbolo per molte donne e per
un’istituzione come la nostra.
Basti pensare alla sua recente
nomina - unica donna - come
British Heart Foundation Full
Professor in Medicina
Cardiovascolare nel Regno
Unito, un riconoscimento che
consente a tante giovani
nuove leve di formarsi con lei.
Intanto, per uno stage nel suo
laboratorio si è già recata una
specializzanda Nuovina,
Silvia Guarguagli. Contiamo
che questo modello si possa
replicare anche in altri
contesti presidiati dalle nostre
Nuovine e con cui abbiamo
anche rapporti accademici:
Yale è tra i prossimi obiettivi,
come testimoniato dalla visita
in Collegio, in più occasioni,
della prof. Serap Aksoy,
Professore di Epidemiologia
nella Facoltà di Medicina di
Yale che al Nuovo ha tenuto
anche una conferenza su
donne e scienza, promossa in
collaborazione con
Soroptimist International Club di Pavia. Non si
escludono altri sviluppi, se si
pensa che, sempre a Yale, tra
le Alumnae abbiamo anche
un’Assistant Professor e che
nelle Facoltà di Medicina delle
Università di Miami e della
California abbiamo due
Associate Professor!
Che il Nuovo sia un collegio
con cui si può progettare il
futuro lo sa pure una
istituzione come il Barnard
College della Columbia
University (NY). Segnalatoci
anche da Maria Francesca
Nespoli, il prestigioso
women’s college di New York
(prestigioso al punto da avere
quale ospite d’onore al suo
Commencement del 2012 il
Presidente Obama) ha
proposto il Collegio Nuovo
come primo membro del suo
progetto di espansione
internazionale (VISP - Visiting
International Students
Program). Da allora, nel 2008,
nel giro di un lustro, sfiora la
trentina il numero delle
alunne che hanno potuto
essere Barnard students per
lo Spring Semester o per il
Summer Term. Con costi
largamente inferiori a quelli di
iscrizione per le colleghe
americane, senza contare il
sostegno economico e in
generale il supporto di
counseling da parte del
Nuovo.
Nel 2011, poi, è la volta in cui
si formalizzano le relazioni
con l’Estremo Oriente, già
avviate in particolare sei anni
prima anche attraverso la
missione in Cina durante il
turno di Presidenza della
Conferenza dei Collegi, tanto
che il Nuovo aveva potuto
annoverare nella sua
“Faculty” pure un Professore
PAOLA CASATI MIGLIORINI
Perito della Camera di Commercio di Pavia dal 1988 C.T.U. del Tribunale di Pavia
 Perizie in arte e antiquariato
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della East China University
of Political Science and Law
di Shanghai (Lihong Zhang).
Dopo la Shandong Women’s
University in Cina, tocca
infatti all’Ochanomizu
University di Tokyo siglare
l’ultimo, per ora, accordo
internazionale con
l’istituzione fondata da
Sandra Bruni Mattei.
UN
ATTO DI CORAGGIO
CHE CONTINUA
Globetrotter il Nuovo, come la
sua Fondatrice e chi oggi
guida il Collegio. Sempre
pronto a captare nuovi stimoli
(e a tradurli in pratica,
collegialmente), come nella
tradizione del suo nome.
Conscio delle difficoltà del
momento, che non
spaventano proprio perché il
Nuovo è nato e cresciuto
anche in mezzo alle sfide.
Come quell’atto di coraggio,
della Fondatrice ma anche
delle prime alunne - tra cui ci
piace ricordare le prime
laureate della storia del
Collegio: Silvia Romagnoli
(in Biologia, oggi Responsabile
R&D in un’azienda
farmaceutica) e Laura Feltre
(in Filosofia, oggi
Caporedattore di un
quotidiano) - quel 7 novembre
1978, in anni davvero difficili
che abbiamo attraversato. Li
abbiamo attraversati anche
con la guida di tante persone,
tra cui per primo il professor
Emilio Gabba, Consigliere di
Amministrazione dal 1981 e
per circa trent’anni, che ha
accompagnato la crescita del
Nuovo col suo consiglio saggio
e sereno, dando soprattutto
impulso alle attività culturali
e internazionali. E con lui,
negli anni, i docenti
dell’Università di Pavia
Roberto Schmid, Silvio
Beretta, Mario Pampanin,
Aris Zonta, Remigio
Moratti, Dario Mantovani, e
una rappresentante delle
Alumnae, da Grace Bianchi,
ginecologa a Ginevra, a
Renata Bonfiglio, Investor
Relations Manager in
un’importante società
milanese, a Barbara De
Muro, avvocato del Foro di
Milano, che oggi, tra l’altro, è
responsabile del progetto
“Women on Board” per
l’Associazione di Studi Legali
Associati. Tutti sempre pronti
a dare, nei rispettivi ambiti,
contributi importanti alla
crescita del nostro Collegio
oltre che a garantire in prima
persona il rispetto dei fini
istituzionali della Fondazione.
Ricordiamo, tra i tanti loro
contributi, quello del
Professor Zonta, che da dieci
anni, con il professor Paolo
Danesino, tiene in Collegio il
pionieristico insegnamento di
“Etica della comunicazione
medica” introducendo le
matricole di Medicina agli
aspetti più umani e delicati
della professione medica. Ma
anche al di fuori del Consiglio
sono numerose le persone che
non hanno fatto e non fanno
mai mancare il proprio
sostegno alle attività della
(Continua a pagina 5)
PAVIA START UP
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Aprile 2014 - Numero novantasei
Pagina 5
Meritocrazia nei fatti,
sostegno al merito,
opportunità
di studio all’estero
I tanti docenti e amici
del Collegio ne hanno
fatto la storia guardando
anche al futuro
(Continua da pagina 4)
Fondazione. Tra gli altri
vogliamo citare il professor
Gianpaolo Calvi che per
primo suggerì alla Fondatrice
di costruire il suo “nuovo”
collegio nell’area Cravino e poi
negli anni ne ha sempre
seguito l’espansione degli
spazi e delle strutture. Fino
all’ala nuova del giardino, con
al centro il roseto intitolato a
Rita Levi-Montalcini, con
100 rose della qualità a lei
dedicata disposte nella forma
del NGF, la scoperta che le
valse il Nobel. A donarlo al
Collegio l’Alumna Natalia
Lugli, ora dottoranda in
Genetica a Ginevra.
LA
STRATEGIA
DELLA FIDUCIA,
NEI TALENTI E NEL MERITO
Un Collegio in un’area
deserta, ma strategica, ieri.
Nel Centro dell’area
scientifica dell’Ateneo pavese,
oggi. E domani?
Se guardiamo alla
collaborazione avviata con il
Women in Public Service
Program, lanciato da Hillary
Clinton per aumentare il
numero di donne in posizioni
apicali nelle sedi politiche e
istituzionali (il Collegio sta già
facendo la sua parte anche
con l’Alumna Cristina
Castagnoli, prima e unica
Advisor italiana del “Ministro
degli Esteri” dell’Unione
Europea) si direbbe che non
manchino sfide da affrontare.
Se guardiamo ai numeri e alla
qualità degli ospiti che si sono
avvicendati nell’Aula Magna
del Collegio, Rita LeviMontalcini o Inge Feltrinelli
per nominarne solo due,
possiamo unire l’orgoglio al
monito di andare sempre
avanti. E con determinazione,
consapevoli dell’importanza
civica del “conversare”, come
ci insegna chi scelse il
Collegio per la sua prima
lezione pubblica, una volta
insediatosi a Pavia: Salvatore
Veca. E, con lui, molti altri
Docenti e Amici del Collegio:
da Cesare Segre a Carla
Riccardi e Anna Modena, da
Maria Antonietta Grignani a
Silvana Borutti, da Giovanni
Bignami a Franco Brezzi,
per non citare poi tutti i quasi
60 Docenti che assicurano
ogni anno lo svolgimento
dell’attività accademica del
Collegio accreditata
NELLE
FOTO
Nell’altra pagina
Il “Coppone” torna
al Collegio Nuovo
Nuovine in giardino
Qui sopra
Il cortile interno
dall’Università. E senza
dimenticare chi, come Maria
Corti o Rossana Bossaglia,
fu da subito vicino al Collegio
e alle sue attività culturali in
incontri memorabili come
quelli con Alessandro
Baricco, Federico Zeri o Gae
Aulenti.
Se guardiamo allo sforzo di
tutto lo staff, in primis la
Segretaria del Collegio
Ricciarda Stringhetti
(arrivata al Nuovo 25 anni fa),
si direbbe che il senso di
appartenenza e lo spirito di
cooperazione accanto al
rispetto della professionalità e
dell’opportunità di sviluppo
dei singoli sono valori che
aiutano la crescita
dell’istituzione, ma
soprattutto ne consolidano la
solidarietà dei momenti di
crisi.
Se guardiamo alle
opportunità date dal network
delle Alumnae, dalla loro
capacità di mettersi a
disposizione del Collegio (un
pensiero va, tra le altre che
hanno assicurato risorse in
ogni forma preziose,
all’infaticabile Raffaella
Butera, prima Presidente
dell’Associazione formalmente
costituita, tossicologa della
Fondazione Maugeri, e
all’attuale, non meno
infaticabile, Presidente Paola
Lanati, imprenditrice), non
possiamo che guardare al
futuro del Collegio Nuovo
ancora una volta con
ottimismo e fiducia, la stessa
che ci hanno accordato le
istituzioni e le persone che
hanno appoggiato il Collegio
IMPRESA CALISTI
PAVIA
1928-2013
TRE GENERAZIONI IMPEGNATE NEL RESTAURO CONSERVATIVO
DI EDIFICI E MONUMENTI STORICI
sin dalla nascita o negli anni
successivi.
Contiamo ancora anche su di
loro per rendere possibili
solidi sviluppi professionali
delle nostre studentesse,
siano quelli di una Full
Astronomer dell’European
Southern Observatory (ESO)
Faculty, Magda Arnaboldi, o
quelli rappresentati dal
rientro in Italia, e proprio a
Pavia, dall’Inghilterra di una
docente in Storia antica,
Livia Capponi (vincitrice di
una delle due uniche Borse
Rita Levi Montalcini
assegnate in Italia nel 2013 a
docenti di area umanistica). O
ancora, pensando agli ultimi
in ordini tempo e anche meno
“convenzionali”, la recente
nomina di Maria Anna
Vologni, laureata in Filosofia,
come Vice Presidente di una
società di analisi dei rischi
finanziari a Bruxelles.
Segnali positivi che il Collegio
spera di continuare a dare,
grazie allo sforzo che anche
nell’attuale anno accademico,
nonostante il taglio delle
risorse ministeriali, è riuscito
a realizzare: un bel 50% di
alunne con posto gratuito
del Collegio o
convenzionato con INPS e
un altro 14% con i nuovi
premi speciali per merito,
sempre assegnati dal Collegio.
Ancora una volta per ribadire
in concreto la sua
caratteristica di istituzione
cui tutte possono accedere,
indipendentemente dalle
condizioni economiche,
purché naturalmente ne
abbiano merito. Un vero
ascensore sociale, come tante
belle carriere di Alumnae ci
confermano. E senza
dimenticare poi l’alto numero
di opportunità di studio
all’estero offerte dal Collegio
(39, in 13 sedi diverse in tutto
il mondo, quelle assegnate nel
2012-13), ben consapevoli,
anche in questo caso, che
senza confrontarsi in un
contesto globale non si va da
nessuna parte.
Uno sforzo di squadra che
non può che essere
ulteriormente condiviso,
anche e soprattutto in
momenti di crisi, per il
rilancio del Paese. Per una
meritocrazia nei fatti, per una
fucina di nuovi talenti.
Anna Malacrida
Paola Bernardi
Pagina 6
«Il Collegio mi ha portato
fortuna, ha contribuito
alla serenità
degli anni di studio»
ANNA MALACRIDA
RACCONTA I SUOI ANNI AL
NUOVO:
L’INTERVISTA
ALLA PRESIDENTE
rima conoscenza
con il Collegio
Nuovo…
Con la Rettrice
Paola Bernardi ci
siamo incontrate
grazie alla
comune amicizia con Giliana
Muffatti Musselli, archeologa e
storica dell’arte di origine
valtellinese che, non
dimentichiamolo, era stata
Direttrice della sezione femminile
del Ghislieri, oltre che attiva socia
FILDIS, come la Fondatrice Sandra
Bruni Mattei. Ho visto il Collegio
se non nascere, almeno appena
svezzato! Infatti ho avuto l’onore
di essere la prima ospite laureata,
italiana, al secondo anno di
attività del Nuovo e anche di
conoscere la Fondatrice.
Qualche ricordo di quei primissimi
tempi?
Il Collegio mi ha portato fortuna o
comunque ha contribuito alla
serenità degli anni di studio,
facendomi vivere in un ambiente
stimolante e vivo. Due anni dopo il
mio arrivo, da Tecnico laureato in
Zoologia sono diventata
Professore Associato in Biologia
Generale alla Facoltà di Scienze
dell’Università di Pavia. Non ho
mai smesso di considerarmi in
qualche modo alunna del Collegio:
il momento più bello nella mia
decennale esperienza di
“professor in residence” era
partecipare la mattina, a
colazione, alle conversazioni delle
alunne. I primi anni mi sono
avvicinata soprattutto alle
numerose ospiti straniere, forse
anche perché per il mio lavoro
ero, come oggi, molto sensibile
alla dimensione internazionale nel
mondo della ricerca. In Collegio
c’erano, e qualche volta sono
tornate, Fügen Tabak e Chen
Chen-jia, docenti di Fisica
rispettivamente all’Università di
Ankara e di Pechino, e poi Sofia
Kantor, docente di Filologia
Romanza alla Hebrew University
di Gerusalemme.
Tra le studentesse di allora ricordo
poi la figlia di un mio collega,
Grace Bianchi, ora ginecologa a
Ginevra. Sono gli anni di ingresso
delle sorelle Patrizia e Daniela
Cavalloro, matematiche entrambe
come la nostra Fondatrice.
Venivano dal Centro Italia e oggi si
sono stabilite qui in Lombardia:
Patrizia si occupa di finanza,
Daniela di informatica.
C’è anche poi chi si è fermata a
Pavia... pensiamo a Flavia Magri,
studentessa bresciana di
Medicina, che il caso della vita (e
del Collegio!) vuole che sposi il
fratello delle sue compagne
Cavalloro e diventi endocrinologa
alla Fondazione Maugeri di Pavia.
Ma la storia non finisce qui.
No, e come continua?
Con Flavia si sta perfezionando
l’Alumna Valentina Capelli,
vincitrice di uno dei Premi di
Ricerca messi a concorso
dall’Associazione Alumnae
presieduta da Paola Lanati,
laureata in CTF e oggi
imprenditrice. E non è ancora
finita! Sulle orme di Flavia, ma
scegliendo un corso di studi
diverso (CTF), oggi al Nuovo ha
vinto un posto la figlia Valeria. Il
Collegio è anche questo: luogo
non comune, scambio di
conoscenze e trasmissione di
esperienze. Lo è stato e lo è anche
nel mio rapporto con la stessa
Rettrice, che non posso che
definire anche amica.
In che modo si è concretizzato tra
voi questo scambio di conoscenze
ed esperienze?
Per la nostra diversa formazione lei “letterata”, cresciuta con figure
come Dante Isella, Maria Corti e
Cesare Segre, fondamentali per il
Collegio - ci siamo integrate
benissimo nella organizzazione
della vita culturale del Collegio sin
dai primi anni. Naturalmente il
mio contributo era a livello
informale, non avevo nessun
incarico specifico in Collegio, ma
mi è sempre piaciuto favorire delle
opportunità, come è nel mio stile
(“facciamo, facciamo!” mi prende
affettuosamente in giro mio
marito, Giuliano Gasperi, e... condirettore del nostro Laboratorio di
Entomologia molecolare!). Quindi
non solo il mio collega, prof.
Umberto Bianchi, padre appunto
di Grace, venne a tenere la lezione
“Geni egoisti o geni ignoranti?”
nel 1981, ma in Collegio abbiamo
fatto venire, due anni dopo, i
genetisti dell’Università di Pavia,
Gabriele Milanesi e Luigi De Carli,
e, nel 1986, l’etologo Danilo
Mainardi, allora a Parma. E
sognavamo di far venire anche
Rita Levi-Montalcini, prima
ancora che vincesse il Nobel.
Prendemmo contatto con lei,
appena rientrata dagli Stati Uniti,
Pagina 7
«Intendo rafforzare
lo spirito di cooperazione
e di squadra.
Solo così si cresce»
«CERCO
DI RESTITUIRE QUANTO HO RICEVUTO»
ma ci disse che era troppo
impegnata nel suo lavoro di
ricerca per venire a Pavia. Che
gioia per noi vederla arrivare in
Collegio più di vent’anni dopo!
Alcuni di quegli ospiti, come
Milanesi e Mainardi, sono poi
tornati nell’ultimo decennio,
memori della loro prima volta al
Nuovo... Sì, Mainardi, quando è
tornato in Collegio, si era dato
anche al giallo, ma al Nuovo piace
contaminare le esperienze,
diciamo che è un laboratorio di
esperimenti! Si cresce anche così.
E ora, come Presidente?
Ora come Presidente ... resto
Alunna! Confesso che già mi aveva
fatto piacere quando
l’Associazione Alumnae mi aveva
nominato sua socia onoraria
(insieme al Professor Emilio
Gabba, poi!) e considero un
grande onore esser stata eletta
Presidente del CdA della
Fondazione che inquadra il
Collegio. Considero questa
posizione, ricoperta per oltre
trent’anni da Bruna Bruni, come
un’opportunità per restituire in
qualche modo quanto ho ricevuto
dal Nuovo: amiche, colleghe,
allieve meravigliose come
Francesca Scolari che lavora nel
nostro Laboratorio. In Collegio
intendo rafforzare lo spirito di
cooperazione e di squadra, simile
a quello che caratterizza la vita di
laboratorio di tutti i giorni. Non è
facile, ma la condivisione delle
conoscenze e degli obiettivi e un
buon affiatamento che nasce dal
rispetto reciproco fanno la forza di
un sistema.
Quest’anno il Collegio ha
promosso un incontro con la
virologa Ilaria Capua: una grande
donna, un vulcano di iniziative che
ha dimostrato che anche
lavorando nella “periferia
dell’impero” si può ottenere
molto. Ci ha ricordato che i dogmi
vanno sfidati, che un piccolo gesto
può produrre conseguenze
positive per un’intera comunità. E,
come donna di scienza, cresciuta
in una famiglia di imprenditori,
non posso che... condividere.
Soprattutto in questa nuova e
impegnativa veste.
Cosa c’è nel futuro del Collegio?
Lo dice bene anche la Rettrice:
sappiamo bene tutti che le criticità
principali sono finanziarie, ma il
Collegio, anche nei momenti più
difficili, non è mai venuto meno al
primo obiettivo, quello di
sostenere le sue alunne
indipendentemente dal reddito
delle loro famiglie. Lo ha fatto
sotto ogni aspetto, dall’assicurare
loro un ambiente confortevole
anche nelle piccole cose, con
spirito pragmatico, al sostenerne
la crescita professionale e umana.
Senza scendere a compromessi,
mantenendo la centralità del
merito. Questo è il senso di quel
57%, la percentuale media di
copertura dei costi di
mantenimento in Collegio non
originata dai contributi economici
delle alunne; questo è il senso di
quel 60% di alunne che in oltre
trent’anni ha visto sostenere i
propri progetti di studio all’estero.
Cifre, di questi tempi, che
rappresentano un investimento
non da poco. Ma tutti noi,
consapevoli dell’eredità della
Fondatrice, che alla Rettrice aveva
affidato il compito di guidare il
Collegio, siamo convinti che ne
valga la pena. Anche perché,
attraverso le studentesse che
entrando in Collegio diventano
Alunne e poi, uscendone,
Alumnae, vediamo tutte le
opportunità che si aprono, per
loro e per noi tutti, e con noi
intendo il nostro Paese, ma nel
mondo. Il futuro, in una parola, un
nuovo Horizon, e ben oltre il 2020!
(Intervista raccolta da Saskia Avalle,
Coordinatrice Attività accademiche e
culturali del Collegio Nuovo)
NELLE
FOTO
In alto, da sinistra
Anna Malacrida
Inge Feltrinelli torna
al Collegio Nuovo
Lella Golfo inaugura
al Nuovo l’Anno Accademico
2013-2014
Rita Levi-Montalcini
Incontra le studentesse
In basso, da sinistra
La palestra del Nuovo
WEW Student Conference
2011 al Collegio Nuovo
L’Aula Magna
Pagina 8
ono tornata
per la terza
volta in
Palestina,
una terra
martoriata e
spesso
dimenticata
dai media e
dalle agende dei politici, una
terra occupata, sempre più
ristretta dall’espansione
continua degli insediamenti
israeliani, priva di ogni
diritto, in barba ad accordi
esistenti solo sulla carta.
Sono partita per un
“pellegrinaggio di giustizia”
“un ponte per Betlemme” nel
decennale della costruzione
del muro che come un
serpente circonda e richiude
gli striminziti territori lasciati
(fino a quando?) ai
palestinesi. Volutamente
abbiamo voluto privilegiare gli
incontri con palestinesi,
cristiani e musulmani (con
una sola eccezione per un
rabbino “moderato” a Tel
Aviv).
Siamo stati ospitati in
famiglie musulmane a
Hebron, cristiane a
Betlemme, beduine nel
Neghev e solo tre volte
abbiamo dormito in un
convento gestito da suore.
Abbiamo così incontrato
uomini per lo più giovani,
bambini e donne che hanno
in comune la volontà di
resistere, nonostante tutto.
Tra le diverse opzioni
sperimentate (emigrazione,
rassegnazione, rivolta armata)
hanno scelto una quarta
opzione: quella della
resistenza attiva, non violenta
ma determinata a ottenere
non proprietà, non
finanziamenti, non
compassione, ma il
riconoscimento di persone
titolari di diritti alla pari. Lo
slogan “due popoli, due stati”
in cui si poteva sperare dieci
anni fa oggi è archiviato
perché impraticabile vista
l'attuale frammentazione.
In questa lotta attiva e
determinata di difesa della
vita, della natura, della
bellezza, in uno scenario
tremendo e insanguinato
quotidianamente, si sono
distinte e si distinguono le
donne, spesso lasciate sole
dopo la morte, il carcere, la
lontananza dai loro uomini
impegnati a cercare lavoro in
altri luoghi. Sono loro che
svolgono tutto il lavoro di
cura delle famiglie allargate,
sono la maggioranza degli
studenti e trovano anche il
tempo per farsi belle …
Ho conosciuto Kiffa (colei che
lotta) nel villaggio di Al
Tuwani, situato nella zona C,
sotto il diretto controllo
dell’esercito israeliano dove
sono previste demolizioni
delle case palestinesi ed
espansione dei coloni. Questo
villaggio, con l’aiuto di
volontari israeliani e
internazionali (“operazione
colomba”) continua a
resistere ai soprusi e alle
intimidazioni anche fisiche,
alle provocazioni continue,
alla demolizione di case e alla
distruzione di olivi con forme
di lotta non violenta e con
questi metodi ha ottenuto
numerose conquiste. Kiffa,
moglie del leader del villaggio
dove si è trasferita dopo il
Numero novantasei - Aprile 2014
DI RITORNO DALLA PALESTINA
Nel decennale dalla costruzione del Muro, tra i musulmani di Hebron,
i cristiani di Betlemme, i beduini del Neghev.
Alla ricerca della bellezza, in uno scenario tremendo e insanguinato.
Hebron (sopra a sinistra),
città della Cisgiordania
a circa 30 chilometri a sud di Gerusalemme.
Betlemme (qui sopra),
città della Cisgiordania
a circa 10 chilometri a sud di Gerusalemme.
Il deserto del Neghev (a sinistra),
regione meridionale dello stato di Israele.
Al centro Mappa della Palestina aggiornata al 2004
(fonte ONU)
di Marta Ghezzi
matrimonio, provenendo dalla
città, ha fondato una
cooperativa di donne che
eseguono prodotti artigianali,
è riuscita a portare le donne
al mare per la prima volta e
contribuisce col suo esempio
a scalfire i pregiudizi della
cultura maschilista
predominante e a modificare
la persistente cultura
patriarcale.
Ho incontrato Amal, sorella di
Daoud Nassar, in una località
assediata a mille metri,
circondata da coloni e
coprifuoco, con le strade
sbarrate. Condivide con il
fratello la resistenza in una
sommità rimasta a baluardo
della legittima presenza
palestinese, quella della
famiglia Nassar. Quarantadue
ettari di terreno coltivato
acquistato dal nonno nel
1916, come attestavano i
documenti ottomani ancora in
possesso della famiglia. Il
nonno, proveniente da
Betlemme, si era insediato
nelle grotte naturali della
proprietà e aveva iniziato a
coltivare la terra. Avevano
viti, ulivi, alberi di albicocche,
fichi, mele, animali che
pascolavano intorno. Il figlio
Bishara con nove figli aveva
continuato a coltivare e a
produrre vivendo nelle grotte,
in una povertà dignitosa. Le
cinque grotte erano la loro
casa non avendo soldi per
costruirne una di mattoni.
Mano a mano che la Palestina
storica cambiava padrone,
alla famiglia Nassar veniva
riconosciuta la proprietà della
terra che coltivava e amava.
Sia il governo del mandato
britannico che quello
giordano avevano rispettato
ciò che era evidente nei
documenti e nella realtà,
mentre altri palestinesi per
non pagare tasse avevano
comperato senza registrare la
proprietà. A Daoud, ultimo
erede, gli israeliani hanno
negato acqua, corrente ed
elettricità, volendo mandarli
via a tutti i costi. Rendendo
loro la vita impossibile.
Chiudendo la strada con
block road.
Tutto intorno alla loro
proprietà hanno divelto olivi,
fatto ringhiare i cani di notte,
per fiaccare l’animo di grandi
e piccoli. Daoud ha resistito.
Con l’aiuto di avvocati
israeliani democratici e di
volontari internazionali ha
costruito la Tenda delle
Nazioni dove si svolgono
campi di lavoro, e bambini
palestinesi trascorrono
periodi estivi felici pitturando,
cantando, scrivendo,
imparando a riconoscere i
beni della terra. Daoud voleva
che dalla loro terra nascesse
il frutto della giustizia. Voleva
parlare e far parlare di pace
proprio in quel posto dove
coloni assedianti giorno e
notte calpestavano primizie e
dignità a colpi di ordini di
demolizione e assedi costanti,
fregandosi dei palestinesi e
dei volontari internazionali.
Daoud ha resistito da buon
cristiano scegliendo la non
violenza e scrivendo davanti
al cancello “ci rifiutiamo di
essere vostri nemici”.
Ora Daoud appare stanco
pessimista sul futuro,
cosciente che la forza sta
dalla parte degli israeliani ma
Amal, la sorella, che firma al
suo posto l’attestato di
solidarietà per chi in cambio
di dieci euro adotta un ulivo,
ci accompagna nel giro e
ripete convinta: noi rifiutiamo
di essere vittime, rifiutiamo di
essere nemici, nessuno ci può
obbligare a odiare.
Attraverso l’amore per la
natura e l'apprendimento del
suo rispetto, bambini e
ragazzi alla Tenda imparano a
rispettare gli uomini e le
donne che non li vogliono. E a
farsi rispettare. Intanto la
sorella e Daoud rimangono.
Fino a quando?
Nell’Università palestinese di
Betlemme vediamo molte
donne, quasi tutte col velo.
Sono l’80%, ci spiega un
simpatico professore,
pedagogista, impegnato nelle
terapie per disabili, sposato
con una italiana, Sami
Basha.
Mi ha avvicinato Eva , che ha
studiato due anni in Italia e
che ora studia
giurisprudenza. L’ho invitata
a parlare in assemblea della
condizione della donna. La
vita dura crea donne dure,
esordisce Eva con forza,
dimostrando che le donne
sono in gamba. Non sono le
leggi che opprimono le donne,
afferma, ma la cultura
persistente. L’occupazione
militare aumenta la debolezza
delle donne, ma loro sono
sempre state al fianco dei
movimenti di resistenza ed è
grazie a loro che la lotta è
continuata anche quando gli
uomini sono stati uccisi,
imprigionati, torturati.
Ammette complessità e
contraddizioni nella società
palestinese, ma nonostante
tutto le donne sono entrate in
politica e le ventimila mogli
dei martiri caduti non sono
rimaste in casa a piangere.
Hanno fondato cooperative,
comitati di auto-aiuto, hanno
praticato la solidarietà non
solo nell’ambito familiare, ma
nel vicinato e in tutto il
territorio sfidando ostacoli
inenarrabili.
Purtroppo, come ci spiega
Biba, con un sorriso
seducente, va registrata, qui
come altrove, la persistenza o
la recrudescenza di episodi di
violenza domestica
(rappresentati in una pièce
teatrale nell'Università).
Queste forme di violenza si
possono spiegare (come del
resto da noi) con la
(Continua a pagina 9)
Aprile 2014 - Numero novantasei
Pagina 9
DI RITORNO DALLA PALESTINA
Nel decennale dalla costruzione del Muro, tra i musulmani di Hebron,
i cristiani di Betlemme, i beduini del Neghev.
Alla ricerca della bellezza, in uno scenario tremendo e insanguinato.
Aziza, timida infermiera
eritrea, che lavora in un
ospedale con medici israeliani
impegnati per la soluzione dei
conflitti, ha denunciato con
forza le torture e i soprusi con
cui vengono trattati nel Sinai
gli immigrati clandestini
provenienti dal Magreb e
dall’Africa Nera col miraggio
di entrare in Israele e vengono
invece seviziati e borseggiati
da trafficanti di schiavi,
venduti e rivenduti come
merce umana, con la
complicità o l’indifferenza
dello stato di Israele che è
democratico con gli ebrei e
nazista con i diversi.
Il reportage fotografico di Marta Ghezzi tra le donne palestinesi
(Continua da pagina 8)
frustrazione degli uomini che,
non potendo esercitare nella
società nessuna forma di
potere, se la prendono con i
più deboli e soprattutto con le
donne che tentano di
emanciparsi da una cultura
arcaica patriarcale,
essenzialmente maschilista.
Le donne in Palestina
godevano rispetto ad altri
paesi arabi di una maggiore
laicità nei costumi, ma ora
risentono della rinascita della
cultura islamica più
integralista ed è per questo
che in pubblico portano tutte
il velo (di cui farebbero
volentieri a meno, secondo il
professor Sami) che non
nasconde, ma anzi esalta volti
affascinanti, occhi seducenti,
sorrisi smaglianti e anche
una certa ironia.
Arva, una studentessa
contattata da un compagno di
viaggio, è un perfetto
esemplare della donna
palestinese. Lo raggiunge la
sera in albergo,
accompagnata da un
fratellino addormentato,
senza il quale non avrebbe
potuto uscire. Studia inglese
e come le sue compagne
d’università è curiosa di tutto
quello che c'è fuori il Muro di
Betlemme. Alla mia domanda
diretta su cosa è importante
per la donna, risponde
candidamente: la sua
bellezza. Le piace truccarsi,
agghindarsi, essere elegante
sia con abiti tradizionali che
moderni. La divisa per tutte le
giovani, come da noi, è jeans
e giubbino. Paradossalmente
è il velo che le diversifica e il
trucco. Io l’ho sorpresa
indossando un abito
tradizionale comprato a
Hebron e regalandole una
confezione di ombretti (che
non so usare).
Come dice il poeta Gibran
Khalil
… la bellezza è la vita, quando
la vita rivela il suo profilo
benedetto
ma voi siete la vita e siete il
velo.
La bellezza è eternità che si
mira in uno specchio.
Ma voi siete l’eternità e siete lo
specchio.
Ho conosciuto anche donne
splendide, non palestinesi,
ma che hanno scelto la
Palestina come loro terra di
elezione per condividere le
sofferenze di questo popolo e
per impegnarsi per la difesa
dei suoi diritti, della sua
dignità per un percorso di
giustizia. Si tratta di tre
suore, diverse per età,
provenienza e ordine religioso,
ma accomunate da un amore
illimitato e struggente per il
popolo palestinese.
cielo aperto lo hanno
affrescato con murales
fiabeschi e piantato dei
rampicanti fioriti. Alicia, che è
stata tra i primi a entrare a
Gaza nel corso dell’ultimo
eccidio e che ha documentato
al mondo gli effetti del raid
israeliano “Piombo fuso”, con
un sorriso luminoso e
accattivante, insegna a parole
e nei fatti che non si può
odiare i nemici e che non è
possibile dividere in modo
netto il Bene dal Male.
Suor Donatella, italiana, che
dirige l'ospedale pediatrico di
Betlemme con trecento
operatori e operatrici
palestinesi. Indomita e non
rassegnata, ha organizzato
da sola una marcia silenziosa
per ricordare il decimo
anniversario della costruzione
del muro obbrobrioso che
come un serpente strisciante
divide Betlemme da
Gerusalemme.
Alicia, spagnola, che alla
casa dell’amicizia di Betania
si occupa di un asilo
palestinese separato dal muro
dal resto del convento, per cui
mentre prima i bambini
accedevano da una porticina
con tre gradini provenendo
dal quartiere arabo, ora
devono fare un giro di
quindici chilometri per
arrivarci. Per rendere più
accettabile il muraglione che
fa dell’asilo una prigione a
Le donne palestinesi e quelle
innamorate della Palestina mi
ricordano le donne narrate
nel Vecchio testamento: Sara
la bella che ride di Dio; Agar,
la schiava umiliata; Rebecca,
la madre gelosa, la dolce e
amabile; Rachele, Shifra e
Pua, le balie che salvano un
popolo; Miriam, la poetessa
lebbrosa, la figlia di Jefte,
vittima del fanatismo; Dalila
l’astuta senza scrupoli; Rut,
la spigolatrice fedele; Abigail,
la saggia; Giuditta, la bella
giustiziera; Ester, la
diplomatica pietosa;
e tante altre. Sono tutte figlie
di Eva che pazientemente da
secoli tessono reti,
rammendano i buchi, curano
le ferite che i signori della
guerra, giocando con i loro
soldatini obbedienti, hanno
procurato nel corso dei secoli.
Fino a quando la pazienza e
la tenacia delle donne
tenteranno, con ricami di
bellezza, di vincere l’obbrobrio
del male e dell’odio,
seminando amore e
reclamando la pace?
L’invocazione del profeta
rivolta a Gerusalemme vale
per la donna palestinese:
… io passavo vicino a te e ti ho
visto che ti dibattevi nel tuo
sangue.
Io ti dico: guarda e cresci
come un germoglio nei campi.
Il tuo nome è sparso tra le
nazioni a causa della tua
bellezza.
Eri perfetta per lo splendore
che ho messo su di te ...
(Ezechiele 16.9).
Marta Ghezzi
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Numero novantasei - Aprile 2014
FONDAZIONE
SARTIRANA
ARTE
Ancora Libri d’Arte: Marcello Pirro, Enrico Baj, Tomaso Buzzi,
Teresa Sdralevich, Mario Maioli, Paolo Cristiani … e gli altri
di Giorgio Forni
ra le insane
parole rivolte
alla memoria
dell’ex
assessore
provinciale
Gandini (ogni
sera tra Santa
Croce e la rotonda del Bennet
non ne manca la ragione …
motivata, perbacco!), mi
spegne la rabbia … la voce di
qualche autore di Rai Tre.
Grazie al buon Marino Sinibaldi
infatti è raro non farsi catturare
da perle di saggezza e da
stimoli spesso potenti! Come la
favola africana dell' incendio
della foresta. Sentita stamane!
Tutti gli animali sono
terrorizzati per la loro
personale impotenza a
intervenire. Solo il colibrì,
indaffaratissimo, vola veloce
dal fiume alla foresta, portando
nel becco una goccia d'acqua,
relativamente sereno.
(Continua a pagina 11)
Aprile 2014 - Numero novantasei
Ancora Libri d’Arte: Marcello Pirro, Enrico Baj, Tomaso Buzzi,
Teresa Sdralevich, Mario Maioli, Paolo Cristiani … e gli altri
Pagina 11
FONDAZIONE
SARTIRANA
ARTE
(Continua da pagina 10)
Alla domanda del re leone,
risponde che questo è tutto
quello che egli può fare per il
bene di tutti.
Morale: se tutti facessimo,
grande o piccola che sia, la
nostra parte ...
Lungo preambolo a giustificare
quel certo senso di imbarazzo
che provo continuando a
presentare i nostri bellissimi
libri d’artista, mentre spirano
venti di guerra. Mai spenti in
Siria, ma scordati perché
sostituiti da altri in arrivo dal
Mar di Crimea, oltre a quelli
non meno pericolosi soffiati
dagli euro “scettici” per le
prossime elezioni di Strasburgo
e comunali locali!
Forse anche al Sileno …
sarebbe il caso di chiedere
consigli!
Ma faccio il colibrì (!) anche in
questo numero di Socrate al
caffè, perché sono tanti i titoli
in partenza per Minsk ancora
da menzionare.
Tra questi due nuove opere
anni ‘70 di Marcello Pirro, due
libricini veneziani di Tomaso
Buzzi, da aggiungere a quello
divertente da morirne sulle
“Carnevalate dei cuochi” (o il
carnevale in cucina, sempre a
detta dell’autore) e a quello
capitale sul concorso, vinto da
Buzzi con Ponti nel ‘28 , “per gli
arredi di un’Ambasciata”!
Pubblicato dopo la riscoperta
degli arredi autografi di Buzzi
nella Residenza a Il Cairo!
Ultimissimo arrivo l’opera a tre
mani di Sergio Alberti con
Benevelli e Benedetti, mentre
ancora aspettiamo le fatiche di
Lodola e Tenconi, Staccioli e
Carmi/Eco.
Il breviario/calendario di
Giobbe (Covatta), le (smarrite)
“Linee” di Melotti, con la sua
sorprendente favola del
“principe vescovo e il cervo” …
incisa con Sciardelli negli anni
‘60!
Arrivati invece gli “Aeroporti”
di Paolo Cristiani, in duplice
versione! Per … irritare gli amici
… quella prefata da Vittorio
Sgarbi!
Giorgio Forni
Pagina 12
Numero novantasei - Aprile 2014
L’EDITORIALE
La missione del Laboratorio Expo della Fondazione Feltrinelli
UN DISEGNO DI FUTURO PER L’UMANITÀ
(Continua da pagina 1)
risorse non rinnovabili,
dall’espansione delle
aree urbane che
invadono i territori
dell’agricoltura. Infine,
dobbiamo considerare il
sistema cibo come una
struttura complessa,
costituita da una varietà
di elementi e aspetti.
Con la consapevolezza
che ciascun differente
elemento e aspetto del
sistema ha un effetto
sull’accessibilità e sulla
disponibilità di cibo
nutriente per le persone.
Grosso modo, possiamo
dire che il sistema cibo è
fatto di ambiente,
popolazioni, istituzioni,
politiche, economie,
culture, pratiche e
processi coinvolti nella
produzione e nella
distribuzione di cibo. Il
senso della possibilità ci
induce a elaborare una
visione del mondo
liberato dalla fame, in
cui sia possibile
soddisfare la crescente
domanda di cibo e
fronteggiare con
successo le nuove sfide
ambientali. L’obiettivo
centrale è, quindi,
assicurare a ciascuna
persona nel mondo
l’accesso a cibo
nutriente, tutelando al
tempo stesso la capacità
d’accesso delle
generazioni future. In
questo senso, il tema di
Expo 2015 esige
un’agenda per lo
sviluppo sostenibile e la
qualità di una vita
umana, degna di essere
vissuta. Per chiunque,
ovunque. In altri
termini, il sistema cibo
deve rispondere alla
eguale dignità delle
persone, qua e là per il
mondo. In un mondo di
crescenti ineguaglianze,
entro le società e fra le
società. Il documento
delle Nazioni Unite per
Expo 2015 definisce
cinque linee
fondamentali di azione
per realizzare la visione.
Con i seguenti obiettivi:
l’eguale accesso per
chiunque a cibo
adeguato; la nutrizione
infantile come priorità
per lo sviluppo
sostenibile; un sistema
cibo sostenibile che
produca più cibo
preservando la
biodiversità e
l’ambiente; l’incremento
della produttività e del
reddito dei piccoli
produttori, perché
investire sui piccoli
produttori, uomini e
donne, vuol dire
investire nel futuro; la
responsabilità condivisa
per ridurre ed eliminare
la perdita e lo spreco di
cibo. Osserviamo che le
cinque linee sono tutte
attraversate da una
questione fondamentale:
quella che ha a che
vedere con l’obiettivo
dell’eguaglianza di
genere che risponde alla
condizione delle donne
nel mondo.
L’eguaglianza di genere
non è un optional nella
prospettiva delineata a
partire da come stanno
le cose e da come esse
dovrebbero stare. È un
must. Lavorando al
progetto del Laboratorio
Expo della Fondazione
Feltrinelli, le parole
chiave che abbiamo
individuato sono: la
dignità delle persone,
l’equità sociale, la
vulnerabilità delle
vittime, le dimensioni
della sostenibilità,
l’abilitazione delle
persone, la
responsabilità
condivisa, l’eguaglianza
di genere. Ciascuna di
queste parole chiave
può essere interpretata
in più modi, nella
varietà delle culture e
delle tradizioni religiose,
etiche, politiche e
culturali del mondo. E
ciò apre il varco a un
confronto delle idee
polifonico e, a volte,
cacofonico, che può
conoscere tanto armonie
quanto dissonanze, ma
che deve mirare a
definire una Carta per lo
sviluppo sostenibile e la
qualità di una vita
umana degna, per una
essenziale varietà di
ragioni, di essere
vissuta. Se il pianeta
deve essere nutrito, una
elementare idea di
giustizia ci chiede che
l’energia per la vita sia
energia per ciascuna
vita. Sia per tutti, e non
per qualcuno, oggi e
domani. Su questo
dobbiamo ostinatamente
e coerentemente
perseguire un
overlapping consensus
fra persone che in
differenti culture e
religioni e tradizioni
riconoscono le proprie
lealtà ultime e le proprie
radici. La radicalità delle
questioni, chiamata in
causa dal tema di Expo
2015, è
incontrovertibile. È in
gioco un disegno di
futuro per l’umanità. Un
futuro più degno di lode,
e meno di biasimo che
risponda oggi a un’idea
di giustizia come
imparzialità aperta nei
confronti di chiunque,
nel senso proposto nel
suo saggio, L’idea di
giustizia, da Amartya
Sen. Dal punto di vista
delle idee, della ricerca e
della conoscenza,
dobbiamo essere
consapevoli che questa è
la posta in gioco a Expo
Milano 2015.
Laboratorio Expo della
Fondazione Feltrinelli,
nell’articolazione delle
sue attività di ricerca
accademica e
discussione pubblica,
mira a realizzare la
propria missione
muovendo propriamente
da questa
consapevolezza. Il
vecchio Socrate dal suo
Simposio twitta
qualcosa come: in bocca
al lupo!
Salvatore Veca
Il sito espositivo
di Expo 2015
(in alto, il masterplan)
è stato disegnato
da progettisti senior
e da giovani
neolaureati della
Società Expo 2015 Spa