ITA TU RA G E it ION Z ffe. U a c B l I tea TR ocra DIS s . w ww Numero novantasei – Aprile 2014 Mensile di cultura e conversazione civile diretto da Salvatore Veca Direttore responsabile Sisto Capra L’EDITORIALE C E SP L IA E Un disegno di futuro per l’umanità di Salvatore Veca ANNA MALACRIDA - PAOLA BERNARDI da pagina 2 a pagina 7 l tema di Expo 2015, “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”, richiede in primo luogo una riflessione che prenda le mosse dalla realtà del nostro mondo globale e da una ricognizione di come stanno le cose. Questo è quanto è dovuto al senso della realtà. In secondo luogo, il tema richiede una riflessione e una discussione pubblica su come dovrebbero stare le cose e che cosa dovremmo fare, alla luce di alcuni fondamentali obiettivi di sviluppo sostenibile e qualità di vita, al centro della ricerca nella comunità internazionale. E questo è quanto è dovuto al senso della possibilità. Cominciamo dicendo che il senso della realtà ci mette di fronte ad alcuni dati elementari, sottolineati nel documento delle Nazioni Unite, The Zero Hunger Challenge. United for a Sustainable World, predisposto per la partecipazione di ONU all’Expo 2015. Il mondo produce oggi più cibo per persona di quanto non sia mai avvenuto nel passato. Tuttavia, fame e malnutrizione sono all’ordine del giorno. Più di 800 milioni di persone soffrono di fame cronica. Circa due bilioni di persone sono malnutrite. Circa 1.4 bilioni di persone sono afflitte da obesità. Circa un terzo del cibo prodotto per il consumo umano è sprecato o si perde nella filiera alimentare. E domani? Nei prossimi decenni la domanda globale di cibo crescerà in rapporto all’aumento della popolazione mondiale. E ciò metterà sotto pressione il nostro pianeta che già oggi è minacciato dal degrado ambientale, dalla perdita di biodiversità, dal supersfruttamento delle (Continua a pagina 12) la Feltrinelli a Pavia, in via XX Settembre 21. Orari: Lunedì - sabato 9:00-19:30 Domenica 10:00-13:00 / 15:30-19:30 Elogio delle donne palestinesi FONDAZIONE SARTIRANA ARTE CONOSCETE LA STORIA DEL COLIBRÌ? MARTA GHEZZI Alle pagine 8-9 GIORGIO FORNI alle pagine 10-11 Pagina 2 Numero novantasei - Aprile 2014 Un Collegio per la formazione universitaria di donne di talento Storia e futuro dell’istituzione fondata nel 1978 da Sandra Bruni Mattei Senza dimenticare che completamente soli non si va da nessuna parte”. Così chiude un suo articolo un’Alumna del Collegio Nuovo, una delle centinaia che - in 35 anni compiuti di attività dell’istituzione fondata dall’imprenditrice di origine veneta, Sandra Bruni Mattei - sono cresciute con il Collegio Nuovo e hanno fatto crescere il Collegio stesso. Consapevoli di questo, come Presidente e Rettrice, abbiamo deciso di condividere il racconto di quello che è stato il Collegio, ma anche la visione di quello che sarà o potrà essere, in piena sintonia con gli altri componenti del Consiglio di Amministrazione. Un Consiglio che governa la Fondazione che inquadra il Collegio, presieduto nel primo triennio (dal 1978) dalla stessa Fondatrice, poi, sino all’agosto 2013, dalla nipote, Bruna Bruni. Due donne che con intelligenza, discrezione, sensibilità e concretezza hanno lavorato con l’obiettivo del bene del Collegio e delle Alunne: un obiettivo condiviso con i medesimi valori dalla neo-Consigliera, anche in rappresentanza della famiglia della Fondatrice, Margherita Sosio, ricercatrice nel settore farmaceutico. LA FONDATRICE: MANAGER, MATEMATICA, MECENATE SENZA RETORICA Sandra Bruni Mattei mise la sua lungimiranza e la sua tenacia al servizio della promozione della formazione femminile, regalando alla nostra città due collegi universitari per studentesse, con oltre 200 posti complessivi: in accordo con il Collegio Ghislieri e con il supporto dell’allora Rettore Aurelio Bernardi, istituì dapprima, a metà degli anni Sessanta, la sezione femminile dello storico Collegio fondato da San Pio V. Nel 1978 poi, in anni non Un atto di coraggio che continua e si aggiorna alle sfide del mondo globale. Nel segno della condivisione. di Anna Malacrida Presidente della Fondazione Sandra e Enea Mattei Paola Bernardi Rettrice del Collegio Nuovo - Fondazione Sandra e Enea Mattei facili, fu la volta della “nuova” creatura, appunto, di un’intraprendente e generosa donna come lei. Una generosità che Aurelio Bernardi riuscì a rendere esemplare descrivendo così la Fondatrice, con cui collaborò strettamente anche alla nascita e all’avvio del Collegio Nuovo: “Non menava vanto delle sue iniziative mecenatesche: una Il giornale di Socrate al caffè Direttore Salvatore Veca Direttore responsabile Sisto Capra Editore Associazione “Il giornale di Socrate al caffè” (iscritta nel Registro Provinciale di Pavia delle Associazioni senza scopo di lucro, sezione culturale) Direzione e redazione via Dossi 10 - 27100 Pavia 0382 571229 - 339 8672071 - 339 8009549 [email protected] Redazione: Mirella Caponi (editing e videoimpaginazione), Pinca-Manidi Pavia Fotografia Stampa: Tipografia Pime Editrice srl via Vigentina 136a, Pavia Autorizzazione Tribunale di Pavia n. 576B del Registro delle Stampe Periodiche in data 12 dicembre 2002 piccola goccia, diceva, che altri incrementerà”. La “goccia” è il segno di un vero understatement, se si pensa che il patrimonio personale di Sandra Bruni Mattei, derivante dai proventi dell’azienda meccanica fondata con il marito valtellinese, ingegner Enea Mattei, costituì il fondo messo al servizio degli obiettivi statutari del Collegio, I PUNTI SOCRATE primo fra tutti “contribuire concretamente al progresso intellettuale del Paese, provvedendo allo sviluppo culturale di giovani donne con spiccata attitudine agli studi e iscritte all’Università di Pavia”. Gli “altri” arriveranno grazie anche al riconoscimento legale, nel 1980, con Decreto del Presidente Sandro Pertini, pubblicato l’anno successivo sulla Gazzetta Ufficiale: un riconoscimento che sancì il Collegio come istituzione di alta qualificazione culturale e come tale meritevole di contributi, sotto la vigilanza del MIUR. Un risultato importante raggiunto anche grazie alla tenacia di Aurelio Bernardi e di Alberto Gigli Berzolari, allora Rettore dell’Ateneo pavese, nonché componente del primo CdA del Collegio. Nella Fondatrice, oltre alla generosa intraprendenza e apertura internazionale, valori con cui il Collegio è nato e cresciuto, abbiamo sempre visto espressa la convinzione che le donne, per affermarsi, non debbano dimenticare la loro femminilità, quanto piuttosto valorizzare i propri talenti in armonia con un mondo fatto alla pari, e insieme, da donne e uomini. Dal ritratto fornito in diverse occasioni istituzionali, Sandra Bruni Mattei esce non solo come instancabile globetrotter, ma anche come donna manager ante litteram che seppe intuire, anche in questo caso ante litteram, il grande apporto che donne preparate e competenti, e pure “cittadine del mondo”, possono dare allo sviluppo anche economico della società. Una figura come Sandra Bruni Mattei, di indiscutibile fascino e di fiero carattere, esercitò su molti, tra cui chi aveva ricevuto dalla stessa Fondatrice l’incarico di dirigere il Collegio, una grande influenza, i cui effetti parlano da soli attraverso quello che è il Collegio oggi: questo grazie anche, e vogliamo sottolineare soprattutto, alle personalità che via via si sono succedute in Consiglio e, in generale, nella vita culturale e accademica del Collegio Nuovo. SIN DALLE PRIME ALUNNE, UN COLLEGIO CHE GUARDA AL MONDO Il primo anno (1978), insieme alle primissime 24 Alunne provenienti da tutta Italia, (Continua a pagina 3) Ecco dove viene distribuito gratuitamente Il giornale di Socrate al caffè Aprile 2014 - Numero novantasei Pagina 3 L’avvio degli incontri culturali e accademici “apre” all’esterno e al futuro Tra le prime Alunne, la traduttrice francese di Antonio Tabucchi (Continua da pagina 2) faceva già parte della comunità collegiale la prima studiosa straniera, Faduma Egal, venuta dalla Somalia per perfezionarsi in Tecnica bancaria. Con lei c’erano le prime lettrici madrelingua di inglese e tedesco, cui si sarebbero via via aggiunte altre di francese (come la traduttrice di Antonio Tabucchi, Lise Chapuis), spagnolo e persino arabo (negli anni Novanta, con Faten Bethabet, studentessa di Farmacia), a consolidare l’ambiente di apertura internazionale e di impostazione liberale del Collegio, secondo i voleri espressi dalla Fondatrice. Intenzioni per altro già rispecchiate nella primissima partnership del Collegio, siglata già nel 1981 con l’Università di Mainz, cui seguirà una decina di anni dopo quella con l’Università di Heidelberg. Sin dai primissimi anni, poi, si iniziò a impostare la programmazione di incontri culturali e accademici, dapprima riservati alle alunne (spesso su loro proposta), poi aperti anche al pubblico esterno. Dalle prime conferenze, di taglio più accademico e specialistico, soprattutto in ambito medico e biologico, si passa ad appuntamenti di argomento storico, letterario e di attualità, in armonia con il potenziamento del carattere interdisciplinare (e di stimolo culturale più generale) proprio di un collegio universitario, anche in collaborazione, e non in concorrenza, con l’Università. Una visione che è rispecchiata pure nella costruzione della biblioteca interna del Collegio che accoglie via via, accanto ai classici dei vari settori, riviste, video e saggi di attualità. Riservata alle alunne, la biblioteca diventa nel tempo anche loro privilegiata sala di studio comune e struttura aperta, su appuntamento, al pubblico esterno. Il Collegio acquista sempre più la fisionomia di luogo riservato, ma aperto: è questa la vera sfida, l’equilibrio difficile che si cerca di mantenere seguendo lo spirito dei tempi e nel rispetto di una tradizione comune rappresentata dai Collegi pavesi. Tradizione a cui, nella sua “eterna giovinezza” (il “Nuovo” resta sempre “nuovo”!), il Collegio, anche nelle sue successive addizioni fisiche, dalla palestra alla Sezione Laureati (mista!), attinge con lo sguardo aperto sul futuro. UN COLLEGIO SEMPRE PIÙ IN RETE Questo è il “segno” del Collegio Nuovo: consolidare NELLE FOTO Nell’altra pagina Il giardino del Collegio Nuovo Qui, sopra La “prima pietra” del Nuovo, nel 1975 Sandra Bruni Mattei l’esperienza, sapendola aggiornare ai tempi. E in questo senso abbiamo anche condiviso la nostra sensibilità per i temi specificamente legati alla formazione femminile, anche con l’inclusione, a livello istituzionale, in reti internazionali come Women’s Education Worldwide (WEW), network prestigioso di oltre una sessantina, oggi, di istituzioni accademiche impegnate nella formazione femminile, consapevoli di quanto cammino resti ancora da percorrere per una effettiva parità dei generi, pure nei Paesi occidentali. Grazie anche alla partnership con il New Hall (oggi Murray Edwards) College dell’Università di Cambridge (UK) - di cui “Socrate al Caffè” ha parlato in un inserto speciale del gennaio 2004 - il Collegio è stato tra i primissimi membri invitati a far parte di WEW sin dalla fondazione. Un invito, da parte di due storici college statunitensi come Mount Holyoke e Smith, che è stato preludio a un’attività intensificatasi in questo ultimo decennio improntato alla dimensione globale e che si è avvalsa anche del supporto e della sensibilità di Grazia Bruttocao. Alumna sempre molto vicina all’attività soprattutto culturale del Collegio, Grazia Bruttocao, durante un triennio cruciale per il Nuovo (2003-2005), fu formalmente parte dello staff collegiale, prima di assumere il prestigioso ruolo di Portavoce del Rettore dell’Ateneo pavese, lasciando una preziosa eredità a un’altra Nuovina, Saskia Avalle, che dal 2006 collabora con la Rettrice per le attività culturali, accademiche e internazionali del Collegio, oltre che nelle relazioni esterne. Non poche sono le Nuovine, nella storia del Collegio, con ruoli anche manageriali in istituzioni accademiche: oltre a Kamal Singh, fino al 2010 Rettore dell’Università Amravati in India, Piera Molinelli, ad esempio, è Pro-Rettore dell’Università di Bergamo e Maria Francesca Nespoli, prima di passare all’Italian Academy di New York e ora alla Marines Corps University di Quantico (in prossimità di Washington), ha collaborato come Responsabile Relazioni esterne e Ufficio Stampa ai primissimi anni dell’Istituto Universitario di Studi Superiori (IUSS), di cui il Collegio Nuovo, insieme all’Università e agli altri Collegi di merito, è tra i membri fondatori. E il cui Direttore per oltre tre lustri, Roberto Schmid, Ordinario a Ingegneria e già Rettore dell’Università di Pavia, è ancora oggi, dal 1994, membro del CdA del Collegio. Senza dimenticare, poi, che l’Associazione Alumni dello IUSS è stata presieduta, nell’anno della sua costituzione da... una Nuovina, Anna Lanzani, marketing manager, e che la prima diplomata IUSS della Classe scientifica è stata un’altra Nuovina, la matematica Riccarda Rossi, ora docente universitaria. E anche che, per diversi anni, Il Collegio è stato sede del Master IUSS in Scienza e Tecnologia dei Media, ideato e diretto da Virginio Cantoni e frequentato da molte nostre neolaureate. Tra le primissime Bruna Bovolenta, oggi responsabile della programmazione fiction e documentari per una delle principali reti televisive italiane. Un triennio cruciale, si diceva, quello 2003-2005, in cui vengono a maturazione molti frutti del lavoro degli anni precedenti. Infatti, non solo si consolida una serie di insegnamenti promossi dal Collegio e accreditati dall’Università di Pavia (oggi siamo arrivati a oltre 300 ore di lezione l’anno, con l’erogazione di circa 2.000 crediti), che fanno dell’Ateneo pavese una sorta di “Università diffusa” tra i Collegi, ma nel 2005 giunge pure il riconoscimento dello IUSS come Scuola Superiore a ordinamento speciale. Un traguardo prestigioso conseguito da Roberto Schmid durante il mandato del Ministro Letizia Moratti di cui il Collegio è naturalmente orgoglioso come partner istituzionale della Scuola: oggi ne è allieva una buona metà della comunità collegiale. Il 2005 è anche l’anno in cui il Collegio ha assunto la Presidenza dei Collegi Universitari Italiani di Merito, 14 istituzioni su tutto il territorio nazionale: tra i contributi è da segnalare certamente anche la sensibilizzazione sui temi legati alla leadership femminile, ora sempre più nell’agenda delle priorità anche nazionali, come testimoniano le recenti misure legislative a favore di quote di genere (Legge GolfoMosca). Quest’anno è stato un onore inaugurare la stagione culturale del Collegio proprio con Lella Golfo, Presidente della Fondazione Bellisario; l’ultima, con la virologa Ilaria Capua e la corrispondente da Istanbul e Atene, Marta Ottaviani, nostre ospiti in novembre, di una serie di donne “eccellenti” che negli anni sono salite sul palco della nostra Aula Magna a dare testimonianza concreta alle studentesse che (Continua a pagina 4) Pagina 4 Numero novantasei - Aprile 2014 L’impegno costante per un’effettiva parità dei generi nel nome del talento Un’istituzione sempre più in rete con partner prestigiosi per la formazione femminile (Continua da pagina 3) anche le donne possono raggiungere posizioni di vertice. Grazie anche alla partnership avviata con l’Associazione Pavia Città Internazionale dei Saperi, abbiamo avuto ospite Cini Boeri, figura storica del design italiano e internazionale. Un triennio, ancora, il 200305, in cui, all’interno della rete WEW, si sono poste le basi per rapporti più stretti con alcune istituzioni, come con il Dubai Women’s College: in dieci anni quindici alunne e due Alumnae hanno partecipato, con il supporto del Collegio, all’Insight Dubai Program, dando il via a un crescente dialogo con la cultura araba. UN COLLEGIO CHE GUARDA AL FUTURO In generale, è la storia intera del Collegio - a partire dallo sforzo sempre a sostegno del merito e dei progetti di studio anche post-laurea, soprattutto se prevedevano una esperienza all’estero - ad avere accreditato il Collegio come istituzione con cui progettare il futuro. Lo sa bene un’Alumna come Barbara Casadei, una delle primissime 24 a varcare la soglia del Collegio nel 1978 come studentessa di Medicina e a oggi l’unica Ospite d’onore Nuovina della Giornata del Laureato all’Università di Pavia (e siamo fiduciose che se ne aggiungeranno presto altre!). Barbara ha usufruito, nel 1989, di una delle prime borse di perfezionamento post laurea per l’estero assegnate dal Collegio. Una borsa che l’ha portata a Oxford dove poi ha conseguito uno dopo l’altro una serie di primati che sono certo una conquista personale, ma anche un simbolo per molte donne e per un’istituzione come la nostra. Basti pensare alla sua recente nomina - unica donna - come British Heart Foundation Full Professor in Medicina Cardiovascolare nel Regno Unito, un riconoscimento che consente a tante giovani nuove leve di formarsi con lei. Intanto, per uno stage nel suo laboratorio si è già recata una specializzanda Nuovina, Silvia Guarguagli. Contiamo che questo modello si possa replicare anche in altri contesti presidiati dalle nostre Nuovine e con cui abbiamo anche rapporti accademici: Yale è tra i prossimi obiettivi, come testimoniato dalla visita in Collegio, in più occasioni, della prof. Serap Aksoy, Professore di Epidemiologia nella Facoltà di Medicina di Yale che al Nuovo ha tenuto anche una conferenza su donne e scienza, promossa in collaborazione con Soroptimist International Club di Pavia. Non si escludono altri sviluppi, se si pensa che, sempre a Yale, tra le Alumnae abbiamo anche un’Assistant Professor e che nelle Facoltà di Medicina delle Università di Miami e della California abbiamo due Associate Professor! Che il Nuovo sia un collegio con cui si può progettare il futuro lo sa pure una istituzione come il Barnard College della Columbia University (NY). Segnalatoci anche da Maria Francesca Nespoli, il prestigioso women’s college di New York (prestigioso al punto da avere quale ospite d’onore al suo Commencement del 2012 il Presidente Obama) ha proposto il Collegio Nuovo come primo membro del suo progetto di espansione internazionale (VISP - Visiting International Students Program). Da allora, nel 2008, nel giro di un lustro, sfiora la trentina il numero delle alunne che hanno potuto essere Barnard students per lo Spring Semester o per il Summer Term. Con costi largamente inferiori a quelli di iscrizione per le colleghe americane, senza contare il sostegno economico e in generale il supporto di counseling da parte del Nuovo. Nel 2011, poi, è la volta in cui si formalizzano le relazioni con l’Estremo Oriente, già avviate in particolare sei anni prima anche attraverso la missione in Cina durante il turno di Presidenza della Conferenza dei Collegi, tanto che il Nuovo aveva potuto annoverare nella sua “Faculty” pure un Professore PAOLA CASATI MIGLIORINI Perito della Camera di Commercio di Pavia dal 1988 C.T.U. del Tribunale di Pavia Perizie in arte e antiquariato Valutazioni e stime per assicurazioni Inventari con stima per eredità Consulenza per acquisti e collezioni Perizie a partire da 100 Euro TRAVACÒ SICCOMARIO (PAVIA), VIA ROTTA 24 TEL. 0382 559992 CELL. 337 353881 / 347 9797907 www.agenziadarte.it - email: [email protected] della East China University of Political Science and Law di Shanghai (Lihong Zhang). Dopo la Shandong Women’s University in Cina, tocca infatti all’Ochanomizu University di Tokyo siglare l’ultimo, per ora, accordo internazionale con l’istituzione fondata da Sandra Bruni Mattei. UN ATTO DI CORAGGIO CHE CONTINUA Globetrotter il Nuovo, come la sua Fondatrice e chi oggi guida il Collegio. Sempre pronto a captare nuovi stimoli (e a tradurli in pratica, collegialmente), come nella tradizione del suo nome. Conscio delle difficoltà del momento, che non spaventano proprio perché il Nuovo è nato e cresciuto anche in mezzo alle sfide. Come quell’atto di coraggio, della Fondatrice ma anche delle prime alunne - tra cui ci piace ricordare le prime laureate della storia del Collegio: Silvia Romagnoli (in Biologia, oggi Responsabile R&D in un’azienda farmaceutica) e Laura Feltre (in Filosofia, oggi Caporedattore di un quotidiano) - quel 7 novembre 1978, in anni davvero difficili che abbiamo attraversato. Li abbiamo attraversati anche con la guida di tante persone, tra cui per primo il professor Emilio Gabba, Consigliere di Amministrazione dal 1981 e per circa trent’anni, che ha accompagnato la crescita del Nuovo col suo consiglio saggio e sereno, dando soprattutto impulso alle attività culturali e internazionali. E con lui, negli anni, i docenti dell’Università di Pavia Roberto Schmid, Silvio Beretta, Mario Pampanin, Aris Zonta, Remigio Moratti, Dario Mantovani, e una rappresentante delle Alumnae, da Grace Bianchi, ginecologa a Ginevra, a Renata Bonfiglio, Investor Relations Manager in un’importante società milanese, a Barbara De Muro, avvocato del Foro di Milano, che oggi, tra l’altro, è responsabile del progetto “Women on Board” per l’Associazione di Studi Legali Associati. Tutti sempre pronti a dare, nei rispettivi ambiti, contributi importanti alla crescita del nostro Collegio oltre che a garantire in prima persona il rispetto dei fini istituzionali della Fondazione. Ricordiamo, tra i tanti loro contributi, quello del Professor Zonta, che da dieci anni, con il professor Paolo Danesino, tiene in Collegio il pionieristico insegnamento di “Etica della comunicazione medica” introducendo le matricole di Medicina agli aspetti più umani e delicati della professione medica. Ma anche al di fuori del Consiglio sono numerose le persone che non hanno fatto e non fanno mai mancare il proprio sostegno alle attività della (Continua a pagina 5) PAVIA START UP Creazione di nuove imprese femminili e giovanili INNOVAZIONE & CREATIVITÀ presso Incubatore di Sportello Donna - Business Innovation Center PAVIA, via Mentana 51 - VIGEVANO, via Pisani 1 Mobile 366 2554736 Seguici su FB https://www.facebook.com/groups/151531031688450/ Aprile 2014 - Numero novantasei Pagina 5 Meritocrazia nei fatti, sostegno al merito, opportunità di studio all’estero I tanti docenti e amici del Collegio ne hanno fatto la storia guardando anche al futuro (Continua da pagina 4) Fondazione. Tra gli altri vogliamo citare il professor Gianpaolo Calvi che per primo suggerì alla Fondatrice di costruire il suo “nuovo” collegio nell’area Cravino e poi negli anni ne ha sempre seguito l’espansione degli spazi e delle strutture. Fino all’ala nuova del giardino, con al centro il roseto intitolato a Rita Levi-Montalcini, con 100 rose della qualità a lei dedicata disposte nella forma del NGF, la scoperta che le valse il Nobel. A donarlo al Collegio l’Alumna Natalia Lugli, ora dottoranda in Genetica a Ginevra. LA STRATEGIA DELLA FIDUCIA, NEI TALENTI E NEL MERITO Un Collegio in un’area deserta, ma strategica, ieri. Nel Centro dell’area scientifica dell’Ateneo pavese, oggi. E domani? Se guardiamo alla collaborazione avviata con il Women in Public Service Program, lanciato da Hillary Clinton per aumentare il numero di donne in posizioni apicali nelle sedi politiche e istituzionali (il Collegio sta già facendo la sua parte anche con l’Alumna Cristina Castagnoli, prima e unica Advisor italiana del “Ministro degli Esteri” dell’Unione Europea) si direbbe che non manchino sfide da affrontare. Se guardiamo ai numeri e alla qualità degli ospiti che si sono avvicendati nell’Aula Magna del Collegio, Rita LeviMontalcini o Inge Feltrinelli per nominarne solo due, possiamo unire l’orgoglio al monito di andare sempre avanti. E con determinazione, consapevoli dell’importanza civica del “conversare”, come ci insegna chi scelse il Collegio per la sua prima lezione pubblica, una volta insediatosi a Pavia: Salvatore Veca. E, con lui, molti altri Docenti e Amici del Collegio: da Cesare Segre a Carla Riccardi e Anna Modena, da Maria Antonietta Grignani a Silvana Borutti, da Giovanni Bignami a Franco Brezzi, per non citare poi tutti i quasi 60 Docenti che assicurano ogni anno lo svolgimento dell’attività accademica del Collegio accreditata NELLE FOTO Nell’altra pagina Il “Coppone” torna al Collegio Nuovo Nuovine in giardino Qui sopra Il cortile interno dall’Università. E senza dimenticare chi, come Maria Corti o Rossana Bossaglia, fu da subito vicino al Collegio e alle sue attività culturali in incontri memorabili come quelli con Alessandro Baricco, Federico Zeri o Gae Aulenti. Se guardiamo allo sforzo di tutto lo staff, in primis la Segretaria del Collegio Ricciarda Stringhetti (arrivata al Nuovo 25 anni fa), si direbbe che il senso di appartenenza e lo spirito di cooperazione accanto al rispetto della professionalità e dell’opportunità di sviluppo dei singoli sono valori che aiutano la crescita dell’istituzione, ma soprattutto ne consolidano la solidarietà dei momenti di crisi. Se guardiamo alle opportunità date dal network delle Alumnae, dalla loro capacità di mettersi a disposizione del Collegio (un pensiero va, tra le altre che hanno assicurato risorse in ogni forma preziose, all’infaticabile Raffaella Butera, prima Presidente dell’Associazione formalmente costituita, tossicologa della Fondazione Maugeri, e all’attuale, non meno infaticabile, Presidente Paola Lanati, imprenditrice), non possiamo che guardare al futuro del Collegio Nuovo ancora una volta con ottimismo e fiducia, la stessa che ci hanno accordato le istituzioni e le persone che hanno appoggiato il Collegio IMPRESA CALISTI PAVIA 1928-2013 TRE GENERAZIONI IMPEGNATE NEL RESTAURO CONSERVATIVO DI EDIFICI E MONUMENTI STORICI sin dalla nascita o negli anni successivi. Contiamo ancora anche su di loro per rendere possibili solidi sviluppi professionali delle nostre studentesse, siano quelli di una Full Astronomer dell’European Southern Observatory (ESO) Faculty, Magda Arnaboldi, o quelli rappresentati dal rientro in Italia, e proprio a Pavia, dall’Inghilterra di una docente in Storia antica, Livia Capponi (vincitrice di una delle due uniche Borse Rita Levi Montalcini assegnate in Italia nel 2013 a docenti di area umanistica). O ancora, pensando agli ultimi in ordini tempo e anche meno “convenzionali”, la recente nomina di Maria Anna Vologni, laureata in Filosofia, come Vice Presidente di una società di analisi dei rischi finanziari a Bruxelles. Segnali positivi che il Collegio spera di continuare a dare, grazie allo sforzo che anche nell’attuale anno accademico, nonostante il taglio delle risorse ministeriali, è riuscito a realizzare: un bel 50% di alunne con posto gratuito del Collegio o convenzionato con INPS e un altro 14% con i nuovi premi speciali per merito, sempre assegnati dal Collegio. Ancora una volta per ribadire in concreto la sua caratteristica di istituzione cui tutte possono accedere, indipendentemente dalle condizioni economiche, purché naturalmente ne abbiano merito. Un vero ascensore sociale, come tante belle carriere di Alumnae ci confermano. E senza dimenticare poi l’alto numero di opportunità di studio all’estero offerte dal Collegio (39, in 13 sedi diverse in tutto il mondo, quelle assegnate nel 2012-13), ben consapevoli, anche in questo caso, che senza confrontarsi in un contesto globale non si va da nessuna parte. Uno sforzo di squadra che non può che essere ulteriormente condiviso, anche e soprattutto in momenti di crisi, per il rilancio del Paese. Per una meritocrazia nei fatti, per una fucina di nuovi talenti. Anna Malacrida Paola Bernardi Pagina 6 «Il Collegio mi ha portato fortuna, ha contribuito alla serenità degli anni di studio» ANNA MALACRIDA RACCONTA I SUOI ANNI AL NUOVO: L’INTERVISTA ALLA PRESIDENTE rima conoscenza con il Collegio Nuovo… Con la Rettrice Paola Bernardi ci siamo incontrate grazie alla comune amicizia con Giliana Muffatti Musselli, archeologa e storica dell’arte di origine valtellinese che, non dimentichiamolo, era stata Direttrice della sezione femminile del Ghislieri, oltre che attiva socia FILDIS, come la Fondatrice Sandra Bruni Mattei. Ho visto il Collegio se non nascere, almeno appena svezzato! Infatti ho avuto l’onore di essere la prima ospite laureata, italiana, al secondo anno di attività del Nuovo e anche di conoscere la Fondatrice. Qualche ricordo di quei primissimi tempi? Il Collegio mi ha portato fortuna o comunque ha contribuito alla serenità degli anni di studio, facendomi vivere in un ambiente stimolante e vivo. Due anni dopo il mio arrivo, da Tecnico laureato in Zoologia sono diventata Professore Associato in Biologia Generale alla Facoltà di Scienze dell’Università di Pavia. Non ho mai smesso di considerarmi in qualche modo alunna del Collegio: il momento più bello nella mia decennale esperienza di “professor in residence” era partecipare la mattina, a colazione, alle conversazioni delle alunne. I primi anni mi sono avvicinata soprattutto alle numerose ospiti straniere, forse anche perché per il mio lavoro ero, come oggi, molto sensibile alla dimensione internazionale nel mondo della ricerca. In Collegio c’erano, e qualche volta sono tornate, Fügen Tabak e Chen Chen-jia, docenti di Fisica rispettivamente all’Università di Ankara e di Pechino, e poi Sofia Kantor, docente di Filologia Romanza alla Hebrew University di Gerusalemme. Tra le studentesse di allora ricordo poi la figlia di un mio collega, Grace Bianchi, ora ginecologa a Ginevra. Sono gli anni di ingresso delle sorelle Patrizia e Daniela Cavalloro, matematiche entrambe come la nostra Fondatrice. Venivano dal Centro Italia e oggi si sono stabilite qui in Lombardia: Patrizia si occupa di finanza, Daniela di informatica. C’è anche poi chi si è fermata a Pavia... pensiamo a Flavia Magri, studentessa bresciana di Medicina, che il caso della vita (e del Collegio!) vuole che sposi il fratello delle sue compagne Cavalloro e diventi endocrinologa alla Fondazione Maugeri di Pavia. Ma la storia non finisce qui. No, e come continua? Con Flavia si sta perfezionando l’Alumna Valentina Capelli, vincitrice di uno dei Premi di Ricerca messi a concorso dall’Associazione Alumnae presieduta da Paola Lanati, laureata in CTF e oggi imprenditrice. E non è ancora finita! Sulle orme di Flavia, ma scegliendo un corso di studi diverso (CTF), oggi al Nuovo ha vinto un posto la figlia Valeria. Il Collegio è anche questo: luogo non comune, scambio di conoscenze e trasmissione di esperienze. Lo è stato e lo è anche nel mio rapporto con la stessa Rettrice, che non posso che definire anche amica. In che modo si è concretizzato tra voi questo scambio di conoscenze ed esperienze? Per la nostra diversa formazione lei “letterata”, cresciuta con figure come Dante Isella, Maria Corti e Cesare Segre, fondamentali per il Collegio - ci siamo integrate benissimo nella organizzazione della vita culturale del Collegio sin dai primi anni. Naturalmente il mio contributo era a livello informale, non avevo nessun incarico specifico in Collegio, ma mi è sempre piaciuto favorire delle opportunità, come è nel mio stile (“facciamo, facciamo!” mi prende affettuosamente in giro mio marito, Giuliano Gasperi, e... condirettore del nostro Laboratorio di Entomologia molecolare!). Quindi non solo il mio collega, prof. Umberto Bianchi, padre appunto di Grace, venne a tenere la lezione “Geni egoisti o geni ignoranti?” nel 1981, ma in Collegio abbiamo fatto venire, due anni dopo, i genetisti dell’Università di Pavia, Gabriele Milanesi e Luigi De Carli, e, nel 1986, l’etologo Danilo Mainardi, allora a Parma. E sognavamo di far venire anche Rita Levi-Montalcini, prima ancora che vincesse il Nobel. Prendemmo contatto con lei, appena rientrata dagli Stati Uniti, Pagina 7 «Intendo rafforzare lo spirito di cooperazione e di squadra. Solo così si cresce» «CERCO DI RESTITUIRE QUANTO HO RICEVUTO» ma ci disse che era troppo impegnata nel suo lavoro di ricerca per venire a Pavia. Che gioia per noi vederla arrivare in Collegio più di vent’anni dopo! Alcuni di quegli ospiti, come Milanesi e Mainardi, sono poi tornati nell’ultimo decennio, memori della loro prima volta al Nuovo... Sì, Mainardi, quando è tornato in Collegio, si era dato anche al giallo, ma al Nuovo piace contaminare le esperienze, diciamo che è un laboratorio di esperimenti! Si cresce anche così. E ora, come Presidente? Ora come Presidente ... resto Alunna! Confesso che già mi aveva fatto piacere quando l’Associazione Alumnae mi aveva nominato sua socia onoraria (insieme al Professor Emilio Gabba, poi!) e considero un grande onore esser stata eletta Presidente del CdA della Fondazione che inquadra il Collegio. Considero questa posizione, ricoperta per oltre trent’anni da Bruna Bruni, come un’opportunità per restituire in qualche modo quanto ho ricevuto dal Nuovo: amiche, colleghe, allieve meravigliose come Francesca Scolari che lavora nel nostro Laboratorio. In Collegio intendo rafforzare lo spirito di cooperazione e di squadra, simile a quello che caratterizza la vita di laboratorio di tutti i giorni. Non è facile, ma la condivisione delle conoscenze e degli obiettivi e un buon affiatamento che nasce dal rispetto reciproco fanno la forza di un sistema. Quest’anno il Collegio ha promosso un incontro con la virologa Ilaria Capua: una grande donna, un vulcano di iniziative che ha dimostrato che anche lavorando nella “periferia dell’impero” si può ottenere molto. Ci ha ricordato che i dogmi vanno sfidati, che un piccolo gesto può produrre conseguenze positive per un’intera comunità. E, come donna di scienza, cresciuta in una famiglia di imprenditori, non posso che... condividere. Soprattutto in questa nuova e impegnativa veste. Cosa c’è nel futuro del Collegio? Lo dice bene anche la Rettrice: sappiamo bene tutti che le criticità principali sono finanziarie, ma il Collegio, anche nei momenti più difficili, non è mai venuto meno al primo obiettivo, quello di sostenere le sue alunne indipendentemente dal reddito delle loro famiglie. Lo ha fatto sotto ogni aspetto, dall’assicurare loro un ambiente confortevole anche nelle piccole cose, con spirito pragmatico, al sostenerne la crescita professionale e umana. Senza scendere a compromessi, mantenendo la centralità del merito. Questo è il senso di quel 57%, la percentuale media di copertura dei costi di mantenimento in Collegio non originata dai contributi economici delle alunne; questo è il senso di quel 60% di alunne che in oltre trent’anni ha visto sostenere i propri progetti di studio all’estero. Cifre, di questi tempi, che rappresentano un investimento non da poco. Ma tutti noi, consapevoli dell’eredità della Fondatrice, che alla Rettrice aveva affidato il compito di guidare il Collegio, siamo convinti che ne valga la pena. Anche perché, attraverso le studentesse che entrando in Collegio diventano Alunne e poi, uscendone, Alumnae, vediamo tutte le opportunità che si aprono, per loro e per noi tutti, e con noi intendo il nostro Paese, ma nel mondo. Il futuro, in una parola, un nuovo Horizon, e ben oltre il 2020! (Intervista raccolta da Saskia Avalle, Coordinatrice Attività accademiche e culturali del Collegio Nuovo) NELLE FOTO In alto, da sinistra Anna Malacrida Inge Feltrinelli torna al Collegio Nuovo Lella Golfo inaugura al Nuovo l’Anno Accademico 2013-2014 Rita Levi-Montalcini Incontra le studentesse In basso, da sinistra La palestra del Nuovo WEW Student Conference 2011 al Collegio Nuovo L’Aula Magna Pagina 8 ono tornata per la terza volta in Palestina, una terra martoriata e spesso dimenticata dai media e dalle agende dei politici, una terra occupata, sempre più ristretta dall’espansione continua degli insediamenti israeliani, priva di ogni diritto, in barba ad accordi esistenti solo sulla carta. Sono partita per un “pellegrinaggio di giustizia” “un ponte per Betlemme” nel decennale della costruzione del muro che come un serpente circonda e richiude gli striminziti territori lasciati (fino a quando?) ai palestinesi. Volutamente abbiamo voluto privilegiare gli incontri con palestinesi, cristiani e musulmani (con una sola eccezione per un rabbino “moderato” a Tel Aviv). Siamo stati ospitati in famiglie musulmane a Hebron, cristiane a Betlemme, beduine nel Neghev e solo tre volte abbiamo dormito in un convento gestito da suore. Abbiamo così incontrato uomini per lo più giovani, bambini e donne che hanno in comune la volontà di resistere, nonostante tutto. Tra le diverse opzioni sperimentate (emigrazione, rassegnazione, rivolta armata) hanno scelto una quarta opzione: quella della resistenza attiva, non violenta ma determinata a ottenere non proprietà, non finanziamenti, non compassione, ma il riconoscimento di persone titolari di diritti alla pari. Lo slogan “due popoli, due stati” in cui si poteva sperare dieci anni fa oggi è archiviato perché impraticabile vista l'attuale frammentazione. In questa lotta attiva e determinata di difesa della vita, della natura, della bellezza, in uno scenario tremendo e insanguinato quotidianamente, si sono distinte e si distinguono le donne, spesso lasciate sole dopo la morte, il carcere, la lontananza dai loro uomini impegnati a cercare lavoro in altri luoghi. Sono loro che svolgono tutto il lavoro di cura delle famiglie allargate, sono la maggioranza degli studenti e trovano anche il tempo per farsi belle … Ho conosciuto Kiffa (colei che lotta) nel villaggio di Al Tuwani, situato nella zona C, sotto il diretto controllo dell’esercito israeliano dove sono previste demolizioni delle case palestinesi ed espansione dei coloni. Questo villaggio, con l’aiuto di volontari israeliani e internazionali (“operazione colomba”) continua a resistere ai soprusi e alle intimidazioni anche fisiche, alle provocazioni continue, alla demolizione di case e alla distruzione di olivi con forme di lotta non violenta e con questi metodi ha ottenuto numerose conquiste. Kiffa, moglie del leader del villaggio dove si è trasferita dopo il Numero novantasei - Aprile 2014 DI RITORNO DALLA PALESTINA Nel decennale dalla costruzione del Muro, tra i musulmani di Hebron, i cristiani di Betlemme, i beduini del Neghev. Alla ricerca della bellezza, in uno scenario tremendo e insanguinato. Hebron (sopra a sinistra), città della Cisgiordania a circa 30 chilometri a sud di Gerusalemme. Betlemme (qui sopra), città della Cisgiordania a circa 10 chilometri a sud di Gerusalemme. Il deserto del Neghev (a sinistra), regione meridionale dello stato di Israele. Al centro Mappa della Palestina aggiornata al 2004 (fonte ONU) di Marta Ghezzi matrimonio, provenendo dalla città, ha fondato una cooperativa di donne che eseguono prodotti artigianali, è riuscita a portare le donne al mare per la prima volta e contribuisce col suo esempio a scalfire i pregiudizi della cultura maschilista predominante e a modificare la persistente cultura patriarcale. Ho incontrato Amal, sorella di Daoud Nassar, in una località assediata a mille metri, circondata da coloni e coprifuoco, con le strade sbarrate. Condivide con il fratello la resistenza in una sommità rimasta a baluardo della legittima presenza palestinese, quella della famiglia Nassar. Quarantadue ettari di terreno coltivato acquistato dal nonno nel 1916, come attestavano i documenti ottomani ancora in possesso della famiglia. Il nonno, proveniente da Betlemme, si era insediato nelle grotte naturali della proprietà e aveva iniziato a coltivare la terra. Avevano viti, ulivi, alberi di albicocche, fichi, mele, animali che pascolavano intorno. Il figlio Bishara con nove figli aveva continuato a coltivare e a produrre vivendo nelle grotte, in una povertà dignitosa. Le cinque grotte erano la loro casa non avendo soldi per costruirne una di mattoni. Mano a mano che la Palestina storica cambiava padrone, alla famiglia Nassar veniva riconosciuta la proprietà della terra che coltivava e amava. Sia il governo del mandato britannico che quello giordano avevano rispettato ciò che era evidente nei documenti e nella realtà, mentre altri palestinesi per non pagare tasse avevano comperato senza registrare la proprietà. A Daoud, ultimo erede, gli israeliani hanno negato acqua, corrente ed elettricità, volendo mandarli via a tutti i costi. Rendendo loro la vita impossibile. Chiudendo la strada con block road. Tutto intorno alla loro proprietà hanno divelto olivi, fatto ringhiare i cani di notte, per fiaccare l’animo di grandi e piccoli. Daoud ha resistito. Con l’aiuto di avvocati israeliani democratici e di volontari internazionali ha costruito la Tenda delle Nazioni dove si svolgono campi di lavoro, e bambini palestinesi trascorrono periodi estivi felici pitturando, cantando, scrivendo, imparando a riconoscere i beni della terra. Daoud voleva che dalla loro terra nascesse il frutto della giustizia. Voleva parlare e far parlare di pace proprio in quel posto dove coloni assedianti giorno e notte calpestavano primizie e dignità a colpi di ordini di demolizione e assedi costanti, fregandosi dei palestinesi e dei volontari internazionali. Daoud ha resistito da buon cristiano scegliendo la non violenza e scrivendo davanti al cancello “ci rifiutiamo di essere vostri nemici”. Ora Daoud appare stanco pessimista sul futuro, cosciente che la forza sta dalla parte degli israeliani ma Amal, la sorella, che firma al suo posto l’attestato di solidarietà per chi in cambio di dieci euro adotta un ulivo, ci accompagna nel giro e ripete convinta: noi rifiutiamo di essere vittime, rifiutiamo di essere nemici, nessuno ci può obbligare a odiare. Attraverso l’amore per la natura e l'apprendimento del suo rispetto, bambini e ragazzi alla Tenda imparano a rispettare gli uomini e le donne che non li vogliono. E a farsi rispettare. Intanto la sorella e Daoud rimangono. Fino a quando? Nell’Università palestinese di Betlemme vediamo molte donne, quasi tutte col velo. Sono l’80%, ci spiega un simpatico professore, pedagogista, impegnato nelle terapie per disabili, sposato con una italiana, Sami Basha. Mi ha avvicinato Eva , che ha studiato due anni in Italia e che ora studia giurisprudenza. L’ho invitata a parlare in assemblea della condizione della donna. La vita dura crea donne dure, esordisce Eva con forza, dimostrando che le donne sono in gamba. Non sono le leggi che opprimono le donne, afferma, ma la cultura persistente. L’occupazione militare aumenta la debolezza delle donne, ma loro sono sempre state al fianco dei movimenti di resistenza ed è grazie a loro che la lotta è continuata anche quando gli uomini sono stati uccisi, imprigionati, torturati. Ammette complessità e contraddizioni nella società palestinese, ma nonostante tutto le donne sono entrate in politica e le ventimila mogli dei martiri caduti non sono rimaste in casa a piangere. Hanno fondato cooperative, comitati di auto-aiuto, hanno praticato la solidarietà non solo nell’ambito familiare, ma nel vicinato e in tutto il territorio sfidando ostacoli inenarrabili. Purtroppo, come ci spiega Biba, con un sorriso seducente, va registrata, qui come altrove, la persistenza o la recrudescenza di episodi di violenza domestica (rappresentati in una pièce teatrale nell'Università). Queste forme di violenza si possono spiegare (come del resto da noi) con la (Continua a pagina 9) Aprile 2014 - Numero novantasei Pagina 9 DI RITORNO DALLA PALESTINA Nel decennale dalla costruzione del Muro, tra i musulmani di Hebron, i cristiani di Betlemme, i beduini del Neghev. Alla ricerca della bellezza, in uno scenario tremendo e insanguinato. Aziza, timida infermiera eritrea, che lavora in un ospedale con medici israeliani impegnati per la soluzione dei conflitti, ha denunciato con forza le torture e i soprusi con cui vengono trattati nel Sinai gli immigrati clandestini provenienti dal Magreb e dall’Africa Nera col miraggio di entrare in Israele e vengono invece seviziati e borseggiati da trafficanti di schiavi, venduti e rivenduti come merce umana, con la complicità o l’indifferenza dello stato di Israele che è democratico con gli ebrei e nazista con i diversi. Il reportage fotografico di Marta Ghezzi tra le donne palestinesi (Continua da pagina 8) frustrazione degli uomini che, non potendo esercitare nella società nessuna forma di potere, se la prendono con i più deboli e soprattutto con le donne che tentano di emanciparsi da una cultura arcaica patriarcale, essenzialmente maschilista. Le donne in Palestina godevano rispetto ad altri paesi arabi di una maggiore laicità nei costumi, ma ora risentono della rinascita della cultura islamica più integralista ed è per questo che in pubblico portano tutte il velo (di cui farebbero volentieri a meno, secondo il professor Sami) che non nasconde, ma anzi esalta volti affascinanti, occhi seducenti, sorrisi smaglianti e anche una certa ironia. Arva, una studentessa contattata da un compagno di viaggio, è un perfetto esemplare della donna palestinese. Lo raggiunge la sera in albergo, accompagnata da un fratellino addormentato, senza il quale non avrebbe potuto uscire. Studia inglese e come le sue compagne d’università è curiosa di tutto quello che c'è fuori il Muro di Betlemme. Alla mia domanda diretta su cosa è importante per la donna, risponde candidamente: la sua bellezza. Le piace truccarsi, agghindarsi, essere elegante sia con abiti tradizionali che moderni. La divisa per tutte le giovani, come da noi, è jeans e giubbino. Paradossalmente è il velo che le diversifica e il trucco. Io l’ho sorpresa indossando un abito tradizionale comprato a Hebron e regalandole una confezione di ombretti (che non so usare). Come dice il poeta Gibran Khalil … la bellezza è la vita, quando la vita rivela il suo profilo benedetto ma voi siete la vita e siete il velo. La bellezza è eternità che si mira in uno specchio. Ma voi siete l’eternità e siete lo specchio. Ho conosciuto anche donne splendide, non palestinesi, ma che hanno scelto la Palestina come loro terra di elezione per condividere le sofferenze di questo popolo e per impegnarsi per la difesa dei suoi diritti, della sua dignità per un percorso di giustizia. Si tratta di tre suore, diverse per età, provenienza e ordine religioso, ma accomunate da un amore illimitato e struggente per il popolo palestinese. cielo aperto lo hanno affrescato con murales fiabeschi e piantato dei rampicanti fioriti. Alicia, che è stata tra i primi a entrare a Gaza nel corso dell’ultimo eccidio e che ha documentato al mondo gli effetti del raid israeliano “Piombo fuso”, con un sorriso luminoso e accattivante, insegna a parole e nei fatti che non si può odiare i nemici e che non è possibile dividere in modo netto il Bene dal Male. Suor Donatella, italiana, che dirige l'ospedale pediatrico di Betlemme con trecento operatori e operatrici palestinesi. Indomita e non rassegnata, ha organizzato da sola una marcia silenziosa per ricordare il decimo anniversario della costruzione del muro obbrobrioso che come un serpente strisciante divide Betlemme da Gerusalemme. Alicia, spagnola, che alla casa dell’amicizia di Betania si occupa di un asilo palestinese separato dal muro dal resto del convento, per cui mentre prima i bambini accedevano da una porticina con tre gradini provenendo dal quartiere arabo, ora devono fare un giro di quindici chilometri per arrivarci. Per rendere più accettabile il muraglione che fa dell’asilo una prigione a Le donne palestinesi e quelle innamorate della Palestina mi ricordano le donne narrate nel Vecchio testamento: Sara la bella che ride di Dio; Agar, la schiava umiliata; Rebecca, la madre gelosa, la dolce e amabile; Rachele, Shifra e Pua, le balie che salvano un popolo; Miriam, la poetessa lebbrosa, la figlia di Jefte, vittima del fanatismo; Dalila l’astuta senza scrupoli; Rut, la spigolatrice fedele; Abigail, la saggia; Giuditta, la bella giustiziera; Ester, la diplomatica pietosa; e tante altre. Sono tutte figlie di Eva che pazientemente da secoli tessono reti, rammendano i buchi, curano le ferite che i signori della guerra, giocando con i loro soldatini obbedienti, hanno procurato nel corso dei secoli. Fino a quando la pazienza e la tenacia delle donne tenteranno, con ricami di bellezza, di vincere l’obbrobrio del male e dell’odio, seminando amore e reclamando la pace? L’invocazione del profeta rivolta a Gerusalemme vale per la donna palestinese: … io passavo vicino a te e ti ho visto che ti dibattevi nel tuo sangue. Io ti dico: guarda e cresci come un germoglio nei campi. Il tuo nome è sparso tra le nazioni a causa della tua bellezza. Eri perfetta per lo splendore che ho messo su di te ... (Ezechiele 16.9). Marta Ghezzi Pagina 10 Numero novantasei - Aprile 2014 FONDAZIONE SARTIRANA ARTE Ancora Libri d’Arte: Marcello Pirro, Enrico Baj, Tomaso Buzzi, Teresa Sdralevich, Mario Maioli, Paolo Cristiani … e gli altri di Giorgio Forni ra le insane parole rivolte alla memoria dell’ex assessore provinciale Gandini (ogni sera tra Santa Croce e la rotonda del Bennet non ne manca la ragione … motivata, perbacco!), mi spegne la rabbia … la voce di qualche autore di Rai Tre. Grazie al buon Marino Sinibaldi infatti è raro non farsi catturare da perle di saggezza e da stimoli spesso potenti! Come la favola africana dell' incendio della foresta. Sentita stamane! Tutti gli animali sono terrorizzati per la loro personale impotenza a intervenire. Solo il colibrì, indaffaratissimo, vola veloce dal fiume alla foresta, portando nel becco una goccia d'acqua, relativamente sereno. (Continua a pagina 11) Aprile 2014 - Numero novantasei Ancora Libri d’Arte: Marcello Pirro, Enrico Baj, Tomaso Buzzi, Teresa Sdralevich, Mario Maioli, Paolo Cristiani … e gli altri Pagina 11 FONDAZIONE SARTIRANA ARTE (Continua da pagina 10) Alla domanda del re leone, risponde che questo è tutto quello che egli può fare per il bene di tutti. Morale: se tutti facessimo, grande o piccola che sia, la nostra parte ... Lungo preambolo a giustificare quel certo senso di imbarazzo che provo continuando a presentare i nostri bellissimi libri d’artista, mentre spirano venti di guerra. Mai spenti in Siria, ma scordati perché sostituiti da altri in arrivo dal Mar di Crimea, oltre a quelli non meno pericolosi soffiati dagli euro “scettici” per le prossime elezioni di Strasburgo e comunali locali! Forse anche al Sileno … sarebbe il caso di chiedere consigli! Ma faccio il colibrì (!) anche in questo numero di Socrate al caffè, perché sono tanti i titoli in partenza per Minsk ancora da menzionare. Tra questi due nuove opere anni ‘70 di Marcello Pirro, due libricini veneziani di Tomaso Buzzi, da aggiungere a quello divertente da morirne sulle “Carnevalate dei cuochi” (o il carnevale in cucina, sempre a detta dell’autore) e a quello capitale sul concorso, vinto da Buzzi con Ponti nel ‘28 , “per gli arredi di un’Ambasciata”! Pubblicato dopo la riscoperta degli arredi autografi di Buzzi nella Residenza a Il Cairo! Ultimissimo arrivo l’opera a tre mani di Sergio Alberti con Benevelli e Benedetti, mentre ancora aspettiamo le fatiche di Lodola e Tenconi, Staccioli e Carmi/Eco. Il breviario/calendario di Giobbe (Covatta), le (smarrite) “Linee” di Melotti, con la sua sorprendente favola del “principe vescovo e il cervo” … incisa con Sciardelli negli anni ‘60! Arrivati invece gli “Aeroporti” di Paolo Cristiani, in duplice versione! Per … irritare gli amici … quella prefata da Vittorio Sgarbi! Giorgio Forni Pagina 12 Numero novantasei - Aprile 2014 L’EDITORIALE La missione del Laboratorio Expo della Fondazione Feltrinelli UN DISEGNO DI FUTURO PER L’UMANITÀ (Continua da pagina 1) risorse non rinnovabili, dall’espansione delle aree urbane che invadono i territori dell’agricoltura. Infine, dobbiamo considerare il sistema cibo come una struttura complessa, costituita da una varietà di elementi e aspetti. Con la consapevolezza che ciascun differente elemento e aspetto del sistema ha un effetto sull’accessibilità e sulla disponibilità di cibo nutriente per le persone. Grosso modo, possiamo dire che il sistema cibo è fatto di ambiente, popolazioni, istituzioni, politiche, economie, culture, pratiche e processi coinvolti nella produzione e nella distribuzione di cibo. Il senso della possibilità ci induce a elaborare una visione del mondo liberato dalla fame, in cui sia possibile soddisfare la crescente domanda di cibo e fronteggiare con successo le nuove sfide ambientali. L’obiettivo centrale è, quindi, assicurare a ciascuna persona nel mondo l’accesso a cibo nutriente, tutelando al tempo stesso la capacità d’accesso delle generazioni future. In questo senso, il tema di Expo 2015 esige un’agenda per lo sviluppo sostenibile e la qualità di una vita umana, degna di essere vissuta. Per chiunque, ovunque. In altri termini, il sistema cibo deve rispondere alla eguale dignità delle persone, qua e là per il mondo. In un mondo di crescenti ineguaglianze, entro le società e fra le società. Il documento delle Nazioni Unite per Expo 2015 definisce cinque linee fondamentali di azione per realizzare la visione. Con i seguenti obiettivi: l’eguale accesso per chiunque a cibo adeguato; la nutrizione infantile come priorità per lo sviluppo sostenibile; un sistema cibo sostenibile che produca più cibo preservando la biodiversità e l’ambiente; l’incremento della produttività e del reddito dei piccoli produttori, perché investire sui piccoli produttori, uomini e donne, vuol dire investire nel futuro; la responsabilità condivisa per ridurre ed eliminare la perdita e lo spreco di cibo. Osserviamo che le cinque linee sono tutte attraversate da una questione fondamentale: quella che ha a che vedere con l’obiettivo dell’eguaglianza di genere che risponde alla condizione delle donne nel mondo. L’eguaglianza di genere non è un optional nella prospettiva delineata a partire da come stanno le cose e da come esse dovrebbero stare. È un must. Lavorando al progetto del Laboratorio Expo della Fondazione Feltrinelli, le parole chiave che abbiamo individuato sono: la dignità delle persone, l’equità sociale, la vulnerabilità delle vittime, le dimensioni della sostenibilità, l’abilitazione delle persone, la responsabilità condivisa, l’eguaglianza di genere. Ciascuna di queste parole chiave può essere interpretata in più modi, nella varietà delle culture e delle tradizioni religiose, etiche, politiche e culturali del mondo. E ciò apre il varco a un confronto delle idee polifonico e, a volte, cacofonico, che può conoscere tanto armonie quanto dissonanze, ma che deve mirare a definire una Carta per lo sviluppo sostenibile e la qualità di una vita umana degna, per una essenziale varietà di ragioni, di essere vissuta. Se il pianeta deve essere nutrito, una elementare idea di giustizia ci chiede che l’energia per la vita sia energia per ciascuna vita. Sia per tutti, e non per qualcuno, oggi e domani. Su questo dobbiamo ostinatamente e coerentemente perseguire un overlapping consensus fra persone che in differenti culture e religioni e tradizioni riconoscono le proprie lealtà ultime e le proprie radici. La radicalità delle questioni, chiamata in causa dal tema di Expo 2015, è incontrovertibile. È in gioco un disegno di futuro per l’umanità. Un futuro più degno di lode, e meno di biasimo che risponda oggi a un’idea di giustizia come imparzialità aperta nei confronti di chiunque, nel senso proposto nel suo saggio, L’idea di giustizia, da Amartya Sen. Dal punto di vista delle idee, della ricerca e della conoscenza, dobbiamo essere consapevoli che questa è la posta in gioco a Expo Milano 2015. Laboratorio Expo della Fondazione Feltrinelli, nell’articolazione delle sue attività di ricerca accademica e discussione pubblica, mira a realizzare la propria missione muovendo propriamente da questa consapevolezza. Il vecchio Socrate dal suo Simposio twitta qualcosa come: in bocca al lupo! Salvatore Veca Il sito espositivo di Expo 2015 (in alto, il masterplan) è stato disegnato da progettisti senior e da giovani neolaureati della Società Expo 2015 Spa
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