ANNO XXI Numero 26 4 LUGLIO 2014 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE A REGIME SOVVENZIONATO 45% (ME) SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA EURO 1,50 ATE. EST SS DI GUERR A DE DE IT IR MENTI MARITTIMI A A G E RISC LL E D L O L E A T S N C I E C HIO ILIA V , O O R C T HE EA ET STATE A R RR UT ST L’E AN O O O CA ST C LL EC RA SU L’INCHIESTA i C ao t r s traspo 4 Luglio 2014 il punto EDITORIALE Se Crocetta patteggia ROSARIO CROCETTA ha deciso di “congelare” per tre anni il contenzioso che oppone la Sicilia allo Stato e ha firmato un accordocapestro con il Ministero dell’Economia che fino al 2017 “mette in freezer” gli effetti di eventuali pronunciamenti positivi della Corte costituzionale in fatto di contabilità pubblica e di trasferimenti da parte dello Stato. La notizia, anticipata da Link-Scilia, è arrivata lo stesso giorno in cui la Corte dei Conti siciliana ha emesso il giudizio di parifica sul bilancio, accendendo più di una spia: il buco accertato, tra residui attivi da cancellare, mutui e interessi passivi, si attesta intorno ai venti miliardi. La stessa somma cui la Regione avrebbe diritto, se le previsioni statuarie della Sicilia, che hanno rilevanza costituzionale, agli articoli 36, 37 e 38 fossero applicati secondo legge. Su questo punto di recente il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ha incontrato il presidente del Senato, il licatese Piero Grasso e il Presidente della Corte costituzionale, il messinese Gaetano Silvestri. Il gelese Crocetta, in solitudine, senza informare né il Parlamento siciliano né la presidenza dell’Ars, ha deciso di congelare i giudizi. Il mese prossimo Gaetano Silvestri non sarà più presidente della Corte e nel 2017 Piero Grasso sarà a godersi la sua pensione da magistrato e forse il Senato, secondo le riforme in corso, avrà altre funzioni. Nel 2017 Crocetta non sarà più il governatore della Sicilia. Ma il suo è un atto che giuridicamente si configura come un patteggiamento. Politicamente, invece, si configura come l’inchino della Costa Concordia: un fischio, prima di affondare. Un gesto così importante, non può essere preso, senza un passaggio istituzionale in Aula: ne va del futuro di cinque milioni di siciliani. Folla a funerali dei tre ragazzi rapiti e uccisi in Israele Faide infinite in Medioriente DI DOMENICO BARRILÀ QUANDO TI TROVI davanti ai forni crematori di Auschwitz oppure quando sosti davanti alla “casetta rossa” dove fu gassata Edith Stein, la cui unica colpa era quella di essere ebrea, credi di avere capito che gli uomini abbiano imparato davvero la lezione, anzi in quei momenti sei sicuro che le cose stanno esattamente così. Invece verrai smentito, perché le catastrofi non lasciano apprendimenti, non possono lasciarne, visto che ogni persona sembra ricominciare daccapo, commettendo gli stessi errori, dopo avere fatto pulizia di quello che era accaduto prima che nascesse, dichiarando implicitamente non accaduto, quindi privo di effetto memoria. I tre ragazzi rapiti e uccisi in questi giorni in Israele, com’era prevedibile sono stati l’innesco di altro sangue. Una faida di Seminara, quella tra palestinesi e israeliani, trasferita su una scala dimensionale diversa, mondiale addirittura, che non sembra trovare nemmeno la prospettiva di una fine. Quando durerà e difficile indovinarlo giacché la soluzione non è solo politica ma prima di tutto sociologica, culturale, ruggini profonde che non si prestano a superamenti rapidi, con l’aggravante dei fanatismi nei reciproci schieramenti, che rappresentano una pesante ipoteca sui futuri sviluppi del processo di pace. Così come pesa l’orrore di incancellabili episodi passati, a cominciare dal massacro di Sabra e Shatila, dove diverse centinaia di profughi palestinesi furono uccisi dalle falangi libanesi, con la complicità della autorità israeliane. La recente pellicola su Hanna Arendt, diretta da Margarethe von Trotta, che riguarda segnatamente i mesi del processo al gerarca nazista Adolf Eichmann, svoltosi a Gerusalemme nel 1961, mostra la protagonista, che seguì quel processo per conto del periodico americano New Yorker, ingaggiare durissimi scontri con i suoi stessi connazionali, a causa della sua tesi sull’essenza della Caporedattore Graziella Lombardo Vicecaposervizio: Daniele De Joannon In redazione: Gianfranco Cusumano, Alessio Caspanello, Michele Schinella Segretaria di redazione: Rossana Franzone, Rosa Lombardo, Francesco Pinizzotto. Editore: Kimon scrl, via San Camillo, 8 Messina. Tel. 090 9430208 Fax: 090 9430210 P. IVA 02131540839 Registrazione Tribunale di Messina n. 11-92 del 4 maggio 1992. Iscritto al Registro Operatori della Comunicazione n° 17229. Stampa: Sts - Società tipografica siciliana spa Strada 5 n. 35 Zona industriale 95030 Catania. 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Ebbene di quel film, molto bello e consigliabile a chi desidera riflettere su quegli eventi, che in qualche modo influenzano i fatti dei nostri giorni, rammento lo straordinario dialogo tra la stessa Arendt e l'ebreo Kurt Blumefeld, suo carissimo amico, che non riesce a perdonarla per quelle tesi (che per la verità ancora oggi suscitano giudizi contrastanti) così impopolari. Un contrariato Blumefeld rimprovera alla sua amica intellettuale di non amare il suo popolo, e la Arendt fornisce una risposta di straordinario acume, che più o meno suonava così: “Io non posso amare un popolo, che è qualcosa di astratto, o amarlo anche quando sbaglia solo perché è il mio popolo, ma posso amare te che sei una persona in carne ed ossa”. Credo che la risposta all’eterna crisi israelo-palestinese potrà giungere solo se si adotterà una logica analoga, aprendo il grandangolare sulle persone, tutte portatrici di eguali diritti, tutte sofferenti in quella terra così segnata, e tenendo sullo sfondo le divisioni in blocchi contrapposti che per loro natura non sono generatrici di pace. Non si può amare un popolo in astratto, ripetiamo con la Arendt, e neppure si possono sempre giustificare su sue azioni soltanto perché è il nostro popolo. Fino a quando in quella terra non sorgeranno uomini capaci di parlare ai singoli individui, distribuendo ragioni e torti non in base alla logica delle appartenenze, ma fondando il giudizio sulla genuina ricerca della verità, che taglia gli schieramenti, fino ad allora, dicevamo, anche la parola pace, esattamente come la parola popolo, sarà solo una ingannevole astrazione. Distribuzione: Gaetano Toscano Sas via Corbino Orso 9/11 - 98124 Messina telefono 090 692508. Distributore regionale: Eagleservices via M. Rapisardi, 62 - 95021 Acicastello (CT). Pubblicità legale-istituzionale-commerciale: Via San Camillo, 8 Messina Tel. 090 9430208 Fax: 090 9430211. Tariffe pubblicitarie (1 modulo cm. 3,5 x 4,5); Manchette prima pagina euro 206,58; Finestrella prima pagina euro 438,99; commerciali a mod. euro 41,32; Finanziaria/Appalti/Gare a mod euro 129,11; Legali/Aste/Sentenze a mod. euro 129,11; redazionali euro 77,47; una pagina interna euro 1.446,08; ultima pagina euro 1.807,6 Posizione di rigore + 20%. Colore + euro 387,34. Certificato Ads n. 7367 del 14/12/2011 Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana riservato IL CASO. L’ordine emesso dal Comune per la costruzione sul mare dove morì Massimo Troisi poche ore dopo il ciak finale del film su Neruda Abusivismo alle Eolie, demoliamo la casa del postino MESSINA. Un ordine di demolizione e “ripristino dello stato dei luoghi” è stato emesso dal Comune di Malfa per la “Casa del Postino”, la costruzione con patio e canne sul mare di Pollara, dove Massimo Troisi nel 1994 morì poche ore dopo il ciak finale del film tratto dal libro di Antonio Skarmeta sulla vita del poeta Pablo Neruda. Diretto dallo scozzese Michael Radford, con la partecipazione di Philipphe Noioret e Maria Grazia Cucinotta, che così fu conosciuta al grande pubblico, il film consacrò Massimo Troisi come attore e i capperi di Salina e il fascino dei luoghi dove il grande poeta passò gli anni di confino. Ora “la casa del postino” Massimo Troisi, proprietà di Pippo Cafarella, 64 anni, “artista e poeta” che l’ha ereditata dallo zio sacerdote Giovanni Marchetti, è finita sotto gli occhi dell’Ufficio tecnico di Malfa diretto dal geometra Salvatore Galletta che ha ordinato la demolizione di “una tettoia sostenuta da travi in legno, ancorata a un muro e un pilastro in blocchi di cemento”, costruiti senza autorizzazione edilizia, in spregio “della fascia di rispetto costiero”. Un punto, questo a favore di un altro artista, l’avvocato messinese Ernesto Dimitri Salonia, che ha denunciato gli abusi di Cafarella e ora propone al Comune di confiscare “la casa del postino” e farla acquisire al patrimonio dell’ente. Il braccio di ferro tra il “poeta” Cafarella, che sul sito dedicato alla casa assicura di avere utilizzato solo pietra lavica, pomice e legno di castagno del luogo, e il “pittore” AEROPORTO DI CATANIA Sac, così il progetto di quotazione in Borsa CATANIA. La Sac, la società che gestisce l’aeroporto di Catania, ha deliberato il progetto di quotazione in Borsa. A fare parte della compagine societaria sono soprattutto enti pubblici: tre quote fanno capo alla Camera di Commercio di Catania, una a quella di Ragusa e una a quella di Siracusa, lo stesso per le Province, una quota tra Catania, Siracusa e Ragusa e una quota all’Asi, oggi Irsap. La notizia è stata ccolta con favore dal presidnte dell’Enac, Vito Riggio. Che ha commentato: “Non possono essere le camere di commercio a gestire il buness del futuro”. Privatizzazione in vista anche per la Gesap di palermo e l’Airgest di Trapani, area sulla quale ha aperto un dossier un gruppo argentino. 4 Luglio 2014 TOP SECRET NOMINE Confcommercio Sicilia Scalisi nuovo direttore PALERMO. Sarà Totò Scalisi, già responsabile dell’ente bilaterale per il turismo, il nuovo direttore di Confcommercio Sicilia. La nomina sarà convalidata il nove luglio. SANITA’. NUOVI DIRETTORI Moncada al Papardo Reitano al Policlinico Massimo Troisi con Philippe Noiret nella casa de “Il postino” a Pollara Salonia, nasce da un contenzioso sulla Grotta della Balata, proprietà di Ernesto Salonia, occupata, secondo la denuncia del legale, “abusivamente” da Cafarella con una barca a pancia in giù. Salonia, autore della prima class action contro il Ministero per lo sviluppo economico sul crack di Luciano Sgarlata, il finanziere di Termini Imerese cui furono autorizzate, ministro dell’Industria Renato Altissimo, due società fiduciarie , la Previdenza e la Reno, che lasciarono un buco da 350 miliardi di vecchie lire coinvolgendo 22mila piccoli risparmiatori, con gli incassi milionari delle transazioni seriali concordate col Ministero, dopo una favorevole sentenza della Cassazione, ha comprato svariati immobili alle Eolie e dato vita alla Fondazione Solonia, che gestisce una villa nella zona di Contesse a Messina, aperta ad artisti e pittori. Ora sulla Grotta della Balata il figlio di Salonia, Eros, che si divide tra le Eolie e la Francia, ha finito di girare un film sulla vita di Troisi che sarà proiettato a Malfa in agosto. Dimostrando così che a quasi sessant’anni dai tempi della Panaria film di Francesco Alliata che lanciò Anna Magnani, la vita delle Eolie è sempre intrecciata con la celluloide. e.b. SOMMARIO PRIMO PIANO 6/9. Trasporti, la lunga estate calda Messina isolata dal resto del mondo. Ecco perchè POLITICA 10. Guerini, l’ultima spiaggia Il coordinatore Raciti si affida al vicesegretario nazionale per sciogliere i nodi del Pd 11. Reddito, lo sgambetto Il contributo minimo “silurato” in commissione 12. Atm di seconda mano Tra le polemiche, arrivano i bus del 1994 13. Tutti Vigili sul rimpasto Il sindaco Aquino alle prese con la revoca dell’assessore Lena e gli scontri al comando municipale SICILIA 15. Messinambiente a lutto Antonino Tomasello muore in un incidente 16. Antonello, fondi in bilico Resta nel limbo la mostra in Sicilia 17. Archeologia cassonetto Esplode l’emergenza rifiuti nelle 116 strutture 18. Le Dune, la demolizione può attendere Storia del villaggio turistico abusivo 19. Palazzo delle cimici E’ giallo sulle spie “rudimentali” trovate al Comune di Monforte San Giorgio 20. Villa Lina? La scuola di tutti Si conclude il corso “Il mondo dei giovani” 22. Alluvione in procura Residenti accusati di avere intascato rimborsi 23. Rifiuti, mi è scomparso il cassonetto A Villafranca al via il nuovo piano di raccolta 24. Milazzo, la chiesa della discordia Un nuovo luogo di culto in zona Ciantro ECONOMIA 25. Italia Lavoro aiutaci tu Un supporto operativo all’assessorato Formazione 26. Catania va su Streets L’Autorità etnea si blinda con l’Ue POSTER 30. Mantilla, il filosofo del pennello La vita del grande pittore messinese RUBRICHE 3. Riservato 4-5. Settegiorni 28. Consumatori / Consulenti 32/33. Libri/La Classifica/Lacerti di Letture 38-39. Lettere & Commenti 38. Qui Scuola/Heritage/Ecologia 40. Eliodoro/150 Parole da Palermo 40. Animal House/Antibuddaci centonove pagina 3 MESSINA. Rotazione di incarichi nella sanità messinese dopo le nomine dei manager. Domenico Moncada, già al Vittorio Emanuele di Catania, sarà il nuovo direttore amministrativo del Papardo; Paolina Reitano, originaria di Mistretta, sarà invece il direttore sanitario del Policlinico di Messina. TRATTATIVE. MESSINA Pd in giunta Accorinti, Faraone pronto al sì MESSINA. Un asse MessinaPalermo per un allargamento al Pd della giunta comunale. Ad aprire al sindaco Renato Accorinti è il plenipotenziario renziano di Sicilia, Davide Faraone, che attende solo che si chiuda la battaglia giudiziaria che mette a rischio la poltrona di primo cittadino. A sostenere un cambio di direzione del partito, a Messina. non solo i renziani, ma anche l’area Civati e qualche consigliere comunale. VIABILITÀ. VIGILI URBANI Torna l’Eye Scout, lo scova infrazioni MESSINA. Un modello nuovo di zecca di “Eye Scout” per “puntire” gli automobilisti messinesi indisciplinati. È quello in arrivo al Comune, che ne ha ordinato uno perfettamente a norma e inattaccabile sul fronte dei ricorsi. L’Eye Scout è un occhio elettronico montato sulle auto dei vigili urbani che registra tutte le infrazioni, dando agli agenti la possibilità di emettere la multa in un momento successivo. 4 Luglio 2014 CHI SALE Salvatore Brugaletta SIRACUSA. Il nuovo manager della sanità a Siracusa ha deciso di iniziare all’insegna dell’operatività e dei controlli a tappeto. Il suo primo atto, infatti, è stato un blitz alle tre del mattino al Pronto soccorso dell'Ospedale Umberto “I”. Poi, accompagnato da un inferimiere, ha fatto il giro degli altri reparti, prendendo nota dei “guasti”. Federica Pintaudi CAPO D'ORLANDO. La ballerina ventitreenne di Patti si è aggiudcata la prima edizione del “Ballo di Angelica” promossa dall'associazione Dire & fare per capo d'Orlando, volteggiando con leggiadria e incantando per la leggerezza della movenza. A darle il premio, una giuria presieduta dall’ammiraglio Giovanni Vitaloni e composta da Gianmarco Chieregato, Carolyn Smith, Natalia Titova e Samuel Peron. Marco Restuccia MESSINA. È il nuovo direttore generale del Policlinico “Martino” di Messina. Nato a Taormina nel 1963, ha rivestito fino al 30 giugno scorso il ruolo di direttore amministrativo dell’Azienda Ospedaliera Cannizzaro di Catania. Per Restuccia, si tratta di un “ritorno” a Messina, città che lo ha visto studente in Giurisprudenza e laureato nel 1988. Nino Germanà MESSINA. Il deputato messinese del Nuovo Centro Destra sa “dare a Cesare quel che è di Cesare”. Pur essendo molto critico nei confronti del governo Crocetta, Germanà ha calorosamente plaudito alla decisione, da lui attesa, dello scioglimento dell’Ente Porto: “Attendo i fatti e, stavolta, i fatti sono stati più che soddisfacenti”, ha commentato in una nota. Daniele Ialacqua MESSINA. L’assessore al Verde Pubblico ha accolto le richieste della Quinta Circoscrizione, decidendo di intervenire sul lungomare “Belfiore” al Ringo, in abbandono da mesi. Interventi saranno effettuati anche sulla villetta “Attilio Salvatore”, tra viale della Libertà e via Pola, e sugli alberi vicino al sagrato di Santa Maria dell’Arco. settegiorni COMMISSIONE ANTIMAFIA Tirrenoambiente, secretate le deposizioni di Antonioli e Foti PALERMO. Sono state secretate dalla commissione regionale antimafia le deposizioni dell’amministratore di Tirrenoambiente Giuseppe Antonioli, che si è presentato alla convocazione accompagnato dal legale Giuseppe Tortora, e quelle del sindaco di Furnari Mario Foti. La commissione presieduta da Nello Musumeci ha chiesto lumi sui criteri di gestione della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, alla luce delle dichiarazioni già rese dal sindaco di Mazzarrà, Salvatore Bucolo: alcuni gruppi finanziari, di oscura provenienza, avrebbero fatto pressioni sul managment della società, per “condizionarne l’attività”. Se al manager che ha preso il ruolo di Giuseppino Innocenti sono state poste domande sulle tariffe praticate, sulle prescrizioni già disposte dall’assessorato all’Ambiente in merito al rilascio della licenza a smaltire e sulle problematiche ambientali relative al “percolato”, al sindaco di Furnari, comune che non fa parte della Tirrenoambiente, sono state poste Mario Foti domande in merito al mancato rifacimento della strada che porta alla discarica, già denunciata da una ditta che opera nell’impianto la Dasty, all’origine di proteste anche vibrate degli abitanti del luogo per i miasmi che si scatenano nell’aria. La prescrizione sul completamento della strada di accesso alla discarica, porta la data del 2009, ma ancora non risulta essere stata portata a termine. La commissione si è riservata di acquisire nuova documentazione in merito a "gravi discrasie" emerse nella gestione dell'impianto, già oggetto di rilievi da parte dell'ex assessore all'Energia, il magistrato Nicolò Marino. SOCIETÀ A Castel di Tusa tutti i suoni del mondo con l’Orchestra di Piazza Vittorio CASTEL DI TUSA. A pochi giorni dal Rito della Luce, Antonio Presti (nella foto) lancia a Castel di Tusa un caleidoscopio di suoni provenienti da ogni parte del mondo. Reduci dal successo del concerto di Roma alle Terme di Caracalla, con l’originale rilettura della Carmen di Georges Bizet, i musicisti dell’Orchestra di Piazza Vittorio sono tornati in Sicilia con un evento speciale a Castel di Tusa. Sabato 28 giugno, davanti al Museo-albergo Atelier sul Mare, l’ensemble multi-etnico si è esibito in un concerto promosso dalla Fondazione RomaMediterraneo. Zen Shiatsu, festa sotto le stelle a Messina MESSINA. Il cielo stellato del luglio siciliano, le mani esperte di operatori professionisti, una tavola con cibi naturali e candele accese. E0’ la migica atmosfera che si rirpopone per la seconda edizione per la festa d’estate sulla terrazza dei corsi Shiatsu a Messina il 10 luglio dalle oere 19 alle 23. L’appuntamento è sulla statale 114, residence dei Limoni. Per prenotare, contributo di 10 euro, telefonare al numero 090881118 oppure 3389859283. La grande moda a Taormina, serata di gala con i premi Tao Award TAORMINA. Sulla scia dei quattordici anni di successo di “Catania, Talenti & Dintorni”, nasce Taomoda, rassegna che dal 13 al 19 luglio si terrà a Taormina nell’ambito degli appuntamenti di Taormina Arte, a chiusura del calendario annuale degli eventi moda in Europa. Ideatore e direttore artistico della rassegna è Agata Patrizia Saccone, giornalista ed esperta di settore (nella foto accanto). Evento clou della rassegna sarà la serata di gala in programma sabato 19 luglio al Teatro Antico, dove illustri personaggi del mondo della moda, della cultura, del giornalismo, della musica, dell’imprenditoria, del cinema, della televisione, del design, della medicina riceveranno i Tao Awards. VOLONTARIATO. La Regione dovrà stilare i bandi. Il monito dell’associazione Di.Re Tremila euro l’anno per i centri antiviolenza MESSINA. Tremila euro l’anno, “per due anni”: è la cifra che il Governo Renzi ha deciso di assegnare a ciascuno dei centri storici antiviolenza che da anni operano in Italia. Secondo le stime delle associazioni di volontariato, più di 350 in Italia, i fondi basteranno appena a “pagare la bolletta del telefono”. Ma a chi vanno i fondi, ben 15 milioni di euro? Alle Regioni che dovrebbero stilare i bandi, e che “spesso finiscono col dare supporto a centri last-minut”rileva in un comunicato l’associazione Di.Re, Rete contro la violenza. L’associazione sottolinea anche come la classificazione tra centri privati e pubblici è iniqua, “non foss’altro che i centri antiviolenza pubblici hanno già il personale dipendente pagato”. Un fatto questo che vìola apertamente la convenzione di Istanbul, che dovrebbe entrare in vigore il 1 agosto. MESSINA. Le straordinarie scoperte illustrate in video conferenza da Huston nell’incontro promosso da Villa Salus Lotta ai tumori, le nuove tecniche “a bersaglio” MESSINA. Le straordinarie scoperte nella lotta contro i tumori saranno illustrate in videoconferenza da Huston, venerdì 4 luglio al Palacultura, dal ricercatore italo-americano Mauro Ferrari nel corso dell’incontro promosso dalla clinica Salus di Messina sulle “terapie a bersaglio molecolare”. I passi fatti dalla ricerca scientifica, infatti, sono stati straordinari. E con le nuove tecniche “a bersaglio”, che permettono di fare entrare farmaci mirati nelle piccole molecole, spiega l’oncologo Piero Spadaro, direttore della Salus di Messina, “le percentuali di successo nella lotta ai tumori cresce giorno dopo giorno: oggi si attesta su quasi il 50% dei casi”. Sulle prospettive di queste terapie, relazionerà Piero Spadaro centonove pagina 4 un altro illustre messinese, il professore Armando Santoro, responsabile dell’istituto clinico Humanitas di Milano. La prima giornata dei lavori vedrà anche l’intervento del professore Giuseppe Altavilla, del Policlinico di Messina, quello di Guido Ferlazzo, sulla ricerca, dal laboratorio alla pratica clinica, per arrivare all’esame di tutte le implicazioni del carcinoma polmonare, che sarà trattato da Lorenza Lando di Livorno e i vari casi di linfomi, che saranno passati in rassegna dal professore Vincenzo Petini. Sabato 5 sarà invece dedicato all’esame di tutte le tipologie di tumore, da quello della mammella a quella gastro-enterico, con interventi mirati dei vari specialisti. 4 Luglio 2014 settegiorni CHI SCENDE LA POLEMICA. È scontro tra il Comune e l’Acr Messina San Filippo, lo stadio “conteso” MESSINA. Due conferenze stampa, una giovedì e una oggi (venerdì 4, ndr), una città divisa e una storia che si ripete con protagonisti differenti. Ancora una volta, a tenere banco, è la concessione dello Stadio San Filippo, dato in uso per un mese all’agenzia catanese “Musica da Bere” per organizzare le uniche due tappe siciliane e calabresi dei tour di Vasco Rossi e Jovanotti. La concessione prevede l'uso dello stadio, comprensivo della foresteria, delle aree interne ed esterne, di quelle destinate al servizio di bar ristoro e al parcheggio, dal 6 luglio al 6 agosto, al prezzo di 15 mila euro oltre iva al 22% per singolo concerto, nonché la somma di 500 euro iva inclusa al giorno, per consentire l'allestimento e la messa in sicurezza dell'impianto, che dovrebbe avere una durata totale di circa 18 giorni, suddivisi in due distinti periodi. Tutto bene? No. Ad andare su tutte le furie, annunciando l’abbandono della società, è stato il patron dell’Acr Messina, Pietro Lo Monaco, con cui da mesi sussisteva una interlocuzione (senza risposte da parte del Comune) per la concessione dello stadio dal mese di settembre (ma anche della possibilità di realizzare un centro sportivo nelle aree limitrofe). Dopo l’annuncio, Lo Monaco ha dato ulteriori spiegazioni in conferenza stampa, giovedì 3: «Mi sono sentito preso in giro. Abbiamo speso 120 mila euro, siamo arrivati in C e non riusciamo ad avere una risposta dal Comune sui progetti presentati», ha detto l’imprenditore. Che avverte: senza fatti concreti, dirà addio a Messina e al Messina calcio. Dal canto suo, questa è l’opinione del Comune, che ha affrontato le spese per l’agibilità della struttura e per il certificato anti sismico (100mila euro) più la ricostruzione del muro crollato: con lo stadio ritornato alla massima capienza, nei mesi in cui non c’è il campionato, la struttura può essere utilizzata dall’amministrazione come ritiene meglio. Nonostante la conferenza stampa di oggi, il sindaco è stato convocato d’urgenza dall’VIII Commissione consiliare, presieduta da Piero Adamo, per relazionare sulla vicenda. Pietro Lo Monaco MESSINA. Documentato da uno studente alla direttrice dell’Orto Botanico Scempio ambientale a Villa Mazzini SPARITE LE PIANTE PALUSTRI. NON C’È TRACCIA DELLE TARTARUGHINE BABY E DEI PESCI ROSSI MESSINA. "Le Ninfee, i Papiri, le Ceratophyllum a pelo d'acqua, e altre piante palustri di cui ora non ricordo il nome, tutte sparite, crudelmente strappate via senza pietà, della loro presenza solo dei rimasugli di foglie e steli a galleggiare sull'acqua come coriandoli a carnevale". E' lo denuncia di uno studente di botanica, Salvo D'Arrigo, dopo la visita degli operai del Comune alla Villa Mazzini, documentato alla direttrice dell'Orto Botanico di Messina, Rosella Picone. "Le tartarughe erano visibilmente scosse-ha raccontato lo studente- e si sono mantenute lontane in acqua, non hanno voluto mangiare in alcun modo, quando le altre volte non appena mi notavano correvano da tutte le parti a prendere il cibo, i pesci rossi privati logicamente di riparo e protezione si sono tutti raccolti in un unico grande branco rimanendo seminascosti in fondo alla grotta, delle Raganelle nessuna traccia e le tartarughine baby tutte sparite. Non voglio pensare che durante la estirpazione di massa le abbiano buttate via avvolte insieme alle piante, in quanto si nascondevano fra foglie e steli sommersi, meglio credere che se le sono prese e portate via. In sintesi... uno Scempio totale". La direttrice dell'Orto botanico ha manifestato tutto il suo dispiacere. Le tartarughe più piccole, è stato accertato, dopo il blitz degli operai sono sparite. Al fine di mantenere tutti i delicati ecosistemi della flora e della fauna, gli interventi di pulizia andrebbero svolti con la dovuta competenza scientifica. Ma pare che questo tratto, oggi al Comune non sia in cima ai pensieri di nessuno. Laura Delli Colli PALERMO. Erano stati sosttratti al Bellini I violini ritrovati PALERMO. Un Nicolas Augustin Chappuy del 1759, un Israel Kampffe und Sohne dell' Ottocento e un violino italiano di un liutaio ignoto con un' etichetta con su scritto "riparato in Palermo l' anno 1896". Sono tre dei venti e passa violini sottratti dal Conservatorio Vincenzo Bellini di Palermo, che i Carabinieri del nucleo di tutela del patrimonio artistico sono riusciti a recuperare, consegnandoli al direttore Daniele Ficola. Dal conservatorio palermitano, a varie riprese, erano stati sottratti i preziosi strumenti. E solo dopo la dettagliata relazione di denuncia della direzione, sono stati avvite le discrete indagini dei carabinieri. Che hanno permesso il rientro di un altro importante strumento, un violino dell'800 di Cosimo Casiglia recuperato vicino Cremona e un altro del '600, attribuito a Matteo Liofelli, restituito a Termini Imerese. La direzione del conservatorio di Palermo, sta ora lavorando per dedicare un concerto di ringraziamento all'Arma dei carabinieri, facendo suonare proprio gli strumenti che erano stati sottratti. ROSA E NERO Festa per i sessant’anni di Luisa Barbaro Messina. Ha compiuto gli anni il 22 maggio ma ha aspettato un mese per riuscire a mettere insieme oltre 70 amici più cari e festeggiare in pompa magna nella sua casa di viale Boccetta. La dottoressa Luisa Barbara, bella ed effervescente sessantenne che sfida il tempo (dichiara 45 anni e si potrebbe dire che non li dimostra), ha perfino cantato a squarciagola la canzone di Rino Gaetano “Il cielo è sempre più blu” parafrasandola con piccole storie della quotidianeità del consultorio di via del Vespro di cui è responsabile. Non mancava il repertorio di Renato Zero di cui è fan e un catering di qualità che ha deliziato anche i palati più sofisticati. Auguri. Matrimonio acese per Ciccio Rella e Adele Vermiglio Messina. Fiori d’arancio per Ciccio Rella. L’ex consigliere provinciale, e giovane leone del Nuovo Centro Destra, ha deciso di compiere il grande passo lo scorso 28 giugno. Rella ha sposato la sua storica fidanzata, Adele Vermiglio, ad Acireale. La coppia ha poi festeggiato con amici e parenti in un vivaio di Giarre. Ottanta candeline per la storica dell’Arte Teresa Pugliatti Messina. La storica dell’Arte, già ordinario di Storia dell’Arte a Palermo, taglia il traguardo degli ottanta anni. Teresa Pugliatti, coetanea di Sophia Loren e Brigitte Bardot, soffierà le candeline nella “sua” Panicastro (Patti), in compagnia del compagno Luigi Ferlazzo Natoli, degli amici e degli allievi. A Teresa Pugliatti, gli auguri di Centonove. centonove pagina 5 TAORMINA. La presidente del Sindacato nazionale giornalisti cinematografici si conferma una “brava presentatrice”, ma nell’organizzare il dopo serata dei “Nastri d’Argento” ha voluto eccedere. Davanti a “La Baronessa”, dove era prevista la cena, ha fatto allestire un mini red carpet che avrebbe dovuto accogliere le star portate in auto. La conclusione? Una calca immane e corso Umberto bloccato. Adele Fortino MESSINA. Complice il caldo, la giornalista-opinionista messinese ha scambiato un lungometraggio per un corto. Domenica 29, infatti, si era recata al giardino Corallo convinta di vedere il film di Massimo Coglitore, “The elevator”, ritrovandosi, invece, nel pieno della presentazione del cortometraggio “Rashid”, firmato da Giampiero Cicciò. Sergio De Cola MESSINA. Sul secondo Palagiustizia, l’assessore all’urbanistica si aspetta un sì o un no: “Abbiamo chiesto alla Difesa l'ex ospedale militare. Abbiamo interloquito in questo senso con il delegato del Ministero alle aree da dismettere”. Peccato, però, che dal 2012, come fanno rilevare il consigliere della III Circoscrizione, Andrea Aliotta, e i colleghi della IV, Alessio Mancuso e Paolo Barbera, il Dipartimento Militare di Medicina Legale di Messina sia l’unico in Sicilia. Giuseppe Treccarichi MESSINA. Per l’allevatore, considerato insieme all’imprenditore Francesco Aliberti il presunto reggente del clan barcellonese sotto processo in “Gotha 4”, i pm hanno chiesto la pena più severa, 14 anni. In totale, le richieste per tutti gli affiliati sono pari a 180 anni. Guido Signorino MESSINA. I consiglieri comunali vogliono spulciare le carte del bilancio consuntivo, ma l’assessore-vicesindaco cosa fa? Recapita loro un Cd. Il gesto ha fatto andare su tutte le furie il deputato del Ncd, Enzo Garofalo: «Scene come quella non devono ripetersi. E' inaccettabile che cel nostro Comune ancora si gestiscano le cose con tale approssimazione e superficialità». 4 Luglio 2014 primopiano INCHIESTA. Messina isolata dal resto del mondo. Ecco le odissee via mare, terra e aria Trasporti, la lunga estate calda Metromare annuncia il disimpegno nello Stretto, niente aliscafi nel weekend. L’autostrada per Palermo è una trappola ad una corsia, i treni sono “tradotte”. E i bus? Da Fontanarossa ci si impega meno in aereo DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. Un volo da Reggio Calabria? Solo a patto che non decolli o atterri nel finesettimana, perchè gli aliscafi non viaggeranno più nè sabati nè domeniche. Un rilassante weekend alle isole Eolie? Potrebbe protrarsi fino agli inizi della settimana successiva, perchè se salta un collegamento a causa del mare forte, c’è il rischio di dover prolungare il soggiorno. Una serata in un paesino della riviera tirrenica? Conviene partire di primo pomeriggio per non restare imbottigliati prima sul viadotto Ritiro, da due anni ridotto ad una corsia, e poi al casello di Villafranca, che da decenni si dice debba essere cancellato ma che invece è sempre lì. E Messina, la porta della Sicilia, diventa sempre più isola nell’isola. Anzi, isolata. SIAMO A MARE. Isolati via mare, via aria e via terra, sia essa asfalto o rotaie. Perchè raggiungere, o lasciare, Messina, diventa ogni anno che passa più difficile. L’ultimo schiaffone è quello che Ustica Lines ha riservato a chi ha l’ardire di voler raggiungere la Calabria: dopo una settimana di fibrillazioni dovute ai comunicati in cui la compagnia di navigazione rendeva noto di voler dire stop all’esperienza Metromare, da qualche giorno l’allarme sembra rientrato. Per metà. Perché gli aliscafi marchiati Ustica Lines continueranno ad andare avanti e indietro a fare tra Messina e Reggio o Villa, ma solo fino a venerdi. Cancellate le sei doppie corse , quattro di mattina e due di pomeriggio dei finesettimana, restano le undici corse, andata e ritorno, dalle sei del mattino alle 19, ma solo dal lunedì la venerdì. E sabati e domeniche? Un calvario. Traghetto fino a Villa e poi dita incrociate sperando di arrivare in qualche modo a Reggio. Questo per i prossimi sei mesi. E poi? Poi si vedrà. Nel frattempo si naviga a vista. E si spera che la proposta della E-Dea, un’altra compagnia di navigazione che non ha partecipato al precedente bando per una questione di soglia passeggeri per mezzo (il bando ne prevedeva 200, la E-Dea schierava aliscafi in grado di garantirne 180), possa trovare terreno fertile. E muoversi all’interno dell’isola? Peggio che andar di notte. TRENO, CI VUOLE PAZIENZA. Per spostarsi da Messina a Palermo o a Catania, si può contare su una “modica quantità” di treni: grossomodo vuol dire che, perso uno, c’è bisogno di attendere due ore per il successivo. Attese che chiaramente si riducono in orari di punta, ma che si allungano a dismisura in tutte le altre fasce orarie. Tra le stazioni centrali di Messina e Catania (una ventina di viaggi), per esempio, se “scapola” il treno delle nove e mezza di mattina, è meglio armarsi di santa pazienza, perché quello successivo non partirà prima di tre ore. E gli orari? Da tradotta militare: il più veloce ci sta un’ora e venti accettabili minuti, ma è l’eccezione. La maggior parte impiegano una media di un’ora e 45 minuti, con premio ”lumaca” per le due ore per il centinaio scarsissimo di km che impiega il regionale delle quattro e mezza di pomeriggio. E l’ultimo è alle 20.45. Perso quello, se ne parla oltre la mezzanotte (e due ore di viaggio notturno), e poi all’apparire delle prime luci dell’alba, alle quattro. Tra Messina e Palermo, invece di treni ne viaggiano solo quattordici: il primo alle cinque, il successivo un quarto d’ora dopo (ma a patto di viaggiare parecchio di più: tre ore contro tre e 45 minuti), l’ultimo alle 19.55. E poi basta fino al giorno successivo. Tempo medio di percorrenza tre ore e mezza, con picchi positivi di tre ore col viaggio delle quattro di pomeriggio, e negativi delle quattro ore e mezza necessarie a raggiungere il capoluogo partendo da Messina alle 6.41. E se per sbaglio ci si dovesse avventurare fino ad Agrigento? Meglio TESTIMONIANZE Il calvario dell’A20 UN’ORA DI FILA PER CHI ARRIVA DA VILLAFRANCA A CAUSA DEI RESTRINGIMENTI. ECCO LA STORIA DI UN VIAGGIO La galleria telegrafo dell’A20 MESSINA. Non è per nulla un bonus, ma d’estate le file nel tratto autostradale Villafranca-Messina raddoppiano. E triplicano nelle ore di punta. Il ritardo ormai viene sistematicamente messo in preventivo dal pendolare che in auto o bus raggiunge Messina in autostrada dalla costa tirrenica. E’ “compreso nel viaggio” e varia secondo i giorni. Dalla mezzoretta di lunedì o martedì al quarto d’ora degli altri giorni feriali. Da Villafranca bisogna comunque valutare un tempo in fila sull’A20 come se da Messina si dovesse oltrepassare il mare lato Reggio. Il restringimento della carreggiata poco prima l’ingresso della galleria Telegrafo fa da lento imbuto che smaltisce il traffico goccia dopo goccia centonove pagina 6 per poi ricostituire le colonne “parallelamente” all’accesso dallo svincolo di Giostra e consolidarle tra la galleria Scoppo e lo svincolo Boccetta. I picchi che innalzano la media si raggiungono quando due auto si “toccano” appena e gli automobilisti si devono solo identificare o l’incidente richiede l’intervento dei soccorritori. Mercoledì 2 luglio, al gran caldo che ha mandato in ebollizione l’acqua dei radiatori, direzione Messina si è aggiunta una fila di un’ora piena, che un utente medio ha accumulato viaggiando tra le 9 e le 11 lungo l’arteria del Cas. Lo sconto del 50 per cento per i pendolari in orari specifici, concesso dal Consorzio autostradale dal 1 luglio, non è certo sufficiente a compensare lo svuotamento dei serbatoi delle auto a causa delle lunghe file. Troppo poco se poi all’altezza del curvone che conduce alla galleria Scoppo, vien facile vedere planare quasi parallelo un aereo che sta per atterrare all’aeroporto di Reggio Calabria. E su un bus di linea qualcuno ride: ”Mi trasferisco da Milazzo a Milano, visto che studio a Reggio potrei arrivare prima all’università con i voli low cost”. (Francesco Pinizzotto) 4 Luglio 2014 primopiano CURIOSITA’ desistere: sei viaggi, scalo obbligatorio e coincidenza a Termini Imerese per tutti e percorrenze pressoché eterne: cinque ore nella migliore delle ipotesi. Meglio andarci in auto. Forse. PALERMO VIETATA. Perchè se Catania è tutto sommato facilmente raggiungibile, il viaggio per Palermo inizia con le bestemmie di chi è costretto da due anni a percorrere il viadotto Ritiro ad una sola corsia. Il restringimento è dovuto agli ormai ventennali lavori di realizzazione dello svincolo di Giostra. Arrivati in dirittura della conclusione del quale, ci si è accorti che il viadotto sul quale la rampa si andava ad innestare, restava in piedi per miracolo. E quindi si è deciso per il restringimento di carreggiata. Da due anni. Come si ovvia? Con un centinaio di metri di bypass che consentirebbero di completare anche le rampe in uscita dello svincolo (attualmente funzionano solo quelle in entrata nei due versi Palermo e Catania) senza bisogno di fermare il traffico. Il Comune di Messina, che dovrebbe costruire la bretella, si dichiara a partire, e altrettanto fa il Cas, il consorzio che ha in gestione la rete autostradale siciliana, e che dovrebbe effettuare i lavori di manutenzione del malridotto viadotto. Ma nessuno ha ancora fatto la prima mossa. Forse, per evitare lo stress della guida al volante, meglio il pullman. Macchè. BUS? IMPIEGA MENO L’AEREO. Previdente, la regione Sicilia si è dotata di un’azienda di trasporto pubblico regionale che collega i principali centri della Sicilia. Che, per esempio, passa da Tardaria ma non da Taormina, mentre da Messina è possibile raggiungere Trapani ma non Palermo, né Catania. E un trasferimento dopo un volo? Possibile, ma al prezzo di un fegato tanto. Perché, per esempio, la Interbus garantisce che dall’aeroporto Fontanarossa di Catania si possa arrivare a Messina, ma non direttamente: serve uno scalo, a scelta tra Giardini Naxos e Taormina, a seconda di quale dei quattro pullman giornalieri si scelga. Quattro. Giornalieri. L’ultimo dei quali parte da Catania alle 13.45 e arriva a Messina tre ore e mezza dopo, alle cinque e qualcosa. Praticamente il tempo che da una qualsiasi delle capitali europee si impiega per imbarcarsi e sbarcare a Fontanarossa, lo si spreca per percorrere i cento km e qualcosa che ci sono tra l’Etna e lo Stretto di Messina. E l’estate è appena iniziata... LIPARI. I sindaci Giorgianni e Lo Schiavo chiedono di rivedere i contratti di servizio. Ecco perchè Corse pazze alle Eolie La protesta dei sindaci DI PROPOSTE MAI REALIZZATE E IDEE STRAVAGANTI. ECCOLE Quali sono state negli anni le possibili soluzioni per il trasporto a Messina studiate negli anni? Parecchie. E realizzate? Nemmeno una. Aeroporto dello Stretto. Per anni, Comune e Provincia hanno fatto parte della Sogas, anche se con quote irrisorie. Prima il Comune e poi palazzo dei Leoni, pian piano si sono defilati. La società che gestisce lo scalo Tito Minniti di Reggio, però, insegue ancora la Provincia per avere le quote di capitale sociale sottoscritte e mai versate. Per anni si è parlato della possibilità di effettuare il check-in direttamente a Messina, all’imbarco degli aliscafi per Reggio. Anche questa, ipotesi mai decollata e oggi resa inutile dalla possibilità di effettuare la mprocedura direttamente online, all’atto dell’acquisto del biglietto telematico. Aeroporto di Catania. Prendendo atto del fatto che almeno il 70% dei messinesi preferisce Fontanarossa al Tito Minniti, di agevolare i collegamenti con Catania ci aveva pensato l’ex consigliere comunale Antonio Fazio con una proposta di delibera. Anche questa caduta nel dimenticatoio. GIANFRANCO CUSUMANO LIPARI. Compagnia delle Isole schiera le solite navi traghetto, due navi veloci e quattro aliscafi che nel corso del mese diventeranno cinque. Ustica Lines mette sul piatto altri quattro aliscafi. Nonostante questo le polemiche sul sovraffollamento delle corse, le proteste dei turisti, le solite avarie che rovineranno le vacanze a centinaia di persone, caratterizzeranno i mesi estivi. Succede ogni anno, ma la storia si ripete. Il sindaco di Santa Marina Salina, Massimo Lo Schiavo, ha chiesto un incontro urgente con l’assessore regionale ai Trasporti Turrisi. Contesta l’orario estivo. «Ironia della sorte diventa più complicato raggiungere Salina nel periodo estivo, quando arrivano i turisti, che in inverno», spiega. L’esempio lampante è quella di una corsa della Ustica Lines per Messina: parte alle 5,30 del mattino. Quasi sempre è deserta. Nel corso della giornata, invece, quando ci sono le richieste, ci sono tanti “buchi”. L’attuale assetto, infatti, prevede un susseguirsi di corse nelle ore di maggiore flusso (ben 7 collegamenti tra le 7 e le 9), altrettanti dalle 12 alle 14, poi il deserto. Che in inverno significa rendere la vita difficile anche ai residenti costretti a spostamenti per motivi di lavoro, salute, o per semplice piacere. Quando poi si verifica un incidente ed un mezzo rimane fermo (qualche giorno fa è accaduto alla nave Laurana (Compagnia delle Isole) durante le operazioni a Vulcano, le cose peggiorano. «Tutto è legato all’insicurezza con cui viene trattata la materia sostiene il sindaco di Lipari, Marco Giorgianni - anche se dal prossimo anno non ci dovrebbero essere più alibi. Le competenze non sono più divise tra il ministero e la Regione Sicilia, ora tutto è passato nelle mani del governo Siciliano. Noi sindaci abbiamo già presentato un elenco di correttivi da attuare per evitare il sovraffollamento. Speriamo che il segnale arrivi già dal prossimo rinnovo del contratto di servizio con Ustica Lines». Giorgianni non nasconde che l’incertezza sulla gara per i collegamenti vinta da Compagnia delle Isole, ex Siremar, sulla quale pende ancora un ricorso giudiziario, non consente di spingere l’acceleratore. «Nessuna azienda fa investimenti sui Ci penso io... mezzi se non ha la certezza di ammortizzare i costi nel corso degli anni - attacca il primo cittadino eoliano - il contratto integrativo della Regione, per motivi di copertura finanziaria, non supera i due anni. L’Unione Europea, invece, parla di un minimo di sei». Il servizio annualmente costa alle casse pubbliche 150 milioni di euro. Cinquantacinque vanno a Compagnia delle isole. «Alla fine – dice Lo Schiavo – è quella che viene attaccata ma è anche quella che guadagna di meno. Ha 14 mezzi quotidiani distribuiti nei collegamenti con Eolie, Egadi, Napoli. Quando necessario attiva corse speciali. Ora capisco anche il perché di alcuni attacchi: emblematico il provvedimento nei confronti di una dirigente regionale su cui si ipotizzano favoritismi nei confronti di aziende concorrenti». Giorgianni, invece, contesta anche le modalità con cui vengono occupati i posti negli aliscafi. «Si dovrebbe creare una forma di riserva. Ci sono aliscafi che da Milazzo collegano a Lipari e poi a isole lontane come Alicudi e Filicudi. Capita che tutti i posti siano occupati da chi deve scendere a Lipari, destinazione con più corse anche a breve distanza, mentre coloro che devono andare a Filicudi rimangono a piedi nonostante sia l’unica corsa. Una ingiustizia». centonove pagina 7 Per risolvere il problema della percorrenza nord-sud della città, ad inizio millennio si era anche discusso della possibilità di una vera e propria metropolitana del mare: piccoli battelli, cioè, che partendo da Faro con scali a Ganzirri e lungo la riviera nord, avrebbero condotto i passeggeri via mare fino all’Annunziata, al capolinea del tram. Ipotesi che non ha mai lasciato la carta, per le evidenti difficoltà di navigazione parallela alla costa in giornale di vento o mare anche solo appena mosso. Ipotesi che a Messina si verificano trecento giorni all’anno. A fine anni ‘90, le morti a causa dei tir sul Boccetta avevano suggerito ipotesi alternative per il passaggio dei bisonti della trada. Tra le più stravaganti, c’era quella di costruire una galleria nell’alveo del torrente Annunziata per far arrivare direttamente i camion alla foce del torrente, conosciuta come “Capo Munnizza”, in corrispondenza del quale l’idea era di costruire un approdo. Il senso della proposta era quello di sfruttare lo svincolo di Giostra e la galleria dell’Annunziata e di “segregare” il traffico pesante sottoterra. Idea chiaramente mai realizzata. (A.C.) 4 Luglio 2014 primopiano MESSINA. Inizia il mese “caldo”. Pari il primo braccio di ferro tra amministrazione e gruppo Franza La guerra sullo Stretto Il sit-in per il cambio di orario della Cartour blocca solo qualche camion, in attesa della chiusura del cavalcavia del 20 luglio. I tir, però, continuano a circolare indisturbati. La soluzione? Tremestieri. Ma tra quattro anni. Almeno DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. “Se proprio devo essere sincero fino in fondo, mentre dalla Cartour non sbarcavano che un paio di camion, a destra e sinistra i tir sfrecciavano indisturbati”. A confessare l’amara realtà è Gino Sturniolo, consigliere comunale di Cambiamo Messina dal basso e “agit-prop” della protesta di martedi mattina, primo luglio e primo giorno di entrata in vigore degli orari estivi delle autostrade del mare. Il primo round del braccio di ferro tra comune di Messina ed armatori su imbarchi e sbarchi delle Cartour si è concluso così: un anticipo nell’attracco della nave (previsto alle 11 ma arrivata al molo Norimberga alle 9.20) e nessuna invasione di camion vomitati dalle stive della nave. Solo una battaglia, in vista della guerra del 20 luglio, data in cui scatterà il pugno di ferro dell’amministrazione con l’interdizione del cavalcavia che sovrasta la stazione al traffico pesante. E mentre le due armate si fronteggiavano, tutt’intorno i tir scorrazzavano indisturbati. Come sempre. La soluzione? Si insegue dal secolo scorso. PROTESTIAMO DAL 1999. I primi a scendere in piazza dopo una stagione in cui l’elenco dei morti schiacciati dai tir lungo il viale Boccetta sembrava un bollettino di guerra, sono stati gli aderenti al comitato La Nostra Città. Che, invece di fare i salti di gioia per la notizia della paventata chiusura del cavalcavia da parte dell’amministrazione qualora il gruppo Caronte&Tourist non intendesse revocare il nuovo orario estivo che prevede lo sbarco di tir dalla Cartour in piena mattina, hanno subito dimostrato scetticismo. Non senza ragione, dato che le operazioni “tolleranza zero” si sono rivelate, nei fatti, una lunga serie di piccoli accomodamenti che hanno inondato la città di tir come da anni non se ne vedevano. Perchè questa mancanza d’entusiasmo? Perchè, probabilmente, il problema non è la Cartour ed i suoi tir. Sono tutti gli altri tir. DI DELEGHE SI MUORE. Con un tempismo degno di un film d’azione, uno sventurato tizio mercoledi mattina è capitato per sbaglio tra le ruote di un tir e ne è uscito vivo e in grado di raccontarlo. Un tir che percorreva in discesa il viale Boccetta. Qualche ora dopo, l’errata corrige: non è stato un camion, ma un semplice veicolo. Precisazione che non è bastata a rasserenare gli animi. Perchè da qualche mese, il Boccetta è tornato ad essere solcato giorno e notte dai bisonti della strada. Quei bisonti che si era deciso a furor di popolo (e di ministeri) non dovessero più attraversare la città, dovessero imbarcarsi e sbarcare a Tremestieri e che invece, delega dopo delega (con discrezione colpevolmente lasciata dall’amministrazione nelle mani degli armatori), sono tornati a sfrecciare lungo il centro. La soluzione? Nient’affatto facile. Di certo non dietro l’angolo. TREMESTIERI AIUTACI TU. “Riaperto il secondo scivolo si può riassorbire tutto il traffico, ma non si può assorbire il traffico della Cartour, Tremestieri non è stato costruito per quel tipo di navi”. Francesco Di Sarcina, dirigente tecnico e segretario generale dell’Autorità portuale è stato chiaro sull’argomento. La Cartour resta al molo Norimberga, e da lì non si muove, perchè a Tremestieri letteralmente non ci entra. Già, Tremestieri. Il progetto infinito seguito da lavori di messa in sicurezza altrettanto infiniti che, se Dio vuole, dovrebbero essere conclusi, stavolta davvero, a fine luglio. Il che vuol dire che, tempi tecnici di collaudo permettendo, a settembre tutto il traffico pesante dovrebbe tornare nel chiocciolone dello scalo in zona sud. Poi ci sarebbe la seconda fase, quella “grossa”, quella dell’ampliamento. “Ecco, con il completamento del porto si può fare arrivare a Tremestieri anche una nave della stazza della Cartour: la stima di completamento è nell’ordine dei tre anni da oggi. In questo momento siamo nella fase della valutazione d’impatto ambientale e della risoluzione dei problemi tecnici nella stipula del contratto”. Cosa vorrebbe dire un Tremestieri in piena funzionalità? Tante cose. TUTTO A SUD. Per le navi che solcano le autostrade del mare ci sarebbero a disposizione tre scivoli contemporanei, vuol dire sei navi al giorno e porto ai primissimi posti nazionali per traffico potenziale. In questo idilliaco scenario c’è da tenere anche conto del fatto che nell’ultimo periodo il traffico è diminuito nettamente, e Tremestieri, che anni fa era “poco insufficiente”, oggi è ampiamente sufficiente a sopportare i volumi di traffico”. Problemi risolti ai prossimi mondiali di calcio, allora? Non esattamente: “Non possiamo LA PROPOSTA Bitto: salvare la città in tre mosse SPOSTARE IL PERCORSO DEI CAMION, AZZERARE I SEMAFORI, MONODIREZIONALITÀ PER I PERCORSI. ECCO LA PROPOSTA DELL’INGEGNERE 85 ENNE. CHE USA LA LOGICA MESSINA. “Io non innovo, adatto…”. Per l’ingegnere Eugenio Bitto, 85 anni, una laurea sui sistemi di trasporto all’Università di Napoli, quello del traffico a Messina è un problema che sì “investe pesantemente la qualità della vita”, ma che, va affrontato con grande senso di pragmatismo e l’utilizzo urgente di tre medicine: spostare il percorso del Tir, azzerare i semafori e adottare la monodirezionalità dei percorsi. Che significa? Bitto ha a lungo studiato il problema, i volumi di traffico e le ore centonove pagina 8 di punta. “Tre le criticità maggiori”, srotola le carte del suo progetto l’ingegnere. “I tir diretti agli imbarcaderi della Rada San Francesco raggiungeranno il punto di imbarco, non se ne può fare a meno, da Viale Boccetta e Viale Libertà, in senso di marcia unidirezionale. Al ritorno, sempre in via unidirezionale, con una corsia preferenziale che li fa passare dall’Annunziata, viaggeranno verso la Tangenziale, unico percorso utile a smistarli verso Catania o verso Palermo.” primopiano LA TESTIMONIANZA escludere che anche il molo Norimberga debba continuare a smaltire traffico Ro-Ro, per esempio durante il maltempo, perchè in caso contrario si creerebbero problemi di sovraffollamento alle aree di stoccaggio, quindi è necessario mantenerlo aperto. Se viene realizzata per tempo la via Don Blasco, però, il Norimberga potrebbe svolgere il suo ruolo senza problemi” conclude Di Sarcina. Un grosso “se”. DON BLASCO FERMO AL PALO. Per la fondamentale arteria commerciale, annunciata con la calata in città del presidente della regione Rosario Crocetta in persona, e per ben due volte, i tempi sono invece nebulosi: non è stato ancora emesso il decreto di finanziamento perchè a Palermo fanno problemi con l’approvazione firmata dall’ex sindaco Giuseppe Buzzanca coi poteri da commissario per l’emergenza traffico , e non la ritengono più valida. L’attuale assessore alle Infrastrutture Sergio De Cola ha scritto più volte all’assessorato palermitano, sollecitando l’approvazione dell’iter, ma nonostante le rassicurazioni di Crocetta, è ancora tutto in alto mare: se non si sblocca l’iter amministrativo non arrivano i finanziamenti, senza soldi non si può bandire la gara d’appalto e se i lavori non iniziano di certo non possono finire. SAN FRANCESCO, SI FA...RADA. Se per qualche miracolo i tempi dovessero combaciare, quella che oggi la famiglia Franza possiede sulla Rada san Francesco, sarà l’ultima concessione. L’attuale scade tra tre anni, all’Autorità portuale contano di non fare più gare, ma di rilasciare eventualmente una piccola proroga. Ipotesi che per verificarsi hanno bisogno di una serie fortunata di circostanze: la prima delle quali è che l’ampliamento di Tremestieri sia in dirittura d’arrivo. Ma non conviene trattenere il fiato, perchè ad essere ottimisti, in questi anni, di pali di faccia se ne sono presi in gran quantità. Ricapitolando, auto e incrociando le dita qualche tir continueranno a circolare serenamente in centro città. E la politica? DIVISI ALLA META. Se, aldilà della muscolare dimostrazione di forza con l’ultimatum del 20 luglio e relativa ordinanza di chiusura del cavalcavia, l’amministrazione si è dimostrata parecchio timida nei confronti degli armatori, è dall’ala movimentista di Cambiamo Messina dal basso che è arrivata un’opposizione netta. Opposizione che altrove non solo non si vede, ma non si saprebbe nemmeno dove cercare. Emblema della confusione che regna sull’argomento, e delle sudditanze volontarie e non che si vivono anche solo a discuterne, c’è la posizione del Pd sulla vicenda Cartour. Posizione, dal punto di vista democratico, affatto facile, perchè pur se oggi in bassa fortuna, azionista di Caronte&Tourist resta pure sempre Francantonio Genovese. Il cui ruolo sarà anche defilato, ma resta padre padrone del Pd messinese. E infatti, l’unico ad esporsi pubblicamente è stato Daniele Zuccarello: renziano, dissidente e sempre più vicino nelle posizioni al sindaco Renato Accorinti ed ai suoi. Viceversa: il carico-scarico della navi Cartour viene previsto sul percorso di Via La Farina-Santa Cecilia-via Don Blasco, al fine di allontanare il punto di massimo ingorgo dal cavalcavia-La Farina, più a Sud, all’incrocio meno trafficato di via Santa Cecialia, dove bisogna attrezzare il sottopasso elle Ferrovie. In fase di carico dei mezzi stesso percorso della Cartur, anche per i Tir diuretti alle Ferrovie che per la fase di scarico utilizzeranno invece via Campo delle Vettoglie, fino all’incrocio con la Tommaso Cannizzaro, dove per il Cavalcavia tornano sull’itinerario Don Blasco-Santa Cecilia-La Farina. Tutto questo percorso ha bisogno di una condizione essenziale: “nessun semaforo” ordina l’ingegnere Bitto. I pochi accesi, sempre verdi, diventeranno rossi solo quando la linea incrocia il tram: non se ne può fare a meno. Una teoria accertata nello studio delle megalopoli, ha dimostrato come “il treno delle macchine”, dopo la prima sosta, diventi sempre più lungo, finendo poi con lo strozzare il traffico, anziché regolarlo. Di converso, la mancanza di semafori e la presenza oculata di alcune rotatorie nei punti utili, fluidifica tutti i percorsi. Provare per credere. Oggi in meno di due chilometri verso la Rada di San Francesco si contano quasi venti semafori: una follia. Ma le soluzioni di buon senso, per una città “stretta e lunga” come Messina sono le più semplici: ha mai pensato nessuno Francesco Di Sarcina 4 Luglio 2014 DI GIACOMO FARINA Io, pendolare, tra tir e ordinaria follia MESSINA. Nel decennale dibattito sul passaggio dei Tir in città vorrei entrare a gamba tesa in pieno spirito “politically incorrect” con il mio/nostro punto di vista: quello dei pendolari pedonali e occasionali pedonali viaggiatori dello Stretto. Premetto che non sono un neofita dell’attraversamento perché, pur abitando a Messina, mi sono diplomato in chimica industriale nel 1977 dopo tre anni di frequenza presso l’ITIS di Reggio Calabria (all’epoca viaggiavo coi traghetti Fs e occasionalmente con gli aliscafi) e ho, poi, fatto nove mesi di servizio civile al Museo di Reggio Calabria nel 1982. Sparute frequentazioni nel Comitato La Nostra Città, l’unica vera, a mio parere, iniziativa popolare e di controinformazione sull’argomento e la domiciliazione più che ventennale sul Viale Boccetta non mi hanno mai permesso di dimenticare la questione. Oggi, da due anni, mi occupo della gestione del Teatro Siracusa di Reggio Calabria e milito in un gruppo musicale reggino: sono ridiventato un pendolare dello Stretto. Mi sono detto: “le cose saranno migliorate”. Invece no! La nostra categoria ha via via perso sempre più importanza al cospetto sia dell’autorità statale che dei privati, tranne quella di vedere adeguati i costi del biglietto. In primis la chiusura delle relazioni interregionali alle 20: forse solo i familiari dei carcerati hanno uguali restrizioni a poter incontrare i propri parenti. Oltre tale orario è, infatti, impossibile viaggiare fra le due città dello Stretto, per farlo bisogna servirsi dei traghetti per/da Villa S. Giovanni con l’incognita del trasferimento nella tratta interna calabrese. In secondo luogo, se vogliamo salvare l’ospitalità dei viaggiatori in attesa dei mezzi veloci che, che verso Ganzirri si va dal mare e verso Messina, da Ganzirri, si dovrebbe “per la logica unidirezionale” utilizzare solo la Panoramica? La logica, infatti non spadroneggia spesso presso i cultori delle soluzioni “semaforiche”. Ma aggiunge Bitto, adottare queste soluzioni “a costo zero” avrebbe, “per Messina, la città a cui ho dedicato questo lavoro” altre utili ricadure: i mezzi Atm procederebbero sempre per la loro corsia riservata e le parti di “risulta” di via Garibaldi, potrebbero essere utilizzate per parcheggi a raso; Piazza Unità d’Italia avrebbe maggiori spazi per essere abbellita; l’area pedonale di Piazza Duono potrebbe essere estesa all’intera Piazza, cui va preclusa la circolazioni di tutti i mezzi. Vi pare poco? centonove pagina 9 sia a Reggio che a Messina, hanno uno spazio riparato con bagni e sedie (fino al 1 luglio perché pare che il servizio si interrompa…) stessa cosa non si può certo dire per i traghetti dove un semplice gazebo aperto ai lati offre un ignobile riparo forse solo dal guano di colombi e gabbiani. Caduta di stile e sostanziale che la dice lunga su quanto sia mal sopportato dalle società traghettatrici il traffico pedonale fra le due sponde. Sicuramente noi pedoni siamo considerati un fastidio, siamo intrusi in navi progettate solo per imbarcare gommati. Non esistono infatti passerelle pedonali di accesso alle navi (che il più delle volte non hanno ascensori per gli anziani e i portatori di handicap), l’ingresso avviene dallo stesso ponte carrabile dove Tir e automobili si imbarcano e la responsabilità viene trasferita al personale addetto e ai passeggeri (chi credete che pagherà in caso di incidente?) Siete mai stati costretti (è la parola giusta!) a traghettare dopo le 23 da o per Villa S. Giovanni? Provateci, sarà un’avventura indimenticabile! Io pago sempre il biglietto di 2,50 euro a tratta (senza tener conto del tratto Villa S. Giovanni – Reggio) fin da quando non era presente il controllo del personale addetto ma vorrei dei servizi adeguati alla mia persona di residente nell’area dello Stretto e non posso quindi biasimare quanti, affrontando i controllori a muso duro e scavalcando pericolosamente i tornelli, non lo fanno. Lo so che dopo questa mia, seppur proveniente da un utente che non conta niente, qualcuno convocherà una conferenza annunciando che i pedoni non saranno più ammessi sulle navi traghetto tra Villa e Messina… . Sarà la volta buona che i miei colleghi di sventura si organizzeranno per incatenarsi ai moli. Eugenio Bitto 4 Luglio 2014 politica MESSINA. Il coordinatore Raciti si affida al vicesegretario nazionale per sciogliere i nodi del Pd IL SILURO Guerini, l’ultima spiaggia Gabinetti, solo interni In ballo, oltre alla mediazione palermitana tra i cuperliani e il governatore, il destino dei democratici dello Stretto, senza guida da tempo. Ecco le ipotesi in campo, ma anche le trattative private avviate da Barrile e Cucinotta MESSINA. Dipanare le matasse messinese e palermitana: è questa la mission del vicesegretario nazionale del Pd, Lorenzo Guerini, al quale è stato affidato il compito di sciogliere i nodi relativi alla guida del partito in riva allo Stretto e di determinare la “pace” tra il governatore Rosario Crocetta e i cuperliani (esclusi dall’ultimo rimpasto), compreso il segretario regionale Fausto Raciti. Tra il dire e il fare, soprattutto a Messina, ci sono poi alcune “trattative private” in corso tra esponenti del partito in consiglio comunale e i vertici romani. LIMBO MESSINA. Raciti, in situazione di stallo, ha deciso di rimandare il caso a Guerini, che, però, ha fatto garbatamente sapere che le vicende locali andrebbero risolte localmente, e questo continuo rinvio non è piaciuto molto. Suo malgrado, in occasione della direzione regionale del Pd siciliano, convocata per l’8 luglio a Palermo, sarà presente anche lui, e lì cercherà di trovare una ipotesi di soluzione per il Pd messinese. Fino allora, bocce ferme e continua attesa senza fine. LE ISTANZE LOCALI. Sul tavolo di Guerini, poi, anche le istanze presentate a Renzi dalla presidente del consiglio comunale di Messina, Emilia Barrile, che insieme al collega Nicola Cucinotta sta lavorando ormai dalle europee a una maggiore visibilità. La contropartita? La permanenza nel Pd. Lorenzo Guerini LE SOLUZIONI POSSIBILI. Mentre il partito, a Messin, senza guida da oltre un anno ormai, non riesce più ad esprimere una posizione ufficiale su nessuno dei grandi temi della città e della provincia (a fronte della consistenza numerica di cui gode al Consiglio comunale), le ipotesi che si apriranno dopo l’incontro con Guerini riguardano l’intenzione del vice segretario nazionale di dare un segno di cambiamento, chiedendo a tutti un passo indietro per indicare una figura terza che possa traghettare il Partito verso nuovo congresso, ipotesi che somiglia tanto al commissariamento. I rapporti di forza locali, tuttavia, non sono da trascurare. Altrettanto certe, infatti, sono altre ipotesi che circolano, ossia sulla reggenza di Ridolfo “a tempo” fino a nuovo congresso, che accontenterebbe l'area che fa UN EMENDAMENTO “siluro” che rischia di mandare a casa buona parte dei componenti degli uffici di Gabinetto degli assessorati. È quello presentato da Antonello Cracolici (presidente del gruppo del Pd) e approvato in commissione Affari Istituzionale. Si tratta di azzerare i contratti esterni previsti per il funzionamento degli uffici. Al di là della motivazione nobile (il risparmio), l’emendamento farà saltare gli equilibri tra le forze politiche e il governatore fissati dopo l’ultimo rimpasto. A essere colpita, l’ala renziana (legata a Davide Faraone). Ad esempio, subito dopo la nomina, l’assessore al Territorio Maria Rita Sgarlata aveva designato Gandolfo Librizzi (coordinatore regionale del circoli Big Bang), Vito Taormina e Nicola Barbalace. Mentre un altro renziano, Giuseppe Bruno, assessore al Lavoro, aveva chiamato Valentina Falletta e Dario Chinnici. riferimento a Francantonio Genovese, cercando di limitare lo scontento dei renziani, concedendo il nuovo congresso a breve. LE REAZIONI. Se Barrile, Cucinotta e altri agiscono sotto traccia, i renziani storici (Alessandro Russo, Giacomo D'Arrigo e Francesco Palano Quero) puntano il dito sull’inattività politica del partito: «Questo continuo non sapere prendere decisioni inizia a diventare ridicolo, soprattutto per una segreteria regionale appena insediata. Va azzerato tutto!». Su questa posizione va coagulandosi anche l’Area Civati, che soffre al pari dei renziani il continuo rinvio di decisioni e sui temi della città. Silenzio, invece, dalle altre aree. (D.D.J.) IL COMMENTO DI GIOVANNI FRAZZICA Mille giorni di prova a Renzi L'essenza del pensiero di Friedrich Nietzsche, per Eugenio Scalfari, è il suggello finale all'epoca della modernità e la summa del suo insegnamento può essere considerata questa: "Ciascuno di noi si sente al centro del mondo ed è il centro del mondo. Dunque il centro è dappertutto e cioè in nessun luogo. Ecco perché ciascuno vede il mondo e tutti gli individui a suo modo e perché la verità assoluta non esiste. Ciascuno ha la propria ed è questa la fatica del vivere e il suo valore". In quest’ottica, resa possibile per questa nostra esercitazione dialettica dalla particolare focalizzazione di Scalfari sulle teorie del pensatore tedesco, Tsipras vale quanto Farage e la Le Pen forse ancor più della Merkel. Uno vale uno, o poco più o poco meno. In questo senso poco valore sembrerebbe avere quel 40,8 % del Pd di Renzi alle europee. Invece non è proprio così, perché le dissertazioni teoriche conservano il loro fascino, la loro capacità di stupire ed il loro grande valore come punto di riferimento del pensiero che si evolve, ma per la necessità che hanno i sistemi di essere governati, c’è l’immutabile realtà basata sui numeri e sulla capacità di fare aggregazioni. Non ci sarebbe da meravigliarsi dunque di sapere che quelli che ieri cantavano “meno male che Silvio c’è”, oggi cantassero “meno male che Matteo c’è”. Non bisognerebbe cambiare né musica, né parole, solo un nome e, dopo la paura di entrare in un tunnel di incertezza tripolare, grazie ai risultati sorprendenti conseguiti alle europee, gli italiani si ritrovano con una governabilità chiavi in mano ottenuta, non solo senza spargimento di sangue, ma anche senza fatica, di risulta. Perché se Grillo avesse avuto il risultato sperato, così come è avvenuto in Francia, si sarebbe immediatamente detto che quella era un’altra partita. Invece, casualmente, il Pd, astenuti a parte, ha vinto le elezioni ed ha emanato in Italia ed in Europa la suggestione di potere essere una vera forza di governo. Duratura, temporanea? Chi può dirlo? Indubbiamente questo risultato, se ben gestito, può essere utile e la durata non è una variabile irrilevante. Da quando Matteo Renzi ha iniziato la sua “lunga marcia” che lo ha portato a vincere le primarie centonove pagina 10 del Pd e successivamente ad entrare a Palazzo Chigi siamo stati letteralmente bombardati da una quantità industriale di annunci che, in qualche misura, invece di essere sostituiti da nuovi annunci andrebbero archiviati perché superati da fatti. Il cervello viene ogni giorno affollato da migliaia di informazioni, ma poi manca il tempo necessario per resettare i dati, il rischio è quello di rifiutarsi, anche inconsciamente, di voler sapere, perché quella parte del nostro cervello che chiamano ippocampo, che funziona un po’ in automatico, si stanca di tante informazioni che non riesce a digerire e comincia a manifestare una specie di anoressia. Al di la delle riforme istituzionali, che non sono da sottovalutare, un banco di prova importante, per questa governo per cui Renzi chiede mille giorni, sarà la nuova legge elettorale, che si qualificherà solo con l’ntroduzione delle preferenze. Per il resto, ciò che interessa realmente ai cittadini è la tenuta dell’economia, la riduzione della pressione fiscale e, soprattutto, il lavoro. Materie in cui gli annunci non servono, occorrono i fatti, gli interventi strutturali che nessuno fino ad ora ha avuto il coraggio e la capacità di porre in essere. politica 4 Luglio 2014 FINANZIARIA. Il contributo minimo “silurato” in commissione Reddito, lo sgambetto GRUPPI PARLAMENTARI Doveva essere il manifesto di Crocetta, invece è stato affossato dagli alleati Udc e Articolo 4. Che hanno “votato” Digiacomo PALERMO. E proprio nel giorno in cui subisce lo smacco più pesante, ovvero la bocciatura della norma che prevedeva l’istituione del reddito minimo, il presidente della Regione si consola con un giudizio più benevolo del solito da parte della Corte dei Conti: “L'analisi dei risultati differenziali - si legge nel documento di parificazione - che emergono dalle operazioni di bilancio evidenzia in generale un miglioramento rispetto all'esercizio 2012 sia in termini di competenza che di cassa”. I NO E I TRADIMENTI. Il reddito minimo era un vero e proprio manifesto della Finanziaria in corso di approvazione. A bocciarlo è stata però la Commissione Sanità, che ha invece accolto la proposta del suo presidente, Pippo Digiacomo del Pd (area Cuperlo) di utilizzare la stessa cifra prevista, 62 milioni, per cancellare i ticket sanitari a carico delle fasce più povere. Uno smacco che si è sublimato in un tradimento, visto che ad appoggiarlo, votando no al reddito minimo, sono stati i rappresntanti della maggioranza targati Udc e Articolo 4 di Lino Leanza. MA LA CORTE... Per i giudici contabili, per fortuna, il livello di indebitamento della Regione si è ridotto, secondo quanto riportato nel giudizio di parifica del 2013. Il saldo delle competenze, infatti, indica un avanzo di 1.150 milioni di euro (era negativo nel 2012). Positiva anche la Mariella Lo Bello Pippo Digiacomo tendenza al ricorso al mercato finanziario, passato da 3.155 a 903 milioni. Negativo invece, ma in recupero, il saldo tra entrate e spese correnti: meno 248 milioni. Il miglioramento dei saldi in conto competenza viene in parte ricondotto “alle politiche di razionalizzazione della spesa intraprese dall'amministrazione regionale in alcuni settori, all'incremento sensibile del livello complessivo delle entrate, ma anche dagli effetti dei vincoli imposti dal patto di stabilità”. Duri, invece, i giudizi sulle società partecipate, simbolo di una corruzione che si esprime con gli incarichi inutili, sull’assenza di assunzioni e le troppe stabilizzazioni, sul deficit sanitario. Il Megafono riparte da Catania Mariella Lo Bello verso l’incarico di coordinatrice regionale MESSINA. La costituente del Megafono è stata fissata il 13 luglio a Catania. Sotto l’Etna sarà incoronato il nuovo coordinatore regionale, l’ex assessore al Territorio, Mariella Lo Bello. Ma la scelta della città etnea, territorio politico di Articolo 4, il gruppo di Lino Leanza che ormai giganteggia con undici componenti all’Ars, è dettata anche da una prova di forza: si sancirà il fatto che Il Megafono e “Territorio e socialisti”, sono di fatti la stessa cosa. Quindi ANNIVERSARI D’Alia, “intuito e discrezione” giornata è organizzata dall’associazione ex parlamentari dell’Ars e prevede i saluti del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, e del presidente dell’Associazione ex parlamentari, UN CONVEGNO ALL’ARS RICORDA L’ESPONENTE Rino La Placa, quindi la figura dell’esponente democristiano STORICO DELLA DC MESSINESE sarà al centro delle relazioni dell’ex presidente della Regione, Mario D’Acquisto e del condirettore del ‘Giornale di Sicilia’, PALERMO. Salvatore D’Alia era un uomo che conosceva il peso Giovanni Pepi. delle parole. L’importanza di uno stile sobrio anche nei “Intuito e discrezione”, parole semplici, ma che definiscono momenti più difficili della storia politica della Sicilia prima e tutto con la leggerezza di due strisce di colori acquerellati su dell’Italia poi. Quella storia politica che lui ha attraversato per tela, così lo ricorda il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone. quasi mezzo secolo, da deputato regionale all’Ars, dal 1963 al “Due qualità – osserva – che lo hanno fatto un personaggio 1985 per cinque legislature, è stato anche assessore al Bilancio e autorevole, che ha lasciato una traccia all’ Agricoltura e vicepresidente vicario del nelle istituzioni in cui è stato Parlamento siciliano, quindi a Roma, alla protagonista”. Nel corso della mattinata, Camera dei Deputati, dal 1987 al 2001. In infine, sarà proiettato un video, sembra mezzo l’incarico delicato e importante di un manifesto d’epoca ormai ingiallito che, sottosegretario alla Difesa nel governo tra fotografie e pagine d’epoca dei presieduto da Giuliano Amato. A distanza giornali, ripercorre la carriera di Salvatore di quasi un anno e mezzo dalla sua morte D’Alia: le immagini che passano ti coloro che lo hanno conosciuto, quelli che raccontano di uomini che hanno fatto gli sono stati al suo fianco “o più distanti” Storia. E accanto a loro, in momenti in tante stagioni politiche lo ricordano in concitati o più leggeri c’era lui con… un convegno che si svolge oggi Salvatore D’Alia con Mattarella intuito e discrezione. all’Assemblea regionale siciliana. La centonove pagina 11 tutti i deputati, da Coltraro a Oddo, Malafarina Di Giacinto e Nello Di Pasquale, altro non sono che il braccio operativo del Megafono-Lista crocetta. Con una aggiunta: l’abbraccio a Marco Forzese, già presidente della prima commissione all’Ars. E le porte aperte ad altri due deputati, Giuseppe Federico e Cataldo Fiorenza. E’ la nuova transumanza della politica siciliana. Che approfitterà dell’incontro per spiegare la nascita della sigla “Territori e socialisti”. Perché il nuovo verbo del Megafono, sarà proprio il radicamento sul territorio, un argomento che sta molto a cuore a Nello Di Pasquale, che del territorio ragusano è stato sindaco, come Giovanni Di Giacinto a Casteldaccia. Ma che significa radicamento? Il Megafono, come un partito, nominerà due viceccordinatori che affiancheranno il coordinatore provinciale, come è già sucesso a Messina, prima che Giuseppe Ardizzone rassegnasse le dimissioni. Ridefinita l’identità, passata la buriana dell’ultimo litigio a Termini Imerese, il gruppo ora torna in pista, con due anime: quella del governatore Crocetta e quella del “politico”, Beppe Lumia, che avrà insieme alla Lo Bello il ruolo operativo sulla Sicilia. 4 Luglio 2014 politica INCHIESTA. Tra le polemiche, arrivano bus del 1994 per rimpolpare l’asfittica flotta dell’azienda trasporti Atm di seconda mano Critiche all’indirizzo del nuovo direttore generale Giovanni Foti. Ma in strada, da via La Farina circolano “residuati bellici” di fine anni’80. A “euro sottozero”. Ecco le vere bombe ecologiche DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. Lo “scandalo” è scoppiato qualche giorno fa, alla notizia dell’arrivo in città di sette autobus di seconda mano, provenienza Torino, per rimpolpare la disastrosa flotta oggi in forza all’Atm: sette Iveco 490 del 1994 da 12 metri, che l’azienda trasporti torinese ha fermato perchè alcune delle linee periferiche alle quali i bus erano destinati non esistono più. Apriti cielo, si sono levati alti i cori di lesa maestà. Bus di seconda mano? A noi? E perdippiù “solo” euro 1, quindi “bombe ecologiche? Tutto vero, tutto sacrosanto. Se non fosse che, in città, della cinquantina di autobus ancora funzionanti, tra strada e officina, ce ne sono di “euro sottozero”. Parecchi. EURO SOTTOZERO. A Messina circolano infatti ancora macchine risalenti alla fine degli anni ‘80: dieci bus ritenuti idonei, tra Iveco 480, 680, Fiat 370 e Menarini 201, sono addirittura antecedenti alla normativa europea sulle emissioni. In pratica “euro zero”, o anche meno. Immatricolati nel 1991, i dieci mezzi (e classificati come non idonei ce ne sono un’altra ventina) sono stati prodotti nei tardi anni ‘80 ed hanno le vecchie targhe interamente numeriche, con il 5 come prima cifra. Ironia della sorte, nonostante siano ormai bus da museo, il loro dovere lo fanno ancora. Il che non si puù dire di mezzi più “contemporanei”. L’ECATOMBE. Dei mezzi più recenti, quell’infornata del 2007 di ventidue Breda C231, unici della flotta ad essere in regola con la normativa “euro”, quattro non sono idonei alla circolazione. La vera ecatombe, però, è dei mezzi acquistati nel 1998 (euro 1, come quelli che il nuovo direttore generale Giovanni Foti, che dell’azienda torinese è dirigente al settore sviluppo tecnologico, sta Giovanni Foti portando in riva allo Stretto) e 2000 (euro 2): su 53 vetture, ne sono idonee solo una decina o poco più. Da quel momento, quando l’Atm ha deciso di mettersi sul mercato a cercare mezzi, è stato un disastro dopo l’altro. NEL 2013... Ventimila euro ad autobus. Praticamente quanto una berlina con qualche accessorio optional. O una sportiva di seconda mano con qualche anno sulle spalle. Eʼ quanto lʼAtm sarebbe stata disposta a spendere per cinquanta autobus, secondo un bando in cui si metteva a gara, con un importo di un milione e cinquantamila euro, un “pubblico incanto mediante procedura aperta”. in cui lʼazienda commissariata da Enrico Spicuzza cercava cinquanta autobus urbani usati “di varia tipologia”, con alimentazione a gasolio, immatricolazione non anteriore al 1999 e classificazione relativa alle emissioni inquinanti non inferiore a “euro 2”. Il tutto in formula “full service” per un anno. Nessuno si è fatto avanti, e la procedura è naufragata lì. Ma c’è stato tempo per fare di molto peggio. CATANZARO, SOLA ANDATA. Alla fine di ottobre del 2009, nove autobus prendono il mare in direzione Calabria, Catanzaro lido, nelle officine della Techno Bus srl, per manutenzioni straordinarie che avrebbero dovuto contribuire al “più rapido possibile ed inderogabile ripristino della flotta autobus dellʼAtm”. Le officine catanzaresi avrebbero dovuto rimettere in sesto i nove autobus nel giro di due mesi, da fine ottobre al capodanno del 2009, al costo di poco più di 350mila euro. A quattro anni di distanza, però, sei dei nove mezzi sono ancora in Calabria. E lì resteranno, perchè servirebbero 45mila euro a vettura per renderla funzionante. INCUBI DAL PASSATO Investimenti a perdere DAI PROBLEMI CON LA BREDAMENARINI AI CONTENZIOSI PER VETTURE MAI ACQUISTATE. MA “PARCHEGGIATE” MESSINA. C’è un nome che, all’Atm di Messina, evoca ricordi terrificanti in autisti e meccanici: è quello della bolognese BredaMenariniBus, azienda che a metà anni ‘90 fornì al comune di Messina una serie di autobus che presentavano forti difetti strutturali, tali da far passare loro tanto tempo in officina quanto ne passavano in strada. Il contenzioso che ne scaturì non varcò mai le aule di un tribunale, e fu concluso con un accordo, dal quale l’Atm non ne trasse granché beneficio. Sindaco, all’epoca, era Franco Providenti, che dieci anni dopo diventò presidente dello’Atm (ultimo prima di una lunga serie di commissari), che con la Breda “ristrutturò” il contratto per l’ultima volta centonove pagina 12 che, in città, arrivarono autobus freschi. Un fiasco anche quello: i mezzi arrivati a luglio 2007, i venticinque VivaCity C231 della BredaMenarini, acquistati in leasing per cinque milioni, infatti, erano adattissimi in città ma non in collina, nelle ripide salite per raggiungere i villaggi. Nemmeno il 2008 è stato un anno fortunatissimo dal punto di vista dell’acquisto di bus. In quell’anno, commissario Domenico Manna e assessore alla Mobilità Melino Capone, erano stati stanziati 400mila euro per lʼacquisto, in Lombardia, di 32 bus dismessi perchè non più a norma “euro”. Firmato il preliminare dʼacquisto, il successore di Manna, Cristofaro La Corte, decide di blocare tutto e puntare sui mezzi di proprietà, mandando i bus a Catanzaro per le revisioni (e lì sono rimasti). Nel frattempo, lʼazienda lombarda fa causa al Comune per inadempienza degli accordi e per aver dovuto parcheggiare i mezzi in un piazzale, iniziando un contenzioso. Il finanziamento per i 32 mezzi, nel frattempo, è saltato. (A.C.) 4 Luglio 2014 politica LA CURIOSITÀ PATTI. Il sindaco Aquino alle prese con la revoca dell’assessore Lena e gli scontri al comando municipale Tutti Vigili sul rimpasto Diventa un caso politico la denuncia di una vigilessa ricoverata in ospedale poichè avrebbe sentito il comandante Castrenze esprimere giudizi offensivi sul suo operato. Lui nega. Ma il caso approda in aula DI PAMELA ARENA Patti. Non si placano le polemiche politiche a Patti dove il sindaco Mauro Aquino, oltre ad essere impegnato con la revoca dell’incarico all’assessore Nino Lena, deve affrontare una “querelle” nella Polizia municipale. I consiglieri di opposizione Filippo Tripoli, Nino Gigante, Pasqualino La Macchia e Federico Impalà, oltre a chiedere ad Aquino di spiegare «quali sono i reali motivi della revoca dell’incarico all’assessore Lena visto che in più occasione lo ha ringraziato per il lavoro svolto con impegno e abnegazione», chiedono al primo cittadino di rispondere anche sullo spiacevole episodio avvenuto al comando dei vigili urbani culminato con il trasporto in ambulanza all’ospedale di una dipendente. Diventa, dunque, un caso politico la gestione della polizia municipale vista la presa di posizione di alcuni consiglieri comunali che durante l’ultima seduta consiliare sono stati informalmente avvisati di quanto era accaduto pochi minuti prima nella sede dei vigili urbani, dove si sarebbe verificato uno scontro verbale fra il comandante Castrense Ganci e una sua sottoposta. Una lite che avrebbe determinato un malessere della dipendente fino a rendere necessario il trasporto della stessa al pronto soccorso dell’ospedale Barone Romeo di Patti. Secondo i bene informati, pare che la vigilessa abbia ascoltato il comandante rivolgere osservazioni irriguardose nei suoi confronti e su altri due colleghi e ciò l’avrebbe indotta a chiedere conto di tali esternazioni. Ne sarebbe nata una violenta discussione che si è conclusa solo quando la vigilessa ha accusato il malore. La stessa poi è stata trattenuta sotto osservazione in ospedale. Un episodio che, di certo, non sembra concludersi con il semplice ritorno a casa dell’interessata visto che quest’ultima ha già sporto denuncia alla stazione dei carabinieri, mentre il marito chiede «che vengano presi provvedimenti in merito». Ad affermare che bisogna far luce sulla vicenda è il responsabile territoriale della Funzione Pubblica della Cgil, Nino Cammaroto. «Non ero presente quando è avvenuto lo spiacevole episodio - sostiene il sindacalista- . ma se ciò che mi hanno raccontato corrisponde a verità, Il comune di Patti diventa Ortolandia L’EX CONSIGLIERE PROVINCIALE GULLO RACCONTA LA POLITICA LOCALE CON NOMIGNOLI E RETROSCENA Patti. Il comune di Patti diventa Ortolandia. Ed ecco che politici e personagi noti in paese vengono trasformati in metatiere, carotino, carciofino cabriolet, fiori afgani. A raccontare la politica pattese con questi pseudonimi sulla sua pagina facebook è l’ex consigliere provinciale Luigi Gullo, sconfitto alle passate amministrative dall’attuale sindaco Mauro Aquino. Oggi ritornato a tempo pieno alla sua attività di avvocato. «Per molti anni Luigi Gullo Da sinistra l’ex assessore Lena, il comandante Castrenze e il sindaco Aquino l’amministrazione comunale dovrebbe avviare un’indagine interna per far luce sia sull’accaduto, che sul modo di gestire il comando dei vigili urbani». Il comandante dei vigili Castrense fornisce una sua versione dei fatti. «Durante una riunione di servizio con degli ispettori in cui si richiamavano maggiori controlli, la signora è uscita dalla propria stanza che dista circa 6-7 metri da quella in cui mi trovavo, dicendo si sentirsi male e di voler andare a casa – dichiara il comandante .Quindi abbiamo chiamato un’ambulanza che l’ha trasportata in ospedale. Al contrario delle false notizie che sono emerse in tal senso, sono sicuro che la natura del suo malessere non può essere attribuita a me, sia perché non stavo parlando della signora, e sia perché, vista la distanza, non avrebbe potuto sentire ciò che stavo dicendo. Purtroppo, al comando dei vigili di Patti ho trovato una situazione poco piacevole. Per alcuni dipendenti vigeva l’anarchia e, per questo, ho dovuto intraprendere un’azione incisiva mirata ad esigere ordine e disciplina. Ho potuto notare, infatti, che il mio modo di agire ha creato una certa sofferenza generale perchè scevro da condizionamenti politici ed esclusivamente al servizio dei cittadini. Infatti, svolgo il mio lavoro in modo continuo e costante, impegnandomi anche 24 ore al giorno, sia per rendere più presente l’attività del comando sul territorio, che per evitare che alcuni possano far credere ai cittadini che un proprio diritto sia scambiato per favore, così come è accaduto con la consegna delle tessere ai disabili». Nulla di quanto è stato dichiarato corrisponde a verità secondo Castrense che conclude affermando che «la situazione è chiara e chiunque farà dichiarazioni false ne risponderà nei luoghi e nei modi giusti». Imperterrita rimane, intanto, l’azione dei consiglieri di opposizione che, in virtù di quanto hanno appreso chiedono al sindaco Aquino «che venga fatta chiarezza anche su questa vicenda». E sembra essere dello stesso avviso anche lo stesso sindaco Aquino. «Abbiamo già avviato un’indagine interna proprio per far luce su ciò che è successo – dichiara il sindaco -. Se ci saranno provvedimenti disciplinari da prendere non esiteremo a farlo proprio perché ritengo opportuno agire osservando la legge». Intanto, si attende la seduta consiliare di martedì, durante la quale non si esclude che possa essere trattata la questione dei vigili urbani e la revoca dell’incarico all’assessore Lena che il sindaco sostiene di non sapere ancora con chi sostituire. centonove pagina 13 sono stato un politico - spiega - per fare questo, talvolta, mi è capitato di dover sopportare di essere destinatario del rancore anche di chi non sapeva nulla di me. Non mi sono mai lamentato, faceva e fa parte del “gioco”. Ora, però, sono, per mia scelta un semplice cittadino ed in tale veste intendo esercitare, senza le cautele dovute al ruolo, un mio diritto: la libertà di manifestare il mio pensiero, anche sotto forma di satira». Ortolandia, secondo Gullo è una bella metafora. «Ci sono tanti personaggi da scoprire, oltre Carotino, Sanmarzano, i Piselli, il Metadiere, la Campera, avremo modo di scoprire altri protagonisti della saga vegetariana, già penso al grosso “Carciofino cabriolet” che pensa di prendere tutti in giro, al flessibile “Erba al Vento”, pronto a piegarsi ad ogni nuovo alito, alla coppia “Gatto & Volpe Srl”, ditta specializzata in movimento chiacchiere, all’immobile “Spaventapasseri”, fermo e imperturbabile custode dell’orto». 4 Luglio 2014 politica MILAZZO Currò vuole scegliere il sindaco Il deputato pentastellato lavora alle amministrative. Con Mangano e Tricamo Matteo De Marco VILLAFRANCA. E’ polemica sulle modifiche alla festa di Sant’Antonio Bancarellein consiglio Il sindaco De Marco ha ordinato il rasferimento degli ambulanti modificando una tradizione decennale. Così lo scontro Villafranca. Scherza coi fanti e lascia stare i Santi. Questo il leitmotiv che risuona a Villafranca Tirrena dopo la decisione dell ‘amministrazione comunale di spostare nella zona di Piazza Campagna gli spettacoli e nella via Archimede le bancarelle che tradizionalmente animano nell'ultimo weekend di luglio la festa di Sant'Antonio da Padova, venerato nel rione di Castelluccio (dal 25 al 27 luglio). A rimanere invariato, invece, il tragitto che compie nel pomeriggio di domenica la processione religiosa. La vicenda è stata oggetto di un'interrogazione presentata dai consiglieri di minoranza Antonino Lamberto, Salvatore Puglia e Lorella Merlino. «Da sempre - spiega Antonino Lamberto - i residenti si sono lamentati della presenza di bancarele di fronte casa. In effetti costiuivano un problema, ma non ha senso spostare anche il palco dei festeggiamenti. Così non è più la festa di Castelluzzo se le manifestazioni si svolgono altrove. Era giusto trovare una location diversa - ammette - il santo doveva fare slalom tra slip e salsicce, ma spostare i festeggiamenti in toto no. Sarebbe stato più giusto trovare un posizionamento del palco più idoneo». Inoltre 170 cittadini hanno presentato al Comune una raccolta firme evitare di “trasformare la nostra festa in uno squallido e deludente mercato”, sottolineando che la nuova sistemazione per gli ambulanti, dei quali la maggior parte vende prodotti alimentari, sarà nella prossimità la zona del depuratore. «E’ una raccolta di firma strumentale replica De Marco - la maggiorparte dei firmatari sono persone non residenti o che non abitano a Castelluccio. Evidentemente è stata forzata per motivi politici. Ci sono, invece, i locali che sono pronti a fare una petizione di segno opposto». Il primo cittadino spiega il suo provvedimento. «Abbiamo deciso di trasferire le bancarelle per motivi igienici sanitari (la spiaggia limitrofa diventa una discarica e non solo) e per garantire maggiore sicurezza. Con la nascita del centro commerciale sono cambiati tutti i flussi e dal punto di vista della viabilità sarebbe stato un inferno. Se, sulla scorta della esperienza di quest’anno, sarà necessario apportare ulteriori adeguamenti cambieremo impostazione per il prossimo. Indietro non si torna». BARCELLONA I Democratici chiedono un Collica bis Barcellona. Il rimpasto della giunta di Barcellona sembra una telenovelas. Il coordinamento del Partito Democratico ha chiesto al sindaco Maria Teresa Collica ufficializzare la richiesta con la quale chieda l’ingresso in Amministrazione dei Democratici. Le diverse anime del Partito si sono confrontate, anche sulla base delle prese di posizione dei consiglieri comunali, che hanno indicati alcuni passaggi importante per favorire l’ingresso in Giunta del Pd: la cosa essenziale è un azzeramento e da un rinnovo degli assessori. I Democratici, dunque, vogliono conoscere la proposta ufficiale del primo cittadino, da cui partire per valutare una possibile intesa programmatica e una nuova composizione del nuovo esecutivo che dovrebbe portare a compimento l’ultima parte di mandato. Gian Marco Lombardo DI GIANFRANCO CUSUMANO Milazzo. Nella corsa alle amministrative scende in campo anche l’onorevole pentastellato Tommaso Currò. Currò, visto il ruolo che ricopre, non ha alcuna intenzione di candidarsi a sindaco, ma ha confidato agli amici che vuole “mettere la faccia” in questa campagna elettorale. E’ quasi certo che non utilizzerà il simbolo dei “Cinque stelle”, l’intento, secondo alcune indiscrezioni raccolte nell’entourage, è quello di portare avanti una campagna elettorale nel rispetto della filosofia dei “grillini” (lotta agli sprechi, valorizzazione del patrimonio, coinvolgimento della cittadinanza nelle scelte importanti del territorio) ma senza i lacciuoli del simbolo che impone nessun tipo di accordo elettorale. Una strategia suicida a Milazzo dove nessun movimento ha la forza di fare eleggere un sindaco in solitudine. Ma chi sarà il candidato con le caratteristiche del perfetto “grillino”? Il nome sarà scelto in modo partecipato all’interno del meetup con il coinvolgimento di tutti i simpatizzanti del movimento, ma sono due i nomi che spiccano sugli altri: Giovanni Mangano e Massimo Tricamo. Mangano, figlio di Mario Mangano, già assessore provinciale (uno dei fondatori di Forza Italia) è centonove pagina 14 un grillino della prima ora. Da tempo ha intrapreso un percorso politico autonomo ed è diventato l’uomo di fiducia di Tommaso Currò a Milazzo. C’è anche il suo zampino nel successo politico del deputato che è riuscito a fare istituire l’area marina protetta a Capo Milazzo. Il secondo candidato che potrebbe avere i requisiti per la sindacatura potrebbe essere lo storico Massimo Tricamo. Tricamo fu il primo a seguire a Milazzo le gesta di Grillo quando pochi avrebbero scommesso sul suo successo. Gode di una simpata e di una stima trasversale. Ha donato libri e documenti storici al Comune, ha portato avanti battaglie per la tutela di importanti beni culturali, prestato volontariato. E’ lui uno degli artefici dell’apertura della sala espositiva nell’ex carcere femminile alle porte del Castello di Milazzo. Due nomi diversi ma che - con i giusti accordi politici - potrebbero sparigliare le carte di una competizione che sembra già scritta con la riproposizione dell’uscente Carmelo Pino, dell’avvocato Giovanni Formica e dell’ex primo cittadino Lorenzo Italiano. Quest’ultimo partecipa da settimane ad incontri organizzati nei quartieri da un’associazione, "LaMilazzoCheVoglio",nell’ambito del, percorso chiamato “ViviiltuoQuartiereMilazzo”. sicilia L’incidente nel quale ha trovato la morte l’autista di Messinambiente Antonino Tomasello MESSINA. Antonino Tomasello muore in un incidente alla guida di una spazzatrice Messinambiente a lutto Rabbia e cordoglio nella partecipata del Comune. E i colleghi raccontano: “Il mezzo è rimasto fermo due mesi per riparazioni prima della mattina fatale. Le coincidenze. Che forse non lo sono DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. Sembra uno scherzo di cattivissimo gusto, ma il torrente nel quale Antonino Tomasello ha trovato la morte si chiama Pace. Quella pace sconquassata dal rumore delle lamiere contorte di una spazzatrice di Messinambiente lanciata senza controllo in discesa, dopo aver depositato il suo carico all’inceneritore qualche centinaio di metri più sopra. E’ terminata così la vita dell’autista di Messinambiente, alle nove e mezza di mattina di giovedi 3 luglio. Un incidente senza spiegazione apparente. Perchè l’assenza di segni di frenata sull’asfalto potrebbe far pensare ad un malore del sessantenne, ma la testimonianza oculare di passanti invece racconta di un estremo tentativo di riprendere il controllo del mezzo. Che invece ha sfondato il guardrail a destra ed è precipitato cinque metri più sotto, nell’alveo asciutto del torrente Pace. Uccidendo sul colpo Antonino Tomasello. Un incidente del quale nessuno, al momento, è in grado di dare spiegazione. In attesa di risposte, però, dalla partecipata di via Dogali, di errore umano non vogliono nemmeno sentir parlare. E, anzi, raccontano particolari inquietanti. LA SPAZZATRICE MALEDETTA. “Non sono scaramantico, ma quel mezzo era davvero maledetto, e quando ci davano disposizione di scaricare a Pace nni faciumu u segnu da cruci, perchè in discesa ce la siamo vista brutta più di una volta”, spiega un operatore. Che, su quella spazzatrice ci ha lavorato. E qualche volta se l’è vista brutta. E racconta di una volta che uno stridore di lamiera sull’asfalto l’ha atterrito. “Si era staccato di netto il mozzo anteriore destro trascinando via anche la ruota”, ricorda ancora scosso. E non era la prima volta. Un incidente simile, sempre sul lato destro, sempre ruota e mozzo, si era già verificato prima. E fare due più due, in una Messinambiente che di salire un’altra volta sul banco degli imputati non ne ha più voglia, è un attimo. E qualcuno, a denti stretti, sussurra che, dallas prima dinamica dell’incidente, 4 Luglio 2014 il mezzo sembra proprio aver scartato sul lato destro prima di precipitare nell’alveo del torrente. E, così, si scopre che la spazzatrice aveva trascorso i due mesi precedenti in officina, e che giovedi mattina, non trovandola nel piazzale dell’autoparco, tutti avevano immaginato che fosse stata finalmente rottamata. Perchè quel mezzo, a detta di chi lo conduceva, era in condizioni pessime, usurato dal tempo e tenuto assieme alla bell’e meglio. la spazzatrice, infatti, risale al 2005. Era uno dei mezzi “riscattati”. Quelli, cioè, che l’azienda aveva acquistato, non più tardi di qualche anno fa, al termine del ciclo di vita dall’azienda che fino a quel momento la aveva noleggiata, la Tec Servizi. Coincidenze? Forse. Ma non le sole. COINCIDENZE FORTUNATE. “Nino era il numero uno con la spazzatrice, era l’unico a saper manovrare il “terzo braccio”, quello retrattile”, raccontano i colleghi. Quello che nessuno ha voglia di dire, è che sulla spazzatrice, Tomasello non sarebbe dovuto essere solo, dato che il mezzo prevede che a bordo, a svolgere il servizio, siano in due. L’autista guida e manovra i bracci e le spazzole, e l’operatore ecologico, a terra, coadiuva l’opera di pulizia. “Un sorvegliante, sul viale Giostra, stamattina lo ha visto fermarsi più volte per disincastrare scatoloni di cartone dalle spazzole”, confermano dall’azienda. “O per controllare che tutto fosse a posto”, insinua un collega. Nella spazzatrice di Messinambiente, Tomasello era da solo. In azienda, tra rivendicazioni e cordoglio, si guarda all’ordine di servizio. E si considera a bassa voce che, fosse stato rispettato alla lettera il contratto, a quest’ora di colleghi morti, forse ne starebbero piangendo due. ZOOM Lacrime da coccodrillo del mezzo che guidava. Una spazzatrice. Una delle due in servizio a Messinambiente. Una spazzatrice vecchia, vetusta, uno di quei mezzi che il commissario liquidatore Alessio LA POLITICA CHE PIANGE E CHIEDE DIMISSIONI, E FINO A IERI Ciacci sta tentando di rimpiazzare. E quanta ironia fuori CRITICAVA POLEMICAMENTE CHI VOLEVA SOSTITUIRE I MEZZI luogo, oggi più che mai, aveva suscitato quella lettera scritta da Ciacci a fine maggio e diretta a Federambiente, sindacato di categoria, chiedendo una mano per reperire sul mercato a MESSINA. Per una volta, di Messinambiente non si parla prezzo “di favore” quello che manca a Messinambiente per per debiti milionari, bilanci mai approvati, emergenze rifiuti assicurare un minimo di standard qualitativo. o qualsiasi circostanza risolvibile con politiche Quanta ironia aveva suscitato in consiglieri e accorte e tanta buona volontà. Se ne parla per assessori vecchi e nuovi, e quante levate di scudi una “morte bianca”, come con un velo di ipocrisia aveva provocato da parte di chi sosteneva che si chiamano oggi, in era politicamente corretta, le erano spese inutili e comunque non sostenibili dal morti sul lavoro. Di bianco, a Messinambiente non Comune. Combinazione, gli stessi che hanno c’è nulla, se non le facce dei colleghi di Nino gridato alla lesa maestà per il fatto che i mezzi Tomasello, ex operaio comunale che avrebbe sarebbero stati di seconda, se non terza mano. Gli compiuto sessant’anni ad ottobre se la sua stessi che domani, c’è da giurarlo, si produrranno qualifica di autista a Messinambiente non gli in pelosissime lacrime da coccodrillo. O ridicole fosse stata fatale in un’afosa mattina di luglio, richieste di dimissioni. (A.C.) terminata in fondo ad un torrente tra i rottami Alessio Ciacci centonove pagina 15 4 Luglio 2014 sicilia BENI CULTURALI. Resta nel limbo la mostra che il Mart avrebbe dovuto allestire in Sicilia nel 2014 CONTROLUCE Antonello, fondi in bilico Quegli incassi a vuoto La proposta della struttura di Rovereto era stata accolta dalla giunta regionale in cambio della rinuncia ai canoni dovuti per il prestito di quattro opere, due delle quali “inamovibili”. La cifra da corrispondere? 580 mila euro DI DANIELE DE JOANNON PALERMO. L’accordo era: nessun canone è dovuto in cambio dell’allestimento di una mostra del valore di un milione di euro da allestire in Sicilia. Questi erano i termini che si leggono nella delibera della giunta regionale numero 340, del 9 ottobre 2013, proposta dall’assessore ai Beni Culturali dell’epoca, Maria Rita Sgarlata, in merito alla concessione in prestito al Mart di Rovereto di due opere inserito nell’elenco delle “inamovibili” per una mostra dedicata ad Antonello da Messina che si è conclusa lo scorso mese di gennaio. E, da allora, che cosa è accaduto? Nulla, visto che la struttura organizzatrice non ha, come da accordi, corrisposto i 590 mila euro dovuti, mentre, parallelamente, alcuna mostra in Sicilia è stata allestita o è in programmazione. QUI ROVERETO. «Dell’organizzazione di una esposizione in Sicilia non so nulla, ma mi posso informare», risponde con gentilezza e puntualità una collega dell’ufficio stampa del Mart. Parallelamente, dagli albienti dei Beni Culturali fanno sapere, non ufficialmente, che in questo momento il nuovo assessore Giusi Furnari è impegnata con il problema dei fondi in bilancio che mancano per assicurare i servizi di pulizia di siti e musei (vedi pagina accanto). Stando così le cose, l’unica certezza è il mancato introito di una cifra, i 590 mila euro, che sarebbero stati una “mano santa” per i capitolati di spesa all’asciutto dell’assessorato regionale ai Beni Culturali. La conclusione, la Regione ha fatto la figura della “credulona”. L’Annunciata di Palazzo Abatellis di Antonello da Messina INAMOVIBILI E NON. Per la mostra di Rovereto, il Mart aveva chiesto cinque opere, ma su una, il Polittico di San Gregorio del Museo di Messina, era stato detto no per le condizioni non ottimali. Il valore complessivo dei dipinti inviati è di 119 milioni di euro. Le opere che potevano essere concesse in prestito sono la Madonna col Bambino (con Ecce Homo nel verso) del Museo di Messina, valore 4 milioni, e il San Girolamo della Galleria regionale di Palazzo Abatellis di Palermo (20 milioni). Per quanto riguarda le “inamovibili”, si tratta dell’Annunziata (sempre a Palazzo Abatellis, valore 30 milioni) e l’Annunciazione della Galleria regionale di Palazzo Bellomo, a Siracusa, il cui peso assicurativo è di 30 milioni. Per le quattro opere, il canone da pagare era di 590 mila euro. SE IL CANONE di 590 mila euro dovesse raggiungere le casse della Regione, a chi andrebbero realmente questi soldi? È uno dei nodi irrisolti che rientrano nella questione più generale degli incassi legati al sistema dei Beni Culturali siciliani. A rigor di logica, in un luogo “normale”, la cifra andrebbe ripartita tra musei e gallerie prestatori delle opere, facendo così la felicità di Palazzo Abatellis (Palermo), Palazzo Bellomo (Siracusa) e Museo Accascina (Messina), che con questa entrata in più, ad esempio, potrebbero procedere a restauri o altro ancora che non può essere finanziato dall’ordinaria amministrazione. E invece no, perché, allo stato dell’arte, tutto ciò che entra dai Beni Culturali va a finire nel grande calderone della Regione siciliana, e non è detto che venga poi indirizzato sull’assessorato di competenza. Nel 2013, i 117 tra siti e musei siciliani, hanno registrato incassi che, seppur al di sotto della media nazionale e molto ineguali (ci sono luoghi dove i custodi sono più dei visitatori annui) pari a 16.130.518 euro per un totale di 3.769.633 visitatori di cui 2.183.421 paganti. Di questa cifra, secondo una denuncia del deputato dell’Ars degli ex Drs (oggi Mprs), Marcello Greco, solo il 20% andrebbe nelle casse della Regione. Ecco perché, mesi fa, lo stesso Greco, presidente della Commissione Cultura dell’Ars, intendeva proporre la creazione di un capitolo di bilancio ad hoc dove far confluire tutte le entrate. COSA FARE? Quando deciderà di affrontare la questione, la Regione si troverà di fronte a un bivio: o concordare una mostra ad hoc (che certo non potrà essere la stessa di Rovereto, stante che era composta da dipinti in prestito provenienti da altre parti del mondo), oppure mettere all’incasso il canone, azzerando quanto previsto dalla delibera del 2013. Ma i soldi, a chi andranno? DISPUTE Tutti divisi sul Maestro LA TESI DI FERDINANDO BOLOGNA CONTRO LUCCO, AMATO DAI PALERMITANI. E POI LA SRICCHIA Mauro Lucco PALERMO. “Rimangono da definire la sede dell’allestimento; il curatore; la promozione dell’evento... fermo restando che l’amministrazione ha personale scientifico e sedi adeguate, nonché capolavori atti ad arricchire eventualmente i contenuti di una mostra di tale importanza”, scrive in una nota del settembre 2013 l’allora direttore generale dei Beni Culturali, Sergio Gelardi, in merito alla proposta del Mart. Un passaggio di “buon senso” che si aggancia anche alle lotte intestine tra gli storici dell’arte. La mostra di Rovereto, infatti, vedeva come curatore Ferdinando Bologna, che, animato da revanscismo, centonove pagina 16 aveva riportato gli studi all’epoca pionieristica di Stefano Bottari, riproponendo tesi e collegamenti che si ritenevano superati. Superati, ad esempio, anche dall’ultima mostra sull’artista, alle Scuderie del Quirinale, curata da Mauro Lucco. Quello stesso Lucco che Bologna voleva smentire e che, lo scorso 20 giugno, è stato protagonista a Palermo di “Antonello, Genio del Rinascimento”, una due giorni in cui sono stati presentati gli studi effettuati sull’Annunziata. Tanto basta, insomma, per dimostrare che una riprosposizione della mostra del Mart, sulla linea del curatore, poco sarebbe stata apprezzata dagli studiosi siciliani. Studiosi che, comunque, non trovano unità su Antonello. In preparazione, ad esempio, c’è anche una mostra sugli antonelliani, ordinati un paio di anni fa da Teresa Pugliatti. Ed è proprio il seguito dell’artista, inoltre, a fare gola a molti. Fra i più quotati, c’è Salvo D’Antonio, il nipote, la cui esistenza viene spesso estesa pur di potergli attribuire alcune opere. Ovviamente le migliori. (D.D.J.) 4 Luglio 2014 sicilia Gli addetti alle pulizie del Museo Orsi di Siracusa licenziati dopo 15 anni (foto srlive.it) APPALTI&SERVIZI. Esplode l’emergenza in musei e antiquarium siciliani Archeologia tra i rifiuti Il contratto per le pulizie è scaduto a giugno, ma i soldi per un nuovo affidamento non saranno disponibili fino all’approvazione del bilancio. Tra proteste e fai da te, la mappa dei disservizi in piena stagione turistica PALERMO. I soldi ci sono, ma manca il bilancio: l’ultima situazione kafkiana della Sicilia travolge quasi tutti i 116 tra siti archeologici, musei, gallerie e antiquarium dell’isola che, dal primo giugno scorso, si trovano senza servizi di pulizie a causa della scadenza dei contratti, ormai in piena stagione turistica. Un problema che coinvolge anche gli uffici di tutela sparsi nelle nove province siciliane e che si può riassumere con il laconico e schietto commento del soprintendente di Messina, Rocco Scimone: «Siamo in una situazione di m...a!». Proprio Scimone, nei giorni scorsi, insieme alla direttrice del Museo “Accascina”, Caterina Di Giacomo, e al direttore della Biblioteca regionale “GIacomo Longo”, Sergio Todesco, ha scritto una lettera all’assessore regionale ai Beni Culturali, Giusi Furnari, per chiedere aiuto. FORTUNATI E VOLONTARI. I più fortunati sono quei siti per i quali il contratto per le pulizie era stato siglato dopo rispetto agli altri. Come nel caso della Galleria regionale di Palazzo Abatellis: «Da noi la situazione è normale, fortunatamente, il servizio non è in scadenza e quindi non abbiamo alcun problema», spiega il direttore Gioacchino Barbera. Altrove, però, non è così, tanto che, a salvare la situazione sono stati i volontari. Come a Catania, ad esempio, dove a pulire tre siti archeologici sono stati i militari di Sigonella, che hanno puntato sul Teatro Antico di via Vittorio Emanuele, l’Anfiteatro romano di piazza Stesicoro e le Terme romane di Piazza Dante, coadiuvati dai soci del Rotary Catania Duomo 150, del gruppo “Cittadini a 4 zampe” e dell’associazione “Le Aristogatte”. O come ad Aidone, dove un gruppo di volontari dei Rangers ha pulito i locali del museo dove si trova la Venere di Morgantina. LO STATO DELL’ARTE. A “patire” la scadenza del contratto quinquennale con la Consip sono i territori e gli uffici di pertinenza delle soprintendenze di Messina, Catania, Siracusa, Ragusa, Trapani ed Enna. Particolarmente grave, anche per il rischio di incendi, è la situazione a Siracusa. Se è vero che, grazie a una sinergia col Comune, sono state ripulite le aree intorno al Teatro greco, all’Orecchio di Dioniso e il percorso delle Latomie, lo è altrettanto che beni come l’Anfiteatro romano, i resti del santuario di Demetra e Kore, l’Arsenale greco o il Bagno di Dafne sono rimasti preda dei rifiuti. Una parte della pulizia (compresi, per due mesi gli uffici della Soprintendenza, del “Paolo Orsi” e della Galleria di Palazzo Bellomo) viene assicurata dall’amministrazione comunale grazie al 30% degli introiti sui biglietti, che però potrebbero disperdersi con il nuovo pagamento centralizzato (i soldi vanno direttamente alla Regione), e questo ha fatto andare su tutte le furie il primo cittadino Giancarlo Garozzo. Inoltre, sempre a Siracusa, dall’1 luglio sono rimasti senza lavoro i quindici impegnati nel servizio di pulizia al museo archeologico “Paolo Orsi”. A Marsala, invece, da 16 giugno è consentito l’ingresso gratuito al Decumano Massimo per il mancato rispetto da parte del Comune, in questo caso, degli accordi riguardanti la pulizia dell’area archeologica di Capo Boeo. E, a colpire (a parte la divertente circostanza dei pomodori che crescono tra i mosaici della Villa Romana di Patti, in provincia di Messina), sono anche i bagni senza acqua del parco archeologico di Himera, quelli chiusi del Museo Baglio Anselmi di Marsala, le zecche di Tindari e Solunto, le defaillance alla Villa del Casale e i dipendenti che, autarchicamente, provano a pulire il Museo Bernabò Brea di Lipari. Tutte situazioni annotate puntualmente dai turisti nei commenti che affidano al web. Parallelamente, i sindacati Sadirs e Cobas hanno indetto per il 18 un sitin davanti agli uffici della Regione. L’obiettivo, sollecitare l’erogazione del milione e 600 mila euro necessari per i servizi di pulizia. (D.D.J.) CARROZZONI Tutti insieme nella Sas L’ESERCITO DEGLI ASSUNTI DA BENI CULTURALI TRANSITA NELLA NUOVA CONSORTILE. MA SU TURNI E MANSIONI... PALERMO. “Il personale che lavora in tutti i siti culturali siciliani, nelle aree archeologiche, nelle sale espositive delle gallerie e delle biblioteche regionali, ma anche negli stessi uffici delle soprintendenze e dell’assessorato, è stanco di vedersi addossare colpe che non ha e che, invece, appartengono ad una gestione fallimentare dettata da una serie di Governi Regionali che si sono succeduti in una gestione fallimentare senza alcun progetto di sviluppo dei beni culturali siciliani”. A dirlo sono Giuseppe Salerno e Giuseppe Di Paola, responsabili regionali del Sadirs per le centonove pagina 17 politiche dei beni culturali, Michele D’Amico, responsabile regionale del Cobas-Codir per le politiche dei beni culturali e Simone Romano, coordinatore regionale del Cu.Pa.S/Codir. Sarà, ma sono le cifre e alcuni paradossi a far piovere le critiche sui circa 200 lavoratori di categoria B (fulltime) e sui 240 di categoria B (part-time) già dipendenti della Società Beni Culturali Spa Gestione & Servizi, ora confluiti nella Sas, la Servizi Ausiliari Sicilia, società consortile diretta da Nicola Vernuccio che ha inglobato anche i lavoratori di Multiservizi e Biosphera, arrivando a quota 2000. A fronte di tanto personale, perché, alla fine, il servizi non funzionano, soprattutto il fine settimana? Ciò si deve a differenze contrattuali per cui, a detta degli stessi sindacati, il personale è “impiegato, in violazione delle leggi vigenti e del dettato contrattuale, senza che percepisca alcuno straordinario”. Una circostanza che diventa drammatica in assenza di fondi. (D.D.J.) 4 Luglio 2014 sicilia Due bungalow del villagio turistico Le Dune MESSINA. Storia del villaggio turistico da buttar giù. Che continua ad operare nonostante tutto Le Dune, la demolizione può attendere Una concessione revocata, una sanatoria negata e sessanta ordinanze, si arenano davanti al Tar. La vicenda iniziata nel 2000 non si “chiude” nonostante la sentenza passata in giudicato. Ecco perchè DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. C’è un villaggio turistico, che la Procura con sentenza passata in giudicato ha deciso essere in gran parte abusivo, sul quale pendono una sessantina di ordinanze di demolizione. E un comitato, “Per Vivere Meglio Km 13400”, che attende l’esecuzione delle ordinaze per poter dormire in pace la notte. In mezzo, i consueti ricorsi al Tar. Con le consuete sospensive. Nel frattempo, l’estate è iniziata. E nel villaggio turistico Le Dune di Mortelle, la stagione turistica ferve e le ruspe tacciono. Una storia tutta messinese. Che inizia quindici anni fa. DUNE...DI CEMENTO. De Le Dune, negli anni, se ne è parlato principalmente perchè prima l’ex sindaco Giuseppe Buzzanca lo aveva individuato per dare temporaneamente un tetto a chi l’aveva perso nella catastrofe di Giampilieri, e poi perchè l’attuale primo cittadino Renato Accorinti aveva inoltrato richiesta al Prefetto Stefano Trotta (respinta) di requisire la struttura per destinarla all’accoglienza dei migranti. In tutto ciò, quello che non è mai stato messo in dubbio era che il complesso fosse da abbattere. Lo aveva deciso la magistratuta con una sentenza passata in giudicato. Che, a palazzo Zanca, era rimasta chiusa nei cassetti per anni. Fino a qualche settimana fa, quando dal dipartimento repressione abusivismo sono partite una sessantina di istanze di demolizione, una per ogni bungalow che la Procura ha dichiarato abusivo. Sin dalla nascita. LA STORIA. Il villaggio turistico Le Dune ha visto la luce all’inizio del 2000, subito in difformità rispetto ai progetti approvati che prevedevano, invece dei miniappartamenti costruiti, delle “capanne da spiaggia”, strutture amovibili per fruizione marina. Enrico Buda In seguito ad una denuncia, inizia il procedimento della procura per la demolizione, con tanto di sentenza passata in giudicato e trasmessa al Comune. L’impresa costruttrice, nel frattempo, aveva tentato di “condonare” le costruzioni, ma le domande di sanatoria, anche sulla scorta della sentenza, erano state rigettate. In tutto ciò, palazzo Zanca è rimasto fermo dal 2008, e solo oggi dall’assessorato all’Urbanistica guidato da Sergio De Cola sono partiti i provvedimenti. Ovviamente, contro gli ordini di demolizione è stato proposto ricorso al Tar, ed altrettanto ovviamente il Tar ha concesso sospensiva per tutti i bungalow da demolire, tranne che per sei. Nel frattempo, sulla scorta della sentenza, il Comune ha revocato la concessione edilizia con conseguente decadenza dell’agibilità, quindi il Suap ha cancellato la concessione commerciale. Altro ricorso, altra sospensiva. Il Comune, per non essere da meno, si è rivolto al Cga. VILLAGGIO DI FAMIGLIA. Nonostante il destinatario delle sessanta istanze di demolizione sia Antonino Marchese, in qualità di legale rappresentante (e “responsabile abuso”, come si legge nelle istanze), la società è più variegata, ed unisce due celebri famiglie messinesi, i già citati Marchese ed i Buda. La In.Tur srl, infatti, è detenuta al 36,33% dalla Finloca Sas di Angela Buda, e per il restante 63,67% dalla Fincom Holding srl, finanziaria che appartiene adllo stesso Antonino Marchese. Stesse famiglie anche nel consiglio d’amministrazione: Presidente è Antonino Buda, amministratore delegato di nuovo Antonino Marchese, mentre nel Cda siedono l’ex consigliere comunale Enrico Buda e Gaetano Marchese. Nel 2011, la gestione del villagio turistico Le Dune, ramo d’azienda della Intur, è stata rilevata dalla Futura Vacanze Spa tramite la Nyce club2 srl di Roma, di proprietà di Luigi Marcucci. A VOLTE RITORNANO Palazzo a Montalto, ricorso bis LA SIGARI COASTRUZIONI CI RIPROVA: RICORSO CONTRO IL “NIET” DELLA SOPRINTENDENZA. ASPETTANDO IL CGA... MESSINA. Su quel palazzo, la Sigari costruzioni (e la Curia) ci hanno scommesso, e non si accontentano di un “no”. Nemmeno di due. E così, il progetto della palazzina nel terrapieno appena sotto il santuario di Montalto torna alla giustizia amministrativa. L’impresa costruttrice e la Curia messinese, infatti, hanno proposto ricorso al tribunale amministrativo catanese contro il provvedimento col quale la Soprintendenza messinese aveva annullato i “via libera” alla costruzione precedentemente rilasciati. Sul palazzo, nel frattempo, grava anche un giudizio pendente al Cga: il ricorso al Tar inoltrato dai costruttori e dai preti qualche anno fa contro il diniego a costruire da parte del comune di centonove pagina 18 Messina, in primo grado non aveva trovato opposizione da parte di palazzo Zanca, che non si era nemmeno premurato di costituirsi, salvo poi “svegliarsi” e proporre appello al Cga. Appello che sarebbe dovuto andare in discussione il 18 giugno. A Catania, però, la decisione è stata “congelata” dal secondo ricorso sul tema, quello che vede opposti Sigari e la Curia contro Soprintendenza e Comune, fatto recapitare a maggio. Due ricorsi diversi per via amministrativa, sulla stessa vicenda, per i quali però non è stata chiesta sospensiva. La decisione, quindi, non arriverebbe, nella migliore delle ipotesi, prima di un anno. Il progetto della Sigari prevede una palazzina, quattro elevazioni fuori terra, otto alloggi immediatamente sotto Montalto in terreno della Curia. Che in cambio ne rceverebbe un centro parrocchiale. Uno dei più strenui avversari del progetto è Gaetano Sciacca, ingegnere capo del Genio Civile di Messina. Che proprio in questi giorni potrebbe essere sostituito dalla guida degli uffici di via Aurelio Saffi. (A.C.) sicilia Il palazzo comunale monfortese con i volti di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone MONFORTE SAN GIORGIO. E’ giallo sulle spie “rudimentali” trovate al Comune Palazzo delle cimici Clima inquieto attorno all’attività del sindaco Giuseppe Cannistrà. Che già nel marzo scorso ricevette una busta con due proiettili a scopo intimidatorio. E gli pseudonimi “impazzano” su facebook DI FRANCESCO PINIZZOTTO Cimici, proiettili e tanta tensione. Di certo c’è solo che è stata minata alla base la tranquillità di Monforte San Giorgio, un centro tirrenico di poco meno di tremila anime, animato nei periodi delle festività e pure da tradizioni millenarie. Alla quiete, solitamente “smorzata” ogni giorno dalla musica allegra del fruttivendolo ambulante, però, ormai fa da contraltare l’inquietudine del palazzo comunale. Quello su cui campeggiano dai balconi le immagini dei martiri dei nostri tempi Paolo Borsellino e Giovanni Falcone (che nel contesto paesano qualche anziano buontempone è riuscito a scambiare perfino con delle foto dell’ex sindaco Nino Romanzo). Due microspie in grado di trasmettere modalità audio e video (una addirittura in grado di captare Giuseppe Cannistrà le informazioni della rete Lan del municipio) solo pochi giorni fa sono stati individuati, sia nel pc della stanza del sindaco Giuseppe Cannistrà, che in uno di quelli in dotazione dell’ufficio dei vigili urbani distante solo qualche centinaio di metri dal palazzo centrale. Inoltre, il computer nell’ufficio del primo cittadino è stato manomesso attraverso l’installazione di un programma in grado di trasmettere informazioni all’esterno. La scoperta è avvenuta a seguito ad una bonifica ambientale effettuata da tecnici individuati dall’amministrazione, per iniziativa dell’assessore Antonino Battaglia, subentrato da due mesi a Nicola Chillè, che era stato defenestrato da Cannistrà nel febbraio scorso. I dispositivi sono stati sequestrati dai militari dell’arma dei Carabinieri della locale stazione, al comando del maresciallo Daniele Barbera. Massimo riserbo sulle indagini della Procura Distrettuale di Messina, considerato che spetterà agli inquirenti stabilire se e in che periodo di tempo le informazioni sono state trasmesse all’esterno dal palazzo comunale, e quali sono gli interessi che si potrebbero nascondere dietro tale iniziativa. Secondo indiscrezioni si tratterebbe comunque di dispositivi “rudimentali” e tecnologicamente anche datati. Comprensibile l’apprensione di chi vive episodi del genere in prima persona, come il sindaco Giuseppe Cannistrà (trentunenne alla guida del comune dal giugno del 2013), che già ha ricevuto una busta contenente due proiettili nel marzo scorso. “Continuo ad essere sconcertato in quanto episodi simili non si erano mai verificati a Monforte San Giorgio, né tantomeno nessuno avrebbe mai immaginato cose del genere – ha dichiarato Cannistrà - Non mi spiego il perché di tanto accanimento. Forse perché il nostro operato sta alterando poteri consolidati o meccanismi di potere radicati? Vorrei comunque tranquillizzare tutti sul fatto che episodi del genere, per quanto amari e sconcertanti, non minano, nè mineranno minimamente l’impegno di questa centonove pagina 19 4 Luglio 2014 Amministrazione Comunale nel portare avanti le proprie iniziative e i propri principi”. La “molla” che all’amministrazione ha fatto scattare la necessità di una bonifica ambientale sembra però di carattere più ampio, ovvero la circostanza per cui i fatti di cui si discuteva all’interno della stanza del primo cittadino, dopo poco tempo, divenivano di dominio pubblico e venivano diffusi da profili anonimi. Cannistrà ha già avvisato le autorità giudiziarie tramite l’avvocato Piera Basile, incaricata di tutelare ogni ragione ed interesse dell’ente “in ordine – si legge nella delibera di giunta del 12 settembre scorso – all’avvenuta pubblicazione su un social network di atti comunali con commenti diffamanti circa l’operato dell’ammministrazione”. Perché se prima la delazione passava dal “cuttigghiu” del paese, adesso i mezzi offerti dalle moderne tecnologie non offrono solo trasparenza, con il comune a portata di mouse in tutto il mondo (il comune monfortese pubblica da anni e integralmente le delibere di giunta, di consiglio comunale, le determine sindacali e dei responsabili di settore). I link su facebook ormai sono ormai un gioco da ragazzi per tutti. E i dialoghi sul più “chattato” del social network passano ormai anche da una miriade di pseudonimi che hanno in gran parte “sostituito” i dialoghi della piazza “reale” su quella virtuale. Una miriade i pseudonimi che commentano i fatti monfortesi e dai nomi fantasiosi, tra questi Riscossa monfortese, Dominio pubblico, Io amo Monforte, Monforte libera, Fico d’india, Giuseppe Raschetta, Citta Dino, Citta Dina, Falco della collina. Solidarietà a Cannistrà è stata espressa dalla Cyber Community dei Monfortesi nel Mondo che “condanna il nuovo grave episodio ed esprime al sindaco, impegnato nel non facile compito di amministrare e far crescer culturalmente e moralmente il paese in un momento storico obiettivamente difficile, vicinanza e solidarietà”. 4 Luglio 2014 sicilia MESSINA. All’istituto di Ritiro si conclude il corso di formazione “Il mondo dei giovani”. Con questi risultati Villa Lina? La scuola di tutti Con i fondi europei un progetto per aiutare i genitori a formare i ragazzi: un percorso educativo in una realtà di forte disagio sociale e familiare. Che coinvolge anche le mamme. Ecco le loro storie DI MARIA TIZIANA SIDOTI MESSINA. «La scuola è scuola, quando diventa scuola per tutti, punto di riferimento del territorio: almeno io la sento questa responsabilità», queste le parole di Giovanna De Francesco, dirigente scolastica dell'Istituto Comprensivo Villa Lina-Ritiro di Messina. Che quest'anno insieme alle numerosissime attività scolastiche hanno trovato un ulteriore carattere di attualità in un corso di formazione per genitori, "Il mondo dei giovani": un percorso di 60 ore grazie ad un finanziamento europeo Pon, Programmi operativi nazionali, azione Fse, Fondo sociale europeo, 2013. IL CORSO. «I genitori hanno lavorato sul rapporto genitoriale ed anche su quello con la scuola raggiungere insieme lo stesso obiettivo: formare i ragazzi, collaborare, creare alleanze educative, perchè, se si lavora tutti insieme, si ottengono risultati migliori», spiega la De Francesco. Un viaggio, quello del corso, Giovanna De Francesco dove la ricerca di percorsi di legalità, innovazione e rispetto per l'ambiente attraverso incontri con autori e testimoni di giustizia, o passeggiate "ecologiche", da sempre fronte d'impegno del Comprensivo, è declinata attraverso la componente genitoriale per arrivare ai ragazzi in un cerchio di collaborazione tra scuola e territorio. «Per i genitori non era il primo corso ma negli anni il rapporto con la scuola è migliorato sempre di più, conosciamo meglio le problematiche e le dinamiche e possiamo aiutare in modo più adeguato», rivela la dirigente. Varie sono state le attività proposte dall'esperto, Concetta Alessandro, e dalla tutor, la professoressa Pina Dato, mentre nelle ore laboratoriali al centro della lettura e della discussione sono stati i brani più significativi di "Bambini", libro di Domenico Barrilà, psicoterapeuta e scrittore di origine messinese: le riflessioni poi dei genitori sulla lettura sono state riportate fedelmente in un power point, tappa finale del corso. STORIE FORTI. Un itinerario fatto anche di storie, dolorose nella fragilità del quotidiano, emerse nel confronto tra di loro e con l'esperto psicologo all'interno del corso, e raccontate dai genitori, in richiesta d'aiuto per i propri figli. «È emerso che ci sono problematiche molto forti: nonne di 32-35 anni, mammebambine. Si addossano dei pesi più grandi di loro: hanno problemi di casa, di lavoro, altre hanno situazioni in cui il marito è in carcere. Ci fanno capire con quale forza affrontano il quotidiano», evidenzia la De Francesco. Che racconta: «Nella giornata conclusiva per le prime ore a scuola abbiamo avuto l'incontro con l'autore Barrilà che ha avuto modo di dar loro consigli, di conoscerle: è rimasto molto colpito da queste mamme così giovani ma anche dalla loro forza. Ora centonove pagina 20 Istituto Villa Lina, menzione speciale a Tindari poi queste mamme ci credono nella scuola». Ed aggiunge: «È emerso anche che il corso, nonostante la frequenza, è stato anche un momento di spiensieratezza, in cui si dedicavano a loro». Un angolo di maggior serenità è stato la preparazione del canto corale del brano "Non mollare mai" di Gigi D'Alessio con il sostegno del maestro etnologo Orazio Corsaro. «Non si sono improvvisate. Durante il laboratorio hanno chiesto di poter fare teatro ed altro e abbiamo cercato di accontentarle: spero di poter fare una compagnia teatrale genitori-ragazzi», precisa la dirigente. Che osserva: «Anche per la scuola è stato importante aprirsi al territorio: un momento di formazione anche per i docenti, perchè ci sono corsi come questo sicilia per il Teatro Giovani 2014 che danno senso al proprio ruolo». E, proprio partendo dal corso ed in collaborazione con la libreria Bonanzinga attraverso Daniela Bonanzinga, c'è stato alla sala "Visconti" un seminario: incontro con Barrilà ed anche con il pediatra Sergio Conti Nibali che hanno interagito con il pubblico, alla presenza di Concetta Barone, funzionario dell'Usp, Ufficio scolastico provinciale messinese. «Lavorare in sinergia, significa andare ancora di più nel territorio. Questa stessa esperienza può essere ripresa da altre scuole: le problematiche generali educative sono uguali, anche se poi di certo acquistano specificità nel territorio ma tutte le scuole devono essere punto di riferimento. Qui da noi tutto diventa più difficile, perchè accanto al problema educativo c'è quello del lavoro che non c'è, della criminalità ma la scuola deve aiutare quelli che hanno grossi disagi ma anche le eccellenze, non solo i più deboli ma anche i più bravi, non escludere nessuno. Oggi bisogna puntare sulla scuola: è il posto, dove i ragazzi passano così tante ore ed i genitori sanno che li lasciano in un posto sicuro. I ragazzi apprendono come costruire la loro persona, i valori, e la scuola poi è fatta dai docenti che non sono tuttologi ma devono affiancarsi ad esperti del territorio», evidenzia la De Francesco. TEMPO DI BILANCI. E la filosofia della scuola-punto di riferimento è anche nell'organizzazione dell'intero Comprensivo, da quest'anno passato da 7 a 10 scuole: oltre ai 5 in periferia nord messinese in area a forte densità abitativa quali il "Vann'Antò", sede di presidenza, media e dell'infanzia, il "Villa Lina", primaria, nel rione S. Leone il "G. Mauro", primaria con sezioni per l'infanzia, la "Lombardo Radice" elementare in via Palermo, e il "S. Michele" d'infanzia e primaria intitolato al primo comandante dei vigili urbani di Messina ed eroe risorgimentale, Francesco Saccà, ed ai 2 sui Peloritani, le primarie e d'infanzia "Castronovo" di Gesso", ed il "Cena" di Salice, anche l'intero Comprensivo del Cesareo ossia il plesso omonimo, quello di Castanea, entrambi materna, primaria e media, e la primaria e d'infanzia di Massa S. Lucia. «Abbiamo 1050 alunni circa: è stato un anno molto impegnativo per amalgamare tutto, uniformare criteri ma anche organizzare, mantenendo e rispettando le caratteristiche di ogni plesso: alcune scuole hanno delle criticità che vanno attenzionate, altre hanno note positive ma anche queste hanno bisogno di attenzione, come per esempio un plesso collinare, perchè lì gli abitanti hanno un punto di riferimento importante nella scuola che deve mantenere questo suo ruolo di attenzione», riprende la dirigente del Comprensivo, vincitore in passato anche del Premio "Scuola Viva" per le molteplici attività. Che seguita: «Abbiamo introdotto l'indirizzo musicale per la media: questo percorso ha dato grandi risultati dopo una partenza un pò centonove pagina 21 4 Luglio 2014 in salita, perchè non tutti possono acquistare gli strumenti e, difatti, ne abbiamo comprati alcuni per darli in comodato d'uso agli studenti e abbiamo intenzione di comprarne altri. Oggi abbiamo un'orchestrina, abbiamo scoperto dei talenti e anche uno strumento contro la dispersione scolastica. E grande successo anche il laboratorio di falegnameria. Abbiamo un bell'orto didattico e adottatto la rotatoria di viale Giostra, intitolata alle vittime della mafia, che i ragazzi annaffiano e puliscono. Fiore all'occhiello, anche se tutti i progetti ci appassionano, il premio in collaborazione con il Comune per la miglior raccolta differenziata anche con l'aiuto dei genitori anche nella quantità: premi in denaro come questi si possono reinvestire nella scuola per altri progetti. E poi siamo stati a Tindari al Teatro Giovani 2014: menzione speciale per le musiche – i ragazzi erano stati guidati dal maestro Corsaro per un Pon – e per il contenuto d'impegno sociale di "Sicilia, terra di mafia o... di eroi", riflessione semiseria sul concetto di mafia, realizzato grazie ai Pon "Teatro-impegno e legalità" e "Musica note in libertà". Siamo anche centro per le certificazioni in lingua inglese». E conclude: «Impegnativo ma anche molto gratificante. Attraverso questi corsi si nota anche una crescita umana. 6 anni fa, quando sono arrivata, non avrei mai e poi mai pensato che avremmo raggiunto così tanti obiettivi». 4 Luglio 2014 sicilia SCALETTA ZANCLEA. Residenti accusati di avere intascato rimborsi Alluvione in procura Tra inchieste giudiziarie e rischio di default il comune non riesce a dimenticare la valanga di fango. E ad onorare i propri defunti DI GIANFRANCO CUSUMANO Scaletta Zanclea. Prima l’arresto del responsabile dell’ufficio tecnico accusato di una presunta concussione, poi il rinvio a giudizio di 61 residenti che si sarebbero intascati indebitamente rimborsi alberghieri destinati a coloro che hanno subito danni alle proprie case dopo l’alluvione del primo ottobre 2009. Scaletta Zanclea non riesce a lasciarsi le spalle la pagina del terribile alluvione che devastò il comprensorio. Senza considerare che ancora oggi sono ben visibili le ferite urbanistiche mai risanate. A cominciare dalla strada che conduce al cimitero di Scaletta Superiore. Rimane pericolante ed è vietato l’accesso. I residenti, specialmente i più anziani, da anni non possono onorare nemmeno i propri defunti. La nuova amministrazione comunale guidata da Gianfranco Moschella sta cercando di fare del suo meglio. Tante le iniziative, solleciti, ha tenuto a bada i decreti ingiuntivi delle ditte creditrici: 2,2 milioni di euro maturati con gli interventi di somma urgenza effettuati in quelle giornate. Ma alcune volte è come lottare contro i mulini al vento. La popolazione si riduce di mese in mese. Da un anno, con la chiusura della statale 114 a rischio frane, non passa un autobus di linea. Chi nel fine settimana transitava da quella strada per acquistare il pesce preferisce altri lidi più accessibili. Dal 2011 ad oggi sono andati perduti 400 abitanti (oggi la popolazione censita è di 2324 abitanti). Sessantuno dei quali nel mirino della procura di Messina. Secondo l’accusa, percepirono il contributo per l’alloggio in albergo quando invece tornarono quasi subito a risiedere nelle loro abitazioni. Inizialmente erano 77 gli indagati ma per 16 di loro s’è registrata l’archiviazione. Le ipotesi d’accusa sono in prevalenza la truffa e il falso del privato in atto pubblico, tutto ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche. E in questo caso si tratterebbe dei contributi economici erogati ai residenti e non, sotto varie forme, all’indomani dell’alluvione. Anche se non legata all’alluvione, rimangono valide le ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari per il capo dell’ufficio tecnico di Scaletta, il barcellonese Salvatore Calabrò, 64 anni, e l’ingegnere messinese, Antonino Porcello 63 anni. Gli arresti sono giunti a conclusione di una indagine partita dalla denuncia di un imprenditore di Scaletta Zanclea. Sostiene che i due lo avrebbero costretto a rivolgersi all’ingegner Porcello per richiedere all’Ufficio Tecnico del Comune la concessione in sanatoria per opere abusivamente realizzate in un terreno di sua proprietà. Inoltre, al fine di agevolare il rilascio della sanatoria, avrebbe pagato una parcella di 10 mila euro (di cui 4 mila euro per il capo dell’ufficio tecnico), facendo chiaramente intendere che in caso di affidamento della pratica ad altro professionista non avrebbe ottenuto il il provvedimento amministrativo. «Dal giorno dell’arresto l’ufficio tecnico è di fatto bloccato - spiega il sindaco Moschella - nei prossimi giorni si insedierà un sostituto scelto tramite una regolare bando. Si tratta dell’ingegnere Antonio Barone, attualmente in servizio al Genio civile di Messina». La gestione dei fondi post alluvioni rimangono in mano alla Protezione civile regionale che poi ha demandato parte delle competenze al Genio Civile e alla Proteste delle ditte intervenute dopo l’alluvione tra Giampilieri e Scaletta Provincia regionale. Al comune di Scaletta Zanclea non rimane che subire i ritardi. «Fino ad oggi sono stati spesi 30 milioni di euro per rendere sicure le aree vicine a torrenti e costoni rocciosi continua il primo cittadino - ma rimangono i lavori più importanti: la strada del cimitero di scaletta superiore che impedisce ai cittadini di raggiungere i propri defunti dall’1 ottobre 2009 (2,5 milioni di euro). A Guidamandri superiore la Protezione Civile di Messina ha appaltato i lavori per la messa in sicurezza dei costoni che incombono sulla frazione, ma il cantiere non parte perchè rimangono bloccate le procedure per espropriare alcune aree». A non fare dormire sonni tranquilli agli amministratori sono anche i decreti ingiuntivi che minacciano le ditte intervenute dopo la valanga di fango. L’80% delle somme sono state pagate, ma la parte residua ammonta a 2 milioni 200 mila euro. «Anche se la gestione dei fondi non è nostra continua il primo cittadino - risultiamo noi committenti dei lavori. Dunque le proteste e gli atti sono indirizzati al municipio. Per il momento c’è solo un decreto ingiuntivo in corso, ma se diverrà esecutivo c’è il rischio che anche altre aziende seguiranno l’esempio. Questo significherà solo una cosa: il default». Moschella lancia un appello. «La strada del cimitero è quella che ci sta più a cuore - conclude - da cinque anni non si riesce ad onorare degnamente i defunti. Il carro funebre deve passare da Guidomandri e chiedere il permesso di passare ad un privato». L’ELENCO In albergo a spese della Regione ECCO I NOMI DEGLI IMPUTATI CHE DOVRANNO RISPONDERE DI TRUFFA E FALSO PRIVATO Scaletta Zanclea. Ecco i nomi delle persone per cui la procura Gianfranco Moschella di Messina ha disposto il rinvio a giudizio ipotizzando l’accusa di avere intascato rimborsi non dovuti per la permanenza in albergo dopo l’alluvione del’1 ottobre 2009. Dovranno rispondere in prevalenza di truffa e falso privato in atto pubblico, tutto ai danni dello Stato: Agatino Triolo, Antonio Triolo, Sergio Fleres, Mario Silla, Letterio Foti, Domenico Tavilla, Rossella Freni, Andrea Grillo, Anna Maria Buccini, Giacomo Auditore, Agostino centonove pagina 22 Pino, Giusy Cucinotta, Serafina Ciccarello, Letteria Giusto, Anna Rita Novellino, Minicante Rosario Armeli, Santi Cacciola, Nicola Villari, Stefano Alibrandi, Alessandra Marchese, Domenica Giuliano, Letterio Di Blasi, Carmela Puglisi, Grazia Torrisi, Nazzarena Giuliano, Francesco De Luca, Teresa Porto, Domenico Generoso, Salvatore Alessi, Franco Aloisi, Francesco Basile, Maria Di Blasi, Anna Barbera, Garibaldi Lopane, Domenica Cordaro, Giuseppe Freni, Nunziata Ausino, Aurelio Marchese, Renato Calabrò, Andrea Maugeri, Giorgio Giovanni Barbera, Francesco Gemellaro, Francesco Freni, Gianfranco D’Arrigo, Giovanna Cucinotta, Antonella Palumbo, Pietro D’Angelo, Girolamo Pino, Rosario Muscherà, Gaetano Ciccarello, Placido Camino, Nicola Santamaria (prosciolto da un capo d’imputazione), Salvatore Calabrò, Giovanni Cuppari, Letterio Alì, Giuseppe Trimarchi. 4 Luglio 2014 sicilia Tito Costa Il kit che sarà distribuito alle famiglie di Villafranca VILLAFRANCA. Al via il nuovo piano di raccolta. A settembre c’è il “porta a porta” Rifiuti, mi è scomparso il cassonetto Nel nuovo regolamento varato dall’assessore Tito Costa si punta sulla differenziata. Abbandonato l’Ato 2 l’amministrazione gestirà il servizio da un milione di euro. Ecco i dettagli Villafranca. Il rifiuto dove lo metto? Questo l'interrogativo che si porranno i cittadini villafranchesi già da fine settembre. Dalle strade della cittadina, infatti, spariranno tutti cassonetti mentre nell'area artigianale di contrada Fiorentino, a Divieto, sorgerà un centro comunale di raccolta. Per le vie rimarranno soltanto le campane per la raccolta del vetro, che verranno poste comunque in della aree video sorvegliate. Tutto questo è quanto previsto dall'entrata in vigore del nuovo regolamento per la raccolta differenziata “porta a porta” recentemente approvato in consiglio comunale. Ma le famiglie non dovranno temere perché per la loro spazzatura di ogni giorno il comune provvederà a fornire un kit personale composto da 4 piccole pattumiere di colore diverso a seconda del rifiuto prodotto, e specificatamente: marrone per il rifiuto umido-organico, grigio per il rifiuto indifferenziato, bianco per la carta e gli imballaggi cellulosici e giallo per la plastica. Inoltre verrà fornita una dotazione di sacchetti biodegradabilicompostabili per l’obbligatorio conferimento della frazione umidaorganica. «Il nostro piano d’intervento approvato dalla Regione Sicilia – spiega l'assessore Tito Costa – è tra i primi piani approvati in tutta la Sicilia che prevede la gestione diretta da parte del Comune dell’intero ciclo dei rifiuti. L’approvazione del nuovo regolamento e la riassunzione degli 11 ex-dipendenti comunali, come promesso dalla coalizione in campagna elettorale, rappresentano passi importantissimi per archiviare l’esperienza dell’Ato Me2 semplicemente come un pessimo ricordo». La previsione per l'anno 2014 ammonta a 1.064.500 euro. In buona sostanza, quello che si concretizzerà dall'entrata in vigore della differenziata “porta a porta” è il principio secondo il quale chi inquina paga mentre chi è virtuoso viene premiato. Le premialità saranno erogate proporzionalmente sulla base del quantitativo di rifiuto differenziato, rilevato attraverso sistemi di pesatura e lettura informatici in uso presso il centro comunale di raccolta. L’utente riceverà inoltre un depliant informativo che conterrà sia il calendario di conferimento, sia tutte le spiegazioni ed informazioni utili ad una corretta raccolta differenziata. Per le utenze “commerciali” che, secondo quanto stabilito nella vigente normativa, producono rifiuti speciali assimilabili agli urbani e non pericolosi, l’amministrazione comunale ha previsto la sottoscrizione di una apposita convenzione con la quale venire incontro alle esigenze delle attività di grande conferimento. L'intento è di risolvere anche l’annoso problema dei cassonetti sempre pieni ed immaginando una tipologia di raccolta selettiva che possa permettere di capitalizzare al meglio le contribuzioni dedicate ad alcune tipologie di rifiuto, come gli imballaggi di cartone e plastica. Particolare attenzione, invece, va data alle pile esauste ed ai medicinali scaduti che devono essere conferite esclusivamente negli appositi contenitori - pattumiera presenti presso rivenditori di pile, e negli appositi contenitori presenti presso farmacie, ambulatori comunali o presso gli appositi contenitori posti nel centro comunale di raccolta. Per gli abiti usati, invece, la raccolta verrà effettuata, tramite associazioni abilitate, mediante contenitori - pattumiera gialli o arancioni collocati in tutto il territorio comunale ed in prossimità di sedi di associazioni umanitarie presenti. Sanzioni saranno previste per chi non rispetta frequenze, orari e modalità e causa impedimento all’opera degli addetti alla raccolta. «Siamo perfettamente consapevoli – continua l'assessore Costa - delle potenziali difficoltà e disagi che potranno riscontrarsi soprattutto all’inizio con la rimozione dei cassonetti e l’avvio della raccolta domiciliare con tutte le regole che ne conseguono. Siamo, tuttavia, ugualmente certi e convinti che solo attraverso una seria e puntuale differenziazione dei rifiuti si possa cominciare ad abbassare prima possibile i costi della spazzatura che tante polemiche hanno destato in tutti i comuni”. TUSA Tudisca: «Così ho tagliato i costi» CITTADINI SODDISFATTI DEL NUOVO CORSO. OGGI PAGA IL 92% DELLE FAMIGLIE Tusa. Quarantatre per cento. E’ la percentuale di raccolta differenziata raggiunta dal comune di Tusa da quando ha lasciato l’Ato e gestisce in proprio il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Al punto che la giunta chiederà alla regione di potere costituire in deroga un proprio Aro. «Con la gestione comunale - spiega il sindaco Angelo Tudisca - spendiamo mensilmente 33 mila euro contro i 42 mila dell’Ato 1 quando la differenziata si fermava al 28%». Il sevizio funziona al punto che l’evasione si è quasi azzerata. Il 92% delle famiglie ha pagato l’ultima bolletta (contro il 60% di prima). Su 550 mila euro di piano tariffario del 2013 i cittadini hanno già versato 495 mila euro. Quest’anno prevediamo di risparmiare circa 100 mila euro. Ogni famiglia avrà un risparmio medio di circa 120 euro. centonove pagina 23 Angelo Tudisca 4 Luglio 2014 sicilia MILAZZO. La Curia investe 2,5 milioni di euro per un nuovo luogo di culto in zona Ciantro La chiesa della discordia I fedeli sui social network si dividono e invocano investimenti a sostegno delle famiglie bisognose. Il parroco don Marco D’Arrigo: «Con il centro parrocchiale l’intero rione ne trarrà benefici» L’arcivescovo Calogero La Piana benedice la prima pietra della chiesa del Ciantro, Alla sua destra (col pizzo) don Marco D’Arrigo DI GIANFRANCO CUSUMANO Milazzo. Originariamente il progetto prevedeva una spesa di 4 milioni di euro. Quello appaltato dalla Curia, dopo una sostanziale revisione, è sceso a 2,5 milioni. Le polemiche, però, rimangono ugualmente. La posa della prima pietra della Parrocchia della “Trasfigurazione del Signore”, nel rione Ciantro, zona a forte espansione edilizia del comune di Milazzo, ha spaccato in due l’opinione pubblica. Alla cerimonia presieduta dall’arcivescovo di Messina, Calogero La Piana, la partecipazione è stata minima (un centinaio di persone tra autorità e curiosi), inoltre sia su facebook che a margine della manifestazione non sono pochi ad avere stigmatizzato un simile investimento in uno stato di crisi che colpisce le famiglie. L’avvio del cantiere arriva un decennio dopo l’avvio dell’iter. La realizzazione del luogo di culto era il sogno di don Peppino Cutropia, il parroco storico del Sacro Cuore, la parrocchia più popolosa di Milazzo. Su 32 mila abitanti ben 13 mila dipendono da essa. A conoscere bene lo scetticismo dietro il progetto è lo stesso parroco, Don Marco D’Arrigo, che però è certo che quando la struttura con annesso centro pastorale sarà attiva, in tanti cambieranno opinione. «Il progetto appaltato dalla Curia con i fondi dell’8 per mille destinati alla Cei è più semplice e con meno arricchimenti architettonici rispetto a quello originario - dice don Marco - lo so che molti si chiedono il motivo per cui affrontare una spesa così grossa in un epoca in cui anche la chiesa e Papa Francesco invita alla semplicità e ad Il progetto della chiesa un giusto uso de denaro. Io credo che il valore e il senso della costruenda chiesa, ed in particolare dei locali annessi, si potranno vedere tra qualche anno». Il Ciantro attualmente è un quartiere dormitorio. Sia per motivi di lavoro, di studio o, anche per una semplice passeggiata, i residenti si spostano verso il centro. «La presenza di una chiesa non significa solo cerimonie liturgiche, ma un luogo di accoglienza, ascolto, di ritrovo e crescita in ambiente sano. Tutto quello che oggi manca. E’ vero che attualmente nell’area adiacente c’è un campetto di calcio, ma non può essere ritenuto un luogo dove le famiglie possano stare insieme e crescere. Anche la stessa piazza Impastato non è curata. Con la chiesa arriveranno anche servizi a disposizione dei residenti». Padre D’Arrigo conclude: «Credo che i frutti dell’investimento che la Curia sta facendo oggi saranno inimmaginabili dal punto di vista sociale, religioso e umano». Il comune di Milazzo ha concesso alla parrocchia il diritto di superficie su un’aria di proprietà comunale di 4.597 mq per la realizzazione dell'edificio. L'iter è stato tortuoso, il progetto iniziale è stato rivisto dopo le osservazioni formulate dal Servizio edilizia culto della Cei a Roma. L'arcivescovo la Piana ha sottolineato che attualmente rimane coperto l'80% dell'opera, la restante resterà a carico della Curia e (questo l'invito) dei fedeli che si spera contribuiscano. La posa dela prima pietra ha creato anche battibecchi politici. Presenti non solo il sindaco Carmelo Pino, ma anche il predecessore Lorenzo Italiano a cui viene attribuito il merito di avere avviato l'iter del procedimento. LA PROPOSTA Una mensa per i poveri IL PROGETTO DEL DIACONO NINO CATANZARO PRENDE FORMA. MA MANCANO I LOCALI Nino Catanzaro Milazzo. Una mensa per poveri. E’ il progetto che da anni coltiva il diacono Nino Catanzaro, insegnante di religione al Liceo Impallomeni e responsabile vicariale della Caritas di Milazzo. Un sogno che a breve potrebbe diventare realtà. «Oggi i tempi potrebbero essere maturi - dice Catanzaro, da dodici anni coinvolto nella gestione della parrocchia del Sacro Cuore di Milazzo a supporto dei sacerdoti - come Caritas, quest’anno, abbiamo dato vita ad un progetto centonove pagina 24 sull’essenzialità e presentato ad alcuni istituti. Il progetto di una mensa sarà il passo successivo». Ad occuparsene dovrebbe essere la onlus “Cuore Materno” che padre Antonio Costantino, parroco di Grazia, ha messo a disposizione. A settembre cominceremo a lavorare su questo fronte. «Padre Costantino è disposto a mettere a disposizione anche i locali ma c’è problema della distanza dal centro cittadino, il progetto deve tenere conto di questi fattori. Sarebbe bello - continua - se il comune concedesse in comodato una delle sue strutture inutilizzate. E poi oltre ai locali occorrono attrezzature, per queste ci rivolgeremo agli imprenditori della zona». A gestirlo saranno volontari. «Inizieremo ad aprire la mensa solo un giorno a settimana spiega Catanzaro - se il progetto prenderà consistenza e ci saranno i supporti giusti allargheremo il servizio». 4 Luglio 2014 economia REPORT PIANO GIOVANI. La società strumentale offrirà supporto operativo all’assessorato Formazione Italia Lavoro aiutaci tu Cento milioni da investire in Sicilia per creare percorsi utili all’occupazione per ragazzi dai 25 ai 35 anni. Le aziende potranno registrarsi al portale e fare richiesta di profili professionali mirati. Le agevolazioni Italia Lavoro Sicilia offrirà supporto operativo all’assessorato alla Formazione per l’avvio del Piano Giovani PALERMO. Sarà Italia Lavoro Sicilia la società strumentale che darà il supporto operativo all’assessorato alla formazione professionale diretto da Nelly Scilabra per l’avvio del Piano Giovani, 100 milioni da investire in Sicilia per creare percorsi formativi utili all’occupazione per giovani di età Nelly Scilabra compresa tra i 25 e i 35 anni. Sulla Gazzetta ufficiale della regione Siciliana è stato già pubblicato il primo step. Le aziende potranno registrarsi al portale e fare richiesta mirata di profili professionali. La stessa cosa faranno poi i candidati alle varie posizioni. Per favorire l’incontro tra domanda e offerta, i giovani tirocinanti che saranno assunti avranno diritto a un compenso forfettario di 500 euro per sei mesi, 25° andranno invece come contributo all’impresa che si occupa fare da “tutor”. Alla fine del percorso per tutte le aziende che decideranno di stabilizzare i tirocinanti è previsto un contributo forfettario di 6.000,00 euro, che diventano 7500, 00 sei il candidato che si vuole assumere presenta profili di disabilità. La prima tappa del bando, che investe 19 milioni di euro, è già partita e sarà possibile presentare candidature fino al trenta novembre al sito www. piano. giovani. com della regione. L’intervento della prima fase è mirato I superstipendiati dell’Avviso 20 PIÙ DI 200 FIGURE PROFESSIONALI HANNO PERCEPITO SOMME TRA I 60 E I 125MILA EURO. MENTRE PROTESTANO OTTOMILA FORMATORIU SENZA STIPENDIO PALERMO. Non finisce mai di stupire il mondo della formazione professionale. I risultati di un report commissionato dall’assessore Nelly Scilabra sui dirigenti dei corsi hanno mostrato come la formazione sia ricca di stipendi a più zeri. Più di duecento figure professionali, infatti, si è accertato che nell’ambito dell’Avviso 20 hanno percepito somme tra i 60 e i 125mila euro. Cifre che mal si conciliano con un mondo in fermento, dove figurano ottomila formatori, che protestano quasi ogni perché non percepiscono stipendi da mesi. Ora la lista dei manager “quotati” è all’esame dei dirigenti, che dovranno decidere anche in questo caso quale è il tetto massimo di stipendio che può essere elargito nel comparto. a duemila tirocini formativi. Sul fronte dell’informazione si stanno mobilitando anche tanti primi cittadini per favorire la presentazione di domande, tra questi il sindaco di Naro, in Provincia di Agrigento, una delle provincie maggiormente colpite dalla emigrazione giovanile verso la Germania, che ha lanciato un pubblico appello ai giovani. Il Piano Giovani è la prima tappa della trasformazione degli interventi nella formazione professionale, frutto della riforma in discussione all’Ars che trasferisce anche un ruolo attivo sui progetti agli enti locali e alle città metropolitane. centonove pagina 25 Lavoratori che protestano 4 Luglio 2014 economia PROGETTI. Mentre divampa la polemica sulla riforma portuale, l’Autorità etnea si blinda con l’Ue Catania va su Streets Inserito nel programma operativo Italia-Malta 2007-2013, il progetto punta al corridoio Ten-T su cui si basa il riordino previsto del ministro Maurizio Lupi. Coinvolti nel piano da 2,5 milioni, i Comuni di Vittoria e Palermo DI DANIELE DE JOANNON CATANIA. Mentre a Messina il destino dell’Autorità Portuale resta appeso ai “capricci” della politica nazionale, un’altra Authority che appariva “svantaggiata” rispetto alla proposta originale di accorpamenti predisposta dal ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, si rafforza ulteriormente. Già, perché Catania, che sembrava tagliata fuori dal Ten-T, ovvero dal corridoio Helsink-Malta, in realtà sta per diverntarne protagonista grazie a “Streets”, “STRatEgia IntEgrata per un Trasporto Sostenibile_Italia-Malta”, inserito nel Programma di Cooperazione Transfrontaliera Italia-Malta 20072013, asse 1 della programmazione regionale. Capofila del progetto è l’assessorato alle Attività produttive, la localizzazione delle attività è a Palermo, Catania, Ragusa e Malta e i partner coinvolti sono il Collegio Universitario Arces, il Comune di Vittoria, Autorità portuale di Catania, Malta University of Malta e Transport Malta. IL TEN-T. Il disegno originario di Lupi puntava sulla eliminazione delle 24 Autorità portuali, che sarebbero state raggruppate in una sola nei seguenti distretti: Alto Tirreno, Medio Tirreno, Basso Tirreno, Alto Adriatico, Medio Adriatico, Basso Adriatico-Ionio, Sicilia, Sardegna, che comprendono i nodi europei della rete Ten-T. In pratica, nel piano originario, per la Sicilia sarebbe prevista una sola Autorità, per poi giungere, tra vari tira e molla a due distretti almeno (uno è Palermo, l’altro è da stabilire). Alla base della riforma c’è proprio il Ten-T, e nello specifico il corridoio previsto dall’Unione Europea che da Helsinki corre fino a La Valletta, a Malta. Lungo il suo percorso, apparentemente, a essere penalizzata in quanto non punto principale, non è solo Messina (da cui non passa), ma sembrava soprattutto Catania. Il Ten-T, infatti, e da qui la proposta originaria di un unico distretto, va dalla Calabria ad Augusta e da questo porto “rimbalza” fino a Palermo, per poi giungere all’isola di Malta. Ecco perché, anche in quest’ottica, il secondo distretto, grazie a Streets, potrebbe diventare Catania e non Messina. STREETS. “Il progetto - si legge sui documenti ufficiali - si propone di contribuire al miglioramento della catena del trasporto e al rafforzamento dell’integrazione dei trasporti multimodali in Sicilia e a Malta, a supporto del corridoio 5 del Ten-TStreets fornirà un apporto concreto al miglioramento della conoscenza del sistema dei trasporti fra le due isole e all'interno di esse attraverso una mappatura della rete trasportistica, un’indagine integrata dell'offerta/domanda ed un’apposita strategia per la promozione di un trasporto integrato e sostenibile. L’intero progetto - si legge ancora - è sostenuto dallo sviluppo di una piattaforma web-GIS in vista di un’armonizzazione politicoamministrativa nell’ambito del sistema di trasporti integrati fra le due isole. La piattaforma raccoglierà dati georeferenziali circa il sistema di trasporti favorendo la semplificazione del dialogo fra le Pubbliche Amministrazioni dei due paesi, facilitando le attività di pianificazione, progettazione, implementazione e/o monitoraggio congiunto, incremento degli standard di sicurezza e qualità nonché il dialogo con i cittadini e gli stakeholder”. Con inizio il 10 settembre 2012 e data di conclusione il 9 Marzo 2015, il budget del progetto è di 2.495.373,99 euro. I risultati che si Particolare del porto di Catania. L’Etna sullo sfondo ALTRI FRONTI Ente Porto, scioglimento in cinque punti UNA NORMA IN CINQUE punti per dire addio all’Ente Porto di Messina. È quella presentata dall’assessore Linda Vancheri e approvata dalla Commissione attività Produttive. Il primo punto riguarda l’abolizione l’ente, mentre ecco cosa prevedono gli altri: con decreto dell’assessore è nominato un commissario liquidatore; il commissario assume la legale rappresentanza dell’Ente e provvede alla celere definizione delle operazioni di liquidazione attraverso la ricognizione dello stato patrimoniale ed economico-finanziario ed alla conseguente estinzione dei rapporti debitori (il commissario provvede alla ricognizione del personale dipendente); alla liquidazione delle passività si fa fronte esclusivamente attingendo al patrimonio dello stesso; con apposita convenzione tra l'Ente e l’Autorità Portuale di Messina sono definite le modalità di trasferimento dei compiti e delle funzioni già attribuite all’Ente. IN PARLAMENTO Due disegni nelle aule AL SENATO E ALLA CAMERA DEI DEPUTATI, LE PROPOSTE CHE BLINDANO MESSINA. AL VIA IL CONTO ALLA ROVESCIA Enzo Garofalo ROMA. Due disegni di legge, uno al Senato e uno alla Camera, per provare a riordinare il settore della portualità senza traumi. Quello di Palazzo Madama, primo firmatario Marco Filippi del Pd, è già più avanti e, riguardo agli accorpamenti, tutela Messina. Così infatti l’articolo 7 del nuovo testo, che modifica il 6 della legge 84 del 1994: “I porti di Ancona, Bari, Brindisi, Cagliari, Catania, Civitavecchia, Genova, La Spezia, Livorno, Manfredonia, Marina di Carrara, Messina, Gioia Tauro, Napoli, Palermo, Ravenna, Savona, Taranto, Trapani, Trieste, Venezia, Salerno, Augusta, Olbia-Golfo Aranci e Piombino sono centonove pagina 26 amministrati dall'autorità portuale, che svolge i seguenti compiti in conformità agli obiettivi di cui all'articolo 1”. Alla Camera, una proposta analoga è stata presentata dal messinese Vincenzo Garofalo, già presidente dell’Autorità Portuale. Ma, al di là della salvaguardia dell’Authority dello Stretto, quali sono gli obiettivi? «L’obiettivo principale è affrontare i problemi che oggi assillano il mondo portuale, che c’entrano poco con il dibattito tra chi vuole ridurre e chi no. Il vero punto riguarda il funzionamento delle Autorità, e la nostra proposta interviene soprattutto nella parte relativa alla semplificazione della vita degli operatori, dando un segnale serio al settore marittimo. Ciò detto, in Sicilia resterebbero le Authority esistenti e, qualora non fossero raggiunti i valori di traffico, si procederebbe con gli accorpamenti». La riforma, parlamentare o con decreto, ha comunque iniziato il conto alla rovescia: entro luglio, infatti, il ministro Lupi vuol chiudere la partita. Resta da vedere come. (D.D.J.) 4 Luglio 2014 economia attendono riguardano la strategia congiunta di breve/media e lunga durata per la promozione di un trasporto integrato e sostenibile supportata da una mappatura di area vasta finalizzata ad un’analisi integrata dei flussi passeggeri e merci, lo sviluppo di un sistema informativo territoriale web-GIS a supporto della diffusione delle informazioni all'interno della PA e tra privati, e, infine, azioni di sensibilizzazione e di capacity building della Pubblica amministrazione e dell’imprenditoria locale. L’ULTIMO BANDO. Il 30 maggio scorso si sono chiusi i termini per la gara a procedura negoziata per l’affidamento dei servizi di progettazione e realizzazione delle azioni di comunicazione, di informazione, di eventi e del sito web istituzionale nell’ambito del Progetto (importo a base d’asta, 132 mila euro). LE CONSULENZE. Parallelamente, lo scorso 1 luglio, sono state affidate cinque consulenze previste da Streets. A essere scelti, il “ricercatore junior” Valeria Cardaci (10 mila euro per 5 mesi), il ricercatore senior Salvatore Caprì (15 mila euro per 5 mesi), l’esperto in redazione strategica Giuseppe Salvo (21 mila per 7 mesi), l’esperto in pianificazione Marco Guerrieri (21 mila euro per 7 mesi) e quello telematico Davide Emmolo (10 mila euro per dieci mesi di lavoro). centonove pagina 27 IN BREVE BANCA DI CREDITO COOPERATIVO I commissari chiedono maxi risarcimento AGRIGENTO. 36,5 milioni di euro: è l'ammontare del risarcimento chiesto dai Commissari della Banca di credito cooperativo San Francesco di Canicattì ad ex amministratori, dirigenti e sindaci dell'istituto avvicendatisi nel periodo compreso tra il 2001 e il 2011. E' il risultato dell'ispezione disposta da Bankitalia sulla conduzione dell'istituto di credito della città dell'Uva Italia. POSTE Cisl: troppi part time a Messina PALERMO. “Il cambio al vertice di Poste dell’Amministratore Delegato e i suoi dirigenti, sta determinando una naturale preoccupazione in categoria. Soprattutto a seguito della prossima privatizzazione decisa dal Governo. In attesa della convocazione con le parti sociali in programma il 22 luglio, i servizi e soprattutto i disservizi sono una realtà”. Giuseppe Lanzafame, segretario regionale del SLP Cisl, non nasconde la preoccupazione per la condizione dei lavoratori, sottoposti a stress per mancanza di personale, agli sportelli come nel settore recapito. La carenza agli sportelli investe soprattutto la Sicilia: “Su 2900 dipendenti agli sportelli, in Sicilia circa 1000 sono a part time. Dopo l’estate affronteremo la questione dei precari’ part time in Sicilia che vede a Messina la percentuale più alta. 4 Luglio 2014 economia UOMINI&BUSINESS QUI EUROPA. Apprendistato e tirocini per reagire all’emergenza sociale. Dieci miliardi dal Fse Disoccupazione, la ricetta Ue per i giovani DI SALVATORE CIFALÀ Attualmente, in Europa, 5,6 milioni di giovani sono disoccupati, circa il 23,5% del totale; più di un ragazzo su cinque non riesce a trovare un posto di lavoro fisso e in Grecia e in Spagna la percentuale è addirittura di uno ogni due. Sviluppare misure concrete per fare fronte a questa grave situazione è una delle priorità dell'UE; una tavola rotonda sul tema, alla quale ha partecipato recentemente il Commissario per l'Occupazione, gli affari sociali e l'inclusione, László Andor a Milano all'ISPI. L'evento è stato dedicato ad un esame delle nuove ricette proposte dall'UE per arginare l'emergenza della disoccupazione giovanile e promuovere nuove politiche di investimento sociale. L'Unione europea intende reagire a questa emergenza sociale investendo direttamente sui giovani, in particolare attraverso la "Garanzia per i giovani". L'obiettivo è assicurare a tutti i ragazzi europei la possibilità di ottenere un lavoro di qualità, di proseguire gli studi o di acquisire competenze attraverso periodi di apprendistato o tirocinio entro quattro mesi dalla fine del percorso scolastico o del periodo di disoccupazione. Il Presidente Barroso ha ribadito con forza la necessità di attuare quanto prima questo strumento. Lo ha fatto intervenendo al secondo Vertice europeo sull'occupazione giovanile che ha riunito all'Eliseo i leader europei. La logica del progetto è molto semplice: assicurare che i ragazzi sotto i 25 anni siano attivamente aiutati dai servizi pubblici per trovare un impiego coerente alla loro formazione e acquisire le competenze e l'esperienza richieste dai datori di lavoro, aumentando così le loro possibilità per un'occupazione futura e rendendo più agevole il passaggio scuola-lavoro. A tal proposito, la più importante fonte di finanziamenti dell'UE per sostenere e realizzare questo strumento e le altre misure per contrastare la disoccupazione giovanile è rappresentata dal Fondo Sociale Europeo (FSE), il quale dovrebbe fornire annualmente circa 10 miliardi di euro per il periodo 2014-2020. Negli ultimi anni, il Fondo ha fornito un sostegno mirato all'occupazione giovanile; in particolare, il 68% del bilancio del FSE è rivolto attualmente a progetti di cui possono beneficiarne anche i giovani; dal 2007 al 2012, inoltre, quasi 20 milioni di ragazzi sotto i 25 anni hanno usufruito dei fondi tramite programmi di formazione e tutoraggio. Perché il FSE abbia un ruolo fondamentale anche nel nuovo periodo finanziario e nell'ambito del semestre europeo, è pertanto necessario che gli Stati mettano a disposizione del Fondo risorse adeguate, come è stato costantemente evidenziato dalla Commissione europea. E sempre a Parigi è stato annunciato che a Roma all'inizio dell'anno prossimo si svolgerà il terzo Vertice europeo sull'occupazione giovanile, un'occasione importante di verifica dei programmi UE e della loro attuazione. COMITATO REGIONALE NOTARILE Il notaio Renato Caruso nuovo presidente PALERMO. Il notaio Renato Caruso è il nuovo presidente del Comitato regionale notarile della Sicilia. L’elezione è avvenuta nella sede regionale del comitato a Palermo. Rinnovate anche le cariche dei due vicepresidenti: i notai Emanuele Pensavalle di Siracusa e Grazia Fiorenza, Presidente del Consiglio notarile di Enna. Il notaio Salvatore Santoro di Messina è stato eletto Tesoriere e il notaio Maria Craparotta di Palermo ricoprirà la carica di Segretario del Comitato regionale. UIL FUNZIONE PUBBLICA Alfonso Farruggia segretario regionale PALERMO. Riforma della pubblica amministrazione, impegno del sindacato nella lotta agli sprechi e all' evasione fiscale, rilancio del ruolo dei lavoratori dipendenti: questi gli impegni assunti dal segretario generale regionale della Uil Pubblica amministrazione Alfonso Farruggia, eletto nell' ambito del primo congresso della categoria in Sicilia svoltosi a Palermo. Dipendente dell' Agenzia delle Entrate, Farruggia è stato altresì riconfermato in qualità di segretario provinciale Uilpa di Palermo. CONSUMATORI PROGETTI NOTIZIE DAI CONSULENTI DEL LAVORO Reclami...telefonici Grifa Spa, auto ibrida a Termini Imerese L’autunno bollente secondo Calderone Le lungaggini sulle pratiche di migrazioni da un gestore telefonico all’altro sono frequenti. Secondo le segnalazioni pervenute all’Autorità di vigilanza sono migliaia e interessano la telefonia fissa e mobile. La casistica è la più disparata: clausole capestro, attivazioni e fatturazioni di servizi non richiesti, ritardi negli allacciamenti, malfunzionamenti vari. Nel caso di un disservizio l’utente deve contattare il call center del proprio gestore e, se non si otterrà soddisfazione o il problema non verrà risolto, invierà un reclamo scritto. La società è tenuta a rispondere entro un termine prefissato dal ricevimento delle segnalazioni (dai 30 ai 45 giorni secondo quanto prevede la Carta dei servizi del gestore e a versare un indennizzo per ogni giorno di ritardo nella risposta (circa 5 – 6 euro ). Nel caso di mancata risposta, si potrà contattare Agcom che ha predisposto un formulario su www.agcom.it. Francesco Sabatino, Adoc Uil PALERMO. Un auto ibrida da assemblare nello stabilimento Fiat di Termini Imerese con l'obiettivo di mettere sul mercato a regime 35 mila pezzi all'anno, con un investimento pluriennale complessivo di 250 milioni di euro e assorbendo almeno 450 operai, più la creazione di un indotto locale. A presentare il piano è la "Grifa spa", Gruppo italiano fabbriche automobili, che ha illustrato il progetto nella sue linee generali nel corso del vertice al ministero per lo Sviluppo. Nuovo incontro l'8 luglio. Presenti al Mise il vice ministro Claudio De Vincenti, il governatore Rosario Crocetta, rappresentanti della Fiat, di Confindustria e delegazioni di Fim, Fiom e Uilm. Per la Grifa Spa, che ha previsto un aumento di capitale da 25 a 100 mln di euro, c'era l'amministratore delegato Augusto Forenza. Partner anche la "Walking word consulting, società con sede a Torino e rappresentata alla riunione dal presidente Giuseppe Ragni che è un ex dirigente Fiat e la "Leonardo italian and engineering Srl" con sede a Roma, rappresentata da Giuseppe Valli. Nel progetto ci sarebbero anche investitori stranieri. Sarà un autunno bollente quello che si preannuncia sul fronte del lavoro. Parola di Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, al termine del Festival di Fiuggi (che si è tenuto dal 26 al 28 giugno). Quattromila e 332 presenze, 52 eventi, 181 relatori. E ancora 63mila contatti registrati sul web, 34 ore di diretta televisiva e 25 ore di formazione tecnica. Sono questi i numeri della quinta edizione del Festival che si è concluso con la riaffermazione del valore delle competenze e unità delle professioni. E la presidente del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, Marina Calderone, ha salutato la platea dando appuntamento al prossimo anno: "La scuola consegni giovani preparati -ha concluso- da poter formare per creare la futura classe dirigente italiana". Ma perché sarà un autunno caldo? "Bisogna redistribuire le competenze - ha dichiarato la Calderone al direttore di Affari.It all’indomani del Festival di Fiuggi - , ridisegnare l'assetto del mercato e fare una riforma strutturale, dopo i tanti interventi non coordinati. E' necessario poi ridisegnare il percorso che accompagna i giovani dalla scuola al lavoro e soprattutto quello del riaccompagnamento al lavoro per chi l'ha perso", sintetizza. Il tutto però senza pasticciare come si è fatto in passato. "L'invito è a fare della semplificazione non solo uno slogan". Intanto per l'Italia si apre una grande opportunità: il semestre di presidenza europeo. "Sbaglierebbero governo e Parlamento - ha spiegato Calderone - a non fare una riforma strutturale in un momento in cui abbiamo l'opportunità di gestire anche la presidenza europea". Ed è chiaro il riferimento alla legge delega, "che vuol dire occuparsi di materie che dovranno essere riempite di contenuti attraverso la decretazione. Ecco perché già si dovrebbe pensare in maniera armonica a come strutturare i decreti successivi". Quanto all'articolo 18, la Calderone non vuole nemmeno sentirne parlare ("E' un modo per non affrontare i problemi reali, perché riguarda il 5% delle nostre imprese"), mentre è cauta sull'Agenzia nazionale del lavoro che il ministro Poletti vuole creare ("Bene a patto che non diventi un luogo per ricollocare gli esuberi della Pa"). centonove pagina 28 poster 4 Luglio 2014 MURALES DI UMANITÀ VARIA MESSINA. Lo Stretto e le ferite dell’immigrazione nel film di Giampiero Cicciò Migrazione in corto Applaudita la storia di un giovane magrebino, pronta per essere presentata in festival e rassegne. Il regista: «Mi ispiro a un fatto accaduto. A una foto sul giornale rimasta nel cuore» DI ACCADDE OGGI A MESSINA 4 luglio 1299, un giorno di battaglia MARCO OLIVIERI MESSINA. Lo Stretto di Messina e le ferite dell’immigrazione. Il mare e un giovane magrebino che annega all’improvviso a causa di un malore. Uno dei tanti migranti, impegnato come lavapiatti in un ristorante. Il suo corpo è ormai riverso nella spiaggia affollata ma attorno i bagnanti continuano a prendere il sole, nel segno di una rimozione tipicamente da occidentali, che spesso non vogliono né vedere né sentire i disperati che arrivano da lontano. Scritto e diretto dall’attore e regista teatrale messinese Giampiero Cicciò, il cortometraggio “Rashid” è stato proiettato domenica 29 giugno al Giardino Corallo di Messina e a lungo applaudito da un numerosissimo pubblico, in attesa di essere presentato in festival e rassegne. "Benché ispirato a un fatto realmente accaduto a Messina, nel luglio del 2013, si tratta di un cortometraggio dove i personaggi e le vicende narrate sono in gran parte frutto della mia fantasia", spiega Cicciò, il quale è rimasto colpito da una fotografia su un giornale, che raccontava la tragedia, e da qui è partito per riflettere sulla speranza tradita, sull’uguaglianza e l’accoglienza. In primo piano i temi dell’indifferenza, della cecità e dell’egoismo nei Luigio Cirillo interpreta Rashid confronti di un fenomeno migratorio che nessuna repressione può fermare. "I media riferirono che il giovane Jouners El Kadiri, colpito da un malore, annegò dopo essersi tuffato nelle acque dello Stretto. Il cadavere del ragazzo marocchino, trasportato a riva da un amico, rimase sulla spiaggia per diverse ore tra l’indifferenza di molti bagnanti che continuarono a prendere il sole, a giocare a carte e a racchettoni, o a leggere libri e riviste. Questo è lo spunto di partenza - afferma l'artista formatosi alla Bottega Teatrale di Firenze fondata da Vittorio Gassman e poi candidato tre volte al Premio Ubu - da me rielaborato sulla base delle suggestioni personali. Il mio film racconta gli ultimi momenti di vita di Rashid. La storia è somigliante all’accaduto ma rievocata attraverso il susseguirsi di situazioni paradossali, amare e a volte tragicomiche. Il giovane protagonista simboleggia un’altra terra, un’altra lingua, una cultura estranea, un mondo sconosciuto, in questo caso a noi europei, e sconosciuto alla maggioranza è anche il suo desiderio di tornare a quelle radici da cui si è dovuto separare. “Rashid” ritrae inoltre il rapporto con la Natura e con il mare di un “esule”, il quale riconosce nell’aria che respira una forza unificatrice capace di rendere ognuno di noi cittadino dello stesso pianeta. Una realtà in cui nessuno è straniero", aggiunge con passione il regista. Il cortometraggio è prodotto da Gianmarco Vetrano, nelle vesti anche di direttore della fotografia e montatore, ed è interpretato da Luigi Cirillo (doppiato da Angelo Campolo), nel ruolo di Rashid, Federica De Cola e Gabriele Greco, con le musiche originali di Fausto Cicciò, il contributo dell’Archeoclub Messina e il patrocinio del Comune, di Assostampa e Ordine dei Giornalisti. MESSINA Cinema e cabaret al giardino Corallo MESSINA. Riparte l’estate nel giardino di Messina: l’Arena Corallo inaugura la stagione 2014 domenica 6 luglio e mette insieme teatro, cinema, culture diverse, occasioni di festa in un cartellone che si estende sino al 10 settembre. “L’estate 2013 è stata ricca di soddisfazioni”, ricorda oggi Egidio Bernava, direttore artistico del Giardino Corallo, gestito dalla Visconti srl di Maria Francesca Batolo e Andrea Bernava. Si parte con il cinema, da sempre il “grande amore” della Visconti. Per più di due mesi il Corallo sarà sempre aperto. Una sola la serata riservata, quella del 19 luglio, quando la comunità cingalese darà vita alla propria festa. In più, un’unica chiusura prevista: quella, ovvia, del 15 agosto. In mezzo, film di successo da “recuperare” o da rivedere, la nuova edizione del Geek Party (domenica 13 luglio) che l’anno scorso radunò al Corallo centinaia e centinaia di giovani e giovanissimi, il cabaret di Massimo Maugeri (18 luglio), il documentario Un altro mondo di Torelli, a cura dell’associazione Anthurium Rosa (25 luglio), il grande ritorno di Enrico Guarneri, mattatore ne Il malato immaginario (26 luglio) e ne L’aria del continente (9 e 10 agosto) e di Pietro Barbaro, in scena oltre che con Guarneri, con i suoi spettacoli Tempu Persu! (I agosto) e Just Married ! ... Oggi sposi? (13 agosto), il musical Romeo e Giulietta con musiche di Gerard Presgurvic (8 agosto) per concludere con Coppia aperta, quasi spalancata di Dario Fo e Franca Rame, con Gianni Fortunato. centonove pagina 29 Il 4 luglio 1299 si conclude, dopo essere iniziata il giorno precedente, nelle acque di Capo d’Orlando un’epica battaglia, nell’ambito della guerra del Vespro. La retroguardia della flotta siciliana del re di Sicilia Federico III, partita da Messina, pur essendo in condizioni di netta inferiorità, affronta la grande e potente flotta aragonese e filo-angioina, comandata dall’ammiraglio Ruggero di Lauria, di molto superiore per numero di uomini e navi, sacrificandosi fino all’ultimo uomo, ma infliggendo anche gravi danni al nemico. Era accaduto che Federico, andato incontro alla flotta nemica con tutte le sue forze, dato il caldo della giornata, aveva probabilmente preso un’insolazione ed era crollato a terra. I suoi comandanti, non valutando bene le sue condizioni e temendo per la sua vita, decisero di sganciarsi e di far tornare Federico a Messina per garantire la sicurezza della dinastia reale siciliana. La battaglia continuò, dunque, solo con una parte della flotta, cui fu dato il compito di tener testa alla flotta nemica e molti nobili messinesi furono uccisi da Ruggero di Lauria (C. Mirto, “Il regno dell'isola di Sicilia e delle isole adiacenti”, Edas 1996). a cura di Felice Irrera 4 Luglio 2014 posterprotagonisti PERSONAGGI. Il grande pittore messinese incontrato nella vita di tutti i giorni Mantilla, il filosofo del pennello La radicalità e la libertà vissuta in una apparente routine che ha fatto della semplicità e dell’ascolto uno stile. Ma il segreto della sua arte è nella donna. «Senza quell’attimo di femminilità non puoi creare» DI GIUSEPPE IANNELLO MESSINA. Raccontare Mantilla significa “incontrarlo”. All'angolo di una strada ed iniziare a parlare. Senza uno scopo specifico se non quello di “capire”, il mondo che ci circonda, la gente che lo abita. E poi continuare per la propria strada con la sensazione certezza di avere qualcosa in più, di aver dato e ricevuto qualcosa. Decine di incontri casuali che hanno reso naturale le ore trascorse al laboratorio, nei panni rispettivamente di intervistato e intervistatore. I temi sono quelli della sua vita, dell'arte come conseguenza di una vita vissuta senza ipocrisie, senza vane aspirazioni. C'è un punto fermo nella storia di Mantilla, al secolo Pietro Mantineo: a 23 anni senza esitazioni e senza tentennamenti, lascia ogni cosa per dipingere. E' una folgorazione interiore che non lascia scampo a soluzioni intermedie, che gli appaiono come un tradimento della pittura. Una scelta che si ripete ogni giorno nella ricerca di una vita coerente, di una routine che abbatta il tempo e lo spazio. La giornata di Mantilla è fatta degli stessi gesti, delle stesse azioni in un percorso di andata e ritorno, da casa al laboratorio/studio, quasi sempre uguale: il fruttivendolo, la compera del materiale occorrente per dipingere, il Nello studio di Mantilla bar, il tabacchino dove fare qualche giocata al “dieci e lotto”... e viceversa. “Ho impiegato quarant'anni per trovare la libertà assoluta in questo va e vieni” - ci dice. Come il contadino non può non andare ogni giorno nel suo campo, anch'io non posso non fare lo stesso percorso, e venire qua (allo studio). Non ho bisogno di andare da nessuna parte. La gente alle volte mi invita, credendomi di farmi un piacere, da qualche parte... La capisco, ma io non posso lasciare il mio campo”. In realtà, la routine garantisce lo spazio alla sorpresa, alla scoperta, alla conoscenza. Mantilla prima di mettere L’ultima mostra denominata Mantilla in condominio piedi fuori, al mattino si dedica alla lettura, interpretata come ascolto, di filosofi o scrittori che lo hanno sempre attratto: Nietzsche, Jung, Proust... Per strada non cambia, continua ad ascoltare: cosa ha da dire la gente, cosa hanno da raccontargli le persone. “Ascoltare significa che in 100 parole che mi dici ce ne sono almeno tre che mi fanno campare”. “L'ascolto è una realtà imprescindibile, l'unica cosa che ci permette di andare avanti. Per questo non capisco quando in chiesa dicono 'Ascoltami, Signore'; siamo noi che dobbiamo ascoltare la voce di Dio. Quando vengo qua non dico 'ascoltami arte'.. sarebbe ridicolo”. “Quando dipingo, io butto fuori quello che ho ascoltato”. Mantilla insiste su questo e dice: sono stato nove mesi nella pancia di mia madre, e il mio compito è riprodurre tutto quello che ho sentito, quello che ho percepito in quei primi nove mesi”. Mantilla si ferma un attimo e ci dice “lo vedi quell'autoritratto: l'ho fatto a memoria, attraverso la voce, io dipingo la voce”. Chi conosce la produzione di Mantilla, sa bene che il soggetto predominate è la donna. Qualcuno lo ritiene un po' fissato, complessato. In realtà, l'impressione che si ricava dalle sue parole, è quella di un'estrema chiarezza ed equilibrio “La donna è tutto, per questo la dipingo nelle sue mille sfaccettature. La donna è la Natura, è madre, è la creatività. Se non hai quell'attimo di femminilità non puoi creare”. Mantilla ricorda sua madre, pronta a farsi in mille per il marito malato... Un ricordo che sembra centonove pagina 30 Mantilla nel suo studio trasmettere a lui stesso serenità, affetto, certezza. Rappresentare la donna è rappresentare la vita stessa. Gli chiediamo: “E l'uomo che fine ha fatto nei tuoi quadri? - “Ci sono io” – risponde d'istinto, quasi scherzando. Ma sembra tutt'altro che uno scherzo... Parliamo di mercificazione dei rapporti nella società di oggi, e subito Mantilla afferma “l'arte si è appiattita per questo. Vedi, una volta nei film c'era sempre una specie di Sancho Panza, la figura quasi dello stupidotto... che però alla fine si rivelava il più intelligente. Oggi nell'arte sono rimasti solo Don Chisciotte, con la convinzione di essere degli onnipotenti. Non c'è più l'umiltà, il senso del limite di Sancho Panza. Tutti vogliono fare tutto. Ma non è possibile. Musicisti, cantanti che vogliono fare i pittori: ma che mi sta a significare? O si fa l'uno o si fa l'altro. Certo puoi dipingere, facendo altre cose, ma per passarti il tempo. Non è 4 Luglio 2014 posterprotagonisti Alcune opere di Mantilla Ritratto quasi perfetto A MARGINE Parole in libertà Alcune frasi colte chiacchierando in un bar, per strada ad un crocicchio o nel suo studio scantinato. Le riproduciamo così come le abbiamo sentite da Mantilla, senza commenti e distingui, che pure lui stesso ha fatto per il timore / umiltà di essere frainteso G La spiritualità nasce dalla rappresentazione, non si può rappresentare lo spirituale se non c'è un'immagine. L'astrattismo è soltanto arredamento G Non ti devi presentare come artista... La maggior parte fanno così e poi stanno male perché non vengono capiti. G Con chi hai davanti devi parlare col suo “sistema”, non puoi dire: “Ah, io ormai dipingo”. La chimica del pensiero è proprio questa, non puoi indebolire una persona perché magari a lui non gli interessa niente dell'arte. Quello che ha dentro il panettiere è quello che ho dentro io. G Ci sono quelli che appena fanno dieci quadri, vogliono fare subito una mostra, vogliono esibirsi. G La Chiesa come l'arte non ha bisogno di intellettualismi... La teologia ha distrutto la Chiesa. G [una radio accesa sullo sfondo] Sai perché è bella questa musica? Perché è silenziosa, ti penetra, si fa amore. stato così in passato: il poeta faceva il poeta. Capisco chi ha famiglia, non può campare oggi di pittura, ma chi non ce l'ha deve fare il pittore e basta! Si può amare una persona soltanto. Questi cantanti proprio non li capisco”. “Non capisco” è una frase ridondante nei discorsi di Mantilla, che esprime convinzioni altre e allo stesso tempo volontà di ricerca. “Non capisco quel tizio che diceva: la pittura è fino ai 35 anni; oppure: il critico nasce prima del pittore”. Slogan insopportabili per Mantilla perché antitetici alle sua concezione della vita, prima ancor che dell'arte. “Vedi – ci dice quasi per contrapposizione – l'artista è l'essere più fortunato al mondo, perché sa accontentarsi anche di una mollica. Non ha bisogno di niente”. Io dipingo per cinque persone – ho detto una volta. Ed è così. Non mi interessa compiacere le mode. Dipingo per centonove pagina 31 cinque persone e per quelli che nasceranno nel 2050”. Come, cosa vuoi dire? “Non sto lì a vedere se alle persone che incontro tutti i giorni piacciono i miei quadri, anzi non gliene parlo neanche. Io non so se le mie opere dopo il 2050 li vedrà ancora qualcuno, ma quelli che le guarderanno, lo faranno soltanto se esse gli daranno, trasmetteranno loro qualcosa. Senza altri scopi”. Al termine del nostro ultimo dialogo allo studio, il pensiero di Mantilla va tutto a suo padre. Stavamo parlando di pittura come di una vocazione che non si capisce da dove arrivi, e all'improvviso un flash back: “Mio padre non mi ha detto: fai questo, fai quello. Ma sicuramente con quello che faceva mi sollecitava. Faceva i giochi d'artificio, faceva pupi, con le boatte delle conserve di pomodori costruiva le corazze, li pitturava... ed io vedevo. Soprattutto lo vedevo sempre lavorare, e quando non c'era lavoro, perché scarseggiava, lavorava nell'orto, si metteva a zappare. L'umiltà di mio padre. Alcune cose me le ha insegnate mio padre: mi ha insegnato col suo fare, non con le parole.” Si è fatta sera. Nelle strade c'è una strana quiete; sta giocando l'Italia. E noi siamo lì, in uno scantinato, a parlare di arte e vita... Facciamo per andarcene. Ma c'è il tempo ancora per sentire Mantilla affermare: “Bisogna vivere con la consapevolezza che gli altri hanno detto tutto e allo stesso tempo questa consapevolezza ti deve far pensare: beh, ora ci provo pure io, chissà possa dire anch'io qualcosa.” Passato, presente e futuro. Senza fronzoli. Mantilla è tutto qua. 4 Luglio 2014 posterlibri NOVITA’. Il banchiere e il segreto di Mediobanca nel saggio di Giorgio La Malfa Quando Cuccia odiava i disonesti Il politico del Pri racconta la vita di uno dei maggiori protagonisti dell’economia italiana. Persone, amicizie e passioni civili che si incrociano con quelle del faccendiere di Patti, Michele Sindona. E la morte di Ambrosoli PALERMO. Sarà presentato lunedì 7 luglio alla Libreria Feltrinelli di corso Cavour 133 a Palermo "Cuccia e il segreto di Mediobanca" di Giorgio La Malfa.Oltre all'autore, saranno presenti Paolo Augias, Orazio Cancila, Carlo Dominici, Giovanni Pepi. DI SILVIA DI BARTOLOMEI CUCCIA E IL SEGRETO di Mediobanca, il libro in uscita di Giorgio La Malfa, edizioni Feltrinelli, ripercorre la vita di uno dei maggiori protagonisti dell’economia italiana della seconda metà del Novecento e, insieme, le vicende di Mediobanca, che sull’economia italiana di quel periodo ha influito spesso in modo determinante. Però questo non è soltanto un libro di storia economica. E’ anche un racconto di persone, amicizie, passioni civili, contrasti politici e guerra al malaffare: si legge anche come un avvincente racconto storico. La Malfa ha conosciuto e frequentato Cuccia e in queste pagine ne fa rivivere il carisma, la tenacia, l’estrema riservatezza e la forte carica umana. “Ho avuto la possibilità di conoscere bene Enrico Cuccia e di frequentarlo per un lunghissimo arco di tempo, dalla fine degli anni Cinquanta sino alla sua scomparsa nel giugno del 2000” . Durante gli anni universitari, Giorgio La Malfa riceveva da Cuccia consigli di letture importanti per approfondire gli studi. Non ancora laureato, cominciò a lavorare nell’Ufficio studi di Mediobanca e più tardi, dopo tre anni di master a Cambridge e Boston, tornò all’istituto, chiamato da Cuccia a dirigere la società di Mediobanca Ricerca e studi (R&S). Il LACERTI DI LETTURE legame fra i due non si interruppe quando La Malfa si trasferì a Roma, eletto deputato del Pri nel 1972 : “Col tempo si stabilì fra noi una consuetudine che si è fatta più intensa fino a diventare uno dei rapporti più importanti della mia vita”. Cuccia diceva di odiare le bugie e detestava i disonesti. La sua avversione al fascismo maturò quando, non ancora trentenne, nel 1936 fu spedito ad Addis Abeba per il sottosegretariato Scambi e Valute e denunciò apertamente il maresciallo Graziani che abusava a suo piacimento dei fondi di denaro a disposizione. E perciò, per ordine del maresciallo, fu immediatamente rimpatriato. Durante la Resistenza partecipò ad azioni cospiratorie di cui non parlava quasi mai. Nel 1942, durante una pericolosa missione in Portogallo, riuscì a far arrivare al conte Sforza, esule negli Stati Uniti, una documentazione segreta che attestava il raffreddamento ormai in atto fra i Savoia e Mussolini. Ugo La Malfa, suo grande amico, lo introdusse nell’ambiente del Partito d’Azione. In seguito non si schierò mai per alcun partito, ma quell’idea di Italia democratica, progredita e al passo con l’Europa, che ispirò anche la creazione di Mediobanca, crebbe in lui negli anni della sua amicizia con Ugo La Malfa, Adolfo Tino, Leo Valiani. Aveva “un volto affilato e severo”, ma in privato amava ridere: “I suoi occhi avevano una straordinaria forza di penetrazione” ed era capace di riservare parole piene di calore e di stima per i suoi collaboratori. Ne sono testimonianza le lettere che La Malfa ha potuto consultare. Brani di alcune di queste missive sono riportati nel libro. Negli ultimi giorni della sua vita, conclusa a 92 anni il 23 giugno 2000, scriveva a Vincenzo Maranghi, suo successore alla guida di Mediobanca: “Caro Vincenzino, quando leggerà queste righe il nostro sodalizio avrà avuto fine per decisione della Provvidenza, a cui sono grato per averlo fatto nascere. E’ stato un sodalizio eccezionale per i forti legami affettivi che si sono stabiliti fra noi; e non debbo certamente dire a Lei l’importanza che la nostra amicizia ha avuto nella mia vita da quando La ho conosciuta. Grazie, grazie, grazie di tutto”. Di questo tipo di sentimenti, maturi, carichi di vigore e positività si era nutrita la sua vita. Gli anni della formazione di Cuccia furono determinanti, tutto quello che venne dopo sembra essere lo svolgimento di idee e principi, valori e Giorgio La Malfa passioni germinate in quel periodo. Il padre Pietro Beniamino, funzionario del ministero delle Finanze, sorvegliava i suoi studi e le sue prime esperienze di lavoro. Dopo l’Università, nel 1926, Cuccia inizia a lavorare al Messaggero, poi va a Parigi, da cui scrive articoli firmandoli Nuccio Riccèa, uno pseudonimo usato probabilmente perché il padre di Cuccia faceva parte del consiglio di amministrazione del quotidiano. Da Parigi a Londra e poi di nuovo in Italia, dove Cuccia entrerà in Enrico Cuccia FRASI CHE FANNO UN RACCONTO, DIVERSO DA QUELLO NARRATO DALL’AUTORE (A CURA DI CARMELO CELONA) Maledetti libri I libri accendono passioni che fanno sognare possibile l’impensabile. “A furia di leggere molto uscì fuori di senno. La fantasia si riempì di tutto quello che leggeva e gli si conficcò in testa tutta quella macchina di sogni ed invenzioni.” L’impegno morale per chi ha una vita interiore è una necessità, un senso esistenziale. “Gli parve necessario, sia per aumentare il suo amore, sia per servire la Repubblica, andarsene per il mondo distruggendo ogni sorta di soprusi esponendosi a pericoli.” I principi senza passione sono una contraddizione in termini. “Il cavaliere errante senza amore era albero senza foglie e senza frutto, e corpo senz’anima.” Chi può operare il bene ed indugia è più colpevole di chi opera il male. “Non volle attendere oltre, il pensiero della perdita che il mondo avrebbe subito a causa della sua esitazione, poiché tanti erano i soprusi da distruggere, tanti le ingiustizie da emendare.” I libri generano emozioni e le emozioni forgiano la nostra personalità. “I libri che tale lo avevano ridotto.” Il coraggio di sacrificarsi per un’idea ci rende ostili coloro che non hanno né idee né coraggio. “A me basta qualunque cosa, perché miei ornamenti son l’arme, mio riposo il pugnar.” Non c’è eroe senza una musa a cui portare in dono l’esaltante esito delle sue gesta. “Non è possibile che esista un cavaliere errante senza donna, perché per costoro è naturale l’essere innamorato come per il cielo avere le stelle.” Quelli che guardano ai libri come un pericoloso strumento di evoluzione. “Quei maledetti libri che ha la mania di leggere tutto il giorno hanno rovinato il più eletto ingegno che vi fosse in tutta la Mancia! Meritano di essere arsi.” L’eroe è imbattibile. Lo sconfigge solo l’indifferenza centonove pagina 32 insensibile di chi ha ispirato le sue gesta. “Puoi chiamarti la più fortunata tra tutte le creature che vivano sulla terra, o Dolcinea, perché ti toccò in sorte un così valoroso cavaliere che subì il più grande torto che l’ingiustizia creò e la crudeltà commise.” Non si può rinnegare l’idea per la quale si è lottato. L’idea resta, va oltre la morte. Non c’è altro oltre l’idea, persino la sua realizzazione la esaurisce. “Eletta Signora, il ferito nel cuore, ti augura la salute che egli non ha. Benchè sappia sopportare il dolore, mal potrà sopportare questa ambascia, forte e durevole, amata nemica mia! Della condizione in cui mi trovo per causa tua; se ti fa piacere di aiutarmi sono tuo, e se no, fa quel che più ti aggrada, che con finire mia vita avrò soddisfatto la tua crudeltà e il mio desiderio. Tuo fino alla morte.” Lacerti tratti da: “Don Chisciotte della Mancia ” - 1605 Miguel De Cervantes y Saavedra 4 Luglio 2014 posterlibri contatto con personalità come Alberto Beneduce, di cui sposerà la figlia, come Donato Menichella, Raffaele Mattioli, Adolfo Tino. Lavora all’Iri e alla Comit, esperienze che precedono e sono determinanti per lo studio delle caratteristiche e degli errori del sistema bancario italiano. In un fitto sodalizio professionale e progettuale soprattutto con Mattioli, matura l’idea della nascita di un istituto di credito specializzato nei finanziamenti a medio termine, ritenuto assolutamente indispensabile allo sviluppo dell’imprenditoria italiana. Michele Sindona e Giorgio Ambrosoli Seguiranno due anni di fervore ideativo; infine, il 10 difendere il perimetro dell’impresa aprile 1946 viene fondata, a Milano, privata. E poiché il capitalismo italiano Mediobanca, nata dalle tre Bin, le era largamente privo di capitali e le Banche di interesse nazionale (Banca dinastie imprenditoriali tendevano a Commerciale Italiana, Credito italiano e immettere meno risorse possibile nelle Banco di Roma). Fin dall’inizio Cuccia fu loro imprese, preferendo conservare la direttore generale del nuovo istituto poi ricchezza accumulata in altre forme di anche amministratore delegato e non se investimento, magari all’estero, ne allontanò mai, rimanendone Mediobanca cercava di dar vita a presidente onorario. costruzioni finanziarie in grado di “A partire dall’inizio degli anni Sessanta potenziare gli effetti dei capitali privati – scrive La Malfa - Mediobanca diviene disponibili per le aziende. In realtà progressivamente l’interlocutore di tutte Cuccia non amava gli imprenditori avidi le maggiori vicende imprenditoriali di denaro , “desiderosi di apparire, italiani. Negli uffici di via incapaci di organizzare per tempo linee Filodrammatici e in particolare nella efficaci di successione familiare alla stanza di Enrico Cuccia, rimasta la guida delle loro aziende”. Fra le accuse stessa dal ’46 fino alla sua scomparsa, rivolte a Mediobanca c’è stata senz’altro sono stati affrontati i problemi più o quella di operare a difesa delle meno di tutte le grandi imprese, dalla “famiglie” imprenditoriali sostenendo il Olivetti alla Pirelli, dalla Fiat alla valore dei cosiddetti “noccioli duri” . In Montedison, dalla Fondiaria alle realtà, sostiene La Malfa, “Mediobanca Generali, dalla Mondadori alla Rizzoli. aveva operato abilmente per creare un Negli anni Ottanta la banca è ormai al equilibrio fra la grande impresa privata centro della finanza non solo nazionale e il sistema delle partecipazioni statali. e viene percepita come “il regolatore Per farlo, aveva puntellato e sostenuto supremo del capitalismo italiano, deciso in tutti i modi le poche grandi imprese a imporre un disegno di private del paese e le famiglie che ne razionalizzazione del sistema e ad avevano il controllo: gli Agnelli, i Pirelli, assegnare ruoli obbligati ai maggiori i Pesenti e pochi altri; aveva anche protagonisti”. Per molti osservatori di cercato di immettere altri nomi in quel tempo, Cuccia era diventato il questo piccolo elenco: gli Orlando, Carlo “dominus unico e assoluto della vita De Benedetti, per esempio, o i Ferruzzi, economica italiana”. Un giudizio ancora talvolta senza particolare successo e oggi largamente diffuso. Si tratta, aveva imposto un confine invalicabile afferma La Malfa nel suo libro, di una per le partecipazioni statali rispetto a lettura distorta del ruolo e soprattutto queste componenti: la Montedison delle intenzioni di Cuccia, che ha strappata al settore pubblico e sempre perseguito obiettivi mirati, non ricondotta, pur tra mille difficoltà, entro sbilanciati a sostegno del privato e non il settore privato era, in un certo senso, guidati da alcun pregiudizio nei il simbolo di questa battaglia.” confronti del pubblico. Negli anni Trenta In quest’ottica va letto lo scontro di aveva lavorato all’Iri e, dall’esempio di Cuccia con l’Iri e con Romano Prodi per Beneduce oltre che dalla conoscenza la privatizzazione di Mediobanca e, a delle teorie keynesiane, aveva tratto seguire, per quella delle Bin. Uno un’alta considerazione della funzione scontro raccontato da La Malfa in tutta dello Stato nell’economia. Tuttavia, sulla la sua asprezza, anche attraverso battute linea di Adolfo Tino, Cuccia aveva tratte da lettere scambiate fra i due presto constatato la degenerazione protagonisti. dell’intervento pubblico nel dopoguerra. Nella ricostruzione dei fatti, La Malfa fa Sia Cuccia sia Tino denunciavano in toni luce anche su molti aspetti fin qui non di estremo allarme questa situazione e conosciuti dell’affaire Sindona, che si per questo “Mediobanca aveva segue scorrendo le pagine in un progressivamente assunto il ruolo di un crescendo di tensione. Prima le mosse avamposto dal quale si combatteva la vincenti di Cuccia per bloccare la scalata battaglia per limitare l’espansione alla Bastogi, considerata allora come progressiva del settore pubblico e uno degli snodi del potere economico italiano. Poi i tentativi del faccendiere di aumentare smisuratamente il capitale della piccola e sconosciuta Finambro, utilizzando il ricavato delle sottoscrizioni delle azioni da parte del pubblico per coprire i buchi di bilancio del suo impero ormai fallimentare. Una strategia sostenuta dalla Democrazia Cristiana, di cui Sindona era un finanziatore, ma naufragata grazie all’intervento dell’allora ministro del Tesoro Ugo La Malfa. Motivando il provvedimento con la difficile situazione borsistica del momento, La Malfa bloccò infatti l’aumento di capitale di alcune società finanziarie pubbliche e private, includendo anche la Finambro. Infine il crack della Banca Privata Italiana di Sindona, le pressioni del faccendiere siciliano su Cuccia perché intervenisse per ripianare i debiti, la guerra dei nervi fra i due, le minacce dei sicari di Sindona a Cuccia e all’avvocato Ambrosoli, nominato liquidatore della Banca Privata Italiana, e alle rispettive famiglie. Infine, la tragica uccisione di Ambrosoli. Perché Cuccia non denunciò le minacce? Perché non rivelò ai magistrati di aver ascoltato da Sindona stesso l’intenzione di far uccidere Ambrosoli? In realtà, ricostruisce Giorgio La Malfa attraverso le carte processuali e della commissione LA CLASSIFICA d’inchiesta parlamentare aperta sul caso, Cuccia aveva taciuto per paura il pericolo corso da lui stesso e dai suoi figli. Ma appreso il gravissimo rischio cui era sottoposto Ambrosoli, l’aveva riferito all’avvocato Crespi e, attraverso di lui, al magistrato Urbisci. Questi aveva risposto di essere al corrente delle minacce: “I telefoni erano sotto controllo”, disse. Questo e molto altro nel lungo racconto della storia di Cuccia e della sua banca. Quanto al segreto di Mediobanca, “In fondo – si legge nel capitolo del libro dedicato alla nascita dell’istituto – non vi è nulla di segreto nel segreto del successo di Mediobanca. Essa è stata il frutto di una visione lungimirante dei problemi dello sviluppo economico italiano del dopoguerra, nutrita di una coscienza profonda delle vicende del capitalismo italiano e del sistema bancario compreso fra le due guerre, degli errori commessi e di quelli da evitare ed è stata guidata per mezzo secolo da un uomo di notevole ingegno, lucido, coraggioso e dotato di una grande disciplina di lavoro” . Oggi in Italia è difficile trovare la forza morale e la fiducia che hanno riportato l’Italia in Occidente negli anni del miracolo economico, di cui anche Mediobanca è stata artefice. Bisogna pur dire, conclude La Malfa, che “ciò che l’Italia ha costruito nel dopoguerra era il frutto di una riflessione attenta sulla nostra storia economica e di una straordinaria passione civile di cui sono stati interpreti uomini come Alberto Beneduce, Donato Menichella, Raffaele Mattioli, Enrico Cuccia. Di questa combinazione eccezionale di spirito pubblico e di rigore privato, avremmo oggi bisogno. Anzi abbiamo bisogno.” Silvia Di Bartolomei Cuccia e il segreto di Mediobanca Giorgio La Malfa Giangiacomo Feltrinelli Editore pagg. 320, euro 17 DI FELICE IRRERA Quali sono i motivi della crisi della democrazia rappresentativa, se non l'inadeguatezza delle classi dirigenti e lo strapotere della finanza? I sistemi politici hanno compiuto una decisa virata verso un personalismo fondato sulla figura di un leader e quindi verso un pericoloso populismo, supportato dalle nuove tecnologie informatiche, pervasive ancora più degli altri mezzi d'informazione e guidate da veri e propri esperti della comunicazione che agiscono su un elettorato frammentato e fluttuante. Percepiti i possibili guasti della democrazia, l'autore ritiene che si possa pure porre ad essi rimedio, reinventando i modelli della rappresentanza: ma quali? Gabriele Magrin, Il patto iniquo. Libertà private, pubbliche servitù, Diabasis, pp.144, € 16,00 Casati Modigliani Dan Brown 1Sveva La moglie magica - Sperling & Kupfer 4 Inferno - Mondadori Markus Zusak Stefano Benni di una ladra di libri - Frassinelli Pantera - Feltrinelli 2Storia 5 Tiziano Tersani Massimo Gramellini - La magia di 3straordinaria 6 Un' idea di destino. Diari di una vita un buongiorno - Longanesi Longaneri www.wuz.it centonove pagina 33 4 Luglio 2014 posteravvenimenti POLVERE DI STORIA. Le rivolte a Messina nel 1947 e 1948. Tra giovani con le teste calde e la voglia di indipendenza Piccoli grandi eroi contro i Borboni Il riscatto della Sicilia a cominciare da quel pomeriggio del primo settembre. Quando con bonaca e cappelli in testa alla piripillì... DI GIUSEPPE PRACANICA MESSINA. “Fatti precorrendo ed idee qui iniziava il risorgimento italiano” recita una targa che si riferisce ai fatti del 1° settembre 1847. Nulla di più falso. Né coccarde tricolori né bandiere italiane quel giorno a Messina. Solo i nostri eroi, quel giorno, erano mossi da avversione contro i Borboni che, dopo otto secoli, ci avevano privato dell’autonomia. Questa storia era iniziata in maniera ben diversa. Carlo III, re delle Due Sicilie, alla morte di Ferdinando VI di Spagna gli subentrò. Volendo tener separati i due regni il 6 ottobre1759, poco prima di partire per la Spagna, annunciava la sua volontà di abdicare a favore del figlio Ferdinando che, a otto anni, divenne così re delle Due Sicilie. Pertanto continuarono a nominarsi i viceré di Sicilia. In seguito alle vittoriose battaglie d’Italia di Napoleone, nel 1798-99 i francesi occupavano il regno di Napoli, per cui il re, la regina, il governo e la Corte borbonica dovettero precipitosamente riparare a Palermo, protetti dalle navi dell’ammiraglio Nelson. I palermitani fecero di tutto per accattivarsi il benvolere dei sovrani, senza sostanzialmente riuscirci. E dire che avevano offerto la Favorita per consentire la costruzione della reggia e, per secondare la passione per la caccia di Ferdinando, avevano anche acquistato il bosco della Ficuzza. Il cardinale Fabrizio Ruffo si offrì di tornare in Calabria per combattere i nemici di Dio e della Chiesa e riconquistare la parte continentale del Regno. In poco tempo, riuscì ad organizzare quella che si sarebbe chiamata l’ “Armata Cristiana della Santa Fede”, con la quale nel giugno 1799 occupava Napoli, ponendo fine alla breve esperienza della Repubblica Partenopea. Travolta la repubblica, i Borboni ritornavano a Napoli, ricompensando Nelson con fa Ducea di Bronte. RIFUGIO A PALERMO. Nel 1806 i Borboni erano costretti a rifugiarsi nuovamente a Palermo, mentre sul trono di Napoli andava a sedersi Giuseppe Bonaparte, sostituito poi, nel 1808, dal cognato Gioacchino Murat. Molto travagliata fu la seconda permanenza nell’Isola dei Borboni, giacché gli inglesi, non fidandosi più di loro, assunsero direttamente l’amministrazione dell’Isola con lord Bentink. Soprattutto ad insospettire gli inglesi, molto probabilmente a torto, fu la nuova posizione in cui venne a trovarsi Maria Carolina, zia acquisita di Napoleone, dopo il matrimonio di quest’ultimo con Maria Luigia, figlia di suo fratello, per cui lord Bentick ingiunse a Maria Carolina di ritirarsi a Castelvetrano mentre anche il re veniva costretto a mettersi da parte ed a nominare il principe ereditario, Francesco, Vicario generale del regno con i poteri dell’alter ego. Comunque il fatto politico più importante di quel periodo fu la redazione e l’approvazione della Costituzione che avvenne nel 1812. Poiché era troppo avanzata per il contesto sociale cui si rivolgeva rimase sostanzialmente inapplicabile. Finalmente, nel giugno 1813 gli inglesi riuscirono a liberarsi di Maria Carolina costretta a raggiungere Vienna dove moriva il 7 settembre 1814. Nel novembre dello stesso anno il re sposava morganaticamente la sua vecchia amante, Lucia Migliaccio, vedova del principe di Partanna. La Restaurazione, che seguì la definitiva sconfitta di Napoleone a Waterloo, riportò i Borboni sul trono di Napoli. Il re, ritornato a Napoli, con legge 8 dicembre 1816, commettendo un grosso Ferdinando I di Borbone errore in prospettiva, proclamava l’unione dei regni di Napoli e di severo ridimensionamento: perdeva il Sicilia e diventava re Ferdinando I° delle territorio di Enna dove veniva istituito il Due Sicilie. Vescovato di Nicosia ed anche la zona di SOGNANDO L’AUTONOMIA. Acireale che, diversi decenni dopo, L’autonomia della Sicilia, veniva elevata a Vescovato. Inoltre costituzionalmente garantita, rimaneva doveva anche cedere oltre una ventina di quindi un sogno, mentre anche la parrocchie alla diocesi di Patti. Nel 1825 richiesta di mantenere autonomo il morì Ferdonando I e gli successe il figlio regno di Sicilia da quello di Napoli, pur Francesco I, e dopo la morte di sotto lo stesso Ferdinando, non trovò quest’ultimo salì sul trono del Regno ingresso. In seguito al Concordato del delle due Sicilie Ferdinando II, che 1818, l’Arcidiocesi di Messina subiva un nominò viceré di Sicilia il fratello Leopoldo. Quando il fratello, con molta schiettezza, gli espose qual era l’effettiva situazione che aveva trovato in Sicilia, dove l’aspirazione dei siciliani all’indipendenza si associava ad una grandissima miseria, il re non trovò di meglio che sostituirlo. Si preparavano dappertutto tentativi insurrezionali, ma fu Messina, con i moti del 1 settembre del 1847, ad iniziare. MESSINESI “SPACCATI”. Nonostante che la data concordata per l’insurrezione era il 1848, alcune teste calde, Antonino Placanica a Messina ed i fratelli Romeo a Reggio, fissarono, per l’insurrezione, invece, la data del 2 settembre 1847. Questa decisione giudicata, dai più, avventata, provocò una profonda spaccatura nell’ambiente insurrezionale messinese, specie tra Pracanica ed il milazzese Piraino. Addirittura, poi, a Messina la rivolta, per approfittare di una favorevole circostanza, rappresentata dalla riunione di tutti gli ufficiali della guarnigione presso l’albergo Vittoria per festeggiare la promozione del generale Landi a maresciallo, fu anticipata di un giorno. Nel suo volume, “Messina nel Risorgimento”, il prof. Tomeucci fa centonove pagina 34 4 Luglio 2014 posteravvenimenti un’attenta ricostruzione dei fatti avvenuti il pomeriggio del 1 settembre 1847 avvalendosi dei documenti processuali conservati all’Archivio di Stato di Messina. In base a tale ricostruzione sappiamo che “una gran quantità di gente armata vestita di bonaca e cappelli in testa cosiddetti alla piripillì presero la volta delle Quattro Fontane”. Erano guidati da Luigi Micali e da Antonino Caglià Ferro mentre un ragazzo portava una bandiera con un’aquila. Provenivano dal nord della città ed avevano in precedenza assaltato i due posti doganali di Porta Real Basso e di Pozzo Leone per impossessarsi delle armi. Contemporaneamente da sud, Borgo Portalegni e Borgo Zaera, un altro gruppo di rivoltosi guidato da Antonino Placanica. Entrambi i gruppi convergevano verso piazza Duomo dove arrivarono attorno alle 17.15-17.30 inneggiando a Pio IX ed alla Madonna della Lettera. Pronto fu l’intervento dell’esercito borbonico che organizzò ed inviò sul posto quattro reparti improvvisati: il primo, comandato dal capitano Cardarelli, forte, tra ufficiali sottoufficiali e soldati, di 60 elementi, il secondo, comandato dal 1° tenente Auriemma, di 19 elementi. Il terzo gruppo comandato dal 2° tenente Andruzzi, con 22 elementi, non partecipò, per ammissione dello stesso comandante, alle operazioni di repressione della rivolta. Scrive ancora Tomeucci “Dai docc. di cui disponiamo, possiamo quindi precisare che il conflitto si svolse tra circa duecento patrioti e 79 soldati.” I morti da parte borbonica furono cinque. “Di certo, i rivoltosi ebbero perdite più rilevanti, ma ciò non risulta da alcun documento”. Alle 18 la rivolta era stata domata. Nonostante l’iniziale indifferenza e, poi, le grosse taglie messe dai borbonici sugli insorti, nessun messinese li tradì. Fu fucilato soltanto il calzolaio Giuseppe Sciva, che non aveva voluto rivelare i nomi degli altri cospiratori. Tale fucilazione servì a scuotere l’opinione pubblica messinese, che fino ad allora era rimasta pressoché Antonio Pracanica Domenico Piraino Ruggero VII assente, e questo nonostante che, come attesta Tomeucci, “dai docc. risulta, comunque, chiaramente la correttezza, la precisione e il rispetto umano verso i rei ed i presunti rei da parte della magistratura”. L’UNITA’? A PIAZZA DUOMO. Ben altro, purtroppo, sarebbe stato il comportamento, nei confronti delle popolazioni meridionali, dei tribunali militari del Governo piemontese, dopo l’Unità. Tomeucci afferma che “il 1° settembre fu una sconfitta militare del liberalismo italiano: pochi soldati rapidamente dispersero un pugno di valorosi patrioti e la rivolta come ‘fatto’ ebbe termine; ma fu, insieme, una vittoria, poiché i nuovi ideali non perirono e non furono fugati, ma lievitarono nel cuore e nella mente dei Messinesi e degli Italiani ed elevarono a consapevolezza la coscienza della libertà e della Patria, generando l’energia spirituale, che guidò gl’Italiani nella lotta contro la tirannide borbonica ed austriaca. Tra piazza Duomo e le Quattro Fontane, nel rosso tramonto del 1° settembre 1847, ebbe principio l’unità italiana”. Nel 1848 le cospirazioni in Sicilia continuavano, come del resto nel napoletano, e si procedeva alacremente alla costituzione di comitati rivoluzionali in tutte le città della Sicilia e, quindi, anche a Messina. Non fu facile metter d’accordo i liberali napoletani con quelli siciliani. Scrisse il Lemmi: “L’indipendenza dell’isola (e lo abbiamo visto più di una volta) era l’ideale supremo di questi ultimi, né per questo deve dirsi che l’isola si sentisse meno italiana delle altre regioni della penisola e che questa avversasse l’unificazione o la federazione politica, giacché anzi l’idea unitaria doveva trovare e trovò a suo tempo i suoi più ardenti seguaci proprio là dove, più forte essendo la coscienza regionale, era maggiore la ripugnanza contro l’egemonia piemontese. Nel 1848 non era il caso di parlar d’unità e, quanto alla federazione, bisognava incominciare con il mettersi prima in stato d’uguaglianza con Napoli, sciogliere cioè il regno delle Due Sicilie e far dell’isola un corpo indipendente, padrone assoluto dei suoi destini all’interno e all’esterno.” La Masa a Palermo si impegnò a costituire il Comitato Generale per coordinare la lotta per l’indipendenza e, per poter contare sull’appoggio popolare, convinse il principe Ruggero Settimo, che godeva di largo prestigio, a porsi a capo dello stesso. L’insurrezione scoppiò il 12 gennaio, alla Fieravecchia. Ferdinando, nel tentativo di bloccare la rivoluzione richiamava in vigore la legge del 1816, con la quale si era separata l’amministrazione civile dell’isola da quella del resto del Regno ed abrogava anche la legge del 1837, che aveva impedito ai Siciliani di ricoprire cariche ed uffici in Sicilia. Il Comitato Generale di Palermo, che coordinava il movimento insurrezionale, venne sostituito, il 24 gennaio, da un governo provvisorio di cui divenne presidente sempre il principe Ruggero Settimo e segretario Mariano Stabile. ALLEANZE SICILIANE. Palermo e Messina, le due più grandi città dell’Isola, per la prima volta nella loro storia, si muovevano all’unisono. Il nutrito corpo consolare allora residente a Messina (in città avevano sede i consolati di Danimarca, Belgio, Brasile, Francia, Grecia, Inghilterra, Norvegia, Paesi Bassi, Svezia, Svizzera, Stati Uniti d’America, Toscana, delle città e stati tedeschi di Oldenburg, Baviera, Hannover, Prussia, Amburgo, Brema, Lubecca) ed il comandante di una nave militare inglese attraccata nel porto, saputo della volontà dei Borboni di bombardare la città protestarono violentemente affermando che si trattava di un atto “barbaro e violento”, “indegno di una nazione civilizzata” e “misura ripugnante” ed inoltre che era in contrasto con la normativa, allora in vigore, che aveva dichiarato Messina città aperta e sede di portofranco. Era senz’altro un documento che legittimava la lotta contro i Borboni e che indusse i messinesi a muoversi senza più remore. Il mattino del 28 gennaio venne eletto, dai cittadini riuniti all’interno delle Sale del Casino della Borsa, il Comitato di Pubblica Sicurezza e di Guerra che decideva di chiamare alle armi il popolo per l’indomani e di chiedere l’aiuto degli abitanti dei villaggi e dei comuni più vicini. Le forze rivoluzionarie vennero suddivise in tre gruppi: il primo doveva ritrovarsi sul colle della Caperrina, il secondo al torrente Boccetta ed il terzo al torrente Trapani. Le promesse del capo delle forze borboniche generale Cardamona di non bombardare la città inerme, non vennero mantenute ed il forte di Real Basso cominciò a sparare facendo le prime vittime. Per cercare di guadagnar tempo le autorità militari borboniche fecero pervenire al Comitato proposte di neutralità e di pace armata. (continua nel prossimo numero di Centonove) centonove pagina 35 4 Luglio 2014 postermostre Sculture go Gaetano Chiarenza MESSINA. A Maregrosso ventotto opere dell’artista “cresciuto” tra le mura dell’ospedale psichiatrico Mandalari Tutti “pazzi” per Chiarenza Un murales nel refettorio realizzato per mano dei pazienti, svela il genio di un uomo che dedicherà il suo tempo a imprimere inconscio e visioni. Rivestendo miti e icone religiose di forme geometriche e cromatismi forti DI PIETRO FRAZZICA MESSINA. Non è falso affermare che in ogni persona, motivata dal bisogno di esprimere sé stessa, è presente il seme dell’arte, nella sua accezione primordiale di istanza di comunicazione assai precedente alla funzione di ricerca estetica, maturata storicamente col progredire della civilizzazione. Per Gaetano Chiarenza, scomparso nel 2011 all’età di sessantotto anni, fu una circostanza fortuita a consentire la germinazione del suo percorso creativo. Aveva già trascorso una parte considerevole della sua vita funestata dalla schizofrenia tra le mura dell’ospedale psichiatrico Mandalari quando, nel 1992, l’amministrazione ospedaliera acconsentì alla realizzazione per mano dei pazienti di un murales all’interno del refettorio. Il contatto coi pennelli ebbe sulla vita di Chiarenza l’impatto di un’epifania in cui l’arte palesava il suo ruolo maieutico nei confronti dell’inconscio e delle suggestioni che in esso avevano dimora. Successivamente elesse a supporto pittorico le lenzuola del Mandalari e per un quinquennio, pienamente supportato dal personale del Centro Diurno Camelot, si dedicò a imprimere su di esse le proprie visioni. Tutta la produzione di Chiarenza è incentrata sulla figura umana, delineata attraverso forme geometriche e cromatismi forti, a volte irreali. Non sfugge il dettaglio presente in molte sue composizioni, di labbra e narici dipinte con lo stesso colore usato per lo sfondo, come a voler suggerire una loro perdita di consistenza, probabile indizio della difficoltà di percepire una netta demarcazione tra il Sé e l’Altro insita nella schizofrenia. Icone religiose e personaggi mitologici emergono da un blender caleidoscopico che rielabora la realtà assemblandola in immagini talvolta inaspettatamente singolari, come nel caso di un Nettuno dalle fattezze precolombiane affiancato da sirene androgine dall’incarnato terreo. In una sola opera si trova un accenno di paesaggio: su uno sfondo nero due figure antropomorfe prive di abiti, a differenza dei soggetti delle altre tele, dipinte interamente di rosso, forse demoni, emergono da una foresta di alberi, rossi anch’essi, ottenuti con un tratto di pennello che nella sua schematica essenzialità ha molto in comune con le pitture rupestri. Chiarenza, instradato dall’artista Stello Quartarone, si cimentò anche con la scultura. Le sue opere, perlopiù teste, ma anche due figure intere rigidamente stanti, nei loro volumi geometricamente definiti, simili a robot degli albori del cinema di fantascienza, ricordano idoli archetipici precristiani. Osservando la posa della statua con la gamba avanzata in un accenno di movimento, si riscontra un’immediata analogia con i kouroi dell’antica Grecia, sculture raffiguranti non un singolo individuo ma l’idea stessa di Uomo nella sua accezione migliore. Tuttavia secondo l’opinione comune la massima forza espressiva raggiunta nel suo percorso creativo è incarnata in un’opera pittorica, un Ecce Homo dalla barba incolta che, stagliandosi sullo sfondo di una dirompente luce ultraterrena, ci fronteggia con lo sguardo colmo di un’umanità che non ritroviamo in nessun altro soggetto. Sebbene sia evidente l’assenza di una chiave di lettura univoca per le opere di Chiarenza, pienamente ascrivibili a quel filone che Jean Dubuffet denominò Art Brut, sarebbe semplicistico troncare gli sforzi interpretativi attorno ad esse considerandole una mera esternazione patologica. Esse catturarono l’attenzione del critico Lucio Barbera in occasione di una collettiva di pazienti del Camelot e meritarono una pubblicazione su “Osservatorio Outsider Art” da parte del sociologo Pier Paolo Zampieri. Recentemente, a tre anni dalla scomparsa dell’autore, lo storico dell’arte messinese Mosè Previti ha organizzato una prima personale postuma allestendo a Maregrosso, nei locali del “Pensatoio di Vittorio”, un’esposizione delle ventotto opere di Chiarenza custodite al Camelot. MESSINA I Barbieri di Baratta e Scalisi Mostra fotografica al Palacultura Una immagine in mostra MESSINA. Al Palazzo della Cultura di Messina è visitabile la mostra fotografica molto singolare: “La sottile bellezza dell’arte dei Barbieri di Sicilia”, immagini suggestive scattate dagli obiettivi degli ingegneri Achille Baratta e Maria Scalisi. Un bianco e nero che si alterna tra le pianure e le colline e con particolare riferimento ai centri abitati che le costellate, contraddistinguendole con delle botteghe da barbieri, o meglio barbierie, a dirla in palermitano, con i loro volti e i loro eventi. L’inaugurazione si è tenuta domenica pomeriggio, con la presenza e la mediazione dei due fotografi, la presentazione di Giuseppe Campione, che ha sottolineato in particolare gli aspetti sociali e quelli centonove pagina 36 pratici, facendo riferimento ad eventi storici e geografici. E’ intervenuto anche Geri Villaroel, presidente nazionale dei giornalisti televisivi. La mostra è visitabile fino al 6 luglio. Si prevede un grande flusso di barbieri ritratti e di quelli che con onore esercitano questa attività e di tutti coloro che essendo parenti o amici dei vecchi barbieri vogliono collaborare con l’iniziativa offrendo le immagini ricordo che loro conservano, cosi come più volte richiesto ed offerto durante la presentazione, primo fra tutti il Salone Parisi di Messina, in piazza Cairoli che insieme al bar Irrera e alla libreria dell’Ospe, progettata dall’architetto Aldo Indelicato, costituivano i tre punti essenziali della nostra vecchia Messina, come sostenuto da Geri Villaroel. Nell’occasione Achille Baratta e Maria Scalisi hanno presentato un opuscolo, dal titolo: “La sottile bellezza dell’arte dei Barbieri di Sicilia”, il cui contenuto viene trasmesso di seguito. posterrubriche NUOVE VISIONI DI MARCO OLIVIERI L’ultima frontiera Presentato alla 54esima edizione del Festival dei Popoli a Firenze e al Film Festival di Rotterdam, “EU 013 L’ultima Frontiera“ è un documentario rigoroso. La passione di chi lo ha realizzato – la giornalista Raffaella Cosentino e il siciliano Alessio Genovese, il quale firma la regia – non va a discapito dell’intento di descrivere e raccontare con essenzialità l’assurdità e la disumanità dei Centri di identificazione ed espulsione in Italia, i cosiddetti C.i.e., nati con lo scopo di identificare ed espellere gli stranieri senza permesso di soggiorno. La macchina da presa, per la prima volta autorizzata dal ministero dell’Interno a entrare nelle strutture, scruta l’impronta securitaria di questo mondo a parte, mentre alcune persone raccontano la loro esperienza, schiacciate dalla burocrazia e da una visione autoritaria delle frontiere, con leggi che criminalizzano gli “irregolari”. Il film è stato presentato sabato scorso, presso la Multisala Iris di Messina, seguito da un dibattito moderato da Palmira Mancuso, direttrice di MessinaOra.it, e animato dal regista Alessio Genovese, l’avvocata Carmen Cordaro (Arci), la docente universitaria Valentina Prudente e il giornalista Simone Intelisano. “EU 013 L’ultima Frontiera“ ha inaugurato la rassegna cinematografica “Cast Away On The Movie”, promossa da Umberto Parlagreco, all’Iris, nell’idea di esplorare il mondo attraverso i documentari (per leggere il programma fino al 14 agosto: http://www.multisalairis.it/programmazio ne/rassegna-di-documentari/). Questo primo titolo, senza fronzoli, mette in condizione lo spettatore di comprendere la non accoglienza dell’Italia, in un quadro europeo miope e inconcludente. MESSINA “Danzanima” al Vittorio E gli allievi “ballano” tedesco La scuola “Danzanima” di Venusia Grillo, realtà del mondo della danza della provincia di Messina proporrà il saggio spettacolo di fine anno al Teatro Vittorio Emanuele domenica 6 luglio. Per approcciarsi professionalmente alla disciplina, come la docente fa confrontandosi con realtà nazionali ed internazionali. Proprio al cospetto della docente Katia Will, della Staatliche Ballett schule Berlin, quattro allievi hanno sostenuto la prova: Samuele Sciotto, Melodie Astone, Ester Perantoni e Giorgia Bucolo sono stati selezionati per l'audizione di fine maggio in Germania. Dei tre Melodie ed Ester hanno superato la selezione e Samuele è stato ammesso al primo anno di corso. 4 Luglio 2014 MUSICA CALTAGIRONE DI CESARE NATOLI Il teatro si fa bambino Decima edizione dei teatri Infiniti con un occhio puntato ai piccoli spettatori Anormale Histofrie DI PAOLO RANDAZZO CALTAGIRONE. LLa situazione del teatro in Sicilia versa oggi in condizione drammatiche: non ci sono risorse, attingere ai finanziamenti europei per questo settore richiede una capacità progettuale che troppo spesso il ceto politico siciliano non ha e infine non ci sono energie né politiche innovative per l’assegnazione di spazi e strutture pubbliche. Le reazioni dei teatranti appaiono diverse: c’è chi si arrende e chiude bottega, chi aspetta che in Regione qualcosa si sblocchi, chi presenta il suo lavoro fuori dall’isola. Un caso emblematico in questo contesto è la vicenda della compagna di Caltagirone Nave Argo (nel suo nucleo Fabio Navarra e Nicolaeugenia Prezzavento) che, dopo decenni passati a organizzare rassegne invernali apprezzate dai cittadini del Calatino e moltissime edizioni di “Teatri in città”, un festival estivo piccolo ma raffinato, si sono a poco a poco convertiti al teatro per l’infanzia che, per i bassi costi di produzione e la capacità d’attrarre pubblico, riesce a sopravvivere con qualche decoro. È una cosa triste e bellissima insieme: triste, perché si tratta di gente che il teatro lo capisce e DE GUSTIBUS lo sa fare, ed è assurdo che in una città civile come Caltagirone non si riesca ad assegnare uno spazio in cui poter lavorare e progettare con tranquilla continuità; bellissima, perché piuttosto che arrendersi Navarra e Prezzavento hanno deciso di puntare sui bambini e piantare semi d’amore per il teatro e per la cultura che germoglieranno. La settimana scorsa è quindi stata presentata “Teatri infiniti”, la rassegna di teatro per l’infanzia di Villa Patti che giunge alla decima edizione (patrocinio base del Comune e qualche benemerito sponsor). Ecco il programma: martedì 15 luglio la compagnia Casa di Creta presenterà lo spettacolo “L'isola del Dr. Frankenfood" con Steve Cable e Antonella Caldarella; "La cicala e la formica" è il titolo del nuovo spettacolo di Nave Argo, in scena mercoledì 16, di e con Fabio Guastella e Iridiana Petrone; giovedì 17, ancora Casa di Creta con lo spettacolo di burattini “Cappuccetto Rozzo”; la compagnia La Girandola presenterà, venerdì 18, “Il Mago di Oz”; sabato 19, lo Sgumbbicio Clown Theater di Palermo presenterà “Anormale Histoire”, teatro d'attore che interagisce con marionette e oggetti animati ispirandosi alla comicità semplice e genuina di Charlie Chaplin. Poco futuro per i musicisti L’indagine viene dagli Stati Uniti ma il risultato ha una valenza anche per chi si occupa di musica dalle nostre parti. Secondo il Berklee College of Music di Boston, considerata una delle migliori scuole di musica in America, la maggior parte dei musicisti, una volta usciti dalle aule e conseguito il titolo accademico, non ha un futuro roseo. I più sono destinati ad una vita da sottoccupati, in una rincorsa continua (e soprattutto precaria) di concerti o sessioni di registrazione in un mercato che offre opportunità sempre più scarse. I risultati inerenti il 2012 (basati su un campione analizzato di 5371 musicisti e compositori), attestano che il 40 per cento dei musicisti non si occupa di musica per più di 36 ore a settimana e solo il 42 per cento lavora e vive esclusivamente grazie a attività espletate nel mono delle sette note. Gli altri sono costretti a integrare il reddito con altre occupazioni. Questi risultati, certamente non eclatanti se paragonati ad altri professionisti laureati, vengono raggiunti, per di più, dopo anni di sacrifici anche sotto il profilo economico. Una situazione molto difficile, dunque, che purtroppo, nel corso degli ultimi cinque anni - e non solo in America - è ulteriormente peggiorata. L’indicazione – triste e anche cinica, se volete, ma sicuramente realista – che se ne ricava per i giovani è quella di non rinunciare a coltivare passione e talento, ovviamente, ma anche di affiancare alla formazione musicale percorsi paralleli e più facilmente spendibili nel mondo del lavoro. DI MASSIMO LANZA Assovini, auguri Ferreri I SOCI DI ASSOVINI Sicilia hanno eletto all’unanimità il nuovo Presidente Francesco Ferreri, titolare della famosa cantina Valle dell’Acate nel ragusano. Francesco Ferreri, titolare di Valle dell'Acate. Ricordiamo che Assovini Sicilia è l'associazione che dal 1998 racconta la Sicilia vitivinicola di qualità riunendo 70 aziende che rappresentano l’80% in valore del vino siciliano imbottigliato nell’isola. Tra gli intenti del nuovo presidente Ferreri, che succede al triennio di presidenza di Antonio Rallo, c’è sicuramente l’impegno a proseguire sulla strada della coesione tra i produttori siciliani. Continuità è quindi la parola d’ordine quindi, con l’obiettivo - ci dice il neo presidente – di proseguire l’ottimo lavoro portato avanti da Antonio Rallo e quindi implementare il numero dei soci e ottimizzare i fondi centonove pagina 37 comunitari per realizzare progetti importanti e concreti in grado di far crescere l’immagine positiva dell’enologia siciliana nel mondo. Conoscendo Francesco da vecchia data sono sicuro che raggiungerà certamente gli obbiettivi che del suo programma.. Rimane sostanzialmente immutato il Consiglio Direttivo di Assovini Sicilia, che era stato totalmente rinnovato la scorsa volta con un notevole abbassamento dell’età dei suoi componenti. Nel corso della riunione infatti è stata riconfermata vicepresidente Mariangela Cambria di Cottanera sull’Etna, nel consiglio direttivo, oltre ad Antonio Rallo uomo di punta di Donnafugata, Alessio Planeta uno dei pilastri della cantina Planeta, Alberto Tasca d'Almerita amministratore delegato dell’omonima cantina, Laurent de la Gatinais delle Tenute Rapitalà e Stefano Caruso della cantina Caruso&Minini, si è allargato a Lilly Fazio dell’omonima cantina trapanese e ad Alberto Aiello Graci titolare della cantina Graci di Passopisciaro. Al neo Presidente e alla sua squadra i miei auguri e quelli di Centonove. 4 Luglio 2014 posterlettere QUI SCUOLA GUI HERITAGE DI ANDREA SMITH DI SERGIO BERTOLAMI Supllenze, entro il 4 agosto le preferenze Il filo tra marine e foreste Dopo i docenti, anche i movimenti del personale ATA subiscono una proroga della data di pubblicazione per difficoltà incontrate nello svolgimento delle operazioni propedeutiche alla mobilità dovute a problemi tecnici riscontrati sul portale SIDI. I risultati, quindi, si conosceranno il 4 agosto. Potrebbero essere, pertanto, fondate le voci che il MIUR starebbe valutando di differenziare le date per le domande di utilizzazione e assegnazione provvisoria nei diversi ordini di istruzione, per non concentrare tutte le attività degli uffici provinciali nella seconda metà di agosto. Come da programma, invece, la procedura delle graduatorie d’istituto per il triennio scolastico 2014/15 – 2016/17 va avanti con la presentazione del modello per la scelta delle istituzioni scolastiche. Il modello “B” deve essere presentato entro le ore 14 del 4 agosto 2014 solo con la modalità on-line attraverso la funzionalità “POLIS” disponibile sul sito del MIUR. Gli aspiranti supplenti dovranno provvedere a registrarsi al portale, qualora non l’avessero fatto, mentre quelli già accreditati per precedenti istanze devono utilizzare le medesime credenziali per l'accesso. Per inoltrare l’istanza si deve avere a disposizione il “Codice Personale”. Per tutta la durata della procedura il MIUR mette a disposizione il numero verde 800844999, dal lunedì al venerdì dalle ore 8:00 alle ore 18:30, per rispondere direttamente agli interessati che, comunque, possono appartenere ad una o entrambe le seguenti tipologie: aspiranti docenti inclusi nelle graduatorie ad esaurimento che abbiano confermato la loro iscrizione in occasione del recente aggiornamento per il triennio 2014/16; aspiranti che hanno presentato il modello A 1 e/o A2 o A2bis ad una istituzione scolastica entro il termine del 23 giugno scorso. ECOLOGIA&AMBIENTE MESSINDRASTICA DI FABIO AMATO La città del Business Idea MESSINA. Ma cu' chiddu'!? chiddu' e' sceccu! Chiddu non capisce nenti! Un fallimento, ma cu' ta fa fare! Non vale a pena, futtittinni!!!! Questa è Messina, propositiva, positiva, costruttiva. La città con il piu' alto tasso di "Business Idea" pensate e mai sviluppate! Una città proiettata nel futuro prossimo venturo. Un futuro statico ed immobile. Una Città con la marcia indietro automatica, inserita e bloccata. Abbiamo provato in tanti a toglierla, ma quando qualcuno ci stava riuscendo, un urlo aleggiava nella città: Ma cu ta fa fare!!!!! Ma cu ti potta!!!! Appena provi a togliere la marcia indietro la macchina si spegne e poi esplode come una bomba a mano. E la Nostra Città è come questa macchina. E' intoccabile, una bomba ad orologeria! Ed oggi 30 Giugno è l'ultimo giorno per pagare la Tares!!!! Ho provato ad entrare negli Uffici Postali, ma erano sommersi dalla spazzatura. Mi hanno detto che pagandola, avrei liberato la Città da questa! Boh! Sarà vero? Allora sono andato al mare e dopo varie peripezie, sembravo un tupamaros nella giungla dell’Amazzonia, scavalcando suppellettili, spazzatura, bidoni, garage, cancelli, lucchetti, ho finalmente visto il mare e mi sono fatto un bagno liberatorio! Vola alto Pegaso. Sotto il simbolo del mitico cavallo alato, promuove l’apertura della sede messinese, presieduta dal sen. Nanni Ricevuto. Pegaso è infatti una delle più autorevoli università telematiche, fra le 11 riconosciute dal ministero. Fa della snellezza online e dell’orientamento customer driven - guidato cioè dal cliente e nel nostro caso dalle necessità logistiche e d’apprendimento universitario - il punto di forza per raggiungere l’eccellenza della proposta formativa. Per affermarsi nel panorama culturale della Regione dello Stretto, ha cominciato col proporre un articolato convegno su “Marine e foreste nel Mediterraneo: politica e ambiente in età moderna e contemporanea”. «Sono ancora pochissimi gli studi che intrecciano la storia marittima e la storia ambientale, fra età moderna ed età contemporanea», informa il prof. Giuseppe Restifo nel presentare due studiosi dell’ateneo messinese come Salvatore Bottari ed Elina Gugliuzzo (componenti del Mediterranean Maritime History Network) e gli esperti in Scienze forestali come Nino Quattrocchi, Ettore Lombardo e Pino Giaimi. La nota distintiva del convegno è stata la capacità di unire la complessa trama del racconto storico con le politiche di rimboschimento verso la costituzione del Parco dei Peloritani. Insomma, dalla supremazia dei legni navali spagnoli, ottomani e russi nel Mediterraneo, ai legnami da costruzione utilizzati negli arsenali che hanno divorato i boschi di alberi, al recupero della foresta di Zafarana (permanenza dell’antica foresta Linaria), è evidente il “fil rouge” d’interessi e problemi solo in apparenza distanti. [email protected] DI ANNA GIORDANO Boschi appetitosi Se c’è una cosa che non va messa in discussione è la proprietà della regione sulle aree demaniali boschive. Analogamente, il ruolo che hanno le diverse Aziende foreste e gli operai, sia quelli che mantengono questi boschi, sia quelli che fanno antincendio. Evidentemente i boschi però sono appetiti, insieme agli ettari ed ettari sottratti miracolosamente alla distruzione capillare di qualunque genere e sotto qualunque bandiera, obiettivo, nome, interesse. Smantellamento e ostruzionismo, ferruginosi meccanismi di scorporamento e spostamento di competenze, ritardi impressionanti rispetto al passato meravigliosamente funzionante, sono la caratteristica di questi ultimi anni, che preoccupa non poco, chi come noi, sa che dietro ai meravigliosi monti Peloritani c’è la mano sapiente di costoro, da decenni. Se fossimo un paese civile, il miglior modo perché la natura si manifesti al meglio e viva la sua vita, come dovrebbe, sarebbe quello di non toccarla, come si fa in Svizzera, nel parco dell’Engadina. Non toccano un ramo che sia uno, ed è vietato (e fatto rispettare) a tutti i visitatori, di raccogliere anche solo una foglia. Qui siamo terra di malaffare, di criminali di ogni genere, e il fuoco, che sia frutto di menti perverse o pastori o bracconieri o criminali di qualunque genere, è il peggior nemico, subdolo, mortale anche per gli umani, e senza l’Azienda e gli operai, il rischio di perdere tutto questo meraviglioso mondo sarebbe elevatissimo, concretissimo, spaventosamente e pericolosamente reale. Giù le mani dai demani forestali e da chi li ama, li cura, li segue, li protegge, qualunque sia il ruolo che svolge. Nello stesso tempo, faccio un tuffo nel passato di ogni anno, senza distinzione. Inizia il caldo, lo scirocco che è strumento centonove pagina 38 primario dei criminali con il cerino, e si scopre che i vigili del fuoco sono pochi (per non parlare del non ancora avviato servizio antincendio della forestale). Ogni anno, che sia alluvione o incendio, il risultato non cambia e nessuno lo fa cambiare. Capisco che ci sono capitoli di spesa specifici e che i soldi x vanno al progetto x e non altrove, ma un paese normale, tutti dovrebbero battere i pugni per avere più vigili del fuoco e si, anche più guardie forestali (le uniche che vigilano lontano dai palazzi, terra, sennò, di nessuno) e servizi antincendio pronti subito, non a danno compiuto. No, invece si riesumano progetti folli, o fatti male e destinati ad ulteriori spese, o inutili, parlamentari vari assicurano procedure snelle, altri agevolano la riesumazione della follia di turno, soldi buttati letteralmente, mentre da anni e anni si brucia, si muore sotto il fango e chi poi si chiama per salvarci, è in numero esiguo e non può, oggettivamente, fare più miracoli di quanto già non faccia. postercommenti DISCUTIAMONE Se anche Briatore lascia l’Italia DI FRANCO PUSTORINO* MESSINA. In una recente intervista al settimanale “Panorama”, Flavio Briatore, che non è certo l’ultimo dei grandi imprenditori e che, in passato ha cercato di rilanciare la Sardegna, installandovi un locale passato alla storia, il “Billioner” ha seccamente dichiarato: “Io in Italia non investo più”. Un imprenditore investe in un Paese nel quale ci sono le condizioni per farlo “la gente in Italia non investe più perché ha paura- perché c’è una burocrazia soffocante”. “Ci vorrebbe una rivoluzione” ha concluso la sua intervista Flavio Briatore, profondamente amareggiato e deluso. E ha dirottato i suoi investimenti e le sue iniziative imprenditoriali verso gli Stati Uniti, la Spagna, l’Inghilterra e il Kenya, paesi tutti nei quali investire è molto più facile che in Italia. Quando un imprenditore come Flavio Briatore si spinge ad affermazioni così pesanti, che, peraltro, molti altri imprenditori condividono non si può fare finta di niente. E non si può seriamente parlare di crescita e di ripresa né di aumento della produzione industriale di fronte ad un aumento dello 0.4 o dello 0.7 o addirittura dello 0.2 come afferma il Centro Studi di Confindustria perché si tratta di modeste variazioni fisiologiche che 150 PAROLE DA PALERMO Elogio alla lentezza DI MARIA D’ASARO “Bisogna essere lenti come un vecchio treno di campagna e di contadine vestite di nero, come chi va a piedi e vede aprirsi magicamente il mondo (…) Andare lenti è incontrare cani senza travolgerli, è dare i nomi agli alberi (…) è trovare una panchina, è portarsi dentro i propri pensieri lasciandoli affiorare a seconda della strada (…) Andare lenti è rispettare il tempo, abitarlo con poche cose di grande valore, con noia e nostalgia, con desideri immensi sigillati nel cuore (…) Andare lenti è il filosofare di tutti (…) essere fedeli a tutti i sensi, assaggiare col corpo la terra che attraversiamo, ringraziare il mondo, farsene riempire”. Così scrive il sociologo Cassano, ne “Il pensiero meridiano”. Dedichiamo le parole di Franco Cassano ad Alex Langer, ecologista e costruttore di pace, che manca dal 3.7.1995, proprio a lui che ci invitava a essere più lenti, più profondi e più dolci. non consentono assolutamente nè toni trionfalistici né grande ottimismo. Negli anni passati abbiamo dovuto registrare un dato allarmante: la fuga all’estero dei cosiddetti “cervelli” cioè di quei giovani che non trovavano in Italia la possibilità di effettuare, a condizioni economiche dignitose e con attrezzature di laboratorio adeguate, un serio lavoro di ricerca. Adesso si sta verificando la vendita all’Estero delle più importanti imprese italiane. Dall’Estero hanno acquistato tutti e di tutto. La Birra Peroni è stata acquistata da una azienda sudafricana, la Pernigotti dalla Turchia, il Chianti Classico da un’imprenditrice cinese, la Gancia da un milionario russo. Gruppi francesi hanno acquistato la Eridania Italia, l’industria casearia Funari, la Galbani e la Pelati Russo e la Olio Sasso. L’Argentina ha acquistato il pastificio Del Verde. Gruppi Spagnoli hanno acquistato la Riso Scotti, la Star, la Carapelli. Gruppi Svizzeri la San Pellegrino, la Locatelli, l’Antica Gelateria del Corso, la Buitoni, la Perugina. Anche gli Americani hanno acquistato la Stock liquori e l’Olanda il salumificio Rigamonti. E l’elenco, al quale si aggiungono diverse, prestigiose firme nel campo dell’abbigliamento e delle confezioni, potrebbe continuare. In Italia è rimasto ben poco e continuando così resterà sempre meno. La colpa va chiaramente attribuita ad una classe politica inetta e inefficiente preoccupata solo di litigare ogni giorno in tutte le televisioni e di conservare i privilegi acquisiti e ad un modo di fare sindacato assolutamente ottuso, che si rifiuta ostinatamente di guardare in faccia la triste realtà di un Paese che affonda ogni giorno sempre di più, attraversando la totale indifferenza di chi dovrebbe occuparsi e preoccuparsi, un amaro percorso senza ritorno. *Avvocato ANIMAL HOUSE 4 Luglio 2014 ELIODORO Sindaci sull’orlo di una crisi di nervi CATANIA. La sindaca di Tremestieri Etneo, Katya Basile, a casa, sfiduciata. Il sindaco di Caltagirone evita in extremis la sfiducia, grazie al provvidenziale interventi dei lenziani Articolo 4. Due anni di paralisi politica, rimpasti e mal di pancia. "Bonanno, brava persona, ma amministrare è un'altra cosa...", è la voce che scorre nelle vie della città della ceramica. Salvato per i capelli, adesso ingrosserà la schiera degli amministratori che, malgrado loro, hanno cambiato casacca. Rischia anche il sindaco di Paternò, Mangano. Brava persona anche lui, ci mancherebbe, componente del direttivo Pd, forse con troppi impegni tra politica e professione per dedicarsi a tempo pieno, come richiederebbe il governo di una delle città più grandi della provincia. Mal di pancia politici dall'indomani del suo insediamento, la corda potrebbe rompersi da un giorno all'altro e una mozione di sfiducia partire dalla città delle arance rosse. ANTIBUDDACI DI DINO CALDERONE Il Seguenza come microcosmo Attraverso la storia di una scuola si possono cogliere aspetti significativi di una città. Il Liceo Scientifico “G Seguenza”, uno fra gli istituti più antichi di Messina, grazie alla recente pubblicazione di due preziosi piccoli volumi, (Il Liceo Scientifico “Giuseppe Seguenza: Storia, Vita e Racconti”, Edas), offre un interessante e originale punto di osservazione, per comprendere i cambiamenti culturali dell'ultimo secolo. Dal 1924, anno di nascita del “Seguenza”, sono passate intere generazioni di studenti, insegnanti, bidelli, segretari, presidi (da qualche anno dirigenti scolastici), che hanno contribuito a fare di questo Liceo, una delle scuole superiori più note e importanti del messinese. Attraverso la lettura di vecchi documenti, è possibile ritrovare molte tracce delle concezioni che hanno caratterizzato i diversi periodi del 900. Dal ventennio fascista, quando il potere del Capo d'Istituto era praticamente assoluto, la vita privata di alunni e docenti attentamente vagliata, la disciplina scolastica severa e rigorosa, fino agli anni caldi della contestazione studentesca, dal 1968 in poi, quando si trasforma radicalmente il rapporto allievi - professori (ancora meglio, giovani-autorità, in senso lato), gli scontri aspri, talvolta violenti, fra opposte ideologie di destra e sinistra, la spinta alla partecipazione, i decreti delegati, sono numerosi i ricordi e gli aneddoti che si possono leggere, con gusto e interesse, nelle pagine dei due volumetti. Tanto più se il lettore è un ex alunno del Seguenza, rientrato nella “sua” scuola dopo molti anni, per partecipare alla presentazione del II volume. Avverte subito che persino la percezione dello spazio è mutata, anche dove non ci sono stati cambiamenti particolari, e tutto sembra più piccolo e concentrato, quasi un microcosmo di vita e memoria, che non può lasciare indifferente, soprattutto chi ha frequentato, per cinque lunghi anni, il plesso di via S. Agostino. Solo il busto di Giuseppe Seguenza, illustre scienziato messinese, posto all'ingresso dell'Istituto, con il suo sguardo fisso, sembra restare immobile, fuori dal tempo. [email protected] DI ROBERTO SALZANO Lasciate in pace gli elefanti GLI ELEFANTI SONO resi dei bersagli mobili dalle loro zanne. Abbattuti persino con fucili kalashnikov ed abbandonati orrendamente mutilati nella savana, a sancire la loro condanna è l'interesse dell'uomo per l'avorio, prodotto ambitissimo e richiestissimo. È successo in passato e si verificherà nuovamente in futuro, perché dagli ultimi dati pervenuti pare che la domanda sia in continua crescita, soprattutto a causa dell'espansione del mercato nero asiatico, dove l'avorio viene generosamente impiegato nelle medicine tradizionali e nella realizzazione di ornamenti. Sempre più alto diventa il rischio d'estinzione, sempre più grave si fa la piaga del bracconaggio. I dati diffusi sono inequivocabili e hanno indotto il Wwf a lanciare l'allarme: sono circa venticinquemila gli esemplari abbattuti ogni anno in centonove pagina 39 Africa. La gravità della situazione è innegabile, confrontando questi numeri con la popolazione totale, che arriva a contare fino a seicentocinquantamila unità. Ma la caccia resta una pratica solida e ben radicata nell'intero continente, dal momento che una zanna di elefante può pesare anche dieci chilogrammi e viene venduta al prezzo di mille dollari al kg. Continua così una strage che è stata capace di fare sparire, in meno di un decennio, più del 60% della popolazione degli elefanti di foresta nell'Africa centrale. Una strage che non si fermerà perché le pene non sono evidentemente abbastanza severe ed il personale presente sul territorio non è evidentemente sufficiente. La sensazione è che veri e propri bagni di sangue si ripeteranno: i bracconieri ci saranno fino a quando la richiesta di avorio continuerà ad essere tanto massiccia e redditizia. La colpa non è di un popolo in difficoltà, ma di un mercato che cresce anche a costo di spargere sangue innocente.
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